NewSImpresa Magazine Nr.3 - Ottobre 2012

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Rivista di informazione e approfondimenti di mercato

SImpresa

New

MAGAZINE

Anno 2 - Settembre 2012 – Supplemento a www.newsimpresa.it - Diffusione Gratuita - N. 3/2012

Franco Megali siemens industry software

Curiosity è su Marte

Ufficio tecnico 3.0: Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione

i CHIP di nuova generazione

Bus di campo per l’industria 5


SolidWorks is a registered trademark of Dassault Systèmes. ©2010 Dassault Systèmes. All rights reserved.

Modellazione delle superfici e altri strumenti: 30% in meno nei tempi di progettazione. Anche per i manici di chitarra più complessi

Maggiore efficienza grazie ai percorsi utensile di precisione per la produzione automatizzata

Condivisione più facile dei dati tra i reparti di Ricerca&Sviluppo e Produzione

Design smarter ® with soliDworks Prendiamo l’esemPio del musical instruments team di Fender. I designer di Fender hanno adottato la piattaforma 3D di SolidWorks per la sua semplicità, le rivoluzionarie funzionalità nella modellazione delle superfici e la completa compatibilità con tutte le applicazioni CAM. Una scelta vincente: le soluzioni SolidWorks offrono tutto ciò che serve per sviluppare, sperimentare, comunicare e organizzare le proprie idee più innovative, riducendo al tempo stesso tempi e costi di lavoro. Per maggiori dettagli sull’esperienza del team Fender e altri casi di successo: www.solidworks.it DS SolidWorks Corp. Via Longhin 11 - 35129 Padova, Italia


SOMMARIO

Anno 2 - Settembre 2012 – Supplemento a www.newsimpresa.it - Diffusione Gratuita - N. 3/2012

EDITORE Pentaconsulting Srl Piazza Caiazzo, 2 20124 Milano Tel. 02 92958990 - fax 02 700595960

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EdiTToriale

REDAZIONE Direttore Responsabile Massimo Fucci massimo.fucci@pentaconsulting.it

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COVER STORY: 5 AGOSTO, CURIOSITY ARRIVA SU MARTE

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BIMU: 28°BI-MU/SFORTEC: 90.000 mq e 1.100 Imprese

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UFFICIO TECNICO 3.0 Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione

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AUTOMAZIONE I BUS DI CAMPO per lʼintegrazione di macchine e impianti industriale

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ELETTRONICA I CHIP di nuova generazione (parte 1)

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STORIE DI SUCCESSO INVENTOR 3D lʼemozione si illumina dʼimmenso

Direttore Tecnico Valerio Alessandroni valerio@alessandroni.net Segreteria di redazione Arianna Bertotto arianna.bertotto@pentaconsulting.it Art Director Ivan Roman ivanroman@ivanroman.it Stampa C&M print s.a.s. Via Sardegna, 13 - 20060 Vignate (MI) Autorizzazione del Tribunale di Milano n.493 del 7/10/2009

INSERZIONISTI DI QUESTO NUMERO AUTOMAC SRL BECKHOFF AUTOMATION SRL CDM TECNOCONSULTING SPA

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DASSAULT SYSTÈMES SOLIDWORKS CORPORATION FESTO SPA

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SOLIDWORKS BOLLICINE 3D, risultati e strategie di successo

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AUTOMAC Innovazione a 360° per vincere la competizione

HMS INDUSTRIAL NETWORKS SRL LINEAR TECHNOLOGY ROCKWELL AUTOMATION SPA

FOCUS/APPROFONDIMEMTI/INTERVISTE LINEAR: considerazioni progettuali pratiche sulla gestione dellʼalimentazione in relazione alle reti di sensori remote wireless basate sul recupero energetico

SIEMENS SPA SIEMENS INDUSTRY SOFTWARE SRL SMC ITALIA SPA UCIMU SISTEMI PER PRODURRE VIPA ITALIA SRL

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Edi

oriale

Ha da passà ‘a nuttata! (deve passare la notte)

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on so quanti dei lettori abbiano confidenza con il dialetto napoletano (nb. In realtà a detta di molti è una lingua) ma, vista la celebrità del motto, magari la cerchia di chi lo comprende e lo sa recitare si allarga. Anche perché molti non napoletani sono grandi estimatori della commedia dei De Filippo e del messaggio universale e trasversale che in ognuno dei capolavori traspare. Ciò premesso, chiedendo scusa a chi non mastica l’idioma, ho ben pensato di intitolare in siffatto modo l’EdiTToriale di questo numero, poiché ritengo sia un’affermazione che ben descrive il nostro tempo e, soprattutto, le condizioni in cui, spesso, ci troviamo ad operare. Una sorta di supporto psicologico per chi continua a credere – imperterrito e nonostante tutto – che alla distanza il buon lavoro, il merito, la correttezza, l’onestà, l’educazione (ma quanti sono quelli che cercati al telefonino per due tre volte consecutive … richiamano?) e l’impegno, comunque portino ad un risultato positivo riconosciuto da chi ci circonda. Sicuri che il tempo … sia sempre galantuomo. E’ indubbio che le notizie di tutti i giorni e i comportamenti di chi dovrebbe quantomeno fornire il buon esempio, di certo non incoraggiano. Non sono Monsieur La Palice! Per cui permettetemi cortesemente (è l’EdiTToriale) di fornire maggiori indicazioni: non mi riferisco al classico politico o capobastone (a proposito, solo in Italia ed in qualche repubblica delle banane - ma ve ne sono ancora - è rimasto in auge questo appellativo) che, guarda caso, utilizza i rimborsi elettorali (per tutti: sono i nostri soldi) in maniera allegra per sé e per gli amici, oppure ai Direttori Generali (o capi dipartimento) che hanno da un lato collegamenti troppo stretti con fornitori e se ne impippano (termine criticato dalla nostra redazione perché considerato troppo

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forte. SI, ma rende perfettamente l’idea) palesemente del merito ed usano criteri che altro non fanno che recare danno all’azienda o all’ente di riferimento. No, purtroppo mi riferisco invece all’ambiente di lavoro in cui ciascuno è immerso: si tagliano tutte le spese possibili (anche quelle che facilitano le vendite e lo sviluppo delle aziende), non si assumono le persone, vengono poste condizioni di fornitura da… libri in tribunale, se non interviene l’ente pubblico o….l’amico a ripianare i bilanci a fine anno. Si valuta il valore solo da … quanto costa o peggio non si sceglie ciò che servirebbe perché ‘ costa troppo’. Non solo ci si concentra su modelli di business (ma si possono ancora definire tali?) che sono miopi e che a furia di guardare a brevissimo termine … rischiano di farci guardare all’indietro. Si sta creando un esercito di non consumatori i 18-30enni. Tutto sbagliato? Tutto da rifare? Certamente no, il gruppo di forzati che ancora ci crede lavora, propone, si inventa nuove soluzioni e nuove strade e vuole continuare a competere, tanto è convito che: ‘Ha da passà ‘a nuttata’! Massimo Fucci Ps: Cercasi fornitori di lampioni ecologici… potrebbero fornire un’indicazione sulla via d’uscita!



Cover story Di Massimo Fucci

5 Agosto, Curiosity ArrivA su MArte: la vittoria del genio e delle tecnologie La sonda ha raggiunto Marte e ha liberato il Rover, il veicolo semovente per l’esplorazione del pianeta. Un successo ottenuto grazie alla presenza di diverse tecnologie che hanno consentito una simulazione digitale di condizioni ambientali non riproducibili sulla Terra. In questo percorso le soluzioni di Siemens PLM Software hanno giocato un ruolo fondamentale.

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robabilmente non sta a noi, ma forse l’ammartaggio del 5 agosto è sicuramente in gara per essere proclamato l’evento dell’anno, quantomeno in termini di tecnologia e risultato scientifico ottenuto da un team di ricercatori di un ente spaziale. Un successo simile non si prepara dall’oggi al domani, basti pensare che la sola missione a terra, preceduta da 9 mesi di viaggio, dura circa 24 mesi, un’impresa che ha messo a dura prova menti e tecnologie che hanno dovuto ‘prefigurare’ 36 mesi prima alcuni comportamenti non riproducibili nella nostra atmosfera e non pilotabili: il segnale Terra-Marte impiega 14 minuti, l’ammartaggio 7! “La nostra apparecchiatura – ha dichiarato alla recente Analyst Convention di Siemens PLM Software a Boston, Doug McCuistion, Responsabile NASA per il programma di esplo-

razione di Marte – ha dovuto effettuare una procedura mai sperimentata prima. Infatti, una volta entrata nell’atmosfera marziana la sonda ha dovuto decelerare velocissimamente e, soprattutto, ha dovuto prendere ‘decisioni autonome’ grazie ad un complesso sistema di sensori e all’intelligenza software inserita nelle apparecchiature di monitoraggio e controllo”. Un risultato importante, raggiunto grazie ad un intenso programma di simulazione e validazione e feedback alla progettazione, in cui l’intera suite di soluzioni software messa a disposizione da Siemens PLM Software ha fornito un apporto fondamentale. Siemens PLM Software (www.plm.automation.siemens.com/ it_it/), secondo lo studio di mercato effettuato da Pentaconsulting (Advisor PLM in Italia), occupa la posizione di leader, con una presenza consolidata ed una crescita continua negli anni, sia in termini di installato, sia in termini di portfolio delle soluzioni. Il grande punto di forza dell’azienda consiste nella strategia di mercato sia in un’ottica di portfolio allargato e integrato, sia nella qualità e continuità del servizio a supporto degli utenti. “La missione su Marte, qualora ve ne fosse ancora bisogno, conferma che le soluzioni PLM non sono soluzioni “in a box” - afferma Franco Megali, Country Manager Italy di Siemens Industry Software – ma richiedono la presenza di una struttura in grado di comprendere le esigenze e di accompagnare gli utenti, nel tempo, affinché possano raggiungere

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Cover Story

gli obiettivi. Non solo, sono soluzioni caratterizzate da un ciclo evolutivo di miglioramento, nel senso che più installazioni si eseguono, maggiore è il know-how che può essere riversato sul mercato”. Franco Megali, alla guida di Siemens Industry Software in Italia dal 2007, è cresciuto professionalmente all’interno dell’azienda, operando nel settore commerciale rivolto ai grandi clienti con i quali ha costruito relazioni solide basate sul successo di quanto proposto e, nel contempo, ha contribuito all’espansione dell’azienda nel Mid Market .

“Abbiamo cambiato più volte nome - enfatizza Megali - ma abbiamo mantenuto la capacità professionale che ci ha consentito di operare con successo grazie alla qualità dei nostri prodotti sia in termini di funzionalità che di affidabilità, nonchè al costante rinnovo del nostro portfolio sempre in un’ottica di integrazione continua per far fronte alle esigenze di ogni specifico mercato. Facciamo il caso delle soluzioni PLM: le aziende hanno ormai maturato la consapevolezza di quali siano le situazioni importanti da conoscere quando si sceglie un fornitore. Comprendiamo, proponiamo e realizziamo i risultati previsti, questo è il collante che ci lega ai nostri utenti. Non è certo un caso se, nel mondo, Teamcenter - la nostra soluzione per la gestione dei dati di prodotto e di interconnessione con le altre applicazioni aziendali - sia in assoluto l’applicazione più diffusa sia per numero di aziende che l’hanno adottata, sia per numero di posti di lavoro attivi”. Siemens PLM Software è certamente uno degli operatori più longevi e meglio inseriti all’interno del tessuto connettivo industriale con un’offerta in grado di soddisfare sia le grandi

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aziende sia le PMI che operano nei diversi settori industriali. “ In particolare, la nostra presenza tra i grandi gruppi industriali - sottolinea Megali - non si ferma a Fiat, anche se - a onor del vero - rappresenta una delle più complesse e distribuite installazioni italiane in ambito PLM. Una grande realtà che abbraccia le tre anime dell’azienda: auto, veicoli pesanti e macchine per movimento terra. Un supporto omogeneo (il backbone) in cui le informazioni in merito al prodotto seguono lo stesso formalismo e struttura dati. Ciò premesso, va sottolineato come da tempo abbiamo consolidato la nostra presenza sul mercato dei grandi gruppi industriali con la fornitura ad Alenia Aeronautica, un’azienda in cui le soluzioni a supporto del processo sviluppo prodotto avevano già una loro presenza radicata grazie ad una soluzione pesantemente personalizzata basata su tool

della nostra concorrenza. La nostra soluzione ha avuto il benestare sia dell’alta direzione che dei responsabili tecnici che ci hanno scelto come il partner dell’intero PLM aziendale. Ma lo stesso successo lo abbiamo raggiunto anche nel Gruppo ENI, ed in molte altre importanti realtà. Il che ci porta ad avere una quota di mercato sui grandi clienti che non ha eguali in questo mercato. L’esperienza maturata con i grandi clienti è entrata a far parte dell’imprinting dei nostri tecnici, i quali possono riversare le best practice apprese direttamente nel mondo delle PMI. Le PMI vengono seguite commercialmente da una struttura preposta denominata Mid Market, che comprende venditori diretti e partner, ma dalla stessa struttura tecnica dell’azienda grazie ad una sinergia tra le due strutture”. “La nostra organizzazione - continua Megali - è stata creata

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Cover Story

per fornire il miglior servizio ad ogni tipologia di azienda. Le grandi e le piccole e medie aziende hanno alcuni temi in comune, ma, ovviamente, cambia la scala, motivo per cui abbiamo preferito unire le due culture di vendita in due rami della nostra organizzazione. In questo modo ogni potenziale interlocutore può interagire con nostro personale che ha maturato un’esperienza specifica in tipologie d’azienda e mercato molto simili. Tutto ciò facilita la comunicazione e, quindi, la possibilità di comprendere le reali esigenze e di fornire la corretta soluzione, anche perché gestiamo un portfolio d’offerta molto ampio che risponde, da un lato, alle diverse esigenze che caratterizzano ogni fase del ciclo di vita dei prodotti: dalla definizione strutturata dei requisiti, allo sviluppo concettuale, alla progettazione 3D e simulazione, all’integrazione dei dati di prodotto con i diversi processi aziendali. Dall’altro lato dà risposte al management e agli imprenditori che intendono sviluppare una strategia di approccio al mercato basata sulla

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capacità di generare prodotti vincenti a costi compatibili con le esperienze di mercato e nella salvaguardia dei corretti margini aziendali”. Per affrontare il mercato delle PMI Siemens PLM Software ha un’offerta integrata che comprende le soluzioni CAD, CAM, CAE e PDM. Si tratta di un’offerta che ha consentito al canale di accrescere la propria capacità propositiva e implementativa, e che da qualche anno può contare sul supporto di Siemens PLM Software a livello mondiale. Infatti, l’azienda facilita le sinergie tra tutti i rivenditori della rete a livello globale; un rivenditore italiano può operare con uno o più rivenditori, che operano in altre aree geografiche (Europa, Asia, USA etc...) e viceversa. Il mercato del PLM inizia anche ad essere interessato da proposte open source, in quest’ottica le soluzioni di tipo brand potrebbero essere messa alle strette, magari nelle PMI. “Innanzitutto occorre fare chiarezza su un aspetto: Open


Source e Freeware sono due cose diverse, ma che spesso vengono confuse – enfatizza Megali - anche se le applicazioni Open Source sono quasi sempre gratuite, il fatto che un’applicazione sia gratuita non implica che adotti e sposi le filosofie tipiche dello sviluppo collaborativo di una soluzione Open Source. Infatti gli operatori di questo mercato vivono di servizi di personalizzazione che per loro natura sono a pagamento”. Spesso questo termine viene utilizzato più come strumento di marketing promozionale, che come una vera filosofia di sviluppo, specialmente quando la soluzione Open Source viene sviluppata da un unico fornitore, senza che esista attorno ad esso una community di sviluppo che non si limita a lavorare sui diversi moduli aggiuntivi, ma che partecipi allo sviluppo della soluzione stessa. In questo caso la terminologia corretta dovrebbe essere: Soluzioni Open One Source. Ambienti applicativi in cui è elevato il rischio di trovarsi tutti i vincoli di una soluzione brand senza averne i benefici in termini di affidabilità, capacità di innovazione, investimenti in R&S, supporto ed esperienza. “I nostri clienti ci vedono come un partner – aggiunge Megali - non è solo una questione di software, apprezzano la nostra esperienza, conoscenza e capacità di fornire soluzioni a valore

aggiunto che consentono alle aziende di raggiungere i propri obiettivi di business. Ovviamente tutto questo si basa su un portafoglio prodotti nel quale investiamo ogni anno centinaia di milioni di dollari in ricerca e sviluppo allo scopo di assicurarci la capacità di fornire sempre maggior valore ai nostri clienti, rispondendo in tempo reale alle crescenti esigenze del mercato”. In definitiva, è troppo importante il tema del processo sviluppo prodotto per essere supportato dalle garanzie fornite da una soluzione open source”. Non è certamente un caso se Teamcenter è una delle soluzioni più aperte oggi sul mercato, grazie all’architettura SOA che ne costituisce una delle fondamenta, ai meccanismi di interoperabilità con l’esterno di PLM/XML, al formato di visualizzazione dei dati tridimensionali JT che oggi è diventato addirittura uno standard ISO, al supporto di tutti i sistemi operativi più diffusi (Linux incluso) e di qualsiasi browser (Firefox incluso) e una vasta gamma di RDBMS utilizzabili. Ancora una volta la definizione di una strategia di ampio respiro, la governance delle piattaforme applicative, la conoscenza approfondita delle diverse esigenze dei differenti settori industriali, nonché una squadra attenta e pronta alle esigenze del cliente fanno sì che le aziende ottengano il meritato successo!

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BIMU

28. BI-MU/SFORTEC: 90.000 Mq E 1.100 IMpRESE Quest’anno la biennale delle macchine utensili si presenta ricca e rinnovata. Il settore presenta luci ed ombre, anche se le eccellenze italiane riescono a continuare a competere con successo, soprattutto quelle realtà che hanno sviluppato contatti ed operatività sui mercati esteri.

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n un ambito nazionale ed internazionale caratterizzato da turbolenze economiche si apre la 28esima edizione di BiMU/SFORTEC. Un appuntamento particolarmente importante in cui trovare il meglio dell’offerta in ambito di: macchine utensili a deformazione e asportazione, robot, automazione e tecnologie ausiliarie e (SFORTEC) la rassegna dedicata alla subfornitura tecnica. Per comprendere meglio il settore e gli obiettivi della manifestazione abbiamo intervistato Luigi Galdabini PRESIDENTE UCIMUSISTEMI PER PRODURRE.

Luigi Galdabini PRESIDENTE UCIMUSISTEMI PER PRODURRE.

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Secondo i dati presentati da Ucimu nel corso dell’Assemblea 2012 la produzione di macchine utensili è cresciuta del 13,5% già nel 2011. Quali le prospettive per il 2012? Con circa 400 imprese e 32.000 addetti, l’industria italiana di settore, nel 2011, ha fatturato 4,8 miliardi di euro, il 13,5% in più rispetto all’anno precedente. In virtù di questa performance, l’industria italiana costruttrice di sistemi per produrre si è confermata ai vertici delle graduatorie internazionali ove occupa la quarta posizione tra i produttori e la terza tra gli esportatori. Dall’analisi più approfondita dei dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU emerge chiaramente che il positivo risultato messo a segno nel 2011 dipende interamente dall’ottima performance delle esportazioni che, cresciute del 25,2%, hanno raggiunto il valore di 3,3 miliardi di euro. infatti, il consumo domestico, pur cresciuto del 3,4% rispetto al 2010, risulta sempre estremamente debole. La progressiva riduzione del mercato interno ha d’altra parte spinto i costruttori a indirizzare la propria attività sempre più oltre confine: nel 2011, la quota di export su produzione ha sfiorato il 70%. L’orientamento dei costruttori italiani verso i mercati stranieri risulta ancora più deciso nel 2012. La produzione, attesa in crescita del 4,9%, sfiorerà quota 5 miliardi; l’export, in virtù di un incremento del 12,3%, raggiungerà il valore di 3,7 miliardi. Di segno opposto le consegne dei costruttori sul mercato interno che patiranno un decremento dell’11,1% penalizzate dalla riduzione del consumo che scenderà, del 4,2%, a 2,4 miliardi. L’export su produzione andrà oltre il 73%, con una distribuzione ampia e variegata.


intervista UCIMU la pressione fiscale sulla effettiva possibilità di fare impresa nel settore di competenza Ucimu? La pressione fiscale è sicuramente uno degli aspetti più penalizzanti per chi fa impresa in Italia oggi. Questo vale per i costruttori di macchine utensili così come per tutti i settori del manifatturiero... pensando all’industria. Poi ci sono tutti i costi della burocrazia che non fanno altro che zavorrare la nostra attività. Insomma sono ancora numerosi gli aspetti su cui occorre lavorare per poter migliorare il contesto e rendere l’attività di impresa più fluida.

Tuttavia il rapporto fra esportazione e produzione rimane altissimo: sarà l’export a trainare il settore anche nei prossimi anni? Certamente sono i mercati stranieri a trainare la produzione italiana di settore, sia tradizionali, emersi e emergenti. Cina, Germania, Stati Uniti, Francia, Brasile, Russia, India, Turchia, Polonia e Spagna sono i primi dieci mercati di sbocco dell’offerta italiana di comparto mercati profondamente diversi per geografia e per caratteristiche della domanda, a conferma della grande duttilità del Made in Italy di settore, capace di rispondere alle esigenze specifiche degli utilizzatori. Oggi l’export costituisce il 70% del fatturato dell’industria italiana del bene strumentale; per le macchine utensili che lavorano il metallo il rapporto export su produzione nel 2012 è del 73,3%. Per questo UCIMU, che da sempre supporta l’internazionalizzazione delle aziende, ha intensificato l’attività in materia attraverso numerose iniziative: dal supporto alla creazione di ITC, Italian Technology Center il nuovo centro per la promozione del made in Italy di settore con sede a Pune in India di cui fanno parte undici aziende legate da un contratto di rete, a “Piattaforma India” da “Machines Italia in India” all’iniziativa “Uomo UCIMU in Cina, senza dimenticare l’organizzazione delle collettive italiane a fiere estere.

Può darci qualche anticipazione su BI-MU? La manifestazione che si apre il 2 ottobre conta oltre 1.100 imprese e una superficie espositiva totale di circa 90.000 metri quadrati. Accanto alla proposta di soluzioni innovative in rappresentanza della produzione internazionale di settore, questa edizione di BI-MU offrirà agli operatori del comparto momenti di riflessione e approfondimento delle principali tematiche non solo di carattere tecnico. A partire dall’inaugurazione che ospiterà un interessante convegno incentrato su Industria e manifattura: il futuro di Italia e Europa oltre la crisi cui interverranno tra gli altri: il ministro Corrado Passera e il professore Alberto Quadrio Curzio. Grande novità di questa edizione di BI-MU è la Speciale Mostra evento “Gli oggetti del vivere, le tecnologie del fare” dedicata ad illustrare, attraverso oggetti in mostra, incontri con relatori e percorsi interattivi, l’impatto delle macchine utensili sulla vita di tutti i giorni. Lo spazio, allestito all’interno del padiglione 18 su una superficie di oltre 400 metri quadrati, sarà animato quotidianamente da una serie di incontri, “90 minuti con…” aperti al pubblico, con alcuni personaggi di spicco del mondo dell’industria intervistati da giornalisti italiani. Informazioni e dettagli sulla mostra sono disponibili sul sito della fiera.

Ritiene si possano vedere segnali positivi nel mercato interno? E quali sono in Italia gli utilizzatori maggiori di macchine utensili? Stiamo attraversando un periodo molto complesso, in Italia ma anche nell’intera area euro. Il nostro paese vive da una situazione di immobilità preoccupante. I consumi sono bloccati e il mancato aggiornamento degli impianti produttivi non fa altro che favorire l’arretramento tecnologico del sistema manifatturiero italiano. L’auspicio è che BI-MU, i cui numeri sono comunque positivi, possa stimolare nuovi investimenti in tecnologia produttiva. Quanto incide

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BIMU

SMC presenta le nuove elettrovalvole serie SY3000/5000 Tra le numerose novità che una visita alla Bimu permette di scoprire, da segnalare una nuova gamma di valvole a elevata funzionalità di SMC. Quando gli ingegneri del settore R&D di SMC hanno riprogettato la diffusa gamma di elettrovalvole a 5 vie serie SY, avevano un obiettivo: sviluppare nuove elettrovalvole per uso generico che offrisse funzionalità eccellenti. Il risultato è stato la serie SY3000/5000. A prima vista, l’estrema compattezza della gamma di valvole SY cela le elevate prestazioni di portata - fino all’80% in più rispetto ai precedenti modelli SY. Ciò significa che i cilindri di media taglia ora possono funzionare più velocemente con una minore durata del ciclo e senza l’uso di elettrovalvole grandi e costose. Progettate tenendo conto del montaggio facilitato e della sostituzione rapida, le nuove valvole SY permettono di usare le taglie 3000 e 5000 nello stesso manifold, offrendo così grande flessibilità e un funzionamento economico. Esse sono disponibili con tenuta in elastomero o metallo su metallo. Le tenute metallo su metallo sono particolarmente adatte per frequenze di funzionamento più

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elevate e offrono una vita utile più lunga. Come parte dell’impegno di SMC volto a ridurre il consumo energetico, la nuova serie SY comprende anche la valvola pilota V100 a risparmio energetico. In combinazione con la valvola unidirezionale per contropressione opzionale si evitano i malfunzionamenti del cilindro e, con un azionamento manuale a elevata visibilità, si garantisce la sicurezza operativa. Con la possibilità di connessione da tutte le direzioni - superiore, inferiore e laterale - l’installazione è facilitata e con la disponibilità di un nuovo tipo ad ‘attacchi inferiori’ è possibile separare anche le connessioni elettriche e pneumatiche. Disponibile per una gamma di cablaggi, compreso il connettore D-sub e il connettore circolare, la nuova gamma di elettrovalvole a norma CE, con grado di protezione approvato IP67/IP40, è particolarmente adatta se usata in combinazione con i sistemi in bus di campo delle serie EX600, EX250 o EX260 di SMC.


www.smcitalia.it

Serie

SY Massima portata, minimo ingombro

Flessibilità d’utilizzo

Bassi consumi, grande risparmio

Nuova valvola Plug-in serie SY 3000/5000 Portate elevate con dimensioni contenute: larghezza valvole 10mm e 15mm Prestazioni eccezionali in termini di affidabilità e durata: fino a 200 milioni di cicli (tipo Metal Seal) Di serie solenoidi a basso assorbimento (0,4 W) ed opzione "Power Saving" con ulteriore riduzione a 0,15 W Ampia gamma di configurazioni Manifold ed opzioni di connessione pneumatica ed elettrica tipo Plug-in

SMC Italia S.p.A. Sede: Via Garibaldi, 62 - 20061 Carugate (MI) Unità Produttiva: Località Recocce - 67061 Carsoli (AQ)

Tel. 02 9271.1 - Fax 02 9271365 Tel. 0863 904.1 - Fax 0863 904293

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Ufficio Tecnico 3.0: Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione Di Massimo Fucci

Ufficio Tecnico 3.0: Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione La competizione si fa sempre più serrata in ogni settore, in particolare l’industria manifatturiera si trova a concorrere sui prodotti che debbono risultare vincenti fin dalla prima serie di produzione. Tutto ciò si riflette in un necessario cambiamento in termini di processi e, soprattutto, in termini di cultura aziendale, sia del management, sia dei collaboratori; nonché in una revisione delle professionalità e delle competenze per rimanere in campo. In quest’ottica le applicazioni software rappresentano un mezzo efficace a supporto della continua ricerca della capacità di competere

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l settore meccanico e dell’automazione è un mercato importante e sempre trainante dell’economia italiana con punte e nicchie di assoluta eccellenza globale sia in termini tecnici sia di leadership. Per competere le aziende devono innovare i prodotti e, sempre più, configurarli su misura delle esigenze dei potenziali acquirenti; il tutto in modo sistematico, flessibile, programmabile e controllabile. E’ ormai tassativo passare da una progettazione di macchine a quella di sistemi e

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di prodotti. Nasce quindi l’esigenza di ripensare e adeguare non solo il processo di sviluppo prodotto, ma soprattutto i metodi, gli strumenti, le nuove competenze necessarie in un contesto che è sempre più multi tecnologico e multisettoriale caratterizzato da notevoli sviluppi di soluzioni applicative che coprono ambiti meccatronici e multifisici. Gli obiettivi e le attività dell’Ufficio Tecnico si spostano quindi, sempre più, sull’innovatività della proposta progettuale, sulla


capacità di programmare e gestire l’innovazione e di prevedere e verificare in anticipo la sintonia con le esigenze dei potenziali acquirenti, piuttosto che sul semplice aumento incrementale delle prestazioni e/o sulla mera ottimizzazione. Questo sposta quindi il focus su 4 elementi: il primo riguarda l’approfondimento da parte dell’Ufficio Tecnico della reale domanda cui rispondere (problem setting) a cui debbono far da contraltare strumenti efficaci di problem solving atti a supportare l’Innovazione Sistematica. Il secondo riguarda la meccatronica intesa come lo strumento che fa interagire le meccanica, l’elettronica e l’informatica con l’obiettivo, da un lato, di realizzare prodotti flessibili e con caratteristiche funzionali elevate, dall’altro di automatizzare i processi di produzione. Il terzo elemento contempla la necessità di validare i potenziali nuovi prodotti a differenti livelli sia nella fase di concept mediante strumenti di iVP (interactive Virtual Prototyping ) che consentono di progettare e verificare interattivamente l’uso del futuro prodotto, di ottimizzare l’esperienza d’uso e, una volta ben definite le prestazioni finali percepite dall’utente come ottimali, di definire in modo preciso le specifiche tecniche di progetto. Il quarto elemento fa riferimento a strumenti di gestione e integrazione dei dati di prodotto e la capacità della loro distribuzione sicura ed efficace lungo tutti i processi aziendali di interesse dell’intera azienda estesa. Per affrontare tutto questo in modo efficace si tratta di mettere in atto metodi, strumenti ed applicazioni a supporto dello sviluppo dei prodotti già disponibili, utilizzare prodotti che favoriscono l’intercambio di dati di diversa natura ma afferenti allo stesso progetto (geometrici, meccanici, elettrici, elettronici) e, soprattutto, favorire una cultura di adattamento continuo a supporto dell’innovazione. Un tema che merita un incontro allargato tra esperti del settore ed aziende manifatturiere e di servizi di progettazione, in cui comprendere, condividere, dibattere le problematiche di tutti i giorni viste con l’ottica dell’innovazione e della pragmatica concretezza di chi deve realizzare prodotti che devono ottenere successo nel mercato. Un incontro che sotto l’egida di Eventimpresa (www.eventimpresa.it) trova la sua cornice sia nella manifestazione internazionale BIMU 2012 in cui è previsto uno specifico evento il 4 ottobre, sia negli incontri previsti con diverse associazioni Industriali e di Categoria distribuite sul territorio nazionale. Uno degli strumenti efficaci a supporto è rappresentato dalle soluzioni software CAx e dalla loro integrazione con le soluzioni xDM. Le soluzioni computer aided, dalla loro introduzione, non rappresentano di certo una novità assoluta, sono infatti diventate mature ed hanno raggiunto livelli di funzionalità importanti tali da supportare la stragrande delle operazioni richieste nel percorso di sviluppo di un prodotto. Ma i tempi sono cambiati e metodologie, approccio e... cultura debbono altresì cambiare in linea con le nuove esigenze di mercato.

Iniziamo dalla progettazione, una volta prettamente meccanica, ora si deve avvalere, in modalità concorrente, dell’apporto dell’elettronica (ad ex automatismi e controlli), dell’apporto dell’informatica (intelligenza digitale residente e colloquio con le intelligenze digitali di ambiente in esercizio) e, non ultimo, di una professionalità in grado di avere la governance dei diversi processi e, quindi, di prendere le corrette decisioni in merito all’azienda ed al mercato di riferimento. La simulazione si deve sdoppiare in termini di processo: uno definibile come simulazione funzionale, deve essere in grado di esplorare il comportamento del prodotto in merito a differenti discipline operando su un insieme di dati integrato che tenga di conto di tutti i risultati simulati; l’altro, questo è il vero salto di qualità, definibile come simulazione d’uso fatta fare direttamente all’utenza potenziale. In una logica di ridefinizione delle priorità, la simulazione d’uso viene, in ordine di importanza, prima della simulazione funzionale. Anzi, quest’ultima, deve essere in grado di recuperare i dati di targa da una furba ed efficace simulazione funzionale, con buona pace per chi, nei dipartimenti tecnici è solito prendere partito o, peggio, inneggiare a guerre sante. Ai non più giovani ricordo la crociera ad X sotto i camion di un noto costruttore italiano: questo elemento era considerato irrinunciabile per la integrità in esercizio del mezzo, bene è bastata la presenza di un codice di calcolo strutturale e la lungimiranza di un ingegnere dell’Engineering per eliminare tale componente e far risparmiare fior di miliardi di lire al costruttore (materiali e lavorazioni). Veniamo alla parte xDM, l’insieme delle applicazione rivolte alla gestione dei dati di prodotto, in questo caso è assolutamente d’obbligo la messa a regime di un ambiente integrato e congruo in grado di far ben interoperare marketing, progettazione, produzione, approvvigionamenti, commerciale e service. Mano a mano che aumenta la velocità delle esigenze (reali, indotte o solo percepite) da parte degli utenti, i fornitori debbono adeguarsi secondo il quadrato della stessa velocità. Senza 3.0, l’ufficio tecnico... non farà fare molta strada all’azienda!

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Ufficio Tecnico 3.0: Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione

Ufficio Tecnico 3.0: Siemens Industry Software, NX per un corretto Time To Market Il mercato richiede prodotti sempre più intelligenti ed auto adattativi. Un risultato che si ottiene facendo operare in armonia ed in maniera efficace: meccanica, elettronica e software. Un’architettura che richiede sia la presenza di tecnologie software abilitanti, sia un’organizzazione pensata per creare ambienti collaborativi ad alta efficienza

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er garantire la realizzazione di prodotti ad alto valore percepito, il processo di sviluppo prodotto deve essere in grado di integrare discipline, processi ed applicativi software eterogenei. Infatti, utilizzando i principi della progettazione di sistemi, è possibile tracciare le esigenze del cliente nel corso di tutto il processo, fino al completamento del progetto. Questo fa di Mechatronics Concept Designer una soluzione end-to-end per la progettazione di macchine che consente di progettare in modo rapido e con maggiore qualità e multidisciplinarietà, con il risultato di ridurre il time-tomarket e di massimizzare il riutilizzo della conoscenza aziendale. “Mechatronics Concept Designer – afferma Gian Luca Sacco,Direttore Marketing Sud Europa di Siemens Industry Software - è un’applicazione del portafoglio NX di Siemens PLM Software che permette di simulare e interagire con il prodotto virtuale con estrema facilità, tenendo in considerazione le rilevanti leggi della fisica e migliorando il processo decisionale in merito allo sviluppo del prodotto”. I prodotti di ultima generazione sono sempre più spesso progettati in modo da essere intrinsecamente intelligenti, nel senso che i componenti elettronici gestiti da software svolgono un ruolo sempre più rilevante e i processi di sviluppo e i cicli di vita di ogni

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disciplina di progettazione (meccanica, elettrica/elettronica e software) sono diversi, ma interconnessi. “La nostra soluzione per la gestione dei processi meccatronici, Teamcenter - continua Sacco - fornisce un ambiente completo per lo sviluppo associativo di tecnologie meccaniche, elettroniche, software e di collegamento elettrico, costituendo un’unica fonte di conoscenza di prodotti e processi intrinsecamente eterogenei”. Integrare componenti meccanici, elettronici ed elettrici sarà sempre più imprescindibile per moltissimi prodotti, dalle automobili ai piccoli elettrodomestici. Aziende manifatturiere appartenenti a molteplici settori industriali (aerospaziale, automobilistico, high-tech ed elettronica, macchinari e attrezzature biomedicali) dovranno evolvere i propri processi adottando principi di “concurrent design” e “systems engineering” che dovranno assolvere al non facile compito di supportare la collaborazione tra le diverse discipline. La condivisione in tempo reale di informazioni tra progettisti elettrici, meccanici e di sistemi di controllo sarà, quindi, sempre più essenziale per portare sul mercato prodotti innovativi e con elevati standard qualitativi rispettando tempi e costi. Solamente grazie a una condivisione della conoscenza e a una visione comune del sistema, i team di progettazione internazionali e le catene di fornitura potranno perfezionare e ottimizzare in modo continuativo il proprio contributo alla soluzione, senza compromettere le prestazioni complessive del prodotto. “Teamcenter – aggiunge Sacco - fornisce a tutti gli individui lungo la catena di fornitura e per l’intero ciclo di vita del prodotto, la visibilità su ogni informazione, definizione di sistema e interfaccia di sottosistema, ed è in grado, grazie all’innovativa metodologia di rappresentazione HD3D, di fornire con estrema facilità il massimo supporto al processo decisionale in un ambiente perfettamente integrato e fruibile”. Diversi sono i benefici darivanti da un simile approccio, ad esempio Bausch + Stroebel, azienda tedesca che progetta e produce sistemi di imballaggio e di produzione per l’industria farmaceutica, cosmetica e chimica, grazie all’implementazione della soluzione PLM di Siemens PLM Software ha aumentato


l’efficienza e la flessibilità, migliorando il rispetto dei requisiti del cliente e la conformità alle normative vigenti. Bausch + Stroebel, oltre a progettare e fornire macchine per il confezionamento di fiale, flaconi, siringhe e cartucce, che si devono conformare perfettamente ai prodotti dei clienti (macchine che coprono l’intero ciclo di confezionamento dalla depurazione alla sterilizzazione, al riempimento, alla sigillatura, all’etichettatura), fornisce anche servizi per la pianificazione di

impianti, l’installazione, la convalida e la qualificazione operativa. “Per fornire al cliente un processo produttivo ottimizzato – conclude Sacco - occorre quindi considerare molti fattori nella pianificazione delle linee automatizzate durante tutto il processo dell’ingegneria, come ad esempio circostanze esistenti e atipiche, i collegamenti di supporto e di smaltimento, nonché i sistemi di climatizzazione e altro ancora”. Va altresì sottolineato che i team di progetto in Bausch + Stroebel sono di grandi dimensioni e composti da ingegneri di diverse divisioni, perché il progetto di ogni macchina è composto al 50% di parti meccaniche e al 50% di componenti elettriche, elettroniche, software e componenti di automazione. L’aumento della meccatronica aumenta la possibilità di personalizzare, ma aggiunge anche complessità ai progetti, senza dimenticare gli standard e i requisiti che le aziende farmaceutiche devono rispettare. Per rispondere ai requisiti di conformità, Bausch + Stroebel deve fornire anche la prova completa, tracciabile e documentata che tutte le apparecchiature sono state fabbricate in conformità con i documenti di progettazione, le specifiche valide, le linee guida del Good Manufacturing Process (GMP) dell’Unione europea e le raccomandazioni del Pharmaceutical Inspection Convention (PIC).

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Ufficio Tecnico 3.0: Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione

MechaTronIcs concepT DesIgner approccIo InTegraTo allo svIlUppo Delle MacchInarI InDUsTrIalI

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Siemens PLM Software La soluzione di Siemens PLM Software per progettazione di macchinari industriali unisce i requisiti dei clienti e la progettazione simultanea in diversi ambiti con una tecnologia di simulazione rivoluzionaria che genera valore aggiunto per gli stessi costruttori. Il processo di sviluppo nel settore delle macchine utensili coinvolge esperti di diverse discipline (meccanica, elettrica, software), che devono

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cooperare per realizzare un prodotto in base ai requisiti specifici di ciascun cliente. Gli strumenti software tradizionali non tengono conto di tali requisiti e la mancanza di un “linguaggio comune” non facilita l’integrazione fra le diverse discipline, per cui eventuali incongruenze si trascinano fino al termine del processo di progettazione, quando ormai possibili modifiche avrebbero costi elevati in termini di tempo e denaro. La frammentarietà degli applicativi e la complessità delle macchine rendono praticamente impos-


sibile la simulazione e la valutazione di diverse idee progettuali a supporto di processi decisionali rapidi ed efficaci nell’attività di sviluppo prodotto. La soluzione integrata per la progettazione di macchinari industriali proposta da Siemens PLM Software, business unit di Siemens Industry Automation Division Management, è Mechatronics Concept Designer. Una soluzione espressamente studiata per generare valore aggiunto per le aziende che sviluppano e commercializzano macchine utensili e impianti di produzione. Mechatronics Concept Designer fornisce al team di sviluppo prodotto sia i metodi di sviluppo che facilitano la concettualizzazione di un sistema nelle fasi iniziali del processo di progettazione facilitando la definizione dei requisiti funzionali e la loro implementazione, sia la possibilità di poter procedere in parallelo e sincronia con le attività di progettazione meccanica, elettrica, software e automazione. Mechatronics Concept Designer comprende tutte le funzionalità avanzate di progettazione meccanica contenute in NX ed inoltre permette all’utente di selezionare e posizionare facilmente una serie di sensori e attuatori. Realizzando, di fatto, una base strutturata su cui gli ingegneri elettrici ed elettronici possono continuare a sviluppare il layout dell’impianto. La soluzione offre funzionalità avanzate di modellazione e simulazione basate sulla tecnologia NVIDIA PhysX, un motore fisico simile alla tecnologia software adottata in molti videogame moderni. Questo approccio rivoluzionario alla

simulazione semplifica e velocizza la creazione e la convalida interattiva di progetti alternativi. Inoltre, l’utente è in grado di interagire con il modello digitale della macchina mentre è in corso la simulazione, con la possibilità di verificare gli effetti delle modifiche per diversi fattori ed in tempo reale. La capacità di modellare il comportamento fisico reale in un ambiente virtuale, basata su modelli matematici semplificati, consente una verifica concettuale precoce che aiuta a individuare e correggere eventuali errori in una fase in cui la loro risoluzione comporta ancora costi molto bassi, rispetto ad un intervento a fine lavori (fattore 1:100). Anche lo sviluppo del software risulta più efficiente grazie alla possibilità di rendere disponibile la sequenza di operazioni della macchina in un formato standard comune nel settore dei macchinari. Integrato con Teamcenter, la soluzione di Siemens PLM Software per il product lifecycle management, Mechatronics Concept Designer offre una soluzione completa end to end per la progettazione delle macchine basata su un approccio integrato: all’inizio del ciclo di sviluppo, i progettisti possono sfruttare le funzionalità di Teamcenter per la gestione dei requisiti e l’ingegneria dei sistemi per costruire un modello funzionale che garantisce che i requisiti del cliente vengano incorporati nel progetto. Durante la fase di sviluppo prodotto Teamcenter traccia tutte le attività svolte dai diversi co-partecipanti e garantisce univocità e congruità delle informazioni.

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Ufficio Tecnico 3.0: Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione

Ufficio Tecnico 3.0: Festo, un catalogo online che comprende circa 30.000 prodotti ed accessori In un mondo in continua evoluzione le aziende che operano nel mercato dei beni ‘durevoli’, per continuare a competere con successo, devono necessariamente sviluppare prodotti caratterizzati da elevati dati di targa, flessibilità e costi compatibili con il budget del proprio mercato target. In questo mondo si è mossa molto bene Festo, che ha saputo aggiungere alla comprovata qualità dei propri prodotti, anche strumenti a supporto di chi deve progettare e realizzare soluzioni di Automazione.

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e aziende crescono con il proprio parco clienti, il successo è frutto in primis della qualità e quindi del valore percepito dal mercato. Un ambito in cui i servizi di supporto ‘ al lavoro quotidiano’ hanno visto via via aumentare la loro importanza tanto da divenire uno dei fattori critici di scelta di prodotti e fornitori. ll continuo supporto ai propri clienti in tutto il mondo, come nel caso di Festo ( www.festo.it ), lungo ogni fase della catena di creazione del valore, è il requisito essenziale per una partnership cliente-fornitore, che punta a raggiungere l’eccellenza nel business. La piattaforma informatica Festo rappresenta una pratica, completa e costante integrazione dei diversi aspetti legati alla progettazione e supply chain nella realizzazione di sistemi di automazione. “In particolare - illustra Consolato Falcone, Industry Sector Manager, Machine Tools & Handling di Festo - noi supportiamo ingegneri e progettisti nell’individuazione della soluzione tecnologica più adatta a risolvere una funzione tramite una navigazione guidata attraverso il catalogo online, che comprende circa 30.000 prodotti ed accessori, un accesso ai tools online di progettazione e dimensionamento per ogni tipo di prodotto ed alla semplificazione delle procedure di dimensionamento del componente scelto sulla base dei parametri dell’applicazione in esame”. I tools di progettazione nascono da numerosi anni di esperienza e sono realizzati per consentire ai clienti di pianificare e lavorare più velocemente e con assoluta affidabilità; ad esempio, il software Festo GSED consente, in 4 semplici passi, di scegliere l’attuatore pneumatico, i regolatori di flusso, l’elettrovalvola e la dimensione del tubo. “A ciò vi è da aggiungere – continua Falcone - l’accesso al data sheet del componente, alla documentazione tecnica, a quella dedicata alla sua installazione, ai pezzi di ricambio ed a tutti gli accessori dedicati, come ad esempio sensori, snodi, flange, etc. e, soprattutto, la possibilità di immediato download dei disegni in circa 45 formati CAD 2D e 3D per la loro integrazione nel progetto del cliente. Inoltre per gli utenti ePLAN vi è la possibilità di download delle macro dei prodotti Festo, in particolare unità di valvole con terminale elettronico CPX per la loro integrazione nel progetto in fase di sviluppo”. Un grande aiuto sia in termini di tempo, sia in termini di congruità funzionale che consente al progettista di velocizzare la realizzazione di un prodotto e di valutare diverse soluzioni caratterizzate da un

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differente rapporto prezzo-prestazioni (www.festo.it/catalogo). Tutto ciò porta ad una definizione automatica della distinta materiale che può essere acquisita via internet e trasferita all’Online Shop Festo, che offre al cliente la possibilità di acquisto sicuro attraverso un accesso immediato e continuo a tutte le informazioni rilevanti sul prezzo e sulla consegna, includendo una funzione di tracking della massima trasparenza. La possibilità di inserire direttamente gli ordini nel basket di acquisto, consente di evitare gli errori legati al “copy & paste” e rende perciò altamente affidabile il processo di approvvigionamento. “Oggi uno dei tools di progettazione a più alta integrazione è il PositioningDrive – conclude Falcone- con pochi e semplici passi consente di progettare un sistema completo di posizionamento elettrico. Partendo da semplici dati quali massa movimentata, orientamento e profilo di moto, attraverso una simulazione si ottiene una distinta materiali completa dell’attuatore elettrico, del motore, del kit di accoppiamento e del driver adatti all’applicazione: un pacchetto che rappresenta una completa integrazione di componenti meccanici, elettrici ed elettronici.” Al termine del processo di selezione, è possibile esportare la distinta nel proprio basket di OLS per le necessarie valutazioni tempo/costi. Attualmente il percorso di fornitura di sistemi handling multiasse per soluzioni personalizzate complete viene sviluppato direttamente dal personale tecnico e commerciale, per consentire al cliente di concentrare le proprie risorse sugli aspetti “core” della sua produzione. Buone notizie anche dal futuro di Festo, infatti la Vision aziendale sta focalizzando gli sforzi della Ricerca e Sviluppo verso la realizzazione di strumenti software che consentano la selezione autonoma da parte dei clienti Festo anche di sistemi di manipolazione, sulla base dell’indicazione della massa movimentata, dello spazio di lavoro e del tempo ciclo.


Ufficio Tecnico 3.0: CDM Tecnoconsulting, innovare ed arrivare primi sul mercato Lo sviluppo dei prodotti necessita di forme di aggregazione e integrazione tali da consentire l’abbattimento dei costi nascosti e la realizzazione di prodotti di successo fin dal loro primo lancio sul mercato. Un’esperienza che ha visto CDM Tecnoconsulting tra i protagonisti di questo mercato.

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l ciclo di sviluppo prodotto deve essere pensato in termini manageriali a monte, ciò non solo per le specifiche del prodotto da realizzare, ma anche del processo che deve essere realizzato e della capacità di generare e distribuire conoscenza. Il tutto con l’obiettivo di realizzare prodotti ad alto valore percepito dal mercato. Questo presuppone la presenza di strutture in grado di governare le soluzioni e di configurarle/personalizzarle ad hoc per ogni singolo utente. Uno dei temi importanti rimane l’integrazione tra la progettazione meccanica, elettrica, elettronica e automazione. Un percorso che non vede solo la presenza delle diverse tecnologie software applicative, ma anche la revisione/ottimizzazione dei processi e delle strutture di progettazione. “In quest’ottica – afferma Andrea Valentini Direttore Business Unit - Area CAD PLM PTC Solutions CDM Tecnoconsulting - differenzierei quelle che sono le applicazioni per la creazione del dato digitale, CAD/CAM (Computer Aided Design/Manufacturing) e CAE (Computer Aided Engineering), da quelle PLM per la gestione dei dati e dei processi ad essi correlati. Le soluzioni CAD/CAM/ CAE CREO di PTC, che CDM Tecnoconsulting propone da 25 anni, sono già pensate per coprire in modo integrale e parallelo tutto il processo di sviluppo prodotto evitando che vengano generati dati di trasformazione che rendono instabile il controllo degli stessi. Intendo dire che mediante le nostre soluzioni PTC, i nostri clienti hanno l’opportunità di “vedere” il processo di sviluppo prodotto non solo come creazione del modello digitale del proprio prodotto (CAD), ma possono simularlo in parallelo (CAE) ed ottimizzare il percorso utensile di realizzazione dello stesso, tramite macchine a controllo numerico (CAM). Questi processi avvengono senza trasformazioni dei dati, che è oggi una delle cause principali della ridondanza di informazioni aziendali, con effetti quali aumento del tempo/costi di sviluppo e riduzione qualità del prodotto. Altro argomento, se pur

correlato, è il controllo dei dati generati dal CAD/CAM/CAE e dei processi ad essi legati che avviene tramite le soluzioni CDM PLM di PTC Windchill PDMlink”. Le soluzioni proposte da CDM coprono i processi fondamentali per le aziende quali: gestire un distinta base, BOM, di sistema (Meccanico, Elettronico,Elettrico Software) unica del prodotto, mettere a disposizione una libreria di componenti/gruppi funzionali trasversali ai prodotti per poterli riutilizzare, gestire il processo di modifica tecnica, gestire i programmi di introduzione prodotto/sistema e le loro esecuzioni etc. processi che sono vere sfide per le aziende globalizzate di oggi. L’integrazione di sistema (Meccanico, Elettronico, Elettrico, Software) - continua Valentini - non è un solo una sfida tecnologica, ma un abbattimento delle barriere tra le varie funzioni aziendali, per fare in modo che le aziende possano essere maggiormente competitive in un mercato dove l’innovazione è il must di crescita. CDM Tecnoconsulting continuerà ad investire in competenze e tecnologia in modo da supportare i clienti che vogliono affrontare queste sfide. Il nostro Partner di riferimento è PTC, della quale CDM è l’unico Platinum Partner in Italia. PTC mette a disposizione tecnologia già pronta per l’integrazione dei maggiori software elettrico/elettronico. Questo, unito alla nostra esperienza diretta maturata nei tanti progetti realizzati si traduce in un vantaggio per i nostri clienti in termini di riduzione tempi e costi di implementazione, nonché per manutenzione evolutive”. In Italia i clienti che hanno esigenze di integrazione di sistema prodotto hanno chiesto a CDM Tecnoconsulting di aiutarli in questa gestione. I vantaggi di questa integrazione si trovano innanzitutto nella creazione di un vero team building tra dipartimenti separati, a volte anche geograficamente, che lavorano in modo integrato e che riescono ad ottenere risultati concreti in termini di riduzione del numero di non conformità, riduzione delle rilavorazioni, riduzione dei magazzini, aumento della velocità di sviluppo del prodotto, aumento della qualità del prodotto percepita dal cliente mediante i servizi di post sales, ecc. “I nostri clienti - conclude Valentini - che hanno scelto di lavorare con un sistema integrale CAD/CAM/CAE/PLM hanno ottenuto benefici irrinunciabili per chi opera nel mercato attuale. Innovare e introdurre sul mercato i propri prodotti prima della concorrenza quindi controllare e gestire questi processi in modo efficiente ha una priorità maggiore rispetto alla semplice riduzione costo del prodotto.

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Ufficio Tecnico 3.0: Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione

Ufficio Tecnico 3.0: Rockwell, Motion Analyzer, la strada per l’integrazione meccatronica L’integrazione tra le diverse discipline è la vera sfida che si trovano ad affrontare utenti e fornitori di software applicativo dedicato alle diverse fasi di progettazione e simulazione di nuovi prodotti. Un percorso che vede impegnati sia i produttori di software CAD, sia i produttori di soluzioni di automazione, in un avanzamento continuo per fornire soluzioni sempre più efficaci a supporto del ciclo di sviluppo dei prodotti.

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rogettare e realizzare un buon prodotto necessita di solide basi applicative nonché di un know-how compartecipativo che vede la presenza di differenti figure professionali che operano in sincronia - a diversi livelli –in domini contigui della cui congruità può dipendere il successo del prodotto. La fase di simulazione, test e validazione in modalità non distruttiva, quindi su modelli digitali, consente di abbassare tempi e costi di sviluppo di nuovi prodotti e, contemporaneamente, di realizzare le funzionalità richieste dal mercato di riferimento. Una fase fondamentale per la realizzazione di prodotti e soluzioni rivolte al mondo industriale e non solo. “In quest’ottica la nostra azienda ha sviluppato il software Motion Analyzer al fine di massimizzazione dei benefici della meccatronica - Roberto Loce - Solution Architect Motion Control Rockwell Automation – Il tool è infatti pensato per aiutare i costruttori di macchine a selezionare, dimensionare e ottimizzare più rapidamente e facilmente i sistemi di motion control. Seguendo un percorso guidato gli ingegneri devono solo inserire le informazioni di base in merito al carico e le modalità di movimentazione. Attraverso

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un menu a tendina i progettisti possono selezionare uno specifico attuatore senza dover eseguire calcoli complessi o esaminare le specifiche del costruttore”. Il software offre anche la possibilità di simulazioni e analisi prestazionali che aiutano gli ingegneri a studiare il comportamento della macchina e a valutare l’efficacia della progettazione meccanica in maniera tale da consentire l’ottimizzazione delle prestazioni di quanto deve essere realizzato. “Questi tool di simulazione oltre a contribuire alla riduzione dei tempi di progettazione – aggiunge Loce - consentono da un lato di ridurre gli errori che potrebbero manifestarsi nelle fasi di sviluppo più avanzate, dall’altro di effettuare diverse prove (non distruttive) per la ricerca della soluzione migliore”. Motion Analyzer è particolarmente apprezzato dai tecnici progettisti, i quali riconoscono al prodotto tutta una serie di benefici come ad esempio: l’ottenimento di una maggiore affidabilità l’ottimizzazione accurata delle singole prestazioni e, non ultimo, le riduzione dei tempi del time to market. L’ambito della meccatronica applicata alle macchine, dove il software di analisi e simulazione riveste un ruolo di primaria importanza, vede rapidi e continui sviluppi di questi tools dedicati a migliorare la predizione comportamentale e il dimensionamento delle apparecchiature meccaniche connesse a servosistemi. Un terreno in cui professionalità meccaniche ed elettroniche debbono trovare strumenti che stimolino l’interazione tra le due discipline, con l’obiettivo di trovare in tempi stretti la miglior soluzione. “Le implementazioni successive - conclude Loce - sono volte allo sviluppo di funzionalità che permettano di poter tradurre e passare velocemente dall’ambito progettazione meccanica/ elettrica a quello del codice macchina che poi andrà a gestire il comportamento degli impianti. Parte di queste funzionalità sono già state incluse nell’ultima release del software Motion Analyzer, un tool che diventa sempre più potente e versatile”. La strada è tracciata, solo da una perfetta integrazione tra le diverse discipline interessate sarà possibile operare su modelli digitali completi in grado di operare in maniera molto simile al modello reale che poi verrà prodotto.


Ufficio Tecnico 3.0: SolidWorks, Progettare, Simulare, integrare nel rispetto dell’ambiente La realizzazione di un nuovo prodotto, oltre a rispondere a esigenze funzionali ed estetiche, deve anche tener conto dei materiali e delle lavorazioni nel rispetto dell’ambiente. Un obiettivo facilmente raggiungibile mediante la soluzione SolidWorks Sustainability che prevede una serie di funzionalità dedicate al green. Una caratteristica che valorizza ancora di più le funzionalità di progettazione 3D e le capacità di integrazione tra diversi domini: meccanico, elettrico e l’automazione a supporto della facilità di realizzazione di prodotti di successo.

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ealizzare prodotti ad elevate funzionalità non è più l’unico obiettivo per molte aziende di successo. La realizzazione di un prodotto deve anche rispondere a criteri di salvaguardia dell’ambiente, in quest’ottica i produttori di software dedicati al processo di sviluppo prodotti si stanno attrezzando per fornire ai progettisti validi strumenti che consentano di valutare il potenziale impatto ambientale in sincronia con le fasi di progettazione. “Con Sustainability– enfatizza Luca Rossettini, Vice Presidente e Responsabile Vendite del territorio EEMEA – SolidWorks (www.solidWorks.it) oramai da tempo ha incorporato funzionalità per lo sviluppo di prodotti a basso impatto aziendale. Il progettista ha a disposizione una sorta di cruscotto digitale che in tempo reale è in grado di visualizzare l’impatto ambientale di quanto verrà poi realizzato”. Una funzionalità che sta sopra le capacità di modellazione e di simulazione integrata che di per sé consentono uno sviluppo efficace dei prodotti. “In termini di integrazione con l’automazione – aggiunge Rossettinipossiamo affermare che siamo stati i primi ad effettuare un’integrazione di successo con un operatore leader. Abbiamo unito le funzionalità della nostra soluzione con LabVIEW, uno strumento di progettazione funzionale basato su concetti, grafica e componenti sviluppato da National Instruments e molto diffuso a livello mondiale”. Un connubio che consente di migliorare la collaborazione e l’integrazione tra chi sviluppa la parte meccanica e chi deve realizzare la parte elettronica di automazione dello stesso prodotto. Una modalità che consente un notevole risparmio di tempo e, soprattutto, garantisce il raggiungimento di elevati standard funzionali, grazie alla verifica e validazione effettuata completamente in digitale. Una soluzione che consente anche di generare una lista di componenti (BOM) che contempla sia le parti meccaniche sia quelle elettroniche con la possibilità di gestione integrata da parte della soluzione PDM e quindi, di conseguenza, laddove questa sia stata integrata, con la soluzione ERP in uso in azienda. Una situazione che consente di abbattere i costi nascosti generati dalla gestione

inefficiente della BOM. “Un valido aiuto quindi al time to market ed ai costi di sviluppo – afferma Rossettini - nella nostra strategia di sviluppo prodotto, abbiamo pensato anche di facilitare i manager nel prendere decisioni in merito alla realizzazione di prodotti, infatti , grazie all’avvenuto processo di integrazione del portfolio dell’offerta di Dassault Systèmes, è possibile utilizzare le funzionalità della soluzione Enovia – la nostra soluzione PLM- a supporto di un modello di sviluppo prodotto particolarmente efficace, orientato al cost and supply chain design”. Un ambiente operativo in cui si tiene conto sia dei costi sia delle specifiche reti di subfornitura in termini di capacità, rapporto costo/qualità e rating. Una funzionalità a supporto dei manager nel momento in cui debbano prendere decisioni importanti in merito al ciclo di sviluppo dei prodotti. “Inoltre - conclude Rossettini - vi è la gestione e l’interazione con le nuove piattaforme di accesso ai contenuti, come i tablet, in particolare iPad. A tal proposito menzionerei le App per il disegno e l’interazione eDrawings for iPad e eDrawings Pro for iPad, che in pochissimi mesi hanno raggiunto una posizione di tutto rilievo nel ranking dell’ App Store di Apple. La nostra strategia prevede un processo di Engineering che porti alla realizzazione di un prodotto completamente testato e validato in digitale ante realizzazione, non solo dal team di progetto ma anche dall’utente finale: lifelike experience”. Un cambiamento interessante che il mondo anglosassone definisce –a ragione- paradigm-shift, ad elevato impatto su processi e capacità di competere con successo.

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Ufficio Tecnico 3.0: Innovazione, Meccatronica, Multifisica e Integrazione Di Umberto Cugini

CAD-CAE e PDM-PLM… le fondamenta per realizzare prodotti di successo

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n un processo di rafforzamento dell’ufficio tecnico le soluzioni informatiche hanno giocato, da sempre, un ruolo fondamentale. Fin dagli albori i sistemi CAD-CAE hanno fornito il proprio contributo per lo sviluppo e l’innovazione dei prodotti. In un’ottica di economia aziendale l’ufficio tecnico ha dovuto integrarsi in processi più ampi, per cui si sono sviluppate applicazioni PDM-PLM che hanno un impatto su costi, efficacia e Time to market. La globalizzazione, tra i suoi grandi impatti sui mercati, ha prodotto una crescente pressione sugli Uffici Tecnici in termini di aumentata e impellente necessità d’innovazione nei prodotti e di sempre più ristretti e più efficienti processi di sviluppo dei prodotti stessi. Questo induce una necessità e una ricerca di strumenti di supporto allo sviluppo prodotto più efficaci. Del resto il contesto della progettazione si è molto evoluto e continua a cambiare a velocità crescente rendendo sempre più difficile fare le scelte giuste. La vita delle novità tecniche si accorcia, le tecnologie progrediscono a velocità diverse ma sempre crescenti e si accavallano e si integrano senza sosta.Quello che è stato il tradizionale obiettivo di progettazione dell’Ufficio Tecnico: le Macchine (meccaniche, elettriche, termiche, etc. ) che il produttore progetta e vende all’utilizzatore, che ne diviene il proprietario, si è via via evoluto in : Sistemi, caratterizzati da un’architettura che connette e/o integra sottosistemi di natura eterogenea tra loro sia per quanto concerne la tecnologia su cui si basano ( meccanica, elettrica, elettronica, informatica, ..), sia per quanto concerne la funzione (struttura, sensoristica, attuazione, controllo, fonte energetica, etc.) Prodotti, cioè sistemi con una crescente componente di interconnessione e di supporto alla fornitura di servizi, cioè sistemi che mantengono attivo nella loro vita presso l’acquirente/ utente un canale di comunicazione con il produttore per poter accedere a servizi ed allo stesso tempo retroazionare informazioni al produttore. Servizi, che mettono a disposizione una funzionalità, permettono di risolvere problemi, danno la disponibilità di risorse quando e dove servono senza dover acquisire la proprietà del sistema che permette di ottenere le prestazioni, in cui il Sistema resta di proprietà del fornitore o di una struttura di intermediazione che ne ottimizza l’uso e lo gestisce. Ovviamente, anche a parità di funzione tecnica, progettare macchine, sistemi, prodotti e/o servizi non è la stessa cosa né come obiettivo e specifiche né come processo di sviluppo e

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validazione, né come strumenti di supporto ( quelli che abbiamo sempre identificato in senso esteso come CAD ). Questi sistemi CAD, disponibili da oltre 40 anni, sono stati sviluppati partendo dalla fine del processo, come strumenti che aiutano a definire e produrre i documenti che quantificano la forma e le caratteristiche tecnologiche, e a volte costruttive, del risultato finale del processo di progettazione, prima in 2D e poi in 3D, ma essenzialmente basati sulla definizione della geometria del risultato. E’ ben vero che nello sviluppo di un progetto nel settore meccanico la geometria è un elemento fondamentale sia delle specifiche e dei vincoli iniziali come pure è la base di partenza delle verifiche di qualsiasi tipo: di funzionalità, di resistenza, di deformazione, di fabbricabilità, di ingombro. Ma questo era sufficiente nella primitiva ed ormai ampiamente inadeguata idea che progettare fosse dimensionare a resistenza. Questo valeva quando l’obiettivo dell’Ufficio Tecnico era quello di progettare macchine che non si rompessero. L’evoluzione dell’obiettivo della progettazione si è di molto evoluto in direzione di sistemi funzionali e affidabili, verso i prodotti innovativi che hanno quindi caratteristiche funzionali, estetiche, d’uso decisamente diverse e migliori dei concorrenti ed oggi, a parità di tutto quanto visto prima, che “piacciano di più” al potenziale acquirente in modo da orientarlo all’acquisto in mezzo al mix di prodotti equivalenti e concorrenti che ormai tutti funzionano, sono affidabili, non si rompono ed hanno prezzi comparabili o più allettanti etc. Ma in tutti questi anni lo sviluppo del core dei sistemi CAD è avvenuto in modo essenzialmente incrementale, focalizzandosi sulla modellazione geometrica, orientata ad estendere il dominio delle forme e della complessità rappresentabile e sul miglioramento delle modalità di definizione e di modifica dei modelli geometrici stessi. Di pari passo si é evoluta la possibilità e la capacità di simulazione di svariate categorie di fenomeni fisici dipendenti e/o correlati alla geometria: stati di sollecitazione, deformazioni, aspetti fluidodinamici, energetici come assorbimento, smaltimento e dissipazione del calore, elettromagnetismo etc. Il limite di questi sviluppi, almeno dal punto di vista del progettista, è che si sono sviluppati indipendentemente e in parallelo con metodi e approcci che partono tutti dalla geometria ma che sviluppano modelli specifici ad hoc per lo specifico fenomeno fisico che sono in grado di simulare. Questo ha portato alla necessità di analizzare i vari aspetti del


comportamento fisico globale singolarmente, con linguaggi e modelli specifici separatamente, e comunque concepiti come modalità di validazione e verifica della scelta progettuale già fatta; lasciando al progettista l’onere della sintesi e la deduzione delle correlazioni e delle influenze reciproche. In questo modo l’ottimizzazione del progetto in un’ ottica multiobiettivo, che è ormai la necessità quotidiana della progettazione, è tutta affidata all’euristica, all’esperienza acquisita ed al vincolo predominante del tempo a disposizione. Questo non aiuta certamente ad esplorare soluzioni nuove, non convenzionali che richiedono una lunga serie di elaborazioni di alternative da validare attraverso molte simulazioni singole ed un approccio tipicamente di trial&error poco efficiente visti i vincoli stringenti sulle risorse disponibili. Ma parallelamente a questa evoluzione incrementale che ha generato sistemi di modellazione e simulazione molto sofisticati ma complessi e molto specialistici che richiedono competenze molto approfondite ed un lavoro, non banale, di rimodellazione della geometria di partenza per ogni tipo di simulazione, sono nati e si sono evoluti da più di una quindicina d’anni, approcci e sistemi basati su un approccio globale ed integrato che hanno raggiunto livelli di sviluppo e robustezza e affidabilità considerevoli ma che ,per ragioni che varrebbe la pena di approfondire sia nel campo dell’offerta che della domanda, sono poco visibili ma esistono. Sto parlando di: Modellazione e simulazione funzionale, Ottimizzazione topologica, Modellazione e simulazione multi-physics, iVP (interaction Virtual Prototyping ) ed ancora più a monte nella fase iniziale del processo di sviluppo prodotto di Metodi per l’ Innovazione Sistematica. Questi nuovi sistemi integrati sono nati e si sono sviluppati non

nell’ambito dei sistemi CAD più noti e diffusi e quindi risultano poco visibili, ma esistono, funzionano e sono forieri di benefici tangibili. Sfortunatamente quelli che una volta erano gli strumenti fondamentali per il settore tecnico, ovvero i sistemi CAD, sono ormai considerati sia dagli utilizzatori che dai vendors come degli strumenti consolidati, quasi delle commodities, mentre l’enfasi e la promozione, soprattutto da parte dei vendors , è tutta spostata da tempo sui sistemi PDM o PLM. Questi sistemi hanno certamente una notevole rilevanza nel migliorare il processo di gestione e quindi migliorarne l’efficienza, ma non fanno gran differenza per rispondere alle necessità dell’Ufficio Tecnico in termini di supporto alla innovazione ed al miglioramento . sviluppo prodotto. Tutto questo dovrebbe risultare ovvio visto che i sistemi PDM e PLM sono sistemi di gestione ( M = management ) dei dati e delle informazioni relative ai prodotti siano essi vecchi, attuali, nuovi e/o futuri per cui risultano di notevole importanza per l’integrazione tra l’Ufficio Tecnico e gli altri dipartimenti aziendali, nonché nella riduzione massiccia dei cosiddetti costi nascosti. D’altra parte definire le priorità delle azioni e degli investimenti che comportano, attività cruciale in tutte le situazioni reali che hanno risorse finite, è assolutamente strategico nel quadro economico attuale, ma vale la pena di evidenziare una verità ancorché lapalissiana: i vantaggi offerti da una efficace e migliore gestione del ciclo di vita di un prodotto presuppongono che si abbia un prodotto vincente, e quindi che si sia in grado di progettare prodotti nuovi più efficaci, cioè che i progettisti siano supportati dagli strumenti più performanti ed efficienti.

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automazIone Di Valerio Alessandroni

I bus dI campo

per l’integrazione di macchine e impianti industriali È ormai dimostrato che i bus di campo, nelle loro diverse espressioni, offrono fondamentali vantaggi: dalla riduzione del cablaggio, alla distribuzione dell’intelligenza su più unità, alla maggiore flessibilità di configurazione, e così via. Lungi dall’essersi esaurita, la spinta verso nuove tecnologie e nuovi protocolli prosegue, mentre l’ingresso dei protocolli derivati dal mondo Ethernet ha ormai creato una categoria a parte. Ma i bus di campo non hanno solo una valenza tecnica. I loro vantaggi sono evidenti anche sul piano del marketing e delle vendite: macchine e impianti basati su fieldbus risultano infatti più competitivi, più aggiornati, più gestibili dal cliente. Che cosa succederà nei prossimi anni? I bus di campo sono sempre più diffusi ed è ormai possibile coglierne i vantaggi in ogni settore civile e industriale

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ome ci ricorda Wikipedia, “un bus di campo o fieldbus è un sistema industriale di connessione in rete per il controllo distribuito in tempo reale”. Si è discusso molto sul significato di ‘tempo reale’ e si è giunti a considerare questo concetto in senso relativo. In sostanza, in un processo che implica azioni veloci (per esempio, movimenti da controllare con elevata precisione), occorre una comunicazione in tempi dell’ordine del microsecondo. In un processo più lento (per esempio la regolazione della temperatura in un forno), per un controllo in ‘tempo reale’ è sufficiente una comunicazione in tempi dell’ordine del decimo di secondo o addirittura del

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secondi. Un altro elemento fondamentale del fieldbus è il determinismo, ossia la garanzia che la comunicazione avvenga entro il tempo previsto. Spesso, il determinismo è più importante dello stesso tempo reale, perché il controllo di un processo, lento o veloce che sia, avviene normalmente secondo cicli ripetitivi, che devono poter contare sulla presenza delle informazioni necessarie. Consideriamo, per esempio, un controllore programmabile (PLC). Esso funziona in modo ripetitivo, governato da quello che viene definito ‘ciclo di scansione’. In sostanza, il PLC acquisisce le informazioni dal campo (ossia dalla macchina o dall’impianto da tenere sotto controllo), elabora tali informazioni secondo le istruzioni che costituiscono il programma ed eroga comandi che servono a portare l’oggetto del controllo in una certa situazione (per esempio, una certa velocità di lavoro). E’


i Bus di campo evidente che, quando il PLC inizia la fase di acquisizione delle informazioni, esse devono essere disponibili, quindi il fieldbus le deve avere trasportate sui morsetti d’ingresso del PLC con puntualità e ad una velocità sufficientemente elevata. Se così non fosse, il PLC potrebbe comandare un’azione di riscaldamento quando la temperatura ha già raggiunto il valore richiesto, oppure una macchina operatrice potrebbe accelerare superando la velocità impostata. Infine, vi è da considerare la necessità, soprattutto nelle situazioni più complesse, di un’organizzazione gerarchica del sistema di comunicazione. In un sistema di automazione industriale, come una linea di assemblaggio, di confezionamento, ecc., è normalmente richiesta una gerarchia organizzata di controllori. In essa troviamo solitamente un’interfaccia HMI al vertice, grazie alla quale l’operatore può tenere sotto controllo o gestire il sistema. Essa è tipicamente collegata ad uno strato intermedio di PLC attraverso un sistema di comunicazione anche non deterministico. Alla base della catena di controllo vi sono quindi uno o più fieldbus che collegano i PLC ai componenti sul campo, come sensori, attuatori, motori elettrici, contatti, valvole, ecc.

L’evoLuzione dei fieLdbus Il fieldbus è quindi un sistema di connessione industriale in grado di collegare fra loro, e con uno o più controllori, componenti diversi per natura e di fornitori differenti. In realtà, alcuni fieldbus permettono di collegare solo i componenti di un certo fornitore e di altre aziende che ne adottano le regole di comunicazione o ‘protocollo’. Si parla, in questo caso, di bus ‘proprietari’. Il bus proprietario oggi è un po’ in decadenza, perché gli utilizzatori preferiscono avere una maggiore libertà di scelta. La risposta può essere data da un fieldbus non standardizzato ufficialmente, ma accettato da più fornitori, o bus ‘multivendor’, oppure da un fieldbus standardizzato in modo ufficiale. Potremmo paragonare il bus multivendor a quello che è avvenuto nel campo dell’informatica: Windows, per esempio, non è uno standard IEC o IEEE, ma è accettato come standard de facto dalla maggioranza degli utenti informatici. I fieldbus standard, invece, sono stati riconosciuti tali da organizzazioni preposte a tale scopo. Essi sono governati da regole precise, seguendo le quali è possibile fare comunicare nuovi dispositivi con quelli già esistenti. Oggi, Ethernet è considerata l’evoluzione naturale dei fieldbus, la soluzione che potrebbe rimpiazzare quasi tutti i fieldbus esistenti, per arrivare ad un sistema di comunicazione omogeneo. Più realisticamente, la diffusione di Ethernet sarà accompagnata da una rosa di fieldbus più specialistici, in grado di svolgere compiti che Ethernet non è in grado di gestire economicamente. Per esempio, nel campo della variazione della velocità rimane molto interessante il fieldbus Sercos; a livello di sensori e semplici attuatori si sta sviluppando molto bene AS-interface, mentre nelle applicazioni di sicurezza troviamo ProfiSafe (una particolare versione di Profibus) o il Safety bus. La grande diffusione dei fieldbus nelle applicazioni più disparate è stata favorita dai vantaggi offerti da questa tecnologia, è evidente soprattutto il forte risparmio che si ottiene grazie alla riduzione dei cablaggi: più dispositivi possono infatti comunicare utilizzando un cavo condiviso, spesso un semplice doppino. E

questo, naturalmente, riduce anche i tempi di installazione e messa in funzione. In più, gli utilizzatori hanno scoperto che la manutenzione corrente e le prestazioni dei sistemi di controllo vengono nettamente migliorate con l’adozione di sistemi fieldbus. Di contro va segnalata la natura dei segnali trasmessi, sensibili alle interferenze elettromagnetiche ed un aumento della complessità di collegamento rispetto a soluzioni tradizionali. Terzo, il prezzo dei componenti fieldbus è maggiore di quello dei componenti tradizionali. Anche gli strumenti di test per i fieldbus sono più complessi rispetto ai normali multimetri utilizzabili per misurare un normale impianto elettrico. Infine, non è da sottovalutare il rischio di obsolescenza del fieldbus che si è deciso di utilizzare. In passato, sono scomparse rapidamente dal mercato anche tecnologie molto blasonate. Tutto ciò, però, non è un ostacolo sufficiente all’utilizzo dei filedbus, grazie ai quali è possibile realizzare soluzioni altrimenti non perseguili.

iL caso deLLa buiLding automation Nella Building Automation, benché l’utilizzo di una sola tecnologia possa essere utile per orientare il mercato, non è detto che essa riesca a risolvere tutti i problemi tecnici che si possono presentare nelle più disparate situazioni applicative. Problemi che, solitamente, solo con l’esperienza e la valutazione del momento possono risolvere, applicando di volta in volta la tecnologia ottimale. In questo quadro, è comunque evidente un’evoluzione verso quella che diventerà (o forse è già) la tecnologia di riferimento, ossia TCP/IP. In particolare, la tecnologia KNX è diffusa a livello mondiale per tutte le applicazioni riguardanti il controllo degli edifici: dal controllo dell’illuminazione, ai sistemi di sicurezza, ai sistemi Hvac, ai sistemi di monitoraggio, allarme, controllo delle acque, gestione dell’energia, contabilizzazione delle utenze, gestione degli elettrodomestici e così via. La tecnologia KNX, che può essere utilizzata in edifici esistenti o di nuova costruzione, si basa sull’esperienza dei precedenti sistemi EIB, EHS e BatiBUS. Nell’architettura di rete KNX, il semplice collegamento a bus viene potenzialmente molto ampliato, fino a raggiungere complesse strutture e sottoreti. Questo da una parte permette una separazione di partizioni dal resto della rete e dall’altra richiede una maggiore complessità dei dispositivi di rete, i quali devono occuparsi di gestire queste divisioni logiche tramite regole di routing. La separazione avviene tramite appositi dispositivi di sistema, detti accoppiatori: line coupler (accoppiatori di linea) e area coupler (accoppiatori di area). Linee ed aree vengono accorpate secondo un criterio ben preciso e vi sono vincoli sul numero massimo di elementi presenti in una linea e di linee facenti parte di una determinata area. Infatti ogni linea può contenere al massimo 256 device e, salendo di grado, ogni area può avere solamente un massimo di 16 linee. Infine, fino a 16 aree possono essere collegate tra loro formando un dominio ed interagire, raggiungendo la massima profondità consentita nell’installazione; ciò comporta l’impiego di un massimo di ben 65.536 dispositivi L’impiego di dispositivi radio semplifica la realizzazione dell’impianto elettrico; tutti i dispositivi di comando, infatti, sono alimentati a batteria e indipendenti dal cablaggio. I dispositivi

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automazione radio garantiscono l’evoluzione di un impianto elettrico tradizionale: dall’aggiunta di un nuovo punto di comando senza opere murarie fino alla realizzazione di funzioni domotiche di base. Essi permettono inoltre di realizzare progetti con funzioni evolute (ad esempio la creazione di uno scenario), utilizzando l’infrastruttura dell’impianto elettrico tradizionale. Infine, l’impiego di dispositivi di comando radio consente di attivare l’impianto di automazione di tipo filare anche da ambienti sprovvisti di infrastruttura bus. ZigBee si caratterizza per essere l’unica tecnologia radio per il comando attualmente installabile in tutti i Paesi del mondo. Infatti, utilizza la frequenza impiegata dalle reti WiFi. Il sistema si basa su una rete di dispositivi che comunicano utilizzando un segnale radio con frequenza di 2,4 GHz e il protocollo ZigBee definito dallo standard internazionale IEEE 802-15.4. L’integrazione tra sistemi elettronici ed elettromeccanici e il crescente impiego di sistemi intelligenti per la gestione dei processi negli edifici, determinano esigenze e bisogni specifici quali la supervisione degli impianti di distribuzione dell’energia, una diagnostica in grado di fornire puntualmente lo stato di efficienza delle reti di alimentazione elettrica, l’identificazione istantanea dei guasti per potere effettuare interventi tempestivi ed opportuni; e l’ottimizzazione dei consumi e dei costi. Il ModBus è stato infatti creato per mettere in comunicazione i controllori che governano il funzionamento di un sistema automatizzato. Diventato uno standard de facto nella comunicazione di tipo industriale, esso è ora una delle tecnologie più diffuse anche fra i dispositivi elettronici preposti a funzioni di controllo e supervisione all’interno dell’edificio. La tecnologia ModBus consente inoltre la comunicazione fra più dispositivi di tipo diverso connessi alla stessa rete, per esempio un sistema che misura valori di temperatura o umidità e comunica i risultati ad un computer di raccolta dei dati. Ogni dispositivo collegato alla rete utilizza un indirizzo che lo identifica univocamente. Infine, la tecnologia TCP/IP (Transmission Control Protocol e Internet Protocol) è un insieme standard di protocolli sviluppato dalla Darpa (Defence Advanced Research Project Agency) per permettere la comunicazione tra diversi tipi di computer e di reti di computer. E’ il motore di Internet: è oggi l’insieme di protocolli di comunicazione più diffuso al mondo. Le due parti che compongono il TCP/IP si occupano di aspetti diversi delle reti di computer. L’Internet Protocol, IP, tratta solo il corretto instradamento delle informazioni sulla rete, trasportate all’interno di ‘pacchetti’. Il Transmission Control Protocol, TCP, consente di stabilire le connessioni usate per scambiare i dati. Inoltre, TCP garantisce che i dati arrivino a destinazione nello stesso ordine in cui sono stati trasmessi. Per una sensazione più diretta circa l’andamento del mercato dei bus di campo e le nuove tecnologie che vengono oggi utilizzate, abbiamo rivolto la domanda ‘Quali sono i prodotti più recenti introdotti dalla Vostra azienda e a quali esigenze concrete essi rispondono?” ad alcune aziende del settore. Per Beckhoff risponde Pierluigi Olivari - Managing Director di Beckhoff Italia Il protocollo EtherCAT (Ethernet for Control Automation Technology), introdotto da Beckhoff, combina caratte-

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ristiche uniche che lo rendono la soluzione ideale per ogni tipo di applicazione industriale, dal controllo macchine, al controllo di processo, alla gestione di pubbliche utilità: prestazioni eccezionali con tempi ciclo brevissimi e una sincronizzazione precisa, una topologia di rete flessibile, bassi costi e facilità di implementazione e uso. In più, EtherCAT è aperto e gode della velocità di adozione più elevata fra le soluzioni industrial Ethernet, mentre Safety over EtherCAT integra la sicurezza funzionale safety all’interno della stessa rete. I numeri parlano da soli: 1.000 I/O digitali in 30 μs, 200 I/O analogici in 50 μs, 100 assi in 100 μs. EtherCAT si basa sullo standard Ethernet, con mezzo trasmissivo Ethernet standard e connettore RJ45, che con un’immagine di 4 GB permette uno scambio quasi istantaneo con la periferia decentrata. Il determinismo di EtherCAT è assicurato dalla struttura stessa del protocollo. L’implementazione del bus avviene attraverso il software TwinCAT di Beckhoff, che utilizza la porta standard del PC e, quindi, non richiede schede proprietarie. L’apertura ai bus standard è assicurata da gateway, il cui costo è confrontabile con i normali moduli di I/O. E’ anche possibile collegare direttamente dispositivi in Ethernet standard senza alcun gateway. Il sistema EtherCAT ha aperto nuove dimensioni nella comunicazione industriale, perché la complessa topologia a stella di Ethernet può essere sostituita con una semplice struttura lineare, rendendo inutili i costosi componenti di infrastruttura richiesti da altre soluzioni. La topologia del bus EtherCAT è comunque libera: può infatti assumere una configurazione a stella, ad albero, in parallelo o mista, per una totale flessibilità. Si può quindi parlare di un bus ‘semi-aperto’, che combina tutta la potenza e le prestazioni di un bus proprietario con la possibilità di apertura alle tecnologie standard a costi contenuti. Questo consente di


evitare l’uso di soluzioni completamente chiuse, poco adattabili alle evoluzioni del mercato e delle tecnologie”. EtherCAT può tuttavia essere anche cablato nel modo ‘classico’, con switch, al fine di integrare ulteriori utenti Ethernet. Dove altri sistemi Ethernet in tempo reale richiedono particolari connessioni nel controllo, per l’EtherCAT sono sufficienti schede Ethernet standard economiche. La velocità di EtherCAT e il suo basso overhead offrono significativi benefici in termini di velocità, mentre le sue prestazioni sono sufficienti per risolvere funzioni di controllo anche complesse. A ciò si aggiunge un costo molto competitivo, anche perché una scheda Ethernet è normalmente già installata su PC o lo può essere molto economicamente. Per quanto concerne poi la connessione degli slave, il rapporto è di circa 1:3 in favore della soluzione Ethernet. E’ interessante notare che EtherCAT offre varie opzioni per collegare sistemi fieldbus classici attraverso moduli direttamente alla CPU o come dispositivi EtherCAT sotto forma di terminali. Entrambi i tipi di collegamento offrono le stesse prestazioni. In pratica, ciò significa che il master del fieldbus può essere posizionato esattamente dove serve in una macchina e non è più necessario implementarlo come una scheda plugin nell’IPC o come controllore master nell’armadio di controllo. Con la tecnologia EtherCAT, Beckhoff ha superato le limitazioni di principio di altre soluzioni Ethernet: il pacchetto Ethernet non deve essere ricevuto, interpretato e quindi copiato sotto forma di dati di processo in ogni connessione. La nuova Fmmu (Fieldbus memory management unit) in ogni terminale I/O legge, infatti, i dati che le sono destinati, mentre il telegramma passa attraverso il dispositivo. Per HMS risponde Paolo Sartori - Direttore filiale italiana e Direttore Commerciale & Marketing - HMS Nel settore dell’automazione industriale sono disponibili varie reti, differenti tra loro. Se si desidera ampliare il proprio business e conquistare nuove fette di mercato bisogna rendere i propri dispositivi compatibili con le principali reti presenti sul mercato. Lo sviluppo e la manutenzione di soluzioni di connettività richiedono però tempo e risorse... Nessuna

Il controllo remoto sarà ancora più semplice! Nessuna conoscenza IT Nessun problema di firewall Nessuna VPN necessaria Nessun IP statico richiesto Nessuna programmazione Nessuna criticità

Risparmiate tempo, energie e risorse Semplificate i vostri interventi con Netbiter®, la soluzione chiavi in mano per la gestione da remoto. La piattaforma Netbiter fornisce una soluzione modulare e flessibile che include: ► Selezione di moduli gateway cablati o wireless ► Centro dati online per la raccolta e registrazione dati ► Scheda SIM come optional ► GSM/GPRS o Ethernet ► Certificazioni industriali

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automazione rete è adatta a tutto; la scelta della rete industriale dipende da molteplici fattori. Uno tra questi è la posizione geografica, in quanto i vari costruttori di sistemi PLC sviluppano soluzioni differenti in base al territorio in cui operano. Bene! HMS è presente sul mercato con le soluzioni Anybus Embedded, Anybus Gateways e Netbiter Remote Management. HMS significa soluzioni affidabili per la connessione di dispositivi e sistemi a tutti i principali protocolli di rete standard la connessione di dispositivi e sistemi a tutti i principali protocolli di rete standard disponibili sul mercato e per l’interconnessione tra le diverse reti industriali. HMS sviluppa i propri prodotti basandosi su un vasto know-how nella progettazione di software per la connessione ai protocolli di comunicazione industriali e sulla lunga esperienza che può vantare nell’integrazione di questo modello di software all’interno di interfacce hardware. I gruppi di prodotto commercializzati con il marchio Anybus sono essenzialmente due: i moduli Embedded ed i Gateway pronti all’uso. Recentemente è stata aggiunta la nuova gamma di prodotto Netbiter, sviluppata per semplificare il controllo e la supervisione remota di dispositivi industriali tramite Ethernet, Internet, LAN, GSM/GPRS. Focalizzandoci sulla nostra gamma Embedded, direi che è la soluzione ‘più diffusa’ per ‘rendere connettivo’ il proprio dispositivo. Non importa se siete costruttori di robot, drive, bilance, lettori di codice a barre o di qualsiasi altro dispositivo industriale. I moduli Anybus vengono integrati facilmente nei dispositivi e permettono la connessione a svariate reti industriali. Basta solo scegliere la soluzione che meglio soddisfa le proprie esigenze in termini di dimensioni, interfaccia, prestazioni, consumo energetico, intercambiabilità e così via. Con oltre due milioni di moduli di comunicazione installati in tutto il mondo, HMS Industrial Networks è indiscutibilmente il primo produttore internazionale di soluzioni di connettività industriale. Tra i nostri vari clienti figurano le più grandi aziende di automazione industriale come Siemens, Mitsubishi, Yaskawa, Rockwell Automation, Schneider Electric, Toshiba, Panasonic, ABB, Hitachi e tante altre. Collaborare con HMS significa anche condividere la competenza di alcuni tra i più grandi esperti mondiali in connettività industriale, che vi assisteranno durante la fase di sviluppo e ciclo di vita del vostro prodotto. Chi sceglie HMS come partner di fiducia per la comunicazione industriale non si deve più preoccuparvi degli aggiornamenti della rete, delle nuove tecnologie o dei test di conformità. HMS gestisce tutte le problematiche relative alla connettività, in modo tale che ci si possa dedicare al proprio core business. Infatti, la partnership con HMS è duratura nel tempo: lavoriamo in stretto contatto con i nostri clienti per offrire le nostre competenze e know-how. Li supportiamo nell’ampliare il loro mercato e nel tenerli aggiornati sulla connettività di rete tanto che, ad oggi, molti dei nostri clienti considerano HMS in maniera simile al reparto interno di sviluppo prodotti per la comunicazione industriale. A ciò va aggiunto che HMS offre assistenza e consulenza gratuite per il modulo Anybus nei paesi in cui l’azienda è presente: Svezia, Germania, USA, Giappone, Danimarca, Cina, Italia, Francia, Regno Unito e India. Le reti variano anche a seconda dei requisiti di connettività, differenti per ciascun settore. Automazione industriale, automazione edile, settore automobilistico, infrastrutture ed energie

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rinnovabili, sono esempi di diversi settori industriali che utilizzano reti differenti. A tutto ciò si aggiunge la coesistenza di nuovi standard di rete fieldbus ed Ethernet industriale. Non importa se si è costruttori di robot, drive, bilance, lettori di codice a barre o di un qualsiasi altro dispositivo industriale: in pratica, basta integrare il modulo Anybus nel proprio dispositivo e collegarlo alla rete. Applicazioni tipiche? Faccio i nomi, come ‘Baldor Motors & Drives UK Ltd’ che ha esteso la sua linea di drive intelligenti con i moduli Anybus. L’intera gamma è ora in grado di comunicare con qualsiasi PLC, risultando molto più aperta agli standard di comunicazione, con interfacce unificate. E ancora, ‘VAT Vakuumventile AG’, in Svizzera, cercava una soluzione per implementare connettività CC-Link sui suoi collettori di valvole e dopo aver valutato le varie offerte presenti sul mercato ha scelto HMS per la quantità di reti supportate, per la capacità di fornire un modulo CC-Link come prodotto standard. Infine, ‘Scandisign AS’ in Norvegia, specializzata nell’automazione della segnaletica autostradale. Nel momento in cui è giunta la richiesta di un segnale dotato di connettività per Profibus, Scandisign ha dovuto trovare rapidamente una soluzione. E grazie ad HMS sono riusciti a sviluppare e progettare rapidamente un prodotto completo e flessibile. Infatti, pochi mesi dopo Scandisign AS riceveva una nuova commessa dal suo cliente, con connettività Modbus-TCP invece di Profibus. Nessun problema: è bastato sostituire il modulo Anybus per Profibus con quello per Modbus-TCP e, nell’arco di poche settimane, era già pronta a proporre la nuova connettività Modbus-TCP. Per Schneider Electric risponde Giancarlo Carlucci – Product Manager End User Solution di Schneider Electric Schneider Electric Schneider-Electric pone grande attenzione nell’integrazione dei fieldbus mediante componenti e soluzioni, al fine di rendere le informazioni trasparenti e quindi semplicemente fruibili da uno o più sistemi di comando e supervisione. Per soddisfare al meglio le esigenze del mercato, l’azienda si differenziai proponendosi con soluzioni orientate ai costruttori di macchine con l’offerta MachineStruxure e soluzioni orientate all’industria di processo con l’offerta PlantStruxure. Applicazioni diverse che richiedono prestazioni e caratteristiche tecniche


i Bus di campo specifiche, accomunate da un unico sistema integrato. Disegnare quindi una struttura scalabile, flessibile che permetta di integrare i protocolli di comunicazione standard e sicuri per l’industria, evitando così le problematiche proprie di una soluzione marshalling che comporta alti costi e poca flessibilità. Altro fattore differenziante è l’utilizzo di tecnologie standard di mercato quale è l’FDT/DTM, che permette di interagire in termini di configurazione e diagnostica con il dispositivo in campo, qualsiasi sia il fieldbus utilizzato o necessario per l’applicazione. Sempre più gli sforzi di Schneider Electric saranno rivolti all’apertura dei suoi sistemi a fieldbus real time per soddisfare le necessità di performance dei costruttori di macchine e assicurare nei processi industriali la trasparenza delle informazioni su ogni livello dell’infrastruttura di rete. Tale approccio è volto a garantire al cliente utilizzatore di macchine e processo, l’uniformità di fornitura, un unico centro di competenza e di responsabilità. Le necessità di business porteranno l’automazione, ed il networking principalmente con la sua accezione di fieldbus, ad avere un ruolo molto importante nel consentire la comunicazione diretta e trasversale alle diverse aree diverse di applicazione anche non propriamente industriali. Per questa ragione PlantStruxure e MachineStruxure sono solo uno dei tasselli dell’ offerta EcoStruxure, la soluzione architetturale di Schneider Electric, per i clienti che desiderano ottimizzare l’energia nei vari aspetti del proprio business. Un punto di forza dell’offerta dell’offerta MachineStruxure è la possibilità di avere su un’unica piattaforma i fieldbus CanOpen e Sercos III permettendo così, in funzione delle necessità applicative, di fornire la soluzione adeguata in termini di performance e del ‘time to market’. I fieldbus in questione permettono di interconnettere controlli di movimento, azionamenti, I/O, sensori, attuatori e la gestione delle funzioni di sicurezza nell’automazione della macchina. Uno dei vantaggi competitivi della piattaforma PlantStruxure è quello di sfruttare a pieno i servizi tipici Ethernet dei protocolli standard Modbus TCP ed Ethernet/IP combinati in un’unica infrastruttura di rete arrivando ad utilizzare la rete come bus di campo. “Molto spesso soprattutto in ambito di controllo di processo, è necessario, acquisire dati da strumentazione di campo che comunica attraverso differenti fieldbus quali Modbus, Profibus, Hart, FF”, sottolinea Carlucci. “A questa esigenza di semplificazione, apertura ed integrazione viene incontro la tecnologia FDT/DTM, la quale con un unico strumento software (Unity Pro), evita configurazioni e parametrizzazioni locali su ogni singolo dispositivo. In più come Asset Management rende disponibili le stesse interfacce e gli strumenti per tuning online o per diagnostica approfondita tramite trend o altre utility grafiche”.

E inoltrE… Le aziende che operano nel mercato dei fieldbus sono molto numerose. Tra le più attive in Italisa, citiamo ad esempio Wago, che ha presentato il nuovo controllore Ethernet 2.0 per applicazioni industriali: più veloce, più intelligente e più funzionale. Come la nuova generazione di controllori Ethernet 2.0, il nuovo controllore 750-880 esegue i programmi PLC più velocemente rispetto agli altri controllori Wago. La memoria espandibile tramite

scheda SD (fino a 8 GB) provvede a fornire uno spazio aggiuntivo per i dati utente ed esecuzioni. Due interfacce Ethernet provviste di uno switch integrato semplificano il networking come topologia di linea. Il nuovo controllore Ethernet può essere facilmente integrato in applicazioni IT, fornendo un collegamento tra segnali provenienti dal campo e da applicazioni IT. Il PLC integrato (programmabile secondo lo standard IEC 61131-3) è in grado di gestire il multitasking, per processare i programmi più velocemente. 1 MB di memoria per il programma, 1 MB di memoria dati con possibilità di espansione ( slot per scheda SD ) e 32 kB di memoria non volatile sono a disposizione dell’utente e permettono di memorizzare programmi più grandi e un numero maggiore di pagine web. Pilz, da oltre 60 anni sul mercato, offre le proprie competenze, energie, prodotti e sistemi di automazione, per soddisfare i bisogni di sicurezza nell’ambito di macchinari e impianti di produzione in modo personalizzato, sia per quanto riguarda costruttori che gli utilizzatori finali. La protezione di uomini, macchine e ambiente è un aspetto fondamentale di installazioni in qualsiasi settore. La sicurezza funzionale, gestita attraverso la distribuzione in rete di interfacce I/O e dispositivi intelligenti, è ampiamente utilizzata sia su grandi macchinari che su linee nella loro interezza e complessità. L’esperienza di Pilz nell’utilizzo di bus di campo come SafetyBUS p ed Ethernet Real Time di sicurezza SafetyNet p, trova applicazione in sistemi di smistamento bagagli negli aeroporti, gestione di palcoscenici, nell’industria dell’imballaggio e del confezionamento, parchi divertimento e funivie, soltanto per fare alcuni esempi. Sempre di più le reti sono impiegate nell’interfacciamento dei vari livelli d’impianto a partire dai dispositivi in campo fino ai livelli gestionali dell’azienda. In quest’ottica SafetyNET p, aderente allo standard Ethernet si rivela un efficace alleato che semplifica lo scambio dati fra dispositivi standard mantenendo separazione logica con gli aspetti legati alla sicurezza funzionale.

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elettronica Di Valerio Alessandroni

i chip di nuova generazione Dalla fine del XX secolo si sta assistendo alla rivoluzione stimolata dalle nuove tecnologie digitali dell’informazione e della comunicazione, una rivoluzione irreversibile che sta mutando profondamente gli ambiti della società e dell’individuo stesso.

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Il computer si sta sempre più integrando con il suo utilizzatore: dal personal computer sulla scrivania si è passati a computer sempre più portatili (telefonino, PDA), per arrivare oggi ai computer indossabili e alle reti di sensori miniaturizzati (smart-dust) in grado di rendere ‘smart’ l’ambiente che ci circonda. Interconnessione da un lato, quindi, e integrazione nell’ambiente e nella vita quotidiana dall’altro. Questo è il paradigma dominante, chiamato ‘ubiquitous computing’ o ‘pervasive computing’. Nel prossimo futuro, il ruolo dell’elettronica e dei sistemi informatici è destinato ad aumentare ulteriormente, mano a mano che la società europea dovrà affrontare problemi strutturali come l’invecchiamento della popolazione, l’esplosione dei costi della sanità, la congestione dei trasporti, i crescenti costi dell’energia e la necessità di incrementare la produttività per essere competitivi su scala mondiale. Tutto ciò richiede lo sviluppo costante di nuove tecnologie, in grado di risolvere i problemi che, di volta in volta, si presentano al progettista. E non vi è industria nella quale le nuove tecnologie siano all’ordine del giorno come in quella elettronica.

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I mIcrocontrollorI In elettronica digitale il microcontrollore o microcontroller o MCU (MicroController Unit) è un dispositivo elettronico integrato su singolo chip, nato come evoluzione alternativa al microprocessore ed utilizzato generalmente in sistemi embedded ovvero per applicazioni specifiche (special purpose) di controllo digitale. Esso è progettato per interagire direttamente con il mondo esterno tramite un programma residente nella propria memoria interna e mediante l’uso di pin specializzati o configurabili dal programmatore. I microcontrollori sono disponibili in 3 fasce di capacità elaborativa (ampiezza del bus dati): 8 bit, 16 bit e 32 bit. Generalmente sono dotati di CPU CISC con architettura von Neumann, anche se più di recente sono apparsi microcontrollori con CPU ad architettura RISC, meglio predisposti per l’utilizzo dei moderni compilatori, piuttosto che dell’Assembly. Taluni microcontrollori complessi hanno un processore RISC separato dal processor core. L’ampia gamma di funzioni di comando e controllo disponibili, sia analogiche che digitali, integrate sullo stesso chip, permette l’impiego delle MCU in sostituzione di schede elettroniche cablate tradizionali ben più complesse e costose. Per i microcontrollori sono rilasciati sistemi di sviluppo amatoriali e professionali anche in modalità open source.


i chip di nuova generazione

Il ruolo deI dSP Parallelamente al microcontrollore, e in continua evoluzione di potenza e di mercato, esistono i DSP (Digital Signal Processor) che incorporano moduli specializzati nel trattamento digitale di segnali analogici. I campi tipici di utilizzo sono nel controllo di azionamenti (come i motori), di componenti per auto e avionica, di trattamento di segnali multimediali (codifica/decodifica audio e video, streaming) e nella telefonia mobile. Il DSP ha tipicamente una struttura a 32 bit o a 64 bit; la sua CPU ha un’architettura esclusivamente RISC. Negli anni ’60, si prevedeva che l’intelligenza artificiale avrebbe rivoluzionato il modo con cui interagiamo con i computer e altre macchine. Si pensava che, entro la fine del secolo, avremmo fatto pulire le nostre case da robot-domestici, guidare le nostre automobili da computer, ecc. Ciò non è accaduto, perché questi compiti astratti sono molto più complessi del previsto e molto difficili da eseguire con la logica passo-passo dei computer tradizionali. Gli ultimi 40 anni hanno tuttavia dimostrato che i computer hanno enormi capacità in due grandi aree: la manipolazione dei dati (come il word processing e la gestione di database) e il calcolo matematico, utilizzato nel campo scientifico, nell’ingegneria e nel Digital Signal Processing. Tutti i microprocessori sono in grado di eseguire entrambi i compiti, ma è difficile e costoso costruire un dispositivo ottimizzato per entrambi. Sono infatti richiesti compromessi tecnici nel progetto hardware ma, soprattutto, vi sono problemi di marketing: costi di sviluppo e produzione, posizionamento competitivo, vita dei prodotti, ecc. Generalizzando, questi fattori hanno rivolto i microprocessori tradizionali principalmente alla manipolazione dei dati, dove le operazioni principali sono lo spostamento dei dati (in particolare, memorizzazione e accesso) e il confronto di valori. I Digital Signal Processor, al contrario, sono stati progettati per eseguire i calcoli matematici richiesti nel Digital Signal Processing, dove le operazioni principali sono di tipo matematico. I DSP sono quindi microprocessori specializzati, che vengono utilizzati in ogni forma di prodotto elettronico, dai telefoni cellulari, ai riproduttori di CD, all’industria automobilistica, ai sistemi di imaging medicali, alle lavastoviglie, ai satelliti artificiali.

Alla base del Digital Signal Processing vi sono l’analisi e l’elaborazione di segnali analogici del mondo reale, per esempio la voce. Tali segnali vengono convertiti in formato digitale e successivamente elaborati. Quindi, i segnali digitali vengono nuovamente convertiti nel formato analogico per essere utilizzati all’esterno del processore. Vi sono due motivi principali per cui i segnali analogici vengono elaborati nel dominio digitale: oltre ad essere quasi sempre più economici dei sistemi analogici, i sistemi DSP possono eseguire molte operazioni che nel dominio analogico sono impossibili.

logIca ProgrammabIle Con l’avvento degli Fpga (Field Programmable Gate Array) sembra ipotizzabile un futuro nel quale gran parte dei sistemi elettronici utilizzerà la logica programmabile. I Field Programmable Gate Array sono circuiti integrati digitali la cui funzionalità sono programmabili via software. La funzionalità da implementare non è quindi impostata dal produttore, che quindi può produrre dispositivi ‘vergini’ su larga scala a basso prezzo. Essi sono programmati direttamente dall’utente finale, consentendo la diminuzione dei tempi di progettazione, di verifica mediante simulazioni e di prova sul campo dell’applicazione. E’ possibile apportare modifiche al progetto o correggere errori riprogrammando il dispositivo in qualsiasi momento. Per questo motivo, gli Fpga sono molto utilizzati anche nelle fasi di prototipazione, perché eventuali errori possono essere risolti semplicemente riconfigurando il dispositivo. L’ambiente di progettazione è anche più user-friendly e di relativamente facile acquisizione. L’uso di Fpga aiuta quindi i produttori di apparecchiature elettroniche a minimizzare i rischi, riducendo il tempo necessario per lo sviluppo di prodotti e la loro introduzione sul mercato. La logica programmabile è sempre più diffusa in mercati come elaborazione dati, telecomunicazioni, reti, controllo industriale, strumentazione, elettronica di consumo, automotive, difesa e aerospaziale, diventando un componente chiave nella progettazione di sistema.

SIStemI embedded In elettronica e informatica, con il termine sistema embedded si identificano genericamente tutti quei sistemi elettronici di elaborazione a microprocessore progettati appositamente per una determinata applicazione (special purpose) ovvero non riprogrammabili dall’utente per altri scopi, spesso con una piattaforma hardware ad hoc, integrati nel sistema che controllano ed in grado di gestirne tutte o parte delle funzionalità richieste. In questa area si collocano sistemi di svariate tipologie e dimensioni, in relazione al tipo di microprocessore, al sistema operativo, ed alla complessità del software che può variare da poche centinaia di byte a parecchi megabyte di codice. Appartengono a questa categoria di sistemi microelettronici di elaborazione i microcontrollori. Contrariamente ai computer generici riprogrammabili (general purpose), un sistema embedded ha dei compiti noti già durante lo sviluppo, che eseguirà dunque grazie ad una combinazione hardware/software specifica-

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elettronica

i chip di nuova generazione

mente studiata per la tale applicazione. Grazie a ciò l’hardware può essere ridotto ai minimi termini per ridurne lo spazio occupato riducendo così anche i consumi, i tempi di elaborazione (maggiore efficienza) e il costo di fabbricazione. Inoltre l’esecuzione del software è spesso in tempo reale (real-time) per permettere un controllo deterministico dei tempi di esecuzione. Un esempio tipico di sistema embedded sono le centraline elettroniche installate a bordo degli autoveicoli per il controllo del motore e dell’ABS.

Il futuro vIsto dall’Europa Anche l’Europa ha oggi un ruolo importante nello sviluppo delle tecnologie elettroniche, grazie soprattutto a progetti di ampio respiro come quelli afferenti ad Eureka, l’organizzazione europea per la ricerca tecnologica applicata allo sviluppo produttivo, di cui fanno parte tutti i Paesi europei compresi quelli non appartenenti all’Unione europea. Tra i principali obiettivi delle ricerca europea nel campo dell’elettronica e dei semiconduttori, il consolidamento e la crescita della forza europea nell’IP (Intellectual Property) attraverso l’intera supply chain elettronica e la sua predominanza nella litografia e nei materiali Silicon-on-Insulator; la capacità di portare le aziende europee fra i leader mondiali nelle tecnologie dei semiconduttori avanzate che permettono di integrare interi sistemi in un singolo package (SoC – System on Chip); ed il rafforzamento dell’esperienza europea nell’applicazione di una profonda conoscenza della tecnologia di processo dei semiconduttori per l’efficiente progettazione di nuove applicazioni elettroniche. Nello stesso tempo, la nanoelettronica offrirà enormi opportunità alle aziende che la utilizzeranno per prime, introducendo nuove applicazioni sul mercato: sono le cosiddette tecnologie ‘More than Moore’. Nella ricerca tecnologica delle imprese microelettroniche, al di là della spinta verso dispositivi con strutture più piccole e più integrate, in cui impera la legge di Moore, esistono aree di interesse, altrettanto importanti, che si focalizzano sui nuovi materiali, sull’integrazione eterogenea e di sistema. Comunemente sono denominate ‘Other than Moore’ o ‘More than Moore’ e offrono opportunità di rilievo nella sfida mondiale dell’innovazione. La nota Legge di Moore ha scandito l’evoluzione dei chip nel corso degli ultimi 40 anni. Nel 1965 Gordon Moore, co-fondatore di Intel, scrisse un articolo nel quale deduceva che ogni due anni la densità dei dispositivi su semiconduttore sarebbe raddoppiata a parità di costo. Oggi, mentre la spinta iniziale tende ad attenuarsi, anche peri limiti fisici della materia, si può osservare un’integrazione di tecnologie eterogenee in soluzioni System on Chip e System in Package (SiP). Tecnologie che, spesso, apportano un elevato valore aggiunto e che non sono legate alla Legge di Moore. E’ il caso dei MEMS o dei sensori per fotocamere, ad esempio. Per una sensazione più diretta circa l’andamento del mercato dei chip e le nuove tecnologie che vengono oggi utilizzate, abbiamo rivolto la domanda ‘Quali sono i chip più recenti introdotti dalla Vostra azienda e a quali esigenze concrete essi rispondono?” Per VIPA risponde Luigi Bernardelli - CEO di VIPA Italia VIPA pensa di essere da alcuni anni PLC technology leader grazie ad una soluzione avanzatissima che riguarda la realizzazione

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dei propri PLC grazie alla tecnologia ASIC fornita dalla consorella Profichip. Attraverso il PLC7001, il PLC7100 ed il PLC7200 VIPA e Profichip hanno implementato tutte le funzioni PLC all’interno del single ASIC nel formato BGA324 con velocità di 20 nanosecondi / comando che consente la gestione nativa del linguagio Step7 di Siemens. L’ASIC gestisce il linguaggio applicativo, la periferia, la memoria e la comunicazione in MPI, Ethernet, Profibus DP, CANopen, PROFINET. Il vantaggio di questo tipo di soluzione risiede nella velocità di elaborazione che si calcola essere decine di volte superiore ai PLC omologhi realizzati con microcontrollori tradizionali. Altri notevoli vantaggi sono la possibilità di ampliamento della memoria grazie ad una memory card e l’esistenza di una porta Ethernet PG/OP sempre a bordo. La tecnologia ASIC consente di implementare tutte le funzioni necessarie all’interno del chip con la possibilità di scrivere il programma con strutture diverse e più efficienti in quanto la velocità di elaborazione è così elevata che, per esempio, gli interrupt possono non essere più necessari. VIPA si inserisce principalmente nel mercato dei PLC medio grandi, con particolare penetrazione nelle soluzioni con IO decentrate tramite SLIO e dove le performance richieste dalle applicazioni sono più spinte. Il mercato di riferimento è quello che vuole sfruttare la compatibilità di VIPA col linguaggio di programmazione Step7 di Siemens. Da non sottovalutare i nuovi mercati che utilizzano HMI con prestazioni medie, che sono aggrediti da VIPA con i nuovi EcoPanel. Molto interessante per VIPA il mercato delle macchine



elettronica

i chip di nuova generazione

per assemblaggio, dove la velocità di elaborazione delle CPU apporta vantaggi enormi dal punto di vista della produttività; qui c’è una proporzione diretta tra velocità della CPU e quantità di pezzi prodotti dalla macchina, con un apporto chiave della tecnologia SPEED7 ai benefici ricevuti dall’utilizzatore finale. Discorso analogo anche per altri settori quali packaging, imbottigliamento ed etichettatura. Sono state realizzate, ad esempio, applicazioni da uno dei colossi mondiali dell’imbottigliamento, la Krones, con risultati entusiasmanti.

Nuovi processori Da parte sua, AMD ha introdotto negli ultimi mesi nuove soluzioni pensate per rispondere alle esigenze sia del mercato server che client. Per quanto riguarda i server, la nuova offerta di AMD vede protagonisti i processori AMD Opteron 6200 e 4200, pensati per i segmenti più elevati del mercato grazie alle loro prestazioni, alle loro maggiore scalabilità per la virtualizzazione e alla loro capacità di offrire economie più efficienti per il cloud. A questi si accompagna la nuova famiglia di processori AMD Opteron 3200 Series, che completa la nuova offerta dedicata ai server entrylevel di classe enterprise con una soluzione single-socket a basso consumo, in grado di fornire le funzionalità di un server a un prezzo contenuto. In ambito desktop, AMD ha invece presentato la nuova famiglia di processori AMD FX, destinati al segmento di fascia medio-alta del mercato e agli appassionati più esigenti. La serie AMD FX offre un’esperienza di gioco estrema in modalità multi-display, il mega-tasking e la creazione di contenuti HD per gli entusiasti del PC e del digitale. Grazie al moltiplicatore sbloccato, le CPU FX permettono inoltre ai fan dell’overclock di divertirsi spingendo ulteriormente questi processori alla ricerca di ancor più elevati livelli prestazionali. Le nuove CPU AMD FX sono i primi processori per desktop con 8 core, progettati per offrire agli utenti intrattenimento e gioco con la massima risoluzione e con estrema fluidità in ogni condizione, sfruttando il supporto avanzato per le applicazioni multi-threading e il mega-tasking per il gaming e la creazione di contenuti, anche in HD. Basati su architettura nome in codice ‘Bulldozer’ e sul socket AM3+, sono in grado di adattarsi automaticamente al carico di lavoro richiesto, incrementando la frequenza di tutti i core dove necessario (All Core Turbo) oppure fornendo un ulteriore boost prestazionale sui core maggiormente impegnati in un’applicazione poco parallelizzata (Max Turbo Core). Per esempio, la CPU FX-8150 ha una frequenza di clock di base pari a 3,6 GHz, che può salire a 3,9 GHz (All Core Turbo) ed è in grado di spingere i core attivi fino a 4,2 GHz (Max Turbo Core). Anche i nuovi processori per server della famiglia AMD Opteron (6200, 4200 e 3200) sono basati sulla nuova architettura ‘Bulldozer’ e sul socket AM3+, con un numero di core che varia da un minimo di 4 della serie 3200 ai 16 del top di gamma della serie 6200. In particolare, i nuovi Opteron 3200 Series sono disponibili nelle versioni da 4 e 8 core e hanno una frequenza di base di 2,7 GHz, che può essere ulteriormente incrementata fino a 3,7 GHz grazie alla tecnologia AMD Turbo Core.

iNfiNe, Lsi ha iNtrodotto Nuovi dispositivi sia per iL moNdo storage che NetworkiNg. 36

In particolare, il TrueStore RC5100 è un SoC sviluppato in tecnologia da 28nm che migliora le prestazioni riducendo al tempo stesso costi e consumi degli HDD. L’RC5100 è stato progettato per supportare i segmenti di mercato dei dischi fissi destinati a notebook, desktop e quelli di livello enterprise. L’AXM2500 è l’ultimo dispositivo nato della famiglia di processori di comunicazione Axxia. Progettato per l’accesso wireless e applicazioni di mobile backhaul, il processore altamente integrato AXM2500 unisce in un unico dispositivo la gestione del traffico, funzionalità di sicurezza ed elaborazione pacchetti, la funzione di bridging di uno switch Ethernet e le funzionalità di trasporto e interconnettività di rete di un processore multiservizio. Dispositivi RAID-on-Chip, controller ed expander SAS da 12Gb/s, che offrono una velocità di trasferimento dati doppia rispetto alle soluzioni SAS da 6Gb/s, garantendo ai clienti anche la protezione dei loro investimenti, grazie alla retro-compatibilità con le infrastrutture SAS da 3Gb/s e da 6Gb/s. L’RC5100 è il primo read channel industriale da 28nm e dispone di un’architettura di decodifica iterativa con controllo della parità a bassa densità (LDPC) ed anche nuove tecnologie avanzate come la SMR (shingled magnetic recording) che consentono ai produttori di HDD una densità d’area più elevata. Supporta caratteristiche di basso consumo, fondamentali per aumentare la durata della batteria nei notebook e ridurre i costi energetici nei datacenter. Progettato per applicazioni mobili, unità a microonde, cell site router, backhaul e nodi per il trasferimento di pacchetti, il processore di comunicazione AXM2500 offre basso consumo energetico e requisiti di spazio ridotti, grazie all’integrazione di funzioni di elaborazione pacchetti, sicurezza e switching che garantiscono una maggiore protezione e più funzionalità. Flessibilità e prestazioni deterministiche programmabili mediante la combinazione di processori PowerPC 476FP e motori di accelerazione hardware LSI. I chip SAS da 12Gb/s non solo permettono di raddoppiare la velocità di trasferimento dati, ma migliorano significativamente l’ecosistema esistente. L’installazione di un expander e un controller I/O SAS da 12Gb/s di LSI collegati a sedici dischi fissi (HDD) SAS da 6Gb/s ha fatto registrare, rispetto a una soluzione di storage completamente basata su prodotti da 6Gb/s, un miglioramento del 65% nella velocità di trasferimento dati e un incremento del 58% in termini di IOPS (operazioni di I/O per secondo).


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StorIe DI SucceSSo Di Massimo Fucci

Inventor 3D, l’emozione si illumina d’immenso Esperienza, inventiva e tecnologia software per governare la magia della luce. Un’attività che riesce particolarmente bene al Gruppo Fala di Sergio Marchetti che, con i propri brand Marchetti Illuminazione, Ultraluce e il nuovo ULled, è una delle eccellenze italiane che per continuare a competere ha scelto di investire in tecnologia a supporto dello sviluppo dei prodotti: qualità, innovazione e design funzionale, ecco il risultato ottenuto anche grazie all’utilizzo della suite Inventor di Autodesk.

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a competizione si fa sempre più serrata in tutti i mercati: grandi volumi, costi di produzione e paesi oramai non più emergenti rappresentano una realtà consolidata dalla quale non si può prescindere, per continuare ad operare con successo in mercati a valore è quindi necessario operare per mantenere alto il livello di qualità percepito dal proprio mercato target. Per competere, quindi, le aziende produttrici di piccoli medi volumi, devono far leva sul valore percepito e quindi operare costantemente su caratteristiche di fascia alta e design: il prodotto deve essere bello, accattivante e, non ultimo, funzionale ed emozionale. Una situazione ben nota ad una delle realtà italiane che opera nel settore dell’ illuminazione che continua la sua opera di investimento in tecnologie a supporto della propria intuizione e capacità di realizzare opere d’arte che sprigionano luce. “Siamo da quarant’anni l’azienda che nell’illuminazione presenta in tutto il mondo le sue creazioni con uno stile classico e contemporaneo con il brand Marchetti Illuminazione e realizza prodotti di alto design e tecnologia innovativa per la scelta dei materiali e nelle forme con il brand Ultraluce - afferma il Vicepresidente Dott. Riccardo Marchetti. Le nostre creazioni, rivelano sia l’arte del lavoro manuale, sia la ricerca continua di chi percorre nuove strade e segna il progresso nel settore grazie anche all’utilizzo di tecnologie allo stato dell’arte.” “Siamo un’azienda che si fa tutto in casa - continua il Dott. Marchetti - il che ci consente di ottenere quel vantaggio competitivo generato da materiali e forme innovative lavorate con la stessa attenzione del cosiddetto fatto a mano. Ma non solo, un altro fattore del nostro successo risiede nel fatto che siamo in grado di effettuare lavorazioni su misura di prodotti definiti, in maniera tale da soddisfare appieno le esigenze del nostro committente”. La realizzazione di un buon prodotto nel settore della luce da arredamento, nel Gruppo Fala, segue un percorso che vede la presenza di diverse fasi, la prima viene espletata da una serie di designer di grande abilità che forniscono all’azienda un modello digitale delle forme da realizzare; all’ufficio tecnico il compito di tradurre il tutto in un modello tridimensionale del

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prodotto da realizzare sia in termini di forma che di funzionalità ed aderenza alle normative vigenti. “Trattiamo prodotti costituiti anche da 35-40 mila elementi e cristalli da 500 a 2000 strass solo grazie all’utilizzo di Inventor - sottolinea il Dott. Marchetti - riusciamo ad avere la piena governance, sui prodotti, le lavorazioni ed i costi di produzione”. Solo utilizzando la modellazione 3D parametrica è possibile operare in digitale su di un modello in sostanza identico a quello reale, sul quale simulare la variazione dell’emissione della luce al variare delle grandezze geometriche e della disposizione dei vari componenti.


tosto che un altro, significa perdere parte dell’essenza di ciò che ci circonda. La luce è uno di quegli elementi che ci permette un’esperienza percettiva a tutto tondo, immergendoci in un turbinio di sensazioni molteplici e di contaminazioni capaci a loro volta di stimolare emozioni, quindi vita! Marchetti Illuminazione, completando la sua collezione, traspone la luce nei nostri cinque sensi, creando corpi luminosi in grado di stimolarli sinteticamente grazie alla ricerca e all’innovazione applicate alla lavorazione di quei materiali che noi consideriamo sensibili”. Vision, tenacia, tecnica ed emozione, in parti uguali shakerati quanto basta. Ecco il cocktail di successo approntato dal Gruppo Fala di Segio Marchetti. (www.marchettiilluminazione.com-www.ultraluce.it-www.ulled.it).

“Il completo controllo della configurazione 3D - enfatizza il Dott. Marchetti- ci ha dato tutta una serie di vantaggi fin dalla fase di progettazione dove si riescono a risolvere situazioni di compromesso tra forma, funzionalità, luce peso e composizione dei materiali. Una modalità operativa che ci consente di generare in tempi brevi, diverse soluzioni e di scegliere quale realizzare tenendo conto anche della redditività di commessa”. Prendiamo ad esempio One Dream un vero e proprio sistema di illuminazione versatile, capace di configurarsi in infinite composizioni date dalla forma della struttura in metacrilato trasparente che sorregge la caduta dei cristalli: questa può dunque presentarsi in sequenze, lunghezze e tipologie di luce differenti. Oppure MAGMA un’emozione vibrante generata da un effetto di chiaroscuro, dove la trama traforata assume il ruolo di una rete che trattiene la luce all’interno e crea ombre all’esterno, sprigionando dai suoi fori fasci di energia. L’utilizzo della suite Inventor di Autodesk, ha consentito di ottenere diversi benefici, in particolare: la possibilità di parametrizzazione per la realizzazione di soluzioni custom e, grazie a 3ds Max Design e Show Case, la simulazione dell’ambientazione reale della soluzione di illuminazione trovata, interamente ricostruita in digitale. La definizione digitale dei modelli facilita la creazione diretta - in casa - di cataloghi mediante l’utilizzo immediato dei dati digitali prodotti da Inventor da parte di funzionalità di Inventor Publisher che rendono semplice e veloce la produzione e l’aggiornamento dei cataloghi sia digitali, sia cartacei. “Aggiungo il grande supporto all’attività commerciale- stigmatizza il Dott. Marchetti -una situazione che ci vede di fronte al cliente al quale mostriamo in digitale il prodotto da realizzare ed effettuiamo, in tempo reale, le varianti richieste e quantifichiamo la nuova offerta, senza perdite di tempo e soprattutto dell’entusiasmo del cliente che è portato a concludere subito perché consapevole di ciò che gli verrà realizzato, quasi toccasse con mano il risultato e l’emozione magica della luce”. “I viaggi sensoriali - conclude il Dott. Marchetti - sono istintivi e primordiali, ma sono soprattutto veri. Prediligere un aspetto piut-

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focus di John Bazinet, Product Line Manager, Power Products, e James Noon, Applications Engineering Section Leader, Power Products, Linear Technology Corporation

considerazioni progettuali pratiche sulla gestione dell’alimentazione in relazione alle reti di sensori remote wireless basate sul recupero energetico 2 - Tipico generatore termoelettrico

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’incremento dell’accessibilità e delle prestazioni di sensori, microcontroller e transceiver RF a basso consumo comporta un aumento del potenziale delle reti di sensori wireless alimentate in modo esclusivo o integrate con tecniche di recupero energetico. I protocolli wireless a bassissimo consumo iniziano a essere ampiamente accettati nel settore, mentre gli standard sono in aumento. Le reti di sensori sganciate dalla rete o dall’alimentazione a batteria offrono l’opportunità di ottenere maggiore affidabilità, costi di manutenzione inferiori, maggiore sicurezza e una larga diffusione. Applicazioni impensabili fino a qualche anno fa, ma oggi realizzabili grazie alle tecniche di recupero energetico. Prodotti di gestione dell’alimentazione di nuova concezione sono in grado di convertire le scomode, intermittenti e spesso minuscole quantità di energia prodotte da diversi trasduttori a recupero energetico (generatori termoelettrici, celle fotovoltaiche, dispositivi piezoelettrici ed elettromagnetici) in energia utilizzabile per l’elettronica moderna. Occorre tuttavia un nuovo metodo per specificare, analizzare e progettare con questi dispositivi di gestione dell’alimentazione per sfruttare a pieno le capacità dei vari elementi trasduttori di energia e dell’elettronica delle reti di sensori che vengono così alimentate. I sensori wireless non sono una novità, ma per renderli autonomi completamente, o parzialmente attraverso l’uso di tecniche di recupero energetico, è necessario scegliere e progettare bene i trasduttori di energia e i dispositivi di gestione dell’alimentazione. Nella figura 1 è illustrato un tipico nodo sensore remoto wireless. Finora l’anello mancante di questo sistema era la soluzione di gestione dell’alimentazione. Spesso i trasduttori che forniscono l’alimentazione sono scomodi da utilizzare, in quanto producono una tensione molto bassa, un’uscita a bassa impedenza o un’uscita ad alta impedenza e tensione altissima. I vari elementi di questo sistema possono essere ulteriormente suddivisi in produttori/ regolatori di energia (trasduttori e power manager) e utilizzatori di energia (tutto il resto). In altre parole, se la potenza in uscita media del recupero energetico è maggiore della potenza media

richiesta dall’elettronica del sensore remoto, è possibile adottare un sistema autonomo. Prima di iniziare il progetto vale la pena effettuare una rapida analisi di fattibilità per stabilire se le tecniche di recupero energetico siano praticabili o meno. Il primo passo consiste nel decidere ogni quanto effettuare e trasmettere le misurazioni: questa è la frequenza di misurazione (F). Poi possiamo definire la potenza di elaborazione necessaria per il sensore, il condizionamento del segnale, la conversione e l’elaborazione dei dati per poter generare i dati desiderati, oltre che la potenza del transceiver RF e il tempo necessario per trasmettere tali dati. Le caratteristiche possono variare da un produttore all’altro e in base all’applicazione. Le opzioni disponibili sono molte e possono essere ottimizzate tenendo conto dell’applicazione finale. Partendo da questa base possiamo calcolare il duty cycle e la potenza media del sistema. Il duty cycle (D) del sistema viene così definito: (tempo di misurazione (Tm),+ tempo di elaborazione (Tp)+ tempo di trasmissione (Tt)) x frequenza di misurazione (F). La potenza media (Pa) è semplicemente la potenza totale (P) x D + la potenza in standby che in genere è talmente limitata da poter essere ignorata. Ammettiamo, ad esempio, di dover progettare un sensore di

1 - Tipico sistema di sensori wireless

3 - Impulso di corrente tipico durante il ciclo di misurazione e trasmissione

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4 - Ripple di VOUT durante i cicli di misurazione e trasmissione

5 - Circuiti di gestione dell’alimentazione dell’LTC3109

temperatura per interni autonomo. Tale dispositivo verrà utilizzato in una palazzina di uffici e, collegato a sensori di prossimità, potrà rilevare quando un locale è vuoto o meno e regolare la temperatura di conseguenza. Un sensore di questo tipo utilizzato in un grande edificio può portare a una netta riduzione dei costi annui per il riscaldamento e il condizionamento dell’aria. I sensori hanno bisogno di 500uA a 3,3V per 2mS per misurare la temperatura e rilevare la presenza di persone. Un microcontroller a basso consumo deve operare su questi dati per altri 5mS. Il microcontroller consuma 3mA a 3,3V durante l’elaborazione dei dati. Infine il collegamento RF consuma 30mA a 3,3V per 30mS per trasmettere i dati. La frequenza di misurazione è 0,2Hz (1 misurazione ogni 5 secondi). D = (Tm+Tc+Tt) x F = (2mS + 5mS + 30mS) x 0.2Hz = 0.0074 Potenza totale (P) = (3.3v x .500uA) + (3.3V x .003) + (3.3V x .03) = 110.6mW Potenza media (Pa) = D x P = 0.0074 x 0.1106 = 818µW Pa o potenza media è il termine chiave che ci dice quali tipi di trasduttori a recupero energetico sono eventualmente adatti per questo sistema. Diverse le tipologie di trasduttore che si possono adottare (fotovoltaico, piezoelettrico, termoelettrico). Di solito la scelta del tipo di trasduttore dipende dall’ambiente del sistema. Nel nostro esempio non possiamo dipendere da una fonte luminosa sempre disponibile, quindi i trasduttori FV non sono comodi da usare. Siamo al massimo grado di ciò che è fattibile per i trasduttori piezoelettrici, pertanto abbiamo deciso di utilizzare un generatore termoelettrico che usa l’effetto Seebeck per generare una tensione nei terminali in uscita in caso di esposizione a un differenziale di temperatura (v. figura 2). Sempre citando il nostro esempio, ammettiamo di scegliere un generatore termoelettrico da 50mm^2. Un lato del generatore viene montato sul condotto di ventilazione nel soffitto e l’altro lato viene esposto alla temperatura ambiente. Siccome i generatori termoelettrici hanno una resistenza termica molto bassa, è spesso difficoltoso elaborare un delta T adatto, quindi il lato esposto alla temperatura ambiente è dotato di un dissipatore di calore. Dalle nostre misurazioni risulta che la superficie del condotto di ventilazione ha una temperatura media di 38 °C in inverno (riscaldamento) e di 12 °C in estate (condizionamento), con una temperatura ambiente media di 25 °C. Attraverso accurate misurazioni abbiamo stabilito che il delta T nel generatore termoelettrico è di ~+/-10 °C in caso di installazione sul condotto con dissipatore di calore. Dalla scheda tecnica del produttore apprendiamo che la Vout del generatore con un dT di 10 °C dT è 180mV. La resistenza in uscita (Rout) del generatore termoelettrico è 2,5 ohm. La potenza massima disponibile verso

il carico si ha quando Rout del generatore termoelettrico = Rin del convertitore di potenza (o carico). Ammettendo che il nostro circuito di gestione dell’alimentazione abbia una Rin di quasi 2,5 ohm, la potenza massima disponibile all’ingresso del convertitore di potenza è 180mV^2/(2,5ohm x 4) = 3,24mW. La costante del nostro convertitore (K) è 0,4, quindi la potenza totale disponibile sull’uscita da 3,3V del sensore remoto è 3,24mW x 0,4 = 1,3mW. Essendo 1,3mW un valore ben al di sopra della Pa di 818uW calcolata in precedenza, possiamo generare abbastanza energia per il funzionamento. La prossima sfida è un circuito di gestione dell’alimentazione per convertire la tensione in uscita bassissima del generatore termoelettrico al valore richiesto di 3,3V. Un’ulteriore complicazione è data dal fatto che la tensione in ingresso (uscita generatore) può essere 180mV negativa o positiva, dipende se la superficie del condotto è calda o fredda. Mentre è possibile creare un circuito discreto per affrontare questa sfida, è spesso molto difficile creare una soluzione che soddisfi i requisiti di sistema in termini di producibilità, dimensioni contenute e affidabilità. Inoltre il progetto del circuito è molto sensibile alla capacità parassita e l’intero circuito deve essere micropower per raggiungere il fattore K previsto. Fortunatamente oggi esiste una soluzione integrata. L’esempio illustrato nella figura 5 mostra circuito che usa l’LTC3109, un dispositivo in grado di operare da tensioni in ingresso di appena +/- 30mV e di generare una delle 4 tensioni in uscita 4 pre-programmate (Vout): 2,35, 3,3, 4,1 o 5V. Una Vout commutabile alimenta i sensori solo quando occorre. L’LTC3109 comprende anche un power manager per immagazzinare e utilizzare l’energia recuperata in eccesso. Dato che la nostra potenza di carico tipica è inferiore all’energia disponibile, è possibile accumulare l’energia in eccesso da utilizzare in seguito su Cstore.

ConClusioni La potenza di carico media è la variabile principale di cui tenere conto quando si esamina l’eventualità di adottare tecniche di recupero energetico per integrare o sostituire le batterie nelle reti di sensori wireless remote. Sarà sempre l’ambiente operativo a stabilire che tipo di trasduttore è adatto e la potenza di carico media restringerà ulteriormente le opzioni tra cui scegliere. Le soluzioni di gestione dell’alimentazione consentono di colmare il divario tra trasduttori a basso consumo e microcontroller, sensori e collegamenti RF a bassissimo consumo. Con tutti gli elementi necessari al loro posto, le reti di sensori remote autonome parzialmente o completamente hanno abbandonato la sfera teorica per entrare in quella reale.

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EVENTI VIP di Massimo Fucci

Bollicine 3D, risultati e strategie di successo In una cornice frizzante, si è svolto il CEO Event organizzato da SolidWorks. Un evento unico in cui si sono potute apprendere sia le strategie di prodotto, grazie alla presenza del responsabile mondiale della Ricerca e Sviluppo, sia le strategie per generare una squadra ed un prodotto vincente.

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n un contesto di per sé interessante, quale è la Franciacorta, SolidWorks ha organizzato un evento espressamente rivolto al management in cui comprendere quali siano i temi da affrontare e soprattutto quali sono le strade che portano (perché provate) o che potrebbero (perché da provare) portare benefici tangibili, possibilmente quantificabili con metriche riconducibili da un lato alla riduzione di costi ed incrementi dei ricavi e dall’altro al posizionamento strategico nei vecchi e nei nuovi mercati; sia le strategie di sviluppo dell’azienda. Un filo conduttore che parte dalla considerazione che anche nell’ambito relativo alle soluzioni orientate al ciclo di sviluppo prodotto l’interesse del management si è spostato di orizzonte e si è avvicinato ad un’ottica più interdipartimentale ed alle effettive richieste di mercato a cui dover rispondere in tempi e costi

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adeguati; nonché sulla solidità e le strategie dei fornitori di soluzioni, vista la notevole importanza strategica oramai raggiunta dalle soluzioni rivolte allo sviluppo di prodotti SolidWorks, attenta alle esigenze di mercato e forte di una delle più solide e fedeli basi di installato di settore, ha voluto organizzare il CEO Event con l’intento di fornire al management una prospettiva sul futuro dell’azienda, un inquadramento dei temi di maggior interesse e per illustrare un percorso ed il relativo processo per attivare soluzioni di successo (non in termini di funzionalità, quindi) e, non ultimo quali sono gli ingredienti da utilizzare per costruire e mantenere Team in grado di raggiungere potenzialmente il successo, con finale ravvivato dalle strepitose bollicine delle cantine Berlucchi, che, per l’occasione, si sono fatte ritrarre nel loro intero splendore 3D. Un obiettivo centrato appieno che ha visto susseguirsi: Gian Paolo Bassi - Vice President e Responsabile mondiale della ricerca e sviluppo; Luca Rossettini Vice President e Responsabile Vendite del territorio EEMEA; Oscar Torres, Global Business Development Manager e, non ultimo, Massimo Tammaro, Comandante delle Frecce Tricolori fino al Massim o Tam maro, delle F ex co recce manda Trico nte lori

2010 e attualmente responsabile del progetto ``Ferrari Corporate Academy``, nonché Executive Speaker presso LUISS Business School. Gian Paolo Bassi è stato particolarmente apprezzato per almeno tre motivi. Il primo, non è facile interloquire direttamente con il primo responsabile in comando della ricerca e sviluppo di un’azienda multinazionale; il secondo interloquire in italiano, altra situazione rara; terzo, ma non ultimo in ordine di importanza, il trinomio di professionalità, cultura e vision mostrato da Gian Paolo. In particolare da segnalare oltre i continui sforzi profusi nella ricerca di funzionalità utili e di prestazioni - soprattutto in tempi di risposta- come l’intervento svolto sulla versione 2012 in cui un file di 2,3 GB, contenente un assieme di 12.830 parti (large assembly) , sia visualizzato in 89 secondi, rispetto ai 140 della versione 2011, con un incremento quasi del 40% della velocità di visualizzazione. “Questo è solo un esempio - ha sottolineato Bassi - del fatto che lo sviluppo delle prestazioni viene perseguito se questo ha una sua funzione di utilità effettiva e quindi di valore, per il resto l’integrazione della piattaforma SolidWorks con l’intera offerta di Dassault Systèmes, Enovia e 3DVia, consentono all’utenza di operare con un’architettura integrata in cui il dato prodotto viene riutilizzato in automatico da tutte le applicazioni e quindi dagli utenti per la loro specifica azione. Un insieme congruo e stabile. Inoltre l’utilizzo delle funzionalità di Enovia consente di poter operare con un modello di sviluppo prodotto orientato al cost and supply chain design, in cui si tiene conto sia dei costi sia delle specifiche reti di subfornitura in termini di capacità, rapporto costo/qualità e rating. Una funzionalità a supporto dei manager che devono prendere decisioni”. Uno sguardo al futuro non poteva mancare, considerando ad

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EVENTI VIP

già tradizionalmente coperti, si fa strada anche il cosiddetto AEC (Architectural, Engineering, Construction), un settore in cui buona parte dell’esperienza meccanica può essere ribaltata, basti pensare al ciclo di vita di una costruzione (villetta, palazzo, ospedale, centrale elettrica etc). Luca Rossettini ha evidenziato come chi utilizza il prodotto SolidWorks mediamente sviluppi prodotti di successo, questo è ciò che accade in tutta la sua area di competenza (EEMEA), che comprende, oltre all’Italia, Turchia,Grecia, Slovenia, Romania, Bulgaria, Balcani, Africa, Israele e Medio Oriente, e sottolineato la buona posizione in termini di quota di mercato raggiunta in tutti i paesi considerati, ma anche a livello mondiale. Rossettini, in particolare, ha posto attenzione sul percorso effettuato da SolidWorks che, in brevissimo tempo è diventata una delle piattaforme leader di mercato perché non si riesce a pianificare bene il futuro se non si conosce bene il passato. Interessante il progressivo e costante avanzamento di un fronte costituito da tre componenti distinte, ma correlate: il fatturato, l’innovazione e la soddisfazione dei clienti. Lo sguardo al futuro si è concentrato sulla variazione dell’importanza e della quota

esempio l’avanzamento esponenziale di nuove piattaforme di accesso ai contenuti, come i tablet, in particolare iPad. A tal proposito possiamo riferirci alle App per il disegno e l’interazione eDrawings® for iPad® e eDrawings Pro for iPad, che in pochissimi mesi hanno raggiunto una posizione di tutto rilievo nel ranking dell’ App Store di Apple. Il focus si è andato quindi a posizionare sui cosiddetti macrotrend dell’information technology: CLOUD, IoT (Internet of Things), social innovation e crowdsourcing. Tutte direzioni che vengono esplorate e percorse dalla ricerca e sviluppo di Dassault Systèmes, per cui dobbiamo aspettarci continue innovazioni. Per quanto concerne il prodotto la prossima novità sarà rappresentata dal superamento del concetto di file da parte di una memorizzazione delle informazioni su data base, un next step che apre la strada a nuove tecnologie di realizzazione ed utilizzo delle funzionalità, di configurazione di prodotto, di management dei dati e delle informazioni. Per quanto riguarda i settori, oltre a quelli

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parte dell’utilizzo di soluzioni CAD all’interno dell’intero ciclo di sviluppo prodotti che sta virando verso un concetto di Engineering che porti alla realizzazione di un prodotto testato e validato in digitale, ante realizzazione, non solo dal team di progetto ma anche dall’utente finale. Un paradigm-shift ad elevato impatto su processi e capacità di competere con successo. Oscar Torres, dal suo osservatorio privilegiato ha potuto ascoltare direttamente dalla voce del management di 70 aziende europee quali siano state le esperienze e gli ingredienti per continuare/diventare un’impresa di successo. Una presentazione che ha puntato sulla definizione, comprensione e sviluppo della Value Proposition di ogni prodotto, prima che questo venga pensato e realizzato. Pur essendo il percorso esigenze utente-sviluppo prodotto già noto, l’intervento ha fornito diverse indicazioni su collaborazione, costi di sviluppo e time to market in un’ottica precisa e definita dal modello di Business. Una sorta di prodotto-servizio che viene sviluppato ‘insieme’ al modello di business, magari con il coinvolgimento diretto degli utenti potenziali. Una serie di esempi pieni di particolari che non solo hanno interessato il management presente ma che hanno generato una serie di domande originando un livello di interazione tra speaker ed uditori che, pur non essendo comune in eventi di questo genere, rappresenta il termometro del coinvolgimento e dell’utilità riscontrata dei temi trattati. Il marketing ha ben operato sviluppando una presentazione piacevole contornata da filmati curati (sviluppati da professionisti) che hanno fornito un buon supporto alla comunicazione. Una serie di messaggi che il management presente non ha trascurato di trascrivere nei propri appunti della giornata. Massimo Tammaro, l’eclettico ex comandante delle Frecce Tricolori (www.massimotammaro.com) ha letteralmente galvanizzato la platea. Complici, ma ce lo si doveva aspettare, videoriprese compiute sia a terra sia a bordo delle Frecce Tricolori: un documento unico, indimenticabile! Al di là delle immagini va sottolineata l’importanza dell’intervento che si è focalizzato su metodologie applicate ai ruoli ed alla squadra affinché l’esecuzione delle figure in volo fosse priva di errori tali da pregiudicare l’incolumità dei piloti ma anche degli eventuali spettatori. È il caso di affermare che i piloti sono addestrati per ottenere buone performance direttamente la prima volta che si cimentano nell’esecuzione di un volo acrobatico. Un risultato ottenuto da tecniche di team building, da metodologie e processi consolidati ed in continuo miglioramento e dalla conoscenza personale che il comandante deve avere di ogni singolo pilota. “Per la cronaca - ha affermato Tammaro- il comandante delle Frecce Tricolori ha gli stessi poteri di un amministratore delegato, in genere è un pilota che ha fatto parte della squadra e non partecipa attivamente a voli durante gli allenamenti e le esibizioni. A lui però spettano le decisioni. Una situazione che viene gestita con un programma intenso di allenamenti, ma anche di unione di intenti, comprensione dei limiti e dei rischi, forte senso di autocritica e conoscenza delle persone”. In conclusione della giornata le operazioni si sono spostate

presso le cantine Berlucchi, 5 km di gallerie sotterranee che contengono circa 6 milioni di preziosissime bottiglie con le bollicine, la fabbrica automatizzata per la realizzazione delle pregiatissima produzione di Guido Berlucchi ed i sogni di più di un buongustaio del bere. Un evento unico quindi, sviluppato grazie alla tenacia ed alla lungimiranza della Marketing Manager EEMEA per SolidWorks: Alessandra Viero, che ha fortemente voluto un evento in cui le persone potessero sia comprendere strategie, metodi e benefici, sia interagire con gli speaker nel dibattito finale, sia con gli altri partecipanti durante gli spazi temporali lasciati appositamente a disposizione, e...perché no, nell’ultima parte del percorso, fosse lasciato spazio alla cultura … enologica in cui disquisire se fosse meglio il millesimato, il rosé, il classico o la nuova linea di Berlucchi 91. Un arrivederci alla prossima edizione del CEO Event... chissà quali sorprese!!!

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IntervIste di Massimo Fucci

Innovazione a 360° per vincere la competizione Innovazione orientata a tutti i processi aziendali, alle idee, alla componentistica, alle soluzioni e, non ultimo, al modello di business: questa è la sintesi del modello messo in pratica da Automac, azienda bergamasca che opera con crescente successo nel mercato delle soluzioni di assemblaggio, un settore che vede diverse aziende italiane eccellere e operare con successo anche in contesti internazionali.

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In un mercato sempre più competitivo come quello dell’automazione industriale operano realtà che hanno fatto della qualità e dell’affidabilità nel tempo, la propria regola di vita dell’azienda. Una scelta importante che ha visto, in molti casi, l’impegno diretto degli imprenditori poiché implica la messa in opera di un modello di business in cui il miglioramento continuo viene applicato in tutti i settori con l’intento di sviluppare il valore percepito dal mercato e, quindi, la capacità di mantenere i clienti, nonché di acquisirne di nuovi.

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“Pur consapevoli delle difficoltà, questa è proprio la strada che ha intrapreso Automac - spiega Franco Perico, motore e co-fondatore dell’azienda - poiché abbiamo messo da subito al centro del nostro modus operandi la qualità e l’innovazione”. Un rapido sguardo alla storia dell’azienda conferma la progressione ottenuta dal 1993, anno in cui Automac (www.automacsrl.it ) è stata fondata da tre soci accomunati da una notevole esperienza nell’automazione industriale e con l’obiettivo di diventare una realtà di riferimento per le soluzioni rivolte ai


sistemi di assemblaggio. Gli impianti realizzati da Automac vengono utilizzati con grande soddisfazione in diversi settori industriali, si spazia dal settore automazione, ai mobili, al settore elettromeccanico in genere. “Per noi è molto importante la relazione con i clienti - afferma con convinzione Franco Perico - per cui non ci fermiamo mai alla fase di realizzazione dell’impianto ma ne seguiamo direttamente la messa a regime e siamo pronti ad intervenire in tempi brevissimi ogni qualvolta ci venga posto un problema sull’impianto e/o sempre più spesso su di un suo ampliamento”. La buona relazione è uno dei ‘leitmotiv’ del successo di Automac, un fattore che viene considerato dall’azienda alla stregua di un asset aziendale. “Crediamo nelle relazioni industriali a tutti i livelli – conferma Perico – da un lato abbiamo pensato di rinforzare la nostra capacità di competere entrando a fare parte del gruppo Cosberg con Cosvic, legato da competenze e capacità operative singole, dall’altro siamo soci AIdAM Associazione Italiana di Automazione Meccatronica (www.aidam.it) perché crediamo fortemente che le associazioni possano essere una risposta all’attuale situazione di mercato e ci consentano di far sentire la nostra voce nelle sedi in cui vengono dibattute le misure e le iniziative rivolte al mondo industriale”. Importanti e intelligenti le scelte effettuate da Automac. Il gruppo Cosberg, creato come aggregazione tra ragioni sociali diverse e distinte, ha come obiettivo di operare con la flessi-

bilità del piccolo ma, nel contempo, di poter operare come un’azienda di più grandi dimensioni, infatti le sinergie in atto sono molteplici ed in diversi settori: negli acquisti, con forte risparmio sui volumi della componentistica; nella progettazione, laddove si utilizza la stessa soluzione software e quindi si facilita l’interscambio di librerie di componenti; nello sviluppo commerciale, come gruppo le aziende possono affrontare molte più problematiche grazie all’esperienza eterogenea acquisita dai diversi settori tecnici; nella finanza, la presenza di un gruppo di aziende consente sia un rapporto migliore con le banche, sia una garanzia maggiore per il committente. “Un’esperienza estremamente positiva – sottolinea Perico – che mi sento di suggerire anche ad altre aziende che da un lato sono piccole e capaci, dall’altro intendono affrontare il mercato senza perdere opportunità legate alla loro dimensione intrinseca”. Sempre di più si parla di innovazione, e sembra che questo ‘vento di competizione’ debba interessare solo i prodotti ed al massimo i processi che sovraintendono alla loro realizzazione e ci si dimentica che, in realtà, deve interessare dapprima la cultura ed il management aziendale, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda e dal settore in cui opera. “In questo senso - evidenzia Perico - possiamo considerarci come una realtà che ha applicato il concetto di innovazione a 360 gradi. Ovviamente un forte impulso è stato dato al settore tecnico, che rappresentando uno dei più importanti asset

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dell’azienda, viene dotato di tutti gli strumenti più innovativi per consentire uno sviluppo efficace della progettazione. L’obiettivo è di progettare - in un’unica passata - ciò che verrà poi realizzato, in maniera tale da raggiungere tre obiettivi: la qualità della soluzione, il rispetto dei tempi e costi, e non ultimo, la generazione di valore in grado di mantenere elevato il livello di soddisfazione dei nostri clienti che ad oggi rappresentano per noi l’unico veicolo di marketing che ci fa conoscere anche in altre realtà”. Uno dei fiori all’occhiello dell’attività di Automac è, senza dubbio, la relazione e la collaborazione sviluppata con il gruppo Brembo, in merito a soluzioni automatiche dedicate all’assemblaggio di sistemi frenanti. Un percorso che ha consentito ad Automac di specializzarsi sulla fascia alta della produzione Brembo, ossia sui sistemi frenanti che vanno montati su autovetture ad altissime prestazioni che interessano grandi marchi quali: Ferrari, Porsche, Mercedes etc,

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per i quali Automac ha dovuto sviluppare specifiche soluzioni di assemblaggio automatico dedicate ad ogni singolo sistema frenante. Un’attività di personalizzazione spinta che ha visto l’impegno e la soddisfazione di tutta la compagine aziendale. Ancora una volta, nella scelta del fornitore vanno sì tenuti di conto i fattori economici, ma questi vanno anche traguardati con il valore della struttura e la capacità di essere un vero partner nel tempo.

Automac srl Viale Europa, 12/A - 24040 Bottanuco (BG) Tel. 035/4992419 - Fax 035/4992703 info@automacsrl.it - www.automa.srl.it



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