Rassegna Stampa del 5 aprile 2020

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Domenica 5 Aprile 2020 Corriere del Veneto

VE

Primo piano L’emergenza sanitaria

IL LAVORO Il punto ● Sono decine di migliaia le aziende venete che hanno comunicato alle prefetture la loro appartenenza alle filiere essenziali individuate dal governo e quindi titolate a produrre nonostante il lockdown ● Pochissime le attività sospese dai prefetti perché non titolate ● Di ieri l’allarme di Cgil e Fiom sui rischi connessi alla ripresa massiccia della produzione negli stabilimenti ● Rischi, specifica la Cgil, sia per la salute dei lavoratori che per una possibile recrudescenza della pandemia con ricadute letali sull’economia ● Di tutt’altro avviso gli imprenditori che spiegano come non riaprendo ora si rischi di non riaprire più

Cgil e Fiom: «Il rischio è ancora troppo alto». Mentre la Cisl pone l’accento sui controlli. Furibondi gli imprenditori: «Così non si riapre più»

di Martina Zambon VENEZIA Le scintille fra industria e sindacato non sono mancate nelle ultime due settimane ma la deflagrazione è avvenuta ieri con le note di Cgil e Fiom. «Giungono in queste ore centinaia di telefonate di lavoratori preoccupati e disorientati perché richiamati al lavoro da aziende che insistono per avere la deroga dalle prefetture. - attacca il segretario regionale della Cgil, Christian Ferrari - Si tratta di imprese del secondario, operanti in tutte le aree del Veneto. A fronte di questo comportamento diffuso e delle ultime dichiarazioni del Presidente Zaia che dice di

Filiere Da domani saranno decine di migliaia i lavoratori delle aziende delle filiere essenziali che riprenderanno a lavorare dopo il silenzio-assenso delle prefetture

“tifare” per la riapertura delle attività già il 14 aprile,chiediamo prudenza e rigore». La partita a poker contro la pandemia da Covid-19 richiede abilità di calcolo del tutto inedite. Il bilanciamento fra priorità sanitarie e salvataggio del sistema economico si sta trasformando in un tema sempre più incandescente. Soprattutto in Veneto dove il pressing, la voglia di riaprire le fabbriche (persino da parte di parte dei lavoratori), è maggiore rispetto al resto del Paese. Lo attestano le decine di migliaia di comunicazioni alle prefetture di aziende che autocertificano l’appartenenza alle filiere essenziali individuate dal governo. Poche quelle sospese dai prefetti perché senza titolo. Il sindacato, però, è su altre posizioni: «Il rischio è alto - dice Ferrari- e sono assolutamente

da evitare decisioni avventate».La Cgil specifica di non tifare «per la chiusura ad oltranza» ma aggiunge «un riaccendersi dell’epidemia costringere b b e a s ce l te a n co r p i ù drastiche e prolungate. Questo sì renderebbe impossibile uscire a breve dalla crisi». Ancor più dura la Fiom di Padova che si mobilita contro le riaperture: «Eludendo il decreto che impone la sospensione delle attività non necessarie,si legge in una nota - denunciamo che da lunedì alcune aziende riprenderanno l’attività e molte si stanno preparando alla riapertura mandando comunicazione ai prefetti». Molto più sfumata la posizione della Cisl che con il segretario regionale Gianfranco Refosco spiega: «Stiamo monitorando fabbrica per fabbrica e stiamo denunciando i furbetti che si

«Migliaia richiamati in fabbrica» Scontro tra sindacati e imprese precipitano in camera di commercio a cambiare il codice Ateco ma il tema è che le persone possano tornare al lavoro in piena sicurezza. Tanto più che il protocollo regionale firmato il 14 marzo è più stringente anche di quello nazionale. Deve restare alta la vigilanza

Elena Donazzan Dal 16 marzo, quando è entrato in vigore il protocollo di sicurezza, lo Spisal ha controllato 3.500 aziende per 190 mila lavoratori dei settori che sono rimasti aperti con un numero irrisorio di contestazioni

sulla sua applicazione e sono gli Spisal a controllare». Controlli a tappeto spiega l’assessore al Lavoro, Elena Donazzan: «Dal 16 marzo, lo Spisal ha controllato 3.500 aziende per 190 mila lavoratori dei settori che sono rimasti aperti con un numero irrisorio di contestazioni. Si controllano 270 aziende al giorno. Ma qui il dibattito sulla riapertura graduale è tempo di intavolarlo. Mi chiamano aziende venete a cui multinazionali dell’automotive hanno già detto che il tempo sta per scadere, gli stampaggi prodotti in Veneto per le auto saranno spostati in Polonia». Sui controlli ci sono aziende che si sono attrezzate fin da subito, come la Maschio Gaspardo che ha applicato i protocolli cinesi a Campodarsego già a fine febbraio e continua a produrre per non perdere gli ordi-

ni di macchine agricole legati alla stagionalità della semina. E, in generale, il fronte degli imprenditori è sulle barricate. Il presidente di Confindustria Venezia, Vincenzo Marinese, stenta a contenere la rabbia: «Non capisco il sindacato, non comprendo come lasciare i lavoratori in cassa integrazione, pesando poi sui conti pubblici, possa essere una difesa del lavoro. Segnalino le aziende che aprono senza titolo ma per quelle che si sono attrezzate con il protocollo di sicurezza non vedo il problema. E allora i lavoratori dei supermercati? Certo, il Veneto è in pressing perché tolta la Lombardia, in questo momento traumatizzata, restiamo la regione che spinge di più. Per non morire. Qui se non si riapre a breve, non si riapre più». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Crollato il fatturato, per il 60% ci vorranno sei mesi per ripartire

Artigiani a rischio estinzione: persi 777 milioni

Sono chiusi, senza reddito e con affitti, tasse e bollette da pagare. Molti nemmeno possono pensare di reinventarsi con consegne a domicilio e, per loro, il futuro potrebbe rivelarsi davvero drammatico. Sono gli artigiani veneti, un piccolo esercito di 125.575 esperti di mestieri spesso antichi, alcuni dei quali - sostiene Cgia di Mestre - a rischio estinzione per colpa del coronavirus. «Che ne sarà di sarti, arrotini, materassai, canestrai, legatori? - domanda Cgia - Sono mestieri già in forte agonia che ora rischiano di scomparire definitivamente». Il lockdown ha imposto lo VENEZIA

stop a 76.240 artigiani, il 60,7% del totale, un dato che fa del Veneto la quarta regione d’Italia per chiusure dopo Toscana, Valle d’Aosta e Umbria. Ma sono le perdite in termini di fatturato che preoccupano di più: meno 777milioni di euro (il 3,8% sull’anno) bruciati tra il 12 marzo e il 13 aprile. Al momento, segnala Confartigianato Veneto, solo in 10mila hanno chiesto l’aiuto dello Stato (gli ammortizzatori da 600 euro al mese) ma è facile che i numeri salgano rapidamente arrivando al 50% di chi ha dovuto interrompere la propria attività. «Bisogna permettere al sistema economico di arrivare

Il lockdown degli artigiani 60,7% 40%

60%

3,8%* Attività chiuse: 76.240 su 125.575

Perdite stimate: 777 milioni di € tra 12/3 e 13/4

*del fatturato annuo

Fonte: Cgia e Confartigianato

attrezzato alla fase 2 della riapertura - commenta Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese del Veneto - Nessuno si illude che sarà una cosa breve archiviare

Il dopo crisi: quanti avranno bisogno di 6 mesi per ripartire

Fabbisogni di liquidità: quanti prevedono 50mila euro L’Ego - Hub

la pandemia, dobbiamo però passere in fretta dall’ emergenza ad una condizione di “rischio governato”». L’associazione ha realizzato un’indagine tra 3.600 dei propri as-

sociati per iniziare a capire cosa servirà nel momento della riapertura del Paese. E dalle risposte è evidente che tutti si aspettano un rientro da lacrime e sangue. Il 40% delle aziende prevede infatti almeno sei mesi di introiti ridotti e un artigiano su tre ritiene che le proprie attività saranno dimezzate almeno fino al prossimo inverno. E tutti, nessuno escluso, sono preoccupati perchè si teme un drastico calo nei consumi e nelle abitudini delle famiglie dopo settimane in casa e di «distanziamento sociale». Altro capitolo, i fondi necessari a ripartire, alcuni - pochi, in realtà - pensano che

basteranno 10mila euro (il 13% degli intervistati) mentre il 60% è certo che ne serviranno almeno 50mila e che sarà fondamentale un sostegno di banche e governo. L’artigianato veneto, che la crisi la conosce da almeno dieci anni (dal 2009 al 2019 hanno chiuso quasi 18mila attività, ricorda Cgia) ora si gioca la partita più dura: «Rischia di estinguersi - dice il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – A fronte dell’azzeramento degli incassi, degli affitti insostenibili e di una pressione fiscale eccessiva molte realtà non reggeranno il colpo e saranno costrette a chiudere: ci appelliamo a governo e Parlamento affinché vengano in soccorso a questo importante settore». Gloria Bertasi © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

DOMENICA 5 APRILE 2020 MESSAGGERO VENETO

L’emergenza in FVG

L'ORDINANZA DELLA REGIONE VALIDA FINO AL 13 APRILE divieto di spostamento dal proprio domicilio, dalla propria residenza o dalla propria dimora, a eccezione di comprovate motivazioni legate a lavoro, salute o necessità, compreso l'approvvigionamento alimentare obbligo di autocertificazione di tali necessità per l'eventuale verifica da parte delle forze dell'ordine divieto di svolgere, all'aperto in luoghi pubblici, attività motorie o sportive e passeggiate, anche in forma individuale: resta consentito portare il cane a fare i propri bisogni obbligo di limitare l'accesso all'interno dei locali ancora aperti al pubblico a un solo componente del nucleo familiare, salvo comprovati motivi di assistenza ad altre persone

chiusura, nella giornata di domenica, di tutte le attività commerciali di qualsiasi natura, fatte salve le farmacie, le parafarmacie, le edicole e gli esercizi nelle aree di servizio situati lungo la rete autostradale ed a servizio di porti ed interporti, mentre restano consentiti anche in questa giornata tutti i servizi di consegna a domicilio obbligo, all'interno degli esercizi commerciali di generi alimentari, dell'utilizzo di guanti monouso e di mascherine o comunque una protezione a copertura di naso e bocca come sciarpe, foulard, scaldacollo, fazzoletti

spostamento dal proprio domicilio – si legge nell’ordinanza della Regione –, dalla propria residenza o dalla propria dimora, a eccezione delle specifiche necessità normativamente individuate, è fatto divieto di svolgere, all’aperto in luoghi pubblici, attività motorie o sportive e passeggiate, anche in forma individuale».

necessità degli spostamenti nel caso in cui si venga fermati dalle forze dell’ordine, il governatore è intervenuto pure in relazione alle aperture dei negozi e ai mercati. Esattamente come lo scorso 21 marzo, anche il 3 aprile Fedriga ha confermato la chiusura, nelle giornate di domenica, di tutte le attività commerciali di qualsiasi natura, fatte salve le farmacie, le parafarmacie, le edicole e gli esercizi nelle aree di servizio situati lungo la rete autostradale e a servizio di porti e interporti. Serrande abbassate, perciò, anche nei negozi di alimentari – mentre restano possibili tutti i servizi di consegna a domicilio, domenica compresa – anche se all’interno di questa tipologia di esercizi viene consentita, pur in maniera indiretta, la vendita di materiale di cartoleria sostenendo come siccome non sia espressamente vietato dalla norma, allora è consentito. Passando ai mercati, all’aperto oppure al chiuso, questi vengono autorizzati a operare soltanto a condizione che il sindaco della cit-

Limitazioni valide fino a Pasquetta, ma è probabile che siano prorogate ancora

I proprietari di cani sono autorizzati a portare gli animali a fare i loro bisogni

Altri 10 giorni di divieti Dal “no” alle passeggiate alla spesa solo se coperti Le chiusure in Friuli Venezia Giulia sono ancora più severe che nel resto d’Italia Niente jogging, nemmeno da soli, e negozi di alimentari chiusi la domenica

Mattia Pertoldi / UDINE

Altri dieci giorni di serrate e limitazioni – con la sensazione netta in ogni caso che alla fine saranno molti di più – anche più severe del resto d’Italia. L’ordinanza firmata da Massimiliano Fedriga, e valida al momento fino al 13 aprile esattamente come il Decreto del presidente dei Consiglio dei ministri, fissa, infatti, una serie di paletti che riducono il ventaglio delle libertà personali dei cittadini, con l’obiettivo di combattere la diffusione del coronavirus, in maniera davvero stringente. Dalle passeggiate vicino a casa, passando per la spesa autorizzata soltanto coprendosi naso e bocca, è lungo l’elenco di quello che non si può, tassativamente, fare in Friuli Venezia Giulia almeno fino a Pasquetta compresa.

La norma del Friuli Venezia Giulia, nel dettaglio, non soltanto interseca e fa proprie le disposizioni nazionali, ma le rafforza anche rispetto a quanto deciso da altre Regioni. La chance di effettuare passeggiate assieme al figlio minore, GLI SPOSTAMENTI garantita dal Viminale prima La situazione, in questo caso, della parziale marcia indietro è ormai chiara da settimane. da parte di Giuseppe Conte, «In attuazione del divieto di non è permessa. Così come

La Regione consiglia a tutti di usare le mascherine FOTO PETRUSSI

non viene contemplata la possibilità, consentita ad esempio in Veneto, quella di uscire di casa, da soli, in un arco di non più di 200 metri dalla propria abitazione. In Friuli Venezia Giulia, al di là delle motivazioni di salute, necessità o urgenza – come andare a fare la spesa, recarsi in farmacia oppure dal proprio dottore –, potranno passeggiare libera-

mente soltanto i genitori assieme ai figli disabili che necessitino di questa attività come certificato dal proprio medico curante, oppure i proprietari dei cani per portare gli animali a fare i loro bisogni.

tà, o del paese, che li ospita soddisfi determinati requisiti. Deve, in altre parole, prevedere la perimetrazione dell’area, la presenza del varco d’accesso separato da quello di uscita e il contingentamento delle presenze nelle zone adiATTIVITA’ COMMERCIALI E MERCATI bite a mercato, garantire l’obData per assodata e scontata bligo di confezionamento la necessità di munirsi di auto- esclusivamente da parte del certificazione per attestare la venditore e l’utilizzo di guanti

monouso e mascherine, o comunque una protezione a copertura di naso e bocca, sia per gli ambulanti sia per i compratori. SPESA A VOLTO COPERTO

La novità più eclatante della nuova ordinanza, in ogni caso, è quella che riguarda la limitazione relativa all’accesso ai negozi di alimentari del Friuli Venezia Giulia. Da venerdì, infatti, questo può avvenire soltanto previo utilizzo di guanti monouso e di mascherine o almeno di una protezione a copertura di naso e bocca. Chi si è procurato, autonomamente, oppure grazie alla distribuzione della Protezione civile, le mascherine, dunque, le deve indossare – anche se, per l’esattezza, è fortemente consigliato a farlo –, mentre in linea generale basterà presentarsi con una sciarpa, un foulard oppure anche un semplice fazzoletto che sia in grado di coprire naso e bocca. I guanti, invece, potranno essere forniti direttamente dal supermercato ed essere, per capirci, quelli utilizzati per scegliere frutta e verdura dai banconi. Attenzione, in ogni caso, perché, a differenza di quanto deciso da Luca Zaia in Veneto, l’obbligo di indossare materiale protettivo vale esclusivamente per i negozi in cui si vendono generi alimentari – ed è pensato con lo scopo di evitare di “contagiare” frutta, verdura e altri alimenti esposti al pubblico senza alcuna confezione sigillata –, non per tutti gli esercizi commerciali. In tabacchino oppure dall’ottico, per citare qualche esempio di altri negozi ancora operanti, si potrà continuare a entrare senza alcuna protezione facciale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 5 Aprile 2020 www.gazzettino.it

I giorni del virus

Controlli e sanzioni, giro di vite verso chi ignora i divieti Nella “rete” degli agenti 87 persone `Parchi e ciclabili sorvegliati speciali e 37 esercizi, risultati tutti in regola Il sindaco blinda il periodo pasquale `

RECLUSI MA NON TROPPO ROVIGO In città c’è ancora chi non ne vuole sapere di rinunciare alla “corsetta” del sabato mattina. Ieri la Polizia locale ha infatti pizzicato due persone, una sulla ciclabile Baden Powell, l’altra al parco Cibotto, usciti di casa non certo con l’intento solo di sgranchirsi le gambe, dal momento che avevano superato alla lunga i 200 metri di distanza dalla propria abitazione. Entrambe sono state subito sanzionate e invitate a tornare a casa.

I CONTROLLI In tutto sono 87 le persone controllate dagli agenti e 37 gli esercizi, risultati peraltro tutti in regola. Nessuno in città ha pensato, fortunatamente, di alzare la saracinesca senza autorizzazione, compresi i vivai ai quali la Regione ha ordinato un’ulteriore stretta limitandoli alle consegne a domicilio. Nove le sanzioni invece inflitte dai Carabinieri, sempre durante la mattinata di ieri, a cittadini trovati a spasso senza una impellente necessità: per fare la spesa in un comune diverso dal proprio o impegnati in passeggiate oltre ai limiti previsti dall’ultimo decreto sull’emergenza.

PARCHI SORVEGLIATI Fino a Pasquetta, saranno proprio i parchi e le aree verdi della città e delle frazioni ad es-

VOLONTARIATO ADRIA In prima linea al fianco della popolazione nella lotta contro il Covid 19, i bassopolesani Alessia Gajon, Claudio Zerbin e Giovanni Agujari rappresentano uno dei migliori esempi del mondo del volontariato locale e nazionale. «Sono senza dubbio un bell’esempio, ancor più bello perché sono dei giovani». Così il vice presidente della Croce verde, Lamberto Cavallari racconta la storia di ragazzi che quest’anno hanno deciso di aderire al servizio civile universale e svolgerlo alla Croce verde adriese.

sere sorvegliati speciali da parte delle Forze dell’Ordine. Il timore, infatti, è che, complice il sole e i giorni di festa, i cittadini siano invogliati a uscire di casa per fare una passeggiata o addirittura la tradizionale scampagnata di Pasquetta. A essere chiusi lunedì 13, inoltre, saranno anche i supermercati. Il governatore Luca Zaia ha infatti blindato i periodo pasquale per evitare il formarsi di assembramenti. Gli auguri ad amici e parenti, quest’anno, si faranno solo via rete: baci e strette di mano restano infatti off limit per tutti.

PISTE CICLABILI Il sindaco Edoardo Gaffeo ha annunciato, inoltre, di non avere affatto intenzione di allentare i divieti nei confronti delle piste ciclabili e delle aree verdi della città. «I parchi e i percorsi ciclabili – ha anticipato il primo cittadino di Rovigo – rimarranno chiusi anche dopo il 13 aprile. Troppo pericoloso fare slanci in avanti, siamo purtroppo ancora in piena pandemia». Anche a Rovigo però c’è chi cerca di aggirare l’ostacolo. Come si nota dalle sanzioni inflitte, in questi giorni, dalle Forze dell’Ordine impegnate nel controllo del territorio in merito al rispetto del decreto Covid-19, qualcuno tenta di ovviare al divieto alla passeggiata al parco recandosi più volte al giorno al supermercato. Anche ieri, infatti, primo giorno dell’uso obbli-

ACCESSO VIETATO Parchi cittadini e piste ciclabili restano ancora interdetti al pubblico. Il sindaco Gaffeo, anzi, annuncia un giro di vite sui controlli di coloro che escono di casa senza motivo

gato di mascherina e guanti per recarsi a fare la spesa dei negozi e supermercati del Veneto, a saltare all’occhio, l’alto numero di anziani presenti tra le corsie.

IL CONTAGIO Negli ultimi giorni, la notizia di una leggera decrescita dei ricoveri in seguito all’infezione di Coronavirus, pare infatti abbia portato molti anziani, da diversi giorni barricati in casa, ad uscire. «C’è chi ha più di 80 anni e viene a fare la spesa anche due volte al giorno – racconta una

commessa di un alimentari della città -. Alcuni anziani sono peggio dei bambini, non ne vogliano sapere dei divieti e si ostinano a uscire di casa con la scusa della spesa solo per fare un giretto. Mettono però a rischio, oltre alle loro famiglie, anche noi lavoratori che siamo in prima linea».

persone che continuavano ad entrare a fare la spesa senza protezione». Ieri, nei diversi supermercati della città, chi si presentava a volto scoperto e senza guanti, veniva invitato a uscire subito. Le regole del decreto regionale sono infatti chiare, le

SPESA SOSPESA L’iniziativa di Coldiretti al mercato coperto della Tassina prevede l’acquisto di prodotti per le persone più bisognose: nella foto, i responsabili dell’iniziativa al momento della consegna dei prodotti

L’IMPEGNO I vertici adriesi della Croce verde e i tre ragazzi impegnati nel Servizio civile: da sinistra Giovanni Agujari, Alessia Gajon e Claudio Zerbin

quisto di materiale sanitario e per aiuti alla popolazione. Si può contribuire alla causa con un versamento sull’Iban IT67Z053366312100004653696 6. L’iniziativa è stata ufficializzata nella sede di via Malfatti dal presidente Antonio Sturaro e da

GUANTI E MASCHERINE «Almeno – spiega un’altra cassiera – ora c’è l’obbligo di indossare guanti e mascherine. Prima erano davvero tante le

Tre giovani in prima linea: «Vogliamo poter aiutare la nostra popolazione»

zio civile e come indicatoci dal Dipartimento, abbiamo comunicato loro la possibilità di sospendere il servizio e di rimanere a casa, pur retribuiti. In tutta franchezza ci aspettavamo che quella sarebbe stata la loro scelta, vista la voglia di tutti di star lontano dal pericolo». Grande è stata la sorpresa quanto i tre hanno comunicato ai vertici delle storica associazioLA SCELTA ne adriese che volevano portare «Svolgere il servizio civile da avanti l’impegno che avevano asnoi è già di per sé un’esperienza sunto. «In un momento in cui si forte, dal momento che il servi- legge anche di professionisti sazio in ambulanza ti porta a tu per tu con le parti meno belle della vita. Dal 21 febbraio, poi, la situazione è diventata cosa da far tremare i polsi. Inutile nasconderlo. Viviamo a stretto contatto con quel nemico invisibile che tutto il mondo sta combattendo. Così, quando è scoppiata l’epidemia, abbiamo riunito gli otto giovani che facevano parte del servi-

IL VICE PRESIDENTE LAMBERTO CAVALLARI: «POTEVANO SOSPENDERE IL SERVIZIO CIVILE, HANNO PREFERITO CONTINUARE»

nitari che si assentano dal lavoro per patologie quanto meno sospette, l’esempio di questi giovani merita un plauso e fa ben sperare per il futuro di questo splendido paese che è l’Italia», puntualizza Cavallari.

LE MOTIVAZIONI

QUARTIER GENERALE La sede della Croce Verde di Adria

Alla domanda di quale fosse la motivazione che ha spinto loro a continuare il Servizio civile, i ragazzi hanno risposto che è «un aiuto per la società - le parole di Alessia - è sempre meglio che rimanere a casa senza poter essere di supporto avendone le possibilità». «In un momento così difficile - le ha fatto eco Claudio - anche solo l’aiuto di una persona o due può fare la differenza». Conclusioni affidate a Giovanni. «In un momento così di difficoltà, mi sentivo in dovere di dare un aiuto alla popolazione». La Croce verde nel frattempo lancia una raccolta fondi per l’ac-

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Primo Piano

Domenica 5 Aprile 2020 www.gazzettino.it android-a-87addd7590da17bf

Buoni spesa, un centinaio sono la prima erogazione La Seconda commissione ha approvato all’unanimità i criteri e la giunta ha deliberato l’affidamento della stampa: da domani saranno in consegna `

vante da prestazioni occasionali a causa dell’obbligo di permanenza domiciliare con sorveglianza sanitaria. Ancora, il non aver percepito redditi, contributi e sussidi di importo complessivo superiore a 700 euro. Il centralino per la richiesta dei buoni spesa (il cui numero è 0425/206590), tornerà attivo dalle 8.30 alle 13.30 di lunedì. Tutte le autocertificazioni completate saranno valutate dal settore Servizi sociali, coordinato dall’assessore Mirella Zambello, che quantificherà il numero dei buoni da assegnare a ogni richiesta.

SOCIALE ROVIGO Centoventi famiglie, ieri mattina, hanno telefonato al Comune per chiedere aiuto. Tanti piccoli artigiani come estetisti, parrucchieri, proprietari di piccoli negozi e bar, ma anche badanti, colf e lavoratori stagionali che si sono improvvisamente trovati senza lavoro, con affitti e bollette da pagare. Qualcuno è riuscito, finora, ad andare avanti grazie all’aiuto di amici o parenti, altri, invece, hanno spiegato che sono stati costretti a spendere i risparmi che avevano messo da parte per le emergenze come il conto del dentista dei figli o la sostituzione della vecchia lavatrice. Tante le storie raccolte ieri dagli operatori del Comune ai quali i cittadini hanno chiesto di beneficiare del buono spesa messo a disposizione dal decreto Cura Italia.

DECISIONE UNANIME

I COUPON

scuse non sono più tollerate. Chi non è riuscito a trovare una mascherina, se l’è fabbricata in casa.

TAGLIA E CUCI In vendita, tra le corsie dei market, non a caso sono spunta-

te macchine da cucire ed elastici per confezionarsi da soli il dispositivo. La pandemia ha cambiato le abitudini della gente, ma a quanto pare non ha avuto alcun effetto positivo sul fronte dei maleducati. Anche ieri, infatti, nei parcheggi dei supermercati della città erano presenti mascherine usa e getta e guanti abbandonati a terra. I cestini per la raccolta dei presidi sono presenti, ma a quanto pare ciò non frena la maleducazione. Roberta Merlin © riproduzione riservata

sogno di gente che aiuta in questa emergenza». Al precedente appello hanno risposto finora 50 persone.

L’ATTIVITÀ

Cavallari. Al loro fianco Mauro Fregnan e Stefano Grandi. «Come già accaduto nel 1911 quando siamo nati - ha spiegato Sturaro siamo a fianco e a supporto della popolazione di Adria e delle zo...dbc9d1e38abeea3f136b7adcfa38d6f6... ne limitrofe. Le nostre porte sono sempre aperte. C’è sempre bi-

Compito di Cavallari tracciare un bilancio dei primi 40 giorni di operatività. «Non è stato facile, soprattutto all’inizio, con i protocolli. Abbiamo avuto difficoltà nel potenziare il sistema dei trasporti. Ha rischiato di andare in tilt. Anche anche procurarci i cosiddetti Dpi non è stato facile. Abbiamo impegnato una cifra di circa 40mila euro. Abbiamo inoltre dovuto creare equipaggi Covid. Stiamo gestendo anche l’aspetto di Protezione civile, come la sanificazione e la confezione delle mascherine da distribuire, e l’aspetto prettamente sociale: prelievi, esami del sangue e consegna viveri, grazie al Numero amico Croce verde. Siamo già operativi anche a Cavarzere e a Chioggia. Ne attiveremo uno anche a Rovigo. Abbiamo bisogno della mano da tutti. Per questo chiediamo di esserci vicini. Abbiamo già avuto donazioni di denaro, di prodotti alimentari e di mascherine». Guido Fraccon

Sono 13.550 i buoni dal valore di 20 euro ciascuno che il Comune distribuirà, a partire dalla settimana prossima, a chi è stato giudicato idoneo. Con una delibera urgente, ieri la giunta ha affidato la stampa dei coupon a una stamperia di Chioggia. Tra i 200 e i 300 euro il costo della fornitura. I buoni saranno distribuiti in base al numero dei componenti dei nuclei familiari, per esempio chi è da solo ne riceverà quattro (per un valore di 80 euro); chi è in due ne avrà sei; per le famiglie con due figli l’aiuto sarà di 180 euro che sale a 200 nel caso di una famiglia di cinque persone. I nuclei poi dove sono presenti dei minori con età inferiore a 3 anni o portatori di handicap, potranno contare su un bonus in più. L’aiuto che va da un minimo di 80 euro a oltre i 200, serve per coprire le necessità dei richiedenti per un periodo di 15 giorni, rinnovabile fino

SOLIDARIETÀ LUSIA «L’altruismo è sempre stato uno dei nostri valori, crediamo che davvero contribuisca a dare speranza». Le parole sono di Daniele Campagnaro, il general manager che guida Agricola Lusia, l’azienda che ha recentemente donato alcuni colli di frutta alla Croce rossa con l’obiettivo di aiutare le famiglie. Una collaborazione che proseguirà. In questo momento di sconforto e difficoltà per molte famiglie, Agricola Lusia ha offerto il suo contribuito per mitigare la drammatica situazione. L’azienda è una giovane realtà del territorio, specializzata principalmente nell’importazione di agrumi, che nel corso degli anni è divenuta uno dei più importanti leader italiani nel commercio di frutta.

IL DONO «Ci è stata chiesto dalla Croce rossa una donazione di clementine e arance con lo scopo di incrementare la spesa che quotidianamente portano alle famiglie bisognose», afferma Campagnaro. Il reparto orto-

all’esaurimento delle risorse che attualmente si aggirano intorno ai 270mila euro. Il bonus, una volta ricevuto, potrà essere speso nei negozi convenzionati con il Comune entro il 31 maggio. Un centinaio delle 120 richieste raccolte ieri mattina da nove operatori, tra i quali l’assessore Luisa Cattozzo impegnata al call center insieme ai colleghi di giunta Roberto Tovo ed Erika Alberghini, sono state giudicate idonee a compilare l’autocertificazione

per ottenerlo. Tra i criteri adottati per l’erogazione dei buoni, la perdita o la riduzione del lavoro a causa emergenza Covid-19 senza ammortizzatori sociali, ovvero con ammortizzatori insufficienti in relazione al fabbisogno familiare; la sospensione temporanea dell’attività con partita Iva, rientranti nei codici Ateco delle attività professionali, commerciali, produttive artigianali non consentite dal decreto del 22 marzo; l’impossibilità di percepire reddito deri-

Agricola Lusia regala la frutta alla Croce Rossa L’AZIENDA Il personale, la direzione ed esponenti della Cri celebrano la donazione di arance e clementine per i bisognosi

IL DIRETTORE GENERALE DANIELE CAMPAGNARO: «L’ALTRUISMO È UNO DEI NOSTRI VALORI E LA CRI PORTA LA SPESA A CASA IN SICUREZZA»

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frutticolo ha avuto un notevole incremento di prezzi in quest’ultimo mese contraddistinto dall’emergenza Covid-19, così molte famiglie hanno difficoltà ad acquistarne una quantità sufficiente. «Siamo lieti di poter aiutare la Croce rossa, perché riteniamo che siano i più af-

I requisiti per il benefit del Governo sono stati il frutto di un lavoro di squadra tra maggioranza e minoranza. «La seconda commissione - spiega il consigliere Matteo Masin - si è svolta all’insegna del dialogo e del confronto costruttivo tra le diverse forze politiche. Io stesso mi sono subito trovato d’accordo con l’opposizione sulla consegna dei buoni ogni 15 giorni e non settimanalmente, come aveva inizialmente previsto la delibera dell’amministrazione. È importante evitare assembramenti e facilitare il lavoro dei volontari che saranno impegnati nella consegna a domicilio. Nelle frazioni ci sono tanti anziani che non riescono ad andare avanti con una pensione minima, in quanto per molti è venuto a mancare l’aiuto magari del figlio che ha perso il lavoro. Anche queste persone hanno bisogno di sostegno e possono dunque richiedere il bonus». Soddisfatti per l’accordo trovato sulle modalità di erogazione del buono spesa anche i consiglieri della Lega, Michele Aretisini e Valentina Noce. «Il sentire comune ci ha portato a scelte di grande equilibrio», ha detto Noce, componente della Commissione delle politiche sociali. R.Mer.

fidabili per la spesa a domicilio, perché dotati di tutti i dispositivi di sicurezza necessari», continua il direttore generale. Quando i volontari della Croce rossa lo riterranno più opportuno, potranno chiamare Agricola Lusia durante qualsiasi giorno della settimana per avere della frutta da dare ai più bisognosi, passandola poi a ritirare appena sarà pronta. «Sento davvero il bisogno di ringraziare tutti i 40 lavoratori che stanno dimostrando tenacia e attaccamento all’azienda, nonostante la grande stanchezza che si trovano a sopportare a causa della notevole domanda», tiene a dire Campagnaro, il quale aggiunge che «siamo stati dichiarati idonei dallo Spisal per quanto riguarda le misure di tutela dei dipendenti. Per questo devo ringraziare “Le sarte venete” che hanno donato a tutti noi dell’azienda delle mascherine di loro produzione. Abbiamo sempre creduto nella politica dello scambio, è un dare e ricevere. Non è la prima, né l’ultima volta che facciamo gesti solidali con delle donazioni, è uno dei nostri credo». Andrea Corso


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Domenica 5 Aprile 2020 Corriere del Veneto

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Venezia&Mestre venezia@corriereveneto.it

Actv, meno corse e passeggeri sui bus Le aziende dovranno cambiare i turni Pianoperlaripresa.LetteraalgovernoconZanettieMiani.Sindaco:noisimbolodellaripartenza

Buoni spesa La polemica

«Il Comune in ritardo» La replica: trasparenza

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uardano ad alcune città del Veneto dove la distribuzione dei buoni spesa sono già partiti. A Venezia i primi contributi ci saranno il 20 aprile. «Ma come, il contributo del governo di un milione 375 mila euro è già nelle casse del Comune da una settimana, e bisogna aspettare altri 18 giorni? Si tratta di un contributo urgente per consentire alle famiglie in grave difficoltà di mangiare, in attesa che siano disponibili i soldi della cassa integrazione. E il sindaco che fa? Mette in piedi un’inutile macchina burocratica che rischia di vanificare i benefici dell’aiuto straordinario», attacca il deputato Pd Nicola Pellicani, deciso a fare un’interrogazione urgente in Comune e alla Camera. «Per il contributo d’emergenza, stanziato dallo Stato con i fondi trasferiti, si può fare domanda entro il 14 aprile, poi una commissione comunale vaglierà le domande, e dal 2o aprile erogherà il buono. Il centralismo burocraticopadronale della giunta Brugnaro colpisce ancora», aggiunge Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera. Anche Articolo Uno esprime preoccupazione per la soluzione adottata dall’amministrazione: «Non comprendo perché non abbiamo seguito la strada di altre città vicine, come Padova e Rovigo, che hanno messo immediatamente a disposizione le risorse. Andare a scuola dagli altri, quando fanno bene, è un segnale di maturità», afferma il segretario regionale Gabriele Scaramuzza. «Una parte consistente delle risorse saranno distribuite a persone che finora non erano mai entrate in contatto con i servizi sociali. Quindi bisogna raccogliere le autocertificazioni e fare un’attività di screening per verificare che chi fa richiesta dei buoni abbia i requisiti necessari», replica l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini. La giunta Brugnaro rivendica di aver messo in campo tutta una serie di risorse per rafforzare l’ordinaria attività di aiuto alle persone più in difficoltà, fin dall’inizio dell’emergenza. Senza considerare che secondo Venturini, le risorse stanziate dal governo «sono contingentate». Valentina Iorio

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VENEZIA Adesso la sfida è per la ripartenza. Siglato la scorsa notte l’accordo sulla cassa integrazione a rotazione di 1600 dipendenti Avm, il problema è riorganizzare il servizio quando gradualmente riprenderanno le attività. Non a caso Ca’ Farsetti, l’azienda e le parti sociali hanno condiviso l’impegno comune di attivarsi presso il governo e la Regione (che ha già presentato una richiesta a Roma, così come sta valutando il rimborso degli abbonamenti già pagati e non sfruttati) per ottenere adeguate risorse economiche per riequilibrare i contratti di servizio. L’obiettivo è riconoscere la «specificità veneziana» con adeguate coperture degli ammortizzatori sociali,

A bordo Ingressi contingentati nei mezzi

ben superiori alle 9 settimane previste, visto che la crisi economica, in particolare, i suoi riflessi negativi nel comparto turistico, produrranno effetti diretti nel bilancio di Avm, con forti riduzioni dei ricavi. Un dato su tutti: con il contributo di Regione e la vendita dei biglietti Actv copre il 55 per cento del servizio offerto (pre-tagli). E’ chiaro che senza i cento milioni derivanti dai turisti l’offerta non potrà essere più la stessa. Difficile pensare a breve che il servizio possa tornare con le stesse frequenze e varietà di linee di prima (considerando ad esempio che il trasporto di terraferma perde ogni anno 15 milioni). Una ipotesi potrebbe essere quella

La gestione della crisi

Abbastanza bene

Secondo lei, il Governo italiano presieduto da Giuseppe Conte come ha gestito finora l’emergenza dal punto di vista della salute pubblica?

Molto bene

E come ha gestito, sempre dal punto di vista sanitario, l’emergenza dovuta all’epidemia il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia? 27.1%

8.6% 65.7% 17.2%

di aumentare il biglietto, già esclusa in partenza per la crisi economica in atto. Un’altra la riduzione della quota (venti centesimi) che si trattiene il Comune su ogni biglietto, ma Ca’ Farsetti dovrà fare i conti anche con altre entrate ridotte. Tutto questo poi si dovrà armonizzare con le nuove regole a cui il governo sta pensando per la ripresa. I trasporti pubblici dovranno rimanere infatti a «bassa frequentazione»: tra le ipotesi c’è quella di ripristinare la figura del controllore a bordo che dovrà far rispettare la distanza tra i passeggeri, probabilmente utilizzando soltanto una seduta ogni due e non facendo salire in tram o in autobus più di un certo numero di

Abbastanza male

3.5%

37,0

12.9%

MESTRE 5,4

23.5%

35,4

Invece, secondo lei, come sta gestendo in Veneto i problemi economici legati al «Coronavirus» il Presidente della Regione Luca Zaia?

E, a un livello più locale, come sta gestendo i problemi economici dovuti al «Coronavirus» a Venezia il Sindaco Luigi Brugnaro? 6.1%

56.5% 11.2%

38.2%

8,2

18,1

7,3 33,8 ALTRE MUNICIPALITÀ 4,5 35,4

19.3% 17,6

12.9%

2.6% 19.6%

16,6

19.3%

47.4%

8.6%

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38.2%

62.3%

10.3%

20.9%

VENEZIA INSULARE 1,2 20,3

3.4%

Secondo lei, come sta gestendo i problemi economici dovuti al Coronavirus il Governo presieduto da Giuseppe Conte?

Il gradimento del sindaco Luigi Brugnaro nella gestione economica dell’emergenza nelle tre aree del Comune (%)

6.1%

2.0%

2.7%

Non so

E invece, passando a un livello ancora più vicino, come ha gestito l’emergenza, sempre dal punto di vista sanitario, il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro?

5.2%

5.8%

Molto male

Seno La cassa integrazione è un passaggio doloroso. Difficile prevederne le conseguenze

persone. In questa situazione sarà inevitabile una sorta di patto tra Comune, Avm e mondo del lavoro per una riorganizzazione generale dei turni e degli orari, diversificando ingresso e uscita dagli uffici. Nel frattempo l’accordo siglato venerdì sera con i sindacati è un primo passo per affrontare l’emergenza con la cassa integrazione a rotazione per 1600 dipendenti. Sono stati condivisi i criteri di utilizzo delle ferie pregresse e di quelle maturate nel 2020, il ricorso alla cassa integrazione per il 50 per cento del personale a rotazione, lo sfruttamento della legge 104 e dei congedi parentali. Avm anticiperà inoltre per qualche

23.5%

19.4%

34,3 34,3

Fonte: Quorum

Il sondaggio di Fiorella Girardo

L’Ego - Hub

Covid, Zaia «doppia» Brugnaro nel gradimento dei veneziani per l’emergenza salute e economia Sindaco più apprezzato a Mestre, in laguna il picco di scontenti

Gestione dell’emergenza coronavirus , Zaia «doppia» Brugnaro nel cuore dei veneziani che apprezzano di più anche l’operato del premier Conte. A Governo e Regione viene riconosciuta maggior capacità di reazione nel mettere in campo le misure per contrastare l’emergenza sanitaria ed economica. Lo dicono i risultati del sondaggio realizzato nel comune di Venezia dalla società Quorum tra il 23 e il 27 marzo scorso, nei giorni in cui il sindaco ha cambiato la sua strategia comunicativa, passata dai video ottimisti di inizio marzo, al ruolo defilato di metà mese fino all’appuntamento quotidiano della diretta Facebook, cominciato proprio il 23 marzo. Il rilevamento ha coinvolto 1205 residenti rappresentativi VENEZIA

per età, genere e distribuzione nell’intero territorio ed è stato commissionato, in ottica elettorale, da Marco Gasparinetti, leader della piattaforma civica Gruppo 25 Aprile, che aspira a coalizzare le altre anime civiche della città in vista della sfida alle urne d’autunno. Il sindaco esce meglio nella gestione sanitaria rispetto a quella economica, anche se una grossa fetta di intervistati (dal 23 al 34 per cento a seconda delle domande)non esprime un giudizio su quanto ha

L’indagine Realizzata dalla società Quorum su un campione di 1200 persone

fatto. Il gradimento generale però è nettamente inferiore rispetto a Zaia e Conte. Per quanto riguarda le misure per la salute il 44,3% degli intervistati si dice soddisfatto, mentre il 12,9% giudica «molto male» la sua gestione. Di tutt’altro genere gli esiti per Conte e Zaia. Come emerso in altri sondaggi nazionali, il presidente del Consiglio viene promosso a pieni voti con il 74,3% dei consensi e un residuo 5,8% del campione che giudica in modo pessimo il suo operato. Sorprendono i numeri dell’apprezzamento per il governatore in una città solitamente poco solidale con il leghista Zaia. Venezia gli tributa un plebiscito con l’89,4% degli intervistati che si dice soddisfatto e un minimo 2% che considera inadeguato l’esercizio dell’emergen-

za. Non va meglio (per tutti) sul fronte delle azioni deliberate per gestire i problemi economici causati dal Covid-19. Il sindaco deve accontentarsi del 34,5% dei consensi a fronte del 66,8% del governatore e il 50,9% del premier. A penalizzare il risultato generale del sindaco è soprattutto la città insulare dove, sul fronte economico, i soddisfatti sono appena il 21,5% contro il 41% di giudizi negativi, mentre sia nel centro di Mestre che nelle municipalità più periferiche il gradimento si attesta sul 40%. L’ultima domanda, infine, chiedeva quali fossero le caratteristiche necessarie per fare il sindaco di Venezia e le risposte indicano, quasi a pari merito, competenza, onestà e vicinanza alla gente comune. «La gestione di questa crisi è

stata appannaggio quasi esclusivo di Regioni e Governo, oscurando quindi il ruolo del sindaco – spiega Davide Policastro, autore della ricerca e socio di Quorum - ma in questo frangente i veneziani chiedono al proprio sindaco una cosa che né il Governo né la Regione possono dare con altrettanta efficacia: la capacità di mantenere una connessione forte con ciascuno di loro». «A fronte di un gradimento così elevato per i presidenti regionale e del Consiglio – aggiunge Gasparinetti – preoccupa che il sindaco non benefici di altrettanta fiducia. I sondaggi registrano la percezione e non sono la verità assoluta, ma ci auguriamo che possa servire a fare una riflessione sulla città». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 5 Aprile 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest

Età e test: il piano Zaia per la ripartenza Il governatore: «Un contributo per un progetto nazionale `L’approccio sarà graduale, i più giovani saranno i primi ad condiviso, pronti quando avremo il “via” dagli scienziati» uscire con la “patente”. Le imprese? «Decideremo col governo» `

LA RIPRESA VENEZIA Il piano per la ripartenza il Veneto ce l’ha. È un piano concertato con tutti gli assessorati, che mette assieme le istanze del mondo del lavoro e delle imprese, che inserisce parametri che fino a ieri sarebbero parsi singolari - ad esempio l’età - e che soprattutto chiede il timbro del mondo scientifico. A partire dal patentino di immunità. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha detto di averne parlato con il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte l’altra sera in videoconferenza: «Ho confermato a Conte che stiamo redigendo un piano per la riapertura, sarà un contributo se ci sarà un piano unico nazionale, nel caso invece decidessero per una regionalizzazione delle riaperture noi saremo comunque pronti». Il piano - ha detto Zaia - affronta vari temi: «La riapertura dovrà essere graduale non solo per le attività produttive, penso possa avvenire anche per i cittadini: ad esempio credo che i giovani potrebbero essere i primi a

poter uscire, mentre dobbiamo mettere in sicurezza gli anziani». In ballo c’è poi il test sierologico sull’immunità. Il referto costituirebbe una sorta di patente: abile a lavorare, abile a uscire di casa, abile a fare qualsiasi cosa perché immune. «A me non pare una cosa da poco avere la patente di immunizzato - ha detto Zaia - Ma il test sierologico è cosa del mondo scientifico, dove ci sono scienziati che dissentono da altri scienziati. Se ci sono procedure validate dal mondo scientifico siamo pronti ad applicarle alla riapertura».

LE COMPETENZE Resta il fatto che la riapertura delle aziende, così come la chiusura, non è una competenza del-

IL GOVERNATORE VENETO: «CONTE MI HA ASSICURATO CHE NON È OBBIETTIVO DEL GOVERNO DISCUTERE LA DELEGA DELLA SANITÀ ALLE REGIONI»

le Regioni. «Molte imprese giustamente ci stanno scrivendo e credono che la riapertura dipenda da un’ordinanza regionale. Sono convinto che la ripartenza sia necessaria, ma dipende dal Governo», ha detto Zaia ribadendo di «tifare» per la riapertura. Quando sarà? Il 14 aprile? Dopo il 1° maggio? Addirittura il 16 maggio come aveva azzardato, «frainteso», il capo nazionale della Protezione civile Angelo Borrelli? «Non lo so - ha risposto Zaia - il 13 aprile è dietro l’angolo, temo nei last minute. Non abbiamo neanche parlato della parte economica». Una delle ipotesi è che alcune Regioni possa aprire prima di altre. «Ma abbiamo ben presente cosa sta succedendo a Hong Kong, per quello dico che serve la validazione del mondo scientifico», ha detto Zaia.

dell’economia del dopo coronavirus, con particolare attenzione alla funzione delle banche»: «Il tema del credito e della liquidità è centrale per la ripresa dell’economia anche al fine di combattere il tentativo di infiltrazione nel nostro tessuto economico di chi liquidità ne ha, e tanta: la criminalità organizzata».

CASE DI RIPOSO Mentre sul fronte sanità e centralizzazione Zaia ha riferito di aver ricevuto la rassicurazione del premier Conte («Ha detto che non è un obiettivo del governo rimettere in discussione le deleghe alle Regioni»), continua a preoccupare la situazione delle case di riposo. L’assessore Manuela Lanzarin (Lega) ha detto

L’incursione Il cittadino si lamenta e il presidente ribatte Incursione di un cittadino durante la conferenza stampa di Luca Zaia. «Presidente, lo sa che ci vogliono anche 16-24 giorni per avere l’esito di un tampone? Mia figlia, che aveva avuto febbre e mal di stomaco, sta aspettando dal 21 marzo». Zaia ha fatto verificare in diretta Fb e tv: «Qua c’è scritto che il tampone è stato fatto il 24 marzo, accettato il 25, refertato oggi. Abbiamo ritardi perché mancano reagenti, ma lei ha detto che si aspettano 24 giorni e non è così». (al.va.)

LA COMMISSIONE Il vicepresidente del consiglio regionale del Veneto, Massimo Giorgetti (FdI), ha intanto proposto l’istituzione di una commissione speciale «per monitorare la corretta attuazione in Veneto delle misure per il rilancio

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DISTANZE Acquisti scaglionati nei banchi sotto lo storico “salone” a Padova

E il governo pensa a riaperture dopo Pasqua. Ma solo a tappe IL RETROSCENA ROMA Gli italiani conosceranno venerdì o sabato, alla vigilia di Pasqua, il loro destino. Sarà in quei giorni che il governo deciderà - d’intesa con le Regioni e le parti sociali grazie alla nuova cabina di regia che sta partendo nonostante la contrarietà dei 5Stelle - se e come prolungare le misure di contenimento. «Ogni decisione sarà presa sempre in base all’andamento dell’epidemia e in ragione delle analisi e dei pareri degli scienziati», spiegano a palazzo Chigi, «ma il “come” e il “quando” sarà stabilito dal governo». Precisazione doverosa, dopo il cortocircuito di venerdì con il capo della Protezione civile Angelo Borrelli che aveva par-

lato di stretta prolungata fino al 16 maggio. Salvo poi correggersi. Giuseppe Conte è determinato ad andare avanti con la strategia del step by step. Un Dpcm alla volta, come ha fatto finora, della durata di 14 giorni. Tanto quanto è lunga l’incubazione del coronavirus. Ma è possibile - se non probabile - che il prossimo provvedimento, visto che si stanno avvicinando i ponti del 25 aprile e del 1 maggio che potrebbero provocare un moto incontrollato (e incontrollabile) di spostamenti e assembramenti, possa avere una durata più lunga, arrivando al 3 maggio. Di certo, c’è che Conte e il Pd anche per il pressing di Matteo Renzi - vogliono mettere nero su bianco nei prossimi giorni un “Piano per la riapertura graduale” del Paese. Per non farsi trova-

re impreparati. Per dare agli italiani un po’ di speranza e indicare una luce in fondo al tunnel della clausura, che ormai va avanti dal 9 marzo. E per evitare che i passi verso un graduale allentamento della stretta, inneschino la confusione che ha accompagnato da febbraio in poi l’adozione delle misure di contenimento e nuovi ruvidi contrasti con le Regioni. «Questa volta, grazie alla cabina di regia tra governo e Regioni, nessuno andrà in ordine sparso», spiegano a palazzo Chigi, «e ciò non dovrà avvenire neppure per i test sierologici, che dovranno essere uguali in tutto il Paese per evitare valutazioni distorte a causa della disomogeneità delle rilevazioni». «Il problema però è che il contagio, come dimostrano anche i dati odierni, non scende rapida-

che si stanno facendo «tamponi a tappeto, siamo arrivati a fare esami tra il 40 e il 50% in alcune strutture». Il nuovo piano di sanità pubblica prevede poi che ogni Ulss costituisca delle Unità mobili con infettivologi e pneumologi da mandare all’interno delle strutture. «E per martedì 7 aprile aspettiamo il piano di ogni Ulss per separare gli anziani positivi dai negativi prevedendo eventualmente anche lo spostamento in altre strutture». Al momento gli ospiti contagiati sono «meno di mille» su un totale di 30mila. Quanto alla sostituzione del personale contagiato, «la settimana prossima ci saranno anche provvedimenti con la sanità privata che si è resa disponibile ad operare all’interno delle strutture per anziani». Critiche dal M5s: «Le case di riposo erano delle polveriere a cui non si è prestata la dovuta attenzione - ha detto la consigliera regionale Erika Baldin - Ancora troppe strutture non hanno a disposizione un numero adeguato di dispositivi di sicurezza». Alda Vanzan

CABINA DI REGIA CON LE REGIONI PER LA FASE 2: «NESSUNO ANDRÀ IN ORDINE SPARSO. VENERDÌ IL PROSSIMO DPCM

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mente come avevamo sperato», spiega una fonte di rango che segue il dossier, «il virus sta avendo un andamento meno prevedibile di quanto si pensasse. In più, come dice il commissario straordinario Arcuri, «c’è troppa gente in giro. È presto perciò per dire se e come ci sarà un allentamen-

to della stretta dopo Pasqua». E il responsabile dei rapporti con le Regioni, Francesco Boccia, afferma: «Le modalità di ripartenza saranno lente, lentissime, graduali, in sicurezza, rigorose». La prova che «prudenza» resta il leitmotiv del governo. Il governo sta valutando un approccio diverso le imprese. Così già dopo Pasqua, probabilmente, verrà concessa una ripresa delle attività legate ai cantieri edili e alle filiere dell’agroalimentare, farmaceutica e sanità. Soltanto quando l’indice RO (numero di contagi per ogni positivo) scenderà allo 0,5 (ora è all’1,1-1,0) sarà ipotizzabile programmare la riapertura di negozi, bar, ristoranti. Per tornare allo stadio, in discoteca, o per partecipare a eventi e congressi, invece si dovrà attendere un RO pari a zero. Insomma, la fine dell’epidemia. E nessuno azzarda previsioni su quando avverrà. Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA


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DOMENICA 5 APRILE 2020 LA TRIBUNA

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L’allarme globale: la situazione sanitaria la situazione nell’usl 2

TREVISO

Il totale dei ricoverati a causa del Covid-19 in provincia di Treviso è di 374 persone. Venerdì erano complessivamente 385, il giorno prima 410, includendo sia le terapie intensive che le aree non critiche. Da una settimana tutti i numeri relativi ai posti letto sono occupati. Piove ancora, quindi, ma la tempesta non è arrivata: il sistema regge, tanto che ad oggi non è stato nemmeno necessario riaprire l’ex ospedale di Valdobbiadene, che sarebbe destinato a tutti i pazienti che non hanno nulla a che fare con il coronavirus. La metafora è quella che il governatore Luca Zaia aveva utilizzato esattamente tre settimane fa, una domenica come oggi, per annunciare la nascita dei “Covid Hospital” e la grande ristrutturazione della rete ospedaliera veneta. «Speriamo non serva» aveva detto Zaia, oggi i numeri dicono che è servita eccome, ma che poteva andare (decisamente peggio). In quell’occasione gli ospedali dell’Usl 2 si erano dotati di 256 posti letto aggiuntivi, di cui 30 (più i 46 esistenti) in terapia intensiva, destinando il San Camillo e l’ospedale di Vittorio Veneto ai soli pazienti Covid, e “parcheggiando” altri 140 posti, finora non toccati, all’ex Guicciardini di Valdobbiadene. Significa che senza i posti letto aggiuntivi il sistema, nell’Usl 2, sarebbe andato in sofferenza, anche perché ai 48 pazienti che oggi lottano nelle varie terapie intensive vanno aggiunti tutti quelli che ci si trovano per motivi slegati al nuovo virus.

I Covid Hospital reggono l’urto Per ora Valdobbiadene non serve Si allenta il pressing su Vittorio e sul San Camillo. Da giovedì a sabato dimessi 36 pazienti

il memoriale

Aiutateci a ricordare tutte le vittime La contabilità quotidiana dell’emergenza ci restituisce numeri, percentuali, grafici. Ma dietro a quelle cifre ci sono persone e sofferenze individuali e collettive. Il nostro memoriale delle vittime trevigiane del coronavirus conta un centinaio di vittime con un nome, un cognome, un piccolo profilo pubblicato sul giornale e nella versione online della “Tribuna di Treviso”. Mancano all’appello una ventina di deceduti. E tutti sono rimasti senza funerale, senza cerimonia pubblica, senza un ricordo condiviso. Scriveteci per ricordarli tutti. La nostra email: lettere@tribunatreviso.it — L’ospedale di Valdobbiadene dopo la ristrutturazione che lo ha reso di nuovo pronto a ospitare pazienti e operatori sanitari

All’ex Guicciardini reparti pronti e c’è anche l’ossigeno in caso di necessità

GLI OSPEDALI TREVIGIANI

Al San Camillo gli arrivi di pazienti Covid dall’area non critica del Ca’ Foncello (di norma usciti dalla terapia intensiva) sono iniziati subito, pochi giorni dopo l’annuncio. Hanno raggiunto piuttosto in fretta la cinquantina di unità, ma da qualche giorno si sono stabilizzati. Erano 49 ieri sera, il numero è stabile da tre giorni consecutivi: nuovi ingressi con il conta-

gocce e bilanciati dalle dimissioni. A Vittorio Veneto, secondo Covid Hospital della nostra Usl, ieri sera si contavano 135 pazienti in area non critica e 6 in terapia intensiva, anche in questo caso numeri in leggero calo da qualche giorno. Tante le dimissioni: a Vittorio sono già 68. Respira il Ca’ Foncello, iniziale focolaio dell’epidemia, che dopo aver attraver-

sato settimane complicatissime ora registra 80 pazienti in area non critica e 20 in terapia intensiva. Per usare un termine di paragone, il 28 marzo al Ca’ Foncello c’erano 113 ricoverati in area non critica e 25 in terapia intensiva. VALDOBBIADENE “LIBERO”

Con il minore pressing sugli ospedali della provincia, e in particolare su Vittorio Veneto, si allontana la prospettiva che il nuovo Guicciardini di Valdobbiadene venga riaperto nei prossimi giorni. L’emergenza al momento si è attenuata rispetto ad una settimana fa. Ma se la situazione

dovesse acuirsi, i posti letto a disposizione sono 147, distribuiti in 4 piani del vecchio ospedale costruito nel 1972. L’azienda sanitaria aveva comunque “prenotato” una prima tranche di 40 posti letto, “comandando” una decina di medici e di infermieri da aree diverse della sanità trevigiana. Il direttore generale Francesco Benazzi, nel corso di una visita, aveva ipotizzato il ricovero di pazienti in guarigione, usciti dal tunnel del coronavirus ma bisognevoli di essere accompagnati con cure particolari, perché debilitati. Al Guicciardini, comunque, è stata ripristinata an-

Il sindaco Fregonese auspica che la struttura si possa utilizzare anche dopo l’emergenza che la rete dell’ossigeno, per cui potrebbero essere subito attivati posti letto con respiratore. I reparti sono così pronti – con letti già pronti con lenzuola e coperte – che l’Usl 2 ha richiesto la sorveglianza attiva dei volontari dell’Avab, l’antincendio, mentre il presidio dei vigili del fuoco ritornerà se arriveranno i pazienti. «Meglio che non ci sia bisogno di que-

castelfranco

Addio a don Ercole Turoldo ex insegnante di religione CASTELFRANCO

Il coronavirus ha portato via alla Provincia Italiana dei Canonici Regolari Lateranensi il confratello don Ercole Turoldo, di 70 anni. Friulano di nascita, era molto conosciuto a San Floriano di Castelfranco, dov’era entrato in seminario nel 1960 e dove iniziò il suo impegno pastorale nel 1976, quando fu ordinato sacerdote, insegnando poi religione

sia alla scuola media di San Floriano che allI'Ipsia di Montebelluna dal 1994 al 2000. Don Turoldo si è spento venerdì poco dopo le 12.10 all’ospedale di Albenga (Savona), dove era stato ricoverato circa due settimane fa risultando positivo al Covid-19. Il suo impegno pastorale lo ha visto assistente nel seminario di San Floriano fino al 1979, poi maestro dei liceali e dei professi al Collegio San Vittore in Roma

fino al 1986, quindi rettore della Basilica di San Pietro in Vincoli in Roma, sede del Mosé di Michelangelo, fino al 1994. Tornò quindi dal 1994 al 2000 a Castelfranco al seminario di San Floriano. Nella carriera ecclesiastica rivestì anche il ruolo di superiore nella casa di Accoglienza S. Vittore in Roma dal 2010 al 2012 prima di essere eletto Visitatore (Superiore Provinciale per l’Italia), incarico che manten-

Don Ercole Turoldo

Valeria Poloni

ne fino al 2016. Nell’ultimo periodo era priore della Comunità dei Canonici nella parrocchia di S. Matilde, ad Andora Marina. «Sempre molto attento osservatore delle questioni contemporanee – lo ricorda

così Nazzareno Bolzon, - si distingueva per capacità di lettura e interpretazione delle vicende sociali evidenziando la dote non comune di andare all’essenzialità dei problemi, con capacità di sintesi e chia-

sto ospedale per il coronavirus» commenta il sindaco Luciano Fregonese, «ma noi riserviamo lo stabile per altre vocazioni sanitarie, magari in campo riabilitativo. Non appena finirà quest’emergenza ne tratteremo con l’Usl2». La sistemazione del vecchio Guicciardini, cui i valdobbiadenesi sono molto legati, aveva generato commozione e orgoglio in tutta la comunità. Ora la stessa comunità spera di poter utilizzare la struttura quando l’incubo Covid sarà finalmente cessato. — FRANCESCO DAL MAS ANDREA DE POLO © RIPRODUZIONE RISERVATA

rezza esemplari, frutto di una finissima intelligenza». L'ottavo decesso da Coronavirus al San Valentino di Montebelluna è stato quello di Valeria Poloni, 87enne residente nel quartiere di Guarda a Montebelluna. È deceduta il 2 aprile all'ospedale cittadino dopo due settimane di ricovero in terapia intensiva. La donna aveva contratto il virus una quindicina di giorni prima, era stata ricoverata non appena erano comparsi i sintomi del contagio. Era sorella di Roberto Poloni, il noto pittore e scultore montebellunese che in passato aveva il suo atelier in via Tripoli in centro storico a Montebelluna. — MARIA CHIARA PELLIZZARI ENZO FAVERO © RIPRODUZIONE RISERVATA


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DOMENICA 5 APRILE 2020 IL MATTINO

L’allarme globale: l’impatto sull’economia padovana

La crisi di liquidità aumenta la stretta «Le richieste di aiuto sono raddoppiate» Consorzi di garanzia sotto stress per gestire l’emergenza «Investimenti bloccati, servono soldi per restare a galla» Riccardo Sandre / PADOVA

Sono la prima linea sul fronte degli interventi contro la crisi di liquidità delle imprese. E il polso dei consorzi di garanzia fidi restituisce in pieno la situazione attuale delle imprese sul fronte del credito: sotto stress nel pieno dell’emergenza coronavirus, tra richieste di garanzia sul credito in aumento e strutture ai limiti della capacità. LA TENDENZA

Sono più che raddoppiate, infatti, le richieste di aiuto ai principali confidi del territorio da parte delle imprese con gli uffici aperti solo per le emergenze e gran parte del personale in smart working. «Le imprese del turismo, della ristorazione, i commercianti e così via sono allo stremo» spiega Mauro Rocchesso, direttore generale di Fidimpresa e Turismo Veneto, il Confidi regionale di Confcommercio in regione. «Il blocco delle attività non ferma le spese e tutti, senza eccezione, hanno necessità di nuova finanza per affrontare un’emergenza largamente imprevedibile come quella della pandemia in atto. Io e i miei colleghi delle sette filiali venete del nostro confidi riceviamo centinaia di telefonate lavorando 10 ore al giorno, sabato compreso, per preparare le pratiche alle imprese che ci chiedono aiuto». E se rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso il marzo di

quest’anno per Fidimpresa e Turismo Veneto ha fatto registrare un incremento delle garanzie del 15% circa, il lavoro da fare per il confidi che in Veneto conta 18 mila soci e offre la sua garanzia su un volume di affidamenti pari a circa 400 milioni di euro, rischia di essere molto superiore. ADDIO INVESTIMENTI

«Generalmente facciamo dalle 270 alle 300 pratiche al mese» spiega Rocchesso «e farne 40-50 in più non è semplicissimo in una situazione di emergenza sanitaria come questa, dove i no-

«Il blocco delle attività non ferma le spese Ogni giorno centinaia di chiamate» stri uffici sono presidiati ma sostanzialmente vuoti per rispettare le norme di sicurezza, in cui le banche lavorano a ranghi ridotti e tutti il sistema è rallentato. Di fatto in termini di volumi non stiamo crescendo di molto perché a fronte di una richiesta di liquidità abnorme assistiamo ad un blocco completo delle attività programmate di investimento delle imprese. In pratica tutti chiedono denaro per rimanere a galla mentre gli investimenti, lasciati fermi in attesa di capire quali saranno le conseguenze della pandemia sui mercati».

E se Fidimpresa e Turismo Veneto, il confidi di Confcommercio e Federalberghi vive già da circa un mese l’emergenza, Sviluppo Artigiano, il Confidi di Cna che contra circa 40 mila soci in tutto il Nord Italia e garantisce circa 360-400 milioni di euro ogni anno (un terzo dei quali nella sola provincia di Padova) inizia a sentire solo in questi ultimi giorni la crescita della tensione. NUOVI STRUMENTI

Una macchinetta conta soldi: l’emergenza coronavirus sta mettendo le imprese in crisi di liquidità

aigo confesercenti

«Fino a qualche giorno fa molti dei nostri soci ancora non si facevano sentire, anzi, per la verità a gennaio e febbraio, abbiamo addirittura avuto un leggero calo delle richieste di garanzia» spiega Mario Borin, presidente di Sviluppo Artigiano. «In questi giorni le cose stanno cambiando rapidamente e ci attendiamo un aprile molto complesso sul fronte liquidità. Con la Regione Veneto si sta ragionando di strumenti finanziari interessanti come i tranched cover (garanzie di portafoglio) che hanno un ottima leva finanziaria ma hanno tempi di attivazione medio lunghi e potranno essere molto utili per la ripresa. In questa fase però ci vuole liquidità immediata e speriamo che il Governo e gli istituti bancari facciamo quanto hanno promesso per garantire la sopravvivenza ad un sistema che altrimenti rischia di scomparire per sempre». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Nell’extra-alberghiero l’80% delle prenotazioni è stato cancellato» PADOVA

L’ospitalità diffusa, agriturismo e B&B, costituisce una delle principali offerte ricettive del Paese, «in crescita nel gradimento sia da parte dei turisti stranieri che italiani ed è un grave errore pensare che sia solo la leva del prezzo a far propendere verso questa scelta». Assoturismo Confesercenti ha fondato anche a Padova, l’anno scorso, il sindacato di riferimento dell’ospitalità diffusa, Aigo. «Come tutto il comparto ricettivo, anche quello dell’extra-alberghiero ha subito dall’inizio dell’emergenza del virus una battuta d’arresto causata da al-

Maurizio Francescon

meno 80% delle disdette, percentuale arrivata presto al 100% in pochi giorni» dichiara Maurizio Francescon segretario Regionale di Assoturismo Veneto Confesercen-

ti. «Con l’ultimo decreto di marzo poi le strutture ricettive diverse dagli hotel devono stare chiuse, a meno che non ospitino persone impegnate in attività funzionali ad assicurare la continuità dei servizi di pubblica utilità e dei servizi essenziali. Pensiamo che nel solo comune di Padova sono 300 le strutture ricettive classificate del comparto extra alberghiero». Il comparto plaude alla decisione del Comune di Padova di sospendere il versamento dell’imposta di soggiorno del 15 aprile. «Coloro che vedono il nostro comparto come concorrenziale rispetto a quello alberghiero, sbagliano» dice Valeria Zampieri. «Si tratta di un’offerta complementare, diversa che, grazie alle sue caratteristiche e valori, il turista ha la possibilità di vivere. Molte attività sono gestite a livello familiare, e sono unica fonte di sostentamento. Ricordiamoci che c’è anche chi paga l’affitto per questa attività ricettiva». —

LA LETTERA

Sistema moda paralizzato, lo Stato agisca contro l’asfissia

FERNANDO ZILIO*

L

e imprese della moda azzerano i fatturati, saltare una stagione sta creando perdite ingenti difficilmente recuperabili. La merce invenduta nei negozi, nei magazzini le fabbriche i laboratori moda chiu-

si pure i brand del lusso ora devono fare i conti con l’emergenza sanitaria, domani con la sopravvivenza Le stime di Federazione Moda Italia fanno prevedere un calo di almeno il 50% degli incassi per il 2020. La moda fiore all’occhiello italiano e i suoi operatori pagheranno a caro prezzo gli effetti del coronavirus. Le norme giustamente imposte dal governo per il contenimento del contagio Covid 19 hanno momentaneamente paralizzato l’industria la di-

stribuzione della moda, i grossisti, gli outlet, i negozi nei centri commerciali, i piccoli negozi gli ambulanti nelle città, nelle periferie e nei piccoli paesi, bloccando milioni di euro di mancato fatturato dietro le serrande abbassate. Il sistema della moda italiana aveva nel 2019 ricavi per oltre 90 miliardi di euro, per il 2020 sarà un ricordo. Già in febbraio 2020, quando la crisi da Covid 19 era ancora in fase di incubazione i fatturati si sono visti in forte calo e ora un

mese dopo, le imprese si ritrovano con il fatturato del mese di marzo e aprile “praticamente azzerato” con tutte le conseguenze annesse e connesse con l’incognita del futuro. Quando ripartiremo troveremo un deserto, il nostro settore è soggetto a stagionalità, sopratutto è condizionato dalla disponibilità economica dei cittadini, alla ripresa gli italiani saranno sicuramente molto più poveri e per il settore moda la ripresa sarà lunga dolorosa e nulla sarà più come

prima. Se da un lato si sta registrando per fortuna un rallentamento sul fronte dei contagi, temo che per il settore della moda la pandemia lascerà un disastro senza precedenti con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro e molti imprenditori sul lastrico e disperati. Un altro rischio concreto sono i pagamenti in corso che per la maggior parte non verranno onorati a causa dei mancati incassi, la maggior parte delle piccole e me-

die attività commerciali della moda, e non solo, reggono sui flussi di cassa, con le serrande chiuse e le vendite a zero la mancanza di liquidità sarà più che una certezza e sarà una catastrofe. E le banche che faranno? Auspico che lo stato intervenga urgentemente, congeli gli accordi di Basilea 1-2-3-4, liberalizzi liquidità, autorizzi gli istituti bancari a concedere finanziamenti a medio e a lungo termine a tasso zero, garantiti dallo Stato stesso, altrimenti sarà una mortale pandemia per tutto il comparto della moda. *Cipa Padova distributore moda


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DOMENICA 5 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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L’allarme globale: manodopera e imprese confindustria

met di Limena e Bagnoli per realizzare vasi di espansione. E poi si contano i 300 dipendenti della Pavan - Gea a Galliera Veneta (produzione di macchine per il settore alimentare) e della De Angeli prodotti di Bagnoli (produzione di filo e cavi in rame), i 200 di Ima - Saf di Cittadella (200). Solo per citare i casi più eclatanti. A cui aggiungere i lavoratori di Saga, Officine Facco, Tecno Poultry Equipment, Fast, Blowtherm, Elbi, Valvitalia, BrembanaRolle, Mib italiana, Lmp, Lincoln, Columbia, Abb Power Grids Italy, Schneider, Hiref, Arneg, Voestalpine, Ravagnan, Ultratest, Forging instituite, Metalservice, Unox, Lima eusider, Toffac, Parker, Carel e Acciaierie venete. Nella provincia di Belluno, a chiedere la riapertura già la settimana prossima sono state invece Mitsubishi, Clivet, Giorik, Forgialluminio, Wanbao Acc, Hydro, Npe, Meitz e De

l’allarme

Bottoli: si aiuti il sistema moda a riconvertire la produzione VENEZIA

Il tessile-abbigliamento nel Veneto è una delle categorie più danneggiate dalla prolungata chiusura «con la realistica previsione di una ecatombe di aziende industriali ed artigiane». Lo dice Roberto Bottoli, coordinatore Sistema Moda di Confindustria Veneto. «C'è grandissima apprensione tra i nostri imprenditori che vogliono riaprire le aziende in condizioni di massima sicurezza - sottolinea l’imprenditore senza dipendere da produzioni estere a basso costo spesso frutto di filiere non certificate. Se guardiamo poi alle imprese del comparto tessile-abbigliamento, la frustrazione per non riuscire né a ricominciare a produrre né a riconvertirsi per ostacoli burocratici e amministrativi è molto alta, con l'ulteriore beffa di vedere ferma una rete manifatturiera con pochi rivali al mondo e al contempo dover dipendere dalla Cina anche in questo frangente». Insomma la situazione è di stallo, nonostante le imprese spingano per ripartire con produzioni riconvertite all’emergenza sanitaria. Dunque per rilanciare la filiera veneta Bottoli chiede «di supportare come Regione le imprese venete della moda che si riconvertono alla produzione di presìdi anticoronavirus, ad esempio sollevandole dai costi di certificazione nonché promuovere l'acquisto dei dpi certificati e prodotti in Regione dalle imprese e dalle istituzioni venete, permettendo di programmare la produzione per i prossimi mesi a venire, finché l'emergenza non sarà finita». —

Il segretario Ferrari «Non si può agire come se la pandemia non esistesse»

Uno stabilimento per produzioni essenziali al lavoro nonostante l’emergenza sanitaria

Cgil e Fiom: decine di aziende pronte a ripartire da domani I sindacati: fabbriche aperte per le tante richieste non smaltite dalle Prefetture Laura Berlinghieri / VENEZIA

L’appiglio è un cavillo amministrativo: la regola del “silenzio-assenso” secondo la quale, trascorso un certo periodo dalla formulazione di una richiesta senza aver ottenuto risposta, la domanda si ritiene implicitamente accolta. Ed è un cavillo che fa gioco a qualche centinaio di aziende di buona parte della regione, pronte a riaprire le loro porte ai lavoratori già domani. Con il blocco delle attività non essenziali, erano state più di 14 mila le imprese - soprattutto

nei settori metalmeccanico, tessile e chimico - a rivolgersi alle rispettive prefetture, chiedendo di poter continuare la produzione. Visto il boom di domande, queste non sono state smaltite entro i termini standard e adesso sono nell’ordine di qualche decina di migliaia i dipendenti che saranno obbligati a ripresentarsi in servizio domani, chiamati negli ultimi giorni dai propri datori di lavoro, in barba all’ultimo Dpcm. Dipendenti di piccole imprese difficilmente controllabili, ma anche di grosse aziende ben struttura-

te. Con un unico denominatore comune: nessuna di queste è impegnata in attività essenziali. Nella sola provincia di Padova, si tratta di oltre 15 mila persone. Secondo Cgil e Fiom del Veneto, potrebbero essere in 500, domani, a tornare negli spazi della Maschio Gaspardo di Campodarsego e Cadoneghe per produrre appendici per trattori agricoli. E 350 torneranno a produrre impianti di trattamento aria alla Mta di Bagnoli, Conselve e Tribano. Ancora, in 340 varcheranno le porte della Zil-

Christian Ferrari

Rigo Refrigeration. Piuttosto tranquilla la situazione nel Veneziano e nel Trevigiano. Mentre i lavoratori veronesi dell’acciaieria Nlmk, richiamati all’opera già ieri, hanno proclamato sciopero fino a domani. «Il governatore Zaia ha dichiarato di “tifare” per la riapertura delle attività già il 14 aprile. Le imprese venete si ostinano a non voler fare i conti con l'emergenza sanitaria in corso, a pensare che si possa far finta di nulla e continuare come se la pandemia non ci fosse» l'accusa del segretario regionale di Cgil, Christian Ferrari. «Non è razionale usare atteggiamenti draconiani verso chi fa una passeggiata sotto casa e poi parlare con leggerezza di una scelta che ogni giorno costringerebbe centinaia di migliaia di lavoratori veneti a uscire di casa. Quello del 13 aprile è un tornante molto delicato, simile a quello vissuto pochi giorni dopo le prime chiusure. Anche allora gli imprenditori chiesero di riaprire tutto. Pensiamo cosa sarebbe successo se l'avessimo fatto». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL COMMENTO

MASSIMILIANO PANARARI

La “tendenza Stasi” che è esplosa insieme all’epidemia

Speriamo proprio di no. E forse, al momento, in attesa di tempi migliori, accanto allo spirito critico e alla vigilanza (questa sì) democratica nei riguardi delle derive in corso, l’atteggiamento da adottare è quello per cui una risata li seppellirà (i burocrati e gli alfieri dello statalismo moraleggiante). Come quella che suscita la vicenda del signore a passeggio con un guinzaglio che, repentinamente fermato, ha risposto in dialetto veneto che il suo cane era scappato, ed essendo tutto chiuso per il lockdown non sapeva dove andare a prenderne un altro. — !.1BOBSBSJ

ono numerose le incognite che riguardano la ripresa futura della nostra esistenza (più o meno) normale quando da settimane si sente spesso ripetere, con parecchio eccesso di zelo, che «dovremo cambiare il nostro modello di vita». Nella stragrandissima maggioranza dei casi i nostri concittadini si comportano attenendosi alle regole e in maniera responsabile. E, dunque, si tratta di un’esortazione – la quale suona, però, anche un po’ alla stregua di

S

un’intimazione – che sicuramente gli italiani intendono seguire sotto il profilo dei precetti igienico-sanitari. Attenzione, però, in un momento come l’attuale a non farsi prendere la mano. Perché tra i lasciti drammatici di questa pandemia con cui le nostre democrazie liberali e società aperte dovranno fare i conti non c’è «solo» il disastro economico. Ma anche la tentazione – che serpeggia qua e là – di dare vita a dei «codici di buoncostume» e di «giusta condotta

morale». Il paradigma dello «Stato etico», che tutti pensavamo di avere archiviato definitivamente e, invece, riceve impulso dalla visione di alcuni partiti di governo, e si avvale dell’espansione del potere pubblico in questa fase, avendo anche trovato un alleato di peso. Nel caos delle ordinanze e nella sovrapposizione delle competenze, c’è infatti il solito vincitore: la mentalità burocratica, autentico nemico della collettività, che si affaccia dovunque facendo la faccia cattiva

(o quella più stolida). E inanellando tutta una serie di brutte «perle»: l’anziano fermato perché aveva delle bottiglie di vino considerate come una «spesa non essenziale», o i cittadini che sono stati rimandati indietro perché stavano «soltanto» andando all’edicola. E, ancora, i proclami altisonanti e terrorizzanti di alcuni virologi, le guardie private di supermercati che urlano alle persone in fila atteggiandosi in maniera assai inappropriata a capetti o la cordella metrica dei vigili per

misurare la «giusta distanza anti-coronavirus». E l’esplosione della «tendenza Stasi» e della sindrome dell’italico in divisa, per cui ci siamo ritrovati circondati da insospettabili vicini pronti a fare i delatori per qualunque comportamento che loro, i custodi dello Stato etico, giudicano manchevole o reprensibile. È davvero questo il clima che vogliamo, mentre ce ne stiamo impauriti nelle nostre case, senza vedere un annuncio di luce in fondo al tunnel?

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DOMENICA 5 APRILE 2020 IL MATTINO

L’allarme globale: il commercio

Mercati riaperti e rimborso agli ambulanti Da domani transenne e mascherine anche nei quartieri. L’assessore Bressa: «Piano di sicurezza in tempi record» Claudio Malfitano / PADOVA

Domani riaprono i mercati anche a Padova. E gli ambulanti che hanno perso ieri un importante giornata di lavoro saranno indennizzati con 300 euro messi dal Comune e dal Maap, il mercato agro-alimentare. L’amministrazione esce così dall’impasse dovuta alla nuova ordinanza firmata venerdì pomeriggio dal governatore Luca Zaia che ha imposto regole più rigide per i mercati all’aperto, che vanno transennati e che devono obbligare i clienti a indossare mascherine e guanti monouso. «Abbiamo attrezzato un piano di sicurezza in tempi record, fare prima era impossibile», sottolinea l’assessore al commercio Antonio Bressa VERTICE MATTUTINO IN COMUNE

La chiusura di ieri non ha mancato di provocare polemiche. Per questo il sindaco Sergio Giordani ha convocato già ieri mattina un vertice d’urgenza a Palazzo Moroni per risolvere la questione. Attorno al tavolo della sala giunta oltre a Giordani e Bressa anche l’assessore Andrea Micalizzi, i dirigenti dei settori interessati, la polizia locale e la Protezione civile. «Tutti i mercati, anche quelli nei quartieri, saranno quindi dotati di perimetrazioni e di tutte le misure necessarie ad assicurare un ordinato e distanziato accesso ai banchi. C’è stato uno sforzo organizzativo molto importante», assicura l’assessore al commercio. Domani dunque torneranno i banchi alimentari sia in piazza delle Erbe che in piazza della Frutta. E ci sarà anche il mercato di frutta e verdura in Prato della Valle. Garantiti anche i mercati di quartiere: a partire da martedì in piazzale Azzurri all’Arcella e nel parcheggio di via Nani a Voltabarozzo. GARANTITE LE MISURE DI SICUREZZA

Il primo cittadino è dovuto intervenire direttamente per recuperare in pochissimo tempo migliaia di guanti monouso da

mettere a disposizione dei clienti dei mercati. «Ma il consiglio che vogliamo dare ai padovani è quello di recarsi ai mercati già muniti di mascherina e guanti. Nel caso ne fossero sprovvisti ci sarà la Protezione civile – avverte Bressa – La sicurezza, il rispetto delle regole sono per noi la priorità, lo sono state le scorse settimane, lo saranno anche nei prossimi giorni».

Indennizzo di 300 euro per la frutta e verdura che è andata persa con la chiusura di ieri

il sopralluogo

In centro con i volontari

L’INDENNIZZO AGLI AMBULANTI

La chiusura di ieri ha fatto imbufalire gli ambulanti che avevano già comprato la merce fresca da vendere. «Abbiamo fatto una riflessione legata alla perdita che queste attività, non per loro responsabilità, hanno subito oggi – sottolinea ancora l’assessore Bressa – Daremo loro un ristoro di 300 euro per ogni singolo operatore che ha avuto questa perdita, con le modalità che indicheremo nei prossimi giorni». Un aiuto che verrà supportato anche dal Maap, il mercato agro-alimentare di corso Stati Uniti, che metterà 100 euro per ogni ambulante. Non solo, la struttura guidata da Domenico Minasola, fornirà anche del personale per controllare i mercati di quartiere. LE SCUSE DEL GOVERNATORE

Ieri anche il governatore Luca Zaia è tornato sulla vicenda dei mercati, per chiarire la sua decisione dopo le proteste degli ambulanti: «Capisco, sono stati presi in contropiede. Hanno ragione, ma bastava perimetrare con un nastro e una cordicella il mercato, non ho scritto di tirare su un muro di cemento armato. Bastava mettere i vigili all’ingresso e all’uscita e chiedere l’aiuto della protezione civile», ha precisato il presidente. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Saranno soprattutto i volontari della Protezione civile a gestire l’organizzazione dei mercati delle piazze, assieme ai vigili ( in alto). Nella foto a sinistra il sopralluogo ieri mattina del sindaco Giordani e degli assessori Bressa e Micalizzi. Foto Bianchi

La decisione della giunta trova il plauso della categoria E c’è chi sta pensando a ingaggiare vigilantes anti- assembramento

C’è soddisfazione tra i banchi «Noi più sicuri dei supermercati» LE REAZIONI

mmediata la risposta degli ambulanti e delle associazioni di categoria alla scelta della giunta comunale di riaprire i mercati già domani. Enzo Tuis, vice-presidente nazionale di Anva/Confesercenti , spiega: «Fa piacere che sia il sindaco che l’assessore al commercio abbiano deciso di riaprire subito il mercato giornaliero di Piazza delle Erbe e quelli rionali, tra cui quelli di

I

Il presidente degli industriali in un post su Fb attacca Giordani Poi smorza: capisco le difficoltà, ma non si può far pagare alle famiglie

«Bastava poco per regolarizzare» Carraro contesta la chiusura IL CASO

ritiche all’amministrazione comunale, per la scelta di prendersi un giorno per pianificare la sicurezza dei mercati, sono arrivate da Confindustria. A contestare la scelta direttamente il presi-

C

dente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro: «Il sindaco di Padova Sergio Giordani ha fatto chiudere il mercato di piazza delle Erbe, in Prato e alla Guizza. Ci voleva poco a mettersi a norma. In una notte si transennava l’area e la si compartimentata a settori. Al mattino la Protezione civile di guardia. La norma di Zaia è

abbastanza semplice. Ma piuttosto che pensare, l’amministrazione di Padova preferisce fare pagare il conto alle famiglie, ai cittadini, ai banchi del mercato» scrive sulla sua pagina Facebook Carraro. Contattato poi telefonicamente, il presidente smorza la polemica: «Bastava un po’ di fantasia, impegno e atten-

martedì all’Arcella e di mercoledì alla Guizza, naturalmente con tutte le misure precauzionali che saranno predisposte. Noi dell’Anva siamo anche soddisfatti per il rimborso erogato ai commercianti per il danno subìto ieri. Domani mattina, nella riunione che terremo in Comune, discuteremo delle misure definitive adottate in tutti i mercati cittadini. I mercati all’aperto sono più salutari e sicuri rispetto al chiuso dei supermercati». Gli ambulanti Franco To-

zione e in poco tempo si sarebbe potuto organizzare – chiarisce Carraro – Anche se capisco le difficoltà di Giordani e la paura di sbagliare in un momento così. Però devi osare, altrimenti veramente metti in difficoltà delle famiglie. Se si fosse lasciato aiutare dai commercianti avrebbe risolto tutto in una notte». La scelta dell’amministrazione di aspettare un giorno per mettere in piedi un piano di sicurezza è stata contestata anche da una parte dell’opposizione. In testa l’ex assessore al commercio Eleonora Mosco che sui TPDJBM ha postato foto di mercati di Venezia, Vicenza, Este e Arsego che ieri erano aperti: «C’è stato un repentino cambio di linea dell’amministrazione comu-

son, 24 anni in piazza delle Erbe e Roberto Rigon, da poche settimane in pensione dopo aver lavorato una vita intera in piazza, sono della stessa opinione: «Ieri mi sono arrangiato con un po’ di servizio a domicilio», dice Toson, «Non è stato giusto chiudere il mercato nel giorno in cui realizziamo più entrate. Per fortuna l’amministrazione comunale ha fatto marcia indietro». Non molto diverso il commento di Rigon: «Le transenne e le nuove misure protettive poteva-

ENRICO CARRARO PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA VENETO CONTRO LA CHIUSURA DEL MERCATO

«Un po’ di fantasia e un po’ di impegno avrebbero permesso di riorganizzarsi Magari con l’aiuto degli operatori»

no essere montate venerdì pomeriggio. Come pure si poteva istituire un controllo capillare affidato alla Protezione Civile per la verifica dell’obbligo di far indossare le mascherine ed i guanti agli ambulanti e ai clienti». Un’altra valutazione arriva da un’ambulante presente al mercato della Guizza. «Ogni settimana partecipo a questo mercato con un banco aperto nello spazio destinato agli operatori agricoli», osserva Carla Favarin su Facebook, «È un mese che abbiamo transennato i banchi ed utilizziamo tutte le misure protettive possibili. Anzi stiamo pensando di pagare due guardie per regolarizzare il flusso dei consumatori». L’ambulante non lo scrive apertamente, ma si chiede come mai non sia stata presa la stessa decisione per il mercato di Piazza delle Erbe. — FELICE PADUANO

nale e in particolare di Bressa dopo le proteste dei commercianti – spiega Mosco – Legittimo. Ma il suo tentativo di fomentare lo scontro politico con il governatore Luca Zaia gli si è ritorto contro. Se quelle misure fossero state applicate, come norme di sicurezza, già nei giorni scorsi ci saremmo evitati molti disagi. Non mi interessano le polemiche ma quando si sbaglia bisogna riconoscerlo». Sullo stesso piano anche il presidente di Acc, associazione commercianti del centro, Massimiliano Pellizzari: «Sarebbe bastato mettere delle transenne e attivare i volontari della Protezione civile. Incomprensibile la scelta di aspettare un giorno». — LUCA PREZIUSI


3

Primo Piano Le misure Entrata e uscita uniche I mercati restano aperti solo se il piano del Comune garantisce una chiara perimetrazione, con una sola entrata e una sola uscita

Volto e mani coperti Sia i venditori ai banchi, sia i clienti, dovranno indossare guanti e mascherine e osservare la distanza di almeno un metro.

Vigili o guardie private

Domenica 5 Aprile 2020 www.gazzettino.it

Mercati, in fila a Venezia Stop a Padova e Treviso A Rialto e a Vicenza via alle nuove norme: `Nella città del Santo per la prima volta niente transenne, guanti, mascherine e controlli banchi in piazza delle Erbe: si riprende domani `

LA GIORNATA VENEZIA Transenne e controlli a Venezia e Vicenza, lavori in corso a Padova, poche bancarelle a Rovigo, nessuna a Treviso, Belluno e Verona. Così le principali città del Veneto si sono presentate ieri, nel primo giorno di applicazione della nuova ordinanza firmata dal governatore Luca Zaia, che fino al 13 aprile rende più stringenti le regole sullo svolgimento delle vendite. Solo alcuni Comuni, infatti, sono riusciti ad attuare il piano prescritto della Regione, che prevede la perimetrazione dei banchi all’aperto, due varchi separati

per l’ingresso e l’uscita, la sorveglianza sul rispetto delle distanze e l’utilizzo obbligatorio di guanti monouso e mascherine.

OPERATIVI Tutte e quattro queste condizioni sono state garantite a Venezia, sia nella città storica che in terraferma, dove gli ambulanti hanno così potuto restare operativi. Anche lo storico mercato di Rialto, infatti, è stato transennato e sorvegliato dalla polizia locale, mentre i volontari della Protezione civile hanno predisposto alcuni tavoli per fornire informazioni e distribuire i dispositivi di protezione. «Ricordiamo l’uso obbligatorio di

guanti monouso e mascherine – ha ribadito il sindaco Luigi Brugnaro – sempre garantendo la copertura di naso e bocca, come da nuova ordinanza della Regione. Rispettiamo bene tutti quanti le regole». Uno schema simile è stato seguito a Vicenza, sia nelle piazze che al mercato ortofrutticolo, dove i vigili urbani sono stati supportati anche dalle guardie private di Pantera Security, che ha messo a disposizione gratuitamente il proprio personale. «Sarebbe stato più semplice chiudere i mercati – ha commentato l’assessore Silvio Giovine – anziché attivare questo articolato sistema di regolamenta-

zione. Ma era giusto dare ai cittadini la opportunità di approvvigionarsi di prodotti freschi vicino a casa e, al tempo stesso, assicurare agli ambulanti di generi essenziali la possibilità di lavorare al pari degli altri commercianti».

IN PARTE Invece a Padova polizia locale e Protezione civile hanno dovuto occuparsi solo dello storico mercato sotto il Salone. Per la prima volta, infatti, i banchi dell’ortofrutta non sono stati allestiti in piazza delle Erbe, così gremita una settimana fa da scatenare prima le polemiche social e poi la stretta regionale. Ma

le vendite riprenderanno da domani, secondo quando deciso in una riunione operativa presieduta dal sindaco Sergio Giordani. «Abbiamo sempre voluto rispettare le regole e fare le cose per bene – ha dichiarato l’assessore Antonio Bressa – così ci siamo presi il tempo necessario. Abbiamo dovuto approvvigionarci di migliaia di guanti monouso per darli a tutte le persone che si recheranno ai mercati e ora siamo perfettamente in linea con quello che ci è stato richiesto. Per quanto riguarda gli operatori che non hanno potuto lavorare, ma magari avevano già comprato la merce, abbiamo fatto una riflessione sulla perdita che hanno dovuto subire e insieme al Mercato agroalimentare di Padova daremo un ristoro di 300 euro per ognuno». Anche a Rovigo c’è stata un’attività solo parziale. La nuova organizzazione ha funzionato soltanto per le bancarelle di Campagna Amica, vale a dire il mercato dell’agricoltore in quartiere Tassina, con un afflusso peraltro piuttosto moderato.

FERMI Tutti fermi invece gli altri capoluoghi di provincia. Fino a Pasquetta compresa resteranno sospesi tutti i mercati di Treviso: il bisettimanale del martedì e del sabato, quelli di quartiere e pure l’appuntamento giornaliero in Pescheria. Infine a Verona un’ordinanza del sindaco Federico Sboarina ha esteso la sospensione di tutti i mercati su aree pubbliche pure alla vendita di generi alimentari esercitata nei posteggi e a quella effettuata in forma itinerante, anche se svolta direttamente dai produttori agricoli. Angela Pederiva

Polizia locale o vigilanza privata per controllare le distanze tra le persone, gli accessi e il rispetto del divieto di assembramento.

Fiori e piante a casa L’attività florovivaistica rimane in funzione esclusivamente per la consegna a domicilio. Niente fiori e piante sulle bancarelle del mercato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PADOVA Le code in piazza per entrare, uno alla volta, nei negozi (foto NUOVE TECNICHE)

L’ORDINANZA VENEZIA Il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha firmato ieri una nuova ordinanza (è la numero 38 del 4 aprile) che integra quella del giorno prima (la numero 37 del 3), fissando da un lato nuovi divieti - la chiusura dei supermercati anche nel giorno di Pasquetta - e dall’altro allentando alcune restrizioni sia sul fronte della manutenzione del verde che sulla vendita dei materiali di cancelleria, ora possibile anche nelle tabaccherie.

LA CHIUSURA La nuova ordinanza prevede la chiusura dei negozi di generi alimentari a Pasquetta. «C’è un “vulnus” nel testo dell’ordinanza di venerdì - ha spiegato il go-

Veneto, tutto chiuso a Pasquetta Via libera a matite e giardinaggio NEGOZI E TABACCHERIE POTRANNO VENDERE LA CANCELLERIA. AMMESSA ANCHE LA MANUTENZIONE PRIVATA E PUBBLICA DEL VERDE

vernatore Zaia - perché l’ordinanza chiude i supermercati la domenica, ma anche lunedì 13 è “domenica”, è festa». Il testo aggiornato prevede dunque la chiusura degli esercizi commerciali di vendita di generi alimentari nelle giornate di domenica 5 e 12 aprile e nella giornata del 13 aprile.

LA VENDITA Poi ci sono due allentamenti dei divieti. Il primo riguarda gli articoli di cancelleria e cartoleria che non potevano essere venduti, cosicché interi scaffali nei supermercati esibivano merce non vendibile. Zaia ha accolto le istanze degli studenti e, nell’ordinanza di venerdì, ha detto che i supermercati possono vendere

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questa merce. Con l’ordinanza di ieri, l’integrazione: possono farlo anche i tabaccai. «Se ci sono altre attività aperte come le tabaccherie, che hanno un angolo in cui vendono cancelleria, possono venderla». L’altra integrazione riguarda l’attività di manutenzione del verde: è ammessa in Veneto sia nelle aree pubbliche che in quel-

le private. «Per noi - ha spiegato Zaia - il verde è quello pubblico, ma è anche quello privato, ed è anche quello dei campeggi, per una messa a punto, speriamo, per i nostri operatori turistici». Restano, invece, chiusi i vivai. «Il Dpcm permette l’acquisto di derrate alimentari, di farmaci o uscite per motivi inderogabili ha detto Zaia - L’acquisto di piantine non è “inderogabile”, diamo possibilità di lavoro ai vivaisti tranne che aprire i garden ai clienti, ma è compresa la vendita agli “angoli verdi” dei grandi punti vendita, così come per la cancelleria». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

DOMENICA 5 APRILE 2020 MESSAGGERO VENETO

TRIESTE

651 (+22)

PORDENONE

461 (+9) PORDENONE

UDINE

754 (+73)

GORIZIA

7

115 (+4)

UDINE

GORIZIA TRIESTE

L’emergenza in FVG la giornata

Nove nuovi decessi in regione Crollano i ricoveri in ospedale e i guariti diventano oltre 500 I casi registrati ieri sono 107 per un totale da inizio crisi di 1.986 positivi al virus Nelle Terapie intensive 11 pazienti in meno, la maggior parte non più intubati Mattia Pertoldi / UDINE

la videoconferenza

Alleanza con Veneto e Carinzia per i casi più gravi e l’economia La possibilità di collaborare nella gestione dei pazienti in Terapia intensiva, i provvedimenti di contenimento della diffusione del coronavirus e l’avvio di un confronto sulle misure economiche da prendere per uscire dalla situazione di crisi. Questi i principali temi trattati invideoconferenza dal governatore Massimiliano Fedriga e dal vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi con il governatore della Carinzia Peter Kaiser e

con l’assessore all’Ambiente e Protezione civile del Veneto Giampaolo Bottacin. «Abbiamo concordato che il prossimo meeting in videoconferenza sarà interamente dedicato ai temi economici – annuncia Fedriga –. Il rischio è che, a emergenza sanitaria conclusa, tutta l'Europa venga colpita da una crisi molto pesante, irrisolvibile senza una decisa iniezione di risorse per tenere in piedi le attività produttive».

Leggero aumento del numero dei contagiati, ieri, nella giornata che in Friuli Venezia Giulia, dal punto di vista dei numeri della pandemia, segna un crollo delle ospedalizzazioni con i posti letto occupati nei reparti di Terapia intensiva che scendono sotto il 50% del totale di quelli a disposizione in regione (50 su 102). Nove nuovi decessi, quindi, tutti tra Trieste e Udine, per un totale di 145 persone morte con coronavirus da inizio crisi. Partendo dal dato relativo ai contagiati, questo dice che dopo gli 80 casi in più di venerdì, ieri ne sono stati certificati, nei vari laboratori del Friuli Venezia Giulia, 107 – con una crescita quindi del 5,7% contro il 4,2% di due giorni fa – per un totale dal 29 febbraio, data in cui in regione è stato registrato il primo caso di positività, pari a mille 986. I numeri più pesanti, in questo senso, si manifestano a Udine – dove molto probabilmente ila cifra è legata anche al maggior numero di tamponi effettuato in questi giorni, grazie alla

i nostri vicini

In Veneto 11 mila contagiati e 327 sono in terapia intensiva VENEZIA

Sale a 10.946 il numero dei soggetti positivi al coronavirus in Veneto, con i 122 casi in più del bollettino di ieri sera emesso dalla Regione. I nuovi decessi sono 15, per un dato totale di 624 vittime dall’inizio dell’epidemia (578 quelli registrati nei soli ospedali). Le persone attualmente positive sono 9.399, mentre quelle negativizzate salgono a 923. Rispet-

to al report del giorno prima si riscontrano tre nuovi ricoveri in terapia intensiva (327 il dato complessivo), mentre scende di 8 il numero dei pazienti in area non critica (1.586). Le persone in isolamento domiciliare sono 20.058. Anche in Veneto gli argomenti di discussione giornaliera, oltre ai grafici relativi ai numeri dell’epidemia, sono quelli dell’ordinanza e della ripresa dopo la nuova stretta del go-

vernatore Zaia. Sul fronte economico, Fim, Fiom e Uilm sono pronte a mobilitarsi contro la riapertura delle imprese metalmeccaniche nella regione. In una nota congiunta, i sindacati riferiscono che «sui tavoli delle prefetture sono arrivate più di 14 mila comunicazioni di proroga, di cui moltissime di queste metalmeccaniche: significa centinaia di migliaia di lavoratori comandati al lavoro già da lunedì 6 aprile».

Il vicepresidente e assessore alla Salute Riccardo Riccardi

nuova metodologia scoperta al Santa Maria della Misericordia e conteggiato anche ieri – con 754 casi (+73 rispetto a venerdì), seguito da Trieste con 651 (+22), Pordenone con 461 (+9) e Gorizia con 115 (+4). Tornano a crescere, inoltre, i decessi in Friuli Venezia Giulia che passano dai 7 di venerdì ai 9 di ieri per un totale di 145. A pagare il conto più duro, sono stati i territori di Trieste e Udine. Nel capoluogo regionale, nel dettaglio, si sono registrati 4 decessi, per un totale di 78 persone morte da

Secondo le federazioni dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, eludono il decreto che impone la sospensione delle attività non necessarie, «aziende che pur non avendo attività previste dai codici Ateco, definiti dal Governo con Cgil, Cisl e Uil lo scorso 25 marzo, inviano la comunicazione di ripresa dell’attività al Prefetto godendo del silenzio assenso previsto nel Dpcm e in molti casi senza aver coinvolto le organizzazioni sindacali aziendali, come indicato dal Protocollo anti-contagio del 14 marzo condiviso dagli stessi imprenditori». Nel panorama delle limitazioni e delle attenzioni da adottare anche in Veneto per chi deve comperare generi alimentari, l’ordinanza di Zaia ha previ-

inizio pandemia, mentre a Udine gli altri 5 di giornata – tra cui una donna di 89 anni di Tavagnacco – e un totale di 46 pazienti scomparsi da fine febbraio. Nessun nuovo morto, invece, né a Pordenone, dove il totale dice 19, né a Gorizia, territorio in cui si contano “soltanto” 2 decessi in questo poco più di mese di emergenza. Le notizie davvero positive, però, arrivano invece dalle ospedalizzazioni dove mai prima d’ora si era materializzato un calo dei numeri così consistenti. C’era stata, infatti, una gior-

sto una questione a parte: l’attività di manutenzione del verde è ammessa sia nelle aree pubbliche che in quelle private. «Per noi – ha spiegato Zaia ai giornalisti – il verde è quello pubblico, ma è anche quello

Sindacati pronti a mobilitarsi contro la riapertura del settore metalmeccanico privato, ed è anche quello dei campeggi, per una messa a punto, speriamo, per i nostri operatori turistici». Ieri in Veneto ha tenuto banco anche un presunto caso di reinfezione: «Non abbiamo casi di reinfezione da coronavi-

nata in cui il numero delle presenze in Terapia intensiva era sceso di un’unità, ma conta poco rispetto ai parziali di ieri quando in quei reparti si è registrato un crollo di addirittura 11 unità scendendo a 50 dai 61 di venerdì, «la maggior parte dei quali per estubazione», e non dunque per decesso dei pazienti, come assicurato dall’assessore alla Salute Riccardo Riccardi. Negli altri reparti, andando oltre, i ricoveri sono scesi a quota 183 con un calo complessivo, pertanto, di 29 persone in meno ospitate nei nosocomi del Friuli Venezia Giulia. Molto buoni, infine, i numeri che riguardano i guariti nella nostra regione. Questi complessivamente salgono a quota 505 (in aumento di ben 76 unità in poco meno di 24 ore), mentre il conto di quelli “ufficiali”, cioè con doppio tampone negativo a distanza di una settimana, sono diventati 285 (compiendo un balzo in avanti di 90 ormai ex pazienti rispetto ai numeri diffusi venerdì sera dall’assessorato regionale alla Salute). — © RIPRODUZIONE RISERVATA

rus, ci risulta la storia di una cittadina che stiamo verificando nel Veronese, ma è tutta da verificare dal punto di vista scientifico». Così il governatore sulla vicenda che riguarderebbe una donna, inizialmente ricoverata all’ospedale Don Calabria Sacro Cuore di Negrar (Verona) con positività al tampone, che era stata dimessa prima di 14 giorni poiché il secondo tampone ne aveva accertato la negatività. Dopo alcuni giorni la donna è stata nuovamente ricoverata con febbre e con un’infezione urinaria. Sottoposta nuovamente al tampone, è risultata nuovamente positiva; secondo i clinici potrebbe tuttavia essersi trattato di un caso di “falso negativo” nel test effettuato alla prima dimissione. —


VI

Primo Piano

Domenica 5 Aprile 2020 www.gazzettino.it

Coronavirus, le disposizioni

Stop di sole 24 ore, domani riaprono i mercati in città L’ordinanza di Zaia impone ulteriori `Il Comune organizza secondo le nuove misure: ieri vuoti Prato e piazza Erbe regole e c’è un rimborso di 300 euro `

LA SITUAZIONE PADOVA Saltano i mercati del sabato e migliaia di euro in frutta e verdura fresche vanno in fumo. A Palazzo Moroni sindaco e giunta si sono riuniti fin dalle nove di ieri mattina per trovare la quadra e riaprire già da lunedì gli spazi dedicati al commercio ambulante. In particolare piazza delle Erbe e Prato della Valle. Ma intanto quintali di ortaggi dovranno essere buttati: merce fresca che non potrà essere venduta come tale lunedì. E monta la protesta per come è stata gestita l’organizzazione. Ilario Sattin, responsabile della Fiva Ascom: «Se l’avessimo saputo prima ci saremmo organizzati diversamente. Potevamo ordinare meno merce, ma specialmente reperire transenne e tutto il resto per adempiere agli obblighi dell’ordinanza regionale e lavorare. Invece toccherà buttare tutto».

LA POLEMICA Sattin sbotta contro la «brutta pubblicità» avuta dai mercati, in particolare quello di piazza delle Erbe, nell’ultima settimana: «Le fotografie che mostravano una piazza che sembrava piena, hanno danneggiato un’intera categoria. Avevamo già adottato iniziative, come distanziare i banchi. Ma non eravamo pronti per fronteggiare le richieste dell’ordinanza in poche ore. Sono con-

IL SOPRALLUOGO L’assessore Bressa con il comandante Fontolan ha controllato la situazione in piazza delle Erbe, la protezione civile distribuiva guanti e maschere

vinto - continua Sattin - che si sarebbe potuto fare meglio. Il provvedimento di limitazione era nell’aria fin dall’inizio della settimana e arrivare al venerdì pomeriggio per limitare i mercati del sabato mattina ritengo non sia corretto». Della stessa opinione è anche Cristina Biollo, che gestisce sia un negozio sotto al Salon che un banco di frutta e verdura in piazza: «Per fortuna possiamo riaprire lunedì. Ma bastava saperlo prima che ci si organizzava a dovere. Già oggi qui sotto al Salone si entra a scaglioni solo da due ingressi. Paghiamo la pubblicità negativa e così la gente si riversa in supermercato, che sicuramente non è meglio di noi, che almeno siamo all’aria aperta. La

gente ha paura, i clienti stanno belli distanti. Ci sono banchi che fanno anche solo 200 euro d’incasso al giorno, ci siamo allargati, altri commercianti proprio non vengono. Noi sopravviviamo con le consegne a domicilio». E sotto il salone intanto già si entrava in pochi, da soli due ingressi presidiati dalla protezione civile che distribuiva le mascherine e i guanti».

IN COMUNE

SATTIN (FIVA ASCOM): «SE L’AVESSIMO SAPUTO AVREMMO PRESO PROVVEDIMENTI PRIMA». E LA PROTEZIONE CIVILE DISTRIBUISCE I GUANTI

UNA COMMERCIANTE: «LA GENTE SI RIVERSA NEI SUPERMERCATI, INVECE NOI SIAMO ALL’ARIA APERTA, CHE È MOLTO MEGLIO»

Ma intanto la notizia è che già domani torneranno i banchi di frutta e verdura in piazza Delle Erbe e in Prato della valle. In settimana, poi, potranno tenersi regolarmente i mercati rionali e quelli organizzati dalle associazioni degli agricoltori. Lo stop alle bancarelle in piazza è durato solamente un giorno, anche se tanto è bastato

per far perdere migliaia di euro ai commercianti. Le restrizioni fatte scattare dalla Regione a Padova non bloccheranno ulteriormente i mercati. La decisione è arrivata ieri all’ora di pranzo dopo una riunione fiume presieduta dal sindaco Sergio Giordani e a cui ha partecipato anche l’assessore al Commercio Antonio Bressa. «Lo stop&go è durato il tempo necessario per adeguare tutti e 15 i mercati cittadini alle prescrizioni contenute nell’ordinanza regionale, con un accurato piano di perimetrazione, controllo, consegna di guanti monouso e mascherine in piena ottemperanza a tutte le norme. Tra i banchi sarà presente anche del personale di sicurezza che dovrà garantire il rispetto del distanzia-

mento sociale – ha annunciato ieri Bressa - Le cose bisogna farle bene per mettere tutti in piena sicurezza. Grazie al nostro piano, tutti gli ambulanti che operano in città potranno ottemperare alle prescrizioni regionali. Abbiamo, infatti, provveduto ad approvvigionarci di migliaia di guanti che saranno distribuiti ai clienti dei mercati. Alla gente chiediamo però uno sforzo in più: ovvero di arrivare da casa già dotati di guanti e mascherine. Agli ambulanti che hanno perso merci deperibili per la giornata di sabato sarà corrisposto anche con la partecipazione del Maap un ristoro straordinario di 300 euro». Marina Lucchin Alberto Rodighiero

IN FILA I clienti del Salone in fila e con la mascherina mentre fanno acquisti nelle botteghe alimentari

ste dal Decreto. Ancora una volta il sindaco Giordani e l’assessore Bressa manifestano la più completa incapacità di gestione della città. Ho sentito subito il sindaco per cercare una soluzione e siamo riusciti, con Filippo Ascierto, a ottenere l’impegno a recuperare i mercati la prossima settimana. Abbiamo dato la disponibilità di Fdi per collaborare come volontariato per permettere agli ambulanti di continuare ad operare in sicurezza». L.M.

Pellizzari attacca sindaco e giunta: «Altrove tutto si è svolto come al solito» L’OPPOSIZIONE PADOVA Opposizione all’attacco contro la soppressione, seppur di sole 24 ore, dei mercati di generi alimentari all’aperto di piazza delle Erbe e di Prato della Valle decisa dall’amministrazione. «In altri Comuni della provincia i mercati si sono svolti regolarmente, le amministrazioni hanno provveduto a porre transenne tra i banchi e a far sorvegliare che tutto si svolgesse secondo le regole dalla Protezione Civile o dalla Polizia locale - sbotta Vanda Pellizzari di Lista Bitonci - Mi chiedo perché a Padova non è stata fatta la stessa cosa e si è preferito bloccare i mercati con perdite gravissime per chi già soffre in questa situazione e per le persone che avevano bisogno di rifornirsi di frutta e verdura. Bastava poco, solo un po’ di buona volontà. Il Governatore Zaia non ha bloccato i mercati ha solo chiesto il rispetto di semplici regole per garantire tutti commer-

EX ASSESSORE Eleonora Mosco, consigliere di “Cambiamo” contro l’assessore Bressa

MOSCO: «ALCUNI SONO STATI COSTRETTI A BUTTARE TUTTA LA MERCE PERCHÉ LUNEDÌ SAREBBE STATA ORMAI INVENDIBILE»

cianti e clienti. Bastava porre delle transenne e se invece si voleva ridisegnare la disposizione dei banchi del mercato si sarebbe potuto farlo in seguito senza far perdere una preziosa giornata di lavoro e senza contare che gli ambulanti si erano già riforniti di merce che oltre a restare invenduta verrà buttata in quanto deperibile. Anche se Bressa ora corre ai ripari annunciando 300 euro di ristoro per ambulante». Si rivolge direttamente all’assessore Bressa il consigliere di “Cambiamo” Eleonora Mosco. «Una città si amministra per atti, la scelta di chiudere i mercati è sbagliata e la presa in giro di ritrattare annunciando che da lunedì saranno riaperti è ancora più grave - afferma Mosco - in molti Comuni i mercati si sono svolti regolarmente anche perchè si deve considerare che avere più punti dove poter fare la spesa si traduce con meno assembramenti e meno code. Bastava usare buonsenso e avere capacità organizzativa, in que-

sto modo si sarebbero anche evitate le polemiche della scorsa settimana quando il mercato del sabato risultava affollato. A Padova la sinistra agisce con poche idee ma ben confuse. L’assessore dovrebbe spiegare le reali motivazioni della soppressione dei marcati. Dica perché non è intervenuto tempestivamente come accaduto in altre realtà. Voleva forse visibilità contro Zaia o siamo di fronte a manifesta incapacità organizzativa?». Lapidario il commento di Alain Luciani, della Lega. «Siamo di fronte a una palese incapacità organizzativa che ha solo provocato forti danni ai commercianti e, per una città delle dimensioni di Padova, questo è inaccettabile». Ha contattato direttamente il sindaco Sergio Giordani il commissario provinciale di FdI Elisabetta Gardini. «Camion carichi di merce e mercato chiuso. È questa la scellerata decisione dell’amministrazione perché non riescono a garantire le misure di sicurezza previ-

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E LA GARDINI CHIAMA IL SINDACO: «GLI ABBIAMO DATO LA DISPONIBILITÀ DI FDI A COLLABORARE COME VOLONTARI»


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PRIMO PIANO

DOMENICA 5 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

L’allarme globale: il fronte sanitario

Riaprire le aziende una cabina di regia al lavoro a Roma «Il Veneto c’è» Zaia: consultazioni con Conte e Boccia, poi deciderà il premier «Chiusa la settimana cruciale, esemplare serietà dei giovani» Albino Salmaso / VENEZIA

«Quando riaprire le fabbriche? Anche subito. Se potessi. Siamo entrati nella cabina di regia di Palazzo Chigi, ma decide il premier Conte. Non è materia mia. Date non ce ne sono: dobbiamo evitare il rimbalzo dell’epidemia, come sta avvenendo a Hong Kong. Ci vuole cautela». Luca Zaia evita toni trionfalistici anche se gli ultimi dati confermano il trend positivo: i ricoverati nelle rianimazioni sono scesi a 324 e gli accessi ai pronto soccorso dei 66 ospedali sono crollati da 4.200 a 1200 al giorno. Stop agli incidenti stradali e sul lavoro. Poi tesse le lodi del suo “popolo veneto” con una battuta: Google ha certificato che siamo i più virtuosi: da 5,2 milioni di transiti al giorno a poco più di 2. Tutti pronti a scattare in cortile il 14 aprile? Non sia mai detto. Ma i primi a varcare l’uscio di casa per correre in cortile saranno i ragazzi, che meritano la “medaglia d’oro della serietà”, perché in strada si vedono solo anziani con le borse della spesa. SETTIMANA CRUCIALE

«Si chiude la settimana cruciale che indica la direzione di un lento recupero. Lo dimostrano i dati: per il secondo giorno consecutivo infatti i dimessi superano i ricoveri. Non dobbiamo però abbassare la guardia», ha aggiunto, «anzi, dobbiamo ringraziare i veneti che sono stati la vera medicina. Si

è fatto un grande lavoro di squadra, iniziando dagli operatori sanitari che sono stati eccezionali». Le celle telefoniche dei cellulari monitorate da Google sono il termometro esatto dei trasferimenti e al di là del “pasticcio” mal digerito delle nuove regole per i mercati di frutta, verdura e pesce con la rivolta degli ambulanti di Rialto a Venezia e piazza delle Erbe a

vuto l’imprimatur del premier Conte, che ha messo fine a tutte le polemiche: il governo non pensa assolutamente a revocare la delega della sanità alle regioni, la riforma del titolo V del 2001 resta sacra e inviolabile. Orlando e Crimi non possono forzare la mano: «Se mai ci provassero abbiamo pronto un referendum, il bis del 2017» dice Zaia. IL SOGNO PROIBITO

«Capisco le aziende ma dobbiamo evitare il ritorno dell’epidemia come a Hong Kong» Padova, il governatore della Lega fa un altro significativo passo avanti come leader nazionale dell’emergenza Covid19. La “cabina di regia” che Palazzo Chigi sta organizzando per garantire la ripresa, appena finirà il lockdown, nasce con il Dna veneto. E si parte delle misure sanitarie: tamponi di massa, test seriologici per scoprire chi è già immune e nuove misure di droplet sociale nei luoghi di lavoro e nei locali pubblici, per contenere i contagi. Insomma, va seguita la “dottrina ” Crisanti integrata da Palù e dal team di ricercatori dell’università di Padova. Con la supervisione di Domenico Mantoan, che guida l’Aifa. Il patto di ferro tra il ministro delle Regioni Boccia e il governatore Zaia, ieri ha rice-

La scommessa, anzi il sogno proibito, è ripartire il 14 o lunedì 20 aprile e se gli imprenditori scalpitano, i sindacati invece tirano il freno. A decidere la fine del lockdown sarà come sempre il governo, con una strategia legata ai territori: il Molise con 144 contagi, la Basilicata con 247, la Calabria con 662 e la Sardegna con 744 sono decisamente favorite per la ripresa immediata. Da questo scenario, nel vagone di coda resta la Lombardia, epicentro della pandemia con 26 mila contagi e 8200 decessi e le province di Bergamo, Brescia, Milano e Lodi ancora sotto stress. E se il governatore Fontana continua a ripetere che la Protezione civile di Borrelli non ha fornito né mascherine né ventilatori polmonari, in Veneto il botta e risposta polemico per i ritardi di Roma è durato lo spazio di un istante. Zaia ieri ha consegnato al premier Conte e ai ministri Speranza e Boccia le linee guida non solo per la profilassi sanitaria, ma anche per provare

Il picco di decessi segnalato dall’Istat è all’esame dell’Iss a Roma L’assessore Lanzarin evita ogni polemica e apre il fronte degli anziani

Case di riposo, 800 contagiati Squadre speciali con i volontari IL NUOVO FRONTE

Q

uanti sono gli anziani contagiati nelle case di risposo? Oltre 800, ha detto ieri l’assessore alla Sanità Emanuela Lanzarin che ha riassunto gli interventi di prevenzione su 33 mila ospiti e

22 mila operatori socio-sanitari. I tamponi avviati dal team del professor Crisanti procedono con la tabella di marcia modulata sulla base delle emergenze più gravi. Che sono nell’ordine Marlara, Monselice, Galzignano, Legnago, Villa Bartolomea, Pedemonte nel Vicentino e poi anche a Treviso e nel Ve-

neziano ci sono istituti e Rsa che vanno riorganizzati. Dove il personale si rifiuta o non può intervenire, entrano in azione le squadre mobili della cooperazione sociale, che raggruppano le persone positive e poi le curano negli ospedali. C’è poi un altro tema, sollevato dall’Istat che ha certifica-

Mascherine realizzate in una fabbrica tessile che ha riconvertito la produzione

l’0rdinanza

I negozi di alimentari chiusi anche a Pasquetta Negozi di alimentari e supermarket chiusi anche a Pasquetta, il 13 aprile. Lo stop sarà di due giorni il prossimo week end. Zaia ha aggiornato la sua ordinanza con il via libera invece ai lavori di giardinaggio: «Per noi il verde è quello pubblico, ma è anche quello privato, ed è anche quello dei campeggi, per una messa a punto, speriamo, per i nostri operatori turistici dei campeggi», ha spiegato ieri a Marghera.

to un’impennata di decessi nei piccoli paesi, senza che siano assegnati al Coronavirus. Come se ne esce? Non c’è nessuna intenzione di nascondere i dati, ha spiegato Manuela Lanzarin con la competenza che tutti le riconoscono: l’Iss ha chiesto le cartelle cliniche di ogni singolo decesso per procedere poi alla classificazione. Nel frattempo, va rispettata una procedura molto complessa, che ieri è stata documentata nei dettagli. Ecco i pssaggi chiave:«La Regione del Veneto afin dalle prime fasi dell’epidemia di Covid-19 ha predisposto una specifica piattaforma informatizzata dedicata (PiC-19), per la raccolta di tutte le informazioni su ogni

a convivere senza paura con il virus che purtroppo non scomparirà in estate: si andrà al mare con la mascherina? Top secret sui contenuti ora al vaglio del comitato scientifico dell’Iss, ma da Roma arriva la conferma che il Veneto avrà un ruolo di protagonista. L’ASSE CON BOCCIA

Francesco Boccia è soddisfatto: «Finalmente c’è piena intesa per far decollare una cabina di regia che terrà conto dei suggerimenti arrivati anche da Luca Zaia. Dobbiamo lavorare insieme sulla nuova fase dell’emergenza. Stato, Regio-

MAUELA LANZARIN, ASSESSORE ALLA SANITÀ E AL SOCIALE GUIDA IL TEAM DELL’EMERGENZA

I casi più gravi restano Marlara, Monselice, Galzignano, Legnago, Villa Bartolomea e Pedemonte

ni, enti locali, mondo sanitario, imprese, autonomi, sindacati. Un lavoro condiviso tra maggioranza e opposizione. La nuova fase sarà segnata dalla massima collaborazione. L’accoglimento di quasi tutte le proposte del “Cura Italia”conferma che abbiamo intrapreso questa strada. Andiamo avanti mettendo in sicurezza sanità, società ed economia». Sarà davvero la fine delle polemiche e del braccio di ferro Stato–Regioni? Pare di sì. E Zaia conferma: preparatevi a una ripartenza graduale per fasce d’età. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

singolo soggetto positivo riscontrato. Contestualmente è stato attivato un cruscotto informativo per consentire l’accesso a tali dati alle strutture preposte, anche in forma aggregata per il monitoraggio dell’andamento epidemico (Sistema di Biosorveglianza SARS-CoV-2). Tutto ciò a supporto nell’identificazione di focolai, oltre che per consentire un costante confronto tra dati reali e modelli previsionali». Ora si sta procedendo con le regole dettate dall’Istituto superiore di sanità», ha spiegato l’assessore Lanzarin che ha evitato ogni tono polemico. I sindaci non hanno però mai segnalato un incremento dei decessi a domicilio, tale da suscitare un giustificato allarme. —


IV

Primo Piano

Domenica 5 Aprile 2020 www.gazzettino.it

I giorni del virus

Sanzioni triplicate «Più gente fuori: c’è meno paura» In giro senza motivo, numeri in crescita `Problemi anche all’ingresso dei market Gallo: «Ci dicono che tanto non pagano» «C’è stato chi voleva entrare senza guanti» `

I CONTROLLI TREVISO In una settimana sono più che raddoppiate. Da lunedì a giovedì, le sanzioni staccata dalla polizia locale per il mancato rispetto dell’ordinanza che limita gli spostamenti allo stretto necessario, sono state 31. Sette giorni prima, meno di dieci. Un boom che per il comandante Andrea Gallo ha una sola spiegazione: la gente non ha più paura. «La riflessione che faccio - spiega - è che sia stato un errore depenalizzare l’infrazione, punendola non più come un reato ma con una semplice ammenda. Più di qualcuno adesso valuta che il gioco valga la candela: se viene beccato rischia una multa come se avesse superato il limite di velocità. Mentre prima c’era la preoccupazione di macchiare la fedina penale». Negli ultimi giorni la gente in giro per le strade è aumentata: «E noi abbiamo aumentato i controlli - ribatte il comandante - ogni giorno, tra automobilisti e passanti, fermiamo 160-170 persone. Adesso qualcuno, davanti al verbale, ci dice: “non importa, tanto non pago”. Purtroppo sentiamo anche questo. La sanzione ammonta a 400 euro, ridotta a 280 se pagata subito. C’è chi sceglie di non pagare, oppure chi corre il rischio e se beccato, paga. Ma intanto non esita a prendere l’auto e farsi un giro». L’azione degli agenti di polizia locale però non si ferma. Ieri, soprattutto, i controlli si sono concentrati nei supermercati e nei negozi di alimentari. Ma non

POLIZIA LOCALE Iniziati i sopralluoghi all’interno dei supermercati

è stata rilevata nessuna situazione particolare.

IL VIAGGIO Guanti e mascherine. Ieri al via le misure previste dalla nuova ordinanza firmata dal Presidente della Regione. Fuori dai supermercati della città un addetto informa i clienti e distribuisce le dotazioni. Molte catene fanno da sè. In altre interviene per le mascherine la Protezione Civile. Al Lidl: la coda è regolare e c‘è comprensione. «Le mascherine sono state portate stamattina dalla protezione civile - conferma l‘incaricato I guanti invece sono messi a disposizione da Lidl. Chiediamo di rispettare il social distancing e spieghiamo le nuove regole». Al Cadoro guanti e mascherine sono forniti direttamente dal punto

vendita: «Anche questa mattina abbiamo dovuto fronteggiare le assurde proteste di chi non vuole indossare i dispositivi- puntualizza il direttore dello store di Lanzago al confine con Treviso - e sono proprio gli anziani i meno rigorosi. In particolare le donne». Problemi sono stati riscontrati anche all‘uscita: le persone sfilano i guanti e li abbandonano nel parcheggio. «Abbiamo dovuto programmare un turno di pulizie esterne». Al Conad di via IV novembre lunghe file: disinfettante e guanti messi a disposizione da Conad, mentre le mascherine sono state portate dalla protezione civile. «La maggior parte arriva già attrezzata - spiega uno dei commessi, dislocato proprio all‘ingresso - e questo è un buon segnale perchè significa che le rego-

le sono state assimilate. I più anziani provano a rifiutare guanti: dobbiamo essere categorici. Sennò non si entra». La nuova ordinanza firmata venerdì dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in vigore fino al prossimo 13 aprile, oltre a prevedere le limitazioni precedenti, e l‘obbligo di utilizzo di mascherine per tutti nei supermercati: non solo gli addetti ma anche i clienti dovranno utilizzarli, prevede tra l’altro che i mercati alimentari al chiuso o all’aperto potranno continuare ad essere aperti solo con specifiche ordinanze dei sindaci, che dovranno recepire quella regionale. I mercati dovranno essere perimetrati, avere un unico accesso e un’uscita, prevedere una sorveglianza pubblica o privata che garantisca la distanza sociale, non potranno esserci assembramenti. E anche in questo caso, venditori e clienti dovranno utilizzare guanti e mascherine. Una misura che dovrebbe assicurare un’ulterirore riduzione dei rischi. «Io sono ligio e faccio ciò che mi si chiede - spiega un 60enne con il carrello in attesa di entrare al Conad - però, di contro, vedo sempre più gente in giro. E questo non solo

I MENO RIGOROSI RISULTANO ESSERE I PENSIONATI «IL SENSO CIVICO SCARSEGGIA, SERVONO MAGGIORI CONTROLLI»

IN CODA Le nuove regole creano code nei market

non va bene, ma è pure un controsenso. Bisogna continuare con controlli e multe perchè il senso civico scarseggia».

CONEGLIANO Anche in Sinistra Piave non mancano le situazioni al limite. Ieri sono stati tanti i casi di clienti che hanno fatto storie per indossare mascherina e guanti prima di entrare in negozi di alimentari e supermercati «Credo che la responsabilità di far osservare le norme all’interno del supermercato spetti alla direzione- Sbotta la cassiera di un grande supermercato di Conegliano - ho visto anch’io molti clienti entrare senza essere controllati e questo non è ammissibile. Le regole valgono per tutti, poi arrivano alla cassa e noi non possiamo dir loro nien-

(NuoveTecniche/DESENA)

te». In un piccolo negozio di alimentari entra un uomo sulla settantina. La commessa gli fa notare gentilmente che dovrebbe portare mascherina e guanti. Lui alza le spalle: «Sono andato in farmacia e non ne avevano, cosa posso farci se non le trovo?», Ha replicato. «Potrebbe mettere un foulard, o una sciarpa. Lo sa che se fosse positivo e senza sintomi rappresenta un pericolo potenziale per tutti noi?», ha continuato l’impiegata visibilmente preoccupata. L’uomo non ha però desistito continuando a fare le sue compere senza preoccuparsi di quanto gli veniva detto, e una volta riempito il cestello ha pagato, uscendo sorridendo. Elena Filini Pio Dal Cin

Anziano compra 54 centesimi di pane l’agente: «Poco, deve spendere di più» LA VICENDA RONCADE Il cliente fa una spesa piccola: giusto 54 centesimi per il pane. E il negozio si ritrova a essere bacchettato da un’ispettrice sanitaria più che zelante. È quanto accaduto nei giorni scorsi a Roncade. I titolari del piccolo negozio di alimentari finiti nel mirino dell’ispettrice si sono sentiti riprendere semplicemente perché uno dei clienti si era presentato alla cassa tenendo in mano solo poche pagnotte. Conto della spesa? Esattamente 54 centesimi. Poco più di mezzo euro. Evidentemente ciò che gli bastava. L’uomo, tra l’altro, era entrato nel negozio indossando sia la mascherina che i guanti.

IL RIMPROVERO Tutto in regola, quindi? Non proprio. Almeno non per l’ispettrice sanitaria impegnata nel sopralluogo. Questa ultima, infatti, ha deciso di intervenire ricordando ai titolari del negozio che

PIERANNA ZOTTARELLI Il primo cittadino di Roncade

nell’emergenza legata al coronavirus tutti sono invitati a uscire di casa al massimo una volta a settimana per fare la spesa, che a quel punto non potrà che essere consistente. Non sono state affibbiate multe, ma tra i cittadini non tutti hanno condiviso la reprimenda verso i titolari del negozio di alimentari. A partire dal sindaco, Pieranna Zottarelli: «A Roncade non piacciono gli atteggiamenti di prevaricazione e vessazione: attenti sì, inutilmente cattivi no – scandisce – purtroppo qualcuno che eccede, sia nelle libertà concesse che nel far rispettare le regole, si trova sempre».

LE LIMITAZIONI

CONTROLLO SEVERO MA NESSUNA MULTA «TUTTI SONO INVITATI A USCIRE DI CASA SOLTANTO UNA VOLTA A SETTIMANA»

Le limitazioni per l’emergenza sanitaria in corso non prevedono alcun obbligo formale su quante volte è possibile andare a fare la spesa. Ci sono solamente delle raccomandazioni, che comunque è sempre meglio seguire. Ma non è tutto. Perché l’eventuale responsabilità in merito è

direttamente del cliente. Non dei titolari dei negozi, che di certo non possono mettersi a selezionare i clienti decidendo chi può entrare e chi invece deve rimanere fuori in base alla frequenza con la quale vanno a fare la spesa. Mentre, come riferisce chi era presente, l’ispettrice sanitaria nell’occasione non ha detto una sola parola alla persona che aveva appena comperato i suoi 54 centesimi di pane.

IL COMMENTO Lo stesso sindaco prende le difese dei negozianti e cliente. «La mia personale opinione – spiega Zottarelli – è di vicinanza sia per l’acquirente, che potrebbe essere una persona con poche esigenze e ancora meno soldi, che per il negoziante che magari lo conosce e può sapere che in quel caso va bene così». Il primo cittadino sottolinea inoltre che in caso di comportamenti non in linea con le nuove limitazioni, sono direttamente i commercianti di Roncade a parlare con i pro-

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LE REAZIONI Molti cittadini si sono schierati sia dalla parte dell’acquirente che del negozio di alimentari

IL SINDACO ZOTTARELLI: «NON SIAMO IN UNO STATO DI POLIZIA, SERVE ESSERE ATTENTI MA NON CATTIVI INUTILMENTE»

pri clienti evidenziando la ratio delle misure introdotte per arginare il numero di contagi da coronavirus. «Con molto tatto e sensibilità, i nostri negozianti cercano di far comprendere che è anche proprio nell’interesse della salute dello stesso cliente concentrare le spese e, dunque, le uscite – conclude il sindaco – non siamo in uno Stato di Polizia. Usiamo la testa e il cuore: distanti, ma vicini». Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

DOMENICA 5 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

L’allarme globale: il fronte sanitario

Sono oltre 20 mila i veneti obbligati all’isolamento nelle loro case Molti meno di venerdì i decessi segnalati ieri: 26 in tutto Saldo zero fra entrate e uscite dalle terapie intensive VENEZIA

Ventisei decessi, 21 dei quali registrati negli ospedali veneti e altri 5 in case di riposo. Erano stati 42 nelle 24 ore precedenti: non ha senso ipotizzare tendenze su un lasso di tempo così breve, però almeno una suggestione la si può cogliere. I dati resi noti ieri pomeriggio dalla Regione, relativi all’andamento del contagio dalle 17 di venerdì alla stessa ora di ieri, confermano la riduzione del numero dei ricoveri: il saldo fra ingressi e dimissioni è di –12, sono più le persone affette dal coronavirus uscite dagli ospedali di quelle entrate, e ormai succede da alcuni giorni. In assoluta parità invece il saldo fra entrati ed usciti dalle terapie intensive. È aumentato di 50 persone il numero dei dimessi ma, specialmente, ci sono 117 persone in più ufficialmente guarite dall’infezione. Nella contabilità della malattia è diminuito di 180 persone il numero di chi si trova in quarantena, ma restano ugualmente oltre ventimila i veneti che stanno passando queste giornate in isolamento totale nelle loro abitazioni. La campagna di test sulla popolazione prosegue e aumentano quindi (di 365 unità) i positivi al tampone, molti dei quali asintomatici. I malati di Covid-19 in questo momento sono quindi 9.399, 222 in più di venerdì. – © RIPRODUZIONE RISERVATA

Un reparto destinato a malati di Covid 19

l’invenzione

L’Azienda sanitaria di Udine scopre un nuovo metodo di analisi dei test Un metodo per riscontrare la positività al coronavirus alternativo ai kit usati per analizzare i tamponi. È quanto è stato messo in pratica dal laboratorio unico dell’Azienda sanitaria universitaria all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. «Con questo metodo» spiega il direttore del dipartimento di Medicina di laboratorio, Francesco Curcio «non avremo più problemi di carenza di reagenti per l’estrazione

del Rna dai campioni biologici», perché «ci consente di sequenziare direttamente il materiale senza usare il kit. Il materiale che viene raccolto con il tampone deve essere processato, dobbiamo verificare la presenza di alcuni geni tipici del virus. La fase che precede l’analisi della sequenza che ci dice se c’è il virus o no si chiama estrazione del Rna. In questa fase usiamo il kit, sostituito ora dal nuovo metodo».

LE CIFRE CASI SARS-CoV-2 POSITIVI al 04.04 ore 17.00 (variazioni rispetto al 03.04 ore 17) TOTALE CASI

CASI SOGGETTI VARIAZIONE NEGATIVIZZATI IN ISOLAMENTO NUMERO ATTUALMENTE CASI VIROLOGICI POSITIVI DECEDUTI DOMICILIARE

Padova (escluso domiciliati Vo') 2.588 Cluster domiciliati Comune di Vò 86 Treviso 1.689 Venezia 1.379 Verona 2.567 Vicenza 1.636 Belluno 535 Rovigo 184 Domicilio fuori Veneto 204 Assegnazione in corso 78 TOTALE REGIONE VENETO 10.946

2.294 17 1.374 1.139 2.282 1.392 484 162 177 78 9.399

104 --24 36 63 83 27 1 19 8 +365

PAZIENTI VARIAZIONE IN AREA NUMERO NON CRITICA CASI

La sorpresa che non ti aspetti: il cittadino che si presenta alla conferenza stampa del governatore Zaia e solleva il caso dei tamponi, i cui risultati arrivano dopo 10-14 giorni. Il motivo? Mancano i reagenti chimici e biologici e le provette restano ferme in laboratorio. Purtroppo è così. Luca Zaia è l’unico dei presidenti che aggiorna la stampa

figlia?La ragazza con dolori allo stomaco e febbriciattola ha dato l’allarme il 21 marzo, il 24 le è stata sottoposta al test e la risposta è arrivata ieri, in diretta. Perché Zaia com’è nel suo stile, ha chiamato il direttore della Usl 3 Dal Ben che ha chiarito il giallo: c’è carenza di reagenti ma i test vanno avanti. Ne sono stati realizzati 133 mila e tra qualche giorno arriverà la macchina che analizzerà 9 mila tam-

4.183 4.318 2.539 2.657 1.324 613

20.058

PAZIENTI IN TERAPIA INTENSIVA

VARIAZIONE VARIAZIONE NUMERO DIMESSI DECESSI NUMERO CASI DAL 21.2 DAL 21.2 DECESSI

Azienda Ospedale Università Padova 102 -1 31 154 31 --Ospedale Sant'Antonio 0 --0 0 1 --Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata 75 +1 21 119 67 -3 di Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata 34 +1 31 21 16 --di Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno 36 -2 9 34 17 --ULSS 1 - Ospedale Feltre 8 -2 0 9 5 --ULSS 2 - Ospedale Treviso 80 -6 20 137 65 -1 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 12 -1 6 10 7 +1 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 1 -1 7 15 15 --ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 135 -3 6 68 15 --ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 28 --0 18 6 --ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 21 --9 28 8 --Ospedale S. Camillo-Treviso ° 49 --0 4 0 --ULSS 3 - Ospedale Mestre 36 -5 14 39 26 +2 ULSS 3 - Ospedale Venezia 9 -2 7 13 8 --ULSS 3 - Ospedale Mirano 0 --9 7 7 --ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 82 +1 11 33 26 -3 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 0 --0 0 3 --Ospedale Villa Salus-Mestre ° 46 +11 0 22 2 --ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 45 -1 11 28 16 -1 Casa di Cura Rizzola 9 --0 3 1 --ULSS 5 - Ospedale Rovigo 5 -20 0 16 3 --ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 29 +25 11 1 2 --ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 107 -1 21 114 45 -1 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 --0 1 0 --ULSS 6 - Ospedale Cittadella 0 --5 5 2 --ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 12 +2 0 5 4 --14 Casa di Cura Villa Maria - Padova --0 8 1 --103 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° +1 16 32 17 --9 ULSS 7 - Ospedale Bassano --6 15 11 --4 ULSS 7 - Ospedale Asiago -9 0 8 10 --70 ULSS 8 - Ospedale Vicenza -2 26 49 40 --22 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina --0 11 0 --15 ULSS 8 - Ospedale Valdagno +2 0 2 2 --67 ULSS 9 - Ospedale Legnago -4 5 9 29 --27 +9 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 7 1 8 +1 112 -9 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 16 45 25 +1 47 +4 ULSS 9 - Ospedale Marzana 0 1 1 --+4 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 85 10 38 19 --50 -4 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 12 25 17 +4 1586 -12 TOTALE REGIONE VENETO 327 1148 578 0 **un decesso è stato riassegnato da Ospedale RO a Ospedale Trecenta, dove il paziente era stato trasferito

4 --2 1 ----2 1 --1 --------1 -------------1** +1** +3 --------1 ----1 ----2 1 1 -------+21

CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, trasferiti da ospedali per acuti, 03.04 ore 17.00 (variazioni rispetto a 02.04 ore 17.00) PAZIENTI PRESENTI

VARIAZIONE NUMERO CASI

DIMESSI DAL 21.2

14 12 34 20 7 1 10 98

0 0 0 +1 0 0 +2 +3

1 0 0 0 2 0 0 3

Ospedale di Comunità Belluno Ospedale di Comunità Agordo Centro Servizi Civitas Vitae - Vedelago Centro Servizi Casa Luigi e Augusta - Ormelle Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola Ospedale di Comunità c/o Ospedale di Adria Ospedale di Comunità Marostica TOTALE REGIONE VENETO

VAR. DECESSI NUMERO DAL 21.2 DECESSI 3 1 0 1 0 0 0 5

0 0 0 0 0 0 0 0 CROMASIA

poni al giorno, sotto la regia dell’università di Padova. Nessuna lite con la Consip, che ha fornito 150 ventilatori, mentre gli altri se li è trovati il Veneto da solo. Ultimo dato: il test sierologico. «Si tratta di una materia del mondo scientifico, dove ci sono scienziati che dissentono da altri scienziati. Se ci sono procedure validate dai medici siamo pronti ad applicarle alla riapertura. Non è una suggestione, se chi ha gli anticorpi può avere una “patente” di immunizzato, è giusto che gli scienziati lavorino su questa ipotesi. È un tassello in più al nostro mosaico. Noi ci schieriamo sempre al centro rispetto alla scienza» ha concluso Zaia. —

Tampone, esito dopo 10 giorni La colpa? Mancano i reagenti con le porte aperte, con due assessori al fianco, le tv e i giornalisti che gli fanno le domande. Tutti gli altri sono barricati nel loro ufficio. La paura ha messo le ali, ieri, a un cittadino di Marghera, che si è presentato nella sala della Protezione civile di Marghera, ha atteso il suo turno per poi calare l’interrogativo: presidente, come mai non c’è la risposta del tampone che la Usl 3 ha fatto a mia

4.424

191 66 193 144 96 165 29 17 22 0 923

CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS -CoV-2 positivi al 04.04 ore 17.00 (variazioni rispetto al 03.04 ore 17)

un cittadino interroga zaia in diretta

VENEZIA

103 3 122 96 189 79 22 5 5 0 624

Un laboratorio medico dove si effettuano i tamponi

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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