New Demo Magazine - Settembre 2013

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IL NUOVO MENSILE DI INFORMAZIONE GRATUITA / n. 23 SETTEMBRE 2013

 Speciale Scuola

 Sport

IL CARO LIBRI ALLARMA LE FAMIGLIE

ENEL BASKET BRINDISI

Con l'avvio del nuovo anno scolastico presi d'assalto i mercatini dell'usato

Roster al completo per coach Piero Bucchi. Scopriamo chi sono i protagonisti del prossimo campionato

 Movies

ANGELO BIANCO, IL RAGIONIERE DELLA MAFIA A Brindisi l'anteprima nazionale del film diretto dal conterraneo regista Federico Rizzo

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TEO TEOCOLI

“Grazie a Jannacci ho trovato la mia strada”





Sommario

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IN QUESTO NUMERO

People

Pagina 8 / Interview

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TEO TEOCOLI. GRAZIE A JANNACCI HO TROVATO LA MIA STRADA

Pagina 12 / Contemporary

MAURIZIO MATTIOLI

LA RICCHEZZA DELL'ALTRO

Pagina 25 / Speciale Scuola

Presentato a Mesagne il film"Verso Nord"

ISTITUTI SUPERIORI A BRINDISI, STOP AI TRASFERIMENTI

Pagina 27 / People Focus On

ANGELO BIANCO, IL RAGIONIERE DELLA MAFIA

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Da Brindisi sino al tetto del mondo

STEVE JOBS. QUANDO IL MARKETING FA VOLARE LA QUALITÀ

Pagina 28 / Salute GIUSEPPE, MEDIA.DIPENDENTE LA SECONDA PARTE

Pagina 32 / Libere Riflessioni VIVA I LIBRI LE GRANDI CITAZIONI

GLI INCENDI BOSCHIVI IN ITALIA Le cause e il numero

Movies

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Pagina 46 / Considerations EQUILIBRIO È LA PAROLA CHIAVE

ENEL: ROSTER AL COMPLETO La squadra di Bucchi pronta al secondo campionato di massima lega Sport

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Fuori dalle righe

Editoriale di Agnese Poci / Direttore DemoMagazine

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arissimi lettori e lettrici di Demo Magazine, ci ritroviamo a settembre, mese in cui tutto sembra avere un nuovo inizio. Rientro al lavoro, a scuola, riprese di diete e palestre … Appuntamenti fissi cui molti di noi non possono sottrarsi. Allora, tanto vale affrontare le nostre giornate così, come viene, sfoderando un sorriso disarmante contro ogni piccola grande difficoltà della vita. In questo numero, lo facciamo ospitando due importanti protagonisti della comicità italiana, Teo Teocoli, che prossimamente sarà a Brindisi con il suo nuovo spettacolo e Maurizio Mattioli, già ospite a Mesagne per presentare un film in cui interpreta un ruolo drammatico. La nostra provincia come location di pellicole prestigiose: un leitmotiv che torna anche con il film presentato da Lorenzo Flaherty, Federico Rizzo e Donald Vergari a Brindisi e che abbiamo visto in anteprima nazionale anche per voi. Settembre, dicevamo, è il mese del rientro sui banchi di scuola: per questo ampio spazio è stato concesso ai nostri redattori, per raccontare più aspetti di questo momento, fondamentale per l’istruzione dei nostri ragazzi e pesante, per molti versi, per le tasche dei genitori. Si va dal paventato accorpamento di alcuni istituti scolastici brindisini, sino al caro scuola e al mondo dei mercatini dell’usato. Non mancano le nostre rubriche fisse sull’arte, le sezioni dedicata alla narrativa, alla scrittura creativa e allo sport, con un focus sul nuovo assetto dell’Enel Brindisi Basket. Si ritorna ai ritmi frenetici di ogni giorno, dopo scatti al mare e serate trascorse in compagnia di amici e parenti lontani. Istantanee di momenti felici, che in alcuni casi sembrano crudelmente destinati a durare poco. In questi casi un atteggiamento positivo non basta. Spesso la vita ci mette dinanzi a delle realtà difficili da superare, specialmente quando ci si ritrova a fare i conti con giovani vite spezzate, sia che abbiano fatto parte delle nostre esistenze o meno. Il dolore è lecito e necessario dinanzi a simili scomparse, ma un modo per affrontarlo è condividere esperienze, racconti di vita con gli altri. Ognuno di noi ha vissuto esperienze simili e per rendere meno pesante il fardello di ognuno, Demo Magazine ha deciso di proseguire con la sua rubrica Memories. Non servirà a sciogliere le nostre paure, ma potremo dire di averle affrontate insieme. Buona lettura,

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INTERVIEW

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INTERVIEW

TEO TEOCOLI “Grazie a Jannacci ho trovato la mia strada”

di Agnese Poci

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attatore della tv, sul grande schermo è dotato di una voce che emoziona, ma che sfodera con eleganza e modestia. È un uomo dalle mille passioni, Teo Teocoli, che inizia la sua carriera negli anni '60 come cantante del gruppo I Quelli, che presto si sarebbe trasformato in uno dei gruppi che hanno fatto la storia del progressive rock italiano, la PFM. Contemporaneamente, però, non tralascia l’amore per la risata e si trasforma lentamente in comico, esibendosi presso lo storico Derby Club, locale milanese che ha dato i natali ai più famosi cabarettisti italiani. Il luogo è di quelli magici, tant’è che qui Teocoli incontra Massimo Boldi, con il quale farà coppia per anni e Armando Celso: insieme a loro debutta su Antenna 3 e la tv lo rende subito popolarissimo. In tv è protagonista di programmi cult, entrati ormai nella storia della televisione italiana: “Drive In”, “Emilio” o “Mai dire Gol”, che grazie a personaggi quali Caccamo, Peo Pericoli e Galliani, raggiunge picchi d'ascolto incredibili. Il poliedrico Teocoli diventa così conduttore televisivo, e per due anni consecutivi (nel 1999 e nel 2000, NdR) si aggiudica il Telegatto e l'Oscar TV come personaggio televisivo dell'anno. Ora Teo Teocoli ritorna nei teatri con tanti nuovi personaggi, accompagnato dalla Doctor Beat Band. Tra le sue tappe anche Brindisi. Ne parliamo direttamente con lo showman. Teo Teocoli, mattatore delle scene nazionali, arriva a Brindisi con il suo ultimo spettacolo, Restyling. Ci racconti com'è strutturato. «Come tutti i miei show, è uno spettacolo incentrato sull'improvvisazione, basato principalmente su una parte di monologhi e racconti di vita vissuta che il pubblico apprezza sempre ridendo come non mai. Poi, ci sono i miei personaggi, le mie trasformazioni, dove colgo volentieri i suggerimenti del pubblico, in base a ciò che vuole vedere, di serata in serata.» La sua vita è contrassegnata da grandi passioni, quella per lo spettacolo in particolare. «Ne ho tante di passioni, quella per lo spettacolo potrei dire che è innata. Fin da piccolo mi è sempre piaciuto cantare, far ridere il gruppo di amici, a scuola, insomma dove mi trovavo!» DEMO MAGAZINE

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INTERVIEW

mai dimenticato le radici. Io sono molto attratto dalla città in cui sono nato, Taranto, cosi come sento parte di me anche la Calabria, dove ho vissuto da bambino.» Come vede il mondo della comicità italiana? Qual è, secondo Lei, il suo stato di salute? «Non sta tanto bene (ride). Non è grave ma non sta tanto bene, anche perché per fare comicità bisogna avere un talento naturale, e non ce n’è molto in giro di questi tempi. Dei nuovi ce ne sono diversi che mi incuriosiscono, tra questi Checco Zalone su tutti. Trovo molto interessante Claudio Bisio con Siani in “Benvenuti al Sud”, anche se parliamo di un’idea che arriva dalla Francia.» Grande tifoso del Milan... Come vede quest'anno le avversarie della sua squadra del cuore? «Purtroppo molto forti!!! Ma la speranza è l’ultima a morire… (ride)» 

"Faccio parte di una generazione di artisti … che sono venuti al Nord dopo aver vissuto il Sud, e che non hanno mai dimenticato le radici…"

Quanto la musica ha segnato il suo percorso artistico? Ha mai immaginato cosa sarebbe successo se dopo il successo di "Una bambolina che fa no no no" fosse rimasto ne I Quelli? «Avrei già smesso da vent’anni! (ride, NdR) Se sei un cantante, un interprete, come ero io, e non sai scrivere canzoni, prima o poi sei destinato all’oblio, non avrei potuto continuare alla mia età a fare il cantante. Diverso è fare l’attore, lo showman, e questo mio essere spiritoso, voler essere protagonista l’ho capito dopo l’incontro “fatale” con Enzo Jannacci. Lì ho capito quale fosse la mia strada.» Il suo volto è spesso associato ad una trasmissione cult per i giovani degli anni '90, "Mai dire Gol". Ma qual è il personaggio cui si sente ancora legato? «Beh, pensando a "Mai dire gol" non posso che citare Felice Caccamo, il “mio” giornalista napoletano sfegatato, che ha venduto decine e decine di copia con il suo giornale che passa dalle rotative "direttamente nei cessi". La famosa testata "O Vicolo" o il "Financial Naples". Un vero maestro del giornalismo, esperto di calcio a modo suo.»

Quale imitazione avrebbe voluto portare sulle scene e non ha potuto? «Un’imitazione che non abbia potuto fare non esiste. Bisogna avere le capacità di imitare un personaggio, il resto viene da sé: così avrei fatto chiunque. Mi sarebbe piaciuto fare, a dire il vero, Michael Jackson, o artisti del suo genere… Ecco, in quel caso, bisogna essere un po’ più giovani per farlo.» Nel piccolo e sul grande schermo ha lavorato praticamente con tutti, ma c'è un progetto televisivo o cinematografico cui vorrebbe dar vita? Vorrei fare un film indipendente con Massimo Boldi, che è stato mio partner per dieci anni e lo reputo un comico con ancora grandissime potenzialità. Io farei la spalla!» Teo Teocoli, radici meridionali, trascorso di vita settentrionale. Quali sono le caratteristiche del Sud e del Nord che convivono ancora oggi in Lei? «Mah, il richiamo della Terra natia c’è sempre, anzi con gli anni aumenta. Però Milano non l’abbandonerei mai. Faccio parte di una generazione di artisti – e con me Celentano, ad esempio che sono venuti al Nord dopo aver vissuto il Sud, non hanno DEMO MAGAZINE

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CONTEMPORARY

LA RICCHEZZA DELL'ALTRO di Alessandro Passaro

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CONTEMPORARY

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enti anni fa, con sforzi apocalittici, il centro sociale Biko riesce a organizzare a Mesagne uno dei primi concerti hardcore che sfocia letteralmente nel panico, causa rissa per incompatibilità culturale. Passeggiare nel centro storico di oggi, in una serata d'estate, è un esperienza vibrazionalmente diversa. Sentire musica popolare provenire da Piazza Orsini del Balzo, imbattersi negli strepitosi 'Morrison Hotel' che ripropongono i Doors con una loro personale freschezza, incontrare per caso Renzo Rubino, che si affretta cercando la piazzetta giusta dove dovrà esibire il suo pezzo e ancora la musica di una tromba jazz che sedu-

stagnare, è molto probabile che si trasformi in ira e in malessere di vario tipo. È come quando una cellulla del nostro organismo non lavora più insieme alle altre e comincia a farsi gli affari propri, concentrando tutta la propria energia creativa in quel punto. Ma quella cellula non è pazza, è stata lasciata semplicemente stagnare, cioè non ha avuto un respiro che l'abbia raggiunta, ventilata e che le ricordi che è parte di un tutto. Per una comunità vivere una realtà sociale di scambio artistico e culturale è un modo di nutrire l'anima, far fluire le informazioni, creare crisi che ispiri ed evolva. Ma specialmente è un modo per non dimenticare che preoccuparsi della collettività è l'unico modo per affermare veramente sé stessi. Perchè il nostro

ce l'atmosfera di un vicolo dal potenziale immenso come l'ex mercato del pesce, fino alle voci stonate che osano col karaoke e che divengono ricchezza antropologica.. Sì, è decisamente un 'altra cosa. Bisogna riconoscere che c'è stata un’evoluzione preziosa nelle possibilità che Mesagne è riuscita a dare a se stesso. È chiaro che per un comune che ha un temperamento sanguigno,caparbio e creativo come Mesagne, è necessario che questa energia venga carburata, incanalata e fatta fluire: solo così si liberano le idee e la volontà di osare, mostrando nuove ispirazioni e modelli, credendo nelle proprie qualità e nei propri sogni. Se questa energia viene repressa e lasciata

stare bene è riflesso nello stare bene degli altri. É difficile imparare a guardare gli altri come reale risorsa. Il più delle volte si trattano modelli sostenibili di sviluppo ma con le aspettative di sempre: fare quantità, arricchire le proprie tasche e la propria illusione di possesso. È come se una realtà al pieno del suo sviluppo, come Torre Guaceto (fonte di educazione alla natura, che insegna a rispettare un albero, un tratto di costa) poi non riconoscesse come cultura, la storia, le terre e i progetti delle persone che vivono quella realtà da molto prima che la coscienza dell'uomo guardasse alla riserva come ad una ricchezza. Sarebbe un pò grottesco, non credete? 

“Dedicate a Paolo Friz" DEMO MAGAZINE

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PEOPLE

Maurizio

MATTIOLI a Mesagne con “Verso Nord”

di Redazione

È

un personaggio istrionico, Maurizio Mattioli, ma è soprattutto nella sua dimensione umana che si è fatto conoscere da chi, a Mesagne, ha avuto il piacere di poterlo incontrare nel corso di “Cinecronici in tour”, proiezioni cinematografiche proposte dall’associazione Cabiria e Cinescript. Quelle raccontate nel ciclo di film proiettati in piazzetta Sant’Anna dei Greci sono storie che viviamo nella nostra vita, quotidianamente. Magari a diverse latitudini e longitudini, ma ad essere riproposti sono le gioie e i drammi della gente comune, che ama, soffre, ride e affronta la vita. Come Maurizio Mattioli, interprete di grandi successi al botteghino e che, venendo a Mesagne, ha lasciato nella sua Roma la maschera del comico per farsi scoprire in un ruolo drammatico, quello di un infermiere corrotto che si presta, inconsapevole, ad un traffico di esseri umani. Nel film presentato a Mesagne, “Verso nord”, diretto da Stefano Reali (regista già noto al grande pubblico per le fiction “Come un delfino”, NdR), Mattioli presta il suo volto ad un eroe normale, che nel finale riscatta la sua vena indolente con un gesto di grande umanità. DEMO MAGAZINE

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PEOPLE

Un film che Mattioli definisce on the road, frutto del lavoro e dell’impegno della sceneggiatrice mesagnese Anna Rita Pinto, all’epoca studentessa alla scuola di cinematografia di Roma. Ambientata in più regioni italiane, la pellicola muove i suoi passi in Puglia, basandosi sulle ricerche che vedevano la Sacra Corona Unita impegnata a manovrare i fili del mercato nero degli organi. Il film, dopo una gestazione di sei anni, non è mai stato trasmesso in Italia per gravi mancanze della casa produttrice. Racconta una storia che, per stessa ammissione di Mattioli, era «molto difficile da portare sullo schermo: ad incontrarsi non sono solo quattro persone diverse, ma quattro mondi in contrasto tra loro. Una prostituta, un analfabeta, un ragazzino strappato alla sua terra e un uomo arido. Quattro animali, dei randagi che nel corso della storia diventeranno una famiglia, seppur piena di contraddizioni e di dolori». In un film violento, che racconta in modo crudo una delle realtà più disgustose che l’uomo e la sua brama di denaro sono riusciti a creare lucrando sulla disperazione umana, Mattioli, da ottimo attore qual è, dosa la sua bravura sostenuto da un ruolo difficile e controverso e che, solo in apparenza, sembra essere lontano da lui. Da sempre etichettato come comico, Mattioli riesce a dimostrare la sua versatilità e la sua visione tragica, lontana dai personaggi fuori dalle righe che lo hanno fatto conoscere, e in quest’occasione vicino al ruolo già interpretato in In barca a vela contromano. «Ho amato questo film perché ho visto la forte volontà di Stefano Reali di realizzarlo, non senza difficoltà. Abbiamo anche litigato. Ma questo film è stato il suggello della nostra collaborazione». Mattioli ricorda i suoi esordi e i film che l’hanno reso celebre, tra tutti “Fratelli d'Italia”, di Neri Parenti, con Massimo Boldi: un film cult, perché ancora oggi bambini di dieci anni sanno a memoria delle battute della pellicola, datata ’88. Uno spunto per una riflessione più ampia: quanto è cambiata la comicità negli anni? E la risposta di Mattioli lascia spiazzati:«La comicità è fatta di alchimie, non la puoi costruire. O fai ridere o non fai ridere». Un artista a tutto tondo, Mattioli, che non ha tralasciato, nel suo percorso, nemmeno il doppiaggio: sue le voci di tanti personaggi visti sul grande schermo.« Per vivere ho lavorato molto in questo settore. Ho doppiato La gang del bosco, Zed la formica…Ma ho dato la voce anche ad Isaac, il barman di Love Boat e tanti altri personaggi… come Tequila, dopo Ferruccio Amendola, che per me è stato un maestro assoluto. Amendola ha cambiato il mondo del doppiaggio e il modo di parlare nei film. Con lui si è abbandonato lo stile impostato per far entrare nel doppiaggio la quotidianità, la realtà anche nel modo di esprimersi nei film. Ho fatto tanti ruoli, ma mi manca l’operetta. Magari ne mettiamo in piedi una. In fondo, la mia carriera

è partita nei teatri classici e ho rubato qua e là qualcosa in tutte le esperienze che ho fatto. Poi il cabaret e il cinema con Menegatti, Patroni Griffi, Monicelli. Piccole parti per imparare sempre di più. E poi il Sistina, che mi ha dato la notorietà e mi ha insegnato che sta tutto nel ritmo. Il segreto sta tutto lì: aver pazienza e non voler mai smettere di imparare.» 

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ca riFOCUS ON

b Ru

Questo racconto nasce da un esercizio sulle descrizioni assegnato durante una lezione di scrittura creativa in uno dei corsi Cine Script. L’obiettivo era descrivere l’ambiente e la situazione che lo riguardava attraverso i cinque sensi, escludendo però, il più possibile, quello della vista che invece, istintivamente, siamo abituati ad utilizzare a discapito degli altri. Seguiteci tutti i mesi su Demo e sulla pagina Cine Script di Facebook. Buona lettura. Anna Rita Pinto Direttrice corsi Cine Script e docente di scrittura narrativa e sceneggiatura

La luce in fondo al pozzo di Domenico Pagliara Giaceva abbandonato come un burattino in un vecchio baule impolverato. Dove era? Si era risvegliato nel dolore e nel buio più assoluto. Le sue gambe erano schiacciate da un peso. “Mio Dio, perché non vedo? Cosa è successo?”. Tremava e non ricordava niente. Agitava le braccia nell’oscurità, ma toccava solo massi ruvidi e aguzzi. Un flusso continuo di gocce gli batteva sulla testa e gli colava nella bocca. Aveva un sapore ferroso: era acqua e sangue. Il dolore pulsante alla testa lo spinse a cercare con le dita tra i capelli fino a quando non si accorse di un solco profondo e rigonfio. La carne era aperta e umida. Era ferito. <<C’è qualcuno qui? Mi sentite? Aiuto!>> Si mise a urlare ma non ebbe risposta, la sua voce echeggiò e si dissolse nel vuoto. L’aria rarefatta entrava a fatica nelle narici ostruite dalla polvere e gli provocava un senso di soffocamento. Era stanco e avvertiva un irresistibile bisogno di dormire. Forse era l’inizio della fine. Eppure, proprio quell’odore pungente di bitume gli sembrava familiare. Igor in quel momento non ricordava, ma si era già trovato in una situazione simile. Qualche anno prima, in un giorno d’estate, mentre faceva trekking nelle campagne di Cisternino, era accorso alle urla di una donna. Era inginocchiata in preda ad un attacco isterico e si dimenava battendo i pugni sul terreno. Straziata dal dolore e con lo sguardo rivolto al cielo urlava a Dio il nome del suo bambino <<Francesco, lu piccinnu mia, salvalo Signore!>>. Una camicia scozzese era rimasta impigliata sul bordo di una buca. Non ci volle molto per capire che il bambino era caduto in quel pozzo nascosto dall’erba. Igor aveva sentito un flebile lamento provenire dal fondo. Era ancora vivo. Poi diede un rapido sguardo alle pareti: le pietre sembravano sufficientemente pronunciate per tentare una discesa. <<Non mollare Francesco, vengo a prenderti>> urlò. Igor rassicurò la mamma: avrebbe fatto di tutto per salvare il suo bambino. Poi chiamò i soccorsi. Rimaneva poco tempo per liberare Francesco. Tolse lo zaino dalle spalle e lo infilò in un sacco nero sigillandone l’apertura con del nastro isolante per renderlo impermeabile. Lo legò con i lacci delle sue scarpe e lo indossò a tracolla. Con sicurezza si calò nel pozzo, sapeva bene come affrontare le viscere della terra. Scendendo, la luce si affievoliva e l’aria si caricava di una fresca umidità. Igor infilava le dita nelle fessure viscide e si appoggiava con i piedi ad ogni sporgenza utile. Mentre scendeva lentamente, continuava a parlare al bambino che rispondeva con voce sempre più fioca. Quelle maledette pietre rese scivolose dall’umidità erano tutto ciò che lo separavano da lui, ma erano anche ciò che gli avrebbe consentito di salvarlo. Igor aveva sempre avuto una forza prensile straordinaria nelle dita. Quando afferrava uno spuntone di roccia sembrava pronto a sgretolarlo, i nervi delle sue mani si tendevano come corde. Poi all’improvviso sentì il freddo entrargli dagli scarponi e capì che finalmente aveva raggiunto il livello dell’acqua. <<France20

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sco!>>, chiamò, ma non ebbe risposta. Preoccupato cominciò ad esplorare il pozzo immergendosi con brevi apnee. Si accorse che le pareti erano cavernose e che il fondo sembrava aprirsi come il ventre di un‘ampolla: era più grande di quanto si aspettasse. D’un tratto le sue mani toccarono qualcosa. Francesco era appoggiato con i gomiti ad una nicchia. Igor si avvicinò: il bambino respirava ancora ma aveva perso conoscenza. Rimaneva poco tempo per salvarlo. Si tolse lo zaino, ci appoggiò sopra Francesco e lo trascinò al centro del pozzo. Da lì Igor volse per la prima volta lo sguardo in alto scorgendo la luce. Aveva fatto del suo meglio applicando tutto ciò che in tanti anni da speleologo aveva imparato. Se avesse creduto in Dio, l’unica cosa che adesso avrebbe potuto fare era pregare in attesa dei soccorsi. Invece no, Igor non aveva mai creduto al grande burattinaio e al suo esercito di benefattori. Per lui ogni uomo è autore della sua vita e si gioca il proprio destino in lotta con la natura. Quella natura che lui tante volte aveva domato, ma che ora lo tratteneva lì, all’interno di un pozzo con in mano la vita di un bambino. Doveva solo aspettare. Passarono circa venti minuti quando una voce risuonò nel pozzo. <<Ehi laggiù, mi sentite?>> Quel giorno Igor e Francesco furono salvati dai vigili del fuoco e Igor in paese fu considerato un eroe. Adesso però la natura sembrava voler pareggiare i conti: era imprigionato da solo nel ventre della terra ed era allo stremo delle forze. Igor si risvegliò senza rendersi conto di aver dormito alcune ore con la faccia nel fango che provvidenzialmente ne aveva arrestato l’emorragia. L’istinto di sopravvivenza lo rese immediatamente vigile: sentiva di essere in pericolo. Il rovinio dei sassi si faceva sempre più insistente, doveva assolutamente spostarsi prima che tutto gli crollasse addosso. Si aggrappò con le mani ad alcuni massi e lentamente riuscì a liberarsi. Strisciando come un verme nel fango raggiunse una parete su cui si poggiò. Era sfinito. “In caso di frane è più sicuro rimanere con le spalle al muro”. Questo pensiero lo sorprese. Era come in uno stato di trance e alcuni particolari cominciavano a tornargli in mente. Il fango appiccicoso che stringeva nelle mani era argilla, le gocce che gli battevano in testa sempre allo stesso ritmo cadevano dalle stalattiti, l’odore bituminoso era tipico di un suolo calcareo. <<Sono in una grotta>>, disse, aspettando l’eco della sua voce come se potesse confermargli quello che aveva intuito.. Si lasciò andare ad una risata isterica. Quello che lo separava da morte sicura era solo il desiderio di vedere ancora per una volta un raggio di luce. Intanto, in una casa modesta di Cisternino, Francesco oramai adolescente, segue l’edizione speciale del TG1. Sua madre Maria prega in ginocchio davanti all’immagine della sacra famiglia. Ancora pochi minuti e Igor verrà salvato. Ancora una volta Igor rivedrà la luce. Ancora una volta il grande burattinaio farà bene il suo lavoro.


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SPECIALE SCUOLA

CARO LIBRI E L'EDUCAZIONE PER POCHI A.S. 2013-2014

“L'educazione è un diritto sacrosanto di tutti, ognuno deve avere la possibilità di istruirsi, ma la cultura costa e allora? Allora non lamentatevi se c'è la criminalità, il fine giustifica i mezzi” Carl William Brown

di Valeria Morleo

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rmai è assodato: con l'arrivo del Ferragosto si sancisce la fine della spensieratezza estiva, fatta di mare, caldo e relax e nel contempo giunge, inesorabile, l’inizio di un nuovo anno scolastico, di certo non privo di sorprese. Anche quest’anno le famiglie italiane dovranno fare i conti con il caro libri: il 5% in più rispetto alla spesa sostenuta dodici mesi fa. Ebbene sì, in un periodo di crisi nera colmo di continui aumenti non poteva mancare anche questo. Ma non solo libri: oltre a questo esagerato aumento nella spesa totale, bisogna considerare un altro +3,5% relativo a tutto il corredo scolastico (astuccio, zaino, penne, colori, album, ecc), per l'acquisto del quale spesso i ragazzi di ogni età si fanno

condizionare dai grandi marchi alla moda e dalle proposte di grido propinate da bombardanti spot pubblicitari, influenzando non poco le dinamiche finanziarie di famiglia. Un’ulteriore stangata arriva con la legge n. 221/2012 e si elimina, purtroppo, l'unica cosa positiva di questi ultimi anni: l'articolo 5 del decreto-legge n. 137/2008 che “obbligava le scuole ad adottare solo libri per i quali gli editori si erano impegnati a mantenere invariato il contenuto per un quinquennio”. E allora cosa fare? Questa è una spesa che grava in modo significativo sul bilancio familiare. Così, una soluzione a portata di mano sembra essere solo una: prendere d’assalto gli innumerevoli mercatini dell’usato. E’ questa l’inversione di tendenza: se negli anni passati siamo stati abituati a trovare quasi esclusivamente libri di testo nuovi tra i banchi di scuola, in questo nuovo anno scolasti-

co a far da padrone saranno i libri usati, quelli con l'aria vissuta, sottolineati e scarabocchiati dai precedenti proprietari. Le interminabili file ai mercatini del libro usato prendono il posto del vecchio, classico ordine in libreria. In ogni città, verso la metà di agosto, iniziano a comparire decine e decine di questi centri, spesso gestiti da studenti stessi e che di certo offrono un grande aiuto alle tasche delle famiglie italiane. Ma oltre ai mercatini dell’usato impazzano gli annunci sui social network e sulle ormai meno popolari bacheche scolastiche per cercare di vendere i “vecchi” libri per poterne acquistare di “nuovi”. Ci viene spontaneo chiederci e chiedervi: continuando così, la scuola rimarrà solo per le élites? L’unica certezza è che, proseguendo su questo percorso, il profumo delle pagine di un libro nuovo rimarrà solo un vecchio, lontano ricordo per pochi.  DEMO MAGAZINE

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SPECIALE SCUOLA

ISTITUTI SUPERIORI A BRINDISI

Stop ai trasferimenti, ma il problema è solo rinviato

di Clara Bianco Il periodo ferragostano ha visto la positiva conclusione della vicenda del paventato spostamento di diverse scuole superiori brindisine a causa della necessità della Provincia di liberarsi del pesante fardello dei fitti pagati alla cassa ragionieri (circa 700.000 euro) per gli stabili che da svariati anni accolgono l'Istituto “Majorana” e il Liceo “Fermi”, a seguito della cosiddetta spending review. Contrariamente a quello che accade di solito e cioè il fatto che agosto segna la stasi di ogni attività e progetto, in questo caso l'impegno in primis dei dirigenti scolastici, ma anche della CGIL e di diversi politici locali sensibili al problema scuola, unito all'attenzione e alla disponibilità del commissario straordinario dottor Cesare Castelli, ha reso possibile un imminente inizio dell'attività didattica, senza scossoni e senza traumi per studenti, famiglie e naturalmente, istituzioni scolastiche, oltre che un considerevole risparmio di denaro pubblico. Ma riassumiamo brevemente le varie fasi dell'operazione. Già nel marzo di quest'anno, durante un incontro tenutosi in Provincia, si era parlato con i vari dirigenti tecnici dell'Ente, alla presenza del Commissario straordinario e di alcuni Dirigenti scolastici, dell'ipotesi dello spostamento che riguardava il “Majorana” e il “Fermi”. Nello specifico, si individuava nel “Flacco”, in contrada Minnuta, la nuova sede del “Majorana”, e nei due edifici del “Monticelli” e del “Belluzzi”, quella del “Fermi”, che da

quest'anno e' accorpato al “Monticelli”. Poiché nel “Belluzzi”, da ben 8 anni, sono accolte le prime del Nautico “Carnaro” che non trovano capienza nell'edificio antistante di via Nicola Brandi, queste ultime scolaresche dovevano essere trasferite presso l'edificio del “De Marco”. Già in quell'occasione ho manifestato il mio totale dissenso, perché nel 2011 la Giunta Provinciale presieduta dall'ex Presidente Massimo Ferrarese, riformando una precedente delibera di segno contrario, a seguito delle giuste rimostranze dei genitori e della scuola, aveva dato in uso il secondo piano del “Belluzzi”, nonché l'aula magna e la palestra, al “Carnaro”, che aveva provveduto con fondi propri a rendere dignitose e accoglienti le aule, arredandole con banchi, sedie e lavagne nuovi e a riattare e rendere funzionanti i bagni. Anche in quell'occasione l'alternativa era il “De Marco”, scuola più distante e raggiungibile percorrendo un tratto molto pericoloso, su un marciapiedi del tutto inagibile, con notevole perdite di tempo e rischi per gli studenti. Inoltre, il trasferimento avrebbe difatti reso impossibile l'uso dei laboratori del tutto assenti al “De Marco” e fondamentali in un Istituto Tecnico, peraltro a spiccata caratterizzazione come il “Carnaro”. Ci si era congedati con l'impegno di un sopralluogo mai avvenuto però. La questione era riemersa solo a inizio di luglio, quando in modo nemmeno ufficiale, ho appreso della decisione di trasferire le classi del “Carnaro” al “De Marco”, per far posto al “Fermi”. Subito il Collegio dei Docenti ed il Consiglio di Istituto, convocati d'urgen-

za, avevano elaborato delle proposte che scaturivano dalle criticità a suo tempo evidenziate, consegnate personalmente dalla Dirigente scolastica in un incontro col Commissario Castelli e la Dottoressa Prete. Purtroppo però, il 5 di luglio, e' stata resa nota la delibera che sanciva detto trasferimento. L'atto, ormai ufficiale, ha suscitato vive proteste, da parte dei genitori di tutte le scuole interessate, nonché prese di posizione anche da parte di esponenti politici e istituzionali, a vario titolo sollecitati. Grazie ad una serie di confronti si è addivenuti alla concertazione della proposta che prevedeva la richiesta di rinegoziare i fitti, proposta fatta dallo stesso Commissario Castelli e recepita sia pure in modo ufficioso, dalla Cassa ragionieri, dimezzando all'incirca la somma. Naturalmente il problema e' stato solo rinviato. Personalmente auspico che sin da Settembre si torni a ragionare, per individuare soluzioni rispettose del l'esigenza di contenimento della spesa pubblica, ma nel contempo che abbiano nella giusta considerazione il rispetto del diritto al l'apprendimento degli studenti. Personalmente sono disponibile ad assicurare il mio impegno; mi aspetto proposte che vadano nel senso dell'interesse generale e che valorizzino in particolare una scuola come il "Carnaro" che appartiene al patrimonio storico di Brindisi, unica ad essere su tre province, negli ultimi anni in crescita, come dimostra il numero delle iscrizioni e che infine, continua ad assicurare opportunità di formazione e inserimento lavorativo ai nostri giovani.  DEMO MAGAZINE

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PEOPLE

STEVE

JOBS Quando il marketing fa volare la qualità

di Federico Micelli e Agnese Poci

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elevisione, giornali, Internet, immagini e musica. In questa nuova era dettata dal social, siamo soggetti a mille influenze esterne che arrivano in modo più o meno subdolo a intaccare, fino anche ad influenzare, la nostra personalità. Sul piano imprenditoriale, convincere la massa di un'idea è il primo passo vincente per assicurarsi una buona fetta di mercato. Fidelizzare un canone preciso di clientela significa, invece, far sì che questa diventi il primo mezzo utile di propaganda del prodotto. Ad oggi troppi slogan, locandine pubblicitarie, loghi e brand, tendono a far quasi insospettire il consumatore, che lentamente sta tornando ad essere influenzato, più che dalla frase avvincente affiancata al prodotto, dall'esperienza stessa di un cliente soddisfatto e voglioso di condividere la sua impressione con gli altri. In questa artificiosa realtà in continuo sviluppo, il cui collagene, più che la qualità, è diventato il marketing, un nome in particolare si è distinto fra i tanti: Steve Jobs. Steve Jobs, nato da madre svizzera e padre siriano, può esse-

re considerato come un self-made man, un uomo che ha costruito, passo dopo passo, il percorso compiuto nella sua vita, contrassegnata da grandi successi, dolorose disfatte e malattia. La sua Apple, dapprima guidata da lui, poi lasciata nelle mani del Consiglio di amministrazione e poi ripresa e rilanciata negli ultimi anni, prima della sua scomparsa, ha vinto numerose battaglie: tra le più recenti, quelle legate alla nascita del primo Apple Store, un negozio destinato esclusivamente alla vendita di prodotti Apple. Un esperimento visto inizialmente con scetticismo, ma che ben presto si è trasformato in un successo, tanto che ad oggi i negozi monomarca nel settore della tecnologia made in Cupertino aperti in tutto il mondo sono più di 300. Fu Jobs che nel giugno 2007, con un battage pubblicitario durato diversi mesi, lanciò sul commercio un nuovo prodotto lungamente atteso, l'iPhone, un telefono cellulare con un tasto solamente posto in basso col quale si interagisce tramite lo schermo multi-touch, comprendente anche le funzioni di navigazione su Internet tramite Wi-Fi, fotocamera, lettore di file multimediali come audio, video, immagini. Un successo in crescita costante nel tempo, tanto che nel 2012 la

Apple è stata dichiarata la prima azienda produttrice di cellulari negli Stati Uniti. Altro gioiello della casa, l'iPad, primo tablet targato Apple. L'uomo della mela, Steve Jobs. O meglio, l’uomo noto come colui il quale ha fatto di un brand un marchio di apparecchiature tecnologiche all'avanguardia. Passando attraverso un’attenta, sottile e mai scontata operazione di "culto" del proprio prodotto, il manager, ormai scomparso da due anni è riuscito a far identificare milioni di persone di tutto il mondo in un'idea comune, che rispecchiasse la loro strategia di mercato e fosse incentrata sulle garanzie che la Apple intende offrire con la qualità delle sue tecnologie all'avanguardia. "Fare pubblicità è come mettere le ali mentre tutti gli altri intorno precipitano", ha detto Jobs. Un concetto magistralmente espresso e che egli stesso aveva capito molto tempo prima di altri. Siamo bombardati da messaggi esterni di ogni tipo, per questo sapere come colpire il consumatore è il passepartout per attirare l'attenzione. Da lì in poi, ci pensa la qualità del prodotto offerto a fare da eco a qualcosa che da solo non riuscirebbe mai a farsi spazio in questo oceano di stimoli che è il mondo odierno.  DEMO MAGAZINE

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SALUTE

GIUSEPPE, MEDIA.DIPENDENTE la storia di un bimbo drogato di tv, videogiochi e fumetti /2 di Ivaldo Penta

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l parere dell’esperto. Si conferma una tradizione familiare che sembra privilegiare l’uso del PC ad una comunicazione di buona qualità protratta nel tempo. Inoltre la madre è lontana da tempo per gravi motivi. Sembra pertanto normale che anche il bambino possa spendere molta parte del suo tempo di fronte a strumenti multimediali che egli stesso seleziona in funzione dei suoi bisogni d’intensa stimolazione senza alcun filtro da parte degli adulti. Sembra, inoltre, che l’uso protratto e totalizzante dei media costituisca una carriera consolidata di contenimento emotivo dei bisogni di stimolazione del bambino. Essa è esordita e si è evoluta in età precoce, anche prescolare, ed ha sostituito la normale stimolazione che passa nella relazione, anche conflittuale e competitiva, con i coetanei. Tardivamente sono stati posti in atto contromisure di significato socializzante. Infatti, l’intervista riprende con questa domanda. È vero che fai lotta marziale? (Risponde il padre) L'ultima volta abbiamo dovuto portarlo quasi di forza alla lezione perché non ci voleva andare. È vero che una volta sei uscito ed hai giocato con un bambino? Sì e mi sono molto divertito. Perché non lo hai fatto un'altra volta? Il bambino voleva ripetere l'esperienza? Sì, mi aveva detto di chiamarlo per giocare di nuovo con lui! E tu lo hai fatto? No Perché? Non rispondo. Non c'è qualche amico col quale vorresti stare, col quale vorresti uscire e divertirti, magari giocando a pallone? Se vuoi potremmo chiamarlo adesso. Si... Per esempio Giovanni, ma ogni volta che l'ho chiamato non risponde. E poi perché devo chiamare io!? (Il padre) Ci deve essere sempre qualcuno che fa il primo passo.

(Giuseppe) E perché devo essere io?! L’esperto. E’ tuttavia evidente che, da una parte anche una interazione sociale positiva risulta meno entusiasmante del mondo fantastico dei Manga, ma anche che per l’assenza di un’adeguata esperienza e capacità sociale, Giuseppe non è molto popolare tra i suoi compagni. E ciò potrà avere conseguenze devastanti nel futuro, non solo privandolo di un supporto sociale fondamentale per tamponare ed affrontare le esperienze fondanti e stressanti della crescita, ma esponendolo a comportamenti di bullismo. E ciò non solo come rischio di essere oggetto di comportamenti discriminatori, ma come possibilità che sia egli stesso ad accanirsi con i diversi e più deboli, in una escalation di violenza psicologica e fisica. Da notare la sua reazione nei confronti della nonna: si alza improvvisamente e dà una pacca abbastanza forte sulla spalla della nonna e della sorella. L’esperto. Cosa aveva fatto di così trasgressivo la nonna? Secondo Giuseppe lo tratta come un bambino di 6 anni. L’osservazione del bambino è sostanzialmente corretta e va perseguita in tutte le sue implicazioni. In specie è opportuno che, secondo modalità strutturate, il bimbo acceda ed, anzi sia obbligato, ad accedere al sistema di valori proprio di adulti responsabili in cui

il rispetto dei valori e della dignità della persona acquisti un peso assolutamente determinante. L’aspetto più drammatico del comportamento del bimbo è la tendenza ad un comportamento tirannico ed esigente nei confronti dei più deboli, teso ad esorcizzare le sue angosce e paure di relazione. In ultimo l’aspetto più critico è proprio questo: la sostanziale difficoltà ad accedere ad un sistema di relazioni in cui, piuttosto che le relazioni di potere, prevalgono quelle di affiliazione e solidarietà. Va sottolineato che, dalla diagnosi in poi, sia il sistema scolastico che quello familiare si sono validamente fatti carico del disagio di Giuseppe. Tardivamente, purtroppo. La prognosi è tuttavia favorevole se, fino ed oltre l’età adulta, non ci si stancherà di intervenire con pazienza, decisione e continuità nell’interesse di Giuseppe. Va notato come il caso di Giuseppe sia assolutamente emblematico, frequente e complicato da un concomitante disturbo dell’attenzione con iperattività, con bambino distraibile ed iperattivo con marcato bisogno di intensa stimolazione ed assoluta tendenza a sviluppare dipendenze, dall’uso adolescenziale di sostanze come cocaina, al gioco d’azzardo a comportamenti sessuali compulsivi, oltre che ad internet dipendenza. 

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VIVA I LIBRI

LIBERE RIFLESSIONI

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LE CITAZIONI DEI GRANDI


LIBERE RIFLESSIONI

di Ferdinando Sallustio

N

el giornale dell’ Associazione librai italiani (ALI), c’era, tempo fa una vignetta che raffigurava due ragazzini, uno dei due con un volume in mano, che diceva: “Questo si chiama libro, ma non so dove si mettono le pile”. E’ vero che non c’è bisogno di accenderli, i libri, perché sono loro ad accendere noi, ma, fatte salve lodevoli eccezioni, è pur vero che i ragazzi non leggono più, o almeno non leggono più libri. La scuola ha fatto tanto per far venir meno il piacere di leggere facendo diventare la lettura un’imposizione, della quale liberarsi al più presto. Se, spesso, non leggono i libri neppure quelli che li presentano, quelli che li recensiscono e quelli che ne parlano tra gli amici per darsi le arie, cosa dovrebbe spingere noi a leggere? Per questo, non avendola risposta io, povero lettore, amante dei libri, scrittore di alcuni, venditore di molti (libri) per ragione di attività familiare, mi affido alle citazioni dei Maestri della letteratura. Leggete, amici, leggete, LEGGETE. Leggete anche i tanto odiati libri scolastici, spesso gli unici che entrano in una casa, ma che sono strumenti insostituibili per l’organizzazione della conoscenza. Leggete, per piacere. Leggete per piacere (senza virgola). Come diceva mio Padre, poeta ed amante dei libri, “un libro fatto è men che niente se un libro fatto non rifà la gente”. Ognuno di noi è fatto di carne, sangue, affetti, ricordi, memoria, ma anche di libri. Io posso dire che alcuni libri (“Le notti bianche” di Dostoewskij, “La Divina Commedia”, “I Promessi Sposi”, “Il piccolo Principe”, “La coppia amorosa” di Leo Buscaglia, e tanti altri) mi hanno cambiato la vita. Chissà che i nostri ragazzi, da grandi, ricorderanno quando “mi collegai a quel sito e da allora quel download mi ha cambiato la vita…”. Ognuno di noi, Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive. (Ray Bradbury) • C'era come la sensazione che mentre

gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. Quand'ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand'anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver. (Amos Oz) • Certi libri costituiscono un tesoro, un fondamento; letti una volta, vi serviranno per il resto della vita. (Ezra Pound) • Con un libro al capezzale, anche la morte è una tenera amante. (Rocco Scotellaro) • E poi, a poco a poco, i romanzi cederanno il passo ai diari, alle autobiografie: libri avvincenti, purché chi li scrive sappia scegliere, fra ciò che egli chiama le sue esperienze, quella che davvero è esperienza, e il modo per raccontare veramente la verità. (Ralph Waldo Emerson) • Ho capito che i libri non sono mai finiti, che è possibile per alcune storie continuare a scriversi senza il loro autore. (Paul Auster) • I libri aggiungono all'infelicità dell'uomo una profondità che scambiamo per consolazione. (Orhan Pamuk) • Io credo che un libro debba essere davvero una ferita, che debba cambiare in qualche modo la vita del lettore. Il mio intento, quando scrivo un libro, è di svegliare qualcuno, di fustigarlo. Poiché i libri che ho scritto sono nati dai miei malesseri, per non dire dalle mie sofferenze, è proprio questo che devono trasmettere in qualche maniera al lettore. No, non mi piacciono i libri che si leggono come si legge un giornale: un libro deve sconvolgere tutto, rimettere tutto in discussione. (Emil Cioran) • Leggo per legittima difesa. (Woody Allen) • [I libri] Li interrogo e mi rispondono.

E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via. Chiedono solo un unico premio: avere un libero accesso in casa mia, vivere con me quando tanto pochi sono i veri amici. (Francesco Petrarca) • Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. (J. D. Salinger) S'apri il mio libro guardati, lettore, dalle insidie che ovunque io t'ho celato; bada che in ogni pagina è un odore | che si ricorda troppo di peccato. | E tu, lettrice, se non hai provato | quella perversità detta l'amore, | chiudi il mio libro dove tutto è osato | e dal fuoco purificato. (Nicola Lisi) • Un libraio che non vende libri ma li legge ad alta voce. E li legge a un ragazzo, l'unico che abbia orecchie per lui. Saffo, Pessoa, Tolstoj, Rimbaud... Perché «tutte le parole scritte dagli uomini sono forsennato amore non corrisposto; sono un diario frettoloso e incerto che dobbiamo riempire di corsa, perché tempo ce n'è poco. Un immenso diario che teniamo per Dio, per non recarci a mani vuote all'appuntamento». (Roberto Vecchioni) • Un libro dev'essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi. (Franz Kafka) Una stanza senza libri è come un corpo senz'anima. (Marco Tullio Cicerone) • Unico spiraglio di luce in tanta tristezza erano i miei libri; fui fedele a loro com'essi eran rimasti fedeli a me e li rilessi da cima a fondo non so quante volte. (Charles Dickens) • Io non leggo mai. Non leggo libri, cose... Pecché... Che comincio a leggere mo che so' grande, che i libri sono milioni e milioni? Non li raggiungo mai, hai capito? Pecché io sono uno a leggere, loro sono milioni a scrivere. (Massimo Troisi). 

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rubrica a cura della

SICUREZZA

Zona Ind. Mesagne

IL PANORAMA DELLA FORMAZIONE SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO:

CRITICITÀ E CONSIGLI PER UN APPROCCIO CONSAPEVOLE di Ing. Chiara Summa Responsabile Formazione della Control s.r.l. di Mesagne. Premessa

tere economico che organizzativo, al formatore che spesso si è trovato catapultato in un ruolo che originariamente non era il suo, anche se esperto ed ottimo conoscitore per tipologia di studi ed esperienza della materia.

La formazione degli esseri umani ha indubbi elementi di criticità che coinvolgono il soggetto percettore delle nozioni, il formatore e l’organizzazione, intesa si come ambiente e struttura della sede formativa ma anche come tipologia di erogazione (pratica, teorica, frontale, a distanza….). Dopo anni di esperienza in tal senso da parte di tutti i formatori della nostra società e scambi di esperienza con altri, è convinzione che a tutt’oggi si è avuto modo di aver fatto più divulgazione che formazione reale. Le responsabilità sono distribuite un po’ su tutti: dal normatore che spesso lascia elementi indefiniti o da definire in un futuro incerto ma verosimilmente lontano, al datore di lavoro che è oppresso da una enorme quantità di problemi sia di carat-

Soggetti da formare Indubbiamente sono tutti gli individui facenti parte di un'organizzazione in cui si possa profilare un datore di lavoro e dei subordinati (a qualsiasi titolo anche se privo di vincoli di natura economica); ma anche quelli coinvolti in un contesto di semplice apprendimento (immaginiamo gli studenti in un laboratorio) o che comunque debbano svolgere un’attività in cui si ravvisano elementi di rischio per uso di macchine ed attrezzature o per contesto lavorativo (ad esempio un lavoratore au-

tonomo in un cantiere edile). Il Testo Unico sulla sicurezza (così come fu definito originariamente il D. Lgs. 81/08, sempre oggetto in realtà di continue rimodulazioni e correzioni) richiama, agli articoli 34 – 37, l’obbligo di formazione in capo al Datore di Lavoro rispettivamente:  per il DATORE DI LAVORO stesso;  per i LAVORATORI ed i loro rappresentanti;  per i DIRIGENTI ed i PREPOSTI. La durata, i contenuti minimi e le modalità della formazione, sono stati definiti mediante accordi in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Per dare un riassunto iconografico della formazione è interessante lo schema seguente:

Il panorama della formazione sicurezza e attrezzature di lavoro Formazione REGOLAMENTATA dell’ACCORDO

Formazione continua specifica

Formazione specialistica

Addestramento

TESTO UNICO D.Lgs. 81/2008

FORMAZIONE INIZIALE formazione generale lavoratori

FORMAZIONE CONTINUA aggiornamento della formazione inziale

GESTIONE DEI CAMBIAMENTI

FORMAZIONE CONTINUA SPECIFICA

formazione datori di lavoro-RSPP, dirigenti, particolare aggiuntiva preposti formazione attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione

Accordi Stato-Regioni sulla formazione di lavoratori, preposti, dirigenti e datori di lavoro RSPP e per la formazione relativa alle attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione

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+ ADDESTRAMENTO

integrazione della formazione specifica

formazione specifica lavoratori

FORMAZIONE SPECIALISTICA

Conclusioni Ad ogg è difficile, per un datore di lavoro, orientarsi in maniera esaustiva in questo contesto. Gli elementi problematici, specie per chi non segue costantemente questo settore, sono sempre gli stessi: quando, come, chi. E’ nostro convincimento inoltre che l’attività di formazione non possa essere separata dalla conoscenza dell’azienda, né possa essere erogata in maniera estemporanea e casuale, ma debba essere concordata con tutti i soggetti interessati a prescindere dai percorsi, per così dire, normativamente definiti per durata ed argomenti. 




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FOCUS ON

NOICONSUT

LA CRISI COME OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE

L

’associazione dei consumatori Noiconsut Europa del presidente Antonio Pepe, che ha annunciato qualche giorno fa la nomina come direttore generale di Mara D’Alessio, intensifica la sua presenza sul territorio con l’avvio di iniziative di spessore che andranno a corroborare il suo impegno a tutela di famiglie ed imprese. Tante le battaglie condotte dall’associazione sin dal momento della sua costituzione avvenuta nel 2009 e molte altre sono in cantiere. La Noiconsut Europa, infatti, ha indetto per il 4 ottobre presso il Park Hotel San Michele, una importante conferenza dal titolo: “Il sistema Italia e la crisi: le opportunità da cogliere”. L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito della terza edizione del premio “Noinitalia 2013” che avrà come scopo quello di premiare tutte le attività commerciali e gli enti dislocati sul territorio italiano distintesi per la qualità del servizio offerto al consumatore, nonché i delegati e i professionisti che operano con la Noiconsut Europa sul Territorio Nazionale. Il messaggio che intende lanciare l’attiva associazione a tutela dei consumatori, è quello di concepire il momento attuale di recessione economica come un ventaglio di opportunità da cogliere per risollevare un’economia stagnante. Per far questo

CONFERENZA

si avvarrà di numerosi esperti che relazioneranno sulle possibili strategie da vagliare e adottare per favorire una rapida e concreta ripresa. Sull’argomento giungono puntuali le dichiarazioni del presidente Antonio Pepe: “Ritengo che questa giornata sarà un momento di confronto importante per fornire dei suggerimenti utili a superare brillantemente le difficoltà che attanagliano inevitabilmente famiglie ed imprese. La

nostra associazione è sempre stata con la gente e tra la gente, pertanto intende fornire tutto il suo apporto, con l’ausilio dei professionisti che collaborano con noi a stretto contatto, per gettare le premesse volte a non farsi sopraffare dall’attuale quadro economico. Concepiamo la crisi come fonte di opportunità per crescere, da sempre ci poniamo come obiettivo l’adozione di soluzioni per risolvere i problemi”. 

"IL SISTEMA ITALIA E LA CRISI: LE OPPORTUNITÀ DA COGLIERE" RELAZIONI

4 OTTOBRE 2013 PARK HOTEL SAN MICHELE

Prof. Avv. Claudio GUCCIONE: Il coinvolgimento dei privati nelle opere e nei servizi pubblici senza incidere sull'indebitamento degli enti locali: le varie forme di partenariato pubblico – privato;

MARTINA FRANCA (TA) VIALE CARELLA 9

Prof. Avv. Nicola Demetrio LUISI: Progetti e nuove strategie industriali: dall'accesso al finanziamento strutturato al rifinanziamento industriale, alla delocalizzazione di impresa, alla finanza agevolata

Dott. Stefano CURZIO: Il Trust quale strumento di tutela del creditore e dell'imprenditore per fini di garanzia economica; Dott. Paolo BILLI: Le imprese italiane fuori Italia: concrete esperienze di corretta delocalizzazione industriale.

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FOCUS ON

GLI INCENDI BOSCHIVI IN ITALIA LE CAUSE E IL NUMERO 423 bis Codice Penale Chiunque cagioni un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni.

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FOCUS ON

di Antonio Scoditti

U

n evento che vede la massima frequenza proprio durante il periodo estivo è l'incendio boschivo. Semplice immaginare che siano le condizioni climatiche tra le probabili cause che li scatenano: secondo il Corpo Forestale dello Stato, su 200 incendi, però, ben 195 sono causati dall'uomo. Di questi, il 25% avviene per volontà del piromane e più del 30% è causato dal rogo di sterpaglie o residui di potature. Spesso, inoltre, i fuochi accesi per bruciare residui vegetali o per ripulire terreni sono solamente una scusa per coprire un incendio doloso. Nei confronti di quest'ultimo tipo di incendi a poco valgono norme di comportamento e consigli, che risultano utili invece per chi li appicca per bruciare sterpaglie, insegnando a rispettare le normative regionali o locali, il periodo e le elementari norme di prudenza. Le cause Gli incendi boschivi si suddividono in tre categorie: incendi naturali, incendi colposi, incendi dolosi. Negli incendi naturali rientrano tutti quegli incendi causati da fenomeni naturali, come fulmini o eruzioni vulcaniche. Sono, per questo motivo, inevitabili, ma anche rari. Per incendi colposi, invece, si indicano quelli che, pur non essendo causati volontariamente, si devono a negligenza. Causati, per esempio, da gesti comuni, come quello di gettare una sigaretta o fiammiferi ancora non spenti del tutto: quando questo avviene in maniera a dir poco imprudente su prati, sentieri forestali o anche linee ferroviarie, è più facile che si determinino pericolosi fuochi perché l'erba secca del periodo estivo è facilmente infiammabile. Altri incendi si verificano nello svolgimento di attività agricole, come bruciare residui agricoli o per rinnovare i pascoli. Non è raro, per la frequente vicinanza di aree boschive a quelle in cui si appicca il fuoco, che un incendio mal gestito diventi incontrollabile aggredendo anche le vicine zone boschive. Da non sottovalutare anche gli incendi nelle discariche abusive: questi sono allo stesso tempo una bomba chimica per l’uomo, per la presenza nella maggior parte delle discariche di rifiuti speciali o materiali altamente tossici come vernici, pneumatici

o addirittura amianto. Gli incendi dolosi sono di sicuro la voce meno lieta. Sono incendi appiccati volontariamente, con l'intenzione di arrecare danno all'ambiente, riconosciuti genericamente in tre gruppi. Ci sono incendi:  per profitto, nella erronea convinzione che le zone incendiate possano essere utilizzate come area edificabile o agraria. In altri casi gli incendi sono appiccati per trovare occupazione nella riforestazione o nell'attività di vigilanza e spegnimento;  per protesta, o anche vendetta personale, i primi nei confronti di enti pubblici contro, magari, la creazione di aree protette, e i secondi per risentimento personale o allo scopo di svalutare aree turistiche. Non sono da escludere anche piromani, non mossi da risentimenti precisi ma da disturbi comportamentali;  per cause non definite, che non rientrano pienamente in nessuna di quelle descritte sopra ma che sono comunque dolose. Incendi in Italia Dal 2010, in Italia, ci sono stati più di 5.000 incendi che hanno coinvolto un totale di 50.000 ettari di terreni, di cui il 40% di aree boschive. E' come se in 12 mesi, andasse in fumo il 15% della Valle d'Aosta. Nonostante tutto, rispetto al triennio pas-

sato, vi sono stati più di 500 incendi in meno con la conseguenza che un consistente numero di ettari in meno non sono andati distrutti: ben il 39%. Anche se il segnale è dunque positivo, resta pur sempre una drammatica emergenza del periodo estivo. La Sicilia, a livello regionale, è la regione con il maggior numero di incendi e superfici percorse dal fuoco: 1.200 incendi su un totale nazionale di 5.000 e una superficie di 20.000 ettari contro un totale nazionale di 50.000. L'attività investigativa propria del Corpo Forestale ha portato alla segnalazione alla magistratura di centinaia di persone, la maggior parte delle quali accusate di incendio colposo e di incendio doloso. Per fermare questa emergenza, che viste le percentuali è anche un’emergenza criminale, devono essere messi in campo tutti gli strumenti possibili, senza mai abbassare la guardia: dalla vigilanza delle aree boschive, che deve essere rafforzata, a un sistema di interventi tempestivi per lo spegnimento dei roghi; dalle attività investigative e di contrasto del fenomeno, anche queste da potenziare, fino alla realizzazione e l’aggiornamento da parte di tutti i Comuni del catasto delle aree percorse dal fuoco, uno strumento indispensabile per disincentivare le molte speculazioni sulle aree bruciate. In questo contesto sarebbe davvero importante inasprire la pena e l’efficacia del 423 bis del codice penale.  DEMO MAGAZINE

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COMPANY PROFILE

VILLA BIANCA

UNA STRUTTURA CONCEPITA PER ACCOGLIERE ANZIANI E PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI

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iamo a Mesagne, in provincia di Brindisi. Qui, a proposito di eccellenze territoriali, abbiamo un esempio concreto nella Cooperativa Sociale O.S.A. (Operatori Sanitari Associati) che dal 1985 opera in Italia nel comparto dei servizi socio sanitari e nell’assistenza alla persona. La sua costola operativa pugliese la troviamo a Mesagne con la residenza socio sanitaria assistenziale Villa Bianca che offre servizi ad anziani non autosufficienti, in età superiore ai 64 anni, con gravi deficit psico-fisici, nonché persone affette da demenze senili, che non necessitano di prestazioni sanitarie complesse. La moderna struttura, ultimata nel 2012, è stata progettata e realizzata nel rispetto delle più recenti normative regionali e nazionali in materia di servizi socio sanitari. Con una capacità di 87 posti letto tra camere doppie e singole, il centro si sviluppa su tre livelli ed è dotato di spazi multifunzionali, in grado di garantire un elevato confort abitativo; inoltre vengono erogate prestazioni di assistenza sanitaria (medica, infermieristica, riabilitativa), di attività assistenzia-

le sociale, tutelare ed educativa, di attività alberghiera. La giornata tipo presso la RSSA Villa Bianca è improntata alla massima flessibilità, nel rispetto della libertà degli Ospiti di partecipare alle diverse attività proposte. L’Ospite è al centro del progetto in un clima familiare e accogliente, che coniuga l’ottimizzazione dei servizi e l’attenzione alla persona. La RSSA offre tutti i normali servizi di tipo alberghiero: accoglienza alla Reception, ristorazione, pulizie, lavanderia/stireria, TV e telefono in camera, podologo, parrucchiere, barbiere, servizio trasporto. Tutte le camere, sia singole che doppie, sono luminose e spaziose, finemente arredate e dotate di letto con telecomando, telefono, televisore, ambiente climatizzato, bagno adeguato per la non autosufficienza, domotica per l’agio e la sicurezza dell’Ospite, rete LAN. La Residenza Villa Bianca è inoltre dotata di due sale multifunzionali per attività giornaliere ricreative, una sala di musicoterapia, una sala ristorazione fruibile anche da parenti e amici degli Ospiti, di n. 2 palestre per le attività di riabilitazione motoria, ampio spazio esterno attrezzato

per la vita all'aria aperta, parcheggio per familiari e amici, bar. La soddisfazione dei bisogni essenziali e delle esigenze personali è garantita da una articolazione ordinata delle attività alberghiere ed assistenziali, che si alternano alle attività ricreative e di animazione partecipata. 

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COMPANY PROFILE

EUROMASTER MICHELIN CENTRE DA BORRELLO GIOVANNI DA SEMPRE, LA SICUREZZA AL PRIMO POSTO di Redazione

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ra il 1972, quando Antonio Borrello decise di aprire una piccola officina in via Maya Materdona, dove offrire, in soli 21metri quadrati, tutta l’assistenza che serviva per le vetture che solcavano le vie di una Mesagne di altri tempi. Con l’arrivo in azienda del figlio Giovanni, si comincia a respirare un’aria nuova: ecco quindi che arriva il trasferimento in via Eschilo, con maggiori spazi a rendere migliore il già ottimo servizio reso ai propri clienti, sempre più esigenti per la messa a punto della propria automobile. Con la terza generazione e l’inserimento in squadra del giovane Giacomo, Borrello Gomme, già punto di riferimento per l’intero territorio provinciale, non arresta la sua crescita, e

dopo un trasferimento presso la zona industriale in via Murri 48, arriva un prestigioso riconoscimento al lavoro costante nel tempo a garanzia della sicurezza del cliente. La Michelin, leader mondiale nella produzione di pneumatici, ha scelto di inserire la Famiglia Borrello nella sua lista di partner internazionali e dalla grande esperienza, per offrire alla propria clientela sempre la garanzia di un servizio completo e di qualità per la vettura e i pneumatici. Affidabilità, cortesia ed esperienza a servizio degli amanti delle quattro ruote e non solo, con il sostegno di prodotti di primo livello per far viaggiare sempre su una strada sicura. È proprio alla sicurezza che guarda l’Euromaster Michelin Centre di Giovanni Borrello: in oltre 500 metri quadrati,

si effettuano tagliandi completi, cambi olio e filtri, controllo freni, batterie, climatizzazione e diagnostica centraline, assetto ruote e sostituzione pneumatici. Da sempre, Borrello, ha lavorato per mantenere alti gli standard qualitativi. La storia continua con Euromaster Michelin, che ha scelto quest’azienda, unico punto autorizzato per la provincia di Brindisi, perché rispetta i diversi criteri tecnici fondamentali per entrare a far parte di questa grande famiglia. Dal prossimo numero, l’Euromaster Michelin Centre di Giovanni Borrello curerà una rubrica sulla sicurezza, in cui svilupperà e risponderà alle molteplici domande dei tanti automobilisti che chiedono servizi sempre più orientati alla garanzia di alte prestazioni senza rischi. 

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CONSIDERATIONS FOCUS ON

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CONSIDERATIONS

di Cristina Mignogna

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rendiamo la parola tecnologia, associamola alla storia, alla politica e all’economia e avremo come risultato la creazione di una cultura all’insegna delle evoluzioni e del progresso, che studia i fattori dei cambiamenti dal punto di vista pratico piuttosto che romantico come può essere l’indole che contraddistingue la nostra tradizione. Una lente di ingrandimento a volte dimenticata o erroneamente usata, perché quando qualcosa non piace, è più facile trovarne i difetti che farne emergere i lati positivi. Su un vecchio articolo del Corriere della Sera, è

EQUILIBRIO E’ LA PAROLA CHIAVE

stata riportata una citazione di Luisa Dolza che fa proprio al caso nostro: «Le società sono sempre state consapevoli dell'importanza della tecnologia, ma non sempre hanno apprezzato il contributo al cambiamento». Gli studiosi moderni ci chiamano homo tecnologicus: nuovo essere umano,

figlio dei tempi, spettatore dello sviluppo delle moderne scienze, nonché attore protagonista della sua disfatta fisica. Chi di noi non ha passato almeno un pomeriggio sul divano, con la televisione accesa e un tablet in mano, che occupa il tempo della pubblicità del film in tv, con un giochino tutt’altro che euforico ed ingegnoso? Non possiamo più negare che tecnologia fa ormai rima solo con computer all’ultima moda, quello sempre più piccolo, dal peso quasi anoressico, o con telefono all’ultimo grido, sempre più grande che permette la visione, comoda e rilassata, di qualunque tipo di video in circolazione sul web. Eppure la tecnologia di un tempo è servita per vincere le famose battaglie comunali, con navi o cavalleria più attrezzate e all’avanguardia. La Rivoluzione Industriale non si sarebbe concretizzata se non avessimo avuto la macchina a vapore: insomma, se nel passato la tecnologia ha rivestito un ruolo interessante, incoraggiante e stimolante, oggi sembra un male dal quale fuggire per salvarsi, per non vedersi allo specchio deformati dal dolce far nulla, con un paio di occhiali spessi e abbastanza “out” per colpa delle luci degli schermi e con delle dita gonfie, malmesse che chiedono riposo e acqua fredda per riprendersi. Di certo non possiamo più fare a meno della nostra amica tecnologia, anche se ci permettessero di andare su di un’isola deserta e portare con noi solo un oggetto, l’inchiesta rivelerebbe quello che già sappiamo, il telefono vincerebbe senza rivali. Secondo me, però, una soluzione ci sarebbe: e se trovassimo un po’ di equilibrio tra il passato e il presente? 

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MOVIES

“ANGELO BIANCO, IL RAGIONIERE DELLA MAFIA” Da Brindisi sino al tetto del mondo

di Agnese Poci

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al 19 Settembre in oltre 100 sale cinematografiche dello Stivale, “Angelo Bianco - Il ragioniere della mafia” è la pellicola presentata in anteprima nazionale a Brindisi dal regista della storia, il conterraneo Federico Rizzo, dall’autore del soggetto, Donald Vergari e dal protagonista, il noto attore Lorenzo Flaherty. La scelta di proiettare per la prima volta il film in Italia proprio a Brindisi è dettata dall’ambientazione, che vede la città d’acqua tra le location del film. Girato in tutta Italia e in gran parte tra Puglia e Basilicata, riproducendo location degli USA e dell’America Latina, “Angelo Bianco” è tratto dall’omonimo romanzo di Donald Vergari, già inviato speciale della trasmissione Mediaset “Striscia la notizia”. Con questa storia, Vergari si è aggiudicato il “Premio della legalità” a Casal di Principe (NA), paese nativo di Roberto Saviano; il “Premio Stella Fuorimetrica” a Borghetto Santo Spirito (SV) e il “Premio In Tv” a Piombino (LI). Recentemente presentato

con successo in anteprima mondiale al prestigioso “Montreal World Film Festival”, il film è stato acquistato dalla compagnia inglese Stealth Media Group per la vendita sui mercati internazionali. Nel cast, oltre a Lorenzo Flaherty, si vanta la presenza di attori come Ciro Petrone ed Ernesto Mahieux, che hanno lavorato con Matteo Garrone in “Gomorra” e “L’imbalsamatore”; Tony Sperandeo, Rosalinda Celentano, Franco Neri, Simona Borioni, Marika Frassino, Nando Irene, Salvatore Ruocco e molti altri. Nel film, interpretano una parte anche Francesca Testasecca, Miss Italia 2010 e altre finaliste delle varie edizioni come Anna Munafò, Benedetta Piscicelli, Sara Izzo e Alessia Tedeschi. Il film, prodotto su un asse Roma-BrindisiRoma, scorre leggero e il tempo vola in sala: i numerosi spostamenti in aereo dei protagonisti danno l’idea del movimento continuo della storia, in perpetuo mutamento fino al momento in cui Angelo Bianco riscatterà la propria vita con un colpo di scena. Interpreti a parte, è la storia che la fa da padrona: Angelo Bianco (Lorenzo Flaherty) è un ragioniere milanese con origini pugliesi con il vizio del gio-

co e del rischio. In una puntata sbagliata al casinò matura un debito che non può saldare che mette a rischio la sua vita, ma grazie alla sua abilità con i numeri il suo creditore gli fa una proposta che egli non può rifiutare: diventare “il Ragioniere della Mafia”. Dovrà gestire su scala mondiale i profitti delle maggiori organizzazioni criminali italiane, destreggiandosi come un equilibrista tra la vita e la morte, tra le richieste dei Capi Famiglia. Stretto in questa sudditanza che gli toglie il fiato, il ragioniere decide di rilanciare: inizia a compiere operazioni sempre più rischiose il cui esito positivo gli consente una “scalata” nell’organizzazione. Entrato in pieno nel gioco, Angelo Bianco sfida i narcotrafficanti colombiani e riorganizza un vero e proprio piano di marketing per superare la crisi del dopo Falcone e Borsellino. Questo lo porta sempre più vicino alla vetta del potere ma sempre più lontano da sé stesso fin quando, oltrepassando tutte le regole del gioco, si rende conto di aver perso il bene più prezioso: la libertà. E per riacquistarla dovrà vincere la sfida più difficile: uscire vivo dalla Mafia e realizzare uno dei piani più ingegnosi nella storia del crimine  DEMO MAGAZINE

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MEMORIES

Ciao Antonio, Daniele e Maria Rita

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sempre difficile scrivere qualcosa per degli amici che non ci sono più, soprattutto è strano comunicare tramite parole scritte e pensieri con delle persone che vedevi tutti i giorni, con cui hai riso, scherzato e raramente pianto e che ora non ci sono più. È incredibile come d’improvviso ci rendiamo conto che le persone importanti, quelle che pensavamo sarebbero state sempre al nostro fianco, diventino attimo dopo attimo quelle fisicamente più lontane. E quelle cose che davamo tanto per scontato, non ci sono più. Mancano i massaggi giornalieri, mandati anche solo per dire: “buongiorno”; incontrarci in Villa per decidere cosa fare, finendo poi sempre nella stessa pizzeria o nello stesso bar, ha un significato diverso perché sappiamo che qualsiasi cosa si deciderà mancherà un pezzo di noi. Il nostro posto, quel luogo dove abbiamo passato serate intere, anche solo per parlare, ormai sembra vuoto. Abbiamo la consapevolezza di non potervi vedere, ma ci rimane la speranza che raggiungendo quel posto, ci si possa rendere conto che sia stato tutto un brutto sogno e che in realtà siete lì ad aspettarci, per trascorrere una delle nostre serate insieme, tra indecisione sul da farsi, pettegolezzi e quel “Giovini peschi vindi?”, che tanto ci faceva ridere quando spuntava nel bel mezzo dei discorsi. Sono trascorsi già 4 anni da quando abbiamo visto sul vostro splendido viso quel sorriso che rallegrava quelle favolose giornate, eppure sembra ieri quando guardando quelle stelle ci siamo stretti tra i nostri abbracci augurandoci la buona notte con la ripromessa di rivederci l’indomani. Quattro anni di risate e pianti, ripensando a tutto quello che abbiamo passato e a quello che non potremo mai fare con voi, tempo trascorso a parlare di voi e a volte rimpiangendo le cose non dette, come quei “ti voglio bene” pensati e troppo spesso taciuti per paura

di sembrare sdolcinati e che ora urliamo al cielo nella speranza che possano giungere a voi. Non riusciamo a farci una ragione di quello che è successo quella notte: il cielo forse era troppo buio ed aveva bisogno di tre stelle come voi per risplendere nella notte dei desideri, quella in cui i nostri sono stati infranti. Quel giorno ci siamo svegliati con la notizia che nessuno di noi avrebbe voluto sentire. Ci siamo sentiti traditi da quel destino e da quella vita che ci ha tolto degli amici straordinari. Sicuramente lassù qualcuno aveva bisogno di voi, aveva bisogno di angeli speciali. I ricordi uniscono ciò che il destino ha diviso e noi di ricordi ne abbiamo tanti, così tanti che in realtà è come se non foste mai andati via. Cerchiamo di rendere sempre vivo il vostro ricordo, affinché anche chi non ha avuto l’occasione di conoscervi possa capire cosa avete rappresentato per noi e che splendide persone siete. Non ci resta che parlare di voi alla gente, di Antonio, Daniele e Maria Rita, ragazzi troppo speciali per rimanere qui con noi. Realizziamo ogni anno un Memorial di calcetto per ricordarvi in un modo diverso, per coinvolgere quante più persone possibili che vi abbiano conosciuto o meno. Vi vogliamo bene, e quella del memorial è solo un’idea per sentirvi più vicini, siete con noi quando organizziamo le partite, quando andiamo a scegliere le coppe per la premiazione, siete lì con noi anche quando scegliamo cosa donare ai vostri splendidi genitori, per ricordare loro che qualsiasi cosa accada, noi non vi dimenticheremo mai! La sera ci addormentiamo nella speranza di incontrarvi nei nostri sogni, per abbracciarvi e parlarvi, come se niente fosse cambiato come se foste ancora qui. Vi vogliamo bene. Alessia, Andrea F., Andrea P., Daniele, Fabio, Jennifer, Luigi, Paola, Vittorio.

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SPORT

ENEL: ROSTER AL COMPLETO E DI GRANDE QUALITÀ! LA SQUADRA DI BUCCHI PRONTA AL SECONDO CAMPIONATO DELLA MASSIMA LEGA CON GRANDI AMBIZIONI di Antonio Scoditti

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a squadra, finalmente al gran completo, è pronta al ritiro. Con l’arrivo di Jerome Dyson, al quale sarà affidata la regia del roster allenato da coach Piero Bucchi, l’Enel Brindisi si prepara ad affrontare il suo secondo campionato consecutivo in Lega A di basket maschile. L'ultimo arrivo, quello di Dyson, è anche la scelta più sofferta e difficile da parte di tecnici e dirigenti del sodalizio biancazzurro, che hanno dovuto fare i conti con un mercato internazionale ed europeo molto competitivo. Dal 26 agosto, i giocatori sono stati convocati per il ritiro, che quest’anno si

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terrà a Brindisi, nel PalaPentassuglia, per preparare la squadra ai primi, numerosi impegni pre-campionato. Fino al 13 ottobre, giornata del debutto in casa contro l’Emporio Armani Milano, i giocatori dell’Enel saranno impegnati in diversi tornei e memorial. Il 7 e 8 settembre nel Torneo «Città di Matera», il 13 e 14 «Memorial Elio Pentassuglia» a Brindisi, il 18 amichevole a Trani contro il Napoli, il 21 e 22 «10° Torneo Città di Caserta», il 27 «Memorial Vicenzi» a Verona, il 28 amichevole a Montegrotto Terme contro la Reyer Venezia, il 2 ottobre amichevole a Sassari contro il Banco Sardegna, il 5 e 6 «Torneo Città di Sassari». 


SPORT

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Jerome DYSON play-guardia, 1987, 191 cm., USA

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Folarin Yaoui CAMPBELL guardia, 1986, 191 cm., USA

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Matteo FORMENTI guardia, 1982, 194 cm., ITA

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Andrea ZERINI ala, 1988, 205 cm., ITA

6

Ron LEWIS guardia, 1984, 193 cm., USA

Massimo BULLERI play-guardia, 1977, 188 cm., ITA

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Miroslav TODIC ala, 1985, 205 cm., BOSNIA

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Akinlou AKINGBALA centro, 1983, 208 cm., NIGERIA

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James DELROY ala, 1987, 203 cm., USA

Michael SNAER ala-guardia, 1990, 196 cm., USA

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HANNO COLLABORATO: Stefano Blasi Clara Bianco Antonio Scoditti DEMO MAGAZINE • anno VIII • N. 23 SETTEMBRE 2013 Periodico in distribuzione gratuita • Reg. Trib. di Brindisi n° 14/2005 Edito da: BEST IN PUGLIA SRL, via Roma, 93 Mesagne (Br) Direttore Editoriale: STEFANO BLASI Direttore Responsabile: AGNESE POCI Impaginazione: LUCA CRESCENZO Grafica Pubblicitaria: DANIELA DIPRESA Stampa: Mesagne Per la pubblicità su Demo Magazine Telefono 320.02.07.108 / 347.62.88.198 amministrazione@bestinpuglia.it Per informazioni, segnalazioni e suggerimenti direttoredemo@gmail.com

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