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L'Altopiano di Asiago o dei Sette Comuni
L'Altopiano di Asiago o dei Sette Comuni
di Patrizia Mosetti e Paolo Siligato
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“Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno.” [#pabloneruda]
Asiago è una graziosa cittadina a 1001 m di quota nel territorio della Provincia di Vicenza ed è il capoluogo dell'Altopiano omonimo, anche detto dei Sette Comuni (che però sono otto: Enego, Roana, Foza, Gallio, Lusiana, Conco, Rotzo e, appunto, Asiago). È un territorio particolare, che presenta un piacevole clima d'estate e grandi quantità di neve nel periodo invernale, costituendo così un paradiso specialmente per ciclisti e sci escursionisti, ma che ha anche peculiari aspetti legati alla cultura locale, che risale ai Cimbri, popolo di origine germanica arrivato qui nel XII secolo, e ai combattimenti che qui si svolsero nel corso della Prima Guerra
Mondiale. È la prima volta che veniamo qui e per il primo approccio abbiamo scelto la primavera, prima dell'assalto dei gitanti e villeggianti provenienti dalla pianura e proprietari dei numerosi condomini presenti, che in occasione della festa nazionale del 2 giugno sono arrivati, puntualmente e in massa, ad affollare la città con le sue frazioni, che di suo conterebbe non più di seimila residenti. Asiago vanta una attività turistica di antica tradizione, che affonda le sue origini nei primi decenni del Novecento, quando la ferrovia raggiungeva l'altopiano con la linea Piovene Rocchette – Asiago, ora scomparsa, con la sua locomotiva, affettuosamente soprannominata la Vaca Mora. È ancora
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visibile invece la bella stazione ferroviaria, costruita nel 1910 e in funzione fino al 1958, che oggi ospita la sede dell'Unione Montana della Spettabile Reggenza dei Sette Comuni e un esercizio pubblico di bar. Come è facile immaginare, la ferrovia consentiva ai villeggianti di raggiungere numerosi la zona fin da allora, coprendo i 21 km di strada e i 718 m di dislivello necessari. Oggi la località è servita unicamente dalla strada asfaltata (una decina di chilometri di tornanti) e ai gitanti che usano l'automobile si uniscono i numerosi camperisti. Sull'altopiano le strade sono sterrate e consentono di girare veramente dappertutto. Nonostante la quota modesta e i dislivelli contenuti, l'area offre diverse belle opportunità di escursione: noi abbiamo salito i monti Ortigara (2.106 m) e Caldiera (2.124 m), che rientrano nel perimetro dell'Ecomuseo della Grande Guerra, e il Monte Zebio (1.717 m), presso il quale si ricorda l'episodio della Mina di Scalambron, il cui scoppio accidentale durante un temporale l'8 giugno 1917 provocò il seppellimento dell'intera Brigata Catania e lasciò a testimonianza un cratere di decine di metri.
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Una sorpresa particolarmente piacevole è stata la gita ai Castelloni di San Marco (sentiero CAI n. 845): si tratta di un labirinto naturale creato da rocce e trincee naturali che si percorre seguendo le apposite indicazioni, che servono più a fare il percorso completo senza inutili giravolte che a non perdersi sul serio. Alcuni punti sono attrezzati e il sentiero richiede un po' di attenzione, al punto che è classificato per escursionisti esperti.
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Un altro bel percorso ad anello è quello del sentiero CAI n. 861, che dalla Forca di Barbatal raggiunge Malga Slapeur, quindi il Monte Castelgomberto (1.771 m), il Monte Fior (1.824 m), il Monte Spil (1.808 m) e Malga Montagna Nova, regalando una magnifica vista sulla Marmolada e sul Monte Grappa. Anche qui non mancano le testimonianze della Grande Guerra (tra cui il cippo che ricorda il nostro concittadino Guido Brunner, qui caduto l'8 giugno 1916)) e la Città di Roccia, interessante formazione calcarea e fossilifera.
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Qualora il tempo non consenta di fare escursioni, l'Altopiano offre alcune alternative interessanti: a Roana è visitabile SelvArt, parco di sculture all'aperto ideato dall'artista Marco Martalar e oggi curato e promosso dall'associazione NaturalArte; presso il Rifugio Campomuletto c'è il parco di arte contemporanea Sentiero del Silenzio - Porta della Memoria, progettato dall'architetto Diego Morlin; presso il borgo di Sasso, sul Col d'Ecchele, si può anche ammirare il Monumento a Roberto Sarfatti di Giuseppe Terragni (1935), un piccolo capolavoro del razionalismo; a Stoccareddo si trova il bel Santuario della Madonna del Buso, con relativo Buso Vecchio, un piccolo bellissimo canyon scavato dal torrente Frenzela.
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