Speciale St-Orso del 31 gennaio 2015

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Sant’Orso cresce di dimensioni e qualità di Luca MERCANTI

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ant’Orso cresce. E non solo numericamente, ma anche in qualitĂ e appeal. Quella di quest’anno, la numero 1015, è l’edizione che registra il record di espositori: 1183. Qualcuno è rimasto a casa, forse consigliato dal maltempo di giovedĂŹ notte che ha dato un volto piĂš invernale alla cittĂ , o forse per l’influenza, che sta obbligando a letto mezza Italia. Nonostante tutto, sono davvero pochi i banchi vuoti per le vie del centro storico, segno che la partecipazione alla Fiera di Sant’Orso è talmente attesa da spingere gli artigiani a far di tutto per non saltare l’appuntamento piĂš atteso dell’anno dai valdostani. La Fiera di Sant’Orso è una grande festa, l’appuntamento principe per far conoscere e valorizzare l’artigianato di tradizione e dare il benvenuto a nuove forme espressive che, soprattutto attraverso l’utilizzo del colore, trovano sempre piĂš spazio e consenso tra i visitatori. Visitatori che nella due giorni di fiera è ipotizzabile possano sfondare il tetto delle 200 mila unitĂ . Un numero imponente di persone, molte delle quali, soprattutto giovani, per le vie del centro e nelle cantine dove come tradizione iera sera, in quella che i valdostani chiamano VeillĂ , si è suonato, ballato e cantato sino all’alba. (continua a pagina 54)

Sant’Orso da record

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fiera di sant’orso

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■ remise des prix / Assegnati a Zucco, Diémoz, Gallego Selles, Scandella, Balliana e Champrétavy

I premi speciali della Foire C

erimonia di remise des prix spéciaux nell’ambito della 1015ª Fiera di Sant’Orso, quella andata in scena ieri sera - venerdì 30 gennaio - nella piazzetta antistante la Collegiata di Sant’Orso, al termine della messa per gli artigiani. Seguendo l’ordine con il quale i premiati sono stati chiamati sul palco dalla giuria, il riconoscimento ‘Fondazione comunitaria della Valle d’Aosta e Coordinamento solidarietà Valle d’Aosta’ - in memoria dello scultore Domenico Orsi è andato ad Alessandra Zucco di Verrès grazie all’opera ‘Alice’ con la seguente motivazione: «Il concetto del dono è illustrato in modo evidente nell’amore che traspare dalla rappresentazione di una madre e di sua figlia che si abbracciano». Scesa dal palco, la premiata ha spiegato: «Non me l’aspettavo di ricevere il premio, motivo per cui sono molto felice, anche perché mia figlia Alice per la prima volta ha voluto salire sul palco con me. D’altra parte quest’opera, in legno di acero, era ispirata proprio a noi due, visto che quando rientro la sera dal lavoro, lei mi aspetta sempre in cima alle scale, pronta ad abbracciarmi forte. E l’abbraccio di una figlia è il regalo più grande che si possa avere». Secondo a essere chiamato sul palco è stato Guido Diémoz di Doues, insignito del premio ‘Don Garino’ dedicato a temi religiosi e attribuito su proposta dell’associazione ‘Amici di Don Garino’. La sua opera ha rappresentato «uno spaccato realista della vita religiosa d’antan nei nostri villaggi, illustrando il ruolo sociale della religione, con la chiesa in primo piano, incarnata dalla comunità all’atto della festa del santo patrono». Sempre nell’ambito del premio ‘Don Garino’ menzioni speciali sono state attribuite a Flavio Thédy, Peter Trojer, Florian Barmasse, Fernando Casetta e Alessandra Zucco. Quindi è stata la volta del premio ‘Pierre Vietti’ attribuito - su proposta del Comité des Traditions Valdôtaines - all’artigiano Cristian Gallego Selles di Fénis, che ha dimostrato più di ogni altro un’attenzione particolare per lo studio e la ricerca storica sul tema propo-

I sei premiati dell’edizione 2015 della Fiera di Sant’Orso

Da sinistra Renato Champrétavy con l’assessore Pierluigi Marquis; a fianco Gabriella e Italo Balliana

Accanto Wally e Wanner Orsi premiano Alessandra Zucco con la piccola Alice; a destra Alessandro Celi premia Cristian Gallego Selles

A sinistra Marisella Chevallard premia Guido Diémoz; qui a fianco Livio Vagneur e Pierluigi Marquis premiano il giovane Thierry Scandella

sto della fienagione. «Non mi aspettavo certo di entrare nella cerchia ristretta dei premiati di quest’anno - ha confessato al termine della cerimonia - anche se devo ammettere che questo tema mi ha particolarmente ispirato, soprattutto dal punto di vista dello studio della figura femminile nel mondo rurale valdostano di una volta, senza la quale difficilmente l’uomo avrebbe potuto mandare avanti da solo tutto il menage». Alle sue spalle, Guido Diémoz e Donato Casetta, con segnalazione per Christian e Romano Hugonin. Il premio ‘Amédée Berthod’ all’artigiano più giovane è stato conferito a Thierry Scandella di St-Pierre, 18 anni il prossimo 22 luglio, iscritto al 3° anno di falegnameria all’ITPR di Aosta, risultato vincitore grazie alla sua cassetta del cucito. «Sono molto contento, dopo il 2° posto di Antey essere riuscito ad aggiudicarmi un premio alla Foire mi riempie di gioia», racconta. Un riconoscimento postumo è stato quindi consegnato alla famiglia di Olivo Balliana, l’artigiano 85enne di Roisan scomparso il 15 novembre scorso a seguito di un incidente stradale non lontano da casa, in frazione Closellinaz. Il premio, più nel dettaglio, è stato consegnato al figlio Italo in quanto Balliana ebbe il merito di preservare «le tecniche artigianali tradizionali nella fabbricazione degli attrezzi agricoli». «Io e mia sorella ringraziamo l’amministrazione per quest’ultimo premio a mio papà, ne aveva già vinti altri ma questo ci tocca di più. Da lassù sono sicuro che ringrazia tutti», è il messaggio che ha voluto pronunciare al microfono il figlio di Olivo Balliana. Sesto e ultimo riconoscimento, infine, quello attribuito a Renato Champrétavy di St-Pierre, 87 anni lo scorso 10 ottobre, col premio ‘Robert Berton’ consegnato all’artigiano più anziano presente alla 1015ª Fiera di Sant’Orso tra quelli non premiati negli ultimi cinque anni. «Il segreto per arrivare alla mia età ancora più o meno attivo? Bere, mangiare e lavorare, per quello che si riesce alla mia età», ha commentato Champrétavy una volta sceso dal palco. ■ Patrick Barmasse


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■ la veillà dei piccoli / Nella piazzetta di via Vevey, divertimento assicurato

Il cortile, REGNO dei bambini S

ono ormai undici anni che la Fiera di Sant’Orso pensa anche i più piccoli. La veillà dei bambini è divenuto un evento molto apprezzato e partecipato. La veillà di petchoù si è tenuta ieri pomeriggio, venerdì 30 gennaio, nella piazzetta di via Vevey. Un’ iniziativa ideata da Daniela e Concetta, ex maestre della scuola San Francesco che da quando portavano i bimbi alla Fiera, hanno pensato che, effettivamente, per i più piccoli non era stato organizzato granché. Così nasce questo progetto che ha uno scopo ben preciso: «il messaggio che vogliamo trasmettere è quello di restituire il cortile in città ai più piccoli - i cortili che ormai sono occupati dalle macchine e che non permettono più ai bambini di giocare liberamente in un posto sicuro». Ogni anno la veillà dei bambini si declina su un tema differente; quest’anno è stato ‘dal grano al pane’: oltre a essere stati organizzati laboratori per la preparazione del pane, c’erano anche un mulino funzionante e molte golosità per soddisfare il palato per la merenda. L’evento ha visto la partecipazione della Clicca de Saint Martin de Corléans e anche di diverse associazioni come Slow Food mentre le educatrici del CEA hanno aiutato, distribuendo la merenda. Molta musica, molta allegria e un’energia positiva nell’aria; non sono mancati i joueurs, le scorribande dell’orso e i sal-

Qui e più a destra, due momenti dell’apprezzata veillà di petchoù

Mamma Alessandra, José e la zia Nadia

Ian, papà Giampiero e Nicholas

Aurora e Sophie

ti sulle balle di fieno. Positivo anche il commento di alcuni partecipanti come nonna Lucia, «veramente una bellissima iniziativa; i miei nipotini hanno già partecipato a questa iniziativa e sicuramente presenzieranno anche l’anno prossimo. Bella anche la tematica di quest’anno; i piccoli si possono rendere conto di quanto lavo-

ro c’è dietro a una semplice pagnotta. Forse è un’impressione, ma quest’anno ci sono più attività e più bambini»; anche mamma Nicole è soddisfatta, «un evento bello e coinvolgente, soprattutto per i bambini che si divertono positivamente e con un interessante risvolto educativo». ■ Carol Di Vito

Marisol e Antoine impastano il pane

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■ padiglione enogastronomico / Le eccellenze, tra conferme e qualche novità

Una gustosa passeggiata S

essantasei espositori nel padiglione enogastronomico di piazza Plouves per l’edizione 2015 della fiera di Sant’Orso, per soddisfare tutti i palati, anche quelli più esigenti fino a domenica 1 febbraio. Dal dolce al salato, dalla tradizione all’innovazione, dai succhi di frutta ai liquori, dai formaggi freschi agli stagionati, e poi biscotti, pane, composte, vino, e tanto tanto altro ancora. Basta armarsi di voglia di conoscere, assaggiare e perché no fare anche quattro chiacchiere con gli espositori per scoprire o riscoprire, per gli habitué, le specialità enogastronomiche del nostro territorio. Per gli amanti del dolce non c’è che l’imbarazzo della scelta, dai tradizionali Baci di Nus della storica Pasticceria Buzzi, che propone anche i rustici ed i torcettini, al coloratissimo plumcake con frutta candita al rum cubano della Cioccolateria Robbiano di Arvier; «per l’occasione presentiamo anche delle sfiziose chips di mele ricoperte di cioccolato fondente» - afferma il maestro cioccolatiere Ferruccio. Da otto anni a questa parte è possibile trovare nello stand di Elena della pasticceria di Cogne ‘Il paradiso dei golosi’ anche dolci e composte per chi ha intolleranze alimentari o per i vegani; «mi piace proporre una pasticceria alternativa con prodotti particolari come le farine o lo sciroppo d’agave, la ricerca delle materie prime è per me la parte creativa della mia pasticceria» - dice Elena. Tra

Un pezzo di lardo e i vasetti di lardo spalmabile ‘Mifagola’ Amanda Buzzi della pasticceria Buzzi di Nus

Christian e Raffaele di Arnad Le Vieux

Claudio e Alessandro di Saveurs Valdôtains; qui sotto il Bleu fatto macerare nei frutti di bosco

Elena del Paradiso dei Golosi di Cogne

tradizione e innovazione troviamo i prodotti dell’azienda agricola Genuinus, Elisa Dorrier propone per la prima volta in fiera la confettura degli gnomi con lamponi della sua produzione, questa marmellata è la prima di una linea dedicata ai personaggi fantastici come fate e folletti. [continua a pagina 9]

Ferruccio della Cioccolateria Robbiano di Arvier con la moglie

Elisa Dorrier di Genuinus

Il plum cake al rum e le chips di mele


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sabato 31 gennaio 2015

fiera di sant’orso Katy e Lisetta del Salumificio Gignod; qui sotto il lungotto di suino, salamino da passeggio; più in basso le beuro colò dell’azienda agricola ‘La Croix’

Emilia, Chul-Kyu, Daniela e Mirela con i prodotti del territorio del Parco Gran Paradiso

Ross, Angelo e Ornella della distilleria Saint Roch di Quart

Il diffusore per ambiente Ge e lo spray A, con fragranza alpina da génépy Artemisia Glacialis della distilleria Saint Roch

Valeria allo stand della azienda agricola Mont Blanc di Courmayeur, per la prima volta alla Fiera di sant’Orso

Un’altra new entry alla Foire; l’azienda Vertosan di Châtillon di Mario (in foto), Massimiliano e Alessandro Bernardini

9 [segue da pagina 7] Nuovo anche lo sciroppo di fiori di sambuco che aggiunto a del buon vino bianco dà vita a un ottimo aperitivo. Per chi invece predilige il salato potrà trovare innumerevoli stand di formaggio dove la Fontina ne è la regina incontrastata, ma è possibile trovare anche ottimi Tome e Bleu. Tra questi ultimi spicca allo stand di Saveurs Valdôtains di Quart, un Bleu fatto macerare nei frutti di bosco dal profumo meraviglioso. Per chi invece ama i formaggi di capra e di pecora anche misti, come i tomini, li trova allo stand dell’azienda Mont Blanc di Courmayeur; «E’ la nostra prima volta in fiera - dice Valeria - e abbiamo portato anche yogurth, tome, ricotte, latte e budini». Da non dimenticare gli affettati, Arnad Le Vieux propone una versione alternativa del lardo di Arnad il ‘Mifagola’ un lardo spalmabile; «E’ ottimo con i crostini caldi ma anche per cuocere la carne, la rende morbidissima» - spiega Raffaele. Per chi non ha voglia di aspettare può approfittare del salame da passeggio, un lungotto di suino, che il salumificio Gignod ha creato quattro anni fa proprio per la fiera e che va a ruba. Nel tour del padiglione non può mancare una visita agli stand dei produttori dei tradizionali liquori come grappa o génépy. Dal 1998 la storica distilleria Saint-Roch di Quart, presenta la selezione fiera con l’etichetta che riproduce il manifesto, quest’anno la grappa è un monovitigno di Cornalin. Originali il diffusore per ambiente Ge e lo spray per l’ambiente A, entrambi con fragranza alpina da pianta di génépy Artemisia Glacialis. Novità in fiera sul fronte génépy, l’azienda Vertosan di Châtillon di Mario, Alessandro e Massimiliano Bernardini. ■ Simonetta Padalino


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la buona cucina della tradizione valdostana alla Fiera di sant’orso

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1015 FOIRE DE SAINT-OURS AOSTE 30-31 JANVIER 2015

Punto di ritrovo Point de rencontre Meeting point

9J½GM *MIVE Bureaux Foire *EMV SJ½GIW

Foire Culture

L’Atelier L’Atelier L’Atelier

Parking periferici con servizio navetta gratuita Parking périphériques avec un service de navette gratuit Suburban parkings with free shuttle service

Animazione musicale Animation musicale Musical entertainement

Padiglione enogastronomico Pavillon œnogastronomique Foodstuffs Pavilion

Parking per disabili Parking pour handicapés Parkings for disable people

Punto Veilla Point Veilla Veilla Point

Fermata navetta Départ navette Shuttle stop

Ballo tradizionale a cura dei “Trouveur valdotèn” Teatro Romano 30 gennaio ore 21.00

Servizi igienici Toilettes Toilets

Punti Rosso Neri (Pro Loco valdostane) Punti Rosso Neri (Syndicats d’initiative valdôtains) Punti Rosso Neri (Aosta Valley “Pro Loco”)

Esposizione mezzi agricoli Exposition machines agricoles Exhibition of agricultural equipements Garderie Garderie Child-minding service

Punto ristoro U.I.L.D.M. e C.R.E.R. Produits typiques U.I.L.D.M. e C.R.E.R. Typical produce U.I.L.D.M. and C.R.E.R.

118 C.R.I. Pronto Soccorso 118 C.R.I. Premier Secours 118 C.R.I. First-Aid

Polizia di Stato

Stand Esercito Italiano Pavillon Armée Italienne Italian Army’s stand

Carabinieri

Fiera dell’Artigianato Foire de l’Artisanat Craft Fair

Guardia di Finanza Fiera commerciale Foire commerciale Trade Fair

Corpo forestale

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FIERA DI SANT’ORSO

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■ PUNTI ROSSONERI / Due giorni di duro lavoro per centinaia di volontari delle pro loco

A tavola, la tradizione è servita La pro loco di Emarèse, di casa in via Guido Rey

Le pro loco di Quart e Brissogne, di casa in via Vevey

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PRO LOCO AYMAVILLES ___________________________

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Menù

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Piatto freddo dei sapori valdostani € 6

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Trifolette d’Arvi

€6

Pane nero di Ozein

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Crostata di marmellata

€2

Piatto freddo (budini, salsicce,lardo e mocetta)

€6

Polenta e salsiccetta

€5

Polenta e salsiccia

€5

Polenta

€1

Piatto di formaggi

€3

Crostata di marmellata

€2

Via Guido Rey

Menù

Le pro loco di Saint-Nicolas e Saint-Pierre

Piatto freddo dei sapori valdostani € 6

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Bollito salato con patate

€6

Cinghiale in umido con polenta

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Carbonada con polenta

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Seuppa de pors (porri)

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Trippa alla valdostana con polenta € 5

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Pasta e fagioli con cotiche

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PRO LOCO BRISSOGNE ___________________________

PRO LOCO ARVIER

Favò

PRO LOCO SAINT-NICOLAS E PRO LOCO SAINT-PIERRE ___________________________

hili e chili di alimenti per preparare sostanziosi vassoi con i piatti della tradizione; dall’immancabile polenta, ad affettati e salumi, fino ai piatti tipici come la favò, la seuppa de pors, la trifolette d’Arvì; ma anche la possibilità di assaggiare pane fresco doc fatto in loco e l’opportunità di portar via pasti caldi stile take away. Le pro loco della Valle si sono superate fornendo un ottimo servizio a residenti e turisti di passaggio in Fiera, che hanno apprezzato l’offerta culinaria, riempiendo i punti ristoro rossoneri. Molta complicità all’interno dei gruppi volontari delle varie pro loco, molta allegria e buona volontà per affrontare un lavoro duro ma soddisfacente. Oggi si replica, i collaudati staff delle pro loco vi aspettano nei punti rossoneri in piazza Giovanni XXIII, via Vevey, piazza della Repubblica, piazza Roncas e via Guido Rey. ■ Carol Di Vito

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Crostata con panna montata fresca € 2

La pro loco di Arvier ha preparato l’ottima trifolette d’Arvì


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fiera di sant’orso

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■ via s.anselmo-via porta prÆtoria / La ricerca sposa la tradizione

Il cuore della Fiera batte qui É

il cuore della fiera, il nucleo storico dal quale tutto è partito. Il tratto tra l’Arco d’Augusto e piazza Chanoux è quello che le grandi firme dello scalpello (o almeno coloro che hanno scelto di stare nel borgo piuttosto che nell’Atelier) prediligono e arricchiscono da anni con le loro opere. All’inizio del percorso attirano l’attenzione le figure di ballerini, contadino e spazzacamino intagliate in lastre di ferro di Luciano Cassola di Charvensod. «Le facevo già di legno, poi ho provato a farle sul ferro per abbellire una parete, vediamo se interessano qualcuno...» Interessano sempre i libri scolpiti da Davide Dalle di PontSaint-Martin, che ne espone di ogni dimensione e fattura, persino segnati dal tempo e bucherellati dalle (finte) tarme, sempre di legno. Tra i diversi banchi che propongono nodi di legno lavorati spicca quello di Luigi Blanc di Sarre. I suoi gnomi dalla barba bianca e dai colori delicati si fanno notare discretamente. «Avevo iniziato con l’intaglio - spiega l’artigiano - ma dopo un po’ lo trovavo troppo ripetitivo, ho cominciato a cercare nodi e a lavorarli con più soddisfazione . Ogni pezzo ha una forma di versa e mi ispira una posizione o uno gnomo diverso». [continua a pagina 15]

In alto da sinistra Davide Dalle e Luciano Cassola; qui a sinistra le cornaille di Dario Crétier e a destra le assi di botti lavorate da Manuela Miozzi

A destra gli gnomi scolpiti nei nodi da Luigi Blanc


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fiera di sant’orso

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[segue da pagina 13] Anche gli gnomi di Massimo Meggiolaro di Aosta attirano sempre l’attenzione, i lunghi cappelli rossi a punta, i visi rotondi e sorridenti e le scene rappresentate attirano sorrisi e numerosi flash di macchine fotografiche. «È dal 1983 che espongo in fiera, gli gnomi sono arrivati un po’ dopo, poi ho visto che piacevano, io stesso mi diverto a scolpirli e allora ho continuato su questo filone. Quest’anno ho rappresentato la vessazione delle tasse. Nemmeno gli gnomi, poveretti, sono stati risparmiati da Imu, Tasi, Tari...» Sul banco di Dario Crétier di Valpelline solo cornaille. Mucche, certamente, ma anche capre, stambecchi, galli... Crétier non è un veterano della Fiera di Sant’Orso, ha iniziato nel 2000, ma, in parte, la ricomparsa delle tradizionali cornaille, i musi di bovine intagliati in rami di legno usati per giocare alla Batailles de Reines, sui banchi di alcuni espositori la si deve anche a lui. «Quando ho iniziato io a esporre le cornaille erano quasi sparite dalla fiera - spiega -. Per me è davvero una tradizione, le facevo già da bambino, quando ero al pascolo». Dalla tradizione dell’artigianato valdostano a quella della letteratura italiana. Tutti gli artigiani sono un po’ mastro Geppetto, in fondo, e Berardo Zamboni lo ha voluto ricordare con un omaggio al burattino più famoso del mondo, Pinocchio. Accanto a lui, sul banco dello scultore di Quart, una massiccia scacchiera. «Ne ho già fatte tre, ora basta! - esclama -. Dopo un po’ mi annoio: ho fatto i Salassi contro i Romani, ora gli Egizi contro i Romani... Paradossalmente fare Pinocchio richiede quasi più lavoro. Questo però non si vende, rimane a casa con me. Ha una sua sedia e rimane lì». Per non rischiare di annoiarsi o di ripetersi nei soggetti Ugo Corgnier di Aosta, ogni anno si concentra su un tema diverso. «Lo scorso anno ho portato le borse, riproduzioni in legno di sacche e borse come le Louis Vuitton, quest’anno mi sono dato alla cultura» spiega in posa accanto alla sua libreria verticale, con i volumi in legno realizzati separatamente per comporre la scultura come meglio si preferisce. [continua a pagina 17]

Da sinistra Massimo Meggiolaro e Sabina Marquet; qui sotto la libreria di Ugo Corgnier

Berardo Zamboni e il suo Pinocchio; sopra Gianfranco Anzola e accanto Luigi Brunodet con i suoi galli


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fiera di sant’orso

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[segue da pagina 15] Il lavoro di Manuela Miozzi, di Charvensod, inizia da lontano, dalla ricerca del legno giusto da lavorare. Nel suo caso non si trova in natura perché si tratta di vecchie assi di botti, rovinate dal tempo e dall’usura. «Chiedo in giro, cerco... Poi le lavoro e ci applico le figure che realizzo. Quest’anno ho introdotto l’utilizzo dell’oro per colorarle e devo dire che ha un certo impatto, gli dà quel tocco di moderno...» Solito capannello di gente attorno al banco di Peter Trojer che da qualche anno si sta facendo notare per le sue pecorelle a tutto tondo scolpite sulla cima di cubi di legno, qualcuno annerito -volutamente- dal fuoco. Quest’anno ad attirare l’attenzione sono alcuni pannelli nel quale il giovane scultore di Courmayeur unisce il legno, dove scolpisce i personaggi o le scene di vita, a lastre di ferro. «Lascio arrugginire il ferro nell’acqua tanto quanto l’effetto che voglio dare e poi lo abbino al legno» spiega. Anche Cesare Bottan, di Bard, paese di cui è sindaco, abbina il legno a un altro materiale, in questo caso la pietra ollare. «Per vent’anni ho lavorato il legno - spiega - poi, col fatto che la mia mamma è originaria della frazione di Champorcher dove c’è la cava, ho provato a scolpire la pietra ollare. Devo dire che, a parte la fase di sgrossatura, è un materiale che si lavora più velocemente del legno». Sul banco di Paolo Cappelli di Quart solo pezzi nuovi. «Lavoro tutto l’anno, quando ho del tempo libero, ho iniziato con i tatà e lì sono rimasto perché continuano a chidermeli. Dopo 15 anni mi diverto ancora, mentre ne scolpisco uno penso già al prossimo». Un numero, un pezzo di filo spinato rosso e una tavola grigia. Quando si chiedono spiegazioni sul pannello Massimo Clos, recita «Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo...». È un omaggio a Primo Levi, alla Giornata della Memoria e al papà, che in un campo simile ci finì, il lavoro che lo scultore di Aosta ha portato, tra i vari pannelli, alla 1015ª Fiera. «Quello di Primo Levi è senz’altro il numero, tristemente, più famoso: 174.517 - spiega -, poi c’è il colore grigio fatto con la cenere e il reticolato... La tavola è di legno di cirmolo che si trova in abbondanza in Val d’Ayas, dove Levi fu catturato. L’arte dice sempre qualcosa - aggiunge - e in questo caso qualcosa bisogna dire» [continua a pagina 19]

In alto da sinistra Cesare Bottan con le sue opere di pietra ollare e legno, afianco Massimo Clos con il pannello dedicato a Primo Levi; qui sopra Peter Trojer; a sinistra Ladislao Mastella accanto alla riproduzione di Franco Balan e accanto Paolo Cappelli e i suoi tatà

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[segue da pagina 17] Non passa inosservato l’omaggio che Ladislao Mastella fa al suo «maestro e amico» Franco Balan, una riproduzione a grandezza naturale del grafico e artista scomparso nel 2013 intagliata nel legno di quercia, «perché lui era forte come una quercia», dipinto dal ritrattista Paolo Gambalonga, con la riproduzione di otto dei manifesti della Fiera firmati dallo stesso Balan. Con quest’opera l’artigiano di Aosta parteciperà alla prima edizione del Premio Città di Aosta - Franco Balan. Arrivati alla Porta Prætoria la solita ressa è la testimonianza che anche quest’anno Giangiuseppe Barmasse l’ha combinata grossa... A lasciare a bocca aperta i visitatori e a scatenare i flash delle macchine fotografiche è la riproduzione della conquista del Cervino, in occasione del 150° anniversario. Una scultura monumentale, realizzata unendo tre piante di tiglio, che lo scultore di Valtournenche racconta con orgoglio. «Ho voluto rappresentare il momento della conquista, con Edward Whymper e la sua cordata di sei alpinisti in vetta che si congratulano tra di loro e festeggiano. Whymper urla e butta pietre in basso per attirare l’attenzione dell’altra cordata valdostana, ferma poco più in basso, sul Pic Tyndall. Ho rappresentato Jean-Antoine Carrel in ginocchio, che batte i pugni sulla roccia per il nervoso di essere stato battuto... Per caratterizzare meglio l’impresa dei due paesi ai piedi del Cervino ho scolpito da un lato la vecchia chiesetta del Breuil e dall’altro quella di Zermatt». La conquista del Cervino è l’unica opera nuova sul banco dello scultore di Valtournenche. «Realizzarla mi ha portato via tanto tempo, molto di più del previsto e non sono riuscito a preparare nient’altro. Sono molto contento perché sembra che piaccia e sono stupito del fatto che tutti capiscano cosa rappresenti». Passata la Porta Prætoria c’è un grande vuoto. Quello lasciato da Olivo Balliana, l’artigiano di Roisan recentemente scomparso, specialista di rastrelli e attrezzi agricoli. A presidiare il banco alla sua memoria i figli e i nipoti Italo, Gabriella, Gabriele, Alice, Alessandro e Tiziano. «Purtroppo tra tutti noi nessuno ha ereditato la passione del nonno - dice il nipote Gabriele - abbiamo fatto il banco con le cose che aveva preparato lui per la Fiera ma dopo questi...» Accanto ai rastrelli le scale di Fabrizio Badery di Arnad. «Avevo iniziato con un corso di tornitura, poi, siccome non c’è più nessuno che fa scale, ci ho provato. È un attrezzo che piace e che si vende ancora abbastanza bene, non più per l’utilizzo tradizionale ma più come decoro». Andar via dalla fiera senza almeno un ricordino non è buona cosa, a ideare un oggetto benaugurale che richiama la tradizione ci ha pensato Paola Cina di Sarre con i suoi z-izì tzapotoù gli uccellini di Sant’Orso di legno colorati e intagliati che, pare, portano fortuna... ■ Erika David

Sopra da sinistra Italo, Gabriella e Gabriele Balliana, qui sopra Angelo Bettoni; a sinistra le scale di Fabrizio Badery e le ceste di nocciolo di Angelo Nicco; in basso un dettaglio dell’opera di Giangiuseppe Barmasse e a destra Paola Cina


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■ atelier / Passeggiata tra chicche, pezzi over size e l’estro dei maestri mobilieri

I capolavori dei professionisti S

ono scene di vita quotidiana, spesso rurale, ad accogliere i visitatori all’Atelier, la casa dei professionisti; a cominciare dalle scultura di pietra e legno di Sebastiano Yon, la mungitura, la lavorazione della fontina... Il certosino lavoro è ormai il marchio di fabbrica di Franco e Matteo Crestani, padre e figlio di Quart che hanno anche collaborato a un bel pannello, «un pezzo di noce curioso, un po’ secco, su pianta, del quale abbiamo sfruttato i numerosi buchi – spiega Matteo. Il paesaggio è autunnale, così come i colori, «colori tenui, tempera, matita acquerellabile, acquerelli che ben si accompagnano alle tonalità del legno, per un colore che non è invadente». Dario Berlier ha pensato alla libertà, nella sua scultura dal quale un cagnone meticcio sbuca davanti a un soque; voglia di evasione e di libertà gentile come la farfalla che sta per spicare il volo. «Ho usato un noce, con una velatura di colore con mordente e con colori acrilici e tempere – spiega – anche in questa occasione ho fatto mio il tema del riuso, una ‘cucitura’ con filo di ferro di una vecchia vigna, un pezzo di spago a reggere l’aquilone... materiali che possono essere rinobilitati». L’albero di pecore e un grande lumacone sono le novità nella grande famiglia dei bizzarri animali dello scultore di Saint-Pierre Enrico Massetto; «c’è anche un

Qui sopra le opere di Luciano Regazzoni; più a destra le sculture di pietra e legno di Sebastiano Yon e i colorati tatà del maestro Roberto Chiurato

Matteo Crestani accanto ad alcune sue opere; più a destra Darius Berlier e una scultura di Ernesto Pison di Aymavilles

bouquetin con un sughero in una zona del corpo non proprio nobile – scherza Massetto – d’altronde c’era un buco... e che dire, si può utilizzare come portagioie». Oltre alla biancheria per la

casa, i tendaggi e le borse, la cooperativa Lou Dzeut propone nuovi oggetti: cuscinetti portafede, scarpine da bebè, cappelli, vuotatasche... Allo stand delle dentellières di Cogne, Viola lavora al tombo-

lo, sotto lo sguardo ammirato dei visitatori. Sguardi ammirati anche per il lavoro dei maestri mobilieri; particolari sono l’armadio e il tavolo ottagonale di Jonatha Gerbore che hanno richiesto ol-

tre mille ore di lavoro, con la collaborazione del fratello Joyce. «Si tratta di legno di larice, messo di testa o di fasce invecchiate» [continua a pagina 23]


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Qui sopra Dario Coquillard di Gignod; a sinistra Enrico Massetto di St-Pierre e, nel riquadro, una delle novità, l’albero delle pecore

Il tavolo ottagonale di Jonatha Gerbore di Pollein

Qui sopra, Manuel Caccamo di Issogne; a sinistra, la dentellière Viola al tombolo

Romano Sarvadon dell’Officina Tour di Châtillon, ferro battuto

Qui a destra i fratelli Simone e Stefano Brazzale e il loro originale allestimento; più a destra l’arcangelo di Salvatore Cazzato di Gressan

23 [segue da pagina 21] «(...) l’ispirazione è la rosa dei venti; il tavolo è ottagonale, così come le sedie e le sedute e la base del tavolo; ogni sedia è composta da 98 pezzi diversi». Cellulari e macchine fotografiche in azione anche per l’arcangelo di Salvatore Cazzato di Gressan, una scultura di 2,65 metri in legno di tiglio che abbellirà la scalinata di una casa privata; «non è ancora conclusa – spiega – ma sarà posizionata in modo da avere la luce naturale da un velux». Tavole vecchie di abete e travi recuperati per la cameretta con soppalco per giocare che farebbe la felicità di molti bambini dai mobilieri VR Epiney e Montanari di Pontey; grandi consensi anche per i mobili trasformisti di Manuel Caccamo di Issogne; una panca che diventa una robusta sedia, uno sgabello che diventa sedia, una panca che diventa tavolo... il giusto compromesso per chi, in casa, lotta con lo spazio. Ammiratissimo l’allestimento dei fratelli Stefano e Simone Brazzale di Aosta; un tavolo in noce, parete e base del tavolo in ferro arrugginito effetto cor ten, testa di reina stilizzata e pouf imbottiti di fieno a completare un salotto davvero originale. La sarta costumista Susy Robbin spiega con pazienza le differenze tra i costumi delle landzettes di Doues (rigorosamente rosse, con cappello portato alla Napoleone), quelle di Valpelline (senza papillon ma con pettorina ricamata) e quelle multicolore di Bionaz. Non rimarrà in Valle la polena di Stefano Arnodo, la figura di buon auspicio che si è soliti porre a prua delle imbarcazioni, realizzata in quattro mesi di lavoro in legno di tiglio dall’artigiano di Perloz. A meno di essere venduti, troveranno posto nel museo a cielo aperto del rifugio Fallère, le sculture di Siro Viérin; un cervo maestoso e un’aquila che si è appropriata di un tatà e che libra nel cielo dell’Atelier. Legno di abete per il tatà XL di Ivo Graziano Chapel di Aymavilles che ha giocato su colori ad acqua e legno di pioppo per il galletto over size. ■ Cinzia Timpano

Qui sopra Piergiorgio Pianta al lavoro; a destra, tatà e galletto XL di Ivo Graziano Chapel di Aymavilles

Qui sopra i preziosi costumi di carnevale di Susy Robbin; più a destra, la polena di Stefano Arnodo di Perloz, alle sue spalle

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Adgallias

Siro Viérin di Saint-Oyen; a sinistra l’ammiratissimo cervo; qui sopra, l’aquila che si è appropriata di un tatà


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■ piazza chanoux-via xavier de maistre / Tanti lavori di fantasia tra fiori, mobili e sculture

Il potere della CREATIVITA’ F

orse non è il fulcro storico della Fiera di Sant’Orso, ma piazza Chanoux rimane pur sempre il salotto buono della città e, di conseguenza, anche i banchi della zona, uniti a quelli di via Xavier de Maistre, mantengono un fascino tutto particolare. L’accoglienza, proveniendo da via Porta Pretoria, è subito colorata e vivace, con i fiori in legno di Bianca Ghirello, aostana, «in fiera da almeno 20 anni - spiega -. Amando il legno, la passione è nata di conseguenza. Inoltre, sono molto creativa e mi piace sperimentare. E’ lunga realizzare i fiori, ma è un hobby che dà continui stimoli». A proposito di creatività, ne hanno da vendere Emanuela e Demis Dandres, con la prima che si dedica agli accessori in pelle e cuoio, «con delle particolari mucche mutuate dalla Camargue e riadattate alla realtà valdostana, nonché dei gioielli decorati con scarti di pelle. Io mi sono fatta tutta la gavetta, è dal ‘96 che espongo, e ora ospito mio fratello, che si è inventato delle simpatiche lampade a forma di volatile». Un parere sulla Foire? «E’ sempre bella, perché la gente si interessa a quello che facciamo». Carlo e Nathanael Pallais sono nonno e nipote di Introd ed Aymavilles e, manco a dirlo, raffigurano il più classico dei passaggi di testimone, fatto di galletti e crocifissi. «La passione è nata dal nonno - spiega Nathanael -; fin da piccolo giocavo con i suoi attrezzi. Ora lo seguo in Fiera, a 22 anni dal suo esordio». Po-

A sinistra i fiori di Bianca Ghirello; a destra, Emanuela Dandres e Carlo e Nathanael Pallais

I nodi di Angelo Toppo

chi passi e i nodi di Angelo Toppo di Aymavilles saltano all’occhio. «Sono appassionato di volti e cerco di rendere le espressioni con i nodi del castagno - racconta -. Dopo aver fatto per anni (26 di Fiera) statue e pannelli mi sono dedicato a oggetti più piccoli e coltelli: bisogna adeguarsi ai tempi mantenendo comunque la qualità. Purtroppo, però, la Fiera sta diventando esagerata, con sempre meno attenzione

Le palle di Natale di Rudy Mehr

agli artigiani e più al contorno». Forse un po’ fuori tempo massimo, ma a dir poco suggestive sono le palle di Natale di Rudy Mehr di Gressoney-St-Jean, specialista degli oggetti torniti. «Raffigurano scene come la natività e i re magi, ma non solo - illustra -; ad esempio ce n’è una dedicata a Cogne». Rudy è un veterano: «Ho iniziato praticamente cinquant’anni fa, con mio nonno e mio papà. In Fiera

sono approdato negli anni ’60, poi dopo una pausa, ho ripreso 25 anni fa: è sempre bella, ma l’artigiano ha perso centralità, non essendo più nemmeno considerato come parte fondamentale della veillà». Ancora qualche passo verso via De Tillier ed ecco il bassorilievo di Michel Rosset di Villeneuve, che raffigura la vita nei campi (con tanto di realizzazione della marmellata) in mezzo a tanti tatà “incor-

Michel Rosset di Villeneuve

niciati”. «Il pannello ha comportato davvero tante ore di lavoro - sorride Michel -. Per il resto mi sono dedicato ai giochi per bambini, portando qulche novità. La Fiera? E’ cambiata tanto, è più commerciale, ma è anche l’occasione per rivedere qualche amico che non si vede mai». Pietro Carlomagno è uno degli ultimi rappresentanti del ferro battuto: «Lavoro da quando avevo 14 anni e da 20 anni,

dopo la pensione, sono approdato a Sant’Orso. La passione è nata dopo che sono andato a imparare il mestiere e da lì non mi ha più abbandonato». Un omaggio a un grande artista scomparso, Francesco Nex. E’ il pensierdo di Erik Fisanotti di Aosta, che regala alla piazza un vero e proprio capolavoro (bassorilievo colorato a tempera) con personaggi medievali. continua a pagina 27

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fiera di sant’orso

sabato 31 gennaio 2015 segue da pagina 25 «Per il resto mi sono dedicato agli gnomi e a soggetti di fantasia - continua Fisanotti -. Sono qui da 24 anni e in questo tempo l’ho vista migliorata, cresciuta: d’altronde è una fiera e deve esserci spazio per tutti». L’istrionico Bobo Pernettaz di Brusson accoglie tutti con la sua simpatia e le curiose didascalie che “spiegano” ogni opera, dalle mucche stilizzate «ottenute da scarti di legno, cui cerco di ridare dignità», passando per la statua in acciaio corten realizzata con Piero Nigra. «La Fiera è un grande avvenimento - continua Pernettaz - andrebbe istituzionalizzata come festa della Valle d’Aosta». «Le sculture devono dare l’idea del movimento e dello sforzo» esclama Fernando Casetta di Aosta, che delizia con la sua raffigurazione della fienagione che ripercorre tutte le tappe, dal taglio alla posa in cascina. Va «dal sacro al profano» l’opera di Tommaso Malaspina di Sarre, che ha cominciato nel ‘92 dopo i corsi di intaglio e ora si dedica alla scultura. «Quando ho iniziato ero geloso delle mie opere e non le vendevo - ironizza -, ora non le compra più nessuno. La soddisfazione, comunque, è essere parte di questa festa». Spostandoci in via Xavier de Maistre ecco la sfilata dei mobilieri, con il “tavolo con viso” e i giochi da tavolo di Patri-

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I ragazzi e gli assistenti dei CEA regionali

Pietro Carlomagno uno degli ultimi alfieri del ferro battuto

Le opere d’arte di Bobo Pernettaz

zio Tomasoni di Valsavarenche. Qualche passo e le belle opere dei ragazzi di Centri educativo assistenziali attirano lo sguardo: «Si va dalla bigiotteria alle

I bassorilievi di Erik Fisanotti

candele, passando per i biglietti di auguri - spiega una delle assistenti -. E’ bello vedere come il lavoro di questi ragazzi venga premiato e apprezzato dal

pubblico». I Lego giganti e i nodi di Alberto e Alessandro Fontana spiccano: «Siamo falegnami e adoriamo venire qui, perché è un momento da condivi-

dere con tutta la famiglia e gli amici». Ylias Maschio e Martina Tricca mettono in mostra le loro cornici e i decoupage de bois: «E’ grazie alla spinta di Martina

se siamo approdati qui» scherza Ylias. Roberto Dublanc di Pont-St-Martin e Lino Revil di Verrès espongono degli scarponi giganti «frutto di una passione nata in comune da autodidatti - spiegano -. Abbiamo cominciato da cose per la casa e ora siamo qui». Gasparino Scaletta di St-Vincent attrae tra caricature e un “pauroso” serpente, mentre Daniel Trimarchi ridà vita al legno vecchio, riservando un banchetto anche alla figlia Chloe e ai nipotini. La chiusura tocca a Pier Giuseppe Paoloni: «Ho iniziato per passione, poi ho iniziato a vincere premi e mi sono lanciato: è una bella cosa, anche se c’è tanta roba di qualità, ma anche tante cose non proprio bellissime». ■ Alessandro Bianchet

Tommaso Malaspina dal sacro al profano

Il mobiliere Patrizio Tomasoni

Le opere “vive” di Fernando Casetta

Alessandro Fontana con il papà

I complementi d’arredo di Ylias Maschio e Martina Tricca

Il mitico scarpone di Roberto Dublanc e Lino Revil

Le sculture di Gasparino Scaletta

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■ le scuole / Sotto i portici di piazza Chanoux gli allievi dei corsi che aspirano a diventare “artisti”

Guidati da una grande PASSIONE T

utti sorridenti, con una gran voglia di mettere in mostra gli sforzi fatti durante l’anno. Ci sono tutti, dai più esperti, che sono ormai giunti alla quarta edizione di Fiera, fino ai debuttanti, che dopo la prima tranche di lezioni si ritrovano alla ribalta sotto i portici di piazza Chanoux. Stiamo parlando delle scuole e dei corsi di scultura, intaglio, vannerie, ferro battuto (e chi più ne ha più ne metta) organizzati dalla Regione in diverse località del territorio, con i maestri dell’artigianato ad allevare futuri fenomeni dello scalpello e dell’arte del legno. La nostra carrellata comincia dall’estremità di piazza Chanoux che dà verso via Xavier de Maistre; ad accoglierci c’è il corso di scultura di Verrès: «Siamo sedici alunni -spiegano i corsisti guidati dal maestro di Donnas Sebastiano Yon. E’ molto utile, perché ci permette di apprendere l’approccio alla scultura, all’utilizzo degli attrezzi, alla conoscenza del legno e ai metodi per disegnare le produzioni direttamente sul pezzo da scolpire. A quel punto, poi, entra in campo la creatività, dosata con l’ascolto dei consigli». continua a pagina 31

Il corso di ferro battuto di Verrès

Il corso di scultura di Verrès

La scuola di scultura di Châtillon

Il corso di scultura di Gressoney-St-Jean

Il corso di intaglio di Pré-St-Didier

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sabato 31 gennaio 2015 segue da pagina 30 Vicini di banco sono gli altri verrezziesi del corso di ferro battuto tenuto da Mauro Savin. Saltano subito all’occhio due chitarre: «E’ stata una mia idea - spiega Gabriele Rosina -; suono il basso e volevo provare a realizzzare questi strumenti. Sono partito foderandone uno, poi l’altro l’ho realizzato da zero, facendo in modo che suonasse. Per il resto, facciamo di tutto, dai coltelli alle pinze, passando per gli utensili e candelabri. La Fiera è una bella soddisfazione» esclamano tutti in coro. La scuola di scultura di Châtillon presenta un drappello di corsisti numeroso: «Siamo in 17 agli ordini del maestro Roberta Bechis - dicono -. Lavoriamo sulla scultura in genere, prediligendo bassorilievo e tuttotondo». Sono 14, invece, i componenti del corso di intaglio di Pré-St-Didier, con il maestro Augusto Alleyson a impartire i rudimenti del “mestiere”. Tocca a Giuseppe Binel, invece, guidare il corso di intaglio e di scultura di Donnas, che fa la parte del leone, contando su oltre trenta iscritti: «Non ci facciamo mancare niente - esclamano -. Noi puntiamo su tutto». Due i gruppi di intaglio di Pont-St-Martin, con il maestro Ornella Cretaz a tirare le fila dei futuri protagonisti della Foire. E’ Simone Allione, invece, l’insegnante che si occupa della scuola di scultura di GressoneySt-Jean: «Dopo quattro anni di intaglio è... continua a pagina 33

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La scuola di intaglio e scultura di Donnas

La scuola di scultura di Etroubles

La scuola di intaglio e vannerie dell’associazione L’Ascolto

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Un alunno della scuola di scultura di Pollein

Il corso di intaglio di Saint-Pierre

La scuola di scultura di Issogne


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sabato 31 gennaio 2015 segue da pagina 31 ... il primo anno di scultura - affermano i corsisti -. La cosa bella è che Simone Allione ci lascia parecchio spazio, dandoci la possibilità di seguire la nostra creatività: è un modo infallibile per far crescere l’entusiasmo». Sono in dieci, invece, a seguire il corso di scultura di Etroubles, tenuto da Siro Viérin. Anche per loro la ricetta non cambia: «Ci dedichiamo a vari tipi di scultura, ma è positivo il fatto che il maestro ci lasci molta libertà; noi proponiamo, poi ci pensa lui a dire se va bene o meno». Gli animali e la vita del paese sono i soggetti principali dei bassorilievi presentati dalla scuola di scultura di Pollein, guidata sempre da Siro Vierin, che può contare su altri undici “adepti”. E’ ben di 17 persone la classe della scuola di scultura di Issogne del maestro Franco Binel: «Noi cominciamo, poi lui ci aiuta con le sue idee» spiegano molto soddisfatti i corsisti. Bruna Albiana Buat è l’insegnante, invece, della scuola di intaglio e vannerie dell’associazione “L’ascolto”, formata da una quindicina di allievi. Stessi numeri per il corso di intaglio di SaintPierre, seguito da Antonio Schiavon. Aldo Bollon si occupa invece dei tredici “studenti” del corso di vannerie di Sarre: «Venire in fiera è sempre una grande emozione esclamano i presenti -. E’ una grande festa e dà la possibilità di conoscere gente e incontrare come ogni anno i “vicini di banco”». continua a pagina 35

fiera di sant’orso

Il corso di lavorazione della pelle e del cuoio di La Salle

Il corso di lavorazione della pelle e del cuoio di Cogne

Il corso di attrezzi agricoli di Nus

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Il corso di vannerie di Antey-St-André

Il settore legno dell’ITPR di Aosta

Un allievo del corso di tornitura di Pont-St-Martin


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n ge uov st a ion e

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sabato 31 gennaio 2015 segue da pagina 33 Astucci e portafogli sono le principali composizioni dei corsisti della lavorazione di pelle e cuoio di La Salle dell’insegnante Aldo Andres Villegas: «E’ sempre bello vedere così tanta gente» dicono all’unisono. Stesse sensazioni per i portabandiera del corso di vannerie di Antey-St-André, seguito da 17 persone: «E’ sempre come la prima volta, ringraziamo per questo il maestro Aldo Bollon». Il corso di lavorazione di pelle e cuoio copre anche Cogne, con ben 10 alunni agli ordini, sempre, di Aldo Andres Villegas che, per l’occasione, ha estratto dal cilindro la novità degli arredi per l’ufficio. Non mancano nemmeno le scuole vere e proprie come l’Institut Agricole Régional e l’ITPR settore legno. «E’ bello vedere che la gente apprezza gli sforzi fatti durante l’anno» sorridono gli allievi del maestro Mauro Bethaz. Siamo alla volata finale, composta dai sorridenti frequentanti del corso di attrezzi agricoli di Nus, orgogliosi della propria bellissima carriola (il maestro è Liliano Savoye). Dieci i componenti del corso di tornitura di Pont-StMartin (maestro Bottan), al pari di quelli del corso d’intaglio di Gaby, curato da Dino Mognol: «La Fiera è sempre un momento positivo, anche se siamo ormai veterani» ricordano. Florindo Padula si occupa invece del corso di scultura di Sarre, lanciando la volata all’associazione dei Tourneurs de la Basse Vallée, al Don Bosco di Châtillon e ai dodici componenti del corso di vannerie di Valpelline che raggruppa l’intera vallata (maestro Aldo Bollon). La carrellata si chiude in bellezza con la scuola di scultura di Perloz: «Siamo venti con Stefano Arnodo - chiosano -. Venire in fiera è sempre interessante, perché permette di raccoglierre idee e spunti». ■ Alessandro Bianchet

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Il corso di intaglio di Gaby

La scuola di scultura di Sarre

Les Tourneurs de la Basse Vallée

Il Don Bosco di Châtillon

Il corso di vannerie di Valpelline

La scuola di scultura di Perloz

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■ via de tillier e via aubert / Sculture, giocattoli, orologi, cornici e persino grattugie

La tradizione TRA colori e novità U

n inno alla tradizione, senza dimenticare i colori e le novità. E’ quanto si può trovare percorrendo via de Tillier e via Aubert. Subito dopo piazza Chanoux, sulla destra, c’è il banco di Enrico Melato, 50 anni, impiegato di St-Vincent, alla sua 16ª Fiera. «Preparo Sant’Orso in un mese - spiega -. Diciamo che devo vedere la neve per avere voglia e quest’anno ho dovuto aspettare Santo Stefano. Lavoro a casa mia, così non rompo le scatole a nessuno quando batto; mi chiudo in garage, al freddo come un topo, poi torno di sopra e mi scaldo davanti al camino. La Fiera è un po’ una droga: quando partecipi una volta, poi non puoi più farne a meno. Il primo anno ero in piazza della Cattedrale, ho anche vinto un premio e mi hanno spostato in via Porta Pretoria; lì, però,

Enrico Melato

c’è troppa confusione, la gente fatica a fermarsi e ho chiesto di venire qui, che per me è la posizione ideale, perché mi permette di conoscere i visita-

tori, fattore che rende questo evento speciale». Poco più avanti ci sono i banchi di Giuseppe e Leo Letey sui quali si trovano sculture,

Giuseppe e Leo Letey

Laura Giuffrè

oggetti di intaglio e vannerie (a cura di Katia, sorella di Leo). «Vengo in Fiera dal 1970 - spiega papà Giuseppe, 74 anni di Arpuilles -. Fin da bambino ho

Franco Grobberio

la passione per il legno e dal ‘90, quando sono andato in pensione, ho cominciato a coltivarla nel tempo libero, preparando i pezzi per Sant’Orso. Quest’an-

no ho portato anche una locomotiva, un ricordo di quando lavoravo alla Cogne». Di fronte spiccano i piccoli capolavori di Laura Giuffrè. «Sono orefice di professione - racconta la 54enne aosta - e per anni ho esposto all’atelier in piazza Chanoux. Poi hanno deciso di spostare quelli del mio settore in piazza Plouves e lì non mi sono mai trovata bene, quindi ho deciso di esporre in via come tornitrice. Prima di questa scelta usavo il legno come complemento a oro e argento, adesso faccio semplicemente il contrario. Quest’anno le novità principali sono le grattugie da tavola, un’idea nata grazie a una mia amica che me ne ha portata una da riparare. Le realizzo interamente io, compresa la parte in acciaio inox». Qualche metro oltre, sullo stesso lato della via, non si può non rimanere colpiti e affascinati dai colori con i quali Franco Grobberio, 69 anni di Aosta, rende indimenticabili i suoi giocattoli. «Quest’anno ho aggiunto il pannello (venduto poco dopo le nove, ndr) dell’artigiano che va verso la fiera - racconta il 69enne poliedrico artista, alla sua 15ª apparizione alla Millenaria -: il tema è simile a quello del ciondolo dell’Avif, sul quale, però, gli animali sono uno sopra l’altro, come nella favola dei musicanti di Brema. In più ho portato quattro birilli e un personaggio magico. Alla Fiera mi dedico nei tre mesi precedenti, realizzando tra i trenta e i quaranta pezzi. [continua a pagina 39]

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(segue da pagina 37) Alla fine degli anni ‘90 ho deciso che volevo venire a Sant’Orso e mi sono inventato i giocattoli, cercando di creare un qualcosa di tradizionale, che però si differenziasse e mi contraddistinguesse». Pochi pezzi, ma interessanti, sul banco di Vincenzo Chiaro, 50 anni di St-Vincent. «Ho portato quattro pannelli che richiamano alle stagioni - spiega lo scultore termale, alla sua Fiera numero 22, come gli anni della figlia Valentina -, una scarpa con un “povero cristo” al posto del tacco e due vecchi utensili da cucina abbinati a delle scenette tipiche. In totale ci ho messo una settimana di lavoro: ho fatto una full immersion di quattro giorni, completando il tutto con tre mezze giornate. Ho iniziato vedendo Bettoni, gli ho chiesto dove potevo comprare gli scalpelli e ho provato. Personalmente sono facilitato, perché i disegni li faccio io direttamente. Il livello si alza ogni anno: c’è gente sempre più brava grazie ai corsi dei maestri». Arrivando nei pressi dei capolavori di Italo Verthuy, 71enne pensionato di Aosta, si entra nel magico mondo dei nodi e della

Lea Berard

Valentina e Vincenzo Chiaro

radici. «Ho cominciato alla fine degli anni ‘90 con l’intaglio - afferma -, poi ho fatto due anni di scultura con Berlier. I nodi di castagno mi hanno attratto, perché sono tutti pezzi singoli e lo stimolo è vederci qualcosa dentro, anche se magari non succede subito. A questa passione ci lavoro tutto l’anno, la difficoltà più grande è reperirli. Ogni pezzo è unico, qualcuno richiede un paio di ore di lavoro, altri anche cinquanta».

Dall’altra parte della via spiccano gli oggetti di intaglio decorativo (tranne la bella culla, che per ragioni meteo è al sicuro nel negozio di fronte) di Lea Berard, 70 anni, una vita da parrucchiera a Cogne. «Per passare le serate, ho fatto un corso organizzato dalla regione quando ancora lavoravo - dice Lea, alla 15ª presenza a Sant’Orso . Una volta in pensione ho iniziato con l’intaglio classico, ma non mi piaceva e così ho inizia-

Sergio Charbonnier

Italo Verthuy

to a colorare i miei pezzi: quanto fatto mi è piaciuto ed è piaciuto, così ho proseguito. Abbino questa passione all’attività di nonna e a quella di casalinga, che, però, è quella alla quale sono meno abituata». All’angolo con via Gramsci, troviamo Sergio Charbonnier, scultore di 69 anni di St-Vincent, che presenta una collezione decisamente eterogenea, tra cornici per icone sacre, animali, crocefissi, oggetti per la cucina e

tanto altro. «Già da ragazzino avevo sempre l’opinel in mano spiega -; da adulto ho preso parte a un corso di intaglio, poi sono passato alla scultura. Ogni volta che vado nei boschi, sia a caccia che per semplici passeggiate, ho con me il seghetto e quando vedo pezzi interessanti li porto a casa e li lavoro. E’ dal legno che trovo l’ispirazione per questo bel passatempo». Di fronte a lui c’è Diego Bethaz, 46 anni, magazziniere di Valgri-

Bruno Diemoz

Diego Bethaz

senche, al quarto anno in Fiera, che presenta uno gnomo di grandi dimensioni e alcuni presepi degni di nota. «Ho studiato da falegname - racconta -, ma non avevo mai praticato, poi, grazie ai corsi del comune, ho provato, mi è piaciuto, il maestro era contento e mi ha proposto di fare bottega-scuola. Il laboratorio non è vicinissimo a casa mia e in media dedico a questa mia passione una decina di ore al mese. Il difficile è trovare l’ispirazione, infatti mi aiuto partecipando alle mostre-concorso, ma soprattutto interpretare quello che vuole la gente». Un paio di banchi oltre, un appuntamento obbligato è quello con gli animali di Bruno Diemoz. «Utilizzo vecchi rami e tronchi già lavorati dalla natura che trovo ai limiti del bosco, tra i 2000 e i 2500 metri - spiega la guardia forestale di 50 anni di La Salle -. Cerco qualcosa che mi riporti agli animali, soprattutto agli uccelli, che trovo molto espressivi. La ricerca dura dalla primavera (quando va via la neve) alla fine dell’estate, poi in autunno inizio a scolpire. [continua a pagina 41]

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(segue da pagina 39) Questa passione me l’ha trasmessa mio papà Rino, che adesso non c’è più; anche lui aveva partecipato a diverse fiere, vincendone anche una». Folletti, quadretti, pannelli, ma soprattutto tanti tatà per Eligio Seghesio, scultore 75enne di Charvensod, da 16 anni in Fiera. «Andando in pensione ho iniziato a fare i corsi e mi sono appassionato - racconta -. Scolpisco per divertirmi, non certo per vendere; vado in laboratorio quando ho voglia. I miei preferiti sono i tatà e i folleti; i pannelli li realizzo con l’aiuto di mia moglie Rina, che realizza le parti in lana, a volte uso i disegni di mio figlio, che è grafico. In passato ho insegnato sei anni ai detenuti del carcere di Brissogne, adesso tengo i corsi per i bambini di Charvensod: i giovanissimi sono piccoli artisti, solo loro vedono quello che fanno». Una passione viva, anche se sbocciata tardi, è quella di Armando Blanc. «A 11 anni ho iniziato con un coltellino mentre guardavo le mucche - spiega il 51enne operaio di Fénis, da dieci anni alla Millenaria -. Quanto sono diventato maggiorenne ho realizzato un bassorilievo con mio padre, poi più nulla fino ai 40 anni, quando ho ripreso ed è finalmente sbocciato il dono che avevo dentro da sempre. Mentre scolpisco, spesso chiudo gli occhi, perché la mano non fa quello che vede l’occhio. Mi piace realizzare cose utili e reali, come le scarpe: sul banco ne metto anche di vere ed è bello quando la gente non le distingue da quelle in legno. Poi faccio tanti libri, perché a mio papà Luigi piaceva tantissimo leggere. Adoro curare e rifinire i particolari; gli apprezzamenti dei visitatori sono il premio più bello». Il ferro battuto spicca sul banco di Paolo Vicquéry, fabbro 63enne di Brusson, alla partecipa-

Eligio Seghesio

zione numero 15. «Ho un’attività che mi appresto a passare a mio figlio Jean Paul, a cui toccherà proseguire la tradizione di famiglia - afferma Paolo . Abbiamo portato oggetti utili come cassette per la posta, set per caminetti, coltelli, asce e abat jour. Ma ci sono anche le sculture, come la ballerina e il fondista, lo sport “nazionale” di Brusson. Questi pezzi prima li disegnamo su carta, poi riproponiamo il bozzetto sul ferro e passiamo alla lavorazione: in totale ci vogliono almeno due

giorni di lavoro». Non contiene giocattoli, ma il banco di Stefano Stranges è capace di attrarre l’attenzione dei bimbi come pochi altri. Merito dei cartoni animati rappresentati nei divertenti e colorati bassorilievi. «Ho iniziato grazie a Erik Fisanotti che, oltre a essere un grande scultore, è un mio collega - afferma il poliziotto aostano di 38 anni, giunto alla quinta Fiera -. Mi ispiro o al Medioevo, che è una mia grande passione, o ai cartoons, visto che mio figlio Lorenzo di due an-

Paolo e Jean Paul Vicquéry

Armando Blanc

ni mi tempesta di cartoni animati; tra l’altro questo è un bel modo per avvicinare i bambini alla fiera. Alla scultura dedico in media quattro o cinque ore alla settimana e, per la “gioia” di mia moglie, da settembre anche qualcosa di più». Gli ultimi banchi di via de Tillier è quello di Battista e Piero Enrietti di Pont-St-Martin, che presentano orologi in legno e miniature di immobili in pietra. «Vengo in Fiera da quasi vent’anni - dice Battista, 57 anni, di professione bidello -. Mi sono

Battista Enrietti

Stefano Stranges

avvicinato all’artigianato quasi per caso: stavo attraversando un periodo non tanto bello della mia vita e mi hanno consigliato di fare qualcosa per tenere più impegnato il cervello. Sono entrato nella scuola di Binel e mi è servito tanto. L’ispirazione per gli orologi mi è venuta un giorno al bar: il titolare ha preso il suo swatch che non funzionava e l’ha buttato per terra, vedendolo ho avuto un flash e ho cominciato a scolpirli. I primi erano veramente inguardabili, poi mi sono perfezionato: la gente

li apprezza e io continuo a farli. Vado in laboratorio nel fine settimana, in Fiera ho portato diciotto pezzi». All’inizio di via Aubert, sulla sinistra, ci sono le sculture in pietra ollare di Andrea Blanc, 48 anni, artigiano edile di Nus, alla 18ª Fiera. «Vista la mia professione - racconta -, lavoro molto la pietra e, considerato che una pietra tira l’altra, vengo anche a Sant’Orso. Per cominciare ho frequentato la scuola di scultura su legno a Nus. (continua a pagina 43)

Andrea Blanc


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(segue da pagina 41) Comincio a prepararmi a questo appuntamento dalle vacanze di Natale, quando i cantieri si chiudono. L’ispirazione arriva guardando le pietre, sono loro che mi dicono quello che posso fare. Quando riesco abbino anche il legno vecchio, perché sono due materiali che si sposano al meglio». Giannino Talon, pensionato di 70 anni di Fénis, dimostra una grande passione per i giocattoli, abbinata alla notevole capacità di realizzarli. Merito dei bambini. «Tutta questa storia è cominciata una quindicina di anni fa con i primi nipoti che volevano giochi in legno, poi hanno iniziato a chiederli anche i loro amici - spiga sotto lo sguardo attento della moglie Rosa -. Nella vita ho fatto il carpentiere, quindi il legno lo lavoravo, ho sfruttato la manualità e, da autodidatta, ho provato. Ho un piccolo laboratorio vicino a casa dove lavoro due o tre ore al giorno. Con gli anni ho aggiunto il motorino elettrico e le luci, anche gli impianti li faccio io, mentre a collaudare le mie creature ci pensa Luca, il nipotino più piccolo di quattro anni». Le pipe sono la novità portata da Pierluigi Sartore alla Millenaria numero 1015, la sua diciottesima. «Ho iniziato per caso - ammette -: lavoravo in un negozio di articoli per animali e ho dovuto consegnare un acquario a Ezio Lumignon, che è diventato il mio maestro di intagio. Poi sono passato alla scultura con Chiurato e Toppo; come se non bastasse, mia moglie è maestra d’arte e, di tanto in tanto, vedendomi lavorare, mi cazzia. La soddisfazione maggiore ce l’ho lavorando il legno vecchio e i nodi. Quest’anno ho provato con le pipe: ne avevo parlato con un amico, ho voluto provare e mi sembrano siano venuto bene». A metà della via c’è uno dei tre

Giannino Talon con la moglie Rosa

banchi della famiglia Padula, quello di Marco, che può contare sulla collaborazione del giovanissimo figlio Alex. «Mio papà Florindo, che espone in via Porta Pretoria - afferma il 47enne operaio di Charvensod -, ha trasmesso la passione a me e a mio fratello Stefano (presente in via Sant’Anselmo, ndr). Io sto facendo lo stesso con mio figlio Alex, che per ora, oltre a darmi una mano nelle operazioni meno pericolose, realizza animaletti con le pigne. Cerco di ritagliarmi una ventina di ore alla settimana, puntando su scene di vita o su fotografie».

Moreno Viot

Pierluigi Sartore

A fianco c’è Moreno Viot, che con Marco Padula condivide questa passione, sbocciata ai corsi dal maestro Florindo. «La scultura mi piace perché ti fa stare con gli altri - spiega il 47enne impiegato di St-Christophe -. Tra il lavoro, la famiglia e il calcio giovanile (è dirigente dell’Aosta 511, ndr), cerco di ritagliarmi due giorni alla settimana per andare un po’ in laboratorio. Amo le scene rurali, sono attratto dalla scultura di una volta, quella che rappresentava il mondo agricolo e mi baso sui ricordi di infanzia. Non mi fisso su un tema, se vedo un pezzo che mi ispira,

mi metto all’opera. Negli anni, per migliorarmi, ho frequentato pure corsi di disegno». Sulla destra, invece, spiccano i colori dei fiori di Enrica Reboulaz, alla sua prima “da sola” a Sant’Orso. «Ho iniziato sul banco di mio marito Roberto, che mi ha “trascinato” in questo bellissimo mondo - racconta la 50enne di Nus, di professione insegnante elementare -. Prima mi ha lasciato uno spazietto, poi mi ha relegato dietro al suo banco e quest’anno mi ha invogliata a prenderne uno da sola. Ho cominciato con l’intaglio, poi ho fatto un corso per i fiori in legno e mi sono ap-

Roberto Benvenuto, Enrica Reboulaz e il figlio Luca

Mikaela Benvenuto

passionata, perché posso sbizzarrirmi di più e usare la fantasia. Per i petali uso anche fotocopie di vecchi atti del 1800 o di spartiti musicali, cosa che piace. I cuori in fiore, invece, sono un’opera di famiglia: la base in legno è di Roberto, la decorazione la faccio io». All’angolo con via Torre del Lebbroso c’è il banco multicolore di Mikaela Benvenuto, sul quale trovano spazio tantissimi oggetti: dagli utensili per la cucina, agli acchiappa sogni, passando per le cravatte e i manici degli opinel. «Mi diletto prevalentemente con l’intaglio e la tornitura - affer-

ma la 38enne autista di autobus di Pollein, in Fiera dal nuovo millennio. -. La mia passione è nata nel 1999: a Sant’Orso ho visto un collega che esponeva, mi sono detta “queste cose così belle devo provarle a fare anch’io” e gli ho chiesto di darmi lezioni. Mi piace inserire il particolare in legno in oggetti già finiti, come ad esempio il pianale della macchina per cucire d’epoca che ho qui quest’anno. Lavoricchio un po’ tutto l’anno, dall’autunno in maniera intensiva, dedicando all’intaglio tutti i momenti liberi a mia disposizione». ■ Davide Pellegrino

Alex e Marco Padula


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■ rues croix de ville-de sales / Alla ricerca dei pezzi tradizionali, ma anche più originali e curiosi

Il salotto buono... è anche qui U

n miscuglio di stili e di lavorazioni, capace di proiettare il pubblico in un vero e proprio museo a cielo aperto. Questo quanto proposto dalla 1015ª Fiera di Sant’Orso allestita nel tratto compreso tra rue Croix de Ville e piazza Roncas, senza dimenticare l’appendice di rue Monseigneur de Sales e di piazza Giovanni XXIII. In un simile contesto, il peregrinare di banchetto in banchetto non può non iniziare con i tradizionali ‘galletti’ alcuni addirittura a grandezza naturale - di Italo Yoccoz di Aosta, ma originario di Allein. «Espongo dal 2002 come autodidatta - spiega -. Inizialmente mi ero dedicato alla produzione anche di altri piccoli oggetti, ultimamente diciamo che mi sono specializzato in piccoli tatà e in galletti, che sono solito preparare nel mio garage di Aosta, anche se per quelli un po’ più grandi preferisco salire a Dayllon di Allein, dove posso contare su spazi più ampi, anche all’aperto». Dai ‘galletti’ di Yoccoz ai particolari socques di Livio Martignene di Issogne, ormai da 25 anni presente all’appuntamento con la Millenaria. «L’idea di proporre uno speciale zoccolo rivestito con pelo di mucca è nata tanto tempo fa, quando ho pensato che il rivestimento con una tomaia fatta con pelo di mucca, che vado a prendere direttamente in Veneto, poteva rendere la calzatura più confortevole e soprattutto calda - commen-

Livio Martignene di Issogne

Italo Yoccoz di Aosta

Sergio Pattoni di Aosta

Mario Bacherini di Nus

Andrea Celestino di St-Nicolas

Fabio Bortoletto di Châtillon

ta -. Effettivamente di questo ho sempre avuto un buon riscontro». Giusto accanto, in rue Croix de Ville, come non notare la ‘manona’ che troneggia sul banco di Sergio Pattoni di Aosta, che precisa: «L’opera è venuta fuori praticamente da sola, avevo un pezzo di legno di cedro con dei rami che salivano, quindi è stato abbastanza naturale per me approdare a questa creazione. Poi, visto che c’era la mano, ho pensato bene di proporre anche un piede» a mo’ di portacenere. Più avanti ecco il ‘Sogno in luna crescente’ di Mario Bacherini, pisano di nascita, ma valdostano d’adozione considerati ormai i suoi 32 anni di residenza a Nus. Un bassorilievo, il suo, nato da una fotografia trovata sul web di una donna accovacciata. «Prima di tutto ho creato un modello in plastilina della donna, così da poterne calcolare le dovute proporzioni sul legno - sostiene -. Dopodiché ho provveduto a scolpire il tutto, ma mancava ancora qualcosa: il colore è stato il tocco che mi ha permesso di dare il giusto risalto alla figura femminile traslata dalla fotografia, altrimenti si sarebbe un po’ persa». In rapida successione, quindi, ecco i «personaggi della fantasia o comunque legati alla natura» di Fabio Bortoletto di Châtillon e l’aquila reale e la marmotta del giovanissimo Andrea Celestino di St-Nicolas. [continua a pagina 47]

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sabato 31 gennaio 2015 [segue da pagina 45] Percorrendo per un attimo a ritroso rue Croix de Ville, le campane e i campanacci di Piero Communod di St-Christophe fanno bella mostra di sé accanto ai suoi tradizionali coltellini col manico intarsiato. «Ho iniziato a esporre dopo aver frequentato un corso di intaglio organizzato da Roberto Zavattaro - confessa -, dopodiché mi sono per così dire specializzato nella lavorazione del cuoio, ed ecco scoperto il perché quest’anno abbia proposto dei collari per capre metà in legno intarsiato e metà in cuoio». Oltre a questo, Communod ci tiene a sottolineare la presenza sul suo banco anche «dei miei tradizionali coltellini con manico in legno di noce, che per questa occasione ho deciso però di proporre con alcuni nomi già intarsiati, visto che l’anno scorso più di una persona me lo aveva richiesto». Risalendo verso piazza Roncas, non lontano dall’incrocio con via Monseigneur de Sales, sulla destra, ecco allestito lo spazio espositivo di Antonio Delfino di Quart, presente alla Foire de Saint-Ours da una decina di anni dopo aver perfezionato la sua tecnica frequentando le scuole di Quart e di Nus. Un campanaccio per mucche troneggia sul suo banco, minuziosamente scolpito nel legno di noce. L’unico difetto? «Non suona», ammette scherzosamente, aggiungendo: «Effettivamente sono già diverse le persone che si sono avvicinate e hanno provato a scuoterlo. Mi hanno tutti detto: ‘sembra un campanaccio vero!’. In realtà lo è, semplicemente è in legno, campana compresa». Giusto oltrepassato il bivio per via della Cattedrale, sulla destra il visitatore non può non essere catturato dal colore e dalla vivacità che sprizzano da tutti i pori delle creazioni di

Piero Communod di St-Christophe

Antonio Delfino di Quart

Cristina Cancellara di St-Vincent

Alessandra Zucco di Verrès

Cristina Cancellara di St-Vincent, l’ideatrice nel 2008 dello stile bois collage. Da 25 anni in Valle d’Aosta, dopo essere passata per Valtournenche, ora si è stabilita a St-Vincent, continuando il suo percorso di ricerca per trovare sempre nuove soluzioni creative e originali nella valorizzazione del legno vecchio e nell’accosta-

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Vincenzo Petrocco di Gignod

Leo Gerbaz di Valpelline

mento di materiali diversi nel medesimo pannello. «Prediligo le tavole vecchie, più brutte sono meglio è, perché queste devono diventare un tutt’uno con le sagome dipinte a mano che sono solita posizionare sopra - racconta -. Ciò premesso, quest’anno la novità è rappresentata dal cervo, il mio nuovo animaletto che

ho voluto rappresentare con una coroncina in quanto reputo sia il re del bosco». Nella nuova parentesi artistica di Cristina Cancellara, nella 1015ª Fiera di Sant’Orso inizia a intravedersi la sua rinnovata attenzione per il recupero e la valorizzazione di materiali all’apparenza fuori tempo, come vecchi colla-

ri per capre e rastrelli utilizzati per la fienagione. Proseguendo verso piazza Roncas, sulla sinistra, ecco presentarsi agli occhi una costruzione in ferro assai bizzarra, l’unica per la verità proposta da Vincenzo Petrocco di Gignod, che interrogato, risponde: «Si tratta di un drago, me la sono pensata così.

Il tempo di realizzazione non l’ho calcolato, l’ho fatto a tempo perso, recuperando i pezzi in ferro che mi servivano e saldandoli uno a uno. Diciamo che ne è uscito un complemento d’arredo un po’ particolare, sicuramente sta suscitando la curiosità dei visitatori, che lo accostano a un appendiabiti». Completato il giro a salire verso piazza Roncas, tornando indietro non ci si può non fermare - a metà strada tra gli incroci con rue Monseigneur de Sales e via De Tillier - al banco dell’artista Alessandra Zucco di Verrès, il cui stile ha preso chiaramente le movenze - dolci e sinuose - dal maestro Franco Pinet di Issogne. «A me piace molto il legno d’acero - confessa - perché, una volta lavorato, diventa puro, permettendomi di rappresentare tramite forme stilizzate sia animali che figure umane, in particolare figure femminili». Animali che, a onor del vero, vengono realizzati anche attraverso l’utilizzo di legno di noce, meglio se secco, anche se quest’anno l’attenzione è catturata dalla speciale scultura-lampada a led, opera che si è aggiudicata il secondo premio al concorso dei presepi di Bard. Finita la visita in rue Croix de Ville, si imbocca rue Monseigneur de Sales, quando giungendo in piazza Giovanni XXIII, quella della Cattedrale - si approda al banco di Leo Gerbaz di Valpelline, che presenta alcuni degli utensili agricoli più importanti della tradizione valdostana. Nell’ordine, la zangola e l’arcolaio, tutti e due «regolarmente funzionanti, se uno li volesse mettere in funzione anziché relegarli solo a complementi d’arredo per ambienti rustici», precisa. Il primo serve per la produzione del burro e il secondo per filare la lana. [continua a pagina 48]


FIERA DI SANT’ORSO

48 [segue da pagina 47] Giusto di fronte, sul banco allestito da Domenico Minniti del Pont Suaz, a Charvensod, tra bassorilievi ritraenti la fauna alpina e altro ancora, non può non suscitare curiosità l’opera concepita «in occasione del bicentenario dell’Arma dei carabinieri», spiega Minniti, che aggiunge: «In questo bassorilievo il Carabinieri protegge l’Italia, la nostra Patria, e il tricolore è la bandiera che unisce tutti gli italiani». Qualche banco più in là, ecco lo spazio espositivo di Altin Gjeta, giovane albanese da una decina di anni in Valle, che per il terzo anno consecutivo espone alla Millenaria. Tra i suoi pezzi più pregiati, alcune vecchie cassapanche restaurate e valorizzate. «E’ un lavoro che mi piace, dare nuova vita a pezzi di legno che altrimenti finirebbero nell’immondizia o dimenticati da qualche parte chissà per quanto tempo, è una soddisfazione grandissima», commenta, mostrandoci poi uno speciale cavatappi posizionato su un pezzo di legno in cui è stato scolpito un grappolo d’uva. Dulcis in fundo, non poteva mancare un bassorilievo ritraente la doppia aquila, «simbolo dell’Albania, così come figura sulla bandiera». Procedendo dietro le scuole San Francesco, uno dei banchi nei pressi del quale la maggior parte dei visitatori si è fermato, scattando foto e rivolgendo complimenti allo scultore, è stato senz’altro quello del diciottenne Matteo Colliard di Hône, tra i premiati della 1014ª Fiera di Sant’Orso. Iscritto alla classe quinta dei geometri a Châtillon, da tre anni si è dedicato con anima e corpo alla scultura, una passione «che ho sempre sentito, sin da quando ero bambino»,

Domenico Minniti di Charvensod

Altin Gjeta di Donnas

Matteo Colliard di Hône

Lisa Danielle Wharton di Aosta

Marco Vairetto di Perloz

Claudio Bancod di Chambave

spiega, aggiungendo: «Certo è che si tratta di un hobby che porta via un bel po’ di tempo, ma alla fine va bene così. Si tratta di una passione che mi porta a scolpire un po’ tutti i tipi di legno, dal tiglio al noce, riproducendo soprattutto temi della tradizione valdostana, in particolare quella agricola».

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Qualche banco prima, ecco i simpatici bassorilievi colorati della britannica - nata in Kenia - Lisa Danielle Wharton, da otto anni in Valle d’Aosta e grande appassionata dei disegni con il carboncino. «Anni fa ho iniziato col disegno, dopodiché questo è il terzo anno che mi presento a questo appuntamento con

le mie sculture - afferma -. Il disegno e la scultura io le intendo come complementari, in quanto quello che ho disegnato cerco poi di trasferirlo sul legno». Tra una mucca, un cane e altri animali ancora, tutti colorati per renderli maggiormente rispondenti alla realtà, come la mucca del pan-

nello ‘Lo Baou’, rappresentata talmente fedelmente da sembrare vera, Lisa Danielle Wharton si lascia andare a una constatazione: «Dopo anni di disegno, posso tranquillamente affermare che anche nell’arte ogni mucca è un animale a sé, con una propria identità, mai riproducibile in tutto e per tutto. Sarà

sempre diversa rispetto a un ‘altra, il bello dell’arte penso sia proprio questo». Rientrando verso piazza Giovanni XXIII, in via Monseigneur de Sales, un altro banco preso letteralmente d’assalto dal pubblico, soprattutto di una certa età, è stato quello di Claudio Bancod di Chambave, presente con i suoi ormai tradizionali bastoni alla Foire de Saint-Ours dal 1999. «Si tratta di un hobby che mi sono coltivato negli anni - racconta - e che mi ha portato a presentarmi alla Fiera ormai da una quindicina di anni. Per quanto riguarda le mie creazioni, queste dipendono più dalle forme del legno, sempre e solo radici, che dalla sua tipologia». Un oggetto, quello presentato da Claudio Bancod, che al pari dei fiori di legno e dei ‘galletti’, ogni anno incontra l’apprezzamento di un numero piuttosto ampio di visitatori. «Sarà perché la gente vuole spendere sempre meno, effettivamente i miei bastoni sono piuttosto apprezzati», conferma. Non lontano dalla Cattedrale, quindi, ecco imbatterci nella curiosa scultura di Marco Vairetto di Perloz, allievo della scuola bottega tenuta da Giuseppe Binel. La sua opera più significativa, ricavata seguendo il tema dell’equilibrio, «rappresenta le diverse tappe delle vita di una persona, dal cavallo a dondolo, segno dell’infanzia, ai libri di scuola, ossia quando l’uomo si forma e si prepara a diventare grande», spiega, proseguendo: «Dopodiché, attraverso altre tappe della propria vita, ogni persona in età adulta cerca di raggiungere un obiettivo, un sogno, che in questa scultura ho voluto rappresentare con una stella». ■ Patrick Barmasse

a l i P a i r e z z o r r Ca

o i n o t n A a l l e r a c c u di B

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fiera di sant’orso

sabato 31 gennaio 2015

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■ via sant’orso e via guido Rey / Gli espositori del settore non tradizionale

Riuso, colore e creatività A

ll’imbocco di via sant’Orso c’è Massimiliano Guglielmetti, ‘paladino’ della lavorazione del rame insieme al fratello Andrea (di casa all’Atelier); tra pentoli, paioli, alambicchi, mestoli e ciotole di ogni dimensione, la novità è il set per fonduta o bourguignonne, realizzato come se fosse un paiolo da fontina in miniatura. Un po’ più avanti, spiccano i fratelli Chiara e Fabio Guglielmo di Fénis che mescolano ceramica e legno; «si tratta di vecchie tavole sulle quali applichiamo bassorilievi o piccoli tuttotondo in eramica – spiega. I soggetti sono quelli della tradizione, come i tatà e quest’anno abbiamo anche gli angeli. Per i colori, la tecnica mista con acquerelli, patine, matite e foglia d’oro. Anche Chantal Godio di Tac Atelier ha rivisitato la ceramica, realizzando ad esempio, le ciotole fiaba; così il piatto diventa la balena della fiaba di Pinocchio, oppure il lupo di Cappuccetto Rosso, o il coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. E poi ci sono tatà di ceramica cicciotti e simpatici su ruote, muscche, galli, gallinelle, chiacchiere e pecore. Alla prima partecipazione alla Foire è Ulisse Balma di Cogne che recupera legno vecchio di larice e abete e dipinge con colori acrilici mucche, reines, camosci, ma che sa anche riprodurre alla perfezione foto di famiglia. Cristina Formento di

Massimiliano Guglielmetti, unico exposant per la lavorazione del rame

Chantal Godio di Tac Atelier; a sinistra, le ciotole fiabe, più a destra i tatà

Valtourenche è un’habituée; bijoux e sciarpe collane fanno bella mostra sul suo banco; particolari, colorate e fantasiose sono le collane realizzate con lana e feltro. Alla prima Foire è anche Marzia Grammatico; «il cucito creativo, con un occhio di riguardo al riciclo dei materiali

è la mia passione» – spiega. Il tema è goloso: torte, dolcetti, cup cakes, cheese cake decorano le scatole di legno porta gioie o porta tutto realizzate da papà Domenico. Qualcuno di voi ha mai pensato che ci si può lavare le mani o il viso con una saponetta rivestita di feltro? Chiedetelo a

Qui a lato, Ulisse Balma di Cogne accanto ai dipinti su vecchie tavole di larice e abete

Fabio e Chiara Guglielmo accanto alle loro particolari ceramiche

Camilla Iaconi, marchigiana di La Salle che ha rivestito le saponette profumate con il feltro, «così si ha un leggero effetto esfoliante e man mano che il feltro si bagna, l’effetto esfoliante sarà più energico». Al suo banco, colpiscono sciarpe, panni, giacche, pullover di lana trattati con la tecnica dell’eco print, ottenuta con un bagno di colore e l’impronta delle foglie; foglie di rosa, di castagno, di roverello, di eucalipto regalano mélange di tinte autunnali davvero particolari; «ogni bagno di colore è una sorpresa, un’alchimia» - spiega. Raffaella Gobbo di Doues porta in fiera la quilling art, ovvero la tecnica di lavorazione della filigrana di carta; striscioline sottilissime di carta vengono verniciate e arrotolate, diventando orecchini, collane e bijoux speciali. [continua a pagina 50]


fiera di sant’orso

50 [segue da pagina 49] «A breve terrà un corso ai ragazzini delle scuole medie di Villeneuve – spiega – d’altronde in questa arte c’è molta geometria». Si tratta di un’antica tecnica che ha origine nel Medio Oriente e già utilizzata dai monaci nel 15º secolo che utilizzavano la filigrana di carta per le figure sacre anziché quella in oro. Erica Peloso di Quart, ha coinvolto tutta la famiglia – il marito Vittorio e i figli Thomas e Chloé – nella lavorazione della lana cardata; pecorelle, gufetti, tatà su radici o su ruote, ma anche pinguini (opera di Chloé) e gufetti (opera di Thomas), quadretti, ciotoline e borsette colorate e originali. All’angolo tra via sant’Orso e via Guido Rey c’è Vittorio Principe di Aosta che porta in fiera l’arte del traforo, quei ‘ricami’ su legno tanto precisi da sembrare finti. Cuore granata con tanto di sciarpa del Toro al coro, Vittorio ha pensato alla fiera per i più piccoli: mobili per le bambole, portamatite dei puffi, calamite di Peppa Pig, ma anche oggetti d’arredo e utensili per la casa come portatovaglioli, vasi portafiori e cornici. Antonella Saggese e Andrea Avril sono alla prima partecipazione; bijoux con materiali di recupero per lei – compresa plastica, feltro e addirittura la pasta ‘farfalle’ cruda – e costruzioni in miniatura per lui, suggerite dalla fantasia o che traggono ispirazione dai castelli, dai trulli, dalle baite montane. Impossibile non rimanere affascinati dai luminosi mosaici in pietra di Davide Ireneo Tornago di Pontey; «sono realizzati con pietre raccolte nei fiumi, nei torrenti o in miniera, sbriciolate con un mortaietto e ricomposte sull’immagine disegnata a mano con una semplice pinzetta. [continua a pagina 51]

Quilling art, la filigrana di carta Marzia Grammatico e il suo... dolce cucito creativo

Camilla Iaconi e i suoi tessuti eco print

I bijoux creativi di Cristina Formento di Valtournenche

BAR di Battaglia Michela

SPECIALE SANT’ORSO

A DUE PASSI DALLA FIERA! VIA ST. MARTIN DE CORLEANS P.ZZA RONCAS P.ZZA CATTEDRALE

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sabato 31 gennaio 2015

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Raffaella Gobbo

Le saponette profumate ‘rivestite’ di feltro per un effetto esfoliante

Il cuore granata e virtuoso del traforo Vittorio Principe

Lana cardata, passione di famiglia per Erica Peloso, qui con Vittorio e Chloé


sabato 31 gennaio 2015 [segue da pagina 50] La parte piĂš lunga è la ricerca delle pietre, dei colori e dei ‘pezzi’ giustiÂť. Se Davide raccoglie pietre nei fiumi, un altro intervento di ‘pulizia’ degli alvei è quello di Andrea Triolo di Valpelline in fiera con il figlio Federico che raccoglie nei torrenti e nei laghi radici e le incastra fino a creare basi e supporti per abat jour o applique di grande effetto. Ettore Bonelli di Courmayeur è un maestro della vannerie; frassino, nocciolo e salice sono le sue essenze predilette per cesti e gerle di ogni dimensione. Claudio Anastasi di Donnas, giĂ premiato per la categoria giocattoli alla Petite Foire, porta ad Aosta la sua passione... su due ruote: una sfilza di Vespa, lignee naturalmente e riprodotte con certosina precisione. Sono ammiratissime les boules de neige di Elda Cerise di Châtillon; ÂŤnon conto il tempo che impiego per realizzare ciascun fiore - spiega - tra trovare le pigne, pulirle, bucarle, pulire il nocciolo, pelarlo e iniziare e intagliare tutti i fiorelliniÂť; la novitĂ di quest’anno è l’allium, il fiore dell’aglio. Laura Orlando dell’Atelier Ederaluna porta in fiera il colore con i suoi gnomi arcobaleno; ÂŤlavoro legno, cirmolo, tiglio, noce e completo con colori acrilici; in atelier, oltre alla scultura, mi occupo di pittura, decorazione e corsi di disegno; arrivo dal mondo dei pennelli e ho frequentato la scuola bottega del maestro ChiuratoÂť. Accanto all’ingresso della scuola dell’infanzia Monsignor Jourdain, ci sono le ragazze della comunitĂ Petit Foyer e La Ruche; parlano con entusiasmo del corso di intaglio che frequentano ogni giovedĂŹ e mostrano orgogliose scatoline, galletti, ricci, finestrelle decorate e tatĂ . â– Cinzia Timpano

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Ettore Bonelli di Courmayeur I mosaici in pietra di Davide Ireneo Tornago

Andrea Avril e Antonella Saggese hanno utilizzato materiali di recupero Qui sopra, a destra, Elsa Cerise di Châtillon accanto agli allium; nel riquadro le ammiratissime boules de neige; qui a lato Laura Orlando

Claudio Anastasi di Donnas con le ‘Vespa’ lignee

Il banco delle ragazze delle ComunitĂ Petit Foyer e La Ruche

Andrea Triolo con il figlio Federico

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sabato 31 gennaio 2015

■ aziende / Passeggiata tra gli stand di macchine

La FOIRE, una vetr L

Le macchine agricole de L’Arca

Borney Legnami

a Fiera di Sant’Orso non è unicamente imperniata sull’artigianato della tradizione locale, ma rivolge il proprio sguardo, da molto tempo ormai, anche alla promozione di tutto ciò che ruota attorno all’ambito dei mezzi agricoli e delle macchine da lavoro in generale. Passeggiando nella zona compresa tra l’Arco d’Augusto e Piazza della Repubblica, passando per via Torino, infatti, il coro degli espositori è pressoché unanime nell’affermare che la Millenaria risulta essere al contempo un’ottima vetrina per la promozione della loro quotidiana attività commerciale e per le novità del momento, oltre ad essere un’irrinunciabile occasione di ringrazia-

Allo stand di Alpigas si passa il tempo tra formaggi e salumi

Titolari, dipendenti e amici tutti in fiera da Giachino

mento e di coinvolgimento nei confronti della clientela più consolidata. L’aspetto economico di per sé considerato, invece, pare

essere passato in secondo piano, a causa anche della nota flessione dei consumi. Il trend appena descritto, infatti, ci viene mirabil-

I mezzi di Orecchia, Iveco e Fassi

Allo stand della Mafer

CRAMAROSSA STEFANO ImpIantI elettrIcI cIvIlI e IndustrIalI ImpIantI IdrotermosanItarI

Montjovet (Ao) Loc.Lillaz, 51 Cell 348 / 2898147 s.cramarossa@gmail.com

0

ATTESTAZIONE SOA OS 30 CLASS.

mente spiegato dal titolare di Agritecnica Valdostana il quale afferma che «in fiera non si vende più come una volta, noi esponiamo ormai


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agricole, da lavoro, impianti e stufe

rina immensa Le macchine da lavoro di Manitou

da molti anni ma, ciò nonostante, questa risulta essere sempre un’ottima occasione per ricordare alla clientela la nostra presenza del

mercato, regalando a clienti nuovi e vecchi un punto di incontro, una stretta di mano e un buon bicchiere di vino». Ciò che, infatti, ha ca-

L’Agritecnica Valdostana

ratterizzato la nostra camminata mattutina tra i vari stand sono stati sorrisi e calore, poco importa poi se affiancati alla promozione di stufe, macchine agricole o legname. In chiusura della nostra passeggiata ci imbattiamo nei concessionari Iveco, Orecchia e Fassi i quali, quasi a chiusura di un cerchio, espongono in occasione della millenaria da quasi trent’anni e ci ricordano lo stretto legame con la tradizione della loro presenza in loco perché, per loro «l’occasione di dire grazie ai nostri clienti è per noi, ad oggi, un appuntamento irrinunciabile oltre che una fondamentale risorsa che ha, col tempo, assunto i contorni della tradizione». ■ Marta Bonarelli

Allo stand di Edildueci Valmachines

In fiera anche l’Autocenter

Al calduccio nello stand di Brianese Marmi

Gli impianti di Jerusel in esposizione alla fiera


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lunedì 31 gennaio 2015

(segue dalla prima pagina) Sicurezza e salute Numeri tanto imponenti necessitano di una macchina organizzativa quasi perfetta. Su questo fronte, la Regione Autonoma Valle d’Aosta mette in pratica un’esperienza di lunghissimo corso, con persone qualificate e attente in special modo alla sicurezza. In particolare, all’interno della sala operativa, allestita dal Dipartimento sistemi tecnologici della Regione e dall’assessorato delle Attività produttive, sono presenti operatori della protezione civile regionale, dei vigili del fuoco, del 118, del corpo forestale, della questura, dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia locale, oltre al personale regionale. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, la Struttura complessa 118 dell’USL Valle d’Aosta ha allestito in Piazza Narbonne un posto medico avanzato (PMA) in grado di gestire il primo intervento in caso di malori o incidenti. Accanto al PMA, sono state installate dagli operatori della componente Volontariato della Protezione civile due tende pneumatiche dotate di riscaldamento per accogliere i visitatori che, pur non presentando problemi sanitari, necessitino di assistenza, persone che si sono smarrite, persone con problemi di agorafobia, claustrofobia, ipotermia e simili. ■ Luca Mercanti

Sant’Orso cresce in grandezza e qualità LG presse srl Regione Borgnalle, 12 - 11100 Aosta P.IVA E C.F.: 01141020071 CAP. SOCIALE € 100.000 - Iscr. REA: AO70736 REDAZIONE Centro Direzionale “I Prismi” Regione Borgnalle, 12 Tel. 0165 231711 (centralino) E-mail: segreteria@gazzettamatin.com Iscrizione al Tribunale di Aosta n. 9/02 del 20/05/02 Luca Mercanti

Direttore responsabile: l.mercanti@gazzettamatin.com

Patrick Barmasse Alessandro Bianchet Danila Chenal Erika David Davide Pellegrino Cinzia Timpano

Redazione: p.barmasse@gazzettamatin.com a.bianchet@gazzettamatin.com d.chenal@gazzettamatin.com e.david@gazzettamatin.com d.pellegrino@gazzettamatin.com c.timpano@gazzettamatin.com

Roberta Prodoti

Segretaria: segreteria@gazzettamatin.com

Il Posto medico avanzato di piazza Narbonne della Struttura complessa 118 dell’Usl Valle d’Aosta

COLLABORATORI: Massimo Altini, Miriam Begliuomini, Michelle Berard, Davide Boggia, Marta Bonarelli, Michela Borgis, Riccardo Bortolotti, Alessandra Borre, Elisa Bosc, Federica Boscardin, Nadia Camposaragna, Paolo Ciambi, Davide Gens, Ilaria Cavalet Giorsa, Cristina Compagnoni, Silvia Costa, Alexis Courthoud, Mathieu Courthoud, Cosimo Crea, Elettra Crocetti, Carola Diotri, Julien D’Herin, Camilla Di Tommaso, Carol Di Vito, Renato Ducly, Christian Evaspasiano, Giuseppe Farinella, Daniele Fassin, Ursula Ferrari, Enrico Formento, Bruno Fracasso, Giulio Gasperini, Davide Gens, Michael Ghignone, Ruben Guzzom, Francesca Jaccod, Valeria Luberto, Elaine Lunghini, Stefania Manenti, Andrea Manfrin, Giacomo Mangano, Carlotta Maquignaz, Teresa Marchese, Angela Marrelli, Federico Mecca, Miriam Nex, Alex Muratori, Danilo Nicod, Claudia Olivotto, Franco Ormea, Simonetta Padalino, Matteo Paolini, Margherita Pellegrino, Gabriele Peloso, Luigi Perosino, Antonella Perriello, Maurizio Pitti, Loris Ponsetto, Martina Praz, Nicola Rolland, Raffaele Romano, Luca Rosati, Alessandro Rossi, Erica Rudda, Luca Sanseverino, Riccardo Savoye, Rossella Scalise, Piera Squillia, Albert Tamietto, Andrea Trovato, Laura Vinaj, Caterina Venchi, Salim Znaidi. Abbonamento: 70 euro all’anno (+ online 85 euro) - bonifico bancario: Banca Sella, Succursale 56 IBAN: IT 48 I 03268 01200 052886541821 (intestato a: LG Presse S.r.l. Regione Borgnalle, 12 - 11100 Aosta) Concessionaria di pubblicità ADV srl Regione Borgnalle, 12 - 11100 AOSTA Tel.: 0165 230772 Cell.: 366 6174591 Email: info@advsrl.it

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