MONZA GP 2023

di attesa

l’imminente ritorno a scuola, ma anche giorni di Gran Premio d’Italia. Per certi versi, se permettete il paragone, sono simili. Dalla settimana precedente il mondo della Formula 1 è rientrato nelle sue aule, fatte di box e sale stampa, tribune e curve. Con domenica 27 agosto è risuonata la campanella del Campionato del mondo di Formula 1 dall’Olanda, o Paesi Bassi fate voi, per ripetersi già la domenica successiva in Brianza. Restando in tema olandese, è chiaro il riferimento a chi si presenta a Monza nella doppia veste di vincitore della scorsa edizione e, aspetto ancor più importante, in quella di leader del Mondiale. Max Verstappen l’ha detto in maniera chiara che non intende fare sconti a nessuno. Non li ha fatti a Monaco e in Spagna, a casa di Charles Leclerc prima e di Fernando Alonso e Carlos Sainz dopo. Non l’ha fatto nella tana della Mercedes dei britannici Lewis Hamilton e George Russell in quel di Silverstone. Si è preso l’intera fetta nella vallata di Zeltweg del suo datore di lavoro austriaco e quindi, per quale motivo dovrebbe rinunciare a farsi applaudire, speriamo non fischiare, anche dagli spettatori italiani pur se la maggior parte ha il cuore rosso Ferrari? Staremo a vedere, sperando in ogni caso che il Gran Premio d’Italia numero 94 passi alla storia per motivi diversi da quelli del 2022, ricordato sì per il record di pubblico, ma anche quello del record di pubblico insoddisfatto; così come quella di un anno fa è stata la prima volta che non si è vissuta l’attesa per il risultato finale visto l’arrivo dietro una safety-car probabilmente evitabile. In questo Speciale abbiamo discusso della Formula 1 che fu e dell’attuale con un protagonista degli anni Ottanta ancora tanto amato. Il francese René Arnoux continua a pensare che lui si sia divertito molto di più di quanto non facciano piloti di oggi. Ha molta ragione ma quello che ci ha fatto piacere è stato sentire dalle sue parole quanto amore continui a provare per Monza. Grazie, René.

Dr. S. Sciaboni

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Tutti vogliono andare al MAX, ma solamente uno di loro è MAX

Il Mondiale 2023 è uno dei meno combattuti della storia. Ma basta guardare alle spalle del cannibale olandese che ci si può divertire

Il Gran Premio d’Italia bussa alle porte. Max Verstappen è impaziente di tornare a calcare quel podio che un anno fa lo aveva visto per la prima volta salirci da protagonista. I pronostici sono tutti dalla sua parte, e lo scriviamo senza bisogno di sapere com’è andata in patria, a Zandvoort, dove sette giorni prima di Monza la Formula 1 ha ripreso il suo cammino post vacanze di questo 2023. Ma quello che sarà successo domenica in Olanda non può mettere certo in discussione chi è il padrone del vapore. Al limite può aver ancora di più mischiato le carte del mazzo in cui la sua è già sta tolta

per manifesta superiorità, magari allungando la lista di quei piloti che lo hanno guardato dal basso del secondo o terzo gradino del podio.

Per cui aspettiamoci un dominio Red Bull con Super Max che vuole vincere in casa della Ferrari e dopotutto non ci sarebbe niente di strano. Come invece sarebbe se accadesse il contrario. Dodici mesi fa c’era la possibilità di avere a Monza una Rossa vincitrice, e in un modo o nell’altro alla fine Charles Leclerc il secondo posto lo ha portato comunque a casa, così come appena giù dal podio è finito Carlos Sainz jr. Dodici mesi dopo la musica è diversa. La

Ferrari può ancora ambire ma le sarà più difficile portare entrambi i piloti sul podio di casa, evento che non le riesce dall’ormai lontano 2010 e più in generale dal gran premio successivo a quello monzese dello scorso anno. Ammesso e non concesso che per Monza da Maranello arrivi all’ultimo momento, come spesso accadeva in passato, un qualcosa che faccia andare più forte la SF-23, la concorrenza è agguerrita tanto da far dire che bel Mondiale se non ci fosse quello là. Mercedes, Aston Martin e appunto Ferrari, sono separate da pochi punti in classifica. A loro va aggiunta la McLaren che sta rimontando alla grande, e ha un ruolino di marcia nelle ultime gare che può consentirle di agguantare il gruppo dei secondi. Così come il valore di chi guida queste monoposto fa brillare gli occhi. A due fuoriclasse come Lewis Hamilton e Fernando

PECCATO...

Un anno fa il vincitore era stato Max Verstappen che ha preceduto Charles Leclerc, ma a far notizia più che l’ennesimo trionfo del pilota olandese era stato l’arrivo dietro la safety-car. Un intervento resosi necessario per una monoposto, quella di Daniel Ricciardo, parcheggiata all’interno del breve tratto di pista che unisce le due curve di Lesmo. Un peccato per come è finita, sia per l’insoddisfatto pubblico, che per la stessa storia della gara la quale forse avrebbe potuto avere un epilogo diverso. Probabilmente avrebbe vinto ugualmente Super Max, ma vedere la Ferrari avvicinarsi alla Red Bull negli ultimi giri…

Alonso, del pacchetto di mischia fanno parte piloti che in futuro potrebbero lottare direttamente per il titolo, come i britannici George Russell o Lando Norris, oltre all’astro nascente australiano Oscar Piastri. Da loro ci si aspetta battaglia vera per un posto al sole, per confermare che anche quando c’è un dominatore as-

soluto e indiscutibile, il resto del plotone può far divertire gli spettatori presenti in circuito o seduti comodamente a casa.

E allora, appunto come fosse un gioco, proviamo a togliere per un momento Super Max dalla scena, eliminarlo dal 2023 e rivedere le classifiche dei vari gran premi. Per prima cosa avremmo cinque

vincitori diversi in dodici gran premi, con la Ferrari che un anno dopo l’ultimo trionfo, Austria 2022, porterebbe a Maranello la coppa del primo. Ci sarebbe finalmente un felice Sergio Pérez che comanda una classifica con 228 punti, 37 più di Alonso. Più o meno come dopo il recente Belgio che ne ha certificati quaranta di vantaggio. Lo spagnolo sarebbe diviso da un solo punto da Hamilton, proprio come lo è ora. Leclerc precederebbe Russell di tre lunghezze e non sarebbe a pari punti come lo è ora. Sainz

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vedrebbe aumentare leggermente il suo distacco dai due davanti mentre Norris sarebbe più vicino allo spagnolo della Ferrari. In sostanza, dietro all’imbattibile Max la situazione sarebbe invariata e ci si potrebbe divertire di certo.

Torniamo alla situazione di fatto, senza se e senza ma. Detto dei team di vertice, passiamo agli altri, a quelli che riempiono la griglia con la speranza di entrare in Q3 al sabato e nei primi dieci la domenica. Comanda l’Alpine, solitaria al sesto posto, senza la paura di essere insidiata da dietro e senza la speranza di raggiungere quelli davanti. Una stagione anonima per la nazionale francese da troppo tempo ancora alla ricerca di un’identità da top team. Sembrava sulla strada giusta con la vittoria in Ungheria del 2021 di Esteban Ocon, ma anche con il quarto posto del Costruttori dello scorso anno. Poi hanno rovinato tutto, per prima cosa non confermando Alonso, poi facendosi scappare il gioiellino Oscar Piastri, e continuando a vivere lotte intestine che erano già costate

la testa al superconsulente del team Alain Prost. Quattro squadre lottano infine per non chiudere all’ultimo posto, quasi fosse un disonore. Anche in questo caso si potrebbe parlare di una bella lotta, che però come logico in pochi seguono con attenzione perché, da che mondo e mondo, gli occhi si hanno solo per chi è più bravo e sta davanti. Williams, Haas, Sauber e AlphaTauri sono divise da pochi punti, gli stessi pochi che sono stati capaci di

racimolare perché gli altri glieli hanno concessi fra rotture inaspettate e incidenti indesiderati. Consolazione da poco ma dopotutto è una legge dello sport. C’è chi vince gare e titoli, e chi queste classifiche le chiude, magari a quota zero. Ma per esser giusti, a Monza, per chi ci andrà, con un occhio segua pure cosa fa Super Max ma con l’altro s’interessi agli diciannove che con molta probabilità lo dovranno inseguire. Lo meritano anche loro.

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Per

la

FERRARI

fin

qui un anno di molti bassi e pochi alti

I cambiamenti con uomini voluti dalla presidenza non ancora dato i frutti sperati con una tifoseria sempre più impaziente

Lia prima degli altri. Questo è il massimo che può aspirare la Ferrari in questa stagione. Se le va bene, la prima dei secondi, appunto. Con una Red

Bull a questi livelli è impensabile, e non corretto, mettere la squadra modenese al pari di quella austriaca. Per cui, ammesso che a fine stagione il Cavallino ag-

guanti il secondo posto fra i Costruttori, il divario fin qui dimostrato è comunque più ampio di una semplice riga di classifica. Solo un anno fa, ameno fino a metà stagione, c’era la pur labile possibilità di sperare nei due titoli a fine Campionato. Dodici mesi dopo la situazione è completamente diversa. Si è passati, prima della pausa estiva, da quattro trionfi e altri sette podi a nessuna vittoria e solo tre podi nel 2023. Numeri impietosi che però non bastano a spiegare il reale stato delle cose. Ciò che testimonia meglio le gerarchie è il distacco che mediamente si avvicina al secondo al giro su ogni pista, decimo più decimo meno. Certo, con un Max Verstappen così anche i grandi del passato farebbero fatica a vincere, ma questa non è una consolazione. Senza entrare in questioni tecniche sulle monoposto più complicate da spiegare da quando esiste le Formula 1, spostiamo il mirino sugli uomini. Quando si parla della Casa di Maranello

Carlos SAINZ JR.

Charles LECLERC

non si può dimenticare la sua storia. Un percorso nato con la visione di un uomo, Enzo Ferrari, numero 1 nel suo genere, inimitabile, a maggior ragione nel mondo attuale. Poi si è passati a Luca Cordero di Montezemolo, anche lui, comunque la si pensi, è stato l’uomo giusto per gestire un nome così importante e pesante. Troppo breve il periodo seguente con Sergio Marchionne per giudicarlo ma di certo aveva le carte per essere il timoniere che serviva. Tutto

ad oggi, a quel John Elkann che è il vero custode della poltrona più delicata. Il nipote di Gianni Agnelli ha in testa ben altre e più importanti sfide che non un pur prestigioso Campionato del mondo e delegare è il compito che tocca in questi casi a uomini come lui. Mesi fa è stato messo da parte Mattia Binotto e inserito Frédéric Vasseur al comando del team. Pretendere subito risultati eclatanti sarebbe stato ingiusto, ma i tifosi non hanno pazienza e non si accontentano di proclami che il più delle volte

si scontrano a fine giornata con una realtà ben diversa. Due parole anche sui piloti in proiezione futura. Charles Leclerc è al suo quinto anno in Rosso e, da contratto, il suo sedile è saldo anche per il 2024. Carlos Sainz jr. è nella stessa condizione di correre in Rosso fino alla stessa data. I prossimi mesi chiariranno cosa succederà ma c’è da scommettere che uno dei due lascerà il posto a qualche collega che sta facendo bene altrove. E magari prima che si

Se vuoi vincere devi avere una RED BULL se vuoi dominare devi avere Super Max

L’olandese sta legittimando di essere un degno numero 1 che, con questa squadra, potrà riscrivere i record della Formula 1

Signori, giù il cappello. In passato lo si è fatto per altri, per Ferrari più volte, e adesso è giusto farlo per un team fatto di cannibali agonistici, che possono avere il sorriso di Christian Horner o il ghigno

di Helmut Marko, entrambi ex piloti che prima di tutti, e più di tutti, capiscono come il talento di Max Verstappen sia fondamentale per fare la differenza. Numeri impietosi lo dimostrano. Da quando lo scorso anno

la Formula 1 ha cambiato volto, a cominciare dall’aspetto aerodinamico, fino allo scorso fine settimana in Belgio di fine luglio si sono disputati trentaquattro gran premi. Ventinove sono finiti nella bacheca della Red Bull. E anche le “garette” del sabato, cinque su sei, hanno visto il team austriaco davanti a tutti. Questo non fa bene alla competitività della massima espressione dell’automobilismo che dovrebbe vivere d’incertezza ma, come insegnava Jean Todt quando comandava la Ferrari mangiatutto, è un problema per tutti gli altri, non per i diretti interessati. Dietro a questi trionfi fatti di inappellabili vittorie, oltre a un ponte di comando di qualità, c’è anche un genio della matita, o del mouse, dal nome di Adrian Newey. Quarant’anni di corse gli hanno insegnato come creare in minor tempo rispetto agli altri progettisti la miglior monoposto, anche quando i regolamenti cambiano e dovrebbero cercare complicare il quadro. Con il suo fare flemmatico lui s’ingegna su cosa fare e tira fuori vetture che

Max VERSTAPPEN

Sergio PEREZ

devono solo essere portate alla vittoria. Poi certo, ci vuole un pilota che lo sappia fare. E a questo punto sono entrati in gioco Horner e Marko che gli hanno messo a disposizione un Campione. I tifosi di Lewis Hamilton, non senza ragioni, recriminano ancora sul risultato finale del Mondiale 2021, a loro dire “guidato” dalla direzione gara verso il pilota del team di bibitari austriaci. Ma il successivo ruolino di Super Max certifica che comunque la si pensi quel titolo è

finito in degne mani. Anche altri Campionati, ad esempio il primo di Michael Schumacher o il secondo di Ayrton Senna, sono ancor’oggi oggetto di controversia fra gli appassionati, quasi fossero un peccato originale da cui non si può prescindere. Ma quello fatto vedere in seguito da questi “usurpatori” ha cancellato ogni dubbio sul loro valore assoluto. Questo è quanto si deve pensare tutte le volte che si pronuncia il nome di Verstappen. Al quale non è chiesto di essere

simpatico e comprensivo, ma solo di andare forte. Cosa che regolarmente gli riesce, non senza però l’aiuto in cuffia di un certo Giampiero Lambiase, il suo ingegnere di pista, che lo striglia quando serve in mondovisione dal muretto box. Due parole infine su Sergio Pérez al quale tocca il compito di vittima sacrificale, anche qui già vista con altri piloti prima di lui. Vincerà ancora qualcosa, magari proprio la gara di Monza, ma il suo incubo si chiamerà per sempre Super Max.

Per la MERCEDES il tempo dei trionfi sembra lontano

Il secondo posto nel Costruttori non basta al team che ha dominato fino a un paio di stagioni fa

Sembrano lontani anni luce i tempi in cui il team di Toto Wolff dominava la scena, gare e titoli con una facilità che ha fatto storia. La lotta tutta Mercedes di quelle stagioni fra Lewis Hamilton e Nico Rosberg, è terminata dopo che il tedesco figlio d’arte non ne aveva più, come si dice in gergo sportivo. Lewis invece ne aveva ancora ed è andato avanti a vincere finché non è arrivato Super Max. Solo che un conto è battere il tuo compagno di squadra,

e qui lo fai soprattutto dall’interno, psicologicamente in prima istanza e in pista subito dopo. Un altro è battersela alla pari contro un avversario rispettato ma non amato, e contro un armata al completo che non puoi “gestire”. Dal finale del 2021 che poteva alzare l’asticella dei titoli vinti, record che il pilota inglese continua a detenere in coabitazione con Michael Schumacher, Hamilton non è più riuscito a dettare legge. Il cambio tecnico di regolamenti ha sicuramente

Lewis HAMILTON

George RUSSELL

fatto la sua parte ma in questo anno e mezzo Lewis ha fatto vedere solo a sprazzi la sua immensa classe. Un tempo così lungo senza vittorie sembrava impensabile quando batteva chiunque e ovunque, ma invece è questo il quadro attuale per Lewis. Triste ma reale. Non molto diverso lo scenario per il tanto osannato, a suo tempo, George Russell. L’inglesino è a nostro parere un degno pilota di un team di testa come la Mercedes. Anzi, visto che le uniche due vittorie di questo anno e mezzo, entrambe in Brasile 2022 fra gara sprint e gran premio vero e proprio, le ha regalate lui a Toto, l’averlo messo sotto contratto scaricando altri piloti non si può dire sia stata una mossa sbagliata. Quella scorsa è stata una stagione che lo aveva portato a chiudere ben più avanti in classifica finale rispetto a Hamilton. Ora invece, almeno fino al Belgio, sembra chiaro come l’ago della bilancia sia tornato

a pendere a favore del compagno di colore, quasi sempre davanti a lui in qualifica e in gara. Ma a ben vedere, tutti questi piazzamenti, pur portando la Mercedes al secondo posto attuale nel Costruttori, non può certo essere visto come un buon risultato. Se poi si analizza quanto conquistato come punti salta all’occhio che sono la metà degli avversari targati

Red Bull, e addirittura la somma di quelli incamerati dai due piloti della stella a tre punte è più bassa di quelli che il solo Verstappen si è messo in tasca. Nel frattempo è già partita la telenovela del rinnovo di Hamilton che terrà banco in casa Mercedes nelle prossime settimane. Ma se Toto vuole tornare a vincere non basta tenersi il recordman della Formula 1. Ci vuole ben altro. Taglia le spese del tuo tagliando con

Avere la coppia di piloti così promettenti

INorris e Piastri stanno diventando sempre più competitivi all’interno di un percorso che era già stato previsto dai tecnici del team di Zak Brown

l team inglese, creato a suo tempo da un neozelandese e gestito ora da un americano, dispone della coppia di piloti giovani più interessante del lotto. Cominciamo da Lando Norris, a cui manca di fatto solo la consacrazione della prima vittoria in Formula 1, quel trionfo che invece ha già sorriso al connazionale George

Russell, ma anche ai transalpini Esteban Ocon e Pierre Gasly. Il suo giorno d’oro poteva già esserlo proprio da noi a Monza due anni fa quando però, comprensibili ordini di scuderia, gli hanno imposto di non attaccare il compagno Daniel Ricciardo che quindi si è preso il Gran Premio d’Italia dopo lo scontro fratricida fa Hamilton

e Verstappen in variante. Non era la prima volta che Lando saliva sul podio circolare brianzolo. Anzi, in Formula 3 nel 2017 aveva vinto una gara con anche due secondi posti. L’anno prima in F.Renault altra vittoria e secondo posto, mentre al suo debutto assoluto a Monza, nell’Italiano di Formula 4, si era preso un terzo posto. Sembrerebbe quindi uno dei più accreditati a far bene da noi, e glielo auguriamo di cuore perché è un ragazzo simpatico. Ma nelle corse conta di più il piede destro e quindi vedremo se riuscirà a conquistare uno dei tre ambiti gradini. C’è da dire che le prestazioni della McLaren, incidenti a parte, sono cresciute. I tecnici della squadra capitanata da Zak Brown avevano messo le mani avanti dopo i test d’inizio stagione dicendo in sostanza di non aspettarsi grandi cose fino all’arrivo dell’estate. Detto, fatto.

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Dall’Austria in avanti, esclusi i fuoriquota Red Bull, sono stati proprio i due “arancioni” a incamerare più punti dei diretti avversari di Mercedes, Ferrari e Aston Martin, le squadre che ambiscono al ruolo di damigella d’onore a fine anno.

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Ma se Norris è ormai una cer-

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tezza a poche gare dall’entrare nel club dei “centenari”, cioè coloro che hanno corso almeno 100 gran premi, Oscar Piastri è invece un debuttante, pur se dal pedigree di prim’ordine visto che fra il 2019 e 2021 ha vinto i tre Campionati internazionali a cui ha preso parte.

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Con Alonso tutta un’altra storia per l’ASTON MARTIN della famiglia Stroll

Se è vero che Red Bull fa un altro Campionato, e quindi di fatto ha già ipotecato i due titoli, è pur vero che c’è anche il Campionato degli altri. Fino a qualche gran premio fa sembrava che a comandare le classifiche dei secondi ci fossero l’Aston Martin e Fernando Alonso. A testimoniarlo resta tuttora il fatto che il team di papà Stroll è quello che fra le altre nove squadre ha portato più volte un suo pilota, e sempre il due volte iridato, sul podio. Sei coppe in otto gare. Roba da leccarsi i baffi. Ma ora sembra che piuttosto di andare avanti la squadra verde si sia plafonata, incapace di battere Ferrari e McLaren. Di certo resta l’aver contribuito a ribadire, semmai ce ne fosse bisogno, il talento di Nando, l’asturiano che vent’anni fa, non ieri quindi, già vinceva in Formula 1 e che se ci riuscisse ancora prima di fine anno tutto sommato non stupirebbe più di tanto. A dover ancora una volta dimostrare di meritarselo un sedile nel Mondiale è l’altro omino verde Lance Stroll, rampollo del proprietario della squadra, che andava ancora all’asilo quando il suo attuale compagno di squadra vinceva con la Renault. Per ora non c’è verso di stare davanti ad Alonso e l’unica volta che ci è riuscito è stato a Barcellona ma solo perché, via radio, Nando ha mandato il messaggio che non avrebbe attaccato il ragazzino, scortandolo fino al traguardo. Cosa che diligentemente ha fatto tanto che gli è arrivato alle spalle otto decimi dopo. Magari un giorno lo spagnolo vorrà tornare a Indianapolis per vincere l’unico trofeo che gli manca, ma ora per come corre teniamocelo stretto in Formula 1, anche se ha già maturato l’età della pensione.

L’arrivo in squadra dell’ex ferrarista ha rivitalizzato alla grande una squadra che può chiudere al secondo posto a fine anno

Fernando ALONSO

Lance STROLL

Da Alfa Romeo ad Audi. Questo il destino futuro del team svizzero. Già in passato, quando per alcune stagioni il nome della compagine elvetica era virato su quello ben più prestigioso di BMW, in quel tempo si era concretizzato l’acquisto da parte dei bavaresi che tuttavia dopo quattro stagioni l’avevano rimesso sul mercato.

Qualcosa di simile si sperava sarebbe successo dopo l’annuncio di Sergio Marchionne della partnership di alcuni anni fa con l’arrivo sulle fiancate delle Sauber del marchio glorioso dell’Alfa Romeo. Ma nemmeno in questo caso la vicenda ha preso una piega diversa e così, fra poche settimane, anche il Biscione uscirà dal team creato da Peter Sauber.

Ora si ripete il gioco ma, a quanto pare, con ben diverse e più solide basi. Infatti nel 2026 il marchio dei quattro anelli sbarcherà finalmente nel Mondiale e lo farà appunto attraverso l’incontro con questa realtà operante in Formula 1 da oltre trent’anni e che, ironia della sorte, oltre ad aver regalato l’unica vittoria alla BMW, a suo tempo fu aiutata concretamente a fare il grande passo dalla Mercedes.

Ma prima del 2026 ci sono ancora tre stagioni da vivere, come l’attuale che per ora non ha raccontato nulla di buono, fatta eccezione per il quinto posto in qualifica del cinese Zhou Guanyu a Budapest, nella stessa griglia cha ha visto il compagno Valtteri Bottas partire una fila dietro, e che al via il pilota asiatico ha vanificato subito con una partenza disastrosa.

Ma a far capire come il team svizzero sia andato indietro, più che la differenza di posizione alla vigilia di Monza, dalla sesta alla nona posizione, sono i punti raccolti, nove contro i cinquantuno di un anno fa.

Per la svizzera SAUBER un salto indietro mortale

In attesa che l’Audi entri in Formula 1 attraverso di loro, il team con sede a Hinwill cerca di sopravvivere come può

Valtteri

BOTTAS

Guanyu

ZHOU

Per ora la HAAS si affida ai risultati di HÜlkenberg ma deve fare di più

Il finale di stagione 2022 aveva lasciato intravedere qualcosa di buono per il team americano.

La pole position di Kevin Magnussen in Brasile, pur se fortunosa, era stata salutata come qualcosa di meritevole, visto l’impegno messo in campo da tecnici e piloti. Però tutto si è dissolto in poco tempo, a cominciare dal licenziamento di Mick Schumacher a fine anno, ad un ragazzo a cui è stato dato il tempo di maturare ma che forse non è stato sufficiente per metterlo in condizione di essere riconfermato. E pensare che per il figlio d’arte del grande Michael qualcuno già prospettava un arrivo a Maranello in futuro. Ma la Formula 1 è un mondo spietato, Helmut Marko insegna, e non può fare sconti.

Per cui quest’anno in Haas si è tornati all’usato sicuro, come lo stesso Marko ha fatto recentemente con Ricciardo, e dunque ecco arrivare Nico Hülkenberg che non partiva al via di una stagione come titolare dal 2019. Il pilota tedesco, l’unico rimasto di una colonia che quando ha debuttato lui era composta da sette elementi, per ora ha colto il miglior risultato stagionale con il settimo posto in Australia, mentre due decimi sono il magro bottino portato a casa fino ad ora dal compagno danese Magnussen.

A rendere allegra e simpatica, agli occhi degli appassionati di Formula 1, la squadra americana con sede in Inghilterra ha nel suo numero uno sui campi di gara un fuoriclasse. Günther Steiner, che al di là del nome teutonico è italiano al cento per cento, è sempre pronto alla battuta e sta diventando ogni

L’unica squadra extraeuropea, dopo aver scaricato Mick Schumacher, non ha ancora trovato la strada per sfondare

giorno di più un personaggio televisivo, anche per la sua schiettezza. La Ferrari ha scel-

to Frédéric Vasseur, ed è giusto lasciarlo lavorare, ma chissà che in futuro…

Kevin MAGNUSSEN

Niko HÜLKENBERG

Le casette dell’Acqua di BrianzAcque entrano in Autodromo

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Per gli uomini di Faenza tornare a Monza è sempre un’occasione importante. Sia perché, Imola a parte, quella nel Parco reale è la gara di casa, sia perché è proprio su questa pista che le uniche due vittorie si sono concretizzate, pur in condizioni diverse, nel 2008 con Sebastian Vettel e tre anni fa con Pierre Gasly. Ma questo era il passato. Ora l’AlphaTauuri, il team di riserva della multinazionale Red Bull, si presenta in Brianza come fanalino di coda del Mondiale. Una posizione mai occupata prima, nemmeno in anni in cui la concorrenza era più agguerrita. Questo stato di cose non può perdurare, men che meno nell’ottica di un team che in parte è gestito da un uomo come Helmut Marko. L’ex pilota della Ferrari sicuramente ha soprattutto occhi per il suo Max che sta dominando, ma non dimentica certo che deve seguire le vicende della squadra fondata dal grande Giancarlo Minardi.

Cosa vuol dire seguire le vicende per uno come lui? Ad esempio, e lo ha già fatto più volte in questi anni, se serve può giubilare un pilota e consegnare il sedile a un altro. Un messaggio indiretto per tutti quei ragazzi, e sono tanti, che ruotano nell’orbita Red Bulll nelle serie minori in attesa del grande salto. L’ultimo esempio è di poche settimane fa. L’olandese Nick De Vries, splendido debuttante un anno fa qui a Monza e approdato all’AlphaTauri ad inizio anno, era pronto a far decollare finalmente la propria carriera. Invece, dopo la deludente prova di Silverstone, l’ennesima a sentire Marko, ecco il suo licenziamento in tronco. Al suo posto è arrivato Daniel Ricciardo, l’usato di fiducia di casa Red Bull. Per ora però gli unici tre punti, frutto di altrettanti decimi posti, li ha portati a Faenza la “formichina nipponica” Yuki Tsunoda.

A Monza tutti sperano nella rinascita dell’ALPHATAURI

Il team austriaco ha riportato nel Mondiale Daniel Ricciardo, ma è ancora lontano dai fasti recenti

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Se tutti puntano il dito contro la Ferrari per i risultati fino ad oggi al di sotto delle aspettative, non si capisce perché lo stesso discorso non si possa fare per questo team. Non confondiamoci, perché si pronuncia Alpine ma fino a prova contraria si chiama Renault. Un solo podio con Esteban Ocon, pur prestigioso perché ottenuto sulla pista che per certi versi è di casa come Monte Carlo, e un altro agguantato da Pierre Gasly nella gara corta del sabato a Spa-Francorchamps, non possono bastare a riempire un piatto che piange. I due piloti francesi viaggiano mediamente a cavallo fra la zona punti e quella di nessuno, ma a far parlare ultimamente sono state soprattutto le lotte interne che hanno portato alla vigilia delle vacanze a una rivoluzione degna di un ministero nel caos. Con l’uscita di scena di tre figure fondamentali fra cui il team manager Otmar Szafnauer, oltre a due storici tecnici come Pat Fry e Alan Permane, si stanno rivivendo in Formula 1 situazioni che, per restare in tema, non molti mesi fa sono state oggetto di ben altre discussioni quando si è trattato della Ferrari.

Non ci siamo per l’ALPINE, che deve sperare nel 2024

Due soli terzi posti, sono poca cosa rispetto a quello che ci si aspetta dalla Ferrari di Francia.

sembra impossibile che possa a sua volta scalare le posizioni e prendersi, a danni della McLaren, il quinto posto. Anche i due alfieri transalpini, fermi a quota uno per quanto riguarda il palmarès di vittorie, fra l’altro con Gasly che se l’è presa proprio da noi nel 2020, per tornare sul gradino più altro del podio devono sperare in un cataclisma là davanti.

Ora l’Alpine è comodamente sesta in classifica Costruttori e ben difficilmente sarà raggiunta da chi insegue come Williams e Haas. Così come

Pierre

Esteban

Ora il nome WILLIAMS finalmente non è più l’ultimo della lista

Per anni abbiamo continuato a scrivere che era un peccato, quasi una lesa maestà, leggere il nome Williams confinato nella parte meno nobile della classifica, vederla arrancare in fondo alla griglia, dando nemmeno la benché minima speranza di risalire la china. Per quattro volte nelle ultime cinque stagioni la scuderia più inglese che calca il paddock ha chiuso ultima. Disperatamente e tristemente ultima. Certo, saremo nostalgici ma non ingenui da non sapere che la storia di Sir Frank era finita già da tempo, e che anche l’attuale compagine societaria non è di certo fatta di racing men al cento per cento.

Le prestazioni di Albon fanno ben sperare per un team che sta lottando per riprendere posto nei piani nobili

Ma qualcosa si è mosso, i risultati seppur con il contagocce stanno arrivando, sia in prova che in gara. Soprattutto per merito di Alexander Albon, fatto fuori da Helmut Marko in Red Bull a fine 2020 e rientrato in Formula 1 lo scorso anno dopo una stagione di purgatorio con la Ferrari 488 del Campionato DTM. Fra parentesi il ragazzo inglese con passaporto tailandese a Monza è già salito sul podio in Gp3, Formula 2 e DTM appunto. Ma se ce la facesse domenica 3 settembre sarebbe clamoroso. Per ora gli basta continuare a fare bene e un giorno

chissà che qualche team di punta lo metta sotto contratto. Chi invece queste speranze non le ha è il suo compagno in Williams, Logan Sergeant. L’americano nato l’ultimo giorno del 2000 finora non ha convinto, nemmeno nelle sue passate stagioni nelle formule minori. Ma Liberty Media che ha già portato a tre i gran premi made in USA aveva bisogno di un pilota a stelle e strisce in griglia. Quindi…

Alexander ALBON

Logan SARGEANT

Classifiche Piloti e costruttori

Programma Gare

Venerdì 1 settembre

09:55-10:40 FIA FORMULA 3 (Prove Libere)

11:05-11:50 FIA FORMULA 2 (Prove Libere)

13:30-14:30 FORMULA 1 (Prove Libere 1)

15:05-15:35 FIA FORMULA 3 (Qualifiche)

16:00-16:30 FIA FORMULA 2 (Qualifiche)

17:00-18:00 FORMULA 1 (Prove Libere 2)

18:35-19:20 PORSCHE MOBIL 1 SUPERCUP (Prove Libere)

Sabato 2 settembre

09:35-10:20 | FIA FORMULA 3 (Sprint Race)

11:05-11:35 | PORSCHE MOBIL 1 SUPERCUP (Qualifiche)

12:30-13:30 | FORMULA 1 (Prove Libere 3)

14:15-15:05 | FIA FORMULA 2 (Sprint Race)

16:00-17:00 | FIA FORMULA 1 (Qualifiche)

Domenica 3 settembre

8:20-09:10 | FIA FORMULA 3 (Gara)

10:00-11:05 | FIA FORMULA 2 (Gara)

11:55-12:30 | PORSCHE MOBIL 1 SUPERCUP (Gara)

15:00-17:00 | FORMULA 1 (Gara)

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Monza è il crocevia fondamentale per la

Tre piloti d’esperienza, Pourchaire, Vesti e Iwasa sono i candidati alla corona che apre le porte della Formula 1

La Formula 2 arriva a Monza nel weekend del Gran Premio d’Italia, ultima tappa in calendario prima della chiusura del Campionato sul circuito di Yas Marina. La corsa al titolo iridato giunge al Tempio della Velocità ancora aperta, con i tre ripetenti Théo Pourchaire, Frederik Vesti e Ayumu Iwasa, al loro terzo anno in Formula 2, distanziati da una manciata di punti in classifica Piloti, mentre lotta per la conquista del titolo riservato alle

squadre è condotta dalla scuderia francese ART Grand Prix e dalla vicentina Prema, impegnate in un interessante testa a testa.

La stagione 2023 ha avuto inizio a marzo in Bahrain, sul circuito di Sakhir, dove schierati dagli undici team in gara, affianco a piloti più esperti, c’e-

rano ben dieci debuttanti tra i quali il vincitore della Formula 3 2022 Victor Martins. Tra i “ripetenti” è tornato ad avere un sedile da titolare anche Juan Manuel Correa, stabilmente in Formula 2 per la prima volta dopo l’incidente di Spa-Francorchamps in cui nel 2019 perse la vita Antoine Hubert.

rincorsa al titolo della FORMULA 2

Sin da subito il Mondiale si è dimostrato molto equilibrato ma ricco di sorprese, grazie alle prestazioni altalenanti dei piloti più rodati in lotta per il titolo, e la rivelazione di esordienti o meno esperti come Oliver Bearman, Enzo Fittipaldi e Jack Doohan, dimostratisi in grado di lottare per la vittoria. Più pre-

stazionali nelle Feature Race che nelle Gare Sprint, i due ex compagni ai tempi dell’ART Gp arrivano alla pausa estiva distanti solo una dozzina di punti, con un’unica vittoria in Bahrain su otto podi totali per Pourchaire e quattro gradini più alti (Arabia Saudita, Monaco, Spagna e Gran Bretagna)

sui sette conquistati per Vesti. Mentre il danese si prepara al debutto in Formula 1 nelle prove libere del Gran Premio del Messico le carte sono ancora tutte in tavola, con il nipponico Iwasa agguerrito e cresciuto nel corso della stagione e distante solo una ventina di punti da Vesti. Nel frattempo il debuttante britannico Bearman, si è dimostrato l’astro nascente da tenere sott’occhio. L’esordiente di Prema ha firmato entrambe le gare in Azerbaijan, a pochi giorni dal diventare maggiorenne, ripetendosi in Spagna nella gara della domenica e regalando così punti preziosi per il team vicentino. Giunto a Monza, cuore pulsante dell’automobilismo italiano, il destino del Campionato 2023 quindi è una tela ancora in bianco, pronta ad essere dipinta con l’emozione e l’azione che solo il Motorsport sa offrire.

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In FORMULA 3 probabile passerella d’onore per il brasiliano Bortoleto

La Formula 3 arriva a Monza con il suo nono e ultimo appuntamento in calendario. Sebbene la lotta al titolo iridato sia ancora aperta, è il debuttante brasiliano Gabriel Bortoleto a dominare il Campionato sin dalla prima gara, mettendo così fin da subito l’ipoteca sul Titolo mondiale. Al via stagionale in Bahrain hanno fatto il loro esordio diciannove piloti mentre i restanti undici erano già presenti nella categoria.

Tra i volti noti spicca la tedesca Sophia Flörsch con PHM Racing, unica donna con un sedile da titolare in Formula 3. La Flörsch, ottenendo il settimo posto nella Feature Race al Gran Premio del Belgio, è entrata nella storia diventando la prima donna a conquistare punti iridati in una gara di Formula 3. Nel frattempo è Bortoleto, a bordo della sua Dallara Formula 3 gestita dall’italiana

vari Pepe Martí, Zak O’Sullivan, Franco Colapinto, Dino Beganovic condensati dentro una

Trident, a guidare il Campionato con costanza, vincendo in Bahrain e Australia, con l’estone Paul Aron secondo a 38 punti di distanza.

La lotta dietro la testa della classifica, oltre ad Aron, vede i

dozzina di punti di distacco. Nonostante un errore di strategia di Trident a Spa-Francorchamps i team avversari tuttavia non colgono l’occasione di recuperare sul brasiliano, rimandando, salvo indicazioni diverse da Zandvoort, ogni decisione per il titolo Piloti alla sfida finale di Monza. A comandare il vertice della classifica a squadre invece è la vicentina Prema Powerteam con 301 punti, seguita da Trident a 276. La tappa di Monza sarà così cruciale per decretare i vincitori, almeno di quello riservato ai team, mantenendo quindi alto l’interesse fino alla fine.

CLASSIFICA PILOTI CAMPIONATO DI FORMULA 3

Porsche SuperCup, unica corsa a ruote coperte al festival delle monoposto

Dopo l’appuntamento olandese sul circuito di Zandvoort, anche il Campionato del mondo di Porsche Mobil 1 Supercup si prepara a fare il bilancio della stagione nel “Tempio della Velocità” con il suo ottavo e ultimo evento. Unica competizione a ruote coperte che affianca lo show della Formula 1 nel finesettimana monzese, il Campionato monomarca ha debuttato nel weekend del 28 maggio, durante il Gran Premio di Monaco, a seguito della mancata apertura di stagione 2023 che inizialmente doveva tenersi a Imola.

Schierati in pista undici team provenienti dai diversi Campionati nazionali, tra i quali

Dinamic GT e Ombra Racing, parallelamente impegnati nel Porsche Carrera Cup Italia (che approderà a Monza nell’Aci Racing Weekend del prossimo 1617 settembre).

A bordo delle Porsche 911 GT3 Cup (992), ventisette conducenti tra i quali nomi di spicco del panorama motoristico mainstream come il cinque volte Campione del mondo di Moto

Gp Jorge Lorenzo, anch’egli contemporaneamente impegnato nel Cup Italia, e l’ex pilota di Formula 1 Timo Glock, in pista come conducente “guest” per il solo evento di gara a supporto del Gran Premio di Ungheria. A guidare la classifica generale, al momento in cui scriviamo, ossia prima del weekend olandese, è il pilota danese di BWT Lechner Racing Bastian Buus, dal 2020 nell’ambito del monomarca tedesco.

Alle spalle di Buus vi è il compagno di squadra Harry King, mentre sul gradino più basso del podio troviamo l’ex pilota di Formula 2 Dorian Boccolacci. Grazie a Buus e King, Lechner Racing svetta nella classifica squadre, distanziata di circa cinquanta punti da CLRT, team fondato dall’ex Campione francese Côme Ledogar. A celebrare sul gradino più alto della classifica “rookie” attualmente vi è il debuttante Alessandro Ghiretti, sesto in classifica generale. Con l’avvicinarsi della conclusione della stagione 2023 però la lotta a chi alzerà il trofeo del Campionato del mondo di Porsche Mobil 1 Supercup è ancora aperta, con le prime quattro posizioni condensate in soli 20 punti.

“Mettere in discussione Monza è da stupidi,

René Arnoux racconta in questa intervista il suo amore per Monza, dove ha vinto il Gran Premio da “neoferrarista”

Il massimo l’ha toccato il 12 settembre del 1982, quando è diventato il vincitore numero 38 nella storia del Gran Premio d’Italia. Ma per René Arnoux, grande pilota francese dalla simpatia innata, e dall’attuale residenza sul lago di Garda, Monza non è solo il ricordo di quel magico giorno. Ce lo racconta in parte attraverso questa intervista.

Quando s’incrociano la storia di Monza e la tua, René? In due modi diversi, tutte e due nei primi anni Settanta. Nel venire a vedere il Gran Premio e quando giravi nel Parco e sentivi nell’aria il suono di questi motori fantastici, da sogno. Su tutti c’era il dodici cilindri Matra, e chi l’ha ascoltato sa cosa intendo. Poi c’è stata la parte professionale del periodo in cui lavoravo come meccanico da Virgilio Conrero.

Per cui una tuta diversa da quella che usavi come pilota…

…ma altrettanto importante. Io ho un ricordo bellissimo e intenso dei miei giorni a fianco di Conrero, Un uomo a cui devo tanto e chi mi ha insegnato l’arte di lavorare sui motori. Quando ho iniziato a correre mi arrangiavo da solo a sistemare le parti meccaniche delle monoposto grazie soprattutto a quello che avevo imparato da lui a Torino.

Un ricordo di quel periodo?

1972, veniamo a correre qui con la Opel guidata da Giorgio Pianta. Al sabato abbiamo un problema e allora carichiamo il motore per tornare in officina a Torino.

Si lavora tutta la notte ma poi in gara vinciamo. Ai nostri avversari diretti la cosa non va giù e chiedono ai commissari tecnici di controllare il nostro motore. Tutto a posto e quindi, come dite in Italia? Cornuti e mazziati?

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Da meccanico a pilota di Formula 1…

Prima però c’è un altro passaggio della mia Monza. Il fine settimana che precede il Gran Premio d’Italia del 1973, il Campionato francese di F.Renault viene a correre sulla pista junior. Al sabato vinco la batteria e il giorno dopo sono in testa nella finale. Mi si rompe il cambio e la vittoria se la prende Patrick Tambay. Capita, nell’automobilismo. Quello di particolare però è il pensare

che, esattamente dieci anni più avanti, io e lui siamo i due piloti, sempre qui a Monza, della Ferrari. Chi l’avrebbe mai detto quel giorno del 1973?

Poi, appunto, diventi un professionista del volante.

Nel 1978 debutto con la Martini, un piccolo team francese con cui avevo sfiorato il titolo due anni prima in Formula 2. Corro poi le ultime gare per John Surtees che mi propone di restare con lui la stagio-

distributore autorizzato

ne seguente. Ma la Renault mi aveva detto che volevano schierare due monoposto e John, da ex pilota, capisce e mi lascia libero.

Inizia l’era del turbo. Un dramma i primi tempi. Avevamo il monoturbo e la risposta era così lenta che dovevi guidare in modo totalmente differente da chi utilizzava l’aspirato. Poi, con l’arrivo del biturbo, le cose sono migliorate e abbiamo iniziato a vincere.

…e a fare le pole position… La mia specialità.

Il famoso “Giro della morte”. Per gli altri, forse. Per me è sempre stato il “Giro della Felicità”. Dovevi chiedere tutto alla macchina e a te stesso per quel paio di minuti in pista. Amavo quella sensazione e, nonostante non ci fossero comunicazioni dirette con i box, capivo subito senza sbagliarmi mai che avevo fatto il giro più veloce. E poi pensavo: io fin qui sono arrivato, per gli altri sarà dura battermi!

Infatti, fra il 1979 e il 1983 fai diciotto pole. Nessuno come te. Poi però c’erano le gare... …e qui la musica cambiava. Il problema che avevamo in Renault era l’affidabilità non le prestazioni.

Arnoux con la Ferrari 126 C3 del 1983 con cui sfiorò il titolo, oltre a giungere secondo a Monza

Albiate (MB)

Un momento della cavalcata vittoriosa con la Renault nel 1982

Restiamo a Monza nei tuoi anni in “giallo”.

Le prime due volte non è andata bene. Due ritiri e a casa. Poi però c’è il 1982…

Racconta.

Il primo aggettivo che mi viene pensando a quel fine settimana è: Spettacolare! Partiamo però da qualche mese prima. A fine giugno mi accordo con Enzo Ferrari per correre il 1983 con le sue macchine e lui mi dice che però l’annuncio ufficiale sarà dato solo dopo le prove del sabato di Monza. Va bene, ma gli anticipo che per correttezza l’ho dirò comunque al direttore sportivo della Renault perché abbia tempo di trovare il mio sostituto. La pole la fa Mario Andretti con la Ferrari e io sono solo sesto a più di un secondo e mezzo. Pazienza.

Poi però al via parto bene e alla chicane sono già terzo. Esco secondo dall’Ascari e poi in Parabolica salto Tambay e vado in testa. Da sesto a primo in un solo giro. Niente male…

Poi non ti ha ripreso più nessuno.

In effetti è così. Ma quello che solo io sapevo in quel momento era che avevo una piccola perdita di benzina che mi stava inzuppando a poco a poco la tuta. Dentro la mia Renault, lan-

ciato al massimo nemmeno mi sfiorava l’idea che anche una semplice scintilla mi avrebbe trasformato in un cerino acceso. Avevo un solo obbiettivo e mi è andata bene, tanto che nel giro di rientro sono rimasto a secco.

René Alexandre Arnoux

Francese di Grenoble, dove è nato settantacinque anni fa, ha iniziato come meccanico da corsa per poi tentare la carriera di pilota nel 1972. L’anno dopo vince il titolo nazionale di F.Renault e nel 1977 l’europeo di Formula 2. Debutta nel Mondiale con la Martini nel 1978 e dalla stagione seguente è al volante della Renault turbo. Quattro anni per la Casa francese fruttano quattro vittorie e quattordici pole position, con però solo due sesti posti a fine anno. Nel 1983 passa alla Ferrari con cui sfiora il Mondiale Piloti il primo anno, stagione in cui comunque contribuisce con i suoi punti all’ottavo alloro Costruttori nella storia della Casa emiliana. In due anni conquista tre vittorie e colleziona quattro pole position. Dopo la gara d’apertura del 1985 chiude improvvisamente il suo contratto con Maranello e resta fermo tutta la stagione.

Torna in Formula 1 nel 1986 e, per quattro anni, è al via del Mondiale con la francese Ligier, dove però i risultati sono al di sotto delle aspettative. La mattina del suo ultimo gran premio, in Australia il 5 novembre 1989, come segno di riconoscenza verso un mondo che gli ha dato tanto, regala a tutti i piloti presenti un’agenda personalizzata con un pensiero per ognuno di loro. Un gesto di classe che spiega in modo chiaro il carattere aperto di René.

Quella domenica a Monza c’era il presidente italiano Sandro Pertini che disse: “Oggi hanno vinto i francesi”.

Vero, ma dal giorno prima con l’annuncio fatto da Piccinini (direttore sportivo Ferrari, ndr) anch’io ero un diventato un po’… italiano. La conferma l’ho avuta in aeroporto al lunedì con il titolo della Gazzetta che diceva: Tre piloti della Ferrari sul podio.

Nasce nel 1923 e dopo Luigi Tagliabue è arrivata alla quarta generazione. Sempre al fianco degli automobilisti con servizi prestati da Tecnici qualificati e specializzati in: Pneumatici, Meccatronica, Revisioni Ministeriali, Gestione Flotte ed Omologazioni del sistema ruota.

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Sesto S.G.

Il pilota francese durante la nostra intervista

E allora parliamo della tua Monza in Rosso. 1983 e 1984. Nulla vale in Formula 1 come correre per la Ferrari. Quando vincevo con la Renault ti dicevano: bravo. Quando vincevi per la Ferrari sembrava una festa nazionale e ti sentivi orgoglioso. Entravi in pista con il Cavallino, specie a Monza e Imola, e sentivi sì il calore dietro la schiena. Non era il motore, erano i tifosi.

Nel 1982 come detto vinci a Monza con la Renault e nel 1983 sei secondo con la Ferrari.

Quella volta potevo fare il bis. Sono arrivato a pochi metri da Nelson Piquet, ma nelle fasi centrali della corsa il duello con Eddie Cheever, proprio il pilota che mi aveva sostituito in Renault, mi è costata una possibile vittoria.

E forse il titolo, visto che poi te lo sei giocato con Piquet fino all’ultima gara.

Forse. Ma in verità quello che ha inciso di più è stato il ritiro a Detroit quando avevo la gara in pugno.

Poi altre cinque volte a Monza in Formula 1. Poca roba. Solo ritiri e arrivi lontano dai punti.

Entriamo nell’attualità. Qual è il pensiero sulla Formula 1 moderna di Arnoux?

La rispetto, ci mancherebbe altro, ma non mi piace.

Forse perché è così diversa dalla tua di quarant’anni fa. Non sono mai stato il tipo che dice: ai miei tempi sì che era meglio. Ognuno è figlio del periodo che ha vissuto e questo vale anche per me. Tuttavia non posso nascondere le differenze. Ho l’impressione che oggi, fra i piloti, ci sia più “egoismo” e meno amicizia. Gli interessi in gioco, e l’evoluzione esasperata della tecnica, hanno snaturato il senso stesso dell’essere pilota. Per farmi

capire ti faccio un paragone. Noi, una volta giunti in Formula 1, coronavamo una passione. Oggi fanno un mestiere, vanno a lavorare.

Un lavoro ben retribuito e più sicuro?

Infatti, oggi un pilota di un top team guadagna in una stagione più di quello che io ho portato a casa in carriera. Ma questo non è un aspetto che guardo con invidia. Anzi. Ho sempre pensato che se i soldi ti rendono cretino vuol dire che comunque vali poco come persona. E questo non è riferito solo al mondo dello sport. Inoltre tutto questo bussiness ha fatto in modo di trasformare i gran premi in show che durano più della stessa gara. Per cui mi domando: i piloti oggi si divertono?

Però non puoi negare che oggi si rischia meno a correre in macchina.

Giusto, per certi versi. Stupido

è pensare che chi è più bravo è solo perché ha meno paura ad entrare al limite. Ma per me sbagliare e finire in ghiaia dovrebbe fare ancora la differenza rispetto a sbagliare e finire in un ampio parcheggio per poi rientrare come se nulla fosse successo.

Chiudiamo con la nostra, la tua, Monza. Quando arrivai in Formula 1 ogni anno Monza era messa in

discussione, e nel 1980 infatti andammo a Imola per il Gran Premio d’Italia. Una stupidata, allora come oggi, perché Monza è la Bibbia del Motorsport, un luogo intoccabile e incancellabile. Io stesso vengo invitato da più parti, ma se posso scegliere un autodromo dove passare il fine settimana di una gran premio non ho dubbi. Vengo qui, nella mia, nella tua, nella Monza che è patrimonio di questo sport.

Nell’altra pagina, René nel 1984 affiancato allo svedese Stefan Johansson che pochi mesi dopo lo sostituirà in Ferrari. Qui accanto, il podio del 1982 con i due ferraristi dell’epoca, Patrick Tambay e Mario Andretti, e quello del futuro, appunto René Arnoux.

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Ora sono la marea orange di Verstappen, ma in passato altri tifosi amavano Monza

Quest’anno, ma anche dodici mesi fa per la verità, i tifosi che andranno per la maggiore a Monza, esclusi quelli vestiti di rosso Ferrari, saranno quelli provenienti dai Paesi Bassi. Logico, se si pensa al pilota che ormai rappresenta una nazione intera. Max Verstappen con le sue gesta riesce a calamitare l’interesse, non ultimo quello economico, di un intero popolo. Una ventina d’anni fa, quando anche lui era fra gli iscritti al Gran Premio d’Italia, papà Jos al massimo riusciva a far scendere in Brianza gli amici d’infanzia. Il pargolo bicampione del mondo siamo certi invece che un giorno o l’altro riuscirà a scomodare anche il re e la regina d’Olanda e farli assistere dal vivo a una sua vittoria in qualche autodromo sparso per il mondo.

Eppure un breve riassunto del tifo degli anni che furono ci riporta alle cronache dei dana-

rosi sostenitori del grande Juan Manuel Fangio, giunti via aerea dalla lontana Argentina per incitare il loro eroe nella lotta per il titolo iridato contro il torinese Nino Farina nel 1950. Oppure, per venire a tempi più recenti, l’invasione dalla vicina Svizzera per spingere l’amato Clay Regazzoni, che peraltro regalò loro due vittorie con la Ferrari nel 1970 e 1975. Erano anni di derby con i vicini austriaci che si sgolavano per il loro Niki Lauda. Ma altri nomi in seguito hanno calamitato la passione di un popolo, come il finlandese Kimi Raikkonen o lo spagnolo Fernando Alonso, sostenuti dai ferraristi duri e puri quando correvano anche loro per la Casa di Maranello.

Nel momento giusto pure i nostri piloti hanno avuto i loro cori da stadio ma, purtroppo, sono ormai lontani i giorni felici di Michele Alboreto o Riccardo Patrese che partivano con concrete

chance di vittoria nell’agognata gara di casa. Ora invece non abbiamo al via, per l’ennesima volta, un nostro portacolori per cui, che siano spagnoli o monegaschi, alla fine agli italiani non resta che tifare per uno straniero. Purché vestito di rosso.

Con la mostra “Un Gran Premio lungo

Nei locali della villa Borromeo sono esposti una serie di immagini storiche, modelli in scala, caschi e tute

Il Gran Premio d’Italia è depositario di una storia che ha già superato il secolo di vita, essendo nato nel settembre del 1921. Dall’anno successivo Monza è diventata la sede naturale di questo evento e, oltre alla logica declinazione che riguarda la capitale brianzola, anche i paesi limitrofi godono della fama di questo appuntamento sportivo così importante. Proprio partendo da un concetto di “interesse riflesso” l’amministrazione comunale di Arcore ha pensato giusto rendere omaggio a suo modo al gran premio che ogni settembre richiama migliaia di appassionati, di cui alcuni sono anche cittadini arcoresi.

A partire da sabato 26 agosto e fino a domenica 10 settembre, nei locali della Villa Borromeo di Arcore, si tiene una mostra dedicata alla corsa automobilistica più importante della nostra nazione dal titolo: Un Gran Premio lungo 100 anni. Curatore della mostra è il giornalista arcorese Enrico Mapelli che ha raccontato questo centenario soprattutto attraverso decine di

fotografie inedite, unito a materiale appartenuto ad alcuni piloti, come caschi e tute, oltre a decine di modellini in scala delle monoposto che hanno disputato la gara monzese.

“Ripercorrere la storia del Gran Premio d’Italia, in parte, equivale a ripercorrere la storia stessa dell’automobilismo sportivo”.

Queste sono le prime parole del curatore, che aggiunge: ”Per cui nelle didascalie che accompagnano le immagini esposte ho pensato fosse giusto inserire anche dei riferimenti che vadano ben oltre il semplice dato sportivo”. Logico quindi trovare scatti che raffigurano la partenza o l’arrivo del gran premio, ma è anche possibile visionare a fianco di questi l’immagine della tribuna vuota del 2020 causa Covid, oppure un bel primo piano dell’avvocato Gianni Agnelli, spesso presente al box Ferrari per le prove del sabato.

Oltre alle centinaia di fotografie esposte altrettanto interessante ed esaustivo è lo spazio, anch’esso condito da immagini di pertinenza, che racchiude in dieci vetrine espositive i modelli in scala di queste auto così iconiche, che vanno dall’Alfa Romeo di Tazio Nuvolari fino alla Ferrari dello scorso anno di Charles Leclerc, passando per elementi unici come la Lotus turbina del 1971 o le Mercedes vincitrici degli anni recenti.

storia per immagini della corsa automobilistica più importante d’Italia con il patrocinio di

Curatore Enrico Mapelli in collaborazione con Alberto Carobbio, Guido Gnemmi, Ettore Pitonzo Immagini di Archivio Automobile Club Milano, Archivio SIAS Autodromo di Monza, Massimo Campi, Walter Consonni, Giancarlo Favaro, Enrico Mapelli, Claudio Pezzoli, Giorgio Proserpio, Maurizio Rigato, Ugo Vicenzi organizza dal 26 agosto al 10 settembre 2023* presso la Villa Borromeo la mostra di immagini e memorabilia

* per gli orari d’apertura consultare il sito comune.arcore.mb.it

100 anni” anche Arcore celebra la corsa

Per comprendere anche la dinamicità di un gran premio è presente inoltre un bel diorama del box Ferrari del 2019. Altro materiale inserito nella mostra, e dall’assoluto valore, è sicuramente quello personale appartenuto ad alcuni piloti, dal casco a scodella di Juan Manuel Fangio donato a una nobildonna romana che lo indossava ogni qual volta si metteva a scorrazzare per le strade della capitale, passando per le tute a noi care dei fratelli monzesi Tino e Vittorio Brambilla, fino a quella ancora segnata dal fuoco e dai tagli che salvò la vita di Gerhard Berger nell’incendio della sua Ferrari a Imola nel 1989.

La mostra come detto resterà aperta anche la settimana che segue quella del Gran Premio d’Italia del prossimo 3 settembre, e in ogni caso per chi fosse

interessato a visitarla, segnalando che l’ingresso è gratuito, si consiglia di consultare il sito del Comune di Arcore per gli orari d’apertura.

L’albo d’oro del Gran Premio d’Italia dal 1950

06.09.2015

04.09.2016

03.09.2017

02.09.2018

08.09.2019

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