Anja Kampmann Prove di pietra e di luce A cura di NINO MUZZI © Juliane Henrich
a poesia di Anja Kampmann fa pensare a quei nastri o dischi perforati che, fatti scorrere sopra un sensore, producono una musica. L’unico problema sta nella velocità di scorrimento. Se il nastro di carta o il disco di cartone scorre o gira troppo lento, la musica viene fuori solo in forma di rumore indistinto, se invece troviamo la giusta velocità di scorrimento, allora la musica sgorga da quei nastri bella e comprensibile. La velocità di scorrimento non è altro che la velocità di lettura del testo di ogni sua composizione poetica. Per verificare questo metodo bisogna leggere e rileggere le sue poesie. Una raccomandazione questa che ci viene anche da Celan, ma che in verità è abbastanza scontata, in quanto è proprio questo l’unico modo di leggere la Poesia, e non solo quella contemporanea. La Poesia di Anja Kampmann intanto ci commuove in quanto ci rivela una giovanissima poetessa che ha abbracciato come una missione la visione di un mondo scarno, pietroso, direi quasi scheletrico. La sua missione è quella di trovarne la chiave descrittiva indagandolo con un lessico per certi versi già noto alla Poesia contemporanea, ma che nelle sue mani diventa di nuovo efficace, direi quasi che rifiorisce. Si tratta di un lessico mutuato dalle forme e dai colori del paesaggio nordico, e dalla scabrosità e dalla dolcezza dei suoi contorni, scabrosità e dolcezza che coesistono come ossimori della nostalgia. Ed è nella nostalgia che troviamo molte spiegazioni delle sue scelte, an-
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