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4 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 2 Aprile 2020
-36
IlVenetoelalottaalvirus
PERLAPRIMA VOLTAIN 40GIORNI CALANOI RICOVERIOSPEDALIERI
Rallentaancora lacorsa dei contagi:ieri “solo” +3,9%
ILNUMEROÈDIMINUITO SOPRATTUTTONEL TREVIGIANO,MENTRECISONO STATIAUMENTILEGGERINEL VERONESEEPADOVANO
-12
I RICOVERI NELLE TERAPIE INTENSIVE VENETENELGIRO DITRE GIORNI
DASEGNALAREANCHECHE SONOSALITEA605ANCHELE PERSONE“NEGATIVIZZATE” DOPOAVERAVUTOILVIRUS, SPECIEAPADOVAETREVISO
IDIVIETI. Zaia :«Selasperimentazionesugli anticorpi colprelievo del sanguefunziona, saràlabase perla“patente diguarito“.E quinon sidevetornare in emergenza»
«Faròun’ordinanzapiùrestrittivadiRoma» «IlVenetonondevefarelafinedi Inumeri HongKongdoveètornatol’incubo Riaperturaattività?Peroranonse Inumeriunpo’ neparla.Ue?Soldi,nonmessaggi» migliorano «Non si può parlare di buone notizie in piena emergenza coronavirus. Al momento, però, il sistema della sanità regge». Così il governatore, Luca Zaia, ieri durate il quotidiano discorso ai veneti in diretta social. «La situazione è sotto controllo - spiega-. Tutte le 825 postazioni di terapia intensiva sono allestite e ora stiamo lavorando per attivarne altre, anche se spero di non doverle mai usare. Il quadro però potrebbe cambiare. Quindi serve non abbassare la guardia». E cioè: stare a casa e seguire le ordinanze. DECRETI, ORDINANZE E MISURE. Ieri mattina si era in atte-
sa del decreto del governo, poi uscito ieri in serata, per il prolungamento delle chiusure a dopo Pasqua. Ma avvisa: «Noi abbiamo già preparato una ordinanza ancora più restrittiva dell’attuale che conferma quanto già adottato e qualcosa in più». Zaia oltre non si sbilancia (aveva accennato a “strette” sui mercati). IL CASO HONG KONG. Il nuovo
provvedimento di Conte sarà valido fino al 13 aprile. Ma le imprese? Zaia è cauto: «Al momento non ci sono le condizioni per riaprire. Certo, la diffusione del contagio è sopita, ma dobbiamo fare in modo che si cementifichi la diga rispetto al coronavirus. Dobbiamo evitare di fare la fine di Hong Kong». L’ex colonia britannica dopo l’emergenza di inizio anno era ritornata tra le prime alla normalità: uffici aperti, aziende operative, mezzi pubblici in funzione, parchi e ritrovi riaperti. Ma è durata poco. Nei giorni scorsi un improvviso picco di casi ha fatto scattare l’allarme e via, di nuovo tutti isolati. Continua Zaia: «Dobbiamo fare in modo che quando le imprese riapriranno, non si torni indietro. La sperimen-
tazione del test sierologico come “patente di guarito” va in questa direzione. Sperimentazione che non è ancora partita», precisa. EUROPA. Sul fronte politi-
co-economico poi Zaia è duro: «Quando riapriranno i mercati l’Europa deve garantire che tutti siano sulla griglia di partenza con le stesse possibilità». E torna a ricordare quanto la Germania abbia stanziato per le sue aziende. «Per anni abbiamo sentito parlare di aiuti di Stato. Ora troviamo le nostre aziende a pezzi e quelle tedesche belle e pronte? No, così non vale. Abbiamo avuto grandi messaggi di solidarietà dei leader europei, ma non ce ne facciamo nulla. Vogliamo i soldi. Fino ad ora l’atteggiamento dell’Europa è stato inconcepibile». FAKE E GAFFE. Da segnalare
lo scivolone del governatore. L’altro giorno ha declamato in diretta Fb una poesia attribuita, a suo dire, a uno storico greco del 200 a.C., poi scoperto inesistente, tale Eracleonte da Gela. «Il componimento narra una storia simile alla nostra alle prese col coronavirus: gente costretta a rimanere a casa per combattere “un male nell’aria che respiriamo”». Zaia, entusiasta, ha voluto condividerlo con i veneti in diretta streaming insieme al messaggio di speranza della poesia. Salvo poi scoprire lo scherzo, un pesce d’aprile. A inviargli il testo farlocco è stato il suo ex portavoce, oggi presidente del Teatro stabile del Veneto, Gianpietro Beltotto. «Una fake sì, ma d’autore», ha dribblato ieri Zaia. Per poi farne subito un’altra. Anzi un bel po’ a raffica: starnuti a go-go davanti ai microfoni delle tv e la mano davanti alla bocca. Educatissimo. Ma non ai tempi del coronavirus. Serviva il gomito. • © RIPRODUZIONERISERVATA
2.000
2.287
Belluno Padova Rovigo
Malevittime non rallentano
«I dati cominciano a muoversi in maniera giusta» ha detto ieri mattina il governatore Luca Zaia. Iniziano appena. Ieri sera il report del 1° aprile di Azienda Zero diramato dalla Regione ha certificato che c’è stato un nuovo aumento di contagi, ma con un ulteriore rallentamento della crescita: +3,98%. C’è stato anche, in parallelo, un aumento delle persone messe in isolamento fiduciario perché “contatti” di persone risultate positive oppure a loro volta positivi al virus ma senza sintomi pesanti: sono tornati sopra i 20 mila. La buona notizia di ieri però è un’altra: per la prima volta dall’inizio dell’epidemia in Veneto c’è stato un calo di persone ricoverate nei reparti “non gravissimi” degli ospedali: sono scesi sotto i 1700. E in parallelo c’è un altro dato positivo: negli ultimi tre giorni si è passati da 360 a 348 persone ricoverate nelle terapie intensive. La notizia è molto bella, ma bisogna ricordare che la rianimazione ha registrato cali anche per il numero di decessi negli ospedali: +24 nelle ultime 24 ore, con il numero di vittime che (compresi alcune date delle case di riposo) in Veneto è salito oltre quota 500, precisamente a quota 517. Il primato negativo è sempre quello del Veronese: 152 vittime conteggiate in totale, nettamente più di quelle del Trevigiano che è a 109 lutti. Sono i due picchi del Veneto: dietro a 84 morti resta il Padovano, che vede il Veronese vicinissimo anche nei conteggi del numero di contagi totali. • P.E.
2.368
Casi totali
Treviso 1.500
1.554
Venezia Verona
1.327
Vicenza
1.231
1.000
460
500
140 L’EGO-HUB
Cristina Giacomuzzo
Contagi, i diversi andamenti delle province venete
23 24 25 26 27 28 29 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 1 marzo aprile febbraio Fonte: Dipartimento Cardio-toraco-vascolare Università di Padova
PERIMALATIINCASA. Videoconferenza con Lanzarinesiglesindacali
«Microteam coi medici dibaseperipositivi» L’assessore: «C’è la richiesta dipoter monitoraregli asintomatici».Fimmg: «Lavorareconl’Usca» Mmg + Usca = microteam per i pazienti Covid -19 in casa. Sembra quasi una formula matematica, ma è invece l’idea che è stata proposta, ed è ora in fase di definizione, sul tavolo dell’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin, per fronteggiare sul territorio il coronavirus. Ieri l’assessore, con il direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, ha tenuto una videoconferenza a cui hanno partecipato i rappresentanti delle sigle sindacali dei medici di base. Spiega il segretario regionale Fimmg, Domenico Crisarà: «L’azione di monitoraggio e assistenza a domicilio che viene effettuata dai medici di famiglia si è dimostrata una delle carte vincenti per il contrasto alla diffusione del
Ilpresidente Zaia tragli assessori Lanzarine Bottacin
virus». Ed è la direzione si vuole continuare a mantenere. Stando però alle ultime direttive della Regione, la telefonata quotidiana al paziente positivo asintomatico in isolamento fiduciario, spetterebbe al servizio di Telesoccorso. Spiega Lanzarin: «Le organizzazioni dei medici hanno chiesto di poter farsi parte attiva
in questo parte del percorso e ora stiamo lavorando per poter procedere in questo senso modificando la procedura». La proposta della Fimmg sarebbe quella di creare un “microteam“ tra il medico di base e l’Usca, unità speciali di continuità assistenziali, deputata al controllo dei positivi sintomatici. Spiega Crisarà: «L’o-
biettivo è far in modo che i medici di base e il medico Usca diventino un ulteriore strumento operativo della medicina di famiglia». Fermi restando, dunque, i compiti dell’Uscat (visite a domicilio dei sintomatici e terapia farmacologica sperimentale) i medici chiedono di poter monitorare e assistere i pazienti positivi asintomatici e i dimessi. E di avere un ruolo anche nel monitoraggio dei sintomatici. Quanto verrà accolto e diventerà parte del protocollo operativo sarà dato a sapere fra qualche giorno. In tema di mascherine, va segnalato che il sindacato Snami ha presentato una denuncia contro il presidente della Regione, Luca Zaia. L’accusa ipotizzata è quella di epidemia colposa. «Per aver cioè esposto i medici all’epidemia lasciandoli senza protezione e dispositivi non avendo distribuito le mascherine prioritariamente a questa categoria», è la posizione della sigla. La Fimmg si dissocia: «La responsabilità è da addebitare alla organizzazione operativa che non considera i medici di famiglia tra i più esposti e non alla volontà politica». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA
L’UNIVERSITÀUSA BOCCIA LO STATO E PROMUOVE LA REGIONE. Zaia ringrazia ma avverte: «Adesso sapremmo cosa fare davvero: blocco totale dalla prima sera di Vo’»
Harvard:«L’Italiadovevaimpararedalmodelloveneto» «L’approcciofattosu tamponi eisolamenti hadato risultati» Piero Erle
L’Italia intera avrebbe dovuto seguire l’esempio del Veneto nell’affrontare l’epidemia da Covid19. È il messaggio del lungo articolo pubblicato dalla Harvard business review (della celebre università di Harvard, a Chicago) “Lezioni dalla risposta dell’Italia al coronavirus” e redatto da Gary P. Pisano, Raffaella Sadun e Michele Zanini per
«evitare che Usa ed Europa ripetano gli errori italiani». L’articolo è già stato contestato pubblicamente nel nostro paese. Ma colpisce che nella analisi gli autori riservino ben altro giudizio al Veneto, tanto da essere pubblicamente ringraziati dal governatore Luca Zaia. APPRENDERE. L’articolo sotto-
linea che l’Italia avrebbe fatto bene a capire la diversità delle risposte delle Regioni ri-
spetto allo tsunami virus: «L’esempio più evidente è il contrasto tra gli approcci adottati dalla Lombardia e dal Veneto, due regioni limitrofe con profili socioeconomici simili». Infatti «il Veneto è andato molto meglio e la differenza starebbe nell’approccio «molto più proattivo al contenimento del virus». Il Veneto ha mirato a “test approfonditi su casi sintomatici e asintomatici precoci”; tracciamento proattivo di potenziali positivi (la famosa decisione di allargare i tamponi anche ai contatti “non stretti” di chi risultava positivo); quarantena anche per chi è
in attesa dei risultati. Altra mossa positiva, il voler raccogliere se possibile i campioni non in ospedale, ma direttamente dalla casa dei pazienti. Gli studiosi di Harvard riconoscono al Veneto anche «sforzi specifici per monitorare e proteggere l’assistenza sanitaria e altri lavoratori essenziali». E sottolineano la differenza di numero di tamponi eseguiti: a ieri sera, 112 mila in Veneto contro i 121 mila della Lombardia che però ha il doppio di abitanti. LALEZIONE. Conclusione: «Si
ritiene che l’insieme delle politiche attuate in Veneto ab-
bia notevolmente ridotto l’onere per gli ospedali e ridotto al minimo il rischio di diffusione di Covid-19 nelle strutture mediche, un problema che ha avuto un forte impatto sugli ospedali lombardi». E questo «avrebbe dovuto essere riconosciuto fin dall’inizio come una potente opportunità di apprendimento. I risultati emersi dal Veneto avrebbero potuto essere utilizzati per rivedere presto le politiche regionali e centrali», invece lo si è capito solo più tardi. «COSASIDOVEVA FARE». Non
è che tutto fili liscio: Zaia an-
che ieri ha confermato che ci sono problemi nel trovare i reagenti per esaminare i tamponi anche se «l’azienda ospedaliera di Padova ha portato la capacità lavorativa a circa 3 mila tamponi al giorno: ne hanno però forse 9 mila in frigo perché lì affluiscono quelli di buona parte delle altre aziende venete, tanto che il dg Flor ha chiesto di frenare gli invii». Si superano i sei giorni di attesa dei risultati, ma si prova ad aumentare la produzione: «Abbiamo anche interessato i privati e per i reagenti con il prof. Crisanti ci si sta organizzando a farseli qui». Ma di certo, conclude
Zaia, il Veneto ha imparato la sua stessa lezione: «Se ricapitasse, sappiamo tutti cosa si dovrebbe fare: già la prima sera di Vo’ andava fatta una ordinanza che bloccasse tutto subito. Tutti a casa, per isolare subito i piccoli focolai familiari. Ma nessuno allora avrebbe accettato. Noi ora mettiamo assieme tre strategie: tamponi, test anticorpali e test sierologici. Una risposta efficace al virus deve essere orchestrata come un sistema coerente di azioni intraprese contemporaneamente». Il modello veneto, appunto. • © RIPRODUZIONERISERVATA
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Giovedì 2 Aprile 2020 Corriere del Veneto
VE
Primo piano L’emergenza sanitaria
IL CONTAGIO La mappa del virus
Tra parentesi i dati registrati martedì 31 marzo
348 (352)
9.748
8.626
Positivi al Covid-19
Attualmente positivi
(9.374)
in Terapia intensiva
1.696 (1.732)
I FOCOLAI
961 (873)
489(465)
Guariti
Deceduti in strutture di ricovero
103
Verona
1.376
Vicenza
85
Comune di V0’ (PD)
1.557
471 19
Treviso
73
2.323
Ricoverati deceduti
Belluno
Casi confermati per provincia
Fonte: Regione Veneto. Dati del 01/04 0re 17.00
517
(8.359)
Ricoverati
151
Totale vittime
71
67
Fuori regione
55
1.242
Assegnazioni in corso
Venezia
2.317
Padova Rovigo
179
30
131 4
Decessi L’Ego - Hub extra-ospedalieri
Ieri 28 vittime ma negli ospedali arrivano un po’ meno pazienti e soprattutto un po’ meno casi gravi In arrivo dal Giappone uno stock di Avigan
Calanoiricoveri «Nonilludiamoci»
❞ Zaia Col senno di poi avremmo dovuto spegnere l’interruttore, e intendo anche le fabbriche, già la sera in cui abbiamo avuto notizie dei primi contagi a Vo’
VENEZIA Col contagocce, certo, ma la curva epidemiologica in calo si staglia sempre più nitidamente. Un giorno dopo l’altro. Il tratto, visibile ma sottile, lo dà il report giornaliero della pandemia da coronavirus Covid-19 in Veneto. E gli indicatori principali sono quelli «gemelli» dei ricoveri ospedalieri e di quelli in terapia intensiva. Oltre a 374 nuovi casi di positività registrati ieri (il totale dei positivi attuali è 8.626), ci sono da segnalare 36 ricoverati in meno rispetto a martedì e sei in meno nei reparti di terapia intensiva. «I dati cominciano a muoversi in maniera giusta, - ha sintetizzato ieri il presidente della Regione Luca Zaia - ma non dobbiamo abbassare la guardia. La situazione è sotto controllo con focolai evidenti nelle case di riposo, che continuiamo a tamponare. Ma va detto che siamo lontani dai giorni in cui si registravano 18-20 persone al giorno in terapia intensiva». L’inversione di tendenza, dopo qualche giorno, lascia uno spiraglio alla speranza ma la parola d’ordine è «non abbassare la guardia» ripetuto allo sfinimento da Zaia e ribadito, di fatto, dal nuovo Dpcm varato ieri dal premier Giuseppe Conte e che proroga gli attuali divieti fino al 13 aprile. La priorità è battere il virus. «Siamo pronti anche al peggio, - dice Zaia confermando il focus sanitario - abbiamo 825 letti e ne stiamo allestendo altri. Qualche scienziato alzerà la mano per dire che si sono allestiti posti letto a Valdobbiadene mai usati, ecco, magari andasse così». La curva discendente è rincuorante e
Siallentalapressione sulleterapieintensive Zaia:HongKonginsegna guaiariaprireinfretta non dovrebbe essere inficiata dai casi positivi che i 10.000 tamponi ancora da analizzare per mancanza dei kit di reagenti inevitabilmente riveleranno nei prossimi giorni. Il coordinamento dei laboratori di analisi dei tamponi è stato affidato al dottor Roberto Rigoli, responsabile della mi-
crobiologia di Treviso. Aprile si apre con numeri che vedono ormai in fase di deflagrazione il cluster veronese che supera persino Padova. Si è arrivati a 2.323 contagiati. Padova si ferma a 2.317. Treviso, Venezia e Vicenza oscillano tutte fra i 1.200 e i 1.500 contagi ma a crescere di più è il capoluogo
berico con 49 nuovi casi. Treviso, che supera di poco i 1.500 positivi, dopo le settimane di passione del contagio ospedaliero registra con soddisfazione solo 3 nuovi casi e un alto numero di negativizzati: 129, di poco superiore a Padova che «vince» con 132. In totale, la triste conta delle vittime arriva a 489 decessi ospedalieri e 28 extra ospedalieri (nelle case di riposo). Sono 24 i decessi da coronavirus negli ospedali veneti avvenuti ieri: uno a Padova e Camposampiero, due all’ospedale di comunità di Belluno, uno a Feltre, Vittorio Veneto, Montebelluna, Mirano o a Venezia, tre a Dolo, uno a Jesolo e due a Rovigo, uno a Schiavonia, Bassano e Vicenza, e, infine, nel Ve-
ronese: sei fra Borgo Roma, San Bonifacio, Villafranca, Negrar e Legnago. Numeri che complessivamente, quindi, sono in lentissimo ma costante miglioramento. «Ma non si parli ancora di allentare la stretta dei divieti non si stanca di ammonire Zaia - non è tempo,ad esempio, di parlare di riaperture. Abbiamo già pronta una nuova ordinanza che, ancora una volta, sarà più stringente del Dpcm. Lo so, viviamo di fatto da reclusi, ma ciò che non possiamo permetterci è l’effetto Hong Kong. Lì si è riaperto troppo in fretta con una pesante recrudescenza del contagio. Impariamo molto in queste settimane. Col senno del poi si sarebbe dovuto spegnere l’interruttore generale, fabbriche incluse, la sera dei primi contagi a Vo’. Ed è quello che faremo se dovesse ricapitare nei prossimi anni». Quanto alle cure, il governatore ha spiegato che il Veneto è in procinto di procedere con i test sierologici grazie a due laboratori che si stanno attrezzando e che si è in attesa, dopo l’ok dell’Aifa, di uno stock di Avigan prodotto dalla giapponese Fujifilm. Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
Scesi di oltre quattro volte
Crollano gli utenti al Pronto Soccorso «Paura di infettarsi» I primari: «Ma chi sta male deve venirci» VENEZIA Dall’inizio dell’emergenza coronavirus gli accessi ai Pronto Soccorso del Veneto sono letteralmente crollati. Se la media complessiva a gennaio era di 5269 al giorno, il 20 febbraio, data dello scoppio
della pandemia, erano già scesi a 3788, per precipitare senza sosta fino al minimo storico di 929 rilevato il 28 marzo e risalire ai 1236 del 31 marzo. Che succede, la gente non si fa più male o preferisce tenerselo per non
infettarsi andando in ospedale? «Non c’è un’unica spiegazione — dice il dottor Vito Cianci, primario del Pronto Soccorso dell’Azienda ospedaliera di Padova, passata da 391 pazienti al giorno a 129 — da una parte questa è la dimostrazione dell’uso improprio del reparto da parte di molta gente, che vi ricorre come primo step per soddisfare i propri bisogni di salute, pur non essendo in condizioni di urgenza. Dall’altra ci sono tante persone che preferiscono tenersi il male cercando la consulenza telefonica del medico di famiglia, della Guardia medica ma anche di parenti e amici perché hanno paura di contrarre il Covid-19. Bisogna
stare molto attenti — avverte Cianci — se si avverte dolore toracico, soprattutto se si soffre di ipertensione, diabete mellito o altre patologie cardiache, va chiamato subito il Suem 118. Lo stesso vale se si avvertono difficoltà nel parlare o nel camminare e male a un braccio: è un segnale di allarme neurologico, può trattarsi anche di ictus». Stessa situazione al Pronto Soccorso di Vicenza, sceso da 240 a 115 accessi al giorno. «Sono crollati codici bianchi e verdi — conferma il primario Francesco Corà — è lo specchio di come il servizio venga utilizzato dai cittadini anche se non ne hanno stretta necessità. Ma devo dire che chi ne ha
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Giovedì 2 Aprile 2020 Corriere del Veneto
VE
Primo piano L’emergenza sanitaria
LE IMPRESE VENEZIA «L’immagine delle fabbriche aperte in agosto è una speranza, lo dico al sindacato, non una minaccia». Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, tolti i guanti bianchi, indossa quelli d a b oxe u r . E f fe t t i d e l lockdown «deciso dalla sera alla mattina» per dirla con le parole del capo degli imprenditori veneti. Dal tweet di qualche giorno fa («Oggi il sindacato, col placet del governo, si è preso le chiavi delle nostre fabbriche») il mood in casa confindustriale sembra cambiato. La parola d’ordine è «rinascimento industriale» per una regione che deve ripensare cosa e come produce. Prima però, si deve riaccendere la macchina e l’istantanea delle fabbriche aperte ad agosto coglie nel segno. Insieme a «turni stringenti e straordinari» secondo la ricetta di Carraro. «Dovremo recuperare la produzione e la produttività perduta, e per farlo serviranno straordinari, turni stringenti. E diciamo chiaro che quest’anno le fabbriche dovranno restare aperte anche ad agosto. - spiega Carraro - È chiaro che a Bergamo e Brescia andava chiuso tutto. Ma non capisco perché in Veneto, dopo che nelle aziende avevamo attuato i protocolli di sicurezza si sono chiuse realtà che potevano proseguire. Oggi si sono accorti che la chiusura indiscriminata rischia di creare altri disastri». D’altro canto, l’altro fronte, quello sindacale, non appare certo meno agguerrito: «Siamo basiti - spiega il segretario della Fiom Veneto, Antonio Silvestri - perché hanno rappresentato una realtà che non esiste, hanno confuso provvedimenti di salute pubblica con una sorta di esproprio proletario architettato dal sindacato e dal governo. Il tema vero e prioritario per noi è la salute dei lavoratori. Non è un caso se le zone più colpite sono quelle a più alto tasso di industrializzazione come Verona, Treviso e Padova». La risposta, piccata, di Carraro è
Mr Geox di Francesco Bottazzo
Confindustria, piano per ripartire «Fabbriche aperte anche ad agosto»
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Carraro In Veneto sono state chiuse realtà che potevano proseguire. Dobbiamo ripensare il sistema produttivo veneto
Silvestri Gli imprenditori hanno confuso provvedimenti di salute pubblica con espropri proletari. Aperture in agosto? Il contratto va rispettato
Lavoro È scontro tra Confindustria e sindacati sulla riapertura delle fabbriche ad agosto. Variati:«Elabor are subito una strategia»
immediata: «La sicurezza e la salute sono un tema caro anche all’impresa perché il virus non fa distinzioni fra operai, dirigenti e quadri». Per Silvestri i piani di confronto necessario sono due: la sicurezza sul posto di lavoro ma anche un ripensamento complessivo su che tipo di economia e produzione è immaginabile per il Veneto post emergenza sanitaria. «Quanto alle fabbriche aperte ad agosto - conclude Silvestri - ricordiamo che c’è un contratto da rispettare e prima di parlare di date parliamo di sicurezza fabbrica per fabbrica. Diverso il ragionamento, da fare insieme, su che tipo di produzioni facciamo e che modello di lavoro pensiamo per il futuro di questa regione». Una discussione cui Confindustria non si sottrae: «Sì, i piani di lavoro sono due: - spiega Carraro - uno a breve medio termine per riportare le aziende a produrre e l’altro, ma non è cosa che si faccia in un mese, per ripensare il sistema produttivo veneto. Questo lo si fa tutti insieme ma c’è bisogno della scuola, dell’università, degli investimenti e del fisco. Parliamo di un progetto che coinvolge tutti gli attori della società. E ci vuole disponibilità da parte di tutti, mettendoci alle spalle vecchi pregiudizi». Il sottosegretario del Viminale, Achille Variati, però, insiste sulla necessità di studiare i criteri della riapertura in queste settimane: «Si deve elaborare da subito una strategia della riapertura in Veneto, altrimenti altri decideranno per noi». A frenare gli entusiasmi, però, c’è il governatore Luca Zaia che taglia corto: «In questo momento non ci sono le condizioni per riaprire le aziende». Martina Zambon
L'ordinanza del sindaco
Verona controcorrente: «Qui resta il divieto di fare passeggiate Anche con i figli»
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Sboarina Tra due disposizioni in materia, prevale sempre quella più restrittiva: quindi il divieto resta
VERONA Per il Viminale, in prossimità della propria abitazione, «un solo genitore può camminare con i figli». Ma a Verona è (e rimane) in vigore l’ordinanza del sindaco del 20 marzo con la quale si è deciso«di vietare lo svolgimento di attività sportiva e motoria, ivi comprese le passeggiate». Due scelte molto diverse, insomma. Ma il sindaco Federico Sboarina spiega che «tra due disposizioni in materia, prevale sempre quella più restrittiva». Quindi a Verona resta il divieto di passeggiate con i figli e la stessa ordinanza è stata varata da molti sindaci della provincia scaligera. Diversa la reazione del presidente del Veneto, Luca Zaia, che spiega: «La circolare del ministero ha fatto chiarezza. Io la penso così: se un genitore ha assoluta necessità di fare una commissione tra quelle previste e non ha nessuno a cui lasciare i figli, mi pare ovvio che non possa fare altro che portali con sé». A Vicenza, il primo cittadino Francesco Rucco, boccia la circolare del ministero: «Un errore, così si vanifica il lavoro fin qui svolto col sacrificio di tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«Rimpatritemporanei iromenitorneranno Ancheloroindifficoltà»
VENEZIA I voli charter per Buca-
rest adesso si sono fermati, ma sono stati un migliaio i cittadini romeni che sono tornati in patria, ma anche centinaia gli italiani che grazie a quegli stessi voli sono ritornati a casa allo scoppio dell’emergenza coronavirus. Le attività produttive sono chiuse, così come gli alberghi e i cantieri edili, i voli di linea si sono presto fermati, così il governo romeno ha organizzato voli speciali (comunque a pagamento) grazie a due compagnie per collegare Bucarest a Venezia, Roma e Torino. «Ma non sono state fughe, è
Carraro pensa a turni stringenti e straordinari per recuperare il terreno perso, il sindacato fissa già i primi paletti. E c’è la proposta di Variati
Da 24 anni Mario Moretti Polegato, console di Romania per il Nordest
stata data l’opportunità ad alcuni cittadini, che avevano determinate caratteristiche, di poter tornare nel loro paese d’origine in questa situazione di emergenza», spiega Mario Moretti Polegato, console onorario di Romani per il Nordest, ormai da 24 anni. Italia e Romania sono legate a doppia mandata a vedere gli scambi commerciali che ormai superano i 15 miliardi di euro, così come il Veneto se si considerano le novemila aziende locali in Romania. Manifattura, costruzioni e legno sono i settori che accomunano maggiormente i due paesi che negli ultimi anni hanno sviluppato anche progetti di economia circolare in partnership, specie per il riciclo di carta e cartone. «Dico di più, molte aziende romene hanno manodopera locale ma manager italiani e oggi sono in difficoltà anche perché i tecnici che venivano inviati dalle nostre aziende non possono più viaggiare — specifi-
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Polegato Molte imprese romene in difficoltà perché i tecnici italiani che le aiutavano non viaggiano più
ca Polegato — Sono console da tempo e ho visto crescere ogni anno sempre di più i rapporti tra i due paesi, che sono sicuro continueranno anche dopo l’emergenza. Oggi l’Italia è il primo Stato per interscambio con la Romania». Qualcuno infatti pensa già al rientro, ma molto dipenderà dalle decisioni del governo italiano anche sull’apertura delle attività produttive e commerciali. Polegato sottolinea che non tutti hanno potuto tornare a Bucarest: «Sono stati autorizzati dalle ambasciate o dai consolati solo le persone che lavoravano negli hotel oggi chiusi, gli impiegati nell’agricoltura, le badanti che hanno visto scadere il contratto per il decesso dell’assistito, gli operai dei cantieri, chi lavorava nei trasporti e chi era malato — precisa — Sono rimpatriati anche due bambini con meno di un anno che si trovavano a Milano per un intervento al cuore». © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 2 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PROVINCIA
cortina
Bigontina sotto sorveglianza prorogato il controllo online Confermato l’incarico per gestire le webcam che inviano le immagini a un server Il sindaco Ghedina: «Ad Alverà non abbiamo mai smesso di lavorare» Le immagini riprese saranno poi inviate, ad intervalli regolari, ad un server e i responsabili della Protezione civile potranno visionarle, su una pagina dedicata, con l’accesso regolato da password. Questo sistema andrà ad aggiungersi ai controlli effettuati dai volontari della Protezione civile, delle forze dell’ordine e delle istituzioni.
Alessandra Segafreddo / CORTINA
Saranno le telecamere, anche per il 2020, a controllare il torrente Bigontina nel tratto in cui attraversa l’abitato di Alverà. Lo ha deciso l’amministrazione comunale tramite una determina dell’ufficio Manutenzioni che affida alla ditta Well Engineering di Cortina d’Ampezzo il servizio. L’atto approvato in municipio è una proroga. Già nell’agosto dell’anno scorso era stato affidato alla stessa ditta il servizio di installazione del sistema con doppia telecamera, in grado di coprire fino a 140° di panorama, necessario al controllo del torrente Bigontina in due punti critici, per la durata di quattro mesi, al prezzo complessivo di 683,20 euro. Oggi viene prorogato per tutto il 2020 per un importo complessivo di 2.049 euro.
Le telecamere sono puntate sui punti critici del torrente
Una fase dei lavori di realizzazione delle briglie sul Bigontina
l’appello
Cortina for Us propone di unire le forze di tutti per affrontare la crisi CORTINA
Unire le forze, individuare problemi e suggerimenti e pianificare un’azione comune. Con questi obiettivi l’associazione Cortina for Us si è attivata per cercare di capire quali sono le soluzioni a supporto dei commercianti, dei ristoratori e delle altre realtà di Cortina per questo momento di crisi legato all’emergenza sanitaria. «Abbiamo chiesto a tutti i nostri associati, ma anche a
tutti coloro che hanno una partita Iva», spiega Franco Sovilla, il presidente di Cortina for Us, «di volerci comunicare quali sono le principali preoccupazioni in merito all’attuale situazione economica e alle ripercussioni che la stessa avrà sul nostro futuro, ma anche di condividere con noi quali sono le manovre che potrebbero aiutarci a risollevarci. In questi giorni abbiamo raccolto i vari commenti. Poi stileremo una sorta di elenco dei punti princi-
pali. Questo ci darà modo di capire in primis di cosa c’è bisogno». Il secondo passo sarà quello di coinvolgere il Comune e le altre categorie. «Vorremmo affrontare la tematica assieme alle altre categorie economiche di Cortina», sottolinea Sovilla, «per poi discutere con il sindaco e l’amministrazione comunale della questione. Dobbiamo in primis capire cosa il Comune, in base ai decreti, può fare per i commercianti, i ristoratori e le altre realtà economiche del paese. Vogliamo lavorare assieme all’amministrazione comunale, al presidente di Ascom Belluno, per poi inviare anche al presidente della Regione Luca Zaia le nostre riflessioni». Non sarà affatto semplice per un paese che vive di turismo uscire da questa crisi.
«In Alverà», dichiara il sindaco Gianpietro Ghedina, «non abbiamo mai smesso di lavorare e di tenere la situazione monitorata dopo l’evento calamitoso del 2017 che ha stroncato la vita di una nostra concittadina e ha provocato ingenti danni all’abitato. Sono stati avviati attivati
«Non ci si deve abbattere adesso», sottolinea Sovilla, «dobbiamo però cercare quali potrebbero essere le soluzioni per ripartire. Cortina ha la fortuna di avere i Mondiali di sci alpino del 2021 e le Olimpiadi del 2026 che organizzerà con Milano. Sono due eventi importantissimi che ci fanno guardare al futuro con speranza. Ora dobbiamo affrontare la sfida sanitaria e comportarci come ci viene chiesto, ossia stare a casa». «Ma anche da casa», conclude Sovilla, «possiamo iniziare a lavorare per rilanciare l’economia del nostro paese». In questi giorni verranno analizzate tutte le richieste e i suggerimenti pervenuti. Poi saranno coinvolte le altre categorie e sarà chiesto un incontro con il Comune. — A.S.
FARMACIE
ORARIO FERIALE Mattino 8.45-12.30, pomeriggio 16-19 (Cortina 9 - 12.45 e 16 - 19.30)
0439 43019; ARSIE’ via Crociera 24, tel. 0439 59352: cel. 393 9162454; .
TURNO 24 ORE SU 24
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BELLUNO Riva, via Primo Maggio 16, tel. 0437 925145; LIMANA, via Roma 23, tel. 0437 967433 PONTE NELLE ALPI, piazzetta Bivio 10, tel. 0437 99232, cel. 333 9781894; TAMBRE, viale Marconi 11/c, tel. 0437 49012, cel. 347 8573496; CORTINA, Cristallo, Corso Italia 272, tel. 0436 861313; SANTO STEFANO, via Udine 83, tel. 0435 62266; CALALZO DI CADORE, via Frescura 27, tel. 0435 519882, cel. 346 5791175; AGORDO, via Crociera 24, tel. 0437 62564; PEDAVENA, via Vittorio Veneto 36, tel. 0439 300330; CESIOMAGGIORE, via Strada Vecia, tel.
Cortina Codivilla (Valle del Boite, Centro Cadore); Val di Zoldo - Centro Servizi (Longaronese, Zoldo); Belluno, Ospedale (Ponte, Belluno, Limana e Alpago); Santo Stefano Via Dante (Comelico e Cadore). Canale d’Agordo via Roma (basso Agordino, valle del Biois); Caprile Via Dogliani (alto Agordino): 118 Per Mel, Lentiai Sedico, Trichiana, 0439 883783-883784; Alano, Cesio, Feltre, Seren, Pedavena, Sospirolo, Quero Vas, San Gregorio, S. Giustina, 0439 883287-883785; Lamon, Fonzaso, Arsiè, Sovramonte 0439 883781-883782 Guardia veterinaria Usl 2 notturni e fine settimana 0439 883063.
sospirolo
Aldo e Rosa sposi da 69 anni Festa grande a Ponte Mas di Sospirolo, per un traguardo matrimoniale di quelli invidiabili. Aldo Roccon e Rosa Vigne hanno infatti raggiunto martedì i 69 anni di matrimonio. Alla coppia sono andati gli auguri vivissimi da parte dei figli, generi, nuora, nipoti e pronipoti.
importanti interventi che ha promosso la Regione che hanno lo scopo di mitigare il rischio idrogeologico. Lo scorso anno è partito il primo intervento di un piano di opere impegnativo, dal valore di 4 milioni 503 mila euro finanziato dalla Regione, che viene eseguito dopo le opere fatte in somma urgenza. Si tratta di opere che prevedono la stabilizzazione dell’alveo, delle sponde, il rifacimento di ponti, la sistemazione di scarpate, l’esbosco, il consolidamento dei terreni e la regolazione del trasporto solido del torrente». Il piano prevede un primo stralcio da un milione e 200 mila euro che ha visto gli operai al lavoro, sopra Alverà, per creare un’opera selettiva capace di contenere 20 mila metri cubi di materiale che dovesse colare. Vengono create briglie a pettine frangicolata e altre strutture in cemento e ferro capaci di contenere acqua e detriti. Nel secondo stralcio, nei pressi di Malga Lareto, viene creata un’altra briglia capace di contenere 26 mila metri cubi. Vengono tolti gli alberi pericolanti e pericolosi e sistemati i dissesti a Lago Scin e su tutto il versante del Bigontina. Oltre alle opere al primo posto viene mantenuta la volontà di garantire la sicurezza ai cittadini che vivono nei pressi del torrente. Da qui la scelta di posizionare le telecamere che mostreranno le variazioni del livello dell’acqua nell’alveo. «A causa dei forti tempora-
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li estivi», conclude Ghedina, «risulta necessario monitorare costantemente, con l’istallazione di apposite webcam, il torrente Bigontina in località Alverà, in particolar modo in due punti critici, individuati dai tecnici. Le telecamere garantiscono di poter intervenire tempestivamente in caso di situazioni di pericolo e pertanto abbiamo rinnovato il contratto per tutto l’anno». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
santo stefano
Senso alternato e divieto di sosta in piazza a Tamber Rimarranno in vigore fino a sabato pomeriggio, a Santo Stefano di Cadore, le limitazioni alla viabilità legate ai lavori di somma urgenza per il ripristino e adeguamento delle opere di regimazione danneggiate in localitàTamber, portate avanti dalla Regione. Le limitazioni riguardano il senso unico alternato regolato da semaforo lungo un tratto della Sr 355 Val Degano in via Udine a Santo Stefano e il divieto di sosta con rimozione forzata in piazza Tamber. I lavori a Santo Stefano vengono portati avanti dalla ditta Geo+Bau di Spilimbergo, che ha chiesto di prorogare fino a sabato le limitazioni alla viabilità per porare avanti il cantiere.
taibon
Sarà fatta l’estrazione della lotteria di Pasqua TAIBON
Niente sagra, ma la lotteria non viene annullata. Così come la Sagra di San Vincenzo a Prompicai di Agordo, la tradizionale e frequentata Sagra de Pasca a Taibon (quattro giorni dal Giovedì Santo a Pasqua) è stata annullata a causa dell’emergenza sanitaria. La lotteria abbinata, tuttavia non è stata cancellata, anche se non è ancora fissata la data dell’estrazione. «Avvisiamo i nostri so-
stenitori e tutti coloro che hanno già acquistato i biglietti», dicono il Gruppo sportivo, la Pro loco e i Donatori di sangue di Taibon che ogni anno organizzano l’evento, «che la lotteria non sarà annullata. Per i noti motivi, che purtroppo affliggono il nostro paese, siamo costretti a posticipare l’estrazione dei biglietti, che sarà effettuata a data da destinarsi. Sicuri che a breve tutto andrà meglio, auguriamo a tutti una serena Pasqua». — G. SAN.
Primo Piano 15
IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 2 Aprile 2020
“Dizionario virale”
Dadove arrivano lemisure draconiane?
Le parole tornano. Spesso ci anticipano o si lasciano scordare. Ma il loro destino è sempre un’onda di un ritorno. Tornano quando meno ce l’aspettiamo. Anche quando crediamo se ne sia perso l’arcano significato. Tra i termini più blasonati al tempo
del Covid19, primeggiano le “misure draconiane”, riesumate da politici, sanitari e comunicatori. Quello che parrebbe un neologismo, in realtà giunge da lontano. “Draconiano” è un termine che trae origine da Dracone, legislatore ateniese di estrema
severità usata nella stesura del primo codice penale scritto (datato 621 a.C.). Il suo nome torna a noi oggi, nel tentativo di sintetizzare le attuali restrizioni. Segno della vitalità delle parole. Antonio Gregolin
DALLAPRIMA. L’ex presidentedelConsiglio disegnagliscenari futuridellalocomotiva d’Italia
«Illavororestaalcentro del Veneto trasformato» EnricoLetta:«Ciattende unannodi transizionechecambieràla vita ma essere avanti con l’internazionalizzazione aiuta a vincere la sfida» di MARINO SMIDERLE
(...)
Letta è reduce dalla chiusura forzata dell’università a Parigi e ha appena organizzato il passaggio di 120 docenti all’insegnamento online.«E leassicuro che nonè stata una passeggiata». Anche in Veneto stiamo correndoinquestosenso,piùomenoin tuttiisettori.Masirespiralapreoccupazione di imprenditori e sindacati per un futuro lavorativo affatto chiaro. Lei che conosceefrequentadatantianniquesta terra ha qualche consiglio da dare?
Conosco bene le realtà di Vicenza e di Verona e ho sempre ammirato la capacità di queste realtà a conquistare i mercati anche quando la sfida sembrava impossibile. E credo che la prima lezione è quella di essere consapevoli delle nostre forze e di essere orgogliosi di quello che sappiamo fare. Il Veneto può essere orgoglioso di come sta gestendo lo tsunami sanitarioprovocatodalcoronavirus?
L’Italia è stato il primo Paese occidentale ad avere provato sulla sua pelle cosa vuol dire dover arginare il contagio. E il Veneto, insieme alla Lombardia, è stata una delle regioni più colpite. La risposta data dimostra quanto questa emergenza sia stata affrontata bene, con una resilienza fantasti-
ca. E adesso il modello è stato di fatto copiato anche in quei Paesi dove all’inizio pensavano di procedere con l’immunità di gregge. Da questo traiamo un primo importante insegnamento: cerchiamo fuori le risposte e invece molto spesso le abbiamo dentro di noi. Si cercano disperatamente risposte anche per il futuro delle imprese e dei lavoratori. I presidenti di Confindustria Vicenza e del Veneto, Luciano Vescovi ed Enrico Carraro, guardano alla ripartenza pensando di lavorare anche in agosto, il segretario regionaledellaCisl,GianfrancoRefosco,proponeun“bazookacontrattuale”:si ripartecosì?
Certo, si riparte anche così. Ma io credo che la ripartenza debba tenere conto di due
aspetti fondamentali. Il primo punto, ovviamente, è il lavoro che, come tutti abbiamo constatato,ha subito in pochi giorni delle trasformazioni epocali. Con effetti positivi e negativi. Qualisonogli effettipositivi?
Senza dimenticare che siamo nel bel mezzo di una crisi paragonabile a una economia di guerra, abbiamo assistito a un’accelerazione impressionante di processi che era già in atto ma che procedeva molto lentamente. Ci rendiamo conto che con l’automazione e la digitalizzazione siamo entrati in una nuova dimensione: si possono fare molte cose senza spostarsi e in autonomia. Tutto questo avrà un impatto fortissimo, rendendo più efficace il sistema. L’altrafaccia dellamedaglia?
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L’obsolescenza di molti lavori di tipo ripetitivo, senza creatività, troverà un’accelerazione impressionante. Le imprese e anche il sistema pubblico si troveranno a guardarsi dentro e si renderanno conto che si potranno fare le cose con meno persone. Questo si porterà dietro un trauma sociale e i più colpiti saranno i lavoratori tra i 50 e i 70 anni. Bisogna stringere un patto perché venga perseguita la pace sociale e l’equità. Questo è un problema serio.
ENRICOLETTA DEANSCIENCESPO PARIGI
Qualcuno, penso a Giulio Tremonti,sostienecheilvirusabbia uccisolaglobalizzazione,cispie-
Ilvirusha dimostratoche noncisonoconfini eindietrononsi potràtornare
gameglioperchéperleinonècosì?
Io non credo che ci sarà un’inversione di tendenza sull’internazionalizzazione delleimprese venete, per esempio. Al contrario, ci sarà un’accelerazione ulteriore. Sembra un paradosso, ma ora che siamo chiusi in casa capiamo che il mondo è sempre interconnesso. Dirò di più, il virus ha interconnesso il mondo. Ha superato le frontiere. Chi ha pensato a chiuderle, penso agli austriaci e al Brennero, ha capito in fretta che non aveva senso. Tornandoallasuarispostadiprima, oltre al lavoro qual è l’altro aspetto fondamentale da considerare per prepararsi alla ripartenza?
Oltre all’emergenza di oggi e alla ripartenza di domani, c’è una terza dimensione che è altrettanto importante: la transizione. Dobbiamo essere consapevoli che fino alla primavera prossima dovremo convivere con il virus. Fino al giorno in cui i vaccini non saranno a disposizione di tutti, non ci potrà essere una totale ripartenza. E non potendo certo rimanere chiusi a tutto, occorre organizzare vita ed economia in un altro modo. Cosaconviene fare?
Tutti gli attori devono ragionare sulla transizione. Ci sono tanti temi. Per esempio, gli anziani, i più a rischio, dovranno restare in casa o essere sottoposti a forme di protezione particolare? E la vita sociale,
Ilterminal delportodi Tokyopienodi container.L’economia veneta dovràripartiredalleesportazioni
gli spettacoli, lo sport subiranno contrazioni pesanti ma non si può evitare. Eilresto come siorganizza?
I nostri luoghi di lavoro dovranno rispettare delle distanze. L’insegnamento, i mezzi di trasporto, la questione del materiale sanitario. Serviranno centinaiadi milionidi mascherine. Il Veneto deve occuparsi di questa fase, pensando anche alla riconversione industriale e approfittando della versatilità del sistema imprenditoriale. La ripartenza vera arriverà dopo. Veniamo all’Europa. A queste latitudini, a trazione leghista, non èmolto popolare.Eanchelei,europeista convinto, ha espresso dellecritiche. Rischia?
Il rischio Europa c’è. Io sono europeista ma non vuol dire che debba difendere tutto
quello che i Paesi europei fanno. Sono europeista ma non difendo Orban, non difendo Rutte, e ho pure criticato la Merkel. Del resto, anche Zaia critica il governo nazionale ma non postula l’uscita del Veneto. Non c’è alternativa allo stare in Europa. AcosasideveaggrappareuneuropeistadopoloscontrotraPaesidel nord e delsud?
Uscire dall’Europa cosa vuol dire? Tornare alla lira? Allearsi con la Russia o la Turchia? Io credo che ci sia un’Europa migliore. Poche ore fa la Commissione europea ha annunciato un piano di 100 miliardi per contrastare la disoccupazione, una gran bella notizia per il Veneto. In pratica vuol dire che un conto sono le istituzioni europee e un altroconto sonoisingoli stati.
Sì, direi che le istituzioni comunitarie hanno agito bene. La Bce con il quantitative easing,laCommissione con la sospensione del patto di stabilità e con la restituzione dei fondi strutturali che per colpa nostra non avevamo speso. Parlo per esperienza diretta: in due settimane sono state attuate decisioni che durante la crisi del 2008 richiesero 4 anni. Lei che di politica qualcosa mastica, crede che all’Italia serva unocome Mario Draghi?
Adesso i governi devono essere sostenuti. Vale per Conte a Roma e vale per Zaia a Venezia. Non è il momento dei governissimi. Non c’è bisogno di rimpasti. C’è bisogno, come in tempo di guerra, di remaretutti in un’unica direzione. Quando il pericolo sarà passato ne riparleremo. • © RIPRODUZIONERISERVATA
DIARIODELLAQUARANTENA. Una societàdivisa inclassi sanitarie come in un filmdistopico
La“fase2” nellaterra di mezzo conil patentinodell’immunità Saràuna condizionedisemilibertà vincolataallo statodisalute di GIANMARCOMANCASSOLA
(...)
La verità, vi prego, sulla Terra di mezzo. Diteci cosa ci aspetta, a cosa andiamo incontro.Finora abbiamo ragionato per categorie nette: apertura contro chiusura, tutto aperto o tutto chiuso. Quando inizierà la lunga convalescenza dovremo adeguarci alle scale di grigi, alle sfumature tra il bianco e il nero, a una condizione di semilibertà. Abbiamo un disperato bisogno di parole che parlino di domani, ma la politica, la disciplina del futuro, sembra ammutolita davanti alle proporzioni di questo dramma. Ci servono istruzioni chiare, ma chi deve decidere e firmare replica antichi vizi italiani, come dimostrano decreti e circolari interpretative com-
poste in perfetto burocratese che a cascata si ripercuote sul labirinto delle autocertificazioni. Come sempre, dovremo fare indigestione degli ingredienti di una ricetta che conosciamo a memoria: l’arte di arrangiarsi. E allora non ci mancheranno nuove occasioni per testare la nostra capacità di adattamento a un mondo diverso: «So soltanto - scrive Albert Camus in “La Peste” - che bisogna fare quello che occorre per non essere più un appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace. Questo può dar sollievo agli uomini e, se non salvarli, almeno fargli il minor male possibile e persino, talvolta, un po’ di bene». A ogni latitudine, mentre un terzo dell’umanità è in esilio nelle proprie abitazioni, rimbalza con una frequenza sempre maggiore la prospetti-
va di un passaporto sanitario, quello che il governatore Luca Zaia ha definito “patentino di immunità”. Altrove viene sperimentato un sistema di tracciamento dei “positivi” e di avviso per i “negativi”, come in un grande videogioco: tenerli separati, rallentare fino a fermare e isolare i primi, far circolare e lavorare i secondi. Tutti i modelli, implicitamente sottendono un ribaltamento culturale che aveva messo le radici in un castello di diritti e obblighi dati per assodati. Il virus lo sta smontando, con inesorabile precisione, arrivando a demolire anche il tabù della riservatezza: della salute non s’ha da chiedere. La pandemia toglie ogni velo. Il diritto di proteggersi dal contagio è superiore al diritto di proteggere la propria intimità: come stai, con chi vivi, chi frequenti? L’infe-
zione da coronavirus è sempre meno un dato sensibile. Pensate a come avreste reagito fino a due mesi fa se vi avessero chiesto se siete sani mentre transitavate per i varchi dei metal detector in un aeroporto. O se vi avessero misurato la temperatura prima di entrare in un supermercato. Pensate se per lavorare o viaggiare vi avessero chiesto di esibire un certificato di idoneità o un patentino di immunità. Quando finirà la fase 1, come l’ha chiamata il premier Giuseppe Conte prolungandone la scadenza, per attraversare la Terra di mezzo dovremo attrezzarci per una nuova condizione di semilibertà. Il mondo in convalescenza assomiglierà a certe storie distopiche raccontate in film di fantascienza, come l’ormai datato “Gattaca”, dove la società di un prossimo
Unodeimanifesti espostiall’esterno delteatrocomunale di Vicenza. COLORFOTOARTIGIANA
futuro è stratificata in classi: i “validi”, dotati di un corredo genetico perfetto, una sorta di bollino di garanzia per la salute e le condizioni fisiche, possono accedere ai ruoli più prestigiosi; i “non validi” devono invece accontentarsi di occupazioni umili. È solo fantascienza, ma fino a un certo punto. La Terra di mezzo probabilmente distinguerà tra immuni e non immuni, tra chi è in grado di dimostrare di aver sviluppato gli anticor-
pi capaci di metterlo al riparo da malattie e diffusione del contagio, e chi invece è ancora un soggetto a rischio. Il segnale del ritorno alla normalità, la fine di questa scala di grigi, sarà il momento in cui immuni e non immuni, sani e meno sani, potranno tornare a confondersi nelle sfumature di una vita libera da termometri, prelievi, tamponi, mascherine, guanti. Quando le distanze potranno essere azzerate, quando il contatto pel-
le su pelle non farà più paura, il virus potrà dirsi domato. Fino ad allora, saremo al sicuro solo semiliberi e seminudi nell’esibizione dei nostri dati più sensibili. «Quando scoppia una guerra - scrive ancora Camus - la gente dice: “Non durerà, è cosa troppo stupida”. E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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Primo Piano
Giovedì 2 Aprile 2020 www.gazzettino.it
Altro raid alla Tavernetta. Al Lido blitz nel bar aperto `Ennesima spaccata
in centro storico Danni per duemila euro NEL MIRINO VENEZIA/LIDO Scasso e vandalismo
al ristorante “Tavernetta San Maurizio”, al civico 2619 di San Marco, di Orfeo Gislon, gestita dalla figlia Silvia e dal marito Mauro Calista. Dopo i colpi negli altri locali del centro storico nei giorni scorsi, ignoti sono penetrati stavolta nel ristorante rompendo la porta in vetro e gettan-
L’APPELLO VENEZIA «Vale di più il diritto di un genitore o la salute di un bambino?». A chiederlo è una mamma del litorale che ha anche scritto un’accorata lettera al governatore Luca Zaia. Al centro di tutto la gestione dei figli in questo momento di emergenza da coronavirus. Di fatto un dramma nel dramma, che s’intreccia tra il diritto di visita ai figli e la tutela della salute, con due genitori separati che abitano in province diverse e con nuclei familiari diversi. Ed è qui che s’inserisce la vicenda descritta della donna, che chiede di tutelare sia la salute della figlia di 5 anni che della propria famiglia.
do a terra il computer, peraltro disdegnando i 40 euro ben visibili in cassa. Solo un atto di vandalismo, perché i malviventi se ne sono andati senza portar via nulla. «Non capiamo proprio il motivo di questa bravata - racconta Silvia Gislon -. Peraltro hanno dovuto certamente faticare nel rompere il vetro antisfondamento ed hanno tralasciato il vicino portone d’ingresso, difeso solo da un lucchetto, più facile da scassinare. In cassa, ben visibili sotto le monete, c’erano 40 euro, ma non li hanno presi. Evidentemente non è il furto di soldi ad interessare queste persone, a fronte di danni che ci coste-
ranno almeno duemila euro. Evidentemente sono sempre le stesse persone che hanno colpito gli altri locali, ma non capisco come facciano i vandali a girare inosservati, sicuramente portando con sé attrezzature non piccole e leggere per scassinare le porte. Ci hanno lasciati con il varco aperto e, quando siamo arrivati, abbiamo già trovato i carabinieri sul posto».
DIVIETO IGNORATO Al Lido, invece, è stato scoperto un bar gestito da cinesi che continuava a tenere aperto, in pieno centro. Quando gli agenti della polizia municipale sono
SAN MARCO La Tavernetta
Il padre vuole la figlia «Così rischia il contagio» `La madre propone di recuperare le visite Mamma separata chiede l’aiuto di Zaia «Lui abita nel veronese, pericoloso spostarla» alla bimba in futuro, ma l’ex si oppone `
Jesolo
Garantiti i pasti giornalieri a domicilio a chi ha bisogno
SEPARATI «Da quando è scoppiata l’epidemia di Covid-19 – racconta la mamma - ho proposto al padre di mia figlia che risiede in provincia di Verona, di sospendere le trasferte della bimba, che di spettanza sono due weekend al mese, per recuperarle poi in un secondo momento quando l’emergenza sanitaria sarà rientrata e, nel frattempo, di fargli vedere la bimba in videochiamata». Una proposta avanzata con l’aiuto del proprio legale, ma a quanto pare rigettata dall’uomo che vorrebbe continuare a portare la figlia nella propria abitazione. «Il padre – continua nel racconto la donna – vive con la sua compagna, che lavora in ambito ospedaliero. Partendo dal presupposto che due nuclei familiari distinti non devono aver rapporti tra di loro per evitare che il virus si propaghi, vedo estremamente pericoloso che una bimba di 5 anni passi dalla mia famiglia a quella del padre. Oltretutto io sto aiutando
entrati all‘interno del locale “Bounty“, in Gran Viale a due passi da piazzale Santa Maria Elisabetta, hanno trovato il titolare al lavoro dietro al bancone e un cliente che, con in mano un sacchetto di monetine, stava giocando al videopoker, infischiandosene dei decreti del Governo e delle ordinanze della Regione per contrastare l‘emergenza coronavirus. L’esercente, di fronte alle richieste di chiarimento dei vigili urbani, è caduto dalle nuvole, nonostante fosse l‘unico bar aperto nella zona e in tutta l‘isola. L’uomo è stato denunciato, insieme al cliente sorpreso a giocare. Dopo il blitz della poli-
CONTESA Bimba di 5 anni contesa dai genitori separati
Politiche sociali, garantiti i servizi ordinari e quotidiani. Soprattutto per le persone anziane e quelle affette da malattie croniche. Ad essere garantiti sono infatti i servizi di acquisto della spesa, di segretariato sociale e di trasporto sociale legati alla necessità di visite mediche indifferibili. L’impegno degli operatori socio-sanitari è stato complicato anche dalla difficoltà a reperire i dispositivi di protezione individuale ed è stato necessario individuare soluzioni nuove per svolgere il servizio, come ad esempio la distribuzione dei pasti, che grazie alla collaborazione della ditta che li prepara ora vengono trasferiti dal contenitore termico ad un sacchetto monouso per evitare di entrare nelle abitazioni. «Si è reso necessario – spiega Roberto Rugolotto, assessore alle Politiche sociali - trovare
forme di equilibrio tra l’applicazione delle misure di contenimento del contagio e la necessità di continuare ad erogare servizi essenziali. Considero importante tener presente che ad oggi continuano ad essere forniti 83 pasti giornalieri a domicilio per tutta la settimana e che il servizio di assistenza domiciliare viene assicurato a 65 nuclei familiari. Inoltre, grazie anche alla collaborazione della Polizia locale, è stato possibile rifornirsi di pacchi alimentari dal magazzino del Banco Alimentare a Pasian di Prato, in provincia di Udine, e saranno sempre gli operatori socio-sanitari del nostro servizio domiciliare a recapitarli ai 90 nuclei familiari per i quali sono indispensabili, individuati grazie alla collaborazione delle Caritas parrocchiali». (g.bab.)
zia locale il gestore ha abbassato le saracinesche, ma questo non basterà ad evitare la denuncia penale, una pesante sanzione pecuniaria fino a tremila euro. Quando sarà cessata l‘ordinanza al “Bounty“ potrebbe essere imposto un ulteriore periodo di chiusura. I vigili urbani del Lido in questi giorni hanno dato una stretta importante ai controlli, con personale sia in divisa che in borghese. Tre lidensi sono stati denunciati a piede libero, un altro trovato a passeggio con un finto cane giocattolo di pezza in riviera San Nicolò. Tullio Cardona Lorenzo Mayer
mia madre che è considerata un soggetto a rischio. Per questo, da settimane, io vivo da sola con mia figlia e presto aiuto a mia madre. Non ho rapporti con nessun altro ed esco una volta a settimana per fare la spesa o per andare in farmacia». Per questo la donna ha chiesto al padre della figlia, di rinviare le visite al dopo emergenza. «Ci dicono – dice sempre la donna – che i nostri figli non devono giocare con quelli del vicino, ogni giorno viene ribadita la pericolosità degli asintomatici positivi, mi riesce impossibile pensare come posso lasciare che mia figlia vada in un’altra famiglia che risiede in un’altra provincia».
ARRIVATI I CARABINIERI Opposto, il parere dell’uomo, che nel fine settimana in cui era prevista la visita ha raggiunto il litorale per recuperare la figlia, ricevendo però l’opposizione della donna, tanto da allertare i carabinieri. «Onestamente – aggiunge ancora la mamma – non so se dovrò subire delle conseguenze per il mio rifiuto. Di certo sono preoccupata per quello che potrà accadere nel prossimo weekend di visita: temo che il padre di mia figlia si presenti ancora a casa. Ci viene detto in continuazione di evitare di uscire, di mantenere il distanziamento sociale, di evitare l’assembramento di nuclei familiari diversi e poi devo lasciare che la piccola vada in una famiglia ad un’altra come nulla fosse?». Da ciò l’appello alla Regione e a chiunque possa districare questa delicata vicenda. «Mi sento lasciata sola – conclude la donna –. Sono spaventata, chiedo di salvaguardare la salute di una minore». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cinto Caomaggiore La polemica alla Sereni Orizzonti CLIMA TESO Parte in salita la riconversione in struttura di accoglienza per pazienti Covid della casa di riposo di Cinto Caomaggiore. Ieri, al debutto del nuovo progetto, frutto di un accordo tra Ulss 4 Veneto orientale e Sereni Orizzonti, diversi dipendenti (si parla di 7 su 12, ndr), operatrici socio sanitarie e signore delle pulizie, hanno presentato le proprie dimissioni. A confermarlo è stato anche il funzionario della Uil, Pietro Polo, che già nei giorni scorsi aveva messo in evidenza la tensione del personale, preoccupato sia per la sicurezza che per i carichi di lavoro. L’accordo con l’Ulss prevede che la struttura di Cinto metta a disposizione due nuclei da 24 posti letto, uno per pazienti Covid-positivi e un secondo per pazienti Covid-negativi. Martedì anche il direttore dell’Ulss 4, Carlo Bramezza, era andato ad augurare “buon lavo-
Da casa di riposo a struttura Covid Raffica di dimissioni tra il personale ro” al personale, dove è già stato trasferito il primo paziente Covid-negativo dimesso dall’ospedale di Jesolo. «Abbiamo saputo di questo progetto solo pochi giorni fa, in un colloquio casuale con gli ospiti, che erano stati a loro volta informati dalle rispettive famiglie. – spiegano le ex dipendenti della Sereni Orizzonti L’azienda ci aveva promesso
SETTE DIPENDENTI SU DODICI TRA OSS E PULIZIE HANNO LASCIATO IL LAVORO «NESSUNA INFORMAZIONE SIAMO STATE IGNORATE»
non solo una modifica del contratto, scaduto da 10 anni, ma anche un riconoscimento di un bonus in busta paga. Cosa che non si è mai formalizzata. Ci aveva inoltre garantito l’istituzione e l’affiancamento di un’equipe multidisciplinare composta da medici, infermieri e Oss provenienti dall’ospedale di Jesolo; un percorso di formazione sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, sulla pulizia e sulla sanificazione. Invece ci è stata fatta una lettura veloce di un protocollo e nulla di più». Le operatrici hanno poi criticato la fretta e la mancanza di organizzazione che hanno caratterizzato il trasferimento a Torre di Mosto dei 23 ospiti presenti. «Non sapevamo quando sarebbero
STRUTTURA DI ACCOGLIENZA COVID La casa di riposo Sereni orizzonti è stata riconvertita in base all’attuale emergenza sanitaria
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stati spostati. Lunedì mattina abbiamo visto arrivare un mezzo pronto per i primi trasferimenti. Abbiamo dovuto fare delle valigie improvvisate, preparare in velocità alcuni ospiti, Molti di loro hanno avuto anche delle crisi. Nessuno dei piani alti era li a salutarli, c’eravamo solo noi. Martedì, quando è arrivato il primo paziente abbiamo realizzato che a tutti gli effetti non c’era un progetto strutturato, un protocollo definitivo e chiaro che ci potesse garantire la massima sicurezza. Non c’era nessuno a guidarci e ad affiancarci. Anzi, avremmo dovuto controllarci a vicenda e fare formazione e supervisione ai neoassunti. Non è così che si lavora, ci siamo sentite calpestate». La direttrice della struttura di Cinto Caomaggiore, interpellata, ha preferito non rilasciare dichiarazioni, rimandando il compito ai responsabili dell’azienda a Udine. Teresa Infanti © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 2 APRILE 2020 LA TRIBUNA
LETTERE E OPINIONI
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L’allarme globale: le parole dei lettori La riflessione del presidente della Camera di commercio
L’INTERVENTO
Sembra proprio di essere al fronte con gli eroi del distaccamento #Covid-19 i sono degli eroi, in questo momento. Credo che lo siamo tutti noi che stiamo subendo questa grande pandemia, che mai ci saremo detti capaci di sopportare. Una così grande limitazione della nostra libertà personale non l’avremmo mai immaginata nel 2020 Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, le nostre imprese sono chiuse, i nostri dipendenti sono preoccupati per il futuro lavorativo. Molti devono adattarsi a nuove modalità di lavoro per essere sicuri e protetti, altri sperimentano nuove modalità di lavoro come lo smart working. La scuola si sta riorganizzando. Ho saputo di un bravo preside che ha portato a casa di un professore un nuovo computer, gli applicativi per poter fare formazione in remoto ai suoi studenti. Nei social ci sono i sorrisi di molti ragazzi che postano le foto della laurea discussa in remoto. Gli imprenditori stanno tremando perché le chiusure potranno determinare la cessazione della loro attività se
C
il governo non mette a disposizione le risorse necessarie e se l’Europa non deciderà di contare qualcosa. Emergenza sanitaria ed emergenza economica si rimpallano la precedenza, ma solo la storia saprà dare le giuste coordinate dei tempi della giusta scelta. Poi ci sono loro, gli eroi speciali, quelli che da subito ci hanno rimesso, che da subito sono stati mandati al fronte quando ancora non si voleva capire la gravità e la cattiveria del COVID-19. Grazie a medici, infermieri, paramedici e farmacisti. Mi hanno raccontato di medici che stanno lottando in terapia intensiva. E come gli imprenditori lanciano il grido di allarme per le proprie imprese, così i medici per salvare i pazienti e i farmacisti mi scrivono: mi sembra di essere al fronte in prima linea al distaccamento #COVID-19. Storie, racconti che dovremmo annotare e raccogliere perché dietro la professionalità, sotto il camice batte il cuore di una donna o di un uomo che sta vivendo psicologicamente il suo lavoro,
l’interazione con i pazienti in lassi di tempo veloci e allo stesso tempo lunghissimi. E come in guerra gli approvvigionamenti scarseggiano o sono oggetto di sciacallaggio. Denunciano i farmacisti, come continua a segnalare il Presidente Zaia. Si va contro l’etica, si va contro il bene comune, si va contro la vita. Poi ci sono le belle storie, i pazienti che guariscono, aziende piccoline che hanno da subito convertito la produzione e, con un lavoro H24, assicurano le forniture. Ringrazio tutti gli eroi di questo momento e gli eroi speciali sperando di fare sentire a tutti la vicinanza e il supporto e la gratitudine per ciò che ciascuno sta facendo. Arriverà presto il momento in cui ci racconteremo come il nostro territorio ha vissuto questa pandemia, ma soprattutto come ha pianificando il rilancio dell’Italia intera. – MARIO POZZA PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO TREVISO -BELLUNO|DOLOMITI E DI UNIONCAMERE DEL VENETO
IL MEMORIALE
Ciao Dino, adesso gioca con gli angeli al Coccuzzaro Buon giorno, sono Renzo volevo condividere con voi e con i famigliari di Dino Visentin il grande dolore per la sua scomparsa. L’ho conosciuto circa 10 anni fa, quando è nato un gruppo “Amici di Ponzano” e da quel momento non ci siamo più lasciati. Gite, feste, giochi, di cui Dino era sempre uno dei promotori. La sua scomparsa ci ha lasciato un vuoto, il vuoto che lui riempiva con la voglia di aiutare tutti. Vogliamo fare sentite le nostre più sentite condoglianze alla famiglia e specialmente alla moglie Milly da parte di tutti noi. Ciao Dino, gioca con gli Angeli al Coccuzzaro. I TUOI AMICI
La contabilità quotidiana dell’emergenza ci restituisce numeri, percentuali, grafici. Ma dietro alle cifre ci sono per-
sone, sofferenze individuali e collettive. Il nostro memoriale delle vittime trevigiane del coronavirus conta un’ottantina di nomi, uno profilo pubblicato sul giornale e nella versione online della “Tribunao”. Mancano all’appello una ventina di deceduti. E tutti, sono rimasti senza funerale, senza cerimonia pubblica, senza ricordi condivisi. Scriveteci per ricordarli tutti. La nostra email: lettere@tribunatreviso.it
LE LETTERE DAL FRONTE CORONAVIRUS Senza protezioni La mia compagna in prima linea Vi mando la mail che ho mandato alla segreteria del governatore Zaia e alla presidenza della Uls2 e a cui sto ancora aspettando risposta. «Sono il convivente di una delle infermiere che lavorano al Ca’Foncello nel reparto malattie infettive e quindi a stretto contatto coi pazienti affetti da Covid. Vi scrivo la mia preoccupazione a riguardo della salute della mia compagna e dei suoi colleghi, in quanto a distanza di settimane dai primi contatti con i primi Covid tuttora nessuno di loro è stato sottoposto a un tampone, nonostante sia stato più volte sollevato il problema dal personale. Si parla della necessità di individuare gli asintomantici ma il disinteresse nel cercarlo all’interno degli operatori sanitari che sono tra i più esposti nonostante le reiterate richieste mi lascia perplesso e vi chiedo col cuore di agire dando il supporto e la sicurezza che merita il vostro personale e non dimenticando che a sua volta purtroppo, in caso di positività, un elemento può essere esso stesso un veicolo di infezione per i colleghi e i familiari. Tutti ne parlano come degli eroi,ma nessuno provvede. Marco
Il miracolo decreti Tutti i mali vengono per nuocere In gioventù sono stato inseguito da una frase che “sfuggiva” di tanto in tanto ai nostri vecchi, un intercalare che non ho mai amato e non ho mai compreso a fondo, la parola “guerra” che la caratterizzava, quella frase, me la rendeva odiosa. “Ci vorrebbe una guerra” dicevano spesso. Solo oggi ho capito veramente che cosa la canuta saggezza dei nonni intendeva ammonendo con quella frase un evento o una disattenzione sull’ordine delle priorità dei valori. Oggi che anche noi siamo in guerra con un nemico che pare invincibile, quante cose stiamo capendo, ci risultano chiare e limpide come non mai, il valore della libertà è della democrazia innanzi tutto, della solidarietà e della convivialita. Oggi finalmente si è ristabilito il valore della competenza, dello studio, della ricerca della professionalità. Sembravano valori persi, messi in ombra per anni da un continuato inno all’ignoranza dove le donne per realizzarsi dovevano sposare il figlio di.... , dove il primo che passava per strada sentenziava su tutto, guardandosi nel telefonino. Abbiamo riscoperto il piacere di aprire una
finestra e respirare aria pulita e che avere un albero vicino a casa è un valore, che le scatolette di lamiera a quattro ruote tutto sommato a volte giravano a vuoto. Abbiamo scoperto una cosa strepitosa i decreti del Governo, ed esistono, perentori e assoluti. Dunque se domani mattina ce ne fosse uno che decide che il gioco d’azzardo è fuori legge, tac un passo avanti contro la ludopatia un altro virus letale ma nascosto. Un decreto potrebbe sancire l’obbligo di rinnovare tutte le vecchie caldaie e tac... Qualche migliaio di casi di cancro in meno in futuro. Un altro potrebbe sancire con formula d’urgenza di mettere in sicurezza e ridare decoro a scuole e ospedali e tac. che ridiamo valore al bene comune. I decreti. Abbiamo scoperto, ora, che ci sono in Italia tante persone per bene, persone che quando serve ci sono: infermieri, medici, volontari ma anche insegnanti, poliziotti, operai, sindaci, governatori. Persone per bene, quelle che mandano avanti il paese la maggioranza della popolazione, quelle che in tempo di “Pace” non vengono valorizzate o sono costrette a emigrare. Ricordiamocelo quando ritornerà la pace. Perché solo il ricordo di quello che abbiamo imparato ed è molto, può dare un senso a quello che abbiamo vissuto. Renato Guarnieri
La giornata del teatro Corona, assassinio sul palcoscenico Si è colorata di impegnativi significati la celebrazione del 27 marzo, Giornata Mondiale del Teatro, nata per iniziativa dell’Unesco quasi 60 anni fa per incoraggiare gli scambi internazionali nel campo della conoscenza e della pratica delle Arti della Scena, favorire la cooperazione tra le persone di teatro, sensibilizzare l’opinione pubblica al ruolo e alla funzione che svolge nella società odierna la più antica forma di spettacolo dal vivo. Purtroppo le tragiche vicende della pandemia ci fanno toccare nel quotidiano come le finalità appena ricordate fossero la normalità nel mondo che ci siamo lasciati alle spalle alcune settimane fa. Proprio per queste ragioni la Giornata Mondiale del Teatro a più di un mese dalla chiusura dei teatri nella nostra Regione è stata un’occasione diversa dalle precedenti edizioni del passato: allora si aggiungeva a tante manifestazioni, veniva celebrata a sipari alzati, oggi è dovuta diventare occasione perché il vasto mondo dello spettacolo dal vivo si riunisse per far sentire la sua voce. Chi vive di questo lavoro non ha dovuto attendere gli sviluppi delle ultime settimane
della pandemia per comprendere le gravi conseguenze che avrebbe comportato per il mondo dello spettacolo dal vivo. Lo streaming, i social, su cui molti di noi si sono riversati per tenere vivo il rapporto con gli spettatori, possono essere solo un palliativo, un pallido surrogato della ricchezza dell’incontro interpreti-pubblico in teatro. Salvatore Esposito. Attore
Grazie a chi informa L’edicolante è il mio farmacista palliativo In questo frangente dove spesso l’Irrazionale si maschera da Ragione confondendo ed impaurendo sapere che c’è un luogo che ci dà una medicina affatto palliativa è un grandissimo conforto. L’edicola, per me, è questo e l’edicolante, mai come in questi momenti, è il mio farmacista e i giornali le mie medicine, indispensabili quanto il pane. Un grazie a Giorgio Carraro il mio “farmacista” a Quinto di Treviso ed a tutti i suoi colleghi come pure a chi fa i giornali, spesso vituperati e insultati senza ragione. Le medicine, si sa, non sono sempre gradite ma risultano indispensabili, vuoi per guarire, vuoi per restare in buona salute. Vittore Trabucco
Prepariamoci a vivere nella “shut in economy” iverse ricerche, tra cui quella Gideon Lichfield del MIT, spiegano come sarà la vita e sopratutto l’economia dopo questa lunga quarantena. È stata chiamata Shut in economy, economia chiusa, economia del distacco/confinamento, o dell’on demand secondo altri basata sulla domanda on line e via smartphone con le App, di merci e servizi. Nei prossimi mesi ci saranno ripercussioni negative in tutti quei mercati o luoghi che prevedono assembramento di persone come cinema, teatri, concerti ma anche compagnie aeree, crociere, pullman turismo, centri commerciali, bar, ristoranti, alberghi, musei, discoteche, gallerie d’arte, eventi come concerti, stadi calcio, ecc. ; contemporaneamente però è prevista l’esplosione delle vendite on line, in questo momento gli americani acquistano quasi l’8% di tutti i beni al dettaglio online. Alcuni esperti ipotizzano che potremo essere costretti a vivere in frequente isolamento e quindi prevalentemente online, alternando le nostre vite digitali a qualche giorno/ore di vita di “quasi normalità”. La chiamano “quarantena yo-yo”, un’alternarsi tra il virtuale e il reale. Come dopo ogni crisi, con una previsione che parlano di una riduzione PIL dal 2 al 5%, ci sarà poi un boom dilagante in una sorta di Shut-in economy (economia chiusa) che porterà le persone a rivedere il proprio stile di vita “consumando” in modo differente da prima. Molte imprese e servizi non ce la faranno e quelle che riusciranno a resistere dovranno adattarsi e reinventarsi. Sarà un riadattamento digitale doloroso e traumatico per alcuni ma pieno di opportunità per altri. Cresceranno i servizi via App, applicazioni via smartphone, come le consegne a domicilio di cibo, generi alimentari, ma in generale di molte merci, servizi e lavori offerti/richiesti via App, basti ricordare: trasporti, rider, pulizie, tuttofare, giadinieri, traslochi, lavanderia a domicilio, ripetizioni a casa, bay sitter, parrucchiera, beauty, massaggiatori, dog sitter, artigianato, vendita prodotti fatti a mano, idraulici, elettricisti, pulizie, montaggio mobili, chef che cucinano a casa tua e consegna pasti pronti, lavori di ufficio, compiti brevi, smartworking, avvocato, consulenti, traduttori, meccanici auto e moto, trasporti e molte altre. Prepariamoci alla nuova shut in- economy. –
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DANIELE PAULETTO
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GIOVEDÌ 2 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario in Veneto il governatore evita polemiche con il viminale
Linea Zaia: prolungare e rafforzare i divieti Stretta sui mercati per evitare affollamenti «Uscite entro i 200 metri? Individuali e senza incontri, i genitori soli portino con sé i bimbi negli spostamenti autorizzati»
«Calano ricoveri e decessi, aumentano le guarigioni, è un segnale incoraggiante, non ancora una tendenza, nel complesso la situazione è sotto controllo, ora stiamo concentrando gli sforzi sui focolai infettivi nelle case di riposo». Luca Zaia apre così il briefing e poi commenta la confusa circolare del Viminale che, autorizzando le passeggiate dei genitori con i figli «in prossimità di casa», ha suscitato la vivace protesta di Lombardia e Campania («Così si vanificano i progressi ottenuti») inducendo Luciana Lamorgese al dietrofront: «Non è tempo di polemiche, il Gover-
ti all’aperto, dove sono stati segnalati assembramenti alle bancarelle. Ma come va interpretato il “margine di libertà” entro i fatidici 263 passi? «Si può uscire in solitaria, anche con l’animale di compagnia, evitando gli incontri. Se un genitore deve spostarsi per necessità - spesa, medicinali, banca e non può affidare il bimbo, lo porti con sé e rientri nel più breve tempo possibile. Niente passeggiate. So che stiamo facendo una vita da reclusi ma finalmente intravediamo un po’ di luce, occorre un ultimo sforzo. Previsioni sulla fine del coprifuoco? Se la curva dell’epidemia scenderà a ritmo sostenuto, dopo Pasqua potremo ini-
«Diecimila tamponi bloccati in laboratorio Quando saranno evasi i casi positivi saliranno»
Donazzan: «Tutti promossi? Diseducativo Si torni a scuola a giugno con corsi di recupero»
Filippo Tosatto / VENEZIA
La stretta sulla mobilità proseguirà almeno fino alla metà di aprile: consentiti gli spostamenti per necessità attraverso l’autocertificazione
no ha annunciato la proroga delle chiusure, non c’è conflitto con la Regione, a parte la deroga che noi abbiamo concesso a disabili»; «In Veneto varrà la nostra ordinanza-bis, più restrittiva, che limita le boccate d’aria ad un raggio di 200 metri dall’abitazione e vieta il commercio festivo ad eccezione di edicole e farmacie. L’abbiamo già scritta, avrà efficacia fino alla metà di aprile e prevede novità». DOPO PASQUA POSSIBILI ALLENTAMENTI
A riguardo, indiscrezioni alludono ad una stretta sui merca-
ziare a valutare allentamenti. Evitiamo l’esperienza di Hong Kong che ha accelerato la fine della quarantena ed è investita da una seconda ondata». FARMACO AVIGAN NELLE CASE DEI MALATI
L’estrema prudenza del governatore è dettata dal calendario – la tentazione dei ponti tra 25 aprile e primo maggio minaccia di riaccendere i flussi – ma soprattutto dall’evidenza diagnostica: «L’epidemia è stata frenata dal blocco alla mobilità, col senno di poi avremmo dovuto chiudere tutto la notte stessa della prima vittima a
Vo’». Immancabile il riferimento ai tamponi, che scontano ritardi nell’esito legati alla scarsità di reattivi e al sovraccarico di lavoro in laboratorio: «Ne abbiamo 10 mila bloccati nei frigo, risalgono a sei-sette giorni fa, quando saranno esaminati il numero dei positivi salirà inevitabilmente. Ci stanno lavorando le microbiologie di Padova e Verona, abbiamo coinvolto anche centri privati. Oggi saremmo in grado di eseguirne 20 mila al giorno, i nostri ospedali stanno cercando di produrre kit di reagenti “in house”. A proposito, sui social
sta circola una fake-pesce d’aprile, con il marchio contraffatto di Azienda Zero e Università di Padova, che annuncia test a domicilio: non aprite a nessuno». Porte spalancate, invece, ai camici bianchi che oggi inizieranno a somministrare i farmaci sperimentali ai malati lievi isolati in casa: «C’è anche l’Avigan, Aifa ci ha autorizzati, prima Regione in Italia, a distribuirlo alla popolazione». ARPAV: GLI OSPEDALI DISMESSI SONO IDONEI
Che altro? L’Arpav ha completato i sopralluoghi negli ospedali dismessi e riattivati con
forcolin interviene sul bilancio
Già spesi 92 milioni, donazioni a 18,5 La Regione raschia il fondo del barile VENEZIA
La salute non ha prezzo ma il tributo economico all’emergenza virale si annuncia gravoso e sul fronte industriale le richieste di riapertura delle aziende diventano pressanti. «Condivido le preoccupazioni degli imprenditori ma in questo momento non ci sono le condizioni per riattivare l’attività produttiva, il contagio è sopito, pero c’è», le parole di Luca Zaia, convinto occorra «cementificare la diga antivirale e agevolare la ripresa economica. Il test sierologico di massa che abbiamo programmato con le università di Padova e Verona va in questa direzione perché, a regime, potrà offrire una “paten-
te” di avvenuta immunizzazione ai lavoratori, scongiurando rischi di contagio. Completato lo screening di personale sanitario e case di riposo, intendiamo estenderlo alle imprese». Altro capitolo investe i finanziamenti statali: «La Germania ha già stanziato 500 milioni e si ritroverà ai blocchi di partenza con un vantaggio competitivo schiacciante rispetto agli altri Paesi, l’Unione europea matrigna è vergognosamente assente, o l’Italia riesce ad iniettare 300 milioni nel circuito produttivo oppure a crisi conclusa ci ritroveremo in ginocchio, ai margini del mercato». Ma c’è un fronte finanziario che vede direttamente im-
L’assessore al Bilancio Gianluca Forcolin e il governatore Luca Zaia
740 posti letti disponibili in caso d estrema urgenza - Monselice, Valdobbiadene, Isola della Scala, Zevio, Bovolone - dichiarandoli idonei. Erika Baldin del M5S chiede che «alle case di riposo in ginocchio sia sospeso il pagamento di contributi e tassazioni». L’assessore Gianpaolo Bottacin (Protezione civile) segnala che sono ben 6500 i volontari all’opera; la sua collega all’istruzione, invece, getta un sasso nello stagno: «La ventilata promozione per tutti sarebbe una scelta altamente diseducativa», afferma Elena Donazzan «da un
mese chiedo si recuperi almeno parte dell’anno didattico, immaginare un giugno a scuola è il minimo. I docenti veneti hanno fatto un grande sforzo per garantire l’insegnamento a distanza ma siamo tutti consapevoli che ciò non sarà sufficiente a colmare le lacune pregresse, tanto più per gli studenti di quinta elementare, terza media e quinta superiore che dovranno passare da un livello d’istruzione a un altro. Per loro si dovrà immaginare un recupero utile al grado di apprendimento raggiunto». —
pegnata la Regione, quello della spesa straordinaria sostenuta per affrontare l’emergenza: «Siamo a 92 milioni», fa sapere l’assessore alla Salute Manuela Lanzarin, quattrini interamente sborsati da Palazzo Balbi perché ad oggi l’aiuto del Governo ha privilegiato l’invio di materiali sanitari del valore di cinque milioni. Come farvi fronte? Buone notizie arrivano dalle donazioni al conto corrente solidale: «Abbiamo raggiunto i 18 milioni e mezzo e, mi è stato annunciato un ulteriore contributo di 7 milioni. Ringrazio di cuore tutti i cittadini, anche 5 euro sono utili alla causa comune». A riguardo, però, l’amministrazione veneta sta rimodulando il bilancio e raschia il fondo del barile per racimolare risorse supplementari da dirottare sul fronte dell’epidemia. Donazioni a parte, si è deciso di reimpiegare 74 milioni di fondi europei nella garanzia del credito d’impresa e al sostegno dei lavoratori delle microaziende che si ritrovano privi di cassa integra-
zione. Non basta. In mattinata, a Venezia, il vicepresidente Gianluca Forcolin - che hala delega al Bilancio - ha concordato un taglio ai budget degli assessori che, abbinato al mancato finanziamenti di eventi previsti ma cancellati, frutterà una decina di milioni. Se a ciò si aggiunge il con-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’assessore racimola un’altra decina di milioni di euro da dirottare alla sanità tributo del consiglio regionale - che puntualmente devolve all’istituzione i risparmi conseguiti nelle spese di gestione - il “tesoretto” posto a disposizione del governatore supera il centinaio di milioni. Zaia, per parte sua, esclude ogni tassa di scopo («Non chiederò soldi alle attività chiuse») e fa sapere di attendere «risorse adeguate» da Roma. Staremo a vedere. — FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA Copia di promopress
PRIMO PIANO
Corriere di Verona Giovedì 2 Aprile 2020
LE MISURE
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VR
Restano in vigore almeno fino a sabato. Con Sboarina anche i sindaci della provincia. E dopo la circolare del Viminale, Conte precisa: nessuna autorizzazione Il concorso
«Una volta fuori», la «sfida» di Cariverona ai giovani
di Lillo Aldegheri VERONA Una
passeggiata attorno a casa con il figlio? A Verona non si può, almeno fino a sabato, ma prevedibilmente neppure nei giorni successivi. Il sindaco Federico Sboarina si oppone infatti con forza alla circolare del ministero dell’Interno che pareva aver sdoganato l’uscita di casa in accoppiata genitore-figlio, anche se ieri in serata il premier Giuseppe Conte ha corretto il tiro dicendo di non aver autorizzato l’ora di passeggio con i bimbi («Non deve essere l’occasione di andare a spasso e avere un allentamento delle misure restrittive»). «Ne ho parlato con il prefetto – spiegava Sboarina in mattinata – ed insieme abbiamo deciso che non è il momento per abbassare la guardia. Anzi, siamo proprio nel momento più difficile, visto che in queste ore Verona ha purtroppo
Stare a casa A Verona restano vietate passeggiate con in bambini e attività motoria (foto Sartori)
Niente bimbi a spasso né corsette Verona conferma le restrizioni superato anche Padova nel numero dei contagi. L’ordinanza che avevo firmato resta perciò in vigore, quanto meno fino al 3 aprile, che era la scadenza prevista». E dal giorno dopo? «Al momento, purtroppo, non vedo alcun crollo verticale dei contagi, penso quindi che andremo avanti così, ma decideremo insieme al prefetto». Il presidente della Provincia, Manuel Scalzotto, si dice «assolutamente d’accordo con Sboarina: stiamo coordinando tutti i sindaci del Veronese – aggiunge – per arrivare ad un provvedimento coerente in ogni comune. Ho parlato anche con alcuni medici – conclude Scalzotto – e tutti dicono che sarebbe una pazzia fare diversamente: i bimbi si muovo-
Gli esperti
❞ Il prefetto Capisco che sia un sacrificio ma è necessario
no, toccano, corrono e quindi, potenzialmente, trasmettono la malattia: non possiamo lanciare segnali sbagliati e contraddittori». Proprio a Verona, tra l’altro, il traffico in città è tornato da lunedì a crescere, al ritmo di 100 auto in più al giorno. Tornando ai bimbi, secondo la circolare del Viminale, su cui poi come dicevamo è
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intervenuta la frenata di Conte «entro 200 metri dalla propria abitazione», è consentito fare attività motoria. E nell’ambito di quella «attività motoria» poi «un solo genitore può camminare con i figli minori in prossimità della propria abitazione». Ma a Verona è (e rimane) in vigore l’ordinanza del sindaco numero 18 del 20 marzo scorso, con la quale si è
Visto che i contagi non sono in calo potremmo anche prorogare le misure oltre il 3 aprile
deciso, molto semplicemente, «di vietare lo svolgimento di attività sportiva e motoria, ivi comprese le passeggiate, in luogo pubblico od aperto al pubblico in tutto il territorio comunale». Sboarina ha spiegato più volte che «tra due disposizioni in materia, prevale sempre quella più restrittiva». Intanto il governatore veneto, Luca Zaia, ha spiegato che «dopo il nuovo decreto del governo» annunciato ieri e che conferma le restrizioni, «farò il mio provvedimento che sarà sicuramente più restrittivo e con delle novità rispetto al precedente». Mario Conte, sindaco di Treviso, presidente dell’Anci (e primo sindaco in Veneto a chiudere i parchi) afferma che «è una
battaglia di civiltà che ci vede tutti protagonisti: abbiamo chiesto di stare chiusi in casa, so che non è facile, ci sono voluti dieci giorni per capirlo, ma non voglio usare altre restrizioni o il pugno di ferro». Francesca Businarolo, M5S e presidente della commissione Giustizia della Camera ribatte invece a muso duro a Sboarina: «A Verona se si ha un cane si può uscire, se si hanno dei figli no. Lo stesso Sboarina ha ricordato che le uscite per le necessità degli animali sono concesse, rispettando, giustamente, i limiti previsti dalle ordinanze. Mi chiedo, a questo punto, se a Verona contano meno i bambini degli animali».
VERONA (d.o.) Cosa succederà «una volta fuori»? La sfida, tutta rivolta al futuro, l’ha lanciata Fondazione Cariverona agli studenti dalla prima alla quarta delle scuole superiori nelle province di Verona, Vicenza, Belluno, Ancona e Mantova. La proposta è quella di guardare alla fine dell’emergenza sanitaria, prendendo spunto dalle «ricostruzioni» già avvenute in passato. Una «gara» vera e propria, dove le abilità da dimostrare sono innanzitutto creatività e originalità. Gli studenti dovranno presentare un elaborato digitale utilizzando forme e materiali a loro scelta. Immagini, test, audio o video che dovranno formare un «racconto» e che si candideranno a essere «custodi della memoria» di questa fase storica, esattamente come i più anziani lo sono stati nei decenni precedenti. Gli autori dei progetti selezionati entreranno a far parte della squadra di «giovani agitatori» dei percorsi di programmazione delle attività della Fondazione Cariverona, contribuendo con la loro visione sul percorso di ricostruzione post Covid 19. Il budget a disposizione per «Una volta fuori»è di 15 mila euro: 7mila andranno al progetto più votato, 5mila al secondo classificato, 3mila al terzo. Ci si potrà iscrivere fino al 24 aprile, con invio degli elaborati entro il 31 maggio. Sul sito della Fondazione Cariverona è stata pubblicata una guida, dal titolo «Una volta fuori temi e spunti», il regolamento e tutta l modulistica del concorso. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La neuropsichiatra: «I piccoli sanno adattarsi» VERONA Verona conferma il secco no alle uscite di casa per i bambini, che pure, in alcuni casi, patiscono la clausura più dei grandi: non vanno a fare la spesa, non vanno al lavoro, non portano in giro il cane. Ma al momento non sono in vista soluzioni diverse. «Capisco benissimo come sia un problema – spiega il prefetto Donato Cafagna – ma è un sacrificio necessario, anche perché, ovviamente, i bambini che escono di casa sono accompagnati da adulti. E quindi…». Il prefetto ricorda che esistono già eccezioni «per bambini che abbiano problemi di salute certificati, come quelli con sindrome da autismo. Capisco anche i problemi dei genitori – conclude – ma a
tutti chiedo di ricordare come tante persone siano fuori di casa ed al lavoro per garantire anche le loro necessità più immediate, sia sanitarie che economiche e di sicurezza». Convintissimo di questa scelta è il sindaco, Federico Sboarina (vedi articolo qui sopra), secondo il quale «è impensabile aprire una maglia così larga nei divieti di spostamenti. Avremmo immediatamente le strade di nuovo piene di gente, perché i bambini non escono da soli: e non dimentichiamo che tra quanti devono restare in casa ci sono anche gli adolescenti, privati dei coetanei tanto importanti in quella fascia di età». Ma cosa ne pensano gli esperti? Secondo
Alice Corso, psicologa dell’età evolutiva «i bambini hanno bisogno del movimento all’aria aperta perché aiuta a scaricare lo stress, a esprimere le proprie emozioni e a favorire la concentrazione. Chi ha il giardino è avvantaggiato, ma bisognerebbe trovare una soluzione per i bambini che sono costretti in casa da troppo tempo». Cristina Albertini, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta ritiene peraltro che «i bambini in un momento di emergenza sanno meglio di tutti adattarsi: se spiegato bene, capiscono. Se i genitori – aggiunge - dedicheranno loro il giusto tempo per organizzare la loro quotidianità (compreso anche il tempo della noia, del pensare, del
creare) supereranno questo momento difficile, e nel frattempo bisognerebbe mantenere ritmi regolari, come mangiare alla stessa ora, non restare in pigiama tutto il giorno, scandire lo spazio didattico da quello ludico». Infine per Antonella Costantino, presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile «infrangere l’ordine di stare a casa darebbe un messaggio scorretto anche dal punto di vista etico, perché vorrebbe dire che gli altri devono stare alle regole e loro, i bambini, no. Niente di più sbagliato per una generazione che già crede di essere al centro dell’universo». L.A.-M.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Giovedì 2 Aprile 2020
I TEST
3 VE
Il Veneto mantiene numeri record ma il piano di screening a tappeto si scontra con nodi organizzativi. Zaia: produrremo i kit in casa
Tamponi ma non per tutti polemiche sui social «Mancano i reagenti»
Terapia intensiva
Cala costantemente, anche se pian piano, il numero dei ricoverati e anche dei letti occupati in terapia intensiva
La curiosità
Zaia scherza su Eracleonte «È di qualità» VENEZIA «Eracleonte? è una bella poesia. Tra questa e i falsi Modigliani è meglio questa». La prende con spirito il governatore Luca Zaia. Del resto, ieri, era pur sempre il primo aprile. E il piccolo mistero sul testo poetico attribuito a un fantomatico Eracleonte da Gela e letto da uno Zaia ignaro nel corso del punto stampa di martedì somiglia al più classico dei pesci d’aprile. Pare che la poesia sia stata girata a Zaia da Gianpietro Beltotto, suo ex portavoce e ora direttore dello Stabile del Veneto che non ne ha voluto svelare l’autore. «Non so di chi sia il brano - ha detto Zaia - colpa mia che non ho approfondito ma il brano è di qualità. L’autore si faccia vivo».
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Il medico Dal punto di vista scientifico non ha molto senso fare i tamponi a tutti
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VENEZIA Tamponi per tutti, tamponi fuori dai supermercati, tamponi di massa. Intenzioni di metà marzo. Che, con l’incalzare rapidissimo delle notizie cui ci ha ormai abituati il coronavirus, equivale a un secolo fa. Nel frattempo anche il governatore Luca Zaia ha precisato che sì, va bene fare i test a tappeto, però è più realistico andare per gradi partendo (giustamente) dai medici, dai 54 mila lavoratori della sanità e da quelli delle case di riposo. Solo poi «toccherà a tutte le persone che hanno dei sintomi ma che, oggi come oggi, dovrebbero attendere la fine del periodo di osservazione». Risultato: a ogni conferenza stampa che annuncia un nuovo Piano di screening per i veneti, sui social si moltiplicano le proteste di chi da giorni chiede inutilmente di essere sottoposto al controllo perché ha dei sintomi o per via di un familiare malato oppure - ed è un caso piuttosto frequente - è guarito ma non può interrompere il totale isolamento fino a quando non verrà eseguito un doppio test (a distanza di duetre giorni) che certifichi la negatività al Covid. Emblematica la storia di un dentista di Verona morto a causa del contagio: la figlia e la vedova non possono neppure scambiarsi un abbraccio consolatorio perché, non essendo state sottoposte al tampone per settimane, ciascuna potrebbe infettare l’altra e quindi devono restare barricate nelle rispettive camere da letto. E ora che finalmente gli infermieri hanno raccolto i loro campioni, da tre giorni sono appese a un risultato che non arriva. «È snervante, spero finisca presto questa agonia», racconta la figlia. Sia chiaro, finora in Veneto
Gli accessi al pronto soccorso MEDIA GENNAIO 23
24
FEBBRAIO 25 26 27
28
29
da 0 a 100 25
26
da 101 a 200 Oltre 201
MARZO 27 28 29
30
31
AOPD
391
232 253 216 225 284 267 269
AOUIVR
373
291 439 202 347 189 109 220
83
78
63 119
ULSS 1
312
203 241 195 199 179 223 189
69
68
68
ULSS 2
827
440 394 405 388 376 403 398
209 248 192 183 267
ULSS 3
678
310 450 332 430 323 426 407
202 179 229 200 166 245 270
ULSS 4
240
182 255 146 129 177 181 230
ULSS 5
269
51 119
35
86 857
39
ULSS 6
584
139 141
86
97 103 179
ULSS 7
141 131 157 132 106 177 129
54
64 148
75
69
62
45
… 300
60
71
81
75
68
45
393 418 240
19
24 360
…
87
105
39
59
61
39
45
55
378
246 283 321 239 229 258 252
106
19
…
…
80
32
70
ULSS 8
478
283 261 254 286 233 265 310
167 127
67
ULSS 9
739
273 312 298 366 616 329 238
131
TOTALE 5.269
2.650 3.148 2.490 2.792 3.566 2.645 2.645
64
95
88 104
… 110 168 110 72 165
…
91
1.670 1.490 1.259 929 1.147 1.610 1.236
sono stati fatti oltre 112 mila prelievi di saliva, che in proporzione superano quelli della Corea del Sud che pure s’era messa a cercare i contagiati con test eseguiti perfino ai se-
mafori. Ma il «tampone per tutti» resta un miraggio. Anche perché - come dimostra la storia del dentista veronese una volta ottenute le tracce di muco e saliva, servono uomini
Il prelievo Il test del Covid viene fatto analizzando i campioni di muco e saliva
La ricerca di Università di Padova e Vimm
Diabete e Covid, nessun contagio-facile ma resta alto il rischio di complicazioni PADOVA Il diabete non aumenta il rischio di contrarre il Covid 19 ma in caso di infezione si fa più forte il rischio di complicanze. I risultati di una ricerca fatta dall’Università di Padova e dall’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) aiuta a fare chiarezza sul tema: tra quanti hanno contratto l’infezione, la percentuale di soggetti affetti da diabete non è superiore rispetto alla prevalenza del diabete nella popolazione generale. «Pertanto spiegano i ricercatori - il diabete non sembra esporre a un maggior rischio di contrarre il coronavirus». Resta il
bisogno continua a venire, anche perché qui all’ospedale San Bortolo abbiamo creato un Pronto Soccorso parallelo per i pazienti Covid, quindi gli utenti sanno che non c’è pericolo di commistioni». Va detto che anche a Padova parte dell’équipe del Pronto Soccorso è stata distaccata in Malattie Infettive dove, dal primo marzo, segue l’Unità di osservazione breve riservata ai malati colpiti dall’infezione, finora 400. E anche in questo caso gli utenti che davvero hanno bisogno del Pronto Soccorso generalista hanno ricominciato ad andarci, ma perché tutti si convincano ci vorrà tempo. Allora dal Comitato Sos Sant’Antonio di Padova arriva una proposta:
fatto che i diabetici possono più facilmente sviluppare complicazioni nel corso di qualunque malattia acuta, infezioni comprese. «Devono quindi essere prudenti, come e più del resto della popolazione, e seguire le misure di prevenzione», spiegano il professor Francesco Purrello (Società Italiana di Diabetologia), il dottor Paolo Di Bartolo (Associazione Medici Diabetologi) e il professor Francesco Giorgino (Società Italiana di Endocrinologia). «Nel caso in cui una persona con diabete contragga l’infezione, i medici dovranno vigilare con maggiore attenzione».
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La proposta Riserviamo il Sant’Anto nio di Padova a tutti i pazienti gravi no Covid. Adesso tanti malati di cuore, diabete, broncopol monite ritardano a farsi curare
«Sentiamo dire di stare a casa, di non andare in ospedale, ma queste giuste indicazioni portate all’estremo stanno convincendo anche chi ha bisogno di cure di rinunciarci o di chiederle troppo tardi. E infatti si assiste a un calo di assistenza per patologie acute che possono portare a morte o disabilità permanenti, come l’infarto, broncopolmoniti croniche riacutizzate, il diabete scompensato, l’ictus. Dove sono finiti questi malati? Perché allora non coinvolgere il Sant’Antonio, polo Covidfree, per garantire tempestiva e adeguata assistenza alla patologia acuta non Covid?». Michela Nicolussi Moro
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e mezzi per analizzarle. E ieri, proprio Zaia ha ammesso: «Abbiamo diecimila tamponi bloccati nei frigo perché mancano ancora i kit reagenti». Per superare anche questo ostacolo, il Veneto comincerà a produrre «in casa» le sostanze necessarie alle analisi. E così, si spera che la «macchina» finalmente possa viaggiare alla massima velocità. «Le istituzioni dovrebbero stare più attente agli annunci che fanno perché creano aspettative immediate nella popolazione. La verità è che occorre tempo per mettere in atto una reazione efficace nei confronti di una minaccia così nuova e insidiosa»,riflette Giuseppe Cicciù, referente regionale del Tribunale del Malato. C’è poi una difficoltà «strutturale» con la quale fare i conti: «Per anni sono state ridotte le risorse e chiusi ospedali senza aprire ambulatori o presìdi sul territorio. Ora se ne p a g a n o l e co n s e g u e n ze . Quanto l’emergenza sarà finita si dovrà costruire un nuovo patto fiduciario tra cittadini e istituzioni». Il segretario veneto della Federazione dei medici di famiglia, Domenico Crisarà, è scettico circa l’utilità di un test di massa: «Capisco che, sotto il profilo psicologico, il tampone possa dare conforto a chi è entrato in contatto con un malato. Ma ricordiamoci che non è una cura. Dal punto di vista scientifico non ha senso farlo a tutti, visto che le persone già vivono isolate a casa». Anche per il rappresentante trevigiano della Federazione, Brunello Gorini, non serve testare tutti: «Piuttosto occorre proteggere chi è in prima linea e rischia di ammalarsi o, peggio, di trasformarsi in incolpevole untore. Pochi giorni fa mi ha telefonato una giovane collega, era in lacrime: doveva andare a casa di una vittima del Covid per constatarne il decesso e non aveva neppure una mascherina da indossare...». Ad avere paura non sono solo dottori e infermieri. Ieri la Cisl ha puntato il dito sulla gestione dell’emergenza da parte della Rekeep, l’azienda impegnata nell’appalto del servizio di pulizie all’ospedale di Treviso: 170 dipendenti, per la maggior parte donne, e quasi un quinto di loro è in malattia, venti in quarantena e sei positive. E anche per loro il problema sembra essere sempre lo stesso: «Ci risulta - denuncia Patrizia Manca, segretaria della Fisascat Cisl - che siano rientrate dalla quarantena lavoratrici e lavoratori senza aver effettuato il tampone. Abbiamo lavoratrici che vanno a lavorare con la febbre pur di garantire il servizio...». Andrea Priante © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 2 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario
«Test sierologici utili alla scienza ma non sono patenti d’immunità» L’immunologa Viola boccia la proposta di Zaia: si sa ancora troppo poco del virus e dei suoi anticorpi Silvia Quaranta / PADOVA
Patente d’immunità? Una sciocchezza molto pericolosa. Parola di Antonella Viola, immunologa di spicco dell’università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica-Fondazione città della Speranza. La proposta, lanciata nei giorni scorsi dal governatore della Regione Veneto Luca Zaia, prevede 100mila test sierologici (per cominciare) utili a verificare chi ha già sviluppato gli anticorpi e quindi, coscientemente o no, ha affrontato la malattia. Poi chi ha già gli anticorpi sarà etichettato come “immune” e potrà tornare alla normalità. Ma il metodo, secondo Viola, alla prova dei fatti potrebbe rivelarsi disastroso. «Ho letto di questa “patente di immunità” con una certa apprensione» spiega la scienziata «e mi sono detta che forse
la questione è stata travisata. Premetto che l’importanza dei test non è in discussione: aiutano a capire la reale percentuale di contagio e dal punto di vista epidemiologico possono fornire dati importanti. Per quanto riguarda l’importanza scientifica, quindi, nulla da dire: è un’ottima idea. Ma il patentino d’immunità è ben altra cosa». Sulla correlazione fra superamento della malattia e immunità acquisita, infatti, dal punto di vista scientifico non c’è ancora alcuna conferma. Esistono certamente malattie, come tutti sappiamo fin da bambini, che avute una volta poi non tornano più. Ma in genere non è questo il caso dei coronavirus. «Sul covid19» spiega infatti Viola «non abbiamo ancora evidenze perché lo conosciamo troppo poco. E già questo dovrebbe farci capire che parlare di immunità è rischioso. Ma in
L’immunologa Antonella Viola, direttrice scientifica della Fondazione Città della Speranza
la poleMiCa sull’inadeguata distribuZione di MasCHerine
Denuncia contro la Regione, Fimmg si dissocia «La politica stavolta non ha responsabilità» Il sindacato maggioritario tra i medici di base chiede però maggiore tutela. Il Pd: «Verità e chiarezza». De Poli e Marin: «Modello veneto da imitare» VENEZIA
«Ferma restando la richiesta d’impegno immediato per risolvere la mancanza di dispositivi di protezione individuale, la Fimmg si dissocia dall’azione penale avviata da altri sindacati della categoria nei confronti del presidente Za-
ia. A nostro avviso la responsabilità è da addebitare, come più volte denunciato, alla organizzazione operativa che non considera i medici di famiglia tra i più esposti e non alla volontà e all’indirizzo della politica che sono sempre stati chiari». La maggiore organizzazione dei medici di base, che raccoglie l’adesione di oltre il 70% dei camici bianchi, replica così all’iniziativa dello Snami, il sindacato autonomo dei medici che ha denunciato la Regione alla Procura della Repubblica,
ipotizzando a suo carico il reato di epidemia colposa (alla luce della mancata distribuzione di mascherine ai medici ambulatoriali esposti al contagio). La presa di posizione è giunta a conclusione di un incontro tra i rappresentanti medici, l’assessore alla Salute Manuela Lanzarin e il direttore della Sanità Domenico Mantoan: «Il confronto», informa la Fimmg «è servito per mettere a punto il monitoraggio attivo e la presa in carico dei pazienti contagiati da
Covid-19 asintomatici, paucisintomatici o in condizioni cliniche che possono essere gestite nel territorio», nonché a definire il monitoraggio «della terapia farmacologica somministrata a domicilio nelle forme precoci ai pazienti positivi primo, e al momento unico, esempio in Italia». Si è parlato anche di tutela, concordando «una maggiore attenzione e frequenza nell’esecuzione dei tamponi orofaringei agli operatori di medicina generale». Sul caso interviene il Pd
Il direttore della sanità Mantoan
per voce dei consiglieri Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia, convinti che «la denuncia in questione è un’iniziativa pesantissima che non può essere liquidata con un “no comment” ma richiede un’operazione- verità da parte della Regione circa l’effettiva distribuzione dei dispositivi
particolare per quanto riguarda la Sars, che è della stessa famiglia, sappiamo che la protezione acquisita contraendo la malattia non è a lungo termine: l’organismo sviluppa gli anticorpi, ma dopo poco tempo crollano e la persona non può più considerarsi protetta. In altre parole, si può riammalare esattamente come tutti gli altri. Molte delle pubblicazioni che abbiamo finora a disposizione ci suggeriscono che un sistema come quello del “patentino di immunità” è un grosso azzardo». Un’altra delle proposte avanzate nei giorni scorsi (non in Veneto ma in Lombardia) riguarda invece il rientro a lavoro per fasce d’età, facendo uscire prima i più giovani e lasciando per ultimi i più anziani (che sono i più esposti). Un sistema, dice Viola, comunque pericoloso. «Vero che fra i giovani la mortalità è minore» dice l’immunologa «ma non è zero. Farli uscire, quindi, significa comunque esporli a un pericolo reale: chi si assume questa responsabilità? Una decisione simile può risultare molto rischiosa, oltre che iniqua: il lavoratore non ha la possibilità di scegliere se stare a casa o no, e metterlo a rischio contro la sua volontà» conclude Viola «mi sembra pericoloso e ingiusto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
protettivi». «Un questionario dell’Ordine dei medici conferma che la preoccupazione è reale, affermano i dem «su oltre mille risposte ricevute, il 75% ritiene che i dpi siano insufficienti, il 44% sia per quantità che per qualità». Diverso l’atteggiamento di due parlamentari, che indicano nell’azione della sanità veneta un esempio da imitare: «Il Governo segua la strategia della “patente di guarigione”, dei tamponi a tappeto e dei test sierologici in grado di individuare gli anticorpi», è l’appello del senatore Antonio De Poli (Udc). «Il modello del Veneto funziona. Anzi, fa da apripista con la professionalità, la capacità e la voglia di vincere questa battaglia» fa eco Marco Marin, deputato di Forza Italia. — FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 2 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’ALLARME GLOBALE: LE IDEE
VIRUS, DA DOVE RIPARTIRE? IL VENETO È IL LABORATORIO
PRIMA LA SPAGNOLA ADESSO IL COVID 19 LA STORIA INSEGNA A CAPIRE LE PANDEMIE
PAOLO GURISATTI EMANUELE POLI
P
I
l Veneto può essere un laboratorio Questo ha impedito l’esplosione incon- da rispettare. La prima è che Variati e Zadella ripresa. Può esserlo per due ra- trollata dell’epidemia, ha ridotto i rischi ia non inizino una corsa “politica” a rapgioni: perché è stata la prima regione del sistema sanitario (pure in forte diffi- presentare la rabbia, ma raggiungano un a entrare nel tunnel dell’epidemia e coltà) e soprattutto ha attivato un siste- accordo di cooperazione, per costruire riperché, grazie al percorso scelto per com- ma di relazioni coerente con il quadro in- sposte concrete nei distretti e nel territobattere il coronavirus, sarà probabilmen- trodotto dal virus, nel terrio. La seconda è che riete la prima regione bonificata, pronta a ritorio. Se il virus è entrascano a scegliere gli inL’importante è uscire dal lock-down più stretto. Lo shock to nel corpo sociale e i riterlocutori adatti a diseche Variati e Zaia esterno ha messo a dura prova le regole schi di contagio durano gnare una strategia per sociali e produttive dei cittadini, degli im- mesi, la società deve acnon inizino una corsa il futuro. prenditori e dei dipendenti, accomunati quisire abitudini nuove. Probabilmente non a rappresentare dall’etica del lavoro e dall’affezione all’im- Sennò non riparte. E per devono limitarsi a chiala rabbia presa. La reazione è stata nervosa, ma la ripartire nel modo giumare a raccolta i rapprecomunità regionale ha compreso bene la sto, non deve ragionare sentanti delle categorie logica del “distanziamento sociale”. nei termini di un ritorno alla normalità, produttive. Devono coinvolgere altri sogA differenza della ma continuare a svilup- getti importanti, che hanno un ruolo di Lombardia, il Veneto pare innovazioni. “mediazione” nel conflitto tra obiettivi saGrazie al percorso non ha concentrato i maI veneti sembrano nitari e obiettivi di produzione, nel terrilati Covid19 nelle strut- scelto per combattere averlo capito prima di al- torio, perché godono della fiducia dei citture ospedaliere e ha intri e possono quindi av- tadini. Questi soggetti sono i sindaci, che l’epidemia sarà terrotto in tempo i flussi viare il percorso di svolgono oggi la funzione di ago della bila prima regione del “formicaio” distretri-apertura e ri-costru- lancia tra imprese e famiglie nel territobonificata tuale, che sono la prima zione lungo sentieri nuo- rio. causa di contagio. Quanvi. I sindaci però devono adottare un profido Zaia ha dichiarato l’intero Veneto “zoÈ giusta quindi la proposta di Variati. Bi- lo manageriale e definire linee di azione e na rossa” e annunciato la chiusura dome- sogna iniziare subito a studiare i modi e i interazione che seguano il profilo del ternicale dei supermercati, ha fatto la cosa tempi di un rilancio delle attività produtti- ritorio come entità “produttiva” e non giusta, inoculando tra i cittadini il “vacci- ve nelle diverse filiere, nei distretti e nei “politico-amministrativa”. — no sociale” del distanziamento. territori. Ci sono tuttavia due condizioni © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’EUROPA UNITA VAL BENE LO SFORZO DEL CORONABOND VINCENZO MILANESI
S
e ci limitiamo a continuare a denominare, con abusata metafora ornitologica, come “falchi” i Paesi del Nord Europa che si oppongono alla mutualizzazione, anche solo parziale, del debito pubblico dei membri dell’Ue, lamentandoci per la loro insensibilità morale e durezza di cuore, vuol dire che non abbiamo capito niente. Perché è proprio in base a considerazioni di ordine etico, che hanno a loro fondamento un ben definito atteggiamento religioso, che quei Paesi motivano, ne siano coscienti o no, la loro opposizione. Non si spiegherebbe altrimenti l’irrazionalità di un simile comportamento, le cui
conseguenze possono essere gravissime anche per loro, dato che anche loro hanno sempre riconosciuto che l’Italia è too big to fail. Guardiamo una carta geografica dell’Europa e rispolveriamo il libro di storia. I nove Paesi che hanno scritto la famosa lettera chiedendo l’emissione dei titoli di debito europei garantiti da tutti i Paesi dell’Unione non sono tutti collocati nel Sud del continente. Ci sono Irlanda, Belgio e Lussemburgo, oltre che Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Slovenia. La faglia che taglia in due l’Europa non è principalmente geografica, ma di altro genere. È profonda cinquecento anni di storia europea. Perché ha le
er molti aspetti il virus Covid 19 è similare alla pandemia “spagnola” del 1918. La “spagnola” non fu divergente ad altre pandemie influenzali, tuttavia si diversificò nell’epidemiologia, nel decorso e negli aspetti patologici. Le caratteristiche che l’hanno resa unica furono il grado di mortalità eccezionalmente alto, da cinque a venti volte la mortalità normalmente registrata in una fascia di età relativamente giovane e le ondate di attività influenzale che si sono succedute rapidamente, determinando tre focolai principali in meno di un anno. Il 1914 fu l’inizio di quello che lo storico britannico Hobsbawm definì il “secolo breve”, ovvero il secolo “più sanguinario che la storia ricordi, per la dimensione la frequenza e la lunghezza delle guerre che lo hanno costellato, ma anche perché esso ha prodotto catastrofi umane senza precedenti”. La Prima guerra mondiale coinvolse tutti gli stati dell’Europa, lungo quell’interminabile corridoio trincerato, che divideva l’Europa in due, milioni di uomini si fronteggiarono in condizioni di vita decisamente precarie. All’inizio della primavera del 1918 si abbatté l’influenza “spagnola”. La prima peculiarità da constatare fu il ripresentarsi della malattia in tempi brevissimi, tre estese epidemie nell’arco di un anno. Quando il morbo si manifestò, per la prima volta, le autorità sanitarie non si allarmarono e fu trattato quale una normale influenza primaverile. Il più delle volte si presentava con una forma febbrile, che si risolveva in tre/quattro giorni, anche se risultò essere molto contagioso. Vi furono casi in cui le persone venivano colpite da febbre altissima, seguita da insufficienza respiratoria, causata dal fatto che i polmoni risultavano pieni di essudato, portando nel giro di pochissimi giorni alla morte. Prese alla sprovvista medici e luminari del periodo perché non vi erano certezze sull’etiologia della malattia, non si riusciva a trovare né spiegazioni né rimedi; gli antibiotici e gli antivirali dovevano ancora vedere la luce. Mancò una strategia sanitaria, i provvedimenti furono improvvisati, aleatori e contraddittori. I vari stati, con le città che molte volte applicarono provvedimenti diversi per cercare di tenere sotto controllo l’epidemia, adottarono profilassi inadeguate; ne sono esempio il divieto di sputare, l’obbligo di sternutire nei fazzoletti quando ci si trovava in luoghi pubblici, l’uso obbligatorio della mascherina, la disinfezione dei locali e dei mezzi pubblici. Vi furono città ove si impose la chiusura delle sale cinematografiche, dei teatri e delle scuole. Tali provvedimenti erano in contraddizione con la volontà di non creare il panico fra la popolazione, ma si rivelarono gli unici capaci, se imposti con una certa urgenza e mantenuti nel tempo, di arginare la pandemia. Nella ricorrenza del suo poco più centenario dell’influenza spagnola, ci accorgiamo di come un evento patologico possa diventare senza alcun dubbio storia. Una storia che mai come oggi è palesemente ciclica e che, se analizzata e studiata meticolosamente e scrupolosamente, potrebbe essere utile per allargare lo sguardo su tutta una serie di fattori storici, geografici, culturali, economici, biologici e medico-sanitari, ambiti che nell’emergenza odierna sono motivo d’interesse nel cercare di fornire delle risposte sul perché della virulenza di questo Covid 19 nelle diverse aree geografiche mondiali e all’interno di uno stesso stato. —
sue origini nella frattura culturale che è derivata dalla rottura della unità religiosa d’Europa con la Riforma protestante. È là che bisogna andare a cercare, per capire il motivo per cui in tedesco il termine Schuld (idem in olandese, solo è scritto con l’iniziale minuscola) vuol dire, come è ben noto, sia “colpa” che “debito”. C’è dietro una parte importante della differenza tra la teologia luterana e calvinista e quella della tradizione cattolica. Più calvinista, in verità che luterana. Ma anche per Lutero il lavoro si era visto riconosciuto un’importanza nella vita del credente molto maggiore di quella che gli riconosceva la teologia cattolica, soprattutto allora. E non c’è bisogno di ricordare la famosa, anche se certamente un po’ forzata, tesi di Max Weber sull’etica protestante e la nascita del capitalismo. È comunque fondamentale ricordare il ruolo che la teologia calvinista attribuisce al raggiungimento di una prosperità e un successo economico nella vita terrena per avere la prova di essere predestinati da Dio alla vita eterna. La secolarizzazione contemporanea non can-
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cella secoli di tradizione religiosa, che si fa cultura, in senso antropologico. Se si aggiunge il ricordo assai più recente di cosa accadde nella Germania della Repubblica di Weimar dopo la prima Guerra Mondiale, dove un clima culturale e artistico da belle époque coincise con quella crisi economica e politica che portò alla catastrofe del nazionalsocialismo, il richiamo anche subliminale e quasi inconscio alla tradizione luterana e calvinista si fa irresistibile. Forse, le guerre di religione dalle quali nacque l’Europa Moderna nel Cinquecento hanno suscitato un’onda storica più lunga di quello che si potrebbe credere. Enrico di Navarra, ugonotto, cioè protestante, abiurò facendosi cattolico per unire la Francia e diventarne re: “Parigi val bene una messa”…. Se Frau Kanzlerin Angela, figlia di un pastore protestante, ne seguisse l’esempio, abiurando al credo della sua tradizione religiosa e culturale, in nome di un’Europa unita che… “val bene un coronabond”, la Storia gliene sarebbe grata. Non solo i Paesi dell’Europa cattolica. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Giovedì 2 Aprile 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza Covid-19 IL PUNTO VENEZIA C’era una volta la Pasquetta. Il lunedì dopo la Pasqua si prendevano gli avanzi del pranzo del giorno prima, si cucinavano in aggiunta due uova, si prendevano un salame, un po’ di pan biscotto e si andava a far festa sull’argine di un fiume. Ed era davvero una festa. Quest’anno si resterà in casa e, se tutto va bene, sarà comunque festa perché sarà l’ultimo giorno di quarantena forzata, di clausura, di astinenza da qualsiasi forma di socialità. «Tutto lascia intendere che fino al 13 aprile resteranno le restrizioni e io le intensificherò», ha detto ieri il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, anticipando la proroga dei divieti decisa in serata dal premier Giuseppe Conte. Poi, un po’ alla volta, gradualmente, si tornerà alla normalità. Ma, intanto, per altre due settimane, dovremo rispettare i soliti limiti. «I dati cominciano a muoversi in maniera giusta, ma non dobbiamo abbassare la guardia ha detto Zaia - La situazione è sotto controllo con focolai evidenti nelle case di riposo, che continuiamo a monitorare. Non c’è più la situazione di 18/20 persone in terapia intensiva al giorno. Siamo pronti anche al peggio, abbiamo 825 letti e ne stiamo allestendo altri, e crediamo che un dato da solo non dia una tendenza». Però, ha confermato, i dati sono positivi: meno ricoverati, meno gente in terapia intensiva. Segno che la politica delle restrizioni sta pagando. Solo che non è ancora finita. E «non ci sono quindi le condizioni per riaprire le aziende».
L’ORDINANZA «Sappiamo che sta arrivando un nuovo Dpcm - ha detto ieri mattina il presidente della Regione - Confermiamo che appena uscito, pur avendo una base giuridica decisamente complessa, abbiamo già preparato un’ordinanza restrittiva, per confermare le misure in essere con alcune novità». E cioè la chiusura domenicale dei supermercati e il limite dei 200 metri per le passeggiate e le corsette attorno a casa. Più altre restrizioni, probabilmente sul fronte dei mercati per evitare assembramenti di persone. Di qui un appello ai ragazzi perché rispettino le pre-
«I DATI VANNO BENE MA NON FAREMO COME HONG KONG CHE HA APERTO PRESTO PER POI RITORNARE ALLA QUARANTENA»
IL DECRETO VENEZIA Da soli si può. Si può correre, marciare, sfrecciare, volendo anche volare. E nessuno potrà dire niente se vedrà un tizio in braghette e canotta, al di là delle condizioni meteorologiche, correre come un alieno attorno al condominio. Lo consentiva l’ordinanza dei 200 metri firmata dal presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, costretto, suo malgrado, a scrivere ai prefetti per far presente che certi foglietti gialli staccati dalle forze dell’ordine non stanno né in cielo né in terra: il limite era sulla distanza, non certo sulla velocità. Della serie: non è che uno può uscire col cane o con la tartaruga e va bene, mentre da solo
AL MERCATO Vigili urbani in campo per la sorveglianza dei clienti tra le bancarelle di Padova e un nastro per terra delimita la distanza di sicurezza
Zaia pensa a nuove restrizioni «Riapertura aziende? Ora no» Nelle prossime ore la nuova ordinanza: per altre `Oltre alla chiusura dei negozi alla domenica sotto due settimane restano i limiti, poi un allentamento esame nuove misure per evitare le resse nei mercati `
scrizioni: «Se riusciamo a soffrire un attimo, a tenere, ne usciamo e sarà un medaglia che soprattutto i giovani si metteranno al petto. Non si tratta di stare chiusi in casa ma di avere attenzioni maggiori in questo breve periodo». Del resto, come dice il proverbio, una rondine non fa primavera. E dunque il calo dei ricoverati non può essere inteso come una tendenza assoluta. «Oggi è così, domani le cose possono cambiare», ha detto Zaia, orgoglioso di avere disposto la riapertura di vecchi ospedali. «So già che qualcuno un domani potrebbe dire: avete riaperto l’ospedale di Valdobbiadene e non l’avete neanche usato. Magari fosse così».
LA RIAPERTURA Il nuovo tema che la Regione Veneto sta iniziando ad affrontare è la ripartenza. «I dati cominciano ad andare nella direzione
La corsa singola attorno a casa? In 200 metri si può no. E lo esplicita il nuovo Decreto del presidente del consiglio dei ministri, il Dpcm di ieri sera che avrà validità dal 4 al 13 aprile: sono sospesi gli allena-
IL GOVERNATORE DEL VENETO: IL LIMITE È SULLA DISTANZA NON SULLA VELOCITÀ
POLEMICHE
giusta, ma non possiamo abbassare la guardia - ha detto Zaia Non possiamo ripetere quanto avvenuto ad Hong Kong che dopo la quarantena ha riaperto troppo presto, senza regole, senza nessun criterio, e così ha dovuto ritornare alla quarantena». Potrebbe essere determinante l’esame sierologico che attesta l’immunità: «Dobbiamo fare in modo che si vada a “cementificare la diga” rispetto al virus e fare in modo che le imprese riescano ad aprire. Il test sierologico che stiamo sperimentano in Veneto va in questa direzione, per dare la “patente” di immune agli operai. Penso che finita la fase sperimentale l’obiettivo sia di darlo anche alle imprese». Ma, ha ribadito Zaia, sia l’Europa che l’Italia dovranno fare la loro parte: «Se la Germania ha stanziato 550 miliardi ed è tre volte tanto l’Italia, il nostro Paese non potrà non trovare almeno 150 miliardi».
menti degli atleti all’interno degli impianti sportivi, non per strada e non singolarmente. L’ha chiarito lo stesso premier Giuseppe Conte: nel nuovo Dpcm si vietano gli allenamenti anche degli atleti professionisti «onde evitare che delle società sportive possano pretendere l’esecuzione di una prestazione sportiva anche nella forma di un allenamento. Ovviamente gli atleti non significa che non potranno più allenarsi: non lo faranno in manie-
E mentre continuano le donazioni dei veneti, grosse e piccole cifre che hanno consentito di raggiungere per ora un totale di 18,5 milioni di euro, è polemica sui tamponi bloccati per mancanza di reagenti. «In consiglio regionale ci è stato detto che i tamponi non ancora analizzati erano settemila, adesso Zaia dice che sono ben 10mila. Si mettano d’accordo - ha detto Graziano Azzalin (Pd) - I quattro-cinque giorni per avere i risultati, troppi per chi come medici e infermieri continua a essere quotidianamente in contatto con decine di persone, sono diventati sette, sempre nelle parole del governatore. Questa metodologia comunicativa va rivista: non stiamo dando i numeri del lotto, servono messaggi chiari e univoci». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Zaia che fa? Dove va a correre? «A parte il fatto che ho poco tempo, io zero, non corro, devo dare l’esempio. Faccio ginnastica in casa con la corda». GOVERNATORE Il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia
ra collettiva ma individuale». Questo ha detto Conte. Dunque, a livello «individuale» si può. Si può correre, si può marciare, non solo passeggiare. Dopodiché in Veneto resta il limite dei 200 metri. Sono 263 passi, ha detto Zaia. Qualcuno, chissà, dirà quant’è l’equivalenza in falcate da maratoneta.
VENETO Zaia, che è un podista che ama i campi, si è seccato delle multe inflitte a un po’ di gente intenta solo a correre, tant’è
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che ha mandato una lettera ai prefetti. Gli interessati faranno ricorso, certo è che non si capisce per quale motivo la corsetta dei 200 metri attorno a casa sia stata multata. «In solitaria ognuno fa quello che vuole - ha detto Zaia - Passeggia, marcia, sfreccia. L’importante è che non ci siano assembramenti». Dopodiché ha precisato: «Ci vuole buon senso, non è che i 200 metri attorno a casa debbano diventare una sfida tra vicini». Domanda: ma il presidente del Veneto Luca
FRIULI In Friuli Venezia Giulia, invece, le passeggiate restano vietate anche fuori dal cancello di casa. Dice il presidente Massimiliano Fedriga: «Noi abbiamo un’ordinanza che ho intenzione di rinnovare alla scadenza che vieta l’uscita per passeggiate, jogging o quant’altro, in assoluto. Permettere di fare jogging o di camminare in un momento come questo è quantomeno pericoloso. Roma fa le sue scelte, noi le nostre». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA