Outdoor Life web-magazine - 02

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OUTDOOR LIFE WEB-MAGAZINE NATURA.AMBIENTE.ESCURSIONISMO.MOUNTAINBIKE



ANCORA UNA VOLTA

non posso che fermarmi e contemplare lo spettacolo della natura che faticosamente resiste ai mostri e dalle viscere si rigenera

COME FOSSE LA PRIMA VOLTA



EDITORIALE

Tu sei colpevole. Se noi di Outdoor Life web-magazine oggi siamo di nuovo qui a banchettare insieme, la colpa è solo tua. Perché in questo primo mese di esistenza, hai contribuito ad allevare il neonato con le tue cure e la tua educazione. Continueremo così, come abbiamo iniziato, con l’intento di migliorarci e il miraggio della perfezione. Continueremo a giocare con le parole e con le immagini, mischiando ironia e sdegno, senza prenderci troppo sul serio ma urlando sottovoce ciò che deve essere perché i protagonisti non siamo nè noi nè voi. Saremo vampiri assetati di semplicità e valori genuini, come il sapore puzzolente di un formaggio d’alpeggio: mordendo il quale, ricorderemo in un istante ciò che fu e ciò che vorremmo torni ad essere.



SOMMARIO 08 10

IO ESCURSIONO. IO PRESIDIO?

Escursionisti e biker per la difesa del territorio

SCAMBIARSI TRACCE GPS SUL WEB

Graziano De Maio di Turbolince.com ci racconta come nacque l’idea

14

ALL’OMBRA DEL LEGNONE

24

L’ISTINTO DI FERMARE L’ATTIMO

26 38

L’anello della Val Lesina Quando a decidere un “click” non è solo il cervello

È L’ISTANTE IN CUI

Qualcuno forse ha deciso per te oppure hai deciso tu ma non puoi sapere

INTRUSO IN ALTA QUOTA

La prova inconfutabile dell’esistenza dello Yeti

42

TERZO INCOMODO TRA BIKER E CINGHIALE

44

ALPENCROSS

58

GIÙ A CANNONE DAL TREMEZZO

72

Un nuovo attore si aggiunge alla saga dello scontro biker vs cinghiale

Attraverso le Alpi. Attraverso sé stessi In MTB nella Storia

IMPREVISTI IN MTB

La vignetta di Paolo Deandrea



Lorenzo Bassi

IO ESCURSIONO. IO PRESIDIO? Escursionisti e biker per la difesa del territorio "...Quattro ciclisti in mountain bike lo hanno notato verso le 16.30 mentre accovacciato dava fuoco al sottobosco, macchia mediterranea, ai margini di un sentiero sterrato". Corriere Fiorentino - 20 agosto 2012 Uno di quei "quattro ciclisti" in mountainbike avrei potuto essere io visto che lungo quel sentiero in quei giorni ci passavo spesso. Cosa avrei fatto? Non so, forse non mi sarei accorto di nulla o forse avrei salutato quell'uomo (uomo?) con cortesia, come sempre deve fare il biker con l'escursionista, l'avrei fatto col sorriso, senza sospettare. Oppure avrei chiesto, come altre volte ho fatto di fronte ad un uomo (uomo?) in atteg giamenti sospetti o palesemente colpevoli. Non so...

È in queste sistuazioni che emerge un ruolo in cui tutti noi escursionisti e biker dobbiamo sentirci coinvolti, quello di "presidio umano" sul territorio: perchè noi siamo osservatori e fungiamo da sentinelle inconsapevoli di boschi, foreste, montagne e paludi, là dove l'autorità non riescenon può-non vuole intervenire. Solo così potremo contribuire a difendere l'ambiente che amiamo: lo spettacolo della natura che faticosamente resiste ai mostri e visceralmente si rigenera.


TECNOLOGIA


Graziano De Maio turbolince.com

SCAMBIARSI TRACCE GPS SUL WEB Graziano De Maio di Turbolince.com ci racconta come nacque l’idea Gli albori Era una normale sera, era inverno, era il 2007. Da qualche tempo ero riuscito a caricare sul mio Nokia 6630 un programmino che si chiamava Smarcomgps con cui potevo tracciare i miei percorsi e scaricarli sul Pc. Grazie all'uso di un altro software riuscivo a visualizzare la traccia su una mappa di Google map e questo era fantastico. Il passo successivo fu riuscire a fare il contrario, disegnavo una traccia su una mappa e poi la caricavo sul cellulare e poi potevo seguirla esplorando nuovi posti in tutta sicurezza. Dicevo era una normale sera, era inverno, era il 2007 quando mi misi in testa che dovevo trovare il modo di poter caricare le tracce tramite un form sul mio sito web e condividerle con altri. Non solo, una volta caricata la traccia volevo che si generasse un marker sulla mappa generica. Allora non c'erano tanti servizi che lo facevano, ricordo Giscover in Italia. Investii molte sere e presto ebbi il mio rudimentale sistema di upload tracce gps con descrizione e possibilità di fare il download della traccia se

l'utente era iscritto al sito. In breve riuscii a raccimolare decine e decine di tracce gps che andavano a creare una mappa bellissima piena di marker che, come addobbi di natale, adornavano tutto l'arco Alpino e la brianza. Negli anni successivi perfezionai lo script e il sito divenne famoso e arrivarono tracce da tutta Italia. Negli ultimi 3 anni il fenomeno del caricamento e condivisione di tracce divenne popolare e una moltitudine di siti offrono oggi questo servizio. Il problema della frammentazione I percorsi per Mtb sono una risorsa inestimabile per gli appassionati e per il turismo, oggi chiunque, prima di partire per una vacanza può scaricarsi le tracce del luogo dove andrà e farsi bellissimi giri in bici. Chi vuole trascorrere un weekend in Mtb in qualsiasi posto può facilmente reperire informazioni su percorsi e tracce gps effettuando in tutta sicurezza i percorsi. Il fatto che ogni piccolo sito, associazione, ente turistico abbia la sua pagina con i percorsi e le tracce è stupendo ma questo è diventato un problema per la frammentazione delle informazioni.


Data la semplicità con cui oggi si possono caricare le tracce consiglierei a tutti di caricare le tracce anche sui grossi portali in modo da dare valore e visibilità ai vostri percorsi sopratutto se coinvolgono zone famose per il turismo in Mtb. Il futuro? Secondo me, grazie al gps che si diffonderà sempre più, nasceranno nuovi servizi. Ho visto di recente una cosa molto carina su un sito americano, gli utenti possono partecipare a delle gare virtuali, cosa vuol dire? L'utente si iscrive ad una gara virtuale su un percorso, l'utente ha fatto il percorso e ha registrato col suo gps la performance. Ora carica la sua traccia gps, anche altri caricano la loro e cliccando "via" è possibile vedere il proprio marker muoversi insieme agli altri, parte quindi una vera e propria gara dove si vedono i marker alternarsi al comando, staccare gli altri e tagliare il traguardo. Questa è un applicazione interessante del gps, non trovate? Immaginate una gara famosa come il Sella Ronda Hero e vedere voi contro il campione che l'ha vinta e scoprire che mentre voi attaccata la prima salita lui sta già iniziando la seconda! Tuttavia Molti hanno il gps, ormai tutti anche i più scetticci ne comprendono il lato utile e il valore, tuttavia tutti dicono la stessa cosa che condivido anche io ... non c'è niente di più bello di una mappa del Cai e una bussola!




testi e fotografie Lorenzo Bassi

ALL’OMBRA DEL LEGNONE L’anello della Val Lesina


Passo dopo passo stabilizzo il ritmo cardiaco e mi arrampico sul piede del Monte Legnone, lentamente; il profumo resinoso di conifere mi penetra umido nei polmoni mentre respiro profondamente e cerco di non farmi distrarre troppo dalle parole dei miei compagni di gita. Non sono mai stato qui e voglio imparare e assorbire ogni metro che percorro. Appena fuori dalla pecceta, s’aprono improvvisamente i prati della Val Lesina, così colorati d’agosto, tumefatti dalle ombre del Legnone. Mi giro verso valle: in un solo sguardo mi impossesso del Lago di Como, della Val Chiavenna, della Valtellina. Il tempo di sorseggiare un po’ d’acqua fresca e riprendo a salire lungo i sentieri lastricati, ricordo della Grande Guerra che qui non fu mai combattuta ma che tanto incise sul paesaggio della Val Lesina. Ma i manufatti della Frontiera Nord (meglio nota con il nome di Linea Cadorna) non sono gli unici a caratterizzare la valle: lunghi muretti di sassi, costruiti nel corso di decine d’anni dai pastori che qui venivano a pascolare il bestiame, danno regolari geometrie ai pascoli. Insieme ai numerosi alpeggi che incontro lungo il mio cammino, sono la testimonianza di un’antica tradizione che va spegnendosi. Compiuto l’anello intorno alla valle, prima di scendere di nuovo verso il punto di partenza, io e miei compagni di gita siamo costretti dai gestori del Rifugio Alpe Legnone ad accomodarci al tavolo con loro per pappardelle ai funghi e funghi impanati. Purtroppo non abbiamo altra scelta e ci immoliamo: l’eroico sacrificio e l’immonda abbuffata chiudono una splendida giornata di pura natura.







Partenza: Delebio (SO) Arrivo: Delebio (SO) Distanza totale: 18 km Altitudine massima: 1768 m Altitudine minima: 286 m Totale salita: 1509 m Totale discesa: 1509 m DifficoltĂ : EE

RIF. ALPE LEGNONE

CORTE DELLA GALIDA

Visualizza il percorso sul tuo smartphone


DELEBIO

PIAZZA CALDA

2000 1500 1000 500 0

5

10

Il percorso proposto attraversa la Foresta di Lombardia “Val Lesina”, area demaniale facente parte del complesso delle “Foreste di Lombardia” di proprietà di Regione Lombardia e gestito da ERSAF, l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste. www.ersaf.lombardia.it www.forestedilombardia.it

15

18km



Davide Grimoldi mountainclick.it

L’ISTINTO DI FERMARE L’ATTIMO Quando a decidere un “click” non è solo il cervello Quando ero un bambino mi dicevano tutti che ero davvero bravo a disegnare. Poi, con gli anni, questa dote si è trasformata nella capacità di cogliere quello che vedevo attraverso l’occhio di una fotocamera. Ero solo un ragazzo quando ho cominciato ad andare in montagna ed è stato facile unire la passione per le vette con quella per l’immagine. Da allora non ho più smesso. Il passaggio da pellicola a digitale però ha generato un problema: oggi infatti si tende a fare decine di scatti perché non costa nulla. Ma nonostante questo, sto imparando (non è mai troppo tardi!) quanto sia comunque importante prima osservare e valutare con estrema accuratezza quello che ho di fronte e poi scattare. Così facendo, alla fine avrò meno scatti ma molto più validi. Infatti ciò che mi guida a scattare una foto è il desiderio di comunicare le emozioni che ho provato davanti a quella forma, quel colore, quella luce. Spesso penso a una frase di uno dei miei miti, Ansel Adams, che diceva: “La fotografia non è solo quello che vedete, ma anche e soprattutto quello che sentite”. Tanti luoghi che ho visitato sono di

una bellezza tale che la capacità di realizzare un buono scatto passa in secondo piano: ogni fotografia risulta comunque splendida! Altri posti e altri momenti sono invece difficili da restituire nella loro pienezza ed è qui che mi aiuta la post-produzione delle immagini. Non vuole essere un semplice a tecnologico lavoro di rielaborazione, correzione o aggiustamento, ma piuttosto uno sforzo di una nuova realizzazione, per restituire all’immagine quei valori originari di nitidezza, colore, vividezza e luminosità che con il digitale si possono perdere. Quando voglio dedicarmi alla fotografia preferisco viaggiare solo, non fa differenza se si tratta di una facile escursione o di un viaggio intercontinentale. Se devo restituire quello che ho visto a un pubblico ignoto e ignaro di tanta bellezza, devo poter decidere i tempi e le modalità dei miei scatti, scegliere luci e ombre, momenti e le persone, paesaggi e oggetti, orari e spostamenti senza rendere conto a nessuno che non sia la mia macchina fotografica e quell’istinto di fermare l’attimo...


È L’ISTANTE IN CUI

Qualcuno forse ha deciso per te, oppure hai deciso tu ma non puoi sapere


Testo il Monko Fotografie Davide Grimoldi


Nel momento in cui non so e non mi aspetto, accade. Semplice, perché così doveva essere. Qualcuno forse ha deciso per me, oppure ho deciso io ma non posso sapere. Entro in Basilica, come tante volte ho fatto e, come nessuna volta è capitato, non c’è nessuno. Mi avvio, passo lento dopo passo lento, verso il sistema di illuminazione: una moneta cade nella scatola e la scultura s’accende di ombre e riflessi, imponente. Siamo soli io e il Mosè di Michelangelo. Io e lui. Vado a cercare il suo sguardo rivolto altrove finché incrocio quegli occhi marmorei carichi di potenza. Siamo soli come mai mi era capitato in tanti anni. Per un istante il mio IO sfugge senza che possa controllarlo e scivolo nel delirio. Mi pervade una strana sensazione: mi sento ladro e al contempo geloso, padrone ed egoista. Mio e soltanto mio: questo pezzo di Storia dell’Arte e dell’Universo ora è mio e soltanto mio. È l’istante in cui mi perdo nell’immenso. È l’istante in cui percepisco l’infinito. È l’istante in cui provo potenza. È però anche l’istante in cui miliardi di giapponesi sbucati chissà da dove mi circondano, scavalcano, sommergono, abbagliano, spingono, assalgono, urlano, uccidono, bruciano, distruggono. “Buongiòlno e buonasèla...” Cosicché l’incantesimo svanisce in un soffio: io, Mosè e Michelangelo. Rimangono solo pudore e voglia. Chino la testa e come un ladro colto in flagrante esco di soppiatto. Forse proprio questo è il bello.












Redazione

L’INTRUSO IN ALTA QUOTA La prova inconfutabile dell’esistenza dello Yeti Tutti lo cercano. Dall’estremo emisfero nord all’estremo emisfero sud, basta che ci siano dieci centimetri di neve e squadre super attrezzate e cani dal fiuto infallibile cercano le sue tracce da anni per stanarlo. Numerose prove sono state presentate per testimoniarne inconfutabilmente la sua esistenza ma il tempo e la tecnologia le hanno irrimediabilmente smontate una dopo l’altra. Oggi vi presentiamo in assoluta anteprima le prove che lo “Yeti” esiste. Purtroppo nessuna fotografia o ripresa della sua sfuggevole figura ma un’immagine a testimonianza assoluta del suo passaggio. Infatti, durante una ciaspolata a 1600 m di quota, l’amico Stefano, esimio montanaro, con il suo fiuto ha trovato la traccia ben evidente sul candido ed intonso manto nevoso. Si presentava in modo evidente e fuoriusciva dal suolo con prepotenza; il suo colore metallico e i caratteri numerici enormi impressionavano il panorama. Vi era anche una freccia, enorme e ben evidente. Ci siamo emozionati, eravamo felici di essere i primi veri testimoni e solutori di un mistero così antico. Davanti a noi, il totem informativo metallico si

stagliava nel cielo come un enorme simbolo fallico. L’uomo incide sulla Natura con la sua presenza e costruisce il “paesaggio”, sia esso urbano o montano o agreste o industriale. Ogni paesaggio ha, nella sua bellezza o bruttezza, “armonia”. Immaginiamo le periferie urbane: solitamente sono ritenute posti orribili però sono armoniose perché ogni pezzo che costituisce il paesaggio contribuisce alla loro bruttezza. Se in mezzo a palazzoni di periferia venisse costruito uno chalet di montagna, la sua bellezza assoluta verrebbe meno perché in disaccordo con il paesaggio circostante. Parallelamente, un palazzone di 15 piani in un paesino di montagna distruggerebbe l’armonia del paesaggio montano. Tutto ciò vale anche per gli arredi: una bacheca informativa di legno, costruita dalle mani esperte dei boscaioli, in prossimità della fermata del tram sarebbe così fuori luogo così com’è fuori luogo un totem informativo d’acciaio alto due metri su un sentiero di montagna. Lo Yeti esiste ed è l’uomo che si ostina a sfigurare sè stesso.





Enrico Frumento LBFree - Guida MTB

TERZO INCOMODO TRA BIKER E CINGHIALE Un nuovo attore si aggiunge alla saga dello scontro biker vs cinghiale Lo scontro biker vs cinghiale è un tormentone destinato a far storia: infatti biker e cinghiale si contendono sentieri che nessun'altro essere vivente frequenta, spaventandosi e mettendosi in fuga a vicenda. Concordano una tregua quando entra nella contesa il terzo incomodo, nemico di entrambi: il cacciatore. La domenica mi capita sempre più spesso di imbattermi in battute di caccia ai cinghiali, composte da decine di cacciatori, tutti con la loro bella giubba colorata e fosforescente, gli auricolari per riconoscersi ed i cani gioiosi/rabbiosi. Questo a noi poveri biker che pedaliamo sereni e pacioccosi per il sentiero pone una serie di problemi: primo, mentre loro sono colorati e fosforescenti, noi siamo tipicamente neri e bianchi o comunque poco visibili. Secondo, se è vero che loro hanno gli auricolari per trovarsi e non spararsi addosso, a noi cosa rimane? Terzo, i cani eccitati spesso si avventano contro le nostre caviglie ipnotizzati e rimbecilliti dal ciclico movimento della pedalata. Non si dimentichi poi il cinghiale che, braccato ed impaurito, scappa ed inevitabilmente finisce per imbattersi nel biker appena sopravvissuto

ai tre ostacoli precedenti. E poiché il cinghiale, seppur intelligente, è pur sempre un animale, non è che faccia troppa distinzione tra biker e cacciatore. E la tregua di cui sopra si spezza. Quindi ho pensato di stilare alcune semplici regole di sopravvivenza. 1. stare lontanissimi o vicinissimi ai cacciatori. Evitare distanze intermedie, a tiro di schioppo… 2. fare il verso del cinghiale mentre si pedala potrebbe non essere una buona idea 3. avere una bici che fa casino è meglio (freni a dischio muggianti, o rotazione con ruota libera modello trattore) 3. nel dubbio, cantare a voce alta per disinguersi dai cinghiali. 4. se incontrate un cinghiale state immobili, magari si stufa e se ne va. Ho visto biker rimanere immobili per ore. 5. se incontrate un cacciatore mandatelo mentalmente a quel paese, ricordate che il fucile lo hai lui. In generale però un vantaggio per noi biker c'è: i cacciatori ed i cinghiali sono gli unici a tenere mediamente puliti i sentieri, i primi per arrivare a sparare, i secondi per scappare...



testi e fotografie Massimo Capobianco

ALPENCROSS Attraverso le Alpi. Attraverso sĂŠ stessi.


"Se ce l'ha fatta Annibale con gli elefanti, vuoi che non possa farcela io in bicicletta?". La sfida a me stesso iniziò da questa considerazione. Ero un mountainbiker "attempato" che iniziò ad andare in MTB solo dopo aver compiuto 50 anni, peraltro senza prima essere mai salito seriamente su una bicicletta. Mi accontentavo di girare per la Brianza e ricordo, come se fosse ieri, la soddisfazione provata quando, un paio di mesi dopo aver iniziato, superai, per la prima volta, i 1.000 metri di dislivello. Allora, il solo pensare al dislivello e alla distanza chilometrica dell'Alpencross (non sapevo neppure esistesse) non era cosa concepibile dal mio cervello e soprattutto dalle mie gambe. Dopo un percorso triennale di avvicinamento durante il quale, appena potevo, pedalavo quasi tutte le settimane almeno una volta, iniziò a farsi largo nella mia testa l'idea di attraversare le Alpi in bicicletta in solitaria portandomi tutto l'occorrente nello zaino. Decisi. Tra i numerosi percorsi, scelsi quello denominato “Joe Route” (dal suo tracciatore, Joe Serac) che si sviluppa da Oberstdorf in Baviera a Riva del Garda: 7 giorni, attraverso Germania, Austria, Svizzera ed Italia; 15.000 metri di dislivello su una distanza di circa 500 chilometri, con 9 passi oltre i 2.000 metri.

Una cavalcata attraverso le Alpi che prende il via tra paesaggi montani della Bassa Baviera per terminare sulle spiagge del Lago di Garda, tra la gente in costume da bagno. Pochi giorni prima della partenza un caro amico mi disse che andare in bicicletta, immersi nella natura ed ancor più in solitaria, è un esercizio zen, in cui ci si confronta in continuazione con sé stessi. Al momento non avevo negato del tutto questa ipotesi ma in sostanza pensai che lui, ex ciclista agonista e appassionato di meditazione dinamica e altre pratiche ginnicoesoteriche, volesse a tutti i costi codificare, secondo i suoi “credo”, la pratica della mountainbike. Dopo l’Alpencross, cominciai a pensare che la sua teoria avesse maggior fondamento di quanto riconosciutogli in precedenza. Fu infatti un'esperienza profonda ed appagante. Un viaggio che mi confermò come la bicicletta possa essere un mezzo di trasporto ed al tempo stesso uno strumento di conoscenza: conoscenza non limitata ai luoghi visitati ed alle persone incontrate ma soprattutto di sé stessi. Oggi posso dire che l’Alpencross, se fatto in solitaria e senza appoggio esterno, è un lungo viaggio di una sola settimana attraverso sé stessi alla fine del quale si arriva con un più ampio bagaglio di conoscenze e maggiore consapevolezza dei propri limiti e capacità.




Spero che queste poche righe, ma ancor più le immagini che le corredano, possano essere uno stimolo per chi deciderà di intraprendere uno dei numerosi percorsi di Alpencross o semplicemente di passare all’uso della mountainbike, al di fuori della “confort zone” dei sentieri di casa. Preparatevi bene e per tempo e scegliete il percorso adeguato alle vostre capacità; come me, o magari meno di me, farete fatica, porterete la bicicletta in spalla per lunghi tratti, ma vi assicuro che vi divertirete tantissimo, vedrete luoghi spettacolari, incontrerete della bella gente e vivrete emozioni che vi rimarranno dentro per sempre. Parafrasando M. Twain dico che un viaggio lungo 500 chilometri inizia con il primo colpo di pedale e darlo non è poi così difficile. Per qualsiasi informazione su tracciato, attrezzatura, punti d'appoggio, aspetti logistici, contattami via e-mail; il mio indirizzo è: massimo_capobianco@alice.it








Partenza: Oberstdorf (GER) Arrivo: Peschiera del Garda (ITA - Bs) Distanza totale: 512 km Altitudine massima: 2841 m Altitudine minima: 58 m Totale salita: 15000 m Totale discesa: 16000 m PRIMA TAPPA Oberstdorf - Freiburger Hütte (A) SECONDA TAPPA Freiburger Hütte - Neue Heidelberger Hütte (A) TERZA TAPPA Neue Heidelberger Hütte - Sesvenna Hütte (BZ) QUARTA TAPPA Sesvenna Hütte - Trafoi (BZ)

QUINTA TAPPA Trafoi - Santa Caterina Valfurva (SO) SESTA TAPPA Santa Caterina Valfurva - Dimaro (TN) SETTIMA TAPPA Dimaro - Ponte Arche (TN) OTTAVA TAPPA Ponte Arche - Peschiera del Garda

3000 2000 1000 0

Visualizza il percorso sul tuo smartphone

100

200

300

40


00

OBERSTDORF

Freiburger H端tte Neue Heidelberger H端tte

Sesvenna H端tte

Trafoi

Santa Caterina

Dimaro

Ponte Arche

500km

PESCHIERA DEL GARDA



testi e fotografie Lorenzo Bassi

GIĂ™ A CANNONE DAL TREMEZZO In MTB nella Storia


Guardare avanti, per uno come me che non ha mai avuto nulla in cui credere, è pressochè obbligatorio. La speranza di intuire quel che cerco mi spinge a bruciare passato e presente con ingordigia anche se, spesso, ciò che cerco è qui, splendido, davanti ai miei occhi spenti. Accade stamattina che, mentre espleto le solite azioni (doccia, colazione, defecata e viaggio) che separano la levata dal letto al timbro del cartellino, riflesso nel finestrino di una fetida metropolitana piena di fetida gente, intuisco: 15 secondi di fuoco, 5 per l’intuizione, 5 per la messa a fuoco, 5 per possederla. Sono fetido anch’io. Scendo alla prima fermata e prendo la metrò in senso inverso. A casa carico la MTB in auto; la vicina di casa si lamenta del giardiniere. Parto sgommando; la vicina di casa si lamenta del vicino di casa. Un’ora d’auto, poi MTB, funivia e sono in quota. La salita è costante, lunga, senza respiro ma non sufficientemente ripida da togliermelo definitavamente. Al mio fianco i cippi odometrici

vecchi di 97 anni sfilano man mano che mi avvicino alla vetta; sotto le ruote scorre la strada militare che conduceva in quota cannoni, strumenti di morte costruiti per vivere. Giunto in cima, ciò che mi appare come meraviglioso fotogramma che si perde da Alpi ad Appennini, 95 anni fa era solo pericolo. Batterie di cannoni, sentieri militari, gente che aveva paura di perdere i propri sogni e perdeva la vita per difenderli. Scendo in picchiata lungo il sentiero militare e nel buio della galleria scavata a colpi di piccone e tritolo rimbombano i rumori della catena e delle guaine contro il telaio; mentre la velocità aumenta, lungo i tornanti percepisco l’odore della gente che ha calpestato 97 anni fa queste pietre, odore di forza e sacrificio. Mi fermo solo in fondo alla discesa, appoggio la bici alla staccionata e mi siedo. Devo solo imparare a cogliere e non dimenticare l’istante in cui il presente diventa passato. Devo solo imparare a vivere più lentamente.











Partenza: Argegno - funivia (CO) Arrivo: Argegno (CO) Distanza totale: 37km Altitudine massima: 1574 m Altitudine minima: 233 m Totale salita: 1059 m Totale discesa: 1652 m

ALPE DI LENNO

ALPE DI OSSUCCIO

RIF. ALPE DI COLONNO

ARGEGNO

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RIF. VENINI

. BOFFALORA TREMEZZO

2000 1500 1000 500 0

10

20

30

37km


72


Paolo Deandrea dpacartoons.it



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