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capitoLo ii – La Casa portata dagli Angeli
capItolo II
La casa portata dagli angeli
Come è arrivata a Loreto la Santa Casa?
Negli ultimi decenni si è iniziato a sostenere che le pietre (si badi bene, le pietre e non le pareti, come sempre si è inteso) della dimora nazaretana furono portate in Italia dagli uomini. In pratica, la Traslazione angelica della Santa Casa sul colle lauretano oggi viene da molti derubricata ad una pia leggenda. Un’operazione questa, che, inserita nel processo di continua minimizzazione degli eventi miracolosi, sembra voler porre la Chiesa al passo coi tempi, per risultare più credibile agli occhi del mondo. In realtà però, simile atteggiamento mina la fede dei semplici.
Come si vedrà tra poco, infatti, viene più di qualche dubbio in merito alla versione “moderna” della questione lauretana. Fermo restando che non si tratta di un dogma di fede, e che lo stesso papa Giovanni Paolo II nella Lettera per il VII centenario di Loreto scrisse di voler lasciare «piena libertà alla ricerca storica di indagare sull’origine del Santuario e della tradizione lauretana», proprio in virtù di tale libertà ci sentiamo in diritto di continuare a pensare che sia
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molto più ragionevole e persino scientificamente fondata la versione tradizionale della traslazione miracolosa.
Lo stesso padre Giuseppe Santarelli – storico della questione lauretana dalle cui opere anche qui ampiamente abbiamo attinto, data la quantità di preziose informazioni che offrono – nel sostenere il trasporto umano e dunque questa nuova versione dei fatti presenta solo una sua ipotesi, senza alcuna certezza. Tale ipotesi è stata peraltro sconfessata con chiare dimostrazioni probative da altri studiosi, come più avanti viene meglio precisato.
Anche Mons. Giovanni Tonucci, vescovo delegato pontificio di Loreto dal 2007 al 2017, nella prefazione all’opera di Santarelli, pur riprendendo l’invito alla libera ricerca storica, scrive che «sbaglia chi si permette di considerare con sufficienza coloro che amano la bella tradizione del trasporto angelico, quasi che si trattasse di una credulità superficiale»31 .
Ebbene, cerchiamo ora di capire perché quella della Traslazione miracolosa non è né una pia invenzione, né una credulità superficiale.
2.1 Le traslazioni storicamente accertate
Storicamente sono accertate almeno cinque traslazioni miracolose della Santa Casa di Nazareth, avvenute nell’arco di tempo che va dal 1291 al 1296: a Tersatto (oggi un quartiere della città di Fiume), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta (attuale località detta della Banderuola), sul campo di due fratelli situato sul Monte Prodo (antistante all’attuale santuario lauretano) e sulla pubblica strada, dove ora sorge l’attuale basilica e dove soprattutto è stata costruita una città, proprio attorno all’insigne reliquia32 . Ciò ovviamente non significa che le sante pareti nazaretane non possano aver toccato altri luoghi: non vi sono però
31 G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, cit., pp. 6-7. 32 Cfr. G. NICOLINI, Le cinque traslazioni “miracolose” della Santa Casa di
Nazareth, in Il segno del soprannaturale, n. 216, giugno 2006, p. 28.
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documentazioni storico-archeologiche al riguardo. Tuttavia, le tradizioni popolari locali di Toscana, Umbria e Marche lasciano intendere che nel periodo di tempo in cui è partita da Tersatto (9-10 dicembre 1294) e prima di arrivare ad Ancona (1295), la Santa Casa ha viaggiato e forse sostato in varie località dell’Italia centrale33. Non a caso mentre nelle Marche si parla di “Venuta”, in Umbria si parla di “Passaggio” e in qualche zona della Toscana di “Gran Tragitto”: modi diversi per raccontare lo stesso fatto miracoloso, tramandato di generazione in generazione. Per di più, proprio in queste aree si collocano l’Antica Via Lauretana e i cosiddetti cammini lauretani: è quindi possibile che la Santa Casa vi abbia davvero fatto delle brevi soste.
Dei cinque spostamenti suddetti, invece, vi sono validissime ragioni per ritenere che siano autentici.
Ma perché la Santa Casa avrebbe lasciato la Palestina?
Le tre pareti sono scomparse dalla Basilica dell’Annunciazione di Nazareth nello stesso anno (1291) in cui i crociati, con la sconfitta di San Giovanni d’Acri, hanno dovuto definitivamente abbandonare la Terra Santa. In effetti, si è sempre detto che la Traslazione miracolosa è avvenuta per preservare la Santa Casa dal dominio islamico. Si tratterebbe dunque di un chiaro segnale di difesa dalle conquiste del mondo musulmano, un tema che è molto legato a Loreto, come si vedrà più avanti.
Significativo poi che dalla Terra Santa questa grande reliquia della Cristianità abbia scelto come ultima tappa del suo viaggio il territorio dello Stato Pontificio, governato dal Vicario di Cristo.
Guglielmo Garratt, professore di arte all’Università di Cambridge, nonché convertito dall’anglicanesimo al cattolicesimo e grande storico di Loreto34, rivolse a se stesso
33 Cfr. G. SANTARELLI, Tradizioni e Leggende Lauretane, cit., p. 161. 34 Autore di Loreto, la nuova Nazareth (1893).
Rappresentazione delle successive traslazioni della Santa Casa. Autore anonimo del XVI secolo. Museo della Pinacoteca, Loreto.
l’interrogativo di un cavaliere di Terra Santa, chiedendosi se Dio avrebbe mai permesso ai musulmani di trasformare la Santa Casa in moschea. «No, Dio non lo sopporterà – si rispose –. La Santa Casa scomparirà se necessario, perché Dio saprà certamente sottrarla alla profanazione e alla distruzione. […] Nazareth biancheggerà delle ossa dei guerrieri cristiani; neppure più un soldato della Croce resterà a difendere le sacre mura dove il Figlio di Dio si è fatto uomo.
Il fanatismo dei seguaci del falso profeta profanerà tutte le altre chiese cristiane; ma l’Onnipotente saprà mettere a suo tempo un limite al cieco furore dei malvagi e, quando più nessun braccio d’uomo proteggerà la casa benedetta, Dio ordinerà ai suoi Angeli di intervenire onde sia sottratta alla profanazione, la portino sulle loro braccia e noi possiamo ritrovarla in una terra cristiana. Sì, il Creatore dell’Universo […] trasporterà la testimonianza immortale dell’Incarnazione in una regione sicura dove migliaia di anime correranno a venerarla»35 .
2.2 Il triplice miracolo nella prima Traslazione
Nella notte della prima traslazione, tra il 9 e il 10 maggio 1291, avvenne un triplice miracolo. La preziosa reliquia
35 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., pp. 49-50.
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si trovava al di sotto della Basilica dell’Annunciazione di Nazareth, nella cripta, ed era già stata preservata dalla distruzione islamica del 1263 ad opera di Alan ed-Din Taybar, luogotenente del sultano del Cairo Bajbars Banokan. Ma nel 1291,le tre pareti si sono sradicate dalle fondamenta e sono uscite dal sotterraneo della chiesa. Inoltre le sante mura, improvvisamente, nello spazio di una notte, giunsero in Istria. Se fino al 9 maggio 1291 la Santa Casa era nel suo posto originale, il giorno dopo, 10 maggio, non c’era più. E senza che qualcuno potesse addurre una spiegazione. Cosa era accaduto? Come è stato possibile – nel caso si fosse trattato di un’operazione umana – eseguire il lavoro in così poco tempo, cioè divellere le pareti dalle fondamenta, farle fuoriuscire dalla cripta protettiva senza smontarle e portarle nell’arco di una sola notte a migliaia di chilometri di distanza, a Tersatto? E per ordine e con il permesso di chi sarebbe avvenuta questa “traslazione umana” vista l’assenza di documenti e testimonianze al riguardo?
2.3 Le due tavolette antiche
Bisogna inoltre tener presente anche quanto riportato dal beato Giovanni Battista Spagnoli, detto il Mantovano, celebre ed autorevole religioso carmelitano, il quale, recandosi nel santuario di Loreto, lesse una tavoletta antichissima, appesa alle pareti della chiesa, in cui si narrava la storia delle traslazioni. In una lettera inviata al cardinale Girolamo Della Rovere, il 22 settembre 1489 (o, secondo alcuni, nel 1479), il Mantovano, così come già avevano fatto Pier Giorgio Tolomei, detto il Teramano, Governatore della Santa Casa (nel 1472) e Giacomo Ricci (nel 1469), scrisse: «Essendo venuto da poco presso la Santa Casa della Sacratissima Vergine Maria di Loreto e avendo veduto le cose mirabili che Dio opera in quel luogo […] incominciai ad osservare ogni cosa con diligenza, ad ammirare l’ingente mole e a leggere gli “ex
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voto” affissi alle pareti. Ed ecco che ai miei occhi si presenta una tavoletta corrosa, per la lunga esposizione e per l’antichità, nella quale era scritta la ragione per cui quel luogo aveva raggiunta una così grande autorità. Allora io, acceso da pio zelo, affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso, ho voluto raccogliere dalla tavoletta, consumata dal tarlo e dalla polvere, la serie dei fatti»36, ovvero le traslazioni miracolose della stessa Santa Casa da Nazareth in vari luoghi e infine a Loreto.
Il beato Giovanni Battista Spagnoli poi proseguiva sottolineando: «Tutte le cose che abbiamo detto più sopra, fatta eccezione di pochissime, che chiariscono e non alterano la storia, sono state prese, salva sempre la verità dello scritto, da un esemplare autentico della suddetta tabella, al quale bisogna prestar fede»37. Pertanto, all’epoca in cui scrive (seconda metà del XV secolo), c’erano due tavolette: una corrosa dal tempo, l’altra – una copia – più leggibile. Ciò significa che la storia delle traslazioni miracolose non è una leggenda fabbricata in quel periodo. Le due tavolette, che per stare in chiesa dovevano avere ricevuto necessariamente l’approvazione ecclesiastica, erano sicuramente assai antiche. Secondo alcuni studiosi38 la tavoletta più antica era opera del Beato Pietro Moluzzi, vescovo di Macerata, alla cui diocesi nel 1320 Papa Giovanni XXII aveva aggregato il territorio di Recanati e dunque di Loreto, incaricandolo della custodia della Santa Casa. Non solo. In base a quanto viene riportato da alcuni testi ed autori antichi, lo stesso Beato Pietro Moluzzi, vivente negli anni delle Traslazioni Miracolose e testimone delle stesse, è stato anche autore di una prima
36 Cit. in G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della
Santa Casa di Nazareth a Loreto, La Voce Cattolica, Ancona 2004, pp. 25-26. 37 Cit. in ibidem, p. 26. 38 Cfr. ibidem, p. 27.
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storia scritta, che veniva addirittura utilizzata nelle lezioni scolastiche, per istruire i fedeli e le nuove generazioni su quanto di straordinario era accaduto in quel luogo benedetto. Sebbene non esista più il testo originale manoscritto, in vari libri antichi sono riportati estratti dello scritto del Beato Pietro Moluzzi o di sue copie, che autori successivi ebbero modo di consultare e ritrascrivere.
A conferma dell’antichità delle testimonianze scritte e risalenti proprio alle origini degli eventi miracolosi, esiste nell’Archivio dei Canonici di Loreto una Cronichetta della Santa Casa, stampata nel 1844, in cui viene citato un documento del 1324, appartenente all’Archivio di Stato di Padova. In esso si leggono le seguenti parole: “Triginta abhinc annis Domus Beatae Virginis Mariae de Nazareth per manus Angelorum translata fuit per mare Adriaticum prope Urbem Recineti”, e cioè “Trenta anni fa la Casa della Beata Vergine Maria di Nazareth è stata trasportata per mano degli Angeli attraverso il mare Adriatico vicino alla città di Recanati”. L’autore della Cronichetta della Santa Casa che riporta quel documento era il Can. Cav. Raffaele Sinibaldi, cappellano della Casa Reale Borbone. Egli asserisce che il testo autentico dell’importantissimo documento fu presentato a S. E. Mons. Stefano Bellini, vescovo di Loreto, mentre questi stava scrivendo una storia della Santa Casa.
2.4 Prima tappa: Tersatto
Il primo luogo in cui la Santa Casa si posò dopo aver lasciato Nazareth fu Tersatto, oggi divenuto un quartiere della città di Fiume, in Croazia e dove ancora esiste un santuario dedicato alla Madonna, costruito a ricordo della permanenza della santa dimora. L’evento miracoloso risale alla notte tra il 9 e il 10 maggio 1291.
Il legame fra Tersatto e Loreto è sempre stato molto forte nei secoli. Non è un caso che nella piazza del santua-
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rio marchigiano nel XVI secolo sia stato costruito il Palazzo Illirico (Illiria è l’antico nome della Croazia), dedicato alla formazione dei chierici dalmati e albanesi. Inoltre i pellegrini provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico sono sempre stati numerosissimi a Loreto.
A Tersatto le testimonianze della venuta della Santa Casa sono innumerevoli. Lungo la scalinata monumentale che conduce al santuario, a metà percorso, di fronte ad una delle cappelle che costeggiano i gradini, sono presenti queste parole sul marmo, probabilmente risalenti già al XIV secolo: “Venne la Casa della Beata Vergine Maria da Nazareth a Tersatto, l’anno 1291, allì 10 di Maggio e si partì allì 10 di Decembre 1294”39 .
Secondo quanto relazionato dal francescano istriano Francesco Glavinich nella sua Historia Tersattana40, la mattina del 10 maggio 1291 alcuni boscaioli scorsero nella radura della foresta allora presente su quel territorio un edificio che non avevano mai visto prima: era una casetta, con un altare all’interno. Il fatto non passò inosservato e la notizia della scoperta venne prontamente diffusa fino ad arrivare al parroco della zona, don Alessandro Giorgiewich, che era a letto infermo, gravemente malato di idropisia. Desideroso di vedere coi propri occhi il piccolo edificio giunto misteriosamente nel territorio della sua parrocchia, il sacerdote pregò la Madonna, che gli apparve per guarirlo e informarlo che le pareti in questione erano quelle della sua dimora nazaretana, sottratta alle profanazioni degli infedeli.
«Sappi – disse Maria Santissima – che in questa casa io sono nata; vi sono cresciuta nella mia prima infanzia. Qui, all’annunciazione dell’arcangelo Gabriele, ho conce-
39 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 51. 40 Per una sintesi cfr. G.M. PACE, Miracolosa traslazione a Loreto della dimora della
Santissima Annunziata, cit., pp. 8 e ss.
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pito il divin Figlio per opera dello Spirito Santo. Qui il Verbo si è fatto carne. Gli apostoli hanno consacrato questa dimora e vi hanno celebrato l’augusto sacrificio… Dio, a cui nulla è impossibile, è l’autore di questo prodigio ed affinché tu stesso ne sia il testimone e l’apostolo, abbiti la guarigione. Il tuo ritorno improvviso alla salute, dopo sì lunga malattia, avvalorerà questo miracolo»41 .
Vista l’eccezionalità di quanto accaduto, il viceré della zona, Nicola Frangipani, inviò a Nazareth una delegazione di quattro uomini, tra cui lo stesso don Alessandro, per accertarsi che si trattasse davvero della Santa Casa della Madonna. Gli inviati poterono constatare che nella Basilica dell’Annunciazione le pareti della dimora in cui avvenne l’Incarnazione non c’erano più: restavano le sole fondamenta, il cui perimetro concordava esattamente con quello delle pareti giunte a Tersatto. Tutto venne messo per iscritto, con atto notarile, e conservato.
Tuttavia, tra il 9 e il 10 dicembre 1294, le tre pareti lasciarono la Croazia, altrettanto misteriosamente così come erano arrivate tre anni e mezzo prima. Fu allora che si iniziò a costruire una piccola cappella per ricordare che in quel luogo aveva sostato la dimora della Madonna. Nel 1420 il papa Martino V concesse indulgenze a tutti coloro che avrebbero contribuito al mantenimento del santuario croato. Niccolò V, accettando i francescani come custodi della chiesa, parlò della stessa come di un luogo di culto da Dio reso celebre nei secoli passati. Papa Urbano V, giunto a Loreto nel 1367, ebbe modo di vedere il dolore dei tanti pellegrini croati che ancora piangevano la partenza della Santa Casa dalla loro terra (“Torna, torna a noi bella Signora con la tua Casa” era il lamento più comune42). Fu per consolarli della grave perdita subita che il Pontefice
41 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 53. 42 Cfr. P.V. MARTORELLI, Teatro istorico della Santa Casa, cit., v. 2, capo 4, p. 353.
Rappresentazione delle successive traslazioni della Santa Casa. Autore anonimo del XVI secolo. Museo della Pinacoteca, Loreto. L’autore di quest’opera dipinge le città idealizzate alla maniera medievale e gli eserciti del duca di Urbino con la divisa militare del XVI secolo. La casa della Madonna appare in una Nazareth circondata di mura (1), attaccata dagli infedeli. In una seconda rappresentazione (2), è trasportata dagli angeli e in una terza immagine (3) la casa ormai in salvo riposa dentro un’altra città circondata di mura, dall’altra parte del mare. (Museo del Virreinato del Messico)
Il primo luogo in cui la Santa Casa si posò dopo aver lasciato Nazareth fu Tersatto, oggi divenuto un quartiere della città di Fiume e dove ancora esiste un santuario dedicato alla Madonna, costruito a ricordo della permanenza della santa dimora.
Tersatto
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donò ai tersattesi un’immagine della Madonna43 da porre nel loro santuario.
Il rammarico dei croati comunque perdurò nei secoli, a suprema attestazione dell’autenticità della dimora della Santissima Annunziata. Il Martorelli, citando il padre Riera, riferisce di un massiccio pellegrinaggio nel 1559 quando cinquecento tersattesi tra uomini e donne, nel consueto percorso in ginocchio sia in chiesa, sia attorno alla Santa Casa, con i ceri accesi in mano ripetevano insieme ad alta voce: “Tornate, tornate a noi Maria, tornate, perché c’abbandonate Maria”44 .
Del resto, la devozione alla Madonna di Loreto, oltre a Tersatto, continua ad essere molto viva in tutta la Croazia45 .
2.5 Seconda tappa: Ancona
Secondo la tradizione, dopo la partenza da Tersatto, la Santa Casa giunse ad Ancona, che all’epoca era il più importante porto dello Stato Pontificio. La presenza nel capoluogo marchigiano è attestata per circa nove mesi durante il 1295.A testimoniarlo è un documento (di cui è rimasta solo una copia rinvenuta nel 1732 nella cassetta delle “reliquie autentiche” esistenti ancora in quell’anno nel Duomo di Ancona) di un sacerdote contemporaneo ai fatti, un certo don Matteo, il quale proprio dopo gli anni delle traslazioni miracolose lasciò uno scritto, per devozione personale, perché non si perdesse la memoria di quel fatto prodigioso, venerato dagli abitanti della città anche con l’edificazione di una cappellina sulla collina
43 Cfr. G.M. PACE, Miracolosa traslazione a Loreto della dimora della Santissima
Annunziata, cit., p. 29. 44 P.V. MARTORELLI, Teatro istorico della Santa Casa, cit., v. 2, capo 4, p. 353. 45 Tanto per citare un esempio, proprio nel maggio 2017 sul colle Gaj di Primôsten è stata inaugurata una statua della Madonna di Loreto alta 17 metri, comprese le scale d’accesso e il piedistallo (cfr. Il Messaggio della Santa Casa, n. 7, luglio-agosto 2017, p. 269).
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prospiciente il porto, ove la Santa Casa era rimasta.
Così recita lo scritto: «Io, don Matteo, rettore e plebano di S. Onofrio fora della Porta di Campo Marte della città di Ancona, per mia devozione lascio questa memoria di questo miracolo, ch’è dell’anno 1295. Nella selva di Contrada di Posatore si posò per nove mesi la S. Casa della Madre di Dio, e perché semo tanto costernati et restati in tanto poco numero di persone, per le gran guerre e pestilenze patite, ho voluto mettere questa scrittura per ricordarlo sotto la pietra sacra della Chiesa di Santa Caterina, acciò piacendo alla Madonna Santissima al suo tempo si ritrovi. Umilissimo servo di Dio»46 .
Molto più probativa del fatto miracoloso è soprattutto la costruzione – da parte dei vescovi locali – di ben tre chiese, edificate a ricordo della permanenza della Santa Casa, sulla collina di Posatora di Ancona e delle successive traslazioni nella zona di Recanati.
Una di queste tre chiese, nella località di Barcaglione (sulle colline tra Ancona e Falconara Marittima), si trova ancor oggi nello stesso luogo dove sorgeva una cappellina che ricordava l’avvistamento da parte degli abitanti del luogo della Santa Casa, proveniente in volo dal mare.
Poi va menzionata l’attuale chiesa di Posatora, sulla stessa area collinare dove per nove mesi sostò la Santa Casa. Il termine stesso della località è indicativo e deriva dal latino “posat et ora”, che sta a significare che la dimora della Madonna lì si è posata e lì ha pregato per la città ed è stata pregata dalla popolazione.
Infine, all’inizio del XIV secolo, vi fu la costruzione accanto alla Cattedrale di San Ciriaco, della chiesa di Santa Maria di Nazareth, ormai scomparsa per le distruzioni
46 Cit. in G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della
Santa Casa di Nazareth a Loreto cit., p. 53. Da notare, come osserva lo stesso
Nicolini a p. 54, che la chiesa di S. Onofrio era vicinissima a quella di S. Caterina e che nella stessa giurisdizione parrocchiale rientrava la zona di Posatora.
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belliche, e consacrata dal Vescovo di Ancona, contemporaneo e testimone dei fatti delle traslazioni, proprio per fare memoria e celebrare liturgicamente tutte le Traslazioni miracolose della Santa Casa.
Inoltre, nella chiesa di Posatora due lapidi hanno testimoniato il miracolo lì avvenuto. Una è del secolo XIIIXIV ed esistente fino agli anni Cinquanta-Sessanta dello scorso secolo XX. Venne purtroppo smarrita a seguito di lavori di restauro, ma vi sono testimoni oculari, ancora viventi, che lo ricordano e lo testimoniano. L’altra lapide, risalente al 1545, è ancora presente nella chiesa: evidentemente traduceva e copiava la prima. E sulla stessa ancora adesso si può leggere: “In questa selva, qui posò la Santa Casa della Madre di Dio per nove mesi MCCXCV”. La prima lapide, nella parte leggibile che i testimoni ricordano, recitava, in latino volgare antico: “Quita futa reposata la Madonna de Loreta” (ovvero “qui è fuggita dopo essersi posata la Madonna di Loreta”)47. Interessante perché già si usa il termine “Loreta”, che indica il luogo della selva della signora Loreta della successiva Traslazione miracolosa.
2.6 Terza tappa: la selva della signora Loreta
Sempre nel 1295 le tre pareti della Santa Casa giunsero in un bosco nella zona di Recanati, ubicato dietro l’attuale stazione ferroviaria di Loreto48. Il luogo, selvoso e paludoso, era proprietà di una nobile signora recanatese chiamata Loreta, dalla quale poi è derivato il nome della cittadina che accoglie il santuario. Oggi nell’area dove si è posata la preziosa reliquia sorge una chiesetta a ricordo. La
47 Cfr. G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa
Casa di Nazareth a Loreto cit., pp. 57-58. Cfr. anche G. NICOLINI, Le cinque traslazioni “miracolose” della Santa Casa di Nazareth, cit., pp. 28 e ss. 48 Cfr. G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa
Casa di Nazareth a Loreto cit., p. 68.
La chiesa di Santa Maria Liberatrice fu edificata nel XVI secolo su un precedente edificio sacro del XIII secolo.Secondo le documentazioni storiche e archeologiche esistenti, infatti, nel viaggio che ha accompagnato la Santa Casa da Nazaret fino alle Marche, gli angeli “posarono” le tre pareti della Santa Casa Nazaretana per nove mesi proprio dove oggi sorge questa chiesa.
località è detta “Banderuola”, perché alcuni devoti, all’epoca dei fatti miracolosi, issarono una bandiera sulla cima di un altissimo pino per mostrare ai pellegrini provenienti da lontano il punto esatto dove si trovava la Santa Casa.
In tale luogo la permanenza della dimora della Madonna durò per alcuni mesi. A testimonianza del fatto stava la già citata antichissima tavoletta esposta nella stessa Santa Casa e menzionata negli studi dei già citati Teramano (nel 1472) e del beato Giovanni Battista Spagnoli (nel 1479). Non solo. Il Teramano ricevette la testimonianza, sotto giuramento, di due anziani abitanti del posto, Paolo di Rinalduzio e Francesco il Priore49. Il primo riferì di aver saputo che un antenato aveva visto con i suoi occhi la Santa Casa venire in volo dal mare per poi collocarsi nella selva. Il secondo dichiarò che un suo avo aveva visitato la Santa
49 Cfr. G. NICOLINI, Le cinque traslazioni “miracolose” della Santa Casa di
Nazareth, Il segno del soprannaturale, n. 220, ottobre 2006, pp. 28-29.
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Casa quando era ancora nella proprietà della signora Loreta e assistette al miracoloso spostamento sul Monte Prodo. Certamente si può anche sorridere di queste testimonianze e ritenerle superficiali e non probanti. D’altra parte, non vi sono nemmeno ragioni valide per non tenerle in considerazione, vista anche la serietà dello scrittore che le riporta.
Oltre ai due testimoni del Teramano vi fu la conferma dell’evento miracoloso da parte di san Nicola da Tolentino, che attestò l’arrivo della Santa Casa, e di fra’ Paolo della Selva, un eremita che viveva nel vicino colle di Montorso ed ebbe anch’egli la rivelazione soprannaturale sulla vera origine delle tre pareti50 .
I pellegrini iniziarono subito ad affluire numerosi in quel luogo sacro, nonostante si trattasse di una zona priva di ogni attrezzatura per l’ospitalità. Ma tanta era la fede e tanto l’entusiasmo, che non se ne curavano, preferendo stare giorno e notte accampati sotto gli alberi in preghiera piuttosto che andarsene. Il Mantovano scrisse che i pellegrini venivano anche da regioni remote. Tutto questo afflusso però comportò dei problemi. Come spiega il Ricci nella sua Historia Virginis Mariae Loretae (XV secolo), iniziarono a imperversare briganti e delinquenti, che rapinavano i devoti, tanto da rendere impossibile la visita alla Santa Casa. Questa fu evidentemente la motivazione principale del nuovo spostamento, questa volta poco più in alto, sul Monte Prodo.
Tuttavia, i miracoli in quel luogo continuarono. Testimoni e storici come il Riera e l’Angelita raccontano che l’area in cui si era posata per otto mesi la Santa Casa continuava ad avere fiori ed erba, a differenza delle parti circostanti, invase da cespugli e spini. Purtroppo il tutto venne meno quando i contadini del luogo, per ignoranza, iniziarono a disboscare la zona e a lavorare il terreno,
50 Cfr. G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., pp. 62 e ss.
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cancellando quei segni miracolosi. Nell’operazione di bonifica dell’area, ordinata da papa Gregorio XIII nel 1575, caddero vittime gli alberi che per trecento anni erano rimasti piegati in direzione del mare, da dove cioè era giunta la Casa della Santa Vergine51. Sul luogo, però, come detto, venne edificata una cappella, ancor oggi esistente.
Riguardo il “miracolo degli alberi”, riteniamo utile per il lettore riportare il resoconto che ne fece don Antonio Gaudenti, patrizio di Osimo e arcidiacono della basilica lauretana, nel 1790, citando letteralmente quanto scritto, in epoca più vicina ai fatti, dal celebre Torsellini (nel primo libro, capitolo sesto della sua opera monumentale già menzionata, Lauretanae Historiae libri quinque): «È fama, né vana è la credenza, che all’arrivo della Casa di Maria, gli alberi in lunga fila fossero curvati al suo passaggio, ed in tal guisa stesser così piegati infino, che a terra caddero, o per vecchiezza, o per la forza de’ venti, o perché in appresso tagliati fossero; e questi in lungo ordine schierati, e chini solevansi mostrare a’ pellegrini come testimoni di un tanto miracolo. Ancora fresca n’è la memoria, ed io, prosegue lo stesso autore, posso assicurare, che un uomo ben degno di fede mi accertava, ch’Egli non più di venti anni sono avea spesso veduto molti di questi alberi starsene così curvi, e piegati con tutto il tronco verso il mare, e che i medesimi alberi vi erano così appositamente lasciati per religioso riguardo nel tagliarli il rimanente della selva, e questi, come si disse, non più da venti anni in qua furono dalla sciocchezza, ed imperizia de’ contadini gettati affatto a terra, acciò non servissero d’impedimento all’aratro»52 .
51 Cfr. G. SANTARELLI, Tradizioni e Leggende Lauretane, cit., pp. 160-161. Del miracolo degli alberi scrissero anche, tra gli altri, il Torsellini e il Martorelli. 52 Cit. in A. GAUDENTI, Storia della Santa Casa di Loreto esposta in dieci brevi ragionamenti fra un sacerdote custode di S. Casa ed un divoto pellegrino, ed. seconda, Loreto 1790, p. 41.
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2.7 Quarta tappa: il campo di due fratelli
Le tre pareti giunsero quindi sul Monte Prodo, dove all’epoca non c’era nulla se non qualche albero e casupola. Il luogo prescelto questa volta fu il campo di due fratelli, Simone e Stefano Rinaldi degli Antici53. È ormai difficile individuare il punto esatto in cui si posò la Santa Casa. Tuttavia si sa che era di fronte a quello che oggi è il santuario. In effetti si conserva ancora una piccola pietra scolpita sul muro, alla fine dell’attuale Palazzo Apostolico e raffigurante un’immagine della Madonna seduta sopra la Santa Casa. Sotto c’era l’iscrizione “visitatio custodivit” (ovvero “questo luogo custodì la visita” della Santa Casa).
I due fratelli, ben contenti di essere stati privilegiati dalla divina Provvidenza, ben presto iniziarono però a litigare. I numerosi pellegrini che affluivano alla sacra dimora, infatti, lasciavano ricchi doni votivi in onore della Madre di Dio. E fu così che i due, presi dall’avidità e dalla brama di guadagni, entrarono in conflitto. La situazione divenne talmente problematica che il Comune di Recanati si rivolse al Papa Bonifacio VIII (informato e consapevole delle traslazioni miracolose, come attestò nel XVIII secolo il già citato vescovo di Montefeltro Valerio Martorelli) per risolvere il contenzioso e disporre magari di espropriare il terreno ai due fratelli e renderlo suolo pubblico. In realtà non ci fu bisogno di alcun intervento umano perché la Santa Casa nel mese di dicembre del 1296 lasciò il campo e si collocò laddove è possibile venerarla ancora oggi. Fu la quinta ed ultima traslazione.
2.8 Quinta tappa: la pubblica strada
Alla fine del 1296, dunque, la Santa Casa “per il ministero angelico” si venne a posare in mezzo alla strada pub-
53 Cfr. G. NICOLINI, Le cinque traslazioni “miracolose” della Santa Casa di
Nazareth, Il segno del soprannaturale, n. 222, dicembre 2006, pp. 28-29.
Iniziarono a imperversare briganti e delinquenti, che rapinavano i devoti, tanto da rendere impossibile la visita alla Santa Casa. Questa fu evidentemente la motivazione principale del nuovo spostamento, questa volta poco più in alto, sul Monte Prodo. Rivestimento marmoreo, Antonio da Sangallo, 1531-1534.
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blica che congiungeva Recanati con Ancona e Porto Recanati. Le tre pareti sono poste sulla strada, senza fondamenta proprie. Solo quando si ritenne poco sicura la loro statica si inserirono delle sottofondazioni e un grosso muro intorno. Per capire che la collocazione della Santa Casa sulla pubblica strada non è stata un’opera umana basterebbe il più elementare buon senso. Come spiegare infatti che l’autorità possa aver permesso di erigere un edificio su di una strada pubblica importante, a costo di rifare un tratto considerevole della medesima e che inoltre tale edificio sia stato edificato senza fondamenta proprie e che si sia rimediato a tale supposta omissione con delle opere successive di sottofonda-
Nel 1295 le tre pareti della Santa Casa giunsero in un bosco nella zona di Recanati, ubicato dietro l’attuale stazione ferroviaria di Loreto. Oggi nell’area sorge una chiesetta a ricordo. La località è detta “Banderuola”, perché alcuni devoti, all’epoca dei fatti miracolosi, issarono una bandiera sulla cima di un altissimo pino per mostrare ai pellegrini il punto esatto dove si trovava la Santa Casa.
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zione, molto più impegnative e costose di quanto sarebbero state le comuni fondamenta di cui ogni edificio è dotato?
2.9 Alcune precisazioni
Circa le date, occorre precisare che generalmente e convenzionalmente si considera il 1294 come l’anno in cui la Santa Casa giunse a Loreto. In realtà però l’unica certezza è che in quell’anno la preziosa reliquia lasciò Tersatto e arrivò in suolo italiano. Secondo il già citato Prof. Giorgio Nicolini54 l’errore di computazione si deve all’archivista recanatese Girolamo Angelita, che nel XVI secolo fissò la data del 10 dicembre 1294 come quella di arrivo a Loreto, confondendo la data della scomparsa da Tersatto (appunto il 10 dicembre 1294) con quella di arrivo nella zona recanatese, ove poi sorse Loreto.
Riguardo invece all’attestazione dell’autenticità delle traslazioni miracolose avvenute in quegli anni, è degna di nota la costruzione della chiesa di Forio, nell’isola di Ischia. Nel 1295, a seguito delle notizie sulla Santa Casa portate dai pescatori locali che tornavano da Ancona, gli abitanti di Forio iniziarono a edificare una chiesa dedicata proprio ai miracoli avvenuti in terra marchigiana prima ancora che tali fatti miracolosi avessero conclusione (nel 1296), segno che già all’epoca v’era una diffusa conoscenza del grande evento55 .
2.10 Gli angeli o… la famiglia Angeli?
A questo punto occorre fare alcune puntualizzazioni sulla versione moderna che sembra aver ormai quasi totalmente soppiantato quella tradizionale, per secoli riconosciuta ufficialmente dall’autorità della Chiesa e dai fedeli.
54 Cfr. G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa
Casa di Nazareth a Loreto cit., pp. 78-79. 55 Cfr. ibidem, pp. 80-81.
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Il miracoloso volo angelico sarebbe stato semplicemente una sublimazione e rielaborazione popolare di un evento meramente umano – pur assistito dalla divina Provvidenza –, attribuibile invece ad una certa famiglia Angeli o De Angelis?
La presunta fonte storica cui fanno riferimento quanti sostengono questa ipotesi56 (perché di mera ipotesi si tratta) è il cosiddetto Chartularium Culisanense, una raccolta di documenti di vario tipo, di cui non si possiede l’originale, ma solo una copia (vera o presunta che sia) del 1859 e conservata attualmente presso la biblioteca dei monaci di Montevergine (Avellino).
Tale documento, stando alla pubblicazione del Prof. Andrea Nicolotti di cui si dirà tra poco, è un falso storico, creato nel XIX secolo da una famiglia di Culisano (Palermo), di cognome De Angelis, per far credere che il suo casato derivasse dalla famiglia principesca “Angeli” dell’Epiro.
In tale falso, nel foglio n. 181 si menziona l’elenco dei beni dotali che Ithamar, figlia del despota d’Epiro Niceforo I Angeli-Comneno, portò a Filippo d’Angiò, principe di Taranto e figlio del re di Napoli Carlo II d’Angiò, in occasione del loro matrimonio, avvenuto nel 1294. Tra questi beni si segnalano le “sante pietre” portate via dalla casa della Madonna (“sanctas petras ex domo Dominae Nostrae Deiparae ablatas”) e una tavola di legno dipinta con la sua immagine, con in braccio Gesù Bambino.
Anche a voler ammettere, senza concederlo, una autenticità del suddetto documento, dire di aver portato via
56 Ad aver sposato con maggior forza tale ipotesi è il padre Giuseppe Santarelli.
Cfr. G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, cit., pp. 219 e ss. Per una sua confutazione, lo studio recente più importante è senza dubbio G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a
Loreto cit., pp. 40 e ss. Nel presente lavoro si attingono informazioni da entrambe le ricerche.
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alcune pietre “dalla Santa Casa” non significa affatto che ci si riferisca alla Casa di Nazareth, avendo la Vergine abitato in più case durante la sua vita (come a Gerusalemme, in Egitto, ad Efeso). E in ogni caso il documento stesso sconfessa l’interpretazione che sia stata trasportata l’intera Santa Casa, dato che parla solo di “sante pietre portate via”: quindi non la Santa Casa “intera”, ma al massimo alcune pietre di essa! Invece a Loreto c’è proprio la Santa Casa “integra” e non “alcune pietre” della stessa. Oltretutto da sempre si è parlato o comunque inteso che a lasciare miracolosamente Nazareth sono state le pareti integre della camera di Maria, e non delle singole pietre. Anche perché se di semplici pietre si tratta, diventa assurdo parlare di “Santa Casa”, in quanto a Loreto oggi non vi sarebbe parte della dimora della Madonna, ma semplicemente alcune pietre prese da lì.
Inoltre non si comprendono molte questioni. Come mai Niceforo Angeli-Comneno ha potuto disporre a suo piacimento dell’insigne reliquia, che allora si trovava sotto la Basilica dell’Annunciazione? Nessuna autorità ecclesiastica locale ha avuto nulla da ridire? E poi, ammettendo che le operazioni di trasporto siano state pensate anche per preservare la casa dalle violenze islamiche (la conquista di San Giovanni d’Acri avvenne proprio nel 1291), come mai questi beni dotali sono poi finiti nel territorio di Loreto, in quello che all’epoca era lo Stato della Chiesa? Come mai non si sa nulla di questo viaggio che avrebbe sicuramente richiesto denaro, tempo e organizzazione?57 L’ipotesi più diffusa parla di un dono al Pontefice, ma non trova alcun solido fondamento. Tuttavia, pur essendoci la possibilità di trasportare materialmente grandi quantità e pesi di pietre via mare (ma non una casa integra!), non si spiega
57 Cfr. G.M. PACE, Miracolosa traslazione a Loreto della dimora della Santissima
Annunziata, cit., pp. 18 e ss.
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davvero il motivo di ben cinque spostamenti e soprattutto non si vede come sia poi stato possibile ricostruire la reliquia con tutte le caratteristiche davvero eccezionali (senza fondamenta, con calcina mediorientale e risalente a secoli e secoli prima, sulla pubblica strada e in parte sporta nel vuoto, etc.) di cui si è già parlato.
Che lungo i secoli la Traslazione o, meglio, le Traslazioni miracolose siano state messe in dubbio da singole personalità con uno spirito materialista, razionalista e di diffidenza verso ogni intervento soprannaturale è noto: era lo spirito presente già a partire dall’Umanesimo.
Ma ai nostri giorni il prof. Nicolini denuncia le manipolazioni che alcuni studiosi contemporanei apportano a pitture, raffigurazioni e xilografie dei secoli XV e XVI, facendo credere che in tali riproduzioni si mostrino già le due ipotesi del trasporto umano e del trasporto miracoloso, come ad esempio in un dipinto del XVI secolo conservato nel Museo-Pinacoteca del Santuario.
Trattandosi di una sorta di cartina geografica, in tale dipinto l’autore raffigura delle navi e la Santa Casa portata dagli angeli sopra il mare. L’intenzione è ben illustrata nella didascalia posta in basso, ove è scritto espressamente che il dipinto mostra solo e soltanto le traslazioni miracolose, mentre le navi sono solo un abbellimento dell’opera; inoltre ciò che da alcuni oggi viene identificata come la Santa Casa è in realtà il casotto che le navi medievali avevano a prua e in cui si conservavano gli strumenti utili alla navigazione. Ma l’interpretazione manipolata nei libri di alcuni studiosi recenti, che pubblicano soltanto dei parziali riquadri senza la descrizione inequivocabile dell’autore in basso, fanno credere ai lettori che si volesse in realtà rappresentare le due ipotesi: quella del trasporto miracoloso e quella del trasporto umano, dando credito naturalmente più alla seconda che alla prima.
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Lo stesso discorso vale per una stampa del 1582-1585, conservata agli Uffizi di Firenze: il particolare, minuscolo, di una nave con una casa e senza vela non dimostra alcunché, anche perché l’autore, pure in questo caso, nelle note scritte in basso parla solo e soltanto del trasporto miracoloso.
L’esistenza di scettici sulla questione lauretana, come per tanti altri avvenimenti, non può perciò inficiarne la veridicità storica. Oltretutto, se in passato i negatori si concentravano più sull’autenticità della Santa Casa, fu grosso modo solo all’inizio del XX secolo, con il canonico Ulisse Chevalier, che si iniziò a parlare di trasporto marittimo e dunque umano della stessa. Ma l’autorità ecclesiastica ha sempre preso le distanze da questa ipotesi e svariati autori cattolici l’hanno smentita in molti testi, come vedremo tra poco.
Tornando al Chartularium Culisanense, in uno studio del 2012 il sopra citato Prof. Andrea Nicolotti58 (del Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino) ha minimizzato di molto la presunta decisiva importanza del documento, di cui mette in dubbio l’autenticità. Nelle sue conclusioni, pur affermando di non essere in grado di prendere una posizione netta sull’argomento per mancanza di prove, dice però chiaramente che a suo parere «il carattere sostanzialmente fasullo della storia e dei documenti bizantini prodotti dalla famiglia De Angelis [di Palermo, nel cui palazzo è stato rinvenuto il Chartularium e senza alcun legame con i regnanti d’Epiro nda] deve indurre a sospettare fortemente della credibilità di tutte le fonti che essi accreditano»59. Se ciò è vero, tutta l’ipotesi del trasporto umano e della sublimazione popola-
58 Cfr. A. NICOLOTTI, Su alcune testimonianze del Chartularium Culisanense, sulle false origini dell’Ordine Costantiniano Angelico di Santa Sofia e su taluni suoi documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli, in www.lavocecattolica. it/falseorigini.cartularium.pdf 2012. 59 A. NICOLOTTI, cit., p. 17.
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re della famiglia Angeli negli angeli del Cielo, viene meno clamorosamente.
E a supportarla non basta nemmeno il ritrovamento, nel sottosuolo della Santa Casa, di due monete coniate dalla famiglia Angeli e databili tra il 1287 e il 130860. Innanzi tutto perché di monete ne sono state trovate centinaia e di varie epoche, persino di età romana (anticamente in quel luogo vi era una necropoli), in quanto era normale fare donazioni in occasione della visita-pellegrinaggio. E poi perché la loro presenza semmai attesta un gesto di devozione di alcuni pellegrini, non certo il trasporto umano e la ricostruzione dell’edificio in quel luogo. Anzi, la presenza di quelle monete e di cinque croci di stoffa rossa appartenute ai crociati non fa che confermare l’autenticità della Santa Casa giunta proprio alla fine del XIII secolo nelle Marche.
Altrettanto inconsistenti sono i riferimenti – cui si alluse tra fine Ottocento e inizio Novecento – a presunti documenti dell’Archivio Segreto Vaticano61, nascosti o distrutti (non si sa bene) perché avrebbero smentito la tesi del trasporto miracoloso della casa di Maria, sostenuta invece da tutti i Papi e dalla Chiesa fino ad allora. Si tratta di un’insinuazione diffusa ai tempi di Leone XIII dal vescovo di Digione mons. Landrieux, che ne avrebbe appreso l’esistenza dal medico pontificio, Giuseppe Lapponi62 , scettico per tutto quello che riguardava Loreto. Tuttavia, a sostegno di questa ipotesi non c’è nessuna prova, se non, per l’appunto, voci di corridoio, probabilmente interessate a seminare confusione. Possibile che in tanti anni nemmeno i nemici della questione lauretana, come lo stesso Lapponi, siano riusciti a dimostrare nulla?
60 Cfr. G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa
Casa di Nazareth a Loreto cit., pp. 47-48. 61 Cfr. G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa
Casa di Nazareth a Loreto cit., pp. 44-45. 62 Cfr. G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, cit., pp. 211 e ss.
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Insomma, nonostante tutto resti avvolto da un certo mistero (e del resto lo possiamo dire anche per innumerevoli altri avvenimenti della storia sacra e di miracoli recenti), parlare di Traslazione miracolosa della Santa Casa appare ancora oggi la soluzione più razionale e ragionevole e non si vede per quale motivo tanto accanimento verso di essa proprio da parte di un certo mondo cattolico.
2.11 La misteriosa notte tra il 9 e il 10 dicembre…
Un’ulteriore attestazione della Traslazione miracolosa si ritrova nelle feste popolari. La Madonna di Loreto è la patrona delle Marche e il 10 dicembre, giorno in cui viene ricordata liturgicamente la Traslazione della Santa Casa, è stata proclamata anche dalle istituzioni civili “Giornata delle Marche”.
Ebbene, a questa festa sono legate tradizioni secolari che purtroppo, a seguito dei profondi mutamenti sociali e culturali avvenuti a partire dalla fine degli anni Sessanta, si sono andate perdendo. Bisogna però dire che negli ultimi tempi si è assistito ad una loro ripresa, dettata specialmente dal desiderio di conservare il prezioso e ricco patrimonio folkloristico locale.
Tradizionalmente è la sera e la notte della vigilia della Traslazione che avvengono le manifestazioni più importanti e caratteristiche. Quella del 9 dicembre, infatti, per i marchigiani è la sera della “Venuta”, ovvero la notte in cui si ricorda la Traslazione miracolosa, per mano angelica, delle tre pareti integre della Santa Casa di Nazareth sul colle lauretano.
A livello popolare e in maniera spontanea, i festeggiamenti per la venuta della Santa Casa incominciarono quasi subito, fin dal XIV secolo63. Si ebbe però la loro ufficia-
63 Le informazioni sono tratte da G. SANTARELLI, Tradizioni e Leggende Lauretane, cit., pp. 26 e ss.
In tantissime chiese marchigiane si conservino tipici gruppi scultorei, solitamente in legno, raffiguranti la Santa Casa a forma di chiesetta, munita di un piccolo campanile e con sopra la Vergine e il Bambino.
Collegiata di San Secondo, Asti “Fuochi della Venuta” e processione a Loreto
La casa portata dagLi angeLi 75
lizzazione e celebrazione in maniera organizzata nel XVII secolo, soprattutto grazie alla predicazione e all’opera dei cappuccini padre Bonifazio di Ascoli e fra Tommaso di Ancona. Nel 1624, il comune di Recanati (cui Loreto allora apparteneva), dispose che la sera del 9 dicembre «con lo sparo dei mortari e col suono di tutte le campane, si faranno fuochi sopra la terra del comune e si metteranno i lumi a tutte le finestre della città e si accenderanno fuochi da’ contadini di tutte le campagne»64. Da qui è iniziata la tradizione dei “fuochi” (detti “focaracci” nel maceratese e fermano, “fugarò” nell’anconetano e “fochère” nell’ascolano) che si accendono nelle campagne, nei piazzali delle chiese e nei quartieri dei borghi di tutta la regione per illuminare la strada alla Madonna e a Gesù Bambino che arrivano in volo sulla loro casa. Non è un caso che in tantissime chiese marchigiane si conservino tipici gruppi scultorei, solitamente in legno, raffiguranti la Santa Casa a forma di chiesetta, munita di un piccolo campanile e con sopra la Vergine e il Bambino. Ecco perché nella regione la Madonna di Loreto è conosciuta anche come Madonna del “tettarello” (nel maceratese “de li cuppitti”), ovvero del tetto, perché è raffigurata sopra il tetto della casa.
Pur variando da paese a paese, da quartiere a quartiere e anche da famiglia a famiglia, generalmente i “fuochi della Venuta” venivano accesi prima o dopo cena ma comunque, ovvio, sempre di notte. La gente si radunava attorno al falò, recitava il Santo Rosario e cantava le Litanie Lauretane, aggiungendo poi canzoni ed inni mariani di devozione popolare. Ogni casa ed abitazione, inoltre, metteva almeno un lumino alla finestra o sul davanzale. Tutto ciò è stato recentemente e lodevolmente recuperato da diverse parrocchie e comunità locali. Un tempo era poi tradizione che i nonni o i genitori raccontassero ai più piccoli la storia
64 Cit. in G. SANTARELLI, Tradizioni e Leggende Lauretane, cit., p. 30.
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della miracolosa Traslazione e non è difficile immaginare quanto ai bambini questo solleticasse la fantasia.
Il momento culminante comunque avveniva generalmente alle 3 di notte, l’ora in cui si riteneva che le tre pareti fossero approdate in suolo marchigiano. In quell’orario le campane suonavano a festa e molti capifamiglia sparavano diversi colpi di fucile dalle finestre per accogliere la Venuta. Poi ci si recava in chiesa per pregare e sovente era prevista la celebrazione della Messa.