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Come si diventa un A.A.A
Come si diventa un A.A.A.
di Paolo Siligato
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“Ognuno va dove vuole andare e perde ciò che vuole perdere” [#fridakhalo]
Di cosa è, dal punto di vista associativo, A.A.A. o meglio ancora di cosa non è, si è già scritto. Per i meno attenti si rimanda al Non-Decalogo disponibile sul sito alla voce Chi NON Siamo.
Sono state stilate delle regole per l’adesione, per l’accredito, per l’accesso ai servizi “on line”. Disposizioni ferree e doverose, sono state messe nero su bianco in modo da far tabula rasa di eventuali dubbi sugli scopi del nostro gruppo. Ma sul processo che porta ad aggregare i futuri consodali fino a farli diventare parti attive degli Alpinisti Autonomi Associati si sa ancora poco ed è quindi giunto il momento di spiegare la sequenza socio-evolutiva che porta degli esseri, dapprima ignoti gli uni agli altri, a frequentarsi in modo amichevole e propositivo oppure, una volta fatta reciproca conoscenza, ad allontanarsi e chiudere definitivamente l’esperienza dell’incontro. Disclaimer: per evitare di usare il famigerato carattere non-gender “schwa” (per la semplice ragione che non so che tasto bisogna battere …), tutte le voci sono da considerarsi valide per qualsiasi genere di sesso, scelto o percepito (inclusi i sedici generi necessari alla riproduzione delle Piccole Creature Pelose di Alpha Centauri che però, a causa dei social che li tengono bloccati a smanettare sugli smartphone nelle loro tane, si stanno estinguendo). Tengo inoltre a precisare che i seguenti titoli non sono delle scale evolutive o devolutive, o di un processo di miglioramento da U.U.U. a E.E.E. o di scadimento se viceversa, ma di un livello di assegnazione percepito “a pelo” dagli A.A.A. nei confronti di un nuovo arrivato. Solitamente il primo passo per l’aggregazione ad A.A.A. viene compiuto in veste di E.E.E., ovvero di Escursionista Educato Eventuale. L’E.E.E., introdotto e presentato da un consolidato componente effettivo degli A.A.A., partecipa per alcune volte alle escursioni proposte da uno dei soci degli Alpinisti Autonomi. Durante la gita, collabora al raggiungimento della meta mantenendo attenzione al percorso in modo che non si smarrisca il sentiero e fa attenzione che nessuno rimanga troppo indietro o fugga in avanti
prendendo bivi sbagliati. Senza esserne esplicitamente richiesto, contribuisce alle spese per benzina o autostrada, salvo che i conducenti delle rispettive vetture non lo ritengano necessario. Alla fine della gita magari “butta un giro” in bar… Il grado inferiore, quando un E.E.E. non ha sin da subito rispettato tutti i presupposti per una sua futura entrata ufficiale in A.A.A., è quello di I.I.I, ossia di Individuo Invitato Indistinto. Come il precedente, viene in gita se chiamato da un socio A.A.A., che se ne assume la “responsabilità morale” nel caso si riveli un’autentica pigna. In questo caso la frase sarcastica usata solitamente dagli A.A.A. in separata sede è “Cocolo el tuo amico, ah …?” L’I.I.I cammina, sale, scende come se fosse in una gita solitaria, si fa i selfie o chiede di farsi fotografare in vetta da solo, cerca il segnale e telefona ogni volta possibile. In osteria chiede conti separati o quanto viene la sua birra. Al termine dice “Se fe altre gite, ciameme pur ... ” Da I.I.I a O.O.O. il passo in discesa dai monti è breve. Ecco l’Occasionale Ospite Onnivoro. Si aggrega anche come sotto-invitato dell’I.I.I, perché ritiene di poter partecipare di diritto a ogni gita promossa da chiunque sia … Però parla solo con chi conosce o se attacca bottone non molla il ciacolare neanche nelle salite più ripide, non mette a disposizione posti nella sua auto (perché “dopo noi femo un altro giro per tornar …”), corre in salita senza aspettare gli altri o prende scorciatoie che lo fanno perdere di vista. Al termine della giornata non si ferma neanche per un caffè o due chiacchiere. Difficilmente salirà di categoria fino ad A.A.A. e non lo rivedremo più se non nelle foto delle gite di altre svariate associazioni, comprese quelle che si dedicano all’avvistamento degli alieni nel Friuli Collinare. Il grado più basso e definitivo è quello di U.U.U., Unica e Ultima Uscita. Durante le gite l’U.U.U. appare negli stessi modi degli E.E.E., I.I.I o O.O.O. (per invito, sotto-invito o auto-invito) ma immediatamente si rende nocivo. Nel caso metta a disposizione la sua auto, deve passare a fare il pieno in distributori specifici e durante il tragitto verso la località scelta per l’escursione pretende numerose soste o deviazioni verso bar e pasticcerie di sua conoscenza per caffè e dolcetti. Se l’escursione prevede attrezzature specifiche, come ciaspole o ramponcini, certo che li ha, nel senso che li possiede, ma li ha lasciati a casa. Per rallegrare gli altri gitanti, racconta barzellette a nastro o si esibisce in yodel su cime e passi, possibilmente in presenza di un nutrito pubblico. A fine gita, rimane con il gruppo per “prendere qualcosa”, ma per posizioni oltranziste sulla nutrizione, pretende che si vada nel bar o nel ristoro da lui scelto nonostante tutti gli altri vogliano andare felicemente in un altro posto.
Per facilitare la comprensione delle categorie di escursionisti su esposte, vi rimandiamo all'esplicativo diagramma di flusso.
Lasciamo comunque determinare ai soci A.A.A. ciò che percepiscono “in essenza” di ogni singolo gitante non ancora accolto ufficialmente nel nostro gruppo di illuminAAAti, illuminati sì, ma a patto che abbiano nel loro zaino la lampada frontale.