Rassegna stampa del 30 marzo 2020

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L'ARENA

Lunedì 30 Marzo 2020

Ilnumero verdecomunale dalle8alle18

800644494

Sonosempredipiùletelefonatearrivate da giovedì fino a oggi al Numero Verde comunale 800644494. Ecco perché il servizio è stato potenziato ed è attivo

anchenelfinesettimana,comedecisodall’Amministrazionecomunale. «I nostri operatori risponderanno dalle 8 alle 18, anche il sabato e la domenica», ha detto il sindaco

Federico Sboarina parlando del servizio potenziato. «L’assistenza telefonicaèstataimplementataaffinché non vengano congestionati gli altri numeri telefonici, come il

centralino della Polizia locale che lo scorso fine settimana ha ricevuto centinaia di chiamate su misure edivieti,magliagentidevonoinveceprovvedere ai controlli».

GLIAIUTIDA ROMA. I sindaciscaligeri fannoi conti conlamisura delGoverno perlefamiglie

«Abbiamo1,3milioni per il fondo alimentare» All’intera provincia cinque milioni. Sboarina: «Bene, ma a noi servono piùrisorseper farripartirel’economiaeperchiperderàillavoro» Enrico Giardini

nesi, all’ospedaledi Borgo Romasono 86i ricoverati,24 interapia intensiva FOTOMARCHIORI

Illeader dellaLega al vescovo

ESalvinitelefonaaZenti «IlmiograzieallaChiesa»

Illeader leghistaSalvini

Ilvescovo GiuseppeZenti

Illeader dellaLega, Matteo Salvini,haringraziato personalmenteil vescovo scaloigeroGiuseppe Zenti «perlo straordinarioimpegno esacrificio didonneeuomini dellaChiesa». Salvini- comediceuna nota inviatadal segretario federale leghista, milanese- èstato particolarmentecolpitodalle notiziedeigiornali locali, che hannosegnalatoi religiosi stroncatidal virus. «Accantoallo straordinario impegnodimedici,infermieri, operatorisanitari eforze dell’ordine»,diceSalvini, senatore, giàministro dell’Interno,«non va dimenticatoilsacrificio didonnee uominidi Chiesacheportano confortoeaiuto allacomunità.È fondamentalela curadeicorpi, ma èimportanteanche lacura delle anime,soprattuttocon la Santa Pasquachesiavvicina», chiarisce illeader dellaLega.

Buoni spesa alimentare o pacchi cibo per famiglie in difficoltà: Verona fa i conti con quello che arriva da Roma nel monte di 400 milioni destinati ai Comuni per la spesa alimentare durante l’emergenza Coronavirus. «Il Comune di Verona ha a disposizione un milione e 362mila euro per questo fondo per le famiglie, che ammonta per l’intera provincia di Verona a cinque milioni», dice il sindaco Federico Sboarina, dopo la riunione in videoconferenza con i sindaci veronesi e con il presidente della Provincia Manuel Scalzotto e il prefetto Donato Cafagna. «Ma noi servono di più gli aiuti per far ripartire l’economia». Il dato di un milione 362mila euro per il Comune di Verona e quello di cinque milioni per l’intera provincia scaligera è la voce di stanziamento attribuita in base al numero di abitanti. Verona ne ha 252mila circa, mentre l’intera provincia ne ha circa 940mila. Poi c’è un’altra erogazione, molto inferiore, attribuita in base alla media del reddito pro capite dei Comuni. In questa però Verona capoluogo non prende nulla in più. Ma quanti potrebbero essere i beneficiari di questi sussidi? È quanto sta calcolando Palazzo Barbieri. Compito non facile, considerando che la tipologia è quanto mai variegata. Il sindaco, riguardo agli indigenti, fa sapere che il Comune non ha un’anagrafe di famiglie a cui dà pacchi alimentari. Le famiglie in difficoltà sono già seguite dai servizi sociali del Comune per altre necessità: bollette, rate di mutui, spese scolastiche figli. A consegnare pacchi alimentari è la Caritas con l’Emporio della solidarietà e la San Vincenzo, che si rivolgono a

Ilsindaco Federico Sboarina duranteunavideoconferenza

Icontrolli

Verifiche su 297 persone e39esercizicommerciali

Icontrolli dellapolizialocale aPortaSanGiorgio FOTOMARCHIORI Sonostate297 le persone controllateincittà ieri, dalla Polizialocale,per far rispettare ildecreto perl’emergenza coronavirus.Sono state103 allemattina, con nessuna sanzione,e194 nelturno pomeridiano,puresenza alcuna multa.Almattino26intotale gliesercizi commerciali controllatienonèstata

comminataalcuna sanzione amministrativache, loricordiamo, asecondadel tipodiviolazioneva dai400 ai 3.000 euro.Nel pomeriggio,invece,i negozi controllatisonostati 13 (intotale quindiieri sonostati 39). L’ultimo decretohatrasformatole misure comminatedachi nonrispetta le regoledadenuncepenali a sanzioniamministrative. E.G.

casi di particolare disagio. «Il welfare del nostro Comune è già a un livello elevato e capillare di assistenza», dice il sindaco. «È vero che quando arrivano risorse per chi ha bisogno è sempre un bel segno, ma ora le necessità dei veronesi sono altre, diverse dal buono spesa. E ci saranno nuove povertà di persone che hanno perso il lavoro». Come fanno i sindaci ad individuarli? Con quali criteri?, si chiede Sboarina. «Queste nuove risorse sono da impiegare solo per la spesa, che cosa facciamo invece per tutte le altre esigenze, come mutuo o bollette?». Per il sindaco «a noi servono misure per sostenere le attività produttive, le aziende, gli artigiani fermi, i negozi e i ristoranti chiusi. Verona che vive largamente sul turismo ha bisogno di incentivi per far ripartire le attività. Pensiamo a quanto Pil non verrà prodotto da Verona. Il Vinitaly che non si farà, l’incognita della stagione estiva di Fondazione Arena, i mancati versamenti dei tributi locali e il contemporaneo aumento dei servizi erogati per fronteggiare l’emergenza. Queste sono le nuove criticità a cui serve dare una risposta veloce da parte del Governo». Ieri intanto Sboarina ha chiamato il sindaco di Tirana Erion Veliaj «per ringraziare il suo Paese dei medici che ha inviato all’Italia e anche a Verona. Servono meno, invece, le uscite infelici di qualche ministro che, mentre siamo tutti in prima linea, fa le graduatorie. Credo che la dichiarazione del ministro Boccia», prosegue, «sia stata inopportuna perché da settimane il presidente Zaia è in prima linea insieme a tutti i sindaci veneti di ogni colore politico e alla Protezione civile. Nessuno vuole fare da solo. Non servono lezioncine, serve il sostegno». •

PREVENZIONE. Laquestura diramauna notain cuichiede aicittadini disegnalare l’eventuale presenzadel foglietto

«Fateattenzione alfalso volantino» Cisono indicazioni che potrebbero permettere ailadridientrarenelle case lasciatevuotedairesidenti Gli sciacalli, nelle tragedie sono in agguato. Sanno che le persone più deboli in questo periodo sono rimaste da sole. Badanti in nero a casa, figli costretti a stare lontano dai genitori per preservarli, e quindi ladri e truffatori sono in agguato. La questura ha diffuso il volantino che vedete pubblicato a corredo dell’articolo, per mettere in guardia i cittadini da possibili truffatori. Gira un falso volantino intestato al ministero

dell’Interno: la Polizia di Stato invita la comunità a disattendere le indicazioni riportate e a chiamare immediatamente il 113 se dovesse trovarsi il volantino nella cassetta della posta o affisso alla porta di casa. Si è diffuso in questi giorni, in molte province italiane, un volantino falso scritto su carta intestata del «Ministero dell’Interno Dipartimento della Pubblica Sicurezza», con il logo della Repubblica Italiana. Il falso volantino, che in alcune città è stato trovato affisso negli androni dei palazzi e sui muri dei quartieri, invita eventuali non residenti degli stabili a lasciare le abitazioni che li ospi-

tano, per rientrare nel proprio domicilio di residenza, perché sarebbe in corso l’attività di controllo delle autorità. Il volantino riporta anche l’obbligo di presentare, a richiesta, la documentazione di affitto della casa e i propri documenti con foto. La Polizia di Stato invita a fare attenzione. Potrebbe essere l’astuta mossa di qualche malintenzionato per entrare nelle le case in questo periodo di emergenza per Covid 19. Chiunque si imbatta in simili volantini è pregato di segnalarne la presenza alle forze di polizia e di non seguire le indicazioni contenute nel volantino. I cittadini, soprattut-

to le persone anziane che in questo periodo si sentono particolarmente sole, non facciano entrare in casa persone. La tentazione di fare una chiacchierata può essere forte, ma in giro ci sono delinquenti pronti a derubare o truffare. Non consegnate contanti, che potrebbero esservi richiesti per aiutare ospedali in difficoltà, o personale medico. Le raccolte fondi vengono effettuate sempre attraverso conti correnti verificati. Non prestate ascolto ai «sentito dire», verificate ogni situazione anomala che si presenti nel vostro palazzo e segnalate alle forze dell’ordine. • A.V.

Ilvolantino conindicazioni false

UnaVolante esceper ilturnodellanotte


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Primo Piano

Lunedì 30 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Emergenza e polemiche LA LITE

Gli aiuti per il Veneto

VENEZIA C’è chi, come Luca Zaia, risponde con i numeri: le mascherine richieste al Governo (tante) e le mascherine ottenute da Roma (poche). Chi, come Attilio Fontana, stronca le accuse: «Parole avventate e inopportune». E chi, come Massimiliano Fedriga, sbotta: «Basta con le provocazioni». Si dirà: sono tutti leghisti. Vero, ma soprattutto Fontana e Zaia, sono in prima linea contro il virus che sta sterminando gli anziani nelle case di riposo e negli ospedali. E ai quali sono parse inopportune le accuse del ministro agli Affari regionali Francesco Boccia.

L’ACCUSA

Materiale richiesto alla Protezione Civile con situazione arrivi al 25 marzo 2020 e previsione fino al 31-3 Prodotto Richiesto Consegnato Previsione arrivi Protezione Civile al 2 -3 dal 2 al 31-3 160 Apparecchio di monitoraggio 115 500 Caschi Cpap 200 Caschi Niv (Non invasivi) 10 Centraline 280 Flussimetri 200 Pompa peristaltica 800 Pompe siringa 600 Pompe per infusione fluidi 2.000 Sistemi aspirazione circuito Chiuso 200 Umidificatore 200 Apparecchi di ventilazione invasiva 57 123 400 Apparecchi di ventilazione non invasiva 10 1.000.000 Guanti 294.500 100.000 (1) Tute Protettive 771 (2) Occhiali protettivi 10.000 (1) 7.700 (2) Mascherine chirurgiche 550.000 (1) 682.670 (2) Mascherine FFP2 200.000 (1) 152.040 (2) (1) Mascherine FFP3 200.000 3.210 (2)

A “L’Intervista di Maria Latella” su Sky Tg24, il ministro BocFonte: Regione Veneto (1) al giorno (2) tot. arrivi cia (Pd) ieri mattina ha detto che le Regioni, di fronte all’emergenza sanitaria, da sole sarebbero crollate: «Se l’autonomia è sussidiarietà è un conto, se l’autonomia è fare da soli perché si pensa di fare meglio la risposta è “no perché crolli”. Nessuna Regione ce l’avrebbe fatta da sola, sarebbero crollate tutte». E sulle polemiche su mascherine e ventilatori, è stato netto: «Per la nostra Costituzione l’organizzazione della sanità è regionale, lo Stato è entrato in corsa ad emergenza nazionale scattata e sta aiutando tutte le Regioni secondo un programma mai visto prima dal dopoguerra in poi. Lo Stato acquista oltre agli acquisti ` che fanno le Regioni, che sono autonome nell’acquistare qualsiasi cosa. Noi abbiamo fatto norme che liberano le Regioni da qualsiasi vincolo, possono ascon i numeri: una tabellina (qui sumere personale, possono ac- Serracchiani (Pd) a lato) in cui sono indicate le riquistare quello che vogliono e chieste del Veneto quanto a diutilizzare avanzi di amministraspositivi di protezione individuale e le forniture arrivate da zione senza limiti di bilancio, co- «Dal governo aiuti Roma. Un abisso tra richiesto e me se fossimo in guerra. Ora c’è dalla Lega falsità» ricevuto. «Voglio ritenere queluna competizione mondiale su la del ministro Boccia - ha detto ventilatori, respiratori e ma- «Una vera e propria Zaia - una uscita infelice, uno scherine, se non ci fosse lo Stato operazione falsità è stata scivolone. Se si vuole la poleminon ci sarebbe quasi nulla se lanciata da Salvini, gli ca, la facciamo dopo, noi ora rinon le cose che erano nei depo- amministratori leghisti del spondiamo con i numeri. Abbiasiti». E ancora: «Durante Fvg si accodano agli ordini e mo bisogno di 200mila mascheun’emergenza uno Stato ha la attaccano ancora il Governo, forza di acquistare in giro per il alla faccia dello “stiamo uniti”. mondo ed è una forza che non Da Roma arrivano circa 6 milioni in Fvg e questo sa fare hanno le Regioni». la Lega: lamentarsi, criticare e I NUMERI raccontare bugie». Lo «Senza lo Stato saremmo a affermano la deputata Pd cartoni? Non è proprio così», ha Debora Serracchiani e i replicato il presidente del Vene- consiglieri regionali Franco to Luca Zaia. Che ha risposto Iacop e Diego Moretti: «I soldi stanziati dal Governo sono un primo segnale, extra, da destinare per un aiuto urgente a fare la spesa a chi è in estrema difficoltà, non si dividono per tutti gli abitanti, compreso chi non ha bisogno. E si aggiungono ai servizi erogati già dai Comuni. Le persone raggiunte dai servizi sociali sono circa 70mila».

L’Ego-Hub

LA CONTESA Dall’alto a sinistra, i governatori Massimiliano Fedriga e Luca Zaia; sotto, Attilio Fontana e il ministro Francesco Boccia

«Senza di noi Regioni ko» Scontro Boccia-governatori La rivolta del Nord dopo le parole del ministro `Zaia: «Salvati dallo Stato? Non è proprio così Il Veneto presenta la lista degli aiuti non arrivati Uno scivolone, ora rispondiamo con i numeri» rine PFF3 al giorno, ce ne sono state consegnate in totale 3210. Mascherine PFF2 ne abbiamo richieste 200mila al giorno, ripeto: al giorno, ce ne hanno date 152mila. Di quelle chirurgiche ne abbiamo avute 682mila quando ce ne servono 550mila al giorno. Non faccio polemica, mi limito a dare i numeri».

dia, Attilio Fontana, ha definito «avventate e inopportune» le parole del titolare degli Affari regionali. «Invito il ministro Boccia a fare il ragionamento inverso - ha detto Fontana - Quale sarebbe la situazione nel Paese se le Regioni non avessero fatto fronte alla emergenza anche nella fase della sottovalutazione del rischio che ha attanagliato il LE REPLICHE Governo per giorni e giorni? BaIl governatore della Lombar- sti pensare che in Lombardia ab-

IL LOMBARDO FONTANA: «INTERVENTO AVVENTATO E INOPPORTUNO» FEDRIGA: «BASTA CON LE PROVOCAZIONI»

biamo attivato quasi 1000 terapie intensive da destinare all’emergenza e stiamo lavorando a tutto campo anche per ciò che riguarda le altre necessità. Come ad esempio il reperimento di mascherine e di ventilatori». E il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «Il Governo non alimenti le contrapposizioni con le Regioni e la smetta di provocare. A dispetto dei soli 4 ventilatori arrivati attraverso le linee di rifornimento nazionali, il Friuli, disporrà, ad esempio, di quasi 100 posti letto in terapia intensiva dedicati ai pazienti Covid: un risultato conseguito con mezzi propri». In serata la puntualizzazione del ministro: «Dire che in questa fase di emergenza Covid-19 nessuno ce la fa da solo non è una critica alle Regioni, ma è semplice realismo. Lo ribadisco, nessuno ce la fa da solo. Nemmeno noi». E Fontana: «Se non è il momento di alzare i toni, evitiamo di farlo». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

ERREZETA s.r.l. in fallimento comunica la vendita di compendio mobiliare ad uso produzione carpenteria metallica costituito da attrezzature, macchinari, mezzi di trasporto interno, beni mobili vari e dal magazzino siti nello stabilimento di Due Carrare (PD). Prezzo base Euro 280.000,00 Vendita sincrona mista 24/06/2020 ore 15:00. G.D. Dr.ssa G. Pascale. Inventario reperibile sul sito pvp.giustizia.it Curatore Dr. A. Romanò tel. 02867593, e-mail info@romanocecca.it. Rif. FALL. N. 402/19

Vendite immobiliari, mobiliari e fallimentari Ancona 071 2149811 Lecce 0832 2781 Mestre 041 5320200 Milano 02 757091 Napoli 081 2473111 Roma 06 377081

IL CASO PADOVA A Padova è polemica sulle foto scattate al mercato di piazza delle Erbe. A infiammare il dibattito sono stati alcuni scatti dell’agenzia Ansa realizzati sabato scorso, attorno alle 10.30, tra le bancarelle di frutta e verdura. Foto in cui si vede gente ammassata come se l’emergenza Coronavirus non fosse mai esistita. Immagini che non sono sfuggite neppure al governatore Luca Zaia. «Stiamo valutando fino in fondo il tema dei mercati – ha spiegato il presidente della Regione- non ho detto che li chiudiamo, ma che stiamo valutando la questione. Le immagini di piazza Delle Erbe sono insostenibili. Viste in un’ottica epide-

PADOVA Gli acquisti (affollati) al mercato vicino al municipio

Padova, la ressa al mercato «Ora valutiamo la chiusura» miologica, ieri si è creato il contesto ideale per la diffusione del virus. Non faccio la lezione a nessuno, la faccio a me stesso. Io, avendo la responsabilità sanitaria, dico che in quel contesto non si fa sanità. Oltretutto, ho visto un sacco di gente senza mascherine».

LA REAZIONE

UNA FOTO INNESCA LA POLEMICHE ZAIA: «È IL CONTESTO IDEALE PER IL VIRUS» L’ASSESSORE BRESSA: «NESSUN ASSALTO»

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Il Comune, però, respinge al mittente ogni accusa. «Non sottovalutando la questione, abbiamo deciso di accedere alle immagini delle telecamere di videosorveglianza registrate a intervalli regolari tra le 10 e le 13 – ha ribattuto l’assessore al Commercio Antonio Bressa - È tutto

sufficientemente sotto controllo e non direi che si possa parlare di “assalto”. Ricordo poi che sia la normativa nazionale che quella regionale, per ora consentono l’apertura dei banchi di generi alimentari nei mercati in quanto forniscono beni essenziali. Invito però tutti a stare attenti a non essere fuorviati da foto irrealistiche prodotte con una tecnica che avvicina artificialmente i soggetti inquadrati con una distorsione prospettica». Il fotografo Nicola Fossella, autore degli scatti, respinge «al mittente queste insinuazioni: io mi sono limitato a documentare ciò che accadeva. Non mi sono certo inventato tutte le persone che a quell’ora erano presenti in piazza». Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

LUNEDÌ 30 MARZO 2020 IL PICCOLO

L’emergenza coronavirus: la situazione in Friuli Venezia Giulia

Bonus spesa, ai Comuni in arrivo 6,6 milioni Ma i sindaci si dividono Poco più di un milione a Trieste, 182 mila euro a Gorizia. Anci Fvg l’attacca, critico anche Roberti. Il Pd: è un primo aiuto concreto a chi è in estrema difficoltà Lilli Goriup / TRIESTE

Anche in Friuli Venezia Giulia fa discutere il provvedimento a favore dei Comuni annunciato sabato sera dal premier Giuseppe Conte. La giunta Fedriga e l’Anci regionale vanno all’attacco del governo, mentre i sindaci si dividono: se da un lato il centrosinistra sottolinea l’aspetto emergenziale della risposta dell’esecutivo e auspica un intervento di rinforzo da parte della Regione, molti amministratori di centrodestra insistono invece sull’insufficienza della misura di Roma. E in risposta alla polemica sollevata anche a livello nazionale dalla Lega (il cui leader a questo proposito ha parlato di «7 euro a testa»), il Pd obietta che i soldi in questione non si dividono per tutti gli abitanti ma vanno solo a chi è in difficoltà: sostenere il contrario è «un’operazione falsità». Ma vediamo innanzitutto le cifre. In base all’ordinanza emessa dalla Protezione civile, che elenca il riparto delle cifre per i “Buoni spesa” nelle varie regioni e comuni, al Friuli Venezia Giulia sono destinati in tutto 6,6 milioni di euro: l’80% dei fondi verrà distribuito sulla base della popolazione residente, il restante 20 tenendo conto della distanza fra la ricchezza pro capite di ciascun Comune e la media nazionale. In base a questo criterio, a Trieste sono assegnati poco più di un milione di euro; quasi 70 mila andranno a Muggia, 45 mila a Duino Aurisina, 30.500 a a San Dorligo della Valle-Dolina, 11mila a Sgonico e 4.500

a Monrupino. In provincia di Gorizia, al capoluogo isontino spettano 182 mila euro; a Monfalcone quasi 152 mila; a Grado 42 mila; a Gradisca d’Isonzo 34 mila; a Cormons 38 mila, suppergiù la stessa cifra di Staranzano; a scendere le cifre negli altri Comuni. «Sono perplesso – esordisce il presidente di Anci Fvg, Dorino Favot –. I 4,3 miliardi di euro annunciati da Conte sono un’anticipazione del fondo di solidarietà dei Comuni: soldi che le amministrazioni avrebbero ricevuto a maggio e che ora riceveranno ad aprile, nulla più». Quanto appunto al «secondo annuncio, inerente i 400 milioni» – prose-

Dipiazza: parliamo di una miseria ma in questo momento è inutile polemizzare gue Favot che definisce la cifra «irrisoria» –, «al sistema Fvg ne arriveranno solo 7, che a conti fatti porteranno un aiuto di 6 euro a persona. Inaccettabile poi la presa di posizione del presidente Anci nazionale, Decaro: avrebbe dovuto chiedere un parere alle Anci regionali». Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, è l’unica voce parzialmente fuori dal coro del centrodestra regionale: «Senz’altro parliamo di una miseria ma in questo momento chi si accontenta gode, inutile criticare. Se mi arriva anche solo un milione mi metto subito a fare buoni spesa. I piccoli commercianti, quelli che la sera pren-

devano l’incasso dal cassetto, hanno già finito l’autonomia. Servirebbe un piano Marshall dall’Europa, altroché». Per il suo omologo di Gorizia, Rodolfo Ziberna, quello di Conte è «un bluff. A Gorizia arriveranno circa 150mila euro: suddivisi tra perlomeno tremila famiglie, fanno 50 euro a nucleo familiare, una tantum. Per quanto tempo basteranno? Con quali criteri potranno essere distribuiti? Sono travolto da messaggi di cittadini che mi chiedono se lunedì (oggi, ndr) potranno venire in Comune a ritirare i buoni: immagino già il caos». Ancora più critica la sindaca di Monfalcone, Anna Cisint: «L’annuncio serale di Conte ha ingenerato false aspettative. A Monfalcone, facendo un conto in base al numero degli abitanti, probabilmente arriveranno 50mila euro: 1,70 euro a cittadino. Ma i “nuovi poveri" sono uno su tre: in questo caso si tratterebbe di 5 euro a cittadino, dunque nemmeno un uovo di Pasqua». Da parte leghista rincara la dose Pierpaolo Roberti, assessore regionale alle Autonomie locali: «Se il presidente del Consiglio annuncia 4,4 miliardi ma le risorse ammontano a 400 milioni non c’è tanto da festeggiare. Al Fvg inoltre andrà l’1,65% delle risorse, ma la nostra popolazione è il 2,1% di quella italiana». Al coro si unisce il deputato Walter Rizzetto (FdI): «Sono risorse già dovute, semplicemente anticipate di un mese. Quanto ai 400 milioni, perché chi non ha i soldi per fare la spesa non è già coperto dal reddito di cittadinanza?».

la polemica

Fedriga attacca Boccia: «Il ministro non alimenti i contrasti con le Regioni»

«Il Governo non alimenti le contrapposizioni con le Regioni e la smetta di provocare: ricordo infatti che, proprio grazie all’impegno di queste ultime e alle risorse da esse stanziate, sono state potenziate in modo consistente le misure di contenimento del coronavirus». Lo scrive in una nota il governatore Fvg, Massimiliano Fedriga (in foto), in risposta alle dichiarazioni del ministro Boccia. Fedriga si aggiunge così alla lista dei governatori regionali che hanno risposto, contestandole con forza, alle affermazioni del ministro sulla tenuta delle Regioni innanzi all’emergenza dettata dalla pestilenza: «A dispetto dei soli 4 ventilatori arrivati attraverso le linee di rifornimento nazionali, il Friuli Venezia Giulia, disporrà, ad esempio, di quasi 100 posti letto in terapia intensiva dedicati ai pazienti Covid: un risultato conseguito con mezzi propri, che non deve essere oggetto di speculazioni a sfondo polemico da parte dell’Esecutivo nazionale», conclude Fedriga.

l’organizzazione

Dormitori e pasti, a Gorizia e Monfalcone le Caritas rimodulano orari e servizi Francesco Fain / GORIZIA

La solidarietà non chiude mai. Nemmeno nei tempi dell’insidioso nemico Covid-19. La Caritas diocesana di Gorizia, insieme alle Caritas decanali, parrocchiali e a tutti i volontari, anche in questo momento di emergenza prosegue con i suoi servizi, rimanendo vicina alle fasce deboli e fragili della società. Adattando e pla-

Negli Empori della solidarietà chiusure straordinarie, ripresa regolare da inizio aprile

Utenza invitata a concentrare gli acquisti in due spese al mese per ciascuna tessera

smando le opere sul territorio in osservanza ai decreti ministeriali vigenti, Caritas prosegue offrendo il sostegno del Centro di ascolto diocesano, attivo telefonica-

mente al numero 327-3132745, contattabile il lunedì, martedì, giovedì, venerdì dalle 10 alle 12 e il mercoledì dalle 15 alle 17. È inoltre sempre possibile scri-

vere una NBJM all’indirizzo cda@caritasgorizia.it. Gli Empori della Solidarietà, vista la riduzione del flusso della clientela in questo mese, osserveranno delle chiusure straordinarie: Gorizia e Monfalcone chiuderanno oggi, Gradisca d’Isonzo domani. Il servizio riprenderà regolarmente in aprile, con tutte le modalità previste dalle normative di contenimento del coronavirus: a

Chi la pensa diversamente è Franco Lenarduzzi, sindaco di Ruda e coordinatore regionale dei piccoli Comuni per Anci Fvg: «È una risposta immediata per arginare la soglia di povertà, condivisa con l’Anci nazionale, in un momento a rischio di conflitto sociale. I Comuni sono in prima linea per i bisognosi, se la Regione lo ritiene può fare un passo in più: ne saremmo contentissimi». Quanto alla manciata di spiccioli per ogni cittadino – o supposta tale – contro cui punta il dito la Lega, «in Fvg siamo un milione e mezzo di abitanti – prosegue Lenarduzzi –: se divido per quel numero, ovvio che vengono fuori 5 euro a testa, ma i

fondi andranno solo a chi ha bisogno. Si tratta di una strumentalizzazione molto grave». Un punto quest’ultimo su cui batte anche il Pd, tramite l’ex governatrice e oggi deputata Debora Serracchiani e i consiglieri regionali Franco Iacop e Diego Moretti: «Salvini ha lanciato una vera e propria “operazione falsità”, mentre gli amministratori leghisti del Fvg si accodano agli ordini e attaccano il governo, alla faccia dello “stiamo uniti”. I fondi stanziati sono un extra, da destinare per un aiuto urgente a chi è in estrema difficoltà: non si dividono in alcun modo per il numero totale degli abitanti. In Fvg so-

Gorizia i beneficiari hanno la possibilità di telefonare la mattina per scegliere la quantità di prodotti da ritirare, poi, al pomeriggio, così da tagliare i tempi di attesa. A Monfalcone si prosegue con l’efficace metodologia degli appuntamenti: tutte le spese con i prodotti “base” sono pronte nel pomeriggio e, sul momento, vengono aggiunti gli “extra”, se desiderati. A Gradisca, vista la piccola platea di beneficiari, sono già stati tutti contattati e scaglionati nelle varie giornate di apertura. I responsabili dei servizi hanno invitato l’utenza a concentrare, in questo periodo, gli acquisti in due spese al mese per ogni tessera, in

Gorizia, l’Emporio solidarietà Copia di promopress


LUNEDÌ 30 MARZO 2020 IL PICCOLO

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L’emergenza coronavirus: la situazione in Friuli Venezia Giulia la catena degli aiUti

Caritas di Trieste, più donazioni e pranzi anche a mense chiuse Nelle parrocchie meno volontari fra i più anziani, ma i ragazzi danno una mano Il Banco alimentare stima un incremento delle richieste anche del 20% Benedetta Moro / TRIESTE

La facciata del municipio di Trieste, illuminata con il tricolore in segno di solidarietà con le vittime del coronavirus e con il personale sanitario di tutto il paese che conduce la battaglia contro la pandemia

no circa 70mila le persone raggiunte dai Servizi sociali: per loro si tratterà di un aiuto concreto per fare la spesa. Se servono altre risorse, allora integri la Regione autonoma, che è competente sugli Enti locali». Tornando ai sindaci, per il primo cittadino di Palmanova Francesco Martines i «Comuni devono essere in prima fila, come nel post-terremoto. Ai sindaci e ai Servizi sociali comunali sia data pertanto la possibilità di gestire gli aiuti alimentari di prima necessità». Martines auspica inoltre a propria volta stanziamenti da parte della Regione, a rinforzo del provvedimento governativo. Così la sindaca di

Muggia, Laura Marzi: «Se fatta adeguatamente, la distribuzione di fondi statali ai Servizi sociali può dare un ottimo risultato, l’importante è che ci sia una regia adeguata. A fronte della possibilità di avere dei buoni spesa, auspico poi che la Regione faccia un bando di gara unico per comprare buoni universalmente accettati e spendibili: in passato abbiamo avuto difficoltà a trovarne». E intanto il capogruppo del Patto per l'Autonomia in Consiglio regionale, Massimo Moretuzzo, sollecita l’attivazione di finanziamenti regionali ai piccoli Comuni per sostenere buoni spesa solidali per le famiglie. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

maniera da limitare il più possibile gli spostamenti. Gli orari per il mese di aprile rimangono invariati (Gorizia: lunedì, mercoledì, venerdì. Orario di ufficio: 9-12; orario per la spesa: 16-19. Monfalcone: lunedì, mercoledì, venerdì. Orario di ufficio: 9-13.30; orario per la spesa: 15.30-18.30. Gradisca d’Isonzo: martedì e giovedì. Orario di ufficio: 9–12; orario per la spesa: 16-19). I due dormitori diocesani, il “monsignor Faidutti” a Gorizia e il “Vescovini” a Monfalcone, proseguono nella loro opera di accoglienza. Nel dormitorio goriziano, per aiutare gli ospiti a rispettare la quarantena, durante il

Iniziano a farsi sentire le conseguenze economiche che le disposizioni per l'emergenza Coronavirus hanno provocato nella fascia sociale più debole. Per sopperire ad alcuni bisogni che stanno emergendo in questo periodo di crisi, sono due - fra gli altri - gli attori che hanno implementato in regione i servizi per i meno abbienti: la Caritas e il Banco alimentare di Pasian di Prato. L'ente diocesano di Trieste, dopo la chiusura delle mense dei frati di Montuzza e dei Centri di salute mentale, ha provveduto a una distribuzione più massiccia di pasti. «Anche noi abbiamo chiuso la mensa del Teresiano – spiega il direttore don Alessandro Amodeo -, ma abbiamo lasciato aperta la cucina che prepara ogni giorno 800 pasti, 400 a pranzo e 400 a cena». In via dell’Istria a ritirarli attraverso uno sportello sono tutti gli utenti che facevano riferimento al Centro diurno di via Udine, le persone che fruiscono dell’Emergenza freddo e i richiedenti asilo delle case d’accoglienza della stessa Caritas e di Casa Malala. Ad aiutare l'ente diocesano negli approvvigionamenti di cibo, anche tanti benefattori. «Abbiamo avuto moltissime donazioni da ristoranti e hotel che hanno dovuto chiudere e dall’azienda Dussmann che ha l’appalto dei pasti del Comune – aggiunge don Amodeo -. Abbiamo poi avuto qualche donazione in denaro a favore della mensa diocesana». La Caritas mantiene aperti tutti i servizi sul territorio, come le docce, l’Emporio della solidarietà e il Centro ascolto: tutte attività in cui sono state ovviamente introdotte le misure di sicurezza. Al Centro

giorno, i beneficiari si spostano in due stanze predisposte per l’accoglienza diurna: una è stata ricavata al pianterreno della struttura, mentre l’altra è stata concessa dalla Parrocchia dei Santi Vito e Modesto di Piazzutta, nei locali attigui dell’oratorio. Gli ospiti preparano, autonomamente a turno, i pranzi e le cene con generi alimentari forniti dalla Caritas diocesana. Anche il dormitorio “Vescovini” accoglie ospiti durante tutto l’arco della giornata. I pranzi sono forniti dalla mensa della Caritas decanale di Monfalcone negli spazi dell’oratorio San Michele. Per quanto concerne proprio quest’ultima, al mo-

L’Emporio della solidarietà della Caritas di Trieste

ascolto, dove la richiesta non è calata, si entra uno alla volta. Stesse misure all’Emporio che, in partenariato col Comune, ha avviato una collaborazione con tre parrocchie (Gesù divino operaio, San Gerolamo e San Marco, coordinate da don Roberto Pasetti) per portare a casa delle persone spesa o pasti caldi: questo anche perché nelle parrocchie è venuta meno una fetta importante di volontari, a casa per motivi di età. È un gruppo di giovani che, a scuole e università chiuse, hanno tempo per consegnare gli alimenti. Il Banco alimentare, a fronte di più richieste che, dicono dalla onlus, rappresentano

probabilmente l’inizio di un trend in crescita, ha provveduto a rifornire maggiormente in tutto il Fvg le 330 strutture caritative, di cui 33 convenzionate a Trieste con 8.000 persone assistite. L'aumento registrato ricalca quello nazionale: si stima un incremento fino al 20% delle richieste di cibo con punte fino al 40%. La onlus regionale, malgrado le difficoltà sopravvenute per via del numero ridotto di volontari disponibili e di una diminuzione di prodotti causa chiusura di mense aziendali e universitarie e di ristoranti, continua a rifornirsi dai tradizionali canali: quelli della grande distribuzione, il Pro-

La mensa dei poveri offerta dai Cappuccini nel capologo isontino ha sospeso l’attività

Si sopperisce con i cibi da asporto da distribuire a chi ne ha bisogno

mento la società Sbe - avendo chiuso la produzione non sta donando i pasti, come avviene invece in situazione di normalità. Per ovviare a ciò, essi vengono acquistati dalla società di ristorazione “La Serenissima” direttamente in monoporzioni che i volontari distribuiscono poi in sacchetti ai beneficiari nel cortile dell’oratorio San Michele (le persone non consumano il pasto all’interno della mensa).

La Caritas diocesana offre aiuto economico alla gestione della mensa per sostenere la spesa. La mensa dei poveri di Gorizia, servizio offerto dai frati Cappuccini, da domenica 22 marzo ha, momentaneamente, sospeso il suo operato. È la Caritas a sopperire, acquistando 30 pasti completi dalla ditta “Digma service”, che fornisce anche il Nazareno, e li distribuisce da asporto ai poveri.

gramma europeo di aiuto alimentare ai bisognosi e aziende alimentari. Ed è stata supportata da alcune ditte del settore alimentare e non che hanno deciso di donare nell’ora di difficoltà alimenti freschi o scorte. Tra le società del no food, anche la Udinese calcio. A Trieste ad approvvigionarsi al Banco alimentare è ad esempio la Fondazione Luchetta: 40 le persone a cui viene recapitata la spesa mensile, previa consegna dell’Isee. Attraverso poi i supermercati Conad vengono distribuiti a una ventina di persone segnalate dai servizi sociali prodotti freschi in scadenza o esteticamente non validi. La Pro Senectute invece continua a rifornire 30 anziani over 65 questo il target cui fa riferimento l’azienda pubblica di servizi alla persona -, sempre dietro presentazione dell’Isee. Non sono mancati anche in questo caso problemi logistici per l’accaparramento del cibo a Pasian di Prato: «Per la mancanza di volontari abbiamo fatto riferimento alla Protezione civile e agli Alpini», spiega in proprosito la direttrice Deborah Marizza. E gli anziani sprovvisti d’Isee, in questo momento di emergenza, potrebbero comunque fare riferimento alla Pro Senectute? «Ci stiamo ragionando – commenta la presidente Annalisa d’Errico -, è essenziale trovare una soluzione». C’è poi anche la comunità di San Martino al Campo che, sempre per mancanza dei volontari, ha sospeso la consegna della spesa a 75 famiglie in carico al Servizio sociale del Comune che, nelle situazioni più critiche, sono state aiutate con la consegna di pasti oppure tramite la Croce rossa italiana. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

I servizi di raccolta e distribuzione del vestiario sono tutti sospesi fino al 3 aprile, in quanto si considera difficile lavorare mantenendo le distanze di sicurezza tra le persone. «Si ricorda infine che tutti i volontari che operano per associazioni e parrocchie spiega l’Arcidiocesi di Gorizia - devono sempre portare con sé, in ogni spostamento, oltre al modulo di autocertificazione richiesto dal Ministero, anche una dichiarazione scritta e firmata dal proprio referente di associazione o dal parroco, dove si attesta che lo spostamento è legato a necessità di volontariato». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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LUNEDÌ 30 MARZO 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

L’allarme globale: la sanità nel Padovano

Il coronavirus blocca 500 nuovi infermieri La pandemia ha causato lo stop dei tirocini pratici obbligatori. Bernardi: «Risorse irrinunciabili in questo momento» Silvia Quaranta / PADOVA

Nuovi corsi in modalità online, videoconferenze con infermieri impegnati sul fronte dell’emergenza, sfide tra studenti per aumentare il coinvolgimento in modo leggero. Sono tante le iniziative messe in campo per gli studenti del corso di Infermieristica dell’Università di Padova, che quest’anno vedono a serio rischio la sessione di laurea di novembre: se non riuscissero a completare la formazione pratica non potrebbero laurearsi e questo si tradurrebbe, per la collettività, in 500 infermieri abilitati in meno (tanti sono i laureandi di quest’anno). TIROCINI

Gli studenti di tutta la Scuola di Medicina, per ovvie ragioni, sono tra quelli che hanno nel piano formativo più attività pratiche, che non possono essere sostituite con le lezioni in videoconferenza. In particolare, i giovani (quasi) infermieri sono tenuti a frequentare molte settimane in ospedale: all’ultimo anno in totale sono venti, di cui ne avevano frequentate appena 6 prima del decreto del 14 marzo. «Purtroppo sarebbe stato impossibile proseguire» spiega il professor Matteo Bernardi, coordinatore delle attività formative del corso di laurea in Infermieristica, «perché lo stravolgimento di tutte le attività ospedaliere è stato troppo profondo. I ragazzi hanno vissuto in prima linea la prima fase dell’emergenza, poi molti sono stati messi in quarantena e alcuni sono anche risultati positivi al tampone. Gli infermieri che li seguivano nella formazione, ora non avrebbero proprio modo di gestire i tirocinanti. Quindi le attività sono state interrotte perché non c’era scelta. D’altro canto per gli studenti il tirocinio è obbligatorio: quelli del secondo anno ne hanno completato una buona parte, ma all’ultimo anno sono previste 20 settimane e ne hanno portate a termine solo sei. Non sappia-

mo quando i ragazzi potranno tornare in ospedale, ma da agosto dovranno iniziare a scrivere la tesi e i tempi sono ormai molto stretti». ATTIVITÀ COMPLEMENTARI

Quello del professor Bernardi è un appello a non perdere di vista la situazione degli studenti, preziose e irrinunciabili risorse, a maggior ragione in questo periodo. Nel frat-

Video incontri con professionisti impegnati in prima linea negli ospedali tempo, sono state organizzate alcune attività complementari che, pur non sostituendo il tirocinio, offrono agli studenti un’ottima occasione di formazione professionale. «Proprio su richiesta degli studenti abbiamo organizzato un trittico di incontri in video» continua Bernardi, «con altrettanti professionisti. Il primo, questa settimana, è con un infermiere della Terapia intensiva dell’ospedale di Padova, che attualmente è l’area più sotto pressione. Poi, a cadenza settimanale, continueremo con un infermiere che si occupa dell’assistenza domiciliare e che è stato in particolare a fare i tamponi a Vo’ e con un infermiere dell’area di Medicina dell’ospedale». In parallelo sono già partiti altri corsi online, e hanno riscosso un successo tale che saranno condivisi con la scuola di Psicologia. In generale, conclude Bernardi, «le regole imposte dall’emergenza hanno molto unito la comunità accademica, facendo nascere relazioni e progetti comuni. Un problema a cui assistiamo, invece, riguarda l’accesso al digitale che hanno i singoli studenti: molti non hanno internet illimitato e sono già in difficoltà. Sarebbe bello che le istituzioni trovassero il modo di andar loro incontro». —

l’impasse

Solo 6 settimane su 20 in corsia L’emergenza Covid 19 ha causato lo stop dei tirocini in corsia degli studenti di Infermieristica: in 500 rischiano di non poter completare la formazione pratica per potersi laureare a novembre, eppure si tratta di figure professionali ora più che mai preziose.

dopo l’appello del sindaco

Gara di solidarietà a Piove per dare alloggio ai sanitari PIOVE DI SACCO

Il sindaco lancia un accorato appello dal suo profilo facebook affinché i Piovesi vincano la diffidenza e affittino alloggi sfitti agli infermieri che stanno arrivano in questi giorni in città per rafforzare l’organico dell’ospedale Immacolata Concezione: in un’ora la casella mail di Davide Gianella è stata letteralmente inondata di offerte. Trenta per la precisione. «Un raggio di sole in un periodo davvero difficile per tutti» il commento del primo cit-

tadino. Il sindaco di Piove di Sacco aveva postato il suo appello sui social ieri mattina: «Purtroppo nessuno vuole affittare un monolocale a questi infermieri che sono venuti qui per noi» scriveva Gianella, «mi aiutate al passaparola? È urgente e non è una bufala» si è premurato di sottolineare il sindaco. «Mi ha chiamato il responsabile del Distretto il quale mi ha informato che è stato potenziato il servizio di tamponi a domicilio, ma questi medici e questi infermieri

arrivano nella nostra città e non sanno dove andare a dormire». Quindi l’appello: «Facciamo vedere che sappiamo essere solidali e generosi, non solo cantando l’inno dalle finestre, ma anche con gesti concreti». Gianella ha indicato l’indirizzo mail sindaco@comune.piove.pd.it, il posto è stato condiviso da decine di altri contatti e le offerte di alloggio per i sanitari hanno iniziato a fioccare. In poco più di un’ora sono arrivate trenta mail. «Un grazie di cuore a tutti voi, in particolare all’Uni-

La Regione dimostri concretamente la vicinanza ai medici

L

ELENA LIVIERI

GIAMPIERO AVRUSCIO *

L’INTERVENTO

a “fuga” dei medici ospedalieri ha impoverito in questi anni le nostre strutture e arricchito altri Paesi che hanno dato loro una valorizzazione non solo in termini economici, ma di carriera e qualità di vita. Tempo fa chiesi al giudice Giovanni Tamburino come mai esiste una differenza tra la copertura legale dei magistrati e quella dei medici. Rispose: «I magistrati devono sapere di non poter sbagliare». Per il medico non è la stes-

tà Pastorale di Piove di Sacco che in un minuto si è messa subito a disposizione» scrive il sindaco in un secondo post, «grazie ai cittadini, all’hotel Florida, a Villa Roberti, ai consiglieri di opposizione - ma in questo momento non c’è opposizione ma tutti che remano nella stessa direzione! a tutti, nessuno escluso! Un grazie» continua Gianella, «a tutti coloro che mi chiamano e mi scrivono, questa è la dimostrazione che questa città sa essere comunità e sa fare sistema». Tutti i contatti raccolti sono stati girati a Gianmaria Gioga dell’Uls 6: «Tramite lui» conclude Gianella, «arriva un ringraziamento di cuore da parte di tutto il personale dell’azienda sanitaria. Grazie, orgoglioso di rappresentarvi». —

sa cosa: spese legali, assicurazioni costosissime, tempo speso oltre il proprio lavoro che dovrebbe continuare con la stessa serenità di sempre, attesa di mesi o anni per con l’ansia di un giudizio. Enorme il disagio vissuto dai medici ospedalieri di fronte a una politica delle tre scimmiette del “non vedo, non sento, non parlo” che da anni imperversa nel nostro Paese e che ha acuito non poco questa gravissima situazione. Oggi sono ferme tutte le attività fino a ie-

ri ritenute indispensabili, ma i medici e il personale ospedaliero sono sempre lì, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, perché l’ospedale è il luogo dove le persone possono ritornare a vivere. Molti medici sono costretti a turni massacranti, sfogando nel pianto le umane frustrazioni per le persone che non sono riusciti a salvare e a cui neanche i loro cari possono portare un estremo saluto. Al di là dei molti errori che possono essere stati compiuti, restiamo colpiti di fronte al-

le azioni di solidarietà di tutte quelle persone che con piccoli grandi gesti commuovono e non ci fanno sentire soli. Oggi viene chiesto a ciascuno di noi uno sforzo in più: i medici e tutto il personale sanitario e non sanitario che ha sulle spalle il fardello maggiore di questa emergenza non chiedono applausi, non vogliono essere considerati eroi, perché oggi come ieri quando riesci a salvare la vita a una persona c’è solo un profondo e impagabile silenzio che parla

con gli occhi di un figlio, lo sguardo di una madre, il sorriso di una vita strappata anzitempo alla morte. Ora chiediamo al presidente che, distinguendosi rispetto ad altri protagonisti con scelte che possono sembrare “controcorrente”, in un Veneto che vuole porre al centro dell’assistenza sanitaria la persona, si assuma le proprie responsabilità perché i medici ospedalieri, al pari dei magistrati, «devono sapere di non poter sbagliare» e si mettano a disposi-

zione tutte le risorse necessarie perché si ponga fine alla sperequazione e discriminazione che ancora esiste tra le varie aziende sanitarie del Veneto, poco comprensibili e poco dignitose prima dell’emergenza e ancora meno dignitose in questa fase emergenziale. Il presidente Luca Zaia, a tutto il personale che lavora per vincere questa guerra, dimostri concretamente la vicinanza delle istituzioni. Ringraziandolo sin d’ora per la sua attenzione, andiamo avanti insieme per dare speranza a questo nostro Veneto. * Presidente Anpo Azienda Ospedale Università di Padova


6 Primo Piano

L'ARENA

Lunedì 30 Marzo 2020

IlVenetoeilcoronavirus Preoccupalasituazionedi Verona,tantiicasigravi

8.509

Ilnumerodeicasipositivi rilevati in Venetoalle17 di ieripomeriggio

Veronaharegistrato1.933 positivi,Padova,2.064;poi Vicenza1.125;Treviso1.412; Venezia1.086;Belluno,411e infineRovigocon125

LAGUERRA AL VIRUS. Ilgovernatore preoccupatoperi dati dellacittà scaligera:«Serve spostarei generali neifronti piùdifficili».E oggisiaprela «settimanacruciale»

Focolaioa Verona,la Regioneè inallerta Zaia:«Continuiamoadallestire 402decessi repartiditerapiaintensiva» Possibileunanuova ordinanza Oltre20mila più dura: «Penso pure ai mercati» veneti Cristina Giacomuzzo

La situazione a Verona preoccupa: continuano a crescere velocemente i ricoverati, anche gravi. E così il governatore Luca Zaia, come anticipato nei giorni scorsi, ha deciso di mandare in aiuto «il super manager», così l’ha definito, Paolo Rosi, direttore Suem 118 del Veneto. «È una persona di comprovata esperienza - motiva Zaia -. Con il Cuamm ha attivato il 188 in Sierra Leone. Rosi sarà in grado di offrire l’apporto pratico e la visione che serve in una situazione di emergenza come questa». Ieri dall’unità di crisi di Marghera, il presidente della Regione ha fatto il quadro a 38 giorni dallo scoppio dell’emergenza con un focus particolare sulla città scaligera. ILCASO. «Verona è un focola-

io importante, per fortuna ancora sotto controllo. Paga lo scotto della vicinanza di Brescia. Abbiamo registrato casi di pazienti che in auto vengono a chiedere cure da fuori regione. Da parte nostra, da giorni continuiamo ad allestire terapie intensive. Ho chiesto personalmente a Rosi di scendere in campo perché questa è diventata una guerra. E, come succede per le battaglie più dure, si spostano i generali e i soldati migliori in base a dove si trova il nemico». «LA SETTIMANA CRUCIALE».

Un nemico, in questo caso un virus, che uccide indistintamente dall’età. «In Giappo-

«Covidhospital Quandotra finemaggio egiugnosarà finitotorneranno comeprima»

ne hanno scelto di non diffonde i numeri delle vittime e dei ricoverati. Credo che invece sia importante far capire i limiti della trincea e se a avanza o se arresta perché questa è una battaglia di tutti». Zaia ha ricordato che quella che si apre sarà «la settimana cruciale». «Spero domenica prossima di riuscire a dare buone notizie, e cioè di aver cambiato direzione. Al momento non ci siamo ancora». NUOVA ORDINANZA RESTRITTIVA. E poi parte la strigliata

ai veneti che, noncuranti del virus, nel fine settimana appena trascorso, si sono fatti beccare a fare passeggiate in campagna con il cane, per esempio. Poi sono diventate virali le foto del mercato in piazza delle Erbe a Padova: tutti con la mascherina a fare spesa. Zaia sbotta: «Quello è il contesto perfetto per la diffusione del virus». E annuncia: «Rinnoverò l’ordinanza». Ne aveva già firmata una che scadrà il 3 aprile con cui impone lo stop all’apertura dei negozi alimentari alla domenica e vieta le passeggiate oltre i 200 metri da casa. «Sto pensando ad un provvedimento ancora più restrittivo. Stiamo anche valutando i mercati. Non ho detto che li chiudiamo», avvisa. POLEMICHE E COVID HOSPITAL. Sì, perché sa che farà

scoppiare polemiche. Come quelle sull’apertura dei Covid hospital, peraltro richiesti dal Governo. «Sono quasi 2 mila i ricoverati per coronavirus. Se non avessimo programmato quegli ospedali dove li avremmo messi tutti quei degenti? Oltre a questi conclude -, ci sono 8.860 ricoverati che non sono Covid. Capisco che non sia facile avere un ospedale vicino casa. Ma, tra fine maggio e inizio giugno, torneranno a riaprire. E sarà come prima e più di prima». •

inisolamento 740guariti

Ancora una giornata nera, ieri, la numero 38, dallo scoppio dell’emergenza Covid-19. Lo dicono i numeri sempre più alti. È stata sforata la soglia dei 20mila veneti in isolamento domiciliare stando al report dell’Azienda Zero di ieri pomeriggio. Sono esattamente 20.064. A Vicenza sono in 2400. A Verona oltre 3800. Venezia è prima con oltre 4200. I nuovi casi positivi sono saliti in tutto il Veneto di 409 in 24 ore arrivando a quota 8509. I ricoverati sono quasi 2 mila, esattamente 1977 di cui 1617 degenti in aree non critiche e 360 in terapia intensiva. Il trend di occupazione delle rianimazioni è lento ma costante: +11. Zaia (vedi a lato) ha dimostrato preoccupazione per Verona. Ieri i ricoverati delle rianimazioni degli ospedali Borgo Roma e Borgo Trento erano 58. A Villafranca altri 20. All’Azienda ospedaliera di Padova 32. Al Ca’ Foncello 25. Al Covid hospital di Schiavonia in 26 e in quello di Santorso 15. Al San Bortolo di Vicenza 27. Al San Bassiano 8. Da segnalare poi nel Veronese 8 a Legnaro e 6 a San Bonifacio. All’ospedale di comunità Villamarzana 19 i pazienti Covid, ma non nelle aree critiche. Continua a salire anche il numero dei dimessi. Nell’arco di 24 ore sono stati dichiarati guariti in 740 con un incremento di 36 dal bollettino del giorno precedente. E infine le vittime. Dall’inizio dell’emergenza sono arrivate a quota 402 con un +24. • © RIPRODUZIONERISERVATA

© RIPRODUZIONERISERVATA

Ilpunto stampa di Zaianella sede dellaProtezionecivile, doveha annunciato l’impiegodi PaoloRosiper il118

SCONTRO. Ilministro:«Senzalo Statole Regioninon avrebberonulla»

«Eccociòche serve» Ricevutopocoo niente IlgovernatoresuBoccia: «Sperosia scivolone». Servono 100mila maschere al dì, arrivate 3mila in tutto» «Se non ci fosse lo Stato, le Regioni sarebbero crollate. Non ci sarebbe quasi nulla, se non le cose che erano nei depositi, anche abbastanza modesti e piccoli sui territori». Così il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, ieri mattina durante un’intervista su Sky. E scoppia la polemica. LA LISTA DI QUANTO CHIESTO EQUANTORICEVUTO. Il presi-

dente del Veneto, Luca Zaia, dall’unità di crisi di Marghera, lo dice chiaramente e più volte: «No, io la polemica adesso, con la gente che muore, non la faccio. E non l’ho fatta prima perché conosco le difficoltà di trovare materiale perché il mondo lo cerca: non ho fatto le pulci al go-

te 771. Occhiali, ne servono 10 mila quotidianamente: pervenuti 7.700. Nell’elenco delle richieste del Veneto ci sono poi i 200 apparecchi di ventilazione invasiva (57 quelli ricevuti al 25 marzo, 123 quelli attesi entro domani), i 400 macchinari per la ventilazione non invasiva (solo 10 arrivati) e il milione di guanti che sono stati richiesti (294.550 quelli consegnati). Non è finita. Nella lista dei desideri ci sono anche caschi per la respirazione e pompe per l’infusione di fluidi: sono stati richiesti rispettivamente 500 e 600. Non se ne è visto uno. BOCCIA A VERONA. Poche ore

Mascherinaadaltaprotezione:neservono200milaalgiorno,arrivate3210

verno. Ma ora che si rovesci la frittata, è assurdo. Spero che quello del ministro sia stato uno scivolone - continua -. La Regione sta comprando mascherine, sta facendo quello che deve fare. Noi alle polemiche rispondiamo con i numeri. Abbiamo comprato 700 mila kit di test rapidi (vedi sotto): quanti ce

ne ha dati il governo? E ancora. Noi abbiamo bisogno di 200 mila mascherine Ffp3 al giorno. Quante ce ne sono arrivate dalla protezione civile? 3210. Non al giorno. In tutto, dall’inizio dell’emergenza». E sono solo i primi esempi. L’elenco continua. Tute protettive: ne servono 100 al giorno. Ne sono arriva-

dopo lo stesso Boccia è atterrato all’aeroporto di Verona insieme ad un gruppo di medici stranieri. «Siamo qui ha dichiarato - con gli operatori sanitari albanesi che a breve saranno in corsia a Brescia. Diciamo loro grazie. Con le Regioni lavoriamo gomito a gomito e se siamo qui ora è per aiutare chi ne ha più bisogno». I medici sono destinati alla Lombardia, «ma non in Veneto», precisa l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

LEAZIONI. Si avvicinalasoglia dei100mila tamponi eseguiti.Maora mancanoi reagenti egli stecchini sulmercato

Testrapidi dallaCinaperladiagnosi Ricercano gli anticorpi nel sangue Viaallecureperimalatia casa La soglia dei centomila tamponi eseguiti in Veneto è vicina. Lo ha annunciato ieri il governatore Luca Zaia facendo il punto della situazione nel giorno 38 di emergenza da Covid-19. Una situazione ancora difficile perché quando si risolve un problema, ecco arrivarne un altro. REAGENTICERCANSI. È il caso

dei tamponi. Spiega Zaia: «Abbiamo comprato due super macchine, una dall’Olan-

da e una dall’Inghilterra, per aumentare la capacità di risposta dei tamponi. Siamo passati in pochissimi giorni da 3 mila a 11 mila. Ricordo che siamo stati i primi ad applicare la politica dei tamponi e dell’isolamento in modo sistematico. Bene, adesso che le macchine le abbiamo trovate, mancano reagenti e stecchini. Questo perché il mondo si è accorto che effettuare tamponi a tappeto funziona e tutti li vogliono».

KIT RAPIDI. Ma c’è il piano B.

Un piano che era stato pensato e programmazione ad inizio dello scoppio dell’emergenza. «Martedì o mercoledì arriveranno 700mila test istantanei per integrare i tamponi - annuncia -. Arrivano dalla Cina: questo fa capire quanto tempo fa ci siamo mossi per averli». Funzionano così: con una goccia di sangue in poco tempo si verifica se ci sono gli anticorpi al virus. «Questo kit lo stiamo testando da 20 giorni. Siamo quasi certi che i tempi di diagnosi siano uguali a quelli del tampone. Sì, perché il tampone lo si effettua a distanza di

almeno un giorno dal comparire dei sintomi e poi ce ne vogliono altri per avere l’esito. Solo che stiamo vedendo che più o meno, in 4-5 giorni, si sviluppa anche la risposta anticorpale. Stiamo pensando di inserire nelle linee guida anche il test con screening per la ricerca anticorpale». Non solo. Zaia ricorda che con le Microbiologie si sta lavorando per mettere a punto anche il test sulle prove sierologiche, cioè previo classico esame del sangue. Quindi, se da una parte coi tamponi c’è il rischio di rallentare, nonostante i super macchinari, dall’altra i kit e i prelievi po-

trebbero garantire uno screening efficace visto che i tempi sono quasi sovrapponibili. MEDICINEDAASSUMEREACASA. L’assessore alla sanità,

Manuela Lanzarin, continua: «Si sta lavorando per curare a casa o direttamente nelle case di riposo in modo da non intasare gli ospedali. Per questo abbiamo reperito le squadre che porteranno i farmaci ai malati covid. Si tratta di cure sperimentali che puntano alla remissione dei sintomi». La sperimentazione riguarda più farmaci. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

Unkittestper ladiagnosidelcoronavirus, in arrivoquellorapido


2 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 30 Marzo 2020

8.509

L’emergenzainVeneto

Ilnumerodeicasipositivi rilevati in Venetoalle17 di ieripomeriggio

Preoccupalasituazione di Verona, tantii casi gravi

Vicenzaharegistrato1.125 positivi,Padova,2.064;poi Verona,1.933;Treviso1.412; Venezia1.086;Belluno,411e infineRovigocon125

71

I pazienti positivi al coronavirus Covid19 ricoveratiall’ospedale SanBortolo

AlSanBortoloinbaseaidatidella RegioneiricoveratiperCovid19 sono71,quellicheattualmentesi trovanonelrepartodi Rianimazionesonoinvece27

LAGUERRA AL VIRUS. Ilgovernatore preoccupatoperi dati dellacittà scaligera:«Serve spostarei generali neifronti piùduri». Eoggisi aprela«settimanacruciale»

Zaia invia a Verona l’esperto di emergenze Sitrattadi PaoloRosi,direttore 402decessi del118venetocon esperienze internazionali. «Nuova ordinanza Oltre20mila piùduraepensopure aimercati» veneti Cristina Giacomuzzo

La situazione a Verona preoccupa: continuano a crescere velocemente i ricoverati, anche gravi. E così il governatore, Luca Zaia, ha deciso di mandare in aiuto «il super manager», così l’ha definito, Paolo Rosi, direttore Suem 118 del Veneto. «È una persona di comprovata esperienza - motiva Zaia -. Con il Cuamm ha attivato il 188 in Sierra Leone. Rosi sarà in grado di offrire l’apporto pratico e la visione che serve in una situazione di emergenza come questa». Ieri dall’unità di crisi di Marghera, il presidente della Regione ha fatto il quadro a 38 giorni dallo scoppio dell’emergenza con un focus particolare sulla città scaligera. ILCASO. «Verona è un focola-

io importante, per fortuna ancora sotto controllo. Paga lo scotto della vicinanza di Brescia. Abbiamo registrato casi di pazienti che in auto vengono a chiedere cure da fuori regione. Da parte nostra, da giorni continuiamo ad allestire terapie intensive. Ho chiesto personalmente a Rosi di scendere in campo perché questa è diventata una guerra. E, come succede per le battaglie più dure, si spostano i generali e i soldati migliori in base a dove si trova il nemico». «LA SETTIMANA CRUCIALE».

Un nemico, in questo caso un virus, che uccide indistintamente dall’età. «In Giappone hanno scelto di non diffon-

«Covidhospital Quandotra finemaggio egiugnosarà finitotorneranno comeprima»

de i numeri delle vittime e dei ricoverati. Credo che invece sia importante far capire i limiti della trincea e se a avanza o se arresta perché questa è una battaglia di tutti». Zaia ha ricordato che quella che si apre sarà «la settimana cruciale». «Spero domenica prossima di riuscire a dare buone notizie, e cioè di aver cambiato direzione. Al momento non ci siamo ancora». NUOVA ORDINANZA RESTRITTIVA. E poi parte la strigliata

ai veneti che, noncuranti del virus, nel fine settimana appena trascorso, si sono fatti beccare a fare passeggiate in campagna con il cane, per esempio. Poi sono diventate virali le foto del mercato in piazza delle Erbe a Padova: tutti con la mascherina a fare spesa. Zaia sbotta: «Quello è il contesto perfetto per la diffusione del virus». E annuncia: «Rinnoverò l’ordinanza». Ne aveva già firmata una che scadrà il 3 aprile con cui impone lo stop all’apertura dei negozi alimentari alla domenica e vieta le passeggiate oltre i 200 metri da casa. «Sto pensando ad un provvedimento ancora più restrittivo - ammette -. Stiamo anche valutando i mercati. Non ho detto che li chiudiamo», avvisa. POLEMICHE E COVID HOSPITAL. Sì, perché sa che farà

scoppiare polemiche. Come quelle sull’apertura dei Covid hospital, peraltro richiesti dal Governo. «Sono quasi 2 mila i ricoverati per coronavirus. Se non avessimo programmato quegli ospedali dove li avremmo messi tutti quei degenti? Oltre a questi conclude -, ci sono 8.860 ricoverati che non sono Covid. Capisco che non sia facile avere un ospedale vicino casa. Ma, tra fine maggio e inizio giugno, torneranno a riaprire. E sarà come prima e più di prima». •

inisolamento 740guariti

Ancora una giornata nera, ieri, la numero 38, dallo scoppio dell’emergenza Covid-19. Lo dicono i numeri sempre più alti. È stata sforata la soglia dei 20mila veneti in isolamento domiciliare stando al report dell’Azienda Zero di ieri pomeriggio. Sono esattamente 20.064. A Vicenza sono in 2400. A Verona oltre 3800. Venezia è prima con oltre 4200. I nuovi casi positivi sono saliti in tutto il Veneto di 409 in 24 ore arrivando a quota 8509. I ricoverati sono quasi 2 mila, esattamente 1977 di cui 1617 degenti in aree non critiche e 360 in terapia intensiva. Il trend di occupazione delle rianimazioni è lento ma costante: +11. Zaia (vedi a lato) ha dimostrato preoccupazione per Verona. Ieri i ricoverati delle rianimazioni degli ospedali Borgo Roma e Borgo Trento erano 58. A Villafranca altri 20. All’Azienda ospedaliera di Padova 32. Al Ca’ Foncello 25. Al Covid hospital di Schiavonia in 26 e in quello di Santorso 15. Al San Bortolo di Vicenza 27. Al San Bassiano 8. Da segnalare poi nel Veronese 8 a Legnaro e 6 a San Bonifacio. All’ospedale di comunità Villamarzana 19 i pazienti Covid, ma non nelle aree critiche. Continua a salire anche il numero dei dimessi. Nell’arco di 24 ore sono stati dichiarati guariti in 740 con un incremento di 36 dal bollettino del giorno precedente. E infine le vittime. Dall’inizio dell’emergenza sono arrivate a quota 402 con un +24. • © RIPRODUZIONERISERVATA

© RIPRODUZIONERISERVATA

Ilpunto stampa di Zaianella sede dellaProtezionecivile, doveha annunciato l’impiegodi PaoloRosiper il118

SCONTRO. Ilministro:«Senzalo Statole Regioninon avrebberonulla»

«Eccociòche serve» Ricevutopocoo niente IlgovernatoresuBoccia: «Sperosia scivolone». Servono 100mila maschere al dì, arrivate 3mila in tutto» «Se non ci fosse lo Stato, le Regioni sarebbero crollate. Non ci sarebbe quasi nulla, se non le cose che erano nei depositi, anche abbastanza modesti e piccoli sui territori». Così il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, ieri mattina durante un’intervista su Sky. E scoppia la polemica. LA LISTA DI QUANTO CHIESTO EQUANTORICEVUTO. Il presi-

dente del Veneto, Luca Zaia, dall’unità di crisi di Marghera, lo dice chiaramente e più volte: «No, io la polemica adesso, con la gente che muore, non la faccio. E non l’ho fatta prima perché conosco le difficoltà di trovare materiale perché il mondo lo cerca: non ho fatto le pulci al go-

te 771. Occhiali, ne servono 10 mila quotidianamente: pervenuti 7.700. Nell’elenco delle richieste del Veneto ci sono poi i 200 apparecchi di ventilazione invasiva (57 quelli ricevuti al 25 marzo, 123 quelli attesi entro domani), i 400 macchinari per la ventilazione non invasiva (solo 10 arrivati) e il milione di guanti che sono stati richiesti (294.550 quelli consegnati). Non è finita. Nella lista dei desideri ci sono anche caschi per la respirazione e pompe per l’infusione di fluidi: sono stati richiesti rispettivamente 500 e 600. Non se ne è visto uno. BOCCIA A VERONA. Poche ore

Mascherinaadaltaprotezione:neservono200milaalgiorno,arrivate3210

verno. Ma ora che si rovesci la frittata, è assurdo. Spero che quello del ministro sia stato uno scivolone - continua -. La Regione sta comprando mascherine, sta facendo quello che deve fare. Noi alle polemiche rispondiamo con i numeri. Abbiamo comprato 700 mila kit di test rapidi (vedi sotto): quanti ce

ne ha dati il governo? E ancora. Noi abbiamo bisogno di 200 mila mascherine Ffp3 al giorno. Quante ce ne sono arrivate dalla protezione civile? 3210. Non al giorno. In tutto, dall’inizio dell’emergenza». E sono solo i primi esempi. L’elenco continua. Tute protettive: ne servono 100 al giorno. Ne sono arriva-

dopo lo stesso Boccia è atterrato all’aeroporto di Verona insieme ad un gruppo di medici stranieri. «Siamo qui ha dichiarato - con gli operatori sanitari albanesi che a breve saranno in corsia a Brescia. Diciamo loro grazie. Con le Regioni lavoriamo gomito a gomito e se siamo qui ora è per aiutare chi ne ha più bisogno». I medici sono destinati alla Lombardia, «ma non in Veneto», precisa l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

LEAZIONI. Si avvicinalasoglia dei100 milatamponi eseguiti.Maora mancano i reagentie gli stecchinisulmercato

Testrapidi dallaCinaperladiagnosi Ricercano gli anticorpi nel sangue Viaallecureperimalatia casa La soglia dei centomila tamponi eseguiti in Veneto è vicina. Lo ha annunciato ieri il governatore Luca Zaia facendo il punto della situazione nel giorno 38 di emergenza da Covid-19. Una situazione ancora difficile perché quando si risolve un problema, ecco arrivarne un altro. REAGENTICERCANSI. È il caso

dei tamponi. Spiega Zaia: «Abbiamo comprato due super macchine, una dall’Olan-

da e una dall’Inghilterra, per aumentare la capacità di risposta dei tamponi. Siamo passati in pochissimi giorni da 3 mila a 11 mila. Ricordo che siamo stati i primi ad applicare la politica dei tamponi e dell’isolamento in modo sistematico. Bene, adesso che le macchine le abbiamo trovate, mancano reagenti e stecchini. Questo perché il mondo si è accorto che effettuare tamponi a tappeto funziona e tutti li vogliono».

KIT RAPIDI. Ma c’è il piano B.

Un piano che era stato pensato e programmazione ad inizio dello scoppio dell’emergenza. «Martedì o mercoledì arriveranno 700mila test istantanei per integrare i tamponi - annuncia -. Arrivano dalla Cina: questo fa capire quanto tempo fa ci siamo mossi per averli». Funzionano così: con una goccia di sangue in poco tempo si verifica se ci sono gli anticorpi al virus. «Questo kit lo stiamo testando da 20 giorni. Siamo quasi certi che i tempi di diagnosi siano uguali a quelli del tampone. Sì, perché il tampone lo si effettua a distanza di

almeno un giorno dal comparire dei sintomi e poi ce ne vogliono altri per avere l’esito. Solo che stiamo vedendo che più o meno, in 4-5 giorni, si sviluppa anche la risposta anticorpale. Stiamo pensando di inserire nelle linee guida anche il test con screening per la ricerca anticorpale». Non solo. Zaia ricorda che con le Microbiologie si sta lavorando per mettere a punto anche il test sulle prove sierologiche, cioè previo classico esame del sangue. Quindi, se da una parte coi tamponi c’è il rischio di rallentare, nonostante i super macchinari, dall’altra i kit e i prelievi po-

trebbero garantire uno screening efficace visto che i tempi sono quasi sovrapponibili. MEDICINEDAASSUMEREACASA. L’assessore alla sanità,

Manuela Lanzarin, continua: «Si sta lavorando per curare a casa o direttamente nelle case di riposo in modo da non intasare gli ospedali. Per questo abbiamo reperito le squadre che porteranno i farmaci ai malati covid. Si tratta di cure sperimentali che puntano alla remissione dei sintomi». La sperimentazione riguarda più farmaci. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

Unkittestper ladiagnosidelcoronavirus, in arrivoquellorapido


8 Primo Piano

L'ARENA

Lunedì 30 Marzo 2020

Veronaeilcoronavirus

Inumeridelcontagioe lecontromisure perl’emergenza

700

SONO700 MILAITEST ISTANTANEI ACQUISTATI DALLA CINA

«Sembrachepossiamoesserecerti,oquasicerti,chedopo4-5giorni di sintomi tipici del Coronavirus, quindi febbre, tosse e affanno respiratorio, il test rapido che si fa

con un po’ di sangue ci dà già la rispostapositiva». Lo ha detto dice il presidente del Veneto Luca Zaia aggiungendo che « il Veneto ha comprato dalla

Cina700miladiquestitestistantaneichearriverannolaprossimasettimana».ZaiahapoidettocheilVeneto «è pronto a somministrare la clorichinaadomicilio».

ILBILANCIO. Nelbollettino regionalepreoccupa lasituazioneveronese.Zaia: «Inarrivo nuove terapieintensive»

Ilvirusin città nonfrena Quasiduemila ipositivi Ancheieriperlanostraprovinciaèstataun’altra giornata nera, con 11 nuovi decessi e 582 ricoverati Dall’iniziodell’epidemiasi registrano157guariti Camilla Ferro

Anche ieri sera, tutti con gli occhi puntati sui numeri del report regionale nella speranza che la curva, in salita negli ultimi giorni a Verona più che in altre province del Veneto, si fosse fermata. E invece no, è stata un’altra giornata con il segno più davanti a tutte le voci del contagio, che continua a correre e a fare vittime. Secondo una ricerca della Regione, tra le concause potrebbero esserci i pendolari che ogni giorno, per questioni di lavoro, dalla Lombardia fanno la spola con la nostra provincia: da Brescia e da Mantova soprattutto, il via vai medio diretto a Verona è stato nella scorsa settimana di 35mila spostamenti giornalieri. I NUMERI. I positivi veronesi

adesso sono quasi duemila, esattamente 1.933, mentre sono 2.035 quelli in isolamento domiciliare perchè possibili contagiati. Il Coronavirus da noi non accenna a diminuire, anzi, tra sabato e ieri ha colpito 143 nuovi cittadini, aggiungendone altri 11 alla «conta» dei morti. I primi decessi in città risalgono all’8 marzo: da allora, in soli venti giorni, sono stati 121 a non avercela fatta. I guariti, invece, da inizio epidemia a metà febbraio, sono stati 157, con un andamento molto len-

Sono113 lepersone chestanno combattendo ladurabattaglia inrianimazione

to. Tra loro, un ultraottantenne entrato al Policlinico con la terribile polmonite e mandato a casa in perfetta salute, dopo un ricovero senza complicazioni. Entrando nel dettaglio dei singoli ospedali, è sempre l’Azienda ospedaliera di Verona con Borgo Roma e Borgo Trento ad avere da ormai più di un mese numeri da overbooking con nuovi ingressi, tutti i giorni, sia nei reparti di area non critica che in rianimazione. Ieri, il Policlinico ha registrato 113 ricoverati (di cui 24 relativi a pazienti in rianimazione) e 5 vittime; a Borgo Trento in tutto 74 ospedalizzati, di questi 34 in terapia intensiva, e nel corso della giornata un decesso. La parte del leone, sul territorio, nella lotta alla terribile Sars-Cov2 la fa l’ospedale Covid-Center di Villafranca: anche ieri ha avuto 118 pazienti in malattie infettive, 20 più gravi intubati e altre 3 vittime. Sempre alti anche i numeri dell’ospedale di Legnago, che ieri ha avuto 2 degli 11 morti totali: ha 73 allettati di cui 8 attaccati al respiratore. E’ salito il bilancio degli ingressi anche a San Bonifacio con 20 veronesi assistiti in diversi reparti e per la prima volta 6, con grave insufficienza respiratoria, trasferiti in rianimazione. Anche a Marzana, inserita da pochi giorni dalla Regione nelle strutture dedicate al Covid-19, si è già arrivati a 19 pazienti. Sempre pesante il conteggio nelle strutture private: a Negrar 87 ricoverati e a Peschiera 55, 10 in gravi condizioni nel primo e 11 nel secondo. IN VENETO. Sono saliti ieri se-

ra a 8.509 i positivi in Regione, con un aumento di 409 casi rispetto a sabato. Le per-

Ildisegno rilanciatodai carabinieri

IlgraziediMiloManara alleforzedell’ordine

MiloManara

Ildisegnodi Manara

sone in isolamento domiciliare sono 12mila, i deceduti sono saliti a 402, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 360, i dimessi 740. La situazione che maggiormente preoccupa il presidente Zaia, l’ha ribadito anche ieri, è ancora una volta quella veronese. «Stiamo allestendo nuove terapie intensive», ha confermato, «sovrintenderà i lavori il dottor Paolo Rosi, il responsabile del 118 del Veneto. Spero si possa chiudere bene la battaglia di Verona, dove è esploso anche il fronte delle case di riposo: ieri mattina abbiamo fatto una campagna di tamponi, che continuerà nei prossimi giorni». Perchè questa esplosione in riva all’Adige? «Penso perchè lì si sono trasferiti alcuni pazienti dalla Lombardia a curarsi, poi perchè c’è chi va avanti e indietro da Brescia e Mantova ogni giorno per lavoro e perchè, forse, era inevitabile vista la vicinanza con la Lombardia». Sulle previsioni del fine-emergenza, il governatore ha aggiunto che «il modello matematico parla di un picco a metà aprile per poi scendere a fine maggio. A giugno si tornerà alla normalità. L’APPELLO. «Questa settima-

na sarà cruciale», ha ricordato Zaia, «e molto dipenderà da quanto tutti rispetteremo le regole. Rinnoverò l’ordinanza con le misure restrittive già in corso, anche perché mi risulta che non tutti abbiano capito. C’è ancora gente che va in giro a passeggiare: non rispettare le regole significa mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri, è un atto grandissima irresponsabilità. Se non lo capiscono con gli appelli, lo capiranno in altre maniere». • «Graziea chi lavoramettendosi in pericoloper lanostra sicurezza». Èilmessaggio delgrande fumettistaMiloManara, cheha dedicatoun disegnoalle forze dell'ordineimpegnateadaiutare lapopolazionenel corsodiquesta emergenzacoronavirus. Un disegnoripostatodagliaccount socialdeicarabinieri.Nei giorni scorsi,l’artistaveronese aveva omaggiatoconun disegnodiffuso viasocial,il personale sanitario in primalineanellalotta alcontagio. Manara,75anni, ètra i più famosifumettisti eillustratori italiani.Tra le sueopere spiccanoil ciclodistorie con protagonista GiuseppeBergman, L’uomodi carta,Il giocoeIl profumo dell’invisibile.Ha inoltre collaboratocon HugoPratt (Tutto ricominciòcon un’estateindiana, ElGaucho)eFedericoFellini (Viaggioa Tulum).Il suo ultimo lavoroè«Caravaggio Vol.2. La grazia».

Unmedicomentreesegueun test

Continuailgrandelavoro dimedici eoperatori sanitarinelle strutturesanitarieveron

ILDOCUMENTO. L’Osservatoriosulle disuguaglianzea Veronasiappellaal mondofilantropico

L’allarme per poveri e disagiati «Subito aiuti dalle Fondazioni» Carbognin:«IlTerzo Settoreèstrategico, iprogetti vanno finanziati» La morte a causa del Coronavirus colpisce senza distinzione di censo. Da chi ha di più a chi ha di meno, o nulla. Il “dopo” però, per i danni pesantissimi all’economia e quindi al lavoro, per qualcuno sarà più difficile che per altri. Come le persone anziane fragili, non abbienti, e anche per i loro familiari che li assistono, da soli o con badanti. O quelle con disabilità, minori in difficoltà. Uomini e donne, anche immigrati e senza fissa dimora, che già vulnerabili potrebbero sprofondare in forme di povertà e deriva totale. Per questo, «bisogna cogliere l’occasione per modificare l’agenda delle politiche sociali, anche a livello locale, con interventi specifici, sul territorio, perché bisogna evitare che una epidemia virale si trasformi in una tragedia sociale». È quanto dice il sociologo Maurizio Carbognin, già direttore generale del Comune di Verona, insieme a vari esponenti di gruppi, associazioni, anche di sindacalisti, riuniti nell’Osservatorio sulle disuguaglianze a Verona. Che in un documento lancia un appello al mondo politico-amministrativo e finanziario, per il post emergenza. «Il Coronavirus non è “a livella” di Totò», spiega Carbognin, presidente dell’Osserva-

Unsenzatetto.I poverie i disagiatisono leprimevittime delvirus

torio. «Esso colpisce tutti e non fa distinzioni: muoiono l’architetto famoso e la vecchietta in casa di riposo, l’operatore del 118 e la commessa del supermercato. Ma i suoi effetti non sono uguali per tutti, soprattutto quando ci troveremo a vivere le conseguenze economiche e sociali della pandemia». L’Osservatorio, costituito poco prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria, sottolinea che le organizzazioni del Terzo Settore, «un’infrastruttura sociale fondamentale della nostra comunità, in una situazione di crisi come questa rischiano il collasso e

vanno aiutate. Nel documento dell’Osservatorio si dice tra l’altro che «le Fondazioni filantropiche e di origine bancaria possano collaborare con gli enti del Terzo Settore in un modo nuovo e innovativo. Possono offrire agli enti del Terzo Settore proroghe non onerose, liquidare la totalità del finanziamento dei progetti approvati anticipando ex ante e non a saldo, ex post a rendicontazione avvenuta, semplificare gli oneri di rendicontazione e reportistica». Ma, si aggiunge nel documento, «le Fondazioni possono anche buttare il cuore ol-

tre all’ostacolo e aumentare i finanziamenti alle missioni e alle organizzazioni (core support), predisporre finanziamenti flessibili e non vincolati ad attività e progetti da dedicare alla copertura dei costi correnti (stipendi, affitti, costi di struttura) e a sostenere creatività e resilienza, possono offrire fondi di garanzia o di accantonamento. La Fondazione Cariverona ha già deliberato un fondo di intervento straordinario. Altri soggetti lo possono fare». I firmatari del documento sono soci dell’Associazione Osservatorio sulle disuguaglianze a Verona e membri del Consiglio direttivo. Oltre a Carbognin, sociologo, ci sono Pietro Carradore, presidente provinciale dell’Auser Verona; Chiara Castellani, presidente di Energie Sociali scarl; Massimo Castellani, segretario della Cisl di Verona; Stefano Facci, segretario della Cgil di Verona; Carlo Melegari, del Cestim (Centro studi immigrazione); Lucia Perina, segretaria della Uil di Verona; Gabriella Poli, del Centro Servizi Volontariato; Massimo Valsecchi, medico, già direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss di Verona; Orazio Zenorini, di Scaligera Formazione. • E.G. © RIPRODUZIONERISERVATA


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Primo Piano

Lunedì 30 Marzo 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza Covid-19 LA SITUAZIONE VENEZIA Il rispetto delle restrizioni sta dando buoni risultati, ma questo non significa che i divieti possano essere allentati. Anzi, bisogna rispettarli ancora di più, restando a casa e uscendo il meno possibile, diradando soprattutto le visite ai supermercati e alle farmacie. Se in Veneto le previsioni del modello matematico utilizzato dalla Regione risultano in ritardo di tre giorni, segno che il rispetto dei divieti è valso a non intasare i reparti di terapia intensiva, nel resto d’Italia non si vede ancora una vera inversione di tendenza. Con il Sud che, sopratutto in questa fase, può rappresentare un grande rischio e deve essere «sorvegliato speciale».

I DATI I numeri diffusi dal commissario Angelo Borelli nella conferenza stampa alla Protezione civile evidenziano a livello nazionale un calo dei decessi (756 contro gli 889 di sabato) e dei ricoveri in terapia intensiva (50 contro i 124 dell’altro giorno), ma un leggero incremento dei contagi (3.815 contro 3.651). Il totale dei guariti arriva invece a 13.030 (646 il dato di ieri). Segnali positivi, appunto, ma ancora insufficienti per poter pensare che si sia a una svolta. Tempo e gradualità è ciò che raccomanda, interpretando i dati, il virologo Fabrizio Pregliasco dell’Università di Milano: «Da quello che emerge, nei limiti della rappresentatività dei dati giornalieri, possiamo parlare di un segnale positivo che, al momento, conferma la necessità di continuare ad insistere con le rigorose misure di isolamento sociale in atto perché non siamo ancora davanti ad una vera inversione di tendenza». In questo quadro, una particolare attenzione va alle Regioni del Centro-Sud, dove potrebbe verificarsi un aumento dei casi: «Ora la nuova frontiera è proprio il Sud. Per il momento ci sono focolai più ristretti ma bisogna prepararsi per tempo al peg-

A LIVELLO NAZIONALE PREOCCUPA IL MERIDIONE: «È LA NUOVA FRONTIERA»

IL CASO VENEZIA «Mai detto che abbandoniamo le case di riposo, anzi, siamo preoccupatissimi per le strutture che ospitano i nonni». Il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, si è stupito delle reazioni dei gestori delle Ipab con dipendenti e familiari dopo che, sabato, ha puntualizzato che quelle per gli anziani non sono strutture regionali. «Siamo dalla parte degli ospiti e delle famiglie - ha detto ieri il governatore - Semplicemente, quando ho detto “non sono strutture regionali”, volevo specificare che non passasse l’idea che le mascherine sono una competenza della Regione e quello che succede di negativo è colpa della Regione».

I TAMPONI «Stamane (ieri, ndr) abbiamo fatto una nuova consegna di tamponi nelle case di riposo e continueremo nei prossimi giorni - ha detto Zaia -. Dobbiamo evitare diventi una strage. Siamo a fianco delle gestioni delle strutture e dei familiari. Sappiamo che gli anziani ospiti sono i candidati ideali del virus. Li ab-

In Veneto un morto all’ora Il picco entro il 15 aprile Anche ieri a Verona la metà delle vittime in regione `Zaia: «Pronto a rinnovare l’ordinanza sui 200 metri Per la fine di maggio (forse) il ritorno alla normalità sarà una settimana cruciale, ma rispettiamo i divieti» `

756 I morti da coronavirus ieri in Italia, solo 50 i ricoveri in rianimazione

402 Il totale dei decessi in Veneto, ieri sono stati in tutto 24

98 Le vittime in Friuli dall’inizio dell’emergenza

gio ed al rischio di un’ondata». Le attuali misure di rigore ed isolamento «saranno necessarie ancora per settimane, sicuramente fin dopo Pasqua, ma quando si avrà la riapertura del Paese - sostiene Pregliasco - sarebbe opportuno effettuarla gradualmente per quanto riguarda le aziende, sulla base dell’utilità sociale delle produzioni, e sarebbe anche opportuno prevedere una tempistica differenziata per il ritorno alla vita sociale e l’uscita da casa, con le fasce anziane e fragili che andrebbero protette di più».

VENETO In Veneto l’ordinanza del governatore Luca Zaia sul limite di 200 metri per le passeggiate, l’equivalente di 263 passi, e sulla chiusura domenicale dei supermercati scadrà venerdì 3 aprile, ma c’è tutta l’intenzione di prorogarla e pure di inasprirla. «Stia-

Casi confermati (al 29.03 ore 17.00)

Totale Regione Veneto con tampone positivo 8509 (+409)

85

1125

1412

411

Vo’

Vicenza

Treviso

Belluno

1933

1086

Verona

Venezia

164 Domicilio fuori Veneto 104 Assegnazione in corso 402

deceduti

740

dimessi

1977

ricoverati

Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Roma Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Trento ULSS1 - Ospedale Belluno ULSS1 - Ospedale di Comunità Belluno ULSS1 - Ospedale Agordo ULSS2 - Ospedale Treviso

Multa di 280 euro per la passeggiata «Ero a 150 metri come dice la Regione» SUSEGANA (TREVISO) Multato in strada, a 150 metri da casa sua. Dunque malgrado si trovasse entro la «distanza non superiore a 200 metri» dal luogo di residenza, prescritta dall’ordinanza regionale per fare «l’attività motoria o l’uscita con l’animale di compagnia». È quanto capitato ieri pomeriggio a Paolo Zanin, giovane imprenditore che abita a Colfosco di Susegana: il 24enne è stato sanzionato dalla polizia stradale di Treviso con un verbale da 400 euro, ridotti a 280. La contestazione? «Violava le prescrizioni atte al contenimento del rischio epidemiologico lasciando senza giustificato motivo il proprio domicilio. Risultava

infatti che fosse in atto uno spostamento individuale non motivato da esigenze lavorative, di necessità urgenza, da motivi di salute o da altre specifiche ragioni». Premette il trevigiano: «Non ho cercato scuse. Ho spiegato che ero uscito in pantaloncini per fare 200 metri e tornare indietro, come permette l’ordinanza. I poliziotti mi hanno risposto che il governatore Luca Zaia può dire quello che vuole, ma che se non si ha un cane da portare fuori o le sigarette da andare a comprare, bisogna stare a casa. Ho sbagliato a capire io, e con me molti altri, o le disposizioni regionali vengono smentite dai controllori statali?». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il governatore: «Non trascuriamo le case di riposo» I numeri

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I decessi registrati finora nella casa di riposo di Merlara: oggi arriva l’Esercito

732.500

I test rapidi che saranno consegnati e utilizzati negli ospizi e negli ospedali

biamo riforniti di dispositivi di protezione individuale, non dal primo giorno perché non ne avevamo neanche per i nostri dipendenti, le mascherine sono cominciate ad arrivare da questa settimana. Adesso le mascherine stanno arrivando e le inviamo alle case dei riposo per il tramite delle Ulss». La Regione intende attuare uno screening nelle case di riposo e una assistenza specifica medico-sanitaria: «Domani speriamo di poter redigere un piano ad hoc e non escludiamo anche lo spostamento di alcuni pazienti delle case di ripo-

125

Rovigo

2064

Padova

20064 positivi + contatti in isolamenti

ULSS1 - Ospedale Feltre

Nel Trevigiano

FONTE: REGIONE VENETO

ULSS2 - Ospedale Oderzo ULSS2 - Ospedale Conegliano ULSS2 - Ospedale Vittorio Veneto ULSS2 - Ospedale Castelfranco ULSS2 - Ospedale Montebelluna Ospedale S. Camillo - Treviso ULSS3 - Ospedale Mestre ULSS3 - Ospedale Venezia ULSS3 - Ospedale Mirano ULSS3 - Ospedale Dolo Ospedale Villa Salus - Mestre ULSS4 - Ospedale Jesolo ULSS5 - Ospedale Rovigo ULSS5 - Ospedale Trecenta ULSS6 - Ospedale Schiavonia

Pazienti in area non critica

116 86 40 43 6 12 12 111 19 18 102 23 29 40 49 12 1 87 27 55 24 5 122

ULSS6 - Ospedale Cittadella

9 Ospedale Villa Maria - Padova 3 Ospedale Villa Maria Odc - Padova 1 ULSS7 - Ospedale Santorso 68 ULSS7 - Ospedale Bassano 27 ULSS7 - Ospedale Asiago 22 ULSS8 - Ospedale Vicenza 71 ULSS8 - Ospedale Noventa Vicentina 21 ULSS8 - Ospedale Valdagno 13 ULSS9 - Ospedale Legnago 65 ULSS9 - Ospedale San Bonifacio 20 ULSS9 - Ospedale Villafranca 118 Ospedale Marzana 19 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria - Negrar 77 Ospedale P. Pederzoli - Peschiera 44

Pazienti in terapia intensiva

32 24 34 9

25 5 9 6 7 16 7 11 15 14

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9 26 6

ULSS6 - Ospedale Camposampiero

Tot. Regione Veneto so. Vedremo dove, in ospedale sarebbe il posto meno indicato. È anche vero che molte case di riposo molto diligentemente hanno fatto aree Covid per gli ospiti, invece in alcune c’è ancora commistione tra contagiati e negativi». A ringraziare la Regione per

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1617

mo facendo una valutazione sui mercati», ha detto Zaia, salvo precisare che non saranno chiusi ma eventualmente regolamentati. «Io spero che il cambio di direzione ci possa essere la prossima settimana - ha ripetuto il presidente del Veneto - Se si rispetta l’ordinanza, infatti, se non andiamo in piazza a fare comarò, possiamo considerare la prossima settimana come quella cruciale e i nostri modelli matematici ci dicono che il sacrificio fatto finora è servito. Io spero per domenica prossima di poter dire che stiamo cambiando direzione, anche se con 2 mila persone in ospedale e quasi 400 morti (poi diventati in serata 402, ndr) non si può sorridere e per questo bisogna continuare con le restrizioni». Il picco, se verranno rispettate le previsioni, è atteso «entro il 15 aprile e poi spero per fine maggio, inizio giugno tutto finisca e si torni alla normalità». A preoccupare è sempre il focolaio di Verona, ormai a 1933 positivi contro i 2064 di Padova (escluso i domiciliati di Vo’), dove ieri ci sono stati 11 morti, quasi la metà del totale veneto, tanto che Zaia ha deciso di mandare sul posto il responsabile del 118 regionale Paolo Rosi: «L’ho mandato lì per portare la sua esperienza, come in guerra quando i soldati, i generali, i colonnelli vengono spostati in base al nemico». Quanto ai dati, i decessi in Veneto sono 402, 24 in una sola giornata, praticamente un morto ogni ora. I ricoverati in rianimazione sono 360 (+11), le persone in isolamento domiciliare più di 20mila. In Friuli Venezia Giulia ieri 11 morti, per un totale di 98. Alda Vanzan

15 8 27

8 6 20 10 11

360

LA RASSICURAZIONE DOPO CHE GESTORI E FAMILIARI SI ERANO SENTITI ABBANDONATI: NUOVE CONSEGNE DI TEST E MASCHERINE

l’intervento nelle Ipab è stato Vittorio Zanette, presidente del Comitato familiari della casa di riposo Fenzi di Conegliano: «Bene l’intervento con i tamponi». Intanto nella casa di riposo di Merlara, dove ci sono stati 21 morti, oggi arriveranno i sanitari dell’Esercito.

I GESTORI

Ieri hanno preso posizione Uneba Veneto, Uripa, Confcooperative Federsolidarietà, Lega Coop e Anffas: «Le nostre case di riposo - recita una nota congiunta - sono la casa di nonni e genitori di decine di migliaia di veneti. Donne e uomini che hanno costruito il Veneto di oggi. La difesa della loro vita e la protezione della loro fragilità sono un dovere morale di tutti. Alla Regione Veneto chiediamo di essere un alleato che condivide con noi l’impegno a favore dei più fragili, non un regolatore che nel momento dell’emergenza fa un passo indietro». Duplice l’appello: per le mascherine («Devono essere per tutti») e sul reclutamento del personale: «Governatore Zaia, non scenda dalla nave dei più fragili! E in ogni caso, noi non molleremo mai!». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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LUNEDÌ 30 MARZO 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

L’allarme globale: la sanità nel Padovano dura presa di posizione dopo il covid hospital a schiavonia

il caso

L’ultimatum dei sindaci della Bassa «La Regione ci dia un ospedale»

La prima cittadina di Monselice non firma

In 37 firmano la lettera: «Capiamo l’emergenza coronavirus, ma bisogna riaprire l’ex nosocomio»

no sottoscritto la lettera: Agna, Anguillara Veneta, Arquà Petrarca, Arre, Bagnoli di Sopra, Barbona, Battaglia Terme, Baone, Borgo Veneto, Candiana, Cartura, Casale di Scodosia, Castelbaldo, Cinto Euganeo, Conselve, Due Carrare, Este, Galzignano Terme, Granze, Lozzo Atestino, Ospedaletto Euganeo, Masi, Megliadino San Vitale, Merlara, Montagnana, Pernumia, Piacenza d’Adige, Ponso, San Pietro Viminario, Sant’Elena, Sant’Urbano, Solesino, Stanghella, Tribano, Urbana, Vighizzolo d’Este, Villa Estense. —

Per l’ennesima volta, una lettera inviata alla Regione evidenzia una spaccatura tra alcuni sindaci del territorio. Spiccano, chiaramente, le mancate firme di tre amministrazione vicine alla Lega: Monselice, Pozzonovo e Carceri. La lettera sottoscritta nelle ultime ore non trova la firma, tra gli altri, di Giorgia Bedin, sindaco di Monselice. Che, tra le varie cose, è anche presidente del distretto sanitario della Bassa. Il mancato appoggio del massimo rappresentante locale all’interno dell’Usl 6 è dunque evidente. «La sindaca di Monselice come presidente del distretto a firma propria e dei componenti dell’esecutivo ha già mandato a nome di tutti i sindaci ben due richieste sostanzialmente identiche a questa, allegando, tra l’altro, nella seconda una raccolta firme di più di 80 medici e pediatri del territorio» motiva la Bedin. «Tuttavia qui si tratta di politica ma in un senso diverso da quello che voi intendete: siccome la lettera precedente non era firmata da tutti i sindaci – come ho spiegato prima – ma solo da coloro che li rappresentano nel comitato, qualche collega non essendo in grado di spiegare la mancanza della propria firma in quei due documenti inviati alla Regione, ha, per ragioni politiche, voluto farne una terza. Che, ripeto, ha i medesimi contenuti delle precedenti». Per la Bedin l’ennesimo sollecito è un doppione e quello che si poteva fare è già stato compiuto: «Ho fatto la mia parte e continuo a farla affinché si possa raggiungere l’obiettivo di riavere un punto di riferimento sanitario per la Bassa». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

N.C.

Nicola Cesaro / MONSELICE

«La Regione ci dia un ospedale per le nostre comunità». Comincia così l’ennesima lettera indirizzata dai sindaci della Bassa padovana alla giunta regionale di Luca Zaia. Denunciano un’ampia area della provincia completamente “scoperta” e lasciano presagire possibili pesanti responsabilità sul fronte della copertura sanitaria della Bassa. Che, ad oggi, non ha un ospedale di riferimento e deve rivolgersi alle strutture di Piove di Sacco, Camposampiero e Cittadella. A sottoscrivere la lettera sono ben 37 sindaci – fanno eccezione numerosi amministratori a trazione leghista come Monselice, Pozzonovo e Carceri – che da dieci giorni attendevano una risposta ufficiale da Zaia. «Prendiamo atto dell’emergenza Covid-19 e della prioritaria necessità di salvare vite umane» spiegano i sindaci della Bassa, che tuttavia denunciano «La scelta di destinare l’ospedale di Schiavonia al coronavirus si sta ripercuotendo pesantemente su un bacino d’utenza di 180. 000 persone e su un’area che ha già visto la chiusura di ben tre ospedali e che in questo momento si trova privata dell’unico nosocomio di riferimento». Nel chiedere garanzie sul pieno ripristino dell’ospedale di Schiavonia a fine emergenza, i sindaci guardano alle priorità attuali: «Si deve procedere con assoluta urgenza almeno con l’apertura dell’ex ospedale di Monselice come possibile alternativa destinata alle patologie preminenti della nostra area, in modo che una parte consistente della popolazio-

Il nuovo reparto all’ospedale di Schiavonia riservato ai malati di coronavirus

«Non possono essere discriminati 180 mila abitanti, Zaia deve intervenire» ne della provincia di Padova, circa 180. 000 utenti, non sia ulteriormente discriminata nelle cure e nella copertura sanitaria. Non possiamo non rappresentare con questa richiesta i nostri concittadini che si sentono abbandonati e discriminati». D’altra parte il confronto con altre zone della provincia è impietoso: «In altri par-

ti del territorio padovano insistono attivi più ospedali ravvicinati tra loro (Camposampiero, Cittadella, Padova), mentre attualmente la nostra area rimane completamente scoperta, tenendo conto che il territorio dell’ex Usl 17 risulta demograficamente il più anziano». E ancora: «Evidenziamo inoltre, a sostegno delle richieste, che il nostro è il territorio con l’infrastruttura viaria peggiore rispetto al resto del territorio provinciale e questo rende difficoltosi gli spostamenti anche di 80-100 km verso altre strutture, soprattutto in caso di

emergenza, creando grande disagio e notevoli rischi per l’impossibile immediatezza degli interventi». Insistono inoltre i sindaci: «Nel caso le nostre richieste non siano prese celermente in considerazione, riteniamo che possano essere individuate delle gravi responsabilità delle autorità destinatarie delle nostre istanze per eventuali eventi in danno alla salute dei componenti delle nostre comunità, derivanti dalla mancanza di presidi ospedalieri in grado di assicurare tempestività ed adeguatezza delle cure nell’area ex Usl 17». Questi i Comuni che han-

tire loro uguali diritti e possibilmente le stesse opportunità». La soluzione, per la Cisl, è l’ex ospedale di Monselice: «Auspichiamo vivamente che la struttura di Monselice possa servire a dare una boccata d'ossigeno e a risolvere la grave situazione di emergenza sanitaria in cui i cittadini del territorio della Bassa padovana si sono ritrovati, ridando loro un presidio e un aiuto per le emergenze sanitarie di diversa natura, che purtroppo, contemporaneamente al coronavirus, stanno continuando ad affliggere le persone, e lasciando all'ospedale di Schiavonia il trattamento di tutti i casi Covid-19». —

l’appello della cisl

«Monselice sia struttura temporanea di riferimento» MONSELICE

L’ospedale di Monselice come struttura di riferimento temporanea per la sanità della Bassa padovana. La richiesta è ribadita dall’Unione sindacale territoriale (Ust) della Cisl di Padova e Rovigo. Lo spiega la segretaria territoriale Stefania Botton: «Già da diversi giorni i nostri operatori ricevono continue segnalazioni da parte di cittadini del-

la Bassa padovana per il disagio che stanno vivendo a causa dell’indisponibilità di strutture ospedaliere. Un disagio che non riscontra, in questi termini, in altre aree del territorio provinciale». Continuano dal sindacato: «Siamo consapevoli che il momento è delicato e difficile. Comprendiamo l’esigenza di dare priorità alla lotta al coronavirus e troviamo giusto che in quest’ottica siano

state individuate strutture dedicate per evitare ulteriori contagi alla cittadinanza e impedire così che proprio gli ospedali diventino luoghi di contagio. Però, come organizzazione sindacale, non possiamo ignorare che queste scelte stanno creando delle situazioni di discriminazione tra cittadini di diversi territori. Quella citata è solo una delle tante. Dobbiamo pensare a tutti i cittadini per garan-

MONSELICE

L’ex ospedale di Monselice è stato rimesso a posto

Copia di promopress

N.C.


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LUNEDÌ 30 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

L’allarme globale: la situazione in Veneto

Troppa gente davanti alle bancarelle «State a casa o chiudo pure i mercati» Il presidente della giunta regionale annuncia un giro di vite contro chi passeggia in campagna e nelle città per fare la spesa di una vacanza in Sardegna, Grecia o Maldive. Quanta voglia di normalità c’è sospesa nell’aria. Ma non si può, anche se il Veneto ha 4-5 giorni di vantaggio sulla curva dei contagi. Qui il Covid 19 è stato ingabbiato meglio che in Lombardia e nella Padania, mentre il Sud è miracolato ma cova la rivolta.

Albino Salmaso / VENEZIA

29 marzo, quinta domenica di Quaresima: le chiese sono deserte, le messe si celebrano sul web e Luca Zaia intona la sua predica ai veneti, che sabato si sono concessi lunghe passeggiate in campagna e nelle piazze delle città. Il messaggio è chiaro: se non state tutti a casa chiuderò anche i mercati rionali di frutta, verdura e pesce. La sua ordinanza che impone le passeggiate nel perimetro di 200 metri da casa e la chiusura dei supermercati alla domenica resta in vigore fino al 3 aprile, ma tra qualche giorno sarà rivista con nuovi divieti, fino a quando la curva dei contagi non sarà azzerata.

IL BOOM DI SEGNALAZIONI

«Mi dispiace dirlo, ho ricevuto un sacco di segnalazioni dai cittadini, con foto e video che documentano troppe persone a passeggio. Le autostrade sono deserte, non gira più nessuno, solo qualche camion per i rifornimenti alimentari. Chi lavora per arare le campagne in vista

LA “PREDICA” DEL GOVERNATORE

L’umore è buono, ma il tono preoccupato, da Doge che rimprovera senza anatemi il suo “popolo” che nel week end si è lasciato prendere dalla foga per la passeggiata, sedotto dal profumo di primavera, con gli alberi in fiore, l’aria leggera senza Pm10 che invita all’esuberanza fisica. Invece no. Non si può. Bisogna stare a casa. Eppure c’è chi lavora fino a venerdì, domenica i negozi sono chiusi e quindi la frutta e la verdura di stagione la può comprare solo al sabato. Ma la ressa è vietata, il droplet sociale non va mai infranto, pena il caos sanitario.

Il mercato di Piazza delle Erbe sabato mattina a Padova: tutti a fare la spesa di fruta verdura

Il ministro Federico D’Incà ha incontrato i partiti d’opposizione Decisivo il suo ruolo di mediatore per approvare il decreto Cura Italia

«Arrivano altri 5 miliardi ai sindaci pronti gli aiuti alle famiglie povere» IL GOVERNO

I

l premier Conte ha affidato al ministro Federico D’Incà il compito di raccogliere le proposte dei partiti d’opposizione in vista del voto in Parlamento del decreto Cura Italia. Un segnale che con ferma l’assoluta stima tra

E mentre all’ombra dell’Arena infuria la polemica tra l’assessore alle Infrastrutture Elisa De Berti e la deputata Pd Alessia Rotta, Zaia rinforza le terapie intensive e la squadra con l’innesto di Paolo Rosi. Si tratta del coordinatore veneto del 118 che collabora anche con il Cuamm di don Dante Carraro in Africa. Verona è la linea Maginot del Veneto, che tra una settimana può rialzare la testa se si evitano le passeggiate al sole. Oggi verranno presentati i team di medici e infermieri per curare i pazienti a domicilio con il mix di farmaci autorizzati dall’Aifa di Domenico Mantoan e l’analisi di sposta sulle case di riposo. Un quadro drammatico. CASE DI RIPOSO, EVITARE LA STRAGE

Si entra nella settimana cruciale, all’orizzonte una nuova ordinanza fino a metà aprile

IL BOLLETTINO DI GUERRA

Alle 12,30 scatta la lettura del bollettino di guerra: 392 morti. Certo, avevano anche altre patologie ma senza il coronavirus sarebbero vissuti più a lungo. I dimessi sono 715 e sono nati 59 bambini. Niente confetti e battesimi, i riti di comunità sono sospesi fino a maggio, poi arriverà il tempo degli abbracci e della gioia, con il tran tran quotidiano rivalutato più

IL FRONTE VERONA

il leader del governo e il ministro che ha la delega dei rapporti con il Parlamento. Ieri D’Incà ha commentato lo stanziamento di 4.3 miliardi di euro per i Comuni. «Si tratta di un anticipo al Fondo di solidarietà comunale, che darà ossigeno agli enti, a cui si aggiungono 400 milioni di euro attraverso un’ ordinanza

della Protezione Civile che serviranno all'erogazione immediata tramite i servizi sociali per beni di prima necessità. Saranno quindi distribuiti buoni spesa e generi alimentari alle persone più bisognose. La decisione - prosegue D'Incà - è stata adottata in accordo con l'Anci, Associazione nazionale Comuni Italiani. I

fondi saranno distribuiti in base alla dimensione geografica degli enti e alla popolazione. Fin da subito questo Governo si è posto l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno e questa nuova azione dimostra ancora una volta la volontà di aiutare chi è in maggiore difficoltà. Tutti stanno facendo grandi sacrifici ma è indispensabile dare priorità alla salute dei cittadini: prima interromperemo la catena dei contagi, prima ci sarà una ripresa delle attività e delle nostre abitudini - conclude il ministro per i rapporti con il Parlamento. La vera sfida da vincere si chiama intesa con le opposizioni, con la Lega di Salvini, Forza Italia e FdI, con Brunetta che ha calato il suo asso: servono 100 miliardi da spende-

della semina, mi ha inviato le foto con un sacco di gente con la tuta tra gli alberi in fiore. Per non parlare di Padova, di piazza delle Erbe presa d’assalto sabato mattina. Non va bene. Sto valutando seriamente di chiudere tutti i mercati rionali nei paesi e città per evitare assembramenti. La gente non ha ancora capito di cosa si parla: con il contagio si mette a repentaglio la vita degli altri. Non ci possiamo permettere la paralisi degli ospedali. Bisogna portare un’altra settimana di pazienza e poi domenica prossima spero di poter annunciare che il virus sta cambiando direzione, che la curva dei contagi in ritardo di cinque giorni si è fermata», dice il presidente. Il quadro che emerge assegna il codice rosso a Verona che paga lo scotto della vicinanza con Brescia.

IL MINISTRO FEDERICO D’INCÀ CHE HA LA DELEGA DEI RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

«Il dialogo con Lega Forza Italia e FdI è stato costruttivo Parte la verifica sugli emendamenti depositati in aula»

«Abbiamo consegnato i tamponi e continueremo nei prossimi giorni. Dobbiamo evitare una strage, oggi presenterò lo screening nelle case di riposo con un’ assistenza specifica medico-sanitaria e lo spostamento di alcuni pazienti dalle strutture più a rischio». L’APPELLO ALL’EUROPA

L’ultimo appello riguarda lo scenario europeo: «Certo, gli ultimi 5 miliardi del governo Conte sono meglio di niente ma non bastano. Tutti noi vorremmo un vero e proprio Piano Marshall come ha fatto la Germania con 550 miliardi di finanziamenti alle imprese, ma soprattutto un quadro preciso, ed è quello che chiedono le imprese grandi e piccole. Oggi è scandalosa l’assenza dell’ Europa: dov’è? Il mio invito al governo è di farsi sentire in Europa, di battere i pugni e se necessario spaccare tutto». La pensa così anche Toni Da Re, eurodeputato, che propone un referendum per l’addio a Bruxelles. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

re subito, sul modello della Germania. «Ho apprezzato il clima costruttivo. Abbiamo iniziato a lavorare sulle richieste avanzate dai partiti di minoranza in merito alle modifiche da accogliere nel decreto CuraItalia. E anche sulle misure da inserire nel decreto di aprile, già annunciato dal Presidente del Consiglio, che destinerà nuove risorse per la tenuta del tessuto produttivo del nostro Paese e supportare lavoratori e famiglie. Faremo una valutazione più dettagliata quando saranno pervenuti tutti gli emendamenti sul CuraItalia e saranno avanzate tutte le proposte per il decreto di aprile», che dovrà essere approvato in Parlamento, conclude D’Incà. — ©PRONTI RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Lunedì 30 Marzo 2020 www.gazzettino.it

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L’epidemia in provincia

2.200

dato in di v

2.000

Soggetti in isolamento domiciliare

1.800

1.600

Provincia di Padova 1.464 1.371

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1.277 1.155

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Fonte: Dati estrapolati da report Azienda Zero e portale "Covid19 Ita", progetto del Dipartimento di Scienze cardiotoracovascolari e di sanità pubblica dell'Università di Padova

Coronavirus, il bilancio IL RAPPORTO PADOVA Sei persone hanno perso la battaglia contro il Coronavirus, ieri, in provincia di Padova. All’ospedale di Schiavonia sono deceduti due ospiti della casa di riposo di Monselice. Si tratta di Antonio Ferrato, 78 anni, di Monselice e di Enzo Zampieri, 72 anni, di Bagnoli. Nel centro servizi per anziani “Piero e Santa Scarmignan” di Merlara è morto un altro anziano, Vittorio Foscarin, 83 anni, di Castelbaldo. Al nosocomio di Camposampiero non ce l’hanno fatta due donne, Silvana Sette, 80enne di Sant’Urbano e Elena Lazzarini, 105 anni, di Vigonza. A poche ore di distanza è deceduta all’ospedale di Padova un’altra persona. I padovani che hanno perso la vita a causa del Covid-19 finora sono stati 73.

IL RALLENTAMENTO Rallenta la corsa del virus in provincia, nelle scorse 24 ore sono stati registrati 83 nuovi casi. Il report precedente, invece, mostrava una crescita di 147 positivi. Nonostante questo, Padova continua ad essere la prima provincia veneta per numero di positivi mostrando 2.149 casi confermati in totale. La fotografia arriva dai bollettini emessi da Azienda Zero. Torna a stabilizzarsi l’incidenza del virus nel cluster di Vo’, dove i positivi rimangono 85. Nel resto del capoluogo si registrano 2.064 casi. In tutta la Regione Veneto il numero di positivi è 8.509. In Azienda ospedaliera i ricoverati in reparto sono 116, uno in meno. In Rianimazione i soggetti gravi sono 32, due in più rispetto l’altra sera. Sempre in Azienda ospedaliera salgono a 118 i dimessi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, si tratta di 6 persone in più. I decessi sono diciannove (+1). Spostando l’attenzione all’ospedale di Schiavonia, centro Covid-19, ci sono 122 ricoveri in reparto, cinque in più rispetto l’altra sera. Salgono i pazienti gravi in terapia intensiva, in totale sono 26 (+2) e i decessi arrivano a 32. I dimessi nella Bassa sono 67, due in più. All’ospedale di Cittadella, stabili

Virus: altri 6 morti, ma meno contagi Il bilancio totale delle vittime sale a 73: nelle ultime ventiquattro ore si sono registrati ottantatrè nuovi casi contro i 174 del giorno precedente i sei positivi in Terapia intensiva. Al nosocomio di Camposampiero nove i pazienti in reparto (+1). Il numero dei soggetti in isolamento domiciliare in provincia di Padova sale a 3.532, ovvero 262 persone in più. L’epidemia di Coronavirus ormai si è diffusa a tappeto su tutta la provincia. Dei 102 comuni, solo tre non mostrano casi positivi e sono i piccoli paesi di Masi, Polverara e Ponso. É ciò che emerge dall’ultima mappa dei contagi per provincia emessa dalla Regione. Primo in classifica è il Comune di Padova con 437 casi su circa 210 mila abitanti. Segue Monselice con 160 positivi al Coronavirus, di cui almeno un centinaio sono riconducibili alla catena di contagio scattata al Centro Servizi Anziani. Nella struttura di via Garibaldi risultano 73 ospiti positivi al tampone e 9 sono ricoverati in ospedale. Stessa sorte anche per 19 operatori, anche loro in isolamento. Sul terzo

gradino c’è Vo’ con 85 residenti, il primo paese in cui si è acceso il focolaio padovano dell’epidemia. Dal 13 al 20 marzo, quindi per sette giorni di seguito, l’incidenza del virus a Vo’ è rimasta stabile a 83. Poi all’improvviso è comparso un nuovo caso e ad oggi il numero di residenti positivi è salito a 85. Altra area calda è il comune di Merlara, teatro del dramma nella casa di riposo “Pietro e Santa Scarmignan”. A Merlara il report segna 78 casi confermati. I 73 ospiti della casa di riposo sono stati letteralmente decimati, finora sono deceduti ventuno anziani nel giro di quindici giorni. Quarto in classifica è il comune di Galzignano con 58 cittadini in quarantena: anche in questo caso influisce la situazione al centro servizi per anziani. Sono infatti due i deceduti fra le persone accolte alla Residenza al Parco di via Cingolina. Sono stati isolati 42 ospiti e sono risultati positivi 6 dipendenti della struttura. Elisa Fais

LA MAPPA: IL SECONDO COMUNE PIÚ COLPITO DOPO PADOVA È MONSELICE CON 160 IN ISOLAMENTO

LA PANDEMIA NON HA COLPITO SOLO TRE PAESI PADOVANI: MASI, PONSO E POLVERARA

LA STATISTICA

CONTAGIO Oltre quota duemila il numero dei cittadini positivi in provincia

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PRIMO PIANO

LUNEDÌ 30 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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L’allarme globale: la situazione in Veneto il ministro a verona

PRODOTTO Apparecchio di monitoraggio Caschi cpap Caschi niv (non invasivi) Centraline Flussimetri Pompa peristaltica Pompe siringa Pompe per infusione fluidi Sistemi aspirazione circuito chiuso Umidificatore Apparecchi di ventilazione invasiva Apparecchi di ventilazione non invasiva Guanti Tute protettive Occhiali protettivi Mascherine chirurgiche Mascherine ffp2 Mascherine ffp3

RICHIESTO PROTEZIONE CIVILE 160 500 200 10 280 200 800 600 2.000 200 200 400 1.000.000 100.000 /GIORNO 10.000 /GIORNO 550.000 /GIORNO 200.000 / GIORNO 200.000 / GIORNO

CONSEGNATO al 25-3 115 57 10 294.500 TOT. ARRIV. 771 TOT. ARRIV. 7.700 TOT. ARRIV. 682.670 TOT.ARRIV. 152.040 TOT. ARRIV. 3.210

CROMASIA A

LA SCHEDA

Materiale richiesto dal Veneto alla Protezione Civile con situazione arrivi al 25 marzo 2020 e previsione fino al 31-3 PREVISIONE ARRIVI DAL 25 AL 31-3 123 -

Zaia a Boccia: «Il governo non dà materiale al Veneto» La protezione civile di Borrelli ha consegnato solo 3210 mascherine P3 chirurgiche Tamponi a quota 90 mila, c’è crisi per i reagenti. In arrivo 700 mila kit rapidi dalla Cina Albino Salmaso / VENEZIA

Se c’è un ministro di cui Luca Zaia ha stima, questo si chiama Francesco Boccia. Ma il solido feeling costruito nella lunga trattativa sull’autonomia ieri si è incrinato per qualche minuto quando il governatore ha messo sul tavolo un foglietto, con le richieste di materiale che il Veneto ha presentato alla Protezione civile di Angelo Borrelli. Inutile dire che sono arrivate le briciole. Tutto è nato dalla risposta che Boccia ha dato a De Luca e a Fontana, i due governatori di Campania e Lombardia ipercritici con il governo per i ritardi sulle forniture del materiale di protezione, caschi e ventilatori polmonari. Senza l’aiuto dello Stato, le regioni non avrebbero ottenuto nulla, perché sul mercato internazionale

si è aperta una guerra spietata per le mascherine, i guanti, le tute protettive e gli strumenti salvavita per i pazienti, ha detto il ministro. Tirato per la giacca, Zaia ha spiegato il suo punto di vista, senza i tonici comici di De Luca e quelli esasperati di Fontana. «Mi sento imbarazzato, conosco Boccia e spero sia uno scivolone. Tanto per fare un esempio noi abbiamo bisogno ogni giorno di 300 mila mascherine ffp3, ce ne sono state assegnate soltanto 3310. Per le ffp2 ce ne servono 300 mila al giorno e ce ne hanno consegnate 152 mila. Per le mascherine chirurgiche abbiamo bisogno di 550 mila pezzi al giorno ce ne hanno date 682». Basta per spiegare l’emergenza che ha messo in ginocchio l’Italia? In Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti hanno

problemi analoghi, ma i toni sono più distesi. «Sia chiaro che il sottoscritto non ha fatto polemica e non la fa, ma questi dati li voglio diffondere perché so che qualcuno avrebbe sollevato il tema. Sto pensando a tutti i familiari che hanno a casa una persona malata o peggio ancora quelli che piangono i morti: sentirsi dire che, se non ci fosse stato lo Stato, saremmo tutti a carponi, decisamente no. La Regione Veneto sta comprando mascherine, sta facendo quello che deve fare» ha assicurato Zaia. «Noi alle polemiche rispondiamo con i numeri e con i fatti. Abbiamo 700 mila kit di test rapidi in arrivo: bene, aspettiamo dal governo di sapere quanti ne ha in arrivo». Zero. Ovviamente. Perché l’ordine del Veneto è partito prima della pandemia. Per

l’appello alle parti sociali

«Un bazooka contrattuale per far ripartire l’economia» Gianfranco Refosco (Cisl) fa suo l’invito di Achille Variati affinché il Veneto guidi la ripresa «Serve un piano tra parti sociali per assunzioni e detassazioni» VENEZIA

Come quello della Bce per l’acquisto di 750 miliardi di euro in titoli pubblici e privati, anche per far ripartire il Veneto servirà il “bazooka”:

«contrattuale». Sotto forma di accordi aziendali per aumentare la potenza di fuoco della produzione, assunzioni, turnistica e straordinari. Usa questa formula Gianfranco Refosco, segretario generale Cisl Veneto, per abbracciare l’appello di Achille Variati, sottosegretario agli Interni, che ha lanciato l’idea di «un’alleanza tra sindacati, imprese e politica per fare del Veneto il pionie-

re della ripartenza economica del Paese» ad emergenza conclusa. Un patto tra parti sociali, che ora la Cisl fa suo. «Questi giorni che ci separano dalla ripresa delle attività produttive (non appena ci saranno le condizioni sanitarie e di sicurezza per ripartire) devono vederci tutti impegnati in contemporanea su due fronti: curare i danni dell’emergenza usan-

LUCA ZAIA, GOVERNATORE DEL VENETO DURANTE LA CONFERENZA STAMPA A VENEZIA

«Non faccio polemica e penso sia stata una brutta scivolata Da oggi si parte con i farmaci a domicilio» do le risorse del Governo ed evitando allarmi controproducenti, e predisporre gli strumenti per la ricostruzione». Evocando il periodo del secondo dopoguerra, per il rappresentante Cisl la ricostruzione non dipenderà solo dalle risorse messe in campo da Governo e Unione Europea: un ruolo importante spetterà anche alle parti sociali alle , aziende del territorio e ai lavoratori. Ed eccolo, allora, il bazooka pensato da Refosco: uno strumento contrattuale che permetta di recuperare nel minor tempo possibile produttività, mercati e redditi persi durante il lockdown. Come? «Il governo dovrebbe accompagnare questi

«Nessuno ce la fa da solo Grazie anche agli albanesi» VERONA

Francesco Boccia a Verona

mettere fine alla polemica, il ministro Francesco Boccia fa sapere che da oggi, d’accordo con il commissario Arcuri, tutti i materiali in corso di distribuzione alle Regioni saranno messi in rete suddivisi per tipologia e per quantità in modo da rendere trasparente al massimo il modello distributivo dello Stato. «Dall’inizio dell’emergenza Covid-19 abbiamo rafforzato gli acquisti, utilizzando anche i mezzi di trasporto delle forze armate grazie alla disponibilità garantita dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini», dice Boccia. Insomma è già tornato il sereno? Pare sì. Il fronte vero della prevenzione riguarda i tamponi: soni 90.100 mila, raddoppiati nel giro di una settimana . Ora se ne possono fare 11 mila al giorno, ma la vera incognita si chiama reagenti biologici e chimici. «Abbiamo le macchine ma chi ce le ha fornite non ha più reattivi», spiega Zaia. E quindi? C’è il piano B. Il Veneto ha comprato dalla Cina 700 mila test istantanei: pare che dopo 4-5 giorni di sintomi il test rapido al Coronavirus dia una risposta valida. «Poi da oggi siamo pronto i somministrare la clorichina a domicilio» per ridurre i ricoveri e i contagi in ospedale. —

Francesco Boccia non cambia idea: «Dire che in questa fase di emergenza Covid-19 nessuno ce la fa da solo non è una critica alle Regioni ma è semplice realismo. Lo ribadisco, nessuno ce la fa da solo. Nemmeno noi. Siamo a Verona con gli operatori sanitari albanesi che da stasera saranno in corsia a Brescia. E gli diciamo grazie. Con le Regioni lavoriamo gomito a gomito e se siamo qui anche oggi è per aiutare chi ne ha più bisogno». Il ministro per gli Affari regionali è all’aeroporto di Verona per accompagnare i medici e infermieri albanesi diretti agli ospedali di Brescia, dove ha trovato ad attenderlo il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. «Volevo dirvi un doppio grazie da parte del Governo, perché il gesto del presidente Rama lo abbiamo molto apprezzato. Ieri con il Ministro Di Maio ci siamo raccordati per questo vostro arrivo qui. Io ero uno di quelli che l'8 agosto del 1991 era a Bari, perché sono nato e cresciuto lì e so cosa rappresenti per il vostro Paese il legame con l'Italia. Quindi davvero quando ho saputo che sareste arrivati la gratitudine e la commozione è stata doppia. Grazie per questo gesto di fratellanza, siete un Paese che ha l'Italia sulla pelle. Noi pugliesi diciamo che siete la ventunesima regione italiana, spero vi faccia piacere nel rispetto della Repubblica albanese che a noi è molto cara. Grazie ancora e ogni volta in cui ci sarà bisogno, l'Italia ci sarà. Grazie. E grazie anche al Presidente Fontana e alla regione Lombardia per essere qui». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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sforzi», spiega Refosco, «adattando allo scopo la detassazione dei premi di risultato, detassando lo straordinario, agevolando le nuove assunzioni». Ad emergenza conclusa, per la Cisl i primi segnali graduali di riapertura dovranno riguardare quelle azien-

ni della Cisl c’è un piano straordinario per garantire personale al settore agricolo i cui raccolti sono a rischio a causa della carenza di manodopera. E ancora, la costruzione di una piattaforma regionale per salvaguardare le entrate dal settore turistico e a un accordo per potenziare il settore socio-sanitario. «Insomma, sono molte le cose che in Veneto nelle aziende e nei territori, possiamo fare insieme», l’appello finale di Refosco, «e anche da presentare alla politica nazionale. Ognuno deve mettere del proprio e fare, con responsabilità, la sua parte». —

Domenico Arcuri, commissario

«Bisognerà garantire personale agricolo e potenziare il settore socio-sanitario» de che saranno in grado di garantire le massime condizioni di sicurezza anti Covid-19. A seguire, nelle intenzio-

EUGENIO PENDOLINI © RIPRODUZIONE RISERVATA


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