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Io sono Dio
Io sono Dio 1
di Vincenzo Marino
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Se due persone sono fatte l'una per l'altra finiranno per ritrovarsi, a dispetto della distanza, del tempo e persino delle circostanze. [#noraephron]
Eri sulla strada verso casa quando sei morto. Un incidente d’auto. Niente di particolarmente eclatante, ma comunque fatale. Hai lasciato una ex moglie, una delle tante, e una figlia. E’ stata una morte indolore. Al pronto soccorso hanno fatto il possibile per salvarti, senza riuscirci. Il tuo corpo era cosi completamente a pezzi che è stato meglio così, fidati. Ed è così che mi hai incontrato.
“Cosa… Cosa è successo?”, mi hai chiesto. “Dove sono?” “Sei morto, defunto, game over” ti ho detto senza troppi giri di parole. Che senso avrebbe misurare ormai le parole? “C’era un… furgone e stava slittando…” “Si, lo so”, dissi. “Ma sono… morto?” “Sì, ma non sentirti male per questo. Non è nulla di grave. Chiunque muore”, dissi.
Ti sei voltato, hai guardato intorno. C’era il nulla. Solo tu ed io sospesi in un candido vuoto.
“Ma che posto è questo?” hai chiesto, “E’ l’aldilà?” “Beh, sì, più o meno potremmo definirlo così”, dissi. “Sei Dio?”, hai chiesto.
1 Tranquilli, nessun delirio di onnipotenza né un plagio al compianto Faletti. È solo una libera, ma molto libera, traduzione e interpretazione da una novella di Andy Weir (www.andyweirauthor.com), personalizzata dal sottoscritto e autorizzata dall’autore. Andy Weir è uno scrittore e programmatore statunitense, conosciuto principalmente per il suo romanzo d'esordio L'uomo di Marte (The Martian), best-seller mondiale, e per la sua attività editoriale nella fantascienza.
“Si”, risposi orgogliosamente scandendo bene le parole: “Io sono Dio”. “Mia figlia, la madre, i miei amici…”, hai detto. “Che sarà di loro? Staranno bene?” “Ecco! Questo è quello che mi piace sentire”, dissi. “Sei appena morto e la tua prima preoccupazione sono i tuoi affetti. Questa qui è una cosa bella”. Mi ricordo ancora come mi hai guardato, eri affascinato. Ai tuoi occhi non sembravo nemmeno un dio, chissà poi come te lo immaginavi, vi siete creati certe iconografie che hanno del comico. A te sembravo, ora, una persona normale. Un uomo? Una donna? Una figura di una qualche vaga autorità forse. Forse più come un severo e autoritario insegnante liceale di matematica che l’Onnipotente. “Non ti preoccupare.”, dissi. “Staranno tutti bene. Tua figlia si ricorderà di te come il padre perfetto, in ogni senso. Non hanno avuto tempo per far crescere in loro il fastidio. Le tue ex compagne piangeranno, ma segretamente si sentiranno sollevate. Diciamoci la verità, ti sei comportato spesso da coglione con loro e tutte le tue relazioni, sono cadute a pezzi a causa tua. Se ti sarà di qualche tipo di consolazione, sappi che diverse tra loro si sentiranno molto in colpa per questa sensazione di sollevamento.”. “Ah!”, hai detto. “Quindi che succede adesso? Vado in paradiso o all’inferno o qualcosa del genere?” “Ma nessuna delle due, caro mio…”, dissi. “Ti reincarnerai. ” “Reincarnarmi?”, hai detto. “Quindi gli indù e i buddisti avevano ragione. ” “Tutte le religioni hanno ragione a modo loro, le ho inventate tutte io.”, dissi. “Vieni con me, facciamo due passi”. Mi hai seguito mentre a lunghi passi attraversavamo il vuoto. “Ma dove stiamo andando?” “Da nessuna parte in particolare.”, dissi. È piacevole camminare mentre camminiamo. Non trovi?” “Ma allora spiegami, qual è lo scopo di tutto ciò?”, hai chiesto. “Quando rinasco, sarò semplicemente una pagina bianca, vero? Un neonato. Tutte le mie esperienze e tutto quello che ho fatto nella vita precedente non significheranno nulla.” “Quasi, non del tutto!”, dissi. “Hai dentro di te tutta la conoscenza e le esperienze delle tue vite passate. Solo, non le ricordi in questo istante. Sarebbe per te uno shock troppo grande ricordarti improvvisamente di tutte le esperienze passate.”
Mi sono fermato e ti ho preso per le spalle, guardandoti dritto negli occhi. “La tua anima è molto più grandiosa, bella e magnifica di quanto tu possa anche solo immaginare. Una mente umana può contenere solo una minuscola frazione di quello che sei. E’ come immergere un dito in un bicchiere d’acqua per vedere se è calda o fredda. Tu hai messo una piccola parte di te nel recipiente, un dito, e quando l’hai tirata indietro, hai avuto tutte le informazioni su quell’acqua, utilizzandone solo una piccola parte, ma tutte le esperienze che hai avuto sono come l’acqua in quel bicchiere. Sei stato umano per tanti anni, quindi non ti sei ancora preparato per sentire la tua immensa coscienza. Se rimaniamo qui abbastanza a lungo, inizierai a ricordarti tutto. Ma non c’è nessun motivo di farlo tra una vita e l’altra. E’ inutile. Non ne trarresti alcun vantaggio.” “Quante volte mi sono reincarnato, quindi?” “Oh, tante, tantissime, centinaia di migliaia, milioni, miliardi e in tantissime vite differenti.”, dissi. “Questa volta, sarai una contadinella cinese del 540.” “Aspetta, cosa?” hai tartagliato. “Mi stai mandando indietro nel tempo? Pensavo che ci si potesse reincarnare solo in una direzione temporale. ” . “Per come lo conosci tu, il tempo esiste solo nel tuo Universo, quindi tecnicamente, sì, ti sto mandando indietro nel tempo. Le cose sono molto diverse nel luogo da dove arrivo io.” “E da dove arrivi?”, hai chiesto. “Oh vero, non te ne ho ancora parlato. Proverò a spiegartelo: io arrivo da un altro dove. Da qualche altra parte. E ci sono altri come me, tanti altri. So che vorresti sapere adesso come è di là, ma onestamente non capiresti.” “Va bene, mi sento confuso e mi rendo conto che non ci capirei nulla.”, hai detto tristemente. “Ma aspetta. Se mi reincarno in altri luoghi e in altri tempi, potrei aver interagito con me stesso in qualche momento. Come è possibile?” “Certamente. Hai interagito. Succede sempre. E dato che entrambe le vite, tutte le vite, sono coscienti solo della loro vita tu non sai nemmeno che sta succedendo. Non te ne accorgi.” “Ma allora qual è lo scopo di tutto questo? A cosa serve?” “Davvero?”, ho chiesto. “Per davvero mi stai chiedendo il significato della vita? Non è forse una domanda un po’ troppo stereotipata, scontata, da talkshow televisivo?” “Beh dai, è una domanda ragionevole.” hai continuato. Mi sono fermato e ti ho fissato nuovamente negli occhi. “Il significato della vita, la ragione per cui ho creato tutto l’Universo intero, è per farti maturare.”
“Intendi tutta la razza umana? Vuoi che maturiamo?” “No, ma quale razza umana, te, soltanto te. Ho creato questo universo tutto e solo per te. Con ogni nuova vita, cresci, maturi e diventi un intelletto più grande.” “Solo io? E tutti gli altri?” “Non c’è nessun altro”, dissi. “In questo universo ci siamo solo noi due, te ed io.” Mi hai guardato con lo sguardo perso, incredulo. “Ma tutte le altre persone sulla terra…” “Sei sempre tu. Diverse incarnazioni di te stesso. Miliardi di incarnazioni di te stesso.” “Non ci capisco nulla… Aspetta. Mi stai dicendo che io sono chiunque su questo pianeta!?” “E dai! Finalmente ci stai arrivando, era ora!”, dissi con una bella pacca sulla spalla per congratularmi. “Io sono ogni essere umano che è mai vissuto?” “E che mai vivrà, si.” “Sono Abraham Lincoln?” “E sei anche il suo assassino.”, ho aggiunto. “Sono Hitler?”, hai detto costernato. “E i sei milioni che ha ucciso.” “Sono Gesù?” “E sei ognuno di quelli che lo hanno seguito e quelli che lo hanno crocefisso. Sei Putin e i suoi soldati e le centinaia di donne e bambine stuprate e massacrate, sei un terrorista e ogni morto ammazzato nelle strade palestinesi o europee, sei il ricco magnate strapieno di denaro e i morti di fame del terzo mondo, sei il carnefice e la vittima, per imparare il dolore che si prova in entrambi i casi e, cosa ancora più importante, sei ognuna delle tue donne.” Ti sei ammutolito. Ne ero certo. È sempre così. “Ogni volta che hai di fatto ingannato qualcuno”, ho continuato, “Stavi ingannando e perseguitando te stesso. Ogni atto di gentilezza che hai fatto, lo hai fatto a te stesso. Ogni momento felice e ogni momento triste di cui ha mai avuto esperienza, o mai ne avrà un essere umano, è un’esperienza vissuta da te. Ogni volta che ti innamoravi di una donna, ti innamoravi di te stesso, ma poi ti rivedevi in lei e creavi certi casini… Non puoi cercare te stesso in un altro te stesso, anche se di sembianze diverse. Ma finalmente al crepuscolo della
tua vita, hai compreso, non so quanto coscientemente, che non è necessario cercarsi negli altri, c’è già l’intero universo dentro di te.” “Perché?”, mi hai chiesto. “Perché hai fatto tutto questo?” “Perché un giorno, tu diventerai come me. Perché questo è quello che sei. Uno della mia specie. Tu sei mio figlio.” ”Woow” hai detto, incredulo, “Vuoi dire che sono un dio?” “No. Non t’allargare, non ancora. Sei ancora un feto. Stai ancora crescendo. Una volta che avrai vissuto ogni vita umana attraverso ogni tempo e attraverso tutte le esperienze, sarai cresciuto abbastanza da poter finalmente nascere.” “Quindi l’intero universo che cos’è?”, hai detto, “E’ solo…” “Un uovo, un semplice uovo”, ho risposto. “E adesso è venuto il momento di proseguire con la prossima vita.” E ti ho mandato per la tua strada.