inSalute Asti n.febbraio 2019

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in Inserto omaggio allegato al numero odierno di La nuova Provincia

FEBBRAIO 2019

Insonnia

Vi sveliamo qualche semplice accorgimento per un sonno sereno e senza risvegli

Fitness

Gli esercizi da fare a casa per avere una schiena dritta e tonica

Denti sani Bastano pochi gesti per avere un sorriso sano e luminoso

Allergie di stagione:

curale cosĂŹ!


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Febbraio 2019

Sommario

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2 Influenza

A chi è consigliato il vaccino e come guarire

6 Allergie

18 Fitness

I benefici dello sport

Capelli e pelle di seta

22 Ortopedia

38 Dormire bene

Quando un arto fa crack

Tutti i metodi di prevenzione

26 Fisioterapia

10 Alimentazione I segreti degli integratori 14 Attività fisica

Chi si ferma è perduto!

34 Bellezza

Un toccasana per molti malanni

30 Medicina estetica Le ultime tendenze non invasive

Strategie per un sonno sereno

42 Dentista

Un sorriso stile Hollywood con i nuovi apparecchi

46 Ottico

Presbiopia e occhiali

Dott. Salvatore Ragusa Specialista in Otorinolaringoiatria Patologia Cervico - Facciale Idrologia Medica Responsabile Otorino Clinica Villa Igea Riceve ad Asti, Nizza Monferrato e Agliano terme su appuntamento cell. 348.650.60.09 1


Influenza

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Quel dannato male d’inverno

Compagno sgradito della stagione fredda, il virus influenzale spesso ci costringe a letto. Ecco come riconoscerlo e quando decidere di vaccinarsi 2


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olo dal 14 al 20 gennaio, l’ultima settimana di cui sono disponibili i dati raccolti sul territorio, sono stati stimati in Italia circa 570mila casi di influenza. Come ci ricorda il Ministero della Salute, si tratta di una malattia provocata dai virus del genere Orthomixovirus, che infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni). È molto contagiosa, perché si trasmette facilmente attraverso goccioline di muco e di saliva, con tosse e starnuti, ma anche semplicemente parlando vicino a un’altra persona, o per via indiretta, attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie.

Epidemie annuali in gennaio e febbraio L’influenza rappresenta un serio problema di sanità pubblica e una rilevante fonte di costi diretti e indiretti per l’attuazione delle misure di controllo e la gestione dei casi e delle complicanze della malattia ed è tra le poche malattie infettive che, di fatto, ogni uomo sperimenta più volte, nel corso della propria esistenza, indipendentemente dallo stile di vita, dall’età e dal luogo in cui vive. In Italia, come nel resto d’Europa, l’influenza si presenta con epidemie annuali durante la stagione invernale. Casi sporadici possono verificarsi anche al di fuori delle normali stagioni BOZZA VOLANTINO FARMACIA NUOVA_Layout 1 21/04/16 17:06 Pagina 1 influenzali, anche se nei mesi estivi l’incidenza è trascura-

bile. Le epidemie influenzali annuali sono associate a morbosità e mortalità elevate. L’influenza colpisce ogni anno in media l’8% della popolazione italiana, mantenendo un livello intermedio rispetto a quello osservato nella stagione 2005-2006, in cui è stato registrato il minimo storico di attività influenzale (4%), e quello osservato nella stagione 2004-2005, in cui l’incidenza ha raggiunto il massimo livello (12%) dall’avvio della sorveglianza nel 1999. In base ai dati relativi alle diverse stagioni influenzali, la curva epidemica generalmente raggiunge il picco all’inizio del mese di febbraio, colpendo soprattutto la popolazione in età pediatrica (0-4 e 5-14 anni), con un’incidenza cumulativa che decresce all’aumentare dell’età (sino a raggiungere il valore minimo negli ultra 64enni). I casi severi e le complicanze dell’influenza sono, tuttavia, più frequenti nei soggetti al di sopra dei 65 anni di età e con condizioni di rischio (abbiamo scritto “e”, fate attenzione, non basta l’età!), come, ad esempio, il diabete, le malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche. Alcuni studi hanno messo in evidenza un aumentato rischio di malattia grave nei bambini molto piccoli e nelle donne incinte. Tuttavia, casi gravi di influenza si possono verificare anche in persone sane, che non rientrano in alcuna delle categorie citate.

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Influenza A chi è vivamente i criqasdcfv raccomandato dfvb tà il VACCINO?

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a vaccinazione è il mezzo più efficace e sicuro per prevenire l’influenza e ridurne le complicanze. Poiché i virus dell’influenza cambiano spesso, la vaccinazione va ripetuta ogni anno. In inverno, però, circolano anche altri virus che provocano febbre e raffreddore, spesso scambiati per influenza. Contro questi virus il vaccino non è efficace, perché protegge solo da quelli influenzali.

Esistono categorie a rischio Sulla base dei ceppi virali circolanti e sull’andamento delle sindromi similinfluenzali (ILI) nel mondo, il Global Influenza Surveillance Network dell’OMS, in collaborazione con i National Influenza Centres (NIC), aggiorna ogni anno la composizione del vaccino antinfluenzale. La vaccinazione è offerta in modo gratuito alle persone che rientrano nelle categorie a rischio di complicanze. Il vaccino antinfluenzale è comunque indicato per tutti i soggetti che desiderino evitare la malattia influenzale e che non abbiano specifiche controindicazioni, sentito il parere del proprio medico. A seconda

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dei casi, ci si può vaccinare: presso il proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta, presso strutture sanitarie o ambulatori vaccinali e di prevenzione, in alcuni casi presso la sede di lavoro dal medico del lavoro. Tra le categorie a rischio, troviamo, ad esempio: donne che all’inizio della stagione epidemica si trovano nel secondo e terzo trimestre di gravidanza. Soggetti dai 6 mesi ai 65 anni di età affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza, malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa l’asma grave, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopatia cronico ostruttiva), malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite; diabete mellito e altre malattie metaboliche insufficienza renale/surrenale cronica; malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie; tumori, malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV, malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale.

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Allergie ddddd

Rinite, asma

Ereditarietà a parte, numerosi studi provano che un’alimentazione corretta e un’ambiente privo di sostanze tossiche ci proteggono dai più comuni mali allergici

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on il colore dei capelli e degli occhi, la forma del naso o la costituzione ossea, da mamma e papà ereditiamo anche la predisposizione alle allergie. Oltre ai fattori genetici, in fatto di allergie sin dalla gravidanza contano anche quelli ambientali e quelli legati allo stile di vita. Le molteplici cause del crescente numero di persone colpite da allergie sono oggetto di intense ricerche, che hanno già consentito di capire un po’ meglio il fenomeno e di trovare accorgimenti preventivi.

Fin da piccolissimi è importante alimentarsi in modo sano L’alimentazione sana ed equilibrata, ad esempio, è importante per la futura mamma e il nascituro. Chi non soffre di allergie o intolleranze non deve seguire un regime alimentare specifico. Rinunciare a determinati alimenti non influisce in alcun modo sulle allergie che potrebbe sviluppare il bambino. Per almeno i primi quattro mesi, il bambino dovrebbe essere esclusivamente allattato al seno. Quando l’allattamento non è possibile, potete garantire al vostro bambino un’alimentazione adeguata ai suoi fabbisogni anche con il biberon. Sono disponibili in commercio, con la denominazione di alimento ipoallergenico (alimento HA), anche alimenti specifici per lattanti a rischio di aller-

Allergie gia, cioè lattanti i cui genitori o i cui fratelli o sorelle sono allergici, benché non sia chiaro fino a che punto questo alimento possa ridurre il rischio di sviluppare l’allergia.

Aspettate un figlio e volete proteggerlo? Stop al tabacco! Il latte di mucca, di altri mammiferi o le bevande vegetali (per esempio a base di soia) non sono consigliati come alternativa per il latte materno o per il latte per lattanti nel primo anno di vita. Dopo il quinto mese di vita, le raccomandazioni alimentari sono le stesse per bambini con o senza rischio di allergie. Evitare determinati alimenti non ha alcun effetto preventivo sullo sviluppo di un’allergia. Sembra anzi che, nei primi dodici mesi, diversificare adeguatamente l’alimentazione man mano che il bambino cresce sia benefico. È importante introdurre i nuovi alimenti a distanza di alcuni giorni fino a una settimana l’uno dall’altro. Se la mamma fuma o è esposta al fumo passivo durante la gravidanza, il rischio di sviluppare un’allergia per il nascituro aumenta. Esso aumenta ulteriormente se il bambino è esposto al fumo passivo anche dopo la nascita. Per queste ragioni, durante e dopo la gravidanza, la mamma e il papà dovrebbero rinunciare al tabacco.

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Centro Biomedico Salute e benessere

I NOSTRI SPECIALISTI DOTT. GIANFRANCO GIFFONI Flebologo - Angiologo DOTT. EDMONDO BARBERO Urologo - Andrologo DOTT.ssa MIRIAM LO VULLO Podologa DOTT. EZIO CISSELLO Ortopedico - Traumatologo DOTT. CHRISTIAN DEMICHELIS Psicologo - Psicoterapeuta ANTONIO CANCELLARA MassoďŹ sioterapista

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Allergie Che cosa EVITARE con cura e cosa invece è innocuo

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on è chiara l’influenza degli animali domestici sull’insorgere di allergie. Probabilmente, per i bambini e gli adolescenti che non corrono un rischio elevato di allergie non c’è motivo di rinunciarvi. Sembra, invece, che gli inquinanti degli ambienti interni, come la formaldeide o i composti organici volatili (i cosiddetti COV), possano aumentare il rischio di sviluppare malattie allergiche e soprattutto l’asma. Altro agente allergizzante è la muffa. Si raccomanda pertanto di utilizzare prodotti a base di sostanze povere di inquinanti. Per evitare un’eccessiva umidità e, di conseguenza, il rischio di muffa, è importante arieggiare regolarmente e correttamente i locali abitativi e di lavoro, ossia creando corrente per cinque-dieci minuti due-tre volte al giorno. D’inverno, l’umidità relativa dell’aria non dovrebbe superare il 45 per cento. Sfatiamo, invece, una delle più abusate fake news: numerosi studi dimostrano che i vaccini non aumentano il rischio di allergie. Si raccomanda quindi di far somministrare i vaccini di base secondo il calendario vaccinale anche ai bambini con una predisposizione o che già soffrono di allergie. Veniamo, invece, al peso corporeo: recenti scoperte scientifiche rivelano che un peso corporeo sano riduce il rischio di asma, e nello stesso tempo riduce la gravità dell’asma. Per questo motivo, è importante evitare il sovrappeso già nel lattante e nel bambino piccolo. Al momento di scegliere una professione, è importante che i giovani con allergie o con una sensibilizzazione nota tengano presente che non tutti i mestieri sono

adatti. L’asma professionale è la patologia allergica respiratoria professionale più nota, e si stima che costituisca circa il 10-15% di tutte le asme. Si stima poi che circa il 25% dei soggetti con asma causata da altri fattori (ad esempio da pollini) abbia riacutizzazioni in ambiente di lavoro. È quindi una condizione di frequente riscontro nella pratica clinica, e poiché è causa di disabilità e di costi individuali e sociali è importante riconoscerla e gestirla correttamente. All’asma è molto spesso associata la rinite professionale, che aggrava la sintomatologia. I mestieri a rischio? Pasticceri, lavoratori nell’industria alimentare, falegnami, addetti alle pulizie, carrozzieri, veterinari, chimici, farmaceutici.

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Alimentazione

Mangiare

a prova di gelo

Se volete una primavera e un’estate in piena forma fisica, pensateci ora. Nei mesi piÚ rigidi, infatti, possiamo preparare il nostro corpo al meglio e con gli alimenti giusti lottare anche contro i malanni di stagione

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Alimentazione

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urante l’inverno è più facile avvertire il bisogno di mangiare quantità maggiori di cibo e, soprattutto, di cibi più grassi. Questo perché le basse temperature ambientali obbligano il nostro organismo a un maggior dispendio energetico per garantire la temperatura corporea costante.

Nella stagione fredda si tende a desiderare cibi più calorici: state attenti! Gli alimenti più calorici sono i grassi e forse proprio per questo l’organismo tende a cercarli. Oltre alla necessità oggettiva di consumare più calorie, intervengono anche delle motivazioni psicologiche e comportamentali che inducono ad aumentare i consumi. Le giornate più corte sono un fattore importante perché portano a passare più tempo in casa e questo facilita il consumo del cibo. Il freddo diventa un fattore aggregante, per cui si tende ad incontrarsi al bar per prendere un tè o una cioccolata calda, a differenza di quanto accade d’estate, quando gli incontri sociali si svolgono di più all’aria aperta o sono legati allo svolgimento di attività sportive. Il periodo perfetto per mettersi a dieta, invece, è proprio l’inverno: non solo per compensare e limitare la naturale tendenza ad un maggiore apporto calorico, ma perché se si vuole essere

in forma per l’estate, bisogna pensarci d’inverno e non fare le diete drastiche “last minute”. Per un’ottimale “dieta d’inverno”, ecco quali cibi portare in tavola: è importante, ad esempio, integrare frutta e verdura. A differenza di quanto capita d’estate, in inverno non si è invogliati a cercare alimenti freschi e dissetanti come la frutta (anche perché d’inverno è meno abbondante) e di conseguenza la nostre psiche si orienta verso alimenti caldi e più calorici. Altro consiglio è quello di fare attenzione ad integrare, con una giusta alimentazione, le vitamine necessarie.Tra le più importanti, la vitamina D (contenuta in latte, uova, formaggi, pesce), perché il poco sole non riesce ad attivare la vitamina D attraverso la cute. Anche la vitamina C è essenziale per il ruolo trofico (di nutrimento) sulle mucose, sul collagene e sul corretto funzionamento del sistema immunitario (messo a dura prova dall’attacco dei vari virus influenzali). La vitamina A è anti-stress, anti-infettiva e, secondo alcuni studi, svolge anche un’azione preventiva anticancro. La quantità giornaliera raccomandata dall’Unione Europea è di 800mg. È importante però ricordare che una dose base di tutte le vitamine rimane necessaria e quindi è sempre valido il consiglio di mangiare frutta e verdura di vario tipo in abbondanza.

Piccole “dritte” sui piatti ideali per bruciare i grassi La colazione ideale d’inverno? Un bicchiere d’acqua tiepida con succo di limone (drenante e disintossicante) e 1-3 cucchiaini di miele, che aiuta a proteggere da raffreddore e mal di gola. Preparare quindi un porridge con il latte di mandorle e fiocchi d’avena, ricchi di beta glucano ed avenantramide, fibre che facilitano il transito intestinale dolcemente. Inoltre l’avena richiede un dispendio energetico maggiore per essere digerita, dunque “si brucia” di più. A pranzo o a cena via libera a zuppe riscaldanti di cereali e pseudo cereali come il riso, il miglio, il farro, il sorgo, la quinoa, l’or-

zo, insieme a legumi come fagioli cannellini, borlotti, ceci e lenticchie, senza dimenticare le verdure. Arricchire i piatti con spezie riscaldanti. Abbondare pure con il brodo di ossa di pollo o di manzo, è ricco di gelatina (collagene) che è antinvecchiamento e disintossicante.

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Alimentazione Il pianeta INTEGRATORI alimentari: ecco quali sono utili

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a Food and Drug Administration, l’ente americano preposto al vaglio dei farmaci, ha ordinato ai produttori di alcuni integratori di ritirare i loro prodotti dopo che gli scienziati hanno trovato tracce di molecole illegali e potenzialmente pericolose nella loro composizione. Questo significa forse che gli integratori fanno male? Niente affatto. Ce ne sono di inutili, ma ce ne sono altri che contengono componenti che non riusciamo ad assumere in quantità sufficiente semplicemente seguendo una dieta sana. Lo zinco, ad esempio, sembra interferire con il replicarsi dei rhinovirus, i bacilli che causano il raffreddore comune. In uno studio del 2011 che esaminava ricerche su persone che si erano ammalate di recente, i ricercatori hanno comparato quelli che avevano iniziato a prendere zinco con quelli che avevano preso solo un placebo. Quelli con lo zinco avevano raffreddori più brevi e sintomi meno gravi. Tutti produciamo naturali basse quantità di creatina, un composto che aiuta i nostri muscoli a rilasciare energia. Gli studi dimostrano che ne produciamo di più quando mangiamo carne regolarmente. La ricerca suggerisce che

l’assunzione di integratori di creatina potrebbe avere benefici moderati su specifici tipi di allenamento di breve intensità. Sembra aiutare i muscoli a produrre più adenosina trifosfato (ATP), un trasportatore chimico-energetico. Diversi studi riportano che la caffeina può aiutare a stimolare il metabolismo e a favorire, a breve termine, una moderata combustione dei grassi. Ma non esistono studi a lungo termine che dimostrano che la caffeina favorisca una perdita di peso duratura. Il nostro corpo usa l’acido folico per produrre nuove cellule. Il National Institutes of Health raccomanda che le donne che sono al momento in stato di gravidanza o che vogliono rimanere incinte prendano 400 microgrammi di acido folico al giorno, dal momento che i loro corpi richiedono una dose maggiore di questa sostanza nutriente mentre portano in grembo un feto in crescita. Diversi studi hanno collegato anche l’assunzione di acido folico prima e durante la gravidanza ad una diminuzione del tasso di difetti del tubo neurale, che sono difetti gravi e potenzialmente letali del cervello, della colonna vertebrale o del midollo spinale del bambino.

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AttivitĂ fisica

Chi si ferma

Mens sana in corpore sano, dicevano gli anitchi romani. Avevano ragione: restare in forma e fare movimento giova alla salute del corpo e dello spirito

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è perduto!

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Attività fisica

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organismo umano non è nato per l’inattività: il movimento gli è connaturato e una regolare attività fisica, anche di intensità moderata, contribuisce a migliorare tutti gli aspetti della qualità della vita. Al contrario, la scarsa attività fisica è implicata nell’insorgenza di alcuni tra i disturbi e le malattie oggi più frequenti: diabete di tipo 2, malattie cardiocircolatorie (infarto, ictus, insufficienza cardiaca), tumori.

Utilissimo sia da anziani che da bambini In Italia il 30% degli adulti tra 18 e 69 anni svolge, nella vita quotidiana, meno attività fisica di quanto è raccomandato e può essere definito sedentario. In particolare, il rischio di sedentarietà aumenta con il progredire dell’età, ed è maggiore tra le persone con basso livello d’istruzione e difficoltà economiche. La situazione è migliore nelle regioni del nord Italia, ma peggiora nelle regioni meridionali (Rapporto PASSI 2011). Secondo i dati ISTAT, nel 2010 in Italia il 38% delle persone da 3 anni in su ha dichiarato di non praticare, nella vita quotidiana, né sport né altre forme di attività fisica. Come in altri paesi europei, l’attività motoria della popolazione in Italia è diminuita di pari passo con i grandi cambiamenti del lavoro e dell’organizzazione delle città. Inoltre, purtroppo, si sono

sempre più ristretti gli spazi per il gioco libero dei bambini e per i giochi e gli sport spontanei e di squadra. Ma muoversi quotidianamente produce effetti positivi sulla salute fisica e psichica della persona e risulta assolutamente indispensabile per garantirsi una buona qualità della vita. Gli studi scientifici che ne confermano gli effetti benefici sono ormai innumerevoli e mettono in luce che l’attività fisica migliora la tolleranza al glucosio e riduce il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2, previene l’ipercolesterolemia e l’ipertensione e riduce i livelli della pressione arteriosa e del colesterolo, diminuisce il rischio di sviluppo di malattie cardiache e di diversi tumori, come quelli del colon e del seno, e riduce il rischio di morte prematura, in particolare quella causata da infarto e altre malattie cardiache. Inoltre, fare attività fisica previene e riduce l’osteoporosi e il rischio di fratture, ma anche i disturbi muscolo-scheletrici (per esempio il mal di schiena), e riduce i sintomi di ansia, stress e depressione. Previene, specialmente tra i bambini e i ragazzi più giovani, i comportamenti a rischio come l’uso di tabacco, alcol, droghe e gli atteggiamenti violenti. Lo sport, infatti, favorisce il benessere psicologico attraverso lo sviluppo dell’autostima, dell’autonomia, facilita la gestione dell’ansia e delle situazioni stressanti e aiuta a stare insieme in manira positiva e armonica.

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Attività fisica Vademecum sullo sport PIÙ ADATTO ai nostri figli

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tletica leggera: si può iniziare a 6-8 anni, ma solo sotto forma di gioco, perché il bambino non tollera carichi e sforzi prolungati. L’atletica leggera richiede sia capacità di coordinazione neuro-muscolare sia capacità metaboliche, che prima di una certa età non sono ancora sviluppate. Nell’organismo dei bambini infatti manca un enzima, chiamato PFK, che serve per metabolizzare gli zuccheri atti a fornire pronta energia per attività di elevata intensità. Metabolicamente insomma il suo organismo non è preparato a sostenere un certo ritmo e una certa intensità: ecco perché, se figlio e papà fanno una corsa insieme, dopo un po’ il bambino si ferma perché non ce la fa più a star dietro al padre. Fino all’adolescenza, pertanto, si può parlare solo di pre-atletica, che è ottima per arricchire il bagaglio di esperienze motorie, ma deve essere condotta con tempi e sforzi commisurati all’età del bambino. Bicicletta: il più delle volte si impara ad andare in bici durante un pomeriggio al parco insieme a mamma e papà, e da quel momento può essere un modo piacevole per trascorrere una domenica all’aperto tutti insieme. In genere si incomincia a muoversi senza rotelle intorno ai 4-5 anni. Intesa come pedalata con i genitori o gli amici naturalmente non può essere considerata un’attività sportiva vera a propria. Calcio: si intraprende verso i 7-8 anni, prima di allora è di solito definito “minicalcio”, si pratica in un campo ridotto e con porte più piccole. Anche il numero dei bambini in squadra è inferiore e soprattutto non ci sono ruoli, che il bambi-

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no non sarebbe in grado di ricoprire. Più che altro si fa ginnastica, o esercizi propedeutici al calcio. Un allenamento strutturato come il calcio prima dei 12 anni non è pensabile: il bambino non è pronto né dal punto di vista della coordinazione neuro-muscolare, né dal punto di vista delle capacità condizionali (forza, velocità, resistenza). Danza: è l’attività preferita delle bambine, ma sono sempre più numerosi i maschietti che si avvicinano con passione alla danza. I primi corsi partono dai 5 anni. Abitua a una postura corretta, regala grazia ai movimenti e insegna il senso del ritmo. Inoltre, conoscere e sviluppare la musicalità è utile per far emergere qualcosa che è innato in noi, base per apprendimenti futuri.

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tonica Soffri di dolori alla colonna vertebrale? Ecco un tipo di ginnastica da eseguire a scopo preventivo, per acquisire un idoneo controllo posturale e mantenere le strutture vertebrali più elastiche. E si può fare a casa!

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urtroppo, non sempre possiamo scegliere di praticare la disciplina sportiva preferita senza prima fare un’attenta e sincera analisi del nostro corpo e dei suoi punti deboli. Chi soffre di mal di schiena, ad esempio, dovrebbe scegliere soprattutto attività fisiche atraumatiche, come il pilates o il nuoto, in quest’ulimo caso evitando però di cimentarsi con alcuni stili, tipo la rana, che per essere eseguito correttamente mette inevitabilmente in gioco proprio la zona dorsale. Se dunque siete tra i molti che malauguratamente hanno male alla schiena, vi offriamo in queste pagine la possibilità di apprendere alcuni esercizi che potete eseguire anche a scopo preventivo. Oltretutto, alla semplicità dei movimenti si abbina la comodità di poterli fare a casa propria, senza spendere cifre folli per abbonamenti in palestra. Basteranno una stanza con uno spazio sgombro da mobili e qualche oggetto di uso domestico, come il bastone della scopa, una sedia, una cintura, una sciarpa o un piccolo asciugamano. L’importante, ricordatevelo sempre, è non affidarsi mai all’improvvisazione e dedicarsi esclusivamente a esercizi proposti da esperti in materia. Proprio come quelli che vedete in queste pagine, ideati specificamente per i muscoli lombari ed eseguiti dalla nostra bellissima modella, Chiara Gardoni (Ag. Sophie Models di Milano; abbigliamento: Everlast) con la consulenza di Ernesto Di Pietro, osteopata.

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1 A O

In sc so al co di sib se l’e ve ba ne To di co pe ga


Fitness 1 CON UN ASCIUGAMANO O UNA SCIARPA In piedi, portate l’asciugamano arrotolato sotto a un ginocchio, alzando la gamba corrispondente. Quindi, tiratelo il più possibile verso il busto, sempre mantenendo l’equilibrio; ruotate verso l’esterno la gamba piegata e rimanete nella stessa posizione. Tornate alla posizione di partenza e ripetete con l’altra gamba. Ripetizioni: 3 volte per gamba.

2 Con il bastone In piedi, una gamba indietro tesa e l’altra in avanti, posizionate il bastone dietro la nuca, ad altezza spalle e tenetelo alle estremità con le mani. Piegate la gamba avanti, tenendo sempre l’altra tesa e soprattutto la schiena e la testa in posizione eretta. Ripetizioni: 3 volte per gamba.

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Fitness 3 Con la sedia In piedi, mani lungo i fianchi, mettete una gamba sulla sedia. Piegatela estendendo quella dietro e mantenete la posizione, poi tornate alla posizione di partenza e ripetete con l’altra gamba. Ripetizioni: eseguire 3-4 volte per arto.

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4

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Fitness 4 Con il bastone In piedi a gambe divaricate, posizionate il bastone dietro la schiena tenendolo in mano aiutandovi con i polsi. A questo punto, ruotate il bacino prima verso destra e poi verso sinistra. Ripetizioni: eseguitelo 10 volte per lato.

5 Con la cintura Distesi a terra in posizione supina, posizionate la cintura su un tallone, poi sollevate la gamba tesa allungando il piede; infine riportatelo a terra e a questo punto continuate con l’altra gamba. Ripetizioni: 10 volte per gamba.

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Ortopedia

Attenti a

Spesso si tende a non dare importanza a cadute e botte che ci si procura per caso sia importante un pronto intervento, con tutori e medicamenti adeguati e

L

e articolazioni più colpite da traumi distorsivi sono il ginocchio, la caviglia e le articolazioni delle dita della mano e il piede. Ciascuna di queste presenta caratteristiche diverse e vari livelli di gravità, cui sono associate differenti tecniche di trattamento.

Nei casi più gravi è obbligatoria la chirurgia ricostruttiva Alcune lesioni interessano legamenti che sicuramente possono guarire con cure più semplici, in altri casi, per esempio nella rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio e del legamento collaterale ulnare del pollice, solo la chirurgia ricostruttiva potrà eliminare il rischio di una condizione invalidante di instabilità e conseguente pesante limitazione funzionale. Talvolta sarà l’entità della

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lesione a determinare la scelta di ricorrere o meno a un trattamento chirurgico, per esempio distorsione del ginocchio con concomitante presenza di lesioni legamentose e di un menisco. In seguito a una distorsione compare un dolore immediato, di intensità variabile e proporzionale all’intensità del trauma ricevuto, ma non sempre in rapporto diretto con la gravità dei danni subiti. Al momento della distorsione il soggetto può anche avvertire una sensazione di stiramento come pure uno schiocco o uno scroscio a livello dell’articolazione interessata: se questo accade, bisogna stare molto attenti e riferirlo al medico, il quale potrà meglio orientare i suoi sospetti su ciò che è avvenuto e sul possibile danno riportato. Nei traumi di lieve entità l’articolazione può risultare moderatamente dolente, senza arrossamento o gonfiore particolari. In quelli più

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Ortopedia

o facendo sport. Nel tempo, ci si rende conto di quanto soprattutto con il consiglio mirato dell’ortopedico di fiducia importanti, oltre all’intensità e all’immediatezza del dolore, può comparire gonfiore dell’articolazione interessata, che può denunciare anche la presenza di liquido all’interno dell’articolazione; inoltre ogni manovra che coinvolga l’articolazione comporta l’insorgenza di un vivo dolore anche per minimi movimenti articolari o, come capita nel caso di interessamento della caviglia o del ginocchio, ai tentativi di stare in piedi o di camminare.

Non sottovalutate la distorsione, rivolgetevi sempre a un medico esperto Quando sono coinvolte tali articolazioni, capita anche che il soggetto avverta una sensazione di instabilità, ovvero di anomalo spostamento di una parte ossea rispetto all’altra, con conseguente cedimento improvviso e doloroso. Il versamento articolare, ossia la formazione di una

raccolta di liquido all’interno della capsula articolare, può essere causato anche da una semplice reazione infiammatoria della membrana sinoviale situata all’interno della capsula, spesso non immediata ma insorgente gradualmente nelle ore successive, e in questo caso è costituito da liquido sieroso (idrartro). Nei traumi distorsivi più consistenti si verifica anche la lesione di vasi sanguigni, per la lacerazione della capsula stessa e più precisamente della membrana sinoviale posta al suo interno, e si forma più o meno rapidamente un versamento di liquido francamente ematico (emartro). La complessità delle lesioni che possono accompagnarsi a una semplice distorsione impone sempre una prudente valutazione del danno subito e richiede, nel caso di sintomi intensi o persistenti, una valutazione da parte di un medico, con carattere d’urgenza nel caso di traumi particolarmente intensi.

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Ortopedia Quando intervenire da SOLI e quando chiamare un MEDICO

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ell’immediatezza di un trauma distorsivo è necessario applicare ghiaccio (ricordarsi sempre di interporre un panno tra ghiaccio e pelle) e porre a riposo l’articolazione colpita; successivamente, il grado di dolore e di limitazione della funzionalità della zona colpita determineranno l’eventuale ricorso a cure mediche più o meno immediate. La distorsione semplice (dolore limitato, minimo gonfiore dell’articolazione e assente o lieve limitazione funzionale) non necessita di cure particolari: saranno sufficienti il riposo e un’eventuale terapia antidolorifica o antinfiammatoria.

L’intervento dell’ortopedico Tutti i traumi articolari devono essere valutati con la giusta attenzione, considerando che cure non adeguate possono causare postumi anche seri a distanza, e non soltanto a carico delle articolazioni maggiori. Infatti è noto come le distorsioni delle articolazioni delle dita della mano, in particolare se non trattate o trattate in modo scorretto, risultino dolenti a lungo e spesso con postumi di limitazione funzionale. In presenza di lesione di uno o più legamenti sarà necessario un trattamento che comporta l’immobilizzazione dell’articolazione colpita, con modalità e durata variabili. In questi casi è possibile utilizzare stecche metalliche, bendaggi funzionali (confezionati con apposite bende adesive e particolari tipi di cerotto), tutori, bendaggi in resina o apparecchi gessati. La durata del trattamento è variabile in funzione del tipo di articolazione e del legamento interessato:

in genere si tende a limitare il più possibile l’immobilizzazione completa, privilegiando un graduale passaggio alla mobilizzazione dell’articolazione, meglio se in modo assistito dal fisioterapista, secondo le valutazioni e le indicazioni date dal medico. Questo permette il precoce recupero della funzionalità, pur nel rispetto dei tempi necessari alla guarigione “biologica”, ovvero alla cicatrizzazione delle lesioni riportate dall’articolazione. Non bisogna riprendere subito la normale attività fisica. È necessario un periodo di rieducazione funzionale e di recupero della forza muscolare, fino al ritorno al pieno controllo neuromuscolare dell’articolazione.

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Fisioterapia

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Mettiamoci

in buone mani

Dolori muscolari, riabilitazione dopo un intervento chirurgico o dopo la rottura di un arto: a molti nella vita capita di aver bisogno di un fisioterapista che però va scelto con criterio 26


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Fisioterapia

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econdo la definizone del Decreto 14 settembre 1994, n. 741, emanato dal Ministero della Sanità, il fisioterapista è: “l’operatore sanitario, in possesso del diploma universitario abilitante, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita”.

Serve anche a contrastare l’incontinenza urinaria negli anziani Le sue aree di intervento coprono anatomia e fisiologia dei sistemi muscolo-scheletrico, nervoso, respiratorio, cardio-circolatorio, urogenitale; biochimica, biologia e biomeccanica; patologia di interesse fisioterapico; sviluppo motorio; chinesiologia; tecniche fisioterapiche; metodologia delle riabilitazioni e della ricerca; psicologia; psichiatria; economia e diritto; medicina legale; organizzazione aziendale; statistica; inglese scientifico. Gli esercizi di ginnastica che il fisioterapista consiglia sono mirati e studiati in base alla persona e al piano di allenamento globale per il recupero o il miglioramento delle funzioni. Ecco perché, quando abbiamo bisogno di questa figura, dobbia-

mo sempre diffidare di chi non ha un regolare diploma e s’improvvisa professionista senza esserlo. Accanto alla fisioterapia, e spesso come prolungamento naturale dello studio della stessa, si apre un ampio ventaglio che ha i suoi nodi centrali nell’osteopatia e nella chiropratica.

Attenzione a chi si spaccia per professionista e non ha i requisiti in regola «ll fisioterapista è un professionista che lavora in moltissimi ambiti della riabilitazione, ma spesso il cittadino non lo sa. Per esempio, si può andare da questo operatore per prevenire il mal di schiena, ma anche per contrastare problemi di incontinenza. L’importante è farlo a ragion veduta, vale a dire scegliendo un “vero” terapista quindi laureato e competente», ha fatto notare Mauro Tavarnelli, presidente dell’Aifi, l’Associazione Italiana dei Fisioterapisti. Purtroppo pare che in Italia siano più di centomila i fisioterapisti abusivi, il doppio di quelli veri accreditati presso il ministero della Salute. Per non rischiare incontri sbagliati, meglio dunque fare qualche piccola verifica, per esempio assicurarsi che l’operatore cui ci si affida sia iscritto a una delle associazioni rappresentative dei fisioterapisti riconosciute dal ministero, l’Aifi o la Federazione italiana fisioterapisti.

MASSOFISIOTERAPISTA RIATLETIZZAZIONE SPECIALIZZATO IN ALLENAMENTO RESPIRATORIO PREPARATORE ATLETICO INDIVIDUALE E PER SQUADRE ALLENAMENTO FUNZIONALE SEDUTE DI DIATERMIA E MASSOFISIOTERAPIA ALLENAMENTO IN SOSPENSIONE MENTAL COACH

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Fisioterapia ddddd Nata in Svezia, oggi SI PRATICA OVUNQUE. Ecco le varie branche

P

er trovare il vero nucleo di strutturazione di questa pratica curativa, bisogna partire dalla figura dello svedese Pehr Henrik Ling, padre della “ginnastica svedese”, che fondò nel 1813 il “Royal Central Institute of Gymnastics” (RCIG) per massaggi, manipolazioni ed esercizi. Non è un caso che la parola svedese per fisioterapista sia “sjukgymnast” = “ginnasta dei malati”. Nel 1887, i fisioterapisti ottennero la registrazione ufficiale presso il Consiglio Nazionale Svedese per la salute e il Welfare.

I trattamenti possibili sono molti Da lì la disciplina ha avuto un notevole sviluppo ed evoluzione, arrivando a comprendere moltissime tecniche per la riabilitazione che il fisioterapista sa usare a seconda del bisogno. I metodi di trattamento che ricadono dentro questa disciplina sono moltissimi: chinesiterapia (chinesiterapia segmentaria, chinesite-

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rapia passiva, mobilizzazione articolare, mobilizzazione passiva e mobilizzazione attiva, rinforzo muscolare, rieducazione isocinetica, meccanoterapia, ginnastica in piscina, estensioni vertebrali, trazioni vertebrali manuali, trazioni vertebrali meccaniche, etc.), rieducazione motoria, rieducazione funzionale, riabilitazione propriocettiva, massoterapia generale (massaggio manuale, massaggio locale, massaggio muscolare, massoterapia distrettuale, massaggio del tessuto connettivo, massoterapia reflessogena, idromassaggio, massaggio sott’acqua, massaggio terapeutico e sportivo). La terapia fisica si suddivide in: elettroterapia analgesica (ionoforesi, tens, galvanica, diadinamica, correnti interferenziali, correnti esponenziali, correnti di Kotz, ecc.), elettroterapia stimolante, perineale, biofeedback, termoterapia, magnetoterapia. In fisioterapia ricadono anche le grandi branche naturopatiche dell’idroterapia (bagni elettrici, bagni ipertermici, docce e bagni medicali, terapia termale) e del linfodrenaggio (manuale o strumentale). Se poi entriamo nel grande campo delle tecniche di facilitazione neuromuscolare troviamo il Metodo di Vojta, Metodo di Kabat, Metodo di Bobath, metodo Perfettii (che conosciamo anche con il nome di “riabilitazione cognitiva”) e il Metodo Grimaldi.

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Medicina estetica

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Oggi il ritocco è... emozionale

Bye bye all’epoca in cui si andava dal chirurgo plastico con in mano la foto del vip cui si voleva somigliare. Il medico è come lo psicologo e prima di intervenire deve cercare di conoscere la personalità del paziente 30


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Medicina estetica

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na chirurgia plastica che viene definita “emozionale”: è questa la nuova frontiera nel campo dei fatidici “ritocchini”, un tempo appannaggio di chi lavorava nello show business e oggi alla portata di tutti. I chirurghi, prima di intervenire con metodiche più o meno soft, cercano di capire che tipo di paziente hanno davanti e quali aspettative nutre. Senza alcuna superficialità. Per intenderci: oggi non accettano più di trasformare una donna in Belen Rodriguez e un uomo in Brad Pitt, anche perché sarebbe oggettivamente... impossibile.

Si comincia con un colloquio tra dottore e paziente per definire aspettative realistiche È importante un colloquio introduttivo. Quando si riceve un paziente per prima cosa gli si domanda quali sono le aree del viso che vuole correggere. Poi gli si mostra una tabella che illustra alcune caratteristiche emozionali (un’immagine più fresca, di buon umore, più magra) e gli si chiede quali sono gli obiettivi che vuole raggiungere, per esempio sembrare meno stanco, più giovane, non arrabbiato. A questo punto lo specialista, combinando le parti su cui intervenire e le “emozioni” da raggiungere, ottiene il mix perfetto che soddisfa i desideri di chi si sottopone al trattamento e coincide davvero con quello di

cui ha bisogno. Non si lavora sul singolo inestetismo ma su una strategia full face: per questo è fondamentale che il medico conosca perfettamente l’anatomia del viso. Si utilizza l’acido ialuronico, a volte con tecniche diverse, a seconda che lo scopo sia “riempire”, dare volume, ridisegnare il contouring, oppure solo regalare armonia. Di solito occorrono più sedute che vengono stabilite quando si illustra il piano d’azione alla paziente, in base, naturalmente, anche ai risultati che desidera ottenere. Tenendo presente il principio della naturalezza. Il tempo delle labbra a canotto e dei seni sesta misura su una donna che pesa 50 chili, insomma, è finito.

Circa 60mila l’anno si sottopongono a liposuzione, in maggioranza donne In Italia, secondo i dati della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, sono circa 60mila ogni anno gli interventi di liposuzione, il 68% su donne e il 32% uomini, e 40mila fra liposuzioni e liposculture per rimodellare fianchi, addome, cosce e natiche, di cui il 92% effettuate su donne. Sono invece più di 25mila all’anno gli interventi di inserimento di protesi mammaria, a cui si aggiungono un numero circa uguale di riduzioni mammarie, con un trend in aumento soprattutto tra le più giovani.

Quando è l’uomo (giovane) a chiedere il bisturi o il filler

S

e in Italia il fenomeno da ritocco ha iniziato ad espandersi a macchia d’olio negli ultimi tempi, negli Stati Uniti, secondo la società statunitense di chirurgia estetica, l’American Society of Aesthetic Plastic Surgery, in un anno sono state quasi 200.000 le procedure di chirurgia estetica su uomini e oltre un milione di medicina estetica. Tra le più richieste, le iniezioni di botulino (oltre 450mila). Per quanto riguarda la chirurgia, invece, le operazioni più eseguite secondo i dati Asaps sono: liposuzione (45mila procedure), riduzione del seno maschile o ginecomastia (31.368),

blefaroplastica (28.025), rinoplastica (26.205) e lifting del viso (13.702). Il dato più significativo riguarda l’età dei soggetti, molto bassa: ad esprimere questo desiderio è una percentuale del 58% di coloro che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni.

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Medicina estetica Il RINOFILLER, un’alternativa alla vecchia rinoplastica

L

a prima operazione di chirurgia estetica a essersi diffusa anche oltre il pianeta dei lavoratori del mondo dello spettacolo è stata senza dubbio la rinoplastica. Trasformare un naso antiestetico anche oggi è il sogno di molti, che però hanno un’opzione in più rispetto al passato: la rinoplastica non chirurgica, conosciuta anche con il nome di rinofiller. Si tratta di una tecnica non chirurgica per uniformare la forma del naso avvalendosi di materiali di riempimento, ovvero i fillers riassorbibili. L’obiettivo della rinoplastica non chirurgica è proprio quello di eliminare i difetti del naso iniettando nel sottocute sostanze riempitive riassorbibili (filler, acido ialuronico, filler riassorbibili) senza bisogno di intervento. Molti sono i vantaggi della rinoplastica non chirurgica. Il rinofiller può essere annoverato tra i trattamenti estetici così detti soft, in quanto molto spesso si ricorre a questa tecnica per rimodellare l’estetica del naso senza necessariamente avvalersi del classico intervento di rinoplastica con conseguenti fratture, incisioni, tamponi ecc. Ad esempio questo trattamento di medicina estetica è particolarmente indicato per risolvere il problema della gobba del naso migliorando di conseguenza il proprio profilo nasale e il proprio volto. La rinoplastica non chirurgica, come già accennato, viene realizzata mediante l’uso di sostanze riempitive (fillers) come l’acido ialuronico e il botulino, che ha lo scopo di rilassare i muscoli nei quali viene iniettato andando a coprire i difetti del naso. Tali prodotti riassorbibili sono praticamente

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innocui e danno comunque un ottimo risultato. In sostanza, tale tecnica è volta a riempire le aree irregolari, a sollevare leggermente la punta del naso e ad alzare la radice del naso stesso. Nella maggior parte dei casi si può anche eliminare la tipica gobba immettendo un filler al di sopra e al di sotto. Si consiglia il rinofiller in caso di difetti estetici della punta o del dorso del naso, eventuali imperfezioni dopo intervento di rinoplastica chirurgica, naso infossato alla sua radice (tra gli occhi), gibbo poco pronunciato, uniformazione della piramide nasale, riempimento di avvallamenti nasali, correzione delle “gobbette”, esiti di traumi. Non scordiamoci che la medicina estetica interviene anche dopo incidenti.



Bellezza

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Dalla notte dei tempi, una chioma sana e lucente è il sogno di ogni donna. Oggi molti prodotti in commercio aiutano a realizzarlo, ma noi vi regaliamo qualche consiglio 34


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Bellezza

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hi non vorrebbe avere capelli corposi, lucenti e sani? Non solo le fanciulle, anche i maschietti, che dedicano sempre più attenzione alla bellezza della propria chioma. Se è vero che i moltissimi prodotti in commercio oggi ci aiutano a realizzare il sogno di una “testa a posto”, è anche vero che ci sono alcuni accorgimenti da seguire, sia nel lavaggio che nello styling.

Usate con grande moderazione piastre e ferri, che cuociono i capelli Ad esempio, piastre e ferri, sempre più utilizzati, cuociono i capelli perché raggiungono una temperatura di 240 gradi, un calore simile a quello prodotto dalle piastre per arrostire le braciole. Il calore intenso, anche quello del phon, altera i legami d’idrogeno e di conseguenza la forma del fusto e la sua salute. Proteggeteli con prodotti specifici anti-calore che li preservano, in parte, dalle “scottature”, ma soprattutto non abusate di questi strumenti: non usateli tutti i giorni, nemmeno per i ritocchi.

No agli shampoo troppo schiumosi, decolorazione con moderazione Uno shampoo che fa troppa schiuma (presenza in etichetta di SLS e SLES, tensioattivi anionici) può danneggiare il

cuoio capelluto. I tensioattivi (ovvero gli agenti lavanti che inglobano grasso e sporcizia e ne consentono la rimozione con l’acqua), modificano il ph cutaneo e il cuoio capelluto diventa più fragile, secco e più esposto alle patologie cutanee. Scegliete le basi lavanti anfotere o quelle oleose in grado di rimuovere la sporcizia per affinità. Il balsamo non va mai applicato sulla cute. Bisogna stenderlo sui capelli partendo da una distanza minima di 5-10 centimetri dalla testa, perché è formulato per trattare la struttura capillare, non la pelle, infatti contiene macro-molecole che se si depositano sulla cute ne ostruiscono i pori, che non riescono a respirare e a eliminare le impurità. La decolorazione è un processo molto aggressivo: è consentita una schiaritura al massimo di 3-4 toni, mentre si sconsiglia il biondo cenere o platino alle more che, per ottenerlo, dovrebbero schiarire i loro capelli di circa 6 toni. Non è un caso che le scure che si decolorano abitualmente abbiano di solito capelli ispidi, secchi e opachi. Lo chignon troppo stretto, come anche la coda, o la riga sempre da un lato, indeboliscono i capelli perché la trazione continua ha un’azione negativa sulla salute del bulbo. L’ideale per il loro benessere? Lasciare il più possibile i capelli liberi di muoversi e non insistere per troppo tempo con lo stesso tipo di styling.

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olete una pelle di pesca? Il primo segreto è nutrirsi bene. Un’alimentazione sana è la base per avere una cute sana. Poi, certamente, ci sono altre regole da seguire. Ad esempio, bisogna avere pazienza con i nuovi prodotti. Se avete acquistato una nuova crema, ma non avete ottenuto il risultato promesso nel giro di poco tempo, date ancora una chance al prodotto: cambiare cosmetico troppo di frequente può aumentare il rossore o l’irritazione. Occorre aspettate circa un mese prima di emettere il verdetto.

Esfoliate con regolarità la pelle e usate le maschere nutrienti per il viso Dopo i 30 anni, è importantissimo esfoliare con regolarità la pelle del viso e del corpo. Ci sono tantissimi scrub, sia delicati che più aggressivi, ma potete anche farvene uno casalingo, massaggiando del sale grosso assieme ad una piccola noce di bagnoschiuma, direttamente sotto la doccia. Una volta a settimana, fate una bella maschera preparata in casa: mescolate 2 cucchiai di yogurt, 1 cucchiaio di avena cruda, 1 cucchiaio di latte intero e 1 di papaya tritata. Applicate sulla pelle pulita e lasciate agire per 10 minuti, quindi sciacquate con acqua calda. Utilissimo è anche il massaggio facciale: senza bisogno

del centro estetico, possiamo fare da soli usando l’olio di oliva o di mandorla se abbiamo la pelle secca, quello di girasole se l’abbiamo mista o sensibile e di zafferanone se la nostra pelle è grassa. Mettiamone un pochino sulle dita e massaggiamo circolarmente per 30 secondi.

Quando cambia la stagione si devono cambiare anche i prodotti Usare un buon fondotinta aiuta ad avere una pelle più bella. Cercate fra quelli che riducono le imperfezioni del viso, ce ne sono diversi ormai in commercio, sia in farmacia che in profumeria, con filtro solare. Se stare senza fondotinta vi mette a disagio, potete usare queste alternative, ma mai quello senza SPF. Controllate bene l’etichetta o chiedete consiglio. E a propsito di sole e filtri: non dimenticate mai di usare una crema solare se avete una pelle che si irrita facilmente. L’ideale è la protezione 30. Seguite le stagioni, i prodotti da usare in inverno e in estate non sono gli stessi. In inverno la pelle viene seccata dal clima e dal riscaldamento, è quindi importante idratarla con una crema ricca. In estate invece fate ricorso a una lozione più leggera, eventualmente oil free. Infine, ricordatevi sempre di dormire bene. Le classiche 8 ore per notte sono un toccasana. Vi risveglierete con la pelle più fresca.

Le vitamine che aiutano la bellezza. Come trovarle nel cibo

L

e vitamine sono importantissime per la bellezza della nostra pelle. Sole, fumo e alcol contribuiscono a invecchiare precocemente, mentre i radicali liberi sono la principale causa delle rughe. In aiuto arriva allora la vitamina A (retinolo): la sua funzione antiossidante combatte i radicali liberi ed elimina le tossine dal

corpo, allontanando i segni di invecchiamento cutaneo. E in più rinforza la pelle, previene l’acne, stimola il naturale rinnovamento delle cellule e tonifica. Dove trovarla? Latte e formaggi, spinaci, prezzemolo, carote, mandarini, arance, meloni, pesche, zucche, patate dolci, olio di fegato di merluzzo, tuorlo d’uovo sono le fonti principali. Proteggi il microcircolo con le vitamine del gruppo B, vitali per una pelle in ottima salute e nella lotta contro l’acne. Si trovano in uova, latte, lievito di birra, soia, mandorle.

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I segreti per Dormire bene

conquistare Morfeo

Contare inutilmente le pecore per addormentarvi non servirĂ piĂš. Vi sveliamo qualche semplice accorgimento per un sonno sereno

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Dormire bene

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hi soffre di insonnia lo sa bene: essere svegli come grilli mentre il mondo intorno riposa è una sensazione frustrante, oltre che negativa per la giornata a venire, che chiama a molti impegni. Molto spesso, però, la difficoltà ad addormentarsi nasce da una serie di abitudini sbagliate, la prima delle quali rigarda l’alimentazione.

No alle cene abbondanti e con alcolici, sì alla giusta temperatura in camera da letto Dormire bene, infatti, significa anche cenare in maniera equilibrata. No ai cibi troppo pesanti, perché di notte la digestione è difficoltosa e provoca frequenti risvegli. Ma anche i digiuni serali o le diete troppo drastiche sono sconsigliate: la fame, o il calo glicemico, metteranno a repentaglio il vostro riposo. Altro consiglio importante: dormire durante il giorno solo se necessario e, in quel caso, mai più di 20 minuti e possibilmente in mezzo alla giornata, per esempio fra le 13 e le 14. Soprattutto alla sera, cioè nelle ore che precedono il riposo notturno, è importante limitare l’esposizione alla luce che è il nostro principale sincronizzatore del ritmo sonno-veglia. Evitate i molti led accesi di apparecchi elettronici e l’utilizzo, crescente e prolungato, di tablet e smartphone a letto. Questi disposi-

RETI CUSCINI MATERASSI

tivi sono nemici del sonno, usateli lontano dal vostro letto. Il fumo fa male, anche al sonno. Non dimentichiamo mai che la nicotina è una sostanza eccitante. Stesso discorso vale per l’alcol, che induce frequenti risvegli e aumenta la percentuale di sonno leggero. Inoltre, in presenza di patologie del sonno, come quelle legate ai disturbi respiratori, l’alcol ha l’effetto di aggravamento delle malattie stesse e dei sintomi a esse correlati. La caffeina è notoriamente uno stimolante del sistema nervoso, i cui effetti eccitanti possono protrarsi a lungo, anche alcune ore. È quindi buona norma, anche in questo caso, evitare la tazzina serale. La temperatura ottimale della camera da letto è intorno ai 18°C. Una troppo alta (maggiore di 24°C) provoca movimenti continui del corpo durante il sonno e numerosi risvegli. Viceversa, una temperatura troppo bassa (minore di 12°C) rende difficile l’avvio del sonno, e provoca sogni spiacevoli. Svolgere una regolare attività fisica è buona cosa, la sera, però, è meglio evitarne una troppo intensa. Lo sforzo fisico potrebbe rendere difficoltoso il vostro addormentamento. Abituatevi, infine, ad andare a dormire e ad alzarvi alla stessa ora: è la premessa per il buon sonno. Il nostro ritmo sonno-veglia è infatti regolato da un orologio biologico interno, sincronizzato con l’alternarsi della luce e del buio.

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Dormire bene L’importanza del MATERASSO e del cuscino giusti

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er dormire bene è importante organizzare con attenzione il luogo in cui si trascorreranno le ore della notte. Di grande importanza è il materasso che, come il cuscino, dovrà essere progettato in modo da non trattenere l’elettricità statica, un aspetto spesso sottovalutato e sconosciuto. I cuscini e i materassi in materiale sintetico, trattenendo l’elettricità, risultano infatti poco igienici ed impediscono un totale rilassamento. Il famoso materasso di lana di una volta può risultare rischioso perché nella lana vivono e si riproducono gli acari che si formano nella polvere che penetra facilmente in questa fibra. Il moderno materasso a molle è consigliabile, ma dovrà essere valutata con attenzione la composizione delle fibre dei rivestimenti esterni e dovrà essere scelto tra quelli di ottima qualità perché in caso contrario con il tempo si deformerebbe. È importante che rete e materasso si adattino bene alla forma del corpo rispettando la curvatura della colonna vertebrale ed impedendo che si verifichino compressioni del corpo in alcune zone. Sono consigliabili

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le fibre naturali anche per le lenzuola e le coperte. Sono adatti: coperte di lana, piumini leggerissimi, lenzuola in cotone, lino, seta. Tra materasso e lenzuolo, durante i mesi invernali, si può inserire una fodera in lana. Il cuscino, in materiali naturali traspiranti, non dovrà essere troppo alto per permettere alla colonna vertebrale di rimanere in una posizione corretta quando si è coricati. Dormendo con cuscini troppo alti infatti, e anche dormendo senza cuscino, si possono creare tensioni muscolari e lo schiacciamento dei dischi intervertebrali. Oggi troviamo in commercio materassi di diversi tipi, anche in schiuma di lattice, un prodotto naturale derivato dalla gomma, rigido e indeformabile, anallergico e batteriostatico, ciò significa che qualora vi si formassero degli acari, non riuscirebbero a riprodurvisi. La schiuma di lattice è posta nella parte centrale del materasso e, a seconda dello spessore e della composizione chimica, permette diverse densità. Con il lattice si possono perciò produrre materassi di diversi livelli di rigidità. Troviamo anche materassi ad acqua, oggi di alto livello: il liquido è infatti suddiviso in sacchetti indipendenti, anti fuoriuscita.


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Un sorriso

stile Hollywood

Denti bianchi e sani: un sogno che diventa realtĂ se impariamo a prenderci cura della nostra bocca sia con gli strumenti che abbiamo in casa che rivolgendosi ai professionisti in materia 42


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Dentista

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irca 19 milioni di italiani, praticamente uno su quattro tra i 40 e i 75 anni, hanno perso almeno otto denti. Le cause sono diverse, ma certamente le principali sono due: la carie, ovvero una progressiva decalcificazione dei tessuti duri del dente, e la malattia parodontale, che compromette in modo irreversibile la salute dell’osso e delle gengive. Una scarsa manutenzione del cavo orale facilita enormemente questi processi degenerativi che compromettono non solamente l’estetica del nostro sorriso, ma anche la funzionalità della masticazione.

Spazzolino e dentifricio sono i primi alleati contro la carie Ovviamente, spazzolino e dentifricio sono i primi alleati contro la carie, ma l’importante è usarli bene: evitiamo, ad esempio, uno spazzolamento troppo energico. L’eccessiva pressione, infatti, provoca abrasioni alla superficie dei denti e danni alla gengiva. Non è la pressione il fattore chiave, quanto il tempo dedicato: uno spazzolamento veloce non rimuove la placca responsabile di carie e problemi gengivali. In base alla tipologia di dentatura, il dentista o l’igienista dentale ci possono suggerire la tecnica più adatta al nostro cavo orale.

L’importanza di una regolare pulizia dentale effettuata presso uno studio medico Con il solo ausilio dei nostri comuni strumenti di pulizia non riusciamo a pulire ogni angolo della bocca, il che porta inevitabilmente alla formazione di tartaro, che con il normale dentifricio non è possibile rimuovere. Perciò effettuare una pulizia dei denti presso uno studio dentistico professionale contribuisce alla rimozione di placca e batteri, riducendo il rischio di patologie quali la gengivite, la parodontite e altre malattie del cavo orale che portano alla perdita dei denti. Solitamente, si consiglia di effettuarla ogni sei mesi, per un totale di due sedute all’anno; diverso il caso di coloro che presentano patologie infiammatorie, per i quali si consiglia di effettuare sedute a cadenza trimestrale. Ma in che cosa consiste questa pratica? La pulizia non è dolorosa, eccezion fatta per alcune zone in cui il tartaro è particolarmente radicato, e si compone di semplici operazioni: rimozione ad ultrasuoni del tartaro tra gli interstizi dentali e tra il colletto gengivale e il dente, mediante strumentazione apposita; rimozione delle macchie con un prodotto professionale da applicare sui denti per lo sbiancamento; lucidatura e spazzolatura delle arcate, applicazione eventuale di maschere al fluoro per ridurre le infiammazioni.

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Dentista

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uando si pensa all’apparecchio ai denti, è molto comune associarlo ai bambini o agli adolescenti perché, oggigiorno, sussiste ancora la convinzione che, da adulti, ormai ci sia poco o niente da fare per la propria dentatura. Niente di più sbagliato, anzi, i trattamenti ortodontici in età adulta non solo sono possibili, ma garantiscono anche ottimi risultati, dato che i denti si possono spostare ortodonticamente sempre, sia da grandi che da bambini. Non è tutto: l’ortodonzia, soprattutto quando è mirata agli adulti, viene definita “estetica” in quanto rispetta molto bene le necessità sociali e personali di questo tipo di età, proponendo soluzioni alternative ai classici attacchi in metallo, e con colori molto più chiari e quasi impercettibili.

Gli apparecchi per adulti oggi rispettano l’estetica e si “mimetizzano” Anni fa, personaggi noti dello show business come Madonna lanciarono la moda dell’apparecchio per i denti a vista. Ma di solito, il classico apparecchio con i brackets metallici risulta poco apprezzato dai pazienti che desiderano ottenere un sorriso armonico senza rinunciare, durante il trattamento ortodontico, all’estetica del proprio sorriso. Una prima alternativa è rappresentata dall’utiliz-

zo di “brackets estetici” che sono applicati sulla superficie esterna dei denti e sono costruiti con materiali di colore bianco, ad esempio in resina composita, o trasparenti come quelli in ceramica o in cristallo di zaffiro.

Le mascherine di allineamento: in plastica, avvolgono la superficie dei denti In questo caso è inoltre possibile applicare un arco ortodontico (ovvero struttura filiforme che viene posta sopra i brackets e a essi fissata) di colore bianco, in modo che esso si mimetizzi perfettamente con il colore dei denti, risultando poco visibile. Una seconda possibilità di apparecchiatura ortodontica estetica è costituita dai “brackets linguali”, che sono incollati sulla superficie interna dei denti. L’arco ortodontico è anch’esso metallico. Non essendoci strutture applicate sulla superficie esterna dei denti, l’apparecchio linguale risulta nascosto dai denti stessi e pertanto è poco visibile. Poi, ci sono le “mascherine di allineamento”: strutture in materiale plastico, costruite a partire dalle impronte dentarie del paziente, che avvolgono la superficie esterna, masticante e interna delle arcate dentarie e imprimono, grazie alla loro specifica conformazione, un movimento ai denti.

Come VINCERE la paura del trapano

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ceglietene uno che vi ispira dal punto di vista professionale. Se lo cercate in Rete, oggi avete la possbilità di conoscere il suo viso e quello dei suoi collaboratori, cosa che di solito rassicura. Andate a conoscerlo prima dell’intervento, confidategli senza vergogna le vostre paure, il timore di sentire dolore, il rumore del trapano, le siringhe e gli aghi che si trovano in uno studio dentistico o l’odore del disinfettante. In

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base al tipo di intervento che dovete fare chiedetegli di illustrarvi la pianificazione, come si dovrà procedere e quanto tempo dovrete rimanere seduto in poltrona. Sappiate che un dentista è preparato ad affronatare i timori dei pazienti e non li sottovaluta mai. Non rifiuterà mai una richiesta d’aiuto. Informatevi sempre sui metodi di anestesia utilizzati: il dolore si può e si deve sempre evitare, quando possibile.


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Solo per i tuoi

occhi

Parafrasando il titolo di un famoso film di 007, vale sempre la pena di proteggere la vista. Specie compiuti i 50 anni, quando compare anche la presbiopia e servono gli occhiali 46

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Ottico

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e è vero che ormai i cinquant’anni sono i nuovi trenta, a livello di energie e di estetica, c’è un fatto, purtroppo, che non è cambiato nel corso delle varie epoche storiche. Compiuti gli anta, infatti, quasi sempre ci si ritrova ad allontanare un libro o un giornale per riuscire a leggere, o a strizzare gli occhi quando si deve scegliere dal menù del ristorante.

In genere i miopi continuano a vedere bene da vicino anche dopo gli “anta” Come vede un presbite quando legge a una distanza di circa 30 cm? A questa distanza, chi è affetto da presbiopia vede in modo parziale o sfuocato. Il fastidio tende inoltre a peggiorare di sera e si associa, a volte, a mal di testa e ad una sensazione di pesantezza nella zona oculare. Ma come si sviluppa la presbiopia? Con gli anni il cristallino, la lente naturale presente all’interno dell’occhio, tende a perdere elasticità e ad irrigidirsi, andando a peggiorare la messa a fuoco da vicino. La presbiopia, dunque, ha il suo esordio solitamente intorno ai 40 anni e tende a peggiorare almeno fino ai 65 anni di età. Vi sono, però, persone che sfuggono a questo difetto. E sono in maggior parte i miopi. La miopia, infatti, dà difficoltà nella visione da lontano e i due difetti vanno a compensar-

si. Tanto che chi è affetto da miopia potrebbe allontanare il rischio di presbiopia.

Sì agli occhiali da lettura comprati al super ma solo se non si hanno altre patologie Diverso è il discorso per chi è astigmatico. L’astigmatismo, così come l’ipermetropia, tende invece ad associarsi alla presbiopia. In ogni caso, non appena compaiono disturbi della vista, è sempre consigliabile sottoporsi a una visita oculistica approfondita e non affidarsi al fai-da-te. Vi sono, inoltre, alcune patologie croniche colpevoli di accelerare il fisiologico processo che porta alla presbiopia come il diabete e le malattie autoimmuni. Ma non solo: anche alcuni farmaci possono favorire questa condizione data dall’ispessimento e dall’irrigidimento del cristallino. Ovviamente, il primo mezzo di correzione della presbiopia è rappresentato dagli occhiali specifici o dalle lenti a contatto. Sono molto diffusi, in farmacia o anche al supermercato, gli occhiali premontati con diverse gradazioni di lente: si tratta di occhiali da lettura, che possono anche essere accettabili se non sussistono altre problematiche. Infatti, in co-presenza di presbiopia e altri difetti della vista, sono necessari occhiali calibrati su misura per il singolo caso.

Oculista e ottico optometrista: un tandem vincente

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ccanto alla figura dell’oculista, si affianca quella dell’ottico optometrista. Si tratta di un professionista che individua, previene e corregge i difetti visivi e le anomalie della vista. È esperto nell’uso di strumenti e procedure di educazione visiva, conosce metodi e tecniche non mediche, che escludono cioè l’uso di farmaci e di interventi chirurgici, per misurare, esaminare e compensare le deficienze della vi-

sta. Su prescrizione del medico specialista in oftalmologia, meglio noto come oculista, suggerisce l’uso di occhiali e/o lenti a contatto per migliorare e proteggere le insufficienze visive. Si serve di apparecchiature specifiche per valutare la qualità della visione, individuarne i difetti e fornire il mezzo correttivo più adeguato alle esigenze del paziente. Svolge, inoltre, attività di prevenzione dei disturbi della vista.

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Ottico Cosa fare quando nostro figlio deve mettere gli OCCHIALI

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uando si notano segni di strabismo, tic o una colorazione grigiastra della pupilla, è bene consultare immediatamente il MedicoOculista. Stessa cosa se in famiglia ci sono patologie oculari o deficit visivi. Un altro segno da non sottovalutare è se i neonati non provano a stabilire un contatto visivo con una persona che parla con loro. Il cristallino degli occhi dei neonati è ancora molto morbido e può accomodare molto efficacemente, ovvero può adattarsi alle diverse distanze senza difficoltà. Se un occhio presenta un deficit rispetto all’altro, a volte i genitori non notano che l’occhio “buono” di fatto compensa per quello “cattivo”. Pertanto, si raccomanda di fare controllare gli occhi dei bambini già nella prima infanzia, idealmente all’età di tre anni. Una visita dal medico oculista è un must assoluto prima che i bambini inizino ad andare a scuola. Un esame della situazione visiva all’età di 14 anni è fondamentale per rilevare qualsiasi cambiamento negli occhi degli adolescenti, in particolare la miopia. L’esame successivo viene solitamente effettuato quando si vuole ottenere la patente di guida, salvo particolari esigenze. Se un bambino o ragazzino scopre di dover indossare gli occhiali, è bene li scelga liberamente

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secondo il proprio gusto, cosa che gli permetterà di convivere bene con questo strumento.

I segreti della montatura giusta Le montature degli occhiali non devono essere troppo grandi o troppo piccoli e non devono impedire la libertà di movimento del bambino. La dimensione degli occhiali dipende dalla dimensione delle orbite oculari e dalla distanza tra gli occhi del bambino. È anche importante che gli occhiali non poggino sulle guance del bambino lasciando segni sul viso a causa della pressione e risultando scomodi. Inoltre, non dovrebbero essere più alti delle sopracciglia o più larghi del volto. In generale, più le montature sono piccole, minore è il pericolo che siano fastidiose per il bambino. Allo stesso tempo gli occhiali devono essere abbastanza larghi da permettere al bambino di guardare comodamente in tutte le direzioni, per una visione panoramica.



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