DOSSIER IBE 2018_Progettare il valore percepito

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Anno V - Novembre 2018 - Supplemento a www.newsimpresa.it - Diffusione gratuita

DOSSIER Industry Big Event

Le nuove frontiere dello sviluppo prodotto Il potere generativo dei dati nell’era digitale

PROGETTARE I L

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Novembre 2018

Anno VIII Supplemento a www.newsimpresa.it diffusione gratuita Direttore Responsabile Massimo Fucci massimo.fucci@pentaconsulting.it Content Manager Piero MacrĂŹ piero.macri@pentaconsulting.it

Editore Pentaconsulting Srl Piazza Caiazzo, 2 20124 Milano pentaconsulting@pentaconsulting.it Tel. 02 92958990

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Sommario

Scenario PLM 6

Come abilitare la nuova progettazione del valore percepito

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Scenario Il cambiamento come presente progressivo

Punti di svista La parola ai protagonisti di IBE 2018

Beckhoff Italia 23

PC-based Automation di Beckhoff: Produttività, Efficienza e Flessibilità

Altair Engineering 29

“Simulation driven design”, il nuovo paradigma dello sviluppo prodotto

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Tech Economy IoT, il potere generativo dei dati

Siemens PLM Software 34

Il valore del gemello digitale nelle aziende manifatturiere

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OPDIPO Il Valore del Valore

Politecnico di Milano 42 4

Il nuovo paradigma dello sviluppo prodotto


Sommario

Assofluid Come rispondere alle sfide del mercato globale

Fondazione Politecnico di Milano

Politecnico è sinonimo di innovazione

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47 AIdAM

Fabbrica del futuro, l'Italia è in pole position

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ANIE Automazione Innovazione e formazione per l'industria 4.0

54 UCIMU

UCIMU nello scenario del machinery italiano

Cefriel Le sfide per l'Innovazione

59 SIRI I dati della robotica

Tech Economy Competenze, professioni e industria 4.0

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Come abilitare la nuova progettazione del valore percepito In un contesto in continua evoluzione le aziende manifatturiere devono comprendere/immaginare le esigenze del mercato cui si rivolgono. Nello stesso tempo devono sviluppare un modello di business adeguato e un’infrastruttura abilitante (le operazioni) in grado di dare risultati profittevoli. Le difficoltà non mancano, ma se si colgono in tempo i fondamentali e le tendenze è ancora possibile continuare a competere con successo. In questo scenario il PLM gioca un ruolo di assoluta centralità.

Massimo Fucci General Manager di Pentaconsulting

Ci troviamo nell’era digitale. Potrebbe sembrare un’affermazione banale o pleonastica, eppure, questo posizionamento temporale ci deve portare a una serie di riflessioni, al di là e al di sopra delle pressioni e degli impegni 6

del quotidiano, in modo tale da comprendere quali siano gli elementi chiave di questo nuovo scenario di mercato. Cominciamo dai fondamentali: al cambiamento delle esigenze deve inevitabilmente corrispondere un cambiamento dei modelli di business. In molti casi si sta infatti passando dall’acquisto di un bene all’acquisto della fruizione del bene. Un passaggio non banale che va ad impattare le modalità in cui si pensano e si sviluppano i prodotti, le stesse modalità di assistenza, la manutenzione e la loro


dismissione. Vanno poi definiti i parametri per la fatturazione dell’uso. Ma non solo, questi ultimi devono fornire le informazioni sia per interventi predittivi, sia per lo sviluppo di nuovi prodotti. Vanno perciò cambiate le modalità in cui si sviluppano e si gestiscono i prodotti in esercizio. Un percorso che vede coinvolta sia la cultura d’azienda, a diversi livelli, ma anche le tecnologie e le applicazioni di ausilio alla gestione dell’intero ciclo di vita dei prodotti (PLM). Infine, affinché le diverse soluzioni disponibili sul mercato possano essere adottate e implementate in maniera consapevole, management e collaboratori devono tenere in seria considerazione alcune tendenze di fondo nel seguito descritte.

zioni a Piattaforma di applicazioni. In questo ambito, i produttori software hanno ampliato nel corso degli anni il proprio portafoglio d’offerta mediante acquisizioni, con l’obbiettivo di soddisfare le esigenze di ogni singola figura professionale coinvolta nel processo di sviluppo prodotto. Soluzioni end to end che - a tendere - saranno in grado di operare su un’unica struttura dati. L’evoluzione delle piattaforme va nella direzione dell’apertura verso il mondo esterno. Possiamo immaginare piattaforme che, in un futuro ormai prossimo, possano essere facilmente configurate e ampliate con componenti software aggiuntivi e/o applicazioni verticali di terze parti.

Piattaforme di Applicazioni Un passaggio critico - ma ormai palese - da prendere in considerazione è la trasformazione da insieme di Applica-

Un elemento chiave da considerare è il Cloud ovvero l’infrastruttura abilitante il cambiamento delle modalità strategiche e operative nello sviluppo

Il Cloud

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dei prodotti. Nonostante una certa diffidenza da parte del settore tecnico, i dati di mercato mostrano che nel 2017 il 25% delle nuove installazioni sono state realizzate in Cloud. Un ambiente operativo naturale per le piattaforme in cui non solo trovano collocazione applicazioni di data management e di collaborazione distribuita, ma anche applicazioni di Authoring, quali la progettazione assistita da computer (CAD) e di simulazione (CAE). I vantaggi offerti dal Cloud comprendono anche la facilità di distribuzione e aggiornamento del software, la possibilità di variare la capacità di archiviazione in funzione delle esigenze puntuali e, soprattutto, importanti riduzioni dei costi, sia da parte di chi le utilizza sia da parte di chi le fornisce. Ambienti collaborativi Le sfide per raggiungere un livello efficace rimangono uno dei principali obiettivi per le aziende. In effetti, mi8

gliaia di revisioni vengono eseguite in modo asincrono durante tutto il ciclo di vita di un progetto. E con dozzine di cosiddetti strumenti di collaborazione spesso utilizzati in parallelo all’interno di un’azienda o di un ecosistema di progetto, mantenere l’unicità del dato, non è cosa semplice. La collaborazione in ambiente cloud collegherà senza problemi diversi strumenti e formati di file. Ci sarà una versione, una piattaforma e un progetto, e sarà tutto mantenuto in Cloud. Mobilità L’accesso da mobile è sempre più importante. La maggior parte degli sviluppatori di software assistito da computer stanno attualmente implementando strumenti per accedere ai dati da mobile. L’accesso mobile consente alle persone di accedere a strumenti, app e altri dati pertinenti ovunque e in qualsiasi momento. Ciò implica una maggiore necessità nel definire – an-


Scenario PLM che dinamicamente - le figure professionali e i loro permessi nel processo di sviluppo dei prodotti. La maggior parte degli utenti si aspetta, infatti, che l’accesso ai propri dati di progettazione possa avvenire sempre e ovunque, indipendentemente dal dispositivo e dalla piattaforma utilizzata. Il vero valore di avere i dati archiviati nel cloud verrà dalle informazioni che verranno fornite agli utenti in modo sicuro.

Simulazione

In ambito applicativo cresce l’importanza delle applicazioni rivolte alla simulazione del comportamento in uso sia dei singoli componenti, di parti o sottoinsiemi, sia dell’intero prodotto. Si è così ora in grado di affrontare e risolvere diversi domini: elettromagnetico, calore, acustico, resistenza meccanica, fluidodinamica, rendendo possibile operare in un ambito di verifica multidimensionale, al fine di poIoT e Big Data ter testare un prodotto In un ambiente ottinel suo utilizzo reale. male lo sviluppo dei Attenzione, perché sta sensori deve essere Le aziende devono cambiando il modo di accompagnato dalla sviluppare i prodotcomprendere i capacità di utilizzati. Ciò significa che le cambiamenti e re in maniera intelregole di simulazione, acquisire capacità ligente i dati rilevati. che consentono una di implementazione Ora, la disponibilità definizione di una fordi ambienti Cloud sicontinua ma funzionale, vanno curi e di piattaforme applicate sin dall’inidell’innovazione applicative per analisi zio per poi procedere trasversalmente a tutti dei dati (Analytics) dicon la progettazione i processi produttivi e rettamente in Cloud, di dettaglio. Alla simuorganizzativi fa si che le aziende lazione deve essere possano rafforzare riconosciuto sia il mela propria capacità di rito di aver consentito prendere le decisiola realizzazione di prodotti sempre ni sulla base di dati oggettivi dispo- più “correttamente strutturati” sia nibili in tempo reale. Varie proiezioni di aver reso definitiva e palese “l’obsoprevedono che entro il 2020 tra 20 e lescenza” dei sistemi e delle modalità 30 miliardi di dispositivi e oggetti sa- di progettazione 2D. Infatti, se non si ranno connessi a Internet. Ebbene, opera su modelli 3D, la simulazione con sensori incorporati direttamente non è applicabile. in prodotti comunicanti in tempo reale (o prestabiliti) la manutenzione predit- Con la realtà aumentata, possiamo sotiva andrà a sostituire la manutenzio- vrapporre le immagini digitali dei prone programmata, la produzione potrà dotti sviluppati nel mondo reale. Meessere modulata, l’utilizzo del parco scolando il mondo fisico e quello digimacchine ottimizzato e il lancio di nuo- tale si possono migliorare le attività di assemblaggio e manutenzione, anche vi prodotti facilitato. 9


Scenario PLM a distanza. Infatti, basterà avere un conoscitore delle operazioni in sede (LA MENTE) e le persone in loco (IL BRACCIO) potranno essere guidate - passo dopo passo - nello svolgimento delle attività. La manifattura additiva è una problematica seria che va affrontata in modalità altrettanto seria. Notevoli vantaggi - a livello industriale - saranno possibili solo se si sarà capaci di agire su più fronti in quanto la manifattura additiva richiede una fase di progettazione diversa dalle precedenti (per troppi lustri i nostri progettisti sono stati abituati a pensare che i prodotti venissero realizzati in modalità sottrattiva). Un altro fronte è la ricerca dei materiali. Infatti, la possibilità di posizionare materiali di composizioni/concentrazioni differenti in diverse zone del prodotto richiede conoscenza e capacità di produrre le giuste polveri. Con la manifattura additiva è possibile, inoltre, la creazione di progetti più complessi che non possono essere realizzati con tecniche sottrattive tradizionali. In alcuni casi si possono ridurre - e di molto - il numero di componenti

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in un prodotto. Nel contempo, anche le necessità di saldare o unire con elementi di fissaggio viene ridotta sostanzialmente. Inoltre, a fine ciclo di vita, molte parti realizzate in modalità additiva potranno essere restituite a uno stato di sostanziale riutilizzo diretto. Il futuro è ibrido Il futuro sta nelle piattaforme di hybrid manufacturing in grado di eseguire in modalità sincrona o asincrona lavorazioni sia additive che sottrattive. Un mondo in deciso e continuo fermento in cui le evoluzioni non sono solo a grande velocità, ma avvengono in contemporanea in più domini. Una situazione che deve spingere le aziende a comprendere i cambiamenti e ad acquisire capacità di implementazione continua dell’innovazione trasversale: dal modello di business, all’organizzazione del lavoro, a come si produce e si assiste un prodotto. In definitiva, ciò che si deve riuscire a definire e implementare è la progettazione del valore percepito di un prodotto in maniera tale da risultare profittevole.


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Scenario

Il cambiamento come presente progressivo Appare sempre più evidente che i risultati economici tendono ad affermarsi in quelle realtà dove più forte è la propensione al cambiamento. Un qualcosa, il cambiamento, che non si può improvvisare, che non può essere una via di fuga o un semplice escamotage, ma che deve essere inteso come parte integrante della cultura aziendale ovvero diventare un presente progressivo. di Piero Macrì

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L

a favorevole congiuntura che sta soffiando sull’Europa lascia ben sperare, tanto da far ipotizzare per il biennio 2018/2019 un andamento positivo reiterando così le performance del 2017, anno primo dell’emersione dalla decennale crisi. Siamo in presenza di una condizione macroeconomica che potrebbe favorire gli investimenti nell’Information Technology e nell’Automazione Industriale. Eppure, se nel corso dell’ultimo triennio l’Italia ha beneficiato della ripresa globale, recuperare la ricchezza perduta non sarà immediato. Come si afferma in un recente rapporto del Centro Studi di Confindustria, “pur riuscendo a ridurre il divario di incremento con il resto dell’area euro, il Pil viaggia su valori ancora distanti dal picco pre-crisi, tanto che nel 2019 si prevede un fatturato Italia ancora inferiore a quello conseguito nel 2007″. Con un tasso di crescita medio dell’1% – affermano gli analisti – il recupero completo potrà avvenire solo a partire dal 2021. A meno che non si avverino le ottimistiche previsioni del nuovo Governo che indicano una crescita media intorno al 2,5%.

Scenario

L’andamento dell’indice demografico aziendale Da un punto di vista generale la crisi del nuovo millennio ha provocato un vero e proprio tsunami. Cribis – società del Gruppo Crif specializzata nella business information ha indagato sui fallimenti delle imprese italiane e rivela che nel periodo 2009-2016 sono state ben 101.634 le aziende che hanno cessato l’attività, per una media di 12.704 all’anno! Relativamente meno pesante la dinamica riscontrata nel 2017, anno in cui l’indice di mortalità è stato di 8.656 imprese, numero sempre elevato, ma in netto calo rispetto alle cifre degli anni precedenti. Negli ultimi 8 anni, nel comparto industriale hanno cessato la propria attività 16 mila imprese. Dati negativi, certo, ma che devono essere inquadrati all’interno del più ampio contesto demografico d’impresa. Secondo i dati Istat l’indice di natalità delle imprese, ovvero il rapporto tra tasso di nascita e mortalità, dal 2009 al 2015 ha espresso infatti un turnover negativo pari all’1,6%. Insomma, la crisi ha prodotto anche anticorpi che hanno permesso una rigenerazione delle attività imprenditoriali, riportando a valori

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Scenario prossimi allo zero il tasso demografico. A questo riguardo è interessante notare che nel comparto dell’Industria, sempre secondo dati Istat, i tassi di natalità e di mortalità sono inversamente correlati al livello di intensità tecnologica. E’ chiaro, quindi, che dove prevale l’investimento tecnologico vi sono più opportunità di una crescita sostenibile, al contrario di quello che succede nei comparti caratterizzati da un basso profilo tecnologico, più vulnerabili ed esposti a rischio di fallimento. Un possibile Rinascimento E’ innegabile, l’industria italiana sta esprimendo una dinamica più che positiva. E’ vero, nel corso di questa lunga crisi una parte delle imprese che esisteva fino a dieci anni non è più sul mercato, ma nello stesso tempo si sono consolidate quelle realtà che

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hanno dimostrato più resilienza alla negatività espressa dai mercati e alla debolezza del contesto finanziario. Si parla di una rinascita dell’industria italiana. Le aziende più forti, quelle che sono riuscite a passare indenni la micidiale crisi protrattasi a partire dal 2007, sono più forti di prima: hanno investito in innovazione, hanno migliorato la produttività, si sono allargate su nuovi mercati e stanno cogliendo i frutti delle opportunità che possono nascere da un mercato globalizzato. Sono i dati a parlare. Nel 2017 (dati Ucimu) la produzione mondiale di macchine utensili è cresciuta del 6,4%, per un valore di 75.100 milioni di euro. Le esportazioni si sono attestate a 3.385 milioni di euro, il 4,1% in più rispetto all’anno precedente (+ 3,3% in termini reali), assicurando nuovamente all’Italia il terzo posto tra gli esportatori, alle spalle di Germania e Giappone.


Scenario

Gli ingredienti della ripresa Si parla tanto del Piano Industria 4.0, ma a ben vedere la capacità di resistenza e di innovazione espressa dalle imprese, in particolare nel settore manifatturiero, non sono tanto correlate agli incentivi fiscali: i risultati e le performance nascono essenzialmente dalla capacità imprenditoriale e da una visione strategica coerente con l’evoluzione dei mercati così come dalla consapevolezza che una qualsiasi attività deve necessariamente essere sostenuta da una continua ricerca e sviluppo nella tecnologia. I risultati positivi si sono inoltre evidenziati in quelle realtà dove più forte è stata la propensione al cambiamento. Un qualcosa, il cambiamento, che non si può improvvisare, che non può essere una via di fuga o un semplice escamotage, ma che per produrre risultati tangibili in termini di performance di business lo si deve intendere parte in-

tegrante della cultura aziendale.Il piano Industria 4.0 ha avuto il pregio di favorire tutta una serie di leve a livello fiscale, e senza dubbio ha contribuito ad accelerare la ripresa, permettendo un ammodernamento più esteso del settore, con ricadute positive in termini di riqualificazione e re-ingegnerizzazione della produzione. Serve comunque altro per stabilizzare la crescita: una politica industriale che renda sostenibile un percorso da molti già avviato e la capacità, da parte delle imprese, di introdurre un più elevato indice di ottimizzazione e di innovazione, riuscendo a mettere a punto nuove iniziative e modelli di business in grado di sfidare la competizione a livello globale. E’ su questo punto che si giocherà la possibilità di sfruttare al meglio quella che sembrerebbe essere l’inizio di una nuova età dell’industria italiana. Digitale, forse, ma soprattutto imprenditoriale. 15


Punti di Svista

La progettazione del nuovo valore Massimo Fucci - General Manager Pentaconsulting Da quando Porter ha introdotto il concetto di catena del valore, a metà degli anni ’80, molte organizzazioni, a livello mondiale, hanno rimodellato i loro processi, esasperando la competizione. L’accelerazione delle tecnologie degli ultimi decenni ha ulteriormente modificato lo scenario, aggiungendo alla delocalizzazione la dematerializzazione di numerosi processi, primi tra tutti l’incontro tra domanda e offerta. Sembra che il mondo abbia imboccato la strada della creazione di valore attraverso l’efficientamento di specifiche fasi produttive, piuttosto che non mediante la progettazione di nuovi prodotti e servizi. Ma questo approccio non è la soluzione: certamente non lo è, per impraticabilità, per la piccola e media impresa, e forse, su una scala temporale non a breve, potrebbe non esserlo nemmeno per le grandi organizzazioni. Riflettere sulla progettazione del valore, invece che sull’esasperazione dello stesso in alcune fasi, diventa uno dei fattori decisivi di successo. E, soprattutto, cosa dobbiamo intendere per “valore”? Oggi non esiste una misura alternativa al “valore” che non sia strettamente economica e monetaria: col rischio di migliorare la riga degli utili nel prossimo bilancio trimestrale, e nel contempo essere travolti da un’inarrestabile onda populista che aumenta malcontenti e sperequazione, impoverendo (quasi) tutti. IBE 2018 è un incontro per un’inevitabile riflessione sulla progettazione di nuovo valore, invece che di spostamento dello stesso, con la consapevolezza di un futuro tecnologico di crescente complessità e della necessità di una nuova sostenibilità socio-ambientale.

Per una governance del cambiamento continuo a velocità crescente Umberto Cugini – Politecnico di Milano Il contesto globale nel quale ogni attività industriale automaticamente si colloca è caratterizzato da cambiamento continuo a velocità crescente. In prima approssimazione, questo contesto può essere caratterizzato come uno spazio a tre dimensioni indipendenti: conoscenza, forza economica e piena consapevolezza della velocità del cambiamento continuo. I leader di questo contesto globale – vedi Amazon, Alphabet, Apple, Microsoft, Facebook, Alibaba e Tencent - pur partiti da una competenza specifica di base tecnologica, commerciale od organizzativa, hanno saputo ampliare rapidamente la loro base di competenze arrivando per vie diverse a focalizzarsi e a eccellere in un’abilità comune: Progettare Valore. Progettare il Valore diventa, quindi, l’obiettivo attuale e futuro dei responsabili dello sviluppo di nuovi prodotti e/o servizi. Da un lato richiede la capacità di comprendere/inferire esigenze potenziali e/o inespresse, dall'altro esige la conoscenza e padronanza d’uso delle piattaforme tecnologiche e delle best practice per interagire e comunicare​con il potenziale mercato popolato da customer. Essere capaci di sviluppare un buon prodotto non basta più, o meglio, è condizione necessaria, ma non sufficiente per continuare a competere con successo. Ancora una volta, in un mondo che si muove velocemente, in cui certi meccanismi da grandi numeri prendono via via il sopravvento, richiede al management la capacità di guardare, vedere e andare oltre per definire un corretto posizionamento compatibile con la realtà interna e il percorso più consono per raggiungerlo.

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La parola ai protagonisti di IBE 2018

La cultura del valore o il valore della cultura? Marco Maiocchi - Opdipo L’accresciuta complessità del contesto di mercato con cui ci confrontiamo è legata a due aspetti: la continua e progressiva crescita tecnologica e la globalizzazione dei mercati senza uniformità di governo. Oggi chi s’iscrive a un corso di laurea azzarda l’ipotesi che la prospettiva che ha in mente esisterà ancora tra cinque anni; oggi un’impresa che investe compie lo stesso azzardo. Come proteggersi? Certamente la forza economica è la base di imprese di capitale, ma non è né inevitabile (si vedano le diverse start up di successo) né sufficiente (esempi a iosa). La consapevolezza della velocità del cambiamento è assolutamente determinante, ma è utile solo se correlata a una capacità di “fiutare” la direzione dell’evoluzione, insieme a quella del mercato. Da qui la grande rilevanza della conoscenza, non intesa semplicemente come disponibilità di informazioni e di come usarle, ma come discernimento, come capacità di valutare la rilevanza delle conoscenze e di quali, di sapere come agire e in quale preciso momento. Tutto questo è il prodotto di ciò che è sempre stato chiamato “cultura” nel senso più alto del termine, che va molto al di là di una specifica cultura di settore (alla faccia della svolta “professionalizzante” dei corsi di laurea mondiali): si tratta di riconoscere l’Uomo e di saperne collocare bisogni e comportamenti presenti e futuri. Le conseguenze sono enormi: nella formazione, nell’ideazione, nella gestione, nella rendicontazione. Abbiamo bisogno di una nuova visione rinascimentale del mondo? Io penso proprio di sì. Solo così si potrà progettare il giusto solido duraturo valore.

Per una Smart Factory 4.0 Duilio Perna – Country Manager di Beckhoff Italia Una Smart Factory che rispetti in pieno le linee guida del 4.0 deve prima di tutto abilitare un sistema produttivo “intelligente”, in grado di elaborare gli ordini, una volta inseriti, secondo le priorità, i tempi di consegna ma anche, in un futuro non troppo lontano, in base alle preferenze e ai gusti del consumatore finale. Analogamente a come la richiesta di mercato definisce le caratteristiche del prodotto, anche nell’automazione industriale sono presenti dei fattori che vanno a definire i requisiti di una macchina automatica. Parliamo di modularità, flessibilità e capacità di adeguarsi alle richieste produttive, sempre più orientate alla customizzazione del singolo pezzo. La macchina automatica sta quindi evolvendo da semplice esecutrice di movimenti a sistema complesso e pensante in grado di fornire non solo prodotti ma anche servizi: capacità di autoapprendimento, capacità predittiva di manutenzione, integrazione con MES, raccolta dati e analisi degli stessi nel cloud. Questi sono solo alcuni esempi di un universo in espansione che porterà a concepire le macchine automatiche in maniera completamente diversa rispetto al passato. Presenti anche quest’anno a Industry Big Event, proponiamo il punto di contatto tra il passato e il futuro suggerendo soluzioni strategiche e di successo.

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Punti di Svista

Dalla progettazione alla realizzazione con i modelli virtuali Jan Leuridan, Senior Vice President for Simulation and Test Solutions, Siemens PLM Software

Siemens PLM Software è protagonista di Industry Big Event 20189 con la partecipazione eccezionale di Jan Leuridan, Senior Vice President for Simulation and Test Solutions, il cui intervento “Digital twin e simulazioni in real time, cosa c’è dietro l’angolo” sarà focalizzato sul tema dei modelli virtuali. Tutti oggi parlano di digital twin, ma Siemens PLM Software si differenzia da quanto viene proposto sul mercato per avere concepito un approccio del tutto unico e originale. Per Siemens il concetto associato al digital twin non si limita, infatti, alla sola parte di simulazione, ma si estende all’intera fase di realizzazione. La tecnologia software di Siemens per il digital twin collega direttamente la progettazione alla produzione, attraverso modelli virtuali che riproducono accuratamente la forma, la funzione e le prestazioni di un prodotto e del relativo impianto di produzione. I digital twin consentono di collaudare le funzionalità dei prodotti e dei processi produttivi in ambito virtuale, per prevedere e ottimizzare le prestazioni nel mondo reale. In qualità di abilitatore dell’innovazione, Siemens PLM Software intende presentare concretamente le potenzialità offerte dall’utilizzo di soluzioni in grado di digitalizzare l’intero ciclo di vita inerente progettazione, realizzazione e utilizzo di un prodotto stabilendo una connessione diretta tra la definizione di una soluzione virtuale e la sua realizzazione

Il nuovo paradigma dello sviluppo prodotto Andrea Maria Benedetto, CEO di Altair Engineering

Sta cambiando il modello di sviluppo prodotto. Si stanno affermando modalità che prevedono una simulazione end-to-end dalle fasi iniziali del progetto per arrivare poi alla definizione della forma funzionale e alla progettazione di dettaglio. Anche nel settore tecnico di produzione di beni strumentali e prodotti tecnologici per il mercato consumer non si progettano più macchine né tantomeno sistemi multitecnologici, bensì soluzioni per problemi tecnologici, tecnici e funzionali. In definitiva, cresce l’attenzione delle aziende verso tutti quei fattori - usabilità, sostenibilità, impatto ambientale e sociale che sono oggi determinanti per continuare ad assicurare una presenza da protagonisti nel mercato di riferimento. Lo sviluppo prodotto richiede oggi ai progettisti di pensare e prendere in considerazione non solo la semplice funzionalità “locale” dell’oggetto (device) di produzione, ma anche, e soprattutto, l’interazione di quest’ultimo con l’ecosistema di riferimento (non solo con chi ne sarà l’utilizzatore ma con tutti i possibili contesti in cui verrà o potrà venire a trovarsi). Un modello strategico e una modalità operativa - di cui Altair può essere considerata un pioniere – basata su un approccio Simulation-based che permette di espandere l’esperienza e la conoscenza del progettista.

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La parola ai protagonisti di IBE 2018

Dati ed ecosistemi digitali Cesare Colombo, Digital Interaction & Visual Experience Director di Cefriel

I dati sono la materia prima più preziosa di oggi e di domani. Dalla basilare conoscenza dei fatti, propria della business intelligence tradizionale, si può oggi passare alla comprensione del perché le cose accadono. Nascono così modelli capaci di ipotizzare comportamenti, che mettono le aziende nella condizione di formulare proposte di valore. I dati diventano il presupposto per la creazione di veri e propri ecosistemi digitali. Dal sensore sull’impianto di produzione, o dal negozio, fino alla sala del Board o al tablet del CEO, il dato si trasforma e si nobilita, diventando prima informazione, poi “insight” (grazie alle tecniche avanzate di analytics), e quindi indirizzo per prendere azioni tempestive (in base a modelli previsionali e prescrittivi). L’intera azienda si trasforma: la scelta stessa degli indicatori di prestazione da visualizzare orienta le azioni dei manager, la disponibilità di una “single source of truth” aumenta il livello di trasparenza e di accountability. Il dato diventa parte fondamentale del business al punto da poter affermare: “data is the new money”. L'attenzione delle aziende deve essere quindi posta sulla catena di valore dei dati, acquisendo capacità per trasformare la materia prima digitale, i dati, in informazione e valore di business.

Politecnico, il cambiamento come leva per l’innovazione Gianantonio Magnani, Presidente Fondazione Politecnico di Milano

Il percorso di cambiamento, le attività e i progetti attuati dalla Fondazione del Politecnico di Milano riflettono la volontà dell’Ateneo di continuare ad essere il punto di riferimento nell’ecosistema italiano dell’innovazione con l’obiettivo di promuovere la crescita economica a livello nazionale. L’innovazione è frutto della collaborazione tra il mondo accademico e quello industriale, il cui fine è rendere la tecnologia accessibile alle persone. Per attuare il percorso servono diversi attori, che formano una vera e propria filiera. Al Politecnico di Milano puntiamo proprio su questo, una filiera di attori per innescare il processo del cambiamento. L’intrinseca vocazione industriale pone l’Ateneo come punto di riferimento nell’ecosistema italiano dell’innovazione in quanto promotore di crescita economica a livello nazionale. I numeri lo dimostrano: ad oggi, il Politecnico di Milano vanta un portafoglio di 1.600 brevetti. Solo durante il 2017, sono state depositate domande di priorità per 80 nuove invenzioni e sono stati concessi 51 brevetti relativi a domande depositate negli anni precedenti. Dati che testimoniano una certa vivacità relativa alla nascita di nuove idee e future imprese innovative.

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Punti di Svista

Per un percorso di digitalizzazione Michele Viscardi, Presidente di AIdAM

Digitalizzazione e formazione sono le priorità per far sì che le imprese italiane, in primis le piccole e medie aziende, possano traguardare nuovi livelli di efficienza e competitività nel settore automazione e manifatturiero. Sul fronte dell’innovazione tecnologica è stata sottolineata più volte la necessità di dare supporto adeguato per definire un percorso graduale di digitalizzazione “disegnato” sulle reali esigenze dell’azienda. Partendo da un’analisi della situazione, le imprese devono procedere gradualmente e in modo mirato per raggiungere man mano traguardi sostenibili. Intelligenza Artificiale, Big Data, Realtà Aumentata e Realtà Virtuale sono solo alcune delle nuove tecnologie di cui si sente tanto parlare, ma è necessario che gli imprenditori le esplorino per conoscerne le potenzialità e valutare quali vale la pena introdurre nelle proprie aziende per incrementare efficienza, qualità e livello di innovazione. AIdAM e le associazioni in generale hanno il compito di guidare gli imprenditori e di tenere le fila dei rapporti tra aziende, fornitori partner, centri di ricerca e università che si occupano di queste tematiche.

Le fondamenta per lo sviluppo 4.0 dell’industria Marco Vecchio, Presidente di ANIE Automazione

La formazione diventa condizione indispensabile per la competitività delle aziende che si devono innovare, consapevoli che al di là di tecnologie e processi sono le persone con le loro competenze, esperienze e capacità che possono far vincere le sfide legate alla quarta rivoluzione digitale. La quarta rivoluzione industriale sta portando ad una trasformazione generale del processo produttivo che comporta una rivisitazione completa anche del mondo del lavoro. Industria 4.0 richiede competenze professionali ad ampio raggio: la conoscenza della tecnologia, ma soprattutto competenze di analisi di dati. Accanto a queste vanno sviluppate competenze di processo, di pianificazione e di gestione di progetti di innovazione e automazione industriale, che portano ad ampliare il raggio di azione delle persone. Oggi la domanda di lavoro si sta trasformando a grande velocità e le abilità richieste sono sempre più articolate e complesse. Da qui la necessità di diffondere a tutti i livelli una cultura più aperta e competente nel digitale e nel sapere scientifico, di potenziare la formazione specialistica e tecnica, e di rafforzare le soft skill (creatività, managerialità, capacità di risolvere problemi in contesti tecnologicamente complessi).

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La parola ai protagonisti di IBE 2018

La new wave dell’automazione Domenico Appendino, Presidente di SIRI

L’andamento del mercato della robotica sta attraversando un periodo decisamente positivo, sia in Italia che nel mondo. Secondo ultime rilevazioni IFR, nel corso dell’ultimo anno la crescita di robot venduti del mondo è stata del 31% quando la previsione era il 18%. L’Italia con 8.000 unità vendute è cresciuta del 19%, più del doppio della Germania e più del triplo degli Stati Uniti. Uno dei principali motori della crescita della robotica è costituita dai robot collaborativi, i cobot, che possono operare vicino agli operatori umani in completa sicurezza. Oggi i cobot rappresentano il 3% del mercato ma secondo studi di settore la previsione di crescita media annua sarebbe il 62% nel periodo 2018-2022. E’ chiaro che questa crescita pone molte domande sul rapporto del lavoro dell’uomo con i robot e con l’automazione. Si tratta di una storia vecchia, che ricorre in ogni passaggio tra una fase industriale e un’altra determinata dall’ingresso di nuove tecnologie. Automazione e robotica hanno infatti certamente ucciso e uccideranno dei posti di lavoro, quelli meno amati e ambiti dall’uomo, ma ne creano e ne creeranno in numero maggiore altri, più qualificati, più desiderati e più retribuiti.

Le sfide del mercato globale Domenico Di Monte, Presidente di Assofluid

Innovare per restare competitivi è il pilastro su cui fondare le strategie aziendali, ma prima di tutto è necessario definire il concetto di innovazione, che non deve significare semplicemente comprare un macchinario più performante. Siamo convinti che si possa parlare di vera innovazione solo nel momento in cui il processo innovativo diviene strutturato e sistematico. Il mercato attuale, altamente tecnologico, obbliga tutti i settori industriali, potenza fluida compresa, ad evolvere sia dal punto di vista dell’offerta di prodotti e servizi, sia per quanto riguarda l’organizzazione dei processi e delle attività interne. Il costante e continuo sviluppo tecnologico in corso rende impensabile al giorno d’oggi di poter essere competitivi nel lungo periodo senza investire in ricerca e sviluppo, al fine di trovare soluzioni innovative in grado di offrire affidabilità, elevate prestazioni, risparmio energetico e lunga durata, ottimizzando nel contempo i costi di produzione. Le aziende italiane della potenza fluida sono in grado di rispondere a queste nuove, inevitabili, sfide imposte dal mercato globale, e tutto ciò fungerà da stimolo per ulteriori sviluppi tecnologici su prodotti e processi.

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Piccolo formato, massima versatilità C6015: IPC ultracompatto

www.beckhoff.it/C6015 Con il PC industriale C6015 ultracompatto, Beckhoff amplia le possibilità applicative del controllo PC-based, offrendo un eccellente rapporto qualità-prezzo in un alloggiamento estremamente compatto. Dotato di CPU fino a 4 core, peso ridotto e flessibilità di installazione senza precedenti, il C6015 può essere utilizzato universalmente per compiti di automazione, visualizzazione, comunicazione e per applicazioni basate su EtherCAT. È inoltre IoT ready. Processore: Intel® Atom™, 1, 2 o 4 core Interfacce: 2 Ethernet, 1 DisplayPort, 2 USB Main memory: fino a 4 GB DDR3L RAM Housing: Lega pressofuso di alluminio e zinco Dimensioni (W x H x D): 82 x 82 x 40 mm

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PC-based Automation di Beckhoff: Produttività, Efficienza e Flessibilità Flessibili, integrati e connessi. Così saranno gli impianti di produzione nei contesti manifatturieri intelligenti e digitalizzati del futuro. E le soluzioni tecnologiche di Beckhoff supportano la massima produttività ed efficienza, abilitando in pieno il concetto di produzione personalizzata nella fabbrica 4.0.

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Beckhoff Italia

Duilio Perna

L

Managing Director di Beckhoff Italia

a fabbrica 4.0 e la sua trasformazione digitale sono le tappe di un percorso continuo di evoluzione dei processi produttivi e dei modelli di business. Questo cambiamento, reso possibile adottando tecnologie sempre all’avanguardia nel campo dell’automazione e dell’Information Technology, viene attuato con gli obiettivi di ridurre i costi di produzione e massimizzare la produttività dell’impianto, aumentandone la flessibilità in ogni sua parte e l’efficienza, riducendo il time-to-market, ed infine offrendo ampie possibilità di personalizzazione dell’offerta a costi contenuti. Per raggiungere tali obiettivi è strategico scegliere piattaforme olistiche e futuribili in grado di assolvere le molteplici funzioni all’interno della fabbrica interconnessa e Beckhoff

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offre tecnologie e prodotti per indirizzare questi bisogni. Ovviamente tutto a prova di Industria 4.0. Come fa il più grande produttore europeo di cucine a spedirne 2.700 al giorno, l’una diversa dall’altra, realizzando così la mass customization secondo il paradigma Industria 4.0 con produzione low-cost in Europa? Come fa il più grande produttore al mondo di macchine ad iniezione per la plastica ad ottimizzare la precisione del processo, migliorando la produttività e riducendo gli scarti indesiderati, cosa che produce un risparmio di oltre centocinquanta mila euro all’anno? Perché il più grande produttore al mondo di auto ha deciso di adottare EtherCAT, il bus di campo basato su Ethernet, per gli sviluppi futuri dei propri siti produttivi? A queste e a molte altre domande esiste una risposta e un comune denominatore: disruptive innovation e Beckhoff. New Automation Technology La missione aziendale di Beckhoff si cristallizza in tre parole: New Automation Technology e l’obiettivo è introdurre nel mercato ogni sei mesi nuovi prodotti. Grazie alla tecnologia PC-ba-


Beckhoff Italia sed di Beckhoff è possibile raggiungere alti livelli di produttività, flessibilità e velocità in spazi più contenuti. La tecnologia di controllo basata su PC racchiude in un’unica piattaforma HW e SW le proprietà necessarie alla realizzazione della fabbrica intelligente. Si tratta di un PC industriale con un unico ambiente di sviluppo e di esecuzione del programma che rende deterministico il PC stesso che governa. L’idea è quella di sfruttare la stessa piattaforma HW, integrando in un solo SW i moduli che realizzano svariate funzioni: logica, motion control, comunicazione, HMI, safety, CNC, robotica, tecnologia di misurazione, condition monitoring, power monitoring, visione, accumulo dati e analytics. L’inclusione nella stessa piattaforma delle principali attività di automazione porta benefici in termini di riduzione dei costi legati alla diminuzione delle interfacce e dei tempi ciclo e dei tempi di risposta, grazie alla performance delle CPU. È possibile migliorare la diagnostica e implementare a livello SW soluzioni che prima erano gestite con tanti device HW separatamente. Adottare l’automazione PC-based significa soprattutto sfruttare i vantaggi della espansione della potenza di calcolo dei PC. La risoluzione SW delle tematiche di automazione favorisce l’esigenza di elevate prestazioni a prezzi competitivi. IoT, la leva per la fabbrica interconnessa Il concetto di IoT si può identificare con una espressione: la fabbrica interconnessa. Si tratta di una rete di sistemi cyber-fisici, tra cui ovviamente quelli meccatronici, che dotati di potenza

di calcolo, controllo e connettività comunicano tra di loro scambiando informazioni per migliorare l’efficacia e l’efficienza del processo produttivo. In questo contesto il sistema meccatronico diventa un oggetto collegato in rete e “sensore” esso stesso di dati che diventano informazioni. IoT è la tecnologia abilitante che unitamente all’internet dei servizi e al cloud computing faciliterà il raggiungimento dell’obiettivo primario del progetto 4.0: aumentare competitività differenziandosi con l’innovazione tecnologica. Realizzare una rete industriale di cose vuol dire anche raccogliere dati, accumularli, trasferirli e analizzarli. Non esiste più il modello di piramide di automazione per cui secondo una logica top-down il sistema sovraordinato comanda cosa fare al livello controllo e campo, ma grazie all’elevato grado di interoperabilità tutti i dispositivi comunicano alla stessa maniera tra di loro e con il sistema gestionale fino al cloud. L’operatore stesso è parte della rete con cui scambia informazione in real-time, raccogliendo in modo granulare dati che servono per prendere scelte informate. La comunicazione nell’ambiente IoT assume un ruolo cruciale. Essa deve fornire elevati standard di sicurezza ed integrazione orizzontale e verticale. La PC-based automation svolge un ruolo centrale nel paradigma della fabbrica interconnessa. La grande quantità di dati da gestire e la varietà delle tematiche indirizzerà all’adozione di una piattaforma di automazione integrata che incorpori in un solo SW e HW tutte 25


Beckhoff Automation

le funzionalità necessarie per il funzionamento virtuoso della fabbrica intelligente. Il SW di automazione TwinCAT, inoltre, supporta la comunicazione con oltre 400 bus di campo diversi che sono gestiti dalla periferia decentrata modulare e comunica verso il mondo cloud mediante l’uso di protocolli standardizzati come MQTT, AMQP e OPC UA. In questo modo viene realizzata l’integrazione orizzontale e verticale di fabbrica, requisito fondamentale per ottenere l’interoperabilità nella fabbrica intelligente. Analisi real-time Conoscere lo stato della macchina online e offline, nonché effettuare le opportune analisi e intervenire in tecnica predittiva diviene un requisito indispensabile per prevenire le cause

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di guasto e, quindi, ottimizzare il processo evitando fermi impianto. A tale scopo, Beckhoff ha sviluppato TwinCAT Analytics, un modulo software che, utilizzato all’interno della piattaforma di automazione TwinCAT 3, consente di effettuare il data logging e l’analisi real-time dei dati di processo, che a seconda delle specifiche necessità possono essere gestiti in vario modo, anche mediante comunicazione IoT. TwinCAT Analytics assicura che tutti i dati rilevanti di processo, per essere di pieno ausilio, vengano acquisiti e memorizzati in continuo, in tempo reale e in sincrono con il processo. A seconda delle esigenze, tali dati possano quindi essere resi disponibili in più modi: localmente nel controller, su un server nella rete aziendale, in una soluzione cloud dedicata oppure in un cloud pubblico.


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Pentaconsulting ABC 4.0 Il portfolio di Servizi per lo Sviluppo dell’ Azienda

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Altair Engineering

“Simulation driven design”, il nuovo paradigma dello sviluppo prodotto In un contesto in continua evoluzione, prima di sviluppare un nuovo prodotto vanno comprese e immaginate le reali esigenze del mercato. Un concetto all’apparenza semplice, ma che richiede una mentalità rivolta all’innovazione e l’utilizzo di tecnologie abilitanti. Altair è pioniera del nuovo paradigma simulazione-progettazione che sta alla base della realizzazione di prodotti di successo.

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Company to Watch

Andrea Maria Benedetto CEO di Altair Engineering

Q

uante volte ci siamo interrogati sull’impatto che la Digital Trasformation può avere nel processo di realizzazione dei prodotti! Innovazione è diventata la conditio sine qua non della sostenibilità aziendale. Eppure, tradurre il tutto in azioni concrete ha una sua complessità. E’ pertanto utile fare una serie di riflessioni che aiutino a comprendere quali possano essere gli elementi chiave da tenere in considerazione. La strategia Ogni trasformazione digitale necessita di una strategia, di un cambiamento del modo di fare quotidiano, di un ripensamento tecnologico, e, soprattutto, del coinvolgimento delle persone. Occorre avere ben chiare, infatti, le opportunità che si aprono di fronte all’implementazione di nuove forme organizzative che al meglio possano sfruttare approcci innovativi allo sviluppo di prodotti, di servizi e di sistemi.Si deve pertanto tenere presente che una delle tecnologie abilitanti l’innovazione che sta acquisendo una straordinaria importanza risiede nelle

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applicazioni dedicate alla simulazione del comportamento di singoli componenti, dell’intero prodotto o, ancora, di parti o sottoinsiemi di quest’ultimo. Le piattaforme applicative rivolte alla simulazione sono ora in grado di affrontare e risolvere contemporaneamente domini diversi. Di fatto, la simulazione si evidenzia come l’unica strada per poter testare un prodotto nel suo utilizzo reale inserendo la vita utile del prodotto all’interno del ciclo di sviluppo del prodotto/sistema stesso in un’ottica di digital twin funzionale. Il nuovo paradigma dello sviluppo prodotto Sta cambiando il modello di sviluppo prodotto. Si stanno affermando modalità che prevedono una simulazione end-to-end dalle fasi iniziali del progetto per arrivare poi alla definizione della forma funzionale, alla progettazione di dettaglio ed alla gestione del ciclo di vita del bene. Anche nel settore tecnico di produzione di beni strumentali e prodotti tecnologici per il mercato consumer non si progettano più macchine né tantomeno sistemi multi-tecnologici, bensì soluzioni per problemi tecnologici, tecnici e funzionali. In definitiva, cresce l’attenzione delle aziende verso tutti quei fattori - usabilità, sostenibilità, impatto ambientale e sociale - che sono oggi determinanti per continuare ad assicurare una presenza da protagonisti nel mercato di riferimento. Simulazione pervasiva Lo sviluppo prodotto richiede oggi ai progettisti di pensare e prendere in


Altair Engineering considerazione non solo la semplice funzionalità “locale” dell’oggetto (device) di produzione, ma anche, e soprattutto, l’interazione di quest’ultimo con l’ecosistema di riferimento (non solo con chi ne sarà l’utilizzatore ma con tutti i possibili contesti in cui verrà o potrà venire a trovarsi). Un modello strategico e una modalità operativa - di cui Altair può essere considerata un pioniere - basata su un approccio Simulation-driven che permette di innovare il processo decisionale inserendo l’aumentata esperienza e conoscenza del progettista in un contesto informativo e gestionale che supporti decisioni oggettive, circostanziate, comprensibili, tracciabili. L’obiettivo è mettere a disposizione conoscenze matematiche, fisiche, informatiche, analitiche, alla base di fenomeni complessi, rendendo disponi-

bile all’utente una corretta ed efficace sperimentazione numerica basata su logiche di ottimizzazione multifisiche e multidisciplinari. L’utente è anche quello che sa percepire il corretto valore della soluzione. In questo senso il simulation-driven design, i suoi metodi e i relativi strumenti sono la solida base per progettare il valore percepito, a partire dal valore intrinseco. Altair progetta il proprio modello di business e la propria offerta di prodotto avendo come target il valore riconoscibile dai propri clienti diretti e dai clienti dei propri clienti. Innovare il concetto di Design Thinking inserendo le aspettative dell’utilizzatore, il loro deployment ed achievement all’interno delle primissime fasi del processo di definizione architetturale, concezione e sviluppo è uno dei drivers fondamentali di Altair.

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IoT, il potere generativo dei dati La crescita esponenziale dei volumi, della varietà e della velocità con cui si formano i dati, caratteristiche dell’era dei Big Data, ha aperto l’opportunità di creare nuove forme di valore, sia in termini di business che in termini di processi interni.

L’

evoluzione della tecnologia wireless, la disponibilità di dispositivi mobili e la possibilità di rendere smart, intelligenti e connessi oggetti, di ogni ordine e grado, e persone - vedi il crescente progresso della tecnologia wearable, della sensoristica diffusa e di chip embedded - è la premessa per l’acquisizione di nuovi dati e informazioni. E’ l’internet delle cose o l’Internet of Everything, l’ennesimo salto evolutivo di Internet che configura la possibilità di realizzare un’economia digitale, che supera di gran lunga i confini della dimensione di rete attuale. La possibilità di connettere in

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di Piero Macrì

modi inesplorati persone, processi e dispositivi sta creando opportunità di crescita e innovazione, con un impatto paragonabile a una nuova rivoluzione industriale, in grado di cambiare il volto dell’economia e della società. L’IoT di per sé stessa corrisponde a un’evoluzione ed espansione di Internet, sequenza logica di un processo iniziato alla fine degli anni sessanta la cui spinta propulsiva non si è ancora arrestata. L’ecosistema di tecnologie che si va affermando nello scenario digitale è oggi in grado di metabolizzare un universo sempre più vasto di componenti, non solo computer, ma oggetti e persone, in una dimensione che determina la generazione di dati e la configurazione di processi più allargati ed estesi.


Tech Economy Cosa contribuisce alla nascita di un mercato IoT? Da una parte la disponibilità di tecnologia di accesso wireless con velocità e larghezza di banda ottimali, dall’altra disponibilità di tecnologie di processore sempre più performanti e miniaturizzate. E poi, ancora, la possibilità di trattare volumi eterogenei di dati in un contesto caratterizzato dal trasferimento di crescenti capacità computazionali. IoT, Mobile, Big Data, Cloud, sono i fondamentali che sostengono l’economia digitale, elementi indissolubili delle nuove frontiere di mercato che nascono da opportunità interpretative del contesto fisico che trovano espressione nella logica algortimica del machine learning e deep learning. Da un punto di vista teorico le opportunità per creare nuove applicazioni e processi, nuovi prodotti e servizi, sono illimitate; da un punto di vista pratico, quanto tutto questo possa essere attualizzato dipende dalla capacità di innovazione del mercato e delle imprese. IoT o nuova economia digitale è un qualcosa che estende il perimetro di utilizzo della classica Information Technology, non più esclusivamente a supporto di una trasformazione all’insegna di una maggiore produttività dell’infrastruttura di sistema informativo, ma tecnologia dedicata alla creazione di servizi che nascono dall’acquisizione di dati che esistono nell’ecosistema di riferimento del business aziendale, ma che non sono ancora parte integrante del DNA d’impresa. La crescita esponenziale dei volumi, della varietà e della velocità con cui si formano i dati, caratteristiche dell’era

dei Big Data, ha aperto l’opportunità di creare nuove forme di valore, sia in termini di business che in termini di processi interni. I dati sono diventati il nuovo petrolio e l’ambizione di molte aziende è diventare una Data Driven Company ovvero utilizzare i dati come materia prima in tutti i processi decisionali e conoscitivi, modificando l’articolazione stessa dell’organizzazione. Ma per far sì che ciò avvenga occorre saper riconoscere il valore potenziale contenuto nei dati e tradurlo in ingrediente fondamentale per progettare prodotti, servizi e processi. Nella vostra azienda quanta parte del business è generato dai dati? E soprattutto, utilizzando la metafora del petrolio, esiste al vostro interno, o nel vostro ecosistema di business, un potenziale giacimento ancora non sfruttato? Se sì, avete le competenze e la tecnologia per estrarre quei dati, raffinarli e convertirli in prodotti digitali? Se non riuscite a formulare una risposta affermativa avete un piccolo/ grande problema da risolvere. Tranquilli, però, siete in buona compagnia. La sfida che dovete superare è la sfida di tutte le aziende. Ma attenzione, la tecnologia da sola non basta. La produttività di un’azienda è direttamente proporzionale alla densità di innovazione che si è capaci di introdurre trasversalmente a tutta l’organizzazione e riguarda persone, processi e tecnologia abilitante. E per riuscire a traguardare obiettivi di produttività si deve essere disponibili al cambiamento. Times they are a changing. 33


Siemens PLM Software

Il valore del gemello digitale nelle aziende manifatturiere Le aziende che implementano il digital twin con le soluzioni Siemens PLM Software, sono in grado di incrementare la flessibilitĂ , ridurre il time-to-market e i costi, migliorare la qualitĂ e aumentare la produttivitĂ . di Zvi Feuer and Zvika Weissman, Siemens PLM Software

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S

i possono dare molte definizioni di gemello digitale. Per Siemens il gemello digitale è un insieme di modelli computerizzati che forniscono informazioni utili per progettare, validare e ottimizzare un prodotto, un processo produttivo o un impianto produttivo in ambito virtuale. Il gemello digitale consente di fare tutto ciò in modo veloce, preciso e con la massima fedeltà rispetto all’oggetto vero e proprio, alla sua controparte fisica. I gemelli digitali sfruttano dati raccolti dai sensori installati su oggetti fisici per rappresentare il loro stato, le condizioni di funzionamento o la posizione in tempo quasi reale. Siemens ha riconosciuto da tempo il valore del gemello digitale. Quando ha iniziato a sviluppare software per la robotica avanzata oltre 25 anni fa, realizzava modelli 3D completi delle celle di montaggio delle scocche automobilistiche. Questi modelli 3D erano in grado di simulare, validare e ottimizzare le operazioni robotizzate prima che venissero eseguite in officina. Grazie a un altissimo grado di fedeltà, le applicazioni di Siemens non solo potevano simulare una cella, ma anche consentirne la messa in funzione virtuale (virtual commissioning) in modo pressoché perfetto. I progressi dell’informatica hanno permesso di ampliare il raggio d’azione del gemello digitale, aggiungendo ulteriori funzionalità, informazioni e dati in entrata e in uscita (input e output). Il gemello consente di sviluppare e lan-

Siemens PLM Software ciare nuovi prodotti sul mercato con una velocità senza precedenti. Oggi, è possibile realizzare gemelli digitali per la progettazione di prodotti, la pianificazione di processi manifatturieri e la produzione attraverso il ciclo della Smart Factory e lo Smart Product. Come implementare un gemello digitale? L’utilizzo classico di un gemello digitale si articola in tre fasi: progettazione di prodotto, pianificazione del processo manifatturiero e cicli di feedback. Nel seguito una descrizione delle diverse fasi. Progettazione di prodotto Il gemello digitale comprende tutti gli elementi per la progettazione di un prodotto, cioè: Modelli 3D (con sistemi CAD) Modelli di sistemi/impianti (con soluzioni di ingegneria di sistema come lo sviluppo di systems driven product) Distinta base Modelli di analisi 1D, 2D e 3D (con software CAE come Simcenter) Progettazione e collaudo di software (con soluzioni ALM come Polarion) Progettazione elettronica (con software come quelli di Mentor Graphics) Utilizzando tutti questi elementi si ottiene un modello computerizzato completo del prodotto, che consente la convalida e il collaudo virtuale del prodotto pressoché al 100%. In questo modo si elimina il ricorso a prototipi,

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Siemens PLM Software si riducono i tempi di sviluppo, si migliora la qualità del prodotto finale e si velocizzano le iterazioni sulla base dei riscontri dei clienti. Pianificazione dei processi produttivi Le attuali soluzioni di Siemens consentono di sviluppare tre modelli fondamentali per ogni azienda manifatturiera: Modello del processo produttivo – il “come” – che descrive nel dettaglio come verrà fabbricato il prodotto; Modello dell’impianto produttivo, una rappresentazione digitale completo delle linee di produzione e assemblaggio necessarie per realizzare il prodotto; Modello dell’automazione di impianto, che descrive come il sistema di automazione (SCADA, PLC, HMI ecc.) supporterà l’impianto produttivo.

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Il valore del gemello digitale in produzione offre la possibilità unica di simulare, validare e ottimizzare virtualmente l’intero impianto di produzione. Consente di verificare come verrà costruito il prodotto, con tutti i suoi componenti principali e sottoassiemi, utilizzando i processi, le linee e l’automazione di produzione previsti. All’interno del gemello digitale si possono integrare anche gli aspetti logistici. Il gemello digitale dei sistemi logistici può aiutare i team di pianificazione a progettare una soluzione logistica efficace per alimentare le linee di produzione. La logistica di processo può far parte del gemello digitale del processo produttivo così come la parte fisica del sistema logistico. Veicoli teleguidati, scaffalature, cassette e nastri trasportatori farebbero ugualmente parte del gemello digitale dell’impianto di produzione, cioè la “fabbrica intelligente”.


Siemens PLM Software È opportuno sottolineare come, mentre le organizzazioni più piccole potrebbero non aver bisogno di tutti gli elementi di un gemello digitale, anche le aziende manifatturiere più piccole presentano alcuni elementi critici, senza i quali un piccolo produttore non sarebbe in grado di mantenere la propria competitività. Cicli di feedback. Esistono due cicli di feedback che hanno un forte impatto sulla maggior parte delle realtà manifatturiere: Smart Factory loop e Smart Product loop. Smart Factory loop. Il ciclo di feedback parte dalla Smart Factory. La “fabbrica intelligente” è un modello completamente digitale di un impianto di produzione collegato tramite sensori, sistemi SCADA, PLC e altri dispositivi di automazione al principale archivio dati del PLM. Nella fabbrica intelligente tutti gli eventi che si verificano nella sfera fisica durante la produzione vengono registrati e rimandati al sistema PLM, direttamente o via cloud. L’intelligenza artificiale studia e analizza queste informazioni, inviando i risultati più significativi al reparto di sviluppo prodotto che si occupa della pianificazione della produzione o dell’impianto. Perché è importante questo aspetto? Dopo una sola settimana circa dall’inizio della produzione, l’impianto e il processo sono destinati a cambiare. Vengono implementate nuove idee, vengono introdotti nuovi metodi di lavoro e potrebbero subentrare nuovi fornitori: tutto questo comporta modi-

fiche all’impianto o al processo di produzione. Poiché tali modifiche avranno sicuramente conseguenze per il futuro, aggiornare il sistema in questa fase sta diventando un imperativo. Gli impianti di produzione hanno una vita più lunga rispetto al ciclo di vita del prodotto e molti dei nostri clienti utilizzano gli impianti per realizzare diversi prodotti. Questi fattori determinano una necessità crescente di acquisire regolarmente queste modifiche nel sistema PLM, che successivamente le potrà distribuire a tutti i soggetti interessati. Le informazioni raccolte durante la produzione possono servire anche da base per migliorare la manutenzione delle risorse di produzione. Grazie a queste informazioni possiamo realizzare una manutenzione basata sulle condizioni effettive (rilevate da sensori) molto più efficiente, aumentando la disponibilità degli impianti e la produttività. Smart Product loop. Oggi praticamente ogni prodotto è “smart”, cioè intelligente. Molte aziende cercano modi per migliorare la connettività con i prodotti smart, mentre vengono utilizzato dai loro clienti. Monitorando l’utilizzo dei prodotti si possono raccogliere molte informazioni preziose per migliorare i prodotti stessi in futuro. Oltre a questo, connettendosi a questi Smart Product si può generare un nuovo tipo di business model che si traduce in offerte più concorrenziali. Ad esempio, un costruttore di motori aeronautici può vendere “ore di volo”

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invece di motori veri e propri. Quando una compagnia aerea acquista “ore di volo” di un motore, spende meno in termini di spesa capitale e ottiene un servizio migliore, perché il costruttore si impegna a fornire un livello superiore di assistenza e manutenzione. Il costruttore di motori viene infatti pagato solo quando i motori sono effettivamente operativi, pertanto deve garantire il monitoraggio costante dei motori, fornire consulenza sul loro utilizzo e manutenzione, e provvedere a interventi di manutenzione, riparazione e revisione. Gli Smart Product sono ovunque. Ad esempio, noi di Siemens abbiamo un cliente che produce gru pesanti. Qualche anno fa questa aziende ha modificato i prodotti trasformandoli in gru intelligenti. I clienti finali dell’azienda possono acquistare la “potenza di sollevamento” a una tariffa oraria invece di acquistare le gru.

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Attraverso i sensori installati l’azienda raccoglie informazioni sull’uso delle gru e fornisce ai suoi clienti indicazioni su come utilizzarle per assicurarsi una maggiore durata e più potenza di sollevamento. Questo è il vero valore del gemello digitale: offrire flessibilità in produzione per ridurre i tempi necessari per progettare un prodotto, per pianificare un processo e un impianto produttivo e per progettare un impianto di produzione. Il gemello digitale migliora la qualità e supporta nuovi modelli di business che offrono alle piccole e medie imprese la possibilità di ampliare le loro officine e dotarle di più funzionalità high-tech. I gemelli digitali consentiranno alle aziende di diventare più flessibili, ridurre il time-to-market e i costi, migliorare la qualità e aumentare la produttività a tutti i livelli dell’organizzazione.


Colophon

Il Valore del Valore Cosa significa al giorno d’oggi parlare di creazione del valore? Come contribuire a uno sviluppo realmente sostenibile, in grado di superare e risolvere le contraddizioni che solleva l’affermazione di un mondo globale, digitale e ipertecnologico? Come realizzare l’equazione valore economico = valore sociale? di Marco Maiocchi, Socio e Fondatore di OPDIPO OPificio di Disegno Industriale POtenziale 39


I

OPDIPO l titolo di IBE 2018, Progettare il valore percepito, contiene due termini di grande interesse e rilevanza, ma che lasciano spazio a interpretazioni: valore e percepito. La prima cosa che mi chiedo è se sia importante progettare il valore percepito o far percepire il valore progettato. Domanda inutile. E’ ovvio che il titolo sottende la seconda, pur enunciando la prima. Ma quello che la seconda locuzione mostra è che il progetto viene prima e che il progetto ha come obiettivo un valore. Ecco, quindi, il vero problema: cosa intendiamo per valore? Un’azienda è una “macchina” che trasforma: materie prime, energia lavoro, disponibilità economiche in ingresso in prodotti/servizi in uscita, “a valore aggiunto”. La misura del valore risulta, quindi, essere economica. Quando Porter, negli anni ’80 parlava di catena del valore, intendeva esaminare in quali fasi del processo si potesse ottenere un aumento di valore economico durante il ciclo di sviluppo di un bene. Insomma, una visione tipicamente anglosassone considera come unica comoda rappresentazione del valore quella del denaro.

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Per questo Trump aggiunge dazi, per questo non si cura dell’inquinamento o dei cambiamenti climatici, e così via; contano il PIL e la bilancia dei pagamenti. Ecco allora operazioni che tendono al risultato economico a breve, e che trascurano il vero obiettivo che un’organizzazione umana (a qualunque scala di osservazione) ha naturalmente: la felicità. Questo, che può sembrare un discorso facilone e utopistico, è stato presente di fatto negli obiettivi di molti dei pionieri del capitalismo, che l’hanno interpretato realmente in termini di distribuzione della “ricchezza” (in qualunque forma essa si manifesti). Oggi la crescita tecnologica ha aperto grandi potenzialità, e ha annullato gli spazi, rendendo l’intero pianeta una comunità di organizzazioni vicine. Ma la stessa tecnologia non ha annullato il tempo, e quello che è un vantaggio a breve per pochi (così sembrano muoversi le grandi organizzazioni mondiali), e quelle scelte che tendono a mantenere costante il vantaggio a breve non tengono conto dell’effetto farfalla, quando la sperequazione locale in qualche parte del mondo sarà eccessiva.


OPDIPO Intanto la Cina investe sulla lunga distanza, per quando il riso costerà più del petrolio. Intanto la Nigeria cresce a velocità incredibili, e tra un paio di decenni conterà mezzo miliardo di persone, cacciando dal G7 molti degli antichi potenti stati dell’occidente europeo. Intanto in Italia ci preoccupiamo se un reddito di cittadinanza coperto da soldi che non abbiamo debba andare a tutti o solo ad alcune etnie. Vogliamo che la nostra impresa cre-

sca di valore per venderla e scappare in qualche isola tropicale o vogliamo farne un organismo di lunga vita che contribuisca a pace, democrazia, benessere? Scegliamo l’obiettivo e scegliamo quindi il valore da progettare, facendolo percepire e usando tutti gli strumenti tecnologici più adeguati per vincere una battaglia che sia la vittoria di tutti. Che sia di un’aspirapolvere o di un’infrastruttura nazionale, il progetto non è neutro.

Chi è OPDIPO Cosa stimola la creatività? Non il foglio bianco, ma i vincoli e le gabbie, che il creativo è in grado di superare travalicandone le costrizioni. Una poesia col vincolo della rima può essere grande opera d’arte quanto lo può essere una libreria che deve rispettare gli assunti di progetto “usabile ad altezza uomo, indipendentemente dalla sua dimensione”. Regole e vincoli, che permettono un’istanza di progetto, sono anche il mezzo per esprimere la potenzialità di una miriade di progetti affini per stile e obiettivi, da cui il Disegno Industriale Potenziale. OPDIPO, nata sul modello modello degli Ouvroir francesi alla Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle), è un’Associazione senza fini di lucro, che opera attraverso vincoli e gabbie nel mondo dell’Industrial Design. La sua attività si è sviluppata nella promozione e nel supporto a idee e progetti degli associati, includendo la realizzazione di prototipi, senza nulla pretendere in diritti e royalty, ma solo il riconoscimento pubblico dell’efficacia di un movimento culturale. Al suo attivo numerosi concorsi ed eventi, con la presentazione dei risultati in due grandi esposizioni organizzate durante il Salone Internazionale del Mobile a Milano. Oggi

contribuisce,

spesso

in

modo

anonimo,

all’organizzazione di esposizioni artistiche, di eventi artistici e culturali, di dibattiti e di concerti, in cui sono coinvolte le più disparate discipline, quali la fisica, le neuroscienze, la poesia, la musica, il design, e le varie tecniche artistiche. Oggi OPDIPO è soprattutto un centro d’incontri e di scambi fra detentori del sapere di varie discipline differenti.

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Politecnico di Milano

Il nuovo paradigma dello sviluppo prodotto I fondamentali che hanno regolato e condizionato il disegno e la produzione industriale del novecento sono ampiamente superati in virtÚ del cambiamento introdotto dalla tecnologia nei primi (quasi) vent’anni del nuovo millennio. Quali i fattori abilitanti il nuovo paradigma? di Umberto Cugini, Politecnico di Milano

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I

n un mercato globale, che evolve dinamicamente e sempre più rapidamente, passando dal paradigma del possesso a quello dell’uso e/o della disponibilità, cambiano, e in modo non marginale, le specifiche dei nuovi beni strumentali per chi deve progettarli e poi produrli. Affittare e/o avere la disponibilità temporanea a termine di un bene strumentale, necessario per generare altre fonti di profitto, implica requisiti tecnici ed economici di questo bene del tutto diversi rispetto a quando il bene deve essere acquistato. I requisiti tecnici, ovvero il target per la progettazione, nel caso del settore B2B è sempre stato unicamente di tipo tecnico-prestazionale con un limite di costo da non superare nell’ottica di una ottimizzazione del rapporto prestazione/costo. La disponibilità del bene strumentale passa dall’acquisizione (come investimento che poi deve essere ammortizzato nel suo ciclo di vita) e quindi è un costo diretto in capo al singolo prodotto progettato e poi prodotto.

Politecnico di Milano Quindi, l’innovazione, che è condizionata dalla disponibilità di nuovi mezzi di produzione, è affrontabile solo attraverso la capacità d’investimento iniziale e la robustezza finanziaria che permetta questi investimenti. Del resto la vita dei prodotti, sia nel mercato B2C che in quello B2B, continua a diminuire e quindi il rischio e l’esposizione finanziaria assunti nelle fasi di investimento aumentano. In questa situazione la progettazione dei nuovi prodotti diventa un imperativo e il risultato tende sempre più rapidamente ad essere binario. Progettare il valore è diventato il nuovo mantra per gli Uffici Tecnici. Valore che, nel caso di prodotti per il mercato B2B, è legato all’eccellenza funzionale misurabile in modo quantitativo, quindi legato a un valore di mercato presumibile e affidabile, ma che per il mercato consumer è essenzialmente un Valore Percepito tutto virtuale, quindi, molto, se non del tutto, dipendente da aspetti sempre meno legati alle funzionalità tecniche e quindi ai costi. Come affrontare questa transizione è il tema dell’incontro annuale IBE 2018.

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Assofluid

Come rispondere alle sfide del mercato globale Innovare per restare competitivi è il pilastro su cui fondare le strategie aziendali, ma prima di tutto è necessario definire il concetto di innovazione, che non deve significare semplicemente comprare un macchinario più performante. Per Assofluid si può parlare di vera innovazione solo nel momento in cui il processo innovativo diviene “strutturato e sistematico”. 44


Assofluid

Domenico Di Monte Presidente di Assofluid

I

l mercato attuale, altamente tecnologico, obbliga tutti i settori industriali, potenza fluida compresa, ad evolvere sia dal punto di vista dell’offerta di prodotti e servizi, sia per quanto riguarda l’organizzazione dei processi e delle attività interne. Il costante e continuo sviluppo tecnologico in corso rende impensabile al giorno d’oggi di poter essere competitivi nel lungo periodo senza investire in ricerca e sviluppo, al fine di trovare soluzioni innovative in grado di offrire affidabilità, elevate prestazioni, risparmio energetico e lunga durata, ottimizzando nel contempo i costi di produzione. Innovare per restare competitivi è il pilastro su cui fondare le strategie aziendali ma, prima di tutto, è necessario definire il concetto di innovazione, che non deve significare semplicemente comprare un macchinario più performante. Si può parlare di vera innovazione solo nel momento in cui il processo innovativo diviene “strutturato e sistematico”, portando ad una sorta di innovazione “costante” non legata ad idee occasionali: questo significa,

a livello organizzativo, creare le condizioni per favorire questa continuità. È indispensabile sviluppare soluzioni integrate in grado di consentire una maggiore rapidità e affidabilità nel controllo, anche da “remoto” garantendo sempre la massima flessibilità, evolvendo il proprio ruolo da produttore di componenti a fornitore di soluzioni complete e customizzate. Vi sono poi altri aspetti legati al modo con cui vengono realizzati i prodotti attraverso specifici processi o servizi resi disponibili grazie alle nuove tecnologie: dall’additive manufacturing che rende più semplice, veloce e flessibile la produzione customizzata e riduce i tempi di sviluppo prodotto, alla robotica collaborativa o ai cosiddetti self-learning robot, che sono ormai parte integrante di numerose produzioni, per arrivare fino ai sistemi cognitivi e più in generale alla digitalizzazione dei processi produttivi. Esempio di prodotti concepiti in tale ottica, ottica 4.0, possono essere le nuove centraline oleoidrauliche che oggi attraverso la sensoristica integrata permettono la gestione remota dei parametri funzionali dell’impianto, o ancora attuatori e valvole che sfruttano la tecnologia proporzionale e pompe integrate con sistemi per la gestione della potenza impiegata in grado di auto-apprendere e modificare le condizioni ottimali di funzionamento, insomma tutti sistemi che combinano potenza e affidabilità mec-

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Assofluid

canica con “intelligenza” elettronica e digitale. L’obiettivo per il settore della trasmissione del controllo del movimento e della potenza è dunque quello di essere fornitore di componenti e sistemi “abilitanti” investendo però necessariamente anche sul capitale umano, affiancando a strutture e mac-

chinari altamente avanzati, personale altrettanto qualificato ad ogni livello. Le aziende italiane della potenza fluida sono in grado di rispondere a queste nuove, inevitabili, sfide imposte dal mercato globale, e tutto ciò fungerà da stimolo per ulteriori sviluppi tecnologici su prodotti e processi.

Chi è Assofluid ASSOFLUID

è

l’Associazione

Italiana

dei Costruttori ed Operatori del Settore Oleoidraulico e Pneumatico, uno dei comparti principali dell’industria manifatturiera italiana. Nata nel febbraio 1968, in cinquant’anni di vita l’Associazione è cresciuta moltissimo, passando dai 13 soci fondatori alle 180 Aziende associate attuali, che rappresentano circa il 70% del mercato italiano con un numero di addetti complessivo superiore alle 14.000 unità. Con una produzione di oltre 3,4 miliardi di Euro e un mercato nazionale di circa 2,2 miliardi di Euro (anno 2017), la realtà italiana della Potenza Fluida è la quinta assoluta al mondo, con il 65% della produzione nazionale esportata. L’Associazione ha quale suo scopo principale quello di coordinare, tutelare e promuovere gli interessi tecnici ed economici del settore oleoidraulico e pneumatico, e diffondere l’immagine e la tecnologia delle Aziende associate in Italia ed all’estero. L’Associazione è attiva anche nel settore della Formazione, attraverso la pubblicazione di manuali tecnici, e l’implementazione in Italia del programma formativo del CETOP, che si attua con la certificazione di centri e di persone, in accordo alle raccomandazioni europee. Nel 2009 ASSOFLUID è entrata a far parte del sistema Confindustria e oggi ha un proprio organo ufficiale di stampa, la rivista InMotion. Numerosi sono i servizi e le pubblicazioni che l’Associazione mette a disposizione dei propri associati, tutti costantemente aggiornati e scaricabili gratuitamente dal sito associativo www.assofluid.it.

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Politecnico è sinonimo di innovazione Il percorso di cambiamento, le attività e i progetti attuati dalla Fondazione del Politecnico di Milano per continuare ad essere il punto di riferimento nell’ecosistema italiano dell’innovazione e promuovere la crescita economica a livello nazionale

Magnani Grande Presidente della Fondazione Politecnico

P

er chi, come Fondazione Politecnico di Milano, opera nel contesto universitario, l’innovazione è frutto della collaborazione tra il mondo accademico e quello

industriale, il cui obiettivo è rendere la tecnologia accessibile alle persone. Per attuare il percorso servono diversi attori, che formano una vera e propria filiera. Al Politecnico di Milano puntiamo proprio su questo, una filiera di attori per innescare il processo del cambiamento. L’intrinseca vocazione industriale pone l’Ateneo come punto di riferimento nell’ecosistema italiano dell’innovazione in quanto promotore di crescita economica a livello nazionale. I numeri lo dimostrano: ad oggi, il Politecnico di Milano vanta un porta47


Fondazione Politecnico di Milano foglio di 1.600 brevetti. Solo durante il 2017, sono state depositate domande di priorità per 80 nuove invenzioni e sono stati concessi 51 brevetti relativi a domande depositate negli anni precedenti. Dati che testimoniano una certa vivacità relativa alla nascita di nuove idee e future imprese innovative. Per poter crescere un ecosistema ha bisogno di finanziamenti, risorse per sviluppare i progetti di ricerca. La nostra Fondazione opera per rendere efficaci questi finanziamenti, sia nazionali, sia europei. Per farlo, occorre capire la natura della partnership, trattandosi di progetti complessi per temi e dimensioni, che proiettano chi partecipa in una dimensione internazionale, danno valore alle imprese e sostegno alla ricerca dell’università. I settori sono ad alto impatto innovativo come l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, le smart cities, la telemedicina. L’atti-

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vità a supporto dell’innovazione non può considerarsi completa se non si accompagna a progetti di formazione e valorizzazione delle competenze, iniziative che vanno dalla formazione in azienda a programmi di sostegno per l’individuazione delle capacità professionali dei lavoratori. Tutto questo non sarebbe possibile senza la rete che il Politecnico ha creato in questi anni: la Fondazione Politecnico, che dal 2007 gestisce l’Acceleratore di Impresa, diventato, nel 2013, PoliHub, un vero e proprio Distretto di Innovazione, grazie al quale startup e grandi aziende fanno leva sulla prossimità dell’università per aver accesso a laboratori e competenze di eccellenza, oltre che per attivare iniziative di reciproca collaborazione attraverso dinamiche di Open Innovation. Il Distretto di innovazione si allargherà ulteriormente all’inizio del prossimo anno, aggiungendo 1500 metri quadri ai 4400 attuali.


Fondazione Politecnico di Milano

La nostra ambizione è accogliere anche le esigenze delle multinazionali che vogliono un loro ufficio dentro PoliHub, piccole e medie imprese e startup hi-tech. Continueremo poi ad essere un punto di riferimento anche per studenti e ricercatori, che hanno un’idea e vogliono svilupparla e confron-

tarsi con il mercato. Il nostro distretto si inserisce in un contesto in pieno sviluppo: l’acquisto di una parte dell’area da parte della Tsinghua University e del suo incubatore Tus Holding, il competence center guidato dal Politecnico di Milano e la sperimentazione del 5G da parte di Vodafone.

Chi è Fondazione Politecnico di Milano La Fondazione nasce nel 2003 per volontà del Politecnico di Milano, delle principali istituzioni di Milano e della Lombardia, con il supporto di alcune importanti aziende. L’obiettivo è quello di sostenere e valorizzare la ricerca dell’Ateneo, contribuendo a innovare e a sviluppare il contesto economico, produttivo e amministrativo. Fondazione Politecnico di Milano opera per rendere più efficace il rapporto tra università, imprese e pubbliche amministrazioni; è un interlocutore credibile e affidabile, capace di dar vita a un confronto costruttivo tra i Dipartimenti dell’Ateneo, le realtà imprenditoriali e il territorio. Fondazione Politecnico è interprete del dialogo e del cambiamento. Per raggiungere questi obiettivi Fondazione sviluppa progetti di innovazione congiunti e multidisciplinari, in ambito nazionale ed europeo, rapportandosi con le diverse aree di competenza dell’Ateneo; supporta la creazione di impresa e sostiene le migliori startup attraverso la gestione di PoliHub, l’incubatore di Ateneo; valorizza iniziative di responsabilità sociale; promuove attività di formazione continua Il percorso di fiducia avviato con le aziende, con gli enti di ricerca e con le pubbliche amministrazioni ha dato impulso alla creazione di una rete solida di interscambio di competenze capace di rispondere ai bisogni del mercato e a quelli del territorio, attraverso un approccio concreto e dinamico. Fondazione Politecnico di Milano è uno strumento agile e operativo che agisce in nome e per conto del Politecnico di Milano gestendo progetti di innovazione che rispondono a richieste dirette da parte delle aziende e delle pubbliche amministrazioni o a bandi pubblici di finanziamento, con ricadute allargate.

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AIdAM

Fabbrica del futuro, l’Italia è in pole position Digitalizzazione e formazione, le priorità per far sì che le imprese italiane, in primis le piccole e medie aziende, possano traguardare nuovi livelli di efficienza e competitività nel settore automazione a manifatturiero.

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AIdAM

Michele Viscardi Presidente di AIdAM

G

li scenari industriali futuri vedono l’Italia sempre più favorita - rispetto ad altri Paesi - grazie soprattutto alla flessibilità e alla creatività che da sempre la contraddistinguono. Nel settore automazione e manifatturiero in generale, attualmente siamo i primi in Europa a pari merito con la Germania. Questa vantaggiosa condizione ci impone, però, di continuare a mantenere elevato il nostro livello di competitività. E questo significa agire simultaneamente su due fronti: la digitalizzazione, anche delle piccole e medie imprese, condizione imprescindibile per andare verso la “Fabbrica del Futuro”; e la formazione, per assicurarci tecnici capaci di gestire e utilizzare al meglio le nuove tecnologie. Sul fronte dell’innovazione tecnologica, è stata sottolineata più volte la necessità di dare supporto - soprattutto alle PMI - per definire un percorso graduale di digitalizzazione “disegnato” sulle reali esigenze dell’azienda. Partendo da un’analisi della situazione, le imprese devono procedere gradualmente e in modo mirato per raggiungere man mano traguardi

sostenibili. Intelligenza Artificiale, Big Data, Realtà Aumentata e Realtà Virtuale sono solo alcune delle nuove tecnologie di cui si sente tanto parlare, ma è necessario che gli imprenditori le esplorino per conoscerne le potenzialità e valutare quali vale la pena introdurre nelle proprie aziende per incrementare efficienza, qualità e livello di innovazione. AIdAM e le associazioni in generale hanno il compito di guidare gli imprenditori e di tenere le fila dei rapporti tra aziende, fornitori partner, centri di ricerca e università che si occupano di queste tematiche. Parallelamente, il mondo dell’industria deve interfacciarsi sempre più con il mondo della scuola per raggiungere il comune obiettivo di trasformare gli studenti in professionisti pronti per offrire alle aziende le competenze che davvero servono. Una ricerca realizzata in Europa sui giovani tra i 15 e i 29 anni mostra il divario tra la situazione italiana e quella di altri Paesi: da noi, la percentuale di Neet (ovvero di ragazzi non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione) è davvero molto alta: 22,7% contro il 9,7% della Germania. Mentre la percentuale di occupati purtroppo è inferiore alla media europea (29,9% contro 34,6%). Infine, considerando solamente gli studenti che frequentano scuole o università, la percentuale di chi studia e lavora allo stesso tempo è molto più bassa rispetto a quella degli altri Paesi. Quest’ultimo dato è particolarmente indicativo perché dimostra la distan51


AIdAM

za tra il mondo dell’istruzione e quello delle imprese. Per diminuire questo gap, le aziende devono essere più disponibili a ospitare gli studenti nei loro ambienti e investire tempo e risorse per aumentare efficienza e qualità della loro formazione. Per il nostro settore, ad esempio, è importante il lavoro di cooperazione che AIdAM, insieme ai suoi Associati, sta portando avanti con il Ministero e gli Istituti tecnici per definire il profilo del nuovo “Tecnico Meccatronico”: una figura in cui confluiscono competenze trasversali - dalla meccanica all’elettronica alla computer science e “soft skill”, ovvero abilità sociali, co-

municative, tratti caratteriali, attitudini, attributi di carriera, “intelligenza sociale” e quozienti di intelligenza emotiva. Scuola e industria devono lavorare insieme per definire la linea guida dei programmi dell’istruzione italiana. In questo panorama, le associazioni devono intervenire per coordinare e offrire supporto ad attività mirate a stimolare e formare gli insegnanti, per garantire agli studenti programmi di orientamento, visite aziendali, alternanza scuola lavoro e dare vita a laboratori – completi di impianti e tecnologie – nei quali i ragazzi possano sperimentare sul campo ciò che studiano sui libri.

Chi è AIdAM L’Associazione

Italiana

Meccatronica,

AIdAM

dalla

precedente

di

Automazione

nasce

nel

2011

esperienza

di

AIDA,

per rappresentare al meglio, in Italia e soprattutto all’estero, il comparto industriale della Meccatronica, scienza che studia l’integrazione di meccanica, elettronica e informatica. Con oltre 70 associati, più di 2000 addetti impiegati e un fatturato di 600 milioni di euro, AIdAM è il punto di riferimento delle realtà aziendali che gravitano attorno a questa disciplina, dai costruttori di impianti di automazione "chiavi in mano" ai costruttori e distributori di sistemi e componenti, passando per la robotica e i sistemi di visione. AIdAM è tra i promotori della crescita dell’intero settore manifatturiero, nonché del passaggio a Industria 4.0, attraverso una costante e fattiva collaborazione con le istituzioni, e un sostegno qualificato alle aziende associate in tutte le fasi della trasformazione, mettendo a fattor comune know-how, competenze e innovazioni tecnologiche. Con tre sedi a Milano, Belgrado e Praga, e protocolli d’intesa già avviati con Serbia e Tunisia, AIdAM è presente con le sue missioni anche in: Bulgaria, Finlandia, Francia, India, Iran, Romania e Stati Uniti.

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Innovazione e formazione per l'Industria 4.0 La formazione diventa condizione indispensabile per la competitività delle aziende che si devono innovare, consapevoli che al di là di tecnologie e processi sono le persone con le loro competenze, esperienze e capacità che possono far vincere le sfide legate alla quarta rivoluzione digitale.

L

Marco Vecchio Presidente di ANIE Automazione

a Quarta rivoluzione industriale è caratterizzata da un incremento esponenziale nella velocità dello sviluppo tecnologico e del numero di tecnologie innovative. La consapevolezza dell’imponente trasformazione in corso è arrivata in Italia a partire dal 2017 accresciuta in particolare dal Piano Impresa 4.0. Da allora, e grazie all’introduzione

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nel piano del concetto di software industriale, è diventata consuetudine riferirsi a questa fondamentale componente tecnologica ogni qualvolta si parli di digitalizzazione. Oggi i sistemi informativi si stanno delineando come il motore dell’evoluzione del manufacturing e il concetto di fabbrica intelligente e appunto digitalizzata, sintetizza tale ruolo. L’evoluzione verso questo nuovo modello passa attraverso la strutturazione e pianificazione in tre ambiti: nel modello di business nella produzione nelle attività


ANIE Automazione Nei modelli di business, le tecnologie digitali modificano lo scenario competitivo nella gestione di prodotti, servizi e informazioni, in un’ottica di valorizzazione del know how e di flessibilità nella risposta alla domanda. Nella produzione, l’introduzione di impianti di nuova generazione permette alle aziende di rispondere ad una domanda in costante evoluzione. Inoltre, le nuove tecnologie possono essere applicate sia su produzioni di massa sia a quelle di nicchia e di prodotti personalizzati, favorendo così la crescita anche delle piccole attività manifatturiere. Il terzo ambito è legato alla capacità delle aziende di realizzare la trasformazione digitale delle loro attività. Il successo di questa trasformazione si

fonda su alcuni elementi cruciali: lo sviluppo delle competenze digitali; una maggiore collaborazione e integrazione tra i vari attori della filiera; una gestione più strategica dei dati e delle informazioni; la sicurezza informatica per proteggere le attività operative in fabbrica. Tutto questo permette alle aziende di avere quell’agilità necessaria a comprendere e rispondere alle mutevoli dinamiche del mercato, sviluppando così i requisiti necessari per diventare competitive. La quarta rivoluzione industriale sta portando quindi ad una trasformazione generale del processo produttivo che comporta una rivisitazione completa anche del mondo del lavoro. Industria 4.0 richiede competenze

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ANIE Automazione professionali ad ampio raggio: la conoscenza della tecnologia, ma soprattutto competenze di analisi di dati. Accanto a queste vanno sviluppate competenze di processo, di pianificazione e di gestione di progetti di innovazione e automazione industriale, che portano ad ampliare il raggio di azione delle persone. Oggi la domanda di lavoro si sta trasformando a grande velocità e le abilità richieste sono sempre più articolate e complesse. Da qui la necessità di diffondere a tutti i livelli una cultura più

aperta e competente nel digitale e nel sapere scientifico, di potenziare la formazione specialistica e tecnica, e di rafforzare le soft skill (creatività, managerialità, capacità di risolvere problemi in contesti tecnologicamente complessi). La formazione diventa così una condizione indispensabile per la competitività delle aziende che si devono innovare, consapevoli che al di là di tecnologie e processi sono le persone con le loro competenze, esperienze e capacità che possono fare vincere le sfide legate alla quarta rivoluzione digitale.

Chi è ANIE Automazione ANIE Automazione, con oltre 100 aziende associate, rappresenta in Italia il punto di riferimento per le imprese fornitrici di sistemi e soluzioni tecnologiche all’avanguardia per l’automazione di fabbrica, di processo e delle reti. ANIE Automazione è una delle 14 Associazioni della Federazione ANIE e rappresenta nel sistema confindustriale i settori le cui tecnologie rivestono un ruolo cruciale nella quarta rivoluzione industriale. ANIE Automazione è organizzata in Gruppi di Lavoro composti da rappresentanti aziendali e coordinati dalla Segreteria dell’Associazione. L’organizzazione per Gruppi sposa essenzialmente due diverse logiche. Esistono cioè degli accorpamenti dove l’aggregazione avviene sulla base della disponibilità di una famiglia di prodotti (Automazione di processo, Azionamenti elettrici, Componenti e tecnologie per la misura e il controllo, HMIIPC-SCADA, PLC-I/O, UPS - Gruppi Statici di Continuità) e altri casi in cui il fattore unificante è invece legato a una particolare soluzione (Meccatronica, Software Industriale, Telecontrollo, Supervisione e Automazione delle Reti, Telematica applicata a Traffico e Trasporti). ANIE Automazione promuove la partecipazione collettiva alle principali manifestazioni fieristiche del settore ed è Founding Partner di SPS IPC Drives Italia. Organizza convegni e seminari di elevato contenuto tecnico-scientifico e tavole rotonde sulle principali tematiche d’attualità d’interesse del comparto.

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UCIMU nello scenario del machinery italiano Il profilo e le iniziative dell’organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione.

A

lcuni dati primari sul ruolo della Fondazione non possono che iniziare a partire dalla presentazione dell’andamento dell’industria italiana e mondiale di settore, che avviene attraverso la raccolta e la rielaborazione puntuale dei dati affidata al Rapporto di settore, elaborato che la FONDAZIONE realizza in occasione della annuale assemblea dei soci. Con l’indagine sul Parco macchine utensili installato in Italia, realizzata con cadenza decennale, FONDAZIONE UCIMU è in grado di restituire una fotografia ragionata e approfondita del

A cura della Fondazione UCIMU livello di innovazione, integrazione e automazione degli stabilimenti metalmeccanici italiani, misurando così il grado di competitività del manifatturiero del paese. Guida ai Mercati è la collana monografica che ogni anno si arricchisce di un nuovo numero incentrato su un mercato particolarmente interessante o dinamico. Operazione di sintesi multidisciplinare, la Guida propone l’analisi della situazione economica, della struttura di domanda e offerta, degli aspetti legislativi e normativi, delle opportunità di finanziamento per le imprese relativamente al paese cui è dedicata. Giunta alla ventiduesima edizione, Fabbrica Aperta si concretizza nel consueto appuntamento tra 57


ucimu studenti delle scuole superiori, docenti e imprese associate a UCIMU che, per una giornata all’anno, aprono i cancelli degli stabilimenti produttivi alla visita delle scuole.

conferisce, annualmente, il riconoscimento speciale a quanti hanno contribuito all’evoluzione dell’industria meccanica italiana con scoperte e invenzioni, soluzioni di prodotto e processo.

Sempre con l’obiettivo di favorire l’avvicinamento dei giovani al settore, la fondazione ha istituito, a partire dal 1976, i Premi Ucimu, iniziativa annuale che prevede il conferimento di premi per le migliori tesi di laurea dedicate al settore.

Ricca e altamente qualificata è la serie di incontri e convegni di informazione dedicati all’approfondimento di tematiche di politica industriale utili alle imprese del settore e più in generale agli operatori del manifatturiero organizzati annualmente dalla fondazione. Nel solo 2017, sono stati organizzati direttamente, o in collaborazione con organizzazioni partner, oltre 100 incontri.

Di carattere celebrativo è l’iniziativa Maestro della Meccanica con la quale, a partire dal 2010, la fondazione

Chi è Fondazione UCIMU FONDAZIONE UCIMU è l’organizzazione senza scopo di lucro di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione. Costituita nel 1993, FONDAZIONE UCIMU opera come istituto per la ricerca economica e scientifica, per l’approfondimento culturale, lo sviluppo, la promozione e il sostegno delle imprese italiane costruttrici di macchine utensili e sistemi di produzione. Studi, indagini, monografie tematiche di interesse per gli operatori del manifatturiero, pubblicazioni speciali, di carattere tecnico, tecnologico, economico e finanziario, volte a sottolineare l’apporto che l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione fornisce al sistema economico del paese, sono alcuni dei risultati, tra i più conosciuti, del lavoro svolto dalla fondazione. Gli studi curati da FONDAZIONE UCIMU - che può contare sull’attenta supervisione del Comitato Scientifico presieduto dal professor Gian Maria Gros-Pietro, economista e profondo conoscitore del settore - sono anzitutto strumento per la crescita e lo sviluppo della cultura di impresa tra le aziende associate a UCIMUSISTEMI PER PRODURRE.

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Le sfide per l’Innovazione Le sfide su cui Cefriel lavora coprono alcune aree particolarmente strategiche per l’innovazione digitale: la catena del valore dei dati, gli ecosistemi digitali e la digital employability.

Cesare Colombo Digital Interaction & Visual Experience Director

L

e aziende, in qualunque settore di mercato, stanno affrontando un processo di trasformazione digitale che richiede di affrontare alcune sfide prioritarie. La catena del valore dei dati Dal sensore sull’impianto di produzione o dal negozio fino alla sala del Board o al tablet del CEO, il dato si trasforma e si nobilita, diventando prima informazione, poi, grazie all’analisi avanzata “insight”, e poi, secondo i nostri modelli previsionali e prescrittivi, indirizzo per prendere azioni tempe-

stive. L’intera azienda si trasforma: la scelta stessa degli indicatori di prestazione da visualizzare orienta le azioni dei manager, la disponibilità di una “single source of truth” aumenta il livello di trasparenza e di accountability. Il dato diventa parte fondamentale del business al punto da poter affermare: “data is the new money”. Gli ecosistemi digitali Una delle esigenze principali delle aziende è di instaurare relazioni di collaborazione con altri soggetti in modo semplice, veloce ed efficace. Infatti, le opportunità e le sfide del digitale impongono sempre più ai singoli soggetti la necessità di “fare sistema” e di esplorare possibili sinergie al fine di consolidare la propria capacità di competere sul mercato. Gli ecosistemi di59


Cefriel gitali abilitano queste sinergie, consentono a diverse realtà di collaborare sul principio della coopetition: si collabora nella definizione di un insieme di regole e infrastrutture comuni e condivisi, si compete nella realizzazione e offerta di servizi ai propri clienti. L’approccio è applicabile in tutti i contesti di mercato. Cefriel lo ha applicato sia nel settore pubblico, ad esempio in occasione di Expo 2015 con l’ecosistema E015, che nel settore privato, in diversi settori (ad esempio nei settori finance, energy e manifatturiero) e filiere (ad esempio nel settore logistico). Gli ecosistemi consentono di abilitare nuovi business (“Unlocking business value”). La digital employability L’innovazione richiede di ridisegnare

l’organizzazione e i processi, e di formare i manager e i professionisti di tutta l’azienda su alcune competenze e metodologie abilitanti, in particolare sulle strategie per l’innovazione, la business analysis, il design thinking, il portfolio, program, project e risk management e l’agile project management. Più in generale, ogni trasformazione digitale necessita di una strategia, di interventi tecnologici, e non da ultimo del coinvolgimento delle persone. La cultura digitale si può sviluppare intervenendo sullo sviluppo di un nuovo mindset, nuovi processi e strutture organizzative, nuovi comportamenti.Da ultimo, ma non meno importante, è necessaria la formazione sulle competenze specialistiche necessarie per affrontare e gestire la trasformazione digitale.

Chi è CEFRIEL Cefriel è un centro di eccellenza per l’innovazione che crea e ripensa prodotti, servizi e processi valorizzando e sviluppando le tecnologie digitali. È una realtà con un team multidisciplinare, autorevole e appassionato di oltre 130 persone con un mix di competenze tecniche, di business e di design. Fondato nel 1988 dal Politecnico di Milano, Cefriel si è trasformato per essere a servizio delle imprese di ogni settore e delle amministrazioni pubbliche che devono utilizzare e applicare le tecnologie per innovare il proprio modo di essere e operare. Seguendo oltre 100 clienti l’anno, Cefriel sostiene le scelte strategiche delle imprese lungo l’intero ciclo dell’innovazione: dagli studi di fattibilità alla realizzazione di prototipi industriali, dal technology scouting all’assessment in campo di nuove tecnologie e soluzioni. Partendo dalle esigenze dell’impresa, Cefriel integra i risultati della ricerca, le migliori tecnologie presenti sul mercato, gli standard emergenti e la realtà dei processi industriali, per innovare o realizzare nuovi prodotti e servizi che uniscono ICT e Design.

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I dati della robotica L’andamento del mercato della robotica sta attraversando un periodo decisamente positivo, sia in Italia che nel mondo.

Domenico Appendino Presidente di SIRI

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li ultimi dati censiti da IFR, quelli del 2016, mostrano circa 1.800.000 robot in lavoro nel mondo con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente di cui più della metà in Asia, più di un quarto in Europa e meno di un quarto in America. Il 16% rappresenta anche la crescita media annua a partire dal 2010, un dato di tutto rispetto! I 300.000 nuovi robot installati nel mondo - di cui più di 2/3 venduti in Asia, più di 1/6 in Europa e meno di 1/6 in America - confermano l’Asia il motore principale della crescita. L’Italia nel 2016 è sempre alla seconda posizione in Europa dopo la Germania

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e si trova alla sesta nel mondo per robot in lavoro, discesa nella classifica mondiale per la grande crescita dei paesi asiatici. Anche il 2017 ha riservato notizie molto positive che hanno sorpreso gli analisti. Dai dati 2018 anticipati da IFR in questi giorni, la crescita di robot venduti del mondo è stata del 31% quando la previsione era il 18% e l’Italia con 8.000 unità vendute è cresciuta del 19%, più del doppio della Germania e più del triplo degli Stati Uniti. Uno dei principali motori della crescita della robotica è costituita dai robot collaborativi, i cobot, che possono operare vicino agli operatori umani in completa sicurezza. I robot venduti oggi non sono più tutti rinchiusi in gabbia ma alcuni lavorano fianco a fianco dell’uomo e lo aiutano facendo i lavori più ripetitivi, stancanti o noiosi che l’uomo non gradisce eseguire mentre un automa li fa con molta facilità. Oggi i cobot rappresentano il


SIRI 3% del mercato ma secondo studi di settore la previsione di crescita media annua sarebbe il 62% nel periodo 2018-2022. E’ chiaro che questa crescita pone molte domande sul rapporto del lavoro dell’uomo con i robot e con l’automazione. Si tratta di una storia vecchia, che ricorre in ogni passaggio tra una fase industriale ed un’altra determinata dall’ingresso di nuove tecnologie. Automazione e robotica certamente hanno ucciso e uccideranno dei posti di lavoro, quelli meno amati ed ambiti dall’uomo ma ne creano e ne creeranno in numero maggiore altri, più qualificati, più desiderati e più retribuiti. Se si esaminano i grafici di disoccupazione

e numero di robot in lavoro dei principali paesi del mondo incluso l’Italia si vede che quando aumenta il numero di robot installati diminuisce la disoccupazione e viceversa. Tra i moltissimi studi di importanti istituti pubblici e privati su questo tema, ricorderò solo quanto emerso nel World Economic Forum 2018 in cui è stata annunciata la previsione di una perdita di 75 milioni di posti di lavoro da qui al 2025, ma anche la creazione di 133 milioni di altri posti di lavoro per l’uomo, con mansioni diverse e più qualificate. Il saldo positivo sarebbe quindi di 58 milioni di nuovi posti di lavoro più specializzati e quindi più retribuiti.

Chi è SIRI SIRI ha aggregato in Italia dalle sue origini la cultura della robotica, l’ha fatta crescere e l’ha diffusa, diventando un punto di riferimento in Italia e portavoce nel mondo della robotica e dell’automazione. SIRI è un’associazione culturale fondata nel 1975 senza fini di lucro, ha lo scopo di costituire un riferimento per quanti sostengono l’esigenza di approfondire i temi relativi alla robotica e alle sue applicazioni. SIRI è membro dell’IFR – International Federation of Robotics, organismo che collega le associazioni di robotica dei paesi industrializzati. Le finalità Contribuire al progresso della robotica e tecniche affini, nei suoi aspetti scientifici, tecnici, tenendo ben presente il suo carattere interdisciplinare che comporta l’impiego di tecniche e metodologie proprie di scienze e discipline diverse. Favorire il coordinamento delle attività di ricerca e di sviluppo allo scopo di promuovere una efficace collaborazione fra il mondo della ricerca, quello degli utilizzatori attuali e/o i potenziali e l’industria. Promuovere lo studio dei problemi sociali, etici e economici emergenti dall’avvento della tecnologia robotica e affini in relazione alla organizzazione e alla sicurezza del lavoro, all’organizzazione e aziendale e della produzione, ai servizi, alla formazione professionale, alla scuola.

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Tech Economy

Competenze, professioni e industria 4.0 La formazione è una delle priorità per poter affrontare le sfide che caratterizzano un mondo che viaggia a velocità straordinaria. L’acquisizione di competenze non può limitarsi alla creazione di un’elite di profili di alto o altissimo livello, ma riguarda tutta la piramide occupazionale. di Piero Macrì

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omanda e offerta del lavoro viaggiano su binari paralleli. E non si incontrano. Ai tempi di Industria 4.0 le aziende manifatturiere hanno difficoltà a reperire manodopera specializzata. Si cercano tecnici in grado di essere inseriti in contesti di fabbrica dove si richiede la capacità di gestire sistemi e impianti che rientrano nella dimensione dell’automazione industriale. Più e più volte nel corso dell’anno sono apparsi su giornali nazionali e sulla stampa locale, articoli che hanno raccontato la storia di imprenditori con crescenti difficoltà nel reperire persone con competenze allineate alle nuove esigenze. Nella maggior parte dei casi non sono aziende che utilizzano tecnologia avveniristica, ma realtà d’impresa dove esistono sistemi e macchine che rientrano nell’ordinario scenario di produzione degli anni duemila. Ai tempi di Industria 4.0 serve restituire dignità al lavoro di fabbrica e alle nuove figure professionali emergenti dal mondo dell’automazione. Occorre ripensare i percorsi formativi: non esiste solo la futuribile professione del data scientist, o l’esperto di intelligenza artificiale e logica algoritmica, esiste uno spazio per tutti coloro che devono gestire e coordinare gli elementi produttivi che nascono dall’ingegnerizzazione di queste tecnologie. Per quanto si continui ad affermare che la new wave tecnologica sia desti-

Tech Economy nata a ridurre il numero di occupati ovunque e comunque, la realtà ci dice che serviranno competenze qualificate oltre l’ordinario sia nella parte più alta sia nella parte più bassa dei processi. E’ considerare il tutto come un’unicum che consentirà alle aziende di proiettarsi nel mondo della data production che sottintende la dimensione dell’Internet of Things. Esistono e continueranno a esistere profili di competenze complementari e non mutuamente esclusivi. Alto e basso sono destinati a coesistere, ciascuno con la sua specificità. Guru del machine learning e tecnici dell’ambiente di produzione sono e saranno essenziali per la sostenibilità dell’ambiente di lavoro. Nuove professionalità, verso l’alto e verso il basso, non potranno essere soddisfatte dai soli laureati, ma da una nuova generazione di nativi digitali che potranno affacciarsi al mondo del lavoro al termine del percorso formativo della scuola secondaria. Il mondo iper-tecnologico deve avere una scuola al passo con i tempi, capace di formare high skill worker, verso l’alto e verso il basso. C’è spazio per tutti. Mai però avere la presunzione di essere arrivati. Si deve sempre tenere presente che il cambiamento è l’unica certezza. Una delle sostanziali differenze rispetto al passato è data, infatti, da una maggiore volatilità delle competenze, che nascono, si sviluppano e muoiono con cicli molto più brevi rispetto al passato.

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P r o g e t ta r e i l va l o r e p e r c e p i t o Politecnico di Milano – Aula Magna (Piazza Leonardo da Vinci 32)

Agenda lavori 8.30

Registrazione

9.15

Benvenuto (Prof. G. Magnani – Presidente Fondazione Politecnico di Milano)

9.30

Il tema ed il percorso dell’Evento (M. Fucci – Pentaconsulting)

9.45

Progettazione e Valore, un binomio oramai indissolubile (U.Cugini - Centro di Innovazione Sistematica)

10.15

La catena del valore dei dati, ecosistemi digitali e digital employability (C. Colombo – Cefriel)

10.45

Digital twin e simulazioni in real time, cosa c’è dietro l’angolo (J. Leuridan – Siemens PLM Software)

11.15

Il ruolo del Software nelle soluzioni di Automazione Industriale (D. Perna – Beckhoff Automation)

11.45

Simulare e realizzare prodotti a valore: un percorso possibile (A.M. Benedetto – Altair Engineering)

12.15

Il Valore del Valore (M.Maiocchi - Opificio di Disegno industriale)

12.45

Dibattito Interattivo: Tavolo Speaker - AIdAM - ANIE Automazione - Assofluid Fondazione Politecnico di Milano - Fondazione UCIMU - Politecnico di Milano - SIRI Business Lunch & Networking


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