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ISSN 1825-5515
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bene et commode vivens
73 Trimestrale N°73 - Anno XXI - Settembre 2020 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Tresigallo è uno dei centri più antichi della zona di Ferrara. Definita “La Città Metafisica per le sue geometrie e cromatismi, è l’unica Città di Fondazione riconosciuta Città d’Arte. Una città utopica, fatta di palazzi colorati, torrette e portici dalle mille forme geometriche che ne amplificano il carattere sognante e metafisico. Tregisallo nasce dal sogno di Edmondo Rossoni di trasformarla nella città “ideale”, secondo i canoni dell’architettura razionalista, al fine di creare una relazione tra il territorio e gli abitanti per portare nuove opportunità e maggiore benessere. A partire dal 1933 vennero costruite prima le strade, la piazza, il loggiato della chiesa, l’entrata del campo sportivo, poi altri servizi come l’acquedotto, le scuole e gli alberghi. Opere che possono tutt’ora essere apprezzate perché Tregisallo da allora è rimasta quasi immutata, e inserita nel 2004 nel ciruito delle Città D’Arte poiché rappresenta l’applicazione reale delle teorie della scuola tedesca sulla progettazione democratica della “città nuova”.
Foto di copertina: Sogni, Tresigallo, 2020 © Denise Pedicillo.
= letteralmente, buona vita.
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Il rumore aeroportuale.
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Analisi della normativa in vigore.
Valutazione del comfort adattivo in un edificio
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residenziale in assenza di climatizzazione estiva.
La riqualificazione termoigrometrica
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delle pareti a cassa vuota.
Uno strumento per capire l’effetto del riverbero:
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il corridoio fonoassorbente.
Superbonus 110%: sogno o realtĂ ?
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Strumenti per i Soci ANIT
Fondatore Sergio Mammi
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si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.
Hanno collaborato:
Conto corrente presso Banca Popolare Commercio & Industria IBAN IT 20 B050 4801 6930 0000 0081 886 Indicare come causale: abbonamento 4 numeri neo-Eubios.
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ISSN 1825-5515
Fausto Tassan, Tecnico competente in Acustica Ambientale, Esperto di rumore aeroportuale, Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra, Università degli Studi di Milano-Bicocca. Maria Cristina Azzolino, Gabriele Piccablotto, Laboratorio di Analisi e Modellazione dei Sistemi Ambientali (LAMSA), Dipartimento di Architettura e Design, Politecnico di Torino. Andrea Gruppo, Beatrice Piccirillo, Studenti tirocinanti Corso di Laurea Magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile, Politecnico di Torino. Alessandro Ziletti,Termotecnico, Consulente energetico Casaclima, EGE Certificato, operatore termografico di II livello. Studio di Ingegneria Ziletti (Brescia). Veronica Amodeo, Simone Secchi, Dipartimento di Architettura, Neo-Eubios Università di Firenze. abbonamento annuale Fabio Brocchi, Istituto per i Processi Chimico-Fisici - IPCF 4 numeri: 24 e Massimiliano Lunardi, Manifattura Maiano S.p.A. Andrea Pavoni Belli, Per abbonarsi con bonifico bancario, Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica INRIM, Torino. effettuare versamento a: Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT. TEP srl
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Trimestrale N°72 - Anno XX1 - Giugno 2020 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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EDITORIALE
ECOBONUS 110%: si parte?
interventi di riqualificazione energetica di grosse dimensioni. Il mero cambio dei serramenti o della caldaia o l’isolamento di qualche parete non basta per poter richiedere la detrazione al 110%. Ma tutti questi interventi combinati forse si. Tanti interventi insieme per raggiungere un risparmio energetico importante. Una detrazione che potrebbe portare ad avere edifici davvero più efficienti ma che non tutti potranno realizzare per tanti motivi: tecnici, economici, fiscali... Purtroppo tutta questa promozione fuorviante ha reso il provvedimento solo più debole e difficile da gestire per i tecnici che devono giustificare il perché non si possano eseguire tutti gli interventi gratis e non tutto è compreso. Mi auspico quindi che da oggi in poi sui social media e in televisione ci siano meno politici a parlare di aspetti tecnici e provvedimenti di questa natura. Non abbiamo bisogno di slogan ma di chiarezza. Lo chiedono i cittadini e i tecnici che da oggi avranno con il bonus 110% una serie di responsabilità aggiuntive che, se tutto è chiaro sono gestibili,
Il provvedimento ECOBONUS 110 introdotto dal DL rilancio n. 34/2020 e reso ufficiale dalla legge di conversione n. 77/2020 è ormai l’argomento principale di dibattiti televisivi, radiofonici e da bar. Con l’uscita dei documenti di chiarimento dell’Agenzia delle entrate e dei decreti attuativi del Ministero dello sviluppo economico con i requisiti e la procedura di asseverazione il quadro è quasi completo. Ormai le richieste di preventivi, diagnosi e studi di fattibilità sono incalcolabili. Tutti sono convinti di poter rifare la propria abitazione a costo zero e che questo provvedimento possa risanare un settore in crisi da tantissimi anni, ma sarà vero? Vorrei ricordare a tutti che fare efficienza energetica seriamente non è banale e servono professionisti seri, imprese qualificate e materiali e sistemi adeguati e conformi alle leggi vigenti. Sottolineiamo che il provvedimento incentiva
colonna sonora “King City” - Swim Deep • “Watermelon Sugar” - Harry Styles “Physical Cities” - The Bad Plus • “Heavenly” - Broadside “1990” - Achille Lauro • “Problems” - Bleeker “Kickstart My Heart” - Motley Crue • “New Heights” - Ellie Goulding “Maps” - The Front Bottoms • “Don’t Give Up Your Ghost” - Movements
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ma se così non fosse potrebbero creare grossi problemi. I documenti a supporto ci sono quasi tutti e bisognerebbe fare un plauso ai tecnici del Ministero dello sviluppo economico, all’ENEA e all’Agenzia delle entrate per il lavoro enorme che hanno fatto in questi pochi mesi per soddisfare politica e associazioni di lobby e che stanno facendo per sistemare le criticità ancora aperte. Era nato come un provvedimento per determinate tipologie di edifici, particolari interventi e ambiti di applicazione che potessero effettivamente garantire un miglioramento energetico ambientale. Poi troppi ci hanno messo il becco e con la Legge di conversione abbiamo visto inseriti nuovi ambiti di intervento difficili da gestire e quindi poco coerenti con l’iniziale semplicità della procedura e nuove tecnologie forse non così efficienti. Tutto ciò spesso senza pensare alle criticità applicative che oggi hanno portato ai dubbi e alle domande che bloccano
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ancora il provvedimento. Purtroppo a continuare a ragionare con il carro davanti ai buoi non si va da nessuna parte. A volte ho il dubbio che solo le lobby facciano le leggi e non il buonsenso, la logica, la correttezza, la serietà intellettuale e scientifica. Non prendiamocela però con chi sta cercando in tutti i modi di dipanare una matassa che la comunicazione sbagliata e alcune scelte politiche hanno annodato. Quindi siamo pronti? I Professionisti che saranno alla base di tutto il castello ce la stanno mettendo tutta per acchiappare questa opportunità di lavoro dopo un periodo sicuramente non facile, ma hanno bisogno delle ultime risposte chiare. Attendiamo quindi solo le ultime indicazioni e cerchiamo di collaborare insieme con sinergia e in maniera costruttiva sperando che questo provvedimento possa veramente essere da traino a tutto il settore e che possa garantirci un ambiente migliore in cui vivere.
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IL RUMORE AEROPORTUALE. ANALISI DELLA NORMATIVA IN VIGORE. di * Fausto Tassan
La legislazione in materia di acustica ambientale è piuttosto complessa e questo articolo si propone di descrivere l’evoluzione e lo stato di attuazione della parte relativa al rumore prodotto dalle infrastrutture di trasporto aereo, riportando, sinteticamente, i contenuti delle norme, italiane e comunitarie, che hanno maggiore rilevanza. Si vuole inoltre dar cenno di come tali norme sono state applicate negli scali italiani evidenziando alcuni aspetti critici.
tutti quei provvedimenti amministrativi che riguardano il rumore generato dalle infrastrutture aeroportuali a eccezione di quelli di emanazione regionale: • D.M. 31/10/1997 “Metodologia di misura del rumore aeroportuale”; • D.P.C.M. 14/11/1997 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”; • D.P.R. 11/12/1997, n. 496 “Regolamento recante norme per la riduzione dell’inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili”; • D.M. 20/5/1999 “Criteri per la progettazione dei sistemi di monitoraggio per il controllo dei livelli di inquinamento acustico in prossimità degli aeroporti nonché criteri per la classificazione degli aeroporti in relazione al livello di inquinamento acustico”; • D.P.R. 9/11/1999, n. 476 “Regolamento recante modifiche al D.P.R. 11.12.1997 n. 496 concernente il divieto dei voli notturni”; • D.M. 3/12/1999 “Procedure e zone di rispetto negli aeroporti”; • D.M. 29/11/2000 “Criteri per la predisposizione da parte delle società e degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani degli interventi di contenimento e abbattimento del rumore”.
In Italia la prima legge organica che disciplina la materia è la Legge Quadro n. 447 del 26/10/95 in cui vengono stabiliti i principi fondamentali per la tutela della salute, dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico. In merito agli aeroporti, il concetto basilare che il legislatore ha introdotto con questa legge è quello per cui il rumore aeronautico costituisce “inquinamento acustico”, ed è pertanto soggetto a regolamentazione, se prodotto durante le fasi di avvicinamento e allontanamento degli aeromobili rispetto al suolo (atterraggio e decollo) nonché durante le operazioni a terra quali il rullaggio, le prove motori e l’utilizzo dei generatori ausiliari di bordo. In ottemperanza all’articolato normativo previsto dalla Legge Quadro, sono stati quindi emanati da parte delle autorità competenti una serie di provvedimenti attuativi (Decreti ministeriali e interministeriali, Decreti del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio dei Ministri e Leggi Regionali). Di seguito sono elencati, in ordine cronologico,
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Entrando nel merito dei più rilevanti, il D.M. 31/10/97, risulta senz’altro il provvedimento cardine della materia. In questo si stabiliscono: • i criteri generali per la misura del rumore aeroportuale attraverso la definizione di un “indicatore” denominato LVA (Livello di
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Valutazione del rumore Aeroportuale) che rappresenta la media energetica di tutti i livelli di rumore espressi in SEL (Single Event Level) penalizzati di 10 dB nel caso di eventi notturni - ovvero relativi al periodo 00-06, 23-24 - associati alle operazioni di volo, per ciascuna delle tre settimane a “maggior traffico” di tre quadrimestri in cui è suddiviso l’anno (i.e. febbraio-maggio, giugno-settembre, ottobre-dicembre e gennaio); • il concetto di “procedure antirumore”, ovvero tutta una serie di prescrizioni finalizzate all’abbattimento del rumore e l’adozione di misure di controllo e di riduzione dell’inquinamento acustico prodotto da aeromobili civili nella fase di decollo e di atterraggio (come da 447/95 art. 3 comma 1, lett. m) 1); • il concetto, nuovo per la normativa italiana, di “intorno aeroportuale” inteso come quella porzione di territorio circostante l’aeroporto che comprende tre zone caratterizzate da diversi limiti nei valori dell’indice di riferimento per le quali si introducono dei corrispettivi vincoli nell’attività urbanistica (come da 447/95 art. 3 comma.1, lett. m) 3). Lo stesso D.M. 31/10/97 introduce inoltre un importante organo collegiale, ovvero la “Commissione Aeroportuale”, così come prevista dall’art. 5 del D.M. in argomento, composta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), dall’ENAC rappresentato dal Direttore dell’aeroporto con funzioni di Presidente, dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni interessati, dalla Società di gestione dell’aeroporto, dall’ENAV e da un rappresentante dei vettori. Ogni Commissione lavora in osservanza delle norme ma in piena autonomia metodologica essendo un organo paritetico - tutti i componenti hanno pari diritto di valutazione/espressione di voto - nell’ambito del quale ENAC rappresenta solamente un primus inter pares. La commissione aeroportuale è l’unico organo individuato dal legislatore che ha il compito di: • definire le procedure antirumore (D.M. 31/10/97, art. 5 comma 2); • effettuare la “caratterizzazione acustica dell’intorno aeroportuale” (D.M. 31/10/97, art.6 comma 2) che consiste nell’individuazione di tre fasce con precisi limiti.
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Le fasce sono denominate zona A, quella in cui l’indice ricade fra i 60 e i 65 dB(LVA), zona B fra i 65 e i 75 dB(LVA) e zona C oltre i 75 dB(LVA). Il legislatore ha individuato per ciascuna specifiche restrizioni, di fatto consentendo la presenza di insediamenti abitativi nella sola zona A e limitando la presenza umana nelle zone più interne, previa adozione di adeguate misure di isolamento acustico, rispettivamente per attività agricole e allevamenti di bestiame, attività industriali e assimilate, attività commerciali, attività di ufficio, terziario e assimilate nella zona B, e per attività funzionalmente connesse con l’uso e i servizi delle infrastrutture aeroportuali nella zona C. Da notare inoltre che l’approvazione dell’intorno aeroportuale deve avvenire, nell’ambito della commissione, all’unanimità. In caso contrario il MATTM convoca un’apposita “Conferenza dei Servizi” che decide “a maggioranza”. La definizione delle fasce di pertinenza acustica deve necessariamente tener conto del piano regolatore aeroportuale e degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica. Per “piano regolatore aeroportuale” si intende il piano di sviluppo approvato con apposito decreto ministeriale, che comprende anche l’autorizzazione urbanistica come esito finale della apposita “conferenza dei servizi” ai sensi della L. 241/1990. • definire gli indici Ia, Ib e Ic finalizzati alla classificazione dell’aeroporto da un punto di vista “acustico” (secondo D.M. 20/5/99, art. 7 comma 6). In tema di “zonizzazione acustica aeroportuale” occorre precisare che non va confuso il significato di “impronta acustica” (ovvero di “mappatura acustica”) con quello di “zonizzazione acustica”, che rappresenta un atto tecnico-politico di governo del territorio che vale per anni indefiniti e una volta approvato rimane in vigore fino a quando non ne viene approvato uno nuovo. Anche se il decreto non lo esplicita chiaramente, la zonizzazione acustica aeroportuale non è semplicemente l’insieme delle curve isolivello generate da un modello di calcolo, piuttosto lo studio modellistico preliminare va considerato solamente come un mero strumento conoscitivo iniziale, utile per eseguire valutazioni successive derivanti dai
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vincoli determinati dalle procedure antirumore già definite dalla Commissione e tenuto conto degli strumenti urbanistici vigenti (aeroportuali - ove esistono - e comunali). La “zonizzazione acustica aeroportuale” non deve pertanto comprendere quelle zone nelle quali vi è incompatibilità con gli insediamenti esistenti o previsti dai piani regolatori comunali. Qualora dalla sovrapposizione dell’impronta acustica redatta con periodicità annuale con la zonizzazione acustica, così come dalla verifica dei risultati del monitoraggio strumentale, emergano dei conflitti ovvero si riscontri il superamento dei limiti acustici (ovvero che nella zona A sia superato il valore dei 65 dB(LVA) e/o che nella zona B sia superato il valore dei 75 dB(LVA)) scatterà l’obbligo di porre in essere i piani di contenimento del rumore, ivi inclusi, secondo le modalità previste, gli interventi di risanamento.
del rumore aeroportuale in Lombardia” allegato tecnico della D.G.R. 808/2005 e le “Linee Guida per la progettazione e la gestione delle reti di monitoraggio acustico aeroportuale” redatte dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA, nel 2012, che, pur non avendo status di legge, sono riferimento per le attività di controllo svolte dalle ARPA (il D.P.R. 496 del 11/12/97 art. 2, comma 5 demanda alle ARPA il controllo del sistema di monitoraggio). Nella pratica, decreto e linee guida stabiliscono i criteri per una corretta ed efficace progettazione dei sistemi di monitoraggio che hanno il compito di misurare in continuo il rumore attraverso una rete di stazioni che, preferibilmente, devono trovarsi sotto gli assi di sorvolo degli aeromobili in avvicinamento o in decollo e che trasferiscono i dati a un centro di elaborazione che acquisisce anche quelli relativi ai tracciati radar permettendo una corretta correlazione degli eventi e quindi il computo degli indici di legge. Uno degli elementi cardine delle Linee Guida è la distinzione delle centraline in tre tipi: quelle dedicate al monitoraggio del rumore aeroportuale, quelle dedicate al monitoraggio del rumore ambientale e quelle dedicate alla determinazione delle violazioni delle procedure antirumore.
https://www.arpalombardia.it/Pages/Infrastrutture-di-trasporto/Aeroporti/Mappe-Rumore-Linate.aspx Dei vincoli sono previsti anche al di fuori delle fasce di pertinenza dove l’aeroporto è comunque tenuto a rispettare i limiti dei piani di classificazione acustica comunali (specificamente per quanto concerne i limiti di immissione) stabiliti in accordo al D.P.C.M. 14/11/97 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”. Il D.M. 20/5/99, costituisce per importanza il secondo decreto di riferimento. Stabilisce innanzitutto i criteri per la classificazione degli aeroporti in relazione al livello di inquinamento acustico (come da 447/95 art. 3 comma.1, lett. m) 2) attraverso la determinazione di tre indici (i già citati Ia, Ib, Ic) che si basano sull’estensione delle zone di rispetto e la presenza, all’interno di queste, di aree residenziali. Inoltre detta i criteri per la progettazione e la gestione dei sistemi di monitoraggio per il controllo dei livelli di inquinamento acustico in prossimità degli aeroporti (come da 447/95 art. 3 comma.1, lett. m) 4). Quest’ultimo risulta sicuramente l’aspetto più importante imponendo ai gestori l’obbligo di monitorare in continuo l’inquinamento acustico nelle aree prossime allo scalo. In merito al monitoraggio assumono rilevanza le “Linee Guida relative ai sistemi di monitoraggio
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Il legislatore, in accordo con l’art. 11 della Legge 447/95 ha poi ampliato il quadro normativo con l’emanazione del D.P.R. 496/97 “Regolamento recante norme per la riduzione dell’inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili”, che, fra le altre cose, sanziona la violazione delle procedure antirumore e stabilisce delle limitazioni al traffico aereo notturno. Tale norma ha visto, proprio per le restrizioni imposte al traffico notturno, il ricorso da parte di un gestore aeroportuale (SAVE) presso il TAR Veneto che, esprimendosi con sentenza n. 535 del 4/5/99, ne annullava l’art.5 costringendo il legislatore a emanare un secondo decreto, il D.P.R. 476/99 “Regolamento recante modificazioni al decreto del Presidente della Repubblica 11 dicembre 1997, n. 496, concernente il divieto di voli notturni”. Questo è stato similmente impugnato in sede distinta da due gestori (SAVE e AdR) con la conseguenza della sospensione delle azioni previste fino ai recenti pronunciamenti del TAR del Lazio che, prima con sentenza n. 10119/2014 (ricorso di SAVE) e poi con sentenza n. 1320 del 25 gennaio 2017 (ricorso di AdR), lo ha annullato limitatamente alla parte relativa al divieto di volo notturno generalizzato. Il Ministero dei trasporti e il Ministero dell’ambiente hanno poi
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impugnato tale sentenza. L’ultima pronuncia, quella del Consiglio di Stato, con sentenza della IV Sezione, n. 1534 del 5 marzo 2019, ha respinto infine il ricorso. Le motivazioni addotte dai giudici, nelle diverse sedi, sono state fondate sul principio che il divieto dei voli notturni debba essere circoscritto e differenziato in considerazione delle singole situazioni di effettivo inquinamento acustico e di effettivo danno o pericolo per la salute e non si possa cioè attuare un divieto indiscriminato di volo notturno a realtà territoriali e ambientali disomogenee. In particolare il Consiglio di Stato ha rilevato che una diversa interpretazione del regolamento impugnato si sarebbe posta inevitabilmente in contrasto con la normazione comunitaria, fondata invece sull’opposto principio della libertà di circolazione e di divieto di restrizioni allo svolgimento di attività d’impresa, laddove non proporzionate né commisurate agli scopi prefissati. Nella pratica, le sentenze stabiliscono che è possibile vietare o limitare il volo notturno, ma che tale provvedimento deve essere imposto solo a seguito dell’accertamento di superamenti.
prodotto i cui obiettivi devono essere conseguiti entro quindici anni. Per quanto concerne invece la normativa comunitaria la Commissione europea in tema di inquinamento acustico ha promulgato delle Direttive che sono state recepite dal Parlamento italiano. Si tratta della Direttiva 2002/30/CE “relativa all’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti comunitari”, recepita con Decreto Legislativo n. 13 del 17/1/05 e della Direttiva 2002/49/CE “relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale” recepita con Decreto Legislativo n. 194 del 19/8/05. La prima introduce il concetto di “approccio equilibrato” stabilito dall’ICAO – l’International Civil Aviation Organization, l’agenzia delle Nazioni Unite per la navigazione aerea - con l’adozione della risoluzione A33/7. L’approccio equilibrato è uno strumento “in base al quale gli Stati membri prendono in considerazione le misure disponibili per affrontare il problema del rumore in un aeroporto situato nel loro territorio, in particolare (1) l’effetto prevedibile di una riduzione alla fonte del rumore degli aeromobili, (2) la pianificazione e la gestione del territorio, (3) le procedure operative di riduzione del rumore e (4) le restrizioni operative”. Si tratta pertanto di uno strumento che agisce su quattro leve, l’ultima delle quali, l’introduzione di restrizioni – parziali o totali- all’accesso di aeromobili allo scalo è impiegabile extrema ratio, ovvero solo laddove non risultano efficaci le prime tre. La Direttiva 2002/30/CE è stata abrogata in favore del “Regulation (EU) n. 598/2014 of the European Parliament and of the Council, of 16 April 2014 on the establishment of rules and procedures with regard to the introduction of noise-related operating restrictions at Union airports within a Balanced Approach and repealing Directive 2002/30/ EC”. Questo, in quanto regolamento, è in vigore negli stati membri senza necessità di essere recepito e si può dire che, di fatto, è stato emanato proprio per l’inefficacia con cui alcuni stati membri hanno recepito la precedente Direttiva. Va precisato comunque che sia la Direttiva 30/2002, sia il Regolamento che l’ha sostitui-
Seguendo l’ordine cronologico di emissione delle norme nazionali, il D.M. 3/12/99 riafferma, senza introdurre sostanziali nuovi elementi, i criteri generali e specifici per la definizione di procedure di abbattimento del rumore valevoli per tutti gli aeroporti e l’adozione di misure di controllo e di riduzione dell’inquinamento acustico prodotto da aeromobili civili nella fase di decollo e di atterraggio (come da 447/95 art. 3 comma.1, lett. m) 1). A completare il quadro normativo derivante dalla Legge Quadro c’è il D.M. 29/11/00 “Criteri per la predisposizione, da parte delle società e degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani degli interventi di contenimento e abbattimento del rumore”. In virtù di questo decreto gli enti gestori hanno l’obbligo di individuare le aree in cui, per effetto delle immissioni delle infrastrutture stesse, si abbia il superamento dei limiti di immissione previsti, e conseguentemente presentare il piano di contenimento e abbattimento del rumore
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ta, trovano applicazione in pochi aeroporti in Italia, infatti la stessa si applica solo ed esclusivamente a quegli scali che superano i 50.000 movimenti annui di aeromobili con “almeno 19 posti a sedere più l’equipaggio” o con peso superiore a 35 tonnellate. Ciò significa che tale regolamento è oggi applicabile a soli 8 aeroporti italiani su 42. La seconda direttiva, denominata END, Environmental Noise Directive, recepita in Italia con il Decreto Legislativo n. 194, 19/8/05, e che interessa anche altre sorgenti di rumore, istituisce l’obbligo di effettuare a cadenza quinquennale, in tutti gli aeroporti che, come per il regolamento 598/2014, abbiano registrato un traffico annuo di aeromobili (con esclusione degli aeromobili leggeri impiegati a scopo addestrativo) superiore a 50.000 movimenti, la mappatura acustica rispetto agli indicatori Lden (Day Evening Night Sound Level, di fatto equivalente al CNEL, Community Noise Equivalent Level) e Lnight, individuati dalla Commissione come i più efficaci nel valutare il disturbo arrecato alle popolazioni soggette all’inquinamento acustico, soprattutto per quanto concerne il disturbo delle quiete serale e notturna. L’Lden, calcolato tenendo conto di tutti gli eventi della giornata, introduce infatti delle forti penalizzazioni nella valutazione dei livelli serali (+ 5 dB su singolo evento) e notturni (+ 10 dB), mentre l’Lnight permette di isolare il periodo che va dalle 22.00 alle 6.00. La norma impone inoltre che, successivamente alla mappatura acustica, entro 18 mesi dalla sua pubblicazione, siano redatti i piani di azione nei quali vengano indicate le metodologie volte al miglioramento delle criticità emerse. Rientrano in questo ambito, per esempio, il potenziamento della rete di monitoraggio, l’introduzione di nuove procedure antirumore così come interventi di isolamento acustico degli edifici. Di fatto tuttavia si tratta di una norma di carattere esclusivamente conoscitivo della popolazione e delle aree esposte. Non prevede limiti acustici, né limitazioni all’utilizzo del territorio, né per esempio alcun tipo di sanzione nel caso in cui non si sia ridotto il numero di abitanti esposti o non si sia dato seguito al “piano di azione”, che spesso risulta meramente un elenco di “buoni propositi”, non essendo peraltro
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prevista la verifica dei risultati dichiarati. Più recentemente è stato emanato il decreto legislativo n. 42 del 17/02/17 “Disposizioni in materia di armonizzazione della normativa nazionale in materia di inquinamento acustico, a norma dell’articolo 19, comma 2, lettere a), b), c), d), e), f) e h) della legge 30 ottobre 2014, n. 161“ che introduce una serie di modifiche al decreto legislativo 194/05, soprattutto per quanto concerne le modalità di comunicazione dei risultati alle autorità competenti, nonché l’adozione dei metodi comuni per la determinazione del rumore a norma della direttiva 2002/49/ CE (che sostituisce la Raccomandazione della Commissione del 6 agosto 2003) espressi nella Direttiva 2015/996 della Commissione del 19/05/15. A conclusione di questa panoramica sulla normativa, pur non disponendo di un quadro completo di tutti gli scali e per questo motivo senza citare specifiche situazioni note, si portano all’attenzione alcuni aspetti salienti su come è stata affrontata la problematica dell’inquinamento acustico in taluni aeroporti nazionali. Un primo dato concerne, a più di venti anni dall’emanazione della normativa, la mancata adozione da parte di alcuni aeroporti di procedure antirumore e del piano di zonizzazione acustica. Per quanto concerne il primo aspetto va detto che spesso ENAV o Aeronautica Militare, in carico della progettazione delle procedure di volo, hanno comunque individuato soluzioni adeguate a minimizzare gli impatti nelle aeree limitrofe gli aeroporti (talvolta anche su indicazioni della stessa Commissione aeroportuale). Per quanto invece riguarda la zonizzazione, oltre all’inerzia delle autorità competenti, i ritardi si devono spesso all’incapacità dei membri della Commissione di individuare uno scenario di riferimento su cui calcolare le curve isolivello, soprattutto per quanto concerne la distribuzione del volato sulle diverse rotte disponibili, ovvero di accordarsi sulla ripartizione del carico acustico generato dai sorvoli sui territori limitrofi. In taluni casi, ovviando a tali situazioni di impasse, il processo di zonizzazione acustica è stato completato a seguito della presentazione da parte di ENAC di un piano di sviluppo aeropor-
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tuale, che sottoposto a procedura di VIA – Valutazione di Impatto Ambientale – ministeriale ottiene, se autorizzato, un decreto che consente al gestore l’esecuzione delle opere previste e di fatto valida le previsioni presentate all’interno dello Studio di Impatto Ambientale. Le risultanze di tale studio sono così utilizzate come riferimento tecnico dalla Commissione aeroportuale che le adotta come piano di zonizzazione acustica. Viceversa, soprattutto nei primi anni dopo la stesura delle norme, talvolta si è assistito alla sottovalutazione del problema dell’inquinamento acustico prodotto negli scali, con l’adozione di zonizzazioni presto superate con la crescita lenta ma costante del traffico aereo, e con una scarsa attenzione all’identificazione di procedure antirumore che potessero ridurre al minimo gli impatti nelle aere limitrofe. Anche per quanto concerne la metodologia di individuazione delle zone acustiche a partire dalla mappatura prodotta, si sono potuti osservare comportamenti difformi fra le diverse Commissioni aeroportuali. In molti casi si è registrata una semplice trascrizione delle curve isolivello negli strumenti di pianificazione del territorio comunali, mentre solo in alcuni il processo è stato completato con una ridefinizione dei perimetri individuati, ritagliando le diverse fasce e adeguandole, come precedentemente indicato nella presentazione del decreto 31/10/1997, rispetto alla presenza di aree urbanizzate, eventualmente anche nello spirito di tutelare insediamenti abitativi lasciandoli al di fuori delle fasce con limiti più elevati e pertanto facilitando, a fronte di eventuali superamenti di tali limiti, l’adozione immediata di piani di risanamento. Per completezza di informazione si riporta il caso di un singolo scalo per il quale Legambiente e alcuni comitati di cittadini, hanno impugnato l’approvazione del piano di zonizzazione acustica aeroportuale presso il TAR competente vedendo riconosciute le proprie istanze e, al lato pratico, affermato il principio per il quale “essendo la zonizzazione aeroportuale un Piano ai sensi dell’art. 5 comma 1 lettera e) del D.Lgs. 152/2006, ed avendo efficacia precettiva immediata e prevalente sulla pianificazione urbanistica comunale, essa dev’essere sempre
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preceduta da VAS” (Valutazione Ambientale Strategica come appunto definita nel D.Lgs. 152/2006, introdotta inizialmente a livello europeo con la Direttiva 2001/42/CE). Un altro aspetto critico, che tuttavia si verifica solo presso scali minori dove non si registrano, se non occasionalmente, situazioni di criticità ambientale, riguarda l’assenza di un sistema di monitoraggio acustico permanente (ai sensi del D.M. 20/05/99). A tal proposito occorre precisare che il Ministero dell’ambiente nei primi anni 2000 aveva promosso un finanziamento per l’installazione dei sistemi che non tutti i gestori hanno ritenuto opportuno richiedere. A conclusione di questa rassegna si può dire che il tema dell’inquinamento acustico delle infrastrutture di trasporto aeroportuale in Italia, nonostante i problemi citati, è comunque oggetto di continua attenzione, con l’impiego di strumenti di verifica adeguati, soprattutto in quelle realtà, più importanti, dove il controllo da parte degli enti e delle autorità ambientali, siano queste le agenzie regionali per la protezione dell’ambiente o il Ministero, avviene in maniera regolare. È bene inoltre sottolineare che l’intero mondo dell’aviazione civile è da sempre proiettato alla ricerca di soluzioni tecnologiche, e non, che consentano una continua riduzione degli impatti ambientali e pertanto garantiscano margini per una crescita del settore, altrimenti non sostenibile. Per quanto concerne specificamente il tema delle emissioni sonore si possono osservare i significativi miglioramenti che si sono recentemente avuti con la produzione di aeromobili, sia nel segmento del corto-medio raggio sia in quello del lungo raggio, in grado, su singola operazione, di dimezzare l’energia sonora prodotta in comparazione con velivoli di pari categoria della generazione precedente. * Fausto Tassan
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VALUTAZIONE DEL COMFORT ADATTIVO IN UN EDIFICIO RESIDENZIALE IN ASSENZA DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA a cura di * Maria Cristina Azzolino, Gabriele Piccablotto, Andrea Gruppo, Beatrice Piccirillo.
Introduzione L’obiettivo principale di questo articolo consiste nel valutare le condizioni di benessere termico in un edificio residenziale privo di impianto di climatizzazione estiva, secondo il modello di comfort adattivo definito dalla norma UNI EN 15251:2008. L’edificio è stato oggetto di una campagna di misurazioni per valutare sperimentalmente le prestazioni dell’involucro opaco (misurazione della trasmittanza termica con metodo termoflussimetrico) e le condizioni termoigrometriche interne durante il periodo estivo. I risultati di misura acquisiti con le attività sperimentali sono stati successivamente impiegati come dati di ingresso e di confronto per la simulazione del comportamento termico estivo dell’edificio secondo il modello di calcolo dinamico implementato nel software ICARO, sviluppato da ANIT in conformità alla norma UNI EN ISO 52016-1:2018. La modellazione dell’involucro edilizio è stata condotta con i software PAN, ICARO e APOLLO, messi a punto da ANIT rispettivamente per l’analisi termica delle strutture opache, dei ponti termici, dell’involucro trasparente e relative schermature.
climi caldi, quindi, raggiunge più facilmente una condizione di acclimatazione se può agire, oppure ha la sensazione di poterlo fare, su elementi o sistemi di controllo in grado di modificare il microclima interno (p.e. apertura di serramenti, ventilazione localizzata). Il concetto di acclimatazione dell’individuo è anche legato al fatto che il modello del comfort adattivo definisce la “temperatura di comfort” in relazione all’andamento “storico” delle condizioni climatiche esterne, in quanto non si limita al valore di temperatura esterna di un solo specifico giorno ma considera la media ponderata dei valori di temperatura esterna che si sono verificati almeno nelle ultime due settimane precedenti al giorno di analisi (running mean temperature). L’algoritmo di calcolo della temperatura di comfort, mettendo in relazione la temperatura operante di un ambiente non climatizzato con le condizioni climatiche medie esterne, consente di definire uno o più “fasce di comfort” basate sulla sensazione di accettabilità da parte dell’utenza. La UNI EN 15251 individua tre fasce o classi di comfort (elevato, medio, scarso) a cui corrispondono scostamenti tra temperatura di comfort e temperatura operante rispettivamente di ±2 °C, ±3 °C e ±4 °C. Nell’analisi di comfort adattivo, la rappresentazione grafica più diffusa prevede la sovrapposizione delle temperature operanti simulate in regime dinamico orario (oppure misurate) alla fascia di comfort definita secondo la UNI EN 15251. I campioni orari, rappresentati come punti nel grafico, se compresi nella fascia di comfort significano ore di benessere termico; quelli esterni alla fascia rappresentano ore di discomfort percepite come calde (o fredde) in relazione all’acclimatazione dell’utente con le condizioni climatiche esterne.
Il modello di comfort adattivo Per le valutazioni di benessere termico si è utilizzato il parametro della temperatura operante unitamente al modello adattivo riportato dalla norma UNI EN 15251, che definisce un intervallo di comfort in funzione della temperatura esterna dell’aria. Il modello del comfort adattivo (adaptive comfort model) si basa sull’assunto che l’occupante di un ambiente non climatizzato tende ad adattarsi se può operare liberamente sul controllo del microclima in base alle proprie abitudini. Un individuo posto in un ambiente senza impianto di raffrescamento in periodi o in
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Il caso studio Casa Cembo Luogo: Saluggia (VC) Progettisti: Studio di architettura Macrì-Mancuso Anno realizzazione: 2012-2015 Tipologia edificio: edificio unifamiliare Costruzione in paglia Contesto: suburbano Realizzazione: autocostruzione Riscaldamento: stufa a legna Altri impianti: solare termico e fotovoltaico L’edificio unifamiliare, realizzato a Saluggia (VC), è costituito da pareti perimetrali realizzate con balle di paglia posizionate di piatto, per uno spessore di 48 cm, rivestite su entrambi i lati da uno strato di intonaco di 3.5 cm per uno spessore totale di circa 55 cm. Le balle di paglia sono inserite in un telaio in legno da 180 cm e i pilastri, che hanno una sezione trasversale ridotta rispetto allo spessore del muro (22 cm contro
i 55 cm del muro), sono completamente immersi tra le fibre di paglia. I serramenti sono costituiti da telaio in pino lamellare e vetro a camera stratificato basso emissivo con intercapedine d’argon (valore medio ponderato di trasmittanza termica pari a 1.4 W/m2K). Come riportato nella Fig. 1 e Fig. 2, sul lato Sud dell’edificio è presente una serra solare.
Fig. 1 – Pianta dell’edificio.
Fig. 2 – Sezione dell’edificio.
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Misurazioni sperimentali svolte in opera L’analisi dell’edificio si è basata su un attento rilievo dell’involucro, supportato da indagini strumentali quali la termografia e la termoflussimetria svolte durante il periodo invernale. La termografia ha permesso di valutare qualitativamente l’isolamento termico dell’edificio e l’eventuale presenza di ponti termici, fornendo indicazioni utili anche sul corretto posizionamento delle sonde termoflussimetriche. La misurazione in opera della trasmittanza termica si è svolta per una settimana nel periodo 23/01/2019 - 30/01/2019 secondo il metodo termoflussimetrico definito dalla norma UNI ISO 9869-1:2015, al fine di caratterizzare sperimentalmente la prestazione di isolamento termico della parete perimetrale in paglia. In particolare, la strumentazione necessaria al rilievo è stata posizionata sulla parete nord-ovest, in corrispondenza dell’ambiente soggiorno, dopo aver verificato le seguenti condizioni:
permesso il confronto diretto tra dati misurati e dati simulati di temperatura dell’aria, oggetto di analisi nei paragrafi successivi. Simulazione dinamica del comportamento termico estivo con software ICARO Per studiare nel modo più appropriato il comportamento estivo di un edificio è opportuno utilizzare modelli di calcolo dinamici, in quanto i vantaggi dei metodi dinamici rispetto ai semi-stazionari sono noti e ampiamente trattati anche su questa rivista. Per la simulazione dinamica del caso di studio, svolta con ICARO, si è impiegato un data-set reale di condizioni climatiche esterne acquisite da ARPA Piemonte nel periodo estivo preso in esame (luglioagosto 2019), come riportato nel paragrafo precedente. In particolare, il periodo estivo analizzato è risultato essere dal 18/07/2019 al 31/08/2019, caratterizzato dalla presenza degli occupanti nei giorni dal 18/07 al 11/08, mentre per i restanti giorni dal 12/08 al 31/08 l’edificio non è risultato occupato. Le due differenti condizioni di occupazione, riscontrabili anche dalla lettura dei dati misurati di temperatura interna dell’aria (Fig. 3), sono state considerate in ICARO per definire il profilo di ventilazione degli ambienti abitativi, riassumibile nel modo seguente:
- assenza di irregolarità termiche, come ponti termici e sorgenti di calore; - assenza di irraggiamento solare diretto. Sulla base dei dati termoflussimetrici acquisiti in campo, elaborati con il metodo della media mobile, è stato definito il valore sperimentale di trasmittanza termica pari a U = 0.16 W/m2K per la parete in esame, per poi essere impiegato come dato di ingresso nella simulazione termofisica dell’edificio. Complementare alla caratterizzazione dell’involucro, durante il periodo estivo (luglio-agosto 2019) è stato condotto il monitoraggio delle condizioni termoigrometriche negli ambienti abitativi dell’edificio mediante l’impiego di datalogger in grado di acquisire valori orari di umidità relativa e temperatura dell’aria. Per i dati climatici esterni si è fatto riferimento ai valori di temperatura dell’aria e di irradianza globale (su piano orizzontale) acquisiti da ARPA Piemonte con la stazione meteorologica di Verolengo (TO), in quanto più vicina e climaticamente rappresentativa del sito in cui sorge l’edificio in esame. I dati climatici esterni di ARPA sono stati successivamente implementati nel database climatico del software ICARO, al fine di condurre una simulazione basata su dati reali e riferiti a uno specifico periodo estivo in cui si è condotto il monitoraggio delle condizioni termoigrometriche interne. Questo ha
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- per il periodo occupato, si è ipotizzato un ricambio orario di 1 vol/h per il periodo diurno (h 9:00 - 22:00) e di 0.3 vol/h per il periodo notturno (h. 23:00 - 8:00); - per il periodo non occupato, si è ipotizzato un ricambio orario nullo sia per il periodo diurno sia notturno. Il software PAN è stato impiegato al fine di caratterizzare in modo corretto l’involucro opaco dell’edificio, soprattutto per i parametri dinamici utili alla simulazione con ICARO (trasmittanza periodica, sfasamento, attenuazione, capacità termica periodica); per le pareti perimetrali in paglia si è considerato il valore sperimentale di trasmittanza termica misurata in opera. In modo analogo, il software IRIS ha permesso l’analisi ad elementi finiti dei ponti termici individuati nell’edificio reale, mentre APOLLO è servito a valutare le prestazioni termiche dei componenti trasparenti e del sistema di schermatura della serra solare.
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Si ricorda che l’edificio è privo di impianto di climatizzazione estiva (condizione di “free running”), pertanto la ventilazione naturale e la presenza della serra solare hanno assunto un ruolo fondamentale nella simulazione dinamica oraria.
con un trend crescente della temperatura interna. Considerando il profilo di temperatura simulata, per il primo periodo (edificio occupato) i campioni orari risultano confrontabili con il profilo di temperatura misurata sia come scarto medio sull’intero periodo suddetto (DT = 1.2 °C) sia come attenuazione e sfasamento termico sui singoli giorni. Nell’analisi di confronto, le eventuali differenze sono da attribuire anche all’incertezza di misura dei sensori di temperatura dei datalogger (±0.5 °C) e all’incertezza del metodo di calcolo dinamico orario introdotto dalla UNI EN ISO 52016-1. Il confronto tra i due profili di temperatura viene a mancare invece a partire dal secondo periodo (edificio non occupato), quando l’andamento simulato segue un trend progressivamente decrescente e continua a presentare oscillazioni giorno-notte, anche se di ampiezza inferiore rispetto al periodo precedente. In questo caso la differenza tra i due profili può essere imputabile a più cause, tra le quali si individuano: - difficoltà nel definire il profilo di ventilazione in modo attendibile rispetto al comportamento reale dell’utenza, in particolare per la modalità “free running” degli ambienti abitativi e per la gestione
Confronto dei risultati ottenuti dalle simulazioni e dalle misurazioni Il grafico di Fig. 3 riporta il confronto tra gli andamenti di temperatura dell’aria interna misurata con datalogger e simulata con ICARO, per il periodo estivo preso come riferimento (18/07/2019 - 31/08/2019). Dall’analisi del profilo di temperatura misurata, è evidente l’influenza del comportamento dell’utenza sul microclima interno. Nel primo periodo in condizioni di edificio occupato (18/07 - 11/08), le oscillazioni di temperatura giorno-notte risultano significative e imputabili all’apertura dei serramenti da parte dell’utenza. Nel secondo periodo in condizioni di edificio senza occupanti (12/08 - 31/08), l’assenza di ventilazione naturale dovuta al mantenimento dei serramenti chiusi comporta la perdita del raffrescamento notturno (oscillazioni giorno-notte)
Fig. 3 – Andamento misurato e simulato di temperatura dell’aria interna.
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della serra solare; - difficoltà nel definire il profilo di utilizzo del sistema di schermatura in dotazione alla serra solare; - valutazione limitata alla sola temperatura dell’aria, in quanto per semplicità di misurazione non si è assunta la temperatura operante poiché considera anche lo scambio termico per irraggiamento.
che costruttive dell’edificio, come requisito di “fascia di comfort” si è fatto riferimento alla classe III, individuata dalla UNI EN 15251 con uno scostamento di ±4 °C rispetto alla temperatura ideale definita con il modello adattivo. Per una sintesi dei risultati ottenuti, si riporta in Tab. 1 l’output numerico di ICARO con le percentuali di campioni orari di temperatura operante al di fuori della classe III e lo scostamento medio in [°C] dalla temperatura di comfort.
Proseguendo nell’analisi dei risultati ottenuti dalla simulazione con ICARO, si è giunti alla valutazione del comfort termico secondo il modello adattivo, come riportato in Fig. 4.
Dai risultati ottenuti ne consegue il soddisfacimento delle condizioni di comfort termico per la quasi totalità delle ore comprese nel periodo estivo esaminato. In particolare, mettendo in relazione il grafico di Fig. 4 con gli andamenti temporali di Fig. 3, le poche ore di discomfort (verso una sensazione di freddo) sono da imputare a un comportamento anomalo del modello simulato durante il periodo “non occupato” dell’edificio. La buona concordanza tra dati misurati e simulati nel periodo precedente, invece, consente di affermare il raggiungimento delle condizioni di comfort nell’edificio reale quando occupato dall’utenza.
La nuvola di punti riportata nel suddetto grafico rappresenta l’insieme di valori orari di temperatura operante, calcolata da ICARO come media della zona termica corrispondente agli ambienti abitativi del piano terra, rispetto ai valori di temperatura esterna dell’aria per l’intero periodo estivo di riferimento. Considerando la completa assenza di un impianto di ventilazione meccanica (free running) e le caratteristi-
Fig. 4 – Risultati di comfort termico adattivo (conduzione dell’edificio in free running).
Tab. 1 – Percentuali di campioni orari di temperatura operante in condizioni di comfort/discomfort.
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Conclusioni In questo articolo sono presentati i risultati di simulazione in regime dinamico delle condizioni di comfort termico estivo per un edificio residenziale unifamiliare in modalità “free running”. Con l’impiego del software ICARO il benessere dell’utenza è stato valutato secondo il modello del comfort adattivo descritto nella norma UNI EN 15251. I risultati di simulazione sono stati confrontati con il profilo di temperatura interna misurata sperimentalmente nell’edificio realizzato. Questo confronto ha consentito di individuare quali parametri di input risultano critici da definire previsionalmente affinché la simulazione termo-energetica sia il più possibile attendibile. Tra tutti, questo primo studio evidenzia l’importanza di individuare correttamente i profili di ventilazione naturale, in modo particolare per un edificio senza raffrescamento attivo. Di pari importanza è anche conoscere il comportamento dell’utenza (p.e. sulle modalità di apertura dei serramenti per la ventilazione naturale) in quanto assume un ruolo fondamentale nell’applicazione del modello di comfort adattivo. Inoltre, per quanto lo studio presentato sia ancora da approfondire in relazione al caso esaminato, si può affermare come la simulazione termoenergetica dinamica, se tarata su dati sperimentali acquisiti con monitoraggi in situ, può rappresentare un utile strumento di valutazione delle prestazioni di un edificio in fase di esercizio e non solo durante il progetto. La simulazione diventa quindi strumento virtuale di misurazione delle condizioni di comfort per coprire periodi di osservazione più estesi negli edifici in esercizio, risolvendo criticità operative ed economiche spesso associate a campagne di misura prolungate nel tempo.
and Energy-Economic Savings, APPLIED SCIENCES, MDPI, pp. 19, 2020, Vol. 10, ISSN: 2076-3417, DOI: 10.3390/app10082858 - Beatrice Piccirillo, La paglia negli interventi di riqualificazione, tesi di laurea magistrale, relatori Elena Piera Montacchini, Maria Cristina Azzolino, Angela Lacirignola, Corso di Laurea Magistrale in Architettura per Il Progetto Sostenibile, Politecnico di Torino, 2020 - Giorgio Galbusera, Simulazione energetica dinamica con ICARO. Parte 1: dati climatici e gestione delle zone termiche, Neo-Eubios, n. 67, marzo 2019, pp. 5-13 - Giorgio Galbusera, Simulazione energetica dinamica con ICARO. Parte 2, Neo-Eubios, n. 69, marzo 2019, pp. 44-49 - Giorgio Galbusera, Simulazione energetica dinamica con ICARO. Parte 3, Neo-Eubios, n. 70, marzo 2019, pp. 23-31 - Roberto Pennacchio, Gabriele Piccablotto, Rammed earth buildings to meet Italian thermal regulation: monitoring and sample tests, Vernacular and Earthen Architecture, Conservation and Sustainability, Taylor&Francis Group, pp.7, 2018, ISBN: 978-1 138-03546-1 - Rossella Esposti, Giorgio Galbusera, Alessandro Panzeri, Claudia Salani, Prestazioni estive degli edifici: Guida pratica per capire e progettare il comfort e il fabbisogno estivo degli edifici, Collana L’isolamento termico e acustico vol.5, TEP s.r.l., Milano, 2017
Riferimenti normativi - UNI EN 16798-1:2019 - Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 1: Parametri di ingresso dell’ambiente interno per la progettazione e la valutazione della prestazione energetica degli edifici in relazione alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica - Modulo M1-6 - UNI EN ISO 52016-1:2018 - Prestazione energetica degli edifici – Fabbisogni energetici per riscaldamento e raffrescamento, temperature interne e carichi termici sensibili e latenti – Parte 1: Procedure di calcolo - UNI ISO 9869-1:2015 - Isolamento termico - Elementi per l’edilizia - Misurazione in situ della resistenza termica e della trasmittanza termica - Parte 1: Metodo del termoflussimetro - UNI EN 15251:2008 - Criteri per la progettazione dell’ambiente interno e per la valutazione della prestazione energetica degli edifici in relazione alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica
* Maria Cristina Azzolino, Gabriele Piccablotto, Laboratorio di Analisi e Modellazione dei Sistemi Ambientali (LAMSA), Dipartimento di Architettura e Design, Politecnico di Torino. Andrea Gruppo, Beatrice Piccirillo, Studenti tirocinanti Corso di Laurea Magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile, Politecnico di Torino. Bibliografia - Guglielmina Mutani, Maria Cristina Azzolino, Maurizio Macrì, Stefania Mancuso, Straw Buildings: A Good Compromise between Environmental Sustainability
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LA RIQUALIFICAZIONE TERMOIGROMETRICA DELLE PARETI A CASSA VUOTA a cura di * Alessandro Ziletti
1 - Introduzione Nell’ultimo decennio si assiste ad un aumento di interventi volti alla ristrutturazione/riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e ad una contemporanea riduzione delle nuove edificazioni. L’attuale quadro normativo, la crescente sensibilità ambientale e la necessità di ridurre i costi di conduzione degli immobili richiedono uno studio e una attività progettuale più approfonditi rispetto al passato. Anche nel caso di interventi di riqualificazione energetica parziale, che non implicano, in base a quanto stabilito dalla normativa regionale attualmente in vigore (DDUO 18546/2019), il rispetto di un valore globale di efficienza energetica del sistema edificio-impianto, è necessario assicurare determinate performance termiche degli elementi edilizi oggetto di intervento, specialmente qualora si desideri accedere agli incentivi fiscali, che, specialmente nell’ultimo periodo, risultano particolarmente con-
venienti. Si intende in questa sede condividere alcuni ragionamenti effettuati in un caso reale che risulta abbastanza frequente nella pratica professionale odierna: la riqualificazione energetica di un appartamento interpiano facente parte di un condominio ubicato nelle adiacenze del centro storico di una città della Lombardia ubicata in “Zona E” ed edificato negli anni ’60 del secolo scorso. Il corpo di fabbrica è caratterizzato da una struttura a telaio in calcestruzzo armato e da parete esterna del tipo a cassa vuota, composta, nelle sezioni di tamponamento, oltre che dagli strati di intonaco interno ed esterno, da due corsi di mattoni forati di spessore 120 mm e 80 mm separati da una intercapedine d’aria di spessore 140 mm. 2 - Analisi della stratigrafia esistente Le caratteristiche della stratigrafia sono riportate nel riquadro seguente.
Descrizione struttura
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La trasmittanza della stratigrafia di tamponamento risulta U = 1,10 W/m²K. La trasmittanza della stratigrafia sezionando la parete a livello del pilastro risulta U = 1,81 W/mK. Si tratta di un valore tipico per le edificazioni di 50-60 anni addietro; tuttavia, al giorno d’oggi, questa stratigrafia risulta eccessivamente disperdente dal punto di vista termico. A titolo di paragone, in base a quanto riportato all’allegato B del DDUO 18546/2019:
ma UNI EN ISO 13788:2013, sebbene la superficie interna non sia interessata da fenomeni di condensazione, la temperatura superficiale raggiunta durante la stagione invernale comporta il reale rischio della fioritura di muffe. Tutto questo risulta maggiormente accentuato nelle sezioni ove si trovano i pilastri: la presenza del pilastro genera un pompe termico avente coefficiente lineico ψ =0,309 W/mK e con temperatura superficiale pari a 14,7 °C, valore che implica la comparsa, oltre che di muffa, di condensa.
1 - un elemento edilizio omologo dell’edificio di riferimento in Zona E, è caratterizzato da trasmittanza U pari a 0,26 W/m²K.
3 - IPOTESI 1 - INSUFFLAGGIO Nell’approcciare la riqualificazione di una parete a cassa vuota è opportuno prevedere lo sfruttamento dell’intercapedine per migliorarne le performance termiche: l’insufflaggio di materiale quale la cellulosa consente infatti di diminuire notevolmente la trasmittanza termica senza comportare nessuna maggiorazione dimensionale della parete stessa, mantenendo pertanto, nella maggior parte dei casi, invariati gli impianti a servizio della abitazione. Un ulteriore pregio di tale soluzione è costruito dalla rapidità di esecuzione
2 – nel caso di edifici soggetti a riqualificazione energetica il valore limite della trasmittanza per un componente edilizio omologo in Zona E risulta pari a 0,28 W/m²K Bisogna altresì notare che la stratigrafia menzionata non solo risulta molto disperdente ma, effettuando una analisi in conformità con i dettami e con le condizioni al contorno indicate dalla nor-
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e dalla sostanziale assenza di opere provvisionali propedeutiche. E’ inoltre opportuno effettuare valutazioni inerenti la risoluzione dei ponti termici e il comportamento termoigrometrico della stratigrafia post intervento, al fine di porre in essere ulteriori accorgimenti o miglioramenti che consentono di valorizzare appieno la presenza del materiale insufflato
non compromettendone la durabilità. Nel caso in esame, l’insufflaggio di cellulosa nella parete consente un notevole miglioramento delle caratteristiche di trasmittanza termica. Come si vede in base alle tabelle seguenti, la parete così modificata presenta una trasmittanza stazionaria U = 0,23 W/m²K. Questo valore risulta decisamente inferiore a quello di partenza.
Struttura: Parete esterna: intercapedine con cellulosa
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È importante notare come questa soluzione comporti la presenza dei ponti termici in prossimità dei pilastri caratterizzati da un coefficiente lineico ψ =0,696 W/mK e da una temperatura superficiale minima analoga a quella del caso base, pertanto causando il rischio di muffa e condensa.
in corrispondenza di tale interfaccia e la conseguente condensazione del vapore migrante dall’interno verso l’esterno dell’edificio. In virtù del cambiamento stagionale delle condizioni climatiche esterne la condensa interstiziale tende, nel corso dell’anno, ad asciugarsi.
La progettazione di una stratigrafia non deve inoltre prescindere dalla valutazione termoigrometrica degli strati interni al pacchetto. Nella fattispecie, utilizzando un metodo conforme con lo standard UNI EN ISO 13788, si nota come lo strato di isolante insufflato sia soggetto a fenomeni di condensazione interstiziale nell’interfaccia di contatto con il corso di laterizio esterno. La notevole ampiezza dell’intercapedine con isolante insufflato comporta una importante riduzione della temperatura proprio
La norma citata consente una analisi quantitativa al fine di verificare il rispetto del limite massimo della condensa accumulata, posto pari a 500 g/m². Nel caso in esame si nota come la struttura, così modellata, si asciughi completamente e pertanto non sia soggetta all’aumento dell’umidità interna anno dopo anno. Tuttavia, anche a causa del l’importante spessore dell’intercapedine del caso in esame, il valore massimo della condensa accumulata è del 50% superiore al limite ammesso e pertanto non compatibile con i dettami normativi.
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3.1 - Il metodo dinamico secondo UNI EN 15026. La norma UNI EN ISO 13788 effettua valutazioni di condensa interstiziale basate su un modello cautelativo che non tiene conto delle proprietà igroscopiche dei materiali. Si è ritenuto pertanto necessario approfondire ulteriormente lo studio della termoigrometria interna della stratigrafia, facendo ricorso ad un software che implementa il metodo contemplato dalla norma UNI EN 15026, al fine di valutare se effettivamente sussistono pericoli per la durabilità del materiale interno. Risulta fondamentale, durante la modellazione igrometrica in regime dinamico, caratterizzare
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correttamente i materiali edili: la metodologia di calcolo necessita infatti della definizione del valore di diversi parametri in funzione dell’umidità e della temperatura. Per modellare la cellulosa insufflata si è fatto riferimento alle schede tecniche dei produttori alla banca dati del Fraunhofer Institute For Building Physics. A titolo di esempio si riportano, nei grafici seguenti, l’andamento della conducibilità termica specifica λ [W/mK] in funzione della temperatura e l’andamento del contenuto d’acqua percentuale in massa in funzione dell’umidità relativa. Per potere effettuare le simulazioni con sufficiente
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precisione si è suddivisa la cellulosa in sette strati di spessore 2 cm ciascuno. Si riportano, nelle immagini seguenti, i valori del contenuto d’acqua e i valori di temperatura e umidità
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relativa che sono stati calcolati con riferimento allo strato più prossimo all’ambiente esterno, dal momento che risulta essere quello in cui si instaurano le condizioni maggiormente gravose.
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I NUOVI EVENTI IN STREAMING DI ANIT SONO ORA DISPONIBILI SUL CANALE YOUTUBE
BONUS 110% A che punto siamo?
Alcuni titoli: •ECHO 8.1 - Incontro di approfondimento per i Soci ANIT •BONUS 110% - A che punto siamo? •Materiali isolanti: scelta dei dati di progetto •Comfort acustico degli ambienti chiusi •Diagnosi igrotermica degli edifici esistenti •Schermature solari e rispetto dei requisiti minimi •IRIS 5 Approfondimenti per i Soci ANIT •Ponti termici con il nuovo IRIS
www.anit.it
Si può notare come, superata la prima stagione invernale, si instauri un andamento ciclico all’interno dello strato, con valori massimi del contenuto di acqua percentuale in massa prossimi al 36%, equivalenti a un contenuto di circa 18 kg/m³. E’ normalmente opportuno che la cellulosa per insufflaggio non si trovi in condizioni di contenuto d’acqua percentuale in massa superiori al 35%, al fine di evitare fenomeni di degrado del materiale stesso. Da diverse verifiche effettuate, risulta, come è lecito aspettarsi, che le condizioni della cellulosa risultano tanto più gravose quanto più aumenta lo spessore dell’intercapedine che si va a riempire. Il superamento del valore del contenuto di acqua percentuale in massa calcolato rispetto al limite massimo ammissibile per la cellulosa e la mancata risoluzione del ponte termico in corrispondenza del pilastro rendono necessario ricorrere al miglioramento della stratigrafia, in base a ipotesi progettuali riportate di seguito. Anche per le ipotesi
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migliorative che seguono si è effettuato il calcolo secondo la norma UNI EN 15026, ottenendo, come lecito attendersi, risultati di verifica positiva circa il rispetto dei limiti del contenuto di acqua della cellulosa insufflata. Per non appesantire la trattazione i grafici risultanti da tali calcoli non vengono riportati. 4 – Insufflaggio in intercapedine e controparete interna isolata Per correggere le criticità precedentemente riscontrate si può realizzare una controparete in cartongesso utilizzando una lastra con barriera al vapore. In questo caso, data la destinazione d’uso residenziale con occupazione continuativa, è importante inserire un coibente massivo nell’intercapedine al fine di non perdere inerzia termica nei confronti delle sollecitazioni termiche interne, migliorando di fatto la trasmittanza della parete e diminuendo l’influenza dei ponti termici. La problematica sostanziale è di tipo costruttivo
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poiché la realizzazione di una barriera al vapore è un processo delicato e la continuità della barriera stessa è difficile da garantire, specialmente in corrispondenza di passaggi impiantistici come le scatole dell’impianto elettrico. Fortunatamente le scatole di derivazione elettrica più importanti, così come i quadri elettrici e i collettori idraulici normalmente non si trovano sulle
pareti perimetrali disperdenti. Una ulteriore criticità riguardante la realizzazione della controparete è la conseguente diminuzione della superficie calpestabile della unità immobiliare e la necessità di rifacimento di alcune parti impiantistiche, e di modifica del foro finestra, che comunque viene sovente modificato durante gli interventi di riqualificazione delle pareti per poter sostituire i serramenti.
Con questo intervento la trasmittanza termica risulta migliorare significativamente, passando dal valore di 1,1 W/m²K della configurazione iniziale al valore di 0,16 W/m²K. Inoltre il ponte termico dovuto alla presenza del pilastro, pur avendo un valore ψ =0,184 W/mK, consente di avere una temperatura minima superfi-
ciale di 18,7°C, che risulta comunque superiore al limite minimo necessario per evitare muffa e condensa. È evidente che con questo tipo di soluzione devono anche venire risolti i ponti termici in corrispondenza dei solai mediante un corretto studio del nodo costruttivo che porti ad isolare le porzioni del solaio prossime al muro esterno.
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5 – Insufflaggio in intercapedine e isolamento esterno a cappotto Una ulteriore ipotesi progettuale prevede la realizzazione un sistema di isolamento a cappotto esterno, in modo tale da mantenere la temperatura interna all’intercapedine al di sopra del punto di rugiada e evitare fenomeni condensativi nel materiale insufflato.
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In questo caso, ipotizzando la realizzazione di un sistema a cappotto in EPS con grafite di spessore 14 cm, la stratigrafia assume un valore di trasmittanza di 0,11 W/mK Tra i vantaggi di questo sistema si segnala che non bisogna effettuare rilevanti opere interne e si riesce a mantenere la medesima superficie calpestabile dell’appartamento.
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Si noti come in questo caso i ponti termici dovuti alla presenza del pilastro risultano caratterizzati da un coefficiente lineico pari a ψ =0,073 W/mK. Infine, con riferimento a questa soluzione progettuale, il notevole aumento delle performance termiche della parete appare significativamente utile nel caso si cerchi di migliorare di due classi l’attestato di prestazione energetica dell’immobile, al fine di usufruire del bonus fiscale del 110%. Sebbene un sistema di isolamento a cappotto esterno sia normalmente, in ambito condominiale, di più difficile realizzazione rispetto all’installazione di contropareti interne dal momento che deve essere autorizzato dall’assemblea dei condomini, la recente introduzione del cosiddetto “Bonus Facciate” e del bonus fiscale
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del 110% rendono il sistema a cappotto esterno decisamente appetibile e è lecito attendersi un aumento delle relative realizzazioni. Si riporta di seguito un grafico riassuntivo della trasmittanza comprensiva del valore del ponte termico dovuto alla presenza del pilastro delle stratigrafie. Si noti come la presenza di ponti termici non corretti porti ad un notevole peggioramento della trasmittanza della stratigrafia, a volte non consentendo il rispetto dei limiti di legge. Per potere effettuare valutazioni più puntuali si dovrebbe tenere conto di ulteriori ponti termici che potrebbero andare a peggiorare la prestazione delle pareti (specialmente nel caso del nodo solaio - parete), tuttavia, dal momento che l’argomento merita una trattazione separata, sarà oggetto di interventi futuri su neoEubios.
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6 - Conclusioni. La riqualificazione energetica degli elementi opachi di tipologia “a cassa vuota” risulta una pratica particolarmente efficace dal punto di vista energetico e consente di diminuire sensibilmente i costi di gestione degli immobili. L’utilizzo dell’insufflaggio di materiale coibente combinato con altri interventi di isolamento garantisce il raggiungimento di prestazioni termiche molto elevate, consentendo più agevolmente il rispetto dei requisiti della normativa regolante l’incentivazione fiscale degli interventi edilizi e limitando allo stesso tempo l’aumento dello spessore totale delle pareti. L’intervento deve in ogni caso essere progettato in maniera approfondita senza trascurare nessuna delle problematiche che possono sorgere, prime fra tutte la formazione di muffa superficiale e la condensazione interstiziale. In particolare i calcoli numerici riportati in questo lavoro, così come le valutazioni espresse, sono da intendersi come solamente indicativi e vanno verificati singolarmente caso per caso, con particolare attenzione alla scelta delle corrette condizioni al contorno. A seconda delle necessità della Commitenza e a seconda del contesto edilizio (condominio, villa singola ecc…) si possono perseguire soluzioni distinte che consentono di progettare una stratigrafia e i rispettivi nodi edili che consentano di coniugare al risparmio energetico la salubrità ambientale e, in sinergia con gli impianti tecnologici, il comfort interno degli occupanti.
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* Ing. Alessandro Ziletti Termotecnico, Consulente energetico Casaclima, EGE Certificato, operatore termografico di II livello. Studio di Ingegneria Ziletti (Brescia). Svolge attività professionale come consulente nella progettazione edile e come progettista di impianti occupandosi inoltre di monitoraggio di performance impiantistiche e parametri microclimatici interni di edifici adibiti a diverse destinazioni d’uso 7 - Bibliografia. DDUO 18546:2019 Regione Lombardia UNI EN ISO 13788:2013. Prestazione igrotermica dei componenti e degli elementi per edilizia - Temperatura superficiale interna per evitare l’umidita’ superficiale critica e la condensazione interstiziale - Metodi di calcolo UNI EN 15026:2008. Prestazione termoigrometrica dei componenti e degli elementi di edificio - Valutazione del trasferimento di umidità mediante una simulazione numerica UNI EN ISO 10211:2018. Ponti termici in edilizia - Flussi termici e temperature superficiali Calcoli dettagliati UNI/TR 11552:2014. Abaco delle strutture costituenti l’involucro opaco degli edifici - Parametri termofisici
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UNO STRUMENTO PER CAPIRE L’EFFETTO DEL RIVERBERO: IL CORRIDOIO FONOASSORBENTE a cura di * Veronica Amodeo, Fabio Brocchi, Massimiliano Lunardi, Andrea Pavoni Belli, Simone Secchi
Premessa La qualità acustica degli ambienti di vita è oggetto di studi da molti anni ma ancora oggi, nonostante le conoscenze ed il quadro legislativo e normativo siano molto evoluti soprattutto nell’ultimo decennio, nella progettazione edilizia e nell’allestimento ed arredo degli ambienti interni si dimostra scarsa sensibilità a questa tematica. Risale a marzo 2020, con la pubblicazione della norma UNI 11532-2 relativa alla qualità acustica degli ambienti scolastici, l’ultima importante novità in materia. Questa norma, la cui applicazione è resa cogente dal DM 11 ottobre 2017 sui Criteri Ambientali Minimi per le opere di nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici, specifica i valori limite del tempo di riverberazione e di altri parametri acustici relativamente a diverse tipologie di ambienti scolastici. Recenti verifiche eseguite dagli autori [1 – 4] dimostrano che ancora oggi una grande quantità di edifici scolastici in Italia sono realizzati ed arredati senza tenere conto delle esigenze di controllo della riverberazione sonora. Questo è conseguenza della scarsa conoscenza e sensibilità alla materia non solo da parte degli utenti ma anche, spesso, degli stessi progettisti degli interventi edili. A questo riguardo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Il Comune di Firenze e l’azienda Manifattura Maiano S.p.A. hanno finanziato tra il 2018 ed il 2019 una ricerca svolta dai Dipartimenti di Architettura, di Ingegneria Industriale e di Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze il cui scopo era sia indagare sulla relazione tra disturbo acustico e percezione ed apprendimento del messaggio parlato negli ambienti didattici, sia sensibilizzare alunni, insegnati, cittadini e progettisti sulla problematica della riverberazione sonora negli ambienti di vita [5]. Nell’ambito di un seminario ed una mostra svoltasi a conclusione
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della ricerca [6], è stata realizzata un’installazione temporanea per dimostrare l’effetto della riverberazione sonora sulla comprensione del messaggio parlato e sulla propagazione sonora in ambienti confinati. L’installazione, che è rimasta visibile e fruibile per tutto il mese di settembre 2019, è stata realizzata nell’atrio del Palazzo San Clemente dell’Università di Firenze ed è stata visitata da moltissimi studenti e docenti della scuola di Architettura di Firenze che hanno potuto apprendere “dal vivo” l’effetto della riverberazione sonora. In questo articolo vengono descritti gli studi preliminari, la realizzazione e l’effetto finale di questa installazione denominata “corridoio fonoassorbente” [6] che consiste in un breve corridoio interamente rivestito all’interno di materiale fonoassorbente e posto in comunicazione con l’ambiente circostante (l’atrio del palazzo San Clemente) da due aperture prive di porte. Lo scopo era quello di invitare tutti i frequentatori del palazzo, sede della biblioteca di Scienze Tecnologiche dell’Università di Firenze, a percorrere questo breve corridoio sperimentando la differente percezione sonora tra l’ambiente interno e quello circostante. La modellazione preliminare Preliminarmente all’effettiva progettazione esecutiva del corridoio, si è valutato quale fosse l’ipotesi distributiva che potesse minimizzare l’effetto della riverberazione all’interno dello stesso. Sono state pertanto valutate due configurazioni differenti: nella prima si sono posizionate le porte sui lati corti contrapposti del corridoio, mentre nella seconda sono state posizionate su uno stesso lato lungo del corridoio. In entrambe le ipotesi, le porte di accesso ed uscita dal corridoio erano mantenute aperte, ovvero come semplici forature, al fine di dimostrare l’effetto della sola riverberazione interna.
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Figura 1 – A sinistra, schema della prima opzione: aperture posizionate sui lati corti contrapposti; a destra, schema della seconda opzione: aperture posizionate sul medesimo lato lungo. Mediante il software raytracing Ramsete® sono state simulate entrambe le configurazioni, posizionando il corridoio all’interno di un ambiente che rappresentasse l’atrio dell’edificio che avreb-
be dovuto contenere il tunnel. Si riportano nella tabella 1 i valori dei coefficienti di fonoassorbimento assegnati alle diverse superfici.
Tabella 1 - Valori dei coefficienti di fonoassorbimento assegnati alle diverse superfici per la simulazione della risposta acustica all’interno del corridoio. Il potere fonoisolante delle pareti del corridoio è stato considerato sufficientemente alto (40 dB) a tutte le frequenze così da escludere la trasmissione attraverso le pareti e valutare unicamente il contributo diffratto dalle aperture del tunnel. A seguito di alcune valutazioni preliminari, la scelta si è orientata sull’ipotesi con porte contrapposte, soluzione che peraltro consente di caratterizzare al meglio il corridoio come uno
spazio di passaggio. Si riporta di seguito l’andamento del Tempo di Riverberazione, TR, valutata nei punti più interni del corridoio.
Tabella 2 – tempo di riverberazione medio stimato all’interno del corridoio fonoassorbente. Si riporta in Figura 2 la mappatura del livello di pressione all’interno del corridoio e nell’area circostante (l’atrio del palazzo) in caso di sorgente posizionata internamente al corridoio,
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valutato in dB(A). Si nota in maniera evidente la “fuoriuscita” rumorosa attraverso le porte del corridoio in diagonale lungo l’ambiente.
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Figura 2 – Mappatura del livello di pressione sonora in dBA con sorgente posta all’interno del corridoio.
Descrizione dell’opera L’atrio del Palazzo di San Clemente (XVII sec.), attuale sede della biblioteca di Scienze Tecnologiche dell’Università degli Studi di Firenze, è stato individuato come spazio dove collocare il corridoio fonoassorbente poiché, grazie alle sue caratteristiche geometriche e al suo volume (che lo rendono un ambiente fortemente riverberante), chi lo attraversa ha immediatamente la percezione dell’efficacia del trattamento acustico nel passaggio dall’atrio al percorso interno del corridoio. La struttura del corridoio è stata costruita con sistema “a secco” utilizzando guide e montanti in acciaio che supportano sul lato esterno singole lastre standard in cartongesso (densità 700 kg/m3; spessore 1,25 cm). Nell’interno del corridoio sono stati inseriti (su pareti e soffitto) pannelli fonoassorbenti aventi
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dimensioni 60 x 120 cm della gamma Sintherm FR Sound Control della ditta Manifattura Maiano S.p.A. (www.maiano.it) (densità: 40 kg/m3; spessore 5 cm) in fibra di poliestere riciclata da flaconi di plastica (PET). Si tratta di pannelli ottenuti da fibre cardate e coesionate termicamente senza additivi chimici, classificati come rifiuti non pericolosi che, se non inquinati da altri materiali, possono essere recuperati totalmente per il riciclo e il riuso. I pannelli sono inoltre conformi ai requisiti previsti per il rispetto dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) indicati dal D.M. 11 ottobre 2017 per i materiali impiegati in edilizia. Dal punto di vista eco-tossicologico la salubrità del materiale è garantita dalla certificazione Oeko-tex che assicura l’assenza di sostanze pericolose nei prodotti tessili a contatto con la pelle.
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Figura 3 – pianta e prospetto del corridoio fonoassorbente
Figura 4 – Il materiale (fibra poliestere) utilizzato per il rivestimento interno del corridoio
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La Figura 5 riporta il valore del coefficiente di assorbimento acustico as misurato in camera riverberante in accordo con la norma UNI EN ISO 354:2003.
Di seguito le immagini interne ed esterne del corridoio fonoassorbente.
Figura 6 – foto dell’interno e dell’esterno del corridoio fonoassorbente realizzato nell’atrio di palazzo San Clemente dell’Università di Firenze Risultati delle misure Mediante le misurazioni condotte con registratore digitale e microfono per campo diffuso sono stati ottenuti i valori di tempo di riverbero sia dell’ambiente “atrio” esterno che all’interno del corridoio fonoassorbente.
Figura 5 – Coefficiente di assorbimento acustico dei pannelli utilizzati per il rivestimento interno del corridoio
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Figura 7 - Pianta dell’atrio di palazzo San Clemente dell’Università degli Studi di Firenze, con il corridoio fonoassorbente. I risultati sono stati esaminati valutando, mediante il software Aurora, le registrazioni dei file .wav registrati con campionamento a 48kHz/24bit. Considerata la pressoché immediata diminuzione del livelli di pressione sonora nelle diverse bande di frequenza, si è optato per
valutare il tempo di riverberazione mediante il parametro EDT “Early Decay Time”, ovvero la pendenza della retta estrapolata dalla curva di decadimento del livello di pressione sonora nel tempo, valutata nell’intervallo tra 0dB e 10dB al di sotto del livello iniziale dell’impulso.
Figura 8 – Variazione in frequenza del tempo di decadimento iniziale (EDT) all’esterno (M1, M2) ed all’interno del corridoio fonoassorbente (M3, M4).
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Risulta chiaro come la riduzione del tempo di riverberazione misurata produca, all’interno del corridoio fonoassorbente, un’area localizzata che presenta caratteristiche acustiche sensibilmente differenti rispetto al resto dell’ambiente. Si osserva inoltre un significativo miglioramento del tempo di riverbero, rispetto a quanto valutato in fase previsionale. Tale disallineamento, nello specifico alle basse frequenze, può esser dovuto sia alle caratteristiche non uniformi di fonoisolamento delle pareti del corridoio, sia ad effetti diffrattivi non prevedibili alle basse frequenze, dovuti alle aperture contrapposte. Osserviamo tuttavia che lo scarto tende a ridursi alle alte frequenze, dimostrando quindi la robu-
stezza del modello previsionale, per il range di frequenze di interesse (specificatamente, nell’intorno tra i 500Hz e i 1000Hz). L’effetto del corridoio sulla comprensione del parlato Per testimoniare la sensazione percepita, entrando e uscendo dal corridoio fonoassorbente, sono state effettuate alcune prove e misurazioni, delle quali si riportano le due più significative. Una prima prova è consistita nel posizionare la sorgente sonora emittente un rumore stazionario rosa in un punto nell’atrio (A) e stabilire un tragitto dell’operatore con microfono passante da fuori a dentro al corridoio fonoassorbente (Figura 9).
Figura 9 – Schema che indica il posizionamento della sorgente e il percorso intrapreso (fuori-dentro-fuori dal tunnel) durante le misurazioni.
Una volta campionata la registrazione, sono stati considerati sia un frammento esterno che uno interno al corridoio e i rispettivi livelli globali in dB(A), così da determinare la differenza tra i livelli sonori dei due ambienti, utile per una sommaria valutazione del potere fonoisolante della struttura, che appare soggettivamente elevato. Di seguito si riportano i risultati ottenuti: Misura fuori dal corridoio fonoassorbente: 83 dB(A) (L); 88 dB(A) (R) Misura dentro dal corridoio fonoassorbente: 67 dB(A) (L); 68 dB(A) (R) ΔL = 16 dB (L); 20 dB (R)
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Si nota pertanto un significativo potere fonoisolante della struttura, pur in assenza di porte, in accordo con la sensazione soggettiva, anche se tale non era lo scopo della realizzazione. Sono quindi state effettuate ulteriori analisi per valutare l’effetto dell’assorbimento all’interno. Si riporta nelle Figure 10 e 11, oltre al timewave, lo spettrogramma del software Spectra Plus, nel quale è evidente il passaggio fuori-dentro-fuori il corridoio. Sono anche riportati gli spettri mediati considerando tratti privi di colpi o disturbi, sia all’esterno che all’interno.
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Figura 10 – Spettrogramma generato con il software Spectra Plus, considerando tratti privi di colpi o disturbi, con evidenziato un segmento della registrazione eseguita all’esterno del tunnel.
Figura 11 - Spettrogramma generato con il software Spectra Plus, considerando tratti privi di colpi o disturbi, con evidenziato un segmento della registrazione eseguita all’interno del tunnel. Nella Figura 12 è riportato lo spettrogramma (Visible Speech) eseguito con il software Praat, con analisi a banda costante (FFT), del rumore rosa. Si di-
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stingue chiaramente il passaggio fuori-dentro-fuori ed è evidenziata la frequenza al di sotto della quale si presentano i disturbi (296.6 Hz)
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Figura 12 – Visible Speech eseguito con il software Praat, analisi a banda costante (FFT), del rumore rosa, durante l’intero percorso: fuori-dentro-fuori dal tunnel (evidenziata la frequenza con i disturbi, 296.6 Hz). In una seconda prova, un oratore, indossando il sistema digitale di acquisizione (registratore e cuffie microfoniche), ripercorreva lo stesso tratto mentre pronunciava ad alta voce alcune frasi relative al funzionamen-
to del corridoio fonoassorbente; contemporaneamente, nell’atrio, la sorgente sonora emetteva un rumore di chiacchiericcio (Link al video on line: https://www.youtube.com/ watch?v=A5MYeSwcR-8&feature=youtu.be).
Figura 13 - Visible Speech eseguiti con il software Praat, analisi a banda costante (FFT), della voce narrante durante l’intero percorso: fuori-dentro-fuori dal tunnel.
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Nonostante questo software non nasca per misure acustiche bensì fonetiche, nel sonagramma di Figura 13 che rappresenta l’intera registrazione del parlato dell’oratore mentre compie il percorso fuori-dentrofuori (e pertanto molto compresso), si osserva nella parte centrale il discorso pronunciato all’interno del tunnel, nel quale gli elementi fonetici, i singoli foni vocalici pronunciati, appaiono ben definiti e facilmente distinguibili, mentre; a destra e a sinistra, all’esterno del tunnel, siano meno definiti e vengano mascherati da una specie di nebbia. Analizzando lo spettro della registrazione, è stato poi selezionato un frammento pronunciato all’esterno dell’installazione, nell’atrio d’ingresso, ed uno all’interno, nel tunnel; successivamente sono stati calcolati i sonogrammi di questi due frammenti, confrontando i fonemi pronunciati fuori con quelli pronunciati dentro. Nei due frammenti vengono pronunciati rispettivamente le frasi “l’effetto del fonoassorbimento” e “che rivestono pareti e soffitto”. Nella Figura 14 è descritta la frase pronunciata dentro mentre nella Figura 15 la frase pronunciata fuori. Si può osservare come nel tracciato dentro i foni siano perfettamente definiti nella loro durata. Considerando ad esempio due foni simili derivanti da consonanti occlusive, come i “TO” presenti alla fine dei sonogrammi delle due frasi in Figura 14 e Figura 15, è evidente come il primo risulti più nitido del secondo, dove troviamo una sorta di nebbia, come già
segnalato analizzando la figura 11. Questa differenza di definizione del grafico, tra interno quasi anecoico ed esterno molto riverberante, mostra come la riverberazione abbia influenzato la ricezione del discorso pronunciato: quando il tempo di riverbero è elevato, i foni sono disturbati e anche la comprensione risulta disturbata. Considerando la conformazione del corridoio, direttamente collegato con l’ambiente contenitore (atrio), ossia in assenza di porte, e i risultati ottenuti nella prima prova, che evidenziano l’esistenza di un significativo fonoisolamento tra i due ambienti, risulta evidente come il materiale assorbente utilizzato, associato ad un rivestimento in lastre di cartongesso, presenti buone qualità fonoisolanti oltre a quelle fonoassorbenti. Inoltre, è emerso come questo materiale abbia un ruolo significativo nella percezione del messaggio vocale da parte di un oratore che si trovi al suo interno, dando una maggior definizione ai fonemi emessi. Una nota storica: l’uso del sonagramma per l’analisi del parlato Il “sonagramma” (detto anche Visible Speech) trae la sua origine da uno strumento degli anni ‘60, il Sonagraph, della Kay Elemetrics, nato primariamente per lo studio della voce a fini clinici e per il riconoscimento vocale per scopi giudiziari (perizie foniche, verifica della corrispondenza della voce tra due soggetti, solitamente un “ignoto” che effettuava telefonate estorsi-
Figura 14 - Sonagramma della registrazione effettuata dentro il corridoio fonoassorbente.
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Figura 15 - Sonagramma della registrazione effettuata fuori dal corridoio fonoassorbente. ve o minacciose e un imputato). Poi la stessa Kay aveva prodotto, anni 80-90, uno strumento digitale, con scheda audio, dal costo enorme (20 milioni di lire). Infine, con la potenza crescente dei PC sono apparsi software in grado di fare i sonagrammi (sonogrammi, spettrogrammi, Visible Speech, sono tutti sinonimi). Il sonagramma, così come viene utilizzato per lo studio della voce, è un diagramma tridimensionale, con in ascissa il tempo, in ordinata la frequenza in Hz e sulla terza dimensione il livello in dB, reso con gradazioni di grigio o in differenti colori. Può essere rappresentato utilizzando per le frequenze lo spettro FFT, a banda costante, o uno spettro a banda percentuale costante (ad esempio in 1/3 di ottava) ma questa rappresentazione è più utile per l’analisi del rumore e non della voce. Per lo studio della voce, particolarmente dei fonemi, viene utilizzata un’analisi FFT a banda larga (300 Hz, come lo storico Sonagraph) che evidenzia le formanti e non le singole armoniche, come invece avverrebbe con un’analisi a banda fine, a 1 Hz, utile ad es. per studiare il timbro degli strumenti musicali ma non per lo studio della voce. Avendo poi il sonagramma, come lunga serie di spettri, è possibile calcolare lo “spettro dello spettro” (detto Cepstrum, anagramma di Spectrum), con il quale si ricava il valore in Hz delle formanti (delle vocali), rappresentando il segnale sulla scala
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delle Quefrenze (anagramma di Frequenze), operando un Lifter (anagramma di Filter), ottenendo lo Spettro Liftrato! Il sig. Bogert, che l’ha introdotto nel 1963, ha inventato i termini come anagrammi di termini consueti. C’è anche la Saphe, che sarebbe la Phase nel dominio delle Quefrenze. Mediante tale algoritmo (o in alternativa il Predittore Lineare, LPC) è possibile misurare la frequenza fondamentale del parlato (Pitch, F0) e le formanti dei fonemi, F1, F2, F3, etc. (essenzialmente, delle vocali) che caratterizzano innanzitutto le singole vocali (es. la F1 della /A/ è circa 600 Hz, la F1 della /I/ è circa 300 Hz) e in secondo luogo l’identità del parlatore, caratterizzabile mediante un calcolo statistico su numerose occorrenze delle vocali. Una fase importante e spesso difficoltosa è la cosiddetta “etichettatura” dei sonagrammi, consistente nello scrivere al di sotto del tracciato i fonemi (e quindi le parole) effettivamente pronunciate. Spesso in una conversazione non vengono realmente pronunciati tutti i fonemi che costituiscono le parole, ricostruiti da un processo mentale: esempio, nel tracciato di figura 12, nella parola fonoassorbimento la A non viene pronunciata dal parlatore (e quindi non compare nel sonagramma) ma mentalmente la parola viene percepita come se fosse realmente pronunciata. Questa “ricostruzione mentale” si attua a
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livello di lingua madre sino dalla più tenera infanzia mentre risulta difficoltosa apprendendo una lingua straniera in età avanzata (ambito scolastico), particolarmente per le lingue quali l’inglese nelle quali non tutti i fonemi che costituirebbero la pronuncia corretta di una parola vengono realmente pronunciati. Un’altra situazione particolare riguarda le consonanti doppie. Per le consonanti occlusive, quali la /T/, ad esempio, si ha un tracciato visibile nel sonagramma come un brevissimo impulso verticale mentre la doppia /T/ non appare come un doppio impulso bensì come un silenzio tra l’impulso e la vocale successiva di durata superiore rispetto a una /T/ semplice. Nella parola atto, se digitalmente si riduce il tempo tra l’impulso della /T/ e la vocale successiva /A/, si percepisce senza ombra di dubbio la parola ato. Le doppie vocalizzate (M, N, …) o sibilanti (S, F, …) appaiono invece come un tracciato più lungo rispetto al fonema singolo. Un’ultima considerazione: il sonagramma, ideato da Kersta per analisi della voce a scopo giudiziario (perizie foniche, tanto che diceva “datemi una voce e vi darò un volto”), in realtà non è sufficiente per determinare l’identità di un parlatore sospettato ad es. di telefonate anonime in caso di sequestri, estorsioni e simili. Innanzitutto, è necessario che il sospettato pronunci le medesime frasi contenute nella telefonata anonima, registrate con il “prelievo del saggio fonico”, cosa non sempre possibile e in secondo luogo il confronto dei tracciati dei cosiddetti ignoto – noto può portare a conclusioni fuorvianti. Tracciati simili indicano innanzitutto trattarsi della medesima frase, anche se pronunciata da parlatori diversi e solo da particolari quali la durata ad es., delle /T/ o la transizione delle formanti nei dittonghi si può acclarare una presumibile corrispondenza. La metodologia attualmente più affidabile è basata sull’analisi statistica multivariata delle formanti delle vocali (Mahalanobis e simili), che non richiede la presenza delle stesse frasi ma solo un consistente numero di elementi fonetici (almeno 10 /A/, 10 /E/, etc.), tratte dalla comunicazione anonima e da una qualsiasi registrazione della voce del sospettato, unite poi ad analisi su elementi temporali. Occorre poi considerare che spesso la registrazione dell’ignoto è viziata da una scarsa qualità elettroacustica, sia nel caso di telefonate anonime, nelle quali il parlatore altera volutamente la propria voce, sia nel caso di intercettazioni ambientali, nelle quali è spesso presente un elevato rumore di fondo. In ogni caso, difficilmente
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la perizia fonica si conclude con una similitudine al 100%, anche nel caso sperimentale della stessa frase pronunciata a distanza di tempo dal medesimo parlatore, tanto che in ambito giudiziario viene considerata un indizio, più che una prova, anche se in certi casi si tratta dell’unico elemento di giudizio. Veronica Amodeo, Simone Secchi, Dipartimento di Architettura, Università di Firenze. Fabio Brocchi, Istituto per i Processi Chimico-Fisici - IPCF Sede Secondaria Pisa. Massimiliano Lunardi, Manifattura Maiano S.p.A. Andrea Pavoni Belli, Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica INRIM, Torino Ringraziamenti Il corridoio fonoassorbente è stato realizzato da Manifattura Maiano S.p.A. su un’idea progettuale degli scriventi. La mostra nel cui ambito è stato realizzato il corridoio è stata organizzata grazie al supporto della Biblioteca di Scienze Tecnologiche dell’Università di Firenze. Riferimenti 1. S. Secchi, A. Astolfi, G. Calosso, D. Casini, G. Cellai, F. Scamoni, C. Scrosati, L. Shtrepi, Effect of outdoor noise and façade sound insulation on indoor acoustic environment of Italian schools, Applied 2. G. Brambilla, D. Casini, G. Cellai, S. Delle Macchie, S. Secchi, L’esposizione al rumore da traffico stradale delle scuole fiorentine, in Atti del 44° Convegno nazionale dell’Associazione Italiana di Acustica, Pavia, Italy; 06/2017 3. S. Secchi, The Effect Of Outdoor Noise On Italian Schools, ScienceTrends, February 21, 2018, https://sciencetrends.com/effect-outdoor-noiseitalian-schools/ 4. S. Secchi, S. Delle Macchie, G. Cellai, La qualità acustica delle scuole del Comune di Firenze, in Atti del 45° Convegno Nazionale dell’ Associazione Italiana di Acustica, Aosta, 20-22 giugno 2018 5. G. Vettori, S. Secchi, L. Bigozzi, Performance di memoria di lavoro verbale in differenti condizioni di qualità acustica. In: XXVIII Congresso Nazionale AIRIPA, I disturbi dell’apprendimento, Ferrara, 2728 settembre 2019, Giunti O.S., pp. 70-71. 6. The Sound of Silence, inziativa promossa dalla Biblioteca di Scienze Tecnologiche dell’Università degli Studi di Firenze (https://www.sba.unifi.it/p1738.html).
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SUPERBONUS 110% : SOGNO O REALTA’ ??? di * Daniela Petrone
PREMESSA Al grido dello slogan “tutto gratis” assistiamo ad una partenza a rilento e piuttosto confusa della macchina superbonus. L’interesse è alto quanto le incertezze tecniche e fiscali. La partenza con l’Agenzia delle Entrate è fissata al 15 ottobre, data in cui sarà possibile inviare la comunicazione, sulla base dei modelli approvati con il provvedimento dell’8 agosto 2020, per esercitare l’opzione della cessione del credito. Intanto, i decreti non sono ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale e girano informazioni contrastanti sull’approvazione degli stessi da parte della Corte dei Conti. Che il Superbonus possa essere una grande occasione per rilanciare il settore dell’edilizia e per riqualificare il nostro vetusto patrimonio immobiliare, lo abbiamo già scritto e ne siamo consapevoli, ma troppi ostacoli rendono difficile e complesso l’avvio. In questo articolo proviamo a fare il punto su quali siano i gli aspetti prioritari da risolvere analizzando gli attuali ostacoli causa dello stallo totale a cui assistiamo nel settore dell’edilizia.
mo a tutto noi” di strutture e società figlie del superbonus. Occorre un quadro definito in cui tutti soggetti sappiamo cosa, quando e come devono produrre per ottenere il superbonus. Altro aspetto sono i tempi. L’ostacolo dei tempi è legato a due aspetti, la durata del superbonus stesso ad oggi , nonostante si parli di un’estensione al 2024 o addirittura di una modifica temporale che renda il superbonus strutturale, è fissata con certezza a dicembre 2021. Siamo praticamente ad ottobre 2020 e il superbonus non entrato nel vivo della sua applicazione, come si può pensare di riuscire a riqualificare interi condominio in un anno e pochi mesi? Proprio i condomini hanno il problema dei tempi decisionali, il passaggio in assemblea in tempi di Covid 19 non è così scontato. La pandemia, che stiamo vivendo, ha infatti bloccato le assemblee condominiali con condomini che ancora attendono l’approvazione del bilancio 2019. Inoltre, il condominio interessato al superbonus deve essere consapevole che dovrà antici-
OSTACOLO N.1 : L’attesa e i tempi L’attesa di avere un quadro tecnico e fiscale definito e certo logora. Logora tutte le categorie, dal progettista al commercialista, dalle imprese alle banche. Timide iniziative di studi di prefattibilità, di circolari per regolamentare la cessione del credito e tanti slogan “pensia-
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pare delle spese, in particolare le spese del tecnico che dovrà constatare la fattibilità tecnica degli interventi di riqualificazione, sia in termini di assenza di abusi sia in termini di salto di due classi, che significa, diagnosi energetica con elaborazione dell’APE convenzionale pre, analisi dello stato di fatto delle stratigrafie delle parti opache e individuazione dell’intervento più idoneo da effettuare.
delle leggi e decreti riguardanti le detrazioni fiscali di qualunque percentuale ma è nell’ esistenza di alcune norme specifiche sulla questione, e sono le seguenti: • D.M. Finanze 41/1998 art. 4 relativo alle agevolazioni fiscali sull’originario Bonus Ristrutturazioni • Art. 16-bis del D.P.R. 917/1986 (il comma 9 rinvia alle disposizioni del D.M. Finanze 41/1998) • Art. 49 del D.P.R. 380/01 (Testo Unico Edilizia); • Art. 50 del D.P.R. 380/01 (Testo Unico Edilizia); Se guardiamo l’elenco delle leggi e le loro date di emissione è evidente che il problema non è nuovo, ma ma trova ora particolare terreno di discussione perché a fronte di un incentivo/ detrazione così elevato, superiore addirittura alla spesa c’è una particolare attenzione al tema dei controlli con un numero elevato di adempimenti e asseverazioni che hanno portato ad innalzare il livello di attenzione sulla sussistenza dei requisiti per fruire delle agevolazioni. Oltre al fatto che, poiché i primi destinatari di questo 110% sono proprio i condominio, parliamo di interventi di più ampia scala ed entità rispetto al singolo appartamento e alla tipologia di intervento stesso che dunque richiedono titoli abilitativi di più alto livello.
Poiché la signora Maria ha colto lo slogan “ristrutturare gratis”, sarà piuttosto reticente nel comprendere che proprio tutto gratis non è… inoltre anche se le spese del tecnico sono detraibili e incluse nel superbonus, lo studio di fattibilità iniziale è una spesa da affrontare subito per capire se si è nella condizione di poter accedere al superbonus, quindi può essere un acconto che poi si procede nella pratica del 110% o una vera e propria spesa se lo studio di fattibilità dà esito negativo. Se anche i condomini hanno consapevolezza di dover sostenere delle spese iniziali e sono d’accordo nel riqualificare il proprio edificio, si pone il problema del tempo legato alla disponibilità di questa somma. Spesso gli amministratori di condominio non dispongono di somme a disposizione per spese extra e occorre quindi un ulteriore passaggio in assemblea per approvare la nuova spesa.
Il primo decreto, “Regolamento recante nor me di attuazione e procedure di controllo di cui all’articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, in materia di detrazioni per le spese di ristrutturazione edilizia. (GU Serie Generale n.60 del 13-03-1998)”, ancora in vigore, condiziona l’accesso alle detrazioni fiscali all’esecuzione conforme delle opere edilizie oggetto di intervento;
OSTACOLO N.2 : la conformità urbanistica Quando il condominio a seguito della/e assemblea/e ha deliberato la disponibilità di spesa per procedere con il superbonus, il professionista inizia la sua prestazione che parte con una verifica della conformità urbanistica, condizio sine qua non per l’accesso al superbonus. La domanda che si sono posti in tanti, non solo i non addetti ai lavori è la seguente: come mai c’è l’obbligo di questa verifica che con le precedenti detrazioni, eco bonus, bonus casa e altro non c’era? Dove è scritto nel testo dei decreti del superbonus che questa verifica è fondamentale per l’applicabilità o meno del bonus stesso? La risposta non è da rintracciare in nessuna
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Il secondo decreto “Detrazione delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici” ha introdotto le detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia, ex 36% strutturale divenuto poi 50%, e rinvia espressamente al D.M. Finanze 41/1998. Veniamo poi all’articolo 49 del testo unico dell’edilizia che riportiamo di seguito per intero.
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Art. 49 (L) - Disposizioni fiscali
rametro delle singole unità immobiliari non costituisce violazione edilizia se contenuto entro il limite del 2 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo.
(Legge 17 agosto 1942, n. 1150, art. 41-ter) 1. Fatte salve le sanzioni di cui al presente titolo, gli interventi abusivi realizzati in assenza di titolo o in contrasto con lo stesso, ovvero sulla base di un titolo successivamente annullato, non beneficiano delle agevolazioni fiscali previste dalle nor me vigenti, né di contributi o altre provvidenze dello Stato o di enti pubblici. Il contrasto deve riguardare violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che eccedano per singola unità immobiliare il due per cento delle misure prescritte, ovvero il mancato rispetto delle destinazioni e degli allineamenti indicati nel programma di fabbricazione, nel piano regolatore generale e nei piani particolareggiati di esecuzione.
2. Fuori dai casi di cui al comma 1, limitatamente agli immobili non sottoposti a tutela ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, costituiscono inoltre tolleranze esecutive le irregolarità geometriche e le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, nonché la diversa collocazione di impianti e opere interne, eseguite durante i lavori per l’attuazione di titoli abilitativi edilizi, a condizione che non comportino violazione della disciplina urbanistica ed edilizia e non pregiudichino l’agibilità dell’immobile. 3. Le tolleranze esecutive di cui ai commi 1 e 2 realizzate nel corso di precedenti interventi edilizi, non costituendo violazioni edilizie, sono dichiarate dal tecnico abilitato, ai fini dell’attestazione dello stato legittimo degli immobili, nella modulistica relativa a nuove istanze, comunicazioni e segnalazioni edilizie ovvero con apposita dichiarazione asseverata allegata agli atti aventi per oggetto trasferimento o costituzione, ovvero scioglimento della comunione, di diritti reali.
2. È fatto obbligo al comune di segnalare all’amministrazione finanziaria, entro tre mesi dall’ultimazione dei lavori o “dalla segnalazione certificata di cui all’articolo 24”, ovvero dall’annullamento del titolo edilizio, ogni inosservanza comportante la decadenza di cui al comma precedente. 3. Il diritto dell’amministrazione finanziaria a recuperare le imposte dovute in misura ordinaria per effetto della decadenza stabilita dal presente articolo si prescrive col decorso di tre anni dalla data di ricezione della segnalazione del comune.
Tornando all’art. 49 del Testo Unico dell’Edilizia, il comma 2 obbliga il Comune a segnalare all’Agenzia delle Entrate entro tre mesi dall’ultimazione lavori o dalla Segnalazione Certificata di Agibilità, le inosservanze che comportano la decadenza dell’accesso alla detrazione. Infine, il comma 3 prevede che diritto di revocare le imposte dovute per il Fisco decade con la decorrenza di tre anni dalla comunicazione inviata dal Comune. Nell’ipotesi di revoca o decadenza dei benefici/agevolazioni fiscali, il committente è responsabile anche dei danni verso aventi causa, nello specifico caso del superbonus potrebbero essere le Banche e le imprese che si accollano la cessione del credito e sconto in fattura.
4. In caso di revoca o decadenza dai benefici suddetti il committente è responsabile dei danni nei confronti degli aventi causa. Analizzando l’art. 49, è ribadita l’esclusione da qualsiasi beneficio o detrazione fiscale in casi di interventi edilizi realizzati in assenza di “Titoli abilitativi” includendoli tutti, dalla CILA, SCIA al Per messo di costruire. Unico margine di scostamento è legato alla tolleranze specifiche del 2% delle opere realizzate da quattro parametri urbanistici. Tali parametri sono poi ripresi anche dall’art. 34-bis del D.P.R. 380/2001 introdotto dal recentissimo DL Semplificazione,in particolare dall’art. 10 del D.L. 76/2020, in base al quale:
Il contenuto di questo comma è esattamente in linea con la risposta che l’agenzia delle Entrate ha dato circa la responsabilità a capo del committente in caso di cessione del credito e che trova quindi un fondamento legislativo. Insomma è evidente che il superbonus si porta dietro tutto l’apparato legislativo in materia di titoli abilitativi in ambito edilizio e urbanisti-
Art. 34-bis - Tolleranze costruttive 1. Il mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro pa-
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co, d’altronde per gli interventi previsti sarà necessario presentare un titoli abilitativo al proprio comune.
di decenni sono facilmente reperibili. E tutto questo ricade sulle spalle del professionista che con le asseverazioni si fa carico di responsabilità non dipendenti necessariamente dal suo operato.
OSTACOLO N.3 : la burocrazia Il vero problema è che tutte queste implicazioni si scontrano poi con la caratteristica, tutta italiana, di una burocrazia lenta e lunga. Basti pensare che per effettuare la verifica della regolarità urbanistico-edilizia dell’immobile è necessario richiedere allo Sportello Unico per l’edilizia l’ultimo titolo abilitativo (che contiene quindi tutte le modifiche consentite all’immobile nel corso della sua vita utile) e confrontarlo con la situazione effettiva dell’immobile per accertare che non si diano appunto difformità come ad esempio la chiusura di balconi, la ridistribuzione degli ambienti interni. In molti comuni rintracciare una pratica edilizia significa attendere mesi e non avere certezza di rintracciarla, oppure avere informazioni come il nome del costruttore o l’anno di presentazione che non sempre a distanza
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Da anni, in nome di una presunta semplificazione (che nei fatti è difficile da attuare), al professionista è richiesto sempre più di sostituirsi all’Ente Pubblico , attestando varie casistiche, tra le quali la richiesta conformita’ urbanistica. Ma poi gli stessi Enti Pubblici , spesso , non sono in grado di fornirci piani urbanistici adottati o approvati, o almeno risultano di difficile consultazione, per non parlare poi dell’accesso agli atti sulla storia dei fabbricati. Ora, perché un professionista dovrebbe assumersi la responsabilita’ di una certificazione che neanche l’Ente preposto riesce a rilasciare? * Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.
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Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
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Volume 5 Prestazioni estive degli edifici
Volume 6 Classificazione acustica delle unità immobiliari
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Volume 3 Manuale di acustica edilizia
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Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici
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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:
- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.
www.anit.it
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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XXI - n. 73 Settembre 2020 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. via Lanzone 31 20123 Milano tel 02/89415126
Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)
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