Arthur Rimbaud Una stagione all'inferno

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Arthur Rimbaud

Una stagione all’inferno

Traduzione di N. Muzzi


Il mito Rimbaud Il Novecento, secolo di miti, si è fatto carico di mitizzare anche personaggi ed eventi del secolo precedente, e fra questi Rimbaud. Non diversamente dal mito Nietzsche, il mito Rimbaud è caratterizzato da una forte connessione, da un intreccio inestricabile fra vita e opera, dove spesso la prima supera in interesse e importanza la seconda. Alcune singole opere poi hanno contribuito più di altre a mettere in risalto il dato biografico e il dato caratteriale dei personaggi del mito. Per quanto riguarda Rimbaud La stagione all’inferno ha assolto questo compito forse più di ogni altro suo scritto. Certo essa segna una tappa nella vita del poeta, siglando il tragico o, se vogliamo, il tragicomico distacco fra Verlaine e Rimbaud, e per ciò stesso è di un’importanza capitale per la sua vicenda umana, ma vista come opera in sé risulta di difficile collocazione letteraria, e io propendo per assegnarla al novero dei pastiches letterari che traggono la loro forza espressiva proprio dalle loro scheggiature stilistiche, dalle varie commistioni fra prosa e poesia, e fra prosa poetica e prosa diaristica, senza tralasciare l’aspetto pamphlettistico di manifesto antiborghese che via via affiora in corso d’opera. Ovviamente da tutto questo miscuglio di stili e di scritture esce un ritratto direi violento, se non quasi a tinte fosche, dell’autore, che cresce poco a poco a dimensione di mito. Qui vorremmo tentare una lettura dell’opera cercando di smitizzare il personaggio proprio basandoci su alcuni piccoli accenni, labili tracce che il poeta ha lasciato lungo il corso della narrazione, le tracce dell’autoironia. In effetti sono esse l’antidoto più potente per tutte le letture mitizzanti della Saison. Ma procediamo per gradi… Una strana vicenda editoriale Nel maggio 1873 Rimbaud scrive all’amico Delahaye Je travaille pourtant assez régulièrement ; je fais de petites histoires en prose, titre général : Livre païen, ou Livre nègre. C'est bête et innocent. O innocence ! innocence ; innocence, innoc... fléau !1 E poi prosegue nella sua lettera: Quelle horreur que cette campagne française. Mon sort dépend de ce livre pour lequel une demi-douzaine d'histoires sont encore à inventer. Commentinventer des atrocités ici ? Je ne t'envoie pas d'histoires, quoique j'en aie déjà trois, ça coûte tant ! 2 Quindi già da queste parole abbiamo chiari indizi di una parodia: una parodia sciocca e innocente, ma di un’innocenza che diventa una frusta! Bisogna intanto dire che Rimbaud non fu mai il genio poetico che scrive di getto. Questa immagine fa parte forse del mito, ma non della realtà. Infatti lui se ne andava a giro per la campagna con un taccuino e prendeva appunti, poi li rivedeva e assemblava con altri appunti. In questo caso specifico Rimbaud opera su piccole storie abbastanza in sé concluse e slarghi poetici realizzati tramite inserzione di poesie già scritte. In effetti la Saison è un’opera molto assemblata e le date apposte alla fine: Primavera-Agosto 1873 ne rimarcano e quasi ne certificano il carattere diaristico. 1

“Comunque lavoro abbastanza regolarmente, scrivo delle piccole storie in prosa, titolo generale: Libro pagano, o Libro negro. È stupido e innocente. O innocenza! innocenza; innocenza, innoc…flagello!” 2 “Che orrore questa campagna francese. La mia sorte dipende da questo libro, per il quale occorre ancora inventare delle atrocità qui! Non ti mando queste storie, benché ne abbia già tre, mi costano tanto!”


Alla fine della redazione l’opera viene fatta leggere alla madre, che, pur non capendoci nulla, consegna al figlio la somma in denaro con cui avviarne la stampa in cinquecento copie che avverrà a Bruxelles. Rimbaud ne ottiene le copie d’autore da distribuire con la dedica ai vari amici, compreso Verlaine che si trova in prigione. Le altre copie resteranno nei magazzini della casa editrice Alliance typographique (M. J.Poot et Compagnie) e verrano scoperte da un erudito belga nel 1901 che renderà noto il fatto solo nel 1914. Una miriade d’interpretazioni C’è una prima interpretazione già nella testimonianza, vera o falsa che sia, della sorella che avrebbe visto Arthur partire dando alle fiamme i suoi scritti e le poche copie che possedeva della Saison appena stampata e ritornare a casa dall’Africa convertito al cristianesimo. Questa prima interpretazione ha bisogno di un nome di prestigio letterario per essere corroborata, ed ecco che arriva Claudel e sostiene che la Saison è una chiara confessione di un cristiano che ha ritrovato il suo Cristo e definisce Rimbaud “un mistico allo stato selvaggio”. Qui dunque non ci sono demoni, non c’è Satana, c’è solo la chiave della carità, cioè di quell’amore fraterno che salva l’uomo dall’isolamento sociale e dal peccato. Questa interpretazione “familiare”3, seguita alla tragica morte del poeta ormai rincasato in condizioni di “infermo”4, non teneva conto che con tutta probabilità il Poeta era diventato musulmano, e anche le sue ultime parole prima di morire sembra che siano state dette in arabo e in lode di Allah. Ovviamente la sua cultura era cristiana, le sue poesie sulle prime comunioni o sulle donne in chiesa la domenica ci restituiscono l’idea di una Francia contadina, cattolicissima, di un cattolicesimo normativo e repressivo che spiega in larga parte la “rivolta” del giovane di Charleville. Quindi su di un punto tutti possono concordare con Alain Vaillant che considera giustamente la religione come «la véritable obsession» dell’opera5 : la Saison è quindi un’opera teologica. Però io aggiungerei: un’opera teologica dagli strani registri, simile ad una sinfonia eseguita con strumenti di fortuna, improvvisati. Fra questi registri spicca, a mio parere, quello dell’ironia, talvolta sarcastica, talvolta grottesca. C’è poi un’interprertazione del tutto anti-mistica, che vede nella Saison piuttosto il trionfo della scienza e dei principi della grande Rivoluzione, una sorta di linguaggio illuminista che va sfatando i misteri e le leggende religiosi. Anche in questo secondo caso l’effetto ironico-grottesco è quasi d’obbligo:

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…«de ses lèvres ne sortaient plus que des paroles de résignation, d’espérance religieuse, de prières; et il exprimait ses sentiments avec des termes tellement angéliques, tellement immatériels, que je ne crois pas que personne, même parmi les saints, ait jamais eu une fin plus édifiante». Lettera della sorella Isabelle scritta a Louis Pierquin il 17 dicembre 1892. 4 Le donne curano questi feroci infermi di ritorno dai Paesi caldi.

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D’un côté, le texte est empreint d’une profonde, presque violente nostalgie à l’égard de l’idéal chrétien, de son enveloppante charité, de son exigence de haute et pure spiritualité, détachée des médiocres réalités de la vie commune. De l’autre, Rimbaud est convaincu que cette spiritualité, justement, est incompatible avec le monde de l’époque où il est contraint de vivre […] le catholicisme d’Occident ne saurait jamais être qu’une religion abâtardie, un mélange impur d’idéalisme mystique et de matérialisme païen. Dans l’absolu, il n’y a qu’une seule alternative acceptable, mais définitivement irréalisable: soit être un Sage et un pur esprit, soit être un vrai nègre.


Ma! chi ha reso la mia lingua perfida a tal punto da farle guidare e salvaguardare fin qui la mia pigrizia? Senza servirmi per niente neppure del mio corpo, e più ozioso di un rospo, ho vissuto dappertutto. Non c’è famiglia d’Europa che io non conosca. –Intendo famiglie come la mia, che devono tutto alla dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. –Ho conosciuto ogni figlio di famiglia!

Un accenno quindi a quella razza inferiore, la borghesia, che quando arriva ad essere classe dominante si esprime con lingua perfida e non disdegna la scienza in funzione antireligiosa: la Scienza è l’alleata del Diavolo. Un altro filone interpretativo del tutto laico vede nella Saison molto semplicemente un’opera anti-borghese, nel senso di una borghesia caricaturale riassunta nella figura di Monsieur Prud’homme -il signor Prudentino- uscita dalle vignette dei disegnatori dell’epoca, non ultimo Daumier. Ma se fin qui abbiamo elencato all’ingrosso i filoni interpretativi più ricorrenti, non siamo usciti però dal mito Rimbaud, anzi il personaggio ha prevalso sempre di gran lunga sull’opera. E così è stato in seguito attraversando le varie epoche del Novecento dove i movimento politici e culturali di destra o di sinistra si sono contesi la figura di Rimbaud, e del Rimbaud della Saison in particolare. Dopo gli anni sessanta Rimbaud è entrato nella mitilogia della letteratura on the road ed è stato celebrato da Kerouac e Bob Dylan, tanto per citare i nomi più famosi, mentre è approdato agli anni novanta come icona gay. Se invece ci caliamo nella Saison, intesa come testo di prosa poetica, c’imbattiamo in una interpretazione espressionista, in un’interpretazione surrealista, in un’interpretazione dadà, in un’interpretazione negra che ha affascinato anche figure di spicco del mondo del jazz, come Archie Shepp. In una parola in un’interpretazione adeguata al clima culturale di ogni periodo letterario. Questo ci dice semplicemente che ogni lettura piega Rimbaud verso se stessa. Il motivo è da ricercare nell’ambiguità ed estensività del suo stile. Lo stile della Saison in effetti oscilla fra due estremi: da un lato il minimalismo lirico, dall’altro l’afflato sapienziale del veggente, del predicatore, e, perché no? del comiziante politico. Frammenti stilistici La lettura della Saison è come una strada piena di pietre d’inciampo. Inaspettatamente il lettore si trova ad inciampare ora su un’espressione argotique, ora su una citazione biblica, ora su uno slargo lirico, ora su un’affermazione apodittica, ora su una boutade da locanda popolare, e via dicendo. La stessa punteggiatura - che qualche critico sospetta essere dovuta ad una cattiva interpretazione tipografica piuttosto che ad una scelta dell’autore – assieme all’uso dei pronomi e degli avverbi non aiuta a districarsi nell’intreccio narrativo, ma aggiunge piuttosto confusione a confusione: chi parla? Di chi si parla? Chi è “lui”, chi è “lei”? Ora parla l’autore o il personaggio? Dove siamo? Quando siamo? E via di seguito. Queste pietre d’inciampo costituiscono l’essenza stilistica della Saison. Da un lato s’incontrano espressioni ironiche del tipo: Una sera ho preso la Bellezza sulle ginocchia, Ora, recentemente, trovandomi sul punto di fare l’ultimo crac, (lo schianto finale, cioè crepare), E ho giocato di bei tiri alla follia. De Profundis, Domine, che imbecille sono! Dinanzi a diversi uomini, io parlavo ad alta voce con un momento di una delle altre loro vite. – Così, ho amato un porco, Non sarò più capace di richiedere il conforto di una bastonatura, Avessi mai una volta una giovinezza amabile, eroica, favolosa, da scrivere su pagine d’oro, - troppa grazia! e via dicendo, sono tutte espressioni degne di un Aristide Bruant o dello stile del Père Peinard che Rimbaud

sembra leggesse da ragazzo. Mentre all’altro capo della filiera stilistica si trovano le espressioni da vaticinante, quali:


Eccomi sulla spiaggia armoricana. Come si accendono le città nella sera. La mia giornata è compiuta; abbandono l’Europa. L’aria marina mi brucerà i polmoni; i climi perduti mi abbronzeranno. Nuotare, tritare l’erba, cacciare, fumare soprattutto; bere liquori forti come metallo fuso, -come facevano quei cari antenati intorno ai bivacchi. oppure i momenti lirici struggenti: Sulle strade, nelle notti d’inverno, senz’alloggio, senz’abiti, senza pane, una voce mi stringeva il cuore gelato: “Debolezza o forza: eccoti, è la forza. Tu non sai né dove vai né perché vai, entra dappertutto, rispondi a tutto. Non ti uccideranno più che se tu fossi cadavere.”

Questa compresenza di registri stilistici così distanti contribuisce a fare di quest’opera un ossimoro totale. Ma quest’ossimoro tratteggia un personaggio che è personaggio della narrazione, narratore lui stesso e personaggio storico realmente esistente: sono già qui le radici del mito. Abbiamo detto che il lettore piega a sé il testo della Saison per il semplice fatto che il linguaggio poetico ha una grande estensione semantica unita ad una fertile ambiguità di significati. Se prendiamo per esempio l’immagine degli antenati, il lettore vi trova tanto di negativo quanto di affascinante ci voglia leggere: Dei Galli, miei antenati, ho l’occhio di un azzurro slavato, il cervello limitato, e la goffaggine nella lotta. Trovo il mio vestiario tanto barbaro quanto il loro. Ma non m’imburro la capigliatura. e ancora: –Sono seduto, lebbroso, sui cocci di brocche e le ortiche, ai piedi di un muro corroso dal sole. –In seguito, raitro, avrei bivaccato sotto le notti di Germania. Se prendiamo poi la descrizione dei vizi: Giunsi a far svanire nel mio spirito tutta la speranza umana. Su ogni gioia per strozzarla ho fatto il balzo della bestia feroce. sono vizi che tratteggiano il profilo di un personaggio titanico.

Un addio C’è sempre un addio in agguato nelle parole della Saison. Ogni affermazione contiene qualcosa di labile, di passeggero o di trascorso irreversibilmente. E anche se si parla di futuro c’è sempre un addio alle spalle, che pesa, un addio anche ad un vizio o ad un’innocenza, ma sempre un addio. In questo senso la Saison è un momento di transizione, uno spartiacque nella vita del poeta. Una fuga da e non verso qualcosa.


Tutto gli diventa stretto. Nelle sue lettere Rimbaud dice che ci sono tanti luoghi da scoprire e, vistone uno, subito si anela a ripartire. Ma a differenza del viaggiatore classico che va a scoprire, Rimbaud è l’uomo in fuga che non vuol vedere il mondo che lo circonda: tutto lo nausea. Egli rappresenta l’intellettuale europeo rassegnato dopo la sconfitta della Comune di Parigi; rassegnato e fuggiasco, esiliato in patria o fuori dalla patria, rifugiato, spesso provvisoriamente, in qualche mistico universo mentale, in una qualche religione senza Dio. Nino Muzzi *****

Une Saison en enfer par Arthur Rimbaud

Una stagione all’inferno di Arthur Rimbaud

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Jadis, si je me souviens bien, ma vie était un festin où s'ouvraient tous les cœurs, où tous les vins coulaient. Un soir, j'ai assis la Beauté sur mes genoux. -Et je l'ai trouvée amère. -Et je l'ai injuriée. Je me suis armé contre la justice. Je me suis enfui. Ô sorcières, ô misère, ô haine, c'est à vous que mon trésor a été confié! Je parvins à faire s'évanouir dans mon esprit toute l'espérance humaine. Sur toute joie pour l'étrangler j'ai fait le bond sourd de la bête féroce. J'ai appelé les bourreaux pour, en périssant, mordre la crosse de leurs fusils. J'ai appelé les fléaux, pour m'étouffer avec le sable, le sang. Le malheur a été mon dieu. Je me suis allongé dans la boue. Je me suis séché à l'air du crime. Et j'ai joué de bons tours à la folie. Et le printemps m'a apporté l'affreux rire de l'idiot. Or, tout dernièrement, m'étant trouvé sur le point de faire le dernier couac, j'ai songé à rechercher la clef du festin ancien, où je reprendrais peut-être appétit. La charité est cette clef. - Cette inspiration prouve que j'ai rêvé !

Un tempo, se ben ricordo, la mia vita era un festino in cui si aprivano tutti i cuori e tutti i vini scorrevano. Una sera ho preso la Bellezza sulle ginocchia. – E l’ho trovata amara. – E l’ho ingiuriata. Mi sono armato contro la giustizia. Sono fuggito. O streghe, miseria, odio, è a voi che il mio tesoro è stato affidato! Giunsi a far svanire nel mio spirito tutta la speranza umana. Su ogni gioia per strozzarla ho fatto il balzo della bestia feroce. Ho chiamato i boia per mordere, morendo, il calcio dei loro fucili. Ho chiamato le piaghe per soffocarmi con la sabbia, il sangue. La sciagura è stato il mio dio. Mi son disteso nel fango. Mi sono asciugato al vento del crimine. E ho giocato di bei tiri alla follia. E la primavera mi ha portato l’orribile risata dell’idiota. Ora, recentemente, trovandomi sul punto di fare l’ultimo crac, ho pensato di ricercare la chiave dell’antico festino a cui potrei riprendere appetito.


La carità è questa chiave. – Questa ispirazione prova che ho sognato!

« Tu resteras hyène, etc... », se récrie le démon qui me couronna de si aimables pavots. «Gagne la mort avec tous tes appétits, et ton égoïsme et tous les péchés capitaux. » Ah ! j'en ai trop pris : -Mais, cher Satan, je vous en conjure, une prunelle moins irritée! et en attendant les quelques petites lâchetés en retard, vous qui aimez dans l'écrivain l'absence des facultés descriptives ou instructives, je vous détache ces quelques hideux feuillets de mon carnet de damné.

“Tu resterai iena, etc…”, protesta il demonio che m’incoronò di sì amabili papaveri. “Raggiungi la morte con tutti i tuoi appetiti, e il tuo egoismo e tutti i peccati capitali.” Ah! Ne ho preso troppo: - Ma, caro Satana, vi scongiuro, una pupilla meno adirata! E in attesa delle piccole vigliaccherie in ritardo, Voi che amate nello scrittore l’assenza delle facoltà descrittive o istruttive, vi stacco questi pochi foglietti dal mio taccuino di dannato.

MAUVAIS SANG J’ai de mes ancêtres gaulois l'œil bleu blanc, la cervelle étroite, et la maladresse dans la lutte. Je trouve mon habillement aussi barbare que le leur. Mais je ne beurre pas ma chevelure. Les Gaulois étaient les écorcheurs de bêtes, les brûleurs d'herbes les plus ineptes de leur temps. D'eux, j'ai : l'idolâtrie et l'amour du sacrilège; -oh ! tous les vices, colère, luxure, - magnifique, la luxure; -surtout mensonge et paresse. J'ai horreur de tous les métiers. Maîtres et ouvriers, tous paysans, ignobles. La main à plume vaut la main à charrue. -Quel siècle à mains !-Je n'aurai jamais ma main. Après, la domesticité mène trop loin. L'honnêteté de la mendicité me navre. Les criminels dégoûtent comme des châtrés : moi, je suis intact, et

CATTIVO SANGUE Dei Galli, miei antenati, ho l’occhio di un azzurro slavato, il cervello limitato, e la goffaggine nella lotta. Trovo il mio vestiario tanto barbaro quanto il loro. Ma non m’imburro la capigliatura. I Galli erano gli scuoiatori di bestie, i bruciatori di erbe più inetti del loro tempo. Di loro, io ho: l’idolatria e l’amore del sacrilegio; -oh! tutti i vizi, collera, lussuria, - magnifica, la lussuria; -soprattutto menzogna e pigrizia. Ho orrore di tutti i mestieri. Mastri e operai, tutti contadini, ignobili. La mano da penna vale la mano da aratro. – Che secolo di mani! – Non avrò mai la mia mano. Eppoi, la domesticità mena troppo lontano.


ça m'est égal. Mais ! qui a fait ma langue perfide tellement, qu'elle ait guidé et sauvegardé jusqu'ici ma paresse ? Sans me servir pour rien même de mon corps, et plus oisif que le crapaud, j'ai vécu partout. Pas une famille d'Europe que je ne connaisse. -J'entends des familles comme la mienne, qui tiennent tout de la déclaration des Droits de l'Homme. -J'ai connu chaque fils de famille !

L’onestà della mendicanza mi nausea. I criminali disgustano come dei castrati: io sono intatto, e questo non mi tange. Ma! chi ha reso la mia lingua perfida a tal punto da farle guidare e salvaguardare fin qui la mia pigrizia? Senza servirmi per niente neppure del mio corpo, e più ozioso di un rospo, ho vissuto dappertutto. Non c’è famiglia d’Europa che io non conosca. – Intendo famiglie come la mia, che devono tutto alla dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. – Ho conosciuto ogni figlio di famiglia!

*** Si j'avais des antécédents à un point quelconque de l'histoire de France ! Mais non, rien. Il m'est bien évident que j'ai toujours été race inférieure. Je ne puis comprendre la révolte. Ma race ne se souleva jamais que pour piller : tels les loups à la bête qu'ils n'ont pas tuée. Je me rappelle l'histoire de la France, fille aînée de l'Église. J'aurais fait, manant, le Voyage de terre sainte ; j'ai dans la tête des routes dans les plaines souabes, des vues de Byzance, des remparts de Solyme : le culte de Marie, l'attendrissement sur le Crucifié s'éveillent en moi parmi mille féeries profanes. -Je suis assis, lépreux, sur les pots cassés et

les orties, au pied d'un mur rongé par le soleil. -Plus tard, reître, j'aurais bivaqué sous les nuits d'Allemagne. Ah ! encore : je danse le sabbat dans une rouge clairière, avec des vieilles et des enfants. Je ne me souviens pas plus loin que cette terre-ci et le christianisme. Je n'en finirais pas de me revoir dans ce passé. Mais toujours seul ; sans famille ; même, quelle langue parlais-je ? Je ne me vois jamais dans les conseil du Christ ; ni dans les conseils des Seigneurs, - représentants du Christ. Qu'étais-je au siècle dernier : je ne me retrouve qu'aujourd'hui. Plus de vagabonds, plus de guerres vagues. La race inférieure a tout couvert -le peuple, comme on dit, la raison; la nation et la science. Oh ! la science ! On a tout repris. Pour le corps et pour l'âme, - le viatique, on a la médecine et la philosophie, -les remèdes de bonnes femmes et les chansons populaires arrangées. Et les divertissements des princes et les jeux qu'ils interdisaient ! Géographie, cosmographie, mécanique, chimie ! ... La science, la nouvelle noblesse ! Le progrès. Le monde marche ! Pourquoi ne

*** Se avessi degli antenati in qualche punto della storia di Francia! Macché, niente. Mi è ben evidente che sono sempre stato di razza inferiore. Io non posso capire la rivolta. La mia razza non si sollevò altro che per saccheggiare: tali i lupi con la bestia che non hanno ucciso. Mi ricordo la storia della Francia, primogenita della Chiesa. Avrei fatto, vagando, il Viaggio in terra santa; ho nella testa le strade delle pianure sveve, le viste di Bisanzio, i baluardi di Solima: il culto di Maria, l’inteneririmento per il Crocifisso risvegliato in me fra mille stramberie profane. –Sono seduto, lebbroso, sui cocci di brocche e le ortiche, ai piedi di un muro corroso dal sole. – In seguito, raitro, avrei bivaccato sotto le notti di Germania. Ah! ancora: sto danzando il sabbat in una radura, con delle vecchie e dei bambini. I miei ricordi non vanno oltre questa terra e il cristianesimo. Non finirò mai di rivedermi in questo passato. Ma sempre solo; senza famiglia; e poi, che lingua avrei parlato? Non mi vedo mai nei consigli del Cristo; né nei consigli dei Signori, - rappresentanti del Cristo. Cos’ero nel secolo scorso: non mi ritrovo che al giorno d’oggi. Niente più vagabondi, più guerre vaghe. La razza inferiore ha coperto tutto – il popolo, cosiddetto, la ragione; la nazione e la scienza. Oh! la scienza! Si è ripreso tutto. Per il corpo e per l’anima, - il viatico, - abbiamo la medicina e la filosofia, -i rimedi delle nonne e le canzoni popolari arrangiate. E i divertimenti dei principi e i giochi che proibivano! Geografia, cosmografia, meccanica, chimica!... La scienza, la nuova nobiltà! Il progresso. Il mondo marcia! Perché non dovrebbe girare? È la visione dei numeri. Andiamo verso lo spirito. È certissimo, è


tournerait-il pas ? oracolo, quello che dico. Capisco, e non sapendo spiegarmi senza C'est la vision des nombres. Nous allons à l'Esprit, C'est très certain, c'est parole pagane, vorrei tacere. oracle, ce que je dis. Je comprends, et ne sachant m'expliquer sans paroles païennes, je voudrais me taire. *** *** Il sangue pagano ritorna! Lo Spirito è vicino; perché Cristo non mi Le sang païen revient ! L'Esprit est proche ; pourquoi Christ ne m'aide-t-il pas, aiuta, dando alla mia anima nobiltà e libertà? Ahimè, il Vangelo è en donnant à mon âme noblesse et liberté ? Hélas, l'Évangile a passé ! passato! il Vangelo! il Vangelo. l'Évangile ! l'Évangile. Attendo Dio con ghiotta avidità. Sono di razza inferiore da tutta J'attends Dieu avec gourmandise. Je suis de race inférieure de toute éternité. l’eternità. Me voici sur la plage armoricaine. Que les villes s'allument dans le soir. Ma Eccomi sulla spiaggia armoricana. Come si accendono le città nella journée est faite ; je quitte l'Europe. L'air marin brûlera mes poumons ; les sera. La mia giornata è compiuta; abbandono l’Europa. L’aria marina climats perdus me tanneront. Nager, broyer l'herbe, chasser, fumer surtout ; mi brucerà i polmoni; i climi perduti mi abbronzeranno. Nuotare, tritare boire des liqueurs fortes comme du métal bouillant, -comme faisaient ces l’erba, cacciare, fumare soprattutto; bere liquori forti come metallo chers ancêtres autour des feux. fuso, - come facevano quei cari antenati intorno ai bivacchi. Je reviendrai, avec des membres de fer, la peau sombre, l'œil furieux : sur mon masque, on me jugera d'une race forte. J'aurai de l'or : je serai oisif et brutal. Les femmes soignent ces féroces infirmes retour des pays chauds. Je serai mêlé aux affaires politiques. Sauvé. Maintenant je suis maudit, j'ai horreur de la patrie. Le meilleur, c'est un sommeil bien ivre, sur la grève.

Farò ritorno, con le membra di ferro, la pelle scura, l’occhio furioso: dalla maschera mi si giudicherà di razza forte. Avrò dell’oro: sarò ozioso e brutale. Le donne curano questi feroci infermi di ritorno dai Paesi caldi. Sarò coinvolto negli affari politici. Salvato. Adesso sono maledetto, ho orrore della patria. La cosa migliore, è un sonno ben ubriaco, sul greto.

*** On ne part pas. - Reprenons les chemins d'ici, chargé de mon vice, le vice qui a poussé ses racines de souffrance à mon côté, dès l'âge de raison -qui monte au ciel, me bat, me renverse, me traîne. La dernière innocence et la dernière timidité. C'est dit. Ne pas porter au monde mes dégoûts et mes trahisons. Allons ! La marche, le fardeau, le désert, l'ennui et la colère. A qui me louer ? Quelle bête faut-il adorer ? Quelle sainte image attaque-t-on ? Quels cœurs briserai-je ? Quel mensonge dois-je tenir ? -Dans quel sang marcher ? Plutôt, se garder de la justice. -La vie dure, l'abrutissement simple, - soulever, le poing desséché, le couvercle du cercueil, s'asseoir, s'étouffer. Ainsi point de vieillesse, ni de dangers : la terreur n'est pas française.

*** Non si parte. – Riprendiamo il cammino da qui, carico del mio vizio, il vizio che ha messo radici di sofferenza accanto a me, fin dall’età della ragione - che sale al cielo, mi batte, mi atterra, mi trascina. L’ultima innocenza e l’ultima timidezza. È detto. Non portare al mondo i miei disgusti e i miei tradimenti. Andiamo! La marcia, il fardello, il deserto, la noia e la collera. A chi offrirmi a nolo? Che bestia bisogna adorare? Che immagine santa attaccare? Che cuori dovrei infrangere? Che bugie devo dire? – In quale sangue marciare? Piuttosto, stare attenti alla giustizia. – La vita dura, semplice abbrutimento, - sollevare col pugno disseccato il coperchio della bara, sedersi, soffocarsi. Così niente vecchiaia, né pericoli: il terrore non è


-Ah! je suis tellement délaissé que j'offre à n'importe quelle divine image des élans vers la perfection. O mon abnégation, ô ma charité merveilleuse ! ici-bas, pourtant ! De profundis, Domine, suis-je bête ! Encore tout enfant, j'admirais le forçat intraitable sur qui se referme toujours le bagne ; je visitais les auberges et les garnis qu'il aurait sacrés par son séjour ; je voyais avec son idée le ciel bleu et le travail fleuri de la campagne ; je flairais sa fatalité dans les villes. Il avait plus de force qu'un saint, plus de bon sens qu'un voyageur, -et lui, lui seul ! pour témoin de sa gloire et de sa raison. Sur les routes, par des nuits d'hiver, sans gîte, sans habits, sans pain, une voix étreignait mon cœur gelé : «Faiblesse ou force : te voilà, c'est la force. Tu ne sais ni où tu vas ni pourquoi tu vas, entre partout, réponds à tout. On ne te tuera pas plus que si tu étais cadavre. » Au matin j'avais le regard si perdu et la contenance si morte, que ceux que j'ai rencontrés ne m'ont peut-être pas vu. Dans les villes la boue m'apparaissait soudainement rouge et noire, comme une glace quand la lampe circule dans la chambre voisine, comme un trésor dans la forêt ! Bonne chance, criai-je, et je voyais une mer de flammes et de fumée au ciel ; et, à gauche, à droite, toutes les richesses flambant comme un milliard de tonnerres. Mais l'orgie et la camaraderie des femmes m'étaient interdites. Pas même un compagnon. Je me voyais devant une foule exaspérée, en face du peloton d'exécution, pleurant du malheur qu'ils n'aient pu comprendre, et pardonnant ! -Comme Jeanne d'Arc ! - « Prêtres, professeurs, maîtres, vous vous trompez en me livrant à la justice. Je n'ai jamais été de ce peuple-ci ; je n'ai jamais été chrétien ; je suis de la race qui chantait dans le supplice ; je ne comprends pas les lois ; je n'ai pas le sens moral, je suis une brute : vous vous trompez. » Oui, j'ai les yeux fermés à votre lumière. Je suis une bête, un nègre. Mais je puis être sauvé. Vous êtes de faux nègres, vous, maniaques, féroces, avares. Marchand, tu es nègre ; magistrat, tu es nègre ; général, tu es nègre ; empereur, vieille démangeaison, tu es nègre ; tu as bu d'une liqueur non taxée, de la fabrique de Satan. -Ce peuple est inspiré par la fièvre et le cancer. Infirmes et vieillards sont tellement respectables qu'ils demandent à être bouillis. - Le plus malin est de quitter ce continent, où la folie rôde pour pourvoir d'otages ces misérables. J'entre au vrai royaume des enfants de Cham.

francese. - Ah! sono talmente derelitto che offro a qualsiasi immagine divina degli slanci verso la perfezione. Oh la mia abnegazione, oh la mia meravigliosa carità! quaggiù, tuttavia! De Profundis, Domine, che imbecille sono! Ancora bambino ammiravo il forzato intrattabile su cui si richiude sempre il carcere; visitavo le locande e gli alberghi che lui avrebbe reso sacri col suo soggiorno; vedevo con la sua idea il cielo azzurro e il lavoro fiorito della campagna; fiutavo la sua fatalità nelle città. Lui aveva più forza di un santo, più buon senso di un viaggiatore, - e aveva lui, solo lui! come testimone della sua gloria e della sua ragione. Sulle strade, nelle notti d’inverno, senz’alloggio, senz’abiti, senza pane, una voce mi stringeva il cuore gelato: “Debolezza o forza: eccoti, è la forza. Tu non sai né dove vai né perché vai, entra dappertutto, rispondi a tutto. Non ti uccideranno più che se tu fossi cadavere.” Al mattino avevo lo sguardo e l’aspetto così smorto che quelli che ho incontrato forse neppure mi hanno visto. Nelle città il fango mi appariva a un tratto rosso e nero, come uno specchio quando la luce circola nella stanza vicina, come un tesoro nella foresta! Buona fortuna, gridai, e vedevo un mare di fiamme e di fumo in cielo; e, a sinistra, a destra, tutte le ricchezze fiammeggiavano come un miliardo di tuoni. Ma l’orgia e l’amicizia con le donne mi erano interdette. Neanche un compagno. Io mi vedevo dinanzi ad una folla esasperata, di fronte al plotone d’esecuzione, piangendo per una disgrazia che loro non avrebbero potuto capire, e perdonando! Come Giovanna d’Arco! – “Preti, professori, maestri, sbagliate a consegnarmi alla giustizia. Io non sono mai appartenuto a questo popolo qui; io non sono mai stato cristiano; io sono della razza che cantava nel supplizio; io non capisco le leggi; io non ho senso morale, io sono un bruto: voi vi sbagliate.” Sì, ho gli occhi chiusi alla vostra luce. Sono una bestia, un negro. Ma posso essere salvato. Voi siete dei falsi negri, voi, maniaci, feroci, avari. Mercante, tu sei negro; magistrato, tu sei negro; generale, tu sei negro; imperatore, vecchia rogna, tu sei negro; hai bevuto di un liquore non tassato, della fabbrica di Satana. – Questo popolo è ispirato dalla febbre e il cancro. Infermi e vecchi son tanto rispettabili che chiedono di essere bolliti. – La cosa più astuta è lasciare questo continente, dove


la follia si aggira per procacciare ostaggi a questi miserabili. Entro nel vero regno dei figli di Cam.

Connais-je encore la nature ? me connais-je ? -Plus de mots. J'ensevelis les morts dans mon ventre. Cris, tambour, danse, danse, danse, danse ! Je ne vois même pas l'heure où, les blancs débarquant, je tomberai au néant. Faim, soif, cris, danse, danse, danse, danse !

Conosco ancora la natura? mi conosco? – Basta con le parole. Seppellisco i morti nel mio ventre. Grida, tamburi, danza, danza, danza! Non vedo neppure l’ora in cui, allo sbarco dei bianchi, io finirò nel nulla. Fame, sete, grida, danza, danza, danza, danza!

***

***

Les blancs débarquent. Le canon ! Il faut se soumettre au baptême, s'habiller, travailler. J'ai reçu au cœur le coup de la grâce. Ah ! je ne l'avais pas prévu ! Je n'ai point fait le mal. Les jours vont m'être légers, le repentir me sera épargné. Je n’aurai pas eu les tourments de l'âme presque morte au bien, où remonte la lumière sévère comme les cierges funéraires. Le sort du fils de famille, cercueil prématuré couvert de limpides larmes. Sans doute la débauche est bête, le vice est bête ; il faut jeter la pourriture à l'écart. Mais l'horloge ne sera pas arrivée à ne plus sonner -que l'heure de la pure douleur! Vais-je être enlevé comme un enfant, pour jouer au paradis dans l'oubli de tout le malheur ! Vite ! est-il d'autres vies ? -Le sommeil dans la richesse est impossible. La richesse a toujours été bien public. L'amour divin seul octroie les clefs de la science. Je vois que la nature n'est qu'un spectacle de bonté. Adieu chimères, idéals, erreurs. Le chant raisonnable des anges s'élève du navire sauveur : c'est l'amour divin. - Deux amours ! je puis mourir de l'amour terrestre, mourir de dévouement. J'ai laissé des âmes dont la peine s'accroîtra de mon départ! Vous me choisissez parmi les naufragés ; ceux qui restent sont-ils pas mes amis ? Sauvez-les. La raison m'est née. Le monde est bon. Je bénirai la vie. J'aimerai mes frères. Ce ne sont plus des promesses d'enfance. Ni l'espoir d'échapper à la vieillesse et à la mort. Dieu fait ma force et je loue Dieu.

I bianchi sbarcano. Il cannone! Bisogna sottomettersi al battesimo, vestirsi, lavorare. Ho ricevuto al cuore il colpo della grazia. Ah! non lo avevo previsto! Non ho fatto alcun male. I giorni stanno per essermi leggeri, il pentimento mi verrà risparmiato. Non avrò avuto i tormenti dell’anima quasi morta al bene, dove risale la luce severa come i ceri funebri. La sorte del figlio di papà, bara prematura coperta di limpide lacrime. Senza dubbio la depravazione è stupida, il vizio è stupido; bisogna gettare il marciume da parte. Ma l’orologio non sarà arrivato a smettere di battere – se non l’ora del puro dolore! Sto per essere portato via come un bimbo per giocare al paradiso nell’oblio di ogni disgrazia! Presto! ci sono altre vite? – Il sonno nella ricchezza è impossibile. La ricchezza è sempre stata bene pubblico. Solo l’amore divino concede le chiavi della scienza. Vedo che la natura non è che uno spettacolo di bontà. Addio chimere, ideali, errori. Il canto ragionevole degli angeli si alza dalla nave di salvataggio: è l’amore divino. – Due amori! io posso morire d’amore terreno, morire di devozione. Ho lasciato delle anime la cui pena crescerà per la mia dipartita! Voi mi scegliete fra i naufraghi; quelli che restano non sono amici miei? Salvateli. La ragione mi è nata. Il mondo è buono. Benedirò la vita. Amerò i miei fratelli. Queste non son più promesse d’infanzia. Né la speranza di sfuggire alla vecchiaia e alla morte. Dio è la mia forza e io lodo Dio.


*** L'ennui n'est plus mon amour. Les rages, les débauches, la folie, -dont je sais tous les élans et les désastres, -tout mon fardeau est déposé. Apprécions sans vertige l'étendue de mon innocence. Je ne serais plus capable de demander le réconfort d'une bastonnade. Je ne me crois pas embarqué pour une noce avec Jésus-Christ pour beau-père. Je ne suis pas prisonnier de ma raison. J'ai dit : Dieu je veux la liberté dans le salut : comment la poursuivre ? Les goûts frivoles m'ont quitté. Plus besoin de dévouement ni d'amour divin. Je ne regrette pas le siècle des cœurs sensibles. Chacun a sa raison, mépris et charité : je retiens ma place au sommet de cette angélique échelle de bon sens. Quant au bonheur établi, domestique ou non... non, je ne veux pas. Je suis trop dissipé, trop faible. La vie fleurit par le travail, vieille vérité : moi, ma vie n'est pas assez pesante, elle s'envole et flotte loin au-dessus de l'action, ce cher point du monde. Comme je deviens vieille fille, à manquer du courage, d'aimer la mort ! Si Dieu m'accordait le calme céleste, aérien, la prière, comme les anciens saints. - Les saints, des forts ! les anachorètes, des artistes comme il n'en faut plus ! Farce continuelle ? Mon innocence me ferait pleurer. La vie est la farce à mener par tous.

*** La noia non è più il mio amore. Le collere, le depravazioni, la follia, di cui conosco tutti gli slanci e i disastri, -tutto il mio fardello è deposto. Apprezziamo senza vertigine l’estensione della mia innocenza. Non sarò più capace di richiedere il conforto di una bastonatura. Non mi credo imbarcato per un matrimonio con Gesucristo come suocero. Non sono prigioniero della mia ragione. Io ho detto: Dio, voglio la libertà nella salvezza: come raggiungerla? I gusti frivoli mi hanno abbandonato. Non c’è più bisogno di devozione né di amore divino. Non rimpiango il secolo dei cuori sensibili. Ciascuno ha la sua ragione, disprezzo e carità: ritengo il mio posto al culmine di questa angelica scala di buonsenso. Quanto alla felicità decretata, familiare o meno… no, non ne voglio sapere. Sono troppo dissipato, troppo debole. La vita fiorisce grazie al lavoro, vecchia verità: io, la mia vita non è abbastanza pesante, vola via e galleggia lontano al di sopra dell’azione, quel caro punto del mondo. Come sto diventando zitella, a mancar di coraggio, di amare la morte! Se Dio mi concedesse la calma celeste, aerea, la preghiera, come gli antichi santi. – I santi, uomini forti! Gli anacoreti, artisti come non ce n’è più bisogno! Farsa continua? La mia innocenza mi farebbe piangere. La vita è la farsa da recitare da parte di tutti.

***

***

Assez ! voici la punition. - En marche ! Basta! Ecco la punizione. – In marcia! Ah ! les poumons brûlent, les tempes grondent ! La nuit roule dans mes yeux, Ah! i polmoni bruciano, le tempie rimbombano! La notte ruota nei miei par ce soleil ! Le cœur... les membres... occhi, per questo sole! Il cuore… le membra…

Où va-t-on ? au combat ? Je suis faible ! les autres avancent. Les outils, les Dove si va? in battaglia? Sono debole! gli altri avanzano. Gli arnesi, le armes... le temps ! ... armi … il tempo!...


Feu ! feu sur moi ! Là ! ou je me rends. - Lâches ! - Je me tue ! Je me jette aux pieds des chevaux ! Ah ! ... - je m'y habituerai. Ce serait la vie française, le sentier de l'honneur !

Fuoco! fuoco su di me! Là! dove mi reco. – Vili! – Mi uccido! Mi getto ai piedi dei cavalli! Ah!... – mi ci abituerò. Sarebbe la vita francese, il sentiero dell’onore!

NUIT DE L’ENFER J'ai avalé une fameuse gorgée de poison. - Trois fois béni soit le conseil qui m'est arrivé ! - Les entrailles me brûlent. La violence du venin tord mes membres, me rend difforme, me terrasse. Je meurs de soif, j'étouffe, je ne puis crier. C'est l'enfer, l'éternelle peine ! Voyez comme le feu se relève ! Je brûle comme il faut. Va, démon ! J'avais entrevu la conversion au bien et au bonheur, le salut. Puis-je décrire la vision, l'air de l'enfer ne souffre pas les hymnes ! C'étaient des millions de créatures charmantes, un suave concert spirituel, la force et la paix, les nobles ambitions, que sais-je? Les nobles ambitions ! Et c'est encore la vie ! - Si la damnation est éternelle ! Un homme qui veut se mutiler est bien damné, n'est-ce pas? Je me crois en enfer, donc j'y suis. C'est l'exécution du catéchisme. Je suis esclave de mon baptême. Parents, vous avez fait mon malheur et vous avez fait le vôtre. Pauvre innocent ! - L'enfer ne peut attaquer les païens. - C'est la vie encore ! Plus tard, les délices de la damnation seront plus profondes. Un crime, vite, que je tombe au néant, de par la loi humaine. Tais-toi, mais tais-toi !... C'est la honte, le reproche, ici : Satan qui dit que le feu est ignoble, que ma colère est affreusement sotte. - Assez !... Des erreurs qu'on me souffle, magies, parfums faux, musiques puériles. -Et dire que je tiens la vérité, que je vois la justice: j'ai un jugement sain et arrêté, je suis prêt pour la perfection... Orgueil. - La peau de ma tête se dessèche. Pitié ! Seigneur, j'ai peur. J'ai soif, si soif ! Ah ! l'enfance, l'herbe, la pluie, le lac sur les pierres, le clair de lune quand le clocher sonnait douze... Le diable est au clocher, à cette heure. Marie ! Sainte Vierge !... -Horreur de ma bêtise. Là-bas, ne sont-ce pas des âmes honnêtes, qui me veulent du bien ?... Venez... J'ai un oreiller sur la bouche, elles ne m'entendent pas, ce sont des fantômes.

NOTTE DELL’INFERNO Ho ingoiato una notevole boccata di veleno. – Sia tre volte benedetto il consiglio che mi è giunto! – Le viscere mi bruciano. La violenza del veleno torce le mie membra, mi rende deforme, mi abbatte. Muoio di sete, soffoco, non posso gridare. È l’inferno, la pena eterna! Vedete com il fuoco si rialza! Sto bruciando a dovere. Va’, demonio! Avevo intravvisto la conversione al bene e alla felicità, la salvezza. Posso descrivere la visione, l’aria dell’inferno non sopporta gli inni! Erano milioni di creature affascinanti, un soave concerto spirituale, la forza e la pace, le nobili ambizioni, o che so io? Le nobili ambizioni! Ed è ancora la vita! – Se la dannazione è eterna! Un uomo che vuol mutilarsi è ben dannato, nevvero? Io mi credo all’inferno, dunque ci sono. È la messa in pratica del catechismo. Sono schiavo del mio battesimo. Genitori, avete fatto la mia disgrazia e avete fatto la vostra. Povero innocente! – L’inferno non può attaccare i pagani. - È la vita ancora! Più tardi, le delizie della dannazione saranno più profonde. Presto, un crimine, che io cada nel nulla, per conto della legge umana. Taci, ma taci!... È la vergogna, il rimprovero, qui: Satana che dice che il fuoco è ignobile, che la mia collera è orribilmente sciocca. – Ne ho abbastanza!... degli errori che mi vengono suggeriti, magie, falsi profumi, musiche puerili. – E dire che tengo in mano la verità, che vedo la giustizia: possiedo un giudizio sano e incrollabile, sono pronto per la perfezione… Orgoglio. – La pelle della testa mi si dissecca. Pietà! Signore, ho paura. Ho sete, tanta sete! Ah! l’infanzia, l’erba, la pioggia, il lago che copre le pietre, il chiaro di luna quando il campanile batteva mezzanotte…Il diavolo è sul campanile, a quell’ora. Maria! Vergine santa! … - Orrore della mia stupidaggine.


Puis, jamais personne ne pense à autrui. Qu'on n'approche pas. Je sens le Laggiù, non sono quelle anime oneste, che mi vogliono bene?... roussi, c'est certain. Venite… Ho un cuscino sulla bocca, loro non mi sentono, son dei fantasmi. Poi, mai nessuno pensa ad altri. Non accostatevi. Puzzo di bruciato, questo è certo.

Les hallucinations sont innombrables. C'est bien ce que j'ai toujours eu: plus de foi en l'histoire, l'oubli des principes. Je m'en tairai : poètes et visionnaires seraient jaloux. Je suis mille fois le plus riche, soyons avare comme la mer. Ah ça ! l'horloge de la vie s'est arrêtée tout à l'heure. Je ne suis plus au monde. - La théologie est sérieuse, l'enfer est certainement en bas, - et le ciel en haut. -Extase, cauchemar, sommeil dans un nid de flammes. Que de malices dans l'attention dans la campagne... Satan, Ferdinand, court avec les graines sauvages ... Jésus marche sur les ronces purpurines, sans les courber ... Jésus marchait sur les eaux irritées. La lanterne nous le montra debout, blanc et des tresses brunes, au flanc d'une vague d'émeraude... Je vais dévoiler tous les mystères : mystères religieux ou naturels, mort, naissance, avenir, passé, cosmogonie, néant. Je suis maître en fantasmagories. Écoutez ! ... J'ai tous les talents ! - Il n'y a personne ici et il y a quelqu'un : je ne voudrais pas répandre mon trésor. Veut-on des chants nègres, des danses de houris ? Veut-on que je disparaisse, que je plonge à la recherche de l'anneau ? Veut-on ? Je ferai de l'or, des remèdes. Fiez-vous donc à moi, la foi soulage, guide, guérit. Tous, venez, -même les petits enfants, -que je vous console, qu'on répande pour vous son cœur, -le cœur merveilleux ! - Pauvres hommes, travailleurs ! Je ne demande pas de prières ; avec votre confiance seulement le serai heureux. - Et pensons à moi. Ceci me fait peu regretter le monde. J'ai de la chance de ne pas souffrir plus. Ma vie ne fut que folies douces, c'est regrettable. Bah ! faisons toutes les grimaces imaginables. Décidément, nous sommes hors du monde. Plus aucun son. Mon tact a disparu. Ah! mon château, ma Saxe, mon bois de saules. Les soirs, les matins,

Le allucinazioni sono innumerevoli. È proprio quello che ho sempre avuto: niente più fede nella storia, l’oblio dei princìpi. Tacerò: poeti e visionari sarebbero gelosi. Io sono di mille volte il più ricco, dobbiamo essere avari come il mare. Questa, poi! l’orologio della vita si è appena fermato. Io non son più al mondo. – La teologia è seria, l’inferno è sicuramente in basso, - e il cielo in alto. – Estasi, incubo, sonno in un nido di fiamme. Quante malizie nell’attenzione nella campagna…Satana, Ferdinand, corre con i semi selvaggi … Gesù cammina sui pruni purpurei, senza piegarli … Gesù camminava sulle acque agitate. La lanterna ce lo mostrò in piedi, bianco e delle trecce brune, al fianco di un’onda di smeraldo… Sto per svelare tutti i misteri: misteri religiosi o naturali, morte, nascita, avvenire, passato, cosmogonia, niente. Sono maestro in fantasmagorie. Ascoltate!... Possiedo tutti i talenti! – Qui non c’è nessuno e c’è qualcuno: non vorrei spandere il mio tesoro. Vogliono canti negri, danze di vergini arabe dai seni turgidi? Vogliono che io sparisca, che mi tuffi alla ricerca dell’anello? Vogliono? Farò dell’oro, dei rimedi. Fidatevi dunque di me, la fede dà sollievo, guida, guarisce. Tutti voi, venite, - anche i bambini piccoli, - che vi consoli, che vi si apra il cuore, - il cuore meraviglioso! – Poveri uomini, lavoratori! Io non chiedo preghiere; sarò felice solo per la vostra fiducia. - E pensiamo a me. Tutto ciò non mi fa rimpiangere molto il mondo. Ho la fortuna di non soffrire più. La mia vita non fu che dolci follie, è deplorevole.


les nuits, les jours... Suis-je las ! Mah! facciamo tutte le smorfie immaginabili. Je devrais avoir mon enfer pour la colère, mon enfer pour l'orgueil, - et l'enfer Decisamente, siamo fuori del mondo. Più nessun suono. Il mio tatto è de la paresse ; un concert d'enfers. sparito. Ah! il mio maniero, la mia Sassonia, il mio bosco di salici. Le sere, le mattine, le notti, i giorni…Come sono stanco! Io dovrei ricevere il mio inferno per la collera, il mio inferno per l’orgoglio, - e l’inferno della pigrizia; un concerto d’inferni.

Je meurs de lassitude. C'est le tombeau, je m'en vais aux vers, horreur de l'horreur ! Satan, farceur, tu veux me dissoudre, avec tes charmes. Je réclame. Je réclame! un coup de fourche, une goutte de feu. Ah ! remonter à la vie ! Jeter les yeux sur nos difformités. Et ce poison, ce baiser mille fois maudit ! Ma faiblesse, la cruauté du monde ! Mon Dieu, pitié, cachez-moi, je me tiens trop mal ! -Je suis caché et je ne le suis pas. C'est le feu qui se relève avec son damné.

Muoio di stanchezza. È la tomba, me ne vado ai vermi, orrore dell’orrore! Satana, burlone, tu vuoi dissolvermi, con i tuoi incantesimi. Io esigo. Esigo! un colpo di forca, una goccia di fuoco. Ah! risalire alla vita! Gettare l’occhio sulle nostre deformità. E quel veleno, quel bacio mille volte maledetto! La mia debolezza, la crudeltà del mondo! Mio Dio, pietà, nascondetemi, mi comporto troppo male! – Sono e non sono nascosto. È il fuoco che si risolleva con il suo dannato.

DÉLIRES

DELIRI

I VIERGE FOLLE L’ÉPOUX INFERNAL

I VERGINE FOLLE LO SPOSO INFERNALE

Écoutons la confession d'un compagnon d'enfer : « Ô divin Époux, mon Seigneur, ne refusez pas la confession de la plus triste de vos servantes. Je suis perdue. Je suis soûle. Je suis impure. Quelle vie ! « Pardon, divin Seigneur, pardon ! Ah ! pardon ! Que de larmes ! Et que de larmes encore plus tard, j'espère ! « Plus tard, je connaîtrai le divin Époux ! Je suis née soumise à Lui. - L'autre peut me battre maintenant ! « À présent, je suis au fond du monde! Ô mes amies ! ... non, pas mes amies... Jamais délires ni tortures semblables... Est-ce bête ! « Ah ! je souffre, je crie. Je souffre vraiment. Tout pourtant m'est permis, chargée de mépris des plus méprisables cœurs. « Enfin, faisons cette confidence, quitte à la répéter vingt autres fois, - aussi

Ascoltiamo la confessione di un compagno d’inferno: “O sposo divino, mio Signore, non rifiutate la confessione della più triste delle vostre servitrici. Io sono perduta. Io sono ubriaca. Io sono impura. Quale vita! “Perdono, Signore divino, perdono! Ah! perdono! Quante lacrime! E quante lacrime ancora più tardi, spero! “Più tradi, conoscerò lo Sposo divino! Io sono nata sottomessa a Lui. – L’altro può bastonarmi adesso! “Ora, mi trovo in fondo al mondo! O amiche mie! …no, non amiche mie… Mai deliri né simili torture … Che sciocchezza! “Ah! io soffro, grido. Soffro veramente. Eppure tutto mi è permesso, carica di disprezzo dei più disprezzabili cuori.


morne, aussi insignifiante ! « Je suis esclave de l'Époux infernal, celui qui a perdu les vierges folles. C'est bien ce démon-là. Ce n'est pas un spectre, ce n'est pas un fantôme. Mais moi qui ai perdu la sagesse, qui suis damnée et morte au monde, -on ne me tuera pas!- Comment vous le décrire ! Je ne sais même plus parler. Je suis en deuil, je pleure, j'ai peur. Un peu de fraîcheur, Seigneur, si vous voulez, si vous voulez bien ! « Je suis veuve... - J'étais veuve... - mais oui, j'ai été bien sérieuse jadis, et je ne suis pas née pour devenir squelette !... - Lui était presque un enfant... Ses délicatesses mystérieuses m'avaient séduite. J'ai oublié tout mon devoir humain pour le suivre.

“Alla fine, facciamo questa confidenza, a costo di ripeterla venti altre volte, - altrettanto monotona, altrettanto insignificante! “Sono la schiava dello Sposo infernale, colui che ha spinto le vergini folli verso la perdizione. È proprio quel demone lì. Non si tratta di uno spettro, né di un fantasma. Ma io che ho perduto la saggezza, che sono dannata e morta al mondo, non verrò uccisa! – Come descrivervelo! Non so neppure più parlare. Sono in lutto, piango, ho paura. Un po’ di freschezza, Signore, se volete, se non vi dispiace! “Sono vedova …- Ero vedova… - ma sì, sono stata molto seria un tempo, e non son nata per diventare scheletro! … - Lui era quasi un bimbo… Le sue delicatezze misteriose mi avevano sedotta. Ho dimenticato tutto il mio dovere umano per seguirlo.

Quelle vie ! La vraie vie est absente. Nous ne sommes pas au monde. Je vais où il va, il le faut. Et souvent il s'emporte contre moi, moi, la pauvre âme. Le Démon ! -C'est un démon, vous savez, ce n'est pas un homme. « Il dit : « Je n'aime pas les femmes : l'amour est à réinventer, on le sait. Elles ne peuvent plus que vouloir une position assurée. La position gagnée, cœur et beauté sont mis de côté : il ne reste que froid dédain, l'aliment du mariage, aujourd'hui. Ou bien je vois des femmes, avec les signes du bonheur, dont moi, j'aurais pu faire de bonnes camarades, dévorées tout d'abord par des brutes sensibles comme des bûchers... » « Je l'écoute faisant de l'infamie une gloire, de la cruauté un charme. « Je suis de race lointaine : mes pères étaient Scandinaves : ils se perçaient les côtes, buvaient leur sang. - Je me ferai des entailles par tout le corps, je me tatouerai, je veux devenir hideux comme un Mongol: tu verras, je hurlerai dans les rues. Je veux devenir bien fou de rage. Ne me montre jamais de bijoux, je ramperais et me tordrais sur le tapis. Ma richesse, je la voudrais tachée de sang partout. Jamais je ne travaillerai... » Plusieurs nuits son démon me saisissant, nous nous roulions, je luttais avec lui ! - Les nuits, souvent,

Che vita! La vita vera è assente. Noi non siamo più al mondo. Io vado dove lui va, è necessario. E spesso s’inalbera contro di me, contro di me, povera anima. Il Demonio! - È un demonio, sapete, non è un uomo. “Lui dice: ‘Io non amo le donne: l’amore dev’essere reinventato, questo si sa. Esse non possono volere altro che una posizione assicurata. Conquistata la posizione, cuore e bellezza son messi da parte: non resta che freddo sdegno, alimento del matrimonio, oggigiorno. Oppure vedo delle donne, con i segni della felicità, delle quali io avrei potuto fare delle buone compagne, subito divorate da dei bruti con la sensibilità di un macellaio…’ “Io l’ascolto facendo dell’infamia una gloria, della crudeltà un fascino. “Io sono di razza lontana: i miei padri erano scandinavi: si perforavano il costato, bevevano il proprio sangue. – Mi farò dei tagli per tutto il corpo, mi tatuerò, voglio diventare schifoso come un Mongolo: vedrai, urlerò per le strade. Voglio diventare pazzo di rabbia come si deve. Non mostrarmi mai gioielli, striscerei e mi torcerei sul tappeto. La mia


ivre, il se poste dans les rues ou dans des maisons, pour m'épouvanter mortellement. - « On me coupera vraiment le cou ; ce sera dégoûtant. » Oh ! ces jours où il veut marcher avec l'air du crime ! « Parfois il parle, en une façon de patois attendri, de la mort qui fait repentir, des malheureux qui existent certainement, des travaux pénibles, des départs qui déchirent les cœurs. Dans les bouges où nous nous enivrions, il pleurait en considérant ceux qui nous entouraient, bétail de la misère. Il relevait les ivrognes dans les rues noires. Il avait la pitié d'une mère méchante pour les petits enfants. - Il s'en allait avec des gentillesses de petite fille au catéchisme. - Il feignait d'être éclairé sur tout, commerce, art, médecine. - Je le suivais, il le faut ! « Je voyais tout le décor dont, en esprit, il s'entourait ; vêtements, draps, meubles : je lui prêtais des armes, une autre figure. Je voyais tout ce qui le touchait, comme il aurait voulu le créer pour lui. Quand il me semblait avoir l'esprit inerte, je le suivais, moi, dans des actions étranges et compliquées, loin, bonnes ou mauvaises : j'étais sûre de ne jamais entrer dans son monde. A côté de son cher corps endormi, que d'heures des nuits j'ai veillé, cherchant pourquoi il voulait tant s'évader de la réalité. Jamais homme n'eut pareil vœu. Je reconnaissais, -sans craindre pour lui, -qu'il pouvait être un sérieux danger dans la société.

ricchezza, la vorrei macchiata di sangue dappertutto. Non lavorerò mai…” Per tante notti, quando il demonio mi afferrava, ci rotolavamo per terra, io lottavo con lui! – Di notte, spesso ubriaco, si apposta nelle strade o nelle case, per spaventarmi a morte. – “Mi taglierà veramente il collo; sarà rivoltante.” Oh! quei giorni in cui vuol marciare con l’aria del crimine! “Talvolta parla, in una sorta di dialetto pietoso, della morte che fa pentire, degl’infelici che sicuramente esistono, dei lavori faticosi, delle partenze che spezzano il cuore. Nelle spelonche dove ci ubriacavamo, lui piangeva pensando a quelli che ci circondavano, bestiame della miseria. Rialzava gli ubriachi nei vicoli oscuri. Aveva la pietà di una madre cattiva per i suoi figlioletti. – Lui si recava con il far gentile di una bambina al catechismo. – Faceva finta di essere istruito su tutto, commercio, arte, medicina. – Io lo seguivo, è necessario! “Vedevo tutto il decoro di cui, in spirito, lui si circondava; vestiario, drappeggi, mobili: io gli prestavo delle armi, un’altra figura. Vedevo tutto ciò che mi riguardava, come avrebbe voluto crearlo per sé. Quando mi pareva che avesse lo spirito inerte, lo seguivo, io, nelle azioni strane e complicate, lontano, buone o cattive: ero sicura di non entrare mai nel suo mondo. Accanto al suo caro corpo addormentato, quante ore di notte ho vegliato, cercando per quale motivo volesse tanto evadere dalla realtà. Mai nessun uomo ebbe un desiderio simile. Io riconoscevo, - senza timore per lui, - che poteva essere un serio pericolo per la società.

-Il a peut-être des secrets pour changer la vie ? Non, il ne fait qu'en chercher, me répliquais-je. Enfin sa charité est ensorcelée, et j'en suis la prisonnière. Aucune autre âme n'aurait assez de force, - force de désespoir ! - pour la supporter, pour être protégée et aimée par lui. D'ailleurs, je ne me le figurais pas avec une autre âme - on voit son Ange, jamais l'Ange d'un autre, - je crois. J'étais dans son âme comme dans un palais qu'on a vidé pour ne pas voir une personne si peu noble que vous : voilà tout. Hélas ! je dépendais bien de lui. Mais que voulait-il avec mon existence terne et lâche ? Il ne me rendait pas meilleure, s'il ne me faisait pas mourir ! Tristement dépitée, je lui dis quelquefois : « Je te comprends. » Il haussait les épaules. «Ainsi, mon chagrin se renouvelant sans cesse, et me trouvant plus égarée à

- Ci sono forse dei segreti per cambiare la vita? No, lui non fa che cercarli, mi ripetevo. Infine la sua carità è stregata, e io ne sono prigioniera. Nessun’altra anima avrebbe tale forza, - la forza della disperazione! – per sopportarla, per essere protetta e amata da lui. D’altronde non me lo immaginavo con un’anima diversa – si vede il proprio Angelo, mai l’Angelo di un altro, - credo. Io ero dentro la sua anima come dentro un palazzo che è stato svuotato per non vedere una persona così poco nobile come voi: ecco tutto. Ahimè! ero ben dipendente da lui. Ma che voleva lui con la sua esistenza sbiadita e vile? Lui non mi rendeva migliore, ammesso che non mi facesse morire! Tristemente indispettita, talvolta gli dissi: ‘Ti capisco.’ Lui


mes yeux, - comme à tous les yeux qui auraient voulu me fixer, si je n'eusse été condamnée pour jamais à l'oubli de tous ! - j'avais de plus en plus faim de sa bonté. Avec ses baisers et ses étreintes amies, c'était bien un ciel, un sombre ciel, où j'entrais, et où j'aurais voulu être laissée, pauvre, sourde, muette, aveugle. Déjà j'en prenais l'habitude. Je nous voyais comme deux bons enfants, libres de se promener dans le Paradis de tristesse. Nous nous accordions. Bien émus, nous travaillions ensemble. Mais, après une pénétrante caresse, il disait : «Comme ça te paraîtra drôle, quand je n'y serai plus, ce par quoi tu as passé. Quand tu n'auras plus mes bras sous ton cou, ni mon cœur pour t'y reposer, ni cette bouche sur tes yeux. Parce qu'il faudra que je m'en aille, très loin, un jour. Puis il faut que j'en aide d'autres : c'est mon devoir. Quoique ce ne soit guère ragoûtant... chère âme... » Tout de suite je me pressentais, lui parti, en proie au vertige, précipitée dans l'ombre la plus affreuse : la mort. Je lui faisais promettre qu'il ne me lâcherait pas. Il l'a faite, vingt fois, cette promesse d'amant. C'était aussi frivole que moi lui disant : « Je te comprends. » « Ah ! je n'ai jamais été jalouse de lui. Il ne me quittera pas, je crois. Que devenir ? Il n'a pas une connaissance, il ne travaillera jamais. Il veut vivre somnambule. Seules, sa bonté et sa charité lui donneraient-elles droit dans le monde réel ? Par instants, j'oublie la pitié où je suis tombée : lui me rendra forte, nous voyagerons, nous chasserons dans les déserts, nous dormirons sur les pavés des villes inconnues, sans soins, sans peines. Ou je me réveillerai, et les lois et les mœurs auront changé, -grâce à son pouvoir magique, -le monde, en restant le même, me laissera à mes désirs, joies, nonchalances. Oh ! la vie d'aventures qui existe dans les livres des enfants, pour me récompenser, j'ai tant souffert, me la donneras-tu ? Il ne peut pas. J'ignore son idéal. Il m'a dit avoir des regrets, des espoirs : cela ne doit pas me regarder. Parle-t-il à Dieu ? Peut-être devrais-je m'adresser à Dieu. Je suis au plus profond de l'abîme, et je ne sais plus prier. « S'il m'expliquait ses tristesses, les comprendrais-je plus que ses railleries ? Il m'attaque, il passe des heures à me faire honte de tout ce qui m'a pu toucher au monde, et s'indigne si je pleure. « - Tu vois cet élégant jeune homme, entrant dans la belle et calme maison : il s’appelle Duval, Dufour, Armand, Maurice, que sais-je ? Une femme s'est dévouée a aimer ce méchant idiot : elle est morte, c'est certes une sainte au ciel, à présent. Tu me feras mourir comme il a fait mourir cette femme. C'est notre sort, à nous cœurs charitables...» Hélas ! il y avait des jours où tous les hommes agissant lui paraissaient les jouets de délires grotesques : il riait

alzava le spalle. “Così il mio dispiacere si rinnovava senza sosta, e trovandomi più smarrita ai suoi occhi, - come a tutti gli occhi che avessero voluto fissarmi, se non fossi stata condannata per sempre all’oblio di tutti! – avevo sempre più fame della sua bontà. Con i suoi baci e i suoi abbracci amici, era davvero un cielo, un cielo oscuro, in cui entravo, e dove avrei voluto essere lasciata, povera, sorda, muta, cieca. Ci facevo già l’abitudine. Ci vedevo come due bambini buoni, liberi di passeggiare nel Paradiso di tristezza. Ci accordavamo. Pieni d’emozione, lavoravamo insieme. Ma, dopo una penetrante carezza, lui diceva: ‘Come ti sembrerà buffo, quando non ci sarò più, quello che hai attraversato. Quando non avrai più le mie braccia sotto il tuo collo, né il mio cuore per riposartici, né questa bocca sopra i tuoi occhi. Perché bisognerà che io me ne vada, molto lontano, un giorno. Poi bisogna che ne aiuti altri: è mio dovere. Sebbene non sia affatto stuzzicante…anima cara…’ D’un tratto, partito lui, avevo il presentimento della vertigine, precipitata nell’ombra più spaventosa: la morte. Gli facevo promettere che non mi avrebbe lasciato. L’ha fatta, venti volte, questa promessa d’amante. Era altrettanto futile quanto me che gli dicevo: ‘Io ti capisco.’ “Ah! non sono mai stata gelosa di lui. Non mi lascerà, credo. Cosa diventare? Lui non ha conoscenze, non lavorerà mai. Vuole vivere da sonnambulo. Solo la sua bontà e la sua carità gli darebbero diritto di vivere nel mondo reale? A tratti, dimentico lo stato pietoso in cui sono caduta: lui mi renderà forte, noi viaggeremo, cacceremo nei deserti, dormiremo sul selciato delle città sconosciute, senza pensieri, senza pene. Oppure mi risveglierò, e i costumi e le leggi saranno cambiati, grazie al mio potere magico, - il mondo, pur restando lo stesso, mi lascerà ai miei desideri, gioie, noncuranze. Oh! la vita di avventure che esiste nei libri dell’infanzia, per ricompensarmi, ho tanto sofferto, me la darai tu? Lui non può, io ignoro il suo ideale. M’ha detto di avere dei rimpianti, delle speranze: ciò non mi deve riguardare. Lui parla con Dio? Forse dovrebbe indirizzarmi a Dio. Mi trovo nel più profondo dell’abisso, e non so più pregare. ‘ – Vedi questo elegante giovanotto che entra nella bella e calma dimora: si chiama Duval, Dufour, Armand, Maurice, o che so io? Una donna si è votata ad amare questo idiota cattivo: è morta, è certo una santa in cielo, al momento. Tu mi farai morire comme lui ha fatto


affreusement, longtemps. – Puis, il reprenait ses manières de jeune mère, de sœur aimée. S’il était moins sauvage, nous serions sauvés ! Mais sa douceur aussi est mortelle. Je lui suis soumise. – Ah ! je suis folle ! « Un jour peut-être il disparaîtra merveilleusement; mais il faut que je sache, s’il doit remonter à un ciel, que je voie un peu l’assomption de mon petit ami ! » Drôle de ménage !

morire quella donna. È la nostra sorte, quella dei cuori caritatevoli…’ Ahimè! c’erano dei giorni in cui tutti gli uomini che agivano gli apparivano giocattoli di deliri grotteschi: lui rideva orribilmente, a lungo. – Poi, riprendeva i suoi modi di giovane madre, di sorella amata. Se fosse meno selvaggio, noi saremmo salvi! Ma pure la sua dolcezza è mortale. Io gli sono sottomessa. – Ah! quanto sono pazza! “Un giorno forse lui sparirà mirabilmente; ma bisogna che io sappia, se lui deve risalire al cielo, che vedrò un po’ l’assunzione del mio piccolo amico!” Che strana vita di coppia!

DÉLIRES

DELIRI

II L’ALCHIMIE DU VERBE

II L’ALCHIMIA DEL VERBO

A moi. L'histoire d'une de mes folies. Depuis longtemps je me vantais de posséder tous les paysages possibles, et trouvais dérisoires les célébrités de la peinture et de la poésie modernes. J'aimais les peintures idiotes, dessus de portes, décors, toiles de saltimbanques, enseignes, enluminures populaires ; la littérature démodée, latin d'église, livres érotiques sans orthographe, romans de nos aïeules, contes de fées, petits livres de l'enfance, opéras vieux, refrains niais, rythmes naïfs. Je rêvais croisades, voyages de découvertes dont on n'a pas de relations, républiques sans histoires, guerres de religion étouffées, révolutions de mœurs, déplacements de races et de continents : je croyais à tous les enchantements. J'inventai la couleur des voyelles ! - A noir, E blanc, I rouge, 0 bleu, U vert. Je réglai la forme et le mouvement de chaque consonne, et, avec des rythmes instinctifs, je me flattai d'inventer un verbe poétique accessible, un jour ou l'autre, à tous les sens. Je réservais la traduction. Ce fut d'abord une étude. J'écrivais des silences, des nuits, je notais l'inexprimable. Je fixais des vertiges.

A me. La storia di una delle mie follie. Da tanto tempo mi vantavo di possedere tutti i paesaggi possibili, e trovavo ridicole le celebrità della pittura e della poesia moderne. Mi piacevano le pitture idiote, al di sopra delle porte, decori, tele di saltimbanchi, insegne, miniature popolari; la letteratura fuori moda, latino di chiesa, libri erotici privi di ortografia, romanzi delle nostre bisnonne, racconti di fate, librettini per l’infanzia, vecchie opere, sciocchi ritornelli, ritmi ingenui. Sognavo di crociate, viaggi di scoperte di cui non si possiedono relazioni, repubbliche senza storie, guerre di religione soffocate, rivoluzioni di costumi, spostamenti di razze e continenti: credevo a tutti gl’incantesimi. Inventai il colore delle vocali! – A nero, E bianco, I rosso, O blu, U verde. – Regolai la forma e il movimento di ogni consonante, e, con dei ritmi istintivi, mi lusingai d’inventare un verbo poetico accessibile, un giorno o l’altro, a tutti i sensi. Me ne riservavo la traduzione. All’inizio fu uno studio. Scrivevo dei silenzi, delle notti, annotavo l’inesprimibile. Fissavo delle vertigini.


***

***

Loin des oiseaux, des troupeaux, des villageoises, Que buvais-je, à genoux dans cette bruyère Entourée de tendres bois de noisetiers, Dans un brouillard d'après-midi tiède et vert ?

Lontano da uccelli, da greggi, da paesane, bevevo, accovacciato in una qualche landa circondato da teneri boschi di avellane, in una nebbia pomeridiana verde e blanda.

Que pouvais-je boire dans cette jeune Oise, - Ormeaux sans voix, gazon sans fleurs, ciel couvert ! Boire à ces gourdes jaunes, loin de ma case Chérie ? Quelque liqueur d'or qui fait suer.

In quella giovane Oise cosa potevo bere, - molluschi senza voce, prato senza un fiore, cielo chiuso. Dalla ghirba gialla che spillare? Qualche liquore d’oro che fa sudare.

Je faisais une louche enseigne d'auberge. - Un orage vint chasser le ciel. Au soir L'eau des bois se perdait sur les sables vierges, Le vent de Dieu jetait des glaçons aux mares ; Pleurant, je voyais de l'or, - et ne pus boire.

Sarei stato una brutta insegna per pensioni. - Un uragano scacciò il cielo. Si andava a perdere l’acqua dei boschi la sera in sabbie vergini, il vento di Dio gettava ghiacci nelle pozzanghere; piangente, vidi dell’oro, - e non potei bere.

*** A quatre heures du matin, l'été, Le sommeil d'amour dure encore. Sous les bocages s'évapore L'odeur du soir fêté. Là-bas, dans leur vaste chantier Au soleil des Hespérides, Déjà s'agitent -en bras de chemise Les Charpentiers. Dans leurs Déserts de mousse, tranquilles,

*** Alle quattro del mattino, d’estate, il sonno d’amore dura ancora. Da sotto le frasche svapora l’odore di sere festeggiate. Laggiù, nel vasto cantiere al sole delle Esperidi, già – in maniche di camiciasi agitano i Carpentieri. Nei loro deserti di muschio, tranquilli,


Ils préparent les lambris précieux Où la ville Peindra de faux cieux. Ô, pour ces Ouvriers charmants Sujets d'un roi de Babylone, Vénus ! quitte un instant les Amants Dont l'âme est en couronne.

preparan preziosi pannelli sopra i quali la città falsi cieli dipingerà. Oh, per gli operai affascinanti soggetti a un re di Babilonia, Venere! lascia un attimo gli amanti la cui anima è stretta in corona.

Ô Reine des Bergers, Porte aux travailleurs l'eau-de-vie, Que leurs forces soient en paix En attendant le bain dans la mer à midi.

Oh Regina dei pastori, porta grappa ai lavoratori, le loro forze a rinfrancare aspettando il bagno a mezzodì nel mare.

*** La vieillerie poétique avait une bonne part dans mon alchimie du verbe. Je m'habituai à l'hallucination simple: je voyais très-franchement une mosquée à la place d'une usine, une école de tambours faite par des anges, des calèches sur les routes du ciel, un salon au fond d'un lac ; les monstres , les mystères ; un titre de vaudeville dressait des épouvantes devant moi. Puis j'expliquai mes sophismes magiques avec l'hallucination des mots! Je finis par trouver sacré le désordre de mon esprit. J'étais oisif, en proie à une lourde fièvre : j'enviais la félicité des bêtes, - les chenilles, qui représentent l'innocence des limbes, les taupes, le sommeil de la virginité! Mon caractère s'aigrissait. Je disais adieu au monde dans d'espèces de romances :

*** Il vecchiume poetico trovava un discreto spazio nella mia alchimia del verbo. Mi abituai all’allucinazione semplice: vedevo molto tranquillamente una moschea al posto di una fabbrica, una scuola di tamburi fatta da degli angeli, i calessi sulle strade del cielo, un salone in fondo a un lago; i mostri, i misteri; un titolo da vaudeville sollevava spaventi davanti a me. Poi spiegai i miei sofismi magici con l’allucinazione delle parole! Finii per trovare sacrosanto il disordine del mio spirito. Ero ozioso, in preda ad una grave febbre: invidiavo la felicità delle bestie, - i bruchi, che rappresentano l’innocenza del limbo, le talpe, il sonno della verginità! Il mio carattere s’inaspriva. Dicevo addio al mondo in una sorta di romanze:

CHANSON DE LA PLUS HAUTE TOUR Qu'il vienne, qu'il vienne, Le temps dont on s'éprenne. J'ai tant fait patience Qu'à jamais j'oublie. Craintes et souffrances Aux cieux sont parties. Et la soif malsaine Obscurcit mes veines. Qu'il vienne, qu'il vienne,

CANZONE DALLA PIU’ ALTA TORRE Che possa avvicinarsi il tempo d’infatuarsi. Ho tanto pazientato che ho per sempre scordato. Timori e mali son saliti ai cieli. E la sete malsana mi oscura ogni vena. Che possa avvicinarsi


Le temps dont on s'éprenne.

il tempo d’infatuarsi. Non appena finisce il prato nell’oblio, germoglia e fiorisce d’incenso e di loglio, per le sciamate losche di sporchissime mosche. Che possa avvicinarsi il tempo d’infatuarsi.

Telle la prairie À l'oubli livrée, Grandie et fleurie, D'encens et d'ivraies, Au bourdon farouche De très sales mouches. Qu'il vienne, qu'il vienne, Le temps dont on s'éprenne.

*** *** J'aimai le désert, les vergers brûlés, les boutiques fanées, les boissons tiédies. Amavo il deserto, i verzieri bruciati, le botteghe trasandate, le bevande Je me traînais dans les ruelles puantes et, les yeux fermés, je m'offrais au intiepidite. Mi trascinavo nei vicoli puzzolenti e, ad occhi chiusi, mi soleil, dieu de feu. offrivo al sole, dio di fuoco. «Général, s'il reste un vieux canon sur tes remparts en ruines, bombarde-nous “Generale, se resta un vecchio cannone sui bastioni in rovina, avec des blocs de terre sèche. Aux glaces des magasins splendides ! dans les bombardaci con blocchi di terra secca. Sulle vetrine dei negozi salons ! Fais manger sa poussière à la ville. Oxyde les gargouilles. Emplis les splendenti! nei salotti! Fa’ mangiare la polvere alla città. Arrugginisci boudoirs de poudre de rubis brûlante... » le fauci dei doccioni. Riempi i boudoirs di cocente polvere di rubino…” Oh ! le moucheron enivré à la pissotière de l'auberge, amoureux de la Oh! il moscerino ebbro nel pisciatoio dell’albergo, innamorato della bourrache, et que dissout un rayon ! borrana, e che si dissolve in un raggio di luce!

FAIM Si j'ai du goût, ce n'est guère Que pour la terre et les pierres. Je déjeune toujours d'air, De roc, de charbons, de fer. Mes faims, tournez. Paissez, faims, Le pré des sons. Attirez le gai venin Des liserons. Mangez les cailloux qu'on brise, Les vieilles pierres d'églises ; Les galets des vieux déluges, Pains semés dans les vallées grises.

FAME Se ho dell’appetito, è fame di terra e di pietrame. Solo con aria fo colazione, con roccia, ferro e carbone. Fami mie, girate. Fami, passate la prateria dei suoni. Attirate gli allegri veleni dei convolvoli. Mangiate i ciottoli che vengon pestati, le vecchie pietre dei sagrati; Dei vecchi diluvi gli acciottolati, pani in grigie valli disseminati. ***


*** Le loup criait sous les feuilles En crachant les belles plumes De son repas de volailles : Comme lui je me consume. Les salades, les fruits N'attendent que la cueillette; Mais l'araignée de la haie Ne mange que des violettes. Que je dorme ! que je bouille Aux autels de Salomon. Le bouillon court sur la rouille, Et se mêle au Cédron.

Il lupo gridava sotto il fogliame le belle piume sputando del suo pranzo di pollame: come lui mi sto consumando. Le insalate, i frutti aspettan solo le raccolte; ma il ragno della siepe non mangia che violette. Che io dorma! Che io bolla sugli altari di Salomon. Scorre il brodo sulla ruggine e si mescola al Cedron.

Enfin, ô bonheur, ô raison, j'écartai du ciel l'azur, qui est du noir, et je vécus, E finalmente, o onore, o ragione, tolsi dal cielo l’azzurro, che è nero, e étincelle d'or de la lumière nature. De joie, je prenais une expression vissi, scintilla d’oro della luce naturale. Dalla gioia, prendevo bouffonne et égarée au possible: un’espressione buffa e smarrita il più possibile: Elle est retrouvée! Quoi ? l'éternité. C'est la mer mêlée Au soleil. Mon âme éternelle, Observe ton vœu Malgré la nuit seule Et le jour en feu. Donc tu te dégages Des humains suffrages, Des communs élans ! Tu voles selon... Jamais l'espérance, Pas d'orietur. Science et patience, Le supplice est sûr. Plus de lendemain, Braises de satin, Votre ardeur

È ritrovata. Che? L’Eternità. È il mare mischiatosi al sole. Anima eterna, osserva il tuo voto malgrado la notte sola e il giorno infuocato. Dunque ti sganci dagli umani suffragi, dai comuni slanci! Tu voli secondo… mai la speranza, niente orietur. Scienza e pazienza, il supplizio è certo. Niente domani, braci di velluto, il vostro ardore


Est le devoir. Elle est retrouvée ! - Quoi ? - l'Éternité. C'est la mer mêlée Au soleil.

è l’atto dovuto. È ritrovata. Che? L’Eternità. È il mare mischiatosi al sole.

*** Je devins un opéra fabuleux : je vis que tous les êtres ont une fatalité de bonheur : l'action n'est pas la vie, mais une façon de gâcher quelque force, un énervement. La morale est la faiblesse de la cervelle. A chaque être, plusieurs autres vies me semblaient dues. Ce monsieur ne sait ce qu'il fait : il est un ange. Cette famille est une nichée de chiens. Devant plusieurs hommes, je causai tout haut avec un moment d'une de leurs autres vies. -Ainsi, j'ai aimé un porc. Aucun des sophismes de la folie, -la folie qu'on enferme, - n'a été oublié par moi : je pourrais les redire tous, je tiens le système. Ma santé fut menacée. La terreur venait. Je tombais dans des sommeils de plusieurs jours, et, levé, je continuais les rêves les plus tristes. J'étais mûr pour le trépas, et par une route de dangers ma faiblesse me menait aux confins du monde et de la Cimmérie, patrie de l'ombre et des tourbillons.

*** Diventai l’opera favolosa: vidi che tutti gli esseri hanno un destino di felicità: l’azione non è vita, ma una maniera di sciupare un po’ di energia, uno snervamento. La morale è la debolezza del cervello. Ogni essere mi sembra che abbia diritto ad altre vite in più. Quel signore non sa quello che fa: è un angelo. Questa famiglia è un covo di cani. Dinanzi a diversi uomini, io parlavo ad alta voce con un momento di una delle altre loro vite. – Così, ho amato un porco. Nessuno dei sofismi della follia, -la follia da rinchiudere, - è stato dimenticato da me: li potrei ridire tutti, ho in mano il sistema. La mia salute fu minacciata. Il terrore avanzava. Io cadevo in sonni di vari giorni, e, alzatomi, continuavo fra i più tristi sogni. Ero maturo per il trapasso, e su un sentiero di pericoli la mia debolezza mi conduceva ai confini del mondo e della Cimmeria, patria dell’ombra e dei turbini.

Je dus voyager, distraire les enchantements assemblés dans mon cerveau. Sur la mer, que j'aimais comme si elle eût dût me laver d'une souillure, je voyais se lever la croix consolatrice. J'avais été damné par l'arc-en-ciel. Le Bonheur était ma fatalité, mon remords, mon ver : ma vie serait toujours trop immense pour être dévouée à la force et à la beauté. Le Bonheur ! Sa dent, douce à la mort, m'avertissait au chant du coq, -ad matutinum, au Christus venit, - dans les plus sombres villes:

Dovetti viaggiare, distrarre gl’incantesimi affollatisi nel mio cervello. Sul mare, che amavo come se mi avesse dovuto lavare da una sozzura, vedevo levarsi la croce consolatrice. Ero stato dannato dall’arcobaleno. La Felicità era il mio destino, il mio rimorso, il mio baco: la mia vita sarebbe sempre troppo immensa per essere dedicata alla forza e alla bellezza. La Felicità! Il suo dente dolce da morire, mi avvertiva al canto del gallo, -ad matutinum, al Christus venit, - nelle più oscure città:

Ô saisons, ô châteaux ! Quelle âme est sans défauts ? J'ai fait la magique étude

O stagioni, o roccaforti, quale anima non ha torti? O stagioni, o roccaforti,


Du bonheur, qu'aucun n'élude. Salut à lui chaque fois Que chante le coq gaulois. Ah ! je n'aurai plus d'envie : Il s'est chargé de ma vie. Ce charme a pris âme et corps Et dispersé les efforts. Ô saisons, ô châteaux ! L'heure de sa fuite, hélas! Sera l'heure du trépas. Ô saisons, ô châteaux!

ho fatto l’indagine fatata sulla felicità, da nessuno evitata. Oh, salve ad essa per ogni intervallo in cui canta il suo celtico gallo. Mah! Non avrò più la fantasia, lei si è incaricata della vita mia. Quell’incanto anima e corpo ha preso e tutti i miei sforzi ha disperso. O stagioni, o roccaforti! L’ora della sua fuga, o me lasso! sarà l’ora del mio trapasso. O stagioni, o roccaforti! *** ***

Cela s'est passé. Je sais aujourd'hui saluer la beauté. Tutto questo è successo. Oggi io so salutare la bellezza. *** L’IMPOSSIBLE Ah ! cette vie de mon enfance, la grande route par tous les temps, sobre surnaturellement, plus désintéressé que le meilleur des mendiants, fier de n'avoir ni pays, ni amis, quelle sottise c'était. - Et je m'en aperçois seulement ! - J'ai eu raison de mépriser ces bonshommes qui ne perdraient pas l'occasion d'une caresse, parasites de la propreté et de la santé de nos femmes, aujourd'hui qu'elles sont si peu d'accord avec nous. J'ai eu raison dans tous mes dédains : puisque je m'évade! Je m'évade ! Je m'explique. Hier encore, je soupirais : « Ciel ! sommes-nous assez de damnés ici-bas ! Moi, j'ai tant de temps déjà dans leur troupe ! Je les connais tous. Nous nous reconnaissons toujours; nous nous dégoûtons. La charité nous est inconnue. Mais nous sommes polis ; nos relations avec le monde sont très convenables. » Est-ce étonnant ? Le monde ! les marchands, les naïfs ! - Nous ne sommes pas déshonorés. - Mais les élus, comment nous recevraient-ils ? Or il y a des gens hargneux et joyeux, de faux élus, puisqu'il nous faut de l'audace ou de l'humilité pour les aborder. Ce sont les seuls élus. Ce ne sont pas des bénisseurs ! M'étant retrouvé deux sous de raison - ça passe vite ! - je vois que mes

*** L’IMPOSSIBILE Ah! quella vita della mia infanzia, la grande strada attraverso tutti i tempi, sovrannaturalmente sobrio, più disinteressato del migliore fra i mendicanti, fiero di non aver né Paese, né amici, ma che sciocchezza era. – E me ne accorgo ora soltanto! - Ho avuto ragione di disprezzare quella brava gente che non perderebbe l’occasione di una carezza, parassiti della proprietà e della salute della nostre donne, oggi che queste sono così poco d’accordo con noi. Ho avuto ragione in tutti i miei disdegni: in quanto io me ne scappo! Io evado! Mi spiego. Ancor ieri, sospiravo: ‘O cielo! ce ne siamo abbastanza di dannati quaggiù! Io, mi trovo già da tanto tempo nelle loro schiere! Li conosco tutti. Noi ci riconosciamo sempre; ci disgustiamo. La carità ci è ignota. Ma siamo ben educati; i nostri rapporti col mondo sono molto corretti.’ Non è stupefacente? Il mondo! i mercanti, gl’ingenui! – Noi non siamo disonorati. – Ma gli eletti, come ci riceverebbero? Ora c’è gente litigiosa e gioviale, dei falsi eletti, perché ci vuole audacia o umiltà per abbordarli. Sono gli unici eletti. Non sono dei benedicenti! Essendomi


malaises viennent de ne m'être pas figuré assez tôt que nous sommes à l'Occident. Les marais occidentaux ! Non que je croie la lumière altérée, la forme exténuée, le mouvement égaré... Bon ! voici que mon esprit veut absolument se charger de tous les développements cruels qu'a subis l'esprit depuis la fin de l'Orient... Il en veut, mon esprit ! ... Mes deux sous de raison sont finis ! L'esprit est autorité, il veut que je sois en Occident. Il faudrait le faire taire pour conclure comme je voulais. J'envoyais au diable les palmes des martyrs, les rayons de l'art, l'orgueil des inventeurs, l'ardeur des pillards; je retournais à l'Orient et à la sagesse première et éternelle. - Il paraît que c'est un rêve de paresse grossière! Pourtant, je ne songeais guère au plaisir d'échapper aux souffrances modernes. Je n’avais pas en vue la sagesse bâtarde du Coran. -Mais n'y a-t-il pas un supplice réel en ce que, depuis cette déclaration de la science, le christianisme, l'homme se joue, se prouve les évidences, se gonfle du plaisir de répéter ces preuves, et ne vit que comme cela ? Torture subtile, niaise ; source de mes divagations spirituelles. La nature pourrait s'ennuyer, peut-être ! M. Prud'homme est né avec le Christ. N'est-ce pas parce que nous cultivons la brume ? Nous mangeons la fièvre avec nos légumes aqueux. Et l'ivrognerie ! et le tabac ! et l'ignorance ! et les dévouements ! Tout cela est-il assez loin de la pensée de la sagesse de l'Orient, la patrie primitive ? Pourquoi un monde moderne, si de pareils poisons s'inventent ! Les gens d'Église diront : C'est compris. Mais vous voulez parler de l'Éden. Rien pour vous dans l'histoire des peuples orientaux. - C'est vrai; c'est à l'Éden que je songeais ! Qu'est-ce que c'est pour mon rêve, cette pureté des races antiques ! Les philosophes : Le monde n'a pas d'âge. L'humanité se déplace, simplement. Vous êtes en Occident, mais libre d'habiter dans votre Orient, quelque ancien qu'il vous le faille, -et d'y habiter bien. Ne soyez pas un vaincu. Philosophes, vous êtes de votre Occident. Mon esprit, prends garde. Pas de partis de salut violents. Exerce-toi ! -Ah ! la science ne va pas assez vite pour nous ! - Mais je m'aperçois que mon esprit dort. S'il était bien éveillé toujours à partir de ce moment, nous serions bientôt à la vérité, qui peut-être nous entoure avec ses anges pleurant!... - S'il avait été 6

ritrovato due soldi di ragione –la cosa passa in fretta!- vedo che le mie noie vengon dal fatto di non essermi accorto abbastanza presto che noi siamo a Occidente. Le paludi occidentali! Non che io creda la luce alterata, la forma estenuata, il movimento disperso…Bene! ecco che il mio spirito vuole assolutamente farsi carico di tutti gli sviluppi crudeli che lo spirito ha subìto dalla fine dell’Oriente… Lo vuole, il mio spirito! …I miei due soldi di ragione sono finiti! Lo spirito è autorità, vuole che io stia in Occidente. Bisognerebbe metterlo a tacere per concludere come volevo. Mandavo al diavolo le palme del martirio, gli splendori dell’arte, l’orgoglio degl’inventori, l’ardimento dei saccheggiatori; ritornavo a Oriente e alla saggezza primordiale ed eterna. – Sembra che sia un sogno di volgare pigrizia! Eppure, non pensavo affatto al piacere di sfuggire alle sofferenze moderne. Non avevo in vista la saggezza bastarda del Corano. Ma non c’è un supplizio vero e proprio in quello che, dopo il chiarimento della scienza, il cristianesimo, l’uomo ci gioca, si dimostra le evidenze, si gonfia del piacere di ripetere quelle prove, e vive solo in questo modo? Tortura sottile, sciocca: fonte delle mie divagazioni spirituali. La natura potrebbe annoiarsi, chissà! M. Prud'homme6 è nato con il Cristo. Non è perché noi coltiviamo la nebbia? Noi mangiamo la febbre con i nostri legumi acquosi. E l’ubriachezza! e il tabacco! e l’ignoranza! e le dedizioni! Tutto ciò è piuttosto lontano dal pensiero della saggezza d’Oriente, la patria primordiale? Perché allora un mondo moderno, se s’inventano simili veleni! La gente di Chiesa dirà: Va bene. Ma voi volete parlare dell’Eden. Non c’è niente per voi nella storia dei popoli orientali. - È vero; è all’Eden che pensavo! Che cos’è per il mio sogno, questa purezza delle razze antiche! I filosofi: Il mondo non ha età. L’umanità si sposta, semplicemente. Voi siete in Occidente, ma libero di abitare nel vostro Oriente, antico quanto volete, - e di abitarci bene. Non siate un vinto. Filosofi, voi appartenete al vostro Occidente. Spirito mio, sta’ in guardia. Niente scelte di salvezza violente. Esercitati! – Ah! la scienza non va abbastanza veloce per noi!

Personaggio caricaturale francese simbolo del buon borghese conservatore. Una possibile resa in italiano potrebbe essere Il signor Prudentino o roba simile.(N.d.T)


éveillé jusqu'à ce moment-ci, c'est que je n'aurais pas cédé aux instincts délétères, à une époque immémoriale !... S'il avait toujours été bien éveillé, je voguerais en pleine sagesse ! ... Ô pureté ! pureté ! C'est cette minute d'éveil qui m'a donné la vision de la pureté ! - Par l'esprit on va à Dieu ! Déchirante infortune !

- Ma mi accorgo che il mio spirito dorme. Se fosse ben sveglio sempre, a partire da questo momento, noi giungeremmo ben presto alla verità, che forse ci circonda coi suoi angeli piangenti!... – Se fosse stato sveglio fino a questo momento qui, io non avrei ceduto agli istinti deleteri, a un’epoca immemorabile! … Se fosse sempre stato sveglio, io veleggerei in piena saggezza!... O purezza! purezza! È questo minuto di risveglio che mi ha dato la visione della purezza! – Tramite lo spirito si arriva a Dio! Lacerante sventura!

L’ÉCLAIR Le travail humain ! c'est l'explosion qui éclaire mon abîme de temps en temps. « Rien n'est vanité ; à la science, et en avant !» crie l'Ecclésiaste moderne, c'est-à-dire Tout le monde. Et pourtant les cadavres des méchants et des fainéants tombent sur le cœur des autres... Ah ! vite, vite un peu ; là-bas, par delà la nuit, ces récompenses futures, éternelles... les échapperons-nous ?... -Qu'y puis-je ? Je connais le travail ; et la science est trop lente. Que la prière galope et que la lumière gronde... je le vois bien. C'est trop simple, et il fait trop chaud ; on se passera de moi. J'ai mon devoir, j'en serai fier à la façon de plusieurs, en le mettant de côté. Ma vie est usée. Allons ! feignons, fainéantons, ô pitié ! Et nous existerons en nous amusant, en rêvant amours monstres et univers fantastiques, en nous plaignant et en querellant les apparences du monde, saltimbanque, mendiant, artiste, bandit, -prêtre ! Sur mon lit d'hôpital, l'odeur de l'encens m'est revenue si puissante ; gardien des aromates sacrés, confesseur, martyr... Je reconnais là ma sale éducation d'enfance. Puis quoi !... Aller mes vingt ans, si les autres vont vingt ans... Non ! non ! à présent je me révolte contre la mort! Le travail paraît trop léger à mon orgueil : ma trahison au monde serait un supplice trop court. Au dernier moment, j'attaquerais à droite, à gauche... Alors, - oh ! - chère pauvre âme, l'éternité serait-elle pas perdue pour nous !

IL LAMPO Il lavoro umano! è l’esplosione che illumina il mio abisso ogni tanto. “Niente è vanità; via verso la scienza, e avanti tutta!” grida l’Ecclesiaste moderno, cioè Tutto il mondo. Eppure i cadaveri dei cattivi e dei fannulloni cadono sul cuore degli altri… Ah! svelti, via un po’ di sveltezza; laggiù, al di là della notte, quelle future ricompense, eterne … ci sfuggiranno?... Che ci posso fare io? Io conosco il lavoro; e la scienza è troppo lenta. Come galoppa la preghiera e come tuona la luce … lo vedo bene. È troppo semplice, fa troppo caldo; faranno a meno di me. Ho il mio dovere io, ne sarò fiero come fanno tanti, mettendolo da parte. La mia vita è consunta. Andiamo! Fingiamo, bighelloniamo, che pena! E noi esisteremo divertendoci, sognando amori monstres e universi fantastici, lamentandoci e azzuffandoci con le fattezze del mondo, saltimbanco, accattone, artista, bandito, - prete! Sul mio letto d’ospedale, l’odore dell’incenso mi è diventato così potente; guardiano degli aromi sacri, confessore, martire… In questo riconosco la mia sporca educazione infantile. Eppoi che!… Vivere i miei vent’anni come gli altri vivono i vent’anni… No! no! al momento presente mi ribello contro la morte! Il lavoro sembra troppo leggero al mio orgoglio: il mio tradimento nei confronti del mondo sarebbe un supplizio troppo breve. Nell’ultimo istante, attaccherei a destra, a manca… Allora, - oh!- cara povera anima, l’eternità non sarebbe perduta per noi!


MATIN N’eus-je pas une fois une jeunesse aimable, héroïque, fabuleuse, à écrire sur des feuilles d'or, -trop de chance ! Par quel crime, par quelle erreur, ai-je mérité ma faiblesse actuelle ? Vous qui prétendez que des bêtes poussent des sanglots de chagrin, que des malades désespèrent, que des morts rêvent mal, tâchez de raconter ma chute et mon sommeil. Moi, je ne puis pas plus m'expliquer que le mendiant avec ses continuels Pater et Ave Maria. Je ne sais plus parler ! Pourtant, aujourd'hui, je crois avoir fini la relation de mon enfer. C'était bien l'enfer ; l'ancien, celui dont le fils de l'homme ouvrit les portes. Du même désert, à la même nuit, toujours mes yeux las se réveillent à l'étoile d'argent, toujours, sans que s'émeuvent les Rois de la vie, les trois mages, le cœur, l'âme, l'esprit. Quand irons-nous, par delà les grèves et les monts, saluer la naissance du travail nouveau, la sagesse nouvelle, la fuite des tyrans et des démons, la fin de la superstition, adorer - les premiers ! - Noël sur la terre ! Le chant des cieux, la marche des peuples ! Esclaves, ne maudissons pas la vie.

MATTINO Avessi mai una volta una giovinezza amabile, eroica, favolosa, da scrivere su pagine d’oro, - troppa grazia! Per quale crimine, per quale errore, ho meritato la mia debolezza attuale? Voi che pretendete che delle bestie emettano singhiozzi di angoscia, che dei malati siano disperati, che dei morti sognino male, cercate di raccontare la mia caduta e il mio sonno. Quanto a me, non posso più articolarmi di come fa il mendicante con i suoi continui Pater e Ave Maria. Io non so più parlare! Comunque, oggi, credo di aver finito la relazione sul mio inferno. Era proprio l’inferno; quello antico, quello di cui il Figlio dell’uomo aprì le porte. Dallo stesso deserto, la stessa notte, sempre i miei occhi stanchi si svegliano alla stella d’argento, sempre, senza che si commuovano i Re della vita, i tre Magi, il cuore, l’anima, lo spirito. Quando andremo, al di là dei greti e delle montagne, a salutare la nascita di un lavoro nuovo, la nuova saggezza, la fuga dai tiranni e dai demoni, la fine della superstizione, ad adorare – per primi!- Natale sulla terra! Il canto dei cieli, la marcia dei popoli! Schiavi, non malediciamo la vita.

ADIEU L’automne déjà ! - Mais pourquoi regretter un éternel soleil, si nous sommes engagés à la découverte de la clarté divine, -loin des gens qui meurent sur les saisons. L'automne. Notre barque élevée dans les brumes immobiles tourne vers le port de la misère, la cité énorme au ciel taché de feu et de boue. Ah ! les haillons pourris, le pain trempé de pluie, l'ivresse, les mille amours qui m'ont crucifié ! Elle ne finira donc point cette goule reine de millions d'âmes et de corps morts et qui seront jugés ! Je me revois la peau rongée par la boue et la peste, des vers pleins les cheveux et les aisselles et encore de plus gros vers dans le cœur, étendu parmi les inconnus sans âge, sans sentiment... J'aurais pu y mourir... L'affreuse évocation ! J'exècre la misère. Et je redoute l'hiver parce que c'est la saison du comfort ! - Quelquefois je vois au ciel des plages sans fin couvertes de blanches nations en joie. Un grand vaisseau d'or, au-dessus de moi, agite ses pavillons multicolores sous les brises du matin. J'ai créé toutes les fêtes, tous les

ADDIO È già autunno! – Ma perché rimpiangere un sole eterno, se siamo impegnati nella scoperta della chiarità divina, - lontani dalla gente che muore con le stagioni. Autunno. La nostra barca levata fra le nebbie immobili volge verso il porto della miseria, l’enorme cittadella dal cielo macchiato di fuoco e di fango. Ah! gli stracci fradici, il pane zuppo di pioggia, l’ubriachezza, i mille amori che mi hanno crocifisso! Dunque non finirà mai questa strega regina di milioni di anime e di corpi morti e che saranno giudicati! Mi rivedo, la pelle corrosa dal fango e dalla peste, pieni di vermi i capelli e le ascelle e ancora più grossi vermi nel cuore, steso fra gli sconosciuti senza età, senza sentimento… Avrei potuto morirci … Orribile evocazione! Aborro la miseria. E temo l’inverno perché è la stagione del sollievo! - Talvolta vedo in cielo delle spiagge infinite coperte di bianche nazioni nella gioia. Un gran vascello d’oro, al di sopra di me, agita i suoi


triomphes, tous les drames. J'ai essayé d'inventer de nouvelles fleurs, de nouveaux astres, de nouvelles chairs, de nouvelles langues. J'ai cru acquérir des pouvoirs surnaturels. Eh bien ! je dois enterrer mon imagination et mes souvenirs ! Une belle gloire d'artiste et de conteur emportée ! Moi ! moi qui me suis dit mage ou ange, dispensé de toute morale, je suis rendu au sol, avec un devoir à chercher, et la réalité rugueuse à étreindre ! Paysan ! Suis-je trompé ? la charité serait-elle sœur de la mort, pour moi ? Enfin, je demanderai pardon pour m'être nourri de mensonge. Et allons. Mais pas une main amie ! et où puiser le secours ?

vessilli multicolori nella brezza del mattino. Io ho creato tutte le feste, tutti i trionfi, tutti i drammi. Ho cercato d’inventare nuovi fiori, nuovi astri, nuove carni, nuove lingue. Ho creduto di acquistare dei poteri sovrannaturali. Ebbene! devo sotterrare la mia immaginazione e i miei ricordi! Una bella gloria d’artista e di narratore portata via! Io! io che mi son detto mago o angelo, dispensato da ogni morale, sono reso alla terra, al dovere di cercare, e a stringere in pugno la realtà rugosa! Contadino! Sono stato ingannato? La carità sarebbe sorella della morte, per me? Alla fine, domanderò scusa per essermi nutrito di menzogna. E avanti. Ma neanche una mano amica! e dove cercare soccorso?

*** Oui, l'heure nouvelle est au moins très sévère.

*** Sì, la nuova ora è per lo meno molto severa.

Car je puis dire que la victoire m'est acquise : les grincements de dents, les sifflements de feu, les soupirs empestés se modèrent. Tous les souvenirs immondes s'effacent. Mes derniers regrets détalent, - des jalousies pour les mendiants, les brigands, les amis de la mort, les arriérés de toutes sortes. Damnés, si je me vengeais ! Il faut être absolument moderne. Point de cantiques : tenir le pas gagné. Dure nuit! le sang séché fume sur ma face, et je n'ai rien derrière moi, que cet horrible arbrisseau !... Le combat spirituel est aussi brutal que la bataille d'hommes ; mais la vision de la justice est le plaisir de Dieu seul. Cependant c'est la veille. Recevons tous les influx de vigueur et de tendresse réelle. Et à l'aurore, armés d'une ardente patience, nous entrerons aux splendides villes. Que parlais-je de main amie ! Un bel avantage, c'est que je puis rire des vieilles amours mensongères, et frapper de honte ces couples menteurs, -j'ai vu l'enfer des femmes là-bas ; - et il me sera loisible de posséder la vérité dans une âme et un corps. Avril-août 1873.

Perché io posso dire d’aver acquisito la vittoria: gli stridori di denti, i sibili di fuoco, i sospiri maleodoranti si calmano. Ogni ricordo immondo viene cancellato. Gli ultimi rimpianti fuggon via, - le gelosie per i mendicanti, i briganti, gli amici della morte, gli svantaggiati di ogni genere. – Dannati, se mi vendicassi! Bisogna essere assolutamente moderni. Niente cantici: non cedere il passo conquistato. Dura notte! il sangue raggrumato fuma sulla mia faccia, e io non ho niente dietro di me, se non questo piccolo arboscello!... La battaglia spirituale è altrettanto brutale quanto la battaglia fra uomini; ma la visione della giustizia è il piacere di Dio soltanto. Intanto è la vigilia. Riceviamo tutti gl’influssi di vigore e di tenerezza reale. E all’alba, armati di un’ardente pazienza, entreremo nelle splendide città. E io che parlavo di mano amica! Un bel vantaggio, è che posso ridere dei vecchi amori menzogneri, e svergognare quelle coppie bugiarde, laggiù ho visto l’inferno delle donne; - e mi sarà permesso di possedere la verità in un’anima e un corpo. Aprile-agosto 1873.


“Tu resterai iena, etc…”, protesta il demonio che m’incoronò di sì amabili papaveri.“Raggiungi la morte con tutti i tuoi appetiti, e il tuo egoismo e tutti i peccati capitali.”


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