Ultimo numero di Odisseo del 2024. Questa volta non c’è un filo conduttore preciso, a parte quello di sempre, cioè la ricerca di mete sconosciute ai più, ma anche di mete risapute, viste con uno sguardo diverso. A cominciare da un viaggio in una valle al confine con la Svizzera, la Val Vigezzo, su una ferrovia centenaria che si arrampica fra montagne e laghi, con panorami spettacolari, tutti da godere. Per proseguire in Egitto, sulle orme di Alessandro Magno, a Siwa, l’oasi più remota nella terra dei Faraoni, tra laghi salati perché “resti” del mare, uliveti, sorgenti di acqua termale, templi dalla storia millenaria e un’imponente e misteriosa fortezza costruita con crosta di sale e argilla. È un America latina speciale quella che vi raccontiamo, che va dall’Uruguay all’Argentina, al Cile. Dove le donne stanno guidando lo sviluppo sostenibile, con imprese che lavorano in armonia con la natura. Chi organizza tour in bicicletta, chi produce olio, chi si occupa delle foreste pluviali, chi si è inventata passeggiate nautiche.
La natura non è la sola protagonista dell’itinerario nella Patagonia cilena, terra ai confini del mondo, paradiso della biodiversità con laghi cristallini, steppe sconfinate, mari ghiacciati, abitati da leoni marini e pinguini. Ma pure piccole città con mausolei liberty e villaggi con murales, che immortalano la vita dei pescatori. Ancora murales ma con soggetti svariati, in Italia. E’ la street art che ha trasformato Stornara, borgo del foggiano, in una galleria a cielo aperto. Che richiama visitatori e appassionati d’arte da tutto il mondo.
Ed è con un’immagine d’arte e cioè le Luci d’artista di Torino, in copertina, che auguriamo a tutti Buon Natale e uno splendido 2025.
Luisa Espanet
Direttore Odisseo
Fabrizio Lava
Presidente Neos
Imprenditrici per la natura verso la croce del sud
di Iaia Pedemonte, fotografie di Herrera, Von der Fecht, White.
Tutte le foto sono state scattate nel Parco El Impenetrabile. Nella pagina accanto, la Plazoleta Nueva Poblacion, dove ci si ferma per lo stand artigianale e la merenda. In basso, corsi di tessitura al villaggio El Pacarà.
Dalla Ruta 1, in Uruguay, fino alla fine della Panamericana tra Argentina e Cile, luoghi a sorpresa dove le donne stanno innovando comunità e ambiente.
I “corridoi blu” dei cetacei, hanno infiniti punti di avvistamento negli oceani. Ma solo in Uruguay le balene si vedono dalla spiaggia. Come a Cabo Polonio, villaggio di pirati e hyppies nella riserva per uccelli e leoni marini. Poco a sud Rosario Tamaral, entusiasta protettrice della natura, ha ricostruito la Posada Anacahuita in palafitte e bambù. Siamo a 30 km dai grattacieli di Punta del Este, del surf e della tintarella di massa, ed ecco un’altra instancabile rinnovatrice. E’ Alicia Barbitta, che ha ingaggiato una battaglia in nome della bicicletta negli angoli più belli della regione. Ora fa pedalare dalla Rambla di Montevideo ai vigneti, da Casa Pueblo al parco del Museo di Arte Contemporanea a Punta del Este. E ha lanciato un programma di turismo per tutti, con biciclette speciali per disabili (adulti e bambini). Nelle distese lontano dal mare le aziende agricole moltiplicano progetti contro
la fragilità economica. Nella regione di Florida, a Casupà, Pique Roto ha appena vinto il riconoscimento mondiale di migliore olio extravergine nell’emisfero sud: 9mila ulivi per un modello di economia circolare e qualificazione femminile. ”Il sistema era cristallizzato su sfruttamento della manodopera artigiana, racconta la fondatrice italiana Maria Vittoria Saccarello, noi con le donne locali, contente di essere indipendenti, di formarsi e di partecipare, abbiamo fatto fare alla comunità
un passo avanti sia come sviluppo economico che culturale, attraverso esempi riproducibili, in modo equo ed eco”. Le signore del frantoio propongono visite e degustazioni, indicano i sentieri o il bosco dove perdersi a cavallo, preparano raffinate combinazioni di oli e salse nell’azienda agricola Rincon Pandora. E consigliano la sosta per la notte, in fondo a una strada polverosa, alla San Pedro de Timote, la “estancia” seicentesca più storica dell’Uruguay, un po’ club inglese, un po’ ranch, per notti da romanzo.
Al di là del Mar del Plata, nella Buenos Aires di Gardel, si scopre che il quartiere più popolare è intitolato a Rodrigo Bueno, il popolarissimo cantante argentino di “quarteto” (simile alla salsa). Ci si arriva seguendo il fiume dal Puente de la Mujer di Calatrava a Puerto Madero. Il Barrio Rodrigo Bueno è, per urbanisti e sociologi di tutto il mondo, il primo esempio d’integrazione dell’identità urbana dei migranti e di diffusione della cultura della biodiversità. Merito della cooperativa autosostenuta di quattordici simpatiche signore con il vivaio Vivera Organica, ormai esempio di cultura ambientale e sociale. Ricevono tra aula, serre, farfalle e fiori sconosciuti, musica e il miglior ristorante fusion peruviano di Baires. Dato che nel Paese del vento, la Patago-
A destra, a cavallo nei parchi di Rewildering Argentina,, visitabili anche a piedi o in barca, con undici punti di ingresso alloggi e più di 500 addetti. Nelle pagine successive, il Glamping Los Palmares propone pasti, gite in kayak e a piedi.
nia ammaliatrice di Bruce Chatwin, si viene per scoprire spazi infiniti, con lo zaino in spalla bisogna cercare le “imprenditrici per la natura” di Rewilding Argentina, uno dei progetti di conservazione più ambiziosi. Qui Sofia Heinonen, studiosa degli ecosistemi a rischio, riconosciuta dalla BBC come una delle 100 donne più influenti del pianeta, dirige quattro parchi, che coprono più di un milione di ettari, con un team multidisciplinare di oltre duecento persone: “Le donne sono il 50% , ma occupano più posizioni di responsabilità e comando, lavorano nei progetti di turismo naturalistico o come guide, e questo aiuta le famiglie, perché le donne distribuiscono meglio il reddito”. Molte hanno aperto microimprese e ospitano nelle comunità. Nel remotissimo parco El Impenetrable, oasi di biodiversità nella regione del Gran Chaco, tra paludi e foresta, Margarita Ibanez tesse, Nancy fa cucinare le empanadas, Veda tinge con le erbe raccolte con voi. Al Parco Patagonia Azul, Viviana Lòpez vi porta tra steppe sull’orlo dell’oceano, altopiani e canyon ocra, uccelli marini, fari e relitti, in “passeggiate nautiche” tra le onde. Più a sud, tra I ghiacci della Terra del Fuoco si fanno spedizioni con Marie Aimé. Ma è un’altra storia.
Nella pagina accanto. Con il marchio Capsula del Monte le artigiane Margarita Ibanez, Aurelia, Gisela, Belen, tramandano l’arte della tessitura.
In basso, in senso orario: Lara Said Stieg incaricata dei pasti a Los Palmares. Uno dei sentieri del parco, non tutti percorribili in modo indipendente. Con Mabel Sardina si tingono le lane e si tesse. Zulma e le figlie nel ristorante Campo Alegre con i soffitti di palma.
Per saperne di più
Dove dormire
Cabo Polonio: Posada Anacahuita, Santa Isabel, ros.tamaral@gmail.com
Ranch storico San Pedro de Timote, Ruta 7 km 143 Cerro Colorado, www.sanpedrodetimote.com
El Impenetrable nel glamping nascosto, Gran Chaco, Patagonia, https://glampinglospalmares.com/en/home/
Dove mangiare
Nikkeiar, cucina peruviana, Barrio Rodrigo Bueno, Buenos Aires (@peruviannikkeiar.com)
Da consultare
Per la costa tra Punta del Este e il Brasile: https://turismorocha.gub.uy/en/places/ cabo-polonio
I consigli di Karen Higgs GuruGuay.com
In bici con Alicia Barbitta https://biketoursuruguay.com/en/tours/tours-enpunta-del-este/ Spostamenti dei cetacei Gruppo Ballenas UY.
Oli premiati, assaggi e gite tra gli olivi https://www.rinconpandora.com/
Tour sulla storia delle grandi donne argentine con Leticia Garziglia, @femitour.bsas
Barrio Rodrigo Bueno con la guida Elisabeth Cuenca, @broteli.tours.ok
Parchi di Rewilding, Argentina https:// www.rewildingexperience.com/en
Imprenditrici per natura https://emprendedorespornaturaleza.org/
Patagonia Azul con Viviana Lopez a Islas Blancas e al Faro Isla Leones @viento azul e @parquepatagoniaazul https://www. rewildingargentina.org/patagoniaazul
Nelle pagine precedenti, il Bermejo, uno dei fiumi mistici, navigabile da Puerto San Jorge, vicino al camping La Fidelidad. In alto, la colazione in terrazzo al Glamping El Bermejito nella foresta di Chacoan. Nella pagina accanto, Zulma Arganaraz ed Estela Castellano cucinano sotto la tradizionale “patilla” di La Armonia.
Stornara vola nell’arte
di Enrica Simonetti, fotografie di Nicola Amato
In questa pagina e nelle seguenti, alcuni murales di Stornara: sono ormai 132 nel piccolo borgo pugliese.
Un piccolo centro del Foggiano si colora di murales creati da artisti di tutto il mondo e diventa la capitale della Street Art.
C’è un paese che è un’onda di colore. Un solo stradone centrale, un’unica scuola, meno di seimila abitanti, case basse e tutto intorno i campi del Tavoliere delle Puglie. Il grano che d’estate ondeggia dorato sotto il sole mentre d’inverno è una pianura immensa, verde, magnifica e solitaria. Un mondo antico, sembrerebbe, con gli anziani del borgo seduti sulle panchine che ti salutano quando passi, con il forno e l’odore del pane appena cotto. Eppure... la sorpresa è che, camminando, già all’ingresso del paese una scimmia pazza indica la parola “Rivoluzione”. Una parola che sembra la metafora di questo piccolo centro del Foggiano, capace di trasformare la sua storia. Ve l’immaginate una meta internazionale dell’arte di strada nella Puglia delle campagne? Ecco la storia rinata di Stornara, una meta tutta da scoprire, fatta di emozioni: i murales sono ovunque e hanno
reinventato l’idea di questo borgo, che forse non avrebbe avuto tanto significato se non fosse nata l’idea artistica di aprirsi alla Street Art. I contrasti sono a ogni angolo e lasciano senza fiato. Un bellissimo volto di donna dalla pelle blu compare alle spalle della statua di San Rocco e la gita al “museo” a cielo aperto è di quelle memorabili per chi ama viaggiare tra fantasia e realtà.
Passeggiamo e ci guardiamo attorno, tra i muri delle case, gli archi e la piazza: volti di bambini, sagome di planetari, voli di
uccelli e lingue colorate sono alcuni dei protagonisti di un percorso impensabile tra immagini che svelano mondi lontani. I tre leoni che si guardano occupano il muro della strada in cui una signora trascina il carrello della spesa; mentre attorno spuntano murales colmi di chiome, teschi e persino una tartaruga immaginifica che sembra farti ripiombare nell’era mesozoica. Bisogna lasciarsi prendere dalle immagini e dalle tinte fortissime ancora prima di conoscere i nomi degli artisti internazionali che qui hanno operato o i numeri dei murales che ormai sono altissimi, ben 132 in tutto, con molti nuovi arrivi in programma per il nuovo appuntamento con il Festival internazionale “Stramurales”.
Come si sia arrivati a dipingere una città, che non spiccava per bellezza architettonica, è la storia bella da raccontare, un percorso creativo che vale più di mille convegni sulla “valorizzazione” di cui si straparla e si “strapontifica”. Qui, invece si... “stramuralizza” e l’idea in nuce prende le mosse da un sogno, anzi da più sogni correlati. Ne parla Lino Lombardi, creatore di “Stramurales”, che torna indietro nel ricordo di un concorso di pittura nato quando frequentava le scuole
medie: è stato il primo momento in cui il paese ha respirato l’arte. E’ stata la genesi
del colore e sono passati decenni prima di giungere all’arcobaleno di oggi, un’attrattiva turistica internazionale senza periodi di stanca, con i laboratori e i cantieri in movimento, con le nuove edizioni che richiamano artisti di mezzo mondo, con i laboratori e i mille progetti, compreso quello di una scuola internazionale di Street Art.
Alla gente del posto piace. Come pure ai tanti stranieri che qui abitano, famiglie di agricoltori arrivati per cercare fortuna nei campi, albanesi, bulgari, rumeni, marocchini, nigeriani. E mentre noi perdiamo tempo a discutere di ius scholae e di ius soli, qui, nelle poche classi dell’istituto comprensorio Giovanni Paolo I, dove il 40% degli alunni non è italiano, i bimbi di Stornara e di ogni nazionalità imparano a dipingere, frequentano i laboratori di Street Art, incontrano gli artisti internazionali ospitati in paese per il loro lavoro e per il festival. Il sindaco Roberto Nigro è ormai preso da un evento all’altro. Si è diffusa tanta consapevolezza e mette i brividi anche l’unica piccola biblioteca, appena nata, dedicata a Bianca e Hristo i due bambini bulgari che vivevano nella baraccopoli e sono morti in un rogo.
L’arte e la cultura fanno sognare. Sono arrivati anche molti turisti, richiamati dagli eventi e dai piccoli e grandi murales che
arricchiscono le strade anonime, ormai senza più grigiore e muri scrostati. Altro che criminalità, Stornara ha scommesso su questa forma d’arte e forse nessuno poteva immaginare un simile successo, per il quale è arrivato anche il finanziamento regionale. I prodotti locali, l’agriturismo, i cereali e la buona “vera” tavola pugliese di un tempo fanno parte della scoperta. Sì, i problemi del paese restano, ma le presenze, il turismo, sono la speranza. Torniamo a passeggiare e a meravigliarci: ecco i nomi di artisti notissimi come il romano Moby Dick o la texana Emily Ding. Avete presente l’argentino Maxi
Bagnasco, che ha firmato “Largo Maradona” a Pompei? C’è. E poi l’olandese JDL con una figura tripla di donna; il languido e ironico francese Artiste Rast con “L’amore senile”. Per non parlare di un artista bretone, Créaéro, che ha dato vita a un potente “Mondo ancestrale”, un sogno che emerge in una zona decisamente vuota di Stornara, con un rosso talmente forte che le immagini di uomo-volatile ti restano impresse. Un volo nell’infinito, capace di far pensare allo storno, l’uccello che qui vola sui campi di grano e che ha dato il nome alla città di Stornara. Perché volare si può.
Per saperne di più
Info
Festival Stramurales, Stornara Life, via Ettore Fieramosca 6, Stornara, tel. 3496031945, stornaralife@gmail.com
Dove mangiare
I cinque reali siti, ristorante-pizzeria, Via Chiesa 4, tel. 379 1638329
Dolcè, Via Ettore Fieramosca, tel. 3206399732
The Hangoover, drink & food, Piazza del-
la Repubblica, tel.3512779381
Tan.Nico, wine bar, Via Settembrini, tel. 3333517967
Dove dormire
La Massaria Agriresort, tel. 3913401010
B&B Antico Borgo, tel. 3285508079
B&B Grandone, tel. 3203169503
Casa Acito, tel. 3272582701
B&B Piazza Matteotti, tel. 3289673240
Artisti internazionali dipingono i muri della città-laboratorio di Stornara, da Moby Dick alla texana Emily Ding, all’argentino Maxi Bagnasco, all’olandese JDL.
Nella magica Siwa sulle orme di Alessandro Magno
di Alberto Siliotti, fotografie dell’autore
In basso, i datteri di Siwa considerati i migliori dell’Egitto: Nella pagina accanto, l’uso come materiale da costruzione del karshef, miscuglio di sale e sabbia sapientemente lavorato.
La più remota tra le oasi della terra dei faraoni, Siwa è anche la più speciale, diversa da tutte le altre.
In questo momento è una delle mete più di ambite e visitate dell’Egitto. Situata nel deserto occidentale, l’oasi di Siwa è caratterizzata dalla presenza di quattro laghi e di oltre duecento sorgenti circondate da un immenso palmeto con oltre 250 mila piante, i cui datteri costituiscono un importante elemento per l’economia del luogo. Un tempo era un importantissimo centro carovaniero attraverso il quale transitavano tutti i prodotti provenienti dal Mediterraneo, per essere trasportati sul Nilo e raggiungere tutte le città dell’Egitto. Nell’antichità Siwa era celebre e non solo perché in questa oasi, come racconta il grande storico Erodoto, si trovava la Sorgente del sole la cui acqua, che scaturiva dalle profondità della terra, aveva la caratteristica di essere fredda di giorno e calda di notte. Ma anche perché era la sede di uno dei più importanti oracoli, l’Oracolo del dio
Amon. Talmente famoso che nel 331 a.C. Alessandro Magno decise di fare un lungo e faticoso viaggio per consultarlo. Dato che i sovrani d’Egitto erano per definizione figli del dio, pretendeva che fosse riconosciuta la sua discendenza divina. Un riconoscimento che gli poteva essere attribuito solo da un’
Il tempio dell’Oracolo di Siwa, uno degli oracoli più importanti del mondo antico.
autorità religiosa, con il potere di interloquire con il dio, ossia da un oracolo. Alessandro penetrò da solo nel tempio dove risiedeva l’oracolo, rappresentato da un anziano sacerdote. Non si sa esattamente cosa i due si siano detti ma Alessandro si ripresentò davanti ai suoi dignitari raggiante di felicità. Era proprio figlio del dio Amon e quindi era suo diritto sedere sul trono d’Egitto, come legittimo successore dei re che per due millenni l’avevano preceduto. Il tempio dell’Oracolo esiste ancora oggi ed è diventato una delle attrazioni più visitate dell’oasi di Siwa. Insieme alla Fontana del Sole, che oggi si chiama Sorgente di Cleopatra, dove quotidianamente i turisti, ma anche gli abitanti dell’oasi si bagnano nelle sue limpide e calde acque termali.
Shali, capitale dell’oasi, è dominata dalle vestigia di una imponente fortezza costruita agli inizi del 1200 da un gruppo di quaranta persone che abitavano nel vicino villaggio di Aghurmi, nei pressi del Tempio dell’Oracolo.
Ritenuto questo troppo poco sicuro per proteggersi dalle incursioni di popolazioni nomadi del deserto, i temibili Tebu, che spesso facevano razzie nelle rare zone abitate.
Per costruire la fortezza i Siwani utilizzarono il materiale che avevano a disposizione nelle vicinanze: una crosta di sale mescolata con argilla chiamata karshef, che si trova in enormi quantità sui bordi dei laghi salati intorno all’oasi, resti dell’antico mare che rico-
priva tutto il territorio, venti milioni di anni fa. Dal periodo della fondazione il numero degli abitanti di Shali aumentò notevolmente e la città, racchiusa da poderose mura alte tra i quindici e i venti metri, non potendo espandersi in superficie, si sviluppò in altezza occupando diversi livelli. Mentre le abitazioni assunsero l’aspetto di tante torri: un vero e proprio labirinto di stradine la cui larghezza era stata calcolata in modo da permettere il passaggio solo di un asino con carretto. Ma il karshef, il materiale con cui venne costruita la città, non è fatto per durare senza una costante manutenzione e soprattutto ha bisogno di un clima secco. Nel 1926 e nel 1930 due eventi meteorologici segnarono l’inizio del declino della città. Per la prima volta vi furono piogge torrenziali e le case di sale e fango incominciarono a sciogliersi. I muri crollarono, le antiche stradine si riempirono di detriti e la rocca si trasformò in un ammasso di rovine quasi impraticabili. Negli ultimi anni iniziarono però dei lavori di restauro da parte della Comunità Europea insieme al Ministero delle Antichità e alla compagnia egiziana EQI (Environmental Quality International) che si è concluso nel 2020 con la ricostruzione delle antiche mura crollate, di numerose strutture abitative. Oltre la riapertura delle antiche stradine, oggi ripercorse da sempre più numerosi visitatori, lungo le quali si trovano negozi che espongono oggetti dell’artigianato tipico dell’oasi.
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Come arrivare
Non ci sono voli regolari per Siwa dal Cairo. Si può raggiungere con un’auto a noleggio, un autobus climatizzato o un taxi. Attraverso una strada a quattro corsie lungo la costa che arriva a Marsa Matrouh, capoluogo del governatorato. Da qui si prosegue fino all’oasi per 300km di strada asfaltata.
Dove dormire
Albabenshal Lodge, all’ingresso della rocca di Shali, ricavata unendo due abitazioni della fortezza. Dieci camere e terrazza con vista straordinaria. Tel.0020464691499.
Shali Lodge, a 2 Km dalla fortezza, camere spaziose in stile siwano, terrazza di legno con palme intorno. Tel.0020464601299.
Siwa Safari Paradise Hotel, in un palmeto lungo la strada che porta al Tempio dell’Oracolo, costruzione non in stile siwano. Tel.0020464601290. https://www. siwaparadise.com
Siwa Relax Retreat, al centro di Shali, sul lago, camere semplici, piscina, illuminazione a candele.Tel.0020461280000274.
Mountain Camp Ali Khaled, camp beduino circondato da palme ai piedi del Gebel Takrour, mantagna sacra. Piscina ali-
A pagina 33 il forte di Shali con le sue caratteristiche mura. Nelle pagine successive, la Sorgente di Cleopatra, chiamata da Erodoto Fontana del Sole con acque dalla temperatura di 34 gradi. Qui a lato due bicchieri di Asir Lemun, succo di limone con menta, una delle bevande più comuni e apprezzate dell’oasi.
mentata da una sorgente calda, atmosfera beduina. Tel.00201006326253.
Ecolodge Adrere Amellah, situato 20 km a ovest di Shali, è stata classificata dal Financial Times tra i dieci migliori ecolodge del mondo. Non c’è elettricità, né telefoni. Piscina alimentata da una sorgente calda, circondata da palme. 38 camere tutte diverse arredate con elegante semplicità e una cucina considerata tra le migliori d’Egitto. Non si accede direttamente all’ecolodge, ma è necessario prenotare al Cairo tramite il sito https://www.adrereamellal. com/adrere/ Tel.0020227367879.
Dove mangiare
Abdu Restaurant,il più famoso ristorante dell’oasi, nella piazza principale di Shali, punto di incontro per turisti e siwani. Ottima cucina a base di riso, couscous, zuppe, vegetali e pollo in piatti tradizionali. Buone anche le numerose pizze proposte. Salama Cafè, nell’hotel Albabinshal propone anche alcuni piatti della cucina tradizionale siwana. Molto apprezzato il pollo alle olive. Prenotazione necessaria. Kenooz Restaurant è il ristorante dell’hotel Shali Lodge,ottima cucina tradizionale con zuppe, pollo, agnello, insalate varie, legumi. Notevole l’ agnello farcito.
Un viaggio lungo cent’anni
di Licia Zuzzaro, fotografie autori vari
Targa commemorativa centenario, Stazione di Santa Maria Maggiore. In basso Craveggia. Nella pagina accanto, Ferrovia Vigezzina-Centovalli, Ponte Valle Ingiustria. Nella doppia pagina successiva, panoramica di Santa Maria Maggiore.
La Ferrovia Vigezzina-Centovalli, dal capoluogo della Val D’Ossola a Locarno, il 25 novembre 2023 ha compiuto cent’anni, con festeggiamenti durati tutto l’anno.
Alla stazione di Domodossola, sotto la linea FS, saliamo a bordo del trenino della Vigezzina-Centovalli, chiamata così dai nomi delle valli che attraversa, Val Vigezzo in Italia e Centovalli in Svizzera. Il trenino s’inerpica a passo lento, a una velocità media di 30 km orari, lungo un percorso di 52 km (di cui 32 in Italia, da Domodossola a Camedo e 20 in territorio svizzero), attraversando oltre un centinaio tra ponti e viadotti, e imboccando 38 gallerie. Dai 270 metri di altitudine della stazione di Domodossola, la linea sale gradualmente fino a raggiungere il punto più elevato, la bella cittadina di Santa Maria Maggiore, a 816 metri. Per poi intraprendere una lenta discesa verso la sponda svizzera del lago Maggiore, a Locarno. La linea a scartamento ridotto e binario unico ha rappresentato al tempo della sua costruzione, ma ancora oggi, un’opera ardita dal punto di vista ingegneristico, oltre che strategica per la sua collocazio-
ne geografica. Ha svolto, infatti e svolge tuttora, un servizio essenziale sia per le comunità locali, sia per i viaggiatori inter-
Sacro Speco di San Benedetto, Subiaco
Nella pagina accanto, passaggio nei pressi della Torre di Creggio. Nella doppia pagina successiva, il ponte di Intragna.
nazionali, mettendo in relazione la linea del Sempione con quella del Gottardo. La peculiarità e diversità del paesaggio attraversato e la valenza culturale dei borghi presenti ne fanno un treno di grande interesse anche in chiave turistica. È di sicuro una delle linee ferroviarie che suscita il desiderio di scendere a ogni fermata. Perché c’è sempre qualcosa di bello, una cascata o un elemento architettonico che ci colpisce. O anche il movimento improvviso di un animale selvatico. Molte le testimonianze storiche lungo la linea: a partire dalla torre diroccata dove si narra si sia rifugiato Frà Dolcino nei pressi della stazione di Creggio. O i borghi che si scorgono in lontananza o prossimi alla stazione come Trontano. Che dire poi della stessa mole imponente del santuario di Re?
Pochi sanno che la Val Vigezzo, detta anche la Valle dei Pittori o Valle dei Colori, ha anche ispirato autori di canzoni evergreen della musica leggera italiana: “Guarda che luna”, “Quando, quando, quando”, “Grande, grande, grande”, “Bandiera gialla”, per citarne solo qualcuna. Le hanno composte Alberto Testa, Eros Sciorilli e Walter Malgoni che pro-
prio qui, per decenni, usavano trascorrere le loro vacanze. Questa è una terra che ha attirato moltissimi villeggianti, ma è anche stata terra dalla quale molti, nei secoli scorsi, sono espatriati, per trovare fortuna altrove.
La linea ferroviaria costeggia anche quella che una volta era l’antica via del mercato diretta a Domodossola, cittadina dove si smerciavano i prodotti di queste terre. Ancora oggi, nei mercati della Valle si possono trovare eccellenti prodotti locali, per lo più generi alimentari.
La ferrovia, gestita in Italia dalla Società Subalpina di Imprese Ferroviarie (SSIF S.p.A.) e dalla Società Ferrovie Autolinee Regionali Ticinesi (FART) in Svizzera, rappresenta, oggi più che mai, un esempio concreto di legami forti, di collaborazione convinta tra due Aziende, due Paesi, due Territori. A servizio innanzitutto delle comunità locali che s’identificano fortemente in questa via di comunicazione vitale, ma anche dei sempre più numerosi viaggiatori nazionali e internazionali che scelgono di percorrere quest’area incuneata tra valli e monti, attraversata da corsi d’acqua, a tratti impervia, per scoprirne il fascino indiscusso.
Ponte di Intragna, ph Sara Daepp
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Dove dormire e mangiare
Hotel Eurossola, che ospita il ristorante Atelier (una stella Michelin 2024) di fronte alla Stazione ferroviaria, Domodossola.
Ristorante Le Colonne, piatti ispirati al territorio. Via Benefattori 7, Santa Maria Maggiore.
Cosa comprare
La Roba Ducia, pasticceria artigianale con grande assortimento. Via Antonio Rosmini 20/a, Santa Maria Maggiore.
Roba da Légn, bottega di artigianato locale che propone manufatti in legno. Via Gian Battista Ciolina 1, Santa Maria Maggiore.
Da leggere
100 anni di Centovallina (Edizioni Salvioni).
La ferrovia internazionale Domodossola-Locarno. 100 anni di treni dal Toce al Verbano (edizioni Artestampa).
(Entrambi pubblicati in occasione del centenario).
Qui sopra: il treno nel foliage, in basso il treno nella neve.
A destra, il centro storico di Domodossola.
Benvenuti nella Patagonia cilena
di Gloria Vanni, fotografie dell’autrice
Nella pagina accanto, i colori di un’alba nella Patagonia Cilena. Sotto, gruppo di Pinguini Re. Nella doppia pagina successiva, tratto di strada nel Parco Nazionale Torres del Paine.
Ai confini con il Polo sud la sensazione di fine del mondo è tangibile. Un mondo che termina tra vento, acqua, mare, ghiaccio, isole, balene, leoni marini, pinguini.
Due ore di volo da Puerto Montt a Punta Arenas, capitale della Provincia di Magallanes e Antartide Cilena. La pioggia accompagna l’atterraggio tra grigi e marroni di cielo e mare. Il mio pensiero va agli esploratori che si avventurarono fino a qui: Marco Polo, Cristoforo Colombo, Charles Darwin. E ancora, Ferdinando Magellano e Juan Sebastián Elcano, arrivati il 1° novembre 1520 a quello che venne chiamato Stretto di Ognissanti, diventato poi Stretto di Magellano. Punta Arenas mi accoglie con una temperatura di dieci gradi scarsi. Vado a riscaldarmi a La Chocolatta. Oltre al cioccolato artigianale, preparano golosi tramezzini e torte. Come in ogni parte del globo, anche questo Sud soffre di lontananza e isolamento. Persino con l’attuale presidente, Gabriel Boric, in carica da marzo 2022, nato a Punta Arenas, capitale di
una porzione di Cile con una propria bandiera e un proprio inno che sogna l’indipendenza.
Una regione di circa 900mila chilometri quadrati di superficie suddivisa tra Cile e Argentina: questa è la Patagonia. La parte cilena, duemila chilometri circa di lunghezza, è montuosa
con una costa frastagliata, ricca di isole, canali, fiordi. Sembra che l’attuale problema siano castori e visoni, capaci di distruggere un bosco in un batter d’occhio.
Cosa fare a Punta Arenas? Non ci si annoia tra escursioni a Isola Magdalena, Terra del Fuoco, Reserva Nacional de Magallanes, Torres del Paine. Scelgo il tour a piedi a Punta Arenas, un’escursione al Parco Nazionale Torres del Paine e un’altra alla Terra del Fuoco. La visita di Punta Arenas inizia sul lungomare, Costanera. Da un lato ci sono i colorati murales che raccontano la vita dei pescatori e dall’altro lo stretto di Magellano. Al centro di Plaza de Armas, la piazza principale, c’è il monumento dedicato a Magellano. Si dice che se vuoi tornare in Patagonia devi baciare il piede dell’esploratore portoghese. Mi limito a una carezza. A circa due chilometri, ecco il cimitero Sara Braun, uno dei più belli del Sud America. Con mausolei Liberty incorniciati da viali di cipressi dalla forma bombata e la memoria di chi si è spinto al limite di terre sconosciute, sognando un futuro migliore. Molti italiani e slavi all’inizio del Novecento. Altra tappa, il Mirador Cerro de la Cruz per ammirare Punta Arenas dall’alto, dove si perpetua la tradizione dei lucchetti. Del tour del Pinguino Reale e della Terra del Fuoco ricordo l’attraversamento dello stretto di Magellano in ferry (due ore) e il lungo tempo in bus con tappe a Bahia Chilota, Porvenir,
Bahía Inútil e la visita del Parco Nazionale dei Pinguini Re (strepitoso), Cerro Sombrero e i resti della città petrolifera. Un’altra lunga giornata di trasferimenti è da mettere in conto per il Paine. Dopo la sosta al Monumento Naturale Cueva del Milodón per passeggiare in caverne immense, la meta è un concentrato di natura da perdere la testa, incastonata tra i ghiacciai delle Ande e la steppa patagonica: dal 1978 è Riserva della Biosfera Unesco. In poche ore ho un assaggio di steppe e foreste modellate dal vento, laghi, fiumi e cascate che adornano il Ghiacciaio Grigio e la catena montuosa del Paine. Ho ammirato i Cuernos del Paine da Serrano e Lago Pehoe, e le famose Torres, che mi ricordano le Tre Cime di Lavaredo nelle Dolomiti, da Lago Sarmiento e Laguna Amarga. Mi sono riempita con i colori dei guanachi, i camelidi selvatici della Patagonia: nero, grigio, blu, turchese, giallo, bianco. Indimenticabili.
In questa pagina, un guanaco, a sinistra un turista dipinge le Torres del Paine.
A sinistra Cueva del Milodón, qui lo Stretto di Magellano
Parco Nazionale Torres del Paine
Qui Estancia San Gregorio, a destra, la statua di Ferdinando Magellano in Plaza de Armas, la piazza principale di Punta Arenas.
Per saperne di più
Fuso orario
Milano è 5 ore avanti rispetto a Santiago del Cile, le 15 italiane corrispondono alle 10 cilene. Sono 4 ore in meno dell’Italia quando in Cile vige l’ora legale (da ottobre a marzo) e 6 ore in meno quando in Italia c’è l’ora legale.
Informazioni turistiche
Ufficio Commercio e Turismo del Cile a Milano, prochile.gob.cl italia@prochile.gob.cl sernatur.cl/ chile.travel/ Sernatur Puntas Arenas,Lautaro Navarro 999, esquina Pedro Montt,Punta Arenas. Tel.+56612241330 infomagallanes@sernatur.cl
Quando andare
La primavera australe, da settembre a novembre, e l’autunno cileno (marzo e aprile) sono le stagioni migliori per Patagonia cilena e Terra del Fuoco.
Come andare
(da Puerto Montt a Punta Arenas)
Sky Airline conosciuta come SKY skyairline.com/es/chile Latam Airlines, latamairlines.com/
Nella pagina accanto un piatto di ceviche con salmone, gamberi e verdure marinati nel succo di limone.
hostalpuertaroja.cl/ Hotel Cabo De Hornos, Plaza Muñoz Gamero 1039, Punta Arenas. Tel. +56612715000, hotelcabodehornos.com/ Hotel Isla Rey Jorge, Av, 21 de Mayo 1243, Punta Arenas. Tel. +56612248220, islareyjorge.com/
Dove mangiare
La Chocolatta Baeriswyl, Carlos Bories 852, Punta Arenas