Outdoor Life web-magazine - 03

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MI CHIEDO COME POSSANO

il sibilo del silenzio e l’odore umido del sottobosco purificarmi dal frastuono del clacson, dalla chimica sintetica del bitume

E REGALARMI MERAVIGLIA



EDITORIALE

Marzo. L’inverno finisce. Neve e ghiacci lentamente si scioglieranno lasciando spazio al risveglio più incredibile che la Natura riserva: la rigenerazione di sè stessa. Marzo. Dedicato a Marte, dio della guerra. A marzo nell’antichità solevano cominciare le guerre o riprendere le battaglie dopo i rigori invernali. Marzo. Il mese in cui la Natura riprende la sua battaglia contro il mostro che ha generato e che così tanto l’affatica e stressa. L’Uomo. Marzo. Uscirò alla ricerca del più incantevole dei panorami e una volta trovatolo, mi siederò ad osservarlo in ogni minimo particolare maledicendomi di essere cretino. Di essere Uomo.



SOMMARIO 08 10

LA MEGLIO GIOVENTÙ

Insegniamo ai bambini l’amore per la Natura. Avranno tuta la vita per praticarlo

PASSWORD: INTERATTIVÀ

Da questo numero Outdoor Life diventa interattivo

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FORMICHE DEL GIOVETTO

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ROADHOUSE BLUES

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Filosofia spiccia osservando un formicaio “Oh keep your eyes on the road, your hand upon the wheel…” THE DOORS

VOCI E SUSSURRI

Quando l’uomo mangia l’uomo e mai impara

VITTORIA O SCONFITTA?

La prova inconfutabile dell’esistenza dello Yeti

54

LE FOLLIE DEL M.TE FOLLIA

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VITA DA BIKER

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IN CIMA ALLA SALITA LO AMMAZZO...

82

Una storia di bici, sensazioni e persone

Voi non ci crderete ma è realmente così... Fidanzata al manubrio, fidanzamento in pericolo.

IMPREVISTI IN MTB

La vignetta di Paolo Deandrea



Lorenzo Bassi

LA MEGLIO GIOVENTÙ Insegniamo ai bambini l’amore per la Natura. Avranno tutta la vita per praticarlo “Chiudete la porta, abbassate leggermente le tapparelle e fate silenzio, bambini. Per favore, sedetevi composti ai vostri posti ché vi devo svelare un segreto che se saprete fare vostro vi cambierà la vita. Solo una semplice ma incommensurabile verità che vi porterà ad essere la meglio gioventù. E quando uscirete dal limbo della meglio gioventù per diventare adulti con responsabilità civili, grazie a questo segreto, sarete anche uomini e donne migliori capaci di costruire senza distruggere, progredire senza prevaricare, amare senza odiare. Il segreto è potente nella sua semplicità: noi siamo Natura.” Così disse il maestro Bonalume e tacque. Aveva dato fondo a tutta la sua capacità di catturare attenzione e voleva che quella lunga pausa di assoluto silenzio avesse l’effetto di aumentare il pathos e la potenza del suo messaggio. Prolungando a dismisura la pausa, voleva che quella frase “noi siamo Natura”, pronunciata così all’improvviso e senza apparente emozione, avesse tutto il tempo necessario ad entrare fino in fondo ai loro cuori, penetrare e invadere.

Perché voleva che quei bambini fossero diversi dal bambino che lui era stato e che avessero in futuro qualcosa in cui credere, qualcosa che desse loro la forza e gli strumenti per costruire un mondo diverso e migliore dal suo, un mondo in cui, partendo dall’amore e dal rispetto per la Natura, l’uomo non mangiasse l’uomo. Fu in quell’istante che Pietro, il bambino posto all’ultimo banco, Pietro, la simpatica canaglia della classe e che tutte le classi hanno, fu proprio in quell’istante che, nel silenzio assoluto, mentre secondo gli intendimenti del maestro Bonalume la frase “noi siamo Natura” penetrava nei cuori dei bambini, ecco, esattamente in quell’istante, Pietro, la simpatica canaglia della classe, emise un rutto colossale (assai incredibile vista l’esile corporatura) spezzando l’incantesimo e scatenando l’ilarità generale e le fragorose risate dei compagni. Era il 1953 e, probabilmente, visto oggi il mondo costruito da quei bambini, possiamo dedurre che Pietro emise quel fragoroso rutto un istante prima che la frase “noi siamo natura” penetrasse nei cuori dei bambini.


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Redazione

PASSWORD: INTERATTIVITÀ Da questo numero Outdoor Life diventa interattivo Outdoor Life webmagazine nasce, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, con l’intento di recuperare lo spirito ancestrale dell’escursionismo. Questo siginifica concentrare l’attenzione sul piacere dell’esplorazione, della scoperta e del sosprendersi lentamente, senza corse, gare, imprese eroiche (che pur ci piacciono ed emozionano). Questa scelta editoriale, collegata all’impostazione ironica e romantica degli articoli, ha portato automaticamente ad escludere un’ampia parte di pubblico abituato a magazine più canonici e tradizionali. Pazienza. Era un rischio che sapevamo avremmo corso e lo abbiamo fatto con piacere. Perché dare al magazine un indirizzo “alternativo” ha attirato invece chi cercava qualcosa di nuovo e diverso. Come noi. Ci siamo riusciti: infatti il magazine, oggi solo alla terza uscita, nato quasi per gioco, oggi ha un seguto che non aspettavamo ma che ci riempie di orgoglio. Download, letture e subscribers che aumentano ogni giorno ne sono la testimonianza. Da questo numero di marzo abbiano

deciso di introdurre una piccola novità che contiamo di sviluppare sempre più approfonditmente nei prossimi numeri: l’interattività. Scaricando il PDF sarà possibile accedere a contenuti multimediali quali video e soprattutto sarà possibile visualizzare le mappe online, scaricare file .kml per la visualizzazione 3D su Google Earth e scaricare il file .gpx da caricare sul vostro GPS. Una scelta dovuta perchè gli strumenti del web 2.0 siano da supporto al nostro scopo: modernità al servizio dello spirito vintage dell’escursionismo. Ci sentiamo però in dovere di ricordare che avere la traccia GPS di un percorso, seppur certificata dal nostro magazine, non vi esime dal preparare in anticipo le vostre escursioni in modo scrupoloso verificando che le difficoltà del percorso siano conformi alle vostre capacità e a quelle dei vostri amici. Si ricorda inoltre che è sempre bene avere con sè la cartina dei sentieri perchè i GPS sono strumenti eccezionali ma non infallibili: perdersi può essere divertente ma solo se poi ci si ritrova...


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FORMICHE DEL GIOVETTO Filosofia spiccia osservando formiche


testi e fotografie il Monko



Si deve camminare lentamente e non è mai superfluo ripeterlo perché solo così si riesce a godere e percepire ogni singola sfumatura. E poi anche perché sarai sicuro di arrivare in cima. Oggi qui si osservano formiche, anzi, la Formica*, quella con la “F” maiuscola. E infatti, lungo il sentiero che sale, incontro formiche, tante formiche. Le osservo da vicino mentre in apparente stato confusionario si muovono a milioni brulicando dentro e fuori dal formicaio, ernorme accumulo di aghi di pino. Dopo pochi secondi, quando i miei occhi si abituano al movimento convulso, cado in una sorta di ipnosi e il movimento convulso di poco prima si trasforma in una enorme danza di massa: ogni formica, grande come l’unghia di un fabbro e rossa come le labbra di una diva, si muove sincronizzata con la vicina, a sua volta con la vicina, a sua volta con la vicina. Ognuna di esse sa esattamente cosa deve fare e sa che la vita della sua società dipende dalla sua operosità e dal suo sacrificio. Il movimento ora è talmente armo-

nioso ai miei occhi che ciò che percepisco è solo un grande ed unico essere vivente. Tutto è così perfetto in questa società di formiche… Seduto al fianco del formicaio sembrano non badare a me intente come sono nell’espletare il loro lavoro. Cerco di fissarmi su di una sola e di seguirla il più possibile: ci riesco solo per qualche secondo. Poi di nuovo mi perdo nella grandezza di un unico corpo vivente che prende il nome di formicaio. L’aria fresca comincia a penetrare nel collo della mia giacca regalandomi scosse di brividi. Mi alzo veloce e mi metto di nuovo in cammino raggiungendo in breve il costone di vetta. Lo percorro verso ovest, protetto minacciosamente dalla Presolana, cime regina delle Orobie bergamasche, cercando tepore negli ultimi raggi solari della giornata. Lungo il sentiero non incontro nessuno: siamo soli, io, lo spazio e il tempo. E tutto ciò mi fa sentire bene. Perché io non sono formica e oggi ho potuto scegliere di essere solo.

* La Riserva dei Boschi di Giovetto di Palline, gestita da ERSAF Lombardia, ospita una ricca popolazione di Formica Rufa, la formica caratteristica dei boschi di abete, di cui utilizza gli aghi caduti per la costruzione di vistosi nidi a forma di cupola. I boschi del Giovetto furono oggetto di importanti studi, condotti a partire dal 1949 su questa formica e sulle sue relazioni con gli alberi, che risultano vantaggiose per questi ultimi. Nella Riserva sono tuttora in corso nuovi studi volti non solo ad approfondire le conoscenze sul comportamento della Formica Rufa, ma anche ad indagare l'ecosistema forestale nel suo complesso. Comode strade e numerosi sentieri, aree di sosta attrezzate e pannelli esplicativi consentono ad ogni tipo di visitatore di addentrarsi con soddisfazione nei "segreti" di questi affascinanti boschi. Sono inoltre disponibili un Centro visitatori ed una foresteria.










Partenza: Borno - loc. Palline (BS) Arrivo: Borno - loc. Palline (BS) Distanza totale: 12,2 km Altitudine massima: 1995 m Altitudine minima: 1101 m Totale salita: 1177 m Totale discesa: 1177 m DifficoltĂ : E

2000 1500 0

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2,2km

CORNA DI SAN FERMO

IL COSTONE

Loc. PALLINE

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ROADHOUSE BLUES

“Oh keep your eyes on the road, your hand upon the whee

THE DO


el…”

OORS

testo e fotografie Davide Grimoldi


Camper? Caravan? Furgoni…? Viaggiare con un mezzo del genere è molto più che usare l’auto. È una filosofia di vita, un modo di essere e agire completamente libero, svincolato dai problemi che soffocano il nostro entusiasmo di viaggiatori: prenotare un posto per dormire, cercare un posto per mangiare, decidere se partire di notte o di giorno. Non esistono momenti sbagliati per me e il mio California! Non esistono condizioni meteo e stagioni. Certo, avere un automezzo simile comporta qualche piccolo sacrificio in termini di tempo e la velocità non è quella di un’automobile tradizionale, a meno di non voler eccedere nei consumi di carburante... Ma confesso che non è mai stato un grosso problema, anzi, in certi casi non c’è motto più azzeccato che “il viaggio stesso è la vacanza”. È sempre buffo vedere le facce stupite delle persone che ci salgono la prima volta, soprattutto nella parte posteriore “Ma cos’è questo?” e “Questo a cosa serve?”. Perché su un Wesfalia c’è tutto, in piccolo, e discretamente nascosto. Chiunque abbia provato d usarlo anche solo per un notte ne è rimasto affascinato… come fai a prevedere che quello che sembra una piccola scatola di latta in realtà è una vera e propria casa?! Al camper dedico sempre del tempo, anche quando è parcheggiato in garage.






Dato che si tratta di una piccola casa su 4 ruote richiede, come ogni abitazione, un po’ di cure in fatto di manutenzione e pulizie, ma anche questo mi permette di viverlo come qualcosa di speciale, di veramente mio, non solo uno strumento per spostarmi. Dentro ci metto quello che per me è utile, ma anche bello. Qualche ricordo, qualcosa di significativo. C’è spazio per me, in quel camper, e non solo come ‘guidatore’. La mia passione per la fotografia mi porta a viaggiare spesso, anche in solitaria. E mentre fotografo ho bisogno di poter decidere di spostarmi e cambiare programma all’ultimo istante, in base alle condizioni meteo e - perché no? - all’ispirazione fotografica. Con il mio California posso campeggiare in prossimità dei sentieri che percorrerò e usarlo come base e studio per gestire l’attrezzatura fotografica. Posso anche collegarmi ad Internet e starmene seduto davanti al computer a controllare gli scatti della giornata. Insomma, lui, il mio celeste amico a quattro ruote è sicuramente un grande compagno di viaggio e avventura e so che se in questo preciso istante dovessi chiedergli di fare il giro del mondo… non mi direbbe di no!






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testo e fotografie Lorenzo Bassi

VOCI E SUSSURRI

Quando l’uomo mangia l’uomo e mai impara


ANONIMO ADDIO PADRE E MADRE ADDIO Addio padre e madre addio, che per la guerra mi tocca di partir, ma che fu triste il mio destino, che per l'Italia mi tocca morir. Quando fui stato in terra austriaca subito l'ordine a me l'arrivò, si dà l'assalto la baionetta in canna, addirittura un macello diventò. E fui ferito, ma una palla al petto, e i miei compagni li vedo a fuggir ed io per terra rimasi costretto mentre quel chiodo lo vedo a venir. «Fermati o chiodo, che sto per morire, pensa a una moglie che piange per me», ma quell'infame col cuore crudele col suo pugnale morire mi fè. Sian maledetti quei giovani studenti che hanno studiato e la guerra voluto, hanno gettato l'Italia nel lutto, per cento anni dolor sentirà.






VALENTI FIRMO 19 maggio 1915 Carissimi genitori [...] Genitori con il sangue tutto stravolto dalla paura e con la mente di continuare a dire che son i ultimi momenti di mia vita perchÊ dove mi trovo è un inferno assolutamente e vi prego voialtri di pregare per me che forse abbia a ritornare ferito di poter venire ancora in Italia ma la mia paura è quella di restarci sul altipiano. [...] Tanti saluti alla cara mamma e sorella Maria che tutti i momenti mi venite nella mia mente [...] Addio speriamo in bene Addio felici giorni Addio coraggio Addio Non mandatemi niente che me non so che farne penso alla mia vita e non hai soldi Addio coraggio Addio felici giorni a voi Addio. Caduto il 23 maggio 1917


Il discorso è molto semplice: basta solo cambiare il punto da cui si osservano le cose per scoprire e sorprendersi. Non è certo una novità e non l'ho certo inventato io: cambiare e osservare, cambiare e osservare. Con questo metodo ancora scopro e riesco a sorprendermi nell'ambiente in cui mi trovo a fluttuare: oggi camminavo per una vietta del mio paese percorsa mille e più volte quando vedo in un cortile un vecchio amico. Mi apre il cancello e mi invita ad entrare in giardino, 4 chiacchere, 10 minuti; quando ci salutiamo e riprendo il viottolo per uscire, per una frazione di secondo non riconosco la vietta da cui ero arrivato. Mi è parsa sconosciuta e così interessante da scoprire. Era così nuova vista da quel punto di osservazione. E' con questo spirito che affronto i sentieri dietro casa. E' con questo spirito che sazio la mia voglia di scoprire. E' con questo spirito che ho scoperto percorsi affascinati, così sorprendentemente dietro casa.





Partenza: Cassano Valcuvia (VA) Arrivo: Cassano Valcuvia (VA) Distanza totale: circa 4 km Altitudine massima: 398 m Altitudine minima: 313 m Difficoltà: T GALLERIA TRINCEA/CAMMINAMENTO

CASSANO VAL

FORTIFICAZIONI BASSE

COMUNITÀ MONTANA VALLI DEL VERBANO La Comunità montana Valli del Verbano grazie al co-finanziamento di 100.000 euro del Progetto di cooperazione transfrontaliera Interreg 2007-13 e 20.000 euro di risorse proprie ha realizzato alcuni interventi per il recupero e la valorizzazione della Linea Cadorna. Gli interventi sulle fortificazioni si concentrano in in Vallalta, sul Monte San Martino, e più a valle nel Comune di Masciago Primo. I tratti di linea difensiva ripristinati e messi in sicurezza saranno collegati tra loro da un percorso che si snoda lungo tratti di camminamento, sentieri e pista ciclabile. Le opere si inseriscono in un progetto più ampio che comprendono interventi e definizione di una strategia di marketing su un territorio che sul versante italiano si estende dal Lago Maggiore fino alla Valtellina in Lombardia ed in Canton Ticino sul versante elvetico.


LCUVIA

SAN GIUSEPPE

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VITTORIA O SCONFITTA? Colloquio semiserio tra corpo e mente

CORPO: "No, non andare, sei completamente fuori forma, hai bisogno di scaricare...." MENTE:"No! No! Vado perché è un posto stupendo e la giornata si preannuncia limpida, sai che panorami???" CORPO:"Non lo metto in dubbio però ti sconsiglio di andare, l'indigestione che abbiamo avuto ieri è un palese segno di debolezza" MENTE:"Ma va, è stato il gelo del supermercato, ero in maglietta e ho

preso freddo davanti ai frigoriferi della carne" CORPO:"Vabè, io ti ho avvisato... 1400m di dislivello e passo a 3000m di quota secondo me non riusciamo a farli" MENTE:"Ce la facciamo ce la facciamo..." Infatti... A 200m dal passo, dopo aver penato per tutta la salita e non essere riuscito a mangiare nulla perché lo stomaco


Lorenzo Bassi

contratto e delirante rifiuta ogni cosa, le gambe cedono di schianto. Guardi in cima gli altri che, bici in spalla per superare l'ultimo strappo, proseguono. CORPO:"Te l'avevo detto, ora dobbiamo tornare indietro, rischiamo di collassare e così mettiamo in difficoltà anche i nostri compagni" MENTE:"Aspettiamo 5 minuti, sicuramente ci riprendiamo..." CORPO:"Ho dei grossi dubbi..."

MENTE:"Tu sei il corpo, non puoi avere dubbi... quelli al limite sono io che li devo avere essendo mente" CORPO:"Qui ti sbagli, perché il corpo arriva prima là dove la mente non vuole arrivare" Torni indietro. Vittoria o sconfitta? Non importa. Oggi hai imparato a leggere i segnali che il corpo ti invia e ad eleggerli come giudice. Aveva ragione.


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testi e fotografie Enrico Frumento

LE FOLLIE DEL M.TE FOLLIA

Una storia di bici, sensazioni e persone


La piÚ antica testimonianza di insediamenti umani nel territorio di Dolcedo si trova nei pressi del Monte Follia, una cima di forma conica che si sviluppa sul versante meridionale del Monte Faudo; in questo luogo sono state rinvenute le tracce di un sito per la lavorazione dei metalli, con fornaci e strutture abitative la cui morfologia è riconducibile a quella dei castellari, tipiche fortificazioni risalenti all'età del Ferro generalmente costruite sulla sommità di colline, in punti strategici per l'avvistamento e la difesa ed in comunicazione visiva con gli altri castellari della zona. Non credo che il toponimo "Follia" significhi quello che vuol dire in italiano: gli antichi Liguri non parlavano italiano! Per ora ho solo scoperto che a Pietrabruna si coltivava lavanda. A quanto pare lo scrittore Riccardo Giordano, nel suo libro "Battitore Libero", proprio prendendo spunto dal nome del Monte Follia, definisce il lavoro di coltivazione la "follia di Pietrabruna", per tutto il lavoro appunto "folle" che si doveva fare per portare ai distillatori i fiori in perfette condizioni. Io no, ma altri ricordano anche le coltivazioni di lavanda ormai cessate a causa di una malattia incurabile che le ha distrutte. Raccontano del forte profumo che pervadeva i vicoli di Pietrabruna quando si estraeva l'essenza.




Passare di qui però non è solo una questione di bici: è una questione fatta di sensazioni, anima e Storia. I Monti Follia, Faudo e Arbozzaro sono infatti anche legati ad una triste vicenda di eccidio compiuto dai nazifascisti il 17 agosto 1944 quando uccisero 13 contadini intenti alla falciatura del fieno. Proprio al passo del Monte Follia uccisero il primo: Muratorio G.B. di anni 29. L’omicidio è ricordato da un piccolo monumento subito sotto la cima del Monte Faudo, circondato da placidi cavalli allo stato brado e da prati silenziosi. In quei giorni del '44 i partigiani di Badalucco tenevano sotto tiro le postazioni tedesche di stanza a Taggia. I militari tedeschi, per rappresaglia, decisero una spedizione punitiva che, come troppo spesso accadde in quegli anni, colpì alla cieca gente incolume, tra cui, come detto prima, alcuni contadini che poco centravano con le azioni del partigiani. Nell’inchiesta, condotta per prima dal quotidiano La Stampa, si parla di alpini tedeschi del IV battaglione, soldati delle Hochgebirgsjagerì (cacciatori di montagna del battaglione Meeralpen sotto il comando del maggiore von Ruffin, operanti nelle Alpi Liguri). Molto probabilmente furono loro a uccidere i tredici civili. Nell’intervista rilasciata a La Stampa, Bianca Rimbaudo, sopravvissuta all’eccidio, racconta che un ufficiale tedesco ordinò di risparmiare le donne e mentre tornava a casa con la madre le Brigate Nere spararono contro di





loro, “ma erano lontani e non ci presero”. E la donna narra anche di Alfiore Ranise, allora ragazzino, scampato grazie al coraggio della sorella che implorò i tedeschi di graziarlo. In una conversazione con Maurizio Vezzaro, il Ranise ha rievocato quella mattina del 17 settembre ‘44 dicendo: “Tedeschi? Sì, c’erano tedeschi, ma anche italiani. Uno di noi si era finto morto in un dirupo ed è deceduto di vecchiaia qualche anno dopo, con ancora due pallettoni nella schiena.” La strage, a lungo dimenticata, è stata ricostruita grazie ai pochi scampati ancora vivi ed ai racconti di altri. Perfino un indagine dei carabinieri ha contribuito a chiarire la situazione raccogliendo informazioni dagli ultimi sopravvissuti informazioni che sono state utili ad identificare il battaglione responsabile. Due dei soldati tedeschi coinvolti, ancora vivi, sono anche stati rintracciati e condannati per crimini di guerra, sebbene non sia stato possibile incarcerarli per età avanzata.




Partenza: Dolcedo (IM) Arrivo: Dolcedo (IM) Distanza totale: 42 km Altitudine massima: 1018 m Altitudine minima: 1 m Totale salita: 1710 m Totale discesa: 1710 m

M.te FAUDO M.te FOLLIA

1500 1000 500 0

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20

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DOLCEDO

SAN LORENZO AL MARE

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40 42km

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VideoVITA

VOI NON CI CREDERETE M


AdaBIKER

MA È REALMENTE COSÌ


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IN CIMA ALLA SAL

Fidanzata al manubrio, f


Testo Mara Frediani Fotografie Lorenzo Bassi

LITA LO AMMAZZO

fidanzamento in pericolo



“Tutte le volte è la solita maledetta storia e tutte le sacresante volte io ci casco. Ma giuro che questa volta è l’ultima che vengo in MTB con lui, già, l’ultima! Anche perché adesso arrivati in cima alla salita, lo ammazzo, giuro che lo faccio! Io non capisco come faccia a convincermi, proprio non lo so! Sudore, polvere, fatica e tafani... Bisgona essere proprio degli idioti per impazzire per questo sport. Che poi ‘ste mountainbike hanno dei sellini così sottili che ve li raccomando! Aggiungici poi il fatto che hanno un manubrio largo e sono costretta a stare giù tutta allungata. Per fortuna ci sono le sospensioni che attutiscono le botte al sedere e le vibrazioni alle braccia. Adesso comunque giuro che fatto questo ultimo sforzo e arrivati in cima alla salita, lo ammazzo, giuro che lo faccio. Poi lascio che il suo cadavere venga divorato dai tafani... Anche perché poi io mi conosco: non riesco ad accettare il fatto di scendere e spingere. Tutte le volte è una sfida con me stessa; a colpi di pedale cerco di arrivare il più in cima possibile! Lui dovrebbe saperlo che sono fatta così e non dovrebbe portarmi a fare questi giri perché sa che io non volgio scendere di sella. Comunque, adesso arrivo in cima e con le ultime 2/3 forze che mi rimangono, lo ammazzo”. In cima però la Biker K rimase così affascinata dal panorma che si trovò di fronte che non potè altro che pensare: “Lo ammazzo o non lo ammazzo? Intanto mi guardo questo panorama ed, eventualmente, lo faccio dopo”.








Partenza: Camping Resort Punta Ala (GR) Arrivo: Camping Resort Punta Ala (GR) Distanza totale: 16,3 km Altitudine massima: 136 m Altitudine minima: 4 m Totale salita: 250 m Totale discesa: 250 m BANDITE TRAIL AREA La Bandite Trail Area si trova sulla costa Toscana vicino al porto turistico di Punta Ala fra Castiglione della Pescaia e Follonica. La maggior parte di questa Trail Area fa parte di una riserva naturale. I sentieri sono per la maggior parte delle vecchie mulattiere che servivano per il trasporto di carbone che veniva fatto nei boschi. Era una delle attivitĂ principali di sostentamento ed i boschi erano disseminati di piazzole di 4-6 metri di diametro, dove veniva prodotto il carbone di legna, collegate da una fitta rete di sentieri. Le vie tracciate dal costante passaggio dei muli che portavano il carbone a valle, seguono i profili naturali delle colline facendo di esse dei sentieri perfetti per il mountain biking. Altri sentieri erano delle vie di collegamento vere e proprie fra poderi o gruppi di case, usate ai tempi in cui le persone si spostavano a piedi o con muli e cavalli. I sentieri vengono puliti e mantenuti dal corpo forestale locale e da personale specializzato che opera come trail builder da molti anni. Ogni anno da tre anni a questa parte, ospitano una tappa del campionato italiano di SuperEnduro.

CALA

CAM 200 150 100 50 0

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PUNTONE

A VIOLINA

MPING RESORT

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16,3km

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Paolo Deandrea dpacartoons.it





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