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PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Sabato 4 Aprile 2020
IL GOVERNO
3 VE
Risorse e gestione dell’emergenza al centro del dibattito. Gallera: «Non fate confronti con la Lombardia, qui lo scenario è diverso»
«La sanità torni allo Stato» Dalla Lega ai Cinque Stelle il Veneto prepara barricate
gono a 1098 i pazienti dimessi. E siccome tanti di loro non sono ancora in grado di tornare a casa, 95 sono già stati trasferiti nei sette ospedali di comunità di Belluno, Agordo, Vedelago, Ormelle, San Donà di Piave, Adria e Marostica. L’altra faccia della medaglia parla però di altre 35 vittime, che portano il triste bollettino a 557, e di ulteriori 330 contagi, per un totale di 10581. Di questi, 2504 appartengono al cluster di Verona (+66), che oltre a contare tra i 60 e i 70 casi al giorno ha ormai superato quello di Padova, salito comunque a 2484. Ieri infine si è sfiorato l’incidente diplomatico con la Puglia, il cui governatore Michele Emiliano aveva firmato un’ordinanza di requisizione di due dei quattro macchinari con i reagenti per fare i tamponi prodotti dalla Masmec di Modugno(Bari) e destinati al Veneto. «Vado a Bari a riprendermele di persona», la reazione di Zaia. Nel pomeriggio la telefonata di Emiliano al collega veneto: «E’ stato trovato un accordo con la ditta fornitrice, che sta producendo altri due macchinari per la Puglia». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’infezione; l’abbiamo evitato». Il Veneto ha scelto la strada dell’autoproduzione. Cosa significa nel concreto? «Il test più affidabile per il coronavirus è il tampone nasale faringeo e si fa in tre fasi. La prima, dopo la raccolta, prevede che il tampone venga immerso in un liquido che gli consente di stabilizzare le caratteristiche per l’analisi. La seconda fase è l’estrazione dell’Rna, il codice genetico del virus, che si fa con kit commerciali. La terza è l’estratto della pcr, la metodica molecolare per cui si amplifica il genoma virale. Ciascuna delle fasi richiede componenti industriali». Ne avete a sufficienza? «No, soprattutto il liquido reagente. Quando gli
VENEZIA Il dibattito lo ha aperto
Andrea Orlando, vicesegretario nazionale del Pd. «Dopo l’emergenza per il coronavirus bisognerà cominciare a pensare se sia il caso di far tornare in capo allo Stato competenze come la Sanità». Il motivo? «A seconda della qualità del sistema regionale che trovi, rischi di avere una speranza di vita differenziata». A supporto di Orlando arrivano a stretto giro di posta anche l’attuale capo politico dei M5s, Vito Crimi, e Maria Elena Boschi di Italia Viva. Il dado è tratto e... apriti cielo. Immediata l a re a z i o n e del governaAndrea Martella (Pd) tore del VeneNon penso che si possa to, Luca Zaia. tornare a una sanità «Da noi - dice centralizzata, ma va - la sanità aperta una riflessione funziona, quindi se l’obiettivo è quello di un’equa divisione del malessere, prendo atto. Altrimenti, quella di Orlando è un’uscita improvvida». E subito dopo Zaia rilancia, ipotizzando una sorta di referendum sulla sanità: «Se qualcuno vuole azzardarsi a mettere in discussione il nostro modello sanitario noi ci mettiamo due secondi a far rispondere il popolo. Come? Chiedendo ai veneti se vogliono essere curati da Roma o dal Veneto». A supporto del governatore veneto arrivano i parlamentari della Lega: «Pd e M5S vorrebbero una sanità centralizzata? Non se ne parla. L’eccellenza veneta è la risposta ai novelli statalisti e centralisti». Ma siamo sicuri che la sanità veneta sia d’eccellenza? «Credo che in Veneto - dice Jacopo Berti, capogruppo 5 stelle a Palazzo Ferro Fini - ci siano scuole di medicina, me-
In piazza Da stamattina i mercati all’aperto devono essere transennati, avere un unico ingresso e un’uscita diversa
❞
Prima linea Roberto Rigoli, primario del Ca’ Foncello di Treviso
approvvigionamenti sono diminuiti abbiamo identificato le componenti e trovato una ditta veneta che ha iniziato a produrlo. Abbiamo costruito insieme il liquido e dopo le prove di
dici e operatori sanitari di altissimo livello. E credo anche che Zaia usi la bravura di queste persone per farsi bello. Le sue ripetute conferenze stampa le trovo di cattivo gusto, anche perché quello che dice non è seguito dalla scienza. Vogliamo parlare delle mascherine che ha donato ai veneti? Servono a fare campagna elettorale, ha creato un volantino indossabile. A fronte di questo, trovo l’autonomia sanitaria a 360 gradi una cosa giustissima e ritengo che lo Stato debba pensare, semmai, a una clausola di emergenzialità laddove gli standard di qualità sono sotto un
stabilità lo utilizzeremo per saltare l’imbuto della carenza. Saremo autonomi». Non dipenderete più dalle multinazionali... «Esatto. L’estrazione è delicata, stiamo facendo prove con temperature elevate o strumenti specifici a mano che ci permettono di farla. Cerchiamo alternative: vorremmo diventare autonomi in due fasi su tre». Sull’uso degli anticorpali per monitorare l’andamento del virus e le immunità, la comunità medico-scientifica si divide. Lei cosa ne pensa? «Sono felice per chi ha delle certezze e prende posizioni nette. Noi non lo sappiamo, dobbiamo studiare. Per capire se sono utili o no bisogna provarli e correlarli con la
certo livello». Detto che pure l’Emilia Romagna è contraria al ritorno dell’egemonia statale sulla sanità, sull’eccellenza veneta interviene anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’Editoria, Andrea Martella. «La sanità veneta - dice l’esponente Pd - è senza dubbio di qualità, grazie al personale che ci lavora, anche se non è esente da criticità: penso alle liste d’attesa, agli anni di mancate assunzioni e ai tagli nei servizi. E anche all’inizio di questa emergenza Zaia si è contraddetto più volte, commettendo qualche scivolone e qualche errore di va-
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Rigoli Alcuni test sono più affidabili di altri ma abbiamo scelto una strada che ci ha consentito di lavorare sulla massa Così si è evitato di contagiare reparti e ospedali
clinica, coi pazienti guariti e gli asintomatici che non sviluppano la patologia. È un virus nuovo, diverso, dobbiamo capirlo meglio». Perché dice di non aver mai visto nulla di simile? «Questo virus respiratorio è diverso in tre elementi. Ha un’incubazione più lunga, arriva a 14 giorni, gli altri a 24-72 ore. Quando un virus respiratorio cade su una superficie, muore in pochi minuti, questo può rimanere ore. Infine, un virus respiratorio dà polmoniti gravi quando si verifica una sovrainfezione batterica. Questo è letale senza la sovrainfezione: i danni sono tutti del virus». Silvia Madiotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
lutazione». Martella è molto vicino a Orlando, l’ex ministro che ha aperto il dibattito sulla necessità di riportare la Sanità in capo allo Stato. «Non semplificherei in maniera così netta il ragionamento di Orlando e comunque non penso si possa tornare a una centralizzazione. Orlando - spiega Martella - evidenzia piuttosto una lacuna reale da colmare: quella che, a seconda della qualità di ogni singolo sistema regionale, i cittadini italiani abbiano una speranza di vita differenziata. Ed è a partire da questo limite che bisogna aprire una riflessione, una volta superata l’emergenza. C’è poi il nodo del rapporto con il privato che a mio avviso va regolato a livello nazionale. Quanto sta succedendo dimostra che nelle emergenze è necessaria una cabina di regia nazionale. E che a tutti vanno garantite condizioni di piena uguaglianza. Basti ricordare che il Veneto è la terra di Tina Anselmi, madre del Sistema sanitario nazionale».Quanto all’ipotesi referendum ventilata da Zaia, Martella è tranchant: «Che dire: ci risiamo. Non mi pare proprio questo il momento per rilanciare operazioni di questo tipo. Zaia deve accettare la discussione, che è il sale della democrazia, e non rifugiarsi in un ripetuto gioco dal sapore plebiscitario. Detto questo, la situazione attuale in cui versa il Veneto appare certamente difficile ma meno drammatica rispetto alle altre zone del Nord Italia». E su questo tema ieri è intervenuto anche l’assessore regionale al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera. «Non è accettabile - le sue parole - un paragone sulla gestione dell’emergenza tra la nostra regione e il Veneto. Quello che è successo in Lombardia non si è verificato da nessun’altra parte. In tutto il Veneto o nelle altre Regioni hanno, dopo due mesi, i casi che noi abbiamo avuto nell’arco dei primi dieci giorni». Gallera prende dunque le distanze in modo netto, spiegando che «in Lombardia abbiamo avuto una persona arrivata, dicono, dalla Germania con il virus. Il virus ha girato indisturbato per 20 giorni, poi è esploso e noi siamo stati travolti da questa ondata. Dalle altre parti non è successo così. Nel caso del Veneto si è individuato il focolaio in un Comune molto piccolo (Vo’ Euganeo, ndr) di 3 mila abitanti e l’hanno chiuso. È quello che abbiamo cercato di fare noi a Codogno, poi ci siamo resi conto che la falla era molto più ampia. In Veneto hanno soffocato quel focolaio e poi hanno pochi casi». Antonio Spadaccino © RIPRODUZIONE RISERVATA
III
Primo Piano
Sabato 4 Aprile 2020 www.gazzettino.it
LA VIGILANZA Guardiaparchi controllano i percorsi ciclabili frequentati da turisti
L’ESAME I tamponi sottoposti alla verifica dell’eventuale positività al coronavirus
IL PIANO
PRONTI A RIAPRIRE Secondo il sindacato una decina di aziende riapr
L’accusa della Fiom
«Altro che emergenza, le fabbriche ricominciano con la produzione» A Belluno molte aziende già la prossima settimana vogliono ripartire. Una decina, secondo la denuncia della Cgil, quelle che stanno scaldando i motori ricontattando in queste ore i dipendenti e dicendo loro di presentarsi al lavoro. «Ci sono almeno una decina di fabbriche che da lunedì riapriranno i battenti. Ma potrebbero essere di più visto che non abbiamo ovunque dei delegati sindacali. All’improvviso tutte le aziende che avevano chiuso la produzione si sono rese conto di essere indispensabili alla filiera». A puntare il dito contro chi ha mobilitato i dipendenti per tornare al lavoro la prossima settimana è il segretario provinciale della Fiom Cgil, Stefano Bona. Una denuncia dettagliata la sua. Nella settimana che precede Pasqua, una ricorrenza che quest’anno causa emergenza coronavirus non potrà avere alcuna dimensione conviviale, gli operai verrebbero dunque riconvocati al lavoro, rimettendo in moto le macchine all’interno di fabbriche che non fanno produzioni indispensabili alla sopravvivenza del Paese. «Temiamo che qualcuno approfitti dello strumento del silenzio assenso, sapendo che ci sono quattrocento domande sul tavolo della prefettura in attesa di essere vagliate spiega Bona - qualcuno
potrebbe aprire i battenti e richiamare tutti al lavoro pur non avendo una produzione indispensabile. È una questione di tempi e di metodi che ci costringe a temere che questo stia accadendo. C’era una prospettiva che arrivava fino a Pasqua e ora si cerca il modo per richiamare tutti al lavoro. Siamo davanti ad un numero elevato di lavoratori che torneranno in azienda, forse centinaia visto che tra le dieci aziende che hanno espresso la volontà di riaccendere le linee c’è anche qualche grossa impresa». «Siamo convinti - prosegue il sindacalista - che se il Decreto del presidente del Consiglio impone di fermare le attività non indispensabili lo scopo sia quello di preservare i lavoratori e di ridurre le possibilità di contagio. Richiamare tutti al lavoro, dal nostro punto di vista, è in antitesi con quanto disposto». Non basta perché il sindacalista punta anche il dito contro la possibile cabina di regia: «Temiamo che dietro queste decisioni di riaprire i battenti, arrivate tutte nello stesso arco temporale, ci possa essere la mano di qualche associazione di categoria. Per questa ragione non abbiamo intenzione di abbassare la guardia e proseguiremo con un monitoraggio serrato». Siamo perplessi, lunedì tutto era chiuso ora tutto inizia a riaprire».
BELLUNO Nuova stretta sul fronte del rispetto delle disposizioni governative a tutela della salute pubblica. La conferma è arrivata dal prefetto, Adriana Cogode. «Da questo fine settimana saranno rafforzati i servizi di vigilanza da parte delle forze di Polizia e delle polizie locali lungo le principali direttrici di accesso della provincia allo scopo di prevenire e contrastare violazioni alle norme», questo il messaggio emerso ieri pomeriggio nel corso della riunione in videoconferenza del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dallo stesso prefetto Cogode; hanno partecipato il presidente della Provincia, i sindaci di Belluno, Agordo, Arsiè, Calalzo, Canale d’Agordo, Cesiomaggiore, Chies d’Alpago, Colle Santa Lucia, Comelico Superiore, Danta di Cadore, Domegge, Fonzaso, Lamon, Alano di Piave, Soverzene e Borgo Valbelluna; presenti (online) anche i vertici provinciali delle forze di Polizia e il Direttore generale dell’Ulss n. 1 Dolomiti. Attenzione però che dopo questo weekend ne arriva uno tradizionalmente di festa e a questo proposito «un ulteriore rafforzamento sarà poi attuato in prossimità delle festività pasquali - ha detto il Prefetto Cogode -, in occasione delle quali potrebbero verificarsi spostamenti, non ammessi, verso le località turistiche della provincia nelle quali sono presenti numerose case di villeggiatura».
Ancora una stretta per i servizi di vigilanza sulle strade provinciali I controlli saranno progressivamente intensificati fino a toccare il culmine nel prossimo weekend sotto Pasqua `
Durante l’incontro è stata esaminata, con il contributo del dottor Rasi Caldogno, la situazione relativa alla diffusione del coronavirus sul territorio provinciale e alle varie iniziative attuate dalla Ulss, anche con riferimento al delicato tema delle case di riposo. Da qui la segnalazione che è in corso la distribuzione, per il tramite dei volontari di protezione civile, di un cospicuo numero di dispositivi di protezione individuale (mascherine) messi a disposizione della Prefettura e del sistema provinciale di protezione civile da Confindustria e da primarie aziende bellunesi. Un’attenzione specifica è stata poi prestata al tema delle limitazioni agli spostamenti delle persone fisiche, stabilite dal governo per contenere il contagio. Sulla questione, il Prefetto ha evidenziato che «con il Decreto del 1° aprile dette misure sono state
VIDEOCONFERENZA COORDINATA DAL PREFETTO COGODE STOP AGLI ALLENAMENTI E ATTENZIONE ALZATA PER LE MISURE DI ZAIA
prorogate fino al 13 aprile», in forza del quale è stata disposta anche «la sospensione delle sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, all’interno degli impianti sportivi di ogni tipo». Inoltre, il Prefetto ha richiamato l’attenzione sul contenuto dell’ordinanza emanata ieri dal Presidente della Giunta Regionale del Veneto, Zaia, che, nel prorogare la validità delle misure precedentemente assunte, ha stabilito specifiche restrizioni in materia di commercio nella forma del mercato all’aperto e al chiuso nonché alla vendita di prodotti florovivaistici. In questo contesto, il Prefetto ha ribadito come, data la delicatezza del momento, sia necessario «promuovere ogni sforzo per assicurare il rispetto delle disposizioni governative, a tutela della salute pubblica».
In provincia 18 nuovi agenti di polizia PUBBLICA SICUREZZA BELLUNO Sono state comunicate ieri le assegnazioni degli allievi agenti della polizia di stato del 208° corso. In provincia ne arriveranno 18: 13 nel capoluogo e 5 al commissariato di Cortina d’Ampezzo. Ne dà notizia il sindacato unitario dei lavoratori di Polizia. «Si conclude così il piano di potenziamento per il biennio 2019/2020 - è scritto nel comunicato del Siulp bellunese che ci ha visto impegnati su più fronti, attraverso incontri e coinvolgimento delle istituzioni e dei politici locali, dell’assessore per la sicurezza della regione veneto Cristiano Corazzari, dell’allora sottosegretario all’interno onorevole Molteni e infine della segreteria nazionale per sostene-
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re, nei tavoli ministeriali, il dossier organici appositamente redatto per rappresentare a chi aveva/ha responsabilità di governo le esigenze della categoria e di questo territorio». Ora si tratta di vedere come l’emergenza sanitaria in atto potrà influire sulla data di presa in servizio degli agenti. Il giorno giusto potrebbe essere il 29 aprile, «al termine del periodo didattico svolto all’interno degli istitu-
SONO STATE DEFINITE IERI LE ASSEGNAZIONI: 13 PER LA QUESTURE DI BELLUNO E 5 AL COMMISSARIATO DI CORTINA D’AMPEZZO SODDISFATTO IL SIULP
ti d’istruzione», è scritto nel comunicato del Siulp. Queste nuove risorse umane «rappresentano una vera e propria boccata d’ossigeno per gli organici di Questura e Commissariato, uffici rimasti per molti anni ai margini dei progetti di mobilità assunti dal dipartimento di pubblica sicurezza. Una gratificazione per l’impegno profuso da questa organizzazione sindacale che ci sprona a investire ulteriore tempo e risorse affinché analoghi provvedimenti vengano assunti nel prossimo futuro anche per gli uffici di specialità della polizia di stato: stradale, ferroviaria e postale». E in questo senso il Siulp si sbilancia parlando di «cauto ottimismo anche per questi uffici e quindi, di riflesso, per il servizio che potrà essere garantito alla collettività».
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Primo Piano
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La strategia
Senato Fondi donati a Padova e Bergamo
Borrelli: 1° Maggio a casa E si programma la fase 2 con obbligo di mascherine Il n.1 della Protezione civile: blocco possibile `Zaia: la ripartenza va preparata. Prime fino al 16 maggio. Frenata dopo le polemiche attività: l’agroalimentare e la farmaceutica `
LA GIORNATA ROMA Un’accelerata in avanti e una retromarcia veloce: il capo della Protezione civile Angelo Borrelli comincia la mattinata con una intervista che scatena mille polemiche. Parla delle misure di contenimento, di quanta responsabilità debbano continuare ad avere gli italiani per far sí che i leggeri miglioramenti di questi giorni non vengano vanificati. Poi, arriva la domanda sui tempi di chiusura, e lí Borrelli non si trattiene: il 16 maggio? «La fase 2 - dichiara - potrebbe iniziare anche in quella data». E ancora: «Dopo Pasqua e Pasquetta credo che dovremo passare in casa anche il 1° maggio, abbiamo davanti molte settimane. Bisogna mantenere il massimo rigore».
EFFETTO BOMBA Le dichiarazioni hanno l’effetto di una bomba, perché, anche se è ben chiaro a tutti che i tempi saranno lunghi, la comunicazione di questi giorni è stata step by step. In modo da abituare gradualmente gli italiani al sacrificio, e contenere i malumori. Ma Borrelli dixit, e probabilmente la verità non è molto lontana da
LOCATELLI, ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ AVVERTE: DATE E MODALITÀ SPETTANO SOLO ALLA POLITICA
IL RETROSCENA ROMA Gli è uscita male, sostiene di essere stato «equivocato» ed è per questo che è corso ai ripari quando nel pomeriggio è apparso in tv per il consueto “bollettino di guerra”.
LA REGIA Se non fosse stato recidivo con la storia del numero dei contagi non monitorati, ad Angelo Borrelli sarebbe forse andata meglio e non avrebbe incassato l’immediata smentita di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, e la richiesta da parte del Pd di istituire una cabina di regia per evitare esternazioni a ruota libera e preparare un piano di riapertura graduale del Paese che non potrà non tener conto dell’andamento dei contagi. Quel 16 maggio indicato da Borrelli come data per possibili riaperture ha scatenato il nervosismo del premier Conte e la reazione del capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio: «Più che ognuno dica la sua è necessario che il governo si faccia promotore di una cabina di regia alla quale partecipino enti locali, regioni, esperti
quella data. Infatti è valso a poco il suo tentativo di recuperare: «Sono stato frainteso, al momento non c’è alcuna fase 2 a metà maggio, l’unica data certa è quella del 13 aprile, come ha annunciato il presidente del Consiglio. Voglio ricordare - ha aggiunto che purtroppo alcune mie parole sono state equivocate perché io avevo fatto un ragionamento nel quale avevo detto chiaramente che le misure sarebbero state determinate in relazione all’evolversi della situazione. Quello che stiamo fronteggiando è un virus nuovo e quindi è difficile fare previsioni e abbassare la guardia». A quel punto, però, il Comitato scientifico era già sul piede di guerra. Sull’emergenza le loro decisioni hanno un peso enorme. Cosí si è preferito far intervenire Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: «Le date per la proroga piuttosto che l’allentamento delle misure di distanziamento sociale spettano solo e unicamente al decisore politico - ha spiegato con il solito savoir faire - Quindi saranno lo-
La parola
Protezione civile Il Dipartimento della Protezione Civile è la struttura del governo preposta al coordinamento delle politiche e delle attività in tema di difesa e protezione civile. Fa capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Istituito dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225 si occupa a livello nazionale della previsione, prevenzione, gestione e superamento di disastri, calamità, umane e naturali, di situazioni di emergenza inoltre si occupa anche di settori quali antincendio boschivo e rischio idrogeologico. L’attuale capo del Dipartimento è Angelo Borrelli.
La temperatura dell’epidemia
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Fonte: Elaborazioni Fondazione Hume su dati Protezione Civile
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Casellati: 50mila euro a 2 ospedali Il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha destinato 25 mila euro all’Azienda ospedaliere di Padova e altrettanti all’Azienda socio sanitaria territoriale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Le somme sono state tratte dal ricavato di iniziative di beneficienza promosse dalla stessa Casellati: «Un piccolo segnale di attenzione e di vicinanza alle due strutture che, fin dall’inizio dell’emergenza, sono state impegnate per garantire assistenza alle prime comunità colpite dalla diffusione del virus».
fronte, in che tempi e in che modi, alle necessità del re-open». Un re-open che sembra piacere, invece, al governatore del Veneto Luca Zaia. «Noi stiamo lavorando alla fase 2 - ha anticipato a prescindere dai test anticorpali. Se il giorno di Pasquetta si dice che si apre, bisogna avere un piano per dire “lo si fa con queste modalità”, mascherine, distanze, numero lavoratori». Lo stesso piano che sta impegnando il governo in queste ore. A partire dal 13 aprile, infatti, è possibile che vengano scaglionate le aperture nelle due settima-
L’indice della Fondazione Hume La febbre del Covid 19 cala a 38,3
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ro a dare queste indicazioni all’intero paese, sicuramente anche dopo un confronto con noi. Più di una volta - ha aggiunto abbiamo sottolineato la responsabilità che abbiamo a vari livelli anche in termini di comunicazione scientifica, che deve sempre guidarci. Stimo tantissimo il dottor Borrelli, è un collega con cui si ha il piacere e il privilegio di lavorare, e certamente dovremo fare insieme una riflessione per essergli vicino anche a livello comunicativo». Touché. Nella polemica politica che si è scatenata, ha provato a gettare acqua sul fuoco Nicola Zingaretti: «Ripartire prima? La principale misura economica è sconfiggere il virus», ha detto. Mentre il vicepresidente azzurro della Camera, Mara Carfagna, ha incalzato: «Il Paese sta vivendo un momento drammatico e nel frattempo si susseguono indicazioni contraddittorie, ordini impartiti e revocati nel totale disinteresse per l’impatto, anche emotivo, che hanno sui cittadini. C’è il dovere di chiarire, subito, se l’apparato pubblico è in grado di fare
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Gio Ven 2 3 Aprile L’Ego-Hub
Ieri la temperatura della pandemia in Italia, ovvero il livello dell’indice sintetico elaborato dalla Fondazione Hume, è diminuita di 1 linea rispetto a ieri (da 38.4 a 38.3). Si tratta dunque di un miglioramento quasi impercettibile (meno di una linea, considerando i centesimi di grado). Né il numero di morti, né quello dei ricoveri ospedalieri mostrano un rallentamento significativo rispetto ai giorni scorsi. Tuttavia, nel corso dell’intera settimana (da venerdì a venerdì) la temperatura è scesa di 1.5 gradi, passando da 39.8 a 38.3. Questa temperatura, a partire da lunedì 30 marzo 2020, è un indicatore della gravità dell’emergenza sanitaria fornito ogni giorno dalla Fondazione David Hume (per maggiori dettagli vedi sul sito www.fondazionehume.it). L’indice misura la velocità di propagazione del contagio su una scala che va da 42° (epidemia galoppante) a 37° (epidemia sostanzialmente arrestata).
La maggioranza si sente scavalcata: una cabina di regia per le riaperture (sanitari economisti statistici), parti sociali per analizzare i dati, studiare forme e tempi, adottare misure sanitarie e sociali per la ripartenza. Occorre - conclude Delrio - agire con grandissima prudenza ma è urgente pensarci ora». Il fatto che al Pd cominci ad andare stretto il lavoro che il Comitato
PRESSING DEL PD SU CONTE: CHIUSURA GESTITA SENZA ALCUNA VISIONE, ERRORE DA NON RIPETERE
scientifico fa con palazzo Chigi lo si comprende anche dalle parole del suo segretario: «Dobbiamo ricominciare a elaborare le forme di una possibile uscita - sostiene Nicola Zingaretti - ma col coinvolgimento di tutti gli attori sociali dovremo dotarci di una cabina di regia per pianificare le forme per ritornare a una dimensione di normalità». Al Nazareno non si contesta tanto la previsione del capo della Protezione Civile, quanto il fatto che non sia stato avviato nessun piano per la riapertura graduale del Paese e che ognuno si muova e lanci previsioni. Il caos che c’è stato nella fase di chiusura è noto anche se alla fine sembra essere sta-
to perdonato dal Paese anche perchè altrove non hanno fatto meglio. Ora c’è il timore che altrettanta confusione si possa fare quando i numeri permetteranno di avviare una seppur graduale riapertura. L’idea della cabina di regia con sindacati, imprese, associazioni e non solo medici e virologi - segnala la voglia della politica, e soprattutto del Pd, di tornare ad assumersi qualche responsabilità senza delegare tutto alle decisioni dei tecnici. Il pressing delle categorie produttive, Confindustria in testa, è forte, ma a pesare è soprattutto il timore che di fatto non ci sarà mai un dopo-virus e che occorre quindi organizzarsi per convivere con
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il Covid-19 mantenendo tutte le precauzioni e tutelando le categorie più esposte. Quindi «niente estremismi prescrittivi», come li chiama un esponente del Pd, «perchè se il Paese resta fermo per un altro mese rischiamo di avere morti, ma non per il virus». Serve un piano, che al momento non c’è
IL TIMORE CHE SIANO ANCORA I TECNICI A DARE LA LINEA ALL’ESECUTIVO ANZICHÉ IL CONTRARIO
ne successive tenendo conto che la ripresa si potrà avere soltanto quando l’indice di contagio R0 che attualmente oscilla tra l’1,1 e l’1 - dovrà arrivare tra lo 0,7 e lo 0,5 mostrando stabilità su questo livello. L’intenzione è comunque di scavallare il 3 maggio 2020 per evitare che le persone possano andare in giro durante i “ponti” del 25 aprile e del 1 maggio. E proprio sulla base di questo il governo stilerà il calendario. Le piccole e medie imprese che fanno da supporto alla filiera alimentare e farmaceutica, ma anche quelle meccaniche sull’agroalimentare, potrebbero avere il permesso a riprendere l’attività a metà aprile. Così come qualche negozio che ha spazi sufficienti a rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro. Altra questione sulla quale si sta ragionando, è quella dell’uso obbligatorio dei dispositivi di protezione personale. È possibile, infatti, che si decida di imporre le mascherine e i guanti come regola fissa e ancora per un lungo periodo. Cristiana Mangani © RIPRODUZIONE RISERVATA
e sul quale nessuno sta lavorando, che faccia ripartire il Paese che, per decreto, è chiuso sino al 13 aprile. Conte, che ieri per primo si è innervosito per la sortita di Borrelli, continua però a predicare prudenza pur condividendo la proposta del Pd. Una cautela dovuta non solo alla curva dei contagi che non scende come si vorrebbe, ma anche dalla mancanza di alcuni presidi sanitari, a cominciare dalle mascherine, che sono fondamentali per chi dovrà tornare a lavorare tra una settimana o tra un mese.
LA CURVA L’intenzione prevalente nel Comitato tecnico-scientifico sarebbe quello di procedere alle riaperture riavvolgendo il nastro strotolato quando si è deciso di chiudere e allungando ancor più i tempi. Ma il via non sarebbe a breve, e non per tutte le fasce di età e le regioni. Il dibattito su come riaprire e quando, inizialmente avviato da Italia Viva, è in corso, ma appena la curva dei contagi inizierà a scendere in maniera costante c’è il rischio che si scateni una colossale “rissa” nel Paese in assenza di regole certe e, soprattutto, tempestive. Marco Conti © RIPRODUZIONERISERVATA
IX
Primo Piano LA POLEMICA VENEZIA Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Ulss 3, taglia corto. E nel rispondere a chi gli chiede se ci sia un legame stretto tra la prima diffusione dei contagi di coronavirus a Venezia e la presenza del Carnevale 2020, replica lapidario. «I dati si tirano alla fine - è la versione di Dal Ben - Allo stato attuale non c’è nessuna giustificazione al fatto che sia messo insieme il carnevale con il coronavirus». Poco importa quindi che a sostenere la tesi l’altro giorno, durante una riunione con i sindacati, sia stato il direttore dell’ospedale Civile di Venezia, il dottor Massimo Girotto. «Non è che Girotto sia la voce dell’azienda» dice ancora il dg dell’Ulss 3. Ma è chiaro che la tesi sostenuta dal dottor Girotto secondo cui il Carnevale abbia giocato un ruolo importante nella diffusione del virus nella città antica, ha sollevato un vespaio. Dando il destro a chi ha sempre sostenuto come la serrata arrivata solo alle 14 di domenica 23 febbraio (dopo il volo dal campanile dell’Aquila Christian Ghedina) e per volere del Governatore Luca Zaia, sia stata tardiva.
Sabato 4 Aprile 2020 www.gazzettino.it
Contagi di Carnevale L’ora delle polemiche Il dg Dal Ben smentisce il direttore del Civile: «Non c’è `Il sindaco: «Non parlo sulla materia sanitaria» alcuna ragione per collegare la festa all’epidemia» E il dem Pellicani lo attacca: «Irresponsabile» `
ma ed è stata adottata da tante altre città.
GLI AVVERTIMENTI Durante il carnevale, sabato 22 febbraio, il presidente della Municipalità di Venezia, Giovanni Andrea Martini aveva scritto al sindaco e al prefetto chiedendo loro di sospendere la kermesse per evitare il rischio di contagi. E lo avevano fatto anche alcuni cittadini, come Fabio Mozzatto, noto in città per le sue battaglie contro l’inquinamento. Dal Comune, in ogni caso ribadiscono che non è successo nulla e chiedono di valutare i dati sanitari, dicendo che in 14 giorni sono arrivate a Venezia sei volte più persone che a Bergamo per Atalanta-Valencia e le 170 persone che hanno lavorato per la festa stanno benissimo.
FUORI I SINDACATI Intanto l’Ulss ha sospeso il tavolo quotidiano con le organizzazioni sindacali «Nessuno ha mai utilizzato le informazioni date ai tavoli per attaccare la gestione di questa crisi che ci ha visti coinvolti - ha commentato Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil Venezia - e per questo invitiamo l’Ulss ha rivedere la propria decisione e a riprendere il confronto. Rompere il dialogo sarebbe una scelta sbagliata che anche se può far piacere a qualcuno, magari fuori dall’Ulss, in questa emergenza invece ha fatto la differenza».
NO COMMENT Il sindaco, dal canto suo, ha detto ieri di non voler fare nessuna dichiarazione di carattere sanitario, ribadendo che si è sempre attenuto alle indicazioni dello Stato e della Regione. Tuttavia, durante il Carnevale, in molti avevano chiesto di sospendere la festa specie dopo la decisione del Comune di Padova di annullare il suo Carnevale. Nulla di paragonabile, per carità, ma comunque una manifestazione che avrebbe portato migliaia di persone in centro. Lo staff del sindaco ricorda comunque che l’operazione di sanificazione era cominciata già prima, quando ancora le informazioni sull’epidemia erano ancora scarse e frammentarie. Sanificazione che poi è diventata la nor-
RESSA DI CARNEVALE La folla in occasione dell’apertura della festa in piazza San Marco
Il sindaco: «Forte rilancio d’immagine della città dopo la fine dell’epidemia» IL TURISMO VENEZIA Una grandiosa campa-
gna di comunicazione con le star italiane e internazionali a Venezia per lanciare il messaggio che la grande paura è finita. È l’idea che il sindaco ha lanciato ieri mattina nel corso di una riunione con le categorie del settore ricettivo, quelle che stanno perdendo una vagonata di soldi ogni mese che passa. «Pensavo questo: quando l’Oms dichiarerà finita l’epidemia, un minuto dopo lanciare una grande campagna di comunicazione - ha detto Brugnaro con un grande battage per dire che Venezia rinasce e deve diventare il simbolo della rinasci-
ta e della ripartenza di tutto il mondo. Chiunque voglia dimostrare che ce la possiamo fare è benvenuto. Questa cosa la vogliamo fare a Venezia. Chiameremo le star internazionali amiche della città da tutto il mondo per testimoniare questa cosa. Vogliamo organizzare - ha proseguito - un calendario straordinario di eventi anche perché l’anno prossimo cadranno i 1600 anni di Venezia secondo tradizione. Perciò, da settembre o Natale fino a primavera inoltrata faremo una stagione mai vista». L’idea è stata ribadita nel pomeriggio durante la sua striscia quotidiana su Facebook durante la quale ha avuto come ospite il presidente provinciale
di Confcommercio, Massimo Zanon, che ha commentato: «Venezia è il brand numero 1 al mondo, quando si parla di Venezia è come se fosse una metropoli. Insieme, con Venezia che fa la sua parte a prescindere, saremo i primi a ripartire». Intanto, però, c’è da mantenere intatta la capacità produttiva del territorio e del Paese. «Nessuno – ha detto il sindaco –avrebbe mai immaginato che tra le categorie in difficoltà ci sarebbero state quelle legate al turismo. Quindi non basta la cassa integrazione di 9 settimane - ha aggiunto Brugnaro - il Governo deve mettere in atto misure straordinarie per il turismo, almeno per 12 mesi. E poi serve la ricetta Draghi, un’inie-
L’ATTACCO (Fotoattualità)
zione di liquidità, prestiti da rateizzare in vent’anni o trenta, un provvedimento da fare subito. In ogni caso dobbiamo ripensare al modello Venezia. Abbiamo davanti una città che è immagine di ciò che vorrebbero quelli che dicono no a tutto. Bella? Io preferisco dimenticarmela prima possibile, magari non per farla diventare com’era prima, ma cogliendo l’occasione per migliorarla. Certo che nel frattempo si dovranno sostenere molte categorie. I trasporti pubblici non saranno più quelli di prima per molto tempo - ha concluso - e poi penso alle guide turistiche, ai sostituti dei taxi, ai lavoratori dei lancioni, ai servizi connessi alle locazioni turistiche. Per molto tempo sono state considerate il cancro della città. Speriamo che la situazione contribuisca a far tornare i residenti».
Il deputato dem Nicola Pellicani si lancia all’attacco, definendo irresponsabile l’aver proseguito con la festa. «Un atteggiamento superficiale da parte dell’amministrazione comunale, che non ha da subito bloccato la programmazione, consentendo anche il volo dell’aquila del 23 febbraio, quando era ormai evidente che la ressa del Carnevale avrebbe contribuito a diffondere il Coronavirus - attacca Pellicani - Questo è probabilmente uno dei motivi per cui Venezia è stata una delle prime città ad essere colpita. E i primi contagiati siano stati esercenti e sanitari. Chiaramente - aggiunge - paghiamo l’atteggiamento inizialmente negazionista del Sindaco, che ha ritardato l’adozione delle misure restrittive. Il virus ha evidentemente trovato terreno fertile negli assembramenti di Carnevale. Come ha trovato terreno fertile negli autobus e nei vaporetti stracolmi di lavoratori nelle ore di punta, nel pieno dell’esplosione dell’epidemia». Michele Fullin Nicola Munaro
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Aziende agricole in grave difficoltà Ed ora manca anche la manodopera L’APPELLO Soffre chi produceva per il turismo o le mense scolastiche, teme brutte sorprese chi si prepara a raccogliere l’asparago e abbassano i prezzi i caseifici a cui saltano le vendite di latte per bar e ristoranti. Le associazioni di categoria del mondo agricolo lanciano quindi iniziative e appelli, chiedendo ai consumatori e alla grande distribuzione di comprare dalle aziende orticole veneziane. Secondo il presidente di Confagricoltura Venezia, Giulio Rocca, con l’emergenza sanitaria ed economica determinata dalla diffusione del virus Covid-19 si è registrato un cambiamento dei consumi di generi alimentari che ha portato inizialmente a trascurare i prodotti locali freschi con una diminuzione delle vendite che è arrivata in alcuni casi fino al 70 per cento per le aziende orticole che forniscono i loro prodotti principalmente a industrie di
trasformazione o a imprese specializzate nelle esportazioni. «Non conosciamo ancora fino in fondo l’impatto che avranno le mancate esportazioni e il blocco di settori strategici come quello del turismo nell’area veneziana - spiega il presidente Giulio Rocca – e inoltre viviamo un grande problema della mancanza di manodopera in questo momento di massima attività nelle nostre campagne». Dal Veneto orientale al Miranese e fino a Chioggia le aziende soffrono, fatta eccezione per chi ha intercettato la rete della grande distribuzione. «Le produzioni agricole italiane e nostrane, sono ora strategiche per l’approvvigionamento alimentare nazionale – sottolinea Nazzareno Augusti, segretario di zona di Confagricoltura Venezia a Chioggia. - Il settore agricolo in questo periodo è l’unica filiera che genera lavoro e continua a fornire un “filo di ossigeno” al “corpo economico” italiano».
I produttori orticoli del Miranese, per esempio, temono per la produzione di asparagi, piselli e ortaggi a foglia larga, in particolare a Scorzè dove c’è una concentrazione di aziende specializzate in primizie di primavera. Giuliano Scattolin, che a Rio San Martino produce radicchio in autunno e inverno e asparago in primavera, senza i ristoranti deve affrontare un calo del 40 per cento nella vendita del radicchio: «Adesso inizia la stagione dell’asparago. Speriamo nella grande distribuzione ma siamo anche disponibili a vendere direttamente al consumatore», dice Scattolin. Sulla vendita dell’asparago spesso si basa la tenuta di intere aziende. E Confagricoltura Venezia spera nella Pasqua: «Chiediamo ai consumatori di celebrarla con i prodotti della nostra terra», questo l’appello diffuso ieri da Giulio Rocca. Anche Coldiretti Venezia registra una crisi profonda tra le realtà del settore agricolo che producono per le mense scola-
stiche o per il turismo: «Nel veneziano – spiegano dall’associazione di categoria – abbiamo per esempio aziende che producevano insalate pronte per le navi da crociera o prodotti per le mense scolastiche e che adesso si trovano senza lavoro. Ci sono i piccoli, che vendono ai ristoranti e sono in crisi, e realtà più grandi che stanno lavorando tantissimo perché riforniscono la grande distribuzione». Gli associati veneziani di Coldiretti che vendono latte, a causa della chiusura di bar, hotel e ristoranti hanno dovuto diminuire il prezzo di vendita di 5 centesimi al litro. Periodo difficile anche per i piccoli produttori di vino (al contrario delle grandi aziende vitivinicole) e di carne e per le aziende che vendono nei mercati: «Dieci dei venti mercati agricoli veneziani sono chiusi e le aziende si stanno reinventando con la vendita a domicilio», spiegano da Coldiretti Venezia: «Chiediamo a gran voce che venga resa
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ASPARAGI Su questo prodotto si basa la tenuta di intere aziende
IN QUESTO MOMENTO DI MASSIMA ATTIVITÀ NELLE CAMPAGNE INSORGE IL PROBLEMA DELLA CARENZA DI LAVORATORI
nota una volta per tutte la catena dell’importazione e che si dica da dove arrivano i prodotti. Questo è il momento in cui bisogna sostenere le aziende locali». Melody Fusaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
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Il virus e la politica IL CASO ROMA Il faccia a faccia è stato virtuale, ma non per questo meno teso. A Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte, in videoconferenza i governatori in trincea. All’asse del Nord (Zaia, Fontana, Fedriga, Toti, Cirio) che da giorni attacca il governo, Conte ha risposto in maniera bonaria, ma con un retrogusto che sa di accusa: «In questo difficile momento per la nazione dobbiamo continuare a lavorare con la massima correttezza e collaborazione istituzionale». Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e della conferenza Stato-Regioni ha chiesto e ottenuto informalmente tre cose dal governo: la proroga di tutte le ordinanze regionali che sono più restrittive, poi la nascita di una cabina regionale per la fase 2 e infine misure sociali condivise, a partire dagli emendamenti al Cura Italia. Bonaccini, che è un esponente di primo piano del Pd, ha comunque criticato la comunicazione del premier in questi giorni di emergenza: «Trovo inutile parlare di condivisione e coinvolgimento con le Regioni se poi, come è accaduto, ci troviamo ad apprendere le novità su Facebook». Un’affermazione che ha trovato in maniera bipartisan il consenso di tutti i presidenti di Regione, da quelli del Nord, della Lega e centrodestra, passando da Marco Marsilio, presidente dell’Abruzzo in quota Fratelli d’Italia: «Forse è il caso di smetterla di fare i fenomeni». Davanti a una fuoco di fila incrociato Conte ha cercato di rasserenare gli animi: «Sono perfettamente consapevole delle quotidiane pressioni a cui
TENSIONE ANCHE CON IL SUD MUSUMECI CHIEDE DI ATTIVARE I POTERI STRAORDINARI SU POLIZIA ED ESERCITO
Conte, altolà alle Regioni Ma apre sulle strette locali
Vertice video. Bonaccini attacca: vogliamo Il premier: il governo ha già fatto tanto l’ok alla proroga di tutte le nostre ordinanze serve più correttezza e collaborazione `
Domani sera in ritorno in tv su Raidue
Zingaretti si racconta a Che tempo che fa Uscito dalla spirale del coronavirus, Nicola Zingaretti (in foto) è tornato al suo lavoro di governatore del Lazio e leader del Pd. Ma fino a questo momento non ha ancora voluto parlare in pubblico. Per il suo ritorno dopo la lunga quarantena vissuta in casa, lontano dalla famiglia, ha scelto Che tempo che fa: domani sera il leader dem racconterà la sua esperienza a Fabio Fazio su Raidue.
Il commento
Le ragioni della ripartenza: le imprese cercano di forzare
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SE NON ARRIVERÀ SUBITO UNA FORTE INIEZIONE DI LIQUIDITÀ NON RISCHIA SOLO IL GOVERNO MA L’INTERO PAESE
giorno. E questo vale per la ceramica, il legno, gli alimentari e tanti altri settori strategici del made in Italy. Gradualmente dovrebbero riaprire gli uffici, pubblici e privati. Vogliamo dirci che se non altro per ragioni organizzative nella maggior parte dei casi lo smart working è la migliore fiction della stagione ? Mascherine, guanti, se volete anche tute: ma torniamo a lavorare. C’è poi la libertà di movimento senza la quale ristoranti, bar, negozi debbono restare chiusi. Non credo sia scorretto procedere ad aperture differenziate. L’altro ieri nelle dieci regioni che vanno dall’Umbria alla Sicilia e alla Sardegna il totale dei ricoverati era di 3680 persone, contro le 11.762 della sola Lombardia. Una differenza dovrà pur esserci se nel giro di due o tre settimane la temuta discesa dello tsunami al Sud non si sarà verificata. Se gli alberghi, qui e altrove, non riapriranno al più tardi il primo
Le ipotesi Se non si riapre esami online
La scuola tra mascherine e web
Bruno Vespa iciamoci la verità: fosse per i medici, dovremmo stare chiusi in casa almeno per tutto il mese di maggio. Ma il Paese non reggerebbe. Il primo a rendersene conto è il presidente del Consiglio che sia sulle riaperture che sui soldi si sente tirare la giacca da parti opposte. Riaperture. Le fabbriche – tutte – dovrebbero riaprire il martedì dopo Pasqua. Il presidente di Federmeccanica (metà dell’ export italiano) che detto che negli altri paesi – Francia e Germania in testa – la produzione non si è fermata. I nostri clienti tedeschi ci aspettano ancora per qualche giorno. Poi addio. Un mercato perso non si riconquista in un
siete sottoposti nel compiere le scelte di gestione e organizzazione sanitaria regionale che rientrano nell’ambito della vostra competenza. Sapete che in me troverete sempre, come lo è stato fino ad oggi, un punto di riferimento importante». Dal fronte Lega emerge in generale una certo disincanto: «Non abbiamo deciso nulla di concreto, a partire dal tema delle mascherine, non è stato affrontato né risolto», trapela ` da ambienti vicini ad Attilio Fontana, presidente della Lombardia. L’altro leghista, chiamato in causa in più di un’occasione, è stato il veneto Luca Zaia. Che ha parlato «della necessità di un confronto sulle strategia per la riapertura, dopodiché ovvio che di affideremo al mondo scientifico. Ma è vero che noi in Veneto stiamo iniziando a scrivere una sorta di piano di riapertura. Credo che questo debba essere fatto anche a livello nazionale». Ma ha aggiunto Zaia - è «inutile pensare che dal giorno dopo Pasquetta si tolga la mascherina; non sarà così. Dovremo pian piaCONTROLLI CON DRONI INTELLIGENTI no dismetteLotta al virus anche attraverso un re i dispositimonitoraggio con droni dotati di vi di sicurezintelligenza artificiale che riconosce za, come la le persone e la loro distanza. Lo sta mascheritestando la Getadroner. Sempre più na». Comuni si stanno servendo di questo LA PROPOSTA strumento per i controlli anti-virus Un punto che ha trovato d’accordo anche Palazzo Chigi, pronto ad allargare la cabina di regia per «la fase due» anche alle Regioni. Il tutto forte del motto: «Il governo sta facendo molto per voi». Ma l’idea che si vada in ordine sparso c’è. Da Nord a Sud. E se Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e soprattutto segretario del Pd, ha preferito rimanere in una fase di ascolto senza far pesare il suo ruolo all’interno dell’esecutivo, sul tavolo del governo c’è anche il dossier Sud. Che non è solo quello portato avanti da Vincenzo De Luca in Campania a suon di tolleranza zero. No, c’è che Nello Musumeci che per la Sicilia invoca i poteri speciali per avvalersi della polizia di stato e dell’esercito sulla base di quanto prevede lo Statuto speciale. Si tratta dell’art.31 della carta statutaria, antecedente alla Costituzione, ma mai applicato da quando fu approvaCon la mascherina tra i banchi di scuola, seduti separati to lo Statuto: era il 15 maggio l’uno dall’altro e, ovviamente, a distanza di sicurezza. La del 1946. Un passaggio sui Conscuola deve fare i conti con l’emergenza e, nell’eventualità te ha preferito glissare. Ma lo che possa riaprire per gli esami di Stato, pensa a come scontro rimane, seppur la giororganizzare le prove con i ragazzi in aula oppure online. nata di ieri, tra distinguo e voQualora la curva dei contagi lo permettesse, si tornerebbe glia di fase due, abbia segnato in classe entro il 18 maggio e la maturità potrebbe svolgersi comunque un’intesa di massiin classe; in caso contrario l’anno terminerebbe con lezioni ma. S. Can. on line e solo prova orale per gli esami, sempre via web.
giugno, in molti casi non riapriranno affatto. È scontato che non potranno esserci assembramenti (veri). È scontato che la processione di San Gennaro del 2 maggio sia stata ieri rinviata per la prima volta nella storia. Ma poi dovremo allargare le maglie, con tutta la prudenza del caso. Ieri Giovanni Rezza, direttore dell’epidemiologia all’Istituto superiore della sanità, ha confermato che all’esterno il virus è assai più fragile. Se tutti si muovessero con cautela, escludendo qualunque ipotesi di gruppo, una passeggiata nei parchi e una cena fuori potrebbero tornare possibili. Al tempo stesso verranno perfezionati i test e le cure. Il problema principale resta però quello dei soldi. Comprendiamo la prudenza del Tesoro, ma se a tutte le imprese – da uno a mille dipendenti – non arriverà subito una forte iniezione di liquidità con restituzione a decenni, non rischia il governo: rischia il Paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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AVVISO DI RETTIFICA PROCEDURA APERTA Codice: ART03-2020-G003 - CIG: 82111528FB CUP: G91B07000410005 AMMINISTRAZIONE AGGIUDICATRICE: Concessionaria Autostradale Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova Spa, Via Flavio Gioia, 71 - Verona 37135, Italia - Telefono +39 0458272222 - autobspd@autobspd.it - Fax +39 0458200051 Codice NUTS ITD3 -http://www.autobspd.it. OGGETTO: G003/2020 - Gara europea procedura aperta per l’affidamento dei servizi di progettazione di fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva e le prestazioni specialistiche del “Nuovo collegamento stradale tra la tangenziale sud di Vicenza e la viabilità ordinaria dei comuni di Arcugnano e Altavilla in provincia di Vicenza”. Valore totale dell’appalto IVA ed oneri previdenziali esclusi: Euro 1.021.636,23. PUBBLICAZIONE BANDO: CEE n. GU S 2020/S 033-077863 del 30/03/2020; G.U.R.I. n. 35 del 25/03/20. MOTIVAZIONE: per le restrizioni indotte dall'emergenza epidemiologica COVID-19, sono fissati nuovi termini per la procedura di gara e sarà possibile assistere alle operazioni di gara anche con collegamento da remoto tramite piattaforma webex;RETTIFICHE: il nuovo termine di scadenza per la presentazione dell’offerta è fissato alle ore 13:00 del 28/05/2020 (anziché entro il 14/04/2020) e quello della prima seduta di gara alle ore 09:30 del 03/06/2020 (anziché il 16/04/2020 ore 9:30); inoltre, gli operatori concorrenti potranno assistere alle operazioni di gara in seduta pubblica presso la sede della scrivente in Via Flavio Gioia, 71 – Verona, ovvero con accesso da remoto dalla piattaforma webex mediante il link che sarà pubblicizzato con apposita FAQ sul sito www.autobspd.it, sezione appalti e fornitori, dopo la scadenza del termine per la presentazione dell’offerta. Il Direttore Generale Dott. Bruno Chiari
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AVVISO DI RETTIFICA Si rende noto che la Banca d’Italia, con riferimento alla procedura aperta ai sensi del D.Lgs. n. 50/2016 per l’affidamento dei servizi di pulizia, sanificazione ambientale e prestazioni accessorie presso le Filiali Circoscrizione Nord della Banca d’Italia (CIG 81820633FC), pubblicata sulla GUUE n. 2020/S 041-096986 del 27/2/2020, ha prorogato i termini per la presentazione delle offerte dalle ore 15:00:00 del 16.4.2020 alle ore 15:00:00 del 3.6.2020. L’avviso è stato pubblicato sulla GUUE il 27/03/2020 (rif. 2020/S 062-149123) ed è in corso di pubblicazione sulla GURI. PER DELEGA DEL DIRETTORE GENERALE Francesco De Peppo
Vendite immobiliari, mobiliari e fallimentari Ancona 071 2149811 Lecce 0832 2781 Mestre 041 5320200 Milano 02 757091 Napoli 081 2473111 Roma 06 377081
2 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 4 Aprile 2020
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IlVenetoelalottaalvirus
ILCALO DIPERSONE RICOVERATE NEGLIULTIMI DUE GIORNI
Gliospedali respiranoun po’: nonsonosaliti gliingressi
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LEGGI AL TEMPO DEL COVID. Zaia spiega le norme valide fino al 13 aprile. Market e alimentari: stop di domenica, ma si può vendere materiale di cartoleria. Garden chiusi
Da oggi con mascherine e guanti nei negozi Cristina Giacomuzzo
Da oggi scatta l’obbligo di usare mascherina e guanti nei negozi. Poi ci sono novità per i mercati, il materiale da cartoleria e i florovivaisti. Ecco i punti salienti dalla nuova ordinanza del governatore, Luca Zaia, valida fino al 13 aprile, come il decreto di Conte. Il presidente del Veneto, ieri in diretta social, ha premesso: «Abbiamo privilegiato l’equilibrio e il buon senso in linea con le disposizioni nazionali, ma con alcuni interventi tarati sulla realtà veneta». Il ricavato dalle multe finirà nel conto corrente della Regione per l’emergenza. Ecco in sintesi cosa è scritto nel provvedimento. DOMENICHE E PASSEGGIATE.
Resta in vigore la prima ordinanza di Zaia che scadeva ieri: alimentari e supermercati chiusi la domenica; negli altri giorni, l’accesso è consentito a un solo componente per nucleo familiare alla volta, salvo validi motivi di assistenza. Spostamenti. Sì a quelli verso gli esercizi autorizzati (alimentari, edicole e farmacie) e per “comprovate esigenze di lavoro” o “motivi di salute”. E poi: “È consentita l’attività motoria o l’uscita con l’animale entro i 200 metri“. Qui Zaia spiega: «Davanti a certi verbali visti in questi giorni, ho voluto esplicitare nella nuova ordinanza “nel raggio di 200 metri“. Quindi, riassumendo: la corsetta si può fare nel giardino del condominio – esemplifica Zaia –, ma non insieme ad altri. Sì al passeggino, sì ad accompagnare il figlio, ma entro i 200 metri». AL MERCATO. I mercati all’a-
perto o al chiuso possono tenersi solo se il sindaco emetterà il “Piano di gestione”. Lì dovrà esserci: la perimetrazione (va previsto un unico varco di entrata e uno di usci-
ta ad ogni banco vendita) e la sorveglianza per il controllo sulle distanze. Novità: “I venditori e compratori devono, in modo obbligatorio, usare maschere e guanti“. FIORI, PIANTE E QUADERNI.
Garden o negozi di piante, fiori o semi per l’orto possono effettuare solo consegne a domicilio. Precisa Zaia: «Qui c’è una contraddizione nel decreto: si scrive che possono aprire, ma i cittadini non possono andarci. Non c’è motivo di urgenza. Ora chiariamo». E ancora. Nei supermercati o alimentari è consentito il commercio di articoli di cancelleria. «Dobbiamo garantire il materiale ai ragazzi che stanno studiando non solo davanti al pc», motiva Zaia. MANUTENZIONI E URGENZE. È
consentita l’attività di manutenzione delle aree verdi pubbliche e private per interventi urgenti per evitare danni, comprese le aree turistiche. «Penso ai campeggi che in questa stagione devono sistemare il verde in vista dell’apertura», dice Zaia. Sono autorizzate le opere di protezione civile urgenti. GUANTI E MASCHERINA. E poi
si conferma: “Obbligo per tutti gli esercizi, anche all’aperto, di far circolare solo i soggetti con mascherina e guanti, verificando la copertura di naso e bocca”. È questa la grande novità che Zaia introduce: nei negozi e mercati i lavoratori e i clienti devono avere naso e bocca coperti e usare i guanti. «È l’unico modo che abbiamo per fermare il virus - motiva -. Non hai la mascherina? Prendi un foulard: basta coprirsi. Poi in entrata i supermercati offrono sempre i guanti del banco della frutta. Ci sono posti dove non si trovano più guanti? Non possiamo tagliare le mani. L’ordinanza va applicata, ma usando il buon senso». •
1098guariti
Le nuove misure in vigore in Veneto da oggi fino al 13 aprile
Contagisaliti del+3,2% Vittime: balzo aquota598 I segnali buoni ci sono: calano ancora i ricoverati non gravissimi e anche quelli in terapia intensiva (mentre salgono a 95 le persone trasferite negli ospedali di comunità). Inoltre salgono a quota 1098 i “dimessi”, con un balzo di quasi cento persone in un giorno (Padova guida la classifica con 150 “guariti” finora). Ma per il Veneto l’emergenza virus non è ancora giunta alla fase calante: i contagi ieri sono saliti del 3,2% a quota 10.581 - è sempre Verona ad avere il tasso di salita più alto, ha superato quota 2500 e ormai sta per prendere Padova (compresa Vo’). Le persone in isolamento sono sempre oltre quota 20 mila, pur con un leggero ribasso. Ma quello che continua a gettare la regione nel dolore è il conto delle vittime: ieri, contando anche quelle di case di riposo o strutture di comunità, sono salite in tutto a 598, con un salto in un giorno di +42 decessi rispetto all’altra sera (nei soli ospedali il conto è stato di +32, con 557 decessi in tutto). Verona in una giornata ha pianto altri 15 decessi, seguita da Venezia che ieri ha registrato 10 vite spezzate e adesso è a quota 93. Treviso è a quota 118 (+4 nell’ultimo giorno), mentre Padova piange 97 vittime (+4) e Vicenza è a 77 (+5). Da notare infine che il gruppo dei “negativizzati” che hanno superato il virus è salito a 806 persone, con Treviso e Padova a guidare la classifica (entrambi sopra quota 150) seguite da Vicenza a 137. P.E.
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Concesse attività fisica e passeggiate col cane solo nel raggio di 200 metri da casa 1 La domenica restano chiuse tutte le rivendite di generi alimentari, (restano aperte solo edicole, farmacie e parafarmacie)
I mercati all'aperto restano aperti per i generi alimentari solo se il sindaco ha varato un piano di gestione con perimetrazione, una entrata e una uscita, sorveglianza, guanti e mascherine o comunque bocca e naso coperti per tutti
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È concessa la manutenzione di aree verdi pubbliche e private per motivi di urgenza (anche nei camping e strutture turistiche) 8 Sono consentiti i cantieri legati a opere di protezione civile 5
Nei negozi e supermarket c'è obbligo per il personale e i clienti di indossare guanti e mascherina,, o comunque di avere coperti bene naso e bocca 3 e mani
Vietata la vendita di prodotti florovivaistici,, salvo consegna florovivaistici a domicilio e supermercati
Negli esercizi commerciali si entra solo uno alla volta
I supermercati alimentari possono vendere anche prodotti di cancelleria
L’EGO-HUB
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9 Chiunque è all'esterno deve restare almeno a un metro dagli altri e utilizzare ogni precauzione per evitare il contagio
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10 Le eventuali multe vengono versate sul conto corrente della Regione per le spese legate all'emergenza coronavirus
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Fonte: ordinanza governatore Luca Zaia
FRONTE SANITÀ. Elunedì in funzione la macchina da 700 tamponi giorno
Aipiùgravitrasfusioni di plasma immunizzato All’Aziendaospedaliera diPadovai donatorisono glispecializzandi guariti Sperimentazioneal via «Da lunedì avremo operativa la macchina che riesce a processare fino a 7 mila tamponi al giorno. Siamo gli unici in Italia. Sarà nei laboratori del professore dell’Università di Padova, il virologo Andrea Crisanti». Così il governatore, Luca Zaia, dall’unità di crisi di Marghera. «Abbiamo superato quota 126 mila tamponi eseguiti. Ora stiamo avviando l’analisi dei molti che erano fermi per mancanza di reagenti». E quindi avanti tutta con la politica dei tamponi-isolamento. Politica riconosciuta a livello internazionale come giusta. TEST SIEROLOGICO. L’altro
fronte aperto è il metodo del prelievo di sangue per scoprire gli anticorpi come premes-
getto di cura già usato dai medici di Wuhan. Spiega: «Si usa il plasma dei pazienti guariti con un’alta quantità di anticorpi contro il coronavirus, per andare a trasfonderlo in quelli che sono in una fase di malattia particolarmente severa. I primi donatori sono stati i nostri sanitari, tra cui alcuni specializzandi che sono stati ricoverati e sono anche guariti. La prossima settimana faremo scorta di plasma, così quando partiremo potremo eseguire il trattamento su più pazienti». SANITÀ E AUTONOMIA. Sul
Ilpresidente Zaia tragli assessori Lanzarine Bottacin
sa alla patente di guarito. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’Università di Verona e Padova. Un progetto di scienziati di spicco che altri virologi di altrettanta fama smontano. Che si fa? Zaia chiarisce: «Qui non si può dire che se le cose vano bene è merito degli scienziati, vedi i tamponi, e se vanno storte è colpa di Zaia. Non sono io quello che deve dare risposte sul virus. Sono i tecnici che
mi devono fornire dati e soluzioni. Il mondo scientifico è spaccato? Al momento noi andiamo avanti». PLASMA IMMUNIZZATO. E va
avanti, anzi, sta entrando nel vivo un’altra sperimentazione. Quella che prevede l’uso del sangue dei guariti. Giustina De Silvestro dirige il Centro immunotrasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Padova ed è capofila del pro-
fronte politico il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, e Vito Crimi del M5s, hanno dichiarato che «dopo il Covid-19 la sanità dovrà tornare allo Stato». Zaia, che da inizio emergenza ha evitato ogni polemica, stavolta reagisce: «Se qualcuno si azzarda a mettere in discussione il nostro modello sanitario, noi ci mettiamo due secondi a far rispondere il popolo. Sapete come? Chiedendo ai veneti se vogliono essere curati da Roma o dal Veneto. E resti chiaro che con l’ultimo paziente di coronavirus dimesso si riinizia con l’autonomia». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA
CONFINDUSTRIA VENETO. Anche i costruttori di Ance disponibili a intese sui cantieri. E la Regione studia una ripartenza
«Non si rinvii la riapertura delle aziende» Carraro:«Noi stiamolavorando aunprogetto“Fabbrichesicure”» «Confindustria Veneto ritiene non più procrastinabile l’apertura delle aziende». Risponde duro, il presidente Enrico Carraro di Confindustria Veneto, alle dichiarazioni del capo della Protezione civile Angelo Borrelli che parla di chiusure fino al 1° maggio: «Gli industriali veneti stanno lavorando ad un progetto “Fabbriche sicure”, per rendere gli ambienti di lavoro luoghi di massima tutela per la salute di dipendenti,
collaboratori e delle famiglie. Vanno implementate da subito tutte le norme di sicurezza attiva e passiva, ma prevedere di riaprire le produzioni senza indugi altrimenti si rischia di lasciare migliaia di aziende e lavoratori sul lastrico. È necessario quanto prima un allargamento dei codici Ateco, che consenta alle aziende che hanno mercato interno o finalità di export, di riavviare le produzioni. Gli imprenditori sono coscienti
della gravità dell’epidemia, ma oggi è un dovere per tutte le aziende che possono lavorare in sicurezza non pesare sui bilanci dell’Inps contribuendo con i dovuti versamenti ad alimentare i fondi già al limite per coloro che sono impossibilitati alla ripresa delle proprie attività». COSTRUTTORI. Interviene an-
che il presidente dei costruttori di Ance Veneto, Paolo Ghiotti: «Le imprese edili di Ance Veneto sono disponibili ad ogni opzione che facilita la ripartenza del sistema economico e del nostro settore, ma questo deve avvenire in
quadro più ampio in cui sia garantita la salute dei cittadini, la sicurezza sul lavoro e nel pieno rispetto del quadro normativo. Noi siamo pronti al dialogo con le istituzioni, le parti sociali e tutti i soggetti coinvolti perché è fondamentale fare squadra». Ance Veneto, con responsabilità, aveva chiesto la chiusura di cantieri per tutelare i lavoratori, ma «ora siamo disposti a valutare la riapertura se è necessaria a ripartire in tempi rapidi». La palla è al Governo, anche perché ogni euro speso per infrastrutture ne produce tre: «Un effetto volano strategico per far ripartire
l’economia, ma questo deve avvenire solo a determinate condizioni. Sicuramente siamo preoccupati per la tenuta delle nostre aziende edili e per gli effetti sul Pil della nostra regione». Serve un accordo con lavoratori e parti sociali «e se serve tenendo aperto anche in agosto aziende e cantieri, ma solo nel rispetto e nella tutela di salute e volontà dei lavoratori». REGIONE. Interpellato sull’ipotesi chiusura fino al 1° maggio, il governatore Luca Zaia non contesta certo le parole di Borrelli ma «io tifo perché si possa ripartire». Il LA
L’industriapreme perchénon si rinviiunaripartenzadell’attività
Veneto «lavora al piano delle riaperture, a prescindere dai test anticorpali» (ma su questi la Regione andrà fino in fondo). E se per ipotesi «il giorno di Pasquetta si dice “si apre” bisogna avere un piano per dire “lo si fa con queste modalità (mascherine, distanze, numero lavorato-
ri)”». Ieri sera, poi, il confronto diretto col premier Conte: «Abbiamo parlato del futuro e di alcune attività. Io ho parlato della necessità di un confronto sulle strategia per la riapertura, dopodiché ovvio che di affideremo al mondo scientifico». • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA
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Mestre
Sabato 4 Aprile 2020 www.gazzettino.it
Aumentano le donne che subiscono violenza
Da Tessera fino a Torcello la laguna rinasce e crea lavoro
SOCIALE MESTRE Il Covid-19 non ferma il
La Regione rende permanente il progetto Life Vimine che ha ricostruito le barene `
AMBIENTE MESTRE Da Tessera a Torcello,
passando per Burano, Mazzorbo e San Giuliano: tutta la laguna Nord in un progetto di ricostruzione delle barene e di creazione di nuove opportunità economiche sostenibili. Il sogno dei protagonisti di Life Vimine, progetto coordinato dal dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova con fondi europei e portato a compimento già nel 2017, ora diventa realtà grazie a una delibera regionale.
L’OBIETTIVO Il documento, proposto dall’assessore allo Sviluppo economico ed energia Roberto Marcato, punta a realizzare proprio quel che chiedevano quelli di Life Vimine, ossia a rendere permanenti gli interventi di ricostruzione di isolette, paludi, velme, canali in modo da raggiungere un triplice obiettivo: porre un freno all’avanzata del mare, riportare acqua dove la laguna, invece, si sta interrando e riportare la vita di piante, animali e pesci, e quindi difendere l’ambiente e creare nuove opportunità
per attività economiche che vivono con l’ambiente. La delibera ha approvato lo schema di Protocollo di Intesa tra Regione del Veneto, Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche, Comune di Venezia, Consorzio di Bonifica Acque Risorgive e Università di Padova che sono stati i protagonisti di Life Vimine assieme ad Agenda 21, AttivaMente, Selc e alla Fondazione olandese per lo sviluppo sostenibile: tra il 2013 e il 2017, con 2 milioni di euro hanno operato su 95 ettari di barene e 258 di velme protetti, posando 4 mila fascine, infiggendo in acqua 11 mila pali di legno locale, e realizzando 1500 metri quadri di ripascimenti con sedimento. Hanno lavorato con materiali biodegradabili, naturali e privi di impatto visivo, come fascine legate da corde e zolle contenute dai pali
APPROVATA DELIBERA PROPOSTA DALL’ASSESSORE MARCATO: «DIFENDERE UN AMBIENTE CHE IL MONDO CI INVIDIA»
LAGUNA Le barene che il progetto vuole ricostruire e tutelare
per favorire la nascita di vegetazione che, con le radici, impedisce alle rive di disfarsi e scivolare in acqua. processo che, nel corso del ‘900, ha portato alla sparizione del 70% delle barene. Hanno operato, insomma, come facevano gli antichi veneti che usavano i rami di salice per fermare i danni prodotti dalle acque.
I DANNI Oggi, ai movimenti delle acque, si aggiungono le attività economiche e sociali, le correnti provocate dai canali più grandi, la navigazione a motore e il progressivo abbandono delle isole
da parte dei residenti. «La tutela della Laguna di Venezia è molto più di un impegno - ha detto Marcato -. È fondamentale, soprattutto in prospettiva dei tempi che ci attendono, consolidare le sinergie e sviluppare sempre nuovi progetti di salvaguardia di un ambiente che tutto il mondo ci invidia. Perciò continueremo ad impegnarci su questo fronte, oltre a quello delle bonifiche e di tutti gli interventi legati alla legge speciale per Venezia per i quali attendiamo ancora risorse dal Governo». Elisio Trevisan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ciclabile Tessera-Ca’ Noghera Stanziati i soldi per costruirla MOBILITÀ SOSTENIBILE MESTRE Il Consiglio comunale
dell’altro ieri, oltre ad approvare le richieste da presentare al Governo per affrontare l’emergenza economica provocata dal coronavirus, ha dato il via ad una serie di stanziamenti per opere pubbliche in città: soldi per illuminare i passaggi pedonali della terraferma e del Lido aumentando così la sicurezza per i pedoni soprattutto di notte, e soldi anche per realizzare il tratto di pista ciclabile che collegherà Tessera con Ca’ Noghera. In questo periodo di blocco pressoché totale del traffico non si comprende a cosa possa servire un altro pezzo di pista ciclabile in quel posto, se non per accontentare i ciclisti, ma basta pensare a quando l’aeroporto è in piena attività per rendersi conto che non solo l’intervento è necessario ma è anche urgente: la statale Triestina è percorsa da file interminabili di bus dell’Actv e di Atvo che portano i passeggeri degli aerei da Tessera a Venezia e viceversa, da mezzi pesanti che trasportano merci che devono partire in aereo o che sono arrivate, da automobili di chi deve prendere un volo, da navette private di ogni genere, taxi e quant’altro. Per chi va in bici, dunque, e anche per chi si sposta a piedi è ogni volta come giocare un terno al lotto, sperando che esca sempre il numero buono per evitare di finire investiti. L’intervento, che dovrebbe essere realizzato entro quest’anno, è molto corposo perché la pista correrà solo in parte in su-
perficie, mentre per il pezzo che va dalla bretella autostradale fino al centro di Tessera sarà in sottopasso per evitare la commistione con la viabilità che lì è quasi un’autostrada, essendo a doppia corsia per senso di marcia. Ci vogliono circa 2 milioni solo per il sottopasso, e sono parte dei circa 4 milioni di euro stanziati dall’Enac (l’Ente nazionale aviazione civile) che, a sua volta, li ha ricevuti da Save, la società di gestione del Marco Polo,
L’ULTIMO CONSIGLIO COMUNALE HA APPROVATO L’INTERVENTO DA 3 MILIONI DI EURO PER CICLISTI E PEDONI
che da anni li aveva accantonati per opere di mitigazione degli effetti dell’aeroporto sul territorio ma non li aveva ancora spesi. Con il resto del finanziamento si renderà definitiva la rotatoria di Tessera (impostata provvisoriamente lo scorso novembre), con marciapiedi nuovi e pista ciclabile fino all’altra rotonda, quella che porta all’entrata del Marco Polo; poi c’è il tratto di percorso ciclopedonale che si innesta su quello inaugurato nel 2018 (da via Passo Campalto al bosco Giulia Abbadir dietro al cimitero), e da lì prosegue fino a Forte Bazzera grazie a un accordo tra Comune e Consorzio di bonifica. In aggiunta, l’anno scorso erano stati anticipati 1,6 milioni di euro dal bilancio comunale per completare la ciclabile di via Triestina fino a Favaro. (e.t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Mogliano
In casa ecstasy e cocaina, arrestato La sua rete di spaccio partiva da Mestre per allargarsi al Trevigiano. Erjon Dyferaj, 33enne albanese, residente a Mogliano, era un nome su cui i carabinieri di Marcon stavano indagando già da due anni. Ne è emerso che era lui a rifornire diversi consumatori, ma anche pusher al dettaglio. I suoi clienti fissi erano quasi una ventina, che andavano a comprare da lui cocaina o
marijuana in particolare nel fine settimana. Le indagini dei militari, coordinate dalla procura di Treviso, hanno portato alla misura cautelare nei confronti dell’uomo, eseguita giovedì. Il 33enne albanese, al momento, è agli arresti domiciliari. Dyferaj in casa aveva cocaina, marijuana ecstasy e sostanza da taglio, insieme a sacchetti e bilancini.
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servizio comunale di contrasto della violenza sulle donne. Se dall’inizio dell’anno al 6 marzo sono state 32 le donne che si sono rivolte al Centro per un primo colloquio, nelle ultime tre settimane, in piena emergenza sanitaria, se ne sono aggiunte altre tre. E se in precedenza sono state 46 le donne con le quali si sono organizzati colloqui di approfondimento, in questi ultimi giorni il numero è raddoppiato anche grazie a videochiamate e altre tecnologie. Segno, forse, che l’impossibilità di uscire di casa può aver acuito contrasti o difficoltà domestiche per le donne. “I contatti sono possibili 24 ore al giorno, l’impegno dell’Amministrazione è massimo e non lasciamo indietro nessuno”, dicono la vicesindaco Luciana Colle e l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini. Il servizio, infatti, prosegue a pieno regime: chiamando lo 041 2744222 c’è la possibilità di dialogare con psicologhe, assistenti sociali, educatrici professionali, del Comune e della cooperativa La Esse, al lavoro in modalità smart working ma in caso di necessità intervengono di persona con le dovute precauzioni, mentre l’accesso alla struttura può avvenire solo su appuntamento. Attualmente sono 37 le donne accolte anche in case rifugio o in strutture esterne e munite in queste settimane di mascherine e dispositivi di sicurezza. “Soprattutto in questo periodo – sottolineano Colle e Venturini – s’informa a tutto tondo sull’emergenza Covid-19, si fornisce supporto psi-
cologico e alla genitorialità, si mantengono i rapporti con avvocati e servizi sociali. Senza dimenticare i minori ospiti delle case rifugio, che hanno bisogno di aiuto per l’attività didattica online e per le apparecchiature informatiche necessarie”. La tecnologia è utilissima anche su questo versante: sei sono le donne che hanno intrapreso con le operatrici un percorso di supporto psicologico, mentre da inizio anno 15 hanno chiesto consulenza legale e 13 sono quelle che nel mese di marzo sono state inserite in percorsi di orientamento professionale. Il Comune ricorda che sono diverse le modalità per contattare il Centro antiviolenza. Ovviamente sono sempre validi il 112 e il 113 per chiamare le forze dell’ordine; c’è il numero unico, 041 2744222, con segreteria h24; c’è l’indirizzo di posta elettronica centro.antiviolenza@comune.venezia.it; c’è 1522, l’App del Numero verde nazionale antiviolenza e Youpol, l’App della Polizia che permette di essere messi in contatto e geolocalizzati per segnalare alcuni reati tra cui la violenza domestica. Nei Pronto soccorso degli ospedali vige un protocollo per cui, nel caso, viene immediatamente attivata la struttura o è consigliato alla donna di rivolgersi al servizio. (a.spe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL CENTRO COMUNALE È SEMPRE APERTO 24 ORE SU 24 RAGGIUNGIBILE AL NUMERO 041 2744222
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PRIMO PIANO
SABATO 4 APRILE 2020 LA TRIBUNA
L’allarme globale: i dati trevigiani
Decessi di marzo, mai così in 5 anni «Va fatta chiarezza sulle cause» Impennata (128%) rispetto al 2019, ma anche a confronto degli anni dal 2015 a oggi: il mese scorso quasi un raddoppio
TREVISO
L’impennata di decessi registrata a marzo in 29 comuni della Marca e documentata dalle rilevazioni Istat non è solo una drammatica peculiarità del confronto tra 2019 e 2020 della Marca. L’aumento di morti avvenuto a marzo di quest’anno è un caso che non si registrava da almeno cinque anni. Lo dicono, ancora una volta, i dati Istat che abbiamo analizzato per voi calcolando l’andamento cumulativo decessi nei 29 comuni presi a campione dal 2015, sempre e solo nel mese di marzo. È un raddoppio quasi secco dei decessi, che oggi spinge politica, sindaci e medici a chiedere sia fatta chiarezza sui tantissimi morti “non Codiv-19” del 2020. «I decessi sono molto più di quelli ufficiali e bisogna chiarire e inquadrare la situazione» dicono.Fino ad oggi infatti in tutta la provincia le morti certificate per coronavirus dal 21 febbraio ad oggi sono 120; meno della differenza di morti tra 2019 e 2020 (123) registrata in totale nei soli 29 comuni presi in esame dall’Istat . IL CASO 2020
Una premessa, fondamentale: vi sono comuni nei quali il numero dei morti registrati nel 2020 è anche minore del passato. Ma a rendere “unico” il dato del marzo di quest’anno non sono i casi specifici ma i totali, l’intero numero di morti nel gruppo di comuni. Se fino all’anno scorso c’era un numero pressoché costante di vittime nel mese, o nelle tre settimane prese in considerazione da Istat (con inevitabili picchi e cali) nel 2020 si nota una innegabile impennata. COSÌ IN 5 ANNI
Nel 2015, le morti nei 29 comuni campione, nelle prime
tre settimane di marzo, sono stati 134. Nel 2016, 119. Nel 2017 ancora in decrescita: 112. L’anno seguente 128. Il discostamento, si nota, è lieve. Nel 2019 una nuova riduzione: 96 morti totali. Ma nel 2020 i decessi sono stati 219, ben oltre il dato medio degli anni precedenti. E ALTROVE?
Ieri ci siamo posti la domanda: come è andata in altri Comuni? Abbiamo raccolto altri dati in dieci comuni, e non secondari: Castelfranco, Treviso e buona parte del suo hinterland ovvero Paese, Pregan-
L’aumento di 123 morti in 29 comuni supera i decessi Codiv di tutta la Marca ziol, San Biagio, Roncade, Silea, Spresiano, Povegliano, Breda di Piave; Conegliano. Le cifre fin qui raccolte dicono che nel marzo del 2020 in questi comuni sono morte 233 persone, a fronte delle 168 del mese di marzo del 2019; un aumento quasi del 20%. Treviso nel marzo del 2019 aveva registrato 80 decessi, mentre quest’anno ben 113. Spresiano passa da 4 a 11, Silea da 7 a 12, Preganziol da 5 a 13, Breda da 2 a 5, Paese da 7 a 18. A Castelfranco nessun picco, si è passati da 30 a 31 confrontando il mese di marzo degli ultimi due anni, costanti Roncade a 14, e Povegliano a 5. San Biagio fa eccezione con 11 decessi nell’ultimo mese, a fronte dei 14 dell’anno prima. Conegliano: 59 nel 2019, 119 nel 2020. Ma come detto il dato di dimostra “unico” solo al calcolo a più ampio raggio. — FEDERICO DE WOLANSKI FEDERICO CIPOLLA
CROMASIA
I 29 COMUNI IN CINQUE ANNI
Cappella Maggiore Casale sul Sile Castello di Godego Cavaso del Tomba Chiarano Codognè Cornuda Crocetta del Montello Farra di Soligo Fonte Gaiarine Giavera del Montello Istrana Mansuè Maserada sul Piave Ormelle Paese Preganziol Quinto di Treviso Resana San Pietro di Feletto Santa Lucia di Piave San Vendemiano San Zenone degli Ezzelini Silea Susegana Vedelago Villorba Zero Branco TOTALE
2015 2 8 3 3 2 2 6 4 8 0 6 1 1 2 5 2 4 15 1 2 4 6 5 6 6 5 10 10 5 134
2016 2 5 6 1 2 1 1 2 8 2 6 1 2 3 3 4 7 5 4 1 1 6 3 2 9 2 9 14 7 119
2017 1 6 2 1 4 1 2 5 3 0 4 2 3 3 8 1 7 7 1 7 5 2 4 0 2 8 9 11 3 112
2018 4 5 2 4 1 7 3 6 4 3 1 1 4 2 7 2 4 6 7 1 2 7 7 5 6 5 11 7 4 128
2019 2 3 1 1 1 5 4 4 9 2 2 3 1 1 3 4 3 5 3 2 3 5 3 3 4 5 6 5 3 96
2020 5 16 4 3 3 4 6 7 9 3 5 2 8 4 7 8 8 12 5 6 14 7 7 6 9 8 12 19 12 219
DATI ISTAT
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medici di base e politici
Le reazioni: «Morti da Covid non censiti numeri ampiamente sottodimensionati» Gorini e Cauchi: «Tanti decessi senza aver fatto tampone» Zanoni: «Servirà una accurata indagine su quanto accaduto» Favero: «Studio necessario» TREVISO
«I morti per Covid-19 sono più di quelli ufficiali». Brunello Gorini, presidente della Fimmg, la federazione dei medici di base, non va
per il sottile. Che il numero dei decessi “Covid” sia sottostimato per lui è una certezza. «Se a casa ho un paziente con i sintomi del covid-19 che muore senza che gli venga fatto il tampone, non rientra in quella statistica. E visto che i tamponi non sono poi così tanti, sicuramente si sono verificati casi di questo genere. Inoltre», aggiunge Gorini, «soprattutto all’inizio dei contagi, probabil-
mente qualche decesso è stato catalogato diversamente. Mi spiego: sappiamo tutti che un diabetico è molto più a rischio di altri per una serie di patologie. Quando un diabetico muore d’infarto, formalmente è deceduto per arresto cardiocircolatorio. Ma l’infarto gli è venuto per il diabete. Sicuramente i morti di Coronavirus sono più di quelli che sappiamo». Salvatore Cauchi, medico
di base di Pieve di Soligo, e componente dello Snami, sindacato della categoria, la pensa allo stesso modo: «È evidente che le cifre sono sottodimensionate. Sarebbe importante allargare la platea dei tamponi, mi auguro che Zaia dopo averlo annunciato più volte lo faccia veramente. Come medici siamo tenuti a gestire a domicilio i casi non gravi, e non a tutti viene fatto il tam-
Brunello Gorini
Fabio Chies
pone. Poi pensiamo alla nostra categoria, eseguiti i test ne sono risultati positivi 14, ed erano quasi tutti asintomatici, con quante persone sono venuti in contatto?». Sul fatto che malati e dece-
duti siano molti di più di quello che ha pochi dubbi anche il sindaco di Silea Rossella Cendron, «non mi sorprendono le cifre dell’Istat. E anzi per me sono pure parziali. Perché in alcuni casi le
PRIMO PIANO
SABATO 4 APRILE 2020 LA TRIBUNA
13
L’allarme globale: dati trevigiani focolai nelle residenze
il bollettino
Case di riposo, più di 300 contagiati «Test rapidi in tutte le strutture»
Al De Lozzo una vittima e isolamento Fenzi, positivi
Benazzi: «Verifiche anche nei centri servizi ancora senza casi». Stamattina si parte all’Ipab Gris
ANDREA DE POLO
Dramma anche nelle Case di riposo di minori dimensione. Alla Fondazione De Lozzo Da Dalto di Santa Maria di Feletto, ieri c’è stato un decesso di covid. Il primo caso certificato di morte da virus in un istituto dove, nei giorni scorsi, si registrano altri 4 decessi anche se non classificati covid-19. La direzione è subito corsa ai ripari istituendo, come da indicazioni Ulss, un reparto coronavirus, al quale si accede rispettando le più severe prescrizioni. Una decina i degenti. Alla Casa Fenzi di Conegliano, un altro morto, nella giornata di ieri, però non certificato covid. I tamponi, intanto, hanno permesso di individuare altri due dipendenti positivi. Test e tamponi anche al Cesana di Vittorio Veneto, dove – come ha confermato il direttore dell’Ulss2, Francesco Benazzi – la situazione è sotto controllo. Verifiche sono state fatte anche su personale che si trova a casa in isolamento domiciliare e che manifestava sintomi di temuto contagio. Il vicino ospedale accoglie 138 pazienti che però non sono in area critica; più di ogni altro in regione; 6 in terapia intensiva. Ben 63 i dimessi. In città c’è stato dibattito, ieri pomeriggio, perché il Comune prima ha annunciato il mercato del lunedì, poi l’ha di nuovo sospeso a seguito dell’ordinanza regionale. Intanto il Pd ha offerto la sua disponibilità ad accompagnare la maggioranza nel percorso di ripresa dal coronavirus. Ieri l’ avviso per la manifestazione di interesse da parte degli esercizi commerciali e delle attività interessate ad aderire all'iniziativa che prevede la spesa a domicilio tramite buoni spesa a soggetti economicamente svantaggiati. —
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F.D.M.
TREVISO
È il fronte delle case di riposo quello che preoccupa di più l’Usl 2: il virus è entrato in molte delle principali strutture della Marca e l’incubo è che si verifichi un nuovo “caso Geriatria”, ma con numeri ancora più alti, una mortalità cioè elevata a causa dell’azione del Covid-19 sulla fascia più debole della popolazione. Per questo ora inizieranno i test (con i nuovi tamponi “rapidi”) sul personale di tutte le strutture trevigiane non controllate finora: prima in ordine di tempo (si parte oggi) l’Ipab Gris di Mogliano, dopo le sollecitazioni di personale, direzione, sindaco. I DATI
I numeri aggiornati ieri dall’Usl 2, comunicati dal direttore Francesco Benazzi che ieri ha condiviso una diretta su Facebook per informare ospiti e parenti dei centri servizi, parlano di 1.635 tamponi effettuati nelle case di riposo e una quota di positivi al coronavirus del 7-8 per cento per gli operatori, del 40 per centro per gli ospiti. L’Usl, tuttavia, non ha diffuso i dati assoluti, cioè il numero esatto di persone contagiate, il cui calcolo è quindi sommario, considerando che i test sul personale sono circa il 60 per cento del totale: sarebbero circa trecento, quindi, gli ospiti positivi al coronavirus. Numeri dettagliati sono stati forniti, invece, per quanto riguarda il personale ospedaliero: i positivi dall’inizio dell’emergenza sono 161, di cui 56 guariti e già rientrati in servizio, e 105 ancora in quarantena. La categoria professionale più colpita è quella degli infermieri professionali, con 68 casi, seguita dagli operatori socio sanitari (45) e dai medici (28). Tra i contagiati anche studenti delle professioni sanitarie e spe-
Anziane ospiti di una casa di riposo, i contagi sono più di 300 su 1.665, quasi il 20 per cento del totale
Alla “Guizzo Marseille” tutti negativi Personale ospedaliero: 161 operatori positivi cializzandi, fisioterapisti, un amministrativo e quattro ostetriche. TAMPONI A TUTTI
Negli ultimi giorni numerosi centri servizi della Marca avevano sollecitato il tampone per ospiti e operatori, dopo la comparsa dei primi casi (o dei primi focolai) anche nelle strutture fino a quel momento escluse dall’epidemia. Ieri Be-
Marzio Favero
Andrea Zanoni
anagrafi riescono a registrare i decessi solo dopo alcuni giorni; quindi il dato di marzo potrebbe essere più alto. Credo che sapremo veramente quante persone sono decedute a maggio». Il presi-
dente della provincia Stefano Marcon è prudente, «è plausibile che siano di più, ma in questo momento è difficile analizzare dati parziali e incompleti. Tra qualche mese potremmo avere vera-
nazzi ha assicurato che i tamponi saranno effettuati a tappeto, «si è cominciato apposta dalle strutture in cui comparivano i primi casi, per questo nelle prossime settimane ci attendiamo che la percentuale di positivi sui tamponi effettuati scenda in modo considerevole. Partiremo con i kit per i test rapidi: abbiamo comprato i più affidabili». Non è l’unica novità. A dar manforte alle case di riposo, decimate dal personale in quarantena, arriveranno rinforzi dal San Camillo, trasformato in Covid Hospital e quindi con una quota di operatori a casa. L’Usl ha inoltre pubblicato un bando con scadenza 10 aprile per il reclu-
mente il quadro». «Alla fine di questa emergenza sarà bene chiarire che cosa è successo, ma soprattutto dare una ragione a questa impennata di decessi che non risulta nei registri del Covid-19 della Marca». Andrea Zanoni, consigliere regionale Pd, è puntuale nel domandare una «approfondita inchiesta sanitaria su quanto accaduto», ben conscio «che non ne siamo ancora fuori» ma anche «che serva individuare chiaramente la peculiarità del momento che stiamo vivendo anche per imparare a gestirlo al meglio un domani». Non polemiche politiche, solo la richiesta di un approfondimento«doveroso perchè i numeri parlano da soli» dice Zanoni.
tamento di infermieri e Oss, sempre per le case di riposo. Infine, sono stati acquistati 58 termoscanner che arriveranno il 10 aprile: saranno forniti ai direttori per misurare la temperatura degli operatori all’ingresso. Buone notizie sono arrivate, ieri sera, da Volpago: tutti i tamponi effettuati nella "Guizzo Marseille" hanno dato esito negativo. «NESSUN ERRORE»
Resta, tra familiari e ospiti, la preoccupazione, altissima, per il rischio di nuovi focolai. Benazzi rivendica la bontà delle scelte fatte finora: «Le linee guida nazionali dicono che l'importante è isolare i pazien-
«I numeri sono innegabili, Io penso oggi sia in piena emergenza ma ci dovrà essere un tempo per analizzate tutto, anche per i familiari, anche nel rispetto di tutti coloro che si stanno dannando
Il presidente della Provincia Marcon «Servirà qualche mese per un quadro reale» l’anima per gestire il problema, e per inquadrarlo meglio nel futuro» dice Fabio Chies, sindaco di Conegliano in prossima uscita dalla quarantena scattata dopo il contagio. E il collega Marzio Favero di Montebellu-
SAN PIETRO DI FELETTO
ti, soprattutto quando ci sono i primi sintomi, e questo è sempre stato fatto, in tutte le strutture dell’Usl 2. Il picco dei decessi si ha tra gli 80 e gli 89 anni, un virus che entra in una struttura di questo tipo colpisce chi ha più patologie e ovviamente le persone di una certa età. Mortalità elevata in questi primi mesi dell’anno? Walter Ricciardi, dell’Istituto Superiore di Sanità, ha ricordato che nell'inverno 2015 avevamo avuto un aumento di decessi del 15%, con 20 mila morti per influenza. E la colpa non era di nessuno, solo di un virus molto pesante e invasivo». —
na: «È presto per fare valutazioni tecnico specifiche, lo studio di Istat è però un indicatore allarmante e come tale va preso, ma è opportuno fare uno studio approfondito per capire quanta parte della popolazione è stata attraversata dal coronavirus, quanti sono stasti i portatori asintomatici, quanti invece i portatori contagiati, e quanti i decessi veri. Serve fare una campagna di analisi con criteri rigorosissimi, scientifici, approfondita, con l’aiuto delle Asl ancheper capire i rapporti con la popolazione totale, distinguendo tra mortalità e letalità». Favero ricorda come questo no debba avere altra funzione «se non preventiva.
Abbiamo vissuto per troppo tempo nella convinzione che la tecnologia ci avrebbe messso a riparo dalle pandemie, riservate ai romanzi o alla storia dei primi Novecento, la presunzione ci ha fregato... Abbiamo creato una città e una socialità molto densa, collegatissima, una rete di rapporti e trasporti rapidissima che oggi si è dimostrata il nostro primo problema». Secondo il sindaco di Montebelluna «servirà anche un raffronto sulle modalità di gestione dell’emergenza. Le strategie fin qui elaborate non erano adeguate se si è diffusa in tutto il mondo. Ne usciremo più pronti». — F.D.W- F.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano 17
L'ARENA
Sabato 4 Aprile 2020
Veronaeilcoronavirus Proseguel’impegnosul fronte dell’emergenza
Fioriepiantesolo alsupermercato
Balconi da sistemare in primavera, a maggior ragione ora che siamo costretti a stare in casa? I florovivaistiperòrestanochiusi.Loribadisce con un chiarimento rispetto
all'ordinanza n. 37 emessa ieri il presidente della Regione Veneto Zaia, spiegano che il commercio di prodotti florovivaistici è vietato in autonomi punti vendita, mentre
non ne è preclusa la commercializzazionenell'ambitodiesercizicommerciali aperti e in particolare nell'ambitodicosiddettiangoliverdideisupermercati.
ILCASO. IlgovernatoreEmiliano aveva emessoun’ordinanza disequestroper macchinari acquistatidal Venetograziea una donazionediFondazione Cariverona
L’ira di Zaia per gli estrattori bloccati Ilpresidente:«Vengoaprendermeliinauto» Dopouna serie ditelefonate,casorisolto elunedì sarannoaVerona.Altra strumentazioneaPadova
Ilgovernatore Luca Zaiae Michele Emiliano:superateletensioni Alessandra Vaccari
Incidente diplomatico sfiorato, o consumato. E pure una denuncia penale pronta per essere depositata, se la faccenda non si fosse risolta bonariament. Poi, alcune ore e telefonate dopo, la soluzione e la conclusione della mezza giornata al cardiopalma per il governatore Luca Zaia. A mandare su tutte le furie Zaia, un’ordinanza di sequestro dei macchinari per l’analisi dei tamponi prodotti in Puglia e acquistati dalla Regione Veneto grazie ad una
donazione della Fondazione Cariverona, emessa dal presidente Michele Emiliano. La disposizione numero 195 è stata pubblicata il primo aprile sul Bollettino ufficiale regione Puglia, ma non era ancora stata notificata alla ditta interessata. Nel frattempo, però, saputa la notizia, il governatore Zaia era intervenuto dicendosi disposto ad andare a Bari a prendere di persona i macchinari. «Se quelli erano i macchinari destinati a noi vengo a prenderli di persona. Qui abbiamo dei morti», ha detto il
governatore del Veneto al telefono ad Emiliano. In Puglia, in totale, dall’inizio dell'emergenza, sarebbero stati effettuati 16.654 test e sarebbero risultate positivi al contagio 2.077 persone. Il Veneto attende da giorni le strumentazioni tecniche per la diagnosi della positività al Coronavirus che stavano per essere requisite con l’ordinanza di Emiliano. Zaia in mattinata aveva sottolineato di non avere «alcuna volontà di belligeranza» nei confronti della Puglia. «È semplicemente», aveva detto, alludendo alla volontà
di venire a capo della questione, «un fatto di giustizia nei confronti dei Veneti». E la telefonata ad Emiliano dev’essere stata piuttosto convincente, visto che arriveranno lunedì a Verona i macchinari di estrattori di acidi nucleici «reagenti free» per eseguire i tamponi che erano stati bloccati. I macchinari prodotti dalla società Masmec di Modugno, in provincia di Bari, erano stati acquistati grazie alla donazione. Emiliano ha trovato un accordo con le ditte fornitrici per quanto riguarda la distribuzione dei macchinari con i reagenti per eseguire tamponi e «secondo quanto concordato con le aziende arriveranno sia alla Puglia che al Veneto nei quantitativi e nei tempi previsti». Emiliano aveva firmato un’ordinanza di requisizione di due dei quattro macchinari prodotti della società Masmec di Modugno e destinati al Veneto. La ditta ora ne sta producendo altri due per la Puglia. «Di fronte alle legittime esigenze della Puglia», ha spiegato Emiliano, « la ditta Menarini e la ditta Masmec si sono subito adoperate per trovare l’adeguata soluzione». E così «secondo quanto concordato con le aziende», ha assicurato Emiliano a Zaia, «arriveranno sia alla Puglia che al Veneto». Sempre lunedì entrerà in funzione a Padova un’altra strumentazione, acquisita dalla Regione in Olanda, che consentirà all’equipe del professor Andrea Crisanti di effettuare 7-8 mila tamponi al giorno, è l’unica macchina simile in Italia: «È destinata a Crisanti», ha sottolineato Zaia. •
Ilservizio socialedell’Ulss9
Pernecessitàquotidiane oanchesoloperunavoce Untelefonotiascolta
Ilserviziovi raggiungea casavia telefono Nonèfacile restarea casa. Con l’inattivitàanchei pensieri più cupisiaffacciano allavita delle persone.Emagari si aggiungonodeiproblemi socialichegià sivivevano primadell’emergenza coronavirus.La situazione sifa piùdura se sièsoli.Per questo l’Ulss9Scaligeraoffre unpunto diascoltoedi sostegno telefonicochepossa aiutare personeefamiglie attraverso, appunto,l’ascoltodelleloro necessità.Ilservizio, però,non finiscequi.Inseguito chi visi rivolgeèorientato verso accessiadaltri serviziche possonoessere dimaggior supporto.Larichiesta viene cosìindirizzataladdove può trovarerisposta,consentendo anchelariduzione diunricorso inappropriatoaglistessiservizi
sociosanitari.La propostasi chiama«Se vuoiparlare resta a casa,io ti ascolto»,ed è coordinatadai servizi sociali dell’Ulss9,direttidal dottor RaffaeleGrottola. «Molte personeefamiglie, inparticolare quellechesono già seguitedai servizisocialidellaScaligera», spiegaGrottola, «hannonecessità dicomprensioneesupporto per superareil momentocriticoche stannoattraversando eper poter essereascoltate eaccompagnate inunmomentoincui non possono recarsialle sedideglistessiservizi edevonoorganizzarsi dacasa». Perconsentireil pieno funzionamentodel serviziol’Ulss 9hamessoincampo i suoi assistentisociali. Inquestomodo riescea darecontinuità alleloro funzionidiascolto e orientamento,puntando a ridurre
lapercezione disolitudinee offrireconcreto supportosociale adistanza per fronteggiarei momenticritici.Questi ultimila personachechiama liaffronta costruendo,congli assistenti sociali,possibili percorsi diaiuto nelrispetto delledisposizioni nazionali,regionali,prefettiziee comunalisulle misure anticontagio.«È importante», continuaGrottola, «accompagnarea distanzale personeche sonoa casa, in particolarese giàseguite dai servizisocialiaziendali, aiutandole aindividuare piccole soluzioni nellaquotidianitàattuale ea proiettarsiinunadimensionedel dopoemergenza intravvedendo soluzionifuture concrete». Ilservizio puòoffrire, inoltre, un puntodiriferimentoesupporto ancheper imedici dimedicina generale,i pediatridi liberascelta ealtropersonale sanitario specialisticonel casointercettino personeche presentinopressanti necessitàdiaiuti sociali. «Èancheun modoper dare un puntodiriferimento, in integrazionecon il serviziodi consulenzapsicologicadi emergenzacoronavirus eper mantenerecollegamenti con i servizisocialidibasecomunali». Atalfine sarà condivisauna grigliadirilevazione chemetterà inretegli operatoriche si renderannodisponibilia rotazione.Unnucleodi assistenti socialiavràil compitodi coordinaretutto ilprogettoela suaattuazione». Losportello di ascoltotelefonico ègratuitoe funzionadal lunedìal venerdì dalle 9alle13 a Bovolonechiamando al numero045 699 9616, Bussolengo331 6979597,a Legnago0442622679,a Verona 045878 7823ea SanBonifacio allo045 807 5188.L’appello è semprequello: «Restatea casa» perchéancheinquestocasobasta iltelefono. M.V.A.
PRIMO CASO DI RECIDIVA. LapazienteerastatacurataalSacroCuore,èuncasoisolato,chedimostralaresistenzadelvirus
Dimessacontamponenegativoamarzo Tornainospedaleedèancorapositiva Bisoffi: «La febbre è data da un’infezione alle vie urinarie, ma la donna è ancora infetta» Primo caso di persona apparentemente guarita da Covid-19 e «recidivata», come si dice in termini tecnici. Si tratta di una paziente di nazionalità cinese che vive nel Veronese e che ai primi di marzo era stata curata all’ospedale di Negrar, dove è tornata dopo essersi accorta di avere una febbricola sospetta. La donna era stata ricoverata poichè positiva al tampone, ed era stata dimessa una ventina di giorni dopo il ricovero dopo che due tamponi, effettuati per due giorni successivi, dimostravano che si era «negativizzata». Una decina di giorni dopo, però, alla donna è tornata la febbre, seppur non elevata. In ospedale è stato eseguito un nuovo tampone, ed è risultata nuovamente positiva.
La donna si trova ricoverata nel reparto di Malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro cuore don Calabria. «Ci siamo veramente stupiti, ma credo che la risposta sia più semplice di quanto si possa ipotizzare», spiega il professor Zeno Bisoffi, direttore del dipartimento di Malattie Infettive di Negrar. «Da noi è l’unico caso, e credo che lo sia, per ora in tutta Italia. Soltanto in Cina sono state descritte alcune recidive. Dalla reazione dei colleghi veronesi e dalle telefonate ricevute dalla Regione credo che siamo davvero davanti al primo caso, presumo in tutta Italia. Tanta attenzione resterà delusa, la soluzione è molto banale, un poco come il rasoio di Occam, un principio metodologico che suggerisce di scegliere come risolu-
zione del problema, l’ipotesi più semplice». La donna che ha un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, resta ricoverata fino a quando il suo tampone non tornerà ad essere negativo, ma sta bene, non è in terapia intensiva. «Sono in corso le analisi sul genoma virale, solo quando avremo gli esiti ne sapremo di più. Credo che non sbaglierò di molto affermando che la febbriciattola della paziente è causata da un’infezione alle vie urinarie. Questo non toglie che sia risultata ancora positiva al Covid-19. E questo significa che il virus era ancora presente, seppur con una carica bassa, quando le sono stati fatti i tamponi pre dimissioni». La paziente era stata ricoverata la prima volta il 4 marzo. Era rimasta una settimana
nel reparto Covid con un quadro clinico non particolarmente impegnativo e in netto miglioramento fin quando il doppio tampone non ne ha accertato la negatività. I due tamponi eseguiti un giorno dopo l’altro, come da protocollo davano la paziente negativa. Il 23 marzo, la donna è tornata in ospedale. «Ritengo improbabile che la donna abbia un virus che appartiene ad un ceppo diverso, ma quello ce lo confermeranno le analisi sui genomi (il complesso dei geni di una cellula), quello al primo ingresso e quello analizzato adesso», spiega il direttore. «Considero difficile che una persona guarita, che ha sviluppato gli anticorpi, se esposta ad un altro ceppo possa ammalarsi nuovamente. Questo, in assoluto, non vuol
dire che non possa essere ancora infetta», dice il direttore. «Credo che davvero la soluzione sia quella che le ho anticipato. I tamponi sono molto sensibili, ma non al 100%. Anche per questo, per i casi con un alto sospetto clinico, seppur in presenza di una risposta negativa, per prudenza ripetiamo il test prima indirizzare il paziente eventualmente a un reparto pulito, anziché al reparto Covid. La febbre della paziente in questo caso è dovuta ad un’infezione alle vie urinarie. Di certo questo ci ha permesso di capire che una persona contagiata, seppur con tampone negativo può non essere guarita, è un elemento di valutazione in più che adesso possediamo per i nostri studi epidemiologici», conclude il direttore Bisoffi. • A.V.
L’arrivodi unpazientecon sospetta Covid-19aNegrar
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Primo Piano
Sabato 4 Aprile 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza Covid-19 LE MISURE
Come comportarsi al mercato
VENEZIA Dalla scorsa mezzanotte e fino a tutto il giorno di Pasquetta in Veneto sono in vigore nuove regole per limitare la diffusione del contagio da coronavirus. Riguardano i mercati: d’ora in avanti ai banchi di alimentari si potrà accedere solo se saranno garantite le distanze di sicurezza e dovranno esserci le guardie a vigilare che ci sia un varco di entrata e un varco di uscita. Poi i “garden”, cioè i vivai di piante, fiori, ortaggi anche da semina: adesso sarà possibile la sola consegna a domicilio. E infine i dispositivi di protezione individuale: tutti, sia chi vende sia chi compra, dovrà indossare i guanti e proteggersi il volto, naso e bocca, con la mascherina o, alla peggio, con un foulard o una sciarpa. Da ultimo, le multe: tutti i soldi delle sanzioni finiranno in uno specifico conto corrente regionale e poi usati per far fronte all’emergenza sanitaria.
La perimetrazione I mercati restano aperti solo se il piano del Comune garantisce una chiara perimetrazione, con una sola entrata e una sola uscita
Le protezioni Sia i venditori ai banchi, sia i clienti, dovranno indossare guanti e mascherine e osservare la distanza di almeno un metro.
La vigilanza Polizia locale o vigilanza privata per controllare le distanze tra le persone, gli accessi e il rispetto del divieto di assembramento.
200 PASSI DI CORSA La nuova ordinanza è stata firmata ieri dal presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia e tra l’altro proroga le disposizioni precedenti. Significa che - oltre al fatto che gli spostamenti saranno possibili solo per andare al lavoro, per andare a fare la spesa o in farmacia e per motivi “indifferibili e urgenti” - i supermercati e tutti i negozi di generi alimentari resteranno chiusi sia domani, domenica 5 aprile, che la domenica di Pasqua 12 aprile. Zaia ha anche riconfermato il limite dei 200 metri per le uscite di casa con o senza cane, dettagliando però meglio il divieto anche per evitare multe da parte delle inflessibili forze dell’ordine: correre attorno a casa si può, purché da soli e sempre nel raggio dei 200 metri o 263 passi. Testuale: “Nel caso in cui la motivazione degli spostamenti sia l’attività motoria o l’uscita con l’animale di compagnia per le sue necessità fisiologiche, la persona è obbligata a rimanere nelle immediate vicinanze della residenza o dimora e comunque a distanza non superiore a 200 metri, con obbligo di documentazione agli organi di controllo del luogo di residenza o dimora”.
MERCATI La novità dell’ordinanza riguarda i mercati, oggetto nei giorni scorsi di vivaci polemiche
I NEGOZI DOVRANNO FAR RISPETTARE L’OBBLIGO DI COPRIRE NASO, BOCCA E MANI E DI MANTENERE LE DISTANZE
IL CASO VENEZIA Era pronto a requisire macchinari per la diagnosi del coronavirus prodotti da un’azienda barese e destinati a Verona. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, aveva già firmato l’ordinanza con la quale dava mandato ai carabinieri di bloccare la strumentazione tecnica e ha sfiorato l’incidente diplomatico con il collega governatore del Veneto, Luca Zaia, che si era detto disposto a «venirla a prendere di persona». Un giro di telefonate tra Regione Puglia e aziende prima e tra i due presidenti poi, ha chiarito e risolto la questione. I quattro macchinari destinati al Veneto saranno consegnati «nei quantitativi e nei tempi previsti», ha assicurato
Fiori a domicilio L’attività florovivaistica rimane in funzione esclusivamente per la consegna a domicilio. Niente fiori e piante al mercato.
Nuova stretta fino a Pasqua Ecco le regole per i mercati Il Veneto rinnova e in parte modifica i divieti fino `Stop alla vendita di fiori e piante sulle bancarelle: al 13 aprile: guanti e mascherina per fare la spesa potranno solo essere consegnati a casa del cliente `
perché affollati di gente, in barba ai divieti. «Ogni Comune deve avere un piano di gestione per i mercati, altrimenti restano chiusi». E cosa deve prevedere questo piano? Parecchie cose, ha spiegato il governatore: «Devono essere perimetrati: un ingresso e una uscita, anche solo del nastro bianco e rosso, ma la delimitazione deve esserci. Deve esserci una sorveglianza, pubblica o privata, che verifichi il distanziamento sociale, cioè almeno il metro uno dall’altro, e che non ci sia assembramento. E tutti, venditori e compratori, devono avere mascherine e guanti». Va detto che alcuni sindaci, è il caso di Verona, avevano già chiuso i mercati. I Comuni che vorranno continua-
re a tenerli aperti ora dovranno darsi da fare.
ne e guanti”.
GUANTI
È la contraddizione della tabella nazionale, ha sottolineato Zaia: i vivai possono restare aperti ma andare a comprare una primula non può essere considerato un motivo “urgente e indifferibile”. Così il governatore ha preso una decisione: non puoi stare senza piante? te le fai portare a casa, consegna a domicilio come la pizza. Dopodiché è consentita l’attività di manutenzione delle aree verdi pubbliche e private solo se ci sono rischi per l’incolumità personale. Ossia: un albero rischia di cadere? Lo si fa tagliare. Ma se la siepe di casa è solo un po’ incolta, ce ne faremo una ra-
È la prima volta che un’ordinanza obbliga la gente a usare guanti e mascherine. «Se le mascherine non ci sono, vanno bene anche sciarpe o foulard, l’importante è coprire naso e bocca», ha detto Zaia. E i guanti, ormai introvabili? «Non posso far tagliare le mani a chi non li trova, ma allora i supermercati devono fornirli all’ingresso oppure mettere a disposizione gel disinfettanti». L’ordinanza, però, è perentoria: “Obbligo per tutti gli esercizi commerciali, anche all’aperto, di ammettere e far circolare solo soggetti con mascheri-
GIARDINI
gione. Preoccupati della decisione di Zaia di vietare l’attività di vendita di prodotti florovivaistici, garden e simili si sono detti Confagricoltura e Cia di Treviso: «Per molti le perdite di fatturato di questi mesi significheranno una cosa sola: la chiusura definitiva delle proprie attività. Il governatore Zaia rivaluti la propria decisione». In serata, con una nota, Zaia ha puntualizzato: «Il commercio di prodotti florovivaistici è vietato in autonomi punti vendita, mentre non ne è preclusa la commercializzazione nell’ambito di esercizi commerciali legittimamente aperti per la normativa Covid 19 e in particolare nell’am-
Macchinari contesi tra Emiliano e Zaia Poi scoppia la pace Emiliano a Zaia. Dal canto suo la ditta produttrice, la Masmec spa di Modugno (Bari), ne sta producendo altri due per la Puglia che saranno consegnati alla Regione tra qualche giorno.
L’ACCORDO A scatenare l’iniziativa del presidente Emiliano era stata la iniziale indisponibilità dell’azienda a fornire subito alla Regione Puglia più di una apparecchiatura. «Una sola strumentazione - rilevava il governatore - non è affatto sufficiente a colmare il delta
amplissimo tra le analisi realizzabili in Puglia, che non arrivano alle mille giornaliere, e quelle già realizzate da altre regioni che hanno evidentemente disponibilità di macchine e reagenti in numero tale da realizzare più di 6 mila analisi al giorno». Del resto la Masmec proprio «su impulso del presidente della Regione Puglia - faceva notare Emiliano - verificava la possibilità di adattare la produzione alle esigenze di velocizzazione delle diagnosi di positività/negatività al coronavirus» e grazie alla collaborazione
GOVERNATORI Michele Emiliano e Luca Zaia (nella foto al Vinitaly)
PRIMA DEL CHIARIMENTO IL GOVERNATORE DELLA PUGLIA AVEVA BLOCCATO L’INVIO A VERONA DELLE STRUMENTAZIONI PRODOTTE A BARI
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col Policlinico di Bari, aveva «realizzato una tecnologia innovativa». Il primo macchinario è stato testato nei giorni scorsi e donato al Policlinico di Bari. L’azienda ne ha poi venduti quattro alla società Menarini, destinati al Veneto, senza possibilità di soddisfare
bito di cosiddetti angoli verdi dei supermercati».
QUADERNI E MULTE Erano gli oggetti dei desideri: interi scaffali ricolmi di quaderni, penne, matite, colori da guardare, non toccare, non comprare perché esclusi dalla tabella nazionale. Adesso Zaia ha deciso
SANITÀ, È POLEMICA IL GOVERNATORE CONTRO PD E M5S: «DA NOI FUNZIONA E QUESTO MODELLO NON SI DISCUTE»
la richiesta della Puglia di ulteriori due. Di qui la decisione di Emiliano di requisire parte di quelli pronti per partire per Verona e la successiva marcia indietro «perché di fronte alle legittime esigenze della Puglia la ditta Menarini e la ditta Masmec si sono subito adoperate per trovare l’adeguata soluzione». E così «secondo quanto concordato con le aziende - ha assicurato Emiliano a Zaia - arriveranno sia alla Puglia che al Veneto». I due macchinari, acquistati pare grazie alla donazione fatta alla Regione Veneto dalla Fondazione Cariverona, arriveranno a Verona lunedì. E lunedì entrerà in funzione a Padova la strumentazione acquisita in Olanda per effettuare 7-8 mila tamponi al giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
SABATO 4 APRILE 2020 IL MATTINO
5
L’allarme globale: il fronte sanitario
Macchinari requisiti, lite con la Puglia Diretti in Veneto, servono per i tamponi ed Emiliano li blocca: «Ne abbiamo bisogno». Poi l’azienda barese s’impegna a produrne per tutti Laura Berlinghieri / VENEZIA
Il “caso politico” si consuma lungo l’asse Veneto – Puglia. Oggetto del contendere, due dei quattro macchinari realizzati dalla ditta Masmec di Modugno (Bari) per una rapida diagnosi della positività al Covid-19. Uno di questi è stato donato al Policlinico di Bari, dove è già in funzione. I successivi quattro erano destinati al Veneto, acquistati (pare) grazie alla donazione fatta alla Regione dalla Fondazione Cariverona. Ma il governatore pugliese Michele Emiliano ha detto “no” e mercoledì ha firmato un’ordinanza di requisizione di due delle quattro attrezzature promesse all’Usl 9 di Verona, dando mandato ai carabinieri per l’esecuzione. Il caso è deflagrato ieri, quando del provvedimento è venuto a conoscenza il collega Zaia che, senza giri di parole, si è detto disposto ad «andare a prendere di persona» le attrezzature a Bari. Non sarà necessario. L’azienda pugliese ha annunciato che rispetterà gli accordi presi con il Veneto, lavorando parallelamente alla realizzazione di due ulteriori macchine per i laboratori di Foggia. Polemica
rientrata, quindi, con i due governatori che si sono metaforicamente stretti la mano al telefono, nel mezzo di un pomeriggio di fuoco. «Bene che si sia trovato l’accordo, ma resta la delusione per il comportamento di Emiliano» il commento della consigliera regionale Orietta Salemi, che parla di «un sistema di prepotenza da far west». In ogni caso, i due macchinari dovrebbero arrivare a Verona lunedì. Si tratta di strumenti d’avanguardia, ciascuno con un costo di circa 40 mila euro.
paragoni
Gallera: «Veneto e Lombardia non comparabili»
Zaia: «Vado a prenderli di persona». Tensione con tregua finale fra i due governatori Lo strumento per le analisi prodotto dalla barese Masmec di Modugno conteso fra Puglia e Veneto
Estraggono in maniera automatizzata l’Rna dai tamponi, consentendo una rapida analisi per determinare la positività (o meno) al Covid-19. Il viaggio verso il nord Italia dei quattro “prenotati” dal governatore Zaia era stato bloccato da Emiliano, sulla base dell’enorme divario tra le analisi fatte ogni giorno nelle due regioni: un migliaio in Puglia,
contro le 6 mila in Veneto. Sostiene Emiliano, a causa della “deregulation” normativa nella distribuzione sul territorio nazionale di macchine e reagenti. E allora, se non arriva il governo centrale, ci ha pensato la Regione, con uno “stop” . Come a dire che questi strumenti servono in questo momento più a Bari che a Verona. Senza contare che i macchina-
ri sono stati progettati anche grazie ai fondi stanziati dalla Regione Puglia, con validazioni effettuate nel Policlinico di Bari dall’Istituto di Igiene dell’Università cittadina. E il presidente non è rimasto alla finestra guardando il frutto dei suoi sacrifici prendere l’autostrada verso il nord. Allo stesso modo, neanche Zaia è rimasto insensibile di
L’ex primario Giovanni Ambrosino è tornato al lavoro per affrontare l’emergenza coronavirus Ha deciso di prestare il suo servizio in prima linea, al Pronto soccorso dell’ospedale di Adria
«Non avrei potuto restare a casa a guardare quello che succede» L ’INTERVISTA FRANCESCO JORI
veva staccato a giugno dell’anno scorso, dopo quarant’anni di prestigiosa attività in corsia tra Italia ed estero, dedicandosi a scrivere libri e sceneggiature per film. Ma quando è esploso il coronavirus, Giovanni Ambrosino ha risposto “presente”, scegliendo di rimettersi in gioco. E oggi si impegna per dodici ore al giorno, dalle 8 di mattina alle 8 di sera, al pronto soccorso dell’ospedale di Adria diretto dal dottor Giovanni Luciano. Cosa l’ha spinta a questa scelta, professore? «Dopo tanti anni di professione, non me la sentivo proprio di sottrarmi a quell’aiuto di cui c’è bisogno oggi, in una situazione caratterizzata da una carenza di medici dotati di una certa esperienza. Non avrei potuto vivere questa emergenza dall’esterno, standomene a casa; me lo sarei rimproverato per sempre. Il richiamo era for-
A
te, e sono tornato in pista». Perché il pronto soccorso, e qual è la sua giornata-tipo? «Perché in questa fase è il servizio di primo impatto in piena emergenza: ci sono i pazienti con sospetto Covid, ma non sono certo diminuiti tutti gli altri, colpiti da infezioni, polmoniti, infarti e via elencando. Arrivo a inizio mattinata e rimango per dodici ore, perché il vero carico è quello del giorno. Quello di Adria è un reparto ben organizzato, grazie a medici, infermieri, Oss, autisti, il cui lavoro è nascosto ai più ma è davvero prezioso». Come arriva alla sera, sfinito e magari con un po’ di paura? «La stanchezza sicuramente c’è. Quanto alla paura, da medico non può non esserci. Però io ho effettuato trapianti di fegato, e lì il rischio di venire infettati e di morire in 24 ore c’è. Fa parte della nostra professione». Quindi non le fa assolutamente piacere essere chiamato eroe… «È un’idea che respingo: sto compiendo solo il mio dovere,
Giovanni Ambrosino, medico tornato al lavoro per l’emergenza Covid
come sempre. Adesso lavoro dodici ore al giorno, ma lo facevo anche quando ero in sala operatoria; e quando praticavo trapianti di fegato ci stavo anche venti ore. Ho sempre fatto così, è la normalità. Quello che cambia col coronavirus è
la novità: non sai come il paziente può reagire, che evoluzione avrà… tutto diventa più complesso». I dati sono traumatici? «Non per un medico. Lo scorso anno in Italia sono morte 8 mila persone di polmonite: sono
fronte al “guanto gettato” dal governatore pugliese, esternando l’intenzione di «ricostruire l’accaduto». A fare da paciere è stata la stessa Masmec che, tramite il presidente Michele Vinci, ha promesso che nei prossimi giorni consegnerà due ulteriori macchine a Emiliano, oltre alle quattro in arrivo in Veneto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
il ritratto
Allievo del prof. D’Amico massimo specialista di chirurgia del fegato Padovano, allievo del professor Davide D’Amico grande clinico chirurgo, Giovanni Ambrosini è stato docente universitario di Chirurgia generale e tecniche chirurgiche. Nella clinica chirurgica di D’Amico, a capo di un’équipe internazionale, ha eseguito il primo innesto cellulare epatico al mondo per una malattia genetica. Sempre a Padova ha proceduto all’applicazione di un fegato bio artificiale contenente cellule di maiale in un’epatite fulminante in attesa di trapianto di fegato. Primario a Vicenza, ha attuato il primo trattamento al mondo con un sistema robotico (il Cyberknife) di un tumore operabile del fegato. Ha maturato anche un’esperienza di tre anni negli Stati Uniti, tra Harvard e Pittsburgh.
dati Istat. Se è per questo, erano molto più impressionanti i dati dell’epatite B e C, o dell’asiatica di fine anni Cinquanta. Per non parlare dell’HIV: 40 milioni di infetti nel mondo e 7 milioni e mezzo di morti l’anno». Però il coronavirus sta seminando una grande paura… «È comprensibile. Tutti i virus sono invisibili, ma questo è nuovo e porta rapidamente alla morte. Quando troveremo la risposta, non sparirà comunque, però rimarrà una malattia come altre perché sapremo
L’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, respinge le critiche sulla gestione dell’emergenza coronavirus, soprattutto in relazione a quanto fatto in Veneto. «Quello che successo in Lombardia non è successo fortunatamente in nessun’altra Regione», ha detto intervenendo in tivù ieri mattina Gallera, per il quale «qui è esploso tutto e siamo stati travolti da un’ondata», mentre «in Veneto è stato individuato il focolaio in un Comune piccolo di 3 mila abitanti e hanno chiuso tutto, isolando quel focolaio». Senza dimenticare che «poi hanno pochi casi»; soprattutto, ha specificato, «quando c’è l’incendio il problema non è andare a vedere chi ha l’accendino in tasca, ma andare a spegnere incendio».
come farle fronte». Magari arriverà qualcosa d’altro… «Certamente arriverà: è l’effetto della globalizzazione, che porterà altre malattie e altre pandemie. Il coronavirus è uno dei miliardi di virus esistenti e che non conosciamo. E questo significa che dobbiamo prepararci a far fronte ad altre emergenze». Questa mazzata ci servirà di lezione, dopo le picconate che la politica ha inferto alla sanità da anni? «Voglio sperarlo. Ma mi chiedo: quando tutto questo sarà passato, i posti-letto in più che abbiamo creato li terremo o li smantelleremo? Le apparecchiature acquisite le terremo o le smonteremo? I medici e gli infermieri reclutati li terremo o li manderemo a casa? Sarebbe gravissimo, proprio perché di emergenze dovremo affrontarne ancora e in continuazione». Che differenza trova rispetto alla medicina che l’ha vista protagonista? «Ai miei tempi l’università nella parte clinica era più presente nel territorio. È cambiato soprattutto il modo di diventare medici: oggi c’è il numero chiuso e si accede superando dei test; ma è davvero improbabile che uno diventi medico solo perché ha risposto a una batteria di domande di matematica, di logica eccetera. Una volta si partiva in tanti e si arrivava in pochi, attraverso un severo percorso formativo. Oggi si parte in pochi e si arriva in pochissimi». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
2
Sabato 4 Aprile 2020 Corriere del Veneto
VE
Primo piano L’emergenza sanitaria
LE MISURE La mappa del virus
Tra parentesi i dati registrati giovedì 02 aprile
10.581
9.177
(10.251)
Positivi al Covid-19
Attualmente positivi
1.598 (1.719)
I FOCOLAI
(1.004)
557 (522)
Guariti
118
Verona
1.553
Vicenza
86 3
Comune di V0’ (PD)
1.665
508 22
Treviso
77
2.504
Ricoverati deceduti
Belluno
Casi confermati per provincia Deceduti in strutture di ricovero
Fonte: Regione Veneto. Dati del 03/04 0re 17.00
1.098
Totale vittime
(8.990)
Ricoverati
182
598 (563)
327 (335)
in Terapia intensiva
93
94
Fuori regione
70
1.343
Assegnazioni in corso
Venezia
2.484
Padova Rovigo
185
41
Decessi L’Ego - Hub extra-ospedalieri
183 5
Continua ad alleggerirsi la pressione sugli ospedali calano i ricoveri ma restano elevati i decessi: ieri 35
Mascherineeguantiobbligatori perchientrainnegoziomercati Detto fatto. Come annunciato lunedì, il governatore Luca Zaia ieri ha firmato una nuova ordinanza per arginare la diffusione del coronavirus Covid-19, che durerà fino al 13 aprile, come l’ultimo decreto del governo. O meglio ha rinnovato quella già in vigore, che chiude i negozi la domenica e concede di passeggiare o praticare attività fisica da soli, non in gruppo, nel raggio di 200 metri da casa, aggiungendo però ulteriori restrizioni. «Ho fatto in modo di allinearmi al governo in alcune misure, ma con una visione veneta — conferma Zaia —. E’ un’ordinanza equilibrata, nata da un’analisi giuridica, ed è già stata trasmessa ai sindaci. Non possiamo codificare tutto, usiamo il buon senso e rinunciamo a ciò che non è inderogabile». La prima grossa novità riguarda i mercati alimentari, all’aperto o al chiuso: «Dovranno essere gestiti come i supermercati». E cioè potranno continuare la loro attività solo nei Comuni nei quali i sindaci producano un piano di gestione, da consegnare ai commercianti interessati, che preveda: transenne, un unico varco di uscita e uno di entrata, vigilanza pubblica o privata che controlli il rispetto della distanza sociale di almeno un metro tra una persona e l’altra, niente assembramenti e uso obbligatorio di mascherina e guanti per venditori e clienti. Oppure, nell’impossibilità di trovare mascherine, il ricorso a una sciarpa o a un foulard che coprano bocca e naso. Quest’ultimo obbligo vale pure per i supermercati e gli altri esercizi aperti, cioè negozi per l’igiene personale e della casa, edicole, tabaccai, farmacie. Nei supermercati e
VENEZIA
❞
Luca Zaia Non dobbiamo abbassare la guardia, sono costretto a chiedere ancora un sacrificio ai veneti. Bisogna mettere in sicurezza in particolare le persone più fragili
nei punti vendita di alimentari sarà inoltre possibile l’acquisto di materiali di cancelleria, necessari ai ragazzi per lo studio. Tornando all’aria aperta, l’ordinanza proibisce la vendita di prodotti florovivaistici, chiude i garden e simili, salva la consegna a domicilio e l’acquisto di tali prodotti nei supermercati. Concessa invece la manutenzione delle aree verdi e naturali pubbliche e private per interventi d’urgenza finalizzati alla prevenzione di danni all’incolumità personale e al patrimonio arboreo e naturale (per esempio un albero pericolante). Sì anche alla manutenzione delle aree turistiche, come i campeggi, e alle opere collegate a stati di emergenza di protezione civile. «Richiamiamo inoltre i cittadini alla necessità, in ogni
Nuova stretta e nuove regole per fare la spesa. Chiusi i vivai Fioccano denunce per mancato rispetto dei divieti: più di 8.000 attività esterna consentita, di evitare il contatto a distanza inferiore di un metro e a fare uso di ogni altra precauzione idonea ad evitare il contagio — aggiunge il presidente del Veneto —. Chiedo ancora un sacrificio alla popolazione, che diventa un grande investimento, perché bisogna mettere in sicurezza soprattutto le persone fragili». Le sanzioni applicate a chi
Sul web Su Corriereveneto. it tutti gli aggiornamenti in tempo reale sull’andamento dei contagi
mercato dei guanti di lattice e approfondimenti su aumenti ingiustificati. «Intanto mi aspetto che i supermercati li mettano all’ingresso, a disposizione dei clienti». E a proposito di multe, ricorda il sottosegretario all’Interno, Achille Variati: «Dal 10 marzo in Veneto sono state controllate 187.825 persone e denunciate 8.036. Hanno subìto una verifica 135.025 negozi, fonte di 231 denunce. Le ispezioni continuano, le sanzioni sono sempre più pesanti ed è giusto così, sarebbe un errore abbassare la guardia proprio adesso che il contagio è rallentato e sta iniziando a scendere». Lo confermano gli ultimi dati regionali: per il terzo bollettino consecutivo i ricoveri diminuiscono (-35), anche in Terapia intensiva (-8, numero record), mentre sal-
Rigoli, vicepresidente dell’associazione italiana dei microbiologi clinici, è stato scelto dal governatore Zaia per coordinare le attività delle microbiologie del Veneto durante l’emergenza Covid. Che giornate sono in prima linea? «Un mese fa, quando ho capito la gravità della situazione, sono andato a vivere da solo, in isolamento, lontano da mia moglie e mia figlia. Nel nostro laboratorio entrano ottocento, mille campioni al giorno. Non potevo esporre la famiglia ai rischi. I turni sono pesanti ma per affrontare queste emergenze bisogna essere fisicamente forti e lucidi e io sono una roccia, non mollo mai».
Si fanno molti confronti fra la gestione dell’epidemia in Veneto e in Lombardia. Che differenze vede? «Ci chiedono come siamo riusciti ad arginare i contagi, allo stato attuale negli ospedali non abbiamo il caos registrato in altre regioni. Dipende molto dai tamponi e dai test rapidi. In questo momento non bisogna fare troppo gli scienziati. Ci sono test con sensibilità minore di altri ma noi abbiamo scelto di usarli, per lavorare su numeri di massa. Altri hanno rifiutato la diagnostica non specifica; ora ci stanno copiando. Ad esempio i test rapidi di biologia molecolare messi a punto a Treviso sono serviti a non far entrare in ospedali e reparti pazienti contaminati. Avrebbero esteso
trasgredirà l’ordinanza finiranno con un’apposita causale nel conto corrente aperto dalla Regione — che finora ha speso 100 milioni di euro nell’acquisto di materiale sanitario — per sostenere l’emergenza coronavirus. A oggi 25.726 donatori hanno versato 20 milioni di euro. Zaia annuncia infine controlli da parte della Protezione civile in merito alla reperibilità sul
Il coordinatore delle Microbiologie in regione
L’uomo dei tamponi: «La via veneta? Test rapidi e autarchia» Il primario al fronte: mai visto nulla di simile TREVISO I laboratori di Microbiologia e Virologia del Ca’ Foncello di Treviso lavorano a turni di otto ore senza sosta, 24 ore al giorno, da settimane. Il primario è Roberto Rigoli, classe 1957, dal 1995 all’attuale Usl 2 e
coordinatore del servizio dal 2006. «Anche mio padre è stato microbiologo, insieme possiamo raccontare oltre mezzo secolo di sanità in questo settore e posso assicurare che non abbiamo mai visto nulla di simile».
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Sabato 4 Aprile 2020
IL GOVERNO
3 VE
Risorse e gestione dell’emergenza al centro del dibattito. Gallera: «Non fate confronti con la Lombardia, qui lo scenario è diverso»
«La sanità torni allo Stato» Dalla Lega ai Cinque Stelle il Veneto prepara barricate
gono a 1098 i pazienti dimessi. E siccome tanti di loro non sono ancora in grado di tornare a casa, 95 sono già stati trasferiti nei sette ospedali di comunità di Belluno, Agordo, Vedelago, Ormelle, San Donà di Piave, Adria e Marostica. L’altra faccia della medaglia parla però di altre 35 vittime, che portano il triste bollettino a 557, e di ulteriori 330 contagi, per un totale di 10581. Di questi, 2504 appartengono al cluster di Verona (+66), che oltre a contare tra i 60 e i 70 casi al giorno ha ormai superato quello di Padova, salito comunque a 2484. Ieri infine si è sfiorato l’incidente diplomatico con la Puglia, il cui governatore Michele Emiliano aveva firmato un’ordinanza di requisizione di due dei quattro macchinari con i reagenti per fare i tamponi prodotti dalla Masmec di Modugno(Bari) e destinati al Veneto. «Vado a Bari a riprendermele di persona», la reazione di Zaia. Nel pomeriggio la telefonata di Emiliano al collega veneto: «E’ stato trovato un accordo con la ditta fornitrice, che sta producendo altri due macchinari per la Puglia». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’infezione; l’abbiamo evitato». Il Veneto ha scelto la strada dell’autoproduzione. Cosa significa nel concreto? «Il test più affidabile per il coronavirus è il tampone nasale faringeo e si fa in tre fasi. La prima, dopo la raccolta, prevede che il tampone venga immerso in un liquido che gli consente di stabilizzare le caratteristiche per l’analisi. La seconda fase è l’estrazione dell’Rna, il codice genetico del virus, che si fa con kit commerciali. La terza è l’estratto della pcr, la metodica molecolare per cui si amplifica il genoma virale. Ciascuna delle fasi richiede componenti industriali». Ne avete a sufficienza? «No, soprattutto il liquido reagente. Quando gli
VENEZIA Il dibattito lo ha aperto
Andrea Orlando, vicesegretario nazionale del Pd. «Dopo l’emergenza per il coronavirus bisognerà cominciare a pensare se sia il caso di far tornare in capo allo Stato competenze come la Sanità». Il motivo? «A seconda della qualità del sistema regionale che trovi, rischi di avere una speranza di vita differenziata». A supporto di Orlando arrivano a stretto giro di posta anche l’attuale capo politico dei M5s, Vito Crimi, e Maria Elena Boschi di Italia Viva. Il dado è tratto e... apriti cielo. Immediata l a re a z i o n e del governaAndrea Martella (Pd) tore del VeneNon penso che si possa to, Luca Zaia. tornare a una sanità «Da noi - dice centralizzata, ma va - la sanità aperta una riflessione funziona, quindi se l’obiettivo è quello di un’equa divisione del malessere, prendo atto. Altrimenti, quella di Orlando è un’uscita improvvida». E subito dopo Zaia rilancia, ipotizzando una sorta di referendum sulla sanità: «Se qualcuno vuole azzardarsi a mettere in discussione il nostro modello sanitario noi ci mettiamo due secondi a far rispondere il popolo. Come? Chiedendo ai veneti se vogliono essere curati da Roma o dal Veneto». A supporto del governatore veneto arrivano i parlamentari della Lega: «Pd e M5S vorrebbero una sanità centralizzata? Non se ne parla. L’eccellenza veneta è la risposta ai novelli statalisti e centralisti». Ma siamo sicuri che la sanità veneta sia d’eccellenza? «Credo che in Veneto - dice Jacopo Berti, capogruppo 5 stelle a Palazzo Ferro Fini - ci siano scuole di medicina, me-
In piazza Da stamattina i mercati all’aperto devono essere transennati, avere un unico ingresso e un’uscita diversa
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Prima linea Roberto Rigoli, primario del Ca’ Foncello di Treviso
approvvigionamenti sono diminuiti abbiamo identificato le componenti e trovato una ditta veneta che ha iniziato a produrlo. Abbiamo costruito insieme il liquido e dopo le prove di
dici e operatori sanitari di altissimo livello. E credo anche che Zaia usi la bravura di queste persone per farsi bello. Le sue ripetute conferenze stampa le trovo di cattivo gusto, anche perché quello che dice non è seguito dalla scienza. Vogliamo parlare delle mascherine che ha donato ai veneti? Servono a fare campagna elettorale, ha creato un volantino indossabile. A fronte di questo, trovo l’autonomia sanitaria a 360 gradi una cosa giustissima e ritengo che lo Stato debba pensare, semmai, a una clausola di emergenzialità laddove gli standard di qualità sono sotto un
stabilità lo utilizzeremo per saltare l’imbuto della carenza. Saremo autonomi». Non dipenderete più dalle multinazionali... «Esatto. L’estrazione è delicata, stiamo facendo prove con temperature elevate o strumenti specifici a mano che ci permettono di farla. Cerchiamo alternative: vorremmo diventare autonomi in due fasi su tre». Sull’uso degli anticorpali per monitorare l’andamento del virus e le immunità, la comunità medico-scientifica si divide. Lei cosa ne pensa? «Sono felice per chi ha delle certezze e prende posizioni nette. Noi non lo sappiamo, dobbiamo studiare. Per capire se sono utili o no bisogna provarli e correlarli con la
certo livello». Detto che pure l’Emilia Romagna è contraria al ritorno dell’egemonia statale sulla sanità, sull’eccellenza veneta interviene anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’Editoria, Andrea Martella. «La sanità veneta - dice l’esponente Pd - è senza dubbio di qualità, grazie al personale che ci lavora, anche se non è esente da criticità: penso alle liste d’attesa, agli anni di mancate assunzioni e ai tagli nei servizi. E anche all’inizio di questa emergenza Zaia si è contraddetto più volte, commettendo qualche scivolone e qualche errore di va-
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Rigoli Alcuni test sono più affidabili di altri ma abbiamo scelto una strada che ci ha consentito di lavorare sulla massa Così si è evitato di contagiare reparti e ospedali
clinica, coi pazienti guariti e gli asintomatici che non sviluppano la patologia. È un virus nuovo, diverso, dobbiamo capirlo meglio». Perché dice di non aver mai visto nulla di simile? «Questo virus respiratorio è diverso in tre elementi. Ha un’incubazione più lunga, arriva a 14 giorni, gli altri a 24-72 ore. Quando un virus respiratorio cade su una superficie, muore in pochi minuti, questo può rimanere ore. Infine, un virus respiratorio dà polmoniti gravi quando si verifica una sovrainfezione batterica. Questo è letale senza la sovrainfezione: i danni sono tutti del virus». Silvia Madiotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
lutazione». Martella è molto vicino a Orlando, l’ex ministro che ha aperto il dibattito sulla necessità di riportare la Sanità in capo allo Stato. «Non semplificherei in maniera così netta il ragionamento di Orlando e comunque non penso si possa tornare a una centralizzazione. Orlando - spiega Martella - evidenzia piuttosto una lacuna reale da colmare: quella che, a seconda della qualità di ogni singolo sistema regionale, i cittadini italiani abbiano una speranza di vita differenziata. Ed è a partire da questo limite che bisogna aprire una riflessione, una volta superata l’emergenza. C’è poi il nodo del rapporto con il privato che a mio avviso va regolato a livello nazionale. Quanto sta succedendo dimostra che nelle emergenze è necessaria una cabina di regia nazionale. E che a tutti vanno garantite condizioni di piena uguaglianza. Basti ricordare che il Veneto è la terra di Tina Anselmi, madre del Sistema sanitario nazionale».Quanto all’ipotesi referendum ventilata da Zaia, Martella è tranchant: «Che dire: ci risiamo. Non mi pare proprio questo il momento per rilanciare operazioni di questo tipo. Zaia deve accettare la discussione, che è il sale della democrazia, e non rifugiarsi in un ripetuto gioco dal sapore plebiscitario. Detto questo, la situazione attuale in cui versa il Veneto appare certamente difficile ma meno drammatica rispetto alle altre zone del Nord Italia». E su questo tema ieri è intervenuto anche l’assessore regionale al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera. «Non è accettabile - le sue parole - un paragone sulla gestione dell’emergenza tra la nostra regione e il Veneto. Quello che è successo in Lombardia non si è verificato da nessun’altra parte. In tutto il Veneto o nelle altre Regioni hanno, dopo due mesi, i casi che noi abbiamo avuto nell’arco dei primi dieci giorni». Gallera prende dunque le distanze in modo netto, spiegando che «in Lombardia abbiamo avuto una persona arrivata, dicono, dalla Germania con il virus. Il virus ha girato indisturbato per 20 giorni, poi è esploso e noi siamo stati travolti da questa ondata. Dalle altre parti non è successo così. Nel caso del Veneto si è individuato il focolaio in un Comune molto piccolo (Vo’ Euganeo, ndr) di 3 mila abitanti e l’hanno chiuso. È quello che abbiamo cercato di fare noi a Codogno, poi ci siamo resi conto che la falla era molto più ampia. In Veneto hanno soffocato quel focolaio e poi hanno pochi casi». Antonio Spadaccino © RIPRODUZIONE RISERVATA
38 Bassano LADONAZIONE
Il calendario diBicego perlasanità
IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 4 Aprile 2020
ENEGO
Il calendario 2020 di Fulvio Bicego dedicato ai Remondini vale unaraccoltafondidi5370euro,giàutilizzatinell’acquistodimateriale per il reparto di anestesia e rianimazione del S. Bassiano. La decisione di mutare la destinazione dei fondi raccolti è giunta in seguitoaldeflagraredell’emergenzacoronavirus.
Video-party in diretta conlaProloco
Per fare comunità e per dare serenità ai cittadini, la Pro loco di Enego propone per stasera alle 20.30 un video-party attraverso la propria pagina Facebook. Sarà trasmesso in diretta un documentario su Enego realizzato da “Qual Buon Veneto Media House”,tra storia, luoghie aspettid’interesse.
TEZZE. LaCassazionerespinge ilricorsodi Francesco,50 anni, direcentefinito aprocesso coni fratelliperleinfiltrazioni mafiose nelVeneto
’Ndrangheta, Bolognino resta in cella Ladifesa sollecitavaidomiciliari peril personaggio minoredel gruppo guidatodal fratelloSergio, in collegamentocon la«casamadre» calabrese Ivano Tolettini
La presenza della ’ndrangheta nel tessuto economico delle province di Padova e Venezia, con collegamenti nel Vicentino e nel Veronese, tramite gli appartenenti alla cosca “Grande Aracri”, risale al quadriennio 2012-2015. Gli inquirenti ne sono convinti. Di questo c’è evidenza negli atti giudiziari in cui si parla di minacce, estorsioni e violenze aggravate dal metodo mafioso nei confronti di imprenditori veneti che bisognosi di denaro cadevano nella rete criminale. ORDINANZA. La formazione
’ndranghetista, sostiene la Cassazione confermando le misure cautelari del tribunale di Venezia, ruotava attorno «al radicamento in Veneto di Sergio Bolognino», 51 anni, residente nel Bassanese a Tezze sul Brenta. Egli, da carabinieri e guardia di finanza che hanno svolto le indagini, è ritenuto il boss. Si spiega perché i giudici hanno usato il pugno di ferro con Bolo-
gnino, respingendo le richieste anche del fratello Francesco, 50 anni, pure lui residente a Tezze sul Brenta, sebbene abbia un ruolo minore. Nei giorni scorsi la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Francesco Bolognino per far annullare l’ordinanza di custodia cautelare firmata un anno fa dal gip di Venezia. La misura era stata di fatto rinnovata lo scorso autunno quando il tribunale del Riesame di Venezia, il 27 novembre, aveva rigettato l’istanza di Bolognino a causa dei gravi indizi di colpevolezza. La misura dei domiciliari non era congrua con il profilo dell’indagato e la sua vicinanza ai fratelli Sergio e Michele, quest’ultimi per il pm Paola Tonini di ben altro spessore rispetto a lui. PROCESSO. L’avvocato Rober-
to Filocamo sollecitava la concessione dei domiciliari anche in relazione al ruolo minore di Francesco rispetto alla gravità dei reati contestati a Sergio, che è in carcere con l’accusa di associazione per delinquere di stampo ma-
fioso. Ai vari imputati vengono contestati anche il riciclaggio, l’estorsione, l’usura e le false fatturazioni. A distanza di un mese e mezzo dal rinvio a giudizio di 48 persone (14 si faranno processare con rito ordinario, le rimanenti 34 con l’abbreviato), mentre altre quattro hanno chiesto di patteggiare, i supremi giudici tornano ad occuparsi dei Bolognino. A maggio si sottoporranno al giudizio del tribunale di Venezia anche gli altri imputati residenti nel Bassanese, Francesco Depasquale, Noemi Bolognino e Angelo Crispino, i quali sostengono l’estraneità rispetto alle accuse.
Carabinierie guardia di finanzahannoeseguito unanno falemisure cautelaridelgip diVenezia
AUTONOMIA. In base all’anali-
si della Cassazione, che lo scorso settembre aveva respinto la richiesta di attenuazione della misura cautelare di un altro imputato, Francesco Scida, la cellula che operava nel Veneto avrebbe avuto fino a un anno fa come punto di riferimento Sergio Bolognino, ha «piena autonomia decisionale rispetto alla originaria struttura calabrese».
SergioBolognino, 51anni
FrancescoBolognino, 50 anni
In quella occasione la difesa sosteneva che la competenza processuale fosse dei giudici calabresi, perché la cosca veneta non sarebbe stata autonoma rispetto alla Calabria. Per i giudici di legittimità, pur considerando i rapporti con la “casa madre”, la cellula ’ndranghetista veneta aveva piena autonomia. Circostanza, spiega la Suprema Corte con l’ordinanza del 12 settembre, avvalorata dalle «piene potestà decisionali e organizzative dei promotori della nuova realtà veneta, individuati nei Bolognino». • © RIPRODUZIONERISERVATA
ASIAGOEALTOPIANO ASIAGO. Intesa raggiunta sulle date: dal 4 al 6 e dall’11 al 13 settembre ENEGO. Ordinanza delsindacoBoscardin
MadeinMalga si farà Eventooltrelapaura
«Subitoallavoro per dare il meglio aitanti visitatori» Gerardo Rigoni
Made in Malga si farà, è ufficiale. E manterrà il solito format, con due weekend di festa, sotto la guida della Guru Comunications. È stato firmato ieri infatti l’accordo tra il Consorzio tutela formaggio Asiago e la società che ha sempre organizzato l’evento. Fissate anche le date: i fine settimana dal 4 al 6 e dall’11 al 13 settembre. «Giungiamo così alla nona edizione – commenta Luca Olivan, della Guru Comunications – con il piacere di proseguire la collaborazione con il Consorzio tutela, a cui era stata affidata dal Comune di Asiago l’organizzazione. Un affidamento corretto e giusto, considerato che il Consorzio è stato, assieme a noi, parte dell’equipe che ha ideato la manifestazione». Il programma è ancora da definire, anche se per ora viene confermata la presenza di espositori di formaggi e di prodotti della montagna da tutta Italia. In più il primo fine settimana sarà dedicato ai vini prodotti in montagna, mentre il secondo sulle birre artigianali realizzate in altu-
L’eventocelebrerà formaggi,vinie birre dimontagna
ra. Garantiti anche tanti laboratori e degustazioni per far apprezzare al meglio i prodotti degli espositori, in primis il formaggio Asiago. «Partiremo subito a lavorare – prosegue Olivan – anche se con ritardo rispetto agli anni precedenti e con l’incognita di possibili restrizioni che potrebbero essere in vigore». In particolare l’ipotesi di eventuali limitazioni su grandi assembramenti intimorisce l’organizzazione, visti i numeri che Made in Malga riesce a generare. L’anno scorso
si è toccato il record di 140 mila visitatori nei due fine settimana. «Restiamo fiduciosi nonostante l’incertezza - dichiara Olivan -. Metteremo in campo tutta la nostra esperienza e professionalità partendo dai punti forte come l’Osteria di Montagna, dove poter degustare piatti tipici della montagna e pietanze a base di formaggio. Prenderemo subito contatti anche con gli sponsor e assieme a loro si potranno ideare altre novità». • © RIPRODUZIONERISERVATA
«Clientie personale devonoindossare lemascherine» L’utilizzodeidispositivi èobbligatorio intutti gliesercizi commerciali delterritoriocomunale Dopo che le famiglie eneghesi hanno ricevuto a casa le mascherine, dispositivo individuale di protezione, il sindaco Ivo Boscardin ha emesso un’ordinanza con la quale rende obbligatorio l’utilizzo della mascherina all’interno di tutti gli esercizi commerciali, sia da parte dei clienti che del personale. Nei giorni scorsi, i volontari del gruppo Sat Protezione Civile di Enego, coadiuvati da alcuni consiglieri comunali, avevano infatti provveduto alla distribuzione delle mascherine: quelle fornite gratuitamente dalla Regione Veneto e quelle acquistate direttamente dal Comune e fornite pure gratuitamente alla cittadinanza. «Sul fronte dei contagi finora siamo stati fortunati - ha detto il sindaco in un video sulla pagina Facebook del Comune - ma la fortuna va anche aiutata ed è quindi assolutamente necessario non abbassare la guardia e mantenere la massima attenzione, come raccomandano anche i medici operanti in paese».
Ilkit consegnatoin paese
Sul sito del Comune è stato anche inserito il modulo utile per fare richiesta dei buoni spesa previsti dal programma di interventi di solidarietà alimentare. Le richieste, in considerazione delle limitazioni dettate dalla particolare situazione di emergenza, andranno preferibilmente inviate all’ufficio servizi sociali via mail al seguente indirizzo: segreteria@comune.enego.vi.it . Solo in assenza di dotazioni informatiche, per la consegna della domanda, dovrà essere preso preventivamente un appuntamento telefonando al 0424 490319. • R.M. © RIPRODUZIONERISERVATA
ASIAGO. Indagini
Incendio inviaVerdi Canne fumarie sottoesame Si stanno concentrando sul corretto funzionamento delle canne fumarie le indagini sull’incendio che sabato 21 marzo ha distrutto il condominio comunale e la stazione dei carabinieri di Asiago, situati in via Verdi. Rimangono inoltre confermate le accuse, per ora contro ignoti, di omicidio colposo e incendio colposo formulate l’indomani del devastante rogo. Ieri mattina c’è stato un incidente probatorio sull’edificio di quattro appartamenti da dove è scaturito il rogo. Erano presenti carabinieri, nucleo di polizia giudiziaria dei vigili del fuoco di Vicenza e periti nominati dal pm Jacopo Augusto Corno, che hanno verificato le condizioni delle canne fumarie dello stabile. Sono stati verificati sia la pulizia dei camini sia il loro “tiraggio” per controllare la loro corretta realizzazione. Ispezionato dai periti anche quanto rimasto del tetto del condominio, ristrutturato alcuni anni fa, per accertare che i materiali impiegati fossero conformi alle normative. I risultati del procedimento di acquisizione delle prove saranno comunicati all’autorità giudiziaria una volta che tutti i dati raccolti saranno esaminati. • G.R. © RIPRODUZIONERISERVATA
Taccuino Taxi "Consorzio radio taxi" garantisce la copertura del servizio sette giorni su sette per la fascia oraria che va dalle 5 del mattino all’1 di notte. La nuova struttura è raggiungibile telefonicamente, chiamando lo 0424 567774. Telefono amico Nella vita di ogni giorno si presentano molte occasioni difficili, di disagio. E spesso nessuno è disponibile ad ascoltare. Ora un amico c’è. Telefono Amico è un servizio telefonico assolutamente anonimo, gratuito, effettuato da volontari. Telefono Amico ti ascolta tutti i giorni (festivi compresi) dalle 10 alle 23, al numero 199 284284. Associazione Oncologica San Bassiano-Onlus I volontari dell’Associazione offrono assistenza gratuita ed amichevole a domicilio ai malati e ai loro familiari; accompagnano gratuitamente il paziente in ospedale; prestano ascolto e compagnia. Inoltre l'Associazione offre corsi di: Arteterapia; Tai Chi; Nordic Walking; Linfodrenaggio in acqua; Yoga; Consulenza alimentare. Tel: 342 0488022 o 340 9967046. E-mail: associazione@oncosanbassiano.it Sito web: www.oncosanbassiano.it Pagina Fb: Associazione Oncologica San Bassiano-Onlus Orari: Sportello Ospedale "Tutela dell'Ammalato" il martedì dalle 14.30 alle 16.30. In ospedale il mercoledì mattina ottavo piano con la Tisaneria. Sede (Via Calibri,61B, San Giuseppe di Cassola): Martedì 11-12.30; mercoledì 16.30-19.00; giovedì 9-12.30. Chiamare per appuntamenti. Donne in difficoltà? Casa Sichem aperta Per donne che si trovassero in difficoltà è aperta in via Beata Giovanna 80 (tel. 529041) "Casa Sichem".
Alla conclusione del nostro Santo viaggio noi saremo ciò che abbiamo amato.
EDOARDO BETTIOL di anni 89
Lo ricordano i figli MARIELLA con STEFANO, FRANCESCO con PATRIZIA, PAOLA con RUDY ed i parenti tutti. Saluteremo il caro EDOARDO in forma strettamente privata. Dopo la cremazione EDOARDO riposerà nel cimitero di Santa Croce assieme alla moglie ROSABRUNA. Si ringraziano quanti ne onoreranno il ricordo. Bassano del Grappa,
4 aprile 2020
O.F. MORO BASSANO DEL GRAPPA Tel. 0424.522547
SABATO 4 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
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L’allarme globale: l’iniziativa
Parte dal Veneto la nuova sfida al Covid «200 milioni di mascherine per il Paese» Appello di Franceschi (Grafica Veneta) alle imprese leader: «Affiancateci in questo piano per riuscire a dare tutela all’Italia Non mi interessa venderle, sento la responsabilità di fare qualcosa per un bene collettivo che va oltre la regione dove vivo» L’INTERVISTA
n appello a tutti gli imprenditori per riuscire a fare qualcosa di importante per il Paese. «Negli ultimi sei anni ho lottato contro la morte, sconfiggendo una terribile malattia, l’enfasi e il sensazionalismo non mi interessano. Affrontare la realtà impegnandomi per il nostro territorio e per il Paese: questo sì mi interessa». Fabio Franceschi, presidente di Grafica Veneta, ha raccolto e vinto più di una sfida nella sua vita imprenditoriale. «Però la cosa importante, adesso, è un’altra. Aver donato 4 milioni di mascherine alla Regione Veneto non basta. Era doveroso dare il nostro contributo per la gestione dell’emergenza, ma quello che ci aspetta è altrettanto duro e maledettamente complicato. Bisognerà contemporaneamente pensare a curare le persone e la nostra economia. Con il coronavirus, fino a quando non sarà trovato un vaccino, bisognerà convivere. Per questo faccio un appello alle aziende leader del Paese: realizziamo insieme 200 milioni di nuove mascherine. Per il territorio e per l’Italia». Scusi Franceschi, ancora non si è spenta l’eco delle polemiche su quelle marchiate Regione Veneto. Perché mai alzare il tiro? «I veneti sono gente laboriosa, persone che si rimboccano sempre le maniche ma hanno anche un po’ la tendenza a coltivare la cultura del sospetto. Lo dico chiaro e tondo, senza vittimismi: per me questa è un’operazione in perdita, ma un’impresa che ha avuto tanto da questo territorio è giusto che restituisca qualcosa alla sua gente». Valeva per il Veneto e ora per l’Italia? «Sì perché riuscendo a realizzare 200 milioni di nuove mascherine potremmo raggiungere l’80% degli italiani. Sarebbe un contributo fondamentale nella lotta alla diffusione della pandemia ma anche nella difficile sfida di rimettere in moto il Paese. Evitare il contagio significa fare in modo che gli ospedali possano seguire le persone gravi e scongiurare la “bomba” delle ospedalizzazioni di massa con i conseguenti costi sociali. Impegniamoci per le mascherine prima di dover ricorrere ai ventilatori polmonari». Si sta sottovalutando il problema? «Di sicuro se la Lombardia avesse affrontato l’emergenza come ha fatto il Veneto la situazione sarebbe maggiormente sotto controllo. Vedo poche idee chiare sia sulla prevenzione sanitaria sia sulle cure per
U
«È un’operazione in perdita e io non voglio fare business» «Raggiungere l’80% della popolazione per evitare la diffusione» «Sforzo da fare Bisogna evitare l’ospedalizzazione di massa» «In corsia lottano per salvare vite Prendiamo esempio da medici e infermieri» la nostra economia. E qualcosa per la prevenzione noi possiamo farlo». Ovvero le mascherine, che però sono tecnicamente schermi protettivi. «Ho visto troppa gente girare a Milano senza mascherina quando già l’emergenza era esplosa. E ho visto anche troppi operatori sanitari, parlo di medici e di infermieri, sfiniti in corsia nella loro lotta quotidiana per salvare delle vite. La mascherina è fondamentale». Però la vostra non è un prodotto medicale. «È una mascherina filtrante come previsto dal decreto legge di marzo. Abbiamo chiesto, e siamo a buon punto, la certificazione chirurgica. Ma non è questo quello che ci interessa. Noi non vogliamo fare business con le mascherine. Non è il nostro mestiere, fare mascherine con i nostri macchinari è come utilizzare un caterpillar per spostare uno spillo. È antieconomico. Tuttavia la sfida che adesso sentiamo e lanciamo è quella di aiutare tutti gli italiani che in sala operatoria non ci devono andare. Invadendo il mercato di mascherine gratuite i prezzi di questi dispositivi si abbasseranno, e quelle chirurgiche andranno esclusivamente agli operatori sanitari. Eviteremo, di fronte a una pandemia, di dividere gli italiani tra chi può permettersi di acquistare una mascherina e chi no». Lei sta dicendo che vuole regalare agli italiani 200 milioni di mascherine? «È così. Le aziende che hanno fatto grande il Veneto e l’Italia ci affianchino in questa operazione. È il momento di fare qualcosa di importante per il Paese e per la ripartenza».
Fabio Franceschi, presidente di Grafica Veneta. In alto la produzione di mascherine e ,sotto, l’esterno dello stabilimento di Trebaseleghe
Operazione di marketing? «Me l’hanno già detto quando abbiamo regalato le mascherine alla Regione. Sa quanto fattura Grafica Veneta in Veneto? Pochi euro. Secondo lei è un mercato sul quale puntiamo, tanto da lavorare in perdita per promuoverci? I nostri principali clienti sono le grandi case editrice europee. La cosa a cui tengo, invece, è lasciare traccia del fatto che durante questa guerra Grafica Veneta c’era ed è stata in prima linea». Filantropia? «Guardate, negli Stati Uniti iniziative come queste sono pubblicizzate per spingere altri a fare lo stesso, servono da stimolo. Da noi, invece, si cerca la polemica. A me delle polemiche non importa, coraggio e volontà non ci mancano.
E per questo dico che, se qualcuno ci affianca, Grafica Veneta, nell’arco di un mese, è in grado di realizzare 100 milioni di mascherine. Non perdiamo tempo». Avete già delle interlocuzioni in corso in questo senso? «Sì, ma è difficile. Tuttavia dobbiamo insistere, è il momento di fare l’impossibile per salvare il Paese. Così come stanno facendo i medici e gli infermieri. È il momento di farsi trascinare dalla parte buona del Paese, non da quella sospettosa e includente». Fa spesso riferimento al mondo della sanità... «Guardate quello che stanno facendo. Me ne sono reso conto ancor prima sulla mia pelle, visto che sono vivo per miracolo. Lavorano 18 ore al giorno prendendo pochi euro di
straordinari. E ci sono tante persone che guadagnano 800 euro al mese grazie al reddito di cittadinanza restando a casa». Oggi Fabio Franceschi si rivede ancora nell’immagine pubblica dello stampatore delle magie di Harry Potter? «La vita mi ha insegnato delle cose, come accade a molti, e oggi penso alle priorità della vita in maniera differente. L’azienda va bene, è solida e con buone prospettive per il futuro. Sento la responsabilità di fare qualcosa per un bene collettivo che va oltre i confini della mia azienda e della regione in cui vivo. Cerco di essere un uomo giusto per la mia impresa e il mio territorio, provando a fare la mia parte». — MATTEO MARIAN © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SABATO 4 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: la politica
Pd-5 Stelle: la sanità torni a Roma Zaia: pronti a referendum veneto Dura reazione dei governatori leghisti del Nord: «Rinunciare a sistemi di cura efficienti? Una follia» Filippo Tosatto / VENEZIA
«Se qualcuno si azzarda a mettere in discussione il nostro modello sanitario, ci mettiamo due secondi a dare la parola al popolo. Sapete come? Chiedendo ai cittadini se preferiscono essere curati da Roma o dal Veneto. Abbiamo già fatto un referendum sull’autonomia, siamo pronti al bis sulla salute». Parole forti quelle di Luca Zaia, che - sollecitato dai cronisti al briefing quotidiano nella sede dell’Unità di crisi antivirus replica così alla sortita centralista del vicesegretario del Pd Andrea Orlando («La sanità sia sottratta alla competenza regionale e torni in capo allo Stato»), condivisa dal leader politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi. LA SORTITA DI ORLANDO E CRIMI
«Da quando è esplosa l’epidemia ho evitato ogni polemica, astenendomi da critiche al
Governo anche in presenza di atti discutibili. Credo che in tempi d’emergenza il conflitto politico debba cedere il passo alla collaborazione», la premessa del governatore veneto «tuttavia queste affermazioni richiedono una risposta netta. Forse l’obiettivo è un’equa divisione del malessere, allineando i sistemi sanitari che funzionano, come il nostro, a quelli che non riescono ad assicurare prestazioni adeguate; forse si tratta di un’uscita improvvida. In ogni caso, sia chiaro che con l’ultimo paziente di Coronavirus dimesso, la battaglia democratica e costituzionale per l’autonomia ricomincerà. Nessuno si illuda che sia un capitolo chiuso».
FEDRIGA- FONTANA E CIAMBETTI PUNGE
I PARLAMENTARI SI SCHIERANO
Tant’è. Mentre dem e grillini nostrani scelgono il silenzio, non senza cenni “ufficiosi” di imbarazzo, la Lega fa la voce grossa con i parlamentari ve-
I governatori della Lega: Luca Zaia (Veneto), Massimiliano Fedriga (Friuli) e Attilio Fontana (Lombardia)
l’iniziativa
Cinque mascherine gratis oggi a chi acquista il giornale Il frutto della collaborazione con Grafica Veneta: 250 mila dispositivi filtranti distribuiti in allegato con il quotidiano PADOVA
Il giornale, la sua comunità. Su questo solco si inserisce l’iniziativa che oggi vede i quotidiani veneti del gruppo Gedi, in collaborazione con Grafica Veneta, distribuire gratuitamente con questo giornale gli schermi
protettivi prodotti dall’azienda di Trebaseleghe. In tutto 250 mila mascherine sulle quattro province di riferimento delle nostre testate: il mattino di Padova, la Nuova di Venezia e Mestre, la tribuna di Treviso e il Corriere delle Alpi. Chi oggi acquista i nostri giornali, riceve gratuitamente un pacchetto con all’interno cinque mascherine. I dispositivi vengono forniti, quindi, sigillati attraverso l’edicolante e vengono consegnati fino a esauri-
mento scorte. La dotazione di 50 mila pacchetti di mascherine è sufficiente a soddisfare la corrente distribuzione. Gli schermi protettivi di Grafica Veneta come noto, sono già stati distribuiti ai veneti grazie alla donazione fatta dall’azienda padovana guidata da Fabio Franceschi alla Regione Veneto. Non sono un prodotto medicale. Tecnicamente parliamo di “mascherina filtrante monouso” e ci preme richiamare la vostra attenzione sulle
Un esemplare di mascherina filtrante monouso
avvertenze e le modalità d’impiego. Questa mascherina non è un dispositivo medico chirurgico, né un cosiddetto DPI (dispositivo di protezione individuale); non è adatta all’uso per i bambini sotto i tre anni d’età; non garantisce la protezione dei suoi
utilizzatori dal contagio da agenti patogeni, né il mancato contagio da agenti patogeni a soggetti terzi. La mascherina va prelevata singolarmente con le mani pulite, indossata sul viso inserendo le orecchie all’interno delle fessure presenti alle estremità laterali secon-
L’etica e la pesante responsabilità di intubare i pazienti
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Di «follia e rigurgito centralista» parla Massimiliano Fedriga, il governatore del Friuli-Venezia Giulia, mentre l’omologo lombardo, Attilio Fontana, definisce l’idea giallorossa «una triste deriva burocratico-statalista». E da Venezia, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti rincara la dose: «Accentrare tutto? La burocrazia romana assegna appalti Consip per milioni di mascherine ad una cooperativa di Taranto che assiste i migranti e ha conti in sospeso con la giustizia, bloccando la produzione di aziende trasparenti del nostro territorio. Eccolo, il paradiso centralista». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
do la propria grandezza/geometria del viso. Come detto, può essere indossata solo per brevi periodi. Di fatto, è monouso. Infine, rispetto allo smaltimento, va depositata subito dopo l’uso nei contenitori chiusi da gettare nella frazione del “secco non riciclabile”. Dopo la prima donazione alla Regione Veneto, pari a 2,5 milioni di mascherine, Grafica Veneta ha annunciato una nuova fornitura gratuita «per contribuire a superare questo momento difficile». L’obiettivo è anche lasciare che le forniture di quelle chirurgiche possano essere concentrate nelle strutture sanitarie. L’operazione è resa possibile anche per la disponibilità del distributore e degli edicolanti. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
VINCENZO MILANESI
IL COMMENTO
l Direttore Paolo Possamai è un valente uomo di mare, che ogni giorno, in queste settimane di perigliosa navigazione, affida al suo Diario di bordo preziose annotazioni che stimolano la nostra riflessione, e qualche volta toccano anche il nostro cuore. Facendo riferimento a due recenti fatti di cronaca, tutti e due made in Usa, ma che non riguardano solo gli americani, il Direttore formula due domande: «Che interrogativo ci pone la circolare degli ospeda-
neti capeggiati dal commissario del partito, Lorenzo Fontana: «Sanità centralizzata? Non se ne parla neanche. Il Veneto, con la guida di Zaia e nonostante i tagli dello Stato, ha sviluppato un welfare d’eccellenza, certificato da osservatori italiani e internazionali. Anche nella gestione dell’emergenza virale la Regione sta dimostrando quanto sia importante sia avere bravi amministratori che agiscono sul territorio. Più si spostano i centri decisionali, maggiori sono le sacche di inefficienza, gli sprechi e la deresponsabilizzazione della classe dirigente».
li di New York che autorizza a non intubare i pazienti in stato di salute ritenuti irrecuperabili? Come valutiamo il rifiuto opposto da vari ospedali a malati non provvisti di polizza assicurativa?» Max Weber ci ha insegnato a fare una importante distinzione tra due diversi possibili modi di affrontare le questioni etiche. Le ha chiamate una “etica della convinzione”, e l’altra “etica della responsabilità”. La prima propone soluzioni ai dilemmi etici facendo riferimen-
to soltanto alla convinzione morale di ognuno, quelli da rispettare “senza se e senza ma”. L’altra è l’“etica della responsabilità”, che è termine nel quale pure al fondo c’è il senso della risposta ad una sorta di chiamata da parte di un “dovere”, come nella stessa radice latina del termine latino “respondeo”, a qualcuno, di ciò che faccio, rendendone conto, in qualche modo. Ma qui l’obbedienza ad una richiesta di moralità non è “senza se e senza ma”, perché la persona
che agisce secondo l’etica della responsabilità si fa carico anche delle conseguenze della sua azione. Se non ho a disposizione un numero sufficiente di postazioni di terapia intensiva per salvare tutti coloro che ne avrebbero bisogno, devo pur fare una scelta, perché altrimenti faccio come l’asino di Buridano e non si salva nessuno dei pazienti. Le conseguenze mi guidano nella scelta, comunque dolorosa, ma che mira al recupero più ragionevolmen-
te realizzabile di pazienti con l’utilizzo delle strumentazioni, insufficienti per tutti, oggi disponibili. Questo mi dice l’etica della responsabilità. Se invece mi trovo di fronte al dilemma etico se ricoverare o no un paziente che mi arriva in Emergency, al Pronto Soccorso, e non lo ricovero perché mi arriva in barella, ma non ha la carta di credito tra i denti, la scelta tra una perdita economica dell’ospedale e la salvezza di una vita umana non si dovrebbe porre neppure. Perché
il principio etico è incommensurabilmente più cogente, da un punto di vista etico, che quello di non far guadagnare, o di non far perdere, l’ospedale. È lo stesso principio etico in gioco nel caso precedente. Ma le conseguenze fanno la differenza. Il filosofo morale deve valutare col bilancino del farmacista, dirà qualcuno. In realtà la bilancia pesa pesi ben diversi. Ma sta bene anche l’immagine del filosofo-farmacista. Purché si affronti il dilemma etico alla luce di convinzioni morali e di responsabilità umana, insieme, e si cerchi attraverso quel bilanciamento di risolverlo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere del Veneto Sabato 4 Aprile 2020
LE IMPRESE ❞ Carraro Non si può più aspettare Si rischia di lasciare migliaia di aziende e lavoratori sul lastrico
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Zaia Abbiamo dichiarato lo stato di crisi per agricoltura e pesca Subito strumenti per ripartire
La tensione è palpabile. L’esplosione, imminente. Gli industriali veneti avevano sperato di poter riaprire le proprie attività a metà aprile, visto che il governo ha prorogato le restrizioni anti-Covid sino a Pasqua; speranze mandate in frantumi nel giro di qualche giorno. A distruggerle è stato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, durante un’intervista ieri a Radio1. «Se l’andamento non cambia – ha riferito – il 16 maggio potrebbe essere la data giusta per iniziare la fase due; dipende dai dati». Parole che hanno fatto fare un balzo sulla sedia agli imprenditori veneti, che da settimane chiedono di poter riaprire, per scongiurare una crisi economica talmente pesante da rischiare - sostengono di far crollare il sistema. «Non è più procrastinabile l’apertura delle aziende – afferma il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro – Gli industriali veneti stanno lavorando ad un progetto «Fabbriche sicure» per rendere gli ambienti di lavoro luoghi di massima tutela per la salute di dipendenti, collaboratori e famiglie. Vanno implementate da subito tutte le norme di sicurezza attiva e passiva, ed è necessario prevedere di riaprire le produzioni senza indugi, altrimenti si rischia di lasciare migliaia di aziende e lavoratori sul lastrico». La crisi economica che seguirà la pandemia da coronavirus spaventa. Carraro, proprio per ripartire il più in fretta possibile, nei giorni scorsi ha proposto l’apertura delle fabbriche in agosto, raccogliendo l’opposizione dei sindacati, che, invece, invitano al rispetto dei contratti collettivi. L’ultima puntata ha visto la pro-
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Ripartenza,BorrelligelaConfindustria.IlVenetononci sta.Carraro:chipuòlavorareinsicurezzadevepoterlo fare.Mascherine,intesasuitestconl’ateneodiPadova
VENEZIA
Scienza al lavoro di Michela Nicolussi Moro
Il mondo produttivo scalpita per tornare al lavoro, ma vuole farlo in sicurezza, possibilmente appoggiandosi alla scienza. Un’esigenza recepita dall’Università di Padova, che ha creato un gruppo di lavoro, coordinato dal rettore Rosario Rizzuto, medico e ricercatore, per produrre nel giro di dieci giorni linee guida ad hoc. Dell’équipe fanno parte specialisti di Medicina di Laboratorio e del Lavoro, microbiologi, epidemiologi, virologi e il presidente della Scuola di Medicina, professor Stefano Merigliano, che spiega: «L’idea è di valutare le misure idonee a garantire una riapertura di imprese e fabbriche più sicura possibile. Senza volerci sovrapporre a governo o Regioni, stiamo studiando il modo per minimizzare il rischio di nuovi contagi, per i lavoratori e per la popolazione generale. Il dibattito è ampio e noi abbiamo aperto una riflessione per contribuirvi, ognuno con la propria esperienza, ma nelPADOVA
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Riapertura,spettro16maggio Gliindustriali:«Cosìsimuore» posta, ben accolta, del sottosegretario all’Interno, Achille Variati, di creare un «modello veneto» di ripartenza condiviso, che possa servire da apripista anche per altre Regioni. «È necessario quanto prima un allargamento dei codici Ateco – aggiunge Carraro – Gli imprenditori sono coscienti della gravità dell’epidemia ma oggi è un dovere per tutte le aziende che possono lavorare in sicurezza non pesare sui bilanci dell’Inps, contribuendo con i dovuti versamenti ad alimentare i fondi già al limite per coloro che sono impossibilitati alla ripresa delle proprie attività». I timori del mondo imprenditoriale hanno fatto sì che il
presidente della Regione, Luca Zaia, abbia dichiarato lo stato di crisi per agricoltura e pesca, proprio per limitare gli impatti economici, sociali ed ambientali della pandemia. «La Regione Veneto chiede che siano definiti gli strumenti finalizzati alla ripresa economica», si legge nel decreto. Alcune delle aziende che, al momento, possono rimanere
aperte si stanno attrezzando per riconvertire la produzione e realizzare dispositivi di sicurezza, dalle mascherine ai camici. Il problema è che, poi, i dispositivi devono ricevere la certificazione da Inail o Iss e i tempi burocratici, si sa, sono lunghi: il via libera potrebbe arrivare a emergenza finita. Confindustria Veneto e Università di Padova hanno quindi siglato un accordo per ren-
In laboratorio La ricerca a disposizione delle categorie produttive e della società nel ritorno alla normalità
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Rientro sicuro, l’Ateneo di Padova prepara il dossier con le linee guida Merigliano: «Pronto in 10 giorni» l’ottica di un lavoro di Ateneo, che va al di là dei personalismi». Gli esperti, che stanno raccogliendo documentazione scientifica sul coronavirus Covid-19, sul suo comportamento e sull’efficacia delle misure di controllo dell’infezione, si sono assegnati ciascuno un compito. Che si tradurrà nell’indicazione di come garantire un rientro sicuro in azienda procedendo per ambiti. Per esempio le linee guida dovranno indicare quando un lavoratore potrà considerarsi a rischio alto, basso o zero di contrarre il virus; se sia necessario o meno misurare la temperatura all’ingresso o mettere a disposizione dei termometri; quante persone possano stare in una stessa stanza e a quale distanza; se sia consi-
gliabile continuare a usare la mascherina per l’intera durata della giornata di lavoro; se prima di tornare al proprio posto sia necessario sottoporsi a tampone. E altre disposizioni utili. «Arriveremo a un protocollo agile, di 6-7 pagine, che il rettore deciderà se diffondere pubblicamente o se notificare alla Regione — chiarisce Merigliano —. Tra i provvedimenti sotto analisi, per esempio, ci sono i test sierologici per il riscontro degli anticorpi nel sangue. Potrebbero rientrare nelle linee guida come no, a seconda dei risultati accertati, perché ogni giorno ci sono nuovi contributi scientifici in materia. Ognuno dice la sua, quindi abbiamo ritenuto opportuno partecipare alla discussione in maniera concreta. Siamo
dere l’iter di validazione più snello. Le aziende, soprattutto tessili, potranno far analizzare i loro prodotti dai laboratori del Bo. «Una volta ottenuto l’esito, per il quale si deve attendere da una settimana a dieci giorni – spiega Fabrizio Dughiero, prorettore al Trasferimento tecnologico – le aziende potranno inviare tutti i documenti agli organi competenti. Normalmente queste prove vengono fatte in laboratori privati, magari all’estero, con tempi e costi non indifferenti». Per aderire all’iniziativa è necessario compilare un form su www.unismart.it/ uniticovid19. Silvia Moranduzzo
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L’obiettivo L’idea è di valutare le misure idonee a garantire una riapertura di imprese e fabbriche minimizzando il rischio di nuovi contagi Le ipotesi Il tampone prima di tornare in fabbrica, termometri all’ingresso, mascherina da indossare per l’intera durata del turno, distanze sicure
vicini al territorio — aggiunge il presidente della Scuola di Medicina di Padova — la cultura dell’Università si mette a disposizione della società. Produrremo indicazioni di massima per rendere il più sicuro possibile il rientro sul posto di lavoro». E l’obiettivo è di riuscirci prima della riapertura delle imprese, per dare il tempo alla categoria di organizzarsi e seguire le indicazioni della scienza. Di conseguenza, poiché il nuovo decreto Conte durerà fino al 13 aprile, e così l’ordinanza firmata ieri dal governatore Luca Zaia, dopodiché potrebbe iniziare a riaprire qualcosa, i tempi sono stretti. Teoricamente le linee guida dovrebbero essere pronte entro dieci giorni. E’ stata insomma recepita l’esi-
genza espressa da Confindustria, Unioncamere, Confagricoltura e molte altre associazioni di categoria di poter disporre di indicazioni macro a breve termine. E nel frattempo l’Ateneo tende la mano anche al Sistema sanitario, che ha bisogno di sempre nuove forze. Accogliendo la richiesta della Regione, sono state anticipate le lauree degli infermieri, consegnando il diploma di fine corso a 80 di loro, che hanno discusso la tesi per via telematica. «E’ l’ennesima testimonianza del fatto che l’Università è coesa con l’attività clinica e l’Azienda ospedaliera — completa Merigliano — siamo un’unica forza monolitica». «Tutto ciò è stato reso possibile anche dall’organizzazione interna all’Azienda ospedaliera, che a differenza di quanto accaduto in altre città del Veneto non è mai stata un focolaio del virus — aggiunge Giampiero Avruscio, presidente Anpo (primari) —. L’attenta gestione dei pazienti ha limitato i contagi all’1,3% del personale, consentendo all’ospedale e all’Università di dedicarsi pure alla sperimentazione di farmaci e a una serie di studi sulla pandemia e gli aspetti ad essa correlati. Tra i quali quest’ultimo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano 11
L'ARENA
Sabato 4 Aprile 2020
Veronaeilcoronavirus L’impattosulsistema produttivo esuiservizi
AgenziadelleEntrate: soloserviziweb
Agenziadelle entrate-Riscossione comunica che la chiusura al pubblicodeglisportelli èstata prorogata fino a nuova comunicazione. I contribuentipossonoutilizzareiservi-
zi web, sul sito www.agenziaentrateriscossione.gov.itesull’AppEquiclick. Il decreto legge “Cura Italia” (D.L. n. 18/2020) sospende notifiche e riscossione fino al 31 mag-
gio,mentrele cartelle dipagamentogiànotificateeconscadenzanel periodo compresotra l’8 marzo eil 31maggio,dovrannoesserepagateentro il30 giugno.
SETTORI. Ilcoronavirus tiene chiusiglihotel del lago,che disolito aPasqua eranoin pienaattività. Federalberghistima un dannoeconomico ingente,anche nell’indotto
Turismo, sul Garda un calo del 50% DeBeni:«Quest’annopartiremo forseagiugnoe mancheranno molticlienti stranieri.AiComuni chiestiaiuti perlaripartenza» Francesca Lorandi
Oggi sarebbe dovuta iniziare ufficialmente la stagione turistica sul Garda, come da tradizione una manciata di giorni prima della Pasqua: tutti gli hotel aperti, albergatori impegnati a raccogliere prenotazione per i mesi estivi, in un’agenda già piena sebbene la primavera appena iniziata. E migliaia di lavoratori già impiegati nelle strutture ricettive. Perché queste settimane, tra festività pasquali, ponti del 25 aprile e del primo maggio, hanno sempre rappresentato un importante trampolino per l’inizio della stagione turistica e anche lo scorso anno l’affluenza di turisti era stata buona. E invece quest’anno il Coronavirus ha reso anche il lago irriconoscibile. Oggi tutti le attività sono chiuse, come previsto dal decreto, e lo saranno ancora per diverse settimane. Ancora non si sa quante. Con la conseguenza
che anche 10mila lavoratori stagionali, ai quali vanno aggiunti i dipendenti con contratto a tempo indeterminato, sono a casa. «Sicuramente resteremo chiusi per tutto il mese di aprile e la prima metà di maggio, ma non vogliamo spingerci oltre con le previsioni», commenta Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto, alla quale sono associate 400 strutture. «La ripresa, quando avverrà», aggiunge, «sarà molto lenta e non facile sotto molti aspetti. Costringerà gli operatori a ridurre il personale, una enorme perdita di capitale umano. Ci sarà la necessità di adottare rigorose e certificate misure di sanificazione perché il cliente vorrà avere la sicurezza di dormire in stanze non contaminate». Clienti che, necessariamente, saranno per lo più italiani. «Si potrà fare affidamento su un turismo quasi esclusivamente interno», aggiunge De Beni, «mentre l’80% de-
Metalmeccanica,l’acciaieriadiVallese
Nlmk riapre la produzione mascattalosciopero
Turistisul lungolago diBardolino
gli ospiti abituali sono stranieri, soprattutto di lingua tedesca». Inevitabilmente gli imprenditori del settore stanno già quantificando le perdite e «anche avvalorando l’ottimistica prospettiva di riapertura a giugno», sottolinea il presidente di Federalberghi Garda Veneto, «il danno economico sarebbe comunque enorme. Si stima una flessione negativa dei flussi di fatturato dal 50 al 60 per cento». De Beni cerca di mantenere l’umore alto. Infondendo ottimismo tra i suoi e tessendo relazioni che saranno fonda-
mentali per il “post crisi”. Un paio di settimane fa, insieme a Paolo Arena, presidente di Confcommercio Verona, aveva inviato a tutti i Comuni della sponda veronese del Garda una lettera con una serie di richieste a supporto della categoria: dal taglio e differimento della tassa sui rifiuti alla riduzione dell’Imu e dell’imposta per le insegne, oltre al dimezzamento dell’ammontare annuale del canone relativo all’occupazione del suolo pubblico. Si chiedeva anche l’impegno ad utilizzare l’imposta di soggiorno per azioni mirate di promo-
zione turistica straordinaria per il rilancio del lago di Garda, una volta conclusa l’emergenza. «Dai Comuni stanno arrivando segnali confortanti», ammette De Beni, «al momento Garda e Brenzone ci hanno risposto per iscritto mentre ho ricevuto rassicurazioni telefoniche da parte dei Comuni di Lazise e Peschiera. Ci conforta constatare che le amministrazioni locali dimostrino solidarietà, consapevoli che aiutando il settore alberghiero in realtà aiutano anche l’indotto e quindi gran parte dei concittadini». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Leaziende sono alleprese con l’emergenzacoronavirusecon gliordinativi con scadenzeda osservare.Acontinuare a lavorarenonci sonosolo le aziende’alimentariequelle legateal comparto sanitario. Maancheil metalmeccanico.E inalcuni casile sigle si oppongono.Comealla Nlmk VeronadiVallesedi Oppeano dovesono stati indetti tre giornidisciopero, daoggi fino a lunedì,proclamatodalla Fiom Cgiledalla FimCisl. Giovedì la direzionedell’acciaieria ha annunciatoasindacati eRsula volontàdi ripartireoggi con la produzione,sebbenea regime ridotto:primal’acciaieria epoi altreareedellostabilimento, quellechesi occupanodiforgia, qualità,trattamentitermici,per untotaledicirca 120 lavoratori richiamatial lavoro.Unico esclusodalla ripartenza,il repartodilaminazione. L’aziendahaspiegato che questasceltaènecessaria perchériguardalalavorazione diacciainecessariper le filiere definiteessenziali, le uniche
CAMPAGNA. Secondo Terranostra, soloaVeronail dannoè di8 milioni in tremesi di chiusura
Agriturismi, crollo con rilancio «APasquapranziadomicilio» Alcunestrutture consegnano vino,prodottie piatticucinati Luca Fiorin
Agriturismi: ammontano ad 8 milioni di euro a Verona, e 30 in Veneto, le perdite calcolate per tre mesi, dall'inizio delle chiusure dovute al coronavirus, da Terranostra Verona, associazione di Coldiretti. «Il danno è destinato ad aumentare, se si pensa all’approssimarsi delle festività pasquali caratterizzate ancora dal blocco degli spostamenti», afferma Stefano Chiavegato, che di Terranostra è il presidente. «Temo che impiegheremo lungo tempo per riprenderci da questa crisi», aggiunge. Intanto, in seguito all'apertura alla consegna a domicilio delle spese e dei pasti annunciata questa settimana dall'assessore regionale al Turismo Federico Caner, è partita la corsa a fare nuove proposte. Gli agriturismi di Terranostra hanno elaborato menù e modalità di consegna che possono essere scoperti sul sito di Coldiretti o sulla pagina facebook dell'associazione. Per Alessandro Tebaldi, il presidente di Agriturist Verona, la deroga concessa dalla Regione «costituisce
una buona notizia». In questo modo, secondo lui, si va anche incontro ai bisogni della popolazione. «Ora speriamo che arrivino i contributi del Governo per gli agriturismi che hanno solo alloggio», aggiunge. Alberto Sartori, titolare dell’agriturismo La Pila di Villa Bartolomea, è tra questi ultimi. «Attualmente siamo bloccati, oltre che dall’emergenza, anche dalla burocrazia, visto che nell’ultimo decreto nelle attività indispensabili sono state incluse quelle alberghiere, ma non gli agriturismi», racconta. «Siamo grati alla Regione, perché consente alle aziende agrituristiche del nostro territorio di riprendere l’attività, fornendo alle famiglie venete prodotti freschi e piatti cucinati secondo la tradizione; i nostri agriturismi sono sul portale iprodottidalcampoallatavola.cia.it», commenta Marta Turolla, la direttrice di Cia Agricoltori Italiani Verona. Intanto c’è chi si è già organizzato. Come Giovanni Mattia Ederle, dell’agriturismo Corte San Mattia di Verona. Il quale racconta che per Pasqua e Pasquetta proporrà
StefanoChiavegato (a sinistra) presidentedi Terranostra
AlessandroTebaldi
un pranzo completo, comprendente perfino l’arrosto di pecora brogna e l'agnello. Anna Rizzi, dell’azienda Seiterre di Salionze sul Mincio, sta invece preparando le consegne di vino e birra a spese zero. Tra le aziende di Cia Verona che hanno attivato il servizio a domicilio figurano Fattoria Monte Baldo (formaggi), Terre di Gnirega (vini), Apicoltura Bonfante Silvia, Fattoria Margherita, Azienda agricola Marcheluzzo Irene e L’Orto di Carla (frutta e verdura), Le Tende di Fortuna e Lucillini (vino biologico) e Corte Figaretto (vini della Valpolicella). •
Pan:«Tutela dellaproduzioneitaliana»
Cereali,èvenetoilprimo accordoquadrodifiliera ÈVenetoil primoaccordo quadrodi filierasottoscritto traorganizzazioni professionaliagricole, consorzi delledenominazionid’origine, cooperativeagroalimentarie associazionidicategoria degli essicatoiedei centridi raccolta,che valeper le campagnecerealicole del triennio2020-22. A sottolinearloèGiuseppe Pan, l'assessoreregionale all'Agricoltura,secondoil quale «ildecretoCompetitività sulle filiereapprovatodalla ConferenzaStato-Regioni per affrontaregli effetti dellacrisi dacoronavirus,oraaggiunge un incentivoinpiùa quell'intesa, cheèstata sottoscrittaa vantaggiodellaqualitàedella sicurezzadelsettore agro-zootecnico». Ilpatto, cheè statoadottato perla primavolta esubase volontaria,hagli scopi di controllarei prezzidiacquisto edivenditadel maisda granella.Il granturcoè strategicoper le filiere agro-zootecnicheealimentari, inparticolareper le produzioni Dop.El’accordoquadro prevedeche tuttii soggetti aderentiutilizzino solo prodottoad origineitaliana certificata.«Ildecreto competitivitàoraaggiungeun ulteriorevantaggio economico aquestaoperazione didifesa dell'agro-alimentaremade in Italy»,sottolinea l'assessore.
L’assessoreGiuseppe Pan Secondoil quale«è concontratti disecondolivellocomequesto chesiriesce atutelarela competitivitàdellafilierae si miglioranoanche le capacitàdi autoapprovvigionamento,così importantiinmomenti dicrisi comel’attuale». Conil provvedimento approvato dallaconferenza Stato-Regioni il modellodelcontratto delgrano,a sostegnodelquale ilMinistero dellePoliticheagricoleha stanziato40 milionidi eurosino al 2022,viene esteso amais, legumi esoia, conun contributoparia 100euro per ettarocoltivato. Lo stanziamentoprevistoammonta a11 milionidieuro complessivi peril maise9 milionidieuro per legumiesoia. Loscopo della normaèquellodimigliorare l’approvvigionamentodi maisda granella,grano,soiaelegumidi qualitàestabilizzare i rapporti tra agricoltorietrasformatori. Lu.F.
chenonostantel’emergenza coronaviruspossonorimanere attive.La NlmkVerona nel2018, annoalquale risalgonogli ultimi datidisponibili, pur avendo registratounacrescitadel 10,2% deiricavi,aveva segnatouna contrazionedeimargini, con un risultatonetto negativoper 20,7 milioni,accompagnatodaun Ebitdadi-3,8 milionieun Ebitdi -16,8milioni. Ladecisionedell’azienda èstata subitocontestata dai sindacati. «Anostro avviso»,hanno commentatoFiomeFim, «èuna sceltaforzataestrumentale, finalizzatasolo avoler far ripartire lostabilimentoper motivi strettamenteeconomici, mettendoinsecondopiano ilvero problemaattuale, cioè latutela dellasalutepubblica.Una scelta», hannoaggiunto, «inaccettabileed eticamenteirresponsabilenei confrontidei lavoratorie dell’interoterritorio». Perquestimotivi FiomeFim hannoproclamatolo scioperodi tuttii repartidaoggi alle 14, quandosarebbe dovuta ricominciarel’attività,a lunedì. F.L.
BorsaMerci diVerona LISTINO PREZZI DEL 3/4/2020
PROD. AVICUNICOLI VIVI
(al Kg.)
Polli: 1,22 - 1,24. Galline: pesanti 0,26 - 0,30; rosse 0,23 - 0,27; livornesi 0,12 - 0,14. Oche: n.q. - n.q. Anitre mute: 2,30 - 2,35. Faraone: d'allevamento tradizionale 2,20 - 2,25. Tacchini: 1,42 - 1,44. Tacchine: mini da kg. 3,5/4,2 n.q. n.q.; medie da kg. 4,5/5,5 n.q. - n.q. Capponi: d'allevamento tradizionale n.q. - n.q. Galletti: Golden tipo Comet 2,65 2,70; Tipo Livornese 2,85 - 2,90. Uova: fresche cat. "A" (100 pezzi) provenienti da allevamenti in gabbia arricchita: XL grandissime da 73 gr. e più 15,10 - 15,10; L grandi da 63 a 72 gr. 13,00 - 13,00; M medie da 53 a 62 gr. 11,70 - 11,70; S piccole meno di 53 gr. 9,90 - 9,90; fresche cat. "A" (100 pezzi) provenienti da allevamenti a terra: XL grandissime da 73 gr. e più 18,00 - 18,00; L grandi da 63 a 72 gr. 15,90 - 15,90; M medie da 53 a 62 gr. 14,80 - 14,80; S piccole meno di 53 gr. 12,00 - 12,00.
PROD. AVIC. MACELLATI
(al Kg.)
Polli: tradizionali 2,40 - 2,50; a busto rosticceria gr. 1.000; gr. 1.100; gr. 1.200 2,05 - 2,15; a busto 2,40 - 2,50. Galli: Golden Comet tradizionali 3,70 - 3,80; Livornesi tradizionali 4,60 4,70. Galline: tradizionali leggere 1,75 1,85; a busto pesanti 1,75 - 1,85; leggere 1,75 - 1,85. Faraone: tradizionali 3,50 - 3,60. Tacchini: a busto 2,32 - 2,42. Anitre: femmine: tradizionali 4,10 4,20; a busto 5,00 - 5,10. Parti di pollo: petti con forcella 5,30 - 5,40; cosciotti 2,00 - 2,10; ali non separate 1,55 - 1,65. Parti di tacchino: femmine: fesa 5,80 - 5,90; cosce 2,35 - 2,45; ali 1,35 - 1,45. Maschi: fesa 5,80 - 5,90; cosce 2,25 - 2,35; ali 1,35 - 1,45. Conigli: macellati freschi nazionali 4,55 - 4,65.
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PRIMO PIANO
SABATO 4 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: giro di vite nel Veneto
Zaia, ordinanza bis Mercati “blindati” maschere e guanti per chi fa la spesa Stretta sui florovivai, cancelleria in vendita al supermarket La nuove misure in vigore nel Veneto da oggi a Pasquetta Filippo Tosatto / VENEZIA
«Io faccio il tifo per la riapertura delle attività, ci stiamo lavorando e solleciteremo il Governo in questa direzione, ma il primo dovere è tutelare la salute dei veneti. L’ulteriore sacrificio che vi chiedo sarà un investimento nell’immediato futuro: stamani, per la prima volta, il numero delle guarigioni supera quello dei ricoveri, finalmente intravvediamo la luce in fondo al tunnel, sarebbe folle vanificare i progressi raggiunti con scelte irresponsabili». È il prologo di Luca Zaia all’ordinanza bis in vigore da oggi alla mezzanotte Pasquetta (13 aprile): confermati i divieti precedenti – blocco del commercio festivo ad eccezione di edicole e farmacie, l’attività motoria consentita nel raggio di 200 metri da casa – spuntano ulteriori regole e restrizioni. Vediamole in dettaglio. PROTEZIONI INDIVIDUALI OBBLIGATORIE
Premesso che la distanza utile a quanti desiderano sgranchirsi le gambe e assaporare una boccata d’aria va intesa «in linea d’aria» - cioè depurata da eventuali ostacoli che allunghino il percorso “netto” esponendo i malcapitati a sanzioni - il governatore vara una stretta sui mercati, all’aperto e al chiuso, e le analoghe attività di vendita di generi alimentari ( su spazi pubblica e privati) dove sono stati segnalati sovraffollamenti pericolosi. Quelli superstiti (molte amministrazioni li hanno sospesi a
tempo indeterminato) proseguiranno l’attività solo in presenza di un piano, adottato dai sindaci e trasmesso ai commercianti, che garantisca «chiara perimetrazione» della superficie, con una sola entrata ed un’unica uscita controllate da polizia locale o vigilanze private che controllino il distanziamento sociale, l’accesso graduale e il rispetto del divieto di assembramento». Stile super-
Il governatore: «Stiamo già lavorando al piano di riapertura ma ora serve un ultimo sforzo» market, insomma. Non è tutto: «Sia i venditori ai banchi che i clienti, oltre che rispettare le distanza di sicurezza di almeno un metro dovranno essere muniti di mascherine e guanti protettivi». La regola, peraltro, varrà anche per tutti gli altri esercizi commerciali aperti. Che succede se l’avventore non riesce a procurarsi i materiali di protezione canonici? «Si copra naso e bocca con un foulard o una sciarpa e ricorra al gel igienizzante». Evitateci di fare i secondini, ci appelliamo al buonsenso». PIANTE: SOLO CONSEGNE A DOMICIILIO
Detto dell’obbligo di dispositivi protettivi estesi ai supermercati, questi ultimi - in deroga alla prassi attuale - sono autorizzati, anzi esortati, a consentire «l’acquisto di materiali di can-
il sottosegretario
Variati: «Guardia alta per battere il contagio» VENEZIA
«I risultati che vediamo significano una cosa: che le misure restrittive decise dal governo, aspre e difficili, sono servite e stanno dando frutto. E questo grazie alla collaborazione di tutti. Ci vuole adesso ancora pazienza e ancora responsabilità». Lo afferma in una nota il sottosegretario all'Interno, Achille Variati. «Se molliamo troppo presto - prosegue Variati - se ricominciamo a uscire
Achille Variati
celleria, necessari ai ragazzi per le loro attività di studio». Tant’è. Il sole di primavera spinge a coltivare il giardino e il rischio di un assalto a florovivaisti e garden center è dietro l’angolo: «Per fiori, piante e materiali da giardinaggio è consentita esclusivamente la consegna a domicilio», recita l’ordinanza, che limita l’acquisto diretto agli angoli verdi dei centri commerciali. Una circostanza accolta con «preoccupazione» dai coltivatori della Cia di Padova, allarmata dalle ricadute economiche del provvedimento. Via libera invece alla «manutenzione del verde pubblico e privato per interventi indifferibili volti a prevenire danni alle persone e al patrimonio arboreo e naturale, comprese, ad esempio, le aree turistiche». E l’accesso agli orti sociali urbani da parte degli anziani? «È permesso se rientra nel raggio dei 263 passi». LE MULTE VERSATE NEL CONTO SOLIDALE
Scontata la deroga in favore delle «opere di protezione civile urgenti» a condizione che «gli operatori indossino tutti gli strumenti di protezione previsti», c’è una novità riguardante le sanzioni pecuniarie (da 400 a 3 mila euro con riduzione del 30% previa oblazione entro trenta giorni) ai trasgressori: «Per raccogliere offerte a sostegno degli immensi costi che sta sostenendo la nostra sanità, le somme che verranno raccolte con l’emissione delle ammende per la violazione delle norme, saranno versate
senza necessità o se si moltiplicano i contatti quella curva tornerà a crescere. E capiamo tutti quanto questo sarebbe catastrofico. Quindi il concetto è: stiamo vincendo, grazie alla mobilitazione e allo sforzo di tutti noi; ma non è finita, e dobbiamo tenere alta la guardia fino ad abbassare ancora la forza del contagio. Un ringraziamento speciale va naturalmente alle forze dell'ordine, donne e uomini che fanno il proprio dovere al servizio del bene comune, anche in una difficile emergenza come questa in cui sono chiamati a uno sforzo monumentale. Assieme ai medici, agli infermieri, ai rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali - conclude Variati - che lavorano senza fermarsi». —
Affollamento al mercato di Padova: l’immagine, scattata sette giorni fa, ha suscitato allarme e polemiche
l’aCCordo
Confindustria e Bo uniti per validare i dispositivi Confindustria Veneto e Università di Padova hanno siglato un accordo per la validazione tecnica delle mascherine e di altri dispositivi protettivi quali camici e calzari: l’obiettivo, affermano il direttore confindustriale Carlo Stilli e il prorettore Fabrizio Dughiero, è quello di «dare tutto il supporto necessario alle imprese che si candidano a convertire le proprie produzioni per contribuire al contrasto dell’emergenza virale».
sul conto corrente solidale attivato dalla Regione» che, en passant, ha raggiunto i 20 milioni di donazioni articolate in 26 mila piccoli e grandi versamenti. TEST, TAMPONI E APPELLO AGLI SCIENZIATI
In conclusione del briefing. uno sguardo allo screening sanitario in atto: «Le persone positive al test, come previsto, aumentano. È l’effetto dello sblocco dei 10 mila tamponi in accumulo, da lunedì il Veneto, unica regione in Italia, sarà dotato di un nuovo macchinario in grado di analizzare 7-8 mila tamponi. L’abbiamo acquista-
ta per i test del professor Andrea Crisanti e sarà installata nel suo laboratorio». Il dubbio: la riapertura progressiva sarà condizionata alla ventilata “patente di guarigione”? «No, avverrà in modo graduale a prescindere dai test anticorpali. L’indagine sierologica condotta dalle università di Padova e Verona è un’ulteriore opportunità che la Regione vuole percorrere fino in fondo. Spetta agli scienziati indicarci quando sarà possibile allentare le restrizioni in sicurezza. Confidiamo si esprimano in modo chiaro e univoco». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN BREVE Nuovi termini Domande prorogate per i buoni scuola
Costruttori Riconversioni Ghiotti: azioni di sistema Labomar, una linea per riaprire i cantieri per gel igienizzante
La Regione Veneto ha posticipato i termini di scadenza per richiedere il buono-scuola sia per gli istituti scolastici, sia per le famiglie. I primi hanno tempo sino al 16 aprile per iscriversi alle procedure di accesso nel sito della Regione e sino al 30 giugno per confermare le domande dei richiedenti. Le famiglie degli alunni delle scuole paritarie, invece, possono presentare domanda, sempre via web, a partire dal 9 aprile prossimo e fino alle ore 12 del 12 giugno.
Ance Veneto si dichiara pronta a fare la propria parte «per far ripartire l'economia», e sull'ipotesi dei cantieri aperti in estate sottolinea che «la decisione di tenere aperto in agosto è realizzabile, ma solo dopo il dialogo e la condivisione con i lavoratori e le parti sociali». Così il presidente dell'Associazione veneta dei costruttori, Paolo Ghiotti: «Questa non può essere una decisione di un soggetto rispetto ad un altro, ma dev'essere un'azione di sistema».
La Labomar di Istrana, azienda di integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici, ha adattato i propri macchinari e ha avviato la produzione di un gel a base alcolica per la pulizia delle mani. I flaconcini da 50 ml saranno donati alle istituzioni locali e distribuiti attraverso la farmacia Bertin di Istrana. Gli ordini sopra i 2.000 pezzi, saranno gestiti direttamente. La linea operativa fino a termine emergenza può produrre fino a 80 mila pezzi a settimana.