Mirabilis n°2 Nivi Group - Italian version

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Nº 02 OTTOBRE 2016

Il settore portuale verso un futuro smart

Realtà virtuale la rivoluzione in corso

La divisione Standard Debt Collection della Nivi Credit


Nยบ 02 OTTOBRE 2016

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Giulio Marsili Direttore Generale Nivi Group Mirabilis è una nuova possibilità che si dischiude per chi, dipendenti e clienti, vuole partecipare alla vita della nostra azienda; prodotti, servizi, eventi, rischiano spesso di rimaner relegati alla cerchia dei diretti interessati. Il gruppo negli ultimi anni ha allargato in modo notevole i suoi ambiti d’azione che ora comprendono, oltre al tradizionale settore di recupero crediti, anche le nuove tecnologie con una particolare attenzione ai prodotti e servizi per la Smart city. Nivi vuole evitare con tutte le sue forze il rischio di lavorare a compartimenti stagni, meta da raggiungere attraverso l’utilizzo di ogni strumento di comunicazione disponibile, compresi i nuovi media: dal sito aziendale ai social. Mirabilis, giornale telematico dell’azienda voluto con forza da Luigi Nicosia, nasce con il fine appunto di far conoscere a tutti gli amici le nostre varie e diverse attività; ma è anche il nostro biglietto da visita offerto a chi viene in contatto con il gruppo, sia che si trovi in Italia o in giro per il mondo, perché è disponibile anche una versione in inglese. Col tempo, i temi trattati dal giornale si accresceranno, perché vorremmo che ci si occupasse anche di argomenti di interesse generale. Già in questo numero, compare una rubrica dedicata alla lettura, ma mi piacerebbe, suggerimento al direttore del nostro giornale Mirabilis, anche di aprire sezioni dedicate al tempo libero, alla cucina e perché no? Allo sport praticato dai nostri dipendenti, cominciando magari dalla Maratona… Affinchè Mirabilis diventi però un giornale partecipato e che guardi oltre gli usuali orizzonti aziendali, è necessario l’aiuto di tutti i nostri dipendenti, delle vostre idee e delle vostre parole scritte.

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Index Nivi News La divisione Standard Debt Collection (SDC) della Nivi Credit Il trattamento del micro credito della Nivi Credit a tutela del cliente e del cittadino debitore

6-7

Realtà virtuale, la rivoluzione in corso

8 - 10

Quantic Research nel Palazzo Colonna

11

Il progetto Teseo Nuove tecnologie intelligenti per la sosta

12 - 13

N - Plate Il prodotto intelligente per la supervisione e la lettura delle targhe

14

Iban Virtuale Un nuovo servizio bancario per le aziende

15

Eventi

16 - 17

World News Internet of Things Nel 2020 più di 30 miliardi di oggetti connessi in rete

20 - 21

Con l’IoT la logistica esce dal magazzino

22 - 23

Il settore portuale verso un futuro smart

24 - 25

Etica ed economia Il ruolo sociale del recupero crediti, VI rapporto annuale UNIREC

26 - 27

Libri, libri, libri

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Start up - Start app

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La divisione Standard Debt Collection (SDC) della Nivi Credit Il trattamento del micro credito della Nivi Credit a tutela del cliente e del cittadino debitore Le imprese sono il frutto di tanti elementi tenuti assieme dall’organizzazione. Certo sono idee e volontà imprenditoriali, profitto, progetti, lavoro, investimenti, ma non nascono dal niente. Sono prodotte dalle persone, sono le donne e gli uomini che le realizzano. Anna Tino lavora a Nivi Credit dal 1994, dal 19 settembre di quell’anno per l’esattezza. E quindi da poco ha festeggiato l’anniversario, 22 anni a contribuire con la sua intelligenza, dedizione (e allegria) al raggiungimento dei traguardi della Nivi.

È responsabile di un settore chiave del recupero crediti, il cosìdetto “massivo”, quello formato da grandi numeri di micro crediti, piccoli importi. Fino agli inizi degli anni ottanta del secolo scorso, nessuna azienda in Italia aveva pensato a svolgere questa attività. Invece di indirizzarsi alla ricerca di grandi importi, perché non andare a cercare le miriadi di crediti che i privati dovevano ad aziende o alla pubblica amministrazione per prestazioni continue? Pedaggi autostradali, titoli di viaggio irregolari, ticket sanitari, esazioni non riscosse e altro ancora. E così è stato fatto. Adesso i clienti del settore recupero crediti massivo sono nomi importanti e pesanti come Autostrade per l’Italia, la Società Milano Serravalle, l’Autostrada Pedemontana, quella Ligure Toscana, la Torino Savona; a cui vanno aggiunte le Aziende Sanitarie di Firenze, Siena, Udine e vari comuni della Penisola. Lavorazione di fino, da svolgersi con precisione, fase per fase. Qui non si parla di centinaia o migliaia di euro per volta, anzi, spesso le cifre sono rappresentate da poche decine di euro. E l’utente moroso va ricercato, verificato il suo indirizzo, e poi bisogna spedire le lettere di avviso bonario, solleciti di pagamento, diffide legali, rispondendo alle migliaia di richieste sia telefoniche che tramite e-mail o fax, spiegare all’utente il suo caso, sempre con competenza e disponibilità. Si può ben dire che ogni centesimo Mirabilis 2016 Ottobre_ 6


sia sudato. In via generale le pratiche lavorate, se riferite a cittadini italiani, iniziano dopo che l’azienda cliente ha già avviato il procedimento, mentre, nel caso degli stranieri, il recupero è integrale.

È una prerogativa della Nivi Credit svolgere azioni di recupero massivo anche verso utenti stranieri grazie alla collaborazione con il network di società corrispondenti (aderenti a TCM-Group Global Debt Collection ed a FENCA-Federation of European National Collection Associations) presenti in oltre cento paesi. La qualità del lavoro, e la forza della Nivi, sta quindi nell’attenzione dedicata all’utente; da questo rapporto dipende il buon esito del recupero e infatti Nivi da oltre dieci anni offre ai cittadini che risiedono all’estero un servizio di contact center composto da personale madrelingua. Ad oggi Nivi impiega operatori che parlano ben 8 lingue dal francese al russo, passando dal moldavo, all’albanese. Siccome è dalla preparazione dei dipendenti che dipende il successo del lavoro, Nivi ha fatto della formazione e aggiornamento costante sui temi della legislazione, delle buone prassi e delle modalità di funzionamento delle procedure dei clienti, una sua bandiera. E il successo si vede. Ogni anno, la società tratta centinaia di migliaia di pratiche. Dal 2013, Nivi ha iniziato ad occuparsi anche del recupero ticket sanitari non pagati, il così definito “malum“, per prenotazioni di visite non rispettate. In un anno sono stati recuperati più di 2 milioni di euro per le aziende sanitarie, tra cui quelle di Treviso, Udine, Firenze, Siena. È un lavoro lungo, difficile; le attività svolte dall’Aziende sanitarie vanno verificate passo per passo anche perché la divisione Standard Debt Collection tratta pratiche con 3-4 anni di anzianità, ed i dati lavorati sono particolarmente delicati; da qui l’importanza di soddisfare esigenze diverse, da una parte le aspettative del cliente e, allo stesso tempo, rispettare il codice etico nei rapporti col cittadino debitore. Il bilancio di questi anni non può che essere positivo; con uno sguardo al futuro, possiamo affermare che il settore Nivi dedicato al recupero del micro credito, ormai solido e verificato anche all’estero, è pronto per accettare nuove sfide a livello internazionale. Per sapene di più: mirabilis@nivi.it

foto. Giulia Pianigiani

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“Siamo davanti ad uno tsunami”, alla quarta ondata delle rivoluzioni causate dall’informatica. Per definire l’impatto che la realtà virtuale avrà sulla nostra vita, Candido Moschettoni, responsabile dell’area Ricerca e Sviluppo della Quantic Research, azienda votata alle nuove tecnologie del gruppo Nivi, non usa mezzi termini. Dopo la diffusione del personal computer - il celebre Vic 20 della Commodore agli inizi degli anni ottanta - di Internet, degli smartphone, ecco che adesso ci troviamo davanti a qualcosa destinato a cambiare forse anche l’orizzonte delle nostre percezioni.

Realtà virtuale, la rivoluzione in corso Il 5 agosto, davanti ad un pubblico interno, Candido ha spiegato e mostrato dal vivo la realtà a cui stiamo andando incontro.

A tenergli compagnia e a suffragare le sue parole, dall’alto del successo internazionale, è arrivato Mark Zuckerberg, l’inventore di Facebook che, durante il suo viaggio in Italia lo scorso agosto, ha dichiarato: "la realtà aumentata e quella virtuale saranno delle piattaforme fondamentali per la nostra esistenza. La realtà virtuale conferisce sensazioni uniche: guardando una foto o un video sullo smartphone cerchiamo di entrare nel contesto, immaginando le sensazioni di chi scatta la fotografia o registra la clip. In futuro questo sarà possibile grazie alle nuove piattaforme di realtà. Per la realtà aumentata il discorso è diverso, perché ci sono meno sensazioni e si aggiungono elementi alle situazioni reali". Oltre alla realtà virtuale e alla realtà aumentata, Candido Moschettoni ha introdotto un terzo concetto, quello della “realtà mixata”, evoluzione della realtà aumentata. Ma andiamo con ordine e partiamo dalla “realtà aumentata” (AR). Adesso siamo abituati a collegare l’idea di AR ad applicazioni mobili, smartphone e tablet o occhiali da indossare, e a pensarla come invenzione recente. Il termine però, è stato coniato nel 1990 da Tom Caudell ricercatore presso l’industria aeronautica Boeing per descrivere la sua invenzione di un display digitale con cui dotare gli elettricisti impiegati nella manutenzione degli aerei, strumento che mischiava grafica virtuale con realtà fisica, marchingegno destinato a sostituire i costosissimi modelli di aereo in compensato. Interessante è notare che invece l’AR nasce in realtà ben prima, durante la Seconda Guerra Mondiale, sempre nel campo dell’aviazione, per iniziativa della RAF che riesce a riprodurre, grazie al l’introduzione di più radar, sui monitor/cruscotto degli aerei da guerra, un orizzonte virtuale riducendo in modo sensibile i tempi di reazione dei piloti alle indicazioni che arrivavano via terra. Negli anni successivi, fu la volta degli Mirabilis 2016 Ottobre_ 8


head-up display (HUD), letteralmente “display a testa alta”, montati sugli aerei da combattimento, che fornivano al pilota informazioni ulteriori quali la distanza dall’obiettivo o l’inclinazione del velivolo, permettendogli di non distogliere lo sguardo da ciò che gli interessava. L’HUD in seguito è comparso, per la prima volta nella storia dell’auto, sull’Oldsmobile Cutlass Supreme del 1988.

Se la prima AR aggiunge e rende visibili informazioni che i nostri sensi in quel momento non percepiscono, se cioè l'AR fornisce più informazioni sul mondo reale di quelle che si hanno, ma sempre provenienti dal mondo reale, la “realtà mixata” (MR) di ultima generazione è il risultato della sovrapposizione al mondo di informazioni sensoriali virtuali, generate da un computer che si integrano in tempo reale con l’ambiente, permettendo così di farci vedere le cose in modo diverso. Suoni, video, grafici o dati provenienti da GPS vanno a formare un nuovo mondo che fornisce molte più informazioni complesse. Da sottolineare che la vista non è il solo ed unico senso coinvolto; anche l’udito, il tatto e addirittura sensazioni olfattive possono essere introdotte, dipende solo dall’impiego della tecnologia. In sintesi, la MR ricostruisce oggetti virtuali in realtà concrete.

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Oltre al naturale impiego in ambito militare, numerosi sono gli esempi di utilizzo della MR, da quello ludico, si veda il caso dei Pokemon, all’impiego professionale. La prima derivazione è stata l’esportazione del cruscotto intelligente nel mondo dell’auto. Nel campo della manutenzione industriale, la MR permette di rendersi conto della situazione, di avere una mappa completa dell’oggetto guasto e di essere guidati nella riparazione passo per passo. Nel mondo della sicurezza, la MR è impiegata, ad esempio, dai Vigili del fuoco che possono vedere tramite gli occhiali le piante delle case dove intervengono, la posizione degli idranti in loco, le situazioni critiche dell’edificio, la rete delle utilities. In ambito ospedaliero, i medici, mentre operano, possono visualizzare le cartelle dei pazienti. Nel settore della pubblicità, del marketing e della comunicazione, dove la fantasia fa da padrona, l’utilizzo dell'AR nella promozione di prodotti sta entrando dalla porta principale.

foto. Betto Rodrigues / Shutterstock.com

Con la realtà virtuale (VR) si ha l’immersione delle persone in un mondo nuovo, creato ad hoc dal computer, ambiente fittizio che sostituisce la realtà. Se nella realtà mixata, devices particolari - occhiali, caschi, visori - vanno ad affiancarsi ai normali dispositivi mobili solo in casi precisi, e per permettere la sovrapposizioni di dati alla realtà, nel caso della VR è sempre necessario l’impiego di sussidi. Visori, auricolari, caschi, guanti, tute, sono il pane della VR perché permettono agli utilizzatori di navigare in un vero e proprio cyberspazio che riproduce mondi fantastici a disposizione dei desideri, in una modalità di estraniazione fortissima. In questo caso viene meno la percezione normale della cose, a causa dello stravolgimento del comportamento degli oggetti, inseriti in un contesto d’esperienza irreale ma che però al contempo simula spazio e tempo veri. Con il risultato di produrre negli utilizzatori una sensazione di immersione in una bolla dove percepiscono gli oggetti in modo del tutto “nuovo”, perché diversa è la modalità di come si costruisce il nostro rapporto di esperienza con la realtà. Adesso nonostante che le applicazioni e i devices utilizzino software buoni, ma non perfetti, lo sviluppo dei contenuti è dirompente. Il caso dei Pokemon-go dimostra la velocità di diffusione di idee vincenti rappresentate dall’uso del GPS, dello smartphone e di celebri animalini virtuali da trovare. Il 6 luglio di quest’anno, i “mostriciattoli tascabili” escono in USA e Australia (il 15 in Italia), dopo pochi giorni 65 milioni di persone in tutto il mondo hanno scaricato l’app e all’inizio di agosto saranno 100 milioni! E così Nintendo ha visto quasi raddoppiare il valore delle sue azioni in poco più di una settimana. Ma non sono tutte rose. Anche la stupidità umana ha subito un incremento, fino a far chiamare ad un giocatore la polizia per denunciare il furto di un Pokemon virtuale, e ad un altro di finire investito da una macchina mentre era alla ricerca del mostriciattolo. Mirabilis 2016 Ottobre_ 10


La sede della Quantic è all’interno di una delle più antiche e belle dimore romane, Palazzo Colonna, nel pieno centro storico a due passi da Piazza Venezia ed ai piedi del colle Quirinale. Fu la nobile famiglia, che prende il nome dall’omonimo paese di Colonna nelle vicinanze della capitale, a volerne la costruzione nel XIV secolo. I lavori durarono per ben cinque secoli e produssero un risultato eclettico, seppur armonioso, di stili architettonici. Per i primi duecento anni, il palazzo si presentò come una vera e propria fortezza; con Oddone Colonna, eletto papa durante il concilio di Costanza l’ 11 novembre 1417 con il nome di Martino V, l’edificio, assurto al ruolo di residenza pontificia, subì profonde trasformazioni. Primo pontefice romano dopo centotrentacinque anni, Martino si dedicò completamente alla ricostruzione della Chiesa e della città dopo trent’anni di scisma. Roma divenne un cantiere urbanistico e artistico dove lavorarono Masaccio, Donatello, Masolino, Brunelleschi. Il traguardo estetico, l’edificio lo raggiunse nel periodo barocco, nel corso del 1600, grazie all’opera di artisti quali Gian Lorenzo Bernini, Antonio del Grande, Carlo Fontana, Paolo Schor e molti altri. Si deve a Girolamo Colonna la costruzione della celebre Galleria iniziata nel 1654 da Antonio Del Grande e inaugurata nel 1703 che ospitava la ricca quadreria di famiglia che purtroppo nel corso dei secoli è stata manomessa anche se rimangono opere di artisti quali Bronzino, Crivelli, Caracci, Pisanello, Guercino, Tintoretto, Veronese.

Palazzo Colonna - Sala della Fontana

Quantic Research nel Palazzo Colonna

Palazzo Colonna - Cortile di Ingresso

Palazzo Colonna - Sala Grande

Informazioni Visite private su prenotazione sette giorni su sette, escluso il sabato. Apertura al pubblico il sabato, dalle 9 alle 13,30 Telefono 06 6784350 info@galleriacolonna.it Galleria Colonna srl, Piazza SS. Apostoli, 66 Roma http://www.galleriacolonna.it/ Mirabilis 2016 Ottobre_ 11


Chi, in mezzo al traffico più assurdo, magari in una giornata di pioggia e nelle ore di punta, in giro da decine di minuti alla ricerca di un parcheggio, non ha desiderato sapere in anticipo dove avrebbe potuto trovare un posto per l’auto, senza affanno e risparmiando maledizioni a se stesso, alla macchina, agli amministratori e al genere umano?

Ecco che Nivi Group, con il progetto Teseo, si muove verso la soluzione che evita questa quotidiana perdita di tempo personale e dai costi sociali altissimi. La Regione Toscana ha deciso di finanziare, nell’ambito dei Progetti di Ricerca e Sviluppo (POR FESR 2014-2020), una sperimentazione ideata da un gruppo di aziende e dal Dipartimento di Ingegneria dell'Università degli Studi di Firenze, raggruppamento di cui Nivi è la capo fila.

Il progetto Teseo Nuove tecnologie intelligenti per la sosta Già il titolo dà una idea della complessità. “Ricerca, sviluppo e sperimentazione del prototipo di un sistema integrato, multisensore e ad elevata automazione, per la gestione del traffico e della sosta e per la sorveglianza di veicoli in vaste aree di parcheggio, con impiego di tecnologie sensoristiche e di data processing innovative”. In pratica, il pool deve progettare e sperimentare in un parcheggio scelto assieme all’amministrazione di Firenze, l’intero sistema che comprende una rete infrastrutturale complessa ma dai costi contenuti per il controllo della sosta. E il risultato sarà che ogni automobilista dal suo smartphone, grazie ad un'app, potrà vedere dove si trovi il parcheggio disponibile, quale percorso fare e pagare infine il pedaggio, sempre con il cellulare. Anche il lavoro del gestore allo stesso tempo risulterà agevolato, perchè gli addetti al controllo sapranno in tempo reale, tramite l’uso di un palmare, quanti stalli risultino liberi, quali occupati e, soprattutto, quali auto occupino indebitamente senza pagare il posto. Grazie all’informatizzazione del sistema, la centrale di controllo potrà monitorare in modo completo la situazione di tutti i parcheggi, rilevare i dati ed elaborare statistiche, mettendo fine ad ogni pratica di evasione. Fino ad oggi, la tecnologia per segnalare lo stato di un posto auto (libero/ occupato) si basava su sensori che andavano inseriti nel manto stradale, modalità invasiva fonte di numerosi problemi, si pensi ad una strada lastricata in pietra per giunta tutelata dalla Soprintendenza. La soluzione qui proposta invece supera il problema attraverso l’impiego di rilevatori ottici, realizzati da Clevercity azienda tedesca all’avanguardia, montati sui pali della luce e di telecamere intelligenti in grado di riconoscere le immagini. Se nel caso dei sensori di stallo a terra, prodotti da Idinova, sono necessari tanti pezzi quanti sono i posti auto, i rilevatori dall’alto permettono invece di controllare decine di spazi, con un notevole risparmio di lavoro, di costi di installazione e di manutenzione. Ogni sensore a sua volta comunica con dei ripetitori radio RFID1 che rimandano il segnale al parcometro, anch’esso di nuova generazione, e alla centrale di controllo; da sottolineare che i sensori sono in grado di segnalare se il pedaggio risulti pagato o non pagato. Il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Università di Firenze, diretto dal professor Del Bimbo, ha sviluppato per le telecamere di nuova generazione, prodotte dall’azienda Vigilate, un software ad hoc per il riconoscimento di immagini, rendendo ancora più precisa l’opera di rilevazione. Nel progetto saranno anche utilizzati parcometri realizzati da Parkeon, altra azienda leader nel settore.

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N - System - T&C Solutio


Teseo prevede infine l’impiego della T&C Solution nella centrale di comando e controllo. Il dispositivo è dotato di un'interfaccia con rappresentazione grafica dei dati in 2D e 3D facile ed intuitiva che consente agli operatori di gestire in tempo reale la situazione sia del singolo parcheggio, che della totalità. Forse è presto per cantare vittoria nella battaglia contro il traffico, ma non c’è dubbio che una sosta organizzata in modo intelligente va nella direzione di una mobilità sostenibile evitando che il traffico collassi. In Italia ci sono qualcosa come 60 auto ogni 100 abitanti, numero superiore di ben 5 punti a quello europeo. 1

Dall'inglese Radio-Frequency IDentification, in italiano "identificazione a radiofrequenza", tecnologia per l'identificazione e/o memorizzazione automatica di informazioni, fonte Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/ Radio-frequency_identification

on [RFID + TELECAMERE + SENSORE OTTICO]

Per sapene di più: mirabilis@nivi.it Mirabilis 2016 Ottobre_ 13


N - Plate Il prodotto intelligente per la supervisione e la lettura delle targhe Il controllo del territorio è sempre più un argomento di attualità. Le cronache raccontano ogni giorno di situazioni di pericolo e le amministrazioni locali, con il supporto degli organi competenti, hanno la necessità di organizzarsi per garantire un efficiente standard di sicurezza ai propri cittadini. Un grande aiuto a queste situazioni arriva dalla tecnologia che è in grado di fornire sempre più avanzati strumenti per la gestione dei territori.

Nivi Green ha scelto di dotarsi di un nuovo prodotto N-PLATE per il monitoraggio, la protezione e il controllo del traffico automobilistico. La nuova soluzione è fornita “chiavi in mano” ed è oltretutto compatibile con gli altri prodotti aziendali per la Smart City come i parcheggi intelligenti. Il sistema è composto da telecamere dotate di software on-board per la lettura delle targhe che consentono all’operatore di avere una visione completa e costante di tutti i mezzi in circolazione in un aerea determinata. Il software analizza in tempo reale targhe provenienti da tutti i paesi europei e oltre, tra cui: Golfo Persico (GCC), Emirati Arabi (UAE), Australia, Canada, Cina e molti stati africani e dell'Amercia Latina. La gestione remota permette all’addetto di analizzare i flussi di traffico, la velocità, i tempi di passaggio, le merci pericolose, la tipologia e l’anzianità del parco veicoli. Il sistema archivia inoltre immagini OCR (Riconoscimento Ottico dei Caratteri) e di contesto per la ricerca visiva di mezzi, ed effettua ricerche profilando per colore e classificazione (ciclomotori, auto, furgoni, mezzi pesanti). Grazie all’interazione con gli organi competenti, N-PLATE è in grado di fornire in tempo reale dati relativi alle revisioni dei veicoli, alle coperture assicurative e allo stato di proprietà e possesso consentendo così agli organi preposti il servizio di On-Line Check & Stop. Il sistema N-Plate è fornito al cliente pronto per l'uso, dall’installazione al collaudo compreso un corso di formazione per gli operatori. Roberto Tummolo

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Una volta che l’operazione si è conclusa definitivamente con la cessazione della posizione debitoria, quello stesso codice IBAN può essere riutilizzato e riassegnato ad un’altra pratica.

Iban Virtuale Un nuovo servizio bancario per le aziende Sarà capitato a tutti di commettere errori nella compilazione di un bonifico, oppure effettuarlo per conto di altri, magari a nome del coniuge, oppure tralasciare di riempire il motivo della causale, o inviare somme non corrispondenti al dovuto, generando così in chi li riceve una difficoltà non lieve a ricollegare importo, mittente reale e causale. In questi casi, il lavoro degli addetti all’amministrazione diventa lungo, faticoso, a volte senza esito e si trasforma in un lavoro di Sisifo. Anche Nivi Credit nell’azione di recupero crediti nei confronti delle centinaia di migliaia di debitori privati, nell'ambito ad esempio delle notifiche di sanzioni elevate per infrazioni al codice della strada, spesso si è dovuta confrontare con molteplici casi rebus: infatti circa il 50% dei pagamenti avviene on line. Per risolvere questa particolare esigenza, Nivi si è rivolta al mondo bancario, e Unicredit ha risposto in modo positivo dimostrando che è possibile l’incontro dell’offerta di servizi di una banca con le esigenze di business particolari di un’azienda. Da qui l’idea dell’ IBAN virtuale. Il funzionamento è, come tutte le idee intelligenti, semplice, a conferma dell’aneddoto dell’uovo di Colombo.

Nivi ha acquistato da Unicredit circa 2 milioni di IBAN virtuali da utilizzare in gran parte nel recupero delle sanzioni all’estero; così agendo, non solo ha assicurato un risparmio di tempo e di errori, ma ha migliorato la stessa qualità del servizio offerto ai propri clienti, perché viene garantito il riscontro preciso di ogni posizione grazie alla tracciabilità totale delle operazioni, successo dovuto alla autonomizzazione del processo di riconciliazione degli incassi. Nivi Credit ha anche sviluppato, sempre in accordo con Unicredit, una soluzione pensata per le aziende ed enti che non sono clienti diretti di questa banca, senza che siano costretti ad aprire un nuovo conto; Nivi riscuote i crediti sempre utilizzando un IBAN virtuale intestato a sé stessa, ma il deposito è temporaneo perchè le somme sostano in questo conto solo lo spazio di poche ore. Alla fine della giornata infatti avverrà un riversamento in automatico dei crediti riscossi sul conto usuale degli enti e società per cui Nivi svolge l’azione di recupero. Da quando Nivi ha iniziato ad applicare l’IBAN virtuale a metà agosto, sono stati immediati i riscontri positivi: in soli dieci giorni sono arrivati ben 1000 bonifici senza errori.

L’istituto bancario fornisce al proprio cliente dotato di conto corrente e quindi di IBAN, una quantità di IBAN virtuali (“Virtual Account”); il cliente a sua volta ne associa uno ad una singola operazione di bonifico, cosicché ad ogni pratica e ad ogni cliente sia collegato un univoco IBAN. Mirabilis 2016 Ottobre_ 15


Nivi, azienda sempre più sicura e affidabile con le nuove certificazioni ISO Agli inizi di luglio, Nivi Group e Nivi Credit hanno rinnovato la certificazione ISO 9001:2008 e ottenuto per la prima volta quella ISO IEC 27001:2013. Lo scopo delle certificazione ISO 9001:2008 è quello di garantire che il sistema di gestione di un'organizzazione fornisca prodotti sempre con lo stesso standard per far sì che cresca la fiducia tra partner commerciali, fornitori e clienti. La certificazione ISO IEC 27001:2013 si applica invece per garantire i sistemi che gestiscono informazioni dal punto di vista tecnologico, fisico ed organizzativo. Integrità, riservatezza, disponibilità delle informazioni, scritte su carta o in formato elettronico, sono i principi guida che ispirano la norma per la tutela e gestione dei dati.

Eventi Nivi Group presente a “Le Giornate della Polizia Locale 2016” Dal 15 al 17 Settembre si è svolto a Riccione il Convegno Nazionale sulle tecnologie e i prodotti per le Polizie Locali dove Nivi Group è stata presente con un doppio impegno: la promozione dei servizio EMO di Nivi Credit e delle nuove tecnologie commercializzate da Nivi Green. Nivi Credit, con EMO - European Municipality Outsourcing, è leader nel settore del recupero di sanzioni al codice della strada elevate a cittadini stranieri. È il servizio innovativo e personalizzato che consente la gestione delle notifiche delle multe all’estero ed assicura il trattamento stragiudiziale, giudiziale e fiscale dei crediti insoluti. Rivolto alle Pubbliche Amministrazioni, EMO è il sistema di notifica internazionale leader in Europa, utilizzato da oltre 650 Comuni e Comandi di Polizia Municipale. Grazie a EMO la Pubblica Amministrazione diminuisce i tempi di incasso, migliora il proprio cash flow e ottimizza la gestione delle risorse interne garantendo un'assistenza legale e fiscale di altissimo profilo e abbattendo i costi per il recupero del credito. Nivi Green, la società del Gruppo che si occupa si servizi e prodotti tecnologici nell'ambito Smart City, ha presentato nel suo stand diverse novità come i nuovissimi prodotti di lettura targhe per l’accesso alle città (N-Plate, articolo pag. 14), i sistemi per la realizzazione di parcheggi intelligenti, le moderne stazioni di ricarica per automobili elettriche e il progetto Teseo per la sosta intelligente (articolo pag. 12-13).

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Nel riquadro, la foto del team che effettua il controllo remoto o tele monitoraggio dei dati inviati dalla T-shirt (prodotta dalla Xeos) mediante tecnologia T&C Solution creata da Nivi Group.

Giornale di Brescia, 11.09.2016

Nivi Group sceglie Infracom It Spa come partner tecnologico per la connettività in fibra e l’hosting Cloud. Il Cloud è la tecnologia che permette di gestire applicazioni, documenti e attività non sul computer locale, bensì su server remoti, accessibili via Internet. Infracom Italia è un’azienda che opera dal 1999 sul mercato nazionale dell’ ICT - Information and Communication Technology. Offre alle aziende servizi di rete e soluzioni di telecomunicazioni convergenti, di gestione della security, applicativi proprietari, servizi di disaster recovery e business continuity, e piattaforme gestionali.

Nivi Credit al Congresso Internazionale Fenca 2016 di Berlino Anche quest’anno Nivi Credit ha partecipato al convegno organizzato dalla Fenca (Federazione di Associazioni delle Società Europee di Recupero Credito) che per questa edizione si è tentuto a Berlino dal 21 al 24 Settembre. Il Fenca World Congress è l’occasione per confrontarsi tra più di 250 professionisti internazionali, discutere tra numerosi esperti del settore le nuove tendenze e seguirne gli sviluppi. Durante il convegno, sono state affrontate importanti tematiche per il settore del recupero del credito, tra cui il mercato unico digitale, il codice Europeo, il sovra-indebitamento e il futuro del recupero dal punto di vista del consumatore.

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World News

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Internet of Things Nel 2020 più di 30 miliardi di oggetti connessi in rete L’Internet of Things (IoT), la rete che collega gli oggetti, assieme all’intelligenza artificiale, ai Big data, all’impiego di internet come infrastruttura economica - nel 2015, in Italia l’e-commerce ha raggiunto la cifra di 24,2 miliardi di euro e, nel mondo, di 1.671 miliardi di dollari1 - rappresenta uno degli elementi principali della quarta rivoluzione industriale che sta attraversando e stravolgendo il modo di produrre e la normale vita quotidiana.

L’IoT è un’espansione “naturale” degli strumenti connessi in rete; fino a pochi anni fa internet era sinonimo di personal computer, ma nel 2020 si stima che, tra i 50 miliardi di devices connessi ad internet, solo il 17 per cento sarà rappresentato da pc, tablet, smartphone, mentre il restante 83 per cento sarà costituito da “oggetti” tradizionali, che fino ad oggi né mandavano, né ricevevano, né processavano, né immagazzinavano dati. Medaglia che ha due facce, una positiva per gli sviluppi della sicurezza e della logistica e una negativa perché fonte di minaccia per la privacy dei cittadini. Il fatto più interessante è rappresentato dal mix di tecnologie per rilevare, trasmettere, analizzare informazioni e controllare lo stato di un sistema dal pc, dall’unione quindi tra Information Technology e Operational Technology.

L’IoT si delinea allora come un insieme formato da “un network di oggetti fisici, sistemi, piattaforme e applicazioni che incorpora tecnologie, rendendoli capaci di comunicare e condividere intelligenza tra di loro, con l’ambiente esterno e con le persone”. Una rete neuronale artificiale, modellata sul funzionamento del cervello umano, “in grado di crescere, potenziarsi ed imparare - attraverso la sua stessa capacità di raccogliere, elaborare e redistribuire informazioni - per fornire soluzioni e nuove capacità di servizio”2. l’Internet of Things mette in rapporto entità diverse tra loro e infatti può riguardare connessioni persona-a-persona (P2P), macchina-macchina (M2M), oppure macchinapersona (M2P) ed è per questo che qualche osservatore utilizza l’espressione più estesa di Internet of Everythings (IoE), insieme che include IoT, il cloud, i big data, la cyber security, i social network e così via. Il risultato numerico di tale rivoluzione, si è detto all’inizio, è spaventoso; si calcola che nel 2020 gli oggetti connessi raggiungeranno la cifra di 50 miliardi, adesso sono stimati intorno ai 15, cifra enorme ma che rappresenta solo una piccola parte, il 3%, di tutte le cose connettibili. Secondo una ricerca Cisco, il valore stimato per IoE assommerà alla fine del decennio a 19 trilioni di dollari di cui ben 1,9 prodotti dal settore dei trasporti e della logistica. http://www.ecommerceguru.it/trend-di-mercato/lo-delle-commerce-2016/ Allegato Accenture a Harvard Business Review n.4 2016

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Con l’IoT la logistica esce dal magazzino Se è vero che la logistica nell’antichità era la branca dell’aritmetica pratica che si occupava delle operazioni con grandi e semplici quantità, è naturale che questa arte diventasse il settore perfetto per accogliere l’IoT - Internet of Things, svolgendo lo stesso ruolo guida dell’industria militare per l’aviazione, e della Formula Uno per il mondo dell’auto. La logistica ha a che fare immediatamente con il trasporto, con la movimentazione di una cosa da un luogo ad un altro; in pratica, la logistica si riferisce ad un’ attività che può essere suddivisa in “cose che devono essere spostate” e “cose che spostano”, clienti che domandano e imprese che operano. La catena di distribuzione,“supply chain” nella dizione moderna, deve integrare le varie fasi nella gestione delle merci producendo un flusso continuo, senza interruzioni, ritardi o strozzature; per raggiungere questo risultato ogni procedura deve essere completamente informatizzata, dall’ordine del cliente, all’ approvvigionamento, alla produzione, alla gestione del magazzino e infine alla consegna della merce attraverso il trasporto - su gomma, rotaia, aria od acqua. Ed è su questa catena che impatta e si misura l’IoT, migliorando tutte le fasi, aumentandone l’efficienza, l’affidabilità, la sicurezza e riducendo i costi, in breve migliorando tutti i fattori chiave che creano valore. Un po’ di storia. Uno dei punti nevralgici delle spedizioni e dei magazzini era da sempre rappresentato dalla gestione affidata esclusivamente all’uomo.

Nel 1974 un supermercato di Troy, una sconosciuta cittadina dell’Ohio, vendeva il primo prodotto contraddistinto con un codice a barre applicato ad uno dei simboli dell’americanità, le gomme da masticare. La tecnologia laser e lo sviluppo dei circuiti integrati avevano reso disponibile a basso costo un sistema, inventato nel 1948, destinato a rivoluzionare la gestione dei magazzini e del trasporto di beni; da quel momento, ogni cliente e spedizioniere poteva sapere con precisione in che punto del mondo fosse la sua merce. Senza questa innovazione l’e-commerce non esisterebbe; col tempo però quello che era una valore aggiunto si è trasformato in un obbligo, un “order qualifier”, una necessità senza di cui mancherebbe la fiducia del cliente.

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Nei caso del magazzino, la comunicazione di dati avviene tra macchine gestite da un unico operatore e quindi attraverso “linguaggi” o formati conosciuti. Nel caso, invece, dei porti merci agiscono molteplici compagnie ognuna con il proprio sistema informatico di gestione logistica dei trasporti, compresi i devices ed i linguaggi di trasmissione che risultano anch’essi molteplici. In questa realtà, integrare i dati provenienti da questi mondi risulta essere un vero problema, il collo di bottiglia informatico che può bloccare l’intero ciclo di informatizzazione delle procedure logistiche. Ecco che per le autorità portuali dotarsi di un singolo data system capace di aggregare informazioni in differenti formati rappresenta una priorità centrale.

Dal codice a barre collocato sulle confezioni di chewingum, l’applicazione delle IoT alla logistica non si è fermata; lo sviluppo vorticoso di devices connessi, sensori installati, e tecnologie di analisi, interviene nelle varie fasi del ciclo di produzione del valore.

L’IoT consente il monitoraggio e controllo, la misurazione della performance, e il loro miglioramento tramite auto apprendimento. In pratica, l’IoT è l’insieme di tecnologie che rilevano dati attraverso differenti congegni e media con il risultato di produrre informazioni per trovare nuove soluzioni. Alcuni esempi.

Attraverso l’inserimento di un “trasponder”, ricetrasmettitore che invia un segnale radio in risposta ad un comando ricevuto da una stazione remota, l’umile pallet si trasforma in un oggetto capace di segnalare la sua posizione attraverso la geolocalizzazione e di fornire informazioni sulla merce contenuta, dalla tipologia, alla quantità, alla temperatura. E lo stesso si dica per il muletto che ci può comunicare cosa trasporta, quanto pesa, in che condizioni è la merce, se è in sovraccarico o semivuoto, se chi lo guida è autorizzato a farlo. I dati inoltre possono essere elaborati per dare informazioni - velocità, tempo di impiego, quantità trasportate - rispetto all’utilizzo del mezzo al fine di aumentare la produttività che può essere

migliorata, secondo stime, anche del 30 per cento. I tags delle merci, una volta sugli scaffali, trasmettono sullo smartphone dell’operatore o alla centrale remota ogni tipo di informazioni che gli permettono di essere sempre aggiornato. La spinta all’innovazione è continua e viene dalla diffusione di Internet e dall’e-commerce. Nelle punte di eccellenza (secondo dati DHL, il 5% dei magazzini della grande distribuzione) sono già in funzione robot per il carico e scarico delle merci, robot per prelevare singoli oggetti anche piccoli come DVD e robot per la consegna a domicilio. Amazon, ad esempio, utilizza già da due anni ben 15.000 robot per la movimentazione delle merci (Reuters 1 dicembre 2014). Adesso si può dire che si è avverata la predizione di Kevin Ashton, il manager che nel 1999 aveva per primo intuito l’avvento dell’IoT tramite l’integrazione dei sensori con internet.

Ora le macchine sono in grado di “osservare, identificare, e capire il mondo senza l’intervento dell’uomo nella produzione di dati”. Con una chiara metafora, Internet of Things introduce l’intelligenza nel cuore delle cose1.

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Allegato Accenture a Harvard Business Review n.4 2016 Mirabilis 2016 Ottobre_ 23


Gestire e garantire la sicurezza dei propri cittadini è da sempre uno dei compiti principali degli stati. In un paese moderno, spesso le minacce provengono dall’esterno ed è quindi di fondamentale importanza controllare i punti d’accesso da cui entrano gli ospiti stranieri. Questa necessaria opera di controllo, però, si scontra con la realtà della globalizzazione che si fonda sulla libera circolazione di persone, merci e informazioni.

L’Italia oltretutto non ha certo frontiere facili da presidiare. Con 7.500 chilometri di coste e 24 grandi porti (nel mondo ci sono qualcosa come 4576 porti sparsi in 196 paesi), vede ogni anno il movimento di 41 milioni di passeggeri, di 10 milioni di container e più di 65 milioni di tonnellate di merci autotrasportate1. Attraverso gli scali aerei nel 2015, inoltre, sono passati più di 157 milioni di passeggeri e quasi 100 milioni di tonnellate di merci2. Dati impressionanti, ma solo una piccola parte di quello che avviene nel mondo dove ci sono qualcosa come 4576 porti e ogni giorno 93 mila aerei di linea solcano i cieli3. Tutti numeri che si riferiscono a persone merci e mezzi che vanno gestiti ed integrati nel sistema generale di trasporti aerei e terrestri, sia su gomma che su rotaia. A complicare il quadro bisogna aggiungere la pletora di enti, con le più diverse competenze, assegnati al controllo delle frontiere. Si prenda ad esempio il mondo dei porti dove troviamo Autorità Portuale, Capitaneria di Porto, Dogana, Guardia di Finanza, Polizia Marittima, Vigili del Fuoco, Asl. Agli attori istituzionali, va aggiunta la molteplicità di imprese coinvolte nella vita del porto: 160.000 aziende, tra agenti marittimi, spedizionieri, operatori dei terminal portuali e dei depositi, autotrasportatori, caricatori, ricevitori, che danno lavoro a più di un milione di lavoratori4.

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Il settore portuale verso un futuro smart Se questa mole immensa di cose e persone in movimento va protetta e controllata, può, allo stesso tempo, anche essere fonte di minacce. Sempre nel caso esemplificativo del porto, la sicurezza deve funzionare in un ambiente complicato e complesso, a volte caotico, che deve tener conto degli accessi da terra e da mare, dell’incolumità dei passeggeri, del controllo della merce, dei mezzi di trasporto e degli autisti, dei magazzini di stoccaggio e così via. La protezione di persone, di beni materiali e immateriali e degli edifici deve essere perciò integrata, efficace e al contempo discreta, perché non deve rallentare la normale attività della movimentazione commerciale e passeggera.


* La sfida per l’IT è posta da una delle caratteristiche dei Big Data che rappresenta un problema arduo per ogni sistema. Affinchè si abbiano delle informazioni gestibili, è necessario integrare e connettere in modo coerente in un data fusion i dati spesso non omogenei e in formati diversi provenienti da vari rilevatori. Per data fusion si intende sia il processo di sintesi di molteplici dati grezzi provenienti da oggetti nel mondo reale, che la loro rappresentazione grafica sulla dashboard che deve essere consistente, accurata, e utile. Lo scopo di un data fusion è quello di combinare e fondere informazioni rilevanti, trasmesse da due o più fonti di dati, in una singola offrendo al contempo un numero di informazioni maggiore.

Ecco che il concetto di sicurezza deve essere visto, organizzato e gestito come un insieme e non più settore per settore, autorità per autorità, e nemmeno è sufficiente una gestione integrata ma limitata al singolo punto di transito. Porti, aeroporti e stazioni vanno unificati in un unico sistema che permetta la tracciabilità di ogni movimento e quindi consentire la rilevazione in tempo reale di ogni variazione imprevista. La globalizzazione assieme a rischi e minacce porta con sé anche la rivoluzione informatica; l’Information Technology mette a disposizione nuovi strumenti e soluzioni che garantiscono semplicità gestionale, affidabilità assoluta in situazioni d’emergenza, sicurezza del flusso di informazioni e facilità di manutenzione dell’intero sistema. In questa partita per la sicurezza e contro la minaccia imprevista, la parte dal leone la svolge la “sala centrale di gestione comando, controllo e comunicazione” , in gergo “3C”, collegata a sua volta con le sale periferiche dei diversi attori istituzionali, dove confluiscono in un *data fusion tutte le informazioni che poi vengono rappresentate in modo grafico sul **dashbord, o “cruscotto”. Anche in questo caso

* * La dashboard è un'interfaccia utente simile ad un cruscotto di un'automobile che organizza e presenta quelle informazioni in un display unificato. Una dashbord multimediale e interattiva come T&C Solution (sviluppata dalla Quantic Research, società del Gruppo Nivi) ha la funzione di rappresentare, attraverso una grafica intuitiva, le informazioni in modo di permettere all’operatore di avere sotto controllo la situazione e di reagire con prontezza ad eventuali crisi.

l’Internet of Things la fa da padrone. Una miriade di devices sbocca dalla cornucopia dell’ IoT. Televisioni a circuito chiuso, sistemi radio, termo-camere, sistemi per il controllo bagagli, metal detector, rilevatori di esplosivo e droga, GPS sono alcuni tra i molti strumenti di rilevamento dei pericoli, ma niente possono senza, ovvio, un’adeguata formazione del personale e una cabina di regia che sappia connettere e gestire il flusso dei dati. In un mondo dove la globalizzazione è sinonimo di flusso ininterrotto di merci e persone, la sicurezza non rappresenta più un valore aggiunto, ma un dovere che ogni istituzione ha l’obbligo di garantire. 1

Si veda Il Piano Strategico Nazionale Della Portualità e Della Logistic (PSNPL) adottato in attuazione dell’articolo 29, comma 1, del decreto-legge n. 133 del 2014 (cd. “Sblocca Italia”) convertito, con modificazioni, dalla legge n. 164 del 2014. Il link rimanda sia al documento introduttivo che all’intero piano http://www.mit.gov.it/comunicazione/news/riforma2

Dati e ENAC ed Istat https://www.enac.gov.it/la_regolazione_economica/statistiche/index.html; Istat http://www.istat.it/it/archivio/aeroporti. 3

“L43 Come fare”, 28 giugno 2015 http://www.lettera43.it/comefare/turismo/quanti-voli-aerei-ci-sono-al-giorno-nelmondo 11740.htm 4

Vedi nota nr. 1 Mirabilis 2016 Ottobre_ 25


Etica ed economia Il ruolo sociale del recupero crediti VI rapporto annuale UNIREC Il 12 Maggio 2016, di fronte ad una platea di oltre 500 partecipanti qualificati, la prestigiosa cornice dell’Auditorium Antoniano di Roma ha ospitato l’annuale rapporto sul credito organizzato da UNIREC (l’Organizzazione Nazionale Imprese a Tutela del Credito), giunto alla sua VI edizione con il titolo “Ethics and Echonomics - Dall’inadempimento del debitore al valore sociale del recupero crediti”a cui Nivi Credit ha partecipato. I vari temi affrontati hanno mostrato l’andamento che descrive il ciclo della tutela del credito, analizzando il settore attraverso le variabili che compongono la sua funzione economica e sociale.

Nell’anno 2015, l’ammontare complessivo dei crediti affidati alle Imprese associate UNIREC è stato infatti pari a 58,9 miliardi (2,7 miliardi in più rispetto al 2014, in percentuale +4,9%). Dal rapporto risulta che le posizioni gestite siano state 38,1 milioni (2,5 milioni in meno rispetto al 2014, pari a -6%), mentre gli addetti sono saliti a 20.400 unità, con un incremento del 7%. Marco Pasini, Presidente UNIREC, ha sottolineato tale andamento di un settore delicato che svolge una funzione sociale inestimabile, tesi messa in risalto dallo studio a cura del professore Stefano Gatti e della professoressa Manuela Geranio dell’Università Bocconi. È merito dell’attività di tutela del credito, infatti, il “mantenimento di circa 150.000 posti di lavoro, evitando che i mancati incassi siano trasferiti sui consumatori con un aumento del costo del denaro, delle tariffe e dei servizi”.

Le soluzioni trovate per i debitori sono state di 15,6 milioni per 9,42 miliardi di euro recuperati, dato che quantifica in oltre 150.000 le pratiche affidate alle aziende UNIREC per giorno lavorativo, pari ad un valore affidato di 236 milioni di euro. "Il quadro presentato oggi dal VI Rapporto UNIREC - ha dichiarato il Presidente - ci racconta di un settore che, nonostante la crisi, i vincoli e le critiche, riesce a mantenere un trend ancora in crescita, che vede il numero dei propri lavoratori salire del 7%, un settore che investe in tecnologia, in persone, e nella loro formazione”. A tale proposito ricorda il lavoro svolto quotidianamente a sostegno Mirabilis 2016 Ottobre_ 26


di una riforma efficace del comparto che risponda ad un moderno mercato dei servizi, nonostante il regolamento normativo, pur aggiornato da una serie di circolari, sia del 1931! Pasini ha tra l’altro auspicato un intervento sulla gestione dei crediti della Pubblica Amministrazione da parte dei legislatori per contrastare la loro carente capacità di riscossione. La relazione tra le risorse che compongono il tema della tutela del credito viene perfettamente richiamata e valorizzata dal titolo del VI rapporto, che sottolinea la stretta relazione tra l’importanza dell’attività svolta dall’Antitrust in materia di vigilanza sul corretto adempimento delle imprese, e la maggior attenzione verso il consumatore. Questo rapporto virtuoso forma la base infatti della tutela del credito. Alessandro Michaelsson

Pratiche affidate e recuperate (n./000) n. Pratiche affidate

n. Pratiche recuperate 40.603

38.923

31.429

34.738

32.828

16.752

17.109

2010

2011

38.130

15.336

2012

17.030

16.817

2013

2014

15.605

2015

Fonte: Imprese Associate UNIREC, elaborazione dati Centro Studi UNIREC

Crediti affidati e recuperati - numero di pratiche (n./000)

Affidate

Anno

Recuperate

n.

� % su AP

n.

� % su AP

2012

34.738

6%

15.336

- 10%

2013

38.923

12%

17.030

11%

2014

40.603

4%

16.817

- 1%

2015

38.130

- 6%

15.605

- 7%

Fonte: Imprese Associate UNIREC, elaborazione dati Centro Studi UNIREC � su AP: variazione su Anno Precedente Mirabilis 2016 Ottobre_ 27


Libri, libri, libri Raccontare l’amore al tempo dei social Un tempo la scelta della parola precisa era qualità essenziale di uno scrittore, lavoro che maturava nella fatica della ricerca del rapporto perfetto tra parole e cose, tra parole e Io. E poi sono arrivati i social media e cosa è successo? Qui a dettare legge è arrivata la brevità, l’immediatezza del pensiero chiusa nei 140 caratteri di Twitter, nel post di Facebook, nel commento alla foto di Istagram. A dominare è il “qui ed ora” senza il tempo della riflessione, vero apparato digerente dell’uomo e di conseguenza della letteratura. Ecco che i social si trasformano in un trionfo di egocentrismo al cui confronto Narciso è uno scherzo, perché il miracolo democratico della rete sembra aver distrutto l’autenticità. I social infatti non hanno lo scopo di mediare tra chi scrive e la realtà, ma di metterci in contatto continuo con gli altri, o meglio di farci credere questa comunanza. E invece spesso diventano un mondo autoreferente, frutto di un accartocciamento sui propri sentimenti, facendoci dimenticare che lunga è la strada tra il cervello e il cuore. Per ora la letteratura registra questi cambiamenti con curiosità e difficoltà. Nel 2012 ci fu l’esperimento del premio Pulizer Jennifer Egan che scrisse su Twitter, per il New Yorker, a 140 caratteri a volta il romanzo a puntate “Scatola Nera” (Minimum Fax, 2013, € 7,50). Al ritmo sincopato di brevi frasi, la spy story della nostra eroina impegnata a sconfiggere i cattivi criminali si svolge in modo ansiogeno, più sceneggiatura perfetta per un film di azione che nuovo prodotto. Adesso è la volta di un’autrice italiana, Ester Viola napoletana e avvocato che ci prova con un racconto, sorta di Sex and the City partenopeo al tempo appunto di Twitter. SMS che intervengono anche nella composizione grafica del libro in forma di dialoghi composti da messaggini a spezzare l’immagine unità narrativa. Il risultato è divertente ma non rivoluzionario, ancora lontano a segnare una qualche rottura. Storia ben scritta, piacevole, all’insegna del “si lasciano tutti, è solo questione di tempo”, pessimismo a cui resiste solo la coppia, perché è “la costruzione più debole al mondo” e se vuole sopravvivere deve perdonare tutto, anche i tradimenti.

Ester Viola, L’amore è eterno finchè non risponde, Einaudi, 2016, € 17

Italiani imparate l’italiano “Italiani, imparate l’italiano!” E questo grido di dolore è anche il titolo di un aureo libretto, agile, intenso e sofferente che Patrizia Valduga, poetessa capace di liriche intense e passionali, ma sempre controllate, propone, con la speranza di far riflettere su cosa sta succedendo alla nostra lingua. E se qualcuno avesse dubbi sul giudizio di una letterata, potrebbe riflettere sulle parole della senatrice Anna Finocchiaro che, riguardo il nuovo testo di riforma costituzionale, l’avrebbe rimandato volentieri all’Accademia della Crusca per una revisione più che necessaria, per lo meno per togliere le parole inutili. Abusi, distorsioni, inglesismi, impoverimenti lessicali, politicamente corretto, proposti e ripetuti ogni giorno per ore dalla televisione, il primo strumento per la creazione e diffusione della cultura in Italia. Le litoti hanno sostituito la realtà e le persone hanno perso l’individualità per far parte di categorie da rispettare sempre e comunque. Parole magari dure usate prima, “quando era l’anima a contare, e con il corpo che Dio, o il destino, o la natura ci aveva dato, si giocava la vita senza barare”. Parole con una storia, da declinare adesso al femminile in nome appunto del rispetto della parità dei sessi, “gender” si dice adesso: assessora, ministra, sindaca , procuratora con risultati ridicoli e comici. Anche i giornalisti hanno la loro. Articoli con l’Io in bella vista a violazione di ogni regola elementare di scrittura, “Mi è già capitato di scrivere…” (io lirico), la citazione ripetuta fino a diventare luogo comune, il gergo colloquiale (“vuoi mettere” ecc.), la moltiplicazione di figure etimologiche che dovrebbero spiegare di più , “convinto e convincente” ecc., l’uso del nome e del tu per dimostrare familiarità con i potenti anche del passato! E ancora, spropositi ed errori: sull’Espresso “incollare gli spifferi” invece che sigillare le fessure da dove passano le correnti d’aria, o spifferi appunto. Uno spasso è la lettura dei giornali femminili, tra vestiti con frange cow girl, delabré, un bikini-stretch-con-strass evergreen del beachwear, un gioiello divertissement in stile avantgarde, un costume con scritta effetto glitter, con l’underwear che si può indossare -perché invece le vecchie mutande a che servivano? E poi l’impoverimento del lessico con la sostituzione di termini sbagliati presi in prestito dalla psicanalisi. Un tempo c’era la dimenticanza, la smemoratezza, lo scordarsi, ora tutti rimuovono, e cosa? un rifiuto dalla strada? O, per descrivere la tristezza che ci può affliggere, l’abuso della “depressione”, ma la lingua italiana ha, “aveva” sarebbe il caso di dire, sfumature diverse per descrivere il guazzabuglio dei sentimenti e sensazioni intorno alla melanconia che rendeva cupi, tristi e irascibili. Adesso “niente più dispiacere, dolore, demoralizzazione, sconforto, insoddisfazione, scoraggiamento, sfiducia, avvilimento, svogliatezza, cupezza, tristezza, mestizia, malumore, uggia, abbattimento, malavoglia, tetraggine, cruccio, afflizione, desolazione, abulia, accidia, infelicità, angoscia”. Al massimo, oltre la depressione, un finto colto “spleen”. (Della distruzione dell’italiano, se ne era accorto anche Nanni Moretti quando nel film “Palombella rossa” del 1989 fece dire a Michele, il protagonista: “chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti”.)

Patricia Valduga, “Italiani, imparate l’italiano!”, Edizioni Dif, 2016, € 20 Mirabilis 2016 Ottobre_ 28


Start up

Start app

https://www.vicker.org/

Hai bisogno di una colf per una mezza giornata? Di qualcuno che vada a fare la spesa? Di un giardiniere? O vuoi riparare un guasto? Non sai come far uscire il tuo cane oggi? Vicker è la soluzione per app per smartphone e tablet che consente di trovare in modo facile e veloce un lavoratore per ogni esigenza. Puoi richiedere qualsiasi tipo di servizio su Vicker in meno di un minuto, stabilendo la cifra che si è disposti a spendere, partendo da un minimo di 20 euro. E infatti lo slogan sul sito recita: “Trova il tempo per le cose che ami. Affida a qualcun altro un incarico. Il prezzo lo decidi tu”. L’idea è venuta a due vicentini Matteo Cracco e Luca Menti; dopo esser riusciti ad ottenere un finanziamento di un milione di euro da investitori privati ancora prima di fondare la società, il progetto è partito ufficialmente a gennaio 2016 e la società, unica nel suo genere, è già riuscita ad ottenere l’approvazione del Ministero del Lavoro e a diventare agenzia per il lavoro abilitata.

https://www.tutored.me/#/

“Cerca una materia, prenota il tutor e fai lezione”. Tutored è la piattaforma di tutoring per studenti universitari leader in Italia. Adesso anche lo scambio di informazioni sugli esami, professori, e tutto quello che riguarda la vita universitaria passa sul web. A questo pensa il social network creato dagli studenti per gli studenti, vero e proprio Linkedin degli universitari, piattaforma social che li aiuta a organizzare al meglio tutti gli aspetti che contraddistinguono la loro carriera, ora anche app per smartphone. Luiss Enlabs ha escogitato questa soluzione per pigri: uno studente inserisce città, università, esame ed entra in contatto con un suo pari che ha appena superato la prova e richiede il suo aiuto. Ma Tutored è molto di più, è un blog digitale dove gli studenti possono accedere a tutte le informazioni di cui hanno bisogno, da come fare ad iscriversi ai ristoranti in zona facoltà. La piattaforma ha riscosso una grade successo: 600 mila studenti sono attivi ogni mese. Fondato a Roma nel 2014, Tutored è ora presente in tre Paese europei, ha sedi anche in Inghilterra e in Germania, e nel 2015 la piattaforma è stata premiata all’Open Summit di Startupitalia.

https://blog.ot.to

Nel campo delle auto oramai è cosa nota la ricerca, da parte dei colossi mondiali come Volvo, BMW, Tesla, Google, Fca, di soluzioni per l’auto senza guidatore che secondo Marchionne sarà realtà entro cinque anni. Meno risaputo è invece il parallelo sforzo di produrre sistemi di trasporto commerciale su gomma tramite camion a guida autonoma (anche se Google aveva annunciato un suo progetto già a febbraio di quest’anno). In questo campo si sta muovendo Otto, startup innovativa che già conta 90 dipendenti, acquisita pochi mesi fa da Uber, il servizio di trasporto automobilistico privato. La strategia degli inventori del sostituto del taxi è diversa da quella di Google; nessuna ricerca in proprio ma acquisizioni di società esistenti. Il primo campo d’azione del nuovo prodotto è previsto tra Palo Alto, California, e Pittsburgh, Pennsylvania per spostamenti privati, consegna e autotrasporti. "Se questo suona come un grande affare, beh lo è", ha affermato il Ceo di Uber Travis Kalanick in un comunicato, aggiungendo che "al fine di fornire servizi digitali nel mondo fisico, dobbiamo costruire una logistica sofisticata, sistemi di intelligenza artificiale e robotica che servono ed elevano l'umanità". Secondo Kalanick, il 90 per cento degli incidenti stradali sono attribuibili ad errori umani che le auto senza conducente potrebbero evitare.

http://flyzipline.com/product/

Siamo abituati ad associare i droni con la guerra, con i bombardamenti in Medio Oriente, droni uguale messaggeri di morte. A sfatare questa nomea, arriva la notizia di una giovane azienda della Silicon Valley che ha inventato un aereo teleguidato per trasportare medicinali in zone impervie in un raggio di 60 Km dalla base di lancio. Il primo paese a sperimentare il servizio è il Rwanda, uno dei paesi più poveri del mondo, stravolto nel 1979 da una terribile guerra civile, e caratterizzato da una configurazione geografica difficile. Il volo degli aerei robot, al costo di una motocicletta, coprirà ben la metà del piccolo paese creando una rete automatizzata di droni per trasportare sangue per trasfusioni e prodotti farmaceutici urgenti con un risparmio di settimane e qualche volta addirittura di mesi. Gli ambulatori e ospedali sparsi per il paese invieranno il messaggio di richiesta del medicinale a uno dei centri che farà partire l’aereo; il drone a sua volta, raggiunta la meta, sgancerà il paracadute con la merce contenuta in una piccola plancia. Secondo i primi dati, l'apparecchio può svolgere dalle 50 alle 150 consegne al giorno salvando così centinaia, se non migliaia, di vite.

Un'app per smascherare il traffico illecito di rifiuti

Firmato Protocollo d’intesa con Procura, Ministero dell’Ambiente, Carabinieri, Forestale e ARPAT Dal 22 settembre è a disposizione delle Forze dell’ordine un'app per smartphone collegata alla banca dati del MUD - Modello Unico di Dichiarazione Ambientale - e alla banca dati dell’Albo nazionale dei gestori ambientali per cui sarà possibile alle pattuglie operanti sul territorio, semplicemente fotografando la targa del mezzo di trasporto, controllare se questo è in regola, se la ditta di appartenenza del mezzo disponga dell’autorizzazione per il trasporto rifiuti, compresi quelli contenenti amianto, dei nulla osta necessari per la commercializzazione degli stessi e per la bonifica dei siti e verificare se lo stesso carico è stato registrato. Il protocollo d’intesa è stato ratificato da un numero notevole di attori istituzionali, quali la Camera di Commercio di Firenze, la Procura, il Nucleo Operativo ecologico - NOE - dei Carabinieri, l’ARPAT, la Guardia forestale, e dal Ministero dell’Ambiente, mentre l’app è stata creata dalla società Ecocerved, società consortile del sistema italiano delle Camere di Commercio che opera nel campo dei sistemi informativi per l’ambiente.

In collaborazione con Mirko Mancini Mirabilis 2016 Ottobre_ 29


Mirabilis by NiviGroup Periodico Trimestrale/anno I/n°2/ottobre 2016 Registrazione Tribunale di Firenze n. 6027 del 22 giugno 2016 Direttore Editoriale: Leonardo Tirabassi Comitato di Redazione: Luigi Nicosia, Leonardo Tirabassi, Edoardo Tabasso Grafica: Karolina Sadowska Hanno collaborato: Theodora Kalaki, Mirko Mancini, Alessandro Michaelsson, Giulia Pianigiani, Roberto Tummolo

Il marchio Nivi è presente da oltre 56 anni sul mercato italiano ed europeo. Nivi Group S.p.a. è la Holding del gruppo Nivi. Nivi Credit S.r.l., società nata nel 1960, si occupa a livello internazionale di recupero crediti e micro crediti pubblici e privati di origine bancaria e finanziaria. Nivi Green S.u.r.l. è la società del gruppo che si occupa di servizi e prodotti tecnologici nei settori della mobilità sostenibile e smart city. Quantic Research S.r.l., con sede a Roma, è attiva nel campo della ricerca e sviluppo tecnologico per la gestione e rappresentazione di Big Data. Nivi Gestiones Espana S.L., società leader in Spagna con sede a Madrid, opera nel settore della notifica all’estero delle sanzioni al codice della strada. Fanno parte del Gruppo Nivi anche Nivi Usa con sede a Chicago, Nivi UK Management con sede a Londra e Nivi City con sede a Lugano. Sede Nivi Group S.p.a. Via O. da Pordenone, 20 50127 Firenze, Italia tel. 055344031 Fax 0553440494 www.nivigroup.com mirabilis@nivi.it



Nยบ 02 OTTOBRE 2016

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