Rassegna stampa del 23 gennaio 2020

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XIII

Riviera

RITARDI Il problema legato alla carenza di personale al distretto di Camponogara Genitori e insegnanti protestano da mesi, ora sembra arrivi una nuova specialista

del Brenta

Giovedì 23 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

«Bimbi disabili, visite bloccate» Un padre denuncia: «Da due anni su mia figlia ` «Ne ho chiesta una a novembre, con impegnativa: non vengono eseguite le valutazioni previste» il Servizio non mi sa dire quando potrà essere fatta» `

MIRA Bambina disabile di Mira aspetta dallo scorso novembre una visita dal neuropsichiatra del servizio dell’età evolutiva del distretto di Camponogara. «E’ da novembre del 2017 che non viene eseguito su mia figlia un “follow up” (valutazione della situazione, ndr) dagli specialisti – riferisce il padre – In questi giorni, dopo un rimpallo di responsabilità tra Camponogara e Mirano, non sono riusciti a dirmi se, e quanto, devo ancora aspettare per la visita specialistica chiesta a novembre 2019 con apposita impegnativa». Ancora problemi al distretto di Camponogara per quanto riguarda il servizio dell’età evolutiva. Dopo le proteste dei genitori di Mira, nel giugno 2019, e la lettera-petizione inviata dalla presidente del Consiglio d’istituto al presidente della Regione Luca Zaia, a novembre, per chiedere maggior personale, si lamentano ancora ritardi nelle visite e nelle valutazioni per i bambini diversamente abili o con difficoltà di apprendimento. A farne le spese questa volta è Giulia (nome di fantasia), 9 anni, che frequenta la classe quarta in una primaria di Mira. Per aiutarla nelle difficoltà e per favorire l’integrazione nella classe è seguita da una figura di sostegno. «Dal 2012 è sempre stata seguita dal servizio Età evolutiva del distretto di Camponogara – racconta il padre – attraverso i “follow up” degli specialisti e gli incontri periodici con i docenti. Dal 2017 è calato il silenzio. A causa di alcuni pensionamenti e della prolungata assenza di una specialista, il servizio risulta “inaccessibile”. Sembra che, su disposizione dell’Ulss, le verifiche tra specialisti e scuola siano state limitate ad un solo incontro nel primo anno di ogni ciclo scolastico».

DISAGI E INTERROGATIVI I genitori della bambina, dopo due anni, hanno chiesto al servizio di Camponogara una visita dal neuropsichiatra, anche per verificare il percorso di crescita,

DOLO I “LIMERICKS” DI EDWARD LEAR Nuovo incontro, oggi, giovedì, al cenacolo La Pentola dei Nodi, nella sede provvisoria dell’albergo ‘Alla Campana’ di via Mazzini. Nella prima parte, dalle 16.30 alle 17.30, si terrà un laboratorio di analisi del testo dedicato al sonetto; nella seconda parte, Virginio Gracci che parlerà di Edward Lear (1812-1888), poeta e pittore, ritenuto tra i migliori acquerellisti inglesi dell’800: tuttavia la sua fama è legata soprattutto ai suoi epigrammi “nonsense” o “Limericks”. (L.Per.)

DOLO LE FOTO E I SEGRETI DI MARCO TORTATO Il fotografo Marco Tortato, oggi, giovedì, alle 21, a Sambruson, sarà l’ospite d’onore di un incontro organizzato dal circolo fotografico L’Obiettivo. Tortato presenterà il suo libro ‘Oltre le Regole’. Allievo del celebre fotografo pubblicitario belga-americano Harry De Zitter, Tortato collabora con Mondadori Portfolio, l’agenzia fotografica e documentale della casa editrice e con Treccani ed è autore di copertine di album musicali e di libri; ha all’attivo numerose mostre collettive e personali; da anni lavora a un progetto sulla sua città natale, dal titolo #VeneziaSopravvive (L.Per.)

IL CASO Il Distretto sanitario di Camponogara; in alto, un bambino disabile a scuola.

ma sono stati indirizzati a Mirano. «I primi di novembre vengo contattato – racconta il padre di Giulia - e mi chiedono di presentare un’impegnativa per una visita neuropsichiatrica, primo accesso, a Camponogara, nonostante la bimba sia seguita da quando aveva 2 anni. Presento una nuova richiesta, con impegnativa, nell’attesa di essere ricontatto per fissare la visita che non è possibile prenotare dal Cup. Qualche giorno fa chiamo per sollecitare ma non riescono a darmi una data indicativa per la prestazione, neppure se tra una settimana, un mese, un anno. A questo punto mi domando: come fa l’Ulss 3 a valutare le singole esigenze dei pazienti o le ore di assistenza a scuola, se non effettua alcun controllo e non sembra conoscere neppure i problemi dei disabili seguiti?». Luisa Giantin

La replica dell’Ulss

«Patologia nota e stabile, verifica non necessaria» Nessun particolare ritardo nella visita a Giulia: l’Ulss ritiene che la rivalutazione (o follow-up) chiesta dal padre della piccola, non sia necessaria. «La bambina è stata presa in carico e seguita costantemente dal servizio di integrazione scolastica, che a sua volta fa riferimento al servizio di neuropsichiatria infantile del Distretto di Mirano - Dolo – afferma la referente di Neuropsichiatria infantile dell’Ulss 3 Serenissima, Lorella Ciampalini - Per patologie stabilizzate, come in questo caso, vengono effettuati monitoraggi periodici (se

necessitano di rivalutazione) sulla base del progetto assistenziale. In questo caso specifico però non erano necessari per il problema segnalato dai genitori». «Infine

– sottolinea la dottoressa Ciampalini – informo che ho tenuto con il padre della bambina anche un colloquio chiarificatore». In pratica la richiesta del papà di Giulia, presentata con impegnativa dal pediatra della bambina, non è stata considerata necessaria dal servizio. Nel frattempo sembra che a febbraio arrivi una nuova neuropsichiata al servizio Età evolutiva del distretto di Camponogara. Questo anche a fronte dei ritardi lamentati da genitori e insegnanti a causa della carenze di personale. L.Gia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

CAMPOLONGO MAGGIORE “ECONOMIA E TERRITORIO” Gli assessorati alle Attività produttive e all’Agricoltura di Campolongo promuovono l’incontro “Economia e territorio” che si terrà venerdì 24, alle 20.30, in municipio. Alla serata, aperta a tutti e in particolarl modo rivolta a commercianti, artigiani e imprese agricole del territorio, interverranno fra gli altri gli assessori regionali Roberto Marcato e Giuseppe Pan, l’on. Alex Bazzaro, Francesco Antonich, vicepresidente Confcommercio di Venezia, Alessandro Biasiolo, coordinatore Confcommercio Città e Riviera. (G.Bort.)

Il “Libro della giungla” alle pareti della Pediatria Salvare le robinie del Naviglio: DOLO Le pareti del reparto di Pediatria di Dolo racconteranno la storia del ‘Libro della Giungla’ grazie agli studenti del Liceo Guggenheim. La storia di Mowgli, l’orfano cresciuto nella giungla da orsi e pantere, sarà “collocata” nel territorio brentano tra le ville venete. A rendere possibile questa bella iniziativa la collaborazione tra la direzione della Ulss 3 ed il liceo artistico Michelangelo Guggenheim di Venezia che, grazie a diciassette studenti, guidati dal prof. Maurizio Favaretto, con colori e pennelli stanno cambiando il volto della Pediatria dolese, diretta dal primario facente funzioni Anna Licursi. Il restyling è iniziato martedì 22 e continuerà

soprattutto nei week end per completarsi presumibilmente a metà febbraio. Il docente e i suoi allievi hanno illustrato al direttore generale Giuseppe Dal Ben le modalità utilizzate: «Dopo aver eseguito in classe i disegni li abbiamo ‘bucati’ e riportati in parete con la tecnica dello spolvero. Abbiamo usato colori acrilici che ben hanno aderito a un fondo di cartongesso. Alla fine stenderemo una mano di vernice lucida». Entusiasta Dal Ben: «Un lavoro meraviglioso che rende gli ambienti ospedalieri più accoglienti, per far sentire a casa i pazienti, in particolare quelli più fragili come i bambini». Al progetto hanno collaborato pure GeniAttori e Pam Panorama. Lino Perini © RIPRODUZIONE RISERVATA

cartelli sui fusti e petizione DOLO

REPARTO PIÙ ACCOGLIENTE Gli studenti del Liceo artistico Guggenheim di Venezia all’opera nelle sale della Pediatria

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Non cessa a Dolo la “resistenza” al progetto di riqualificazione di piazza del Grano. E’ nato un comitato denominato ‘Le 14 robinie centenarie di Dolo da salvare’ e in questi giorni stati attaccati anche dei cartelli agli alberi con la scritta ‘Mi vogliono tagliare’. Sabato 25, alle 17, alla libreria Il Granaio, la consigliera Carlotta Vazzoler illustrerà il progetto dell’Amministarzone e presenterà un rendering sull’impatto sulle rive del Naviglio. Nel contempo si è aperta una sottoscrizione per presentare una petizione al Comune perché riveda l’operazione. Le firme si possono lasciare alla ta-

baccheria-edicola Stradiotto di via Mazzini e alla fioreria Cogno di via Cairoli. Umberto Cogno insiste: “Perché vogliono tagliare delle piante per fare una scalinata di 14 metri? È uno scempio!» (L.Per.)


III

Primo Piano

Giovedì 23 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Cavallino

Martedì il commissario Elisabetta Spitz in sopralluogo

neratori (per i black out) saranno pronti. Sempre entro marzo ci saranno due squadre di sollevamento che per giugno saranno quattro. A quel punto le quattro schiere del sistema potranno essere alzate insieme per fermare la marea. Ma l’estate, si sa, non è stagione d’acqua alta. Se ne riparlerà in autunno. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA

CAVALLINO TREPORTI (G.B.) Riqualificazione di Punta Sabbioni, si terrà martedì prossimo il sopralluogo con il commissario straordinario al Mose Elisabetta Spitz. Sotto esame l’area tra il terminal e il faro, una zona che il Comune punta a riqualificare radicalmente. Prima di tutto riappropriandosi delle aree che hanno ospitato i cantieri del Mose e che progressivamente verranno dismessi. «Ci stiamo confrontando quotidianamente – spiega il vicesindaco, Francesco Monica – con il Provveditorato alle opere pubbliche e il Porto. Stiamo ragionando sulla riqualificazione dei tutto il waterfront di Punta Sabbioni, un’area spesso dimenticata per cui prevediamo un completo rilancio. Per questo chiediamo che i cantieri nella zona vengano chiusi prima possibile. Lo abbiamo ribadito anche nella riunione con il Consorzio Venezia Nuova: il sopralluogo servirà a definire le modalità di intervento per Punta Sabbioni». Il Comune riqualificherà l’area del Terminal e il lungomare Dante Alighieri, fino alla spiaggia. «La progettazione del waterfront prosegue – aggiunge l’assessore con delega a Punta Sabbioni, Nicolò D’Este – dove ci sono i cantieri del Mose realizzeremo una passeggiata sospesa sulla laguna, con punti panoramici, zone d’ombra, nuovi arredi urbani e una pista ciclabile. Questa zona diventerà motivo di attrazione, con un nuovo terminal per il servizio di navigazione e una riqualificazione di Lio Grando». © RIPRODUZIONE RISERVATA

che l’azione del mare non sia così lieve, ma il capocantiere non sembra preoccupato. «Se pensiamo che queste barriere sono sott’acqua da un anno e mezzo – dice – sono fin troppo pulite. In ogni caso è prevista la possibilità di ripulirle agganciandole con gli appositi

maniglioni (inseriti nei “cerchi” che si vedono sulla superficie, ndr) e sollevandole dal mare». Per ora, quindi, tutto sembra funzionare al meglio, anche se le prove non sono finite. E’ già previsto, infatti, un sollevamento delle paratoie “sotto stress”, ovvero con condizioni meteo-marine avverse, che è il tipco scenario dell’acqua alta, in cui la marea sale sospinta dal vento e in mare si formano onde importanti. Per sperimentare il comportamento del sistema in queste condizioni è già pronta un’ordinanza della Capitaneria, efficace per i prossimi quattro mesi, che permetterà l’innalzamento delle barriere con sole 48 ore di preavviso ai naviganti. In altre parole, quando ci saranno le prossime previsioni meteo di maltempo di lì a due giorni, potrà essere automaticamente emessa l’ordinanza di interdizione alla navigazione in concomitanza con le prove del Mose. E anche questi dati si aggiungeranno alla “memoria” del sistema a beneficio delle future emergenze reali. Diego Degan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Brugnaro: «Scaveremo i rii per dare le fogne a Venezia» Il sindaco torna a chiedere al Governo i 150 milioni all’anno per la legge speciale Sul moto ondoso: «Pronti alla rivoluzione, daremo precedenza alle barche elettriche» `

AMBIENTE VENEZIA Il sindaco torna a chiedere al Governo i 150 milioni all’anno di finanziamento di Legge speciale. Soldi con cui vuole finanziare anche lo scavo dei canali per la posa delle fognature. «Vogliamo ricominciare a scavare i canali a secco spiega Luigi Brugnaro - In questo modo potremo mettere giù anche i tubi per dare finalmente delle fogne a Venezia. Un’opera che va fatta assolutamente». Brugnaro parla prima e dopo la riunione in Prefettura della Cabina di regia sul Mose. E i temi ambientali sono quelli del giorno: dalle fogne, al traffico acqueo. A Ca’ Corner arriva alla guida di “Aloa”, il primo taxi acqueo a motore ibrido. Con lui ci sono il proprietario dell’imbarcazione, Alessandro D’Este, il costruttore Ruggero Vio, padre di Bebe, la campionessa paralimpica con cui il sindaco parla al telefona («Bebe torna a casa, abbiamo bisogno di gente di buon senso!»). C’è anche Fabio Sacco che con Alilaguna ha fatto altre sperimentazioni sul fronte dell’ibrido. Mentre lo staff del sindaco rilancia il video e i messaggi “green” sui social.

L’EMEDAMENTO 5 STELLE Lo spunto, per Brugnaro, è l’emendamento al decreto mille proroghe presentato dalla deputata pentastellata Arianna Spessotto per chiedere una via libera legislativo per le barche elettriche e ibride in laguna. «Avete sentito? Sarebbe importantissimo, é la prima volta che parlo bene dei 5 Stelle» scherza. Poi, serio: «Voglio ringraziare l’onorevole per questa azione, che ci aiuterebbe tantissimo». Il problema, infatti, è legato alle norme che ostacolano la vita ai motori elettrici in laguna. Anche “Aloa”, per superare l’impasse, ha un motore elettrico che sulla carta è solo ausiliario. «L’autorizzazione a natanti elet-

IL PROBLEMA VENEZIA Solo nel giugno scorso c’erano stati i festeggiamenti per lo scudetto della Reyer con un corteo acqueo in Canal Grande: barche di tifosi avevano scorrazzato in andata e in ritorno, carosello dietro al vaporetto dei giocatori e del team al completo. Un ricordo che richiama immagini allegre e colorate che stridono con il veto del passaggio nell’arteria acquea della città alla manifestazione delle remiere di domenica scorsa, organizzata per attirare l’attenzione sul moto ondoso. «Era deciso che non avremmo bloccato il traffico: ciascun presidente si era impegnato per i propri soci, assicurando, identificato dalla propria carta d’identità, che le barche avrebbero sfilato in fila per due, senza creare intralcio». È il commento rammaricato di Lucio Conz, portavoce della Canottieri Giudecca, che non nasconde la propria delusione per la scelta: «Vietare il Canal grande per chiedere il rispetto delle regole è come vietare la

IL TAVOLO Il sindaco Brugnaro con il prefetto Vittorio Zappalorto e l’assessore regionale Marcato

trici è complicatissima, perché non c’è una normativa di riferimento - ribadisce il sindaco Abbiamo bisogno di una normativa specifica. Questo emendamento semplificherebbe enormemente la vita a Venezia».

PRECEDENZA GREEN Ottenuta la normativa ad hoc, il sindaco vorrebbe poi introdurre un sistema di precedenze per le imbarcazioni elettriche, con la possibilità di limitare il transito solo a questo tipo di barche: «Abbiamo in mente

di creare delle precedenze in certi orari soltanto a barche che navigano in elettrico. Per raggiungere le isole più lontane si potrà usare l’ibrido, per dare più potenza e coprire più distanza, ma nei canali interni si vada ad elettrico. Se queste cose funzionano, faremo una normativa del Comune per trasformare la navigazione a Venezia tutta elettrica. Questa è la risposta che diamo ai cittadini e ai giovani che chiedono di inquinare meno il mondo, di pulire l’aria».

PRESSING PER I SOLDI

Le remiere contestano il “no” al Canal Grande VENEZIA Domenica scorsa presenti in bacino San Marco circa 200 barche contro il moto ondoso

«IL DIVIETO AL CORTEO DI DOMENICA? AVEVAMO GARANTITO CHE NON CI SAREBBERO STATI INTRALCI AL TRAFFICO»

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piazza principale di Palermo a una manifestazione antimafia contro il pizzo». «C’erano anche rappresentanti del mondo della vela - aggiunge Giulio Cantagalli, del Diporto Velico - noi il primo obiettivo l’abbiamo raggiunto, quello di raccogliere le adesioni di

Per il momento idee che il sindaco colora anche con qualche pennellata polemica. Cita, ad esempio, la proposta di nuova Legge speciale dell’onorevole dem Nicola Pellicani. «Bene anche questa proposta, certo che la appoggiamo. Ma visto che una Legge speciale c’è già, i nostri parlamentari lavorino perché venga rifinanziata. In attesa di quella nuova, intanto si impegnino per i 150 milioni. Facciamo un pressing traversale, senza polemiche». R. Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA

tutto il popolo della barca, convinti che sia necessaria educazione politica, non partitica, per la salvaguardia della città». Perchè le associazioni remiere, presenti domenica con circa 200 imbarcazioni, non si richiamano a un romantico ritorno al passato, con l’improbabile pretesa che si vada tutti a remi, ma chiedono l’applicazione di norme che già potrebbero esistere, come il regolamento provinciale rimasto lettera morta. E non per una maggior sicurezza di chi ancora ama rinunciare al motore, ma per tutelare le rive che si disgregano giorno per giorno, e un patrimonio artistico secolare che rischia di andare irrimediabilmente perduto. «Il prefetto ci ha ricevuto quando gli abbiamo sottoposto la lettera dell’ottobre scorso, il sindaco no» conclude Conz. Ma le remiere non si danno per vinte. E sono attesi nuovi passi, ad esempio durante il Carnevale. Per riempire di contenuti la legge speciale tanto attesa, con un occhio di riguardo a questo problema di cui si parla da anni, ma che peggiora ogni giorno. (r.v.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


VI

Padova

Giovedì 23 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Operaio schiacciato dal camion, 4 indagati

Imam violento: il bengalese subito a processo `È accusato di avere

picchiato gli alunni delle ore di religione L’INCHIESTA

L’accusa per i vertici della Pittarello è di omicidio colposo aggravato `

LA TRAGEDIA PADOVA L’incidente mortale sul

lavoro all’interno della sede di Pittarello Spa in via Austria avvenuto il 13 gennaio, ha portato la Procura a iscrivere quattro persone nel registro degli indagati. Sono gli amministratori della società Giuseppe 67 anni, Mauro 48 anni, Lucio 61 anni e Gianni Pittarello 73 anni, accusati a vario titolo di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. A perdere la vita è stato Gabriele Carraro, 56 anni di Legnaro, dipendente della nota azienda di calzature. Il padre di famiglia è deceduto dopo 48 ore di agonia.

LE INDAGINI Il pubblico ministero Andrea Girlando, titolare del fascicolo, ha ordinato per la giornata di domani l’autopsia sul corpo dell’operaio. L’esame sarà effettuato dal medico legale Rossella Snenghi. L’accertamento dovrà chiarire le cause del decesso, ma servirà anche a fare luce sulla dinamica dell’incidente. Secondo una prima ricostruzione dei fatti il 56enne è stato colpito dal camion men-

LA PROCURA SOSPETTA LA VIOLAZIONE DELLE NORME IN TEMA DI SICUREZZA, INTANTO DOMANI È STATA FISSATA L’AUTOPSIA

tre era in retromarcia. L’impatto è stato devastante: in via Austria sono intervenuti i carabinieri, i tecnici dello Spisal e un’ambulanza. Le condizioni del lavoratore sono apparse da subito molto gravi. Ricoverato in prognosi riservata dopo 48 ore di agonia è deceduto. Secondo l’accusa i quattro amministratori della Pittarello, sono colpevoli di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Il rapporto da parte degli ispettori dello Spisal avrebbe evidenziato una situazione carente sul fronte della sicurezza.

PADOVA L’imam violento, il

LA VITTIMA Gabriele Carraro 56 anni di Legnaro morto dopo 48 ore di agonia abbracciato in centro insieme a sua moglie

LA FAMIGLIA I parenti di Gabriele Carraro, difesi da Studio3A Valore Spa e dall’avvocato Alberto Berardi, hanno detto di non volere rilasciare dichiarazioni in merito alla dinamica e alle responsabilità della tragedia. La moglie, il figlio e la sorella dell’operaio ripongono tutta la loro fiducia nella magistratura. La Procura, subito dopo l’incidente, ha sequestrato il mezzo pesante guidato da un camionista romeno al momento estraneo ai fatti. Secondo l’accusa infatti non sarebbe sua la colpa dell’investimento mortale. Il camion verrà sottoposto a una serie di accertamenti tecnici, per verificare se luci di posizioni, avvisatori acustici e freni fossero in regola. Inoltre gli inquirenti visioneranno eventuali immagini riprese da alcune telecamere della videosorveglianza installate all’interno dell’azienda. Marco Aldighieri

B&B abusivo per irregolari

L’“oste” ora è dietro le sbarre Dai domiciliari al carcere. Ersan Rizzi, il 44enne che la settimana scorsa era stato denunciato dalla madre per essere evaso dai domiciliari, ora è dietro le sbarre. Ieri i carabinieri hanno eseguito l’ordine di carcerazione per un tentato furto commesso nel 2015. Ersan stava scontando la pena nell’abitazione della madre. La mamma, nonostante il figlio glene avesse combinate di tutti i colori, piuttosto di farlo finire in cella aveva proposto la sua casa per fargli scontare la pena ai domiciliari perché nel maggio scorso è stato accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il 44enne, infatti, aveva trasformato la casa dove

risiedeva, un appartamento di un condominio di via Col Beretta 9, in un alloggio dove ospitava stranieri irregolari.

VIA COL BERETTA I carabinieri davanti al B&b abusivo

bengalese di 23 anni Hossain Shahadat, andrà direttamente a processo. Il pubblico ministero Roberto Piccione, titolare delle indagini, ha ordinato il giudizio immediato. L’avvocato difensore dello straniero, Roberto Baglioni del foro di Venezia, con molte probabilità chiederà di accedere a un rito alternativo per sottoporre a giudizio il suo assistito. A fine ottobre dell’anno scorso i giudici del Tribunale del riesame, dopo la domanda presentata dal legale, hanno acconsentito per la misura restrittiva degli arresti domiciliari. L’imam è stato ospitato, insieme alla moglie incinta e ormai prossima a partorire, da una famiglia di connazionali a Treviso. Il suo avvocato ha sottolineato come il bengalese sia incensurato e si sia pentito per quanto ha fatto. Tuttavia il legale ha ricordato che le segnalazioni delle maestre sono di maggio e gli studenti del Corano hanno indicato come cattivo non Shahadat, ma l’imam precedente, che li costringeva a mettersi nella posizione del “pollo” e li percuoteva con un bastone. E in effetti la polizia, nei giorni a seguire l’arresto di Hossain, ha trovato, bloccato ed espulso anche il primo imam: pure lui accusato di avere picchiato i ragazzini. Hossain invece è stato ripreso dalle telecamere della Digos all’interno della moschea a settembre del 2019. Lo straniero è accusato di maltrattamenti ai bambini e all’interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere. Era la fine dello scorso anno scolastico quando un paio di bambini della scuola elementare, studenti del Corano nella moschea di via Jacopo da Montagnana all’Arcella, hanno raccontato

alle loro maestre di essere stati pestati dall’imam. Le insegnanti non hanno perso tempo e hanno denunciato. Le segnalazioni sono arrivate in Procura e sono scattate le indagini da parte della Digos. I poliziotti l’11 settembre del 2019 hanno installato microtelecamere e microspie all’interno della moschea e Hossain Shahadat è stato incastrato. Gli occhi elettronici lo hanno immortalato mentre, durante le lezioni di Corano, pestava i suoi allievi con pugni e schiaffi. Ma non solo, perchè li minacciava con un pennarello che ha utilizzato anche per imbrattare il viso ad alcuni bambini. E poi le registrazioni audio non lasciano dubbi. «Ti stacco un orecchio», «Ti stacco la guancia», «Ti spacco la testa» e «Ti do con il bastone». Insomma, violenza allo stato puro. Metodi coercitivi per imporre ai piccoli la dottrina del Corano. Le vittime, come riportato nella decina di pagine di ordinanza, al momento sono tre, ma i bimbi pestati dai cinque agli undici anni sarebbero una ventina come mostrano i filmati. M.A.

AI BAMBINI AVREBBE ANCHE URLATO FRASI DI MINACCIA: «TI STACCO LA GUANCIA, TI SPACCIO LA TESTA, TI DO CON IL BASTONE»

IMPUTATO Hossain Shahadat accusato di maltrattamenti

La Regione Veneto sarà parte civile al processo contro la cosca calabrese IN AULA VENEZIA La Regione Veneto ha deciso di costituirsi parte civile contro la cosca calabrese Grande Aracri che, secondo la Procura antimafia di Venezia, ha allungato i suoi tentacoli anche in Veneto, in particolare in provincia di Padova e Vicenza e nella zona della Riviera del Brenta. Questa mattina, nell’aula bunker di Mestre, in occasione dell’apertura dell’udienza preliminare, l’avvocato Renzo Fogliata si presenterà per conto di palazzo Balbi, con l’obiettivo di chiedere il risarcimento dei danni patiti dalla collettività a causa delle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel tessuto sociale ed economico della regione. Sotto accusa sono finite 54 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, e di una lunga serie di violenze, estorsioni e reati fiscali. L’inchiesta, coordinata dalla pm antimafia Paola

Tonini, è partita sulla base degli elementi emersi nel corso della prima grande indagine sull’ndrangheta al Nord Italia, la cosiddetta operazione Aemilia, avviata a Bologna e conclu-

L’OBIETTIVO È CHIEDERE IL RISARCIMENTO DANNI PATITO DALLA COLLETTIVITÀ PER LE INFILTRAZIONI DELLA ‘NDRANGHETA

sasi con numerose condanne. Anche in quel filone i principali imputati sono i componenti di una nota famiglia calabrese, i Bolognino, originari di Locri, poi insediatisi a Tezze sul Brenta. Ma a colpire in modo particolare è il coinvolgimento nelle indagini di una serie di insospettabili veneti, di imprenditori che, stando ai risultati degli accertamenti, non hanno avuto alcuno scrupolo nel legarsi al gruppo criminale, diventando loro complici e prestandosi a riciclare i proventi di attività criminali in società dalla faccia pulita. Un fenomeno preoccupante, già emerso nell’ambito di un’altra inchiesta, quella sulle infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale, il cui processo si celebra sempre questa mattina, nell’aula bunker di Mestre, in contemporanea a quello a carico di Bolognino & C. Uno degli imprenditori coinvolti è il padovano Luca De Zanetti, impresario edile al quale viene contestata la partecipa-

zione all’associazione di stampo mafioso con l’accusa di essere coinvolto direttamente negli episodi di estorsione. Nelle operazioni di riciclaggio del denaro della ‘ndrangheta sono implicati, invece, il veneziano Federico Semenzato, della Sogeco (specializzata nella produzione di macchinari ed attrezzature per il trasporto ferroviario, che conta tra i clienti le Ferrovie dello Stato), nonché gli imprenditori Leonardo Lovo, di Campagna Lupia e Adriano Biasion di Piove di Sacco, i quali hanno operato attraverso numerose società, tra cui Biasion group srl, finite sotto accusa per l’emissione di un gran numero di false fatture per poter dare giustificazione al giro di denaro in arrivo dagli appartenenti alla cosca Grande Aracri. Il rovescio della medaglia è rappresentato da alcuni imprenditori che, dopo aver subito minacce e violenze, hanno avuto il coraggio di “ribellarsi” rivolgendosi alle forze dell’ordine, contribuendo in questo mo-

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OPERAZIONE A sinistra il pm Paola Tonini e gli uomini della Dia

TRA GLI IMPRENDITORI C’È IL PADOVANO DE ZANETTI A CUI VIENE CONTESTATA L’ASSOCIAZIONE DI STAMPO MAFIOSO

do alla raccolta di prove contro l’organizzazione criminale. L’operazione, denominata Camaleonte, si è concretizzata lo scorso marzo nella confisca di beni per oltre 18 milioni di euro in misure cautelari eseguite nei confronti di 39 persone di cui 27 arrestate: 13 in carcere e 14 ai domiciliari. Gianluca Amadori


XVII

Jesolo Eraclea San Donà

Giovedì 23 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Stazione di travaso, raccolta firme per la nuova sede `I comitati di Passarella

e Ca’ Pirami chiedono di spostarla da via Pantiera JESOLO Stazione di travaso, avviata una raccolta firme per chiedere una nuova sede. È l’iniziativa dei comitati delle frazioni di Ca’ Pirami e Passarella che chiedono una sede alternativa per il centro di travaso. Si tratta della stazione presente all’interno della discarica di via Pantiera in via temporanea ma che Veri-

tas vorrebbe far diventare definitiva. Completamente opposto il pensiero dei residenti che temono disagi per il continuo passaggio di camion e per le varie lavorazioni. A schierarsi dalla parte dei residenti gli attivisti legati al Movimento 5 Stelle: «I residenti di Passarella e Ca’ Pirami – dice Antonio Lunardelli, portavoce del Movimento – da 40 anni convivono con la discarica e da anni si trovano ad avere sulle spalle anche il fardello della stazione di travaso che moltiplica i problemi. Nei vari incontri pubblici è stato chiesto che la nuova stazione di travaso venga realizza-

ta altrove. Gli amministratori ascoltino questa richiesta: serve una decisione politica affinché questo impianto venga realizzato altrove». E proprio sul fronte politico si è attivata la lista di opposizione “Jesolo Bene Comune” che ha chiesto la convocazione di una conferenza dei capigruppo per affrontare le tema legato alla localizzazione della nuova stazione di travaso e analizzare tutti gli elementi emersi nei due studi, quello dei residenti che chiedono una sede alternativa a Jesolo e quello di Veritas, invece più possibilista sull’ipotesi di mantenimento del centro all’inter-

no della discarica di via Piave Nuovo. «Si tratta di un tema fondamentale per la città – dicono i consiglieri Christofer De Zotti e Lucas Pavanetto - e che quindi merita, a nostro avviso è come tra l’altro si è fatto finora, un approfondimento condiviso da parte di tutte le forze politiche presenti in Consiglio comunale e se possibile una condivisone di visioni. Abbiamo quindi chiesto la convocazione di una conferenza dei capigruppo allo scopo di analizzare tutti assieme la situazione, anche alla luce dell’arrivo lo scorso mese dello studio richiesto a Veritas». Gli stessi consiglieri chie-

dono poi una discussione anche tra i banchi del Consiglio comunale. «Non siamo contrari alle opere necessarie per la comunità – aggiungono De Zotti e Pavanetto - ma continuiamo a mantenere i nostri dubbi sulla localizzazione a Jesolo della stazione di travaso, per ragioni pratiche, come la questione del traffico, e perché comunque Jesolo ha dato e darà nei prossimi anni con la discarica. L’opera è al servizio di vari comuni e quindi non possiamo ritenere che a prescindere debba essere situata a Jesolo». G.Bab. DISCARICA L’impianto di via Pantiera

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Mafia a Eraclea, parola alla difesa Questa mattina udienza in aula bunker a Mestre: tocca `Al via anche il processo al clan Bolognino, per reati societari ai difensori del boss Luciano Donadio e dei suoi familiari commessi anche in Riviera del Brenta: la Regione parte civile `

«Mafia, Jesolo aderisca ad “Avviso pubblico”»

ERACLEA Camorra e ‘ndrangheta alla sbarra. Questa mattina l’aula bunker di Mestre, la stessa che negli anni Ottanta ospitò i processi alle Br, sarà teatro di due maxi udienze di mafia, che si svolgeranno in contemporanea, per un totale di 129 imputati. Da una parte il clan che secondo la procura fa capo al boss di Eraclea, Luciano Donadio, affiliato ai casalesi (75 persone a vario titolo sotto accusa); dall’altra la famiglia calabrese dei Bolognino, della cosca “Grande Aracri”, accusata di una lunga serie di estorsioni e di reati societari commessi in gran parte in provincia di Padova e nell’area della Riviera del Brenta (54 imputati). L’udienza preliminare a carico dei presunti camorristi, accusati di una lunga serie di fatti criminali commessi nel Veneto orientale, ha già preso il via nelle scorse settimane e oggi prenderanno la parola i primi avvocati, tra cui i difensori dello stesso Donadio e dei suoi familiari, Renato Alberini e Giovanni Gentilini.

JESOLO

PAROLA ALLE DIFESE In questo momento non è ancora definito se e quanti imputati opteranno per il rito abbreviato in quanto si saprà soltanto a fine mese chi sarà il giudice incaricato di occuparsi del caso: di conseguenza la discussione riguarda unicamente la richiesta di rinvio a giudizio formulata dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini. In calendario è previsto che parlino le difese del consulente del lavoro Angelo Di Corrado (avvocatessa Stefania Pattarello), del bancario Marco Donati (avvocato Marco Vassallo), di Antonio Pacifico (Mauro Serpico), Giuseppe Daniel (Fabio Crea), Antonio Basile (Enrico Cancellier), Michela Basso (Francesco Petrelli), Raffaele Buonanno (Giuseppe Brollo), Raffaele Celardo (Giuseppe Muzzupappa), Milva Zangrando (Giuseppe Vio) e Fabio Sartore (Roberto Bolognesi). Il gip Andrea Battistuzzi deve decidere se disporre il rinvio a giudizio e applicare il patteggiamento a due imputati entro il prossimo 18 febbraio, per evitare la scadenza dei termini di custodia cautelare e, dunque, la scarcerazione di tutti. Entro la stessa data dovrà essere fissata l’udienza del pro-

IL GIP DEVE DECIDERE ENTRO IL 18 FEBBRAIO PER EVITARE CHE TUTTI SIANO SCARCERATI

IL BLITZ DEL FEBBRAIO SCORSO Agenti di polizia davanti alla villa del boss Luciano Donadio a Eraclea

cesso abbreviato per chi ne farà richiesta. Anche la Città metropolitana ha deciso di costituirsi parte civile, ma lo potrà fare soltanto successivamente, nei confronti di coloro i quali saranno rinviati a giudizio e andranno a dibattimento.

GRANDE ARACRI Il processo al clan Bolognino è, invece, alla prima udienza. La Regione Veneto ha già annunciato che si costituirà parte civile con l’avvocato Renzo Fogliata e, dunque, sarà presente fin dal primo momento a differenza di quanto accaduto nel processo ai casalesi. L’inchiesta è coordinata dalla pm antimafia Paola Tonini. “Grande Aracri” ha preso il via sull’onda della prima grande indagine sulla ’ndrangheta al Nord Italia, la cosiddetta operazione Aemilia, avviata a Bologna e conclusasi con numerose condanne. Anche in questo filone, come nell’inchiesta sulla camorra, a colpire in maniera particolare è la presenza tra gli indagati di numerosi insospettabili, di imprenditori che ora sono accusati di essere diventati complici dei gruppi criminali. Tra loro figura il veneziano Federico Semenzato, accusato di aver riciclato il denaro dell’organizzazione mafiosa. Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bici-raduno invernale tra storia e folclore SAN DONÀ Folclore e storia sulle due ruote con la corsa “Basso Piave d’inverno”. A lanciare il progetto di un giro-raduno annuale per gli amanti delle bici d’epoca è Renato Bozzo, presidente dell’associazione Bea, Biciclette d’epoca di San Donà. Domenica scorsa, infatti, gli appassionasti di bici storiche esclusivamente da corsa, e datate al massimo agli anni Cinquanta, hanno percorso un itinerario di circa 40 chilometri. I cicloturisti con tanto di abbigliamento d’epoca hanno pedalato tra il vecchio corso del Piave e la Laguna, lungo stradine sterrate e argini golenali. Tra le tappe del percorso non sono mancati alcuni locali storici della zona tra cui l’osteria Pavan di Santa Maria di Piave, le trattorie Murer e Tonetto. «La pedalata di gennaio può diventare un ritrovo annuale – spiega Bozzo – il percorso curato in modo attento può richiamare tanti appassionati del Veneto e da altre regioni,

rappresentando una novità che mette insieme folclore, cultura e aggiunge un tassello allo sviluppo turistico della zona». Fermata d’obbligo e foto di gruppo, sempre domenica, in piazza Trevisan davanti al duomo dove, tra la curiosità dei cittadini, gli appassionati sono stati accolti dal sindaco Andrea Cereser. «L’iniziativa merita di essere ripetuta – spiega Cereser programmata per tempo con il Comune in modo da essere inserita nel calendario ufficiale degli eventi cittadini. Il Comune è disponibile a sostenere il progetto degli amici della Bea in un’ottica di interesse turistico e storico legato al nostro territorio». Costante, infatti, l’attenzione della Giunta Cereser al mondo delle due ruote e alla mobilità sostenibile in genere. Nelle prossime settimane il gruppo si ritroverà per progettare la prima edizione ufficiale della “Basso Piave d’inverno” e un altro evento sempre legato alle due ruote d’epoca. Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA

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San Donà Autismo, donazione a un’associazione Un assegno di 1.500 euro all’associazione di promozione sociale “La Bussola” che si occupa di giovani affetti da autismo. Si tratta della bella iniziativa promossa dal gruppo “Amici del musetto” che da sei anni promuove una cena a base di musetto il cui ricavato è devoluto in beneficenza ad associazioni del Sandonatese. Anche quest’anno il banchetto, a cui hanno aderito circa 300 persone, si è svolto a San Giovanni di Motta di Livenza. La somma è stata consegnata nei giorni scorsi da Enzo Bergamo e Francesco Gabatel alla presidente Sabrina Stefani e a Vania Vendrame de “La Bussola”. L’associazione di San Donà stata fondata nel maggio del 2016 da alcuni esperti nell’ambito dell’autismo, dei disturbi dell’età evolutiva e della disabilità, con l’obiettivo di garantire alle famiglie un punto di riferimento. (d.deb)

«Anche il Comune di Jesolo aderisca ad Avviso Pubblico». E’ l’appello lanciato da Jesolo in Movimento, per sollecitare l’adesione del Comune all’associazione che riunisce gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità. Di fatto la richiesta è quella di seguire l’esempio di San Donà, visto che le indagini sul caso Eraclea hanno fatto emergere un interesse della criminalità organizzata anche a Jesolo. Senza dimenticare le indagini della Dda di Torino che hanno comportato il commissariamento della gestione del golf club. «Ci chiediamo perché – dicono da Jesolo in Movimento – il Comune di Jesolo non compare ancora nella lista dei Comuni aderenti a questa associazione. Eppure anche Jesolo è stata toccata dalla mafia e la stessa associazione ha realizzato degli incontri a Eraclea, Jesolo e Caorle, per approfondire le questioni legate alla criminalità organizzata e far conoscere alla cittadinanza la facilità con cui i mafiosi si insinuano nel nostro territorio. Perché la nostra amministrazione non sente il bisogno di aderire a questa associazione che si è prefissa lo scopo di promuovere la cultura della legalità, di informare e sostenere i Comuni antimafia?». Secondo Jesolo in Movimento, a ribadire l’importanza dell’adesione a questa associazione è il fatto che gli argomento trattati non hanno colore politico. «Chiediamo pertanto – concludono gli attivisti del movimento jesolano - all’Amministrazione comunale di aderire ad “Avviso Pubblico”, ma anche di promuovere nel nostro Comune degli incontri con gli studenti e con la cittadinanza per mantenere alto il livello di guardia e favorire le occasioni di riflessione». E in attesa che venga ufficializzata la decisione di sciogliere il Comune di Eraclea per mafia, il 1. febbraio, alle 11, alla sala Palladio del Kursaal si terrà la conferenza “Le imprese contro la mafia” alla quale parteciperà Nicola Morra, presidente della Commissione nazionale Antimafia. (G.Bab.)


GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

gruppo leghista a Vicenza e ai bastoni tra le ruote che i meloniani riservano alle amministrazioni “amiche”, Castelfranco in primis: «È una tattica un po’ subdola, di certo non ci fa paura ma conferma i dubbi circa la loro lealtà».

verso le elezioni regionali

Marcato: nel Veneto la Lega corra da sola Fdi e i berlusconiani autonomisti a parole

SPINA INDIPENDENTISTA

L’assessore “bulldog” morde: «Meloni e Berlusconi alleati solo se sottoscrivono il federalismo di Zaia prima del voto» Filippo Tosatto VENEZIA. Bulldog che abbaia

stavolta morde. «Proporrò alla Lega di correre da sola alle elezioni regionali perché sul versante di gran lunga decisivo, quello dell’autonomia, Fratelli d’Italia e i forzisti non offrono garanzie in una prospettiva di governo nazionale. L’abbiamo già sperimentato nella disgraziata alleanza con i 5 Stelle: grillini federalisti a chiacchiere in Veneto e strenui difensori del centralismo a Roma. Adesso basta». Parole di Roberto Marcato, assessore regionale allo sviluppo e figura influente nel partito: affianca Lorenzo Fon-

tana, Luca Zaia, Erika Stefani e Nicola Finco nel direttorio che pilota il leghismo veneto nella stagione congressuale; siede accanto a Matteo Salvini nella segreteria federale di Via Bellerio. È un sasso nello stagno, il suo, scagliato all’indomani della sortita veneziana di Ignazio La Russa, lesto a sentenziare che l’inclusione della destra tricolore nella coalizione zaiana è «ovvia, naturale, direi scontata». DALL’ALTO DEL 50%

A riguardo, Marcato dà voce all’insofferenza della base verso gli ingombranti alleati e, dettaglio non trascurabile, si fa interprete del dispetto dei candidati del Carroccio,

tutt’altro che entusiasti all’idea di spartire la prevedibile scorpacciata di poltrone in Regione con compagni di strada diventati scomodi. «Ma non è un calcolo opportunista», obietta lui «io non dico sbarazziamoci degli alleati perché in Veneto siamo al 50%, pongo una questione programmatica: Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sono disponibili a sottoscrivere in caratteri cubitali la riforma autonomista messa a punto dal governatore Zaia con 23 materie e relative risorse finanziarie? Ad oggi, non mi pare. Se cambiano idea, possiamo discutere; viceversa, non ci accontenteremo di vaghi impegni verbali, meglio

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Il governatore Luca Zaia e l’assessore Roberto “bulldog” Marcato

andare avanti da soli. Tanto saremo noi, non altri, a rendere conto ai milioni di veneti che al referendum del 22 ottobre hanno risposto sì». OPA OSTILE DELLA DESTRA

Difficile intuire se il combattivo “bulldog” esprima un sentire condiviso da Zaia, muto come un pesce a riguardo. Certo si fa portavoce di un fa-

stidio diffuso allorché denuncia il «tentativo di Opa ostile» condotto qua e là dal partito di Sergio Berlato. Dove il riferimento non corre tanto all’ingresso in Fdi dei consiglieri di centrodestra Andrea Bassi e Stefani Casali («Sono reduci dalla fallimentare avventura di Tosi, per noi è un’operazione a saldo zero») quanto all’arruolamento del capo-

Una spina nel fianco arriva anche dal Partito dei veneti che raggruppa dieci sigle indipendentiste a attacca aspramente la Lega... «Denigrano la nostra battaglia solitaria per l’autonomia, chiacchierano di “autogoverno”, abbiano il coraggio di chiedere ai veneti un voto sulla secessione, il loro vero obiettivo, così vedremo chi rappresentano davvero». A primavera Zaia schiererà un tridente esteso alla lista degli amministratori locali? «Non sono in grado di prevederlo ma l’ipotesi è obiettivamente interessante, noi abbiamo sempre privilegiato il territorio: in Parlamento non mandiamo funzionari di partito ma sindaci espressi dai cittadini». A quattro mesi dalle urne - la data più gettonata è il 24 maggio già si sgomita tra gli aspiranti candidati e i colpi bassi non mancano... «Non mi sorprendo che la disponibilità sia elevata, in fondo un veneto su due vota per noi. Attenzione però: a differenza delle politiche, nella corsa alla Regione non ci sono i nominati, occorre conquistare il consenso sul campo attraverso le preferenze. Padrini e palazzi, per fortuna, contano ben poco». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

lo scenario dopo l’addio del ministro degli esteri

M5S, le senatrici Vanin e Guidolin guidano il team dei sei “facilitatori” Da Roma il ministro D’Incà ringrazia Di Maio per il «suo ruolo svolto con grande impegno. A lui va tutta la nostra gratitudine» VENEZIA. Il terremoto del pas-

so indietro di Luigi Di Maio arriva in Veneto con il tweet del ministro Federico D’Incà. «Di Maio ha svolto il suo ruolo con grande impegno, dovendo spesso confrontarsi con situazioni complesse, e merita la gratitudine di tutto il @Mov5Stelle. La sua scelta di

fare un passo indietro va rispettata. MoVimento e Governo devono proseguire sulla strada tracciata», dice il ministro per i rapporti con il Parlamento. Sabato scorso a Padova, D’Incà aveva proposto di valutare il patto elettorale tra M5S, Pd e gli altri partiti di centrosinistra in vista delle elezioni regionali contro Zaia. Ma la reazioni dei delegati del movimento era stata di tutt’altro avviso, un coro a sostegno della corsa solitaria alle regionali di maggio. La senatrice Orietta Vanin ha ricor-

la riunione a padova

Renzi diserta il vertice del centrosinistra Pd, rebus Lorenzoni PADOVA. Il primo vertice del

centrosinistra a Padova nasce con il forfait di Italia Viva. Il partito di Renzi che in Veneto ha raccolto le adesioni di Sara Moretto, deputata veneziana e Daniela Sbrollini, senatrice vicentina, non ha raccolto l’invito di Alessandro Bisato che ha convocato nella sede regionale dem tutta la compagine per lanciare la sfida a Luca Zaia. «Si è trattato

Arturo Lorenzoni

dato con orgoglio che la coerenza va misurata in termini di consenso. Ieri Luigi Di Maio, prima di rassegnare le dimissioni da capo politico del M5S, ha diffuso la lista dei facilitatori regionali, prima struttura organizzativa del movimento. Gli iscritti abilitati al voto sono stati 53.846 su tre aree: Formazione e coinvolgimento;Relazioni interne (rapporti con gli eletti del MoVimento della regione, punto di supporto per le liste). Relazioni esterne (rapporti con gli stake-

holder, le associazioni, i comitati). Per quanto riguarda il Veneto non è arrivata alcuna candidatura per il primo ruolo e così Di Maio, d’intesa con Jacopo Berti, ha nominato due parlamentari: la veneziana Orietta Vanin e la vicentina Barbara Guidolin che godono della massima fiducia. Le relazioni interne saranno affidate a Cristina Manes e ad Antonio Codemo, le relazioni esterne invece a Ulderica Mennella e a Simone Contro. Si tratta di attivisti di lunga data. Il neologismo “facilitato-

di un primo passo avanti concreto per arrivare all’appuntamento elettorale di maggio e sono stati varati due gruppi di lavoro, uno per il programma e l’altro per la scelta del candidato», spiega Piero Ruzzante, consigliere regionale di Veneto 2020, ex LeU. Com’ è andata la riunione? Il vero nodo da scegliere è quello del candidato che dovrà sfidare la Lega. Il vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni, che gode dei favori del pronostico, ha partecipato per la prima volta al dibattito allargato e ha fatto capire che il vero tema sarà quello della riconversione ambientale. Il Veneto in sintonia con l’Ue e il new green deal, con i fondi strutturali dell’Ue alle

imprese che riconvertono le loro attività. Il Pd sta già portando il dossier ambiente ai dibattiti con il professor Lorenzoni che fa spesso coppia con Stefano Fracasso, capogruppo in regione. Il segretario Bisato dopo aver registrato i pareri di tutti i partiti, ha spiegato che il 31 gennaio il Pd sarà chiamato a decidere con tre scenari: primarie di coalizione, corsa solitaria o sostenere Lorenzoni con tutto il centrosinistra. Il via libera deve arrivare dai due terzi dell’assemblea regionale e il pd sembra orientato a trovare un proprio candidato, visto che è l’unico partito che può arrivare a due cifre nelle urne. Dipende se sotto o sopra il 20 per cento. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Un’immagine dell’assemblea del M5s sabato a Selvazzano

re” indica in realtà il bisogno di avviare il dialogo tra i militanti che, almeno a giudicare dall’assemblea di sabato scorso a Selvazzano, spesso si disperde in analisi effimere, senza entrare nel merito dei temi. Alla Piroga, Berti e i consiglieri regionali sono stati sommersi da domande di caratte-

re personale e non da questioni di programma. Ma quando il ministro D’Incà ha proposto il patto con il centrosinistra, è scattata la corsa agli interventi per dire di no. Ora sarà la piattaforma Rousseau a decidere quale alleanza stringere. Ma l’esito sembra già scontato. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

IN BREVE IN REGIONE /1 Welfare complementare e Family Card

IN REGIONE /2 Cna applaude le nuove regole sui referendum

Due misure di welfare al centro dei lavori della prima commissione regionale. Via libera della maggioranza Lega-centrodestra all’accredimento dei soggetti promori e gestori della previdenza complementare e del welfare integrato regionale del Veneto; illustrazione della Family Card proposta dal Pd a supporto delle famiglie in condizioni di disagio e difficoltà economica, finalizzata ad ottenere riduzioni di costi e tariffe per la fornitura di beni e servizi.

«Serve una campagna massiva della Regione per trasferire all’opinione pubblica la bontà della fusione dei Comuni». Così il presidente di Cna Veneto Alessandro Conte dopo l’approvazione della nuova legge in consiglio regionale. «Il fatto che la Regione si sia decisa a legiferare, dopo tante richieste da parte nostra, rappresenta di certo un buon segno». Gli artigiani confidano in risparmi pari a 50 milioni per le pubbliche amministrazioni.


II

Primo Piano

Giovedì 23 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Laguna e salvaguardia

Mose, l’emergenza scatta a quota 140 Pronti in autunno In Prefettura la cabina di regia ha definito `Sistema utilizzabile da giugno, ma di fatto le modalità di sollevamento con acqua alta la prime situazioni saranno a novembre `

LA CABINA DI REGIA VENEZIA Far entrare in funzione il Mose con previsioni di marea superiori ai 140 centimetri. A partire da fine giugno e fino al termine del prossimo anno quindi prima della conclusione definitiva dell’opera, che resta fissata per dicembre 2021 - questa potrebbe essere la soglia “d’emergenza” in cui le barriere sarebbero comunque alzate per salvare Venezia dalle acque alte più dannose. Una soglia più alta dei 110 centimetri, previsti dai protocolli del sistema a regime, ma che in questa fase transitoria di prove, accontenterebbe anche il Porto che avrebbe del tempo per prepararsi a chiusure più frequenti. Per il momento solo un’ipotesi di lavoro, ma di cui si è cominciato a parlare ieri, in Prefettura, alla seconda riunione della Cabina di regia sul Mose.

UN TAVOLO RISTRETTO Una riunione meno affollata della prima convocazione del 7 gennaio scorso. Un’ora e mezza filata via senza particolari attriti. Al tavolo convocato dal prefetto Vittorio Zappalorto, si sono ritrovati il provveditore alle Opere pubbliche, Cinzia Zincone, con gli amministratori straordinari del Cvn, Francesco Ossola e Vincenzo Nunziante. Non c’era il commissario del Mose, Elisabetta Spitz, impe-

CHIOGGIA Ha chiesto garanzie perché Chioggia, quando saranno alzate le barriere del Mose, non si ritrovi sommersa dall’acqua dal lato della laguna. Il sindaco Alessandro Ferro ha espresso la preoccupazione di tanti e ha avuto rassicurazioni dai tecnici al tavolo della Cabina di regia sul Mose, convocata, ieri in Prefettura. «Una riunione positiva ha commentato all’uscita Ferro - Hanno confermato che il Mose sarà operativo da giugno. Ho chiesto garanzie per Chioggia che, in situazione meteo particolari, non venga compromessa dal livello della laguna. Faccio un esempio: con una previsione di marea a 180 centimetri, le barriere potrebbero essere alzate per mantenere in laguna un livello di 130 centimetri. A quel punto, con un po’ di bora, a Chioggia l’acqua potrebbe arrivare a 140 e il baby Mose non bastare più. Mi hanno assicurato che l’acqua in laguna sarà mantenuta a un livello di 110 centimetri». Soddisfatto il sindaco anche per le prove di sollevamento di ieri, effettuate proprio

PREFETTURA La riunione del tavolo tecnici sul Mose ieri mattina a Ca’ Corner, con il prefetto Vittorio Zappalorto. Era assente il super commissario Elisabetta Spitz

gnata a Roma, ma un’altra funzionaria del suo staff. Tra i politici, l’assessore regionale Roberto Marcato, i sindaci di Venezia, Luigi Brugnaro, e di Chioggia, Alessandro Ferro. E poi i rappresenti delle tante istituzioni coinvolte: dal Porto, ai Vigili del fuoco, alla Soprintendenza,

IL SOLLEVAMENTO GARANTIRA’ UN MASSIMO IN LAGUNA A 110 A REGIME L’OPERA SARA’ ALZATA A QUELLA QUOTA

all’Avvocatura di Stato, alla Capitaneria di Porto.

CRONOPROGRAMMA AL VAGLIO L’impegno del commissario, nell’ultima riunione, era stato quello di presentare un cronoprogramma accelerato per consentire l’utilizzo del Mose, in casi di emergenza, già tra sei mesi. Un documento che ieri non era ancora pronto nella sua stesura definitiva. Gli amministratori del Cvn ne hanno anticipato i contenuti, ma la consegna del cronoprogramma slitta alla prossima riunione: a fine febbraio, quanto il corposo documento - una scheda di scadenze, con vari studi annessi - sarà

stato controllato da Provveditorato e commissario. In particolare dovrà contenere le “regole per l’apertura delle paratoie” e i “parametri di azionamento”. Confermata comunque la scadenza a sei mesi per la messa in funzione del sistema in casi di acque alte particolarmente dannose, ora si tratterà di stabilire quali maree ritenere tali. Ed ecco l’ipotesi dei 140 centimetri, come previsione di marea in cui azionare il Mose. Insomma per acque alte significative di 120, 130 centimetri, le dighe potrebbero non essere alzate. Ma con una previsione di 140 il sistema si alzerebbe per lasciare a Venezia un livello di marea non su-

periore a 110 centimetri. Ipotesi.

I PROSSIMI PASSAGGI Intanto, per arrivare al risultato, ci sono una serie di passaggi intermedi, illustrati ieri. Entro marzo ogni bocca di porto avrà tre compressori operativi, oggi ce n’è uno per bocca. Entro giugno anche gli impianti di condizionamento (importanti per evitare la corrosione) e i ge-

IL NUOVO TEST E LO STATO DELLE PARATOIE Sopra e in basso, le immagini del secondo giorno di prove del Mose, ieri mattina alla bocca di porto di Chioggia. Nei tondi le corrosioni e il livello graduato delle paratoie, nell’ultimo capocantiere Alessandro Soru Paola Filippini/Nuove Tecniche

Ferro e la paura di Chioggia «Rischiamo allagamenti Vogliamo precise garanzie» a Chioggia: «Sono andate meglio di quelle del giorno prima, confermando che più si movimentano le barriere, più migliorano le performance».

I TEST Intanto si sono conclusi, ieri mattina, i due giorni di “prova” delle 18 paratoie del Mose alla bocca di porto di Chioggia. E tutto è andato bene. I dati raccolti saranno ora filtrati e analizzati e serviranno di base per i prossimi test di innalzamento perché, ribadiscono i tecnici che lo gestiscono, «il sistema sta imparando come comportarsi nelle diverse condizioni». I due test, infatti, non sono stati uguali, nonostante il tempo ravvicinato in cui sono stati eseguiti. Martedì, quando sono state alzate le paratoie lato nord (Pellestrina), la corrente in uscita dal porto era abbastanza forte,

ieri il mare, invece, era praticamente piatto. Martedì, dopo il controllo di routine delle tubazioni, il riscaldamento dell’olio dei compressori, e tutte le altre operazioni di controllo preliminare, le paratoie sono state alzate completamente nel giro di due ore, mentre ieri la stessa movimentazione è stata compiuta in metà tempo. La velocità di questa operazione dipende dalla velocità con cui viene immessa nei cassoni l’aria per sollevarli e, a sua volta, questa dipende da quanti compressori si usano contemporaneamente. Ne sono previsti sei, tre per ogni linea di alimentazione (una in uso e una di riserva). Finora ne sono stati posizionati cinque, due dei quali sono collegati alle paratoie. «Lo stato di avanzamento dei lavori – dice il capo cantiere Alberto Piz – è del 93-94%, ma

quello che resta da fare si vede poco». Si tratta, infatti, di lavori di impiantistica (tubazioni, collegamenti, quadri elettrici) che, contrariamente alle opere edili, occupano poco volume. Dal punto di vista strettamente impiantistico manca ancora l’installazione delle porte alle conche di navigazione che sono dei bacini per permettere il passaggio delle imbarcazioni con il Mose chiuso: la chiusura, infatti, creerà un dislivello, di qua e di là dalla barriera, che impone la presenza di conche, a lato delle barriere stesse, con porte di accesso che si aprono e si chiudono una alla volta, per consentire il transito delle navi. Mancano ancora tutte le opere di mascheramento dei casermoni di cemento armato del centro di controllo, studiate dallo Iuav per le tre bocche di porto.

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L’USURA E LA RUGGINE

IERI NUOVO TEST LA RUGGINE NON PREOCCUPA I TECNICI «SIAMO AL 93-94% DELL’OPERA»

Ma se il programma delle cose da fare è abbastanza chiaro, qualche incertezza rimane per l’usura delle opere già fatte. Le macchie di ruggine e le incrostazioni che si intravedono sulla superficie e negli anfratti delle paratoie potrebbero far pensare


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Primo Piano

Giovedì 23 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Cavallino

Martedì il commissario Elisabetta Spitz in sopralluogo

neratori (per i black out) saranno pronti. Sempre entro marzo ci saranno due squadre di sollevamento che per giugno saranno quattro. A quel punto le quattro schiere del sistema potranno essere alzate insieme per fermare la marea. Ma l’estate, si sa, non è stagione d’acqua alta. Se ne riparlerà in autunno. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA

CAVALLINO TREPORTI (G.B.) Riqualificazione di Punta Sabbioni, si terrà martedì prossimo il sopralluogo con il commissario straordinario al Mose Elisabetta Spitz. Sotto esame l’area tra il terminal e il faro, una zona che il Comune punta a riqualificare radicalmente. Prima di tutto riappropriandosi delle aree che hanno ospitato i cantieri del Mose e che progressivamente verranno dismessi. «Ci stiamo confrontando quotidianamente – spiega il vicesindaco, Francesco Monica – con il Provveditorato alle opere pubbliche e il Porto. Stiamo ragionando sulla riqualificazione dei tutto il waterfront di Punta Sabbioni, un’area spesso dimenticata per cui prevediamo un completo rilancio. Per questo chiediamo che i cantieri nella zona vengano chiusi prima possibile. Lo abbiamo ribadito anche nella riunione con il Consorzio Venezia Nuova: il sopralluogo servirà a definire le modalità di intervento per Punta Sabbioni». Il Comune riqualificherà l’area del Terminal e il lungomare Dante Alighieri, fino alla spiaggia. «La progettazione del waterfront prosegue – aggiunge l’assessore con delega a Punta Sabbioni, Nicolò D’Este – dove ci sono i cantieri del Mose realizzeremo una passeggiata sospesa sulla laguna, con punti panoramici, zone d’ombra, nuovi arredi urbani e una pista ciclabile. Questa zona diventerà motivo di attrazione, con un nuovo terminal per il servizio di navigazione e una riqualificazione di Lio Grando». © RIPRODUZIONE RISERVATA

che l’azione del mare non sia così lieve, ma il capocantiere non sembra preoccupato. «Se pensiamo che queste barriere sono sott’acqua da un anno e mezzo – dice – sono fin troppo pulite. In ogni caso è prevista la possibilità di ripulirle agganciandole con gli appositi

maniglioni (inseriti nei “cerchi” che si vedono sulla superficie, ndr) e sollevandole dal mare». Per ora, quindi, tutto sembra funzionare al meglio, anche se le prove non sono finite. E’ già previsto, infatti, un sollevamento delle paratoie “sotto stress”, ovvero con condizioni meteo-marine avverse, che è il tipco scenario dell’acqua alta, in cui la marea sale sospinta dal vento e in mare si formano onde importanti. Per sperimentare il comportamento del sistema in queste condizioni è già pronta un’ordinanza della Capitaneria, efficace per i prossimi quattro mesi, che permetterà l’innalzamento delle barriere con sole 48 ore di preavviso ai naviganti. In altre parole, quando ci saranno le prossime previsioni meteo di maltempo di lì a due giorni, potrà essere automaticamente emessa l’ordinanza di interdizione alla navigazione in concomitanza con le prove del Mose. E anche questi dati si aggiungeranno alla “memoria” del sistema a beneficio delle future emergenze reali. Diego Degan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Brugnaro: «Scaveremo i rii per dare le fogne a Venezia» Il sindaco torna a chiedere al Governo i 150 milioni all’anno per la legge speciale Sul moto ondoso: «Pronti alla rivoluzione, daremo precedenza alle barche elettriche» `

AMBIENTE VENEZIA Il sindaco torna a chiedere al Governo i 150 milioni all’anno di finanziamento di Legge speciale. Soldi con cui vuole finanziare anche lo scavo dei canali per la posa delle fognature. «Vogliamo ricominciare a scavare i canali a secco spiega Luigi Brugnaro - In questo modo potremo mettere giù anche i tubi per dare finalmente delle fogne a Venezia. Un’opera che va fatta assolutamente». Brugnaro parla prima e dopo la riunione in Prefettura della Cabina di regia sul Mose. E i temi ambientali sono quelli del giorno: dalle fogne, al traffico acqueo. A Ca’ Corner arriva alla guida di “Aloa”, il primo taxi acqueo a motore ibrido. Con lui ci sono il proprietario dell’imbarcazione, Alessandro D’Este, il costruttore Ruggero Vio, padre di Bebe, la campionessa paralimpica con cui il sindaco parla al telefona («Bebe torna a casa, abbiamo bisogno di gente di buon senso!»). C’è anche Fabio Sacco che con Alilaguna ha fatto altre sperimentazioni sul fronte dell’ibrido. Mentre lo staff del sindaco rilancia il video e i messaggi “green” sui social.

L’EMEDAMENTO 5 STELLE Lo spunto, per Brugnaro, è l’emendamento al decreto mille proroghe presentato dalla deputata pentastellata Arianna Spessotto per chiedere una via libera legislativo per le barche elettriche e ibride in laguna. «Avete sentito? Sarebbe importantissimo, é la prima volta che parlo bene dei 5 Stelle» scherza. Poi, serio: «Voglio ringraziare l’onorevole per questa azione, che ci aiuterebbe tantissimo». Il problema, infatti, è legato alle norme che ostacolano la vita ai motori elettrici in laguna. Anche “Aloa”, per superare l’impasse, ha un motore elettrico che sulla carta è solo ausiliario. «L’autorizzazione a natanti elet-

IL PROBLEMA VENEZIA Solo nel giugno scorso c’erano stati i festeggiamenti per lo scudetto della Reyer con un corteo acqueo in Canal Grande: barche di tifosi avevano scorrazzato in andata e in ritorno, carosello dietro al vaporetto dei giocatori e del team al completo. Un ricordo che richiama immagini allegre e colorate che stridono con il veto del passaggio nell’arteria acquea della città alla manifestazione delle remiere di domenica scorsa, organizzata per attirare l’attenzione sul moto ondoso. «Era deciso che non avremmo bloccato il traffico: ciascun presidente si era impegnato per i propri soci, assicurando, identificato dalla propria carta d’identità, che le barche avrebbero sfilato in fila per due, senza creare intralcio». È il commento rammaricato di Lucio Conz, portavoce della Canottieri Giudecca, che non nasconde la propria delusione per la scelta: «Vietare il Canal grande per chiedere il rispetto delle regole è come vietare la

IL TAVOLO Il sindaco Brugnaro con il prefetto Vittorio Zappalorto e l’assessore regionale Marcato

trici è complicatissima, perché non c’è una normativa di riferimento - ribadisce il sindaco Abbiamo bisogno di una normativa specifica. Questo emendamento semplificherebbe enormemente la vita a Venezia».

PRECEDENZA GREEN Ottenuta la normativa ad hoc, il sindaco vorrebbe poi introdurre un sistema di precedenze per le imbarcazioni elettriche, con la possibilità di limitare il transito solo a questo tipo di barche: «Abbiamo in mente

di creare delle precedenze in certi orari soltanto a barche che navigano in elettrico. Per raggiungere le isole più lontane si potrà usare l’ibrido, per dare più potenza e coprire più distanza, ma nei canali interni si vada ad elettrico. Se queste cose funzionano, faremo una normativa del Comune per trasformare la navigazione a Venezia tutta elettrica. Questa è la risposta che diamo ai cittadini e ai giovani che chiedono di inquinare meno il mondo, di pulire l’aria».

PRESSING PER I SOLDI

Le remiere contestano il “no” al Canal Grande VENEZIA Domenica scorsa presenti in bacino San Marco circa 200 barche contro il moto ondoso

«IL DIVIETO AL CORTEO DI DOMENICA? AVEVAMO GARANTITO CHE NON CI SAREBBERO STATI INTRALCI AL TRAFFICO»

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piazza principale di Palermo a una manifestazione antimafia contro il pizzo». «C’erano anche rappresentanti del mondo della vela - aggiunge Giulio Cantagalli, del Diporto Velico - noi il primo obiettivo l’abbiamo raggiunto, quello di raccogliere le adesioni di

Per il momento idee che il sindaco colora anche con qualche pennellata polemica. Cita, ad esempio, la proposta di nuova Legge speciale dell’onorevole dem Nicola Pellicani. «Bene anche questa proposta, certo che la appoggiamo. Ma visto che una Legge speciale c’è già, i nostri parlamentari lavorino perché venga rifinanziata. In attesa di quella nuova, intanto si impegnino per i 150 milioni. Facciamo un pressing traversale, senza polemiche». R. Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA

tutto il popolo della barca, convinti che sia necessaria educazione politica, non partitica, per la salvaguardia della città». Perchè le associazioni remiere, presenti domenica con circa 200 imbarcazioni, non si richiamano a un romantico ritorno al passato, con l’improbabile pretesa che si vada tutti a remi, ma chiedono l’applicazione di norme che già potrebbero esistere, come il regolamento provinciale rimasto lettera morta. E non per una maggior sicurezza di chi ancora ama rinunciare al motore, ma per tutelare le rive che si disgregano giorno per giorno, e un patrimonio artistico secolare che rischia di andare irrimediabilmente perduto. «Il prefetto ci ha ricevuto quando gli abbiamo sottoposto la lettera dell’ottobre scorso, il sindaco no» conclude Conz. Ma le remiere non si danno per vinte. E sono attesi nuovi passi, ad esempio durante il Carnevale. Per riempire di contenuti la legge speciale tanto attesa, con un occhio di riguardo a questo problema di cui si parla da anni, ma che peggiora ogni giorno. (r.v.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

IL RETROSCENA CONEGLIANO Innocente Nardi attraversa con passo deciso l’aula magna dell’Istituto Cerletti. Sono in molti a fermarlo e a stringergli la mano. Lui, come d’abitudine, misura le parole e sorride prima di prendere posto in prima fila, accanto a Mario Pozza (socio fondatore per la Camera di Commercio) e a Stefano Marcon (Presidente della Provincia). «Mi auguro il meglio per il Consorzio e per la nuova Associazione Unesco», risponde con signorilità. È tutto. Quando sale a firmare come legale rappresentante del Consorzio del Prosecco superiore il documento che sancisce la nascita del nuovo organismo, il Presidente Zaia gli sorride e gli mette una mano sulla spalla. Non servono molte altre parole per ribadire la stima. Poi scende, riprende posto e segue i lavori sbirciando più volte lo smartphone. Anche quando vengono chiamati i membri del nuovo Consiglio di Amministrazione Unesco, esibisce un invidiabile understatement. Attento, però, a non incrociare mai Giustiniani. Avrebbe potuto essere il coronamento di un’operazione storica. È una mattinata in cui mettersi una maschera addosso. La decisione di metterlo in minoranza è frutto di dinamiche interne e giochi di pesi maturati nelle ultime settimane, in cui la linea secessionista ha accelerato.

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Nardi, il padre nobile silurato dai “grandi” ` «Resto un produttore e come tale Il numero uno uscente ha pagato la voglia di discontinuità di molti big mi auguro il meglio per il Consorzio» `

IL CLIMA RIMANE TESO: «HA FATTO TANTO PER I VITICOLTORI PERCHE’ FARLO USCIRE DI SCENA COSI’?»

PRUDENZA «Preferisco non entrare nelle dinamiche del Consorzio», avverte subito il Governatore Zaia nell’androne del Cerletti. Le modalità di questo avvicendamento rendono oggettivamente un po’ più opaca però questa cerimonia. Anche se riuscire a dipanare la matassa non è semplice, da più parti nel mondo del Prosecco si parla di indelicatezza se non di ingratitudine nei confronti del Presidente. «Perchè riservargli un’uscita di scena così difficile?», si chiedono alcuni produttori. La verità è che è davvero difficile interpretare il sentiment interno alla Docg. I falchi da tempo chiedono un’inversione di rotta, una scelta di discontinuità. Ma le colombe ribadiscono: «Chi avrebbe potuto governare in maniera così equilibrata tutte le divisioni interne? Siamo di fronte a un voltafaccia che non fa bene al mondo delle colline».

I TRAGUARDI

IL DUELLO Quanto accaduto all’interno della Docg ha la forma di un regolamento di conti. Da tempo sono due le fazioni che si fronteggiano: i grandi produttori di Confagricoltura da una parte e i piccoli (che poi tanto piccoli non sono) della Coldiretti. Portare Giustiniani all’interno della Fondazione silurando Nardi è stato un segnale preciso: le dinamiche che hanno governato gli ultimi nove anni stanno cambiando e i grandi, ora, reclamano più spazio. Nardi, stando ai sussurri, paga l’eccessiva visibilità oltre al pasticcio dell’accantonamento del diretto-

re Vettorello. La Fondazione avrebbe dovuto essere la sua via d’uscita onorevole dalla Docg per fare spazio a un nuovo presidente. Ma così non è stato. E le elezioni di marzo prometto scintille.

LA FIRMA Innocente Nardi presidente del consorzio Docg ripreso al momento della firma per la nuova associazione Unesco

Il siparietto

Una conifera tra le vigne: il pino di Collagù accende la cerimonia

FOTO SIMBOLO Il pino di Collagù

CONEGLIANO «Possiamo tagliare un pino?». A fine cerimonia, il governatore Luca Zaia rivolge la domanda al soprintendente Fabrizio Magani. La platea del Cerletti mostra di non capire, allora il presidente della Regione si spiega: «Avete visto il video sulle colline Unesco? Ecco, in mezzo all’immaginesimbolo c’è un pino che non c’entra niente...». In effetti la conifera si staglia, imponente e solitaria, fra le dorsali immortalate a Collagù, nel territorio comunale di Farra di

Soligo. Così poco dopo, durante il brindisi nella Bottega del Vino, il leghista incrocia il sindaco Mattia Perencin e torna alla carica: «Bisogna togliere quell’albero, cosa ci fa in mezzo alle vigne?». Tutti ridono alla battuta: si tratta evidentemente di una simpatica provocazione botanica. Perciò anche il primo cittadino sta al gioco e si lancia strenuamente in difesa dell’incolpevole sempreverde: «Prima l’avevamo potato al livello del vigneto, ma poi

siamo andati sempre più in alto, per far prendere luce alle viti». Il siparietto incuriosisce pure l’ambasciatore Massimo Riccardo: «Quanti anni ha questa pianta?». Risponde il 33enne Perencin: «Avrà 40 anni, l’ho sempre vista là. Non è neanche un pino di Natale, è un’altra varietà». Così alla fine, tra un calice di Prosecco e un piatto di risotto, il sindaco fa finta di avvertire Zaia: «Presidente, guarda che se il pino sparisce, so dov’è il responsabile...». (a.pe.)

Innocente Nardi ha guidato per 9 anni la Docg, inserendo un limite di mandato e portando il Consorzio al traguardo Unesco. A luglio esultava a Baku reggendo la bandiera italiana e pochi mesi dopo appone una firma all’atto di nascita che è poco più che una formalità. Tra i big delle colline c’è malessere per uno sgarro che va a punire (“ingiustamente” si sente ripetere) uno dei padri nobili del riconoscimento Unesco. Ma i falchi ribadiscono che la politica accentratrice ha portato ad una spaccatura. Forse, inoltre, la cacciata dell’ex direttore Vettorello ha prodotto un redde rationem in zona Cesarini. Ma di questo nessuno all’interno della Docg parla apertamente. «Perchè i panni sporchi si lavano in famiglia», confermano tra le colline del Prosecco superiore. EF

PER NOVE ANNI HA GESTITO IL CONSORZIO GUIDANDOLO FINO AL TRAGUARDO MONDIALE

La manager Silvia Mion

L’outsider di H-Farm voluta da Zaia «Porto questo patrimonio sul web» LA NOMINA RONCADE Domani è già troppo tardi. E lo sa bene Silvia Mion, business manager open innovation di H Farm, che da anni ormai si occupa di start up e nuove idee. 38 anni, trevigiana, Mion è una delle due outsider volute da Luca Zaia a rappresentare la Regione all’interno della nuova associazione Unesco. Con Marina Montedoro, direttore Coldiretti Lombardia e presidente del consiglio direttivo, poi Vincenzo Sacchet per l’Ipa (Terre alte della Marca Trevigiana), Giuseppe Maset per la Provincia, Ivo Nardi (per la Camera di Commercio) e Lodovico Giustiniani (Consorzio Docg). «Il mio ruolo? Portare il sito Unesco sul web, con strategie attente per lo sviluppo delle attività» spiega. «È il territorio in cui sono cresciuta. Sono orgogliosa che la bellezza di queste colline sia oggi patrimonio dell’Umanità

e sono felice di portare le mie competenze». Mion, che ha fatto ieri mattina il suo debutto ufficiale, ha le idee chiare. «C’è bisogno di innovazione per fare il grande salto».

IL CAMBIAMENTO Il suo lavoro è insegnare come portare il cambiamento all’interno delle aziende. Si chiama opening innovation. Silvia è arrivata a H Farm, l’incubatore di nuove start-up, di Ca’ Tron, durante la tesi di laurea. «Sono arrivata con il lancio della piattaforma Zoopa. Mi sono avvicinata a H Farm e Zooppa per raccogliere materiale sulla mia tesi, facevo interviste sul tema della “collaborative innovation”, e ci sono rimasta». Zoopa è una piattaforma per la creazione di contenuti creativi. Attorno al sito è stata sviluppata una community di utenti composta da professionisti della comunicazione che devono rispondere alle necessità dei clienti. Zoopa

però non organizza solo contest: è una community di creativi che risolve le necessità delle aziende. «La start-up è cresciuta in H Farm, che ci ha aiutato ad uscire dai confini italiani per due ragioni: ricerca di investimenti e aziende oltreoceano; il nostro modello interessa molto il mercato americano come tipo di progetto. Ha portato a un beneficio enorme visto che ha due sedi: Seattle e Usa, e ora un ufficio comunicazione su Londra». Intende quindi spingere su processi digitali anche per la nuove associazione Unesco. La sua idea? «Dobbiamo stare sempre incollati alle novità alle evoluzioni. Ma soprattutto dobbiamo sviluppare il germe dell’innovazione in ogni organismo di cui facciamo parte». Grazie a Mion il sito Unesco vuole partire con un progetto di digital transformation.

MODULO FORMATIVO «Credo sia importante aver vo-

Chi è

Si occupa da sempre di start up e business Silvia Mion, business manager open innovation di H Farm, da anni ormai si occupa di start up. 38 anni, trevigiana, Mion è una delle due outsider volute da Luca Zaia a rappresentare la Regione all’interno della nuova associazione Unesco. È arrivata a H Farm, l’incubatore di nuove start-up, di Ca’ Tron, durante la tesi di laurea. E lì è rimasta.

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PREMIATO Il paesaggio delle colline del prosecco patrimonio Unesco

luto la presenza di due manager -dice Zaia- la presidente Montedoro, profonda conoscitrice del mondo dell’agricoltura, e la dottoressa Mion, esperta di digital marketing». Il presidente della Regione ha sottolineato l’apertura di un nuovo modulo formativo promosso da Confcommercio. Si intitola: diventare ambasciatore Unesco e partirà il 17 febbraio sia a Pieve di Soligo che a Valdobbiadene. Questo primo modulo vede, in cattedra, i formatori delle

Langhe, zona che ha già vissuto l’esperienza Unesco. «Abbiamo voluto inserirci in un percorso più ampio il cui obiettivo è quello di attuare uno sviluppo socio economico integrato - spiega il presidente Federico Capraro- Ciascun imprenditore, quindi, deve uscire dalla dimensione puntiforme della propria impresa per trascendere ad una visione più ampia, nella quale è il paesaggio, ossia il territorio, ad essere impresa». (e.f.)


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Attualità

LA SCOPERTA PADOVA «È arrivata via mare dalla Cina fino a Rotterdam e poi ha viaggiato in un container, ben nascosta grazie ad un carico di copertura, con il metodo utilizzato dai corrieri della droga». Questa volta, però, lo stupefacente non c’entra nulla. Il colonnello Fabio Dametto, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Padova, si riferisce alle nove tonnellate e mezzo di carne suina recuperate in un parcheggio della zona industriale e potenzialmente devastanti per gli allevamenti di tutto il Veneto. Il pericolo di contagio della peste suina africana, presente con diversi focolai in Cina, vieta infatti totalmente l’importazione in Italia. L’azienda è stata sequestrata e due titolari cinesi (una coppia, 46 anni lui, 49 anni lei) sono stati denunciati. I reati contestati sono tre: contrabbando, commercio di sostanze alimentari nocive, diffusione di malattie delle piante o degli animali. «Non c’era un pericolo di contaminazione umana - precisa Dametto - ma il virus si può trasmettere per via aerea contagiando in modo letale maiali e cinghiali. I danni sarebbero stati enormi per l’economia degli allevatori».

IL CONTROLLO Il blitz risale alla mattina del 9 gennaio, il decreto di sequestro all’altro ieri. I dettagli sono stati illustrati ieri mattina dalle Fiamme Gialle. Vista l’importanza dell’operazione («La prima in Italia di questo genere») è intervenuto anche il procuratore Antonino Cappelleri. Da anni la Finanza tiene sotto la lente d’ingrandimento i traffici illeciti in zona industriale. Due settimane fa i Baschi Verdi hanno messo nel mirino la società “Teng Long”, in subaffitto in un grande capannone, da alcuni mesi punto di riferimento regionale per la fornitura di alimenti per la ristorazione orientale. Appena è arrivato il container, è scattato il controllo. Formalmente il camion conteneva 23 tonnel-

L’IMPORTAZIONE È VIETATA DA DUE ANNI. NON C’È PERICOLO DI CONTAMINAZIONE PER L’UOMO, RISCHIO PER GLI ALLEVAMENTI

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Peste suina, incenerito carico di carne cinese Padova, la Finanza ha intercettato `Arrivata illegalmente via mare in Olanda un camion con quasi dieci tonnellate Il morbo pericoloso per maiali e cinghiali `

late di prodotti vegetali, trasportate in modo irregolare visto che era stata interrotta la “catena del freddo”. Tutto è stato sottoposto a sequestro amministrativo per consentire le analisi microbatteriologiche. È emerso che tre addetti su quattro, bengalesi regolari in Italia, lavoravano in nero. Ma i finanzieri hanno scoperto che quella grande quantità di alimenti vegetali era solo un carico di copertura per nascondere ben altro.

L’INTERVENTO

GUARDIA DI FINANZA A sinistra una parte della carne sequestrata. Sopra il colonnello Fabio Dametto

Gli allevatori: «Noi supercontrollati ma il vero rischio è alle frontiere» `L’Ascom: «A Padova

un “hub” di merci fuorilegge per la salute» LE REAZIONI PADOVA In Veneto l’allevamento di suini e la produzione di carne vale oltre 200 milioni di euro: la regione è terza in Italia con oltre duemila allevamenti e più di 640 mila capi. Nel 2018 Veneto Agricoltura ha certificato una produzione di quasi 140 mila tonnellate di carne di maiale con un incremento del 2,4% sulla quantità ma un calo di fatturato del 9,5%. «Il maxi sequestro – afferma Massimo Bressan, presidente Coldiretti Padova - conferma quanto ripetiamo da anni: legislazione e burocrazia non garantiscono un adeguato controllo sui prodotti che varcano le nostre frontiere.

Mentre i nostri allevamenti sono sottoposti a decine di controlli severi e rigorosi, sul fronte della qualità e della sicurezza alimentare, dall’estero entrano nel nostro Paese prodotti senza alcuna garanzia». Padova è la terza provincia, dopo Verona e Treviso, per produzione con 23 mila tonnellate e un fatturato di oltre 34 milioni di euro. «Più volte siamo stati al Brennero con i nostri allevatori per documentare come le frontiere siano un colabrodo – conferma Bressan - e come il nostro Paese sia invaso da prodotti di dubbia provenienza. Un motivo in più per spingere sull’etichettatura obbligatoria anche sui derivati della carne suina per garantire la trasparenza e la rintracciabilità di fronte agli allarmi sanitari che si moltiplicano. Il mese scorso è stata finalmente raggiunta l’intesa fra Stato e Regioni, ora bisogna arrivare al più presto all’entrata in vi-

gore del decreto che introduce l’indicazione della provenienza per le carni suine trasformate». «Maggiori controlli alle frontiere su materie prime agroalimentari – è la richiesta di Maurizio Antonini, direttore di Cia Padova - e tracciabilità del prodotto finale. Solo il 10% dei consumatori legge le etichette al momento di fare un acquisto, serve una nuova cultura». Ascom Confcommercio chiede maggiore attenzione sul tema. «Adesso spero che sulle importazioni dalla Cina si accendano i riflettori – dichiara il presidente padovano Patrizio Bertin -. Sono anni che lanciamo avvisi sulla pericolosità per la salute di tante tipologie di merci. Un commercio fuorilegge che, purtroppo, trova in Padova uno dei propri “hub dell’illegalità”, una questione che meriterebbe soluzioni ben più drastiche». E. Fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cos’è la peste suina africana (Psa) Malattia virale, altamente contagiosa e spesso letale Colpisce suini e cinghiali Il virus può sopravvivere all'interno dei salumi per alcuni mesi Nei Paesi infetti il controllo si effettua attraverso l’abbattimento dei suini positivi Un’eventuale epidemia su suolo nazionale ha forte impatto sul comparto produttivo suinicolo

I SINTOMI Febbre Andatura incerta

Emorragie Difficoltà respiratorie

Il virus si trasmette per contatto tra animali o per puntura di zecche

NON È TRASMISSIBILE ALL’UOMO

Gli uomini del servizio Veterinario e del Servizio Igiene-Alimenti dell’Ulss 6 hanno appurato infatti che dentro quel container c’erano quasi dieci tonnellate di carne suina proveniente dalla Cina. Un carico notevole perché la carne è altamente richiesta in vista del Capodanno cinese da molti immigrati che la acquistano a prezzi inferiori. In Italia, però, vige dal 2018 un dispositivo del Ministero della Salute che vieta l’importazione di carne suina proprio per il grave rischio di contaminazione di un virus che sta devastando mandrie di maiali di diversi Paesi e che si sta diffondendo a macchia d’olio soprattutto in Oriente. Il personale dell’Ulss ha quindi emesso un provvedimento d’urgenza disponendo l’immediata distruzione della carne, che è stata “bruciata”.

GLI ALTRI ILLECITI Il fascicolo è sulla scrivania del pm Sergio Dini. Sono state riscontrate anche violazioni in materia igienica. La ditta cinese, i cui titolari erano già stati denunciati più volte negli ultimi anni per illeciti di vario genere (quattro solo nel 2018), ha violato anche la normativa doganale: le carni sono state importate in Europa senza pagare dazi e Iva. Controllati due clienti dell’azienda e un’azienda concorrente: nessuna traccia di carne suina, ma 200 chili di generi alimentari sono stati comunque sequestrati perché conservati in modo non adeguato. «Chi pensa di arricchirsi sulla pelle dei veneti deve essere punito - commenta il governatore Luca Zaia ringraziando le Fiamme Gialle -. È ora di finirla con l’arrivo nella nostra regione di cibi contraffatti e pericolosi». Sulla stessa linea il sindaco Sergio Giordani: «È un traffico organizzato, non episodico. Qui non si tratta di stroncare solo chi fa concorrenza sleale, ma di tutelare la salute pubblica». Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il colloquio Gli esperti

Il direttore dell’Ulss: «Cento milioni di capi abbattuti, è un virus “veloce”» a peste suina non si trasmette da animale a uomo, ma sono a rischio i nostri allevamenti». Lo chiarisce il direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta, a seguito del sequestro di quasi dieci tonnellate di carne proveniente dalla Cina. L’epidemia di peste suina africana, scatenata dal virus Asfv, sta decimando i capi presenti negli allevamenti, causando così un enorme danno economico in uno dei settori più importanti dell’industria alimentare. «È stata fondamentale la collaborazione tra la Guardia di Finanza, la Procura e l’Ulss – aggiunge Scibetta – a garanzia della salute degli allevamenti e della salute complessiva del territorio. Ricordo che è vietata l’importazione di carne dalla Cina. Nel paese asiatico ogni anno vengono allevati 500 milioni di suini e solo a ottobre dell’anno

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L’EPIDEMIA STA DECIMANDO I CAPI IN ASIA, L’INFEZIONE RESISTE ANCHE A -20 GRADI MA NON ALLA COTTURA

scorso, a causa della peste suina africana, sono stati abbattuti 100 milioni di capi». Il virus colpisce suini e cinghiali e può esserci contaminazione tra le due specie. «È un virus che si diffonde molto velocemente – sottolinea il dottor Scibetta -. Resiste anche a bassissime temperature, come -20 gradi, ma non alla cottura. Per questo chi eventualmente mangia la carne cotta non è a rischio, se però il virus si insedia nel nostro Paese può diventare un pericolo. È un’epidemia che in Cina non si riesce a dominare, anche per questo da noi è scattata una cintura di sicurezza». Esperto di epidemie animali è il dottor Anselmo Ferronato, recentemente nominato direttore dell’Unità operativa complessa Servizio veterinario Sanità animale dell’Ulss 6 Euganea. Laureato in Medicina Veterinaria e specializzato in Sanità pubblica

veterinaria, negli ultimi due anni è stato direttore del Dipartimento funzionale Sanità animale e Sicurezza alimentare dell’Ulss 6 Euganea. Il nuovo incarico si va a sommare al precedente. «La circolazione di animali infetti – fa sapere Ferronato -, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della peste suina. I residui di carni suine fresche e stagionate di animali infetti possono rappresentare un grave rischio di trasmissione della malattia agli animali sani e devono essere sempre smaltiti solo in contenitori chiusi per rifiuti». Non esistono vaccini né cure da somministrare agli animali. «Esiste la peste suina africana e la peste suina classica, i segni sui maiali sono simili e per distinguere l’una dall’altra occorre una diagnosi di laboratorio –specifica -. I sintomi tipici che si riscon-

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Fonte: salute.gov.it

VETERINARIO Anselmo Ferronato

NON ESISTONO CURE NÉ VACCINI DA SOMMINISTRARE AGLI ANIMALI, CHE MUOIONO NEL GIRO DI DIECI GIORNI

trano sugli animali includono febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei, emorragie interne con emorragie evidenti su orecchie e fianchi. I ceppi più aggressivi del virus sono generalmente letali, il decesso avviene entro 10 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi. Gli animali infettati da ceppi meno aggressivi del virus della peste suina africana possono anche non mostrare i tipici segni clinici». Il contagio di maiali e cinghiali spesso avviene durante il pascolo. «Gli animali sani possono contrarre il virus con l’ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti – chiarisce l’esperto - come scarti di cucina, broda a base di rifiuti alimentari e carne di cinghiale selvatico infetta, comprese le frattaglie. Basta anche il contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come abbigliamento, veicoli e altre attrezzature. Pericolosi anche i morsi di zecche». Massima attenzione anche da parte del Comune: l’assessore al commercio Antonio Bressa ieri ha convocato un tavolo tecnico per capire se possano esserci potenziali coinvolgimenti nell’attività di vendita al dettaglio o nella ristorazione. Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA


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GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

Il presidente di Confartigianato Treviso lancia un appello a Zaia: va trovato un accordo con il Friuli su Cimpello-Gemona

Sartor: «Gli utili di Cav alla Pedemontana e prolungare la A27 fino a Tai di Cadore» L’INTERVISTA

Albino Salmaso

«L

e statali che Zaia ha regalato all’Anas? Sono la prova che noi veneti non abbiamo mai superato la sindrome del mezzadro. Ci serve un padrone che ci dica cosa fare, per poi imprecare». Vendemiano Sartor, 67 anni, trevigiano, imprenditore dell’autostrasporto, è una delle bandiere storiche di Confartigianato e tra il 2008-2010 ha ricoperto la carica di assessore all’Economia nella giunta Galan. Si definisce un democristiano mai pentito, orgoglioso della prima Repubblica. Lei è stato uno degli artefici di Cav, nata dal patto tra Anas e Regione: cosa ne pensa dell’idea della holding delle autostrade a Nordest? «Cav è la società che controlla il Passante di Mestre, unico caso di federalismo autostradale in Italia, nato da una proposta dirompente della

nostra classe politica. Non bisogna dimenticare la spinta riformista figlia dei decreti Bassanini del 2001, oggi va ripreso l’intero disegno attorno a due assi: il completamento della Pedemontana e il prolungamento della A27 fino a Tai di Cadore in previsione delle Olimpiadi di Cortina 2026». Sfide complesse: forse per la Pedemontana si potrà tagliare il traguardo entro l’anno, ma i costi sono esorbitanti. 12 miliardi in 39 anni... «Sono ottimista e credo che i

«Le strade all’Anas dimostano che abbiamo ancora la sindrome del mezzadro» Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Treviso

ricavi incassati dai pedaggi ripagheranno l’investimento ma ad una sola condizione: vanno realizzate tutte le opere complementari di viabilità nei paesi per favorire l’accesso ai 16 caselli dislocati lungo i 94 km da Montecchio a Spresiano. Gli utili di Cav

vanno assolutamente vincolati a questo obiettivo, altrimenti c’è il rischio che la Pedemontana non venga utilizzata dai residenti ma solo dai Tir stranieri». Perché mai il grande traffico merci sull’asse Mila-

no-Tarvisio-Trieste dovrebbe abbandonare la A4 e il Passante? «La Pedemontana è nata proprio con l’obiettivo di spostare il traffico merci internazionale a Nord per liberare la Patreve e quindi va costruito un

accordo con il Friuli tra Cav e Autovie per completare il tratto tra Pordenone e Gemona. Zaia e Fedriga si debbono parlare, indicare le priorità e questi 58 chilometri sono fondamentali per consentire a chi entra sulla Pedemontana a Montecchio nel Vicentino di sbucare sulla A27 a Spresiano e poi salire fino all’innesto con A28 e raggiungere Tarvisio o il valico per Trieste. Solo con il raccordo Ci mpello-Gemona avremo un anello alternativo alla A4 Milano-Venezia-Udine-Trieste». Cos’altro c’è da realizzare sulle grandi opere? «Il governo ha stanziato 1 miliardo per le Olimpiadi di Milano e Cortina e nuove risorse sono previste con i fondi Cio e la legge speciale per i Giochi 2026 sulla neve. Credo sia un’occasione unica per superare quel collo di bottiglia che paralizza il traffico a Pian di Vedoia, alle porte di Longarone: la A27 va prolungata almeno fino a Tai e Pieve di Cadore e poi si tratta di decidere come arrivare in Austria». Se questo è lo scenario, an-

che lei scommette sulla revoca delle concessioni ad Aspi-Atlantia per punire Benetton dopo Genova? «No. Io penso che lo Stato abbia due ruoli fondamentali: programmare lo sviluppo e controllare la gestione che va affidata ai privati. La revoca delle concessioni non può essere una battaglia ideologica perché c’è il rischio della paralisi con un contenzioso infinito. Alla fine lo Stato sarà costretto a pagare le penali ad Atlantia e a farsi carico della manutenzione delle autostrade senza incassare più i canoni delle concessioni. Meglio tornare alla cura Di Pietro: quand’era ministro aveva avviato rigorosi controlli» Confindustria ha lanciato il dibattito su Patreve, lei che ne pensa? «Il tema esiste da 30 anni. Il Veneto della fabbrica diffusa si snoda tra la pedemontana da Pordenone a Verona e lungo l’asse centrale metropolitano: siamo la terra del policentrismo perfetto, con 5 province che producono al ritmo della Baviera e due realtà piccole ma altrettanto strategiche. Stiamo perdendo colpi rispetto all’Emilia Romagna, che in termini di export e Pil ci sta superando. Vanno quindi organizzati i servizi della Patreve senza formule burocratiche, ma con gli accordi tra le categorie economiche e le istituzioni. Un ruolo decisivo lo deve giocare il metrò di superficie, l’Sfmr va tirato fuori dal cassetto della Regione». —

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Nordest

LA FIRMA CONEGLIANO (TREVISO ) Dice il profilo: giovane, manager, poliglotta. Uomo? Ebbene no, donna. E non una, oltretutto nel ruolo di presidente, ma “addirittura” due. La padovana Marina Montedoro e la trevigiana Silvia Mion sono le rappresentanti della Regione nel consiglio direttivo della neonata “Associazione per il patrimonio delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, ufficialmente costituita a sei mesi dalla vittoria di Baku, con l’obiettivo di gestire il futuro agroambientale, urbanistico e turistico dell’unico paesaggio viticolo al mondo riconosciuto dall’Unesco. «Un soggetto agile e operativo, non certo un carrozzone di poltrone», si era raccomandato il governatore Luca Zaia al ritorno dall’Azerbaijan, salvo scoprire in questi giorni che all’interno del Consorzio di tutela della Docg si era consumata una faida tale da richiedere ieri mattina un suo intervento al piano nobile della storica Scuola Enologica di cui è stato giovane allievo.

IL RETROSCENA

Attorno all’austero tavolo a ferro di cavallo, nella gloriosa aula di degustazione, erano riuniti i soci fondatori della nuova entità: Regione e Consorzio, appunto, ma anche Provincia di Treviso, Camera di Commercio di Treviso e Belluno, Intesa programmatica d’area “Terre Alte della Marca Trevigiana”. Gli occhi ai documenti redatti dal notaio Paolo Broli, le orecchie per la tirata di Zaia. «Un forte appello al lavoro di squadra, nello spirito che ci ha portati all’iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità», hanno riferito i presenti all’incontro ristretto, mentre in sede pubblica il governatore ha glissato sulla polemica della mancata designazione a consigliere del presidente consortile uscente Innocente Nardi, in favore dell’imprenditore Lodovico Giustiniani: «Non entro nelle partite altrui, preferisco pensa-

IL PASSO INDIETRO DI NARDI A FAVORE DI GIUSTINIANI: «HO LAVORATO E LAVORERÒ SEMPRE PER QUEST’AREA»

LA POLITICA VENEZIA I renziani di Italia Viva hanno disertato l’incontro convocato martedì sera a Padova per scegliere il candidato governatore del centrosinistra da contrapporre a Luca Zaia. C’erano tutti: Pd, i civici del Veneto che Vogliamo (il cartello di Arturo Lorenzoni, candidato in pectore), socialisti, Verdi, +Europa, Italia in Comune del sindaco di Parma Pizzarotti, Sinistra Italiana, Azione di Carlo Calenda. Mancava solo Italia Viva. Il motivo? «A parte un qui pro quo sulla convocazione, su cui comunque non vogliamo fare polemica, la verità è che si trattava di un tavolo confuso - ha detto la deputata veneziana di Italia Viva, Sara Moretto - con un dibattito ancora aperto su primarie sì o primarie no, sul candidato civico o non civico, insomma è un confronto ancora molto arretrato». Moretto ha puntualizzato: «Non stiamo chiudendo la porta, anzi, abbiamo occhi e orecchie aperte, ma vogliamo capire se questo progetto assumerà caratteristiche e confini più concreti». Ma Italia Viva ci sarà o no alle elezioni regionali del Veneto?

Giovedì 23 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Unesco, una donna al top sulle colline del Prosecco La padovana Montedoro è la presidente `Tensioni nella Docg, richiamo di Zaia: dell’associazione che curerà il sito tutelato «Ora lavoriamo per 1 milione di presenze» `

in Economia e Pubbliche Relazioni, arriva invece dalla scuderia di H-Farm, dove ha consolidato la sua esperienza nel marketing digitale lanciando la startup Zooppa. «Due ragazze che parlano l’inglese come l’italiano», ha rimarcato Zaia, ricordando quanto cruciale sia questo aspetto nelle relazioni internazionali di un sito Unesco. In attesa che l’assemblea dei soci possa indicare tre ulteriori componenti, per il momento con loro in squadra ci sono quattro uomini: Giuseppe Maset per la Provincia, Ivo Nardi per la Cciaa, Vincenzo Sacchet per l’Ipa e appunto Giustiniani per il Consorzio.

L’IMBARAZZO

PROTAGONISTI Lodovico Giustiniani, Luca Zaia, Marina Montedoro, il notaio Paolo Broli, Silvia Mion, Giuseppe Maset, Ivo Nardi e Vincenzo Sacchet (foto

Marina, l’esperta di agraria ex Ue La padovana Marina Montedoro, classe 1976, è stata designata alla presidenza. Laureata in Agraria, è direttore dell’istituto Spallanzani di Brescia, ma le sue esperienze pregresse spaziano dall’Unione Europea al ministero delle Politiche Agricole

Silvia, la manager di startup digitali La trevigiana Silvia Mion, classe 1982, è stata scelta come consigliere. Laureata in Economia e Pubbliche relazioni, proviene dalla scuderia di H-Farm, dove ha consolidato la sua esperienza in marketing digitale lanciando la startup Zooppa.

FRANCESCO DA RE)

re alle nostre nomine, due donne...». E che donne, come emerge dal curriculum di entrambe.

A Verona l’edizione numero 114

LA SQUADRA

Mobilitazione contro la cimice a Fieragricola

Montedoro, classe 1976, laureata in Agraria, è l’attuale direttore dell’istituto Spallanzani di Brescia, ma le sue pregresse esperienze professionali spaziano dall’Unione Europea al ministero delle Politiche Agricole, dove ha conosciuto Zaia, al quale si è ispirata per la sua prima promessa: «Lavoreremo pancia a terra, già da questo pomeriggio, per essere un alleato di queste colline. Un territorio caratterizzato da cultura, storia, arte e agricoltura, in cui il popolo veneto ha messo tutta la sua passione e dedizione». Mion, classe 1982, laureata

VENEZIA Per fermare i danni («Una strage nei campi») provocata dalla cimice killer, migliaia di agricoltori della Coldiretti delle diverse regioni saranno con i loro trattori all’apertura, mercoledì 29 gennaio, di Fieragricola a Verona, la più grande manifestazione dedicata al settore in Italia, dove sono attesi esponenti delle istituzioni europee, nazionali e regionali. La 114ª edizione di Fieragricola è stata presentata ieri a Roma. E dai numeri si è visto che è una

Regionali, i renziani disertano il vertice del centrosinistra «Noi vogliamo esserci - ha detto Moretto - Da soli è impossibile, guardiamo con interesse alla Puglia». In Puglia Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda hanno deciso di non sostenere Michele Emiliano, che però non ha più la tessera Pd in quanto magistrato, ma di correre assieme con un proprio candidato.

RENZIANI CIVICI Che in Veneto il modello Puglia sia riproducibile appare al momento difficile. Non solo per-

MORETTO: «È ANCORA UN TAVOLO CONFUSO, CI PIACEREBBE UN’ALLEANZA SOLO CON AZIONE DI CALENDA COME IN PUGLIA»

ché Azione con Emanuele Cagnes (ex segretario organizzativo del Pd regionale) e Federico Vantini (che è stato forse il primo renziano di tutto il Veneto, già sindaco di San Giovanni Lupatoto) erano all’incontro di martedì sera con il resto della costruenda coalizione, ma anche perché ci sono dinamiche territoriali confliggenti: a Padova, ad esempio, i referenti di Italia Viva Antonino Pipitone e Romualdo Zoccali hanno aderito al manifesto de Il Veneto che Vogliamo, rassemblement di movimenti e associazioni, a partire da Coalizione Civica del vicesindaco arancione di Padova Artuo Lorenzoni, che sabato terrà la sua assemblea regionale.

IL RINVIO Renziani a parte, l’incontro del centrosinistra di martedì sera non ha segnato battute d’arresto,

fiera in assoluta crescita: 10 padiglioni occupati, 900 espositori, due aree esterne, 800 capi di bestiame, oltre 130 convegni in quattro giorni, delegazioni estere provenienti da 30 nazioni per un evento che punta su innovazione, sostenibilità ed economia circolare. «Fieragricola 2020 accende i riflettori sulle grandi sfide alle quali l’agricoltura è chiamata a dare risposte, a partire dal Green Deal illustrato dalla Commissione Ue presieduta da Ursula von der

anche se il tema caldo - come scegliere il candidato governatore, se con riunioni e trattative tra gli alleati o se con elezioni primarie aperte - è rinviato a martedì 28. Un altro passaggio cruciale sarà la direzione regionale del Partito Democratico convocata per venerdì 31 gennaio: sarà in quella sede che i dem avranno l’ultima parola in merito e sarà interessante capire con quale relazione si presenterà il segretario Alessandro Bisato: appoggiando una candidatura civica o insistendo per una scelta interna? Per ora i possibili alleati hanno trovato una intesa di massima sul programma, con sanità e ambiente quali cavalli d battaglia. Le porte restano aperte al M5s, anche se qui bisognerà capire dopo il voto di domenica in Emilia Romagna se in Veneto vincerà l’ala governista del ministro Federico D’Incà o quella refrattaria a qualsiasi alleanza con il Pd dell’attuale capogruppo in Regione Jacopo Berti. Resta il fatto che, con o senza M5s, il tentativo di Pd & C, è di andare oltre il cartello elettorale e di diventare massa critica in consiglio regionale. Il dilemma, però, è sul candidato governatore: civico o tesserato? Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Leyen e che coinvolge anche il sistema agricolo in maniera articolata», ha detto il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese. A sfruttare il palcoscenico della fiera veronese sarà intanto la Coldiretti per parlare della cimice: «Si tratta della prima mobilitazione degli agricoltori italiani contro l’invasione di insetti alieni portati in Italia dai cambiamenti climatici e dai ritardi nella prevenzione e nei controlli dell’Unione Europea».

Inevitabilmente sulla cerimonia è aleggiato un velo di imbarazzo, viste le tensioni interne all’ente dei produttori, pare legate anche alla corsa per la successione di Nardi alla presidenza del lo stesso Consorzio. Un possibile ruolo rispetto a cui Giustiniani, esponente della nobile famiglia Collalto e presidente di Confagricoltura Veneto, non si è tirato indietro: «Se il consiglio di amministrazione me lo chiedesse, mi metterei a disposizione». Decisamente signorile, comunque, l’uscita di scena di Nardi: «Auguro buon lavoro alla nuova associazione ed è chiaro che le sarò sempre amico. Ho lavorato, lavoro e lavorerò sempre per queste colline, perché ci credo sia come agricoltore che come cittadino».

IL PATTO

Un territorio che «non è casa mia, ma patrimonio di tutti», come hanno ricordato gli studenti dell’istituto guidato da Mariagrazia Morgan, citati per questo da Massimo Riccardo, ambasciatore italiano all’Unesco e fra i protagonisti della missione azera, insieme ai curatori del dossier Mauro Agnoletti, Amerigo Restucci e Leopoldo Saccon. Si è affidato ai ragazzi pure Fabrizio Megani, nuovo soprintendente del Veneto Orientale, per dare la misura «di quello che si potrà e non si potrà fare» nella zona: «Serve un patto tra scuola, istituzioni, viticoltori e cittadini per il bene comune». Zaia ha però fissato anche un più prosaico obiettivo numerico: «Portare le presenze da 350.000 a 1 milione, in alberghi diffusi da raggiungere a piedi, in nome di un turismo informato sui luoghi e rispettoso dell’ambiente». Angela Pederiva

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«Servizi per i neonati non bandiere venete» `Formalizzata

la Family Card del dem Sinigaglia LA PROPOSTA VENEZIA «Fatti contro propaganda, servizi anziché bandiere se davvero vogliamo aiutare le famiglie venete in difficoltà e incentivare la natalità, che è il vero problema della nostra regione». A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Claudio Sinigaglia che ieri in Prima commissione a Palazzo Ferro Fini ha illustrato il progetto di legge sulla Family Card di cui è primo firmatario e che è stato sottoscritto da tutto il gruppo. «La Regione - ha detto Sinigaglia - invece di spendere 400mila euro in due anni per regalare le bandiere con il Leone di San Marco ai nuovi nati, destini quei soldi agli enti locali che decideranno di istituire la Family Card. I neo genitori non hanno bisogno di simboli per

essere orgogliosi di appartenere a un territorio, ma di servizi, a partire dagli asili nido a cui ha diritto appena un bambino su quattro». Sinigaglia ha ricordato che «in Veneto il calo della natalità è costante e drammatico, -25% in dieci anni: davvero Zaia e la Lega pensano di risolverlo regalando la bandiera di San Marco? Se ci sono delle risorse per le famiglie, poche o tante che siano, vengano spese in modo efficace, garantendo agevolazioni economiche a chi è in difficoltà per l’acquisto di pannolini, omogeneizzati e altri alimenti».

WELFARE La Prima commissione del consiglio veneto ha dato inoltre il via libera ad ampia maggioranza, senza voti contrari, al provvedimento della giunta sulla previdenza complementare di natura collettiva con lo sviluppo di sistemi di welfare integrato. È prevista l’istituzione di un ente regionale denominato Veneto Welfare. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Giovedì 23 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Il Giorno della memoria IL CASO VENEZIA Oggi il Veneto sarà il primo in Italia a varare una legge per la conoscenza della Shoah e per il Giorno della memoria. Una ricorrenza che lunedì il governatore Luca Zaia onorerà al Ghetto di Venezia indossando la sua kippah viola, dopo che l’altro ieri la sua Lega in Consiglio regionale ha assicurato l’appoggio alla risoluzione dell’opposizione a sostegno della commissione parlamentare contro il razzismo, quella che al Senato era stata approvata con la contrarietà del centrodestra. Nel 75° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, il presidente della Regione pone le sue personali e politiche pietre d’inciampo all’intolleranza, affermando princìpi che marcano una netta distanza da certe posizioni antisemite: «Ma proprio perché non ci devono essere ambiguità – dice – mi permetto di suggerire alla senatrice Liliana Segre, una donna dalla storia tragica e dalla levatura straordinaria, di rinunciare alle troppe cittadinanze onorarie che sono solo strumentalizzazione politica, chiedendo che vengano conferite piuttosto alla Comunità Ebraica».

Veneto, una legge per la Shoah Zaia: «I giovani devono sapere» Il governatore: «Prima Regione ad emanare norme `Appello alla Segre: «Troppe cittadinanze strumentali in materia, contro il negazionismo che dilaga in rete» Rinunci e le faccia assegnare alle Comunità ebraiche» `

Gli appuntamenti

Dibattito in Consiglio e cerimonia in Ghetto I COMUNI

IL PROGETTO Zaia è solito condannare pubblicamente gli episodi di violenza e offesa nei confronti degli ebrei e delle vittime dell’Olocausto, ultime in ordine di tempo l’aggressione in piazza San Marco all’ex deputato Arturo Scotto e la mancata posa delle Stolpersteine nelle strade di Schio. Ma indubbiamente il progetto di legge che stamattina sarà licenziato dalla commissione Cultura di Palazzo Ferro Fini, nel corso di una seduta straordinaria a cui assisterà anche un centinaio di ragazzi, è un’iniziativa senza precedenti: ogni anno la Regione stanzierà 100.000 euro per finanziare svariate iniziative dedicate al 27 gennaio, fra cui un concorso studentesco, viaggi di istruzione nei lager, eventi con deportati ed esperti, premi per tesi di laurea. «Ci rivolgiamo soprattutto ai giovani – spiega il governatore

LA POLEMICA MILANO Settemila abitanti all’estrema periferia di Bologna, un quartiere di edilizia popolare con poco spazio, tante etnie, una storia di degrado e tensioni sociali. E di violenza: al Pilastro il 4 gennaio 1991 la banda della Uno bianca crivellò di colpi tre carabinieri di pattuglia. E qui abita Anna Rita Biagini, 61 anni: «Ci vivo da trent’anni, ma le cose negli ultimi tempi sono peggiorate. La sera quando porto il cane a fare una passeggiata ho una pistola in tasca, regolarmente registrata. Mi spiace ma è così», raccontava martedì a Matteo Salvini in campagna elettorale per le regionali.

DOSSIER CONTRO I PUSHER Poi si è spinta oltre, indicando al leader della Lega il citofono di un ragazzo tunisino che, a suo dire, spaccia. E Salvini, ripreso dalle tv, schiaccia il bottone: «Buonasera, suo figlio è un pusher?». Risponde il padre di Y., balbetta qualcosa e appende. Ora la citofonata è un caso diplomatico e politico, con le proteste ufficiali della Tunisia e l’indignazione dell’opposizione. «Se avesse bussato alla mia mamma, che abita al Pilastro, gli sarebbe andata molto peggio», commenta il sindaco Pd di Bologna, Virginio Merola. Oggi dovrebbe partire la denuncia della famiglia del diciassettenne contro Salvini: «Le possibili ipotesi di reato sono molteplici, a

ambiguità, ribadisce Zaia: «Non ho mai visto posizioni antisemite nella Lega. Ma se ci fossero, sarei io il primo a intervenire».

CON LA KIPPAH Luca Zaia onorerà il Giorno della memoria indossando il copricapo degli ebrei

E la senatrice annuncia: «Basta visite alle scuole» LA TESTIMONIANZA ROMA Dal prossimo aprile la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, non andrà più nelle scuole per raccontare l’inferno che provò a 13 anni quando, in conseguenza delle leggi razziali, fu espulsa da scuola, arrestata e portata nel più famigerato campo di sterminio. «Questo non vuol dire che non continuerà a testimoniare la sua esperienza», spiega il figlio della senatrice a vita, Luciano Belli Paci: «Dopo 30 anni di continui appuntamenti è stanca, provata», ma ha in programma un «ultimo, grande incontro» tra qualche mese, in provincia di Arezzo.

Agli studenti di tutt’Italia Liliana Segre ha descritto, con la sua voce calma ma risoluta, l’orrore del tentativo di fuga verso la Svizzera, l’arresto, i mesi passati nel carcere di San Vittore, in cella col padre, e poi l’orrore di Auschwitz. L’ultimo incontro nella casa circondariale milanese, dove ha voluto tornare: «Della cella 202 del quinto raggio ricordo tutto: in quel nulla mi sono impressa ogni dettaglio», ha detto ai detenuti. Non più tardi di due giorni prima aveva lanciato un messaggio agli oltre duemila studenti incontrati al teatro Arcimboldi di Milano - che l’avevano salutata con una standing ovation - invitandoli a «battersi sempre per la libertà».

– perché sappiamo quanto possono essere coinvolti dal negazionismo che dilaga in Rete. Siamo orgogliosi di essere i primi in Italia, nella consapevolezza di custodire a Venezia il Ghetto più antico del mondo, che per noi è continua testimonianza dell’orrore rappresentato dalla Shoah». Relatore del provvedimento in aula sarà lo zaiano Alberto Villanova, il quale ne sottolinea la valenza anche politica: «Questa norma scardina una diffusa quanto immotivata narrazione che vorrebbe la Lega guardare a presunte posizioni di tipo fasciste». Nessuno spazio alle

Lunedì 27 gennaio, nel 75° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, la cerimonia nel Ghetto di Venezia promossa dalla Comunità Ebraica e dalla Regione si terrà a partire dalle 11 alla presenza dei presidenti Paolo Gnignati (Comunità), Luca Zaia (Giunta) e Roberto Ciambetti (Consiglio). Proprio nella sede dell’assemblea legislativa, questa mattina alle 10 si svolge la seduta straordinaria della commissione Cultura, chiamata a licenziare il progetto di legge sulla Shoah in vista del via libera definitivo da parte dell’aula. L’evento istituzionale “Educare alla Memoria” vedrà l’intervento, oltre che di Gnignati, anche di Davide Romanin Jacur, rappresentante dell’Unione comunità ebraiche italiane.

VILLANOVA: «COSÌ SI SCARDINA LA DIFFUSA E IMMOTIVATA NARRAZIONE DI UNA LEGA CHE GUARDA A POSIZIONI FASCISTE»

IL RAGAZZO ACCUSATO DI SPACCIARE: «STO MALE, SONO STATO SOMMERSO DA BUGIE» PRIVACY, IL GARANTE APRE UN FASCICOLO

zo tranquillo. E mi sono visto piombare Matteo Salvini in casa». Y. gioca a calcio e va a scuola, ma vuole abbandonarla per trovarsi un impiego e aiutare la famiglia. Il padre lavora come corriere alla Bartolini, ha un fratello più grande con un precedente per rissa, «la droga non c’entra nulla». E allora perché la signora Biagini ha scelto proprio il suo citofono? «Si incontrano la sera mentre portano a spasso il cane, sotto il portico del condominio del ragazzo si spaccia e l’ha tirato in mezzo», è la ricostruzione del legale. Lei, mentre scorta Salvini tra le aiuole del quartiere, racconta la sua vita difficile, del fi-

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BOLOGNA Il blitz del leader della della Lega Matteo Salvini che, a favore di telecamere, ha suonato al citofono di un presunto spacciatore di droga tunisino

Citofonata, la famiglia denuncia Salvini E protesta anche la Tunisia: «Razzista» memoria mi vengono in mente almeno sei o sette illeciti tra civili e penali», dice l’avvocato Cathy La Torre, che segue il ragazzo. Ieri pomeriggio era nel suo studio: «Come sto? Male. Sono stato sommerso dalle bugie, non sono uno spacciatore, sono un ragaz-

Con questo stesso spirito, il presidente della Regione motiva il voto favorevole annunciato dal capogruppo leghista Nicola Finco alla proposta di Patrizia Bartelle (Italia in Comune), condivisa pure da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, di aderire alla mozione Segre per l’istituzione della commissione bicamerale: «Sì, senza se e senza ma. Proprio per questo mi dispiace vedere la senatrice al centro, suo malgrado, della sceneggiata delle cittadinanze onorarie, un’evidente strumentalizzazione politica ai suoi danni. Lo vediamo nei Comuni: troppe dediche non sono fatte con il cuore, né per legame territoriale, ma solo per antagonismo locale. Segre faccia un passo a lato e chieda che le cittadinanze onorarie vadano alla Comunità Ebraica». Vale anche per Treviso, città a guida leghista, dove l’idea del conferimento è stato oggetto di una disputa con i dem? «Vale per tutti – conclude Zaia – anche per Verona, dov’è stato veramente brutto vedere la cittadinanza a Liliana Segre contrapposta all’intitolazione di una via a Giorgio Almirante. Serve una riconciliazione e penso che si possa ottenere nel nome della Comunità Ebraica». Angela Pederiva

glio trentenne malato di Sla e stroncato da un’overdose. Da quel momento la lotta allo spaccio è diventata la sua missione e per questo, afferma, la minacciano e lei gira con un’arma in tasca. Consegna all’ex ministro il dossier di una personale indagine, con foto e segnalazioni dei pusher di zona. «Chiedo semplicemente di poter uscire di casa tranquillamente e qui da un po’ non mi sento sicura. Ho visto questa zona peggiorare con gli anni. E dal presidente di quartiere mi sento dire che invece le cose vanno bene. Per questo apprezzo Salvini, mi è sembrato che su questi problemi abbia le

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idee chiare e mi convince. Da tempo ci promettono una nuova caserma dei carabinieri, ma rimandano sempre».

SCONTRO DIPLOMATICO Ieri mattina i familiari di Anna Rita Biagini si sono ritrovati con

LA DONNA CHE HA SPINTO L’EX MINISTRO A SUONARE: «ORA ESCO CON LA PISTOLA» DI NOTTE DANNEGGIATA L’AUTO DEI FAMILIARI

la macchina semi distrutta, il parabrezza danneggiato e i vetri laterali in frantumi. «Tornerò - promette Salvini - Non sono pentito, ho risposto a una madre coraggiosa. Noi siamo andati a disturbare la piazza dello spaccio. In galera in questo momento ci sono più di duemila spacciatori tunisini». Il vicepresidente del Parlamento di Tunisi, Osama Sghaier, irrompe nella polemica definendo il segretario «un razzista, che mina i rapporti tra Italia e Tunisia». L’ambasciatore Moez Sinaoui scrive al presidente del Senato Elisabetta Casellati denunciando «una deplorevole provocazione, fatta in maniera illecita, senza rispetto per il domicilio privato di una famiglia tunisina». E all’autorità per la privacy è già arrivata una segnalazione e il presidente Antonello Soro anticipa: «La esamineremo». Claudia Guasco © RIPRODUZIONE RISERVATA


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