NewSImpresa Pad Magazine 42 Settembre-Ottobre 2019

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Anno IX n. 42 - supplemento a www.newsimpresa.it - diffusione gratuita

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pad-magazine

pentaconsulting’s connection 2 digital journey

Anteprima

ibe 2019 Industry Big Event

Come prepararsi all’era dell’Outcome Economy Cogenerazione CGT per le imprese di produzione

Plastic Metal, full electric in tecnologia MOOG

Efficienza energetica Beckhoff EnOcean

siemens plm, innovazione per il largo consumo


Migliora la produttività dei team e tra i team

ACOR

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Ambienti Collaborativi Orientati ai Risultati

Il metodo MindUp ACOR supporta le aziende ad esprimere al meglio le potenzialità in termini di competenze e innovazione creando un mindset collaborativo, orientato a generare efficienza, produttività e competitività.

Pentaconsulting S.r.l. Piazza Caiazzo 2 20124 Milano

Tel. +39 02 92958990 pentaconsulting@pentaconsulting.it www.pentaconsulting.it


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INS ER ZIONIS TI

newsimpresa pentaconsulting’s connection 2 digital journey n. 42 settembre-ottobre 2019 anno IX supplemento a www.newsimpresa.it diffusione gratuita

Inserzionisti SIEMENS PLM

pag. 18

cgt

pag. 22

Beckhoff

pag. 26

MOOG

pag. 32/52

HMS NETWORKS

pag. 40

MATHWORKS

pag. 44

Schneider electric

pag. 48

Direttore Responsabile Massimo Fucci massimo.fucci@pentaconsulting.it Content Manager Piero MacrĂŹ piero.macri@pentaconsulting.it Editore Pentaconsulting Srl Piazza Caiazzo, 2 - 20124 Milano pentaconsulting@pentaconsulting.it Tel. 02 92958990 stampa Caudiprint S.r.l. Via Appia, 133 81028 Santa Maria a Vico (CE) www.caudiprint.it PROGETTO GRAFICO mcquadro studio creativo 28078 Romagnano S. (NO) Tel. 0163 836643 - 340 0887835

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settembre-ottobre.2019

Sommario

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In copertina IBE 2019 Industry Big Event pentaconsulting.it/eventimpresa/ibe2019/

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edittoriale In viaggio verso l’Outcome Economy: ma siamo davvero disposti a cambiare?

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anteprima ibe iiot, ecosistemi e piattaforme Destinazione Outcome Economy

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solution to watch Siemens plm Software Promuovere l’efficienza nel fare innovazione

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company to watch cgt Cogenerazione CGT per le imprese di produzione: guadagni ed efficienza energetica

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solution to watch beckhoff automation Con Beckhoff ed EnOcean… tutta un’altra storia!

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solution to watch moog Plastic Metal presenta la prima macchina full electric senza accumulo di olio basata su tecnologia MOOG

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solution to watch moog Motori e servomotori MOOG L’eccellenza produttiva e ingegneristica del sito di Casella

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company to watch HMS Networks Come estrarre valore dall’Industrial IoT

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scenari mathworks Il potere trasformazionale dell’intelligenza artificiale

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solution to watch schneider Electric Con EcoStruxure Machine soluzioni altamente performanti per il packaging alimentare

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business case moog I segreti del successo di MOOG nella produzione delle viti a rulli e a sfere

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mindup acor Ambienti Collaborativi Orientati ai Risultati

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e d itto ria l e

massimo fucci massimo.fucci@pentaconsulting.it

In viaggio verso l’Outcome Economy: ma siamo davvero disposti a cambiare? Non appena ho iniziato la lettura del libro sull’Outcome Economy- scaturito nientepopodimeno che dalla mente e dalle mani di un SENIOR della blasonata Accenture- confesso che il mio primo pensiero è stato: ecco un’altra trovata americana e markettara (si dice?) che può essere un leit motiv da cavalcare da parte di chi dice e indica. Poi, leggendo il libro, mi sono in qualche modo riconosciuto e ho subito visualizzato gli ambienti aziendali che frequento e in cui mi trovo a operare con non poca fatica, mia e dei miei interlocutori. In estrema sintesi il concetto espresso nel libro è semplice e condivisibile da tutti: focus sul risultato. E chi non potrebbe essere d’accordo? Il risultato è infatti la sublimazione di obiettivi, temi (problemi), soluzioni e strumenti che sono impliciti nel processo. Semplice? Assolutamente no. Come al solito tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Lo dico con cognizione di causa e cicatrici sulle spalle e non per sentito dire. Nella stragrande maggioranza dei casi quando prospetto un percorso di un sano miglioramento aziendale, l’accoglienza da parte di proprietari, manager e collaboratori è infatti a dir poco entusiasta. Poi però tende a ridimensionarsi e ahimé scemare una volta compreso che l’innovazione implica un cambiamento non solo degli altri ma di sé stessi. Ebbene, signori miei, sappiate che se non ci si mette in gioco in prima persona è del tutto inutile parlare di innovazione e cambiamento.

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Due parole, queste ultime, che riguardano e impattano le tecnologie abilitanti ma ancor più la cultura aziendale e il modus operandi. Riassumendo. Il genio americano, nell’anno di Leonardo, ha dato un’indicazione cristallina che può essere di stimolo per andare nella giusta direzione: fare leva sul risultato. Tuttavia, occorre avere una chiara consapevolezza delle implicazioni che tutto ciò impone. Una persona a me molto vicina mi fa notare con dovizia che il tema è ottenere un foro preciso da 4 mm, non il possesso del trapano e la punta, che sono una mera conseguenza del risultato che voglio ottenere. Lo stare sul mercato ha poi aggiunto una ulteriore difficoltà: non c’è più un unico risultato da perseguire, ma più risultati, molteplici e dinamici. Il percorso passa per la consapevolezza del vivere del cambiamento. Non è sufficiente investire in tecnologie e macchinari abilitanti. Occorre prestare attenzione alla cultura d’azienda e alla crescita di ambienti collaborativi. Basterebbe imparare dai team dei nostri sportivi: quando sono vincenti è perché guardano al risultato in modo unitario, sinergico e collaborativo. È giunta l’ora di mettersi in discussione: di cambiare, di fare – bene, sistematicamente e con metodo - per sincronizzarsi con la dinamica dei risultati. Che dire? Buon viaggio a tutti! Chi arriverà alla meta continuerà a competere con successo


Formazione e Sviluppo Competenze Formazione e Sviluppo Competenze (FSC) è l’arma migliore per rendere la tua organizzazione agile e reattiva ai cambiamenti. Scopri come migliorare le capacità decisionali, come rendere efficienti processi, persone e gruppi di lavoro in un’ottica di ambiente collaborativo orientato ai risultati.

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Top Management Area tecnica ed amministrativa Strutture Vendita Responsabili marketing

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In un mondo in cui l’innovazione, non solo quella tecnologica, si afferma come il principale motore di crescita economica, il problema principale delle organizzazioni e delle aziende diventa la gestione del cambiamento. Ecco i modelli di business che si stanno imponendo con l’affermazione dell’Outcome Economy, tema che sarà al centro di IBE, Industry Big Event 2019, il tradizionale appuntamento di Pentaconsulting dedicato all’innovazione che si svolgerà l’8 novembre presso il Cefriel di Milano di Umberto Cugini, Politecnico di Milano

Il nuovo Contratto Economico

Tutto cambia sempre più velocemente: le tecnologie, che seguono una propria logica evolutiva ed autonoma; le necessità, esplicite o latenti dell’utente e del mercato; le aspettative ovvero le prestazioni attese in termini di disponibilità o costo; il contesto, dove l’incontro tra domanda offerta dipende tradizionalmente dalla creazione di valore. In questo scenario il mercato acquisisce dinamismo e perde staticità. Poiché il cambiamento è la costante, prodotti, processi e competenze durano sempre meno, condizione che determina un aumento dei consumi ed una fisiologica e tendenziale espansione dei mercati. Non solo, domande e risposte tradizionalmente formulate per orientare lo sviluppo prodotto diventano valide per spazi temporali sempre più ristretti. Ergo, le opportunità per chi opera dalla parte dell’offerta e fornitura di beni e servizi devono essere colte in modo più puntuale e definito. Non c’è più spazio per i followers: chi prende decisioni in ritardo o commette errori è destinato a

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perdere progressivamente rilevanza. Tutto questo alla luce delle due classiche ipotesi di mercato: quando è la domanda a chiamare e cercare le risposte; quando sono le risposte invocate a indurre e/o spingere la domanda. Il tutto in coerenza con un “Contratto Economico” che, attraverso l’acquisto di un bene fisico che viene trasferito o reso disponibile temporaneamente, permette al customer di generare e/o gestire la soluzione al suo problema (cosa non marginale in quanto implica conoscenze, competenze e skill adeguate). Oggi, e sempre più domani, l’offerta – di un bene o servizio - evolve a un livello “meno fisico e transazionale”. L’obiettivo diventa prendersi in carico il problema che genera la domanda e risolverlo, cioè fornire tout court la soluzione. Questa è quella che viene definita la nuova era dell’outcome economy. I campioni di questo nuovo gioco sono coloro che, detenendo il contatto diretto con il potenziale acquirente, possono definire in tempo reale necessità vere o latenti, gusti, qualità percettive più apprezzate, struttura del valore percepito, dimensioni dei potenziali mercati, eventuali integrazioni con altri prodotti e/o settori di mercato, sinergie di comunicazione, accesso e, soprattutto, garanzia di “delivery”. Ecco, quindi, l’emergere dei nuovi deus ex machina dell’outcome economy. Che non sono più gli ideatori delle nuove tecnologie e/o dei nuovi prodotti, ma i padroni delle piattaforme di comunicazione e interazione con i differenti contesti di mercato. Tutto questo è più che evidente per quanto riguarda i mercati B2C, ma lo stesso paradigma, le stesse strategie e perfino molti degli stessi strumenti informatici e logistici di supporto (che possono costituire una parte rilevante del servizio e della soluzione) si possono applicare al B2B.

soggetti indipendenti che “sentono”, misurano, acquisiscono dati, li elaborano e che, essendo connessi, comunicano autonomamente e/o rispondono se interrogati. Una prospettiva, quella dell’IIoT, virtualmente in grado di cambiare la nostra vita, che continua a crescere in modo esponenziale e che secondo McKinsey, nel 2025 potrebbe valere 7,7 trilioni di $. La disponibilità di questa enorme rete autonoma di “smart device” fa si che ogni situazione reale possa essere riconosciuta, modellata e simulata - autonomamente ed automaticamente - prospettando così possibili evoluzioni e orientando decisioni - di utenti e responsabili della conduzione e del controllo dei più svariati processi - che interessano anche la nostra vita quotidiana, basti pensare ai progressi che si stanno facendo in termini di veicoli a guida autonoma. La rapida diffusione dell’IIoT cambia completamente il quadro di riferimento ma soprattutto le regole del gioco perché questa dimensione smart può interagire con le persone (già oggi più di due terzi della popolazione mondiale è provvista ed usa dispositivi di comunicazione individuale in rete). Il contesto globale definito dall’IIoT diventa così di fatto il mercato di riferimento, per tutti: vendor, utenti, grande pubblico, comparti privati e pubblici. In ultima analisi, il contesto diventa parte essenziale della soluzione o, in molti casi, è esso stesso la soluzione. Ovviamente emerge in tutta la sua evidenza un problema: se il contesto evolve autonomamente, e diventa esso stesso parte della soluzione, come potrà essere controllato e gestito per ottenere obiettivi specifici e personali? Diventa indispensabile prevederne la sua evoluzione e, dove possibile, riuscire a gestirlo almeno per quella parte che serve.

E qui veniamo al nuovo ruolo del contesto legato alla crescita esplosiva dell’IIoT (Industrial Internet of Things). Un contesto non più statico ma dinamico e autonomo; una dimensione in grado di acquisire sempre più rapidamente “oggetti” attivi che diventano

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ed economisti iniziano a ragionare in termini di OutcoQuali percorsi possibili alla Analisti me Economy, l’ennesima possibile discontinuità di mercato alla vendita di prodotti e servizi basata sulla reale midigital transformation? associata surabilità dei vantaggi conseguenti la fruizione e utilizzo degli da parte di utenti (scenario b2b) e consumatori (scenario Appuntamento a IBE 2019, stessi b2c). Di fronte a questi possibili scenari l’industria è obbligata a in termini di organizzazione, tecnologie, pro8 novembre, Milano presso uncessiriallineamento e competenze. la sede di Cefriel Declinare l’ecosistema di tecnologie digitali all’interno delle

Trasformazione digitale: l’innovazione è irrinunciabile

imprese con il prevalente obiettivo di efficienza di processo e aumento di produttività rischia di rendere l’industria italiana sempre meno competitiva. Può sembrare un paradosso ma la realtà che si è evidenziata negli ultimi dieci anni dimostra che le tecnologie digitali sono ormai irrinunciabili, ma rischiano di diventare commodity. Le aziende che operano in mercati maturi, che devono sostenere una competizione globale accentuata da fenomeni di consolidamento, vedi il settore della componentistica automotive, in assenza di una vera innovazione di prodotto, entrano in una spirale di ricerca di efficienza e taglio dei costi che nel lungo periodo può generare seri rischi di sostenibilità economica. In questo mutato scenario rincorrere la produttività e giocare sul taglio dei costi è, quanto meno nel lungo periodo, una politica riduttiva e limitante. La vera opportunità che si cela dietro il paradigma di Industria 4.0 è l’innovazione di prodotto e la possibilità di prefigurare nuovi modelli di business “data driven”. Per far sì che si evidenzi una dinamica espansiva di ordine economico e occupazionale è proprio questo il nodo di fondo da risolvere: il digitale quando viene utilizzato per ottimizzare processi determina, a parità di domanda, un calo della domanda di lavoro; quando viene invece utilizzato per fare innovazione di prodotto può creare nuova occupazione. Deve quindi cambiare il rapporto delle imprese con i servizi. Il passaggio d’epoca consiste infatti in ciò che avviene dal momento della produzione al sistema in una dimensione allargata ai servizi. Occorre iniziare a ribaltare l’approccio al digitale, cercando di valorizzare le implicite opportunità che stanno emergendo per ripensare il modo di essere sul mercato. E’ uno scenario che in Italia non si è ancora concretizzato, che stenta a decollare e che interessa una percentuale minoritaria delle imprese. Inutile però continuare a illudersi che sia il mercato a salvare le aziende meno innovative.

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anteprima IBE 2019

Pensare e agire velocemente per superare le discontinuità del mercato

Il dato diventa la materia grezza e determina il modo di fare business in un mondo sempre più automatizzato e connesso. Appuntamento a IBE 2019, 8 novembre, Milano, presso la sede di Cefriel

La dinamica dei mercati è un’alternarsi di picchi e flessioni che mettono a dura prova la capacità di adattamento delle imprese. Chi riesce a navigare indenne tra alte e basse maree è in grado di assicurare la propria sostenibilità; chi al contrario si dimostra incapace di governare la propria imbarcazione o flotta in mare aperto è destinato al naufragio. L’importante è che qualcuno sappia soccorrerle e riportarle in luoghi sicuri. Nulla di più vero se guardiamo a quanto sta accadendo con l’avvento della data economy, dove croniche discontinuità tendono ad accentuare la criticità strutturale dei modelli di business tradizionali. Le imprese sono nell’occhio del ciclone 4.0, una zona di calma piatta, ma solo all’apparenza, perché attorno ad essa si sviluppano forze che tendono a modificare in modo permanente lo scenario globale in cui siamo proiettati. Le imprese vincenti sono quelle che sanno pensare e agire velocemente, che ragionano fuori dagli schemi abituali e sono pronte a innovare per trasformarsi continuamente. Lo dimostra quanto avvenuto in questi ultimi anni: le imprese che più hanno innovato, in particolare nel settore manifatturiero, sono riuscite a migliorare le performance di business complessive e congelare gli effetti della micidiale crisi protrattasi a partire dal 2007. Queste aziende sono oggi più forti di prima, hanno migliorato la produttività, hanno diversificato la propria offerta e stanno cogliendo i frutti delle opportunità che possono nascere da un mercato globalizzato. Eppure, quanto sinora accaduto è soltanto un effetto parziale dei potenziali benefici che possono derivare dalla digitalizzazione d’impresa. Gli investimenti sono stati finora orientati a una ricerca di maggiore efficienza ed efficacia operativa; la seconda fase coincide invece con l’emergere di una visione disruptive che vede nel digitale il mezzo per determinare nuovi modelli di business che vanno a ridefinire le modalità dello sviluppo prodotto tradizionale. Insomma, il digitale, come ormai da tempo si ripete, serve come motore per l’ottimizzazione dell’esistente, ma allo stesso tempo diventa leva per nuovi modelli di business. Siamo proiettati verso l’era dell’autonomous computing. Per le imprese diventa indispensabile interrogarsi sul senso profondo del dato e dei modelli di data governance. Il dato diventa la materia grezza e determina il modo di fare business in un mondo sempre più automatizzato.

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Come scrollarci di dosso l’inerzia al cambiamento e il peso del passato. Appuntamento a IBE 2019, 8 novembre, Milano, presso la sede di Cefriel

Think Positive, Think Open Siamo in presenza di un’occasione unica: si possono ripensare i modelli organizzativi e d’impresa tradizionali creando le premesse per introdurre logiche operative e di processo basate su modelli aperti. “Think Positive, Think Open” è il nuovo mantra di coloro che guardano al digitale. Non rimanete imprigionati dal presente. Guardate quello che succede attorno a voi. A volte si corre il rischio di rifutare il nuovo solo perché troppo impegnati a fare le stesse identiche cose sempre nello stesso identico modo. Cloud, architetture convergenti, software defined data center, mobile computing, big data, Iot. Gli ingredienti informatici abilitanti nuove infrastrutture e soluzioni basate su disponibilità dei dati on e off premise non mancano. Queste sono le sfide attuali e future. E per rispondere a queste sfide occorre mettere insieme tutti i tasselli del puzzle tecnologico. Ma non basta. Sono l’inerzia al cambiamento e il peso del passato ad essere spesso gli ostacoli più grandi da rimuovere e superare. Come avere successo? Conta la tecnologia, certo, ma conta ancor di più la capacità di porre in esecuzione la strategia abilitante la nuova domanda di mercato. Apertura

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e collaborazione estesa possono fare la differenza. Dentro e fuori l’azienda. Significa introdurre metodi di sviluppo dove l’organizzazione del lavoro e i processi non sono più basati su logiche di tipo sequenziale (i modelli waterfall, a cascata, hanno fatto il loro tempo). La logica imposta dal nuovo modo di produzione è ti tipo devops, agile e interattiva. Sono riflessioni che riguardano primariamente il modo in cui si sviluppa il software ma se guardiamo bene sono riflessioni che si possono tranquillamente traslare a livello di cultura e organizzazione del lavoro nella sua accezione più ampia. Come spesso succede le nuove regole che si impongono nel mondo del software hanno una diretta attinenza con quanto accade nella vita d’impresa reale. L’uno è il sostantivo dell’altro poiché fare impresa è sempre più strettamente dipendente dalla formula software o algoritimica. In una interpretazione estrema di questa equazione si posiziona Google, il cui business deriva essenzialmente, e ovviamente per semplificazione, da un algoritmo. Software e impresa, due concetti intimamente connessi: in discussione è il modo in cui si scrive il software e il modo di fare impre-

sa. Sotto questo aspetto significa confrontarsi con nuove prospettive di sviluppo, mettendo in discussione responsabilità e modalità attuative e operative. L’obiettivo è fare in modo che servizi e applicazioni possano essere fruibili e manipolabili da un sempre più ampio numero di persone, che devono avere una propria autonomia operativa. E’ il self service dell’informatica ovvero la democratizzazione dell’informazione il cui fine ultimo è autonomia e capacità “problem solving across the enterprise”. Su questi temi ci siamo confrontati con Massimo Fucci, fondatore e Ceo di Pentaconsulting. “Think Positive, Think Open”. Cosa significa? I nostri imprenditori -visto come vanno i mercati - se non fossero capaci di pensare positivo avrebbero già gettato spugna. Pensare positivo è la base culturale dell’azienda. Se non pensi di potercela fare hai fallito ancor prima di iniziare. La cultura del Think Positive, Think Open è alla base del rinascimento organizzativo e imprenditoriale. Qual è il modo migliore per familiarizzare con i cambiamenti e superare l’inerzia? Volendo sintetizzare, basta rispol-


anteprima IBE 2019

verare e rivedere la regola del “bastone e la carota”, che per la bisogna diventa direttive e cultura, poiché funziona sempre. Nelle aziende spesso ci sono reparti/persone che vivono in una sorta di comfort zone. I vertici devono essere capaci di strutturare una risposta con delle direttive precise. direttive e sviluppo della cultura aziendale. Il passato e le abitudini quanto possono essere di ostacolo ai nuovi modelli di business? Nella mia attività ho notato che dopo una prima fase di iniziale entusiasmo sopraggiunge la resistenza e infine – purtroppo- le aziende decidono di non portare a compimento il processo di cambiamento iniziato. Chi prende questa strada solitamente finisce in amministrazione controllata o in concordato. Chiaramente non tutti i fallimenti sono imputabili ad un mancato e avvenuto cambiamento. Di contro le aziende che invece hanno portato a termine il percorso e hanno dato continuità ora sono in grado di prevedere sia la complessità delle esigenze dei clienti sia come rivedere modelli di business, operation e prodotti /servizi innovativi. Qual è il tuo consiglio a chi avvia adesso un’attività d’impresa? Di spendere il tempo che serve per scrivere un business plan serio ed oculato. Affrontare con la giusta serietà questo momento aiuta a comprendere la natura del business ed evita quei macro errori forieri di tutta una serie di problemi.

Tutte le variabili ad alto contenuto tecnologico che rappresentano il collante della rivoluzione dell’Industrial Internet of Things e determinano la nuova velocità di cambiamento del business. Appuntamento a IBE 2019, 8 novembre, Milano, presso la sede di Cefriel

Accelerazione “X factor” Il digitale viene definito come fenomeno “disruptive” ovvero un modello, di società o d’impresa, che diverge dal tradizionale sviluppo incrementale e che determina una rottura dello status quo. E’ una novità? No. Nell’ambito delle tecnologie ci sono sempre stati punti di flesso e discontinuità. Basti pensare cosa ha significato passare dalla centralità del mainframe all’informatica distribuita del personal computer, all’affermazione delle reti locali, al grande salto quantico di internet e del web o, ancora, all’avvento dello smartphone e del cloud. Sono stati momenti di forte transizione digitale, contrassegnati da una progressiva e costante accelerazione di tecnologie innovative. Quando ci chiediamo come potrà essere il futuro e quale la portata dei prossimi cambiamenti dovremmo sempre riflettere su quanto già avvenuto. Come sarà la tecnologia nelle imprese da qui a dieci anni? Possiamo affermare con una certa relativa tranquillità che l’ordine di magnitudo del cambiamento sarà lo stesso vissuto nel periodo di riferimento aumentato di un “fattore di accelerazione x”. Dentro questa x ci possiamo mettere dentro tutte le variabili ad alto contenuto tecnologico che rappresentano il collante della rivoluzione dell’Industrial Internet of Things: intelligenza artificiale, big data, analytics, digital twin, realtà aumentata, blockchain, 5G, cloud e autonomous computing. Quali le ipotesi di trasformazione che si stanno affermando in uno scenario “X factor”? I vari tasselli del puzzle digitale stanno iniziando a definire i contorni dell’Industrial Internet of Things. Analisti ed economisti iniziano a ragionare in termini di outcome economy, l’ennesima possibile discontinuità di mercato associata alla vendita di prodotti e servizi basata sulla reale misurabilità dei vantaggi conseguenti la fruizione e utilizzo degli stessi da parte di utenti (scenario b2b) e consumatori (scenario b2c). Di fronte a questi possibili scenari l’industria è obbligata a un riallineamento in termini di organizzazione, tecnologie, processi e competenze. Servirà trovare un nuovo equilibrio, che a sua volta sarà messo in discussione dalla prossima tecnologia disruptive.

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Idee per un rinascimento organizzativo e imprenditoriale. Appuntamento a IBE 2019, 8 novembre, Milano, presso la sede di Cefriel

Every business is a data business

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Quali le modalità attraverso le quali ottimizzare e rendere più efficienti processi di produzione sempre più articolati e on demand? La questione è ovviamente complessa e richiede soluzioni e software in grado di mettere le aziende nelle condizioni di operare con agilità e velocità poiché “every business is a data business”.

L’industrializzazione di future soluzioni “data driven” dipende dalla capacità di sviluppare ecosistemi di relazioni in un contesto di massima apertura e collaborazione. Per lungo tempo le aziende hanno invece promosso soluzioni ed ecosistemi chiusi. Quanto oggi sta avvenendo spinge le organizzazioni a dare vita a una nuova generazione industriale.

Significa avere le capacità per garantire l’interconnessione dei sistemi e dei siti produttivi, così come una re-interpretazione delle relazioni all’interno e all’esterno dell’azienda. In questo scenario la disponibilità di dati e informazioni – quando servono e dove servono – è un prerequisito fondamentale abilitante il rinnovamento. La gestione efficiente del dato significa infatti trasparenza di processo, controllo e capacità di agire in modo resiliente ovvero saper confrontarsi con gli ostacoli che incontriamo lungo il nostro percorso sviluppando le endorfine necessarie per intraprendere progetti di rinnovamento allineati alle dinamiche di mercato.

La sfida per la modernizzazione e il rinnovamento coerenti con una evoluzione all’insegna del digitale non è certo irrilevante. Misurarsi con i temi della trasformazione significa infatti mettere a fattore comune competenze che per lungo tempo sono state estranee a gran parte delle aziende. Al tempo stesso serve creare una cultura più agile e flessibile. Una qualità ormai non più rinviabile. Affinché si possa affermare un cambiamento positivo è necessario un ripensamento globale di tutta l’organizzazione e del valore che deve generare. Vecchie logiche d’impresa e di produzione hanno fatto il loro tempo.

Mai però pensare che il tutto possa risolversi dando ascolto alle sirene dell’hype tecnologico. Industria 4.0 non è di per sé il rimedio universale ma solo una parte di un progetto molto più ampio che riguarda un rinascimento organizzativo e imprenditoriale. Un traguardo che, per essere raggiunto compiutamente, deve mettere in discussione regole e processi consolidati.

Le pressioni che vengono innescate dalle dinamiche evolutive dei mercati determinano la necessità di valutare, selezionare e integrare modelli di progettazione e sviluppo capaci di incrementare il vantaggio competitivo. Si afferma una logica di sviluppo condivisa, aperta e collaborativa ed è questo il vero driver per un’evoluzione a supporto della trasformazione digitale.

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anteprima IBE 2019

Il cambiamento è sinonimo di innovazione Le aziende non sono più organismi che rimangono uguali a sé stessi per lunghi periodi. Cambiano, devono cambiare, vogliono cambiare e non possono più avere un freno al loro adattamento a un mercato in continua evoluzione. Appuntamento a IBE 2019, 8 novembre, Milano, presso la sede di Cefriel

Che lo si voglia o no tutte le aziende di ogni settore e dimensione – siano esse start-up, organizzazioni micro, medie, piccole, grandi, grandissime – si misureranno, pur con tempi e modi diversi, con l’IT as a Service. Molte lo stanno già facendo e utilizzano il cloud come sourcing di servizi voluti dal marketing, dal finance, dalle risorse umane, i cui responsabili delle rispettive line of business interpretano una discontinuità rispetto al passato, diventando i nuovi interlocutori dell’offerta IT. Il cloud contiene in sé tutto quanto è sempre stato desiderato dal mondo IT, una completa separazione tra layer infrastrutturale e logica di business. Un obiettivo sempre ricercato, anche all’interno di un modello tradizionale, ma mai pienamente realizzato, in quanto la stretta integrazione hardware/software rappresentava la vera differenziazione competitiva dei diversi player dell’IT. La spinta trasformazionale arriva da molteplici fenomeni: dalla possibilità di disporre di soluzioni con un time to market di un ordine di grandezza infinitesimale rispetto al passato, la possibilità di poter disporre di capacità elaborativa allineata a una domanda che per molte applicazioni non è finita, ma infinita, o quanto meno discontinua o non prevedibile nel corso dei giorni, delle settimane, dei mesi e degli anni. Le aziende non sono più organismi che rimangono uguali a sé stessi per lunghi periodi. Cambiano, devono cambiare, vogliono cambiare e non possono più avere un freno al loro adattamento a un mercato in continua evoluzione. La globalizzazione necessita di flessibilità, flessibilità che non può essere più garantita da modelli statici. La tecnologia, l’infrastruttura a supporto di applicazioni e servizi deve essere flessibile. Il cloud è un modello che ben risponde a queste esigenze, un modello perfettibile, che deve ancora essere migliorato, ma valido come modello di business della nuova IT. Nell’evoluzione cui stiamo assistendo è l’organizzazione IT stessa che deve ricercare un proprio originale modello di business.

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Migliorare la capacità di competere delle aziende operando sui processi che concorrono sviluppo del business e sull’implementazione modelli operativi ad alta efficienza; fornire servizi personalizzati atti a generare, trasferire e capitalizzare nuovo valore. I punti di forza di MindUp for Business, la piattaforma di Content Marketing per lo sviluppo del business. Intervista a Massimo Fucci, CEO di Pentaconsulting.

Capire il mercato, capire sé stessi 16

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Massimo quanto è importante capire il mercato nel quale si opera? Direi che è fondamentale. Ma la domanda va posta in modo diverso. Ovvero: “Quanti hanno capito il mercato in cui operano e le dinamiche di cambiamento cui è interessato?”. Il mercato è mutevole, segue sue proprie evoluzioni e subisce cambiamenti, anche epocali. Non è un caso che molte aziende presenti una decina d’anni fa oggi non esistono più. Capire il mercato in cui si opera, il proprio posizionamento ed eventuali mercati laterali di opportunità è fondamentale. Passiamo da una fase in cui le aziende avevano la governance del mercato a uno scenario in cui è il mercato ad avere la governance delle aziende. Gli americani dicevano customer first! Ecco cerchiamo di capire sempre i messaggi che arrivano dai clienti e cosa influenza il loro acquisto. Quali sono gli obiettivi dei servizi di Sviluppo Business proposti attraverso la piattaforma di Content Marketing? Innanzitutto è bene sottolineare che se l’obiettivo è incrementare il business vuol dire che tutte le aziende devono capire quali sono le esigenze del cliente e quali sono le necessità del cliente del mio cliente. La differenziazione che noi proponiamo è multidirezionale. Operiamo solo per un limitato di clienti durante l’anno, sia per riuscire a dedicare a ciascuno l’attenzione necessaria, sia per evitare eventuali sovrapposizioni. Non operiamo stabilendo approcci massimali, ma ci muoviamo profilando il nostro target e le sue esigenze. Siamo capaci di fare uno studio di mercato complesso e di parlare direttamente con quel mercato in quanto player riconosciuti. Infine, lavoriamo costantemente sulla tracciabilità con attività di monitoraggio per capire se andiamo nella direzione giusta. Ci occupiamo di vari asset: marketing, editoria, comunicazione business, call center. Insomma, il nostro è un ecosistema integrato capace di seguire le tante tipologie di prodotto proposte dal committente. Perché investire in Pentaconsulting? Perché la forza vendita che si ha a disposizione deve essere strutturata bene sia per crescere sia per seguire il parco clienti. Nell’economia del tempo di un venditore, questo ha poco tempo da dedicare allo sviluppo di nuovi clienti. Se riusciamo a predefinire un set di aziende con le relative probabilità di successo il venditore può ottimizzare i propri tempi e concentrarsi su fattori che gli consentono di migliorare le sue performance. Il modello di vendita per un’azienda è fondamentale e non può essere sottovalutato.


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All’inizio del 2018 gli smart speaker erano già entrati nel 16% delle case americane. Un utente su tre affermava di utilizzare questo dispositivo per fare acquisti utilizzando la voce, principalmente articoli per la casa. In Asia, i clienti che escono da un negozio ricevono sul loro smartphone un videomessaggio di 30 secondi che illustra il valore di un prodotto. Il messaggio contiene un link che consente di acquistare il prodotto con un solo clic. Con nuove real-

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tà come HEMA in Cina, che consegnano a domicilio entro 30 minuti, chi non farebbe acquisti online? Queste tendenze trovano conferma in uno studio del World Economic Forum secondo cui, entro il 2027, la maggior parte degli acquisti abitudinari per la casa sarà automatizzata. La spesa online aumenterà dal 10% al 50% in alcune categorie di prodotti. Diciamolo chiaramente: è arrivata la Generazione Z, ed è digitale!


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Promuovere l’efficienza nel fare innovazione

Leonardo Cipollini, Business Development Director di Siemens PLM Software.

Digitalizzando l’intero processo di ricerca e sviluppo con la soluzione Formulated Product Design di Siemens, le aziende di prodotti di largo consumo possono soddisfare le esigenze di innovazione a ritmo sostenuto, accorciando il time-to-market e tenendo nel contempo sotto controllo costi e qualità www.newsimpresa.it

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Sul mercato stanno arrivando i nati nel 2001 che, a breve, diventeranno maggiorenni. A fine 2019 saranno il 32% dei 7,7 miliardi di abitanti del

anche la digitalizzazione degli scaffali. Le aziende del largo consumo non possono più fare innovazione semplicemente realizzando un

pianeta, superando la generazione dei Millennial. La Generazione Z non ha mai conosciuto il mondo pre-digitale. Social media, acquisti online, recensioni di prodotti buoni e cattivi… Tutto questo ha sempre fatto parte della loro vita. Questa svolta generazionale avrà

packaging attraente. La vera innovazione è creare valore aggiunto, assicurarsi che il prodotto sia voluto dai clienti e quindi disponibile sullo scaffale digitale. Basti pensare al fenomeno dei prodotti salutari e sostenibili. Ma fare vera innovazione creando

dei loro prodotti. Con la giusta attenzione e una capacità di risposta immediata e adeguata, le aziende resteranno in cima alle preferenze dei loro clienti, sempre un passo avanti alla concorrenza. Mentre assecondano la spinta all’innovazione del mercato digitale, le aziende devono sempre mantenere la qualità al centro delle loro attività di sviluppo e lancio dei prodotti. Le aziende di prodotti di largo consumo non si possono permettere di offrire al mercato una qualità scadente. Non si tratta solo dei costi legati al ritiro di un prodotto su larga scala: spesso è molto più difficile superare il danno di immagine. Qualsiasi passo falso in termini di qualità viene amplificato immediatamente su tutti i social media, raggiungendo milioni di clienti in tutto il mondo. La soluzione Formulated Product Design (R&D Suite) di Siemens può aiutare le aziende del largo consumo ad affrontare queste sfide. Offrendo una soluzione integrata che copre Global Specification Management, Formula Workbench, Electronic Lab Notebook e Laboratory Information Management

Ogni informazione di prodotto proveniente dai fornitori può essere inserita direttamente nel sistema dal fornitore stesso attraverso il Supplier Collaboration Center. un impatto enorme sulle strategie commerciali delle aziende del largo consumo. La nuova generazione vive nel mondo digitale e impone

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valore aggiunto non è sufficiente: le aziende devono monitorare costantemente i social media per “ascoltare” ciò che i clienti dicono

(LIMS), tutti i dati relativi al prodotto, dall’idea iniziale all’avvio della produzione, possono essere scambiati in modo trasparente senza rischio


s ie m e ns plm s o f t war e SOLUTION TO WATCH

Durante la produzione,

di errori. Ogni informazione di prodotto proveniente dai fornitori può essere inserita direttamente nel sistema dal fornitore stesso attraverso il Supplier Collaboration Center. Digitalizzando l’intero processo di ricerca e sviluppo con la soluzione Formulated Product Design di Siemens, le aziende di prodotti di largo consumo possono soddisfare le esigenze di innovazione a ritmo sostenuto, accorciando il time-to-market e tenendo nel contempo sotto controllo costi e qualità. La soluzione Formulated Product Design (R&D Suite) di Siemens consente di definire obiettivi chiari e mettere a sistema una descrizione accurata del progetto. Si possono valutare digitalmente diverse formule e verificarne la conformità alle normative per individuare quella che meglio si adatta agli obiettivi. Una volta che i risultati dei test sono stati confermati dalle analisi di laboratorio nel sistema LIMS, la formula seleziona-

la soluzione Formulated Product Design (R&D Suite) lavora in stretta sinergia con la soluzione MES per i test in linea e fuori linea. ta può essere caricata direttamente fra le specifiche del prodotto. I testi delle etichette e i calcoli dei valori nutrizionali vengono elaborati automaticamente partendo dai dati caricati nelle specifiche del prodotto. Soprattutto, esiste un unico archivio centrale che garantisce a tutti gli impianti nel mondo di lavorare con gli stessi dati e consente a ciascun sito di effettuare ricerche e sfruttare le esperienze di altri impianti, senza ripartire ogni volta da zero.

Attraverso l’integrazione con la soluzione MES SIMATIC IT di Siemens, Formulated Product Design (R&D Suite) verifica che tutti i materiali in ingresso possano essere impiegati in produzione solo dopo che il sistema LIMS ha completato le analisi e rilasciato i prodotti. Durante la produzione, la soluzione Formulated Product Design (R&D Suite) lavora in stretta sinergia con la soluzione MES per i test in linea e fuori linea, verificando anche in questo caso che i prodotti escano dalla fabbrica solo dopo i dovuti controlli di qualità effettuati dalle analisi di laboratorio del LIMS. Formulated Product Design Solution (R&D Suite) di Siemens assicura dunque la qualità in entrata e in uscita e il controllo dei costi, anche nelle aziende che hanno il desiderio di innovare a ritmi serrati per rispondere velocemente alle richieste dei clienti.

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Cogenerazione CGT per le imprese di produzione: guadagni ed efficienza energetica

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c g t CO M PANY TO WATCH

La cogenerazione è un’opportunità reale per le aziende manifatturiere anche se spesso non è ben conosciuta. Un tema che può essere fonte di guadagno: sia perché comporta una riduzione dei costi in virtù di una maggiore efficienza energetica; sia perché determina un incremento dei ricavi dovuti alla componente Green delle diverse soluzioni disponibili. Un’opportunità che è possibile verificare senza costo alcuno, in maniera tale da essere sicuri sui risultati attesi. Le imprese di produzione sono costantemente alla ricerca di soluzioni che possano contribuire a una riduzione dei costi. Tuttavia, gli imprenditori si focalizzano quasi esclusivamente sull’ottimizzazione degli impianti produttivi poiché non si ha ancora una chiara percezione di come riuscire ad acquisire una vera efficienza energetica che possa contribuire positivamente a una maggiore sostenibilità economica e ambientale. Eppure, le opportunità per centrare questi

obiettivi sono oggi più grandi che mai. Negli ultimi anni si sono infatti affermate tecnologie a basso impatto ambientale in grado di assicurare un fattore di efficienza energetica di un ordine di grandezza di gran lunga superiore al passato. Impianti ad alto rendimento come quelli proposti da CGT - la società che rappresenta da sempre lo storico marchio Caterpillar in Italia - possono incidere significativamente e in modo positivo sui margini operativi di qualsiasi impresa.

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Efficienza energetica come fattore competitivo e di produttività Il tema dell’efficienza energetica non può e non deve essere trascurato. Per un semplice motivo: significa incidere sulle performance di produttività ovvero fare di più con meno. Energia, quindi, come fattore competitivo e come leva per ridurre il gap energetico nei confronti della concorrenza globale che opera in Paesi dove il costo della bolletta è mediamente più basso di quello italiano. Insomma, investire in una soluzione ad alto rendimento energetico aumenta la propria competitività poiché si interviene sul costo prodotto.

Investire in una soluzione ad alto rendimento energetico aumenta la propria competitività poiché si interviene sul costo prodotto. Cogenerazione CGT, massimo rendimento e miglior impatto ambientale CGT è leader negli impianti di cogenerazione con motori a combustione interna per la produzione di energia elettrica-termica, mercato che in Italia ha raggiunto una potenza installata annua di circa 150 MW e

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un valore prossimo ai 300 milioni di euro. A questo riguardo vale la pena fare una riflessione. Nell’immaginario collettivo si crede che l’energia più pulita sia comunque e sempre quella prodotta da fonti rinnovabili. Non è così. In base a dati certificati, la cogenerazione a metano può essere eco-compatibile tanto quanto l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Ecco i numeri: ogni mille euro di investimento il solare termico garantisce una riduzione di anidride carbonica variabile da 180 a 360 kg/anno mentre con il fotovoltaico il range è di 200 ÷ 580 kg/anno. E con la cogenerazione? Ebbene, si possono abbattere dai 600 ai 1000 kg di CO2 all’anno! Con l’impianto CGT da 1.200 kW significa per esempio abbattere emissioni per un volume equivalente a 1.100 tonnellate anno.

Massima scalabilità per settori di industry diversificati L’ampia gamma di macchinari a gas metano di cui dispone CGT - la cui installazione può essere realizzata in container esterni oppure nello spazio interno disponibile - CGT è in grado di soddisfare un fabbisogno energetico a partire da 400 kW in su. Tra i clienti che


Con l’impianto CGT da 1.200 kW si abbattono emissioni CO2 per un volume equivalente a 1.100 tonnellate anno hanno già in utilizzo impianti CGT si possono citare nomi di eccellenza di aziende che operano nei settori più diversificati: nel beverage (San Pellegrino), nelle strutture ospedaliere (Humanitas), nella lavorazione della carta (International Paper), nel manifatturiero (Mazzucchelli), nell’agrifood (Sacchetto) e nella chimica (Allnex).

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vendere prodotti/servizi con un marchio green certificato CAR (Cogenerazione ad Alto Rendimento). Il messaggio? Possibilità di garantire vantaggi sociali e ambientali duraturi per tutti gli stakeholder lungo tutta la catena di creazione del valore. Un messaggio che può aprire interessanti sviluppi di crescita. La cogenerazione diventa quindi un fattore di sostenibilità e una leva strategica di sviluppo e di crescita: lavorando per ridurre al minimo i propri impatti ambientali e massimizzare i benefici economici e sociali permette di creare valore condiviso per tutti i suoi interlocutori.

320 mila euro di risparmio/anno sulla bolletta elettrica Prendendo come riferimento l’impianto di cogenerazione CG170-12 - potenza nominale pari a 1.200 kW - il risparmio stimato è di circa il 20%-30% sul costo complessivo della bolletta elettrica. Secondo i report prodotti da CGT il costo di questo impianto può essere ripagato in soli due anni e, a partire dal terzo anno, conseguire un risparmio di 320 mila euro l’anno (manutenzione compresa). Considerato che il ciclo di vita medio di questi impianti - 10 anni - significa poter pianificare una riduzione dei costi nei successivi 8 anni di circa 2,5 milioni di euro.

Effetto green, una straordinaria leva competitiva La riduzione dell’impatto ambientale sta diventando una straordinaria leva marketing poiché significa

Dimensionamento personalizzato per rendimento energetico elettrico-termico ottimale La gamma di macchinari di CGT permette di modulare la produzione elettrica e termica coerentemente con i processi produttivi. L’efficienza complessiva è prossima al 90%: nell’intorno del 43% per l’elettrica e altrettanto per la termica. Il rendimento dell’impianto dipende essenzialmente dal corretto dimensionamento dell’impianto. Questa è una delle attività distintive di CGT poiché la creazione di valore è proporzionale all’utilizzo a pieno regime dell’impianto. Interventi di consulenza in loco personalizzati permettono di calibrare la macchina in funzione del fabbisogno energetico sia sul fronte elettrico che termico.

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Con Beckhoff ed EnOcean‌ tutta un’altra storia!

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Beckhoff automation solution to watch

fig. 1: Il Collegio San Giuseppe – Istituto De Merode, sito in Piazza di Spagna a Roma

CTI Sistemi, società che vanta una solida esperienza nella progettazione e installazione di impianti tecnologici, ha realizzato un importante intervento di efficientamento termico del Collegio San Giuseppe Istituto De Merode, edificio che si affaccia sulla celebre scalinata di Trinità dei Monti a Roma. Il protocollo EnOcean da un lato e la scalabilità dell’architettura Beckhoff dall’altro si sono dimostrati i due elementi vincenti. Il Collegio San Giuseppe – Istituto De Merode è un’istituzione educativo-scolastica diretta dai Fratelli delle Scuole Cristiane, Congregazione fondata da San Giovanni Battista de La Salle nel 1680 e presente oggi nella maggior parte dei paesi del mondo con istituti che vanno dalle università alle scuole primarie e materne. Oltre alle strutture scolastiche con aule, laboratori e pale-

stre, il complesso è costituito da due palazzi attigui e ospita una serie di spazi comuni come la mensa, il bar, un grande ingresso, una Chiesa capace di accogliere fino a 500 fedeli e gli alloggi dei confratelli. I due palazzi contano complessivamente spazi riscaldati per oltre 5000 mq dove si trovano installati 300 grandi termosifoni in ghisa, in cui circolano ben 17 mila litri d’acqua spinti da un impianwww.newsimpresa.it

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to da quasi 2 MW di potenza termica. Come evidenziato da Fr. Marcellino Zuccari e confermato da Fr. Alessandro Cacciotti, direttore della struttura, “l’esigenza di efficientare termicamente gli edifici si era fatta particolarmente pressante: da un lato per ridurre le elevate spese di gestione, dall’altro per rendere più flessibile e razionale l’uso del sistema di riscaldamento”.

Un progetto con parecchi vincoli da rispettare È CTI Sistemi, una società di Ariccia (Roma) attiva da molti anni nella progettazione, installazione e manutenzione di impianti tecnologici, l’azienda a cui viene affidato l’incarico di studiare e realizzare il progetto di efficientamento dell’impianto termico. Come spiega Fabrizio Camagna, titolare dell’azienda, “I vincoli strutturali del palazzo, nonché l’esigenza di procedere in maniera organica su un impianto molto vasto, ci hanno portato a realizzare un primo intervento di efficientamento macrosezionando l’impianto in zone principali e intervenendo sul sistema di controllo della centrale termica, efficientandola con bruciatori modulanti e pompe a portata variabile. Successivamente, al fine di migliorare l’efficienza energetica dell’impian-

to, sono state installate valvole di regolazione sui 300 termosifoni”. Le limitazioni strutturali (murature molto spesse e impianto a colonna molto datato) e di natura architettonica (vincoli storico-artistici) sono stati brillantemente superati dai tecnici di CTI attraverso scelte di cruciale importanza. In prima battuta, la posa in opera del sistema di regolazione non doveva avere carattere invasivo. In secondo luogo, l’architettura del sistema di controllo doveva risultare sufficientemente flessibile e aperta per consentire future espansioni riguardanti la gestione dell’illuminazione, del controllo accessi e della sicurezza. Un’efficace risposta a queste richieste è giunta dall’incontro della tecnologia EnOcean con le soluzioni di controllo PC-based di Beckhoff.

La scelta di EnOcean “L’impiego delle valvole termostatiche di tipo EnOcean ci ha consentito di ottenere notevoli vantaggi in termini economici e sistemistici, garantendo flessibilità nella progettazione, affidabilità della comunicazione e bassi costi di installazione”, afferma Luca Camagna tecnico specializzato di CTI Sistemi. Nello specifico, si è scelto

fig. 2: Da sinistra: Luca Camagna – tecnico specializzato di CTI Sistemi, Fr. Marcellino Zuccari e Fr. Alessandro Cacciotti – direttore dell’Collegio San Giuseppe De Merode, Fabrizio Camagna – titolare di CTI Sistemi – e Mirko Vincenti Infrastructure & Building Automation Manager di Beckhoff.

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Beckhoff automation solution to watch

di utilizzare le valvole della tedesca Thermokon che si integrano perfettamente nell’architettura Beckhoff. La caratteristica principale dei dispositivi EnOcean è quella di comunicare con un protocollo wireless e a recupero energetico. In sostanza, i sensori e gli attuatori wireless EnOcean catturano energia dall’ambiente circostante sfruttando la tecnica dell’Energy Harvesting, ovvero si autoalimentano traendo energia da movimento, vibrazioni, pressione, illuminazione e differenze di temperatura. Oltre a generare notevoli risparmi energetici, la tecnologia wireless EnOcean consente di ridurre i costi di installazione, poiché di fatto azzera le operazioni di cablaggio. “Le caratteristiche funzionali dei dispositivi EnOcean Thermokon ci hanno consentito di aggirare brillantemente i vincoli strutturali dell’edificio. Inoltre, il fatto che la scuola avesse già una rete strutturata - vi sono numerose lavagne multimediali, una rete wifi per studenti e docenti ecc. - ci ha agevolato nella realizzazione del sistema”

Con Beckhoff un’unica CPU per tutto A livello di centrale termica è stata scelta una soluzione cablata. Il fulcro del sistema risiede in un controllore Beckhoff CX5120, la cui potenza e flessibilità hanno consentito a CTI Sistemi di gestire l’intera applicazione avvalendosi di un unico hardware, tanto per il controllo, quanto per la supervisione. “L’applicazione di supervisione è stata sviluppata avvalendoci della nostra piattaforma software, un vero e proprio sistema di building & energy management system che si integra perfettamente con l’architettura Beckhoff. Al di là delle normali funzionalità SCADA, offre una serie di funzioni avanzate di power management e quality monitoring che gli impiantisti possono configurare graficamente”, afferma Fabrizio Camagna.

fig. 3: Controllore CX5120 e dispositivi di campo

Al CX5120 installato in centrale termica si affiancano alcune CPU CX9020, dedicate all’esecuzione dei loop di regolazione (circa trecento) e alla gestione di tutti i dispositivi EnOcean Thermokon che si trovano installati nel complesso. Essendo un’applicazione basata su interfaccia web, l’accesso può essere effettuato da qualsiasi PC remoto, via smartphone o tablet mediante app. “Grazie ai servizi di comunicazione e web-server messi a disposizione dai controller Beckhoff, abbiamo sviluppato un’applicazione molto efficace e semplice da utilizzare. In questo modo la direzione dell’istituto può monitorare i consumi e fare una vera e propria supervisione funzionale d’impianto, impostando gli orari, le curve di temperatura, accendendo o spegnendo direttamente le varie zone (es. la mensa, la Chiesa ecc..). È possibile così verificare in tempo reale lo stato dei consumi attraverso un intuitivo cruscotto”, continua Fabrizio Camagna.

PLC e Windows per noi un’accoppiata vincente Pur utilizzando i servizi di comunicazione IoT, la caratteristica dell’applicazione è quella di avvalersi di un server interno sul quale convogliare tutti i dati e al quale collegarsi da remoto anche per operazioni di assistenza. “La nostra esigenza era quella di trovare un prodotto che ci consentisse di migrare il nostro sistema, originariamente sviluppato per il mondo cloud, in un’architettura basata su web server locale”, spiega

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fig. 4: L’architettura di sistema con la soluzione Beckhoff

Fabrizio Camagna. “La combinazione dei mondi PLC e Windows offerti da Beckhoff in un unico sistema ha per noi rappresentato la soluzione perfetta, un ambiente unico all’interno del quale sviluppare in maniera sinergica l’intera applicazione, integrando il nostro knowhow, sfruttando appieno le potenzialità di TwinCAT, in particolare quelle della comunicazione”. La disponibilità di librerie PLC, DLL, e svariate interfacce, ha reso possibile integrare in maniera semplice e diretta dispositivi di terze parti: ad esempio gli attuatori installati in centrale termica, le servo valvole EnOcean montate sui termosifoni, i misuratori di temperatura wireless distribuiti nelle diverse zone, o le schede di I/O installate nel quadro di controllo. Il sistema Beckhoff gestisce infatti tutti i principali standard di comunicazione, come DALI, BACnet, KNX/EIB, EnOcean, DMX e molti altri.

Architettura scalabile e indipendente dall’applicazione “La scalabilità dell’architettura, con la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di CPU equipaggiate con processori standard, offre una libertà di scelta

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senza eguali”, sottolineano unanimemente Fabrizio e Luca Camagna. “Ciò permette di scegliere la taglia del controllore più consona all’applicazione, con la possibilità di espandere il sistema, monitorare la rete elettrica, gestire gli scenari o i servizi luce/audio/video di un auditorium grazie alle caratteristiche della tecnologia Beckhoff. Tutte opzioni che potrebbero essere tranquillamente implementate senza particolari vincoli o criticità”.

Risultati di efficientamento L’impianto è stato dotato di un sistema di misura dei consumi in tempo reale in confronto continuo con i consumi pregressi. “Dopo il secondo anno, il sistema ha fatto registrare un consumo di gas metano inferiore del 40.5% rispetto al periodo di riferimento base del benchmark” afferma Fabrizio Camagna, “con oltre 100 tonnellate di CO2 non immesse in atmosfera”. La lungimiranza da parte Collegio San Giuseppe – Istituto De Merode e la tecnologia applicata da CTI Sistemi, hanno creato la giusta sinergia per un progetto di successo e dai risultati misurabili.



Plastic Metal presenta

la prima macchina full electric senza accumulo di olio basata su tecnologia MOOG 32

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La nuova pressa a iniezione garantisce prestazioni comparabili a quelli dei modelli ibridi assicurando più efficienza, consumi energetici ridotti del 30% e costi di manutenzione prossimi allo zero. Con questo annuncio, l’azienda leader del distretto della plastica del Veneto introduce una tecnologia innovativa ad alta competitività per tutte le aziende che operano nella produzione di materiali termoplastici. Il sistema a iniezione utilizza l’esclusivo attuatore “oil-embedded” di MOOG, eliminando la necessità di disporre di centraline e tubazioni complesse per la gestione dell’oleodinamica.

Alte prestazioni, efficienza energetica e bassi costi di manutenzione. È possibile coniugare tutte queste caratteristiche in una macchina elettrica per lo stampaggio di componenti termoplastici? Le risposte che sono finora arrivate dal mercato non sono state pienamente soddisfacenti. Soprattutto nell’ambito dei sistemi a iniezione. Per sostenere prestazioni importanti, e ovviare alla strutturale inferiorità di potenza dell’elettrico, si sono infatti per lo più utilizzate soluzioni ibride elettriche-idrauliche.

Grazie alla disponibilità di tecnologie innovative le cose possono però cambiare. Lo dimostra quanto è stato realizzato da Plastic Metal in collaborazione con MOOG: la macchina full electric rispondente ad esigenze di produzione diversificate e complesse è infatti da oggi una realtà. Ed è un qualcosa che cambia radicalmente lo scenario di mercato, creando le premesse per nuovi investimenti finalizzati a una produzione di qualità economicamente vantaggiosa e sostenibile. www.newsimpresa.it

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Zero costi di manutenzione La nuova pressa full electric è la prima a garantire le stesse prestazioni di modelli ibridi assicurando più efficienza, consumi energetici ridotti del 30% e costi di manutenzione prossimi allo zero. La pressa è inoltre perfettamente allineata al paradigma Industria 4.0 ed è quindi nativamente digital-ready. E’ previsto controllo via Plc e può essere connessa ai sistemi informatici di fabbrica. Grazie a una sensorizzazione intelligente è inoltre possibile attuare servizi di monitoraggio dei parametri di processo, on premise e in remoto, o implementare servizi di manutenzione preventiva o predittiva.

percorso che apre a nuove opportunità di business poiché il full electric introduce un potente elemento di competitività per tutte quelle aziende che sono alla ricerca di tecnologie machinery in grado di assicurare prestazioni di alto livello in ambienti di produzione diversificati.

L’attuatore MOOG elimina la complessità e i costi associati alla gestione dell’olio La nuova pressa utilizza l’esclusivo attuatore elettro-idrostatico Epu di MOOG che, in virtù di una componente oleodinamica a circuito chiuso, elimina la necessità di disporre di centraline idrauliche e di tubazioni complesse normalmente utilizzate in sistemi idraulici e ibridi. L’utilizzo dell’attuatore MOOG di nuova generazione, tecnologia già ampiamente testata e comprovata in altri settori del mercato, permette inoltre di ridurre gli spazi di ingombro degli impianti evitando tutte le complicazioni e i costi manutenzione che derivano dall’avere sistemi oleodinamici dedicati.

Innovazione di prodotto e ciclo di vita tre volte superiore alla media del mercato

Superperformante, resistente e affidabile per una produzione diversificata La nuova generazione elettrica 4.0 è quindi arrivata. È superperformante, resistente e affidabile. Non prevede nessuna meccanica di tipo idraulico per l’accumulo di olio, cosa di cui invece è necessario disporre nei sistemi ibridi per assicurare adeguata potenza all’unità di iniezione. Per Plastic Metal, è l’inizio di un

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Per Plastic Metal l’introduzione del nuovo prodotto rappresenta un vero e proprio punto di svolta sia da un punto di vista d’innovazione, sia a livello di strategia industriale. Ed è un prodotto che si inserisce in un segmento di offerta con un fattore differenziante e competitivo significativo. L’alta qualità della componentistica MOOG utilizzata così come l’alto valore ingegneristico costruttivo del gruppo vicentino permettono di proporre sul mercato una delle macchine elettriche con il miglior total cost of ownership e un ciclo di vita che è tre volte superiore alla media del mercato.


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La nuova pressa full electric di Plastic Metal è la prima a garantire le stesse prestazioni di modelli ibridi assicurando più efficienza, consumi energetici ridotti del 30% e costi di manutenzione prossimi allo zero Un innovativo fattore di competitività. Oltre l’ibrido e il packaging La disponibilità del modello full electric è coerente con la tradizione di alta qualità tecnologica ed ingegneristica che ha da sempre contraddistinto la storia di Plastic Metal. La nuova pressa complementa quindi l’offerta di macchine ibride, la serie Multi Power, che il gruppo vicentino ha introdotto sul mercato a partire dai primi anni duemila. L’azienda leader del distretto della plastica del Veneto riesce a soddisfare le esigenze degli stampatori che lavorano nel setto-

re del pagkaging o che producono prodotti tecnici complessi, quali componentistica elettrica, medicale o per l’automotive.

Prestazioni e affidabilità con componentistica “world class” Le caratteristiche vincenti della nuova pressa sono frutto della collaborazione vincente con MOOG e dell’innovazione continua che Plastic Metal ha da sempre perseguito nel corso della sua storia, consapevole del fatto che la competitività è strettamente dipendente dalla capacità di rendere disponibile tecnologia performante e, allo stesso tempo, di grande affidabilità. Un atteggiamento e una predispoiszione che non è mai stata frutto di improvvisazione ma di attente valutazioni tecniche e di mercato poiché il management non ha mai voluto venir meno al proprio fattore competitivo e identitario basato su macchine con performance garantite da componentisca “world class”.

Punti di forza e vantaggi della nuova macchina »» Macchina no oil, l’oleodinamica è integrata nell’attuatore MOOG »» Consumi energetici ridotti del 30% »» Costi di manutenzione prossimi allo zero »» Performance garantite da componentisca “world class”. »» Macchina digital ready allineata a requisiti Industria 4.0 »» Ciclo di vita tre volte superiore alla media del mercato. »» Prestazioni di alto livello in ambienti di produzione plastica diversificati. www.newsimpresa.it

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Motori e servomotori MOOG

L’eccellenza produttiva e ingegneristica del sito di Casella 36

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Know-how industriale e competenze progettuali garantiscono flessibilitĂ e customizzazione nello sviluppo e produzione di soluzioni machinery di tipo idraulico, elettrico o ibrido. Ray Walsh e Gianfranco Costa, rispettivamente site manager e operation manager dello stabilimento, spiegano i punti di forza della facility.

Ray Walsh, site manager

Gianfranco Costa, operation manager

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possibilità che derivano dall’essere parte di un gruppo ampio come quello di MOOG ci mette nella condizione di poter integrare le più diversificate componenti - che fanno riferimento allo stack tecnologico del controllo di movimento - all’interno di soluzioni da noi sviluppate. Non solo, i nostri prodotti sono sviluppati per essere integrati nelle so-

La sede produttiva MOOG di Casella, in provincia di Genova, sviluppa e produce motori e azionamenti standard e su misura per il mercato globale. La sede si estende su una superficie complessiva di 33mila metri quadrati, tra area coperta e scoperta, e opera con un organico di circa 100 dipendenti. Da sempre impegnata nello sviluppo di soluzioni per il motion control, MOOG assicura ai clienti, in ogni momento e per ogni necessità, sistemi completi basati su tecnologie elettriche, idrauliche o ibride, garantendo elevati livelli di produttività e redditività. I tecnici MOOG dello stabilimento di Casella lavorano a stretto contatto con i costruttori di macchine, secondo un approccio technologically neutral, al fine di individuare la tecnologia più idonea alla sua destinazione d’uso. Secondo Ray Walsh, site manager di Casella i punti di forza e i differenziali competitivi di MOOG sono rappresentati dalla capacità di lavorare a stretto contatto con i costruttori di macchine per fornire il giusto mix di tecnologie elettriche, idrauliche e ibride.

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“È un approccio, spiega Walsh, che ci permette di assicurare performance e affidabilità di altissimo livello nell’ambito delle macchine per stampaggio a iniezione e soffiaggio delle materie plastiche, del packaging e del metal forming”.

luzioni sviluppate da altre business unit di MOOG. È un approccio di system integration che ci permette di mettere a punto soluzioni altamente diversificate e personalizzate sfruttando la totalità delle risorse e del know how di MOOG ”.

System integration per il motion control

Flessibilità e customizzazione spinta

“La nostra lunga esperienza nel campo dei motori e dei controlli elettronici fa sì che si possano sviluppare nuove soluzioni all’altezza delle aspettative dei clienti”, commenta Walsh. “Il fatto di poter unire questa nostra esperienza con le

“Saper essere flessibili, customizzare le soluzioni per rispondere al meglio alle esigenze applicative dei clienti, è questo il punto di forza di MOOG”, afferma Gianfranco Costa, operation manager del sito produttivo. Ecco quindi la capaci-


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tà di saper lavorare su tecnologie diversificate, idrauliche, elettriche o ibride individuando la soluzione migliore all’interno di una pluralità di alternative ingegneristiche. “Il nostro differenziale competitivo è proprio nella customizzazione. Riusciamo infatti a dare il meglio di noi stessi nelle situazioni in cui il cliente ci chiede di supportarlo nella realizzazione di un’idea unica poiché, pur avendo una conoscenza dell’architettura di macchina complessiva, non possiede il know-how che gli permette di intervenire per risolvere criticità e problemi specifici e di dettaglio. Il confronto a livello tecnico permette di individuare la soluzione ottimale per il raggiungimento degli obiettivi che si sono definiti. Sono vantaggi che non possono trovare riscontro in implementazioni che si basano sull’utilizzo di componenti standard. Il nostro punto di forza è l’ingegnerizzazione della soluzione”.

I vantaggi di essere parte di un gruppo globale “Essere parte di MOOG vuol dire poter contare su una ricchezza di supporto e sinergie tecnologiche incomparabili, dice Walsh “Siamo in grado di proporre soluzioni che si avvalgono di best practice di livello internazionale. Tutto questo comporta capacità straordinarie in termini di integrazione di motori, drive e attuatori all’interno dell’architettura di macchina. È un qualcosa che non sarebbe possibile utilizzando prodotti standard ed è un qualcosa che si traduce nel fornire soluzioni completamente

customizzate. Solo quando si è in grado di mettere insieme tutti i pezzi in modo originale si è capaci di assicurare un livello di performance e di valore per il cliente. Insomma, il valore della nostra soluzione è maggiore della somma delle singole componenti. Altro nostro punto di forza è il supporto esteso all’intero ciclo di vita della macchina, mediamente superiore a quello dei nostri concorrenti. Si può oggi comprare cinese, risparmiare sul costo del prodotto, ma la differenza che noi garantiamo è sostanziale. La maggiore longevità del supporto prodotto è un modello che deriva dalla nostra esperienza nel campo aerospaziale e difesa. Un modello che abbiamo esteso al mondo industriale”.

Tecnologia idraulica, elettrica o ibrida? “Le nostre soluzioni – spiega Walsh - possono prevedere l’utilizzo di una delle diverse tipologie di automazione poiché, per quanto da tempo si affermi che l’elettrico sia destinato diventare la soluzione dominante, continua a esistere, per una molteplicità di fattori ed esigenze, una domanda assolutamente diversificata. Alcuni clienti continueranno a preferire l’idraulico perché quella è la loro identità, alcuni privilegeranno l’elettrico o l’ibrido per questioni di efficienza e consumi energetici”. Cambia il modo di produrre le macchine in virtù di una sempre maggiore affermazione dell’IoT? “Certo, tutto questo influisce su tutta la parte di

funzionalità elettroniche che devono essere supportare per garantire una comunicazione e acquisizione dati in locale o remoto. Sono tecnologie emergenti che diventano progressivamente parte dell’ecosistema industriale e che presuppongono la produzione di machine digital ready”.

Know-how e competenze a copertura dell’intero ciclo di sviluppo prodotto “La nostra capacità in termini di ingegnerizzazione della soluzione deriva dall’integrazione all’interno di uno stesso sito produttivo di risorse con competenze avanzate in ambito elettronico e meccanico”, spiega Costa. “Sotto uno stesso tetto abbiamo le competenze per realizzare la soluzione ottimale per il cliente. Nel sito MOOG di Casella abbiamo tutta l’expertize a supporto del ciclo sviluppo prodotto: dalla progettazione meccanica ed elettrica fino ad arrivare alla fase di produzione, dall’idea di sviluppo del primo prototipo alla produzione industriale fino all’istallazione e all’assistenza post-vendita. Insomma, il cliente può trovare in MOOG un unico punto di riferimento per soddisfare le richieste e le esigenze complessive che possono nascere in una qualsiasi fase progettuale”.

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HMS Networks, come estrarre valore dall’Industrial IoT L’Industrial IoT (IIoT) è una potente leva di trasformazione dell’ambiente industriale e manifatturiero. Manutenzione predittiva e Condition Based Monitoring (Cbm) possono infatti ridurre i costi e migliorare

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l’efficienza operativa. Soluzioni di questo tipo - ampiamente accessibili da parte di qualsiasi azienda, grazie all’ampia disponibilità di tecnologie abilitanti - contribuiscono ad evitare fermi macchina, ottimiz-


H MS C o m pan y t o Wat c h

Hans Larsson, Chief Commercial Officer di HMS Networks

Le infinite possibilità che derivano dall’utilizzo dell’IIoT mettono gli end user e i costruttori di macchine nella condizione di ridurre costi, acquisire aumenti di produttività e definire nuovi modelli di business. In un ecosistema di questo tipo è però essenziale garantire un’efficiente interoperabilità tra protocolli di comunicazione eterogenei. Intervista ad Hans Larsson, Chief Commercial Officer di HMS Networks, la multinazionale svedese fornitore leader di soluzioni per la comunicazione industriale.

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zando al tempo stesso i processi esistenti. Non solo, per i costruttori di macchine si aprono opportunità per definire nuovi modelli di business associati alla componente di servizio. Cosa cambia con l’affermazione dell’IIoT? Se nel passato le aziende manifatturiere interessate ad incrementare la propria capacità produttiva concentravano gli investimenti nell’acquisto di nuove macchine, oggi è verosimile ipotizzare di estrarre maggiore potenza di fuoco attraverso soluzioni di Condition Based Monitoring. Implementando in modo corretto questa tecnologia ci si può infatti accorgere che, agendo opportunamente sia sul fronte della manutenzione preventiva sia sul fronte dell’efficienza di processo, è possibile ottenere aumenti di produttività di un ordine percentuale di assoluta rilevanza. Insomma, chi investe in IioT può realizzare ritorni di investimento davvero interessanti. Armonizzare, semplificare e potenziare l’interoperabilità tra protocolli di comunicazione eterogenei. È questa la vostra missione? Sì, in uno scenario di questo tipo il nostro ruolo è quello di fluidificare tutta la comunicazione associata all’IIoT, garantendo interoperabilità tra macchine e dispositivi che utilizzano differenti protocolli trasmissivi. Come emerge dal nostro ultimo rapporto sullo stato delle reti industriali, è in atto da tempo una progressiva polarizzazione verso la connettività Ethernet mentre si registra un calo delle connessioni fieldbus e un’affer-

e Modbus-TCP così come quella delle componenti abitualmente raggruppate nella categoria “altre reti Ethernet”. Come spiega la progressiva e costante affermazione dell’Ethernet Industriale? La transizione verso Ethernet industriale è guidata dalla necessità di alte prestazioni così come dall’integrazione tra Operational Technology e Information Technology. Tendenza che viene per l’appunto amplificata dalla progressiva ascesa dell’IIoT. Nel 2018 l’Industrial Ethernet ha per la prima volta superato i bus di campo tradizionali. La crescita continua anche nel 2019 con la previsione di un incremento approssimativo del 20%. Le reti Ethernet industriali rappresentano il 59% del mercato globale rispetto al 52% dell’anno scorso. Tuttavia il mercato appare ancora molto frammentato… Vero. L’Ethernet industriale non si è mai standardizzata su un’unica tipologia di rete. Proprio come i bus di campo, vi sono utilizzi diversi a seconda dell’applicazione industriale. Oggi è EtherNet/Ip a rappresentare la quota più importante (15% del mercato). Segue a stretto giro Profinet (14%) e poi EtherCat (7%), Ethernet Powerlink (5%) e Modbus-Tcp (4%). Come appare evidente lo stack di comunicazione industriale è tutt’altro che omogeneo. Il motivo è dovuto all’esistenza di più “domini di rete” e al fatto che, all’interno di ciascuno di questi, esiste una ulteriore eterogeneità. Ecco, le nostre soluzioni infrastrutturali Anybus,

Anybus gestisce la connettività fieldbus, sia con soluzioni embedded sia con soluzioni gateway, rendendo possibile la convergenza IT-OT che sottende un’ecosistema industriale IIoT mazione del wireless. Quest’ultimo segmento è ancora minoritario in valore assoluto ma esprime di anno in anno le crescite più interessanti. Per quanto riguarda Ethernet, positiva è la crescita di standard consolidati come Ethernet/Ip, Profinet, EtherCat, Powerlink

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Ixxat ed Ewon - servono da collante degli ecosistemi di comunicazione industriali, rispondendo in pieno alle esigenze di interoperabilità tra i differenti livelli dello stack applicativo IIoT: dal field all’edge, dall’edge al cloud e viceversa.


H MS C o m pan y t o Wat c h

Soluzioni “IIoT based” di Condition Based Monitoring contribuiscono ad evitare fermi macchina, ottimizzando al tempo stesso i processi esistenti. Qual è la funzione della tecnologia Anybus? Anybus gestisce la connettività fieldbus, sia con soluzioni embedded sia con soluzioni gateway, rendendo possibile la convergenza IT-OT che sottende un’ecosistema industriale IIoT. La cosa interessante è che il gateway diventa una componente sempre più strategica all’interno delle architetture di rete IIoT. I dispositivi Anybus possono funzionare come “pure gateway” ma possono esssere anche programmati. Certo, non con la flessibilità di un plc, ma è possibile integrare funzionalità di algoritmi di intelligenza artificiale sviluppati e codificati in cloud. È un fatto ormai assodato: in virtù di una diffusa esigenza di capacità elaborativa a livello di prossimità, l’intelligenza software, quando possibile, viene migrata dal cloud all’edge. Quest’ultimo livello, grazie a una costante ottimizzazione di memorie e cpu, riesce a soddisfare gran parte delle istanze applicative di Condition Based Monitoring.

Fieldbus perde terreno

I tradizionali bus di campo iniziano a perdere terreno in termini di nuovi nodi installati. Nel 2018 si è registrata una contrazione del 6%. Il bus di campo dominante è ancora Profibus che detiene il 10% del mercato mondiale, seguito da CC-Link al 6% e Modbus-Rtu al 5%. È una ovvia conseguenza della crescita di Ethernet. Da alcuni anni si assiste infatti al passaggio da Profibus a Profinet, da Devicenet a Ethernet IP, da Modbus a Modbus Tcp e così via.

Il wireless prende il volo

Le reti wireless registrano una crescita pari al 30% e rappresentano il 6% del mercato globale. La tecnologia più popolare è la Wlan, seguita dal Bluetooth. Il wireless è sempre più utilizzato dai costruttori di macchine e dagli integratori di sistemi per realizzare nuove ed innovative architetture di automazione. Gli utenti possono ridurre il cablaggio e creare nuove soluzioni per la connettività e il controllo. Si assiste inoltre ad un aumento delle attività a livello mondiale relative alle tecnologie cellulari (reti private LTE/5G) che vengono visti come fattori abilitanti la produzione intelligente e flessibile delle fabbriche. www.newsimpresa.it

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L’AI sta diventando una leva straordinaria per lo sviluppo di nuove soluzioni IoT basate su big data e analytics. Ma per coglierne i frutti devono essere messe a fattore comune competenze e capacità diversificate: ingegneristiche, di processo e di data analysis. Intervista a Loren Shure, Consulting Application Engineer di MathWorks. Nell’ambito scientifico e ingegneristico MathWorks è diventato l’alleato naturale per tutti coloro che nel mondo hanno necessità di utilizzare soluzioni per la modellazione matematica e la simulazione. In questo scenario le soluzioni MathWorks sono rappresentate dai due fondamenti tecnologici che la società ha sviluppato nel corso del tempo ovvero MATLAB e Simulink. Una realtà, quella di MathWorks, che vanta più di 4 mila dipendenti a livello globale, con un core business, storicamente rappresentato dal mercato automotive e aerospace, che sta oggi rapidamente estendendosi a tutti quei settori interessati a introdurre un nuovo livello di automazione grazie all’implementazione di logiche di intelligenza artificiale – quali machine e deep learning - in uno scenario di big data

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Loren Shure, Consulting Application Engineer di MathWorks

analytics. Ne abbiamo parlato con Loren Shure, Consulting Application Engineer di MathWorks intervenuta nel corso dell’ultimo MATLAB Expo Italia. Quale valore può essere attribuito all’intelligenza artificiale? L’intelligenza artificiale (AI) si afferma sempre più come tecnologia trasformazionale e rappresenta una leva formidabile per la realizzazione di soluzioni avanzate che fanno riferimento a prodotti o sistemi connessi. Tuttavia, siamo di fronte a un qualcosa di inedito sul quale si deve essere capaci di acquisire una governance di progetto che implica l’integrazione di domini di conoscenza diversi. Intelligenza artificiale significa inoltre acquisizione di una sempre maggiore


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Il potere trasformazionale dell’intelligenza artificiale www.newsimpresa.it

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Siamo di fronte a un qualcosa di inedito sul quale si deve essere capaci di acquisire una governance di progetto che implica l’integrazione di domini di conoscenza diversi. autonomia funzionale poiché la conoscenza di un certo fenomeno può mettere in moto delle reazioni prestabilite e non solo dare un supporto decisionale. In ambito industriale l’intelligenza artificiale permette, per esempio, di realizzare soluzioni di manutenzione predittiva, creando la possibilità di fare interventi manutentivi nel momento più opportuno così da creare il minor disservizio possibile, assicurando la massima continuità operativa e una percentuale di fermo macchina tendenzialmente prossima allo zero. Vale la massima “prevenire è meglio di curare”.

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Quali peculiarità vengono introdotte con l’AI nei modelli matematici? Il percorso dell’intelligenza artificiale è iniziato a partire da coloro che sviluppavano modelli matematici per replicare il modo in cui funziona il nostro cervello. Non a caso nel deep learning si utilizzano reti neurali. In generale oggi l’AI è utilizzata per creare modelli che possano descrivere cosa succede nel mondo reale. Una differenza sostanziale rispetto a un modello matematico classico dove si applicano equazioni che servono a rappresentare una condizione presunta. L’AI entra in gioco nel momento in cui il modello deve prevedere la flessibilità necessaria per riuscire ad adattarsi al contesto di riferimento acquisendo una conoscenza originariamente non disponibile che deriva dall’esperienza reale. Di fatto l’AI viene applicata in tutti quei contesti dove non si può utilizzare la fisica per comprendere i fenomeni che accadono. Ciò significa che occorre mettere in campo competenze che vanno oltre l’ordinario? Un buon numero di progetti falliscono perché le persone non capiscono abbastanza il contesto informativo. A volte ci si lamenta perché i dati a disposizione sono troppi o troppo pochi. La questione di fondo è sapere individuare quali sono i dati corretti da cui è possibile estrapolare informazioni che possono consentire di acquisire una conoscenza per supportare decisioni strategiche. Significa poter contare su persone in grado di porre le domande giuste per avere risposte coerenti con l’obiettivo prefissato. Molte aziende hanno portato al proprio interno gruppi di data scientist poiché ritenevano essenziale disporre di capacità e abilità nella parte di modellazione dei dati. Si sono poi però rese conto che quelle capacità non potevano da sole rispondere alle nuove sfide ma dovevano essere sinergiche all’esperienza di processo e alle capacità ingegneristiche presenti in azienda. Insomma, è il gioco di squadra che può fare la differenza. Certo, l’esito positivo di questi progetti dipende poi dall’avere a disposizione i tool di sviluppo coerenti con gli obiettivi applicativi. Valgono infine considerazioni di business ovvero riuscire a capire quanto il prodotto è adatto al mercato.


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È possibile fare qualche esempio? Un’azienda lattiero-casearia voleva utilizzare tecniche di intelligenza artificiale per analizzare i processi produttivi, creare efficienza di processo e migliorare la qualità del prodotto. Si è quindi iniziato a mettere a fattore comune dati provenienti da impianti produttivi diversi per poi accorgersi che l’enorme quantità di dati raccolti non evidenziavano un’informazione coerente con le aspettative. Il modello cui si faceva riferimento era troppo generico. Sia da un punto di vista dello storico analizzato sia da un punto di vista dell’oggetto dell’indagine che prendeva in considerazione linee di produzione che presentavano proprie specificità. Si è quindi deciso di restringere l’indagine a ciascuna singola realtà produttiva limitando l’orizzonte temporale a un solo anno, analizzando una quantità di dati più limitata e specifica rispetto a quanto preventivato originariamente. Solo in questo modo si sono riusciti a ottenere informazioni utili e coerenti con gli obiettivi del progetto. Si era creata la consapevolezza che il modello di intelligenza artificiale doveva essere predisposto avvalendosi di una pluralità di competenze e conoscenze, che risiedevano all’interno dell’ambiente di produzione e che dovevano trovare una interpretazione a livello di modellazione matematica. Domini di conoscenza diversi dovevano necessariamente essere integrati e condivisi.

Un modello AI deve prevedere la flessibilità necessaria per adattarsi al contesto di riferimento acquisendo una conoscenza originariamente non disponibile che deriva

Quali sono i consigli che si sente di dare agli sviluppatori software? Una cosa che si deve imparare è che non si deve reinventare la ruota. La metafora invita tutti coloro che sono coinvolti nello sviluppo di codice a individuare innanzitutto quali sono le librerie software di base - già disponibili e ampiamente provate nel settore o ambito di riferimento applicativo - focalizzando il proprio impegno nello sviluppo di componenti dedicate. Progetti che utilizzano tool open source incontrano difficoltà ad essere pienamente realizzati perché non riescono ad essere integrati nel modo corretto nel workflow tipicamente associato a un determinato processo manifatturiero o industriale. Noi lasciamo liberi di utilizzare gli strumenti preferiti ma diamo possibilità di integrare il tutto in un framework coerente e completo. Altro punto di attenzione è la simulazione. Quando si tratta di produzioni ingegneristiche avvalersi sempre di tool di simulazione che possano offrire una costante verifica delle implementazioni effettuate. In questo modo una startup è riuscita a mettere a punto un progetto di un veicolo autonomo pensato per essere utilizzato all’interno di una struttura residenziale per anziani in soli tre mesi. Come influisce il rapporto con il contesto applicativo? Interazione tra modello fisico e contesto di riferimento è di massima importanza poiché si deve avere la capacità di intervenire in conseguenza dei cambiamenti o delle informazioni supplementari che si è in grado di acquisire dallo spazio in cui il prodotto/soluzione opera. Un esempio in ambito ospedaliero dove è stata messa a punto una soluzione che permettesse di avere informazioni dettagliate sullo stato del paziente, consentendo al personale di intervenire in caso di criticità. Al letto dei pazienti erano stati installati una serie di sensori in grado di monitorare le più diverse funzioni vegetative – frequenza cardiaca, ritmo della respirazione, movimenti del corpo. In questo modo il paziente poteva essere soccorso o aiutato nelle situazioni più a rischio.

dall’esperienza reale.

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Con EcoStruxure Machine

soluzioni altamente performanti per il packaging alimentare 48

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schn ei d er el ec t r i c S o l ut i o n t o Wat c h

L’esperienza di Senzani, azienda leader nella produzione di macchinari industriali e tecnologie per l’imballaggio automatico, con le tecnologie connesse Schneider Electric.

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Per realizzare macchine sempre più efficienti, smart e dalle massime prestazioni, oltre che compatte a livello dimensionale, Senzani ha creato un’architettura modulare, che velocizza i tempi di commercializzazione e messa in servizio presso i clienti finali; soluzioni per la manutenzione all’avanguardia e flessibilità dell’architettura, inoltre, facilitano la realizzazione di upgrade o Senzani, azienda leader nella produzione di macchinari industriali e tecnologie per l’imballaggio automatico attiva in Italia da oltre 65 anni, ha scelto le tecnologie di automazione connesse Schneider Electric, con la piattaforma e architettura EcoStruxure, per realizzare macchinari altamente performanti, innovativi e in grado di contribuire alla sostenibilità ambientale, riducendo il consumo di energia e risorse. Da sempre Senzani fornisce ai suoi clienti soluzioni personalizzate, che consentono loro di aumentare in piena sicurezza la capacità produttiva. L’azienda anticipa le esigenze emergenti sul mercato, come ad esempio la crescente richiesta di sostenibilità ambientale, realizzando macchine che rispondono a questi obiettivi “green” e consentono, allo stesso tempo, di migliorare l’efficienza operativa complessiva dei processi di produzione e confezionamento. Creando trasparenza nell’uso dell’energia e delle risorse, nascono nuove opportunità per individuare eventuali sprechi ed eliminarli, in un’ottica di miglioramento continuo.

Con EcoStruxure Machine le macchine di Senzani si trasformano in Smart Machine, più sicure, più connesse, più flessibili ed energicamente più efficienti. 50

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integrazioni. Gli elementi principali di questa architettura provengono dall’offerta di automazione PacDrive di Schneider Electric, dedicata al mondo del packaging. Sono utilizzati elementi di controllo quali i PLC di sicurezza integrati; per l’I/O è adottato il sistema modulare TM5; per l’azionamento, si scelgono servomotori ILA con azionamento integrato, che garantiscono vantaggi sia in termini di prestazioni sia di compattezza. Attraverso una soluzione software SCADA, inoltre, si fornisce un accesso rapido e immediato alle informazioni della macchina. Le caratteristiche di tali soluzioni sono esaltate e amplificate dall’utilizzo della piattaforma EcoStruxure di Schneider Electric, che consente di mettere in comunicazione i tre diversi livelli che compongono i sistemi di automazione – prodotti connessi, controllo locale, Apps e Analytics. È grazie a questo che le macchine Senzani si trasformano in Smart Machine più sicure, più connesse, più flessibili, energicamente più efficienti e quindi più sostenibili. Un’applicazione con questa architettura è stata realizzata presso una grande azienda alimentare produttrice di pasta, la cui richiesta era quella di ottenere dalla macchina un’elevata performance a livello di gestione degli assi di movimentazione, OEE (Overall Equipment Effectiveness) e monitoraggio integrato dell’energia sulle linee. La soluzione è stata ottenuta inserendo sulla macchina un power meter in grado non solo di rilevare i consumi elettrici ma anche di monitorare eventuali anomalie, collegando questi dati al sistema di automazione tramite librerie dedicate di “Energy Management” presenti sul controllore PacDrive, in modo


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da renderli facilmente leggibili sull’ l’interfaccia HMI presente sulla macchina. I vantaggi per il cliente finale sono quindi quelli di avere ottenuto macchine high-performance con design compatto e sicurezza integrata e non ultimo con la possibilità di integrare il Digital Service attraverso soluzioni App&Analytics di realtà aumentata che consentono ai manutentori di aumentare l’efficienza e ridurre i tempi di diagnostica e risoluzione anomalie, visualizzare e accedere in tempo reale tramite l’utilizzo di un tablet ad allarmi, variabili critiche, diagnostica, accesso alla documentazione di macchina, video tutorial, procedure guidate di manutenzione, pagine web, istruzioni, diagrammi.

EcoStruxure Machine: innovazione a tutti i livelli per i costruttori di macchine EcoStruxure Machine declina per il mondo dei costruttori di macchine l’innovazione a tutti i livelli di Schneider Electric: prodotti connessi, controllo edge, app analytics e servizi integrati in un’offerta completa per costruire macchine intelligenti e innovative, capaci di garantire al cliente finale le performance richieste da un contesto competitivo sempre più sfidante. Tra i plus di EcoStruxure sicuramente c’è la possibilità di fare un passo in più, consentendo l’integrazione dei sistemi di fabbrica e degli altri sistemi che vivono intorno all’ambiente produttivo e ne garantiscono il funzionamento, come la distribuzione elettrica e le infrastrutture per l’IT industriale. Grazie a una concezione comune basata su connettività e apertura, l’ottimizzazione e l’efficientamento raggiungono livelli elevati consentendo alla digitalizzazione di permeare i processi industriali. Tra le novità più recenti in EcoStruxure Machine si annovera Modicon M262, un PLC innovativo, con spiccate caratteristiche di connettività e comunicazione, abbinate a funzionalità di motion controller, e TeSys Island, una soluzione di controllo motore intelligente, basata sull’IIoT, con funzionalità evolute in termini di raccolta dati dal campo e di facilità di installazione, di interfaccia e di programmazione. Tutto quel che serve per realizzare macchine intelligenti, più connesse, flessibili, efficienti e sicure per l’intero ciclo di vita; sfruttare cloud, analytics e app per creare servizi innovativi, che moltiplicano le opportunità di crescita per gli OEM e aumentano la soddisfazione del cliente finale. www.newsimpresa.it

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Tecnologia d’avanguardia, capacità di soddisfare le richieste dei clienti, flessibilità produttiva e supporto ingegneristico per una customizzazione spinta. Roberto Donghi, Site manager Bergamo & VS manager power screws dello stabilimento di Bergamo, spiega in quale modo l’azienda riesce a mantenere alta la competitività in un mercato dalle dinamiche sempre più complesse. Lo stabilimento MOOG di Bergamo, situato nell’area industriale di Presezzo, rappresenta un esempio di eccellenza tecnologica per la progettazione e produzione di viti a ricircolo di sfere e di viti a rulli satelliti. Grazie a continui investimenti in macchinari di nuova generazione, un’intelligente ed efficiente organizzazione dei processi, lo stabilimento riesce oggi a garantire un livello qualitativo e una rapidità di produzione senza precedenti.

Investimenti milionari per una nuova competitività «Nel corso degli ultimi anni sono stati effettuati investimenti superiori a 6 milioni di euro. Una cifra di assoluto rilievo che ha consentito l’acquisizione di macchinari e tecnologia d’avanguardia valorizzando al tempo stesso le risorse produttive e ingegneristiche», afferma Roberto Donghi, Site manager Bergamo & VS manager power screws. «Nella produzione delle viti disponiamo di macchinari che corrispondono allo stato dell’arte della lavorazione. Oltre all’innovazione tecnologica, che è da sempre il carattere distintivo di MOOG, il vero differenziale competitivo è rappresentato dalla capacità di rendere flessibile la produzione coerentemente con le richieste dei clienti. In tutti questi anni abbiamo dimostrato che know-how, esperienza e innovazione sono gli ingredienti che permettono di far crescere la competitività».

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Velocità e personalizzazione, i segreti del successo Time to market e customizzazione sono elementi chiave della proposizione d’offerta. E’ da questi presupposti che si è andato configurando il modello di business di MOOG. «Velocità produttiva e personalizzazione sono i fattori che stanno determinando il nostro successo in questo mercato. Le nostre linee di produzione viaggiano continuamente a pieno ritmo per sostenere ordinativi in continua crescita . Il numero di clienti è in costante aumento così come il volume di produzione. Anche nel corso degli ultimi trimestri, pur in presenza di un contesto economico tendenzialmente recessivo, siamo riusciti ad esprimere una dinamica di crescita estremamente positiva. Siamo convinti che le modalità innovative con le quali ci confrontiamo con il mercato ci permetteranno di espandere ulteriormente la nostra attività».


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I segreti del successo di MOOG

nella produzione delle viti a rulli e a sfere

ROBERTO DONGHI, Site Manager dello stabilimento MOOG di Bergamo

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Un fatturato in crescita costante La velocità di consegna e il saper reagire con tempestività ai bisogni del cliente sono diventate le carte vincenti di MOOG. La progressiva affermazione della capacità produttiva e ingegneristica trova riscontro negli economics dello stabilimento: fatturato più che raddoppiato negli ultimi anni con un volume d’affari che va a soddisfare sia la domanda interna sia quella internazionale, poiché essere parte di MOOG vuol dire poter confrontarsi con le opportunità che derivano da una presenza globale.

Mercato domestico e internazionale «Moog sostiene le sfide competitive del mercato con la sua specifi-

ca identità. In particolare, il nostro approccio customer oriented, ha premiato la nostra capacità di indirizzare e incrementare la domanda delle aziende italiane, che hanno necessità di avere partner in grado di soddisfare brevi time to market e capacità di intervento personalizzato. L’elevata flessibilità che siamo riusciti a raggiungere ci permette di rispondere ai bisogni dei clienti in un mercato sempre più variabile e indipendente».

Emergency e Contingency, i piani di intervento per ottimizzare il time to market Due le iniziative avviate da MOOG per migliorare sensibilmente il time to market: Emergency e Contingency, che assicurano la massima rapi-

Esempio di possibili personalizzazioni »» Passo e diametro della vite »» Terminali della vite (sedi cuscinetto, filetti metrici, cave, chiavi di manovra, fori in testa) »» Personalizzazione della chiocciola (forma, flange, accoppiamenti, numero dei circuiti, lavorazioni speciali) »» Lubrificazione (selezione del lubrificante, posizionamento fori di lubrificazione)

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»» Materiali (materiali standard e speciali, trattamenti superficiali). »» Disponibilità di soluzioni elettromeccaniche lineari integrate che includono i servomotori, attuatori, servoguide e controllori MOOG.

dità d’azione e una gestione smart delle fasi di approvvigionamento e produzione. La nuova linea di produzione progettata secondo una logica lean garantisce dei tempi di consegna minori rispetto allo standard di mercato. «I nostri punti di forza? La qualità del prodotto, le competenze ingegneristiche e, soprattutto, un plant snello e flessibile in grado di soddisfare le esigenze più diversificate poiché il successo dei nostri clienti rappresenta il nostro successo!».

Viti a sfere e a rulli, soluzioni per applicazioni diversificate La vite a rulli satelliti e a ricircolo di sfere sono componenti del tutto assimilabili ad organi di trasmissione. Le viti a rulli sono sistemi


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a rotolamento composti da un albero con filetto a profilo e da una madrevite filettata che contiene un determinato numero di rulli. A differenza delle viti a rulli, il funzionamento delle viti a ricircolo di sfere si basa sull’azione di rotolamento delle sfere interposte tra l’albero filettato e la madrevite, che trasforma il movimento rettilineo in rotatorio, e viceversa, producendo un minor attrito e massimizzando l’efficacia nelle applicazioni che richiedono elevati livelli di precisione. Possono essere utilizzate in macchine per l’automazione industriale che richiedono silenziosità e alta capacità di carico, nell’ambito dell’industria pesante, dell’attuazione elettromeccanica, come organi di trasmissione in macchine per il metal forming o per la lavorazione della plastica. Velocità e accelerazione - Le viti a rulli satelliti possono lavorare ad un’accelerazione di 4g, mentre il limite massimo per le viti a ricircolo di sfere è di 1g. È possibile progettare viti a ricircolo di sfere capaci di sopportare maggiori accelerazioni, tuttavia il costo più elevato non è giustificabile per molte applicazioni e tali viti progettate ad hoc non riescono comunque ad avere le prestazioni delle viti a rulli satelliti. Resistenza alle sollecitazioni - Il maggior numero di punti di contatto nelle viti a rulli satelliti le rendono inoltre più resistenti alle sollecitazioni delle viti a ricircolo di sfere. Se un’applicazione comporta delle sollecitazioni, il consiglio è utilizzare le viti a rulli satelliti invece di viti a ricircolo di sfere aventi la stessa capacità di carico dinamico.

Customizzazione e tempi di consegna Le viti MOOG sono personalizzabili in base alla capacità di carico e prestazione dinamica, alla configurazione dei terminali della vite, alla forma, flange, accoppiamenti, al lubrificante ottimale in funzione dell’applicazione e ai materiali utilizzati. Gli ingegneri di Bergamo supportano il cliente nel determinare le dimensioni e le caratteristiche ottimali delle viti a ricircolo di sfere e a rulli satelliti per le applicazioni lineari, fino ai test sul prodotto finale. L’ingegneria è in grado di dimensionare e progettare la vite richiesta, ottimizzare l’applicazione e supportare i singoli progetti con servizi di prototipazione e di test. Le attività di produzione sono state ottimizzate in modo tale da poter soddisfare anche il più piccolo ordine di viti personalizzate, con prezzi e tempi di consegna estremamente competitivi.

Viti a rulli satellite Caratteristiche tecniche e vantaggi Diametro da 15 mm a 100 mm Passo nominale da 2 mm a 42 mm Lunghezza fino a 4000 mm Capacità di carico: Carico dinamico fino a 1250 KN Carico statico fino a 3500 KN Accelerazione fino a 40m/sec2 Numero di principi: 5-6

Viti a ricircolo di sfere Caratteristiche tecniche e vantaggi Classi ISO 3408-3 1-3-5-7 Diametro da 12 mm a 100 mm Passo da 1,5 mm a 80 mm Lunghezza fino a 6200 mm Capacità di carico Carico dinamico fino a 1450 KN Carico statico fino a 3300 KN Accelerazione 10-30m/sec2 Principio singolo o multiplo

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Le dinamiche di ogni mercato sono sempre più veloci; l’unica costante è il cambiamento. Per competere con successo la sfida risiede nella capacità di implementare modelli di business e strutture operative flessibili, efficaci ed efficienti, integrate e orientate al risultato. A tutte queste esigenze risponde il percorso formativo sul campo ACOR, percorso che è parte integrante della piattaforma di servizi MindUp for Business sviluppata da Pentaconsulting

Il mercato è cambiato; la concorrenza è cambiata; la struttura dei margini è cambiata E noi? Quanto siamo cambiati? Quanto è cambiata l’azienda in cui operiamo? Quanto ci siamo strutturati per competere con successo? L’evoluzione e la sostenibilità di un’impresa sono strettamente legate alla capacità di adattamento rispetto alle discontinuità

tecnologiche e di mercato. La sfida per le aziende consiste nell’individuare un percorso di innovazione - a livello organizzativo, tecnologico e imprenditoriale - per l’acquisizione di nuova competitività e capacità allineati agli obiettivi di business. È questo l’obiettivo del percorso formativo ACOR.

Nel contesto quotidiano il tempo sembra essere diventato la risorsa più scarsa di cui disponiamo: la sensazione è di non avere mai abbastanza tempo per fare tutto. Le attività hanno infatti raggiunto dinamiche sempre più elevate e spaziano su una molteplicità di domini diversi. Per le aziende è quindi importante di individuare le modalità

e gli strumenti più adatti per riuscire a gestire competenze estese e diversificate ottimizzando il fattore tempo. Con ACOR le aziende possono migliorare la produttività individuale e di team in termini di time management e in funzione di obiettivi, ambiente operativo e comunicazione (con i colleghi, con i reparti, con il proprio responsabile).

ACOR è un percorso FSC ed è parte integrante di MindUp for Business, l’innovativa piattaforma di servizi basata sulle mappe mentali. 56

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ACOR

ac o r M i n dup

Ambienti Collaborativi Orientati ai Risultati

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ACOR è la risposta

La chiave del successo aziendale dipende dalla capacità di creare un’organizzazione collaborativa: le aziende devono mettere le persone nella condizione di valorizzare le proprie competenze in funzione di obiettivi di business condivisi, eliminando le barriere di comunicazione che spesso esistono tra le diverse aree aziendali. Il metodo MindUp ACOR supporta le aziende ad esprimere al meglio le potenzialità in termini di competenze e innovazione creando un mindset collaborativo. Percorsi di innovazione a livello organizzativo, tecnologico e imprenditoriale per l’acquisizione di nuova competitività. Il percorso ACOR (ambienti collaborativi orientati ai risultati) rappresenta la risposta più concreta e stabile nel tempo, perché si rivolge alle persone e ad ogni singola organizzazione. Focus sulla capacità di implementazione delle attività quotidiane, secondo una programmazione strutturata, e flussi che consentono di raggiungere gli obiettivi predefiniti fanno parte integrante del percorso poiché introdurre metodi e modalità nuove, al di là di un entusiasmo iniziale, richiede un certo sforzo e continuità.

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Volontà di comprendere l’innovazione

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Orientamento al cambiamento

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Metodo e struttura

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Capacità di misurare e misurarsi

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Applicazione nel quotidiano

I risultati che si possono ottenere: »» Riduzione del 50% del tempo dedicato alle riunioni »» Riduzione del 40% dei conflitti tra team »» Incremento del 17% delle performance di Vendita »» Incremento del 25% delle decisioni in prima riunione »» Riduzione del 37% delle non conformità »» Riduzione del 18% dei mancati pagamenti dovuti a contenzioso »» Miglioramento generale del clima aziendale

MindUp for Business: valore e innovazione d’impresa ACOR è un percorso FSC ed è parte integrante di MindUp for Business (https://mindupforbusiness.it/), l’innovativa piattaforma di servizi sviluppata da Pentaconsulting (https://pentaconsulting.it/) basata sulle mappe mentali. La piattaforma offre consulenza, metodi e percorsi formativi alle imprese che vogliono giocare un ruolo da protagonista in uno scenario di mercato caratterizzato da un cambiamento costante. Obiettivo di MindUp for Business è individuare i percorsi migliori affinché le aziende possano trarre vantaggio dalle potenzialità e opportunità del


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mercato. Le modalità operative sono orientate a generare efficienza, produttività e competitività. Con MindUp for Business, Pentaconsulting aiuta i clienti a sviluppare il business della loro azienda. Tutte le attività sono basate su metodi e servizi strutturati per valorizzare ogni singola realtà organizzativa e aziendale. L’importanza del Metodo MindUp – Un approccio strutturato per generare, trasferire e capitalizzare nuovo valore. Per raggiungere obiettivi di business

Comunicazione efficace

Mappe Mentali

Cultura innovazione cambiamento

sfidanti e aumentare le performance complessive dell’azienda la tecnologia è una formidabile leva di innovazione, ma sono le persone a fare la differenza. Il Metodo MindUp è lo strumento attraverso il quale le aziende possono valorizzare il proprio capitale umano ed acquisire maggiore efficienza a livello organizzativo per affrontare con successo le sfide del mercato. Basato sulle Mappe Mentali, il metodo è stato pensato per aiutare i nostri clienti ad introdurre in azienda una cultura di innovazione e cambiamento sistemico capace di generare, trasferire e capitalizzare nuovo valore trasversalmente a tutte le aree aziendali. Le mappe mentali sono alla base di tutti i nostri percorsi di intervento e supportano le aziende nella individuazione e definizione di processi strutturati e personalizzati in una logica problem solving che deriva da oltre Metodo vent’anni di esperienza sul mercato. Goal

Competenze e capacità per un’impresa agile ed efficiente

ACOR

AD HOC

Team Collaboration Organizzazione e sviluppo del personale

La Formazione sul Campo prevede una parte teorico-pratica in aula cui fa seguito un periodo di coaching per garantire al meglio l’adozione di quanto appreso in aula. I percorsi di formazione possono essere preceduti da una fase di assessment e seguiti da un percorso di empowerment, di crescita personale e conquista della consapevolezza di sé e del proprio valore attraverso attività di Coaching individuale, Team Coaching e Counseling.

Il metodo MindUp ACOR supporta le aziende ad esprimere al meglio le potenzialità in termini di competenze e innovazione creando un mindset collaborativo. www.newsimpresa.it

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Il tuo business è il nostro target

Pentaconsulting S.r.l. Piazza Caiazzo 2 20124 Milano

Tel. +39 02 92958990 pentaconsulting@pentaconsulting.it www.pentaconsulting.it


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