back Mi up | project book

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Laboratorio di design degli interni Politecnico di Milano, Scuola del Design Design degli interni sez. I2 _ A.A. 2016/17 Docenti_ Anzani, Biamonti, Bolelli Gruppo5_ Chmet, Cignoni, Filippini, Infanti, Merciai


0.

“Atlante povera vittima della sorte. Portare il peso del mondo sulle spalle. Le sue contraddizioni, i falsi miti, gli eroi esaminati divenuti tiranni. Regge il peso delle scelte dell’uomo, che vile, ha venduto il futuro per un pezzo di pane. Povero Atlante che assiste a questo scempio senza porvi rimedio�.



IN DI CE


1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.

nome torre progetto concept jenga arrampicata e pavigym altalene tessuti rete e ponte tibetano luci piante tecniche


1.

back me up sostienimi reggimi il gioco coprimi le spalle passa dalla mia parte aiutami

NO ME



2.

Il nome dello spazio deriva dalla parola composta inglese back me up. Back sta per schiena, retro, parte posteriore. Back me up, come verbo composto, significa ‘dammi sostegno’ e ‘sorreggimi’ che sono esattamente le funzioni che svolge la colonna vertebrale. Il ‘me’ viene sostituito da ‘Mi’ che fa riferimento alla città in cui si trova Torre Galfa.

NO ME



3.

TO RR E

Torre Galfa è un grattacielo di Milano, progettato dall’architetto Melchiorre Bega nel 1956 e terminato nel 1959. L’edificio, situato all’incrocio tra via Galvani e via Fara, ha un’altezza di 109 metri per 31 piani. La struttura ha forma rettangolare, con una base formata da piano terra e primo piano più ampia del corpo, il quale è formato da 27 piani abitabili. La struttura portante è in cemento armato, quasi completamente nascosta dalle facciate continue in alluminio e vetro. La vetrata presenta un particolare effetto sfalsato che caratterizza l’edificio.



PRO GE TTO



CON CE PT


5.

La struttura portante del corpo umano è la colonna vertebrale. Cardine del movimento, conferisce la verticalità che consente di essere eretti, in equilibrio e in movimento. Qualsiasi attività motoria svolta dagli uomini è possibile grazie ad essa. Da questo concetto deriva l’attenzione a creare uno spazio che stimoli l’attività fisica.

I tre piani di progetto sono suddivisi in aree dove è possibile svolgere esercizi che stimolino rachide e muscoli della schiena con progressione verso l’alto mentre la zona centrale è dedicata al relax e alla meditazione. Tutti gli elementi inseriti seguono linee verticali per consentire di elevarsi dal primo all’ultimo piano in modo dinamico.


6.

JE N GA

L’area centrale fa riferimento al gioco del jenga che, basandosi sugli incastri così come le vertebre, è una valida dimostrazione dei concetti di equilibrio e statica: solo il perfetto intreccio di tutti i componenti consente all’intera stuttura di reggersi in piedi. La torre del jenga è destinata al riposo e alla socializzazione, ci si può sedere o sdraiarsi e vi sono luoghi più privati che permettono di estraniarsi dalle altre aree rumorose dell’edificio. Dall’ esterno è possibile l’arrampicata ma al secondo e terzo piano essa acquisisce solo una funzione estetica.



PA VI GYM


7.

Le due aree laterali sono concentrate sull’attività motoria. Nella parte sinistra una parete, realizzata a tutt’altezza, consente l’arrampicata guidata con diversi livelli di difficoltà; vi è poi un particolare tipo di palestra dove non è installato alcun attrezzo che si è soliti utilizzare per l’allenamento bensì una pavimentazione speciale con sensori di pressione installati al suo interno. Pavigym è un pavimento che diventa un vero e proprio attrezzo sul quale potersi allenare con

sicurezza ed efficacia: centinaia sono gli esercizi eseguibili sulle mattonelle guidati da luci e suoni. A seconda del tipo di allenamento, le forme sul tappeto si illuminano indicando il movimento da compiere o da seguire. I tappeti sono in grado di assorbire l’impatto restituendo energia, migliorando il rendimento sportivo e offrendo maggior sicurezza. E’ una soluzione che garantisce inoltre igiene e durevolezza.


8.

ALTA LE NE

La cosa interessante del pavigym è che cambia l’approccio che si ha verso l’attività fisica. Chi partecipa è più divertito e coinvolto dal nuovo modo di allenarsi. Questo tipo di sport diventa interessante anche se guardato dall’esterno da una persona che non vi partecipa attivamente. E’ stato creato perciò un punto panoramico al di sopra della palestra da cui i visitatori possono salire su una pedana sospesa al secondo piano e affacciarsi per guardare il piano inferiore. Su questo lato della pedana sono state posizionate altalene con lunghe corde rivolte verso la vetrata aperta sullo skyline di Milano.



9.

TE SSU TI

Dall’altro lato dell’edificio, quello destro, lunghi nastri scendono dal soffito del terzo piano fino al pavimento del primo. L’idea è di creare uno spazio con tessuti colorati e fluttuanti che unisca lo sport con lo spettacolo e l’arte. Al secondo e al terzo piano passerelle circondano lo spazio dei nastri per permettere di osservare gli atleti o gli artisti svolgere le figure.



10.

RE TE

Sempre nel lato destro, limitrofa ai muri portanti, è situata una rete a grosse maglie per l’accesso ai piani più alti. Questo crea un’alternativa divertente e interessante per esplorare e scoprire lo spazio, attraversandolo in senso verticale. All’ultimo piano si è sfruttata l’altezza della costruzione per creare un punto di osservazione sia esterno che interno. Tutto il lato lungo dell’edificio è costeggiato da un ponte tibetano, struttura tipica di un ambiente esterno ma che qui richiama il concept del progetto stimolando l’equilibrio degli individui che lo percorrono e offrendo loro la visione generale delle attività nell’edificio e del panorama esterno.



11.

LU CI

L’ambiente è complessivamente illuminato da una luce diffusa ottenuta tramite sorgenti integrate alla struttura architettonica. Per dare maggior risalto alle attrazioni progettate, sono previsti dei coni di luce ‘teatrali’ che illuminano le diverse aree in un modo specifico. Il jenga, l’ elemento centrale e più in vista, è illuminato da fasci di led situati su alcuni dei parallelepipedi di legno che lo compongono. Questi, riflettendosi sui muri circostanti e all’interno del jenga, creano un gioco di luce suggestivo e allo stesso tempo funzionale. Nell’area dedicata ai tessuti aerei e alle altalene l’illuminazione va scenograficamente dall’alto verso il basso. Nella zona del pavigym non è presente alcuna sorgente aggiuntiva rispetto a quelle dell’attrazione stessa che, per essere meglio apprezzata, necessità di poca luce.



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