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capitoLo iV – La Chiesa non ha dubbi
La chiesa non ha duBBi 81
capItolo IV
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La Chiesa non ha dubbi
Papa Giovanni Paolo II, come già ricordato, nel 1993 definì la Santa Casa di Loreto, «primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e, per diversi secoli, vero cuore mariano della cristianità», ricordando pure come lo stesso abbia «goduto sempre speciale attenzione da parte dei Romani Pontefici che ne hanno fatto meta frequente del loro pellegrinaggio e oggetto delle loro cure apostoliche».
In effetti, ad attestare l’importanza e la straordinarietà della basilica lauretana e del miracolo lì avvenuto è stato, lungo i secoli, proprio il Papato, con vari pronunciamenti e soprattutto con la liturgia, attraverso la quale hanno trovato riconoscimento ufficiale sia l’autenticità della Santa Casa sia le sue miracolose traslazioni.
4.1 La festa della Traslazione della Santa Casa
Innanzi tutto occorre sottolineare che il 10 dicembre liturgicamente ricorre la festa della Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto e non la festa della Madonna di Loreto, come da diversi anni si scrive erroneamente nei calendari o si afferma per semplicità ed ignoranza. Certamente si tratta anche di una festa mariana, ma è significativo ricordare che nel calendario liturgico tradizionale, prima cioè delle riforme volute dal Concilio Vaticano II, nelle formule della Messa di quel giorno al centro stava (e dovrebbe stare ancor oggi) la Santa Casa.
Stabilendo questa festa, la Chiesa si è impegnata fortemente: è sempre valido infatti il principio lex orandi, lex
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credendi. E sebbene il fatto lauretano non sia un dogma infallibile, come peraltro le rivelazioni private e molte altre questioni, è comunque vero che i pronunciamenti della Chiesa sono stati della massima autorevolezza e meritano rispetto e obbedienza.
L’istituzione di questa festa, presente da sempre a livello locale, avvenne sotto il pontificato di Urbano VIII, con un decreto della Congregazione dei Riti il 29 novembre 1632, che la approvò limitatamente alla regione delle Marche.
Il 30 agosto 1669 fu poi inserita da Clemente IX nel Martirologio Romano, dove stava scritto: “A Loreto, nel Piceno, traslazione della Santa Casa di Maria, Madre di Dio, in cui il Verbo si è fatto carne”71. Lo stesso Pontefice autorizzò per i popoli della Croazia un ufficio e una messa propri per la traslazione della Santa Casa a Tersatto. Il 16 settembre 1699 Innocenzo XII approvò l’Ufficio e la Messa72 propri e fece aggiungere alla VI Lezione del Breviario Romano la storia del prodigio, che così recitava: «La casa natale della Beata Vergine Maria, consacrata dai divini misteri, è stata trasportata per ministero degli angeli dalla terra dei pagani, sotto il pontificato di San Celestino V, prima in Dalmazia, poi in territorio di Loreto, della provincia picena. Che si tratti della vera casa in cui il Verbo si è fatto carne ed ha abitato fra noi è provato sia dalle lettere e bolle papali e dalla venerazione ben nota in tutto il mondo, sia dai continui miracoli che qui si ottengono»73. Papa Benedetto XIV, a tal proposito, affermò che «voler dimostrare la verità dei fatti accennati in questa Lezione, sarebbe un
71 Cit. in G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della
Santa Casa di Nazareth a Loreto cit., p. 38. 72 Questa la traduzione dell’ orazione della Messa di allora: “O Signore, che nella tua misericordia, col mistero della tua Incarnazione hai santificato la casa della Beata
Vergine Maria e l’hai miracolosamente trasportata nel seno della tua Chiesa, fa’ che, scostati dalla casa dei peccatori, noi diventiamo degni abitatori dei tuoi santi tabernacoli”. Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 182. 73 Cit. in ivi.
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voler rifare quanto gli storici della Santa Casa hanno fatto con tanto zelo e dottrina»74 .
Benedetto XIII e i suoi successori estesero la festa anche alla Toscana, a Roma, alla Repubblica di Venezia e poi all’intera penisola italiana e a tutte le nazioni, diocesi ed ordini religiosi che lo avessero richiesto.
La Sacra Congregazione dei Riti in un decreto del 16 aprile 1916 confermò una volta per tutte: «Si tratta veramente della casa natale della Beata Vergine Maria dove tanti divini misteri si sono compiuti. Questa casa così favorita, trasportata già dagli angeli dalla Palestina in Dalmazia e poi a Loreto, nel Piceno, si manifesta a tutti con il fulgore continuo dei suoi miracoli e il favore costante dei doni celesti: veramente qui il Verbo si è fatto carne»75 .
La festa subì alterne vicende. Fino al 1956 in tutta Italia il 10 dicembre era celebrato con rito doppio di prima classe con ottava (così disposto da papa Leone XIII in un breve del 23 luglio 1894). Dopo il 1956, nel contesto di una semplificazione del Messale, scomparve l’ottava. Il 14 febbraio 1961, poi, la Sacra Congregazione dei Riti emise un’istruzione in cui stabilì che la Traslazione dell’Alma Casa della Beata Vergine Maria tornasse ad essere celebrata obbligatoriamente soltanto nelle Marche.76
4.2 Le Litanie Lauretane
Accanto alla liturgia, non si possono tralasciare le Litanie Lauretane, la cui diffusione evidenzia molto bene l’importanza che sempre ha avuto il santuario di Loreto. Erano
74 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 182. 75 Cit. in ibidem, p. 186. 76 La Congregazione del Culto Divino, il 7 ottobre 2019, ha inserito nel Calendario
Romano Generale, al 10 dicembre, la memoria facoltativa della “Beata Vergine
Maria di Loreto”. Nel testo del decreto il miracolo della Traslazione della Santa
Casa viene totalmente omesso. Cfr. https://press.vatican.va/content/salastampa/it/ bollettino/pubblico/2019/10/31/0834/01731.html
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le invocazioni che recitavano i pellegrini nella Santa Casa e si basavano su testi preesistenti. Tuttavia il più antico formulario che le raccoglie risale al XVI secolo e così le Litanie divennero ben presto riconosciute solennemente dalla Santa Sede. Il primo Papa ad approvarle ed indulgenziarle fu il marchigiano e francescano Sisto V, con la bolla Reddituri dell’11 luglio 1587. Durante il pontificato di Clemente VIII, invece, con il decreto Quoniam multi del 6 settembre1601, il Sant’Uffizio stabilì la loro forma attuale: «Dato che di questi tempi, anche molte persone private ogni giorno divulgano nuove litanie col pretesto di fomentare la devozione; poiché circola già una gran varietà, quasi innumerevole di litanie, ed in alcune di esse sono state trovate espressioni sconvenienti e in altre, cosa ben più grave, anche pericolose che sapevano di errore; volendo provvedere con sollecitudine pastorale all’incremento della devozione delle anime e dell’invocazione di Dio e dei Santi, senza il pericolo di quel detrimento spirituale, [Clemente VIII] stabilisce e comanda che si mantengano le Litanie più antiche e comuni, che si trovano nei Breviari, Messali, Pontificali e Rituali, nonché le Litanie che solitamente si cantano nel santo tempio di Loreto. Chiunque volesse pubblicare altre Litanie, o usarne nelle Chiese – sia negli oratori, sia nelle processioni – di già pubblicate, sia tenuto a presentarle alla Congregazione dei Sacri Riti, perché siano approvate e corrette, se necessario. Non presumano, costoro, di divulgarle in pubblico o di recitarle pubblicamente senza il permesso e l’approvazione della suddetta Congregazione, sotto la pena (oltre a quella del peccato commesso) che sarà severamente inflitta a discrezione dell’Ordinario e dell’Inquisitore»77 . Per questo motivo da allora in poi ogni modifica ed aggiunta alle Litanie Lauretane deve essere approvata dalla Santa Sede.
77 Cit. in A. M. APOLLONIO, Le Litanie Lauretane, Casa Mariana Editrice, Frigento (AV) 2013, p. 7.
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È interessante ricordare che durante un suo viaggio a Loreto, nell’estate del 1770, il giovane Wolfgang Amadeus Mozart rimase talmente colpito ed estasiato dalla Santa Casa che l’anno successivo compose le sue Litaniae Lauretanae Beatae Mariae Virginis.
4.3 La voce dei Sommi Pontefici
I pronunciamenti dei Papi su Loreto sono davvero tanti. Seppur con brevità, è opportuno fornire un quadro che sia il più completo possibile.
Pare innanzi tutto – stando a quanto riportato da San Pietro Canisio78 – che il marchigiano Niccolò IV fosse venuto a conoscenza della miracolosa traslazione a Tersatto. Bonifacio VIII invece fu informato dell’arrivo in Italia della preziosa reliquia. E a tal proposito alcuni sostengono che l’indizione del primo Giubileo da parte sua, nel 1300, ovvero solo quattro anni dopo l’ultima traslazione della Santa Casa, sia stata motivata anche dalla volontà di permettere ai pellegrini diretti a Roma di recarsi a Loreto79 .
Indiretto ma primo esplicito riferimento al “miracolo della Santa Casa” è contenuto nella bolla di Clemente V del 18 luglio 1310, in cui ratificò il voto fatto da alcuni pellegrini tedeschi a Loreto e scrisse della “miracolosa divina Vergine Lauretana”. Altri riferimenti alla Santa Casa vennero poi fatti da Giovanni XXII nel 1320. Benedetto XII concesse privilegi e indulgenze a quanti si fossero recati a pregare a Loreto. Decisione che venne successivamente ribadita e confermata da Urbano VI, Bonifacio IX, Martino V ed Eugenio IV. Papa Niccolò V si recò due volte in pellegrinaggio nella Santa Casa e dispose che i doni offerti venissero conservati per costituire il tesoro.
78 Cfr. G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, cit., p. 17. 79 Cfr. P.V. MARTORELLI, Teatro istorico della Santa Casa, cit., c. III, p. 50.
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A conferma della tradizione delle traslazioni miracolose è importante segnalare il gesto di papa Urbano V, che nel 1367 inviò ai fedeli di Tersatto di una immagine della Vergine Lauretana, allo scopo di consolare il loro dolore per aver perduto la Santa Casa. I tersattesi ritennero infatti sempre un vero miracolo l’apparizione della casa e, una volta saputo del suo spostamento a Loreto, cominciarono a fare pellegrinaggi verso la località marchigiana, pregando la Vergine di tornare ad abitare tra loro. Tutt’oggi, quell’immagine della Vergine Lauretana di Urbano V è assai venerata a Tersatto e tra gli sloveni.
Un rapporto particolare con Loreto lo ebbero Pio II e Paolo II. Pio II riuscì a visitare il santuario nonostante fosse in fin di vita proprio per una grazia speciale della Virgo Lauretana: morì infatti poco tempo dopo, nel 1464, ad Ancona, dal cui porto era in partenza la crociata da lui promossa contro i turchi. Paolo II nel 1470 indisse un giubileo straordinario limitato alla visita alla basilica e nelle bolle ad essa dedicate parlò di santuario “miracolosamente fondato” e dell’immagine della Madonna giunta per mirabile clemenza divina in mezzo ad una scorta celeste. Non solo: quando era ancora cardinale (il suo nome era Pietro Barbo) e assisteva Pio II nella sua malattia, venne colpito dalla peste. Pregando tra le mura della Santa Casa, gli apparve la Madonna, che lo guarì e gli preannunciò la sua imminente elezione al soglio pontificio: così avvenne e addirittura al primo scrutinio del conclave, il 30 agosto 1464. Paolo II, in segno di gratitudine e per attestare esplicitamente il miracolo, dedicò la sua prima enciclica proprio alla Vergine di Loreto. Il sommario del documento venne fatto scolpire dal Governatore della Santa Casa, Vincenzo Casali, su una grande lastra di marmo che ancora oggi è murata nella lesena della navata di sinistra del Santuario80 .
80 Cfr. G. NICOLINI, L’approvazione dei Sommi Pontefici delle miracolose traslazioni della Santa Casa di Nazareth a Loreto, in Il Segno del soprannaturale, n. 209, novembre 2005, p. 19.
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Sisto IV dichiarò Loreto proprietà della Santa Sede e conferì alla Santa Casa il titolo di Alma Domus. Giulio II, che il 21 ottobre 1507 emanò una bolla in cui confermò le indulgenze concesse dai suoi predecessori e confermò le miracolose traslazioni prima in Dalmazia e poi in Italia81 , fu miracolato dalla Vergine Lauretana, che gli salvò la vita durante la battaglia di Mirandola. Il Papa visitò il santuario celebrandovi la Messa nel giorno della Natività di Maria del 1510. Donò inoltre come ex voto la palla di cannone dalla quale si era salvato. Riferendosi alla insigne reliquia, Papa Della Rovere tra l’altro scrisse «che non solo l’immagine della Beata Vergine si trova in questa chiesa, ma ut pie creditur et fama est, conformemente alla tradizione, qui si trova anche la camera dove la Beata Vergine Maria fu concepita, cresciuta, dove fu salutata dall’Angelo, dove concepì per opera dello Spirito Santo il Salvatore del mondo, dove nutrì e allevò il divin Figlio, dove rapita nelle cose celesti, se ne stava pregando, e questa camera dagli apostoli fu trasformata in cappella dedicata alla Beata Vergine, dove fu celebrata la prima messa…»82 .
Leone X, nel breve del 1° giugno 1515, parlando della Santa Casa scrisse testualmente che: «è provato da testimoni degni di fede che la Santa Vergine, dopo aver trasportato per l’onnipotenza divina, la sua immagine e la propria casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di due fratelli, la fece deporre per il ministero degli angeli, sulla pubblica via, ove trovasi tuttora e dove l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare miracoli»83 .
Clemente VII inviò una delegazione di uomini a Nazareth per confermare l’autenticità della preziosa reliquia: e il
81 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., pp. 172-173. 82 Cit. ivi. 83 Cit in G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa Traslazione della
Santa Casa di Nazareth a Loreto, cit., p. 32.
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responso fu positivo. Giulio III fondò a Loreto il Collegio dei Penitenzieri, affidandolo ai gesuiti. Pio IV nel 1560 ribadì che quella sacra stanza dove la Beata Vergine fu concepita, nacque, venne allevata e fu salutata dall’angelo Gabriele, come attestato da testimonianze degne di fede «fu trasportata con la sua statua, per ministero degli angeli, dalla città di Nazareth nel territorio di Recanati, dove resta l’oggetto della venerazione profonda di tutte le nazioni cristiane»84 .
Pio V, che come vedremo ricorse alla Vergine Lauretana contro il pericolo islamico, fece riprodurre sugli Agnus Dei la Santa Casa, sulla cui autenticità mai mostrò il minimo dubbio.
Gregorio XIII fondò il Collegio Illirico e fece coniare alcune monete con l’effigie delle tre Sante Pareti.
Sisto V, papa marchigiano, la cui statua troneggia davanti al santuario, fece scrivere sul frontespizio della basilica “Deiparae domus in qua Verbum caro factum est” (“Casa della Madre di Dio in cui il Verbo si è fatto carne”), e – come disse – «considerando che Loreto gode di una straordinaria fama mondiale, perché nel centro della sua chiesa si trova la santa stanza nella quale la Vergine Maria nacque, fu salutata dall’Angelo e concepì di Spirito Santo il Salvatore del mondo, che questa stanza è stata trasportata dagli angeli in questo luogo, che qui si operano continui miracoli a favore dei numerosi fedeli che vi affluiscono da tutto il mondo»85, le conferì il titolo di città e di vescovado. Fu sempre Sisto V a dare slancio, nel 1586, all’Ordine della Madonna di Loreto (i Cavalieri Lauretani), con il compito di difendere la città e proteggere la Marca d’Ancona dalle razzie dei corsari e dei turchi.
Un altro marchigiano, Papa Clemente VIII, nel 1595 fece scolpire sul marmo del rivestimento della Santa Casa un’iscrizione che ripercorre la sua origine e il suo aspetto miracolistico. La riportiamo qui, tradotta dal latino: «Ospite
84 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 174. 85 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., pp. 174-175.
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cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la Santa Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina, la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso ministero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa Santa Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione l’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di Santa Casa, la fece eseguire. Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autore della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la sanità corporale e le gioie della eternità»86 .
Nella sua opera Delle feste di Gesù Cristo Signor nostro e della B. Vergine Maria, scritta quando era ancora cardinale arcivescovo di Bologna, parlando della Santa Casa e attingendo, tra gli altri, anche a San Pietro Canisio e al noto storico cardinal Baronio, Benedetto XIV la chiamò «Aula, dove il Verbo Divino prese l’umana carne, trasportata per ministero degli Angeli; così attestano sia gli antichi documenti, e la
86 Cit. in G. NICOLINI, Miracolose Traslazioni della Santa Casa di Nazareth a
Loreto, in http://www.vaticano.com/la-traslazione-miracolosa-nella-selva-dellasignora-loreta/.
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perpetua tradizione, sia le testimonianze dei Sommi Pontefici, come il comune sentimento dei fedeli e i miracoli che si verificano di continuo» Non solo. Papa Lambertini, nel suo monumentale De Servorum Dei Beatificatione et Beatorum Canonizatione (libro III, cap. X, n. 5), così scrisse: «[…] non mancano coloro che hanno osato inserire tra le favole la traslazione della santa casa, nella quale il Verbo si fece carne, fatta dalla Galilea alle Marche, a causa della mancanza di autori contemporanei che narrino la predetta traslazione. […] Sia lecito annotare che o non mancarono autori contemporanei, su testimonianza del citato Guido Grandi cit. dissert. 3 cap. 8 num. 12: Poiché esistono, dopo pochi anni dalla venuta in Italia della santa casa, indubbi documenti di quella regione nella quale fece sosta di circa un secolo e mezzo più antichi dello stesso Antonino (del cui silenzio fanno uso soprattutto i fautori dell’argomento negativo di questa controversia), al quale nessun uomo prudente avrà detto che avrebbe dovuto inserire nelle sue storie una espressa testimonianza di un evento molto conosciuto; da qui è tanto manifesto che alcuni autori contrari hanno abusato intenzionalmente del suo silenzio per impugnare la verità della casa di Loreto; oppure bastano gli annali Fluminesi, nei quali si descrive tutta la storia, visti e studiati da Girolamo Angelita, storico della casa di Loreto, su testimonianza di Antonio Salt nel libro che intitolò Sanctuarium Lauretanum, perché non si dica che manchino documenti contemporanei. Bisogna inoltre prestare fede agli scrittori celebri, cioè al sopra ricordato Angelita, e a Orazio Torsellino, che ebbero questi scritti tra le mani quando stesero la storia lauretana e trassero da essi le loro narrazioni […]».
Più recentemente, Pio IX, Papa marchigiano e molto devoto alla Vergine Lauretana che in gioventù, dopo un voto, lo aveva miracolosamente guarito dall’epilessia permettendogli così di abbracciare la vita ecclesiastica, nella Bolla Inter omnia del 1852, scrisse che «fra tutti i Santua-
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ri consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le stirpi umane. A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio»87 .
Grande devoto del santuario lauretano fu Leone XIII, che in occasione del VI Centenario della Traslazione Miracolosa pubblicò il Breve Felix Nazaretana (23 gennaio 1894), dove ebbe parole di entusiasmo: «Questa Casa, come narrano i fasti della Chiesa, non appena fu prodigiosamente trasportata in Italia, nel Piceno, per un atto di suprema benevolenza divina, e fu aperta al culto sui colli di Loreto, attirò immediatamente su di sé le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti, e le mantenne vive nel corso dei secoli. […] Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto la Casa ad un indegno potere 88
87 Cit in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 188. Cfr. anche G. NICOLINI,
La veridicità storica della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a
Loreto, cit., p. 33. 88 Quello dei musulmani, che avevano invaso la Terra Santa.
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e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose»89. Fu poi sotto il pontificato di Papa Pecci che venne fondata la Congregazione Universale della Santa Casa (1883), con lo scopo di promuovere il culto mariano-lauretano e di provvedere alla cura della basilica.
Con Pio X la devozione lauretana dovette affrontare le critiche razionaliste del canonico francese Ulisse Chevalier, raccolte nel libro Notre Dame de Lorette – Étude historique sur l’authenticité de la S. Casa (1906), dove veniva messa in dubbio sia l’autenticità della Santa Casa, sia quella delle miracolose traslazioni in nome della lotta alla “superstizione” e della purificazione della fede. Il libro ricevette il plauso (ma non l’imprimatur) del Maestro dei Sacri Palazzi, perché a suo parere non intaccava la pietà dei fedeli. Ma l’allora Segretario di Stato, il cardinale Rafael Merry del Val, a un quesito posto alla Santa Sede circa il libro, a nome del Sommo Pontefice rispose che «per quanto concerne la recente pubblicazione del Can. Chevalier, l’intervento del Maestro dei Sacri Palazzi non è affatto piaciuto a Sua Santità. A questo proposito, Sua Santità non ha nascosto a nessuno il dispiacere avutone e m’incarica di manifestarvelo pubblicamente; da tale premessa voi dedurrete facilmente che, in questo caso, le parole del R. P. Maestro non possono mettere alcun ostacolo a ulteriori ricerche e a lavori di confutazione»90. Sempre per smascherare le menzogne sull’autenticità della Santa Casa e della sua miracolosa traslazione, la Congregazione Universale nel 1907 creò un “Collegio perpetuo di difesa della S. Casa”. Papa Sarto inoltre accettò di finanziare il gesuita padre Ilario Rinieri (1853-1941)
89 Cfr. G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., pp. 188-189. 90 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 195.
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affinché studiasse la questione lauretana e difendesse la tradizione contro gli attacchi dello Chevalier. Cosa che fece nella sua celebre opera in tre volumi La Santa Casa di Loreto (Torino 1910-1911).
Quelli del pontificato di Pio X erano gli anni del modernismo, “sintesi di tutte le eresie” come ebbe a definirlo nella sua enciclica Pascendi (1907) e dunque le critiche di stampo razionalista e scettico alla tradizione lauretana non stupiscono più di tanto.
Al riguardo è utile riportare le parole pronunciate al Congresso Mariano di Le Puy nel 1910 dal P. Thomas, O.M.C., il quale (con piena approvazione di Pio X) notò che dietro la questione lauretana «bisogna riconoscere lo scontro di una mentalità ipercritica molto vicina al Modernismo, mentalità da cui anche i migliori difficilmente si difendono […]. La sana critica può giudicare: da un lato, ecco una scuola nata ieri che vuol riformare le conclusioni emesse con tutta conoscenza di causa e che per sé non ha nessun documento, che formula unicamente giudizi a priori; dall’altro, tutto ciò che il mondo cattolico ha conosciuto di più erudito, i Pontefici romani, i santi, il popolo cristiano nella sua cattolicità, i documenti riconosciuti autentici, le conclusioni delle Commissioni ufficiali. La retta ragione non potrebbe esitare. La verità non si trova certamente con poche unità isolate che hanno falsato la storia. […] Come il protestantesimo nel secolo XVII, come il filosofismo nel XVIII, come il razionalismo nel XIX, l’ipercriticismo nel XX non riuscirà a velare la verità del fatto storico. La reliquia è sicuramente autentica: la vera scienza s’inchina e la fede del popolo cristiano non è cambiata. I Pontefici romani non hanno cessato di proclamare la verità, la tradizione rimane costante. La Santa Casa è proprio la Casa in cui il Verbo si è fatto carne»91 .
91 Cit. in G. GOREL, op.cit., pp. 202-204.
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Il trasporto miracoloso delle sante pareti è stato confermato in maniera ancora più solenne e definitiva da Benedetto XV, quando ha dichiarato la Beata Vergine di Loreto “Patrona degli aviatori e di tutti i viaggiatori in aereo” il 24 marzo 1920,92 e ciò proprio in ragione del riconoscimento dell’autenticità storica del volo miracoloso della Santa Casa93 .
Pio XI benedisse una statua della Madonna di Loreto che accompagnò la missione al Polo Nord di Umberto Nobile94 e scelse la città lauretana per il Congresso Eucaristico Nazionale Italiano del 1930. La Santa Sede, in virtù del Trattato Lateranense, inoltre, riottenne il controllo della basilica e dei beni da essa dipendenti. Degna di nota è a tal proposito l’allocuzione che il cardinal Granito Pignatelli di Belmonte rivolse al Papa Pio XI in occasione del nuovo anno (1935) a nome del Sacro Collegio. Il porporato, tra i temi toccati, indirizzò un pensiero anche a Loreto: «Non vogliamo neppure passare sotto silenzio il grande gesto con cui è piaciuto a V. Santità dare una nuova costituzione
92 In occasione del centesimo anniversario di tale proclamazione, papa Francesco ha indetto un Giubileo Lauretano presso il santuario marchigiano dall’8 dicembre 2019 al 10 dicembre 2020. Cfr. https://www.jubilaeumlauretanum.it/ 93 A testimonianza della popolarità di questo provvedimento e della diffusione della devozione, basti ricordare, a titolo di esempio, che lo stesso poeta Gabriele
D’Annunzio, nonostante le sue idee e la sua condotta non propriamente filocattolica, si occupò più volte di Loreto nei suoi lavori letterari. Il 10 Dicembre1937 scriveva al Generale Valle quanto segue: “Oggi, dieci dicembre, ricorre la
Traslazione della Santa Casa di Loreto, che nel primo ardore della guerra fu da me proposta (sic!) al riconoscimento degli Aviatori e dichiarata Tutelare degli Aviatori, in guerra ed in pace. Sono certo che in tutti i miei fedeli compagni vige l’onoranza alla Vergine Alata, che ‘in Dalmatiam prius, deinde in Agrum Lauretanum translata fuit’”. Una medaglia benedetta con l’immagine della Madonna di Loreto venne portata dall’astronauta americano James McDivitt e dai suoi due compagni nel volo dell’Apollo 9 del 3-13 marzo 1969. Per queste e altre informazioni, cfr. 80° Anniversario della proclamazione della Madonna di Loreto a Patrona dell’Aviazione, estratto da Il Messaggio della Santa Casa, n. 7, luglio-agosto 2000. 94 Umberto Nobile (1885-1978), uno dei massimi esponenti dell’aeronautica italiana, divenne famoso in tutto il mondo per le sue due trasvolate (nel 1926 e nel 1928) in dirigibile del Polo Nord.
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a uno dei più cari tesori posseduti dalla cristianità nella nostra Italia, voglio dire la Santa Casa di Loreto. Può esserci santuario mariano più venerando della Casa consacrata dalla presenza personale di Maria SS. che l’abitò nella sua vita mortale, di questo “piccolo tesoro” testimone dell’ineffabile scena dell’Annunciazione, dove Maria con il suo “Fiat” accettò di diventare la Corredentrice del genere umano, accogliendo nel suo seno purissimo il Verbo divino? Ecco perché, Santo Padre, come non si trova cristiano sincero che non ami teneramente la SS. Vergine, così non si trova cristiano che non gioisca e non esulti alla vista della Santa Casa, oggetto delle vostre cure e delle vostre sollecitudini pontificie»95 .
Pio XII, concesse il privilegio di poter celebrare il Santo Sacrificio della Messa sull’altare della Santa Casa per 24 ore consecutive in occasione del 25 marzo, festa dell’Annunciazione.
Rivolgendosi ai marchigiani residenti a Roma, il 23 marzo 1958, Papa Pacelli non poté non accennare al santuario lauretano, già definito in un altro discorso del 1956 “insigne e caro”96: «quanto a valori spirituali caratteristici vostri, basta pensare alla Santa Casa di Loreto, per vedere là una benedizione specialissima di Maria, che vi ha fatto e vi fa visitare da innumerevoli anime, le quali vengono a voi portando un atteggiamento di pietà sincera, di fede ardente, di umiltà profonda, oltre che uno spirito di mortificazione proprio di ogni pellegrinaggio veramente devoto»97 .
95 Cit. In G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 210. 96 Cfr. Radiomessaggio di Sua Santità Pio XII alle partecipanti al pellegrinaggio nazionale al santuario della Vergine SS.ma di Loreto, in https://w2.vatican. va/content/pius-xii/it/speeches/1956/documents/hf_p-xii_spe_19561014_ pellegrinaggio-loreto.html. 97 PIO XII, Discorso ai marchigiani residenti in Roma, 23 marzo 1958, in https://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1958/documents/hf_p-xii_ spe_19580323_marchigiani.html.
Giovanni XXIII si recò pellegrino al santuario il 4 ottobre 1962, per chiedere protezione sulla Chiesa in vista dell’apertura imminente del Concilio Vaticano II.
Giovanni Paolo II, recatosi al santuario ben cinque volte e Benedetto XVI in due occasioni.
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Giovanni XXIII si recò pellegrino al santuario il 4 ottobre 1962, per chiedere protezione sulla Chiesa in vista dell’apertura imminente del Concilio Vaticano II. In quell’occasione, oltre a ricordare le visite fatte prima di divenire Sommo Pontefice, Papa Roncalli ripercorse la secolare devozione di tante anime e di tanti suoi predecessori: «Motivi di pietà religiosa mossero Papi e personaggi illustri di ogni secolo a sostare in preghiera in questa Basilica di Loreto, che si estolle sul digradare dei colli Piceni verso il mare Adriatico. Animati da fervida fede in Dio e da venerazione verso la Madre di Gesù e nostra, essi vennero qui in pellegrinaggio, talora in tempi difficili e di gravi ansietà per la Chiesa. Basta ricordare, fra gli altri, i Papi Pio II, Paolo III, l’iniziatore del Concilio di Trento, Pio VI e Pio VII, Gregorio XVI e Pio IX, ed inoltre S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales e altri Santi e Beati, per averne un tratto di edificante incoraggiamento»98 .
I viaggi a Loreto degli ultimi Papi sono storia recente. Abbiamo già detto di Giovanni Paolo II, recatosi al santuario ben cinque volte. Al momento, l’ultimo ad avervi fatto visita è stato, in due occasioni, Benedetto XVI. Il 2 settembre 2007, parlando agli abitanti di Loreto, raccomandò loro di non dimenticare mai il “grande privilegio di vivere all’ombra della Santa Casa”99. Il 4 ottobre 2012, invece, riferendosi alla Santa Casa durante l’omelia, volle sottolineare che «questa umile abitazione è una testimonianza concreta e tangibile dell’avvenimento più grande della nostra storia: l’Incarnazione; il Verbo si è fatto carne, e Maria, la serva del Signore, è il canale privilegiato attraverso il quale Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi». E poi continuò evidenziando che «essa fu collocata sopra una strada. La cosa potrebbe apparire piuttosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, la casa
98 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 216b. 99 BENEDETTO XVI, Incontro con i fedeli di Loreto, 2 settembre 2007, in https:// w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2007/september/documents/hf_ ben-xvi_spe_20070902_fedeli-loreto.html.
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e la strada sembrano escludersi. In realtà, proprio in questo particolare aspetto, è custodito un messaggio singolare di questa Casa. Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta»100 .
Quanto all’assetto giuridico del Santuario della Santa Casa, dal 1507 è stato direttamente soggetto alla Sede Apostolica. Sino al 1698 venne retto da un cardinale protettore e poi dalla Congregazione Lauretana, presieduta dal cardinale Segretario di Stato, rappresentato però a Loreto da un prelato-governatore. Anche durante i vari rivolgimenti politici avvenuti a partire dall’invasione francese nel 1797 fino ad arrivare all’occupazione sabauda nel 1860, il santuario di Loreto godette sempre di uno speciale statuto giuridico. Dopo il Concordato tra la Santa Sede e l’Italia del 1929, il governo venne affidato all’Amministrazione della Pontificia Basilica della Santa Casa, retta da un Pontificio Amministratore nominato direttamente dalla Santa Sede e rappresentato a Loreto da un Vicario, insignito della dignità episcopale (cfr. bolla Lauretanae Basilicae del 15 settembre 1934).
Il 24 giugno 1965 con la Costituzione Lauretanae Almae Domus, Paolo VI soppresse la Pontificia Amministrazione della Basilica e costituì la Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto. Istituì inoltre la Prelatura della Santa Casa con giurisdizione canonica sul territorio comunale di Loreto, ed eresse a cattedrale la Basilica della Santa Casa, designando lo stesso Delegato Pontificio a reggerla in qualità di Prelato.
100 BENEDETTO XVI, Omelia in occasione della Visita Pastorale a Loreto, 4 ottobre 2012, in https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2012/documents/ hf_ben-xvi_hom_20121004_loreto.html.
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4.4 La presenza dei santi
Fornire un elenco di tutti i santi che hanno visitato la Santa Casa e si sono pronunciati su di essa richiederebbe un lavoro a parte.101
Ci limitiamo qui solo ad alcuni esempi, particolarmente significativi, utili per comprendere che i santi hanno sempre fermamente creduto sia nell’autenticità della Santa Casa, sia nella sua traslazione miracolosa.
San Francesco d’Assisi102 profetizzò l’arrivo della Santa Casa nelle Marche nel 1215, quando ricevette un convento per i suoi frati dal comune di Sirolo. Visitando l’edificio, il grande santo guardò da lontano la valle e la selva predicendo la venuta miracolosa della preziosa reliquia (l’artista Cesare Maccari raffigurò l’episodio in uno dei quattro spicchi murati delle piccole arcate della cupola del santuario).
Come già accennato, poi, un altro santo, san Nicola da Tolentino103, ha avuto conoscenza, per mezzo soprannaturale, del volo della Santa Casa alle tre di notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294, mentre era in preghiera. Secondo i racconti, all’arrivo della sacra dimora in suolo italico, le campane iniziarono a suonare da sole a festa104 e molti alberi, in segno di omaggio, si curvarono verso di essa, anche in direzione contraria al vento. Anche questo episodio è dipinto dal Maccari in uno degli spicchi già menzionati.
Santa Caterina da Bologna, il cui corpo è ancor oggi incorrotto e miracolosamente seduto (quando venne riesumata la salma, per rispondere a un ordine impartitole dalla
101 Per una visione d’insieme, si rimanda a M. MONTANARI-A. SCHIAROLI, Santi e beati a Loreto, Congregazione Universale Santa Casa, Loreto 2005. 102 Cfr. G. SANTARELLI, Tradizioni e Leggende Lauretane, cit., pp. 144 e ss. 103 Cfr. ibidem, pp. 147 e ss. 104 Un fenomeno simile, con musiche celestiali ascoltate dagli abitanti, accadde nel 1467 a Genazzano, vicino Roma, quando arrivò miracolosamente l’immagine della
Madonna del Buon Consiglio, trasportata in Italia da Scutari (Albania) per fuggire all’invasione islamica.

San Nicola da Tolentino, ha avuto conoscenza, per mezzo soprannaturale, del volo della Santa Casa alle tre di notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294, mentre era in preghiera. Secondo i racconti, all’arrivo della sacra dimora in suolo italico, le campane iniziarono a suonare da sole a festa e molti alberi si curvarono verso di essa, in segno di omaggio.
superiora, la santa si mosse da sola e si collocò nella posizione in cui ancora la si può vedere, del tutto inspiegabilmente dal punto di vista scientifico) raccontò di una rivelazione ricevuta da Gesù circa la miracolosa traslazione della Santa Casa. Il 25 marzo 1440 Gesù le parlò della Santa Casa e le disse: «Per l’idolatria di quella gente [i turchi che avevano occupato la Palestina n.d.a.] fu trasportata in Dalmazia da uno stuolo di angeli. Quindi, per le stesse e per altre ragioni portarono questa degnissima chiesa in vari luoghi. Finalmente, portata dai santi angeli, fu collocata stabilmente a Loreto e posta nella provincia d’Italia e nelle terre della Santa Chiesa»105. Santa Caterina da Bologna era una monaca claustrale, mai stata a Loreto e dunque non aveva potuto
105 Cit. in G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della
Santa Casa di Nazareth a Loreto, cit., p. 18.
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leggere il racconto dalla tavoletta posta nel santuario. Infine, il particolare della traslazione miracolosa “in vari luoghi”, così come tramandato da diverse tradizioni locali, all’epoca non si trovava scritto in alcun documento conosciuto. Certamente i fenomeni mistici vanno sempre presi con cautela, tuttavia non si possono nemmeno considerare come mere invenzioni o fantasie.
Il caso della Beata Anna Caterina Emmerich è altrettanto significativo. Sia perché grazie alle sue esperienze mistiche si riuscì ad individuare a Efeso la casa dove probabilmente visse Maria Santissima gli ultimi anni della sua esistenza terrena, sia perché anche la sua vita fu un continuo miracolo: immobilizzata a letto per una malattia, e oltretutto stigmatizzata, negli ultimi 11 anni si nutrì esclusivamente dell’Eucaristia. Senza aver mai visto la Santa Casa, era capace di descriverla con esattezza, dichiarando che lì era avvenuta l’Annunciazione e che le sue pareti erano assolutamente le stesse di Nazareth. Ebbe inoltre la visione della traslazione miracolosa: «Ho visto spesso, in visione, la traslazione della Santa Casa di Loreto. […] Ho visto la Santa Casa trasportata sopra il mare da sette angeli. Non aveva alcun fondamento […]. Tre angeli la tenevano da una parte e tre dall’altra; il settimo si librava di fronte: una lunga scia di luce sopra di lui […]»106 .
Non possiamo poi tralasciare la celebre visione che ebbe San Giuseppe da Copertino nel giungere ad Osimo, città a pochi chilometri da Loreto dove visse l’ultimo tratto della sua vita. Egli vide salire e scendere dal santuario della Santa Casa innumerevoli schiere di angeli, a testimonianza della sacralità di quel luogo e della reliquia ivi custodita, e a tale vista si sollevò anch’egli in un volo estatico, come gli capitava innumerevoli volte di fronte a migliaia di testimoni,
106 Cit. in G. NICOLINI, La veridicità storica della miracolosa traslazione della
Santa Casa di Nazareth a Loreto, cit., p. 21.
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per cui venne chiamato “il santo dei voli”. Tale volo mistico alla vista della Basilica della Santa Casa, testimoniato da tanti presenti all’evento, divenne come diretta conferma anche dell’autenticità del volo miracoloso della Santa Casa, per l’onnipotenza divina.
Anche la stigmatizzata santa Veronica Giuliani ebbe delle grazie straordinarie, compiendo due pellegrinaggi mistici nella Santa Casa di Loreto il 10 dicembre 1714 e il 10 dicembre 1715, nella festa della Traslazione Miracolosa. Il confessore, allora il gesuita Padre Mario Cursoni, le diede questo sconcertante comando: “Dopo che siete stata comunicata, voi ed io andiamo a Loreto a visitare Maria SS.ma”. E così, ricevuta la comunione eucaristica, dopo un rapimento dello spirito, iniziò il suo mistico pellegrinaggio a Loreto. Nel diario la santa annotò: «Come di volo mi trovai a Loreto nella Chiesa di Maria SS.ma. Era una Chiesa grande e dentro a questa vi era, dopo l’altare maggiore, una Chiesa più piccola. Così pareva a me». Negli Atti del Processo per la sua beatificazione e canonizzazione, il suo confessore Padre Cursoni affermò che Veronica, da lui interrogata in proposito, gli descrisse così bene e nei dettagli il Santuario, che meglio non avrebbe potuto fare se personalmente vi fosse stata più volte. Per questo le domandò se prima di entrare in clausura non fosse mai stata a Loreto; e lei assicurò che non vi era mai andata. Scrisse la santa il 10 dicembre 1714: «Restai tutta in tutto donata a Maria». E la Vergine, apparsale nella Santa Casa, le assicurò di essere “la mediatrice fra Dio e le creature” e che tutte le grazie passano per le sue mani.
Tra gli altri santi, a Loreto si recarono san Carlo Borromeo, san Francesco di Sales in gioventù e san Francesco Saverio, che qui ebbe l’ispirazione di partire per l’India e il Giappone e guarì diversi orientali semplicemente facendo toccare le Litanie Lauretane scritte di suo pugno. A Loreto guarì san Francesco Borgia; giunse san Luigi Maria Gri-
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gnion de Montfort, che vi restò due settimane intere e ricevendo l’ispirazione di scrivere il celebre Trattato della vera devozione a Maria. Il Montfort fu un grande devoto della Santa Casa di Loreto. E proprio per il fatto straordinario lì avvenuto, l’Incarnazione di Dio nel seno della Beata Vergine Maria, si può affermare che il santuario lauretano è il luogo ideale di tutti coloro che praticano la schiavitù mariana. Sì, Loreto è anche la Casa degli schiavi di Maria, secondo il metodo insegnato dal grande santo francese nel suo Trattato. Non a caso infatti il Montfort raccomandava di festeggiare con particolare solennità il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, perché è il giorno in cui lo stesso Nostro Signore Gesù Cristo si fece schiavo della Madonna.
San Benedetto Giuseppe Labre venne ogni anno dal 1775 al 1783. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori parlò di Loreto nelle sue Glorie di Maria, difendendo la verità delle miracolose traslazioni e dell’autenticità della Santa Casa107. E ancora si fecero pellegrini nel santuario mariano san Stanislao Kostka, san Luigi Gonzaga, san Giovanni Berchmans.
107 Nella sua Novena di Natale, così scrisse il santo: «O casetta fortunata di Nazaret, io ti saluto e ti adoro. Verrà un tempo che sarete visitata dai primi grandi della terra; ritrovandosi i pellegrini entro di te non si sazieranno di piangere per tenerezza, in pensare che dentro le tue povere mura menò quasi tutta la sua vita il re del paradiso. ln questa casa dunque il Verbo incarnato visse pel resto della sua fanciullezza e della sua gioventù. E come visse? visse povero e disprezzato dagli uomini, facendo l’ufficio di semplice garzone ed ubbidendo a Maria e Giuseppe... Oh Dio qual tenerezza è il pensare che in questa povera casa il Figlio di Dio vive da servo! ora va a prender l’acqua, ora apre o serra la bottega, ora scopa la stanza, or raccoglie i frantumi de’ legnami per lo fuoco, ora fatica in aiutar Giuseppe ne’ suoi lavori. –
O Stupore! vedere un Dio che scopa, un Dio che serve da garzone! Oh pensiero che dovrebbe farci ardere tutti di santo amore verso un tal Redentore che si è ridotto a tali bassezze per farsi amare da noi! Adoriamo sopra tutto la vita nascosta e negletta che fe’ Gesù Cristo nella casa di Nazaret. O uomini superbi, come potete ambir di comparire e d’essere onorati vedendo il vostro Dio che spende trent’anni di vita vivendo povero, nascosto e sconosciuto, per insegnarci il ritiramento e la vita umile e nascosta?». Cit. in T. REY-MERMET, Il santo del secolo dei lumi,
Città Nuova, Firenze 1983, pp. 634-635.
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E come non ricordare l’emozione provata da santa Teresa del Bambin Gesù quando, giovane fanciulla, giunse al santuario con la sua famiglia?108 E così, ancora, tanti altri santi e beati pellegrinarono a Loreto e nella Santa Casa ricevettero grazie straordinarie, anche per l’ispirazione della fondazione di Ordini e Congregazioni religiose.
Concludiamo con alcune parole di San Pietro Canisio, chetenacemente lottò contro le menzogne dei luterani, i primi a mettere in dubbio sistematicamente l’autenticità della Santa Casa. Nella sua opera De Maria Virgine Libri quinque (1577), nella sezione dedicata alla Madonna Lauretana, così scrive: «A Loreto il miracolo si è manifestato con tale potenza, tale notorietà, tale costanza, tale evidenza, tale prodigalità che l’Europa intera ne è rimasta sbalordita e che nessuno può sottrarsi, qualora non sia un temerario, alla mano onnipotente dell’Altissimo, di cui tutti questi manifesti segni costituiscono altrettante pubbliche testimonianze dimostranti a tutto il mondo, oltre a tutte le altre prove, la verità del fatto meraviglioso della traslazione della Santa Casa di Nazareth»109 .
108 “Non mi sorprende che la Madonna abbia scelto quel luogo per trasportarvi la sua casa benedetta: la pace, la gioia, la povertà vi regnano sovrane; tutto è semplice e primitivo [...], insomma Loreto mi ha incantata! Che dirò della Santa Casa?... Ah, la mia emozione è stata profonda quando mi sono trovata sotto lo stesso tetto della
S. Famiglia, a contemplare i muri sui quali Gesù aveva posato gli occhi divini, a calpestare la terra che S. Giuseppe aveva bagnata di sudori, dove Maria aveva portato Gesù tra le braccia, dopo averlo portato nel suo ventre verginale”. Teresa di
Gesù Bambino, Storia di un’anima, Edizioni OCD, Roma 2010, p. 144. 109 Cit. in G. GOREL, La santa Casa di Loreto, cit., p. 161.