Inserto omaggio al numero odierno di: Giornale di Monza | Giornale di Carate | Giornale di Desio | Giornale di Seregno
MONZA GP 91
GP D’ITALIA FORMULA 1 | 4-6 settembre 2020
Foto Giancarlo Favaro
UN GRAN PREMIO “DIVERSO”
MONZAGP GP
PRESENTAZIONE
UN GRAN PREMIO D’ITALIA SENZA PUBBLICO PER OSANNARE LA F1
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nche quest’anno Monza si prepara ad ospitare il Gran Premio d’Italia. Sembra normale, consuetudine di fine estate da quasi un secolo. Eppure, in questo 2020 segnato dalla tragedia mondale della pandemia, non era così scontato che si disputassero i gran premi e, di riflesso, che Monza potesse essere la capitale mondiale dello sport la prima domenica di settembre. Che cos’è stata la Formula 1 di questi mesi ce lo racconta in prima persona uno dei pochi brianzoli che sta seguendo in prima battuta le vicende, specie quelle sanitarie e logistiche, del Mondiale. Al fotografo Alberto Crippa abbiamo chiesto come sta vivendo questo periodo così difficile. C’è poi comunque la parte agonistica, fatta di prove, gare, piloti e titoli. Qui non siamo di fronte ad un quadro altrettanto preoccupante di quello sociale ma, per restare in tema di sport, la Ferrari di questa stagione è l’opposto di quello che i tifosi si aspettavano ed il buon senso impone. Una Ferrari che fra una settimana raggiungerà il record dei mille gran premi iridati, e lo farà a casa sua, sulla pista del Mugello. Un’altra conquista da parte degli uomini del Cavallino rampante, dimostratisi più abili nel marketing e negli accordi “politici”. Restiamo in tema di ricorrenze in un 2020 che porta il Campionato di Formula 1 a festeggiare i settant’anni di vita anche se, ironia dei numeri, questo è il Mondiale targato 71. Ma, come già successo, gli stessi si possono calcolare a proprio uso e consumo. Così come gli accordi societari, che nel corso del tempo hanno modificato l’assetto iniziale praticamente di tutte le squadre del Mondiale, sono stati trattati, seppur velocemente, nel nostro speciale. Anche in questo caso centrano i numeri. Quelli dei dollari. Chi i numeri li sta scrivendo come vuole lui è il più grande pilota di questo decennio, Lewis Hamilton, a caccia della sesta vittoria, e sarebbe il suo ennesimo record, sulla pista monzese. Starà agli unici due avversari che l’hanno battuto fino ad ora, Valtteri Bottas e Max Verstappen, impedirglielo. Non sappiamo come potranno riuscirci ma loro per primi hanno il dovere di provarci. Peccato che chiunque ce la faccia a conquistare il 91° Gran Premio d’Italia, domenica pomeriggio sarà da solo a festeggiare nel Parco Reale.
dal 1960
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La stagione in corso
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Ferrari
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Mercedes
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Red Bull
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McLaren
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Racing Point
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Alpha Tauri
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Renault
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Alfa Romeo
20
Haas
21
Williams
23
Classifiche e programma gare
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Formula 2
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Dalla F 3000 alla Formula 2
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Formula 3
32
Dalla GP3 alla Formula 3
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Storia della Formula 1
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Albo d’Oro
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Il presente magazine è andato in stampa il 25 agosto 2020 (senza il Gran Premio del Belgio)
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Il personaggio: Alberto Crippa
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MONZAGP GP
il personaggio
INTERVISTA ad alberto crippa: UNA STRANA STAGIONE
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opo oltre vent’anni di Formula 1, tutti i giorni, su tutte le piste, con tutti i meteo, per Alberto Crippa, fotografo caratese della storica agenzia gestita dal “maestro” Ercole Colombo, il 2020 è diventato improvvisamente una nuova avventura nella sua carriera. Strana, che lui spera di non ripetere, ma al tempo stesso che affronta con la solita
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professionalità. Alberto è infatti uno dei venti fotografi selezionati per poter svolgere il proprio lavoro in occasione delle trasferte del Mondiale di Formula 1. Un campionato monco, senza appuntamenti come la fascinosa Montecarlo e le trasferte oltreoceano ma, come spiega lui stesso, gli organizzatori hanno fatto miracoli per mettere in piedi questo calendario.
In alto, Alberto Crippa insieme al pilota Ferrari Fernando Alonso nel 2012 e, sotto, a bordo pista quest’anno. Nella pagina a lato, Chase Carey annuncia l’annullamento del Gran Premio australiano
ALBERTO CRIPPA
MONZAGP GP
di gare CHE NON AVREI MAI immaginato DI VIVERE
Alberto, partiamo dall’inizio, la lunga e inutile trasferta in Australia. In realtà c’era già stato qualche segnale nei test di febbraio a Barcellona. Ma in quel momento nessuno aveva ancora ben capito cosa sarebbe potuto accadere. Poi siamo arrivati al fine settimana che ha preceduto la partenza per l’Australia. Da noi si parlava di chiusure, confermato il famoso sabato 7 marzo con l’annuncio di Conte in televisione. Siamo comunque riusciti a
partire per Melbourne e quindi, per così dire, il problema ce lo siamo lasciati alle spalle. Al circuito, fino al giovedì, quando è stato trovato positivo un membro della McLaren, la situazione era sotto controllo ma più le ore passavano e più sembrava chiaro che la gara sarebbe saltata. Quando è arrivata la conferma che la gara era annullata il problema era diventato un altro: come ritornare a casa. E dall’Australia, che è proprio dall’altra parte del mondo, non ci sono
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MONZAGP GP
IL PERSONAGGIO molte linee aeree che partono verso l’Europa. Una volta liberi tutti, ognuno ha fatto quello che ha potuto e così la domenica, giorno in cui avrei dovuto trovarmi alla partenza di Melbourne per fotografare il primo gran premio dell’anno, invece ero seduto su un treno che dalla Svizzera mi riportava in Italia. Poi c’è stata la sosta forzata per tutti, Circus della Formula 1 compreso. Chiuso in casa ad attendere gli sviluppi, ben sapendo che il mondo dello sport sarebbe stato uno dei più difficili da far ripartire. Noi siamo veramente dei giramondo e il paddock del Mondiale è popolato da gente di tutte le nazionalità. Logico che per cercare di salvaguardare la salute di tutti bisogna attendere lo sviluppo degli eventi. Fino al momento della tanto sospirata ripartenza. A fine maggio ci viene comunicato che il Mondiale sarebbe ripartito dall’Austria ai primi di luglio. All’inizio a porte chiuse per tutti ma poi, logicamente, sono state le stesse squadre a far capire che oltre alle televisioni era fondamentale avere anche i fotografi. La storicità, e la serietà, dell’agenzia di Ercole ci ha permesso di avere tre pass per seguire i gran premi sul posto. Come si articola il tuo fine settimana? Per certi versi non è diverso da quelli degli anni scorsi. Dopotutto il nostro compito è di fotografare quello che capita, in pista e fuori. Certo, ci sono dei cambiamenti per così dire scenografici. Non è bello avere le tribune vuote, così come anche nel paddock, dove peraltro io non ho accesso, non c’è il solito via vai di persone, tecnici, piloti, vip e altro ancora, che ci danno occasione di scattare foto ad ogni momento. Dov’è allora la diversità? Molto nel prima, qualcosa nel durante e il resto nel dopo gara. Mi spiego meglio. Per poter partire in vista di un gran premio è necessario effettuare un tampone con un massimo di settantadue ore dall’in-
In questa pagina, tre momenti di vita professionale per Alberto Crippa nella Formula 1 dell’era Covid. Nell’altra pagina, anche piloti e team sono soggetti ai protocolli
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ALBERTO CRIPPA
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gresso in autodromo. Per cui il lunedì mi reco in un centro autorizzato che mi garantisca l’esito in tempi stretti. Una volta avuto lo invio alla Federazione che mi abilita. Arrivati a destinazione, a cinque giorni dal primo tampone ne viene fatto un altro, e via di seguito con questa tempistica. Nel frattempo il mio lavoro è iniziato e quindi sono già andato in pista a fotografare. In questo il passo avanti è che abbiamo un autista a nostra completa disposizione, uno per ogni agenzia, che ci porta ovunque gli chiediamo all’interno del circuito. Finito il lavoro entro in sala stampa con tutte le precauzioni del caso e scarico le immagini. Apro una parentesi, una parte delle nostre foto vengono inviate alla Federazione che le mette a disposizione delle agenzie e delle testate che non possono essere presenti. In pratica lavoro anche per altri. Tornando all’aspetto pratico la differenza più netta è che non possiamo avere contatti diretti con paddock e box, cioè con il cuore della Formula 1, perché noi che ci muoviamo lungo il circuito facciamo parte di quella che viene chiamata “Bolla Due”. Nella “Uno” ci sono i team, separati fra di loro, e alcuni fotografi che però non possono uscire dal loro ambito di lavoro. Il dopogara, diversamente dal solito in cui si tornava a casa, ora invece è a blocchi di tre gran premi alla volta e quindi ci si sposta subito nel successivo circuito di destinazione. Che cosa ti lascia questa esperienza così diversa dal passato. Molte considerazioni. La prima è che mi sento un privilegiato, all’interno di una realtà che lo è da sempre. Anche per questo io e i miei colleghi svolgiamo il nostro lavoro al massimo, per essere meritevoli della scelta fatta e senza dimenticare che stiamo lavorando anche per colleghi a cui non è stato concesso di essere presenti con noi in pista. Poi c’è il lato positivo dato dai tempi più corti per andare e venire dai circuiti all’hotel e viceversa. Ma forse è il solo, perché vedere le tribune vuote è drammatico, la Formula 1 ha bisogno del pubblico, del suo calore, della sua passione. Non oso immaginarmi la nostra Monza senza le bandiere della Ferrari ovunque e l’invasione sotto il podio. Si poteva fare qualcosa di più? Non credo. Pochi erano certi che il Mondiale sarebbe partito. E anche quelli
che erano fiduciosi non sapevano come. A mio parere Liberty Media e la Federazione hanno veramente fatto miracoli e per far capire ti faccio un esempio banale. A Barcellona, quando uno di noi entrava o usciva dalla sala stampa c’era un addetto che igienizzava immediata-
mente la maniglia della porta. Questo ci da un senso di sicurezza che ci permette di lavorare in tranquillità. Detto questo, rimpiango le code per entrare in circuito e spero che tornino presto. Per i tifosi, e per noi che lavoriamo in questo mondo così particolare.
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LA SITUAZIONE
MONZAGP GP
IL 2020 DELLA FORMULA 1 è CONDIZIONATO DAL CORONAVIRUS E DA LEWIS HAMILTON
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l 2020 continua ad essere un anno difficile, drammatico, speriamo unico nella sua follia. Il Covid-19, meglio conosciuto come Coronavirus, sta condizionando la vita di tutta l’umanità e messo in ginocchio le varie economie. Non poteva certo esularsi da questo clima il Circus della Formula 1. Lo hanno capito sulla loro pelle tutti gli addetti ai lavori non appena sono sbarcati agli inizi di marzo nella lontana Australia, per altro la trasferta più lunga e onerosa che c’è in calendario. All’ultimo momento utile, con una pessima scelta di tempo, Federazione e Liberty Media hanno dovuto alzare bandiera bianca e tornare nelle proprie sedi. I giorni successivi sono stati ancor più preoccupanti con gran premi che saltavano come tappi di champagne, squadre e piloti chiusi in un lockdown che non ha risparmiato nessuno. Organizzatori locali che cercavano di capire, e fra loro c’era anche la SIAS che gestisce la nostra Monza, che cosa sarebbe successo in futuro.
Poi, proprio per salvare baracca e burattini, si è partiti con la doppia trasferta in Austria a casa della Red Bull ad inizio luglio. Gara a porte chiuse, senza pubblico, senza festa e colori che sono la vera anima dello sport in generale. Ma non poteva essere altrimenti. In questo clima così surreale si sono corsi i primi sei gran premi (al momento della chiusura di questo speciale), di un Campionato del mondo che vede aggiungersi dei pezzi di tanto in tanto. Pena, nel caso non si arrivi almeno a far partire quindici gran premi, problemi di carattere economico con le varie emittenti televisive. Questo ha voluto dire, per noi italiani, di riuscire ad inserire addirittura altri due appuntamenti. Al Mugello, sette giorni dopo la prova monzese, e la rientrante Imola il primo novembre. Una vittoria per l’Italia da corsa, sperando che, a differenza della gara brianzola che non avrà nessun tifoso sulle tribune, forse si riuscirà a far seguire dal vivo l’evento ad alcuni fortu-
nati spettatori nei due impianti toscano e romagnolo. Sempre nel rispetto delle norme dei protocolli, distanziamento sociale su tutti. Vedremo se sarà possibile, nel frattempo come detto a Monza ci saranno solo addetti ai lavori, peraltro anche loro contingentati, e gli alberi secolari del Parco Reale. In questo clima surreale, e soprattutto improvviso, c’è da dar conto anche dell’aspetto tecnico ed agonistico. Con due certezze, una buona e una cattiva. La buona, per i tifosi di Lewis Hamilton, è che il sei volte iridato si sta confermando come uno dei più grandi di sempre, record personali a parte. Quella cattiva, per i tifosi della Ferrari, è che raramente abbiamo avuto una monoposto rossa così poco competitiva. Monza difficilmente sarà diversa dal resto delle gare disputate e dunque rivedere una bella cavalcata vincente come lo scorso anno con Charles Leclerc è utopistico. Ma qui il Coronavirus non ha colpa.
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TEAM
FERRARI
SEMBRA LONTANO MOLTO PIù DI UN ANNO IL TRIONFO MONZESE DI LECLERC IN QUESTO DELUDENTE 2020 Una stagione condizionata come da tutti dal Covid, non basta a giustificare un team che fra l’altro aveva già scaricato Vettel ancor prima di partire
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lita Austria d’inizio Mondiale, solo il caso le potrà permettere di cogliere un risultato decente. Quella prima domenica di luglio il secondo posto è parso più regalato, complici i cinque secondi di penalità appioppati a Lewis Hamilton, che non il frutto di una vero potenziale all’altezza del nome. Charles Leclerc al Red Bull Ring, almeno nella prima delle due gare austriache, ha confermato il suo valore. Ribadito anche in altre occasioni fra cui quella nella “tana del lupo”, la britannica Silverstone, quella stessa pista dove Sebastian Vettel, solo poche stagioni canticchiava all’interfono dopo la vittoria il famoso: «A casa loro, a casa loro!». Ecco l’altro punto dolente di questo 2020 in casa Ferrari. Non bastasse la monoposto sbagliata ci si è messo di mezzo un divorzio improvviso, incomprensibile nei modi, e forse anche nella sostanza. La separazione dal quattro volte Campione del mondo non è sembrata la miglior mossa da compiere per tenere unita una squadra che, visto l’insufficiente valore
SF1000
Ferrari
na delle stagioni peggiori nella incomparabile storia Ferrari. Il 2020, per quel poco che si è visto fino ad ora con quelle prime sei gare così strane, così difficili da interpretare, non ha cambiato in corso d’opera quello che, agli occhi di molti addetti ai lavori, era parso chiaro lo scorso mese di febbraio. A Barcellona, in occasione delle sessioni collettive di test precampionato la Ferrari non aveva brillato. Poco male si pensava, perché il Mondiale parte in Australia e nonostante tutto i favori, e quindi le responsabilità maggiori, erano ancora una volta addosso alla Mercedes. Quindi, perché fasciarsi la testa? Invece il 2020 si è bloccato subito. Niente Australia per la Ferrari e per tutti gli altri. Ma poi, a luglio, quando finalmente le Power Unit si sono accese per le prime prove e, soprattutto, la domenica si è consumato il tanto agognato gran premio d’apertura di questa disgraziata stagione iridata, ecco che la realtà è saltata fuori. Le Ferrari non vanno. E se vanno, come è capitato proprio in quell’inso-
Nato a Heppenheim (Germania) il 3 marzo 1987. Esordio nel Gran Premio degli Stati Uniti 2007. 247 gare disputate con 53 vittorie, 35 secondi e 32 terzi posti. Quattro volte campione del mondo e una vicecampione. 57 pole position in qualifica e 38 giri più veloci in gara.
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Sebastian VETTEL
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Nato a Montecarlo (Monaco) il 16 ottobre 1997. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2018. 48 gare disputate con 2 vittorie, 3 secondi e 7 terzi posti. Quarto nel Mondiale 2019 Vincitore dei titoli Formula2 nel 2017 e GP3 nel 2016. 7 pole position in qualifica e 4 giri più veloci in gara
CHARLES LECLERC
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tecnico, deve avere in quello umano il suo punto di forza. Invece l’annuncio, così anticipato rispetto alla logica, che le strade si sarebbero divise fra Seb e il Cavallino a fine stagione, ha di fatto creato problematiche ulteriori ad un ambiente in cui da sempre, anche nei momenti migliori, non mancano. Il tedesco che, se non è già arrivato il comunicato, a breve sarà ufficializzato in quell’Aston Martin rosa del 2021, ha tutta la voglia di confermare il suo valore. Certo, se andiamo a rivedere i suoi trascorsi in Ferrari, specie nelle ultime annate, i suoi errori sono sembrati grandi, troppi, quasi ridicoli. Questo non
60 anni
1960-2020
toglie il fatto che Vettel è un pilota di prima fascia, un potenziale vincitore del titolo, anche se sembra quasi che si sia scordato come si fa. Vettel a parte, il lavoro per recuperare le posizioni di vertice sembra lungo e quasi inutile. Nel senso che, essendo congelato per un altro anno questo regolamento tecnico, con tutto quello che implica, difficilmente la Ferrari riuscirà a scalare la montagna chiamata Mercedes. Così come la vetta Red Bull appare sempre più impervia. Senza dimenticare che le vicine colline Racing Point, McLaren e Renault si stanno alzando gara dopo gara.
Un anno fa è stato un trionfo a metà. Alla vittoria sofferta fino all’ultimo di Charles Leclerc, autore anche della pole position, va aggiunta anche la pessima gara, con tanto d’uscita di pista, dell’allora primaguida Sebastian Vettel. Ma il pubblico solitamente si ricorda solo chi vince. Ed a Monza 2019 è stata una Ferrari.
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MERCEDES
CONTINUA SENZA SOLUZIONE LA DITTATURA, QUEST’ANNO SOTTO IL COLORE NERO, DI TEAM E PILOTA Hamilton è lanciato sempre più verso nuovi record, mentre Bottas si riconferma un valido partner e Wolff il miglior manager del Circus
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Certo, non mancano quelli reali, gli avversari in pista, pochi per la verità con la Ferrari che si è chiamata fuori da sola. Valtteri Bottas conferma di essere un onesto operaio del volante, capace di qualche sprazzo ogni tanto, specie in qualifica, ma Hamilton è un’altra cosa. Altro spessore. Si potrebbe obbiettare che con Mercedes come quelle dell’era ibrida vincere non è una cosa difficile. Dissentiamo, perché vincere non è mai ne scontato ne tantomeno facile. Può sembrarlo, specie se hai la forza per doppiare tutti gli avversari, indiavolato Max Vestappen a parte, come è successo a Barcellona. Ma la storia delle corse insegna che la macchina migliore solitamente finisce nelle mani migliori ma è qui che si differenziano i più grandi di sempre dai “semplici” campioni. Quello che fa la differenza è l’infinita fame che pervade questi assoluti fuoriclasse dei trecento all’ora. Lewis Hamilton è così, costantemente teso a battere chiunque, se stesso compreso. E questo non può che far bene all’ambiente in cui lavora.
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Mercedes
ichael Schumacher resta un punto fondamentale nella storia delle corse automobilistiche. Un pilota, ma anche un uomo, che manca a questa Formula 1. Un nome che riporta a numeri incredibili fra vittorie a nastro, giri insuperabili, cronometri e avversari massacrati. Ma oggi c’è un altro uomo, un altro pilota, per cui Schumi è il punto. Da raggiungere e superare. Quello che sembrava impossibile nel 2006, dopo l’annuncio del suo imminente primo ritiro mentre stava lottando per un altro titolo, ora è invece realtà. C’è chi può metterlo al secondo posto. Sette titoli assoluti, oltre novanta vittorie in gran premi, senza dimenticare che lui aveva già battuto il record del più grande poleman di sempre, Ayrton Senna. Eppure per Lewis Hamilton, che guarda caso l’ha proprio sostituito nel 2013 dentro l’abitacolo della Mercedes, Michael è lì ad un passo. Sembra dunque lui il rivale più difficile da battere per Lewis in un 2020 così brutto e particolare.
Nato a Tewin (Gran Bretagna) il 7 gennaio 1985. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2007. 256 gare disputate con 88 vittorie, 40 secondi e 28 terzi posti. Sei volte Campione del mondo. Vincitore dei titoli GP2 nel 2006 ed Euro F3 nel 2005. 92 pole position in qualifica e 49 giri più veloci in gara
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LEWIS HAMILTON
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Nato a Nastola (Finlandia) il 28 agosto1989.Esordio nel Gran Premio d’Australia 2013. 145 gare disputate con 8 vittorie, 23 secondi e 19 terzi posti Vicecampione del mondo nel 2019. Vincitore dei titoli GP3 nel 2011 ed Euro F.Renault nel 2008. 13 pole position in qualifica e 14 giri più veloci in gara
valttery bottas
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Così a Monza lo scorso anno
A proposito di ambiente di lavoro, la Mercedes è capeggiata ancora da Toto Wolff. L’indimenticabile Niki Lauda non c’è più da un anno e così il bel manager austriaco è rimasto senza il miglior consigliere possibile. Eppure sembra sempre avere le idee chiare. Tipo sul pilota da ingaggiare. Perso, tempo fa all’improvviso Nico Rosberg, fresco Campione del mondo, si era preso Bottas. Poi l’ha spronato a far meglio ed i risultati in parte si sono visti, al punto che un anno fa il finlandese ha finito battuto solo dall’inarrivabile compagno di squadra. Sarà stato perché giravano voci che al suo posto avreb-
bero messo Esteban Ocon, e anche quest’anno la storia sembrava ripetersi perché, con pronto in panchina George Russell, Valtteri è partito alla grande con la vittoria in Austria e da lì a poco è arrivato l’ennesimo contratto di altri dodici mesi su carta intestata Mercedes. Due parole infine ancora su Toto Wolff, il manager che in molti vorrebbero avere come capo. Non solo in Formula 1. Perché, se è vero che possiede un buon numero di quote della squadra corse Mercedes, le sue qualità organizzative sono indubbie e non è detto che faccia solo questo per il resto della sua vita.
Per Lewis Hamilton, pur correndo per l’odiata rivale della Ferrari, Monza è un appuntamento speciale da cui ha avuto tanto. Lo scorso anno si è chiuso con solo un terzo posto che lo ha lasciato con l’amaro in bocca. Davanti a lui, anche per cercare di contrastare nel finale la Ferrari in testa, è arrivato secondo il compagno Valtteri Bottas.
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RED BULL
ERA SOLO LA TERZA FORZA FINO A QUANDO SONO SCESI IN PISTA TUTTI E ORA TREMA ANCHE LA MERCEDES Tuttavia la sostanza dei risultati del team austriaco risiede più nelle qualità del suo pupillo olandese, giovane ma corre come un veterano
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Gli austriaci sono secondi, indiscutibili, e non solo per quanto dicono le classifiche ufficiali dei due Mondiali. Lo sono anche perché gli altri, Ferrari per prima, sono arretrati o non sono avanzati abbastanza. Ma ciò non toglie l’impressione che l’unico che possa battere Hamilton, oltre al “povero” Bottas, sia il figlio dell’ex pilota degli anni Novanta Jos. Verstappen junior è stato penalizzato nella prima parte di stagione da vicende non di sua diretta competenza. Prendiamo due episodi diversi fra loro per spiegarci meglio. In Austria, secondo, era nel mirino di Hamilton quando il cambio della sua RB16 gli ha detto ciao. Difficile dire che cosa avrebbe fatto ma resta il pensiero che almeno il secondo, visto che poi se l’è preso la Ferrari con Charles Leclerc, lo poteva fare. A Silverstone, per il gran premio del settantesimo, lo richiamano ai box per sostituire le gomme a due giri dal termine. Pochi attimi dopo Hamilton ha un problema all’anteriore sinistra ed è costretto a macinare gli ultimi chilometri stando attento a non macinare il battistrada più del dovuto.
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ifficile dare un valore vero, esaustivo, sulla Red Bull del 2020. Non tanto perché come del resto tutte le altre squadre vive una stagione diversa da quanto programmato. La difficoltà di giudizio è data dal capire quanto c’è di suo nella monoposto che Adrian Newey ha consegnato nelle mani gestionali di Chris Horner, e quanto invece c’è di quell’immenso talento di cui madre natura ha dotato Max Verstappen. Il raffronto fra i risultati del giovane pilota olandese e quelli del suo compagno di squadra, chiunque esso sia, sono sempre a suo vantaggio in maniera chiara, incontrovertibile, a volte devastante. Perché, prendiamo ad esempio la gara spagnola, quella domenica Max è stato l’unico a non farsi doppiare dal duo Mercedes. Già questa è una medaglia al valore. Se poi l’altra monoposto gemella, che sulla carta dovrebbe andare come la tua ti arriva di pochi metri davanti, ma con un giro in meno, difficile capire qual è veramente il valore tecnico dell’accoppiata Red Bull-Honda. Quello sportivo è ormai chiaro a tutti.
Nato a Londra (Gran Bretagna) il 23 marzo 1996. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2019. 27 gare disputate con due quarti posti in gara. Ottavo nel Mondiale 2019. Un quarto come miglior risultato in qualifica.
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Nato a Hasselt (Belgio) il 30 settembre 1997. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2015. 108 gare disputate con 9 vittorie, 14 secondi e 13 terzi posti. Terzo nel Mondiale 2019. 2 pole position in qualifica e 7 giri più veloci in gara.
MAX VERSTAPPEN
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Così a Monza lo scorso anno
Senza la sosta è gioco facile dire che avrebbe vinto Max e Lewis dietro. Morale, avremmo solo tre punti e non trentasette a vantaggio del fuoriclasse Mercedes dopo sei gare. Praticamente niente. Con Verstappen, a meno di novità, a Monza salirà sull’altra monoposto austriaca Alexander Albon. Proprio un anno fa di questi tempi il ragazzone thailandese d’origine, ma britannico a tutti gli effetti, si è visto promosso dalla Toro Rosso alla Red Bull sostituendo il deludente Pierre Gasly. Una scelta che sembrava logica visto soprattutto l’andamento negativo del francesino. Dodici mesi dopo, conti alla
mano, Albon non ha mai veramente impressionato, risultati scarsi sia a livello di cronometro che di posti in classifica. Può recriminare sull’incredibile fatto che le due gare in cui aveva saldamente in mano il terzo posto si è visto buttare fuori, in Brasile lo scorso anno ed in Austria al pronti-via dell’attuale Campionato, in entrambe le volte dal numero uno, Lewis Hamilton. Probabile quindi che a Monza, o forse anche subito dopo, sulla seconda Red Bull ci mettano un altro pilota, con il rientrante Gasly favorito su tutti, ma non sembra interessare più di tanto perché le attenzioni sono tutte sul talento di SuperMax.
Dodici mesi fa la trasferta italiana è stata un delle peggiori per la Red Bull. Ma lo si sapeva ancor prima d’iniziarla, perché il cambio della Power Unit di Max Vestappen lo avrebbe costretto a partire dal fondo. Alla fine è riuscito a risalire fino all’ottavo posto, due posizioni dietro il compagno Alexander Albon, alla sua seconda gara con il team.
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FINALMENTE QUANDO SI PARLA DI McLAREN SONO SPARITI I SORRISINI PER IRRIDERE UN TEAM STORICO
MCLAREN
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Due giovani piloti animano il team che fu di Senna. Uno è già promesso sposo alla Ferrari, l’altro sta studiando per meritarsela in futuro
C
trebbe tirare i remi in barca nelle prossime gare, ma non è nel suo carattere. Da qui a fine Campionato consegnerà sicuramente dei bei risultati al team, gli stessi che vengono richiesti all’altro pilota della squadra neozelandese di nascita ma inglese da sempre. Per Lando Norris, già valido debuttante nel 2019, questa stagione è partita ancora meglio con un podio nella prima gara austriaca. I numeri sembra che il ragazzo di Bristol ce li abbia per ripetere il risultato di Sainz, cioè chiudere primo degli “altri”. Solo che in questo 2020, in cui la Ferrari si è chiamata fuori, potrebbe salire fino al quarto posto nel Mondiale. Sarebbe un gran risultato, ma non è questo che gli viene chiesto ora perché il suo deve continuare ad essere un percorso di maturazione, e quindi è giusto che per Lando debba durare ancora molti gran premi. Così deve essere se a partire dal 2022, quando cambiando le regole tecniche, lui vorrà farsi trovarsi pronto per essere un protagonista.
Renault
MCL35
on vero piacere constatiamo, i ferraristi forse meno, che la McLaren è tornata in posizioni più nobili. Guarda caso a lottare con le monoposto del Cavallino rampante. Frutto di un’inversione di tendenza che invece, tanto per fare un altro nome importante, la Williams non ha ancora imboccato. Ma le aspirazioni dell’americano Zak Brown, colui che ha strappato le redini del comando dalle mani del mitico Ron Dennis, non si fermano qui. Un lavoro proiettato già al 2021 quando arriveranno due importanti novità. Una tecnica, l’accordo con la Mercedes per la fornitura della Power Unit, e l’altra agonistica con l’ingaggio di Daniel Ricciardo, uno dei pochi top driver rimasti della vecchia guardia. Nel frattempo si continua con due nomi che in molti vedono come protagonisti del futuro. Carlos Sainz junior è ormai una realtà affermata, un pilota solido che non a caso lo scorso anno ha chiuso al sesto posto, primo degli “altri”, il Mondiale. Lo spagnolo è promesso sposo a Maranello e quindi po-
LANDO NORRIS
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Nato a Bristol (Gran Bretagna) il 13 novembre 1999. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2019. 27 gare disputate con un terzo posto. Undicesimo nel Mondiale 2019 Terzo come miglior risultato in qualifica e un giro più veloce in gara
CARLOS SAINZ JR.
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Nato a Madrid (Spagna) il 1 settembre 1994. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2015. 107 gare disputate con un terzo posto. Sesto nel Mondiale 2019. Vincitore dei titoli Euro F3 nel 2017 ed Euro F.Renault nel 2016. Un terzo come miglior risultato in qualifica ed un giro più veloce in gara
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racing poinT
PER MOLTI ASSOMIGLIA TROPPO AD UNA MERCEDES, MA NON BASTA SAPER COPIARE PER POTER VINCERE I soldi di Stroll garantiscono un futuro alla squadra che dal 2021 si chiamerà Aston Martin e dovrebbe accogliere Sebastian Vettel
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anche schierare una copia funzionante della monoposto migliore del lotto, ma non rappresenta garanzia di vittoria. Per tenerla competitiva serve un lavoro di sviluppo che compete ai tecnici del team, non può essere il frutto di soli consigli da parte della stessa Mercedes. Senza dimenticare che forse a Toto Wolff fa comodo che le monoposto rosa finiscano davanti alla concorrenza ma non di certo alle sue frecce nere. Poi c’è il capitolo piloti. Uno, Sergio Pérez, è un veterano del Mondiale che probabilmente ha già dato il meglio di se stesso. L’altro, Lance Stroll, non è un fuoriclasse ma un pilota dai numeri discreti che ha avuto la fortuna di avere un padre che lo ha portato a suon di soldi spesi fino in Formula 1. Uno dei due è destinato a lasciare il sedile, quando il team assumerà il nome di Aston Martin, a Sebastian Vettel. Sembra chiaro che toccherà al messicano, ma anche per il giovane rampollo canadese la vita in futuro, agonistica s’intende, non sarà certo facile.
RP20
Mercedes
l 2020 della Racing Point è nato sotto una buona stella. Quella a tre punte della Mercedes. Perché è parso chiaro a tutti fin dall’inizio della stagione che fra il team passato poco più di un anno fa nelle mani di Lawrence Stroll e quello gestito da Toto Wolff ci sia molto più che un buon rapporto come fornitore e cliente delle Power Unit. La somiglianza esterna fra le due monoposto è solo uno dei punti controversi su cui la Federazione avrebbe dovuto investigare. Invece si è limitata ad alcuni particolari come le prese d’aria dei freni anteriori, finendo con il punire il team dandogli una sanzione economica e togliendole una manciata di punti in classifica Costruttori. Ennesima brutta storia, peraltro destinata a conoscere ulteriori sviluppi, nelle vicende al limite del giudiziario che ogni tanto investono la Formula 1. Ma il problema della copiatura della RP20, troppo simile all’argentea W10 vincente della passata stagione, non solo riguarda gli avversari della Racing Point. Perché puoi
Nato a Guadalajara (Messico) il 26 gennaio 1990. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2011. 181 gare disputate con 2 secondi e 6 terzi posti. Settimo nel Mondiale 2016 e 2017. Cinque quarti come miglior risultato in qualifica e quattro giri più veloci in gara.
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SERGIO PéREZ
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Nato a Montreal (Canada) il 29 ottobre 1998. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2017. 68 gare disputate con un terzo posto. Dodicesimo nel Mondiale 2017. Vincitore dell’Euro F3 nel 2016. Un secondo come miglior risultato in qualifica.
LANCE STROLL
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TEAM
Alpha Tauri
NOMI E LIVREA NUOVI PER LA SECONDA SQUADRA DELLA RED BULL CHE SOGNA L’IMPRESA DI MONZA DEL 2008
Alpha Tauri ha preso il posto, per questioni di marketing, di Toro Rosso ma per il team di Faenza la certezza è sempre quella di faticare
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va come scopo l’allevare i futuri campioni della casa madre diretta da Chris Horner per ora sembra accantonata, creando di fatto una panchina di lusso in Formula 1. Pierre Gasly e Daniil Kvyat, entrambi prima promossi e poi scaricati in tempi e modi diversi dalla prima squadra, sono finiti ad essere riciclati a Faenza lo scorso anno, con il russo che nel frattempo aveva vissuto un anno nella vicina Maranello come pilota del simulatore Ferrari. Riconfermati in questo 2020, non sembrano però in grado di migliorare il sesto posto nel Costruttori dello scorso anno. Le somme si tirano sempre a fine stagione, ma con il probabile interscambio, se non già avvenuto mentre andiamo in stampa, fra un suo pilota e il team Red Bull, ecco che la situazione si complica di nuovo. Ma forse è nel destino di questa squadra che ha vissuto proprio a Monza, nell’ormai lontano 2008, la giornata più gloriosa della sua storia quando un giovanissimo Sebastian Vettel ha mostrato a tutto il mondo di cosa era capace.
Honda
AT01
ià in passato si erano viste delle monoposto chiamate con nomi di marchi che nulla avevano a che vedere con l’automobile. La brasiliana Copersucar, azienda produttrice di zuccheri, grazie all’interessamento della famiglia Fittipaldi è stata l’antesignana di questa volontà pochi anni dopo lo sbarco degli sponsor nel Mondiale. In tempi più recenti il nostro Benetton ne è stato l’esempio più famoso. Ma forse è con Red Bull che più di ogni altro caso si uniscono le due realtà, la squadra corse e il nome da pubblicizzare. Toro Rosso, che quindici anni fa ha preso il posto della romagnola Minardi, aveva anche questo come compito statutario. Dopotutto la stessa traduzione in italiano di Red Bull, appunto Toro Rosso, era fin dall’inizio un messaggio chiaro. Ora si cambia, ma solo nome e livrea, con l’ingresso di un brand d’abbigliamento del gruppo austriaco capitanato da Dietrich Mateschitz, l’Alpha Tauri. Questa la principale novità perché quella che ave-
Nato a Rouen (Francia) il 7 febbraio 1996. Esordio nel Gran Premio di Malesia 2017. 53 gare disputate con un secondo posto. Settimo nel Mondiale 2019. Vincitore dei titoli GP2 nel 2016 ed Euro F.Renault 2013. Un quarto come miglior risultato in qualifica e due giri più veloci in gara.
PIERRE GASLY
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Nato ad Ufa (Russia) il 26 aprile 1994. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2014. 101 gare disputate con un secondo e due terzi posti. Settimo nel Mondiale 2015. Vincitore del titolo GP3 nel 2013. Tre volte quarto come miglior risultato in qualifica e un giro più veloce. in gara
DANIIL KVYAT
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RENAULT
UN’ALTRA STAGIONE SULLA CORDA PER UN MARCHIO CHE NON PUò LIMITARSI A FARE DA COMPARSA Le qualità del simpatico Ricciardo, e del rientrante Ocon, non sembrano sufficienti a far tornare in alto il team francese
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la sempre meno amica Red Bull, che aveva anche ribattezzato i suoi motori con il nome dello sponsor orologiaio e dunque, per quello che può valere, negli annali l’ultima vittoria di un motore Renault risale al Gran Premio del Belgio 2014. Questa stagione vede schierare due nomi che, in attesa dell’arrivo fra pochi mesi del rientrante Fernando Alonso, sembrano di passaggio. Daniel Ricciardo, che voleva riscattarsi dall’aver dovuto abbandonare la Red Bull, finirà alla McLaren al termine dell’ultimo gran premio stagionale. Esteban Ocon è arrivato dopo che il francese, da sempre in orbita Mercedes, aveva capito che non c’erano più sbocchi in quel contesto. Per cui ha accettato di legarsi al la squadra che parla la sua lingua. Al di là del nome dei piloti, senza dimenticare che la Renault come le altre grandi coltiva i suoi pilotini attraverso i team delle serie minori, quello che conta è anche il valore della dirigenza. E, nonostante ci sia un certo Alain Prost ai box, forse il punto dolente è tutto lì.
Renault
R.S.20
o scopo della Renault in Formula 1, e non dovrebbe essere altrimenti, è quello di stare in alto. Assieme ai migliori, non fosse altro per quanto ha raccolto nelle varie passate gestioni, in prima persona o meno. Quarto, quinto e sesto posto nella classifica Costruttori, posizioni acquisite nelle ultime tre stagioni, sono solo la base di partenza per vette diverse, ma sembra che anche questo giro non dica niente di meglio, con la quinta posizione che diventa più lontana dopo ogni gran premio. Peccato, perché il ritorno in pianta stabile nel Mondiale con la rivoluzione epocale delle Power Unit, prima come solo fornitore esterno e dal 2016 come gestore diretto del team sui campi di gara, aveva solleticato i dirigenti del colosso francese. Nel frattempo sono passati un discreto numero di gran premi e i risultati, almeno quelli sperati, e cioè quelli targati al cento per cento Renault, non sono proprio arrivati. Addirittura nemmeno un semplice podio. Solo vittorie ottenute sporadicamente con
DANIEL RICCIARDO
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Nato a Perth (Australia) il 1 luglio 1989. Esordio nel Gran Premio di Gran Bretagna 2011. 177 gare disputate con 7 vittorie, 6 secondi e 16 terzi posti. Terzo nel Mondiale 2014 e 2016. Vincitore del titolo inglese in Formula3 nel 2009.3 pole position in qualifica e 13 giri più veloci in gara.
ESTEBAN OCON
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Nato ad Évreux (Francia) il 17 settembre 1996. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2017. 57 gare disputate con due quinti posti. Ottavo nel Mondiale 2017. Vincitore del titolo GP3 in nel 2015 ed Euro F3 nel 2014. Due volte terzo come miglior risultato in qualifica.
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ALFA ROMEO
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DA ALPHA (TAURI) AD ALFA (ROMEO) IL SENSO è LO STESSO: CERCARE DI RISALIRE UNA GRIGLIA DIFFICILE Al pilota con più esperienza e all’unico italiano al via l’infelice compito di far tornare grande il Biscione, oggi più rossocrociato che tricolore
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rendono meno dello scorso anno e sono arretrati sia in griglia che nelle classifiche di fine gara. Un problema che si potrebbe ripercuotere sulle rispettive carriere. Solo che il primo, oltre a stabilire entro fine stagione il nuovo record di presenze nel Mondiale, di fatto non ha più niente da chiedere ad un percorso che lo ha visto correre per alcuni dei più grandi team della sua epoca, Ferrari compresa, riuscendo a fregiarsi assieme solo ad altri trentadue piloti in assoluto dell’impareggiabile titolo di Campione del mondo. Per il ragazzo di Martina Franca il discorso è più delicato perché in una Formula 1 dai sedili contati non è facile ritagliarsi un posto ma ancor più difficile è mantenerlo. Se la prima stagione di un pilota viene inquadrata come di logico apprendistato, nella seconda è importante alzare il livello. Altrimenti le attenzioni vengono rivolte verso altri nomi, ragazzini scalpitanti nelle categorie minori e, cosa che non guasta, magari con una valigia piena di contanti da portare nel motorhome di turno.
C39
Ferrari
l discorso fatto per il marchio Alpha Tauri vale in sostanza anche per l’Alfa Romeo. Cioè l’utilizzo di un nome a carattere commerciale, di qualsiasi prodotto da pubblicizzare si tratti, legandolo alla realtà di una squadra di Formula 1. Non manca di certo la suggestione, e non solo per noi italiani, alla pronuncia di questi due nomi uniti che tanto hanno voluto dire nella storia delle corse. Ma oggi stiamo parlando di una cosa diversa, una specie di ibrido con la monoposto made in Switzerland e il resto made in Ferrari. Niente Portello ne Arese. Di Alfa Romeo c’è solo il logo e poco altro. Ma quello che conta, nome e pedigree a parte, è quanto si riesce a concretizzare nei fine settimana di corse. E qui purtroppo le note sono dolenti perché, complice forse anche l’arretramento prestazionale delle Power Unit che la Ferrari fornisce ai suoi clienti, sia Kimi Räikkönen che il nostro Antonio Giovinazzi
kimi RÄIKKÖNEN
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Nato ad Espoo (Finlandia) il 17 ottobre 1979. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2001. 321 gare disputate con un 21 vittorie, 37 secondi e 45 terzi posti. Campione del mondo 2007, vicecampione nel 2003 e 2005. 18 pole position in qualifica e 46 giri più veloci in gara.
antonio giovinazzi
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Nato a Martina Franca (Italia) il 14 dicembre 1993 Esordio nel Gran Premio d’Australia 2017. 29 gare disputate con un quinto posto Diciassettesimo nel Mondiale 2019 Un settimo posto come miglior risultato in qualifica.
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CONTINUA L’AVVENTURA SENZA GRANDI NOVITà DEL TEAM AMERICANO CHE HA SANGUE ITALIANO
haas
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La coppia di piloti più longeva e poco concreta del panorama attuale è ancora saldamente seduta nell’abitacolo delle monoposto a stelle e strisce
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Magnussen, ha inoltre la fama da duro, di uno che se te lo trovi in mezzo alla pista devi stare attento. Ne sa qualcosa Esteban Ocon che ha sbattuto in prova a Barcellona proprio perché, ma ad essere onesti le colpe sono di entrambi, si è trovato piantato a centro carreggiata la Haas numero 20. Anche il francesino nato in svizzera ne ha combinate parecchie, a partire dalla famosa carambola al via del Gran Premio del Belgio 2012. Ma il fatto è che le occasioni buone le ha avute in passato per dare una svolta alla sua carriera. Oggi, nel 2020, si ritrova come quarto pilota con il debutto più lontano, il suo risale al 2009, e con un discreto numero di gran premi disputati senza vittorie. L’ultima considerazione riguarda il team. Viene dal lontano stato americano della Carolina del Sud, non ha un vissuto in Formula 1 che giustifichi la sua storia, ed il presente è duro da affrontare. Per cui quale potrà essere il suo futuro al di là del prossimo anno?
Ferrari
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uinta stagione nel Mondiale per il team statunitense d’origine ma italiano di costruzione. Telai Dallara e Power Unit Ferrari. I primi sono probabilmente migliori dei risultati che ottiene la squadra mentre i secondi, purtroppo per il team, soffrono della mancanza di prestazioni che oltre all’Alfa Romeo sta colpendo per prima la stessa Ferrari. La realtà è che nemmeno in questo 2020 riusciremo, a meno di situazioni veramente imprevedibili, a vedere un pilota in tuta Haas sul podio. Nelle corse, così come nello sport in generale, mai dire mai, però... Chi sono i due piloti che portano in giro per le piste le monoposto americane? Kevin Magnussen e Romain Grosjean. La loro coppia è la più longeva, assieme a quella ben più redditizia della Mercedes, in questa Formula 1 targata ibrido. Quarta stagione assieme e, oltre a non portare risultati degni di nota, si sono anche distinti per una serie di scaramucce, e altre toccate varie, fra di loro. Il danese, figlio dell’ex pilota della McLaren Jan
ROMAIN GROSJEAN
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Nato a Ginevra (Svizzera) il 17 aprile 1986. Esordio nel Gran Premio d’Europa 2009. 172 gare disputate con 2 secondi e 8 terzi posti. Settimo nel Mondiale 2013. Un secondo come miglior risultato in qualifica e un giro più veloce in gara.
KEVIN MAGNUSSEN
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Nato a Roskilde (Danimarca) il 5 ottobre 1992 Esordio nel Gran Premio d’Australia 2014. 109 gare disputate con un secondo posto. Nono nel Mondiale 2018. Due quarti come miglior risultato in qualifica e due giri più veloci in gara.
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PROPRIO POCHI GIORNI FA LA NOTIZIA: UN NUOVO PARTNER PER RILANCIARE UN MARCHIO UNICO In attesa che arrivino i soldi freschi e le nuove strategie, il 2020 è desolatamente senza valore lasciando per ultimo chi una volta era primo
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e la notizia è arrivata pochi giorni fa, è stato trovato l’accordo di vendita con una società d’investimento americana, la Dorilton Capital, che per ora ha tenuto nome, sede e personale del team creato da Frank Williams. Vedremo se al timone sarà confermata Claire, la figlia di Frank, che da alcune stagioni regge le sorti aziendali. Comunque è un’ottima notizia per il futuro immediato di una squadra che negli ultimi anni ha dovuto affidarsi ai freschi dollari canadesi, quelli del padre di Lance Stroll prima e quello di Nicolas Latifi ora. Lo scopo era lo stesso, mettere in macchina il rampollo. Nel caso di Latifi è alla sua prima stagione ma si è già capito che, valore a parte, non sarà l’ultima. Sull’altro pilota del team, George Russell, possiamo solo dire che è una delle promesse vere dell’automobilismo britannico ma, se non succede qualcosa di diverso, rischia di bruciarsi nella squadra che, quando lui è nato, era il massimo a cui aspirava un pilota.
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ono ormai troppi anni che quando dobbiamo affrontare il capitolo Williams ci fa male il cuore. Perché il nome riporta a campioni con la C maiuscola, a vittorie indiscusse, a scelte tecniche interessanti. A molto altro ancora. Ci riporta soprattutto ad un uomo, Sir Frank Williams, a cui tutti debbono portare rispetto per quello che ha rappresentato nel Motorsport. Lui, che l’ha vissuto partendo dal basso nel verso senso della parola. Non dimentichiamo cosa ci raccontava il Tino Brambilla, che ci ha lasciati poco fa, quando ci spiegava che il “Franco” dormiva sul divano di casa sua negli anni Sessanta quando veniva a Monza per le gare minori. Altri tempi. Oggi invece i tempi sono magri. I risultati latitano e ancor di più le prestazioni. L’ultima volta in cui la Williams è stata la Williams, almeno in parte, è successo nel biennio 2013/214, ma è stato un lampo. Il team era da tempo alla ricerca di partner solidi, capitali freschi per sopravvivere più che per rilanciarsi. Finalmente,
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Nato a Toronto (Canada) il 29 giugno 1995. Esordio nel Gran Premio d’Austria 2020. 6 gare disputate con un undicesimo posto. Debuttante in Formula 1. Un quindicesimo come miglior risultato.
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Nato a King’s Lynn (Gran Bretagna) il 15 febbraio 1998. Esordio nel Gran Premio d’Australia 2019. 27 gare disputate con un undicesimo posto. Ventesimo nel Mondiale 2019. Vincitore dei titoli di Formula 2 nel 2018 e GP3 nel 2017. Un undicesimo come miglior risultato in qualifica.
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IL CIRCUITO
CLASSIFICHE E PROGRAMMA GARE CLASSIFICA PILOTI Pos. Pilota
TEAM Punti Vittorie
1
L. Hamilton
2
M. Verstappen
Red Bull
3
V. Bottas
Mercedes 89
4
Mercedes 132
Podi
11
S. Vettel
Ferrari 16 0 0
12
E. Ocon
Renault 16 0 0
13
P. Gasly
AlphaTauri 14
0
0
14
N. Hulkenberg
Racing Point
6
0
0
2
0
0
0
0
4
5
1
5
1
5
15
A. Giovinazzi
Alfa Romeo R.
C. Leclerc
Ferrari 45 0 2
16
D. Kvyat
AlphaTauri 2
5
L. Stroll
Racing Point
40
0
0
17
K. Magnussen
Haas
1 0 0
6
A. Albon
Red Bull
40
0
0
18
K. Raikkonen
Alfa Romeo R.
0
7
L. Norris
McLaren 39 0
1
19
N. Latifi
Williams 0 0 0
8
S. Perez
Racing Point
0
20 G. Russell
Williams 0 0 0
9
C. Sainz Jr.
McLaren 23 0
0
21
Haas
10
D. Ricciardo
Renault 20 0
0
Classifiche aggiornate al GP di Spagna
95
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CLASSIFICA COSTRUTTORI Pos. TEAM
Punti
0
R. Grosjean
0
0 0 0
3
Racing Point
78
7
Alpha Tauri
4
McLaren
62
8
Haas
2
16
1
Mercedes 221
5
Ferrari
61
9
Alfa Romeo
2
2
Red Bull
6
Renault
36
10
Williams
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GLI ORARI
Programma Gare
Porsche Mobil 1 Supercup Qualifiche
Giovedì 3 settembre Formula 1
Team Track Walks
Formula 1
Conf. stampa
09:00 - 12:30 14:00 - 17:35
FIA Formula 3
Prove libere
09:35 - 10:20
Formula 1
Prove libere 1
11:00 - 12:30
FIA Formula 2
Prove libere
12:55 - 13:40
Formula 1
Conf. stampa
13:00 - 14:00
FIA Formula 3
Qualifiche
14:05 - 14:35
Formula 1
Prove libere 2
15:00 - 16:30
FIA Formula 2
Qualifiche
17:00 - 17:30
FIA Formula 3
Conf. stampa
17:45 - 18:15
Porsche Mobil 1 Supercup Prove libere
17:55 - 18:40
FIA Formula 2
Conf. stampa
18:15 - 18:45
13:45 - 14:15
Formula 1
Qualifiche
15:00 - 16:00
Formula 1
Conf. stampa
16:00 - 17:00
FIA Formula 2
Gara 1
16:45 - 17:50
FIA Formula 2
Conf. stampa
18:05 - 18:35
Domenica 6 settembre
Venerdì 4 September
MONZAGP GP
FIA Formula 3
Gara 2
09:45 - 10:30
FIA Formula 2
Gara 2
11:10 - 12:00
FIA Formula 2
Conf. stampa
12:15 - 12:45
Porsche Mobil 1 Supercup Gara
12:25 - 13:00
Formula 1
Pres. piloti
13:20 - 14:00
Formula 1
Inno nazionale
14:54 - 14:56
Formula 1
Grand Prix
15:10 - 17:10
Sabato 5 settembre Formula 1
Prove Pit Stop
09:10 - 09:40
FIA Formula 3
Gara 1 (22 giri o 40 m.) 10:25 - 11:10
FIA Formula 3
Conf. stampa
Formula 1
Prove 3
11:25 - 11:55 12:00 - 13:00
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MONZAGP GP
FORMULA 2
LA SECONDA SERIE CHE DIVERTE Più DEL MONDIALE Una lotta incerta per il trono che è stato in passato di Hamilton e Leclerc, con i pilotini della Ferrari Driver Academy sugli scudi e pronti a bussare alla Formula 1
I
l Campionato di Formula 2 di quest’anno meriterebbe di essere visto dal pubblico monzese. Invece, Coronavirus a parte che vieta l’ngresso, spesso abbiamo assistito in passato allo svuotarsi delle tribune non appena terminavano le qualifiche del Gran Premio d’Italia. Era un peccato già allora, lo sarebbe stato ancor di più questo fine settimana. Il perché è presto detto. Fino alla vigilia del doppio appuntamento belga di Spa, con dodici gare disputate fra i sabati pomeriggio e le domeniche mattina, ci sono stati nove vincitori diversi. Certezza di battaglia da una parte e di mancanza di un vero mattatore dall’altra. Al via ci sono poi un discreto numero di elementi validi seguiti direttamente dai team di Formula 1. Dei ventidue iscritti, che a Monza diventeranno uno in più per la certa sostituzione dell’indonesiano Sean Gelael infortunatosi a Barcellona, cinque sono sotto contratto Ferrari con la sua Driver Academy, per intenderci la squadra junior di Maranello che ha seguito la carriera di Charles Leclerc. Con il Cavallino rampante sulla tuta corrono il leader della classifica, l’inglese Callum Ilott, e il campione in
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GARE DI SUPPORTO carica della Formula 3, il russo Robert Shwartzmann. Sono gli unici, insieme all’altalenante brasiliano Felipe Drugovich, ad aver vinto almeno due corse in stagione. Chi invece non ha ancora assaporato il gusto del primo posto è Mick Schumacher, un nome che associato a quello della Ferrari non smette mai di far sognare. Quattro podi e il quinto posto in classifica è il suo bottino prima di Spa di una stagione che, a meno di ulteriori modifiche, dopo Monza vedrà la Formula 2 affrontare solo le trasferte nella vicina Toscana al Mugello e nella sperduta Sochi in Russia. Oltre alla Ferrari ci sono altre squadre del Mondiale che “allevano” i piloti del futuro nelle categorie minori. In Formula 2, oltre ai tre già citati, sempre per il Cavallino corrono Giuliano Alesi, altro figlio d’arte, e l’australiano Marcus Armstrong. La Renault punta tutto sul talento del danese Christian Lundgaard, terzo provvisoriamente, mentre la Red Bul che oggi vede quattro suoi piloti nel Mondiale, oltre a due ex come Vettel e Ricciardo, segue le vicende agonistiche dell’indiano Jehan Daruvala. Tre sono addirittura i piloti che la Williams gestisce con il suo programma Junior Team: i britannici Dan Ticktum e Jack Aitken e l’israeliano Roy Nissany, a cui ha consen-
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tito di scendere in pista con la sua monoposto nelle libere del Gran Premio di Spagna. Altro pilota seguito da un team di Formula 1, la Haas, è l’ennesimo figlio di un pilota del passato, Louis Delétraz. Infine due parole sul solo italiano presente, Luca Ghiotto. Il vicentino è un veterano essendo al suo quinto anno nella serie cadetta, che fra parentesi non doveva vederlo al via avendo già deciso il passaggio alle ruote coperte con l’Aston Martin. Lo scorso anno ha chiuso al terzo posto la stagione mentre in questo 2020 ha colto una vittoria a Silverstone ed un secondo posto a Barcellona. Lampi in una stagione che però lo vede per ora lontano dalla vetta.
Nell’altra pagina, dall’alto la partenza della gara ungherese, i piloti della Ferrari Driver Academy Marcus Armstrong, Mick Schumacher, Callum Ilott e Giuliano Alesi. Sotto, Felipe Drugovich e Roberts Shwartzmann in azione. Qui sopra il nostro Luca Ghiotto e, sotto, il test di Roy Nissany con la Williams
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Dalla F3000 alla FORMULA 2
STORIA F3000 E GP2. IL FINE SETTIMANA MONZESE SPESSO è
N
el calcio si chiama Serie B. Nell’automobilismo ha cambiato più volte nome. Dalla preistorica Formula Junior passando nel 1967 alla Formula 2, sostituita a metà degli anni Ottanta dal titolo di Formula 3000. Poi, quindici anni fa, altra denominazione in GP2 e infine, dal 2017, si è ritornati alla sigla forse più consona: Formula 2. Stiamo parlando di quel campionato che in teoria dovrebbe essere l’anticamera del Mondiale, sorta di bacino in cui andare ad attingere per mettere sotto contratto i piloti del futuro. In realtà nel periodo che prendiamo in considerazione, cioè gli ultimi vent’anni, solo la metà dei piloti approdati in Formula 1 sono passati attraverso le gare nella categoria cadetta, peraltro alcuni di loro in maniera sporadica, e ancora meno, una decina, che ci sono
Qui sotto, Vitantonio Liuzzi a Monza nel 2004 quando vinse gara e titolo della F3000 International. Anche Davide Valsecchi, in basso in GP2 nel 2012, dopo aver vinto la gara di casa si è laureato a fine stagione campione della serie
riusciti dopo una solo stagione di corse. A rincarare la parte negativa va sottolineato che addirittura ben cinque piloti
che hanno conquistato il titolo a fine anno, sempre in quest’ultimo ventennio, non hanno debuttato nel Mondiale. Purtroppo fra loro dobbiamo includere il brianzolo Davide Valsecchi, trionfatore nel 2012. Ma in questo articolo ci concentriamo su un aspetto particolare di questa Serie B delle quattro ruote. Fino al 2000 incluso la Federazione stilava un calendario autonomo, lontano come date e piste dal più famoso Mondiale di Formula 1. Nel 2001 invece si è ritenuto che il torneo cadetto avesse le carte in regola per fare da evento di contorno al mondo dei gran premi. Così, a partire dalla lontana trasferta in Brasile, la prima stagione è vissuta sull’unica gara, programmata il sabato pomeriggio, sugli stessi asfalti dove il giorno dopo si sarebbero sfidati i ben più famosi piloti di Formula 1. L’ultimo appuntamento di quel 2001, il dodicesimo, è andato in
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GARE DI SUPPORTO
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STATO VISSUTO ALLA GRANDE DAI PILOTI DI CASA NOSTRA di casa. Nel 2004 Vitantonio Liuzzi è arrivato a Monza con il titolo di F3000 già in tasca ma questo non gli ha impedito di fare sua la corsa brianzola. Nel 2007 è il piemontese Luca Filippi che inizia la sua storia felice con Monza. Due secondi posti fanno da preludio alle vittorie colte anni dopo, nelle gare del sabato del 2011 e 2012. Spiace per lui che, nonostante alcune promesse, non si siano mai aperte le porte del Mondiale. Stesso discorso per Valsecchi, trionfatore della corsa domenicale nel 2008 e 2012, anno del suo titolo.
Sopra, Luca Filippi, vincitore al sabato in GP2 nel 2011 e 2012. A fianco, la gioia di Antonio Giovianazzi, primo nel 2016, e una delle tre vittorie di Giorgio Pantano a Monza scena in una Monza, e non solo lei, ancora sotto shock per la tragedia delle Torri Gemelle di poche ore prima. Quel 15 settembre la vittoria sulla pista italiana è andata ad un nostro pilota, vera promessa dell’automobilismo tricolore, il veneto Giorgio Pantano. L’anno dopo per lui arriva un terzo posto nella gara monzese, ma è dal 2005, stagione in cui il nome cambia in GP2 e alla consueta gara del sabato ne viene aggiunta una, più corta, anche la domenica mattina, che Pantano conferma il suo valore con un altro terzo posto, in gara 2. Dodici mesi dopo addirittura coglie la doppia vittoria nel fine settimana che laurea vincitore del Campionato Lewis
Hamilton, terzo il sabato e secondo la domenica. Altro trionfo per Giorgio in gara1 l’anno dopo, il 2007, mentre la stagione successiva, pur senza raggiungere il podio sulla pista di casa Pantano si laurea proprio a Monza vincitore assoluto della GP2. Peccato che le carte in Formula 1 le aveva già giocate, male purtroppo per lui, nella deludente stagione 2004 con la Jordan. Oltre al pilota veneto altri italiani si sono ben comportati nel fine settimana
Altri bei momenti sono arrivati da un fantastico Antonio Giovinazzi che ha rimontato tutti dal fondo per poi vincere la gara del sabato nel 2016, e risalire sul gradino più basso del podio il giorno dopo. Stessa sorte, vittoria e terzo posto, capitata l’anno successivo al calabrese Antonio Fuoco. L’ultimo dei nostri piloti a fare faville a Monza è stato il vicentino Luca Ghiotto, trionfando in gara2 nel 2017 e chiudendo al posto d’onore in gara1 dodici mesi fa.
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Formula 3
IL CAMPIONATO DEI RAGAZZINI è UNA LOTTA A DUE Due piloti che vengono da lontano sono in lotta per il titolo mentre quello del miglior team è terra di conquista per le nostre squadre
I
l Campionato di Formula 3 di questa stagione assomiglia in piccolo a quello della sorella maggiore, la Formula 2. Molti vincitori, nessuno vero dominatore, e gare piene di battaglie. Alla vigilia di Spa, in Belgio, si arriva con due piloti separati solo da un punto in classifica. Lo statunitense Logan Sargeant e l’australiano d’origine brasiliana Oscar Piastri. Un solo punto li divide ed a meno d’intromissioni nelle ultime tre doppie trasferte, oltre a Spa la stagione si concluderà in Italia con gli appuntamenti di Monza e Mugello, sarà uno di loro due a succedere al russo Robert Shwartzman nell’albo d’oro. A contendersi le vittorie di tappa ci proveranno gli outsider di questo 2020,
a cominciare dall’australiano Liam Lawson e dal tedesco David Beckmann. Chi invece sembra non avere le carte in regola per svettare, almeno in questa loro prima stagione, sono tre ragazzini dal cognome importante. Enzo Fittipaldi, nipote del due volte iridato Emerson, è un pilota del Ferrari Driver Academy ma per ora ha colto solo sporadici arrivi in zona punti. Mentre nessun punto
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Gare di supporto
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Nell’altra pagina, la partenza di una delle due gare spagnole e un primo piano di Matteo Nannini. Qui a destra Logan Sargeant dopo una vittoria e Oscar Piastri in azione è stato raccolto da Jack Doohan, figlio del grande motociclista australiano Mick, e per David Schumacher, figlio di Ralf e nipote di Michael. Esempi, come peraltro già visto spesso in passato, in cui il nome non è automaticamente sinonimo di qualità e risultati. Per gli italiani un solo lampo con il faentino Matteo Nannini, anche lui con un cognome importante essendo nipote dell’ex pilota della Benetton Alessandro, terzo in gara 2 a Barcellona, mentre per la seconda stagione di fila non ci sono segni di miglioramento per i confermati Matteo Malvestiti e Alessio Deledda. Va invece meglio sul fronte delle squadre con le nostre due realtà dove abbiamo la veneta Prema Racing a comandare in maniera netta la classifica dei team, a precedere l’altra squadra italiana, la piemontese Trident. Senza dimenticare soprattutto che per la Prema corrono proprio i due pretendenti al titolo 2020, Sargeant e Piastri.
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Dalla GP3 alla FORMULA 3
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STORIA GP3 E FORMULA 3. SONO UNA DECINA IN TUTTO, FRA CUI SEI ATTUALI, I PILOTI CHE SONO POI APPRODATI NEL MONDIALE
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ieci anni dopo la F.3000, divenuta nel frattempo GP2, nel programma del Gran Premio d’Italia si è aggiunta un’altra categoria propedeutica alla Formula 1. Dal 2010 la GP3 è entrata in pianta stabile nel programma, ed anche lei con due gare distinte, nella lista delle categorie di contorno. Nelle prime tre stagioni il doppio appuntamento di Monza è stato anche l’ultimo del campionato e sulla pista brianzola hanno vinto sia una delle due corse, quella del sabato in entrambi i casi, che il ben più importante titolo, Esteban Gutierrez nel 2010 e Valtteri Bottas l’anno dopo. Due nomi, soprattutto il secondo, a cui il successivo proseguo della carriera li ha visti approdare in Formula 1 anche se, giustamente, hanno dovuto attendere del tempo per maturare. Chi invece, e sono solo due i nomi, è riuscito nel gran salto di passare direttamente dalla GP3 al Mondiale nell’arco di pochi mesi, e sono tuttora presenti nel Circus, sono il russo Daniil Kvyat e il francese Esteban Ocon. Ma in assoluto sono pochi, una decina in tutto, i piloti che fra i circa duecentocinquanta campioncini in erba che hanno corso in questo decennio nelle terza serie dell’automobilismo sono entrati nel top, la Formula 1 appunto. Ultimi due di questa breve lista sono il monegasco Charles Leclerc, trionfatore assoluto nel 2016 e approdato lo scorso sanno in Ferrari, e la promessa inglese George Russell, vincitore nel 2107 di gara1 a Monza
e del titolo. Fra l’altro il valore di questi due campioni è stato ribadito l’anno seguente quando sia Leclerc che Russell hanno vinto il titolo in Formula 2 per poi debuttare meritatamente nel Mondiale. Fra pochi mesi potrebbe ripetersi la loro storia con un altro potenziale campione del futuro, il russo Robert Shwartzman, vincitore di gara 1 a Monza nel 2019 e po-
che settimane dopo del relativo titolo, il primo della serie che nel frattempo è stata ribattezzata Formula 3. Per i piloti italiani Monza è sempre sta avara. Solo una manciata di podi per i nostri Mirko Bortolotti, Giovanni Venturini, Davide Ceccon, Luca Giotto e Antonio Fuoco. Nessuna vittoria, sia nella tappa di casa che a fine stagione nella classifica assoluta, per i nostri in una categoria che ha visto solo tredici volte, in un totale di oltre centoottanta arrivi, sentire poco dopo sul podio le note dell’inno di Mameli per il vincitore.
Il russo Robert Shwartzmann mentre sale sul podio monzese dopo la vittoria di sabato dello scorso anno. A destra Valtteri Bottas seduto sulla sopraelevata nel 2011
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Storia della Formula 1
EVOLUZIONE DEI TEAM. LA MAGGIOR PARTE DELLE SQUADRE PRESENTI HANNO CAMBIATO L’ASSETTO
Una delle rare foto di Enzo Ferrari e Gianni Agnelli insieme. A destra, ben evidente il logo FIAT sulla monoposto del 1983. Sotto, Toto Wolff e Ken Tyrrell
I
team di Formula 1, un po’ come le squadre di calcio, non sono dei monoliti in termini societari. Sono mutabili sia come sede che ancor di più come proprietà nel senso più chiaro del termine. Anche quando si rifanno a nomi ben precisi che hanno radici nell’identità nel loro creatore. Una situazione, quella dell’evoluzione societaria, che nasce con la stessa storia delle corse ma, specie nelle recenti stagioni, è diventato una strada obbligata per continuare a vivere. A ben vedere infatti l’unica realtà legata da sempre ad un solo uomo era la stessa Williams che proprio pochi giorni fa è stata ceduta. Facciamo quindi un rapido ripasso delle varie vicende che hanno toccato gli altri nove team presenti in griglia e le loro vicissitudini societarie.
Il primo nome, il più importante, è quello della Ferrari. Nata nel 1947 per opera del più grande personaggio mai esistito nel mondo delle corse, Enzo Ferrari appunto, dopo varie trattative andate a male con Alfa Romeo e Ford, nel giugno del 1969 il Commendatore modenese cede la metà della sua azienda alla FIAT della famiglia Agnelli. Dopo la sua morte un altro 40% finisce a Torino mentre il figlio Piero Lardi si ritrova va con il solo 10%, che comunque vale una montagna di soldi. Da quel momento al timone di Maranello si sono avvicendati tutti uomini designati dagli Agnelli e nel tempo, nel capitale del Cavallino rampante, sono affluiti soldi provenienti da varie parti, fondi d’investimento arabi compresi. DA KEN TYRRELL A TOTO WOLFF A sfidare la Ferrari in questi anni c’è più di tutti, con migliori risultati senza dubbio, la Mercedes. La storia della casa tedesca ci racconta di una squadra che negli anni Cinquanta vinceva esattamente come fa oggi. Ma le due realtà non hanno niente in comune se non il classico logo a forma di mirino. Tutto nasce a fine anni Sessanta quando Ken Tyrrell fonda l’omonima scuderia che subito vince tre titoli fra monoposto Matra e appunto Tyrrell . Tre decenni più tardi una multinazionale americana del tabacco rileva l’azienda e fa correre le monoposto con il nome di BAR. Nel 2005 al suo posto subentra la Honda che, quattro anni più tardi, esce improvvisamente dal giro lasciando il bastone del comando, oltre ad immobili e tutto il resto, a Ross Brawn. Nel 2009 il valido, e furbo, ingegnere inglese
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Cambi societari da una parte domina la stagione in pista mentre dall’altra cerca una soluzione per vendere baracca e burattini. La trova nella Mercedes che diventa il socio di riferimento di una compagine societaria dove, fino a poco tempo fa, compariva con il 10% anche Niki Lauda. Nel 2013 entra nell’azionariato anche Toto Wolff, che nel frattempo si era liberato del 15% della Williams di sua diretta pertinenza, e tutt’ora con oltre un terzo circa resta la figura di riferimento della squadra di Formula 1 tedesca con sede in Inghilterra. Più lineare il percorso dell’azienda creata da Bruce McLaren a metà anni Sessanta. La morte nel giugno 1970 del suo fondatore crea i presupposti per il passaggio delle redini al suo direttore sportivo Teddy Mayer. Un decennio di vita e poi la vendita a Ron Dennis, un ex meccanico dalle idee chiare e con il carattere deciso. Inizia alla sua guida l’epopea vincente che sfocia nei vari titoli e nell’ingrandimento di una holding che oggi conta circa cinquemila dipendenti fra le varie aziende tecnologiche del gruppo. Fino a quando però, per lotte intestine, Dennis viene messo alla porta con una faraonica buonuscita dagli altri azionisti che oggi cercano di risalire la china. DUE LATTINE AL PREZZO DI UNA La Red Bull, che ha due squadre riconducibili a lei, è sbarcata nel Mondiale dapprima come semplice sponsor per poi, nel 2005, acquistare diritti e strutture di una realtà nata un decennio prima per volere di Jackie Stewart. Il campione scozzese dopo solo tre stagioni vende armi e bagagli alla Ford, che muta il nome di squadra e monoposto nel prestigioso, ma al tempo stesso dispendioso, Jaguar. Fino all’arrivo dei soldi della bibita energetica. Nel frattempo la società austriaca si stava muovendo per raddoppiare la presenza con la nascita della Toro Rosso, traduzione italica di Red Bull. Tutto parte a metà anni Ottanta quando nella romagnola Faenza Giancarlo Minardi debutta in
Formula 1. Meno di dieci stagioni dopo però è costretto a cercare soci per chiudere budget sempre più alti. Li trova in figure come i proprietari della Scuderia Italia prima, e in Flavio Briatore e Gabriele Rumi in seguito. Ma è nel 2001 che entra in scena in modo prepotente un personaggio come l’imprenditore australiano Paul Stoddart, che però anche lui si arrende dopo quattro stagioni e vende incassando i soldi austriaci. Da quel giorno esce dal Mondiale il nome Minardi e subentra quello di Toro Rosso che però oggi, per motivi di marketing, è stato sostituito da quello di Alpha Tauri. L’ALFA ROMEO ELVETICA Restando per così dire in Italia, l’epopea dell’attuale Alfa Romeo non è legata al mitico squadrone che ha vinto i primi due titoli piloti settant’anni fa, e nemmeno a quello che fra il 1979 e il 1985 ha ritentato la fortuna in Formula 1. La storia del team, che ha sede in Svizzera, inizia nel 1993 quando Peter Sauber passa dalle corse endurance a quelle del Mondiale. Stagioni onorevoli fino al 2006 quando cede la maggioranza alla BMW che però nel 2010 gli rivende il suo pacchetto azionario. Pochi anni fa le vicende economiche hanno fatto entrare nella maggioranza del capitale una finanziaria, l’elvetica Longbow Finance, soluzione temporanea che trova la chiusura quando, dopo averlo ipotizzato da Sergio Marchionne, nel 2018 la squadra entra di fatto nel gruppo FCA che l’ha ribattezzata Alfa Romeo Sauber Team. Oltre a quelli di Alfa Romeo e Mercedes, c’è un altro nome storico presente oggi: Renault. Anche in questo caso niente a che vedere con le radici che per l’azienda francese risalgono a metà anni Settanta, quando debutta nel Mondiale con il rivoluzionario turbo. A fine 1985 arriva la prima uscita dal Circus. In quegli anni l’imprenditore britannico Ted Toleman aveva fondato un team di Formula 1, che anche lui nel 1985 è passato di mano finendo alla famiglia veneta Benetton. Dopo i fasti raccolti con Michael Schumacher nel 2002, sotto la spinta di Briatore, l’azienda entra nell’orbita della Renault che dieci anni più tardi vende il pacchetto azionario ad una finanziaria lussemburghese, la Genii Capital, che così
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Una Minardi e una Stewart nel 1999. Nel giro di pochi anni la prima è diventata Toro Rosso e l’altra Red Bull. Nel frattempo, sotto Christian Klein nel 2003, per il team di Milton Keynes c’è stato un periodo come Jaguar
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La Jordan di Bertrand Gachot nel 1991, quando è iniziata la lunga storia di un team che ha avuto per una decina di stagioni il discusso Vijay Mallya, qui sotto, a capo della Force India. A destra Flavio Briatore e Bernie Ecclestone a colloquio
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Storia della Formula 1
riporta in Formula 1 il marchio Lotus. Quattro anni dopo però i francesi si ricomprano la sede di Enstone e relativi materiali riportando così un altra volta in forma diretta il logo Renault in Formula 1. DALL’IRLANDA AL CANADA PASSANDO PER L’INDIA Dalla lontana Carolina del Nord parte la storia della Haas che, sbarcata pochi anni fa in Europa per affrontare il Mondiale, si è installata nella ex sede della Virgin, diventata in seguito Marussia e poi Manor. Un caso tutto sommato semplice, mentre ben più articolato è l’ultimo che affrontiamo e che l’anno prossimo riporterà nel Mondiale un altro nome dal passato glorioso: Aston Martin. Nel 1991, dopo varie stagioni in Formula 2 come scuderia privata, gioca la carta del Costruttore un irlandese istrionico, Eddie Jordan, fondando una squadra a cui dà il proprio nome. Una quindicina di stagioni fra alti e bassi fino alla vendita nel 2005 alla russa Midland. Nemmeno dodici mesi dopo nome e pacchetto azionario erano già finiti agli olandesi della Spyker che, anche loro dopo nemmeno un anno, cedono tutto ad un personaggio ambiguo ma in quel momento sulla cresta dell’onda. L’imprenditore indiano Vijay Mallya diventa una presenza costante e allegorica nel paddock della Formula 1 con la sua Force India. All’inizio tutto funziona bene, poi però vari guai giudiziari personali cominciano a far pendere verso il brutto tempo la situazione societaria del suo impero, team di Formula 1 compreso. Nel 2018 in suo soccorso arriva quel Lawrence Stroll, che tempo addietro era entrato nell’azionariato Williams tanto da farci svezzare l’ancora minorenne figlio Lance con le monoposto
di sir Frank. Fra le prime decisioni attuate dal magnate canadese c’è stato il cambio di nome nel più corsaiolo Racing Point. Ma ormai è già ora di altre mutazioni societarie con appunto il ritorno in auge del marchio Aston Martin, di cui lo stesso Stroll è uno dei maggiori azionisti. Questa in breve sintesi è il percorso degli attuali partecipanti al Mondiale di Formula 1, team che spesso hanno affrontato più giornate fra avvocati e commercialisti negli uffici decisionali che non con i loro ingegneri e piloti nelle piste del campionato più importante del mondo.
FERRARI 1000 GP
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FERRARI 1000 GP. ANCORA UNA SETTIMANA E LA CASA DI MARANELLO RAGGIUNGE QUESTO RECORD
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l millesimo gran premio iridato la Formula 1 lo ha festeggiato poco più di un anno fa, in Cina. In realtà avrebbe dovuto farlo in occasione dell’appuntamento monzese perché sarebbe stato più giusto non conteggiare le undici “inutili” edizioni della 500 Miglia di Indianapolis, fra il 1950 e il 1960, inserite a forza nei rispettivi calendari. Ma, statistiche ufficiali alla mano, così ha deciso Liberty Media con l’avvallo della Federazione. Quest’anno a tagliare il traguardo numero 1000 è la Ferrari che, dopo lunghe trattative con gli organizzatori americani del Mondiale, è addirittura riuscita a farsi fare una gran premio su misura, quello del prossimo 13 settembre sulla pista di sua proprietà del Mugello. Riviviamo così le altre nove pietre miliari di questa lunga e impareggiabile storia che lega il Cavallino Rampante in maniera indissolubile al Mondiale di Formula 1.
domina la gara, dopo una battaglia iniziale con Jim Clark con la Lotus, e vince con oltre un minuto sullo scozzese. L’altra 158 presente, con il belga Willy Mairesse alla guida, finisce fuori pista a causa di una folata di vento.
Gilles Villeneuve nello sfortunata Zandvoort olandese del 1979 e, sotto, invece è andata meglio a John Surtees per il centesimo gran premio della Rossa
n°100
4 agosto 1963 Gran Premio di Germania (Nürburgring) Dopo due anni dall’ultima volta, Monza 10 settembre 1961, si torna alla vittoria con John Surtees che
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Storia della Formula 1 n°200 11 febbraio 1973
Gran Premio del Brasile (Interlagos) Le ormai superate 312 B2 poco possono fare per onorare la gara numero duecento. Nonostante il terzo tempo in prova Jacky Ickx chiude quinto, e doppiato, una corsa incolore. Stessa sorte per Arturo Merzario che in qualifica aveva preso sette secondi dalla pole di Ronnie Peterson e, per così dire, a consolarlo ci pensa il quarto posto finale, suo miglior risultato in carriera.
n°300
26 agosto 1979 Gran Premio d’Olanda (Zandvoort) Le 312 T4 sono in forma e lo dimostrano, pur senza vincere, sulla pista immersa fra le dune olandesi. Jody Scheckter, che due settimane dopo vincerà il titolo, rimonta dalle ultime posizioni e chiude splendido secondo. Gilles Villeneuve entusiasma ancora una volta, compiendo fra l’altro un superbo sorpasso all’esterno del leader Alan Jones. Poi buca una gomma e cerca pervicacemente di raggiungere i box su tre ruote, con un’azione che lo fa entrare ancor più nei cuori dei tifosi.
n°400 22 giugno 1986
Gran Premio degli Stati Uniti (Detroit) La stagione è piuttosto deludente e anche la trasferta nordamericana non cambia la situazione in casa Ferrari. Michele Alboreto chiude quinto ma stava ormai per essere doppiato dal vincitore
Due immagini della Festa Ferrari a Monza nel 1998 per il seicentesimo gran premio, in realtà corso in Belgio due settimane prima
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Ayrton Senna. Stefan Johansson, che in prova aveva chiuso con un discreto quinto tempo assoluto, in gara è costretto al ritiro per la rottura dell’alternatore.
n°500
16 agosto 1992 Gran Premio d’Ungheria (Hungaroring) Una ricorrenza così importante meritava altro risultato. Le F92A sono tanto belle quanto inefficaci ed a poco possono durante tutta la stagione gli sforzi di Jean Alesi e Ivan Capelli, a tutt’oggi l’ultimo pilota tricolore con il ruolo di titolare a Maranello. Il francese esce di pista nella parte iniziale della corsa mentre il milanese chiude sesto, ultimo a punti, ma doppiato.
n°600 30 agosto 1998
Gran Premio del Belgio (Spa-Francorchamps) Michael Schumacher, al suo terzo anno in rosso, è il lotta per il titolo e sulla bagnata pista belga sta dominando quando all’improvviso, mentre sta superando la McLaren di David Coulthard, lo tampona ed è costretto ad un incredibile ritiro. Una rabbia senza fine per il tedesco e una delusione immensa per la Ferrari che nello stesso giro
MONZA HA SPESSO SFIORATO LA DATA PER LA RICORRENZA ROSSA Nella storia del Mondiale c’è un legame diretto fra la Ferrari e Monza, non fosse altro perché è la pista in cui si sono disputate più gare iridate rispetto a qualsiasi altro circuito ma nei dieci anniversari, compreso l’imminente gara numero 1000, la pista brianzola non è mai stata teatro di queste ricorrenze statistiche. Eppure c’è andata vicino in molte occasioni. Già nel 1963 quando in Brianza la Casa di Maranello si è presentata alla sua centounesima corsa iridata. Oppure nell’indimenticabile 10 settembre 1979 quando la quota era già
FERRARI 1000 GP
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si trova fuori gioco anche per l’uscita di pista dell’altra F300 affidata ad Eddie Irvine.
n°700
29 agosto 2004 Gran Premio del Belgio (Spa-Francorchamps) La Ferrari è al quinto anno di dominio e anche in Belgio tutti s’immaginano che le cose vadano in questo senso. Il suo pilota di punta, Michael Schumacher, ha vinto dodici dei tredici gran premi disputati in stagione ed anche Spa, la “sua” pista, è il logico favorito. Invece è secondo sia in qualifica che in gara, dove arriva davanti al compagno di squadra
Rubens Barrichello. Non coglie la probabile vittoria ma comunque è un giorno da incorniciare perché conquista il suo settimo titolo iridato.
n°800 30 maggio 2010
Gran Premio della Turchia (Istanbul Park) Al suo primo anno a Maranello Fernando Alonso si trova a lottare per un titolo che, in effetti, gli sfuggirà in modo poco comprensibile solo all’ultima gara. Sulla pista turca però le prestazioni delle F10 non esaltano i tifosi. Mediocri in prova, alla fine del gran premio lo spagnolo è solo ottavo, preceduto di una posizione dal compagno di squadra Felipe Massa.
Stefano Domenicali posa con i due piloti Ferrari in occasione della gara numero 800 nel 2010, Fernando Alonso e Felipe Massa
n°900 29 agosto 2004
Gran Premio del Belgio (Spa-Francorchamps)
salita a 300. Anche la pietra miliare delle 500 unità, toccata in Ungheria nel 1992, ha preceduto di due l’appuntamento brianzolo. Poi, per tre volte, la ricorrenza è capitata proprio al gran premio precedente, quello del Belgio. E in questo strano 2020, volutamente , si è inserito il Mugello che consacra la millesima gara del Cavallino rampante nel Mondiale. Guarda caso subito dopo la numero 999 che si disputa a Monza, per molti la vera patria della Ferrari di Formula 1. Ma, quasi per farsi perdonare per tutte queste ricorrenze lontano da casa, sotto la presidenza Montezemolo nel 1998 si è voluto rendere omaggio anche alla pista brianzola e, pur avendo disputato la gara numero 600 due settimane prima in Belgio, la festa è andata in scena sullo stradale monzese poco prima del Gran Premio d’Italia, peraltro vinto da Michael Schumacher. Sei le monoposto del passato in pista con altrettanti piloti chiamati a guidarle fra cui i due Campioni del mondo John Surtees e Phil Hill, oltre al beniamino di casa Michele Alboreto.
Per l’occasione le SF15-T sono provviste di un logo celebrativo, che però non porta fortuna ai suoi piloti visto che in qualifica Sebastian Vettel è solo nono, e ben cinque posti più dietro finisce Kimi Räikkönen. In gara il tedesco riesce a risalire fino al terzo posto ma a due giri dall’arrivo gli scoppia un pneumatico e, dopo l’inevitabile sosta ai box, chiude dodicesimo fuori dai punti che invece vedono il finlandese artigliare i due che spettano al settimo classificato.
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Storia della Formula 1
ANNNIVERSARI. IL MONDIALE HA COMPIUTO SETTANT’
I
n Formula 1 le ricorrenze hanno un valore simbolico, come peraltro in altre discipline, e non solamente quelle legate allo sport. Ma pur senza andare a vedere come funziona altrove, in questa categoria principe dell’automobilismo da corsa spesso gli anniversari si basano su conteggi che possono venire “aggiustati”, o anche confermati per la verità, in base alle esigenze del momento. Per esempio quest’anno si festeggia il settantesimo anno di vita di chi appunto è venuto al mondo nel 1950. Anche il Mondiale di Formula 1 è nato in quell’anno, il 13 maggio a Silverstone per l’esattezza. Solo che, proprio a livello matematico, questa è a tutti gli effetti l’edizione numero 71. Per cui è sembrato curioso che il recente secondo gran premio in terra inglese, peraltro disputato non a caso a Silverstone, fos-
se chiamato del Settantesimo quando nel 2020 il numero corretto è uno in più. Sottigliezze, come l’aver festeggiato in Cina lo scorso anno, giustamente, il gran premio numero 1000 della storia conteggiando le 500 Miglia d’Indiana-
polis fra il 1950 e il 1960, quelle inutili undici edizioni della classica americana che, se non considerate, avrebbero costretto Liberty Media a festeggiare nella ben più meritevole Monza il millesimo appuntamento reale nella storia
SE VOGLIONO, ANCHE MERCEDES, RENAULT E ALFA ROMEO POSSONO FESTEGGIARE NEL 2020 Nel 2020 le ricorrenze speciali, oltre alla Ferrari, le possono festeggiare altre squadre impegnate nel Mondiale. Basandoci anche su quanto scritto nell’articolo che spiega l’evoluzione societaria dei team di Formula 1, ecco altri momenti speciali e “variabili”. Partiamo dal numero uno, la Mercedes. Non tanto come team perché, se ci si basa sulle presenze ufficiali del Marchio tedesco si sono già superati i 200 gran premi. Così come se si parte dalla lontana avventura iniziata da Ken Tyrrell, ed arrivata ai giorni nostri nelle mani di Toto Wolff, siamo ben oltre l’invidiabile limite di 850. Vale invece la pena sottolineare che Mercedes quest’anno tocca la soglia dei 500 gran premi come motorista, presentandosi in Belgio con l’invidiabile palmarés di 193 vittorie acquisite, una quarantina meno della Ferrari che però
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ha il doppio delle gare disputate. La Williams, dopo i famosi 500 gran premi del 2008, ha raggiunto il traguardo dei 750 veri, cioè con partenza effettiva di almeno una monoposto, lo scorso 16 agosto a Barcellona. Tuttavia, se si aggiunge al numero le volte in cui Sir Frank era presente ai box semplicemente come team manager di monoposto di altri Costruttori, ecco che si passa abbondantemente la soglia degli 800. In casa Renault, che per la terza volta nella sua storia è presente in forma ufficiale, quest’anno l’asticella sale a 400. Ma, vista la contorta vicenda del marchio francese in Formula 1, il 2020 è partito a tutti gli effetti da quota 720. Ai 300 gran premi la Red Bull ci arriverà entro fine stagione, ma sono comunque oltre un centinaio in meno di quelli effettivamente seguiti dal personale che, come Stewart e Jaguar prima, dal 1997 a Milton Keynes prepara le monoposto per le piste di tutto il mondo. Complessa, pur nella sua linearità, è la vicenda del binomio Alfa Romeo-Sauber. Con il solo marchio italiano siamo arrivati a quota 130 all’inizio del 2020 mentre se si implementa il numero con quanto effettivamente messo in pista partendo dalla cittadina svizzera di Hinwil, sede da storica del team creato da Peter Sauber, in occasione della gara di Monza si sale a quota 600. Chi non dovrebbe avere problemi di sorta è l’ultima arrivata, l’americana Haas, che a Monza si presenta con novanta gran premi all’attivo. Per cui, in una stagione pur così incerta sul fronte del calendario, il fatidico centesimo gran premio potrebbe festeggiarlo entro la fine di questo 2020. Chissà dove però...
ANNIVERSARI
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ANNI MA NON è L’UNICA RICORRENZA IN QUESTO 2020
del Mondiale. A Shanghai le celebrazioni sono state un flop, mentre fosse stato messo a calendario da noi certamente avrebbe avuto un valore simbolico ineguagliabile e, ne siamo certi, un riscontro superiore di sostanza e al tempo stesso mediatico. La stessa Ferrari, che pur essendo nata nel 1947 nella scorsa stagione ha celebrato il novantesimo anno della sua storia, tanto da chiamare la sua
Nell’altra pagina il via della gara di Silverstone del 13 maggio 1950, prima in assoluto nella storia del Mondiale. Sopra, la stessa pista ha ospitato il 9 agosto il gran premio del settantesimo
monoposto SF90, ha dovuto tenere per buona la fondazione della Scuderia Ferrari del 1929. Un’avventura durata
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Storia della Formula 1
poco meno di un decennio e sulle cui ceneri nel Dopoguerra Enzo Ferrari ha costruito l’attuale impero di Maranello. Per restare in tema di Cavallino rampante va sottolineato che fra sette giorni celebra il suo gran premio numero 1000 sulla pista di casa, al Mugello, e anche in questo anno, pur così avaro di soddisfazioni, la sigla della monoposto emiliana per il Mondiale si riaggancia ai numeri da celebrare, da qui il nome di SF1000. Però a Maranello, per non sballare il conto, non hanno inserito nel computo la triste trasferta in Belgio nel 1982 dove la Ferrari aveva qualificato per la corsa le monoposto di Gilles Villeneuve e Didier Pironi per poi, scelta comprensibile, rinunciare a schierarle in griglia dopo la tragedia per la scomparsa del campione canadese il sabato pomeriggio. Tre mesi dopo ancora a Digione, per il Gran Premio di Svizzera, ci si è trovati con una monoposto del
SONO Più D’UNO I PILOTI CHE RAGGIUNGONO NUMERI TONDI Se Rubens Barrichello ha fatto il “furbo” nel 2008, un altro ex ferrarista, il finlandese Kimi Räikkönen, non ha bisogno di questi sotterfugi per diventare il pilota con più gran premi disputati in assoluto. Infatti, sorprese negative a parte, il Campione del mondo del 2007 supererà i 326 del brasiliano in occasione della trasferta portoghese di fine ottobre. Un altro ormai ex ferrarista pur se corre ancora per Maranello, Sebastian Vettel, proprio al Mugello scenderà in pista per il suo gran premio numero 250, salendo così al decimo posto di questa importante classifica. Davanti a lui, fra i piloti in attività, in questa lista oltre a Räikkönen c’è Lewis Hamilton, ormai pronto a festeggiare
al prossimo Gran Premio di Germania le 150 presenze nell’abitacolo di una Mercedes. Lo stesso giorno anche il suo compagno di team, Valtteri Bottas, agguanta l’identico limite di presenze, ma nel suo caso corrisponde alla totalità dei gran premi disputati. Il russo Daniil Kvyat ha toccato quella che nei tempi eroici era una soglia quasi inarrivabile: 100 gran premi. Lo ha fatto in occasione del 70° della Formula 1 andato in scena a Silverstone lo scorso 9 agosto. Infine pur essendo ormai un facile traguardo, cioè la metà dei fatidici 100, anche Charles Leclerc proprio questo fine settimana a Monza segna un primo passo con i suoi primi 50 gran premi in carriera.
Kimi Räikkönen al primo anno con la Sauber. Sotto il poster del gran premio nemuro 1000, in Cina nel 2019, e Sebastian Vettel nella stessa gara
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Periodo di ricorrenze
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A fianco, il poster per l’inizio delle celebrazioni Ferrari per i 1000 Gp. Sopra Riccardo Patrese e, sotto, Rubens Barrichello con la livrea per la sua 257° gara.
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Storia della Formula 1
Cavallino, affidata nell’occasione a Patrick Tambay, qualificata il sabato pomeriggio ma, non essendosi presentata al via della gara la domenica, quel particolare gran premio elvetico in terra francese non è stato assommato nel calcolo finale. Giustamente, se il termine di paragone è quello per cui vale solo la partenza e non la presenza. In ogni caso sono sofismi perché quello che conta è fissare con largo anticipo una data, un punto fermo che abbia un valore a tutto tondo. 50, 100, 500, 1000 che sia. Altri esempi di conteggi a proprio favore arrivano dal 2008. In Turchia Rubens Barrichello ha festeggiato con apposite torte e livree il nuovo limite assoluto di gran premi in Formula 1, nel suo caso 257, uno in più del precedente recordman Riccardo Patrese. Solo che per poter fare baldoria prima del tempo il simpatico brasiliano aveva inserito anche tre occasioni in cui, pur avendo preso parte alle prove, poi non
si è effettivamente schierato al via. In quella stagione invece altri numeri, per così dire ballerini, hanno riguardato Frank Williams e la sua squadra. Cinquecento gran premi per lui come team manager, in una vicenda agonistica iniziata nel lontano 1969. Ma soprattutto il traguardo dei Cinquecento gran premi marchiati Williams da Costruttore
che però, chissà perché, sono stati calcolati solo a partire dal 1975 quando in realtà le monoposto delle tre stagioni precedenti erano frutto del lavoro suo e dei suoi tecnici che tuttavia, per comprensibili questioni economiche, sono scese in pista con nomi diversi dal logico e meritevole Williams. March-Politoys e Iso-Marlboro nello specifico.
NUMERI DA RECORD PER EUROPA, GRAN BRETAGNA E (NEL 2021) ANCHE PER L’ITALIA A festeggiare anniversari vari non sono solo piloti o squadre. Le ricorrenze riguardano anche nazioni, piste e gran premi, addirittura continenti. Infatti l’Europa, vera patria della Formula 1, se riuscirà nei prossimi giorni ad inserire un ulteriore appuntamento a quelli contabilizzati ad oggi salirebbe a quota 650, molti più dei soli 139 gran premi disputati nel Nord America. Restando in Europa, e sperando che l’implacabile sete di vittoria che anima Lewis Hamilton non si concluda, per il Regno Unito è ormai vicino il record dei 300 gran premi vinti. Il recente trionfo a Barcellona ha portato i sudditi di sua Maestà la regina d’Inghilterra al limite di 291. Mancano così solo nove tacche nella fusoliera inglese, segni incancellabili alla portata di Hamilton e perché no anche di Lando Norris o, incredibile se dovesse accadere, pure di George Russell. Quindi... Lo scorso anno come detto quello d’Italia ha toccato quota 90, una in più del predecessore francese, divenendo così la corsa con l’albo d’oro più lungo fra i gran premi. Fra l’altro l’inserimen-
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to in corso d’opera di Mugello e Imola ha portato a quota 99 le gare iridate sul suolo italiano, per cui a ben vedere Monza 2021 dovrebbe essere festeggiata come la centesima volta in cui il Mondiale di Formula 1 fra tappa in Italia. Un record tutto tricolore. A Montecarlo, in questo 2020 martoriato da gran premi cancellati, è terminata la sequenza più lunga di un circuito come
sede di una corsa del Mondiale. Dal 1955 infatti il salotto monegasco era luogo imprescindibile dove vedere combattere ogni primavera inoltrata i piloti del Mondiale. Il toboga monegasco si è fermato quindi a 66. Se Monza va avanti all’infinito, ecco che nel 2047 il record sarà suo. Per quella data però chissà quanti altri anniversari, più o meno “manipolati”, saranno stati festeggiati.
Periodo di ricorrenze
In alto, la Williams nel 2008 aveva preso parte ai test prestagionali con i suoi “numeri” sulla carrozzeria. Qui sopra, il ritaglio di Auto Italiana del luglio 1940 che annuncia la soppressione del 17° Gran Premio d’Italia
Anche la nostra Monza a modo suo un anno fa ha vissuto questo dilemma. Nel 2019 l’ente organizzatore della gara, l’Automobile Club Italia, aveva improntato un’azione di marketing legata al 90° Gran Premio d’Italia. Eppure c’è stato chi si è preso la briga di spulciare l’albo d’oro per evidenziare che, fra le edizioni svolte fino all’anno precedente, le stesse erano in difetto di una. In effetti Charles Leclerc, basandosi sul mero computo numerico, è stato il vincitore dell’ottantanovesima volta in cui un Gran Premio d’Italia è andato realmente in scena. A ben vedere però, anche in quel caso una spiegazione logica esisteva. Bastava cercarla. L’evento che doveva svolgersi nel 1940, dapprima a Monza nel consueto mese di settembre, e poi in corso d’opera anticipatato a ferragosto nella capitale abruzzese di Pescara, ed ufficialmente denominato 17° Gran Premio
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d’Italia, seguiva la corretta numerazione progressiva, interruzioni varie comprese, della serie iniziata a Brescia nel 1921. Poi l’escalation dei tragici eventi internazionali, sfociati nell’entrata in guerra del nostro Paese, hanno cancellato l’evento a poche settimane dalla sua effettuazione. Ma la numerazione è rimasta attiva, e come tale dieci anni dopo è stata confermata quando, nel 1947 con la diciottesima edizione, si è ripresa la tradizione del Gran Premio d’Italia.
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I VINCITORI
L’albo d’oro IRIDATO DEL GRAN PREMIO d’italia DAL1950 DATA
PILOTA (nazione)
AUTO
DATA
Alfa Romeo 158
09.09.1984 Niki LAUDA (Aut)
McLaren-Porsche MP4/2
Alberto ASCARI (Ita)
Ferrari 375
08.09.1985 Alain PROST (Fra)
McLaren-Porsche MP4/2B
07.09.1952 Alberto ASCARI (Ita)
Ferrari 500
07.09.1986 Nelson PIQUET (Bra)
Williams-Honda FW11
13.09.1953 Juan Manuel FANGIO (Arg)
Maserati A6GCM
06.09.1987 Nelson PIQUET (Bra)
Williams-Honda FW11B
05.09.1954 Juan Manuel FANGIO (Arg)
Mercedes W196
11.09.1988 Gerhard BERGER (Aut)
Ferrari F1-87/88C
Juan Manuel FANGIO (Arg)
Mercedes W196
10.09.1989 Alain PROST (Fra)
McLaren-Honda MP4/5
09.09.1990 Ayrton SENNA (Bra)
McLaren-Honda MP4/5B
03.09.1950 Nino FARINA (Ita) 16.09.1951
11.09.1955
AUTO
02.09.1956 Stirling MOSS (Gb)
Maserati 250F
08.09.1957 Stirling MOSS (Gb)
Vanwall VW
07.09.1958 Tony BROOKS (Gb)
Vanwall VW
13.09.1959 Stirling MOSS (Gb)
Cooper-Climax T51
04.09.1960 Phil HILL (Usa)
Ferrari 246
10.09.1961 Phil HILL (Usa)
Ferrari 156
10.09.1995 Johnny HERBERT (Gb)
Benetton-Renault B195
16.09.1962 Graham HILL (Gb)
08.09.1996 Michael SCHUMACHER (Ger)
Ferrari F310
BRM P56
07.09.1997 David COULTHARD (Sco)
McLaren-Mercedes MP4/12
08.09.1963 Jim CLARK (Sco)
Lotus-Climax 25
13.09.1998 Michael SCHUMACHER (Ger)
Ferrari F300
06.09.1964 John SURTEES (Gb)
Ferrari 158
12.09.1999 Heinz-Harald FRENTZEN (Ger)
Jordan-Mugen 199
12.09.1965 Jackie STEWART (Sco)
BRM P261
10.09.2000 Michael SCHUMACHER (Ger)
Ferrari F1 2000
04.09.1966 Lodovico SCARFIOTTI (Ita)
Ferrari 312
16.09.2001 Juan Pablo MONTOYA (Col)
Williams-BMW FW23
10.09.1967 John SURTEES (Gb)
Honda RA 301
15.09.2002 Rubens BARRICHELLO (Bra)
Ferrari F2002
08.09.1968 Denis HULME (Nzl)
McLaren-Ford M7
14.09.2003 Michael SCHUMACHER (Ger)
Ferrari F2003-GA
07.09.1969 Jackie STEWART (Sco)
Matra-Ford MS80
12.09.2004 Rubens BARRICHELLO (Bra)
Ferrari F2004
06.09.1970 Clay REGAZZONI (Ch)
Ferrari 312 B
04.09.2005 Juan Pablo MONTOYA (Col)
McLaren-Mercedes MP4/20
10.09.2006 Michael SCHUMACHER (Ger)
Ferrari 248 F1
09.09.2007 Fernando ALONSO (Spa)
McLaren-Mercedes MP4/22
14.09.2008 Sebastian VETTEL (Ger)
Toro Rosso-Ferrari STR3
05.09.1971 Peter GETHIN (Gb)
BRM P160
10.09.1972 Emerson FITTIPALDI (Bra)
Lotus-Ford 72 D
09.09.1973 Ronnie PETERSON (Sve)
Lotus-Ford 72 D
08.09.1974 Ronnie PETERSON (Sve)
Lotus-Ford 72 D
07.09.1975 Clay REGAZZONI (Ch)
Ferrari 312 T
12.09.1976 Ronnie PETERSON (Sve)
March-Ford 761
11.09.1977
Mario ANDRETTI (Usa)
Lotus-Ford 78
08.09.1991 Nigel MANSELL (Gb)
Williams-Renault FW14
13.09.1992 Ayrton SENNA (Bra)
McLaren-Honda MP4/7A
12.09.1993 Damon HILL (Gb)
Williams-Renault FW15C
11.09.1994 Damon HILL (Gb)
Williams-Renault FW16B
13.09.2009 Rubens BARRICHELLO (Bra)
Brawn-Mercedes BGP 001
12.09.2010 Fernando ALONSO (Spa)
Ferrari F10
11.09.2011
Sebastian VETTEL (Ger)
Red Bull-Renault RB7
09.09.2012 Lewis HAMILTON (Gb)
McLaren-Mercedes MP4/27
08.09.2013 Sebastian VETTEL (Ger)
Red Bull-Renault RB9
10.09.1978 Niki LAUDA (Aut)
Brabham-Alfa R. BT 46
09.09.1979 Jody SCHECKTER (Sud)
07.09.2014 Lewis HAMILTON (Gb)
Mercedes F1W05
Ferrari 312 T4
06.09.2015 Lewis HAMILTON (Gb)
Mercedes F1W06
14.09.1980 Nelson PIQUET (Bra)
Brabham-Ford BT 49
04.09.2016 Nico ROSBERG (Ger)
Mercedes F1W07
Renault RE30
03.09.2017 Lewis HAMILTON (Gb)
Mercedes F1W08
13.09.1981
Alain PROST (Fra)
12.09.1982 René ARNOUX (Fra) 11.09.1983
Nelson PIQUET (Bra)
SETTEMBRE 2020
48
PILOTA (nazione)
Renault RE30B
02.09.2018 Lewis HAMILTON (Gb)
Mercedes F1W09
Brabham-BMW BT 52
08.09.2019 Charles LECLERC (Mco)
Ferrari SF90
Inserto omaggio al numero odierno di: Giornale di Monza Giornale di Carate Giornale di Desio Giornale di Seregno
Foto: G. Favaro, archivio FIA, archivio team F1, Scuderia Ferrari, E. Mapelli, A. Crippa, www.formula1.com Stampa: Grafiche Artigianelli srl - 25123 Brescia (BS)
Pubblicità: Publi in srl Via Campi 29/L 23807 Merate (LC) Tel. 039.99891 www.netweek.it
CENTRO ASSISTENZA AUTORIZZATO CALDAIE
n Convalida garanzia n Manutenzione ordinaria e analisi di combustione come da normative vigenti n Manutenzioni straordinarie n Riparazioni entro le 8 ore lavorative n Rilascio rapporto di controllo 1A e contributo ente locale regionale n Compilazione libretto d’impianto di climatizzazione n Piani di manutenzione programmata n Servizio reperibilità per periodo invernale n Servizio di consulenza e supporto tecnico gratuito per idraulici ed elettricisti
ZONE DI COMPETENZA
Albiate, Arcore, Besana Brianza, Biassono, Briosco, Camparada di Lesmo, Carate Brianza, Correzzana di Lesmo, Lesmo, Lissone, Macherio, Renate, Sovico, Triuggio, Vedano al Lambro, Verano Brianza, Veduggio con Colzano, Villasanta
LISSONE - Via Martiri della Libertà, 236
& 039 2143547
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