NÂş 05 LUGLIO 2017
Semeion L’Istituto che crea gli algoritmi Intervista al professor Massimo Buscema
Verso la riforma della normativa sul recupero crediti
1927 Il ritorno in Italia Salvatore Ferragamo e la cultura visiva del Novecento
Nยบ 05 LUGLIO 2017
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Federico Nicosia Amministratore Unico Nivi Green Da pochi giorni Federico Nicosia è entrato a far parte del recente Consiglio di Amministrazione della Nivi Group. Federico ha già ricoperto importanti incarichi nel gruppo. È stato presidente di Nivi USA ed è Amministratore Unico di Nivi Green, società dedicata alle soluzioni per smart city, sia hardware che software. Il suo compito sarà quello di sviluppare il controllo di gestione e di tenere i rapporti con clienti e fornitori; Nivi infatti sta attraversando un periodo di profonda trasformazione e crescita dove consolidamento organizzativo e diversificazione si fondono. “Per l’azienda questo è un momento interessante e creativo. E’ necessario crescere, guardare davanti a noi in un mondo sempre più grande, in continua e veloce trasformazione, dove la concorrenza è feroce. Per la Nivi, che ha il suo core business nel recupero crediti massivo, è di fondamentale importanza rafforzare l’organizzazione interna per saper trovare risposte aggiornate alle sfide economiche e sociali che in un settore come il nostro si riverberano sempre sul piano legislativo, richiedendo un’attività continua di formazione e aggiornamento. Non possiamo stare fermi, sperando che le cose vadano avanti da sole, ormai non è permesso per nessuna azienda vivere di rendita. Noi siamo stati e siamo molto bravi, ma dobbiamo esserlo di più, per questo è necessario anche offrire di più. Ci stiamo diversificando con i nuovi prodotti come due diligence ed il recupero crediti corporate. Adesso vogliamo diventare una azienda più grande, più solida, che copra ambiti di mercato fino adesso da noi poco esplorati. Per questo con mio padre Luigi Nicosia e mia sorella Elena abbiamo deciso di dotare l’azienda del nuovo consiglio di amministrazione di cui sono orgoglioso di far parte. Nivi ha le carte in regola per compiere questo salto di qualità. Ma tutta l'azienda, la proprietà, la dirigenza, i nostri dipendenti operativi, è chiamata a questa sfida. Senza il supporto e l’intelligenza di tutti non sarà possibile nessuna evoluzione, nessun cambiamento.”
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Semeion. L’Istituto che crea gli algoritmi Intervista al professor Massimo Buscema
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Presentato il VII Rapporto Unirec. Servizi a tutela del credito Sempre migliore la qualità del servizio
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Intervista a Pierluigi Brogi, Studio BGSM&Partners, Consulente della Nivi Group, ideatore del Forum Finanziario
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Verso la riforma della normativa sul recupero crediti Le proposte di legge “Di Maio” e “Petrini”presentate alla Camera
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Varsavia ha ospitato il Global Debt Collection Rilancio del marchio TCM
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Assicurazioni anti-hacker per sconfiggere il cyber crimine Colpiti 99 paesi
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Umani, troppo umani? Robot e intelligenza artificiale Se ne è parlato all’Università di scienze politiche a firenze
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Start Up - Start App
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1927 - Il Ritorno In Italia Salvatore Ferragamo e la cultura visiva del Novecento Il mondo intorno alla scarpa, dalla California a Firenze
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Play me a song...
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Libri! Libri! Libri!
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Index
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Professor Massimo Buscema (il quinto da sinistra) con i suoi collaboratori
Semeion. L’Istituto che crea gli algoritmi. Intervista al professor Massimo Buscema Adesso è una moda. Su tutti i giornali, televisioni grazie ad Amazon, Google, Facebook non si parla altro che di algoritmi. Algoritmi per sapere i gusti dei clienti, algoritmi per elaborare i profili degli utenti, algoritmi per scrivere le notizie ed ora dagli USA la notizia inquietante di algoritmi per calcolare la pena nei processi. Anche Nivi Credit per il suo lavoro utilizza algoritmi ed infatti collabora da alcuni anni con il Semeion, uno dei centri scientifici italiani più importanti per l’elaborazione di questi raffinati prodotti matematici. Siamo andati ad incontrare proprio chi di mestiere produce algoritmi, il professor Massimo Buscema, direttore del Semeion, computer scientist, professore all’Università del Colorado, autore di numerosi articoli scientifici, consulente di Scotland Yard e molto altro ancora. La sede del Semeion è fuori Roma, immersa nel verde della campagna, lontano dalle distrazioni della mondanità e soprattutto dal traffico dell’Urbe. Iniziamo subito una lunga chiaccherata che spazierà dalle neuroscienze agli algoritmi, all’intelligenza artificiale, fino all’ applicazione degli strumenti matematici per la scoperta di serial killer e attentatori. Se dovesse sintetizzare in una frase l’attività dell’Istituto, il suo fine istituzionale? “Inventiamo equazioni e ne sperimentiamo gli effetti”. Grosso modo inventiamo algoritmi per trovare delle invarianti in natura che non sono chiare. Svolgiamo ricerca di base e sperimentale, attività che conducono alla ricerca applicata, perché compiamo esperimenti su casi reali e quindi spesso i nostri risultati interessano l’industria, o lo Stato. Abbiamo anche un settore dedicato alla formazione. In che settori si applicano i vostri algoritmi e chi li utilizza? I nostri campi applicativi vanno da quello sociale a quello finanziario, industriale o biomedico. Per ognuno di essi, produciamo programmi software di ricerca, brevetti ed Mirabilis 2017 Luglio_ 6
Semeion Semeion viene dal greco σημεῖον, tradotto usualmente come segno. “In origine - puntualizza il professor Buscema - ha il significato di 'punto', elemento minimo che si ritrova in italiano, ad esempio, nell’espressione “fare un segno” su una superficie. “In inglese la traduzione sarebbe byte, l’unità minima di informazione, ma la parola semeion viene dalla tradizione, è carica di significati antichi”. Il termine infatti ricorre nel Nuovo Testamento ben 77 volte. La parola era già presente però nel Vecchio Testamento e in ebraico contiene anche la connotazione di punto di riferimento. Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni” (Genesi 1:14). L’uso della parola in ambito religioso arriva al Vangelo: semeion o “piccolo evento che produce o indica grandi cambiamenti”, come avviene nei miracoli, segno che conferma l’opera di Dio e avvalora ciò che è autentico, oppure comunicazione divina, solitamente un preavviso dal cielo di eventi ancora da venire quasi sempre di natura soprannaturale. “Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo” (Vangelo, Luca 11,16).
articoli scientifici. Abbiamo ottenuto ben ventidue brevetti e quindici idee brevettuali. Collaboriamo con numerosissimi centri ricerca, istituti pubblici e privati, aziende e istituzioni. Solo per citarne alcuni, il Ministero della Difesa, la Farnesina, il CONI, Scotland Yard, le Nazioni Unite, le Poste Italiane, l’Agenzia spaziale Italiana, il CNR, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il Politecnico di Milano, l’Università La sapienza, l’Istituto Monzino di Milano, l’Università del Colorado, la John Hopkins University, e ancora tanti altri. Che cos’è un algoritmo? Si può considerare, per esempio, il teorema di Euclide che tutti conoscono come un algoritmo? Tutta la matematica è riconducibile ad algoritmi. L’algoritmo è semplicemente la ricetta di cucina che ci dice “come si fa” qualcosa. E qual è la specificità del lavoro del Semeion? Siamo appunto nel campo degli algoritmi che producono algoritmi. Gli algoritmi costruiti da noi sono un po’ diversi da quelli consueti. Cioè noi usiamo algoritmi adattivi. Siamo abituati dall’informatica scema, quella praticata tutti i giorni dalle nostre università italiane, ad un ragionamento così fatto: un algoritmo è una serie di passi che producono la soluzione combinando i dati in un modo più o meno complicato. Ad esempio, anche la banale moltiplicazione è un algoritmo, perché trova una soluzione a un problema attraverso una regola. Noi invece produciamo algoritmi che sono, per così dire, a “pancia all’aria”, infatti procediamo all’inverso. Costruiamo algoritmi a partire dalle soluzioni e vogliamo vedere come ci si arriva a quel risultato, cioè vogliamo capire come apprendono. E qual è il procedimento che utilizzate? Con quale logica viene condotta la ricerca da parte del Semeion? Dal punto di vista di filosofia della scienza, quello che noi facciamo è quello che fanno tutti gli scienziati al mondo. Di fronte a noi, ci sono processi naturali e culturali, che sono i risultati, i prodotti di qualcosa. Quello che non sappiamo è come e perché siamo arrivati a questo. Vogliamo perciò scoprire attraverso la matematica quali siano le invarianti di quel processo o di quella struttura. Come fanno gli scienziati poi a capire se quelle equazioni individuano proprio le invarianti di quel processo o di un’altra cosa? Con un procedimento analogo alle sperimentazioni fatte da Galileo, ma quando l’oggetto è troppo vasto o troppo complesso, bisogna ricorrere al computer, e creare un modello computerizzato. Per cui il computer è diventato il laboratorio reale della scienza. Ormai tutte le scoperte scientifiche si fanno su dati, anche l’ultima scoperta sul bosone di Higgs. Da dove arrivano i dati? Come fate ad ottenerli? I dati, in una situazione ideale, sono prodotti da sensori dotati di algoritmi che filtrano la realtà; i dati a loro volta sono inviati al computer. Mi sembra di capire che siamo in quel campo dell’informatica definito “Intelligenza Artificiale”, di ricostruzione tramite pc di un modello di funzionamento della mente umana. Infatti per arrivare ad utilizzare questo procedimento,
Etimologia e significato di “Algoritmo” Abu Jà far Mohammed ibn Musa al-Khowarizm, (circa 780-850). Matematico, astronomo e geografo, Al-Khowarizmi fu uno dei maggiori studiosi che affollarono “Bayt al-Hilma”, "la Casa della Sapienza", una delle massime istituzioni culturali di tutti i tempi del mondo arabo-islamico. Al-Khowarizmi fu autore di un’opera celebre, in cui fece riferimento al concetto di procedimento per risolvere un problema in un numero finito di passi. Per questo, il suo nome, trascritto in latino, un po’ deformato, e forse anche influenzato dalla parola greca “arithmos”, nel Medioevo fu adottato per definire i procedimenti di calcolo numerico fondati sopra l’uso delle cifre arabiche. Nell’ uso odierno, anche con riferimento ai calcolatori, è usato per descrivere qualunque schema o procedimento matematico di calcolo esplicito e descrivibile con un numero finito di regole che conduce al risultato dopo un numero finito di operazioni.
prima di iniziare a lavorare, bisogna sapere o per lo meno avere un’idea di come funziona il nostro cervello. Io faccio simulare il pc come se fosse un cervello e se il risultato si discosta dal funzionamento reale, vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato nel modello concettuale immaginato. Ora però l’ implementazione di questo processo appena accennato può essere fatto in due modi. Quello classico, sinistra (fig. 1, pg. 8), tenta di scrivere le regole con le quali credo che funzioni ciò che voglio capire, in questo caso il cervello. Cioè scrivo io le regole: mi rivolgo ad esperti, neurofisiologi e quant’altro, implemento queste regole in un modello artificiale che segua quelle regole e vedo, comparandolo, se il comportamento ottenuto assomiglia a quello del cervello naturale. E questo è il modo in cui non operiamo. Cioè sta scartando il procedimento classico, la “matematica scema”, di cui parlava all’inizio. Sì. Ripeto in un altro modo. Noi non procediamo su questa strada per un motivo semplice, se le regole che noi dettiamo al pc sono quelle che noi capiamo, i comportamenti che ne possono derivare sono soltanto quelli che erano già previsti dalle regole. Quindi il sistema non aggiunge niente, non fornisce ulteriori informazioni. Si è così, è un sistema tautologico, mentre invece i sistemi complessi, come quelli biologici, sono entità che il passare del tempo rende più complessi; il tempo non aggiunge solo rumore, come avviene nei sistemi combinatori. I sistemi complessi hanno bisogno del tempo per adattarsi e per svilupparsi. Mi spieghi meglio per favore la differenza tra sistemi complessi e combinatori. Un sistema si definisce come una entità che scambia informazioni con l’ambiente. I sistemi complessi in biologia hanno la peculiarità, a differenza di quelli automatici come ad esempio il termostato, di trasformarsi mantenendo l’identità. Mirabilis 2017 Luglio_ 7
COMPUTAZIONE CLASSICA VS COMPUTAZIONE NATURALE
Analisi
Processi naturali e culturali
Computazione classica
Computazione naturale
Formalizzazione
Gli esperti individuano le regole del processo
Formalizzazione
Confronto
Confronto
Automazione
Modello artificiale che segue le regole Figura.1
Esatto. Le do un esempio per spiegare la differenza tra sistemi combinatori e complessi (fig.2, pag.9). Un pilota stupido - un uomo è un sistema complesso - dopo aver fatto decine di errori nel primo volo, al secondo volo, se esce sano dal precedente, pur non volendo, non commetterà gli stessi errori. Un aereo è un perfetto sistema combinatorio; al primo volo vola benissimo; al secondo volo, vola un po’ meno bene, perché si deteriora, ha bisogno di manutenzione. Nei sistemi complessi il tempo al contrario non significa solo rumore, ma diventa occasione per aumentare la complessità. Questa differenza è fondamentale. I sistemi combinatori sono complicati non complessi. Ma come lavora questo vostro sistema per cogliere la specificità di funzionamento dei sistemi complessi? Il procedimento si chiama “natural computation”. Che vuol dire? Che quando abbiamo un processo da capire, non partiamo individuando qualche regola, individuiamo soltanto le parti atomiche. Prendiamo in considerazione il cervello; qui le parti atomiche sono i neuroni. E da qui procediamo; diamo ad ogni parte atomica un patrimonio genetico fatto di equazioni, con alcuni parametri liberi. E diciamo all’equazione: "questi parametri aggiustateli te in rapporto agli altri atomi con i quali entri in relazione". Usiamo il tempo, lasciamo tempo alle tante piccole unità che formano il sistema e che tra loro interagiscono per calibrarsi da sole e fare emergere quindi le regole intrinseche al processo. Questo significa che i sistemi che creiamo noi sono sistemi che creano regole e le modificano mentre funzionano. Così ritorniamo all’intelligenza artificiale... Sì ma con una specificazione. Questo campo in realtà è diviso in tre sotto settori. Il primo, il campo applicativo bio-ingegneristico, è rappresentato dalla ricerca che simula il funzionamento del cervello umano allo scopo di capire come funziona il cervello. E’ nel nostro settore, ma non è la nostra specialità. Poi c’è il campo emulativo, computer science dura, dove si cerca di emulare il cervello umano per costruire un processore che funzioni meglio del cervello umano, spiandone i trucchi che usa ma non avendo una particolare attenzione alla fedeltà. E neanche questa è il nostro campo. Infine Mirabilis 2017 Luglio_ 8
Analisi
I dati locali generano regole in base alle dinamiche del processo Automazione
Modello artificiale che segue e modifica le proprie regole
arriva l’approccio fisico, il nostro, che si ispira al cervello e ad altri fenomeni naturali allo scopo di capire le leggi di trasformazione, come cioè si passa dai comportamenti individuali a quelli collettivi. -Torniamo quindi al tema della complessità Gli atomi come si aggregano in molecole, come si passa dalle molecole alle proteine, le proteine come si aggregano in microorganismi, i microorganismi in organi, questi come si aggregano in persone, le persone in folle, le folle in nazioni. Cioè cerchiamo di capire le leggi alla base di quella trasformazione senza la quale abbiamo una scienza riduzionista. Il punto non è che non sia vero che l’uomo è fatto di DNA; è che, se non sono note le regole con le quali le parti di DNA interagiscono tra di loro creando un paesaggio complesso come il soggetto umano, non si capisce nulla. Non basta certo il dettaglio del DNA per capire l’uomo! Occorrono le leggi invarianti che permettono il passaggio dal comportamento individuale a quello collettivo. Questa è la distinzione tra sistemi complessi e quelli complicati. Per questo il tempo per i sistemi complessi non si traduce in solo rumore, ma produce informazione. Questo comporta per forza di cose che i sistemi complessi siano adattivi, cioè che cambino da soli. E’ nella loro natura essere adattivi all’ambiente. Quindi il Semeion utilizza strumenti teorici in grado di trovare le leggi che spiegano i processi intrinseci della trasformazione dei sistemi. E in pratica? Per capire la natura che è fatta di sistemi adattivi, noi costruiamo sistemi artificiali adattivi. Ad esempio, se si vuole girare una vite, si usa un cacciavite che abbia l’estremità dello stelo appropriata, della giusta forma e dimensione. Ecco elencati in sintesi gli elementi di ciò che chiamiamo intelligence data mining, cioè l’estrazione intelligente delle informazioni dai dati, ciò che vogliamo capire. Gli algoritmi artificiali adattivi sono meccanismi con i quali tentiamo di simulare il processo naturale che i dati rappresentano. I protocolli di validazione servono a misurare la capacità esplicativa degli algoritmi trovati e ci dicono quanto siamo stati bravi a capire quello che volevamo capire. Data base, algoritmi adattativi e protocolli di validazione, queste sono le tre parole chiave.
SISTEMI COMPLESSI E COMPLICATI Sistema Complesso
Sistema Complicato
30.000 - 40.000 Geni
200.000 Componenti elementari
Un sistema complesso è un sistema in grado di adattarsi all’ambiente circostante e, allo stesso tempo, di adattare l’ambiente al suo scopo. In un sistema complesso, il tempo non genera rumore, ma è un parametro dell’evoluzione. Figura.2 Mirabilis 2017 Luglio_ 9
Qual è la differenza tra algoritmi predittivi e reti neurali? Sistemi artificiali adattivi, albero degli algoritmi, sistemi evolutivi, reti artificiali. Qual è la differenza? Solo apparente. I sistemi evolutivi, una volta che hanno ricevuto le regole e i parametri, trovano da soli il processo ottimo di produzione che risponda a quelle regole. Nelle reti artificiali, avviene il contrario, noi gli diamo i dati e loro trovano le regole che li hanno prodotti. Ma noi dobbiamo fornire al sistema tutti i dati o sono sufficienti anche informazioni incomplete? Possiamo procedere in tutti e due i modi. Nel primo caso delle reti dette supervisionate, disponiamo sia dei dati del problema che della soluzione; disponiamo quindi di tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno. Nel secondo caso, quello delle reti non supervisionate, non disponiamo dei dati completi; a questo tipo di reti non forniamo nessun target, ma sono esse che devono collegare ogni variabile ad ogni altra, una ad una, senza punti di riferimento. In conclusione, noi non costruiamo algoritmi semplici, ma algoritmi che creano algoritmi, cioè “meta modelling”. Noi non applichiamo le tecniche lineari. Teoria dei gradi di separazione Algoritmi Classici.
Scotland Yard - Progetto Semeion: ipotetica rete criminale del traffico di droga a Londra.
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Mi scusi un’interruzione, necessaria per spiegare ai nostri lettori. Un “meta modello” è un modello di un modello, “meta modelling” è l’attività che genera modelli. Se per modello si intende la struttura semplificata ed essenziale o di qualcosa o di un processo che sta nel mondo, si definisce meta modello l’astrazione semplificata di quella struttura. Entrambi i due tipi ideali devono poter essere generati ed utilizzati da un sistema automatico. Ci può presentare alcuni esempi concreti di applicazione di questi algoritmi? Entrando nello specifico, ecco un caso concreto di applicazione. L’Università del Maryland gestisce un database assolutamente pubblico, un archivio continuamente aggiornato sui dati relativi al terrorismo a livello globale. Perciò abbiamo potuto prendere i dati da loro raccolti relativi ad atti di terrorismo del 2015, sia quelli riusciti che quelli falliti, avvenuti nell’Europa occidentale. Abbiamo così ottenuto 209 eventi. E su queste informazioni, i nostri algoritmi hanno iniziato a lavorare. Il problema da risolvere, la domanda da un milione di dollari a cui rispondere era: qual è il cuore, il punto zero, da cui si scatenano questi fatti di sangue? Il punto di partenza noto è Dortmund in Germania. Da qui si era esteso alla Germania, al Belgio e poi a seguire aveva raggiunto la Danimarca e il sud della Svezia. Ora guardiamo i punti nascosti, i punti viola: il primo si trova al confine tra la Libia e il Tchad e l’altro nel Mare del Nord. Che rapporto poteva esserci? E allora ci siamo detti che forse ci eravamo sbagliati. Ma invece, proprio in quel punto al largo delle coste della Norvegia c’è una piattaforma estrattiva di gas di proprietà di una compagnia norvegese molto famosa. Questa azienda produce ammoniaca, urea, nitrati e più in generale nitrogenfertilizer, tutti ingredienti usati nel gas mostarda ed esportati sempre dalla stessa compagnia in Libia, in una fabbrica situata proprio in quel paese e per giunta vicino ad una base militare! (La notizia di un furto di gas da una fabbrica chimica situata nel distretto di Jufra nel deserto centrale e meridionale della Libia, circa 600 chilometri a sud-est di Tripoli, è stata riportata anche dai giornali italiani il 19 e 20 dicembre 2015, ndr). La chiaccherata potrebbe andare avanti per ore, se non fosse per la segretaria che ci avverte che il mio taxi è arrivato.
Università del Maryland - National Consortium for the Study of Terrorism and Response to Terrorism http://www.start.md.edu/
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Presentato il VII Rapporto UNIREC Servizi a tutela del Credito Sempre migliore la qualità del servizio 275 milioni di euro di crediti da recuperare nel 2016, 141 mila pratiche al giorno. 70 miliardi di euro da recuperare nel 2016, di cui ben 26 miliardi deteriorati con un incremento del 17,6% rispetto all’anno precedente. Questo è uno dei punti non sempre considerato - se non negli ultimi tempi a causa delle note vicende bancarie - da cui partire per capire la situazione economica in Italia. La lettura del "VII Rapporto dell’Unione Nazionale Imprese a tutela del Credito", in collaborazione con il Sole 24 ore, offre una notevole mole di dati e spunti di riflessione altrettanto interessanti. Per avere un’idea della situazione nel nostro paese, si consideri che le 1.211 aziende associate Unirec, che occupano ben 19.000 addetti, hanno ricevuto in gestione 141 mila pratiche al giorno per un totale affidato di 275 milioni di euro. Secondo il rapporto, le posizioni in sofferenza sarebbero ben 35 milioni, ma vi è una componente tecnica per cui si può dire che la reale cifra ammonti all'85% di quel dato. Allo stesso tempo non è detto che ad ogni posizione corrisponda una persona, anzi si stima che le teste siano la metà, comunque rimane sempre un numero elevato. Ci sono anche da considerare i debitori seriali, quelli che accumulano in modo sistematico debiti, comportamento da attribuirsi a molteplici fattori: un’ignoranza totale del funzionamento dei meccanismi finanziari, una leggerezza assoluta nella gestione del denaro o al dolo. In questi anni, come sostiene il direttore di Unirec, si è assistito ad un raffreddamento delle fase iniziale per i microcrediti, ad esempio il caso della classica bolletta non pagata, mentre, per quanto riguarda i “vecchi” debiti maturi e che sono stati generati in un momento di crisi economica, si nota un loro progressivo accumulo.
Nel 2016, il 91% delle pratiche gestite e l’83% degli importi sono di tipo business to consumer.
Il debito delle famiglie è principalmente verso banche e finanziarie e si può suddividere in tre grandi tipologie, quello sostenuto per intraprendere spese necessarie, rate per l’acquisto della casa o di beni importanti come l’auto; in secondo luogo, debiti per prestiti ottenuti spesso da finanziarie per spese definite grosso modo voluttuarie e, in ultimo, debiti per il non pagamento delle utenze. E così l’importo medio del singolo credito cresce fino ad arrivare ad una media di 2 mila euro. Nel caso delle aziende la situazione è diversa. Innanzitutto per il volume nettamente inferiore (solo il 9%), e per la difficoltà delle stesse ad accedere al credito, sempre comunque mirato e restrittivo. Comunque si conferma un trend positivo nell’andamento, segno di un miglioramento dell’economia di questi due anni. Mirabilis 2017 Luglio_ 12
Crediti 2016 affidati suddivisi per regione (€/mln e peso %) Fonte: Imprese Associate UNIREC, elaborazione dati Centro Studi UNIREC.
Le imprese Unirec hanno d’altronde recuperato 8,1 miliardi di crediti, assicurandosi ricavi del 2,3% rispetto all’anno precedente, per un totale di 606 milioni di euro. Tale andamento positivo è dovuto, secondo le parole del Presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici Ennio Lucarelli, a tre elementi strettamente connessi come la qualità del servizio, la correttezza del modo in cui esso viene espletato e la formazione notevole del personale addetto. Va in questa direzione la presentazione del "Codice di condotta per i processi di gestione e tutela del credito", redatto in collaborazione con le associazioni di tutela dei consumatori Adiconsum, ADOC, Cittadinanzattiva, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, UNC, U.Di.Con. Se la tutela del consumatore a livello giudiziale è garantita dal codice civile e dal Codice del consumo, a livello stragiudiziale di gestione del credito mancava uno strumento ispirato all’ etica e buone prassi condivise a tutela del consumatore e delle parti in generale. Codice di condotta che, come ha dichiarato Marcello Grimaldi, presidente del Forum UNIREC - Consumatori, “rappresenta uno degli esempi più virtuosi di co-regolamentazione del settore del recupero crediti non solo in Italia, ma in tutta Europa dove si è guadagnato diversi riconoscimenti ed è stato individuato come modello di riferimento dalla Federazione Europea delle Associazioni di aziende di recupero crediti per la predisposizione del nuovo Codice Paneuropeo”. Mirabilis 2017 Luglio_ 13
Intervista a Pierluigi Brogi, studio BGSM&Partners Consulente della Nivi Group, ideatore del Forum Finanziario Qual è la caratteristica del vostro studio? E’ presto detto. La specificità dello studio Brogi è data dalla multidisciplinarietà, dall’offerta al cliente di una serie di servizi integrati. Assistiamo le aziende a tutto tondo. Da noi lavorano una quarantina di persone; ci sono dottori commercialisti, consulenti del lavoro, esperti di controllo di gestione, di finanza di impresa, analisti in grado di fare business plan, piani industriali, sia nella fase di lancio dell’azienda, o come si dice in gergo di start up, sia nella fase di turn around e della ristrutturazione del debito. E’ uno studio attivo anche nel settore della consulenza del lavoro, perché vi è un team di sette-otto persone che si occupano di materia giuslavoristica e una sezione dedicata al mondo delle agevolazioni e dei contributi. Quindi operazioni di grande respiro finanziario. Sì e a conferma di quanto appeno detto, c’è da aggiungere che siamo consulenti di una banca di livello nazionale come il Monte dei Paschi di Siena, nello specifico dell’Ufficio estero della direzione generale, che ha segnalato, tra altri sei studi, il nostro come professionisti bene visi dall’istituto; noi siamo stati scelti per le nostre capacità nella materia della fiscalità internazionale e dell’asset protection. Abbiamo anche sottoscritto un accordo con Confindustria Toscana e con Confindustria Toscana Nord sempre per l’assistenza nei processi di internazionalizzazione delle aziende iscritte all’associazione. Quindi essendo consulenti dell’Ufficio estero del Monte dei Paschi e avendo firmato un accordo con Confindustria, abbiamo avviato da quattro/cinque anni un percorso veramente completo e professionale nell’assistenza alle aziende nei processi di internazionalizzazione. Accanto e assieme a questa attività, sta l’esperienza notevole nel campo internazionale. Dal 2007 sono socio di AITC, Association of International Tax Consultants, associazione di commercialisti e avvocati di affari presente in 75 paesi, di cui sono stato nel consiglio di amministrazione dal 2007 al 2011 e presidente mondiale dal 2011 al 2015. Da quella data, faccio parte del board. Inoltre aderiamo ad un altro network, IFAL International Fiscal Association, che raggruppa contribuenti, professionisti, manager, funzionari delle amministrazioni pubbliche, professori universitari che si occupano di questioni fiscali Mirabilis 2017 Luglio_ 14
internazionali. Come si vede, l’attività internazionale è particolarmente intensa. Siamo anche soci di cinque Camere di Commercio Internazionali che ci consentono di avere relazioni sia con aziende italiane che vanno all’estero, sia con aziende internazionali che vengono in Italia. Nello specifico, siamo soci della Camera di Commercio italiana a Dubai, che copre gli Emirati e l’Iran, di quella di Londra, di Miami e della Camera di Commercio americana e giapponese a Milano. Lei di che si occupa, in particolare? Nello specifico, tra i dottori commercialisti, io sono quello che si occupa delle operazioni straordinarie, tipo fusioni aziendali, scissioni, conferimenti, mezzanine finance, aumenti di capitale, operazioni sul capitale, finanziamenti, operazioni di mini bond e così via. Dottor Brogi sono dieci anni che il suo studio organizza il Forum Finanziario. Quest’anno la sessione è dedicata agli “Strumenti per la crescita e l’internazionalizzazione delle economie distrettuali”. Ci può raccontare come è nata questa idea? L’idea del Forum, ormai arrivato alla decima edizione, nasce in un momento di difficoltà e di stagnazione dell’economia italiana e toscana e con molta soddisfazione possiamo dire che siamo riusciti a integrare la nostra nuova clientela internazionale con quella domestica. Quest’anno il focus è proprio sull’internazionalizzazione delle imprese, sugli strumenti finanziari a loro disposizione. Abbiamo scelto questo tema perché riteniamo che ci sia ancora un grande squilibrio tra aziende italiane all’estero, 22.000, e aziende straniere presenti in Italia che sono 13.500. Questa sproporzione fa pensare; se succede, è perché molte cose non funzionano in Italia, significa che le imprese straniere non investono perché il nostro paese è gravato da eccessiva burocrazia, lentezza della giustizia, da una fiscalità eccessiva. Da chi è costituita la platea degli ospiti? Mi immagino che la maggioranza siano dottori commercialisti…
X Forum annuale sulla Finanza d’impresa, Prato, 25 maggio 2017
Al Forum partecipano sempre oltre trecento addetti ai lavori tra imprenditori, professionisti, operatori del settore bancario, finanziario, dottori commercialisti - l’evento è accreditato dall’Ordine -, avvocati, docenti universitari, esponenti della Borsa italiana, e dei fondi di investimento. Poi c’è naturalmente il mondo che ruota intorno al nostro studio, i clienti e non solo. Il Forum prodotto da BGSM&Partners, è stato adottato da Confindustria che assicura il proprio patrocinio; uno dei relatori sarà infatti il vice presidente di Toscana nord, il dottor Andrea Tempestini. Da alcuni tempi BGSM & Partners ha iniziato una collaborazione con Nivi Credit, azienda specializzata nel recupero credito massivo e nei servizi di consulenza alle aziende e alla Pubblica Amministrazione. Quali sono gli elementi fondanti tale partenariato? Questa collaborazione si è sviluppata negli anni ed è ormai fonte di stima ed affetto verso Luigi Nicosia e la sua famiglia. Adesso la presidenza e la direzione sono impegnati in un processo di ampliamento dell’attività dell’azienda, un lancio anche in mercati diversi nei quali Nivi ambisce ad entrare con forza. Nivi è sicuramente, in alcune aeree di business, un partner ideale per il mondo professionale, bancario e finanziario. Alcuni dei prodotti che stanno realizzando hanno un valido mercato, mi riferisco a Nividiligence e al mondo del recupero crediti. Non soltanto nell’ambito della debt collection ma anche nella valutazione dei non performing loans, tema oggi di grande attualità. Le banche stanno cercando infatti dei soggetti che possano svolgere questa attività e Nivi può essere un outsourcer fortissimo; ha una forte specificità nel recupero crediti e, di fatto, è un’azienda che svolge per conto degli enti pubblici, come i Comuni, un’attività esattoriale. Laddove quindi questi soggetti si trovassero nell’evenienza di avere importi ingenti ma molto frazionati, insomma micro crediti, che i clienti hanno difficoltà a tradurre in liquidità in assenza di strutture di recupero adeguate, Nivi si configura come la soluzione più efficiente. Nel mercato attuale, la due diligence ha acquistato un ruolo fondamentale. Che ruolo Nivi può svolgere assieme a voi in quest’ambito? La sinergia con il nostro studio è appunto nata intorno all’attività di due diligence presentata in co-branding per dare un servizio alle imprese che si trovano ad avere commesse importanti con controparti di cui non dispongono di molte informazioni o addirittura nella fase di acquisizione o di vendita della propria azienda o nel semplice caso di aziende che stanno facendo una compravendita di immobili. Ecco che far svolgere l’indagine di due diligence con il prodotto Nividiligence è estremamente utile perché aiuta a valutare la fattibilità dell’affare in corso. Queste sono le due attività dell’azienda, in cui credo in modo convinto, più vicine al mondo professionale che ruota intorno allo studio.
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del futuro”(Camera dei Deputati - Auletta dei Gruppi Parlamentari) organizzato da StopSecret Magazine. Il DDL “Paolo Petrini” ha come fine la coerenza del quadro normativo e prevede una serie di cambiamenti notevoli rispetto alla disciplina esistente. Uno dei punti salienti riguarda la possibilità, si veda l’art 2.4, per le aziende di recupero crediti di coordinare e gestire anche l’attività giudiziale oltre che quella extragiudiziale, fatta salva l’attività legale vera e propria riservata agli Avvocati iscritti all’Ordine.
Verso la riforma della normativa sul recupero crediti Le proposte di legge “Di Maio” e “Petrini” presentate alla Camera Il diritto del creditore a vedere riconosciuto il proprio credito è sempre stato un fenomeno di intuitiva importanza all’interno di ogni società organizzata. Se questo assunto è valido per ogni epoca, è innegabile come oggi il sistema che si occupa di tutelare tale diritto conquisti un ruolo sempre più centrale. Il pensiero va a quel fenomeno di scarsa propensione ai pagamenti che rischia di penalizzare le attività imprenditoriali nel nostro paese, già poste a dura prova dal contesto socio economico in cui viviamo. Parte attiva viene allora svolta da tutto il comparto che si occupa di fornire il servizio di gestione e tutela del credito. Una tale realtà deve tuttavia scontrarsi con l’assenza di una legge adeguata o, quanto meno, di una legge aggiornata, in grado di stare al passo con i tempi. L’attuale corpus normativo che disciplina l’attività degli operatori del settore è infatti ormai obsoleto. La disciplina esistente si basa ancora sul Testo Unico di Pubblica Sicurezza-TULPS (art. 115) del 1931, in base al quale chiunque voglia operare nell’ambito del recupero Mirabilis 2017 Luglio_ 16
crediti, deve ottenere una licenza di pubblica sicurezza, presentando una dichiarazione di inizio attività presso la Questura territorialmente competente e dimostrando di possedere i semplici requisiti che il TULPS richiede. Queste palesi esigenze, ma ancor più la natura dell’attività svolta dalle società di recupero crediti, negli anni hanno portato a sollevare un acceso dibattito sull’eventualità di apportare un cambiamento e affidarne la vigilanza al Ministero della Giustizia, ritenuto evidentemente il soggetto più indicato per disciplinare un ambito tanto importante e bisognoso di attualizzazione. Non stupisce allora che il legislatore stia pensando di venire incontro all’esigenze degli attori per dare ordine alla materia. Vanno in questa direzione le due proposte di legge presentate dagli onorevoli Marco Di Maio (Atto Camera n°4358 del 10.3.2017) “Disciplina dell’attività di recupero crediti” e Paolo Petrini (Atto Camera n° 4261 del 31.1.2017) “Disciplina dei servizi per la tutela del credito”, discusse nell’incontro romano del 12 Aprile 2017 dedicato alla “Gestione del credito: tra la fotografia del presente ed il film
È pertanto auspicabile che l’anzidetta proposta di legge, che prevede il passaggio di competenze dal Ministero degli Interni a quello della Giustizia, come avviene per esempio in Germania dopo la riforma del 2007, possa aiutare e garantire una più concreta possibilità di addivenire al recupero crediti in via stragiudiziale e che, laddove questo passaggio propedeutico non dia riscontri positivi, possa agevolare la successiva attività da svolgersi presso le aule giudiziarie. Vi è poi l’altra interessante novità dell’istituzione di un Organismo pluralistico di regolazione e controllo del settore, presieduto dal Ministero della Giustizia, di cui fanno parte tutti gli attori coinvolti in questo complesso meccanismo, dalle aziende di recupero crediti, ai creditori mandatari alle associazioni dei consumatori. A tale organismo è demandato il compito di stabilire i contenuti della formazione obbligatoria per gli operatori. Dato che uno dei punti critici del recupero è rappresentato dall’irreperibilità del debitore, questo DDL contempla la possibilità di accedere alle banche dati, ma allo stesso tempo tutela il debitore obbligando le aziende di recupero ad adottare particolare cautele garantiste, quali, ad esempio, la registrazione delle telefonate per evitare situazioni estreme di “stalking telefonico” da parte degli addetti alla phone collection. Sempre nella logica della difesa dei cittadini, la commissione sta valutando l’istituzione di un fondo di solidarietà destinato a sostenere i debitori i quali, laddove versino in conclamate ed accertate condizioni di difficoltà economica, non siano nella possibilità di pagare e saldare i propri debiti.
La proposta di legge dell’Onorevole Marco Di Maio è scritta, invece, da un punto di vista diverso anche se parte sempre dall’esigenza di aggiornare la normativa. Essa, elaborata in collaborazione con UNIREC e il Forum consumatori, si pone come obiettivo quello di fornire una cornice normativa più agile e snella, coerente ed efficace ispirata a principi di professionalità e semplificazione burocratica rimandando l'articolazione ai decreti attuativi. A riprova della filosofia della legge, vi è la brevità della proposta che si articola in soli quattro articoli. Il primo riguarda la “definizione e regime giuridico del settore”, il secondo le “caratteristiche e requisiti delle Imprese di recupero crediti e delle figure professionali”, il terzo la “verifica dei requisiti professionali e sospensione della licenza” e in ultimo l’articolo che definisce l’ “accesso a banche dati”. A differenza della proposta precedente, la competenza del comparto rimane al Ministero degli Interni che, secondo il legislatore, ha svolto fino ad oggi un buon lavoro di controllo. Per quanto riguarda la garanzia della qualità del servizio, è previsto che gli operatori del recupero crediti rispettino i requisiti minimi rappresentati dai Codici di condotta riconosciuti, tra cui il “Codice di condotta per i processi di gestione e tutela del credito” approvato dal Forum UNIREC-Consumatori del 2015. Sempre nella logica dello snellimento legislativo e della “sburocratizzazione”, l’aggiornamento professionale ed i percorsi obbligatori sono demandati alle associazioni di categoria. Infine, essendo sempre centrale il tema della reperibilità del debitore, anche questo DDL raccomanda alle aziende la concreta possibilità di potere accedere a banche dati pubbliche e all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, sempre nel pieno rispetto della privacy della riservatezza del soggetto.
di un Organismo di regolazione e controllo, come previsto dal DDL Petrini, di concerto con una altrettanto auspicabile estensione del Processo Civile telematico presso il Giudice di Pace, potrebbero invece assicurare i giusti strumenti per compiere questo cambiamento. Non solo. Le difficoltà di cui stiamo parlando si registrano in tutti i servizi di tutela del credito che, lo ricordiamo, comprendono l’attività di recupero crediti stragiudiziale, svolta da società specialiste del settore ma anche da avvocati iscritti all’ordine che effettuano il recupero anche giudiziale dei crediti. A tal proposito, si rileva come anche le Istituzioni siano ben consapevoli delle obiettive difficoltà a cui vada incontro l’operatore che intraprende la via del recupero credito giudiziale. D’altro canto vi sono evidenti limiti nel nostro ordinamento che talvolta scoraggiano la volontà di intraprendere un’azione giudiziale per vedere soddisfatto il proprio credito. L’avvocato che intende attivare una procedura per il recupero del credito, infatti, dovrà rivolgersi alla autorità (Giudice di Pace o Tribunale) competente per territorio presso la quale, tipicamente, depositerà il ricorso per decreto ingiuntivo, primo passo per giungere, solo diversi mesi dopo, ad un provvedimento che gli consentirà di iniziare una altrettanto lunga procedura esecutiva per recuperare forzosamente il credito del proprio cliente. L’avvento del Processo Civile Telematico (P.C.T.), che permette di gestire ed interagire con gli Uffici Giudiziari per il tramite di strumenti digitali, ha solo in parte agevolato il lavoro degli Studi legali, consentendo loro un minor dispendio di tempo e di risorse, anche economiche, e permettendo loro di aggirare la burocrazia. Tuttavia il P.C.T. non copre tutti gli ambiti della giustizia civile, in particolare, per quanto attiene al settore recupero credito, resta scoperto l’Ufficio del Giudice di Pace. Tale Ufficio infatti è particolarmente rilevante in quanto organo deputato a decidere cause di valore fino ad € 5.000. Uno spettro sicuramente molto ampio quando si parla di recupero crediti “small tickets”. In tale ambito quindi l’avvocato/operatore dovrà seguire la procedura “classica” del deposito degli atti in forma cartacea presso le relative cancellerie nonché tutti i successivi adempimenti che dovranno svolgersi sempre in loco, con un consequenziale aggravio di tempi e costi a carico del cliente/creditore. Si rende pertanto non più rimandabile un intervento del legislatore anche in tal senso finalizzato all’estensione del P.C.T. al Giudice di pace per una gestione più snella e capillare delle cause di piccolo importo. In conclusione, dovendo fotografare l’attuale situazione della gestione del credito in Italia, lo scenario si presenta alquanto complesso sia per motivazioni oggettive, inerenti le difficoltà del materiale reperimento dei crediti, che soggettive, per i limiti a cui sono sottoposti gli operatori deputati alla funzione del recupero del credito. *In collaborazione con l'avvocato Elena Calvani Responsabile Ufficio Legale e Appalti Nivi Group e l'avvocato Giulia Brizzi
L’assenza di regole certe ed efficaci non offre al comparto le giuste leve per poter affrontare la difficile situazione. Pertanto l’auspicabile proposta di affidare l’ambito della riorganizzazione delle attività di recupero credito al Ministero di Giustizia anche con la costituzione Mirabilis 2017 Luglio_ 17
Varsavia ha ospitato il Global Debt Collection Rilancio del marchio TCM
L'ultimo giorno del Convegno
L’annuale convegno del network internazionale TCM Group-Global Debt Collection si è tenuto quest’anno a Varsavia dal 15 al 18 maggio. L’associazione raccoglie a livello mondiale le principali agenzie di recupero del credito, studi legali specializzati e professionisti di 24 paesi che offrono i loro servizi garantendo una qualità certificata. Per far parte infatti del TCM-Global Debt Collection, è necessario rispettare indicatori precisi e superare test severi di validazione. Nivi Credit è l’unica azienda italiana a potersi fregiare del titolo di socio fin dal 2010, a riprova della serietà e affidabilità del proprio lavoro. Anche quest’anno Nivi Credit si è dimostrata un’azienda ai massimi livelli sia in termini di risultati raggiunti, sia per la qualità del servizio, che per l’assistenza fornita ai clienti, classificandosi seconda, dopo il Belgio, al “Quality Survey”.
Si comincia tra poco...
S. Duncan TCM Ceo e H. Czapinski TCM Chairman e consorti
Il recupero crediti a livello internazionale è infatti un’attività assolutamente delicata che per funzionare ed arrivare a buon fine deve ottemperare a regole e procedure ben precise. Conoscenza della lingua del creditore, delle leggi del paese di appartenenza, affidamento a corrispondenti locali di assoluta fiducia, sono requisiti essenziali per svolgere un lavoro efficace. Così il marchio TCM attribuisce adesso alle aziende di recupero un valore aggiunto da spendere sul mercato nei confronti dei clienti, perché sinonimo di serietà e di rispetto delle regole e, infatti, proprio questa tematica di marketing è stata al centro del dibattito. Un altro tema assolutamente delicato, anch’esso ampiamente discusso, è stato quello del rispetto della normativa UE sulla privacy da parte dei paesi che non fanno parte dell’Unione. Secondo la nuova normativa, infatti, l’onere della prova è tutto a carico dell’agente; da qui la questione di quali norme di comportamento tenere con quei paesi con legislazioni non particolarmente attente alla privacy dei dati sensibili. In questi casi, l’azienda di recupero è responsabile anche per quel paese? Oppure la sua responsabilità si ferma ai confini? Temi scabrosi, di non facile soluzione per giunta comunitaria. Nel corso della conferenza vi sono stati incontri dedicati anche al tema delle norme antiriciclaggio, alla creazione di un fondo di garanzia per la tutele dei crediti del cliente ed ai finanziamenti all’estero. Da sempre TCM è impegnata nell’attività di raccolta fondi a favore di cause sociali rilevanti, quest’anno all’asta di beneficienza sono stati raccolti ben 23.000 euro, donati ad un’associazione polacca per non vedenti.
Il Parco Reale “Łazienki Królewskie” a Varsavia Mirabilis 2017 Luglio_ 18
Infine, arrivederci il prossimo anno a Seul!
Assicurazioni anti-hacker per sconfiggere il cyber crimine. Colpiti 99 paesi. Adesso i pirati chiedono riscatti*
Tra le fragilità del cloud e il rafforzamento di malware sempre più resistenti, i Cyber attacchi hanno raggiunto una diffusione senza precedenti. Negli ultimi anni, tramite un processo di diversificazione delle competenze, anche Nivi Group si sta imponendo nel ramo dell’alta tecnologia informatica con applicazioni nel settore della sicurezza. A riprova, un estratto dell’articolo “Assicurazioni AntiHacker per sconfiggere il Cyber Crimine” di Oliver Suess, pubblicato su Bloomberg il 10 maggio di quest’anno. "Un Cyber attacco inflitto ad un’impresa o organizzazione determina non solo delle perdite finanziarie, ma anche disagio aziendale e necessità di azioni legali. Per le compagnie assicurative, l’ingresso in questo mercato inesplorato del Cyber crimine potrebbe invece rivelarsi un’opportunità da10 miliardi di dollari.
L’urgenza di rinforzare i sistemi di sicurezza è provata da episodi quali la breccia nel sistema del Comitato nazionale democratico USA o il piano di un gruppo di hacker turchi che violarono numerosi profili Twitter per diffondere simboli filonazisti. La nascita di queste nuove coperture assicurative non poteva capitare in un momento migliore; con un mercato ormai e da tempo in lenta crescita, con scarsa possibilità di espansione e forte oscillamento dei prezzi. In Europa l’utile dei premi assicurativi è in ristagno da un anno, ma adesso la situazione sembra sul punto di una svolta. Secondo Munich Re, compagnia di riassicurazioni tedesca, è prevista per il 2018 una crescita dell’1.3% del fatturato e un aumento dei premi assicurativi, entro il 2020, che va dai 3.4 miliardi di dollari ad una cifra compresa tra gli 8.5 ed i 10 miliardi. Un ulteriore incremento della domanda potrebbe derivare dall’introduzione dei nuovi decreti UE che entreranno in vigore il prossimo anno; le aziende saranno infatti tenute a riportare agli enti di controllo e agli individui coinvolti eventuali brecce nel loro sistema.
Una questione da non sottovalutare
Mentre abbiamo avuto a disposizione anni, e in certi casi secoli, per studiare come prevenire danni fisici quali il rischio d’incendio e di catastrofi naturali, il Cyber crimine è una minaccia ancora recente, che dispone di metodi sofisticati che si affinano ogni anno. Con i rischi in continuo aumento, la prova più difficile è stabilire il giusto prezzo e i limiti delle coperture assicurative. È necessario tenere conto che un risarcimento deve coprire anche i danni ai soggetti eventualmente coinvolti, i costi delle procedure investigative e delle relazioni pubbliche. I risarcimenti vengono calcolati anche in base al cliente; se l’azienda o l’ambito a cui appartiene sono ancora in fase embrionale, le compagnie assicurative scelgono forme di tutela maggiori: «La nostra copertura è limitata a 100 milioni di dollari per cliente» dice Paul Bantick, capo del reparto Cyber sicurezza della compagnia di asicurazione Beazley , «(…) per programmi differenti invece, 100 milioni costituiscono solo la prima parte, seguita da altre coperture addizionali.»
Un attacco dalla portata mondiale
La maggiore preoccupazione è attualmente che un attacco globale, come un virus in grado di diffondersi dall’Asia, all’Europa, agli Stati Uniti, possa colpire più aziende coperte dalla stessa compagnia assicurativa. «Un attacco della portata di un uragano, per quanto possa colpire una volta ogni 25 anni, potrebbe arrivare a costarci 150 milioni di dollari e 30 miliardi all’intera industria», ha detto Bronek Masojada, amministratore delegato presso Hiscox. «Vista la mancanza di precedenti non sappiamo se una perdita da 30 miliardi possa avvenire tra 25 o 100 anni e nemmeno prevedere se riusciremo a sopravviverne.» Masojada riconosce che, alla Hicox, l’ ambito cibernetico è sicuramente quello che oggi registra la crescita più significativa. La compagnia ha contabilizzato quest’anno oltre 100 milioni di dollari di Cyber-premi, con un tasso di crescita stimato dal 20 al 30%." *Traduzione e rielaborazione a cura di Chiara Corradossi, Bloomberg del 10 maggio 2017 https://www.bloomberg.com Mirabilis 2017 Luglio_ 19
World News Mirabilis 2017 Luglio_ 20
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Umani, troppo umani? Robot e Intelligenza Artificiale Se ne è parlato all’Università di Scienze Politiche a Firenze “Il futuro del futuro è il presente”
E’ stato il teorico della nuova comunicazione, Marshall McLuhan (1911-1980) a caratterizzare con un aforisma la continua rivoluzione della tecnologia odierna. Dieci anni fa gli smart phone non esistevano, i social erano ancora una cosa strana, l’auto che si guida da sola, la Google car, fantascienza. E invece oggi… L’11 maggio durante l’incontro “Uomo e Robot: metamorfosi di un’alleanza”, a discutere delle sfide di una contemporaneità sempre più breve, e davanti ad una platea di studenti, sono stati chiamati dall’Università di Scienze Politiche di Firenze (Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa), l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale - AIIA, e l’Associazione Media Duemila, assieme ad informatici, sociologi ed economisti.
L’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) non può essere sottovalutato.
La prima comparsa dei robot nel campo dell’industria fu nel 1969, l’anno dello sbarco sulla Luna, nel settore automobilistico e da alcuni anni gli effetti di una loro applicazione nel mondo dei servizi si fanno sentire. “In Giappone una compagnia di assicurazione ha licenziato 34 impiegati per sostituirli con Watson (Intelligenza Artificiale IBM) e una ricerca del World Economic Forum stabilisce che entro il 2020 oltre 7 milioni di lavoratori saranno sostituiti da robot o programmi intelligenti. Nel report redatto dalla Oxford Martin School e Citibank nel gennaio del 2016 e intitolato "Technology at work: V2.0", si afferma che il 35% dei lavoratori in Inghilterra sono a rischio di essere rimpiazzati dall’automazione da qui al 2025, il 47% negli Stati Uniti, con una media nei paesi Oecd del 57%. In Cina il rischio raggiunge il 77%. Lo studio di Acemoglu e Restrepo (2017) stima che già oggi negli Usa ogni robot in più per 1000 lavoratori riduca il tasso di occupazione del 0,18-0,34%, e la paga oraria del 0,25-0,5% (dati 1990-2007)”. E la sfida continua tanto più migliorerà e crescerà la capacità da parte delle macchine di interagire con l’uomo, già adesso non è più necessario dettare tutte le procedure e scrivere ogni passaggio di istruzione per dire ad un robot che cosa deve fare. E’ sufficiente, si fa per dire, che la macchina sia in grado di apprendere in corso d’opera. Accanto alla capacità di apprendere, al machine learning, bisogna sottolineare che in questi ultimi anni, dal 2015, siamo in presenza di robot collaborativi, usciti dai recinti dedicati cui erano confinati per motivi di sicurezza, che possono operare e convivere nello stesso spazio lavorativo dell’uomo. Mirabilis 2017 Luglio_ 22
Ma i dati sono contradditori, per esempio, per Domenico
i robot dal 2012 al 2020 saranno responsabili della creazione di 2 - 3 milioni e mezzo di posti di lavoro (www.ifr.org/robots-create-jobs) ed in Germania il Boston Consulting Group prevede che entro il 2025 la robotizzazione e l’aumento di produttività faranno sparire 600 mila posti di lavoro, ma ne creeranno 950 mila meglio pagati, con un saldo netto di 350 mila nuovi posti di lavoro e una crescita addizionale dell’1% del pil ogni anno. Appendino,
L’applicazione dell’IA ai processi produttivi avviene infatti in contesto di cambiamenti epocali dove vari e molteplici fenomeni si affastellano. Globalizzazione, ridistribuzione della ricchezza a livello planetario e all’interno dei singoli paesi, effetti deflattivi, aumento della produttività, inquinamento si aggrovigliano lanciando messaggi e indicazioni opposte, di difficile lettura, alle classi dirigenti della terra. Certo è che il sogno della creazione di cose pensanti è insito nella mente dell’uomo occidentale. A ricordarcelo stanno i miti greci da Pigmalione con la sua Galatea alle macchine di Efesto.
Tweet di Macron lancia un fondo di 10 miliardi per startup innovative Il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato un fondo pubblico per startup dal valore di 10 miliardi di euro. La Bpifrance, banca pubblica d’investimento che gestisce il fondo, già si era dichiarata disponibile ad investire 1 miliardo di euro prima ancora della decisione dello stato.
Start up
Start app
Un Airbnb per esperienze in barca a vela Dopo aver conquistato l’Italia, Sailsquare punta adesso a finanziamenti ed espansione in acque straniere. Nata dall’idea di due appassionati di vela e di informatica italiani, la piattaforma è una sorta di Airbnb della vela: gli skipper locali offrono vacanze intere o una giornata a bordo di una barca a vela e i potenziali viaggiatori scelgono tra i diversi itinerari online. La ricerca così come tutte le fasi di prenotazione e pagamento si svolgono sulla piattaforma Sailsquare. Oltre ad essere una startup, Sailsquare è diventata una community di amanti del mare, raccogliendo esperienze di migliaia di appassionati. https://it.sailsquare.com/
Meno di due ore e il rabarbaro raccoglie 250 mila euro Record di velocità per la batteria green al rabarbaro della startup italiana Green Energy Storage: 500 mila euro in 10 ore, la cifra massima per la piattaforma di crowdfunding Mamacrowd. Il sistema sfrutta una molecola prodotta dalle piante durante la fotosintesi, facilmente estraibile dal rabarbaro e da altri vegetali, biocompatibile e a basso costo. L'impiego, per efficienza e risparmio energetico, appare ideale per abitazioni, edifici commerciali e imprese. http://www.greenenergystorage.eu/
Floome ti avvisa quando sei tornato sobrio Una startup creata da tre ingegneri dell’Università di Padova ha brevettato “l’etilometro da smartphone”. Il rilevatore è collegabile al proprio telefono con un filo jack e, tramite l’app, calcola il tasso alcolemico e il tempo necessario per tornare nei limiti consentiti. https://www.floome.com/
Donapp per la beneficenza a costo zero Donapp nasce dall’idea di Stefano Del Noce, un ex autore televisivo, desideroso di dare una svolta ad una vita da lui stesso definita «un po’ futile». La piattaforma trasforma consumatori in donatori: effettuando un acquisto attraverso Donapp su alcuni dei principali negozi e-commerce, senza alcun costo aggiuntivo, una percentuale di quanto speso andrà a finanziare l’iniziativa che ti sta più a cuore tra quelle proposte. La startup del CEO Del Noce e del programmatore web Andrea Provenzale, è cresciuta molto dall’inizio dell’anno; è stata scelta come mezzo per la raccolta fondi contro la desertificazione e siccità dalla Croce Rossa Italiana, e ha ricevuto ingenti finanziamenti. Ogni donazione è garantita e controllata dalla Fondazione Italia per il Dono onlus. https://www.donapp.it/
Arriva il modo di risparmiare sulle traduzioni Ad oggi le aziende esportatrici si sono sempre affidate alle società di traduzione, le sole ad avere gli strumenti per determinare quantità e qualità delle traduzioni. Di conseguenza il mercato è arrivato a risultare ben poco trasparente. Con il lavoro di Aqrate, una nuova startup bolognese, si ottengono informazioni, finora inaccessibili, grazie alle quali è possibile avere in anteprima conteggi accurati sui testi da tradurre, senza bisogno di cambiare i fornitori di fiducia. Inoltre, attingendo da memorie di traduzioni già effettuate, basterà richiedere la traduzione solo delle parti mancanti: più recuperi, meno traduci e meno spendi. http://aqrate.biz/ In collaborazione con Chiara Corradossi Mirabilis 2017 Luglio_ 23
1927 Il ritorno in Italia Salvatore Ferragamo e la Cultura Visiva del Novecento In mostra a Firenze
Salvatore Ferragamo, Francesina 1929 Tomaia in capretto con decorazione asimmetrica in lucertola. Il modello è appartenuto alla Contessa Alessandra della Gherardesca Spalletti Firenze, Museo Salvatore Ferragamo Foto Arrigo Coppitz Mirabilis 2017 Luglio_ 24
Mino Maccari, Natura morta1926, Olio su tela Gabinetto fotografico del Polo Museale Regionale della Toscana
Quando nel 1927 Salvatore Ferragamo si imbarcò da New York in prima classe, a bordo del grande transatlantico della Navigazione Generale Italiana Roma con rotta New York, Genova e Napoli, era già famoso e ricco. Ma non era un emigrato che ritornava a casa dopo aver fatto fortuna. Questa è la storia di un artista, artigiano, industriale, geniale innovatore. Partito da Napoli che un lavoro l’aveva, andato a Santa Barbara, in California perché voleva perfezionare la sua mano e riuscire a combinare tecnica, disegno e comodità. Negli Stati Uniti studia anatomia, inventa soluzioni rivoluzionarie. Trasforma il lavoro di calzolaio nella ricerca della scarpa perfetta e diventa il “calzolaio delle stelle” della nascente e subito famosa Hollywood. Ma la storia di Salvatore Ferragamo è nota. A celebrare il ritorno, la scelta di Firenze come sede della maison, ecco la mostra dedicata a “Il ritorno in Italia”. Il curatore Carlo Sisi coadiuvato dal comitato scientifico ha organizzato un percorso espositivo originale e scenografico ispirato all’idea del viaggio tra gli Stati Uniti e l’Italia. Anni Venti, anni rivoluzionari in tutte le dimensioni della vita. E’ l’epoca che segna il trionfo dell’industria, dell’auto, della velocità, dell’avvento convulso e tumultuoso della società di massa, della rincorsa e adeguamento non sempre felice dei sistemi politici alle grandi trasformazioni sociali ed economiche.
Erano i roaring twenties, anni segnati da prosperità economica e grandi cambiamenti culturali che videro, tra l’altro, l’affermarsi di nuovi modelli femminili, le flapper, che si affiancarono alle star di Hollywood per esportare nel mondo una immagine di donna diversa: moderna, emancipata, trasgressiva. Ma l’America era anche terra di immigrazione, storie di altri italiani non sempre così di successo. E l’arte assorbe, registra, prevede il nuovo mondo, magari all’insegna della “riscoperta”. L’Italia e Firenze diventano protagoniste della scena internazionale, in una ricerca di sintesi tra modernità e tradizione, in una nuova riscoperta tra Futurismo e Strapaese. E’ la stagione del trionfo delle arti applicate, della nascita degli Istituti d’arte, dell’affermazione del design, dell’artigiano artiere che pensa in grande. Giò Ponti arriva alla Richard Ginori, Carlo Scarpa disegna le vetrate del negozio fiorentino di Cappellin, Guido Balsamo Stella disegna le maioliche per la Cantagalli e le coppe in vetro inciso. La mostra è organizzata in sezioni, ognuna dedicata ad un tema associato alla figura di Salvatore Ferragamo, a cominciare dal suo ritorno. Quadri, oggetti, fotografie, costumi, filmati d’epoca, ricostruzioni d’ambiente creano un percorso che comprende la Firenze artistica e industriale nel Novecento, il folklore e le arti decorative negli anni ’20, la donna italiana, la casa italiana, l’originalissima sezione dedicata alla nascita della cultura del corpo. Da segnalare, il bel catalogo, con chiari e approfonditi saggi introduttivi alle sezioni espositive a cura di Carlo Sisi e Stefania Ricci. Ringraziamo l’ufficio stampa della Fondazione Ferragamo Il Ritorno Di Salvatore Ferragamo In Italia Museo Salvatore Ferragamo / Palazzo Spini Feroni, Firenze 19 Maggio 2017 - 2 Maggio 2018 / dalle 10 alle 19,30 tel 055 3562846 / www.ferragamo.co./museo Mirabilis 2017 Luglio_ 25
Giovanni Colacicchi, Piazza Santa Trinita, 1922 Olio su tela Firenze, Collezione Ferragamo Foto Arrigo Coppitz
Federico Melis, Anfora sardesca1927 Ceramica invetriata Urbania (PU), Musei Civici del Palazzo Ducale Foto Arrigo Coppitz
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Joan Crawford nel negozio di Ferragamo a Hollywood Firenze, Museo Salvatore Ferragamo
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Play me a song ... Ritorna in pista una delle folk-rock band più amate nel panorama indie italiano con il quarto album “Supereroi” a quasi 3 anni di distanza dal controverso “FolkRockaBoom”. Il duo palermitano composto da Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo torna a convincere in pieno con undici tracce in cui si fondono schitarrate esplosive e testi ingentiliti rispetto ai primi album, ma sempre di grande effetto per i folli accostamenti. E’ vero, le sonorità sono sempre meno grezze rispetto a “Sono all’osso”, il loro primo album a cui il sottoscritto è legato quasi sentimentalmente, ma questo per qualcuno potrebbe anche risultare un pregio. In ogni caso i due guitar heroes siciliani continuano a sorprendere in quanto a originalità compositiva, questa volta con la loro tipica matrice folk meno marcata a vantaggio di uno stampo più rock elettro-acustico. Una svolta, ma neanche tanto, in cui si subodora la presenza di Piero Pelù che non ha mai fatto mancare le sue lusinghe ai due ragazzi siciliani, e che ha co-prodotto buona parte dell’album (“Aquila solitaria” in particolare ha un retrogusto vagamente Litfibiano). Le ritmiche sono molto varie, dal tex-mex al bluegrass passando per sonorità vicine a quel rock classico che ti fa battere il piede in maniera del tutto involontaria. Mantengono il loro dna sonoro ma lo condiscono con una maturazione assolutamente non scontata, che avrebbe corso il rischio di portare a un decadimento creativo ed ha invece saputo rinnovarsi senza svendersi ne’ scadere nel banale. In un momento storico dove le cover vanno per la maggiore, eufemisticamente viste come “riscoperte” ma che in realtà puzzano parecchio di “qui abbiamo finito le idee”, I Pan del Diavolo dimostrano di non aver nulla da invidiare ad artisti che sono sulla cresta dell’onda da anni.
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Nella notte tra il 17 e il 18 Maggio, subito dopo un concerto con la sua storica band dei Soundgarden, si impiccava nella sua stanza d’albergo a Detroit Chris Cornell, frontman di alcune storiche band tra cui gli Audioslave e i Soundgarden nonché una delle voci più importanti della scena grunge di Seattle, genere diretto discendente dell’hard rock nato a metà degli anni ’80. Arrivato al successo proprio con questi ultimi di cui è stato leader e voce fino al primo scioglimento nel 1997, Cornell possedeva un timbro facilmente riconoscibile, caratterizzato da una grande potenza e ottima estensione vocale. La band, che partì nell’84 con un “quasi hard rock” dalle influenze che ricordano i Black Sabbath, trovò in seguito la sua vera dimensione nelle sonorità cupe e aspre del grunge, in particolare con l’album “Superunknown” considerato una delle pietre miliari del genere nonché loro maggior successo. Con pezzi come “Black Hole Sun” e “Spoonman” Cornell e compagni ripresero l’idea di creare un mix di generi che affondasse le sue radici tra heavy metal e punk rock con influenze melodiche vicine al pop, di buona orecchiabilità ma allo stesso tempo aggressivo e a tratti melanconico. La voce del loro frontman era perfetta per lo scopo e conferì alla band quella marcia in più per affermarsi nel panorama musicale di metà anni ’90, dopo l’uscita di scena dei Nirvana e la morte di Cobain nel ‘94. Nello stesso periodo, Cornell lavorò alla realizzazione di un singolo album con i “Temple of the dog”, super gruppo costituito da membri degli stessi Soundgarden e dei Pearl Jam. La band, formata proprio per sua volontà, era un tributo all’amico e compagno di stanza Andrew Wood (voce dei Mother Love Bone) che morì di overdose nel 1990, per cui lui stesso compose “Say hello 2 Heaven” come suo personale saluto. Successivamente all’esperienza maturata con i Soungarden, nel 2001 Cornell fondò gli “Audioslave” con 3 ex membri dei Rage Against the Machine. L’anno seguente produrranno il loro primo omonimo album studio, a mio avviso un capolavoro nel suo genere nonostante le critiche inizialmente contrastanti, che varrà loro il disco di platino. Dopo altri 2 album, nel 2007 lascerà il gruppo per divergenze artistiche, e per la sua volontà di intraprendere una carriera da solista che bramava da tempo e che considerava come una maturazione artistica e personale necessaria. Chris Cornell ha indubbiamente segnato un’epoca e ancora di più un genere, il grunge di Seattle, che ha conosciuto voci straordinarie e personalità dalla forte introspezione e complessità, oltre che da una intima e perenne insoddisfazione artistica, l’ennesima sfociata nell’autodistruzione. Un artista vero, puro, che incanalava il suo disagio e per quanto possibile lo sfogava nella musica, fino a rimanerne schiacciato prematuramente a soli 52 anni. Mi mancherà. Francesco Fusco Mirabilis 2017 Luglio_ 28
libri ! libri ! libri ! Cosa siano i numeri non è domanda a cui si possa rispondere senza pensarci. Sono prodotti della mente o qualcosa che vive ed esiste nella realtà? Gli antichi non avevano dubbi. Erano un prodotto della volontà degli dei, un loro dono agli uomini. Le opere di Omero, Esiodo, Eschilo, Erodoto sono piene di enumerazioni, censimenti, cataloghi, elenchi, serie; l’organizzazione ordinata di diverse entità come prerogativa della parola, della ragione, di ciò che rende unico l’uomo. Filolao (Crotone, 470 a.C. - Tebe, 390 a.C.), scriveva "nessuna menzogna riceve in sé la natura del numero”. E poi il sapere che viene dai trattati vedici che impostano il problema e la soluzione di uno dei temi centrali alla base di tutto il calcolo: il rapporto tra forme geometriche e numeri. Come si può ingrandire un altare mantenendone la stessa forma e in che modo calcolare l’equivalenza tra altari di diversa forma? Crescita dinamica delle figure geometriche e principio di invarianza della forma al variare delle dimensioni incontreranno il rigore della dimostrazione logica con gli Elementi di Euclide. Sono sempre i greci che colgono l’essenza del rapporto tra geometria e matematica e infatti per Aristotele il punto non è altro che l’unità collocata nello spazio, unità sì ma sempre composta all’infinito di altre unità perché la realtà, contiene allo stesso tempo il finito e l’illimitato, “crescita indefinita di numeri o di figure geometriche in scale diverse” che gli algoritmi possono produrre. E qui è la base degli algoritmi. Soluzioni che si possono ripetere per risolvere problemi. L’informatica aggiungerà qualcosa di straordinario, renderà automatico e autonomo il calcolo. Da questo momento si tratterà solo di efficienza e gli dei potranno disinteressarsi di noi. Paolo Zellini "La matematica degli dei e gli algoritmi degli uomini," Adelphi, 2016
New York, la Grande Mela, San Francisco, i grattacieli, i vecchi tram sferraglianti, lo sky line ormai reso celebre da centinaia di film, Hollywood e le sue scenografie. Che quando arriviamo finalmente, sembra di esserci già stati da sempre. Ma noi che sappiamo veramente degli Stati Uniti? Di un paese di 9 370 000 km² in totale e circa 325 milioni di abitanti, di deserti pianure montagne fiumi foreste i grandi laghi. Tutto grande, tutto enorme, forse troppo. E discendenti di inglesi, indiani, cinesi, scozzesi, irlandesi, svedesi, polacchi, italiani, inglesi, vietnamiti… Che ne sappiamo appunto? Gli stereotipi come sempre, il grande sogno americano, la vastità, la pronuncia un po’ troppo larga. E poco altro. Ogni tanto arriva qualche film che ci mostra qualcosa di strano, di non usuale. Ogni tanto un libro di qualche autore accende un faro su qualcosa che non si era visto. Oggi nell’epoca di Trump, sorpresa per molti, ecco il caso letterario dell’anno, “Elegia americana” (Garzanti, di J.D. Vance). «Io sono bianco, ma non wasp (white anglosaxon protestant, ndr). Mi identifico con i milioni di operai bianchi discendenti da scozzesi e irlandesi che non sono andati a scuola. Per questa gente la povertà è la tradizione famigliare, i loro antenati erano operai nel Sud schiavista, e poi braccianti, artigiani e operai. Gli americani ci chiamano hillbilly, redneck o white trash. Io li chiamo vicini, amici, la mia famiglia». Romanzo sulla povertà, sulla miseria culturale prima che economica, di quei montanari bianchi della Rust Belt che hanno contribuito alla vittoria del miliardario. Autobiografia spietata di un giovane uomo diventato avvocato di successo nonostante tutto. Malgrado una madre pazza e drogata che collezionava matrimoni, una famiglia che dire allargata è dire poco, nonostante liti domestiche che rasentavano le risse da strada, con una predilezione alla violenza, alle armi e all’alcool degne del Far West. Eppure romanzo d’amore, scritto con nostalgia per una collettività tenuta assieme comunque dai valori del coraggio, della lealtà e dell’onore, libro scritto con una pietas per un mondo che si sta disfacendo in un disordine ed un caos senza senso. Ed ecco la resurrezione. Quel ragazzino destinato al riformatorio, o peggio, trova il riscatto, entra nei marines, vede il vero disastro, la guerra in Iraq, la morte, capisce che comunque il destino è nelle sue mani e afferra la propria strada, si aggrappa alla consapevolezza della disperazione per non annegare, fino a laurearsi a Yale, diventare avvocato e ritornare tra la sua gente, questa volta per aiutarla. Adesso, gli Stati Uniti si sono accorti della disoccupazione bianca, delle acciaierie chiuse, delle miniere abbandonate, delle famiglie disfatte, della tremenda epidemia causata dall’eroina, dalle moderne diavolerie chimiche - ossicodone, idrocodone, fentanyl - che hanno causato la spaventosa cifra di 35 mila morti solo nel 2015 e che ha i suoi picchi proprio tra la popolazione che ha portato Trump alla Casa Bianca. J.D. Vance“Elegia americana”, Garzanti. Mirabilis 2017 Luglio_ 29
Mirabilis by NiviGroup Periodico Trimestrale/anno 2/n°4/marzo 2017 Registrazione Tribunale di Firenze n. 6027 del 22 giugno 2016 Direttore Editoriale: Leonardo Tirabassi Comitato di Redazione: Luigi Nicosia, Leonardo Tirabassi, Edoardo Tabasso Grafica: Karolina Sadowska Hanno collaborato: Elena Calvani, Giulia Brizzi, Chiara Corradossi, Francesco Fusco
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Nยบ 05 LUGLIO 2017
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