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capitoLo Vi – Dove i grandi si fecero pellegrini
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capItolo VI
Dove i grandi si fecero pellegrini
Accanto ai santi, anche innumerevoli personalità di spicco della storia hanno visitato come pellegrini il santuario di Loreto. Pure in questo caso, un elenco esaustivo richiederebbe una trattazione a parte117. Torniamo pertanto a limitarci solo ad alcuni esempi. 1) Innanzi tutto si deve partire dalla Francia, che sempre ha avuto un legame particolare con la Santa Casa. Il santuario, come è noto, accoglie varie cappelle nazionali (la spagnola, la polacca, la svizzera, la tedesca, la slava, etc.), ma quella francese, dedicata al re San Luigi IX (1214-1270), riveste un significato particolare.
Il grande sovrano, infatti, si recò pellegrino nella santa dimora quando questa era ancora a Nazareth, la vigilia dell’Annunciazione del 1251, dopo essere stato liberato dalla prigionia del sultano d’Egitto. La cappella, con i suoi dipinti, ricorda l’episodio e la crociata condotta contro i musulmani. Il 25 marzo ricevette la Santa Comunione proprio nella Santa Casa. Così racconta quel giorno Guglielmo de Nangis: «Appena vide la città, discese da cavallo e adorò Nostro Signore e Nostra Signora… In quel giorno digiunò a pane e acqua nonostante le sue fatiche. Con quanta devozione si comportò, con quale solennità e con quale splendore egli fece celebrare i vespri, il mattutino, la messa e gli altri uffici di tale festività, tutti i numerosi presenti lo possono raccontare, e più d’uno proclamerà e attesterà che veramente dal giorno nel quale il Figlio di Dio prese un corpo dalla Vergine Maria in questo stesso
117 A tal proposito, si consiglia la consultazione di G. SANTARELLI, Personaggi d’Autorità a Loreto, Edizioni Santa Casa, Loreto 2010.
Finestra dell’Annunciazione
Due delle cinque croci di stoffa rossa, insegne dei pellegrini crociati, rinvenute tra la pietre delle Santa Casa, scoperte sotto la finestra durante gli scavi archeologici degli anni Sessanta e conservate nell’Archivio Storico del Santuario.
Nazareth. Litografia del diario di David Roberts, 1842
Monete di Guido II de la Roche, duca di Atene (1287-1308), trovate nel sottosuolo della Santa Casa. Uovo di struzzo trovato sotto le pietre della Santa Casa.
San Luigi IX riceve la Comunione nella Santa Casa di Nazareth. Carlos Lameire, 1896, Cappella francese.
San Luigi IX (1214-1270), re di Francia, si recò pellegrino nella santa dimora quando questa era ancora a Nazareth, la vigilia dell’Annunciazione del 1251, dopo essere stato liberato dalla prigionia del sultano d’Egitto. A ricordo di questo fatto e in segno di ringraziamento e devozione, il re venne raffigurato sul muro della Santa Casa, in preghiera, davanti all’immagine della Madonna, rivestito con il manto regale e tenendo nella destra i ceppi della sua prigionia e a sinistra lo scettro.
luogo, giammai officio era stato celebrato con tanta solennità e tanta devozione. Quindi il pio re fece cantare la messa “sul posto dove l’angelo Gabriele salutò Nostra Signora”. Al termine della messa ricevette il vero pane degli angeli che è il vero Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo, con grande devozione e con grande umiltà. E poi ritornò a Giaffa»118. A ricordo di questo fatto e in segno di ringraziamento e devozione, il re venne raffigurato sul muro della Santa Casa, in preghiera, davanti all’immagine della Madonna, rivestito con il manto regale e tenendo nella destra i ceppi della sua prigionia e a sinistra lo scettro. Secondo alcuni119, quando le tre sante pareti giunsero a Tersatto, le mura erano già affrescate così. L’aureola evidentemente fu aggiunta in seguito, perché Luigi IX venne canonizzato
118 Cit. in G. GOREL, La santa Casa, cit., p. 34. 119 Cfr. G.M. PACE, Miracolosa traslazione a Loreto della dimora della Santissima
Annunziata, cit., pp. 25-26.
da Bonifacio VIII nel 1297. Altri sostengono si tratti di un affresco più tardivo120 .
Il re Enrico III di Francia (1551-1589), che non riusciva ad avere figli, si appellò alla Virgo Lauretana inviando alla basilica una coppa di zaffiro con piede di smeraldo incastonato d’oro. Il coperchio, in cristallo di rocca, sosteneva un angelo d’oro massiccio con in mano un giglio di diamanti121 .
Anche Luigi XIII (1601-1643), dopo 23 anni di sterilità della moglie Anna d’Austria, per grazia della Santissima Vergine Lauretana riuscì finalmente a generare il futuro Luigi XIV (1638-1715) e in segno di ringraziamento donò un angelo in argento massiccio di 150 chili
120 Cfr. G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, cit., p. 266; G. GOREL, La santa
Casa di Loreto, cit., p. 35. 121 Cfr. G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 157.
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in atto di presentare a Maria la figura in oro del bambino a dimensioni reali, del peso di 24 libbre. In seguito, il Re Sole chiese ed ottenne che la festa di San Luigi IX fosse celebrata in perpetuo e solennemente nella basilica ogni 25 agosto. E in una lettera del 23 dicembre 1655 chiese al Papa di estendere alla Chiesa universale la festa della miracolosa traslazione della Santa Casa, il 10 dicembre122 . Per questo nel santuario da secoli è presente un cappellano francese.
Principi, principesse, re e imperatori si fecero pellegrini a Loreto. L’imperatore Carlo IV, Giovanni Paleologo di Costantinopoli, Federico III, Alfonso d’Aragona re di Napoli, molti sovrani polacchi, l’imperatore Carlo V, Cristiano re di Svezia, gli arciduchi Leopoldo, Ferdinando e Massimiliano d’Austria, Carlo IV re di Spagna, la regina Beatrice di Ungheria, i duchi di Savoia, di Toscana, di Parma, di Modena, di Mantova, solo per citare alcuni nomi.
In particolare, l’arciduca Ferdinando, poi divenuto l’imperatore Ferdinando II, si recò pellegrino a Loreto da giovane, nel 1598, facendo voto davanti alla Vergine Santissima di annientare, anche a costo della vita, l’eresia serpeggiante in Austria: e così fu, perché divenne un campione della Controriforma.
Straordinaria fu anche l’assistenza che la Madonna diede all’ungherese Stefano V Báthory, una delle glorie militari di quel Paese, nella battaglia del Campo del Pane contro i Turchi il 13 ottobre 1479: riuscì a vincere in condizioni disperate, dopo aver invocato la Santissima Vergine di Loreto e in segno di riconoscimento donò al santuario un’enorme statua d’oro della Madonna col Bambino. 2) Il Sommo Poeta Dante Alighieri nella sua Commedia si riferì di passaggio a Loreto: “In quel loco fu’ io Pier Damiano/ E Pietro Pescator fu nella Casa/ Di nostra
122 Cfr. G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 211.
Cappella tedesca
Pedro de Villa adempie il voto nella Santa Casa in nome dell’equipaggio di Cristoforo Colombo. Cesare Maccari, cupola della Basilica di Loreto.
Donna in sul lito adriano” [adriatico nda] (cfr. Paradiso, XXI), alludendo a san Pier Damiani, che si trovò nelle Marche ben prima della traslazione e a san Pietro, che invece celebrò messa nella Santa Casa a Nazareth. 3) Cristoforo Colombo, come si può leggere nel suo “Giornale di bordo”, conosceva molto bene il santuario lauretano e non è escluso che vi si possa esser recato da giovane marinaio, attraversando l’Adriatico tra il 1465 e il 1475. Il 13 febbraio 1493, mentre era di ritorno in Spagna dallo storico viaggio che gli fece scoprire il nuovo continente americano, la sua flotta venne colpita da una violentissima burrasca. Il mare si fece tanto minaccioso che le onde, accavallandosi, tormentavano le due navi superstiti, la “Niña” e la “Pinta”. La notte del 14 febbraio il vento s’intensificò ulteriormente e le onde divennero spaventose. La “Pinta” fu in balia del vento, scomparve dalla vista e fu portata fuori rotta. Di fronte al pericolo, Colombo e i suoi marinai si affidarono all’intercessione della Madonna, a cui fecero tre voti collettivi. E così furono messi in un berretto tanti ceci quanti erano i marinai nella “Niña”. Uno
Navata centrale della Basilica di Loreto. Sul lato sud del rivestimento della Santa Casa c’è l’altare maggiore, con la finestra dell’Annunciazione al centro.
dei ceci era segnato con una croce e chi lo avesse estratto sarebbe dovuto andare in pellegrinaggio a tre santuari mariani. Il primo e il terzo sorteggio caddero sullo stesso Colombo, che si impegnò a recarsi al santuario spagnolo di Santa Maria de Guadalupe, in Estremadura, offrendo un cero di 5 libbre e a quello di Santa Clara di Moguer. Nella seconda venne estratto un marinaio, Pedro de Villa, al qua-
Patrona dell’aviazione. Benedizione degli aerei e processione.
Affresco della cappella americana, con la Madonna patrona dell’aviazione e la conquista dello spazio.
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le Colombo promise i denari per la spesa del viaggio «a Santa Maria di Loreto, che si trova nella Marca di Ancona, nello Stato del Papa, che è la Casa dove la Santissima Vergine ha fatto e fa ancora molti e grandi miracoli». Dopo i tre voti, la tempesta a poco a poco si placò e l’equipaggio poté finalmente approdare sulla costa spagnola. Il pittore Cesare Maccari ha raffigurato l’assolvimento del voto fatto da Cristoforo Colombo nella cupola della basilica di Loreto123 .
123 Cfr. Il voto di Cristoforo Colombo alla Madonna di Loreto, in http://www. vivereosimo.it/2007/12/10/il-voto-di-cristoforo-colombo-alla-madonna-diloreto/150119/.
Nel pendio che scende verso la pianura, in direzione del mare, si trova il cimitero militare polacco del 2°Corpo d’Armata, con i corpi dei soldati che diedero eroicamente la propria vita nella presa di Loreto, durante la Seconda Guerra Mondiale.
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4) Torquato Tasso dedicò alcuni versi alla Santa Casa che poi sono stati ripresi dall’attuale Liturgia delle Ore per il giorno della festa. Recatosi pellegrino al santuario il 31 ottobre 1587, volle affidare alla Madonna le sue pene e i suoi tormenti. In quegli anni lavorò alla canzone A la Beatissima Vergine di Loreto. Eccone alcuni versi: Qui gli Angeli innalzaro il santo albergo, Che già Maria co ‘l santo figlio accolse, E ‘l portar sovra i nembi e sovra l’acque: Miracol grande, a cui sollevo ed ergo La mente, ch’altro obietto a terra volse, Mentre da suoi pensieri oppressa giacque. Questo è quel Monte ch’onorar ti piacque De le tue sante mura, Vergine, casta e pura, Anzi il tuo parto, e poscia, e quando ei nacque; Perch’Atlante gl’invidii, avendo a scorno Suoi favolosi pregi Del Re de’ regi e tuo l’umil soggiorno. 5) A Loreto poi riposa uno dei principali protagonisti dell’insurrezione antigiacobina marchigiana durante l’epoca dell’invasione napoleonica, il generale Giuseppe La Hoz. La Hoz, milanese di origini spagnole, in un primo momento appoggiò Bonaparte e fu un convinto sostenitore del giacobinismo. Poi cambiò idea e decise di passare dalla parte degli insorgenti italiani, guidando la rivolta nelle Marche a partire dal 17 giugno 1799 e morendo sotto le mura di Ancona a fine settembre 1799. Il 4 agosto dello stesso anno entrò a Loreto e i francesi abbandonarono definitivamente la città mariana che fu sottoposta alla Reggenza imperiale-reale pontificia, costituita già l’11 luglio precedente per la Marca di Ancona e di Fermo.
Sebbene Monaldo Leopardi nella sua Autobiografia scriva di ritenere «per certo che La Hoz aveva il genio e i
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pensieri del Bonaparte e che solo le circostanze li hanno resi dissimili», sta di fatto che il giorno dopo la morte il corpo del generale fu trasportato nella basilica di Loreto e seppellito con grandi onori nella cripta cimiteriale, ora Cripta del Crocifisso. Le due ricognizioni fatte nel 1941 e nel 1995 hanno trovato il suo corpo ancora ben conservato124 . 6) Il grande giornalista controrivoluzionario Louis Veuillot nella sua opera Roma e Loreto (1841) confermò la propria devozione per la Santa Casa, scrivendo: «Non ci potrà mai venire in mente che Dio voglia ingannare la nostra pietà e il nostro amore. Se Egli non avesse ordinato ai suoi angeli di portare nel cuore del mondo cattolico questa casa che fu teatro del primo mistero della nostra salvezza, certamente avrebbe saputo farne scomparire le fallaci sembianze; e come gli sarebbe facile annientare un vano simulacro, così gli è stato facile offrire alla nostra venerazione queste pietre sante che, secondo i suoi augusti disegni, voleva strappare alle mani degli infedeli […] Dove Dio interviene con gesti clamorosi e che sanno di miracolo in appoggio di quello che vuol far conoscere con certezza, là non c’è posto per l’errore. Tutti sanno essere una verità incontestabile che ripugna alla Provvidenza sommamente saggia servirsi delle testimonianze soprannaturali della sua potenza per indurre gli uomini in errore. Ora tali testimonianze soprannaturali, altrimenti dette miracoli, sono innumerevoli»125 .
124 Cfr. Il Messaggio della Santa Casa, n. 8, settembre-ottobre 2015. 125 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 136.