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Primo Piano
Martedì 31 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza Covid-19 L'andamento e le stime Zero contagi: le previsioni Regione Data prevista Abruzzo 11 Aprile Basilicata 7 Aprile Calabria 17 Aprile Campania 20 Aprile Emilia-Romagna 28 Aprile Friuli-Venezia Giulia 10 Aprile Lazio 16 Aprile Liguria 7 Aprile Lombardia 22 Aprile Piemonte 15 Aprile Puglia 9 Aprile Sicilia 154 Aprile Toscana 5 Maggio Trentino-Alto Adige 6 Aprile Umbria 7 Aprile Valle d'Aosta 8 Aprile Veneto 14Aprile Italia (1) 16 Maggio Italia (2) 9 Maggio Italia (3) 5 Maggio
Osservati
Nuovi casi positivi in Italia (1) metodo dei minimi quadrati (2) minime devianze assolute, dati aggregati (3) minime devianze assolute, dati disaggregati
Previsti
Nuovi casi positivi in: Emilia-Romagna
Friuli-Venezia Giulia
5000
800
100
600 4000 400
50
200 3000
0
0
01 mar
01 apr
01 mar
01 mag
Veneto
2000
Lombardia 1500
400
1000 200
0
500 0
0
19 feb
11 mar
01 apr
22 apr
01 mar
13 mag
01 apr
01 mag
01 mar
01 apr
Fonte: Einaudi Institute for Economics and Finance
LO STUDIO VENEZIA Potrebbe cominciare dal Nordest l’azzeramento graduale dei nuovi casi di Coronavirus. Con una Pasqua (quasi) senza contagi. A dirlo è uno studio dell’Einaudi institute for economics and finance (Eief), centro di ricerca indipendente fondato dalla Banca d’Italia, che quotidianamente esamina il bollettino diffuso dalla Protezione civile nazionale, calcolandone le variazioni giornaliere e stimandone la proiezione nel tempo. Secondo l’analisi condotta da Franco Peracchi, docente all’Università di Roma Tor Vergata e alla Georgetown University, il Trentino Alto Adige potrebbe giungere per primo al traguardo già il 6 aprile, dopodiché toccherebbe al Friuli Venezia Giulia il 10 aprile e al Veneto il 14 aprile, per arrivare infine a completare il quadro nazionale fra il 5 e il 16 maggio. La base statistica considerata dal professor Peracchi include cinque serie di numeri: i soggetti attualmente positivi, i nuovi casi, i dimessi guariti, i pazienti deceduti e il totale dei contagiati dall’inizio dell’emergenza. Specifica l’econometrista nel suo paper, che traduciamo così dall’in-
SECONDO GLI ANALISTI NELLE AREE LIBERE DAL VIRUS POTREBBERO ESSERE TESTATE LE FORMULE GRADUALI DI RIAPERTURA
VENEZIA Ci sono i “quarantenati”, persone che sono risultate positive al tampone del coronavirus e che, pur restando a casa, vanno tenute sotto controllo. Tecnicamente si dice: sorveglianza attiva. Solo che bisogna distinguere tra chi ha sintomi (raffreddore, tosse) e chi si sente sano come un pesce. E poi ci sono gli anziani nelle case di riposo dove i morti da coronavirus sono già una quarantina e dove si è deciso di dividere i positivi dai negativi, fino a prevedere lo spostamento in altre strutture se questa suddivisione non fosse possibile. Come comportarsi con chi è in quarantena e con gli ospiti delle
01 mag L’Ego-Hub
Obiettivo zero infezioni: a Nordest via da Pasqua Le previsioni dell’istituto di ricerca Einaudi: nessun `Friuli Venezia Giulia e Veneto: stop ai contagi in 4 nuovo caso da lunedì prossimo in Trentino-Alto Adige giorni (dal 10 al 14 aprile). «L’Italia libera a maggio» `
glese: «Si noti che il numero dei casi attualmente positivi non è pari al numero dei componenti della popolazione attualmente infetti, ma solo al numero di quelli che sono risultati positivi al tampone. Il numero delle persone attualmente infette è probabilmente maggiore di un ordine di grandezza». Fatta questa precisazione, lo studio dà conto dell’andamento registrato finora, così da poter stimare l’orizzonte temporale entro cui l’Italia dovrebbe arrivare a non registrare più nuovi casi di contagio, raggiungendo cioè il famoso picco a cui seguirebbero poi il plateau di mantenimento ed infine la discesa verso la completa scomparsa del virus.
I RISULTATI Una parte rilevante del documento è perciò dedicata a una complessa sequenza di formule algebriche, i cui risultati disegnano un’Italia “federalista”, con ri-
sultati differenti a seconda delle regioni. Nella previsione cronologica entrano infatti diverse variabili, come i numeri assoluti registrati da ciascun territorio, le diverse misure contenitive emanate, i conseguenti effetti in termini di rispetto o trasgressione da parte dei cittadini. Ad ogni modo la stima dell’Eief è questa: il Trentino Alto Adige dovrebbe vedere l’azzeramento dei casi lunedì prossimo, 6 aprile, seguito il 7 da Liguria, Umbria e Basilicata, l’8 dalla Valle d’Aosta, il 9 dalla Puglia, il 10 dal Friuli Venezia Giulia, l’11 dall’Abruzzo, il 14 da Veneto e Sicilia, il 15 dal Piemonte, il 16 dal Lazio, il 17 dalla Calabria, il 20 dalla Campania, il 22 dalla Lombardia e il 28 dall’Emilia Romagna, per finire con la Toscana il 5 maggio. Il professor Peracchi precisa di non aver incluso Marche, Molise e Sardegna, in quanto sono caratterizzati da cifre esigue o concentrazioni anomale.
Case di riposo, parte la caccia al personale di rinforzo E arrivano le mascherine IL PIANO
01 mag
2000
600
1000
01 apr
case di riposo è stato oggetto di uno studio regionale presentato ieri dal governatore del Veneto, Luca Zaia. Il piano si intitola “Indicazioni operative per la presa in carico del paziente sintomatico sospetto Covid-19 e per la valutazione del rischio in strutture residenziali per anziani» e a redigerlo sono state la direttrice della Prevenzione, Francesca Russo e la direttrice dell’Unità Organizzativa cure primarie e strutture sociosanitarie territoriali, Maria Cristina Ghiotto.
TAMPONI Per quanto riguarda le case di riposo, Zaia ha detto che si è cominciato a fare i tamponi ai 30mila ospiti e che nel piano d’azione è coinvolto «anche lo
staff universitario». Da giorni ha aggiunto - continua la fornitura di mascherine («Solo inizialmente non davamo i dispositivi di protezione, ma solo perché non ce n’erano»), e che è fondamentale separare i positivi dai negativi: «Se non sarà possibile procedere con una separazione, allora bisognerà fare degli spostamenti». Dove e in quali strutture è tutto da vedere, c’è chi ha addirittura ha ipotizzato di utilizzare alberghi vuoti. L’assessore Manuela Lanzarin ha confermato che per risolvere il problema del personale che è rimasto contagiato «si è dato mandato ai dg di recuperare altro personale e di aprire un confronto con la cooperazione sociale e i centri ora chiusi, come i Ceod». «La verità - ha
Guardando invece all’Italia nel suo complesso, l’ipotesi di raggiungimento dello scopo a livello nazionale spazia dal 5 al 16 maggio, a seconda che si valutino i valori mediani o anche quelli estremi.
LE SPERIMENTAZIONI Sullo sfondo di queste previsioni, dall’Eief arriva anche la proposta di utilizzare le prime aree a zero contagi per testare le migliori formule di riapertura graduale delle imprese e delle comunità. Le sperimentazioni dovrebbero comunque avvenire mantenendo i blocchi alla circolazione fra i diversi territori, secondo l’economista Luigi Guiso, convinto con lo statistico Daniele Terlizzese che sarebbe opportuno «sfruttare il periodo di chiusura per mettere l’economia in grado di ritornare operativa al più presto». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
40 I morti registrati finora nelle case di riposo
30.000 IN CORSIA Un reparto Covid-19 (foto ANSA)
detto Zaia - è che bisognava isolare tutti gli over 70, ma nessuno aveva dato indicazioni di questo tipo. Anzi, fino all’altro ieri la mascherina era consigliata solo per i sintomatici mentre io, se ce ne fossero per tutti, farei un’ordinanza per obbligare a non uscire di casa se non si è protetti». Tamponi, però, ce ne sono 6mila da smaltire. «Ad aspettare l’esito so-
NUOVE INDICAZIONI DELLA REGIONE TAMPONI, BLOCCATI 6MILA TEST PERCHÉ MANCANO ANCORA I REAGENTI
19fe57a6-4f73-4b0c-951c-82d91d3a65dd
no le persone in isolamento domiciliare - ha detto Zaia - C’è ritardo perché mancano i reagenti, non è disorganizzazione».
LE INDICAZIONI Quanto al piano di salute pubblica presentato ieri, vengono puntualizzati i compiti, dal medico di base alle Usca, Unità Speciali di Continuità Assistenziale, chiamate a garantire l’assistenza a domicilio di tutti quei pazienti, sintomatici, sospetti o positivi, che non necessitano di ricovero. Le Usca sono attivate preferibilmente nelle sedi di Continuità Assistenziale già esistenti, con un bacino di riferimento indicativamente di 50.000 abitanti, attive sette giorni su sette, dalle ore 8 alle 20.
Gli anziani ospiti che dovranno fare i test Con il nuovo piano, viene poi modificata l’attuazione della sorveglianza attiva: quella per gli “asintomatici” passerà dai Servizi Igiene e sanità pubblica (Sisp) al Servizio di Telesoccorso che si occuperà di chiamare giornalmente tutti i soggetti. La sorveglianza attiva rivolta ai soggetti “sintomatici” comporterà anche la valutazione a domicilio del paziente per effettuare il tampone.
I SINDACATI Intanto Cgil, Cisl e Uil hanno presentato all’assessore Lanzarin un piano di intervento in sette punti per le case di riposo anche la convocazione di un tavolo permanente. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano 3
IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 31 Marzo 2020
Aiutiper gliesclusi
Urgeassegnostraordinariopro ammortizzatorisociali adipendentid’Ipabperl’infanzia ELENADONAZZAN ASSESSOREREG.FORMAZIONE
Esercenti “Sostegno”
Effetto “Diamond”
«Annullareipagamentidi CosapeTaripertremesi: leattivitàsonochiuse» FLAVIOCONVENTO CONFESERCENTIVICENZA
«Contagi,lafonteprincipaleè acasa:comesullanave,èalto ilcontagioneinucleifamiliari» ANDREACRISANTI VIROLOGO UNIVERS. DI PADOVA
L’INTERVISTA. Ilsegretariodella Cisldel Venetoaprealla propostadi Variatieauspica un confrontoconlecategorie
INTERVENTODELL’ORDINE, Con lapresidente
Refosco:«Iprotocolliconcordati conidatori dilavoro dimostrano cheilpuntodipartenzaèbuono ma ci sono settori più penalizzati»
Un’assembleadeicommercialisti. Al centrolapresidente Monti
«Prontia riaprirele aziende concritericerti di sicurezza» di MARINO SMIDERLE
T
ra l’incudine del coronavirus e il martello della perdita del lavoro. Il momento peggiore per i lavoratori e per gli imprenditori è stato sancito a più riprese, e in modo non limpidissimo, dai decreti del presidente del consiglio che hanno portato alla chiusura delle aziende considerate non essenziali burocraticamente classificate secondo i codici Ateco. Dopo lo scontro nato tra associazioni datoriali e sindacati su questo cambio in corsa, il sottosegretario all’Interno Achille Variati ha lanciato la proposta di costituire una sorta di laboratorio della ripartenza in Veneto. «Sposo in pieno l’idea - afferma Gianfranco Refosco, in collegamento Skype da casa e credo di poter dire che in Veneto partiamo dall’accordo sul protocollo di sicurezza del 14 marzo, con il coinvolgimento degli Spisal: un’ottima base di partenza». Una base però che, a giudizio di Luciano Vescovi, presidente di ConfindustriaVicenza,èstatodi fatto scavalcato dalla decisione successiva del premier Conte, in accordo proprio con i sindacati, di procedere alla chiusura della maggior parte delle aziende. Comesonomaturatequesteincomprensioni?
La verità è che noi e le categorie sabato 21 marzo avevano condiviso con il governo un
«Mobilitaticontro lacrisidiliquidità delleimprese»
concetto chiave: fermare in tutta Italia tutte le attività non essenziali. Poi il governo ha studiato un provvedimento che riclassificava sulla base dei codici Ateco tutta una serie di attività non essenziali. Di fronte a questo Cgil, Cisl e Uil hanno avuto un incontro con i ministri Patuanelli e Gualtieri: la stretta era dettata da motivo di prudenza.
Monti:«Commercialistiin campoper seguirelaloro evoluzionefinanziariae pilotare le scelte operative»
Sipuòriconsiderareunpianocomune di ripartenza? E da dove si parte?
Io credo che tutti noi abbiamo il dovere di studiare insieme un piano di ripartenza, confrontandoci a breve tenendo sempre presente che non possiamo prescindere dal quadro sanitario. Tra i lavoratori ho percepito inquietudine e i numeri di queste settimane hanno indotto alla massima prudenza. Leassociazioni di categoria insistono suun punto:leaziende venetesisonodotatedeinecessari strumentiedeiprotocollidisicurezza, confermati dalle ispezioni delloSpisal.Ècosì?
C’è un grande senso di responsabilità e le aziende del Veneto hanno risposto con attenzione. Siamo tutti sulla stessa barca e non c’è nessuno che si diverte a chiudere le fabbriche. Io sono convinto che adesso serve una regia chiara nel processo che porta alla riapertura. Chetipo diregia?
“
Chiediamo lacollaborazione delleimpresenella gestionedella cassaintegrazione GIANFRANCOREFOSCO SEGRETARIOCISLVENETO
Operaial lavoro aitempi delcoronavirus.Il sindacato chiede critericerti di sicurezza. FOTOLIVE
Intanto bisogna ascoltare le indicazioni che vengono dal sistema socio sanitario. Sappiamo tutti che il virus non sarà debellato tanto presto e per questo occorre puntare sulle filiere di produzione che ci sono in Veneto per capire se ci possono essere delle riconversioni magari nella produzione di sistemi di sanificazione igienico-sanitaria, di ventilatori, di mascherine. Alcuni esempi li abbiamo visti anche nel Vicentino, penso alla Marzotto, a Pal Zileri. Quando si ripartirà, ma devono essere le occasioni di sicurezza e devono essere gli organismi scientifici.
consci ma alziamo l’asticella: le parti devono vigilare.
C’èperòil timore che sele azienderestanochiusetroppoalungo poi rischiano di non esserepiù in grado di riaprire. Non è un rischioavvertitoanchedailavoratori?
Pensavo al modo per recuperare nel minor tempo possibile produzioni, produttività, mercati e redditi persi in queste settimane di rallentamento e, in molti casi, di blocco. Si possono adottare accordi aziendali temporanei per potenziare la produzione ricorrendo, ad esempio, a turnistica, lavoro straordinario, assunzioni.
La maggior parte delle aziende venete, dopo un inizio che ha preso di sorpresa tutti, ha già costruito le condizioni per poter lavorare in sicurezza. E i lavoratori sanno che si dovrà tornare col virus ancora in circolazione. Ne siamo
Sipuòapriregià dopoil 3 aprile?
I dati mi inducono alla massima cautela. Ragioniamo sui settori. Sappiamo fin da ora che alcuni settori, penso al turismo, all’alberghiero, ai pubblici esercizi, dovranno aspettare più a lungo. Valuteremo, sulla base del quadro che presenteremo al comitato scientifico, quale sarà la strategia che sarà più saggio seguire. Lei ha parlato di “bazooka contrattuale” quale arma da impiegarenelmomentodellariapertura.Cosa intendeva inpratica?
Sullo smart working è già stata
sganciata la bomba atomica: come giudica questo esperimento forzato?
Noi ci abbiamo sempre creduto, a livello veneto. il 20 dicembre abbiamo firmato uno dei primi accordi territoriali con le associazioni degli artigiani. Oltre ai temi della salute e della sicurezza, occorre fare attenzione alla tutela dei dati, con precise garanzie e regole. Senza dimenticare il diritto al disconnessione. Variati ha detto che gli aiuti sono fondamentali ma che non sonoeterni.Primasirimetteinmoto la macchina produttiva, è il senso,meglio è.Leiè d’accordo?
Sugli aiuti, e sulla cassa integrazione in particolare, con Cgil e Uil del Veneto abbiamo chiesto alle imprese, compatibilmente con le possibilità, di essere al fianco dei lavoratori e di anticipare se serve l’accredito degli importi che saranno erogati dall’Inps. Per il resto siamo consapevoli che prima si parte e meglio è. Con la consapevolezza che il lavoro resta il fulcro del sistema. © RIPRODUZIONERISERVATA
C’è un obiettivo urgente da ragiungere: «Scongiurare subito una crisi di liquidità dovuta alla contrazione delle entrate delle imprese, per evitare l’effetto domino del “liquidity crunch” del sistema dovuto al ritardo o alla sospensione dei pagamenti ai fornitori». Lo ribadisce con forza Margherita Monti, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Vicenza, dopo aver ricordato che il governo attraverso i recenti decreti ha previsto l’intervento di finanziamenti a imprese, lavoratori e famiglie. «Da una parte ci sono gli istituti di credito che sono chiamati a concedere nuove linee di credito alle imprese e autorizzare moratorie rispetto ai finanziamenti in essere. Dall’altra i commercialisti dovranno seguire con ancora maggiore scrupolo l’evolversi delle situazioni finanziarie delle imprese clienti, aprontando business plan tali da monitorare l’equilibrio finanziario ed economico dei prossimi mesi, per anticipare situazioni di difficoltà in maniera da poterle gestire attingendo alle forme di finanziamento più adatte». Sono gli strumenti di analisi e valutazione della stabilità finanziaria ad aiutare le imprese a programmarsi e «far
fronte alle obbligazioni e ai loro impegni contrattuali con cognizione di causa, evitando di fermare i pagamenti ai fornitori, e gestendoli con equilibrio, in base alle disponibilità liquide esistenti e previste». “Ognuno di noi è chiamato a contribuire perché il nostro sistema Paese eviti il collasso - continua Monti - e il senso di responsabilità che caratterizza i commercialisti li porta ad essere presenti e sul campo, a collaborare quotidianamente con le imprese per risolvere, capire, interpretare quali siano le decisioni più adeguate da assumere in un momento finora mai gestito e mai vissuto e per prevedere ed interpretare quello che accadrà nei prossimi mesi per poter mantenere vivo il nostro sistema imprenditoriale evitando quanto più possibile situazioni irreversibili per la futura prosecuzione delle attività. Oggi il nostro pensiero è costantemente diretto alle persone malate e a coloro che con dedizione massima li stanno assistendo. Fra qualche mese, usciti dall’allarme sanitario, entreremo in una situazione di emergenza economica: allora gli aiuti saranno veramente essenziali per evitare che moltissime imprese commerciali e produttive piegate da alcuni mesi di mancata produttività non avendo la liquidità sufficiente possano evitare il default». • © RIPRODUZIONERISERVATA
AL PORTALE DELLA REGIONE. Donazzan: «Le risorse dallo Stato sono poche, anticiperemo il via ai pagamenti». Critiche dai Consulenti del lavoro
Cassaintegrazioneinderoga:già1600domande Stefano Tomasoni
La cassa integrazione in deroga per l’emergenza coronavirus è partita sabato mattina e in tre giorni in Veneto ha già superato le 1600 domande. Sono 1604, per la precisione, le imprese che fin qui hanno presentato richiesta in Regione tramite il servizio online di “ClicLavoro Veneto”, per un totale di 4399 lavoratori interessati. Si tratta per la maggior parte di imprese del terziario: 1132, per 3047 addetti. Non serve assaltare il sito della Regione, comunque: non è un “click day” e quindi
non conta chi arriva primo. «Abbiamo voluto iniziare nel fine settimana anche per vedere come reagiva il sistema informatico - dice l’assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan -. Per il momento il sistema regge il flusso, vediamo come va in questa settimana». 180 MILIONI NON BASTANO.
Le risorse a oggi disponibili, in ogni caso, non sono considerate sufficienti a coprire tutto il fabbisogno atteso. Ai 40 milioni di residuo stanziati per il Veneto con decreto del 2 marzo si sono aggiunti 99 milioni come quota regio-
nale all’interno del fondo di circa 1,2 miliardi fin qui stanziato dal governo a livello nazionale. Altri 40 milioni sono attesi da un emendamento in fase di conversione, che considera il periodo di maggiore esposizione del Veneto all’emergenza. In totale, dunque, si arriva a sfiorare i 180 milioni, previsti per tutte le 13 settimane di durata massima della cassa in deroga. «In ogni caso è una cifra largamente insufficiente – dice l’assessore -. Tolte tutte le imprese industriali che hanno già ammortizzatori ordinari e straordinarie, tolte quelle imprese artigiane che sono co-
perte dal fondo per la bilateralità e tolte le aziende che stanno lavorando, il resto ricade nella cassa in deroga. E il fabbisogno veneto stimato dalle parti sociali, dalle Camere di commercio e incrociando i dati con l’Inps, è calcolato in 200 milioni al mese. Si capisce che 180 milioni per quasi tre mesi significa che siamo decisamente scoperti». “SUBITOISOLDIAILAVORATORI”. Proprio per parlare di ri-
sorse, Donazzan ha convocato per oggi un incontro della Commissione regionale per la concertazione delle parti
sociali. «La mia preoccupazione è non solo che le risorse non bastino, ma anche che i soldi arrivino troppo tardi ai lavoratori, che sono in estrema difficoltà. Chiederò alle parti sociali di autorizzare la spesa all’atto della domanda, e non a consuntivo. In precedenza pagavamo alla fine del tempo della cassa, ma oggi non siamo in queste condizioni, perché in molti casi manca la liquidità per la sopravvivenza quotidiana. Rispetto al 2009 il costo della vita è aumentato e il potere d’acquisto è diminuito: è cambiato il tessuto sociale, credo che debbano cambiare anche le rego-
le». E un’attenzione particolare sarà chiesta dalla Regione anche alle banche. «Domani (oggi per chi legge) sentirò anche il sistema del credito – dice l’assessore -. Le banche stanno ricevendo importanti garanzie e risorse da parte dello Stato e quindi chiediamo che non venga applicata alcuna commissione per questo tipo di anticipazioni. Del resto, nel titolo terzo del decreto legge che viene convertito adesso ci saranno risorse importanti, a partire da Cassa depositi e prestiti che controgarantirà tutto». “SEMPLIFICARE”. Ma Franco
Bastianello, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Vicenza, attacca: «Tutti i consulenti del lavoro sono sul piede di guerra perché le linee guida diffuse dalla Regione venerdì non sono chiare e, anzi, a volte sono contraddittorie. Inoltre la procedura informatica è lenta e macchinosa». Nel mirino l’obbligo di consultazione sindacale anche cper le mini-aziende sotto i 6 dipendenti. «Con i consulenti del lavoro ci siamo sentiti anche sabato – osserva Donazzan -. Ricordo che tutto quello che abbiamo deciso e i documenti sono passati all’unanimità in Commissione regionale per la concertazione tra le parti sociali. Accoglieremo volentieri ulteriori proposte». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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Primo Piano
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L’emergenza Covid-19 LE PREVISIONI VENEZIA Tutta questa settimana. Poi la prossima e sarà una settimana santa senza processioni, senza vie Crucis, senza neanche la messa di Pasqua in chiesa. E poi altre tre giorni. Tra il 14 e il 15 aprile, se i modelli matematici non risulteranno sballati, in Veneto si raggiungerà il picco del contagio da coronavirus. E poi dovrebbe iniziare la discesa. Ma qualche segnale già si intravvede. E non solo in Veneto dove i ricoverati in terapia intensiva iniziano a calare (-6 ieri), anche in altre zone d’Italia. In Lombardia, Umbria e Friuli Venezia Giulia per la prima volta sono calati i malati. E in tutto il paese, complessivamente, le nuove guarigioni sono state 1.590, il dato più alto dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Al di là di quando si verificherà il picco - il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri ha scritto sul Blog delle Stelle che sarà tra 7-10 giorni - la politica delle restrizioni sta dimostrando che ne valeva la pena.
IL SOSTEGNO Che non sia facile restare chiusi tra quattro mura, “liberi” di fare solo 263 passi attorno a casa, lo testimoniano le 1680 chiamate arrivate in dieci giorni a InOltre, il servizio che in tempi di crisi economica la Regione Veneto aveva dedicato convertito in assistenza psicologica in tempi di virus. «Ci sono stati finora 650 colloqui psicologici», ha riferito il governatore Luca Zaia. Che peraltro non intende mollare la stretta, semmai, oltre che confermare, vuole inasprire alcune restrizioni, a partire dai mercati che in alcune piazze - è il caso di Padova - hanno registrato inopportuni affollamenti. «Abbiamo aumentato il “vantaggio” a 5 giorni sul modello ha detto Zaia - Le restrizioni ci hanno aiutato a rallentare il contagio, sto preparando un’ordinanza per riuscire a procrastinare le restrizioni, se sarà necessario, in base ai dati di questa settimana. Il picco è programmato per il 15 aprile ma già da questa settimana vedremo il trend».
I DATI I numeri in Veneto danno un leggero aumento di positivi (8853, +344), ma il fatto è che i
IL GOVERNATORE: PRIMA RECIDIVA LO STESSO PAZIENTE È RISULTATO POSITIVO UN’ALTRA VOLTA E ANCORA 34 MORTI
IL CASO VENEZIA Vista la coesistenza di decreti nazionali, ordinanze regionali e provvedimenti comunali, era inevitabile che prima o poi scoppiasse il conflitto fra le diverse prescrizioni. Il caso è esploso domenica a Colfosco di Susegana, nel Trevigiano, dove il giovane imprenditore Paolo Zanin è stato sanzionato dalla polizia stradale con un verbale da 280 euro, pur essendo stato trovato a 150 metri dalla sua abitazione. Così ieri il governatore Luca Zaia ha annunciato la contromossa giuridica: «Stiamo scrivendo ai prefetti con la preghiera di approfondire il tema, perché per noi fino ai 200 metri da casa si può uscire per qualsiasi motivo, che sia prendere una boccata d’aria o fumare una
Il virus rallenta in Italia guarigioni record: 1590 Gli effetti della stretta si fanno sentire: per la prima `Zaia: Veneto in vantaggio di 5 giorni sulle previsioni volta in tre regioni (tra cui il Friuli) calano i malati E il viceministro della Salute anticipa il picco: tra 7-10 `
L’Università di Harvard: Veneto sistema da imitare L’ANALISI Un’analisi della Harvard Business Review, importante rivista dell’Università di Harvard (Stati Uniti), mette in fila cosa è andato storto nel nostro paese e le lezioni da imparare per fermare il coronavirus. E mette a confronto gli approcci seguiti dalla Lombardia e dal Veneto. Lo studio riconosce all’Italia che diversi aspetti della crisi «possano essere attribuiti indubbiamente alla sfortuna”, con dinamiche che difficilmente il governo avrebbe potuto tenere sotto controllo. Altri aspetti sono però indicativi di cose che si potevano fare meglio: «I grandi ostacoli in cui sono incappati i leader nel riconoscere la
La polemica Pd e Lega, scoppia la baruffa sui fondi VENEZIA Pd e Lega in Veneto hanno ripreso a litigare. Il segretario dem Alessandro Bisato ha replicato al sindaco leghista di Treviso Mario Conte che si è lamentato della manovra nazionale: «Dal governo 28 milioni per i bisogni alimentari, dalla Regione zero», ha detto Bisato. Replica del vicepresidente leghista della Regione Gianluca Forcolin: «Dovrebbe vergognarsi a far polemiche: siamo l’unica Regione senza addizionale Irpef e abbiamo speso 50 milioni per comprare materiali per la salute dei veneti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
gravità e i rischi posti dalla Covid-19, nell’organizzare una reazione coordinata, nell’imparare dai casi di successo e – più importante – dai fallimenti». «Il fatto che politiche diverse - scrive la rivista - abbiano portato a esiti differenti in due regioni simili doveva essere riconosciuto come una forte opportunità di apprendimento. L’esperienza del Veneto doveva essere sfruttata per rivedere da subito alcune politiche decise a livello nazionale e regionale. Eppure, solo negli ultimi giorni, e a un mese di distanza dall’inizio dell’epidemia in Italia, la Lombardia e altre regioni hanno iniziato a valutare e imitare l’“approccio Veneto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
tamponi (100mila eseguiti, seimila da analizzare) procedono a rilento perché mancano i reagenti e la nuova macchina arrivata dall’Olanda è in fase di allestimento, anche se saranno integrati da 752.500 test rapidi. Sono poi calati i “quarantenati” (-169) e i ricoverati in rianimazione, ma i morti sono ancora tanti: ieri 34, per un totale di 436, di cui quasi un terzo nel solo “cluster” di Verona. Cinquanta, però, i dimessi. Ma a preoccupare, ha sottolineato Zaia, è una recidiva: «Abbiamo un caso di reinfezione nella stessa persona che non ci piace». In Friuli Venezia Giulia sono 1.501 i casi accertati di positività al coronavirus, con un incremento di 21 unità rispetto a domenica. I guariti in totale sono 102, mentre i clinicamente guariti (pazienti senza più sintomi,
Regione ai prefetti: «Entro i 200 metri multe illegittime» sigaretta».
IL PARERE L’ordinanza firmata da Zaia il 20 marzo prevede che possa stare «a distanza non superiore a 200 metri» chi svolge «l’attività motoria o l’uscita con l’animale di compagnia per le sue necessità fisiologiche». Ma la polstrada ha applicato il decreto entrato in vigore il 26 marzo, che consente solo spostamenti «motivati da esigenze lavorative, da situazioni di necessità o urgenza, da motivi di salute o da altre specifiche ragioni», sen-
za precisare alcuna distanza. Ha commentato Zaia: «Non è uno stato di polizia, però ho visto dei verbali della polizia che ha multato delle persone non legittimamente, secondo il nostro ufficio legale. Hanno contestato l’uscita di casa, pur essendo all’interno dei 200 metri, “per futili motivi”. Invece per futili motivi si può uscire entro i 200 metri, in base all’ordinanza: per sgranchirsi le gambe, per fare due passi. Adesso noi scriviamo ai prefetti e faremo un parere, perché secondo noi la sanzione è impugnabile». Situa-
Casi confermati (al 30.03 ore 17.00)
FONTE: REGIONE VENETO
Totale Regione Veneto con tampone positivo 8853 (+344)
85
1180
1459
Vo’
Vicenza
Treviso
2054
131
1127
Verona
Rovigo
Venezia
166 Domicilio fuori Veneto 108 Assegnazione in corso 436
deceduti
790
dimessi
NEL FRATTEMPO È ALLO STUDIO UNA “PATENTE” PER I GUARITI: «RITORNO GRADUALE ALLA NORMALITÀ»
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2118
Padova
19895 positivi + contatti in isolamenti 2023
ricoverati
Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Roma Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Trento ULSS1 - Ospedale Belluno ULSS1 - Ospedale di Comunità di Belluno ULSS1 - Ospedale Feltre ULSS1 - Ospedale Agordo ULSS2 - Ospedale Treviso ULSS2 - Ospedale Oderzo ULSS2 - Ospedale Conegliano ULSS2 - Ospedale Vittorio Veneto ULSS2 - Ospedale Castelfranco ULSS2 - Ospedale Montebelluna Ospedale S. Camillo - Treviso ULSS3 - Ospedale Mestre ULSS3 - Ospedale Venezia ULSS3 - Ospedale Mirano ULSS3 - Ospedale Dolo ULSS 3 - Ospedale Chioggia Ospedale Villa Salus - Mestre ULSS4 - Ospedale Jesolo Casa di Cura Rizzola ULSS5 - Ospedale Rovigo ULSS5 - Ospedale Trecenta ULSS6 - Ospedale Schiavonia ULSS6 - Ospedale Cittadella ULSS6 - Ospedale Camposampiero Casa di Cura Villa Maria - Padova Ospedale Villa Maria ODC - Padova ULSS7 - Ospedale Santorso ULSS7 - Ospedale Bassano ULSS7 - Ospedale Asiago ULSS8 - Ospedale Vicenza ULSS8 - Ospedale Noventa Vicentina ULSS8 - Ospedale Valdagno ULSS9 - Ospedale Legnago ULSS9 - Ospedale San Bonifacio ULSS9 - Ospedale Villafranca Ospedale Marzana Ospedale Sacro Cuore Don Calabria - Negrar Ospedale P. Pederzoli - Peschiera
Tot. Regione Veneto
425 Belluno
Pazienti in area non critica
Pazienti in terapia intensiva
113 89 40 41 6 11 12 114 21 17 122 22 29 42 49 11 1 88 1 28 60 1 25 5 125
32 24 34 8
10 3 1 79 27 22 71 20 13 65 19 115 22 79 50
1669
26 6 7 6 8 15 6 10 17
12
9 24 5
ma non ancora negativi al tampone) sono 183. Nove i decessi in più rispetto alla comunicazione dell’altro giorno, per un totale di 107 vittime. A livello nazionale, secondo l’ultimo bilancio della Protezione civile, i malati di coronavirus sono saliti 75.528: 1.648 più di ieri. L’aumento si è quasi dimezzato rispetto a domenica (3.815). In totale, compresi morti e guariti, sono stati superati così i centomila contagiati in totale. I morti sono saliti a 11.591, +812 sul giorno precedente (quando la variazione era stata di 756). E, come detto, le nuove guarigioni sono state 1.590, il dato più alto dall’inizio dell’emergenza. È però salito ancora il numero delle vittime fra il personale medico: 63 morti e 8.358 contagiati.
LA RIPARTENZA Intanto si comincia a guardare al “dopo”. «Dovremo pensare a un’uscita come a un “soft landing”, un atterraggio graduale ha detto Zaia - non tanto come uscita dei cittadini ma come riprendere normali condizioni di vita. Immagino che una delle soluzioni, sulla quale noi stiamo lavorando, sia quella del test sierologico, per andare a vedere se si sono formati gli anticorpi, e qui ci vogliono tempistiche, modalità». Il presidente del Veneto ha coniato il termine di “patente”, una specie di certificazione «che attesta che tu hai avuto la risposta anticorpale, anche se non sappiamo se si potrà essere nuovamente esposti al contagio». Dopodiché serviranno iniezioni di risorse: «Ormai la partita del turismo in Veneto è persa e sono 18 miliardi di euro di fatturato, la prima industria della nostra regione - ha detto il governatore - ma poi ci sono anche 600mila partite Iva. Non solo Venezia, tutto il comparto del turismo del Veneto è stremato. Senza un piano Marshall nazionale si farà fatica a ripartire. Continuo a chiedere: dov’è l’Europa?». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
15 7 27 no andati oltre i 200 metri...».
IL PROGETTO 8 7 20 10 11
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zioni che però non vanno confuse con bel altre violazioni, come ha rimarcato lo stesso governatore, destinatario di frequenti delazioni: «Sono il ricettacolo delle foto di tutti i trasgressori: persone che fanno footing per i campi, gente che va in giro col cagnetto. Ormai so i segreti di tutti coloro che so-
Battute parte, Zaia ha anche annunciato «una “patente” per chi ha sconfitto il virus ed è diventato negativo». È infatti allo studio il progetto per un rientro graduale alla normalità. «Dobbiamo pensare a un “soft landing” (atterraggio morbido, ndr.). Dobbiamo prendere tutte le precauzioni, perché oggi abbiamo un caso di reinfezione che non ci piace e dobbiamo capire come avviene la reinfezione in un soggetto che era guarito. Quindi non è che alla fine dell’epidemia faremo dieci giorni di movida senza freni: si andrà avanti per gradi, con screening mirati e dismissione dell’utilizzo delle mascherine». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
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I giorni del virus
Voli cancellati, più di trenta jesolani bloccati a Tenerife Gino Fregonese, imprenditore nel ramo della frutta, racconta la disavventura della sua famiglia: «Chiediamo aiuto a tutti» `
ISOLATI JESOLO «Siamo in una lista d’attesa, ma non sappiamo quando sarà possibile rientrare in Italia». Le parole sono quelle di Gino Fregonese, conosciutissimo in città in quanto titolare di alcuni magazzini di prodotti ortofrutticoli, da 70 giorni bloccato nella sua casa di Tenerife, alle isole Canarie, che appartengono alla Spagna. Con lui c’è la sua famiglia mentre nel resto dell’isola vivono altri trenta jesolani. Tutti confinati da giorni senza sapere quando potranno tornare in Veneto.
RICHIESTE DI AIUTO Per questo da giorni stanno chiedendo aiuto a chiunque. Compresi il sindaco Valerio Zoggia e il consigliere regionale Francesco Calzavara, che si sono già attivati per capire quale procedura attivare per farli rientrare. «Nel nostro caso – spiega Fregonese - il volo di rientro era programmato con Iberia per lo scorso 15 marzo, con scalo a Madrid e arrivo a Venezia, ma è stato annullato nei giorni precedenti. Il secondo volo era previsto per il 20 marzo ma anche questo è stato cancellato. E la stessa sorte ci è già stata comunicata per il volo che dovevamo prendere giove-
dì 2 aprile. In pratica ad oggi siamo inseriti in una lista d’attesta ma non sappiamo quando sarà possibile rientrare in Italia. Nessuno ci dà delle informazioni certe, nemmeno dall’ambasciata italiana che stiamo contattando ogni giorno: praticamente quotidianamente chiediamo aiuto a chiunque possa darci una mano. Siamo preoccupati, ci appelliamo anche alla Farnesina. Da Jesolo siamo in trenta, più altre venti persone provenienti dal resto del Veneto. C’è chi ha la casa qui e viene a trascorrere una parte dell’inverno o chi voleva semplicemente trascorrere una vacanza che ora rischia di trasformarsi in un incubo». L’imprenditore racconta come da giorni anche alle Canarie sia scattata la quarantena obbligatoria, con serrati controlli da parte della polizia. «Ci dicono di
rimanere in casa – continua nel suo racconto Fregonese – l’altro giorno ero fuori dal nostro appartamento e ho incrociato una pattuglia della polizia: mi hanno invitato a rientrare facendomi il gesto delle manette con le mani... Il clima non è dei migliori. Da un giorno all’altro hanno chiuso tutti gli hotel, mentre chi era in affitto in un appartamento non ha potuto rinnovare la locazione, trovando delle soluzioni di fortuna che non fanno altro che aumentare la preoccupazione. La scelta di chiudere tutto è comprensibile, ma questa è un’isola: i voli per fare rientrare le varie persone nei loro paesi di origine vanno previsti. Purtroppo abbiamo la sensazione di essere allo sbando, ci sono poche informazioni, sia interne che dall’Italia. Per esempio non riusciamo nemmeno a rintracciare i numeri per contattare direttamente la Farnesina. Ancora una volta facciamo
«LE AUTORITA’ HANNO CHIUSO GLI HOTEL E LE CASE VACANZA, IN MOLTI COSTRETTI A TROVARE ALLOGGI DI FORTUNA»
NELL’ISOLA, CHE FA PARTE DELLE CANARIE, VIVONO NUMEROSI VENETI: «NESSUN CONTATTO CON LA FARNESINA»
QUARANTENA OBBLIGATA
AEROPORTO La pista del “Marco Polo” di Venezia in una foto d’archivio appello a chi ci può aiutare».
SENZA CERTEZZE Anche ieri, quindi, l’imprenditore jesolano, assieme agli altri cittadini litoranei, ha rinnovato l’appello affinché venga organizzato il loro volo di rientro. «Purtroppo – conclude Fregonese - non abbiamo alcuna certezza. Continuiamo a chiedere ogni giorno quando sarà possibile partire. Siamo preoccupati per quello che potrà accadere, chi è riuscito a partire prima di noi ci ha raccontato di lunghe attese negli aeroporti, anche di cinque ore. E lo stesso è accaduto negli aerei, dove i passeggeri hanno viaggiato uno a fianco dell’altro, senza un minimo di prevenzione. Probabilmente la soluzione ideale sarebbe quella di organizzare un volo charter, nel nostro caso mettendo assieme i cittadini veneti. Ci aspetta la quarantena obbligatoria una volta rientrati in Italia? Non rappresenta un problema, l’importante è tornare a casa». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
Salzano
“Il tuo paese vivo”: «Sforzo comune a difesa soprattutto dei più deboli» “Il tuo paese vivo” con la maggioranza per sostenere cittadini, volontari e associazioni impegnati nell’emergenza a Salzano e Robegano. “Di fronte ad una simile crisi spiegano le consigliere Sara Baruzzo e Alice Tonello - lo sforzo deve essere comune”. Dal gruppo d’opposizione arrivano le proposte. “Va anzitutto potenziata proseguono le consigliere ogni forma di comunicazione con i cittadini: i canali social istituzionali e il sito web comunale devono essere rafforzati e rispondere ai dubbi e alle preoccupazioni di cittadini e imprese locali, contrastando isolamento, paure e false notizie.
Va inoltre posta una particolare attenzione alle situazioni più critiche: la Casa di riposo, le comunità alloggio, le persone sole, le famiglie con portatori di handicap. Le scuole stanno lavorando bene per far superare ai bambini e ai ragazzi questa difficile situazione, ma vanno seguite e ascoltate, così come è importante aiutare l’asilo comunale e parrocchiale. Un lavoro sul bilancio comunale può offrire occasioni per alleviare le difficoltà di famiglie e imprese, anche attraverso un’azione coordinata con gli altri comuni del miranese”. F.Deg. © RIPRODUZIONE RISERVATA
In arrivo la mappa digitale dei contagi in tutti i comuni del Veneto orientale IL PROGETTO SAN DONA’ Una piattaforma digitale per mappare il diffondersi del coronavirus nel Veneto orientale. Si tratta del progetto lanciato dal vicepresidente della Regione con delega allo sviluppo digitale, Gianluca Forcolin. E il piano ideato per il Veneto orientale potrebbe fare da apripista per tutto il territorio regionale.
PIATTAFORMA GRATUITA Nei giorni scorsi, infatti, Forcolin assieme a Idelfo Borgo, direttore del settore delle tecnologie dell’informazione della Regione, ha riunito in videoconferenza tutti i laboratori digitali convenzionati con l’ente in base al bando “Innovation lab” per raccogliere idee, suggerimenti e strumenti digitali che possano contrastare il diffondersi del contagio. Il laboratorio di fabbricazione digitale “Crunchlab” di San Donà, infatti, ha messo a di-
sposizione, a titolo gratuito, la possibilità di creare una piattaforma internet, interfacciata con quella regionale, per geo-localizzare e aggiornare in maniera frequente i dati del contagio, in modo da creare una mappa a disposizione di azienda sanita-
PROGETTO LANCIATO DAL VICEPRESIDENTE DELLA REGIONE GIANLUCA FORCOLIN: «STRUMENTO UTILE A LOCALIZZARE I CASI» IL LABORATORIO “CRUNCHLAB” DI SAN DONA’ PRONTO A REALIZZARLA IMMETTENDO E AGGIORNANDO I DATI
ria, Protezione civile e Comuni per meglio predisporre controlli e misure di contrasto alla diffusione del virus. «I dati sarebbero trattati in modo da rispettare la privacy – precisa Forcolin – non sarebbe individuata l’abitazione dove si è verificato il contagio ma l’area del focolaio. La piattaforma costituirebbe un prontuario aggiornato quasi in tempo reale che comprende anche il numero di persone contagiate e guarite (ma anche decedute) in ogni Comune». «Si tratta di uno strumento più efficace, tempestivo, in grado di individuare un epicentro in modo capillare a disposizione di ogni sindaco, nucleo di Protezione civile e Ulss locale – continua Forcolin – invece del semplice “passaparola” relativo alla varie zone della città. Uno strumento utile ed interessante in questa fase di emergenza per tutti gli enti coinvolti, in particolare i sindaci che sono in prima linea e sostituirebbero il “fai da te” estemporaneo ad uno stru-
mento valido con la regia e il coordinamento della Regione». Altro punto importante sottolineato da Forcolin: «Questo servizio garantirebbe trasparenza nell’informazione e impedirebbe il diffondersi di voci false che creano ansia tra i cittadini. Per aiutare ad abbassare il livello di psicosi è necessario fornire un messaggio di vicinanza alla popolazione e chiarezza con informazioni ufficiali e facilmente reperibili». Per recuperare i dati serve la collaborazione dell’Azienda zero e della Protezione civile regionale. «La proposta è arrivata sul mio tavolo in 24 ore – aggiunge il vice di Zaia – e l’ho girata ai colleghi assessori Manuela Lanzarin (Sanità) e Gianpaolo Bottacin (Protezione civile) perché la possano valutare. Per partire servono i dati divisi per ogni Comune che saranno poi aggiornati per realizzare un monitoraggio dell’andamento del Covid 19. Un plauso va al laboratorio di San Donà, guidato da Sebastiano Mestre, che sareb-
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DIGITALE Gianluca Forcolin (al centro) alla fiera Smau di Milano
be pronto in pochi giorni a realizzare questa nuova piattaforma e a tutti gli altri laboratori di fabbricazione digitale veneti che si sono resi disponibili in una sorta di “volontariato digitale”, tutti si stanno adoperando
con ingegno, capacità e progettualità a supporto della Regione. Tutti, infatti, sono pronti ad un lavoro di squadra per fare rete con la struttura regionale». Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
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L’emergenza Covid-19 LA TESTIMONIANZA come vittoria, V come Veneto. Doppia V, allora, come Wuhan: il vicentino Lorenzo Mastrotto sorride, nella foto che ci manda dall’epicentro della pandemia. Originario di Costabissara, il manager abita con la moglie cinese Anny, e con i figlioletti Gianluca ed Elisa, a poche centinaia di metri dal famigerato mercato del pesce, inizialmente additato come l’origine di tutti i mali. Era il 23 gennaio quando la città da 11 milioni di abitanti, destinata a registrare (secondo le statistiche ufficiali) 2.535 morti per Coronavirus, entrava in una “quarantena” durata in realtà più di due mesi. Racconta il 47enne: «Solo in questi giorni hanno ripreso a circolare gli autobus, a funzionare alcune linee della metropolitana, a produrre le aziende che sono autorizzate. Ma bisognerà aspettare l’8 aprile perché riaprano la stazione dei treni e l’aeroporto per i voli interni. Insomma, è stata lunga e dura, ma finalmente ne stiamo uscendo, per questo dovete pazientare ancora un po’ e poi tornerete a sorridere anche voi».
V
L’ABITUDINE Ascoltare la testimonianza di Mastrotto, in diretta WhatsApp dal capoluogo della provincia di Hubei, è un po’ come vedere un film in anteprima. «Capisco bene cosa stanno vivendo adesso i veneti, perché ci sono passato anch’io con la mia famiglia. All’inizio abbiamo provato paura e preoccupazione, ma poi ci siamo adattati, direi quasi rassegnati. Fino al 20 febbraio eravamo obbligati a stare in casa, ma ancora potevamo uscire per fare la spesa, dopodiché sono state possibili solo le consegne a domicilio. Sicco-
Lorenzo, veneto a Wuhan «Potete vincere anche voi» Il vicentino Mastrotto ha vissuto l’intera `«Prima paura, poi rassegnazione: ora quarantena nell’epicentro dell’epidemia quando rientriamo disinfettiamo tutto» `
VITTORIA Lorenzo Mastrotto con i figli Gianluca ed Elisa, il primo giorno di “uscita” a Wuhan
«DAL 23 GENNAIO ALL’8 APRILE IN CASA ADESSO RICOMINCIAMO A USCIRE DUE ORE AL GIORNO E IL CIBO C’È: ANCHE IL TIRAMISÙ...» me di questo virus non sapevamo niente, tanto che perfino i virologi dicevano tutto e il contrario di tutto, nel dubbio in quel periodo prendevamo ogni precauzione possibile. Portavamo sempre la mascherina. Proteggevamo gli occhi: io solo con gli occhiali, ma una nostra amica addirittura con la maschera da sub... Indossavamo scarpe e vestiti vecchi, in mo-
do da poterli buttare. Ma anche adesso ci è rimasta l’abitudine di evitare l’infezione. Per dire: la scorsa settimana ci hanno mandato un parrucchiere davanti al palazzo, per consentirci finalmente di tagliarci i capelli. Quando siamo rientrati in appartamento, abbiamo disinfettato le suole, le chiavi, i cellulari».
IL LAVORO E LA SPESA Lorenzo è tuttora in smart working con la sua azienda di Montecchio Maggiore, mentre Anny ha ripreso gradualmente ad andare a lavoro. «Le macchine devono ancora stare ferme e da straniero io non posso ancora prendere la metro. Invece lei è accompagnata da un autista autorizzato, ma in ufficio sono in dieci e vanno a tur-
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ni di cinque al giorno, per stare distanti, portandosi da casa la ciotola di riso da scaldare perché non possono uscire in pausa pranzo. Del resto bar e ristoranti sono tuttora chiusi, i negozi di alimentari stanno riaprendo ma non permettono l’ingresso. Funziona così. Bisogna ottenere un certificato che attesta la sana e robusta costituzione dopo due mesi di isolamen-
to domiciliare, perché anche qui a Wuhan c’è il problema degli asintomatici, come sento dire dal governatore Luca Zaia in Veneto. In questo modo il codice QR sul telefonino diventa verde e si può uscire massimo due ore al giorno, per andare al market. Ci mettiamo in coda, consegniamo la lista all’addetto che sta sulla porta, riceviamo la spesa e torniamo a casa. Ancora non troviamo il cappuccino o la pizza margherita con la mozzarella di bufala che piace ai nostri bambini... Ma rispetto ai primi giorni di emergenza, quando a mezzanotte ci collegavamo alla app per gli acquisti online e un minuto dopo erano già esauriti sale e zucchero, adesso troviamo tutto quello che ci serve per vivere. Siamo anche riusciti a ordinare un tiramisù...».
LO SPIRAGLIO Primi sprazzi di normalità, malgrado tutto. «La gente sta cominciando a tirare un sospiro di sollievo, anche se non è finita, considerando peraltro che la crisi economica morderà un Paese pur giovane come la Cina. Dobbiamo stare ancora molto in casa, il che a Wuhan significa isolarsi in un appartamento, non in una casetta con giardino come fortunatamente succede spesso in Veneto. Per questo, se posso dare un consiglio, vi suggerisco di stringere un altro po’ i denti, anche perché avete dimostrato di saper reagire bene con le misure e avete avuto un po’ di fortuna rispetto alla Lombardia o all’Emilia Romagna. Se tutto procede come a Wuhan, fra sette-dieci giorni potrete cominciare a vedere uno spiraglio. Poi vi ci vorrà un altro mesetto, ma vedrete calare drasticamente i numeri e vi darete coraggio. Com’è successo a noi». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
MARTEDÌ 31 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: lavoratori e imprese
In alto una sarta della Forall di Vicenza cuce le mascherine realizzate su tessuto “trattato” Marzotto. A sinistra il sistema di sanificazione e di confezionamento delle facial mask di Punto Piuma alle porte di Padova
Mascherine, saponi, camici così l’industria si riconverte Dalle piccole imprese ai gruppi come Calzedonia, Benetton, Forall, Roncato ecco la lista delle aziende scese in campo creando l’economia del Covid-19 riconversione è stata realizzata solo per servire i territori in cui operano, donando i facial mask ai cittadini. Vera conversione è invece quella di Forall Confezioni, storica azienda vicentina del marchio di abbigliamento maschile Pal Zileri. Le mascherine sono prodotte in un tessuto di cotone con il 3% di fibra elastica e impermeabilizzate con un trattamento anti-goccia esente da perfluoro derivati. Le mascherine sono lavabili e riutilizzabili fino a 10 volte. La forniture del filato è made in Marzotto, mentre il confezionamento è realizzato da Forall.
L’azienda Punto Piuma, padovana, che di mestiere fa imbottiti di alta qualità per l’arredamento dal 16 di marzo sta costruendo una riconversione non solo per produrre facial mask per i civili. Infatti sta studiando soluzioni anche per i dpi dedicati al settore sanitario, con sistemi di filtraggio più avanzati, come gli ftp 2 e ftp3, usati proprio dal personale medico e infermieristico per contrastare gli alti livelli di esposizione virale nei reparti Covid e nelle terapie intensive. Il loro sistema ha una peculiarità, le mascherine vengono trattate con l’ozono prima del confeziona-
La produzione è stata riorientata verso disinfettanti per mani e superfici «Difficoltà per approvvigionamenti e la quarantena di un dipendente»
ne ha bisogno, in questo momento più che mai, è un dovere». Dall’inizio della crisi Covid 19, Italchimica, circa 62 milioni di euro di fatturato nel 2019 e 150 dipendenti a tempo indeterminato, si è trovata a lavorare a pieno regime riorientando le proprie produzioni verso i soli disinfettanti, sia per la pulizia delle superfici che per le mani. Un’opzione necessaria per dare risposta a un mercato che chiede disinfettanti e detergenti come mai prima. E tuttavia neppure per un’azienda già specializzata in questi prodotti, è facile dare risposta a un mercato in crescita nel contesto di un sistema economico parzialmente bloccato. «Produrre disinfettanti è il nostro mestiere ma pure, in questo momento, una necessi-
Roberta Paolini / PADOVA
È un cielo di creatività, di iniziative imprenditoriali, di tentativi, di richieste di certificazioni quello che sta sorgendo sopra al Veneto del coronavirus. La parola d’ordine è riconversione industriale. Si va dai cosiddetti facial mask, quelli che servono per proteggere dal virus i civili, ai dispositivi di protezioni individuali, agli occhiali protettivi (Safilo con Smith in Usa li fa da sempre), alle tute per il personale sanitario. L’economia Covid-19, sorgendo sui pilastri di un’emergenza, muta giorno dopo
giorno. Così un po’ alla volta, dopo Grafica Veneta, dalle cui rotative sono uscite le mascherine per i “civili”, benedette dal governatore Zaia, altre iniziative hanno iniziato a spuntare. Idea Plast, Valigeria Roncato e Meca2 stanno convertendo parte dei loro impianti produttivi per la produzione di mascherine di lunga durata, non monouso. Sul tema delle mascherine sono già in distribuzione nel territorio di riferimento quelle realizzate in tessuto, trattato con un prodotto idrorepellente, della Marzotto. Anche se nel caso dell’impero del tessile di Valdagno la
Un respiratore di terapia intensiva dai compensi per gli straordinari LA STORIA
n respiratore per la terapia intensiva con il denaro degli straordinari. Così circa 60 lavoratori di Italchimica, azienda padovana che prima della crisi produceva detergenti e prodotti per la cosmetica e
U
che ora lavora a pieno regime per realizzare disinfettanti per il pubblico e il sistema sanitario, hanno deciso di testimoniare la loro solidarietà nel pieno di un’emergenza senza precedenti. Un’iniziativa subito abbracciata anche dalla proprietà del gruppo, che ha deciso di aggiungere altro denaro a quello raccolto dai lavorato-
ri, offrendo così ad Azienda Zero la copertura completa per le spese di acquisto di un nuovo respiratore per la terapia intensiva. «Ci è sembrato un gesto importante a cui non potevamo non partecipare» spiega l’amministratore delegato di Italchimica, Alessandro Fioretto. «Offrire il proprio aiuto a chi
mento. Sempre nel Padovano l’azienda Ventidue di Bovolenta, tra i principali produttori di tovaglioli monouso, ha iniziato una produzione di mascherine in tessuto non tessuto. Nel modo dei camici e delle tute, oltre che degli schermi per il volto, è impegnato anche il gigante Calzedonia. Mentre Benetton, afferma una fonte aziendale, si sta attivando per la produzione di mascherine e camici, cercando di rispettare al massimo tutti i parametri affinché i prodotti realizzati abbiano i requisiti previsti dalla legge. Siggi Group nel Vicentino si sta organizzando per una produzione per camici monouso. Poi c’è la Mavive (famiglia Vidal) di Venezia che ha convertito le produzioni per creare gel e saponi disinfettati. Così come la veronese Bregen specializzata in prodotti per capelli. Anche le cooperative si sono mosse, capofila è la veronese Quid, coinvolta anche la Giotto del carcere di Padova. L'iniziativa è sostenuta con un finanziamento di 100mila euro da Coopfond e produrrà mascherine lavabili fino a 100 volte. —
AMMINISTRATORE DELEGATO ALESSANDRO FIORETTO GUIDA LA PADOVANA ITALCHIMICA
Nell’azienda padovana Italchimica lavoratori e manager sullo stesso fronte «Offrire il nostro aiuto è un dovere»
federacciai
Banzato: «Italia ferma l’Europa invece no Ci lasciano fuori» Se nell'acciaio «noi siamo fermi al 95%» ma «si continua a produrre» in Paesi come Germania, Francia e Spagna «in prospettiva la siderurgia italiana ne soffrirà come presenza sui mercati», «potremmo essere lasciati fuori», avverte il presidente di Federacciai, Alessandro Banzato. Con un «rispetto rigorosissimo della sicurezza», «d'accordo con i sindacati», «con il conforto dei dati scientifici sul trend dell'emergenza», dice, bisogna valutare «un lento, leggero, graduale riavvio degli impianti». È cauto ma chiaro nel «segnalare un problema» l'imprenditore di Acciaierie Venete. «Abbiamo bisogno che piano piano di rimetta in moto il sistema», con la «massima attenzione» a tempi e modalità per la massima sicurezza, perché «siamo perfettamente inseriti in una filiera europea, è un mondo interconnesso». —
tà» spiega Fioretto. «E tuttavia le difficoltà che incontriamo non sono poche. Dopo il caso di positività, la quarantena di una ventina di dipendenti e gli obblighi previsti quanto al rispetto degli standard di sicurezza legati all’emergenza ci troviamo a lavorare con almeno il 20% in meno della forza lavoro e tutti i nostri dirigenti, io compreso, siamo presenti anche sulle linee di produzione e nei magazzini. C’è poi un tema di approvvigionamento: da una parte le materie prime, come alcool e cloro, diventano sempre più difficili da trovare ed hanno prezzi anche quintuplicati, dall’altra è difficile trovare autisti e vettori per il trasporto dei materiali e dei prodotti finiti». — R.S.
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Attualità
Martedì 31 Marzo 2020 www.gazzettino.it
NANOTECNOLOGIE Ca’ Foscari è uno degli atenei “sconfitti” al Tar nella sentenza che riguarda il Coordinmento universitario veneto contro la Regione
Mose in funzione, poi stop al Consorzio Venezia Nuova `Le ipotesi sul futuro:
IL CASO VENEZIA Civen, il Coordinamento interuniversitario Veneto per le nanotecnologie dovrà restituire alla Regione Veneto oltre sei milioni di euro, relativi ai contributi ricevuti tra il 2007 e il 2010 per progetti di ricerca nelle nanotecnologie, la cui erogazione fu revocata da palazzo Balbi nel 2015, a seguito della contestazione del mancato rispetto degli obblighi stabiliti dalle convenzioni. Sarà l’effetto delle quattro sentenze con cui il Tar Veneto ha respinto (o dichiarato inammissibili) i ricorsi presentati dall’associazione senza fini di lucro (oggi in liquidazione) fondata nel marzo del 2003 dalle Università di Padova e di Venezia (Ca’ Foscari) alla quale hanno aderito anche lo Iuav e l’Università di Verona, specializzata in attività di ricerca e formazione nell’ambito del primo distretto tecnologico italiano sulle nanotecnologie applicate ai materiali. Di fronte al Tar, per ottenere l’annullamento della revoca dei contributi, si sono costituite anche le quattro Università.
LA VICENDA I finanziamenti assegnati nel corso degli anni a Civen, con quattro diversi decreti ammontano a circa 10 milioni di euro, ma non tutte le somme sono state versate prima dei provvedimenti con cui, nel 2015, la Regione decise di fare retromarcia. La revoca delle convenzioni, e dunque dei contributi, è stata motivata da palazzo Balbi con una serie di violazioni ritenute gravi, tra cui la mancata completa rendicontazione dell’utilizzo dei fondi, alcuni ritardi nell’utilizzo degli stessi, alcune carenze nelle previste relazioni sui progetti, nonché la cessione ad un’altra società, Veneto Nanotech, di una serie di attrezzature finanziate con contributi pubblici. Civen e le quattro Università presentarono subito ricorso al Tar, ottenendo nel 2015 la sospensiva dei provvedimenti; sospensiva annullata l’anno successivo dal Consiglio di Stato. Quindi il procedimento è proseguito fino in Cassazione che, soltanto a
UNA VICENDA CHE SI É PROTRATTA DAL 2007 AL 2010 MA CHE POI PALAZZO BALBI NON CONFERMÒ
allo Stato gli interventi di salvaguardia LA GRANDE OPERA
Nanotecnologie, Università venete sconfitte al Tar Il Coordinamento interuniversitario tra Padova, Verona, Ca’ Foscari e Iuav dovrà restituire sei milioni alla Regione `
fine 2017 ha confermato la competenza del giudice amministrativo a dirimere il contenzioso. La questione è stata finalmente discussa in sede di merito di fronte al Tar, che ha dato ragione a palazzo Balbi nonostante la strenua difesa di Civen e delle quattro Università, che hanno in via principale respinto gli addebiti, sostenendo in ogni caso che la revoca dei contributi è una sanzione spropositata rispetto alle violazioni contestate. Per la precisione, tre dei quattro ricorsi sono stati dichiarati inammissibili in quanto Civen non ha impugnato tutte le motivazioni su cui si basava la revoca e, come sancisce il Consiglio di Stato, quando una decisione amministrativa “si basa su una pluralità di motivi indipendenti ed autonomi gli uni dagli altri l’omessa contestazione di uno di essi rende inammissibile l’impugnazione”. Il Tar ha dato ragione a palazzo Balbi anche sul punto più controverso, ovvero la cessione di strumentazione a Veneto Nanotech: Civen e le Università hanno
rivendicato la correttezza dell’operazione, sottolineando che quella società è posseduta all’80 per cento dalla Regione Veneto. Ma i giudici amministrativi hanno giudicato “inconferenti le argomentazioni difensive”, evidenziando come la convenzione prevede “che qualsiasi variazione in ordine alla realizzazione del progetto debba essere sottoposta a preventiva approvazione di Veneto Innovazione Spa e inviata per conoscenza all’Unità di Progetto Ricerca e Innovazione”. Ma non solo: è vero che Veneto Nanotech è di proprietà della Regione ma gode di “autonomia giuridica e patrimoniale rispetto al socio pubblico, che non viene meno per il solo fatto che il capitale sia alimentato da conferimenti provenienti dallo Stato o da altro ente pubblico, secondo consolidato orientamento giurisprudenziale”. Le sentenze del Tar Veneto potranno ancora essere impugnate di fronte al Consiglio di Stato. Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gorizia
Tre incendi dolosi al Cpr di Gradisca GRADISCA D’ISONZO - I Vigili del fuoco di Gorizia sono dovuti intervenire ripetutamente la notte scorsa per spegnere alcuni incendi appiccati dagli ospiti del Cpr di Gradisca d’Isonzo. per una protesta contro l’emergenza per il Coronavirus. Il primo allarme è scattato attorno alle 21, il secondo alle 22 . Un terzo incendio è stato acceso, invece, nel cuore della notte. Non risultano persone ferite o intossicate.
VENEZIA Al lavoro per definire la fine del Consorzio Venezia Nuova. E una delle ipotesi allo studio è di lasciare al concessionario unico e ai suoi due amministratori straordinari superstiti solo la conclusione dei lavori per la messa in funzione del Mose, mentre il resto degli interventi di salvaguardia tornerebbe da subito in capo allo Stato. Così, mentre nei cantieri alle bocche di porto si continua a lavorare - proprio oggi e domani sono in programma nuovi test di sollevamento a Chioggia - con tutte le difficoltà legate all’emergenza coronavirus, negli uffici del Provveditorato alle Opere pubbliche del Triveneto, come in quelli del Commissario straordinario per il Mose, si ragiona di scenari futuri e si attendono i risultati della nuova verifica voluta dalla Prefettura di Roma proprio sulle attività del Cvn.
L’ULTIMO ATTO Un quadro complesso, che la settimana scorsa aveva visto anche le dimissioni da amministratore straordinario del Cvn di Vincenzo Nunziata, nominato a fine anno per affiancare i due amministratori in sella da anni, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola. Dimissioni per “motivi personali”, ma in questi pochi mesi erano state tante le divergenze emerse tra i vecchi amministratori e Nunziata. Era stata proprio una sua lettera di metà febbraio a spingere il prefetto di Roma a nominare un collegio di verifica ora al lavoro. L’altro giorno, commentando le sue dimissioni, il provveditore Cinzia Zincone era stata positiva. «Potrebbero essere un passo decisivo verso una rivisitazione della concessione». Parole che potrebbero essere lette proprio in riferimento ad un alleggerimento dei compiti del Cvn. Già da qualche tempo Provveditorato e Commissario starebbero lavorando a un nuovo atto aggiuntivo per regolare i rapporti con il concessionario. Sarebbe il settimo e ultimo atto che, nelle intenzioni, potrebbe limitare le attività del Consorzio al solo completamento del sistema di di-
ghe mobili entro il 31-12-2021. Attualmente, sulla carta, entro quella data, dovrebbero essere completate anche tutte le altre opere del sistema Mose: Piano Europa, con le compensazioni, dagli interventi all’Arsenale, alla morfologia lagunare, alle altre opere di edilizia alle bocche di porto. Ma se le opere legate alle dighe mobili sono veramente in dirittura d’arrivo, appare poco realistico che il Cvn possa completare anche tutto il resto. Ed ecco che un ultimo atto aggiuntivo potrebbe riportare questi interventi nell’amministrazione diretta del Provveditorato.
LA VERIFICA IN CORSO Intanto molta attenzione c’è anche per il lavoro degli esperti nominati dal prefetto di Roma. Non propriamente una commissione d’inchiesta, ma un «collegio interistituzionale di monitoraggio e verifica» sugli «aspetti problematici di gestione del Cvn» segnalati da Nunziata, come si legge nel decreto di nomina. Il collegio ha due mesi di tempo per concludere il suo lavoro, che scadranno a metà aprile. Il coronavirus, però, non ha facilitato il loro lavoro. Il decreto prevede una solo proroga, motivata, di altri due mesi, a questo punto molto probabile. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA
DIMISSIONI Vimcenzo Nunziata
DOPO LE DIMISSIONI DELL’AMMINISTRATORE STRAORDINARIO NUNZIATA, SI ATTENDONO I RISULTATI DELLA VERIFICA DELLA PREFETTURA DI ROMA
Eolico, sequestrati impianti padovani `Società con strutture
in Basilicata nel mirino della Corte dei Conti LA SENTENZA VENEZIA Confermato il maxi sequestro conservativo - fino all’ammontare di 44 milioni di euro - nei confronti di una serie società e di alcuni imprenditori accusati di aver messo a segno una truffa milionaria in relazione ad impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, realizzati in Basilicata, in provincia di Matera. Lo ha deciso il giudice Marta Tonolo della Corte dei conti del Veneto, accogliendo l’istanza della Procura regionale
che, “congelando” beni immobili e conti correnti, vuole garantire la futura possibilità di risarcimento del danno erariale nel caso di condanna degli incolpati. Nell’operazione, condotta dalla Guardia di Finanza di Venezia e Bolzano, è finita la società QCII Basilicata srl (e le sue 40 società satellite) con sede originariamente a Padova, dal 2008 al 2013, in uno studio di commercialisti in via Rismondo 2 che, grazie ai capitali messi dalla più importante azienda di energia rinnovabile della Germania, ha costruito nove parchi fotovoltaici in Basilicata su una superficie di 290mila metri quadrati. Il provvedimento di sequestro riguarda anche quattro imprenditori che, nel corso del tempo, hanno amministrato le società: Francesco Agre-
Grandi predatori Attacchi di lupi e orsi Fondi per i risarcimenti VENEZIA La Giunta regionale del Veneto ha rifinanziato con 250mila euro il fondo per la prevenzione e l’indennizzo di danni causati dagli attacchi di lupi e orsi, 50mila euro in più dello scorso anno. Nel 2019 480 i capi predati. «Abbiamo speso oltre 1 milione per proteggere il bestiame, ma il 79% dei capi predati era incustodito», ha detto l’assessore Giuseppe Pan che ha sollecitato un piano nazionale visto che il lupo è specie protetta.
sti, 54 anni, di Matera, il romano Mauro Di Fiore, 45 anni, residente a Berlino, e i tedeschi Stefan Johannes Hochbruck, 57 anni, e Frank Pollmer, 69 anni. Il danno ipotizzato dagli inquirenti, coordinati dal procuratore regionale del Veneto, Paolo Evangelista, si riferisce agli incentivi percepiti tra il 2009 e il 2014 attraverso il frazionamento dei nove insediamenti produttivi, in 246 impianti di potenza inferiore ai mille chilowatt: 44 milioni di euro, appunto. Secondo la Procura della Corte dei conti, quella messo in atto è un’azione dolosa, o quantomeno gravemente colposa, e ciò emergerebbe dalle procedure seguite nella realizzazione dei parchi fotovoltaici Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Comune di Venezia bandisce la seguente: Gara n. 18/2020: "2.8.1 Ambiente e territorio- aree verdi parco San Giuliano: riordino del polo nautico ed opere complementari. C.I. 14236 - CIG 825682645D, CUP F77H17001140001. Importo complessivo dell’appalto: € 6.172.014,95 o.f.e; Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12.00 del giorno 04/05/2020; esclusivamente tramite la piattaforma telematica attiva all’indirizzo internet https://venezia.acquistitelematici.it. L'avviso integrale è disponibile sui siti Internet www.comune.venezia.it/node/26970; www.serviziocontrattipubblici.it e https://venezia.acquistitelematici.it IL DIRIGENTE Dott. Marzio Ceselin
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MARTEDÌ 31 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario
Test e isolamenti nelle case di riposo Zaia: «Via dai focolai gli anziani sani» Screening a 30 mila ospiti e personale, trasferimenti cautelari. M5S e Pd attaccano: situazione drammatica, misure tardive alimentari, e dalla Regione?») e del deputato Zardini che definisce «indecente» l’assenza di stanziamenti a sostegno dell’economia e del lavoro. «Pd triste alfiere di polemiche folli mentre la nostra comunità è in trincea», è la replica di Gianluca Forcolin, il vicepresidente leghista di Palazzo Balbi.
Filippo Tosatto / VENEZIA
In Veneto cala il ritmo dei contagi ma le previsioni di un picco imminente – nonché l’elevato numero di ricoveri e di malati in isolamento domiciliare – vietano di abbassare la guardia: «Le misure adottate si rivelano efficaci», è il commento di Luca Zaia «ora è vitale rispettare le regole di sicurezza, viceversa ogni progresso compiuto sarà vanificato. Allentare le restrizioni? Sarebbe un gesto suicida, saranno anzi prorogate e non escludo novità sul versante dei mercati all’aperto: a differenza dei supermarket, l’accesso alle bancarelle non è regolamento e ci segnalano affollamenti».
DISTRIBUITE 4 MILIONI DI MASCHERINE
E le fatidiche mascherine? Tutti le chiedono, incluse colf e badanti: «Ad oggi la Regione ne ha inviate al territorio 4, 12 milioni con una copertura pari all’85% della popolazione», precisa l’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin; «Un mese fa erano introvabili, ora le stanno fabbricando in molti», riprende Zaia «dal
LE RESTRIZIONI SARANNO PROROGATE
Al centro del briefing quotidiano, però, ci sono i 30 mila ospiti delle case di riposo comunali e private: prima linea dell’epidemia, scontano una quarantina di vittime e circa seicento casi di infezione tra anziani e personali. «Con l’aiuto dell’università di Padova e della Croce Rossa abbiamo istituito una task force di virologi, medici e infermieri che sottoporrà a screening di massa gli ospiti e gli operatori. È indispensabile isolare rigidamente i positivi al test da chi non ha contratto patologie. In caso di focolai, quali Merlara e Casale sul Sile, laddove non siano garantiti percorsi differenziati, i malati resteranno dove sono, gli altri saranno trasferiti in luoghi sicuri. L’obiettivo è salvare i nostri nonni». Ma c’è chi dissente: «Meglio tardi che mai, la verità è che Zaia ha sottovalutato una situazione drammatica, limitandosi ad attaccare la gestione degli istituti, serve più serietà», è la critica dei consiglieri a 5 Stelle. Pungono anche i dem per voce del segretario Alessandro Bisato («Dal Governo 28 milioni per i bisogni
«La spesa straordinaria ha raggiunto 82 milioni ma escludo nuove tasse L’Europa? In catalessi»
Personale medico nella casa di riposo di Merlara, uno dei maggiori focolai dle virus nel Veneto
«È ingiusto multare entro i 200 metri» mo le uscite». Luca Zaia commenta così la notizia di cittadini multanti per spostamenti entro il raggio consentiti attribuiti a «futili motivi». «Scriveremo una lettera ai Prefetti, perché sono state sanzionate persone che, secondo la nostra avvocatura, non rientrano nei casi pu-
la sanità laVora ad Un proGraMMa di Uscita
Segnalate le prime re-infezioni Si studia la “patente dei guariti” In vista della cessata emergenza l’idea è quella di un esame sierologico che evidenzi la formazione degli anticorpi Ma le incognite non mancano VENEZIA
Mentre il Veneto intravede uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, i virologi segnalano il primi casi di “infezioni di ritorno”, riguardanti cioè
ASSISTENZA E FARMACI A DOMICILIO
il GoVernatore scriVe ai preFetti
«Non c’è nessun problema a camminare entro i 200 metri dall’abitazione per sgranchirsi le gambe o accompagnare fuori l’animale di compagnia, il Veneto non è uno Stato di polizia, invito soltando i cittadini a stare attenti, evitando contatti e limitando comunque al mini-
pazienti guariti e dimessi dall’ospedale ma risultati, in seguito, nuovamente positivi al test. La circostanza induce la sanità regionale a mettere in cantiere un programma di uscita “sostenibile” dall’emergenza, capace di abbinare l’allentamento delle restrizioni alle esigenza di scongiurare ulteriori focolai di contagio. «L’obiettivo è delineare un soft landing, un atterrag-
gio morbido», afferma a riguardo Luca Zaia «il percorso dovrà essere graduale per garantire una ripresa in sicurezza delle normali condizioni di vita. Tra le soluzioni cui stiamo lavorando, c’è quella del test sierologico, capace di verificare la formazione degli anticorpi, evidenziandone tempistica e modalità». A riguardo, il governatore ha coniato il termine “paten-
mercato riceviamo numerose offerte a prezzi varianti dai 55 centesimiall’euro. Negozianti a volto scoperto? Segnalateli alle forze dell’ordine, da parte mia sollecito la grande distribuzione e le farmacie a rifornirsi e a metterle in vendita il più rapidamente possibile».
nibili, l’ordinanza regionale esclude “futili motivi” entro i 200 metri, quindi questi provvedimenti sono impugnabili». «Ormai», scherza il governatore «sono diventato il “ricettacolo” delle foto di tutti i trasgressori, me le mandano da ogni parte, conosco i segreti di tutti...».
te dei guariti”, una sorta di certificazione che attesti l’avvenuta risposta anticorpale. Ma non sarà così semplice: «C’è da dire che abbiamo casi di re-infezione. Potrebbe anche accadere, ma saranno gli scienziati a confermarlo o a smentirlo, che chi ha già beneficiato della reazione degli anticorpi possa essere esposto a ulteriore infezione, magari ad opera di una variante del virus originario». Ma cosa si intende, nel concreto per soft landing? «Vuol dire che non si aprono porte e finestre, non si fanno dieci giorni di movida alla fine del contagio. La prospettiva è quella di dismettere pian piano la mascherina e avere uno screening sempre più perfetto della popolazione. Si tor-
Il Veneto vanta il record mondiale di tamponi eseguiti ma l’esito arriva in ritardo, con attese che si prolungano fino a sei giorni... «Purtroppo è vero, abbiamo la capacità di eseguirne 10-11 mila al giorno, disponiamo di macchinari e analisti di laboratorio sufficienti ma soffriamo la scarsità di sostanze reattive», la replica del governatore; «A riguardo, abbiamo aggiornato il Piano di salute pubblica, prevediamo di sottoporre a test tutti i malati in
isolamento fiduciario, entro il quinto-sesto giorno, utilizzando 750 mila kit a risposta rapida acquistati in Cina: non sono sostitutivi dei tamponi ma li integrano intercettando la risposta anticorpale dell’organismo». Nel dettaglio, il piano prevede la presa in carico diretta del paziente sintomatico “sospetto” di Covid-19 da parte delle neonate Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) incaricate di provvedere a quanti non necessitano di ricovero e cure intensive; attive sette giorni su sette con orario 8-24, agiranno in bacini di 50 mila abitanti. Non solo sostegno di carattere medico: sono 1650 le chiamate pervenute al servizio di assistenza psicologica inOltre (numero verde 8003343 43) culminate in 650 colloqui individuali. BANDIERA A MEZZ’ASTA AL FERRO-FINI
Ingente la spesa straordinaria sul fronte sanitario: «Abbiamo superato gli 82 milioni, andiamo avanti finché possiamo», le parole di Luca Zaia «ci aspettiamo risorse da Roma e non vogliamo introdurre tasse di scopo, né tantomeno farle pagare a imprese che sono chiuse. Ormai la partita del turismo è persa, per il Veneto equivale a un danno di 18 miliardi. Sono d’accordo con Tremonti nel dire che bisogna mettere in sicurezza il debito pubblico, l’Europa? Mi sembra in catalessi. Ho visto l’intervento di Draghi e lo condivido ma alla Bce non c’è più lui. Preghiamo Dio». Nell’attesa, un tributo laico alle vittime del coronavirus arriva dal consiglio regionale che oggisi riunirà in seduta telematica rispettando un minuto di silenzio: «Alle 12. 30 la bandiera del Veneto sventolerà a mezz’asta sul Canal Grande in segno di lutto», annuncia il presidente dell’assemblea legislativa, Roberto Ciambetti. – © RIPRODUZIONE RISERVATA.
nerà alla vita normale a piccoli passi, questo è poco ma sicuro». Quando saranno allentati i divieti in vigore? «È presto per parlarne, guai a cantare vittoria, avremmo una pessima sorpresa. L’orientamento è prolungare la stretta, mi riferisco alla mobilità delle persone e alle chiusure festive dei negozi, vedremo i report di questa settimana, determinante per comprendere l’andamento del virus. Il nostro modello matematico prevedeva il picco intorno al 15 aprile, grazie alle misure adottate in Veneto il contagio è in “ritardo” di circa cinque giorni e ciò ha avuto un buon effetto deflattivo sugli accessi ospedalieri, a cominciare dalle rianimazioni». Il governatore veneto Luca Zaia
FILIPPO TOSATTO
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L’allarme globale: la montagna bellunese
Vacanze pasquali nelle seconde case «Intensificheremo i nostri controlli» I sindaci delle Dolomiti lanciano l’allerta in vista delle feste «Non venite, ci sono problemi per l’assistenza sanitaria» Francesco Dal Mas / BELLUNO
Sulle Dolomiti è ritornata la neve. E, con la Pasqua alle porte, ritorna anche la voglia di soggiornare nelle seconde case. I sindaci hanno già alzato le antenne. GianPietro Ghedina, a Cortina, è stato raggiunto lo scorso fine settimana da numerose segnalazioni di abitazioni riaperte, magari nottetempo, tra venerdì e sabato. Tatiana Pais Becher, sindaco di Auronzo, ha allertato carabinieri e polizia locale per controlli presso i villaggi turistici. Ma non ha ricevuto riscontri. Lei stessa è salita a Misurina domenica. Tutto chiuso; oltre ai residenti, all’Istituto Pio XII ci sono sei bambini in terapia, con le rispettive famiglie. «Ma la preoccupazione», anticipa Pais Becher, «è per la settimana prossima, quella che precede la Pasqua porta di solito in montagna parecchia gente». Ci sono case abitate da villeggianti che si trovano ai piedi delle Dolomiti fin dallo scorso febbraio. E vi risiedono in piena legittimità. Ma – mette le mani avanti l’avvocato Valerio Piller Roner, vicesindaco di Sappada – possono essere raggiunti da figli o parenti vari, con la motivazione del ricongiungimento familiare. A Sappada ci sono ben 3 mila appartamenti turistici, tante le seconde case di trevigiani, veneziani, padovani. «Il timore è sempre lo stesso: non disponiamo di un servizio sanitario che possa prendersi cura di chissà quanti pazienti.
Abbiamo un solo medico di base, oberato di lavoro. E i volontari della “Svep” con l’autoambulanza non possono garantire chissà quali servizi». Ecco perché Sappada, insieme ad Auronzo e ad altri Comuni ha deciso di allertare le Prefetture, sia di Belluno che di Udine. «In Comelico ci sono villeggianti dall’inverno scorso, non disturbano, si comportano bene, ma», avverte Gian-
De Bon: «Tanti a spasso sulla ciclabile: ho chiesto l’intervento delle forze dell’ordine» carlo Ianese, sindaco di san Nicolò Comelico e presidente dell’Unione Montana, «se si moltiplicassero diventerebbero un problema. Nessuno vuole cacciarli, ma significhiamo loro i problemi di assistenza che ci sono». Franco De Bon, sindaco di San Vito di Cadore, di seconde case ne ha parecchie. Anche abitate. «La Pasqua è davvero un punto interrogativo», afferma. «La prossima settimana è probabilmente l’ultima da stare completamente a casa, per la prossimità del picco. Bene, sabato e domenica scorsi ho dovuto chiedere la cortesia ai carabinieri di battere a tappeto la pista ciclabile e il giro del lago, per le troppe segnalazioni che mi sono state fatte. Non dico che fossero tutti villeggianti, però le pre-
senze “foreste” non mancavano», racconta sempre De Bon. Anche nel paese dei murales, a Cibiana, i villeggianti non mancano, ma sono arrivati prima del fermo. A Pieve di Cadore pure, «ma», ammette il sindaco Bepi Casagrande, «sono esemplari nel loro comportamento. L’assessore regionale alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin, è stato fra i primi a lanciare l’allarme, ancora in tempi non sospetti. «Ricordo che è ancora in vigore il Dpcm che fa divieto di raggiungere la casa di proprietà, in luogo turistico». Ma i ricongiungimenti familiari, magari per assistenza? Pasqua potrebbe renderli possibili? «Bisogna verificare, caso per caso», puntualizza Bottacin. «Proprio oggi (ieri per chi legge, OES) il Governo ha chiesto alla Regione di proporre i suoi rilievi sui decreti da rinnovare dal 3 dicembre. Noi abbiamo detto di prorogare le misure più severe. La Pasqua, quindi, si festeggerà in casa, a meno di auspicabili sorprese». Niente lago di Alleghe o una visita al paese natale di papa Luciani: «Siamo in “quarantena”», spiega il sindaco di Alleghe, Danilo De Toni. «I villeggianti che già ci sono si comportano da ospiti molto cortesi e rispettati. Ma non vogliamo sorprese». A Canale d’Agordo, il sindaco Flavio Colcergnan pone il problema dell’incompatibilità sociale. «Se arrivassero turisti che magari non rispettassero le rego-
Un posto di blocco dei carabinieri
Franco De Bon
le che noi locali severamente pratichiamo», avverte il sindaco, «la reazione non sarebbe simpatica. Sicuramente non nel segno dell’accoglienza». Arabba è la stazione alpina che per prima apre la stagione estiva, di solito ai primi di maggio, accogliendo i turisti tedeschi. «Quest’anno, se va bene, riapriremo a metà giugno», aggiunge Leandro Grones, sindaco di Livinallongo ed albergatore. «Qui non arriveranno altri ospiti delle seconde case, oltre a quelli che avevamo a febbraio e che sono rimasti. Però nei fine settimana continuiamo a vigila-
che l’assistenza genitoriale, per cui qualcuno può effettivamente muoversi e magari raggiungere la famiglia che si trova in un determinato luogo. Se però qualcuno è a conoscenza di situazioni specifiche che non rientrano in queste casistiche può segnalare la cosa o fare denuncia chiamando la caserma dei Carabinieri o il Commissariato di Polizia, indicando il caso specifico, perché il sentito dire lascia il tempo che trova in queste circostanze». «L’invito è pertanto quello di segnalare alle Forze dell’ordine i casi specifici», conclude Ghedina, «senza creare una “caccia alle streghe” in quanto il territorio è già pattugliato e vigilato». —
Cortina d’ampezzo
Ghedina: «È inammissibile il posto di blocco a Dogana» Il sindaco tiene gli occhi aperti «Tante denunce sui social Segnalate alle forze dell’ordine le situazioni che a vostro avviso non rispettano le regole» CORTINA
Seconde case aperte nel fine settimana. È costante la segnalazione di alcuni residenti che lamentato come in giro per Cortina o i Comuni del-
la valle del Boite ci siano tante seconde case aperte, con turisti che salgono per il fine settimana, e girano su prati e strade, assieme, senza rispettare le imposizioni anti-contagio. «Le segnalazioni arrivano anche a noi e le vedo sopratutto sui social», ammette il sindaco Gianpietro Ghedina, «in realtà devo dire che tutte le Forze dell’ordine stanno facendo un controllo
molto attento all’interno del territorio. Non si può fare quello che qualcuno invoca, ossia una sorta di dogana al confine tra San Vito e Cortina per controllare tutti, anche perché i movimenti per lavoro o per necessità restano consentiti e sono frequenti sull’Alemagna. Nello specifico va poi detto che ci sono delle casistiche che prevedono ad esempio un ricongiungimento familiare piuttosto
re». «Comprendo l’allarme dei sindaci», conclude Roberto Padrin, presidente della Provincia, «ma attenzione a non dare l’impressione di una caccia al turista. Per noi l’accoglienza è sacra. So che tanti titolari di seconda casa, che si erano rifugiati quassù in montagna, hanno capito la nostra problematicità e sono rientrati». Federico Caner, assessore regionale al turismo, dichiara di non avere dubbi: «Non ci sarà nessuna fuga di Pasqua, perché c’è una guerra da vincere». —
I controlli sulle strade degli agenti di polizia
A.S.