32 minute read

capitoLo i – Com‘è fatta la Santa Casa?

Next Article
BiBLiograFia

BiBLiograFia

capItolo I

Com’è fatta la Santa Casa?

La storia di Loreto inizia a Nazareth, dove Maria Santissima ricevette la salutazione angelica.

Nella Palestina di quel tempo, le abitazioni della gente umile solitamente erano formate da tre pareti addossate ad una grotta, che costituiva una stanza a parte. Non è certo da escludere che vi potessero essere altri piccoli locali e un cortile esterno. Ad ogni modo, la stanza principale era quella addossata alla grotta. Questo ovviamente valeva anche per la dimora della Santa Famiglia di Nazareth: una famiglia che – sia detto per inciso – pur non essendo tanto miserevole come certo cattolicesimo pauperista ama dire, era comunque umile e austera, nonostante appartenesse alla stirpe regale di Davide.

Come è noto, la cella dove avvenne l’Incarnazione del Verbo di Dio per mezzo del “Sì” pronunciato dalla Madonna si trasformò in luogo di culto e meta di pellegrinaggi sin dalle origini del Cristianesimo. In pratica fu venerata sin da quando Maria Santissima era ancora su questa terra.

Chiaramente nel corso del tempo, si cercò di rendere l’ambiente più adatto ad accogliere l’enorme afflusso di fedeli. Infatti, man mano la cappella venne inglobata in una struttura più grande, che, da una chiesa sinagogale di epoca costantiniana, nel tempo passò ad essere una basilica, dapprima di costruzione bizantina e poi crociata.

Lungo questo periodo capitò senz’altro che i devoti pellegrini (ma anche ladri e simoniaci) asportassero alcune pietre o frammenti di esse da quelle sacre mura, sicché i custodi dovettero rimediare aggiungendo nuovo materiale in alcuni

Grotta di Nazareth, Basilica dell’Annunciazione.

Le abitazioni comuni solitamente erano formate da tre pareti addossate ad una grotta, che costituiva una stanza a parte. Non è da escludere che vi potessero essere altri piccoli locali e un cortile esterno.

coM’è Fatta La santa casa? 19

punti. Insomma, l’edificio subì qualche piccola trasformazione, funzionale peraltro alla sua miglior conservazione. Ed è in effetti un dato certo e innegabile che per secoli la dimora della Sempre Vergine fu preservata da ogni pericolo. Anche nel 1263, quando gli eserciti islamici rasero al suolo la basilica dell’Annunciazione, la Santa Casa – che si trovava al di sotto di questa – venne risparmiata.

La presenza dei crociati in Palestina, dove difendevano i Luoghi Santi, ebbe fine nel maggio del 1291, con la conquista musulmana dell’ultima roccaforte cristiana, San Giovanni d’Acri. Ma pochi giorni prima della definitiva disfatta dell’esercito crociato, la cella della Santissima Annunziata sparì da Nazareth, del tutto inspiegabilmente.

E tutti i pellegrini che giunsero sul luogo dopo quella data confermarono di aver visto solo la grotta, ma non le tre pareti.

1.1 Ma è davvero la casa della Madonna?

Nel corso dei secoli – cominciando dai protestanti, cui seguirono gli illuministi – non sono mancate le voci critiche che hanno messo in dubbio l’autenticità della Santa Casa di Loreto. Il pensiero razionalista e materialista da sempre cerca di confutare tutto ciò che appare sacro e miracoloso, perché non accetta l’esistenza di qualcosa o, meglio, di Qualcuno, che trascende e supera il mondo terreno. In poche parole, non vuole riconoscere l’irruzione del soprannaturale nella storia.

Eppure, anche per la Santa Casa di Loreto, le prove non mancano e la maggior parte di queste sono frutto della ricerca tecnico-scientifica.

Fermo restando che quanti si ostinano a non credere troveranno sempre un motivo a giustificazione della loro fallace opinione, a Loreto è sotto gli occhi di tutti un miracolo permanente. Prendiamo ora in esame alcuni elementi gra-

20 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

zie ai quali è possibile affermare con ragionevolezza che sì, quelle che si trovano nel santuario marchigiano sono proprio le pareti, integre ed intatte, tra le quali visse la Santa Famiglia di Nazareth e che vennero miracolosamente trasportate in Italia.

• Una costruzione senza fondamenta?

Di fronte alle caratteristiche della Santa Casa, non si può non restare meravigliati per questo miracolo che perdura da oltre sette secoli. Pertanto, non si tratta nemmeno di “credere”, ma semplicemente di constatare. Spetta dunque ai critici l’onere di provare la loro posizione. 1) Assunto che dal punto di vista tecnico-edilizio, gli studi hanno confermato che l’edificio non ha subìto alcuna variazione sostanziale nel corso del tempo3, va innanzi tutto sottolineato un dato molto curioso

Le tre pareti della Santa Casa non hanno fondamenta proprie e sono collocate sulla nuda terra, per giunta su un terreno irregolare, non allo stesso livello, perché una parte è sospesa sul vuoto di un fosso. Il che è assolutamente inconcepibile per qualsiasi costruzione, seppure rudimentale, eccezion fatta per edifici – come quelli palestinesi dell’epoca di Gesù – che, stando addossati ad una grotta, avevano come fondamenta la viva roccia. Ma se una casa (o un luogo di culto) viene costruita ex novo, come hanno sempre insinuato i critici di Loreto, perché mai edificarla senza fondamenta e oltretutto sporgente su un fosso?

In aggiunta, durante i vari scavi archeologici è stato anche scoperto un cespuglio d’erba, con una parte schiacciata da una parete della casa4, e con l’altra sporgente da sotto la

3 Per una visione complessiva sugli scavi archeologici e sulla struttura edilizia della

Santa Casa cfr. G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, Edizioni Santa Casa,

Loreto 20145, pp. 95 e ss. 4 Cfr. G. NICOLINI in Nuovi studi confermano l’autenticità della Santa Casa di

Maria a Loreto, Agenzia Internazionale Zenit, Roma 28 marzo 2006.

Le pareti sono formate da un tipo di pietre e di calcina inesistenti nelle Marche. Si tratta di uno stile di costruzione e di materiale tipici della Terra Santa. Su diverse pietre poi sono incisi dei graffiti di chiara provenienza giudeo-cristiana.

Graffito con scrittura sincopata in greco dove si legge Iesous Christos Theou Yios (Gesù Cristo Figlio di Dio). Si possono anche identificare due lettere ebraiche (lamed e waw).

Graffito che rappresenta una croce semicosmica, simbolo giudeo-cristiano del Pleroma e del Kenoma, ossia un segno della pienezza e dell’imperfezione, del Cielo e della Terra.

Le tre pareti della Santa Casa non hanno fondamenta proprie e sono collocate sulla nuda terra, per giunta su un terreno irregolare, non allo stesso livello, perché una parte è sospesa sul vuoto di un fosso.

medesima parete, proprio come se le mura siano state calate e appoggiate dall’alto, su un terreno polveroso e non pulito da alcuno prima della loro collocazione. Quale costruttore lavorerebbe così?

Solo in un tempo successivo, per paura che la reliquia potesse crollare o comunque potesse venire danneggiata, gli abitanti di Recanati – nel cui territorio era giunta in ultimo la Santa Casa – posero delle sottofondazioni e attorno alle pareti il cosiddetto “muro dei recanatesi” (che però, come si vedrà tra poco, è situato a una certa distanza dalle sacre pareti). Interventi, questi, che si spiegano solo riconoscendo la preziosità di un edificio, apparentemente così povero e insignificante, e che tuttavia lasciano aperta una domanda di fondo: se davvero si fosse trattato di un’operazione umana,

coM’è Fatta La santa casa? 25

magari volta a far credere che quella era una insigne reliquia per poi lucrare denaro e ingannare il popolo, per quale motivo questi lavori, peraltro più impegnativi e costosi di semplici fondamenta, non si fecero sin da subito? 2) Altro dato rilevante. Le stesse pareti sono situate su quella che all’epoca dei fatti era una pubblica strada del comune di Recanati, un luogo, cioè, di transito e sul quale era proibito costruire, per ovvi motivi, come dimostrano bene le ricerche dell’ingegnere Nanni Monelli5. Le norme comunali prevedevano la demolizione di eventuali strutture ivi edificate senza permesso. Ebbene, per la Santa Casa ciò non avvenne, evidentemente a causa della sua sacralità e del modo miracoloso con cui era giunta, come riconobbe la collettività sin da subito.

Per di più, considerando che nel XIII secolo gli spazi pubblici dove edificare – sia di proprietà comunale, sia di proprietà ecclesiastica – non mancavano, non si comprende per quale motivo l’autorità civile avrebbe dovuto impiegare tante risorse per aprire un nuovo tronco di strada a sostituzione e compensazione del tratto occupato dalla Santa Casa. Se l’intera operazione della traslazione e dell’edificazione della stessa fosse stata opera umana, e se addirittura si fosse trattato di costruire una cappella spacciandola per la dimora nazaretana, i recanatesi non avrebbero potuto eseguire il tutto utilizzando uno spazio più idoneo? Anche perché sarebbe bastato collocare l’edificio a soli 200 metri di distanza verso ovest, su uno dei due dossi che affiancavano la stessa strada. 3) Ma non finisce qui. Come sempre è stato direttamente verificato dagli scavi archeologici nel corso dei secoli (gli ultimi risalgono agli anni 1962-1965), il perimetro della Santa Casa di Loreto coincide perfettamente con quello

5 Cfr. N. MONELLI, La Santa Casa a Loreto – La Santa Casa a Nazareth, Edizioni

Santa Casa, Loreto 1997². Cfr. anche G.M. PACE, Miracolosa Traslazione a Loreto della dimora della Santissima Annunziata, Priorato Madonna di Loreto, Rimini, pp. 22-23.

26 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

dell’antica abitazione di Nazareth, dove attualmente restano le fondamenta, seppure molto semplici, dalle quali sembra che le pareti siano state come divelte. Fatto ancor più straordinario e comprovante è che persino a Tersatto (Croazia), come si vedrà più avanti, il luogo dove per circa tre anni e mezzo rimase la Santa Casa prima di raggiungere Loreto misura esattamente lo stesso perimetro. Mera coincidenza o attestazione dell’autenticità della dimora della Santa Famiglia di Nazareth? 4) E non si può poi tralasciare che la disposizione della porta originale e della finestra è inconcepibile per un tempietto edificato appositamente in quel preciso luogo di Loreto. La porta infatti si trova sul lato lungo (e non su quello corto come in tutte le chiese) e la finestra, posizionata a ovest, non è funzionale alla ricezione di un’adeguata illuminazione pomeridiana, in contrasto con quanto avveniva invece in territorio marchigiano. Queste anomalie si spiegano solo se idealmente la casa viene ricollocata nella sua posizione originaria, davanti alla grotta di Nazareth. 5) In aggiunta, è senza dubbio di grande aiuto la verifica del materiale con cui è costruita la Santa Casa. Le pareti sono formate da un tipo di pietre e di calcina inesistenti nelle Marche. Si tratta di uno stile di costruzione e di materiale tipico della Terra Santa. Gli studi lo hanno sempre confermato senza lasciar spazio a dubbi. La presenza di alcuni mattoni non originali si spiega con il loro utilizzo, introdotto in epoca tardo-bizantina, per restauri o adattamenti resisi necessari soprattutto a causa dell’enorme afflusso di pellegrini: si sarebbe quindi trattato di interventi precedenti la miracolosa traslazione. Anche la presenza del legno di cedro conferma la provenienza dalla zona di Nazareth, vicino alle colline meridionali del Libano, noto per quel tipo di alberi. 6) Su diverse pietre poi sono incisi dei graffiti di chiara provenienza giudeo-cristiana, assolutamente estranei all’am-

coM’è Fatta La santa casa? 27

biente e alla storia marchigiani6: evidentemente i pellegrini sin dalle origini hanno visitato con devozione quel luogo così sacro e carico di significato, lasciando un attestato della loro fede con questi piccoli segni. Va rilevato peraltro che alcuni graffiti sembrano collocati in posizione inversa a come dovrebbero essere, il che si può spiegare con i lavori di chiusura della porta originale avvenuti nel 1531-1535. Le pietre tolte per fare le due nuove aperture, sono state utilizzate per murare quella vecchia e i muratori possono aver inserito per sbaglio le pietre al contrario. 7) Infine, lasciamo la parola agli architetti che hanno studiato la Santa Casa.

Già Giuseppe Sacconi, direttore dei restauri della basilica lauretana dal 1884 al 1905, constatò che «la Santa Casa sta parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo»7, ragion per cui non può essere stata fabbricata o rifabbricata come è, nel posto in cui si trova.

Federico Mannucci, a seguito di studi e ricognizioni commissionate dall’autorità ecclesiastica, in una relazione del 1922 constatò che «il muro della S. Casa ha termine a pochi centimetri sotto il pavimento e che il terreno sul quale poggia è disciolto»; inoltre «in alcuni punti si è trovato quasi completamente isolato dal terreno sottostante». Pertanto, nella lettera inviata quello stesso anno all’allora vescovo di Loreto e Recanati, mons. Alfonso Maria Andreoli, arrivò alle seguenti conclusioni: «I muri della S. Casa, quantunque di rozza apparenza, sono di una perfetta costruzione a file orizzontali di pietra. La loro fattura esige necessariamente un fondamento che ne assicuri il solido appoggio, o

6 Per maggiori informazioni, cfr. G. SANTARELLI, I graffiti della Santa Casa di

Loreto, Edizioni Santa Casa, Loreto 2010. Cfr. anche G. SANTARELLI, La Santa

Casa di Loreto, cit., pp. 139 e ss. 7 Cit. in G. NICOLINI, Alcune “prove” storiche, archeologiche e scientifiche comprovanti “la verità” delle miracolose traslazioni della Santa Casa di Nazareth a Loreto, in Il segno del soprannaturale n. 210, dicembre 2005, p. 18.

28 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

almeno una preparazione del terreno per rendere possibile la struttura speciale a strati orizzontali. Al contrario i muri della S. Casa non hanno alcun fondamento né preparazione alcuna del terreno sottostante, che si presenta invece completamente disciolto e polveroso. Si può quindi certamente concludere che la costruzione della S. Casa non può essere fatta nel luogo dove si trova. […] È assurdo solo pensare che il sacello possa essere stato trasportato con mezzi meccanici; rimane quindi pienamente confermata la prodigiosa traslazione, come ne fanno fede i documenti storici, la tradizione secolare e il consenso ininterrotto della Chiesa. Concludo poi col rilevare che è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri»8 .

Si tratta di dati che nessuno finora è mai riuscito a smentire e che anzi sono stati pienamente confermati dagli scavi del 1962-1965.

• Alcuni, tra gli innumerevoli, eventi miracolosi

1) Poiché le pareti della Santa Casa poggiavano direttamente a terra, senza fondamenta, per paura che crollassero, i recanatesi posero delle sottofondazioni e decisero di circondarle con un muro di sostegno, il cosiddetto “muro dei recanatesi”. Tuttavia, avvenne un fatto eccezionale: al termine dell’opera, il suddetto muro appena costruito si distaccò dalle sacre pareti, tant’è che – come racconta il padre Raffaele Riera9 – un fanciullo poteva tranquillamen-

8 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, Edizioni Paoline, Catania 1962, pp. 116 e ss. 9 Padre Raffaele Riera, gesuita e penitenziere a Loreto dal 1554 al 1582, autore della

Historia Domus Lauretanae Liber singularis (1565 circa). Cfr. G. SANTARELLI,

La Santa Casa di Loreto, cit., p. 16.

Il rivestimento marmoreo della Santa Casa. Disegnato da Donato Bramante su commissione di papa Giulio II, venne affidato da papa Leone X ad Andrea Sansovino, cui successero Raniero Nerucci e Antonio da Sangallo il Giovane.

te passarvi in mezzo e, con l’ausilio di una candela accesa, mostrare alla gente la verità del miracolo. Si trattò di un fenomeno constatato pure dall’architetto Raniero Nerucci durante l’edificazione dell’imponente rivestimento marmoreo ai tempi di Papa Clemente VII. Ancora oggi la distanza tra questo e le sacre pareti è di 112 millimetri: in tal modo la Santa Vergine sembra voler dimostrare che non necessita dell’ausilio umano per mantenere in piedi la sua dimora10 . 2) C’è poi la questione delle aperture della Santa Casa. Originariamente l’unico punto in cui si poteva

10 Cfr. G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 100.

30 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

entrare o uscire era in mezzo alla parete settentrionale, di fronte alla quale si trovava l’altare (poi spostato nella parte orientale). Visti però i problemi sorti per un agevole deflusso dei numerosissimi pellegrini che visitavano devotamente la sacra reliquia, nel XVI secolo i papi Giulio II e Leone X stabilirono che doveva essere chiusa quell’apertura per aprirne altre due. Considerate le proteste dei fedeli, contrari a quella che ritenevano essere una profanazione, al tempo di papa Clemente VII si decise di eseguire i lavori di notte. Così descrive i fatti il già citato Riera: «L’architetto [Raniero Nerucci n.d.a.], accompagnato da alcuni operai scelti, entrò nella Santa Casa per eseguire gli ordini ricevuti. Con un punteruolo traccia, nella sede voluta, le dimensioni di altezza e larghezza delle porte da aprire, poi, preso, un martello, colpisce fortemente il muro dicendo ai suoi uomini: sfondate qui e aprite la porta. Ma ecco che nello stesso istante il braccio dell’architetto è preso da un forte tremito; egli impallidisce, tutto il corpo s’affloscia e, sentendosi quasi morire, ritratta l’ordine impartito; quasi senza vita è portato a casa e adagiato sul letto dove rimane otto ore privo di conoscenza. Tornato in sé, prega la Vergine di Loreto che non tarda a soccorrerlo. Clemente VII, commosso fino alle lacrime, consultò nuovamente il cielo prima di procedere oltre. Illuminato dall’alto, ripeté il suo ordine: “Muros sacri sacelli – scrisse all’architetto – non timeas aperire portasque conficere, sic jubet Clemens Septimus”11. Nello stesso tempo il papa lo consigliava ad armarsi non solo di scalpello e del martello, ma anche della preghiera e del digiuno. Nerucci, sempre sotto i colpi dell’emozione, ricusò di obbedire agli ordini del pontefice e i lavori restarono sospesi fino a quando un giovane sacerdote della

11 “Non temere di aprire i muri del sacro sacello e di realizzare le porte, così ordina

Clemente Settimo”.

coM’è Fatta La santa casa? 31

basilica si offrì a sostituirlo dopo tre giorni di digiuno e di preghiere. Entrando nella Santa Casa e attorniato dal clero e dai fedeli, egli fece pubblica protesta della purità delle sue intenzioni: “O Vergine Santa, disse, non sono io che colpirò con questo martello i muri della tua dimora: è Clemente, il Vicario di Tuo Figlio, ed è per la tua maggior gloria che ha impartito quest’ordine!”. Fatta la preghiera, egli avanza, dà un primo colpo, poi un secondo e le pietre si staccano quasi da sé. Le porte furono dunque aperte e quella del centro settentrionale chiusa con una parte dei materiali: se ne vedono ancora gli stipiti e l’architrave di cedro»12 .

La Madonna sembra dunque essere stata gelosa della sua casa e a seguito di questi episodi prudenzialmente la Chiesa ha proibito ai pellegrini di scalfire o asportare anche i più piccoli pezzetti di pietra o di calcina dalle pareti. 3) A tal proposito, un altro fatto straordinario capitò durante il Concilio di Trento, nel 1562, e riguardò Giovanni Suarez, vescovo di Coimbra, in Portogallo. Questi, con l’autorizzazione del papa Pio IV, aveva fatto estrarre dal sacerdote aretino Francesco Stella una pietra (ancor oggi cerchiata in ferro, al lato destro dell’altare) per porla nelle fondamenta di un santuario da costruire nella sua diocesi sul modello di quello lauretano. Oltre al fatto che nel suo tragitto verso Trento il sacerdote subì tutta una serie di incidenti e contrattempi, il vescovo, che godeva di ottima salute, venne immediatamente colpito da uno strano male, che quasi lo portò alla morte. Ricevette quindi la rivelazione soprannaturale, tramite una monaca, che per tornare a star bene avrebbe dovuto rimettere al suo posto la pietra. L’interessato obbedì e rimandò lo stesso Francesco Stella

12 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., pp. 102-103.

32 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

a Loreto con la reliquia. Non appena la pietra venne riposizionata, il vescovo guarì. Il prelato, pentito, scrisse di suo pugno una lettera al governatore di Loreto relazionando la vicenda13 .

Episodi simili si verificarono anche con altre persone, ecclesiastici o semplici fedeli, sia per aver sottratto pietre, sia per aver preso pezzi di calce14 .

Nel 1557 un vescovo tedesco cadde malato per aver accettato in dono una piccola pietra asportata da un soldato: guarì solo dopo aver restituito il maltolto, ancora oggi riconoscibile. Nel 1559 un signore restituì una pietra rubata anni prima dopo che aveva perduto – per questo – figli, beni e salute. Lo stesso capitò a un fedele siciliano, nel 1585. Ma non si tratta solo di fatti di secoli passati. Anche nel XX secolo, dopo essere stati colpiti da vari inconvenienti e castighi, singoli fedeli hanno dovuto restituire ciò che, sebbene solo per devozione, avevano sottratto.

La stessa Santa Teresa del Bambino Gesù, nel suo pellegrinaggio del 1887, confessò di aver avuto la tentazione di «grattare furtivamente i muri santificati dalla presenza divina»15 .

1.2 I baci alle pareti e il giro della Casa in ginocchio

Tutto ciò sta ad indicare che a Loreto il primario oggetto di venerazione e devozione è stata sempre la Santa Casa. Non è un caso che il gesto tradizionalmente più diffuso sia quello di baciare e toccare le sacre pare-

13 Cfr. O. TORSELLINI, Lauretanae Historiae libri quinque, Roma 1597, libro IV, cap. 4. Torsellini «è considerato il principe degli storiografi antichi lauretani» (cfr.

G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, cit., p. 16). 14 Cfr. G. SANTARELLI, Tradizioni e leggende lauretane, Edizioni Santa Casa,

Loreto 2014, pp. 107-108. 15 Cit. in G. SANTARELLI, Tradizioni e leggende lauretane, cit., p. 109.

Tradizionalmente i pellegrini che giungevano a Loreto, prima di entrare nella sacra cella di Maria ne percorrevano in ginocchio il perimetro esterno, recitando il Rosario mentre passavano sopra il marmo, che ancora adesso mostra molto bene due solchi scavati dalle ginocchia di milioni di pellegrini lungo i secoli.

34 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

ti. Charles-Auguste de Sales racconta che suo zio, San Francesco di Sales, pellegrino a Loreto nel 1599, una volta entrato in Santa Casa si prosternò in ginocchio e baciò la terra e le sacre mura. Jaques Le Saige, pellegrino nel 1518, scrisse: «Io credo che il benedetto Gesù, quando imparò a camminare, si appoggiava al muro della detta Casa. Noi vi abbiamo toccato nel frattempo le nostre corone di rosario»16 .

Del resto, immaginando la vita quotidiana della Santa Famiglia all’interno della dimora non può non venire spontaneo entrare in contatto con quelle pietre. Che difatti appaiono consumate.

Così come consumata è la base del rivestimento marmoreo voluto dai Sommi Pontefici a protezione ed esaltazione della Santa Casa. Nonostante da qualche decennio non sia più consueto – purtroppo ormai sono considerate superate tante belle pratiche che per secoli hanno forgiato le fede dei cattolici –, tradizionalmente i fedeli che giungevano a Loreto, prima di entrare nella sacra cella di Maria ne percorrevano in ginocchio il perimetro esterno, recitando il Rosario mentre passavano sopra il marmo, che ancora adesso mostra molto bene due solchi scavati dalle ginocchia di milioni di pellegrini lungo i secoli. Il gesto serviva per ringraziare e chiedere favori alla Vergine ed aveva pure un significato penitenziale. Il 1° ottobre 1766 Papa Clemente XIII concesse un’indulgenza di sette anni e sette quarantene a chiunque avesse girato in ginocchio nella parte esterna intorno alla Santa Casa.

Questa forma di devozione accomunava tutti, a prescindere dal ceto sociale, dall’età o dalla provenienza geografica. Raccontano le cronache che, tra gli altri, la Regina di Polonia Maria Casimira, moglie di Giovanni III So-

16 Cit. in ibidem, p. 104. Dallo stesso testo sono state prese le altre informazioni su questo tema.

coM’è Fatta La santa casa? 35

bieski, eroe di Vienna contro i turchi, giunta a Loreto nel 1698, percorse in tutta umiltà in ginocchio la parte esterna della Santa Casa, pellegrina tra i pellegrini17 .

1.3 Perché la Madonna è nera?

Contrariamente a quanto si possa pensare, l’immagine della Madonna di Loreto, dal caratteristico colore nero, ha sempre avuto un ruolo di “secondo piano”, se così si può dire, rispetto alla Santa Casa in sé. Certamente le riproduzioni della statua mariana sono diffuse in tutto il mondo, ma è anche vero che esistono tante altre varianti della Virgo Lauretana, spesso associata ad una casa trasportata dagli angeli. Quando si affronta la questione lauretana, quindi, l’effigie della Madonna nera non è il tema principale. Tuttavia, vista la popolarità di cui comunque gode (soprattutto nelle Marche), è interessante soffermarsi un po’ anche su questo punto.

Mentre in passato si credeva che sin dalle origini in Santa Casa fosse presente la statua lignea, nelle fattezze che ancor oggi conosciamo, secondo un diverso studio delle fonti parrebbe che all’epoca della traslazione tra le sacre pareti fosse conservata un’icona della Madonna col Bambino. La statua, di abete rosso, risalirebbe alla seconda metà del XIV secolo.

Ad ogni modo, entrambe le raffigurazioni sono sempre state attribuite dalla tradizione all’evangelista San Luca, di cui è nota la confidenza con la Madre di Dio e al quale si fa riferimento come autore di altre immagini della Vergine.

Il colore nero della Madonna è riconducibile allo stile e al genere delle Madonne nere. Molti lo spiegano rifacendosi al Cantico dei Cantici, dove vengono interpretate

17 Cfr. G. SANTARELLI, Tradizioni e leggende lauretane, cit, pp. 97 e ss.

“Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone. Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato” (Ct 1,5-6).

coM’è Fatta La santa casa? 37

in chiave mariana queste parole: “Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone. Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato” (Ct 1,5-6). Oppure all’invocazione Turris eburnea delle Litanie Lauretane, che rimanda al libro del Siracide, dove alla Madonna viene attribuita questa frase: “Sono cresciuta come un cedro sul Libano” (Sir 24,17).

Altra caratteristica della Virgo Lauretana è senza dubbio la dalmatica, una veste che va dal collo ai piedi, coprendone anche braccia e mani, ma che non tocca direttamente la statua. L’abito nel corso del tempo e nelle varie riproduzioni ha subito diverse modifiche. Si è sempre mantenuta invece la devozione di porre un velo nero sulla statua il Giovedì e il Venerdì Santo (oggi solo in quest’ultimo giorno), che poi viene ritagliato e dato ai pellegrini come reliquia. Fino al 1797, quando il simulacro, con l’antica veste di lana che lo copriva, venne razziato dai francesi, il pagellino consegnato ai fedeli che attestava l’autenticità di quella reliquia per contatto così recitava: “Attesto io sottoscritto Custode della Santa Casa di Loreto che il velo nero sigillato ed annesso a questa mia, sia stato indosso alla Sacra Statua Giovedì e Venerdì Santo, e poi toccato alla Santa Veste ed alla Santa Scodella della Beatissima Vergine, che si conserva in questa Santa Casa. In fede, etc. Dato in Loreto dalla Custodia questo dì…”18 .

A proposito di invasione francese, quando, nel 1797, Napoleone occupò l’Italia alla testa dell’esercito rivoluzionario, si fermò a Loreto e si rese responsabile (come del resto in tante altre parti della penisola) di un grande saccheggio del Tesoro del Santuario, a causa del quale oggi molte ricchezze e molte opere d’arte sono state irrimediabilmente perdute. La statua della Madonna venne rubata e portata al

18 Cit. in G. SANTARELLI, Tradizioni e leggende lauretane, cit., p. 125.

38 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

Museo del Louvre, a Parigi. Vi rimase fino al 1802, quando Papa Pio VII ne ottenne la restituzione e, dopo averla tenuta qualche tempo nella cappella del suo Palazzo del Quirinale, l’8 dicembre di quello stesso anno, la fece solennemente trasportare in Santa Casa attraverso un tragitto che percorse l’Alto Lazio, l’Umbria e le Marche.

Il 23 febbraio 1921, invece, nella cella della Santissima Annunziata un incendio distrusse completamente la statua lignea del XIV secolo. Venne sostituita temporaneamente con un’altra, la stessa utilizzata durante gli anni della “cattività” francese dell’originale, e che oggi è conservata nel convento delle monache della Visitazione di Treia (Macerata).

L’8 settembre 1922 venne collocata in Santa Casa la nuova statua, la stessa che ancor oggi possiamo vedere, benedetta da Pio XI e per sua volontà scolpita in legno di cedro di un albero dei giardini vaticani19. Il nero di questa statua è però più uniforme e accentuato rispetto all’originale20 .

1.4 Com’è arredata la Santa Casa?

Tra gli oggetti presenti in Santa Casa è degno di nota un piccolo vano, situato nella parete sud a lato dell’altare, dove oggi vengono riposte le ampolline. Secondo la tradizione21 si trattava della “credenza” dove la Madonna poneva le stoviglie e gli alimenti. Nella parte opposta, sempre nella stessa parete, v’è un altro vano da cui è stata ricavata un’acquasantiera (ora non più usata), che sarebbe stato il punto in cui Maria lavava le mani. Di fronte alla “credenza”, sul lato destro dell’altare, c’è un armadio in cui sono

19 Cfr. G. SANTARELLI, Tradizioni e leggende lauretane, cit., pp. 176 e ss. 20 Cfr. ibidem, p. 168. 21 Cfr. ibidem, pp. 112 e ss.

coM’è Fatta La santa casa? 39

conservate due tazze che nell’immaginario dei pellegrini vennero usate direttamente dalla Santa Famiglia. Ma a suscitare la maggior devozione è sempre stata la cosiddetta scodella di Gesù Bambino, che gli studiosi considerano risalente proprio all’epoca della vita terrena di Nostro Signore (I secolo d. C.)22. Santa Teresina di Lisieux raccontò di avervi deposto la corona del Rosario, uno dei gesti di omaggio che compivano i fedeli. Attualmente la scodella viene conservata nell’angolo destro di quello che comunemente viene detto “santo camino”, situato sotto la statua della Madonna.

Infine, sopra la finestra della parete ovest, è appeso un crocifisso ligneo della fine del XIII secolo. Storici lauretani come il Torsellini e il Martorelli, però, sostengono sia arrivato con le tre pareti e hanno scritto che data la miracolosità dello stesso, i recanatesi pensarono fosse meglio sistemarlo in una cappella a parte nel santuario. E così fecero. Tuttavia, il crocifisso si andò a ricollocare prodigiosamente nella Santa Casa. I fedeli fecero un secondo tentativo, ma andò di nuovo a vuoto: il crocifisso voleva stare nella dimora di Maria. E lì è rimasto23 .

1.5 Dove fu celebrata la prima Messa?

Un’altra importante reliquia giunta a Loreto insieme alla Santa Casa è il cosiddetto altare degli Apostoli, che si trova oggi nel lato est, sotto l’altare di marmo dove viene celebrata quotidianamente la Santa Messa.

Secondo la tradizione, si tratta dell’altare che gli Apostoli fecero erigere nella sacra dimora di Nazareth e dove, secondo Jacques Le Saige e il Torsellini, San Pietro cele-

22 Cfr. G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, cit., p. 192. 23 Cfr. G. SANTARELLI, Tradizioni e leggende lauretane, cit., p. 166.

40 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

brò la prima Santa Messa24. È davvero evocativo offrire il Santo Sacrificio e ricevere la Santissima Eucaristia proprio nella stanza dove il Verbo si fece carne. Ed è altrettanto edificante immaginare la Beata sempre Vergine Maria mentre riceveva il suo Figlio realmente presente col suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità per mano degli apostoli e proprio in quello stesso luogo dove qualche decennio prima era stata salutata dall’Angelo ed era diventata tabernacolo vivente di Cristo, suo ostensorio per l’umanità.

Che nella dimora di Maria ci fossero delle are per celebrare la Messa (costruite certamente nel corso del tempo) è attestato da numerosi testimoni che lì si recarono pellegrini. E che quello attualmente a Loreto sia un altare risalente alle origini della Chiesa lo confermano i materiali utilizzati. Le pietre del basamento e della mensa sono lavorate a spina di pesce con tecnica nabatea, ovvero con lo stesso stile che si riscontra in numerose pietre della Santa Casa.

Dal XVI secolo l’altare è stato rivestito di marmo, ma a seguito del terribile incendio scoppiato tra il 23 e 24 febbraio 1921 l’architetto ufficiale del santuario Guido Cirilli eseguì un nuovo rivestimento e un nuovo altare (quello attuale), mentre quello degli Apostoli è ora poco visibile e solo attraverso una griglia metallica.

1.6 La Casa dei miracoli

Se quanto fin qui detto per alcuni non fosse sufficiente, ad attestare l’autenticità della Santa Casa stanno anche i miracoli lì avvenuti lungo il corso dei secoli sino ad oggi. La maggior parte è costituita da fenomeni discreti, silenziosi, di tipo spirituale. Ma non mancano, non sono mai mancati, quelli più evidenti ed eclatanti. La quantità

24 Cfr. N. MONELLI-G. SANTARELLI, L’altare degli Apostoli nella Santa Casa di

Loreto, Edizioni Santa Casa, Loreto 2012, pp. 23 e ss.

La cosiddetta scodella di Gesù Bambino, che gli studiosi considerano risalente proprio all’epoca della vita terrena di Nostro Signore (I secolo d. C.).

Il cosiddetto altare degli Apostoli, che si trova oggi nel lato est, sotto l’altare di marmo dove viene celebrata quotidianamente la Santa Messa.

Sopra la finestra della parete ovest, è appeso un crocifisso ligneo della fine del XIII secolo.

coM’è Fatta La santa casa? 43

di documentazione sopra queste irruzioni del soprannaturale nella vita delle persone è talmente vasta che riempirebbe volumi interi. Pertanto, elencare qui tutti i miracoli non è possibile e per una trattazione generale (ma riferita in particolare agli eventi più recenti) si rimanda ad opere specifiche25 .

Da un punto di vista cronologico, ogni secolo ha registrato i suoi fatti straordinari. Il santuario divenne subito internazionalmente noto per le numerose guarigioni che vi si verificavano. Papa Gregorio XI, già nel 1375, riconosceva che, «per i molti miracoli che ivi l’Altissimo si degna di manifestare, vi confluisce una grande moltitudine di fedeli, mossi da devozione»26. Del resto, gli ex voto donati al santuario lungo i secoli sono innumerevoli, segno di una presenza e attenzione costante della Madonna per i figli che a Lei si rivolgono nella sua abitazione. Oltre a gente comune, alcuni di questi miracoli hanno riguardato insigni personalità, sovrani, Papi e santi. Vedremo più avanti ad esempio i casi dei Pontefici Pio II e Paolo II e di sovrani come Luigi XIII.

Degno di nota è l’esorcismo attraverso il quale fu possibile sapere dov’erano esattamente la Santissima Vergine e l’Angelo Gabriele nel momento dell’Annunciazione. Nel 1489, il nobile Pietro Orgentorix, di Grenoble, fece ogni tentativo pur di liberare sua moglie Anna, posseduta da sette demoni. In Francia, nonostante gli esorcismi, non si riuscì a ottenere nulla. La famiglia scese quindi in Italia e in particolare nella Città Santa di Roma, ma senza risultati. Si diressero allora al santuario di Loreto. Ebbene, gli esorcismi praticati in Santa Casa furono efficaci – per la stessa ammissione dei demoni – grazie alla Madonna, par-

25 Cfr. ad esempio P. CAVATORTI, Le guarigioni a Loreto. Gli sguardi e le carezze della Madonna, Congregazione Universale della Santa Casa, Loreto 2001. 26 Cit. in ibidem, p. 5.

44 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

ticolarmente potente in quel luogo, che fu davvero la sua dimora. Non solo. Il sacerdote esorcista costrinse l’ultimo diavolo che lasciò il corpo della povera donna a confessare la posizione esatta di Maria e dell’angelo al momento dell’Incarnazione. Il demonio dichiarò che la Santissima Vergine si trovava poco oltre l’altare, sul lato sinistro, mentre Gabriele, si fermò dalla parte destra della finestra, mantenendo una certa distanza per rispetto della purezza immacolata della Madonna27 .

Tra gli altri miracoli, possiamo qui ricordare la grazia fatta dalla Virgo Lauretana a San Giacomo della Marca, che guarì da un flusso di sangue e poté continuare la sua missione di predicatore. Oppure il miracolo alla figlia del re di Danimarca, Cristina, duchessa di Lorena, portata in lettiga in Santa Casa, dove prontamente riacquistò la salute. E ancora miracoli avvenuti addirittura su ebrei e musulmani, che in tal modo si convertirono al Cattolicesimo. Un altro miracolato fu il francese Jean Jacques Olier, sacerdote fondatore della Società di San Sulpizio: colpito da una grave malattia agli occhi, guarì dopo un pellegrinaggio a piedi al santuario.

Vi sono poi la guarigione, avvenuta nel 1727, di Maria d’Angiò, che contribuì alla conversione al Cattolicesimo della mamma, di fede luterana e quella della calvinista Isacca Lamott, nel 1732, che perdeva stranamente la vista ogniqualvolta guardava l’immagine della Madonna in Santa Casa: una volta promesso di passare alla religione cattolica, il suo sguardo non fu più impedito di vedere la statua della Madre di Dio.

Nel XX secolo, con l’inizio dei pellegrinaggi a Loreto dei treni bianchi dell’Unitalsi (a partire dal 1936), si sono verificati moltissime guarigioni di malati, italiani e stranieri.

27 Cfr. P.V. MARTORELLI, Teatro istorico della Santa Casa, Roma 1732-1735, v. 1, pp. 346-347.

Gli ex voto donati al santuario lungo i secoli sono innumerevoli. Oltre a gente comune, alcuni di questi miracoli hanno riguardato insigni personalità, sovrani, Papi e santi. Già nel 1375 il Papa Gregorio XI, riconosceva che, «per i molti miracoli che ivi l’Altissimo si degna di manifestare, vi confluisce una grande moltitudine di fedeli, mossi da devozione». Il Papa Sisto V scrisse sul frontespizio della basilica “Deiparae domus in qua Verbum caro factum est” (“Casa della Madre di Dio in cui il Verbo si è fatto carne”), e «considerando che qui si operano continui miracoli a favore dei numerosi fedeli che vi affluiscono da tutto il mondo», conferì a Loreto il titolo di città e di vescovado.

46 iL MiracoLo deLLa santa casa di Loreto

Innumerevoli sono stati i fatti straordinari accaduti non solo dopo la permanenza tra le sante pareti, ma anche a distanza, con la preghiera, la visione di un’immaginetta della Madonna di Loreto, o l’utilizzo dell’olio benedetto delle lampade della Santa Casa.

Trattando di miracoli, non si può non fare cenno a San Pio da Pietrelcina, che lungo tutta la sua esistenza fu un vero e proprio “miracolo vivente”.

Pur non essendosi mai recato a Loreto, Padre Pio ebbe sempre grandissima devozione verso la Santa Casa, e raccomandava a molti di recarvisi per pregare.

“Se entrassi un solo istante in quella Casa, per la grande emozione ne morirei”, ebbe a dire ad un suo figlio spirituale28 . E ad un altro il padre spiegò: “A Lourdes la Madonna è apparsa; a Loreto ci passeggia”29 .

Tuttavia, come testimoniato dal cappuccino padre Remigio da Cavedine, per vari anni custode della Santa Casa di Loreto, lo stigmatizzato del Gargano soleva arrivare nella dimora della Madonna in maniera del tutto straordinaria: quando alle ore 21 di ogni giorno il padre Remigio recitava il Rosario in Santa Casa vedeva arrivare Padre Pio, che rimaneva lì per tutto il tempo della preghiera. Qualcuno gli chiese: “Padre Remigio, come potrei vedere Padre Pio?”. Ed egli rispose: “Non so se il Signore ti permetterà di vederlo, ma guarda le catenelle poste ai lati delle transenne, al suo passaggio le vedrai muoversi”.

E quando nel 1958 un membro della fraternità cappuccina di Loreto andò in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, disse a Padre Pio: “Padre, continui a venire a visitarci in Santa Casa”. Il santo sorrise e col cenno della testa annuì.30

28 http://www.sanpiodapietrelcina.org/madonna.htm. 29 http://www.padreguglielmo.it/new/padre-pio-in-santa-casa/ 30 Ibidem.

This article is from: