Nยบ 07 APRILE 2018
Nivinform Come gestire i propri crediti Fabio Scartoni
I soldi di Firenze
Intervista a Lorenzo Perra
La difficile gestione dei rifiuti La storia di Alia Intervista a Livio Giannotti
Nยบ 07 APRILE 2018
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Fabio Campisi Direzione Generale Commerciale Sono Direttore Generale del settore commerciale della Nivi Group dal giugno del 2017, in azienda però sono entrato dal maggio 2016. Dichiaro subito, per spiegare il metodo che sto usando al lavoro con i miei collaboratori, un elemento biografico a cui tengo molto, sono Senese, della Chiocciola, la prima contrada ad essere citata con il suo nome attuale. Può sembrare un dato secondario, ma non lo è. Da sempre, da quando ero bambino, sono abituato ad appartenere a comunità, a ragionare e lavorare assieme agli altri. Adesso si fanno i corsi, come si dice in linguaggio aziendale, di team building, perché forse si deve recuperare qualcosa che si è perso e che invece dovrebbe essere una competenza spontanea, la capacità di fare squadra. In Nivi vorrei portare questo spirito per rafforzare quello che è: la più grande azienda italiana di recupero crediti internazionale delle sanzioni al Codice della Strada elevate nei confronti di cittadini residenti all’estero. E questo grazie al lavoro e all’intuizione del presidente Luigi Nicosia che vent’anni fa ha saputo cogliere appieno un’opportunità. Accanto a questa attività stiamo migliorando il servizio di business information rivolto ai liberi professionisti (in questo numero, si veda l’articolo a pag 6-7, ndr.) ed i servizi dedicati alle aziende. Un altro settore a cui stiamo dedicando energie ed investimenti è quello della Smart City o urbanizzazione intelligente dove proponiamo soluzioni innovative. Per le aziende del gruppo è un momento delicato che va gestito con attenzione perché Nivi sta operando un doppio passaggio. A quello generazionale, i figli Elena e Federico Nicosia hanno da poco preso le redini della Nivi, si accompagna la trasformazione dell’azienda che vogliamo portare da familiare ad organizzazione modellata su di una vera e propria corporate. È un momento speciale, perché bisogna riuscire a far convivere la novità con la tradizione, radici con innovazione, e noi senesi siamo famosi nel mondo per questo. Soprattutto perché bisogna non snaturare lo stile dell’azienda basato su rapporti di fiducia e vicinanza, sentimenti che legano tutte le persone che lavorano in Nivi a prescindere dai ruoli. È una grande sfida, sia personale che per l’azienda. Anche se provengo dal mondo commerciale e dell’analisys, è la prima volta che assumo un incarico di questa importanza, spero di esserne all’altezza. Ho accettato questa scommessa perché è nel mio carattere e nella mia abitudine come dimostrano venticinque anni di sport plasmati dalla dedizione alle arti marziali. Mirabilis 2018 aprile_ 3
Nivinform. Come gestire i propri crediti
6- 7
Storie d’azienda Antonella Parrini
8-9
Eventi
10 - 11
I soldi di Firenze Intervista a Lorenzo Perra
14 - 19
La difficile gestione dei rifiuti La storia di Alia, la società di smaltimento toscana Intervista a Livio Giannotti
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L’uomo nell’Universo: la moderna cosmologia Emiliano Ricci
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Dopo 49 anni riapre la Collezione Contini Bonacossi
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Controluce
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Play me a song...
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Libri, libri, libri
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StartUP - StartAPP
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N Index
Nivi News Nivi News
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Nivinform Come gestire i propri crediti Fabio Scartoni “Agli uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo” Eraclito Per capire il senso generale del nostro discorso, bisogna partire da cosa sia lo stato di “asimmetria informativa”, condizione che avviene quando un’informazione non è condivisa integralmente fra gli individui facenti parte del processo economico, con la conseguenza di creare uno squilibrio da cui l’attore che dispone di maggiore conoscenza può trarre un vantaggio. Quindi è palese che la riduzione delle asimmetrie informative costituisca un fattore competitivo chiave. Gli strumenti per ridurre tali asimmetrie sono diversi. Il primo è rappresentato dal disporre di informazioni commerciali in tempo reale, evase entro pochi secondi dalla loro richiesta. Le informazioni, messe a disposizione dai report, sono molteplici:
i dati anagrafici completi dell’azienda che si sta esaminando, l’attività economica che svolge, la compagine sociale, il rating di affidabilità ed il fido commerciale, le analisi e le comparazioni settoriali, la mappatura completa di eventuali negatività, tutti i dati di bilancio (conto economico, stato patrimoniale, indici di bilancio chiave), gli ambiti di operatività dell’azienda in termini di import ed export, la storia imprenditoriale degli esponenti, i dettagli sull’eventuale gruppo di appartenenza ed il numero di interrogazioni, ossia quanti e quali soggetti abbiano ricercato negli ultimi mesi quell’azienda, raggruppati per macro categorie (banche, imprese, professionisti, ecc.). Il primo plus è rappresentato dall’immediatezza del dato e dalla possibilità di accedere ad un database nazionale ed internazionale contenente informazioni su oltre 240 milioni di aziende in tutto il mondo, disponibili on line per 95 paesi. Sono informazioni che beneficiano di aggiornamenti per più di un milione di operazioni giornaliere provenienti da oltre 200 fonti e possono essere fornite anche in chiave massiva, producendo indicazioni chiare sui parametri di affidabilità che, nel caso della nostra piattaforma Nivinform, sono anche arricchite da una rappresentazione evoluta del dato che è uno dei nostri fattori distintivi. Mirabilis 2018 aprile_ 6
I fattori che influiscono sul punteggio di rating sono: le informazioni finanziarie chiave, la presenza di procedimenti legali in corso o pregressi a carico dell’azienda, le informazioni sui settori merceologici con relative analisi, informazioni di natura demografica, storicità del business, informazioni su business collegati alla società in esame o che hanno lo stesso dominus, e infine informazioni sulle esperienze di pagamento attuali o storiche nei confronti dei fornitori. In media un report su due contiene informazioni sulle esperienze di pagamento. Al tempo stesso è oggettivo che le informazioni commerciali in tempo reale abbiano dei limiti dettati dal fatto che società di persone e ditte individuali non sono tenute a depositare i bilanci oppure dalla pubblicazione in ritardo dei bilanci stessi, tutti fattori che producono come risultato una potenziale insufficienza di affidabilità nell’informazione fornita. In ogni caso le valutazioni si basano su dati di bilancio pregressi, per esempio a fine marzo 2018 abbiamo ancora disponibili solo i dati al 31 dicembre 2016. Infine vi è il problema dell’autoreferenzialità del dato, perché non sappiamo quale sia la sua aderenza alla realtà. Per risolvere questo problema, è necessario ottenere informazioni provenienti da fonti investigate che prendono sì le mosse dal dato ufficiale, ma sono arricchite da verifiche effettuate direttamente sul campo mediante una fitta rete di corrispondenti. Abbiamo così un ampio redazionale contenente le informazioni raccolte sulla reale situazione economico-finanziaria dell’azienda esaminata, talora con dati di bilancio ufficiosi infra annuali. Naturalmente rating e fido commerciale vengono rivalutati sulla base delle informazioni ufficiose raccolte sul campo e si arriva non solo a indicare l’elenco degli immobili e dei beni mobili registrati intestati all’azienda esaminata, ma anche a fornire informazioni su clienti e competitor ed il dettaglio dei rapporti bancari attivi.
in materia di antiriciclaggio che consiste in una verifica completa dei profili reputazionali a livello nazionale ed internazionale, analisi che avviene acquisendo informazioni dalla stampa anche locale per scongiurare ogni tipo di rischio. In caso di assenza di evidenze negative, viene rilasciata una dichiarazione di scarico di responsabilità. In conclusione, il grande punto di forza che
Nivinform fornisce in modo esclusivo è rappresentato dal fatto di aggregare all’interno di un'unica piattaforma ogni tipologia di informazioni,
cioè report on-line sia sull’Italia che sull’estero, report investigativi su società e su persone fisiche, il monitoraggio puntuale delle società con la possibilità di avere aggiornamenti nel continuo garantiti per 12 mesi, il Compliance Control in materia di antiriciclaggio - mediante il controllo e la verifica della presenza di notizie di reati a monte del reato di riciclaggio - fino anche alle consulenze che offriamo in materia legale, brevettuale (per la corretta valorizzazione dei marchi e dei brevetti) e in tema privacy, in vista della attuazione del nuovo General Data Protection Regulation, cioè della nuova normativa europea che entrerà in vigore dal maggio di questo anno.
Non sempre, però, è il caso per ogni azienda esaminata di utilizzare informazioni da fonti investigate. Il loro utilizzo è raccomandato quando le valutazioni di clienti/fornitori/ partner devono essere integrate perché ci sono in ballo affidamenti elevati o relazioni commerciali strategiche. Oppure nei casi in cui i dati da fonti ufficiali siano carenti, o vi sia un rating insoddisfacente da report on-line ed anche nei casi in cui sia necessario valutare eventuali azioni legali post fido (in caso di affidamenti non andati a buon fine). Le informazioni da fonti investigate non sono, è naturale, disponibili in tempo reale, ma fornite in sette giorni per l’Italia e in un arco di tempo tra i dieci ed i quindici giorni per l’estero. Le informazioni da fonti investigate a presidio di azioni legali mettono a disposizione dati veramente importanti come quelli ufficiosi relativi all’attività lavorativa (presso quale azienda, con quale contratto, con quale retribuzione opera il soggetto in questione) ed ai rapporti bancari, nella logica di un possibile pignoramento. È possibile quindi disporre di informazioni sulla presenza o meno di conti correnti attivi e sulla loro ubicazione, fino anche ad indicare la giacenza media degli stessi. A questi dati, si aggiungono naturalmente rintracci di effettivi domicili ed utenze telefoniche, l’ individuazione di possibili relazioni parentali, il rintraccio di eredi o l’ acquisizione di rumors sul soggetto in esame. Il quadro è ulteriormente arricchito dal Compliance Control
Fabio Scartoni - Direttore Esecutivo Business Information e Recupero Crediti Corporate
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Storie d’azienda Antonella Parrini
Antonella Parrini è la prima persona, assieme alla sua collega Martina Fiesoli, che vi accoglie quando entrate nella sede della Nivi Credit a Firenze. Quello che colpisce subito è la sua cortesia e disponibilità, si dirà che così deve essere per chi sta al pubblico di qualsiasi azienda. Ma c’è modo e modo, e le persone se ne accorgono. Questa la sua storia alla Nivi. “Sono entrata in Nivi nel 1977, ma forse l’anno prima, non ne sono sicura, sono passati tanti anni! La Nivi mi assunse appena uscita dalla scuola. Avevo fatto un corso di stenodattilografia, ho sempre voluto essere indipendente e così mi iscrissi a questa scuola perché mi avevano detto che ci sarebbe stata una buona possibilità di trovare lavoro. Qualche mese dopo, terminato il corso che era presso l’istituto IDI in via Ricasoli - all’epoca lavorava tantissimo, era un istituto famoso - fui contattata e mi proposero la possibilità di lavorare alla Nivi. In quel periodo l’azienda era in via Lambruschini al n 21. C’era Luigi Nicosia, ancora ragazzino, più grande di me ma non di tantissimo, il papà di Luigi, il commendatore Vito, e la mamma, la grande signora Rina che ci deliziava, spesso la mattina ci portava la sua pizza. Ci coccolava proprio, io e Sonia Esposito, in pensione da tre anni, eravamo un po’ non dico le figlie, ma insomma, il rapporto era molto familiare. Ci faceva della pizza squisita, a volte mi sembra ancora di sentire il profumo, era veramente buona. Arrivava con una teglia appena tolta dal forno, una bella e buona pizza napoletana... A quei tempi c’era anche lo zio Saro, una bellissima figura, con un'aria imponente, con gli occhiali, che scriveva a macchina velocissimo. Era consuetudine quando si era ancora in via Lambruschini che passasse la sorella del commendatore accompagnata dalle due sorelle della mamma, le zie di Luigi, queste due signore sempre ben curate, con la pelliccia di volpe al collo… zampette ed occhi compresi, erano affettuose, tenerissime, sempre sorridenti, erano un gruppo di donne belle, di grande carattere, la mamma di Luigi, le due zie e la moglie dello zio.
A quei tempi facevamo le informazioni commerciali e le investigazioni private,
tutte attività che funzionavano, all’epoca c’era una discreta richiesta. La ditta si chiamava Nivi, ma era ancora una ditta individuale di Vito Nicosia, successivamente è diventata Nivi Credit srl. Mi ricordo che la mamma di Luigi diceva che aveva imparato a scrivere a macchina da sola ed il commendatore la sentiva di notte esercitarsi, anziché dormire. Si era nel 1960 quando è stata costituita l’azienda.
Io mi occupavo delle informazioni commerciali. Avevamo una stanza al seminterrato con le pareti completamente piene di scaffali zeppi di elenchi di libretti periodici, “bollettini protesti cambiari”, si chiamavano proprio così, all’epoca non erano informatizzati. Li consultavamo quando il cliente ci chiedeva le informazioni commerciali sul signor tal dei tali per accertarne la solvibilità. Ora lavoro alla reception, ma prima ho lavorato al contact center, non si chiamava così, alla “risposta telefonica” per il servizio di recupero dei pedaggi autostradali, assieme ad Anna Tino e Sonia ed altri colleghi; facevamo anche il servizio di ricerca rappresentanti, un settore allora all’avanguardia - Luigi ha sempre avuto delle idee innovative. Qui facevo anche da supporto all’ufficio amministrazione, in verità ho fatto tante cose in questa azienda. È anche vero che sono qui da quarant’anni con una piccola interruzione, una pausa di qualche anno. Ero ancora troppo giovane, mi sentivo stretta, volevo fare altre esperienze di lavoro e così lavorai da un rappresentante di abbigliamento per un paio d’anni o tre. Poi smisi e mi stavo guardando intorno, avevo anche fatto un corso di estetista, che mi piaceva molto, quando mi chiamò Sonia Esposito che era incinta e mi propose a Luigi. Da allora sono qui, quindi dall’84.
Adesso mi occupo, come ho detto, del front office, Mirabilis 2018 aprile_ 8
dall’accoglienza al centralino, al protocollo, cioè della registrazione e smistamento ai vari uffici di tutto ciò che arriva in azienda. Può sembrare un lavoro monotono, ma l’accoglienza penso sia una carta molto importante. Quando una persona entra in un ambiente nuovo, e dall’altra parte ci sono delle persone che ti accolgono con un sorriso, con educazione, è un bella presentazione. Qui di persone ne vengono tante, hanno ricevuto una nostra comunicazione per il servizio di recupero delle sanzioni dal Servizio Sanitario, perché magari vogliono parlare e rapportarsi di persona e non al telefono. Ci sono anche aneddoti carini e teneri come quello di una signora che a fine conversazione per definire il suo pagamento ha tirato fuori una scatola di metallo - noi con gli occhi sbarrati - e dentro c’erano dei lavori fatti da lei all’uncinetto ed ecco questo piccolo polpo viola, la signora era della Fiorentina, che ci ha regalato. La signora porta sempre con sé questa scatola perché per lei dare queste sue creazioni alle persone che incontra e che le piacciono rappresenta un regalo ed a distanza di qualche giorno e tornata per portare altre “ sue piccole creazioni” ad altre colleghe che l’avevano aiutata a risolvere il suo problema. Ovviamente ci sono stati anche episodi tutt’altro che piacevoli. Persone arrabbiate, con toni poco piacevoli e gentili, ma constatare che dopo se ne vanno salutando in maniera educata e sorridente, non è cosa da poco conto.
Il famoso polpo viola
Credo fermamente che l’aspetto umano sia importante in tutte le situazioni. L’azienda nel tempo è cambiata, cresciuta, era ditta individuale che impiegava al massimo cinque persone ed oggi siamo più di cento. Siamo tanti, belle persone che mi sono state vicine con affetto in tutte le vicissitudini che ho passato, e con alcune di loro si è creato un bel rapporto di grande amicizia. Ora lavoro con Martina da quattro anni, è molto più giovane, avevo bisogno di un aiuto, la reception non è una postazione che può essere gestita da una persona sola, c’è il telefono, il campanello, il postino, i corrieri, gli altri colleghi che chiedono informazioni, gli esterni che arrivano e così via. Lavoriamo bene insieme, siamo una bella coppia.
Quindi ho passato tutta la mia vita lavorativa in questa azienda. Eh già, ho praticamente trascorso “ qualche ora” alla Nivi, siamo cresciuti insieme e ho sempre messo impegno in quello che ho fatto e continuerò a farlo.
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Dal 1° febbraio Nivi Group ha un nuovo direttore operativo. Michela Trentin è entrata a far parte della grande squadra aziendale con la responsabilità di direzione, coordinamento, supervisione della parte operativa e dei servizi del gruppo. Da quella data i settori organizzazione, produzione, lavorazione, Information Technology, legale ed acquisti potranno avvalersi della sua lunga esperienza maturata nella gestione delle risorse umane, organizzazione e nel ruolo di direttore del personale in numerose aziende nazionali. Dal 2008 si aggiunge l’attività nella libera professione come consulente per lo sviluppo delle aziende e il supporto strategico alla direzione oltre alla formazione manageriale. Coach professionista (ICF), Michela Trentin ha scelto come sigillo per la sua attività un’impegnativa e importante frase di Galileo Galilei: "Non si può insegnare qualcosa ad un uomo, puoi solo aiutarlo a scoprirla dentro di sè". Madre di un ragazzo di tredici anni, appassionata di sci e teatro, è impegnata attivamente nella Fondazione Vertical, fondazione per la cura delle paralisi.
Nivi Credit è stata presente con uno stand al Business Market Day presso La Cattedrale (ex Breda) a Pistoia il 19 marzo. Evento organizzato dalla Confesercenti, giunto alla terza edizione, e rivolto alla piccola e media impresa di ogni tipo per favorire la crescita, riqualificare l’offerta e migliorarne l’immagine delle aziende. Ospite d’eccezione lo psichiatra Paolo Crepet che ha tenuto una conferenza su “L’innovazione premia i coraggiosi”. Nel corso del workshop sono stati organizzati seminari e incontri dove sono intervenuti i vertici della Confesercenti. Al primo dal titolo: “Impresa 4.0 e impatto sulle PMI del commercio e del turismo” ha parlato il Segretario Generale Confesercenti Mauro Bussoni sull’ innovazione e la digitalizzazione delle piccole e medie imprese. Nivi ha presentato Nivinform, la piattaforma per gestire il credito.
Da sinistra: Massimo Biagioni - Direttore Confesercenti Toscana, On. Caterina Bini, Pierluigi Lorenzini - Presidente Confesercenti Pistoia, a destra Stefano Ciuoffo - Assessore al Turismo Regione Toscana
Il 1° febbraio, il direttore di Mirabilis ha parlato agli studenti del Liceo Pedagogico Giovanni Pascoli a Firenze sul tema della comunicazione aziendale nell’ambito delle giornate culturali autogestite.
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Nella Sala Gualfonda presso la Confindustria Firenze, oltre settanta persone tra operatori del settore ed esponenti del mondo aziendale hanno assistito venerdì 19 gennaio all’workshop dedicato all’ “Internazionalizzazione delle imprese: strumenti finanziari e di tutela del credito”, primo evento dell’anno organizzato da Nivi Credit in collaborazione con Confindustria Firenze. Dopo i saluti di Agostino Apolito vice direttore di Confindustria Firenze, Luigi Nicosia ha introdotto i lavori ricordando come il nostro gruppo sia nel mondo del recupero crediti internazionale da più di cinquant’anni e adesso sia ritornato in quello della business information con un nuovo approccio attraverso la soluzione Nivinform. Per questo Nivi ha voluto organizzare un incontro fornendo così una “piccola bussola per sapersi orientare con sicurezza nei mercati internazionali”. Il convegno ha avuto come ospite speciale Shaun Duncan, CEO di International Debt Collection -TCM Group. Il suo intervento ha messo al centro il ruolo e l’importanza della possibilità di disporre, da parte delle società aderenti al network, di una rete di corrispondenti all’estero qualificati ed affidabili che sanno muoversi nelle situazioni locali secondo la logica e la legislazione del paese dei cittadini debitori. Fabio Scartoni per Nivi Credit ha parlato dell’utilità, per le aziende che operano con l’estero, di disporre di informazioni supplementari a quelle ufficiali su clienti, partner e concorrenti in modo da appianare quella asimmetria informativa caratteristica del processo economico.
Luigi Nicosia - Amministratore Unico Nivi Credit tra Cristina Alberti (Nivi Credit), Shaun Duncan (TCM Group), Agostino Apolito (Confindustria Firenze), Fabio Scartoni (Nivi Credit).
Eventi
A seguire, l’ intervento di Luigi Giordano della BNL sugli strumenti finanziari che le banche mettono a disposizione della clientela per le operazioni con l’estero. Angelo Arcuri per Confindustria ha in ultimo concluso il workshop.
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Leonardo Tirabassi: Il comune di Firenze incomincia il 2018 con un buon record. Per la prima volta, il Consiglio, nel mandato del sindaco Nardella, approva il bilancio preventivo nei tempi previsti, entro il 31 dicembre 2017. Lorenzo Perra: Sicuramente è un successo della gestione Nardella. Io sono arrivato il 4 di giugno del 2014 e il bilancio per il 2014 non era stato approvato, avvenne il mese dopo a luglio, e nemmeno negli anni precedenti era successo che fosse votato nei tempi stabiliti, e così anche prima; tendenzialmente l’approvazione del bilancio preventivo andava alla metà dell’anno successivo. La cosa curiosa è che in tre anni e mezzo si sono approvati cinque bilanci di previsione. Siamo andati di rincorsa a recuperare il tempo. Che cosa significa in pratica per l’amministrazione approvare nei tempi il bilancio preventivo? Lorenzo Perra, 45 anni, fiorentino dell’Oltrarno, laureato in Economia con una tesi in Economia Pubblica, Assessore al Bilancio della Giunta Nardella, in Palazzo Vecchio dal 2014.
Significa darsi il tempo necessario per poter attuare, se non tutti, la maggioranza dei progetti che il Comune si propone di fare. Avere tempo è indispensabile soprattutto per gli investimenti e nelle azioni che possono essere intraprese anche per la spesa corrente. Iniziare a metà anno, al contrario, significa che i nuovi progetti pianificati vengono posticipati, e quindi non si fanno, mentre capacità di spesa e pianificazione ci mettono nella condizione di potere realizzare le opere o cambiare la modalità dell’erogazione degli investimenti. Il comune di Firenze, questa giunta in particolare, ha una buona capacità di pianificazione? Direi di sì. Come politici e fiorentini non siamo mai contenti, ma il Comune ha una buona capacità di pianificazione, se specialmente confrontiamo la nostra azione con quella di molti altri comuni italiani... Immaginare la realizzazione di sistemi di mobilità, il rifacimento di piazze, strade, la costruzione di tranvie in una realtà come quella di Firenze medio piccola, una città di 380.000 abitanti,
I soldi di Firenze possiamo dire che la capacità di pianificazione e di spesa è molto elevata. Quest'anno per curiosità mi sono messo a confrontare il bilancio di Firenze con quello di Roma - e la cosa poi è stata raccontata dal segretario del PD, dal sindaco, ma i numeri derivano da una mia elaborazione - e si vede che noi spendiamo in investimenti più di Roma. Noi siamo un esempio di best practices e l’altra di worst practices. Altri quindi, al di là della capacità di spendere, mancano proprio della capacità di progettazione, non immaginano cosa fare. Un altro elemento è che noi, in Italia, siamo troppo abituati a ragionare sul breve periodo; se uno guarda ad altre capitali europee si vede che i sindaci durano molto di più. Immaginare, progettare, finanziare e realizzare un’opera nell’arco di cinque anni è molto difficile. In questo tempo si fa in tempo a comprare e ristrutturare una casa privata per andarci ad abitare. Ci sono tempi naturali e tempi tecnici che vanno rispettati. Insomma abbiamo una buona capacità di pianificazione, non eccellente come vorremmo, non sempre all’altezza di tutte le aspettative che noi vorremmo avere, ma tutto sommato buona. Insomma il Comune nel campo della pianificazione e della capacità di spesa è abbastanza soddisfatto. Quali sono allora i punti critici nella gestione di opere pubbliche strategiche e non? L’ostacolo più grande a volte è la realizzazione. Le cause sono sia endogene che riconducibili alle regole. Le regole - il codice degli appalti, i regolamenti, le modalità attraverso cui si individuano i realizzatori delle opere - sono terribili, sono immaginate da giuristi e non da operativi. Nel ciclo di esecuzione di un’ opera pubblica, ideazione/progettazione/recupero risorse/realizzazione, dove si nascondono gli ostacoli? Mirabilis 2018 aprile_ 14
Ce ne sono alcuni. Il meccanismo attraverso cui si individuano i realizzatori delle opere, il codice degli appalti, è molto farraginoso. Il presupposto da cui parte il legislatore è che in Italia siano tutti ladri, amministratori e appaltatori, per cui si varano delle regole molto complesse che però non servono a fermare i disonesti, regole che risultano insufficienti per fermare i ladri, ma sono invece un grande fardello per gli onesti. E questo è un tema, ce ne un altro ulteriore purtroppo legato dalle società che realizzano le opere. Noi si assiste ancora a troppi fallimenti, da noi ci sono casi paradossali come quello del ponte delle Cascine, dove i soldi sono stati stanziati ed erogati, ma i lavori si fermano perché l’azienda è in fallimento; anche i ritardi nella realizzazione delle linee della tranvia non sono riconducibili a ritardi di pagamento o mancati finanziamenti - il comune di Firenze paga anticipatamente. Il problema è rappresentato dallo stato dell’edilizia italiana che è caratterizzato da piccole imprese, non adeguatamente capitalizzate che, come si dice, fanno leva, prendono un appalto e lo utilizzano per finanziare un'altra cosa. In ultimo ci sono i problemi legati alla natura della Pubblica Amministrazione, che ha capacità di innovazione limitate, perché non è un soggetto di mercato. Io sono ancora convinto che la pressione competitiva aiuta ad evolvere e spesso il nuovo non è portato dalla Pubblica Amministrazione, arriva dalle imprese private, mentre spesso il pubblico fa fatica ad adeguarsi ai cambiamenti che provengono appunto dal mercato. Firenze presenta un altro buon risultato nel bilancio di previsione, il non aumento delle tasse nei confronti dei cittadini per tutto il 2018. Sì, Firenze ha da tanti anni una pressione fiscale locale, soprattutto quella rivolta alle persone fisiche, tra le più basse d’Italia. E’ probabilmente il secondo capoluogo dopo Aosta per pressione fiscale in termini di aliquote contenute. Lo si vede nell’addizionale IRPEF, che è stata sostanzialmente eliminata, l’ultima botta è stata data nel 2014, per cui 30 milioni sono stati depennati, e nel corso del tempo noi abbiamo sempre introdotto agevolazioni IMU, o d’altro genere, per tenere bassa la pressione fiscale.
Ha anche un costo dei servizi a domanda individuale molto bassa. Firenze non ha mai introdotto, come invece han fatto gran parte dei comuni italiani, la tariffa per la scuola materna, si pagano le mense, il pasto, ma non questa tariffa comunale che però hanno tutti i grandi comuni. Il Comune applica una tassa sui rifiuti tra le più basse d’Italia, tant’è che quando noi presentiamo il bilancio, presentiamo sempre un grafico “fare famiglia a Firenze”, cioè quanto costa metter su famiglia a Firenze in confronto al resto d’Italia, e si desume che costa 400€ in meno che stare da altre parti. Il Comune che altre entrate ha? Detto in parole povere, da dove arrivano i soldi? Firenze può permettersi questa bassa pressione fiscale, perché ha altre entrate che non gravitano sulle persone fisiche. Noi abbiamo l’anomalia positiva rappresentata dall’imposta di soggiorno, ma non è l’unico motivo. L’anno scorso sono entrati in tutto 33 milioni di euro. Ma Firenze non è nemmeno una città da 350.000 abitanti, ogni giorno arrivano decine di migliaia di stranieri. Molti di più, viene fuori - lo abbiamo scoperto attraverso l’uso dei telefonini - che ci sono non 9 ma 14 milioni di presenze turistiche annue, perché ci sono tanti turisti che risiedono in locazioni turistiche, tanti che stanno nelle zone limitrofe, nelle campagne, negli alberghi di Montecatini, in centri che vivono su Firenze, non per se stessi. E poi c’è il turismo delle crociere, il Far East che in un giorno fa Roma-Firenze o Venezia-Firenze, e così via. Con una media di permanenza di 2,7 giorni a persona. E poi c’è da dire che tutta la presenza è concentrata nel centro storico, in un numero limitato di piazze e vie. Sì, frequentate per di più dagli stessi fiorentini. Controllando sempre con il sistema delle celle telefoniche, si vede che il 46% dei residenti viene almeno una volta al giorno a Firenze, o meglio nel centro storico. C’è infatti ancora un fenomeno di forte attrazione del centro sia per funzioni lavorative che per il tempo libero.
Comune di Firenze - Presentazione "Bilancio 2018" Mirabilis 2018 aprile_ 15
Passando dalle entrate alle uscite, si vede che il massimo investimento del Comune di Firenze in questi ultimi anni, e penso nei prossimi, è legato alla tranvia. Adesso che siamo nella coda dei lavori per la tranvia, negli anni di realizzazione, l’investimento assorbe il 50% della spesa del bilancio comunale. Bisogna però pensare che nel bilancio dei comuni non ci sono gli ammortamenti, cioè se investiamo oggi per tre anni 500 milioni, questi risultano tutti nel primo anno, vi è una competenza per cassa. Noi abbiamo già il finanziamento della linea 4 dalla Stazione Leopolda alle Piagge, alle porte di Campi, e l’estensione della linea 2 che va dall’aeroporto al polo scientifico di Sesto. Così come finanziato risulta il braccio che da via Valfonda va a San Marco e lungo i viali arriva a piazza della Libertà. Questo è quello certo, poi in realtà ci sono le linee presenti nella pianificazione ma ancora da finanziare, una verso le Cure da Piazza della Libertà e l’altra verso Bagno a Ripoli sempre da Piazza Libertà. Da dove arrivano i finanziamenti? Da un mix di fonti: comunali, regionali, fondi europei ed, essendo un project financig, dall’anticipo che i costruttori fanno per rientrare in seguito quando gestiranno la tranvia. Le tranvie per entrare nella finanza di progetto hanno bisogno di molto carico, e d’altronde la linea Uno è già satura. Le opposizioni accusano il Comune di Firenze di spendere in trasporti gran parte del bilancio e di tralasciare le spese per l’edilizia popolare residenziale. Come sta la faccenda? Il fatto è che il trasporto, o detto altrimenti il desiderio di vivere la vita moderna, ha portato tutte le città del mondo, non solo in quelle europee, ad avere un eccesso di domanda di trasporto rispetto all’offerta, bisogno che si traduce nel passare una buona parte della vita in macchina, a cercare i parcheggi. Ci sono delle statistiche pazzesche che riguardano anche Firenze, le ho messe tutte in fila e prossimamente il sindaco le presenterà. Per il grande sindaco di Londra (dal 2000 al 2008) Ken Livingstone il principale problema della città erano gli ingorghi, ed infatti
Comune di Firenze - Presentazione "Bilancio 2018" Mirabilis 2018 aprile_ 16
così cominciava il suo programma elettorale “the single biggest problem is gridloack”. Noi abbiamo fatto quello che molte città hanno fatto, non tante in Italia in verità, ma tante in Europa, cioè investire in trasporti pubblici che fossero un’offerta alternativa rispetto alla domanda dell’automobile. L’auto è inquinante, occupa spazi che non esistono. Il completamento di questa strategia anti-auto, oltre a completare le linee, è rappresentato dall’ attuazione di politiche spiazzanti per il traffico privato. Queste azioni hanno bisogno di investimenti che abbiamo deciso di concentrare, per il dolore dei fiorentini di oggi, tutte insieme, o per lo meno, tanti insieme, perchè dovevamo recuperare un gap di 40 anni. Ed è quello che abbiamo fatto. A Firenze abbiamo 200 mila macchine, 90.000 posti nei parcheggi. La soluzione non sta nel fare altri 100.000 parcheggi, significherebbe buttar giù palazzi e così via. Farne di più sì, ma soprattutto dobbiamo portare le persone nei luoghi dove vogliono, in maniera adeguata rispetto agli stili di vita. Quindi non è vero che Firenze sia una città per ricchi e non per poveri. Firenze è fatta per tutti. Questa premessa per spiegare perché avete privilegiato la scelta di investire in infrastrutture dedicate alla mobilità pubblica. Ma tutto ciò è avvenuto a discapito della spesa per l’edilizia popolare? Iniziamo col dire che, a favore di chi non ha la casa, il comune di Firenze spende di più della media italiana. Noi spendiamo circa 20 milioni all’anno. La domanda è elevata, ma proporzionata a Firenze ed è nella media. Non siamo i migliori, non siamo ad esempio Bologna. Per risolvere questa situazione stiamo cercando tra gli immobili di proprietà del comune altri spazi dove fare edilizia residenziale, che è di due tipi, quella finanziata dal fondo ERP (edilizia residenziale pubblica), fondi quindi destinati a Casa Spa per la costruzione degli immobili, e quelli che invece derivano da fondi propri del comune destinati alla realizzazione o ad il rifacimento di aree e di immobili. In questo momento, sono in costruzione l’area di via Schiff, dove c’è un cantiere aperto, poi negli ultimi anni sono state consegnate le case nell’area di
Comune di Firenze - Presentazione "Bilancio 2018"
viale Giannotti. Ci sono inoltre due aree di espansione immobiliari previste in spazi del comune: l’una nella ex caserma dei Lupi di Toscana vicino a Scandicci, dove è previsto il social housing, e per l’altra stiamo mappando l’area del comune di Firenze per individuare immobili dove, con fondi nostri, possiamo realizzare investimenti in edilizia residenziale. Quindi noi stiamo intervenendo e in maniera più massiccia del comune di Roma. Non so quanto questo sia significativo per l’opposizione, per qualcuno di loro dovrebbe esserlo. Ma vogliamo fare di più, stiamo individuando spazi con degli immobili non più utilizzati in centro - prima pensavo fosse un’opzione non corretta - sul modello di quanto fatto nell’ex carcere delle Murate, contrastando la gentrification, per dirla con una parola che va molto di moda (indica la sostituzione degli abitanti storici del centro con altri più benestanti, ndr.). Non dobbiamo fare assolutamente come in Francia dove si costruisce l’edilizia residenziale fuori, lontano, nelle periferie per finire a generare fenomeni sociali disastrosi. Se dovesse scegliere tra le città nel mondo meglio gestite, quale prenderebbe a modello, a cosa aspirerebbe? Londra è un modello di città, in cui convivono milioni di abitanti mentre apparentemente camminando per Londra sembrano non ci siano macchine. Sul problema della gestione dei conti, Bologna è un’eccellenza, però Bologna non ha lo charme come Firenze, Bologna è una città razionale, con strade razionali, dalla stazione si arriva alla parte opposta passando per il centro, la struttura viaria è molto semplice, è una città industriale, con attività medio grandi intorno. Londra ha tutto, quello che dovrebbero avere le grandi città. Un ordine nella pianificazione urbana, un ordine che si stratifica nei trasporti, lì si è scelto il traporto pubblico, si è deciso che il traporto privato sia da disincentivare. Oltre Londra c’è New York, dove il 90% dei newyorkesi non usa l’auto. Quello è un modello di città che amo. Odio quando nelle discussioni locali, soprattutto rappresentanti dei commercianti dicono che se non si arriva con la macchina davanti al negozio, loro falliscono. In realtà è esattamente il contrario, le strade che sono aree
pedonali sono le più ricche, non perché sono frequentate dai più ricchi, ma perché beneficiano di quello che la gente vuole: svagarsi e passeggiare, mentre si va a comprare i prodotti per costruire una casa in un’area industriale, non si va in centro a comprare il tetto o il camino… nelle zone del centro si cammina. L’altra cosa positiva di Londra è la sua capacità di attrarre i giovani, nel senso delle persone dinamiche, e quindi la città si arricchisce, crea linfa. Quindi l’altra cosa su cui un’amministrazione, le forze industriali della città devono cercare di essere attrattive è proprio quella di creare delle condizioni per cui le persone che vogliono costruirsi una vita vengono proprio a Firenze, e per raggiungere questo scopo ci vogliono eccellenze, scuole di specializzazione come il Polimoda e l’istituto Marangoni. Queste scuole arricchiscono la città perchè poi le persone rimangono, e questo è possibile solo se ci sono dei servizi e delle condizioni adeguate rispetto a quello che loro vogliono, scuole asili, anche case belle e accessibili. Sull’accessibilità Firenze ha delle difficoltà perché la bellezza ha portato con sé un mercato eccessivamente dinamico, uno dei più cari d’Italia. Anche qui è un problema di domanda e di offerta. Nella relazione di accompagnamento al bilancio il sindaco ha sottolineato l’importanza della lotta contro l’evasione delle imposte, e il dovere da parte dell’amministrazione di recuperare crediti, e infatti per il 2018 sono previsti rientri per 12 milioni di euro. Ma a quanto ammonta il credito, quant’è l’evasione stimata? Il calcolo dell’evasione è un calcolo teorico. Nessuno sa esattamente quanto sia il tax gap, perché, fino a prova contraria, finché non si trovano tutti gli evasori, nessuno può sapere la cifra. La differenza stimata tra quanto si paga e il dovuto ci dice che manca di media il 15%. Il gettito della TARI è 90 milioni, quindi il 15% - l’evasione stimata media - ammonta 13-14 milioni; l’IMU, l’imposta patrimoniale sugli immobili diversi dall’abitazione principale, è di 147 milioni, per cui il tax gap teorico è di circa 20 milioni. Ora in realtà alcune imposte sono più evase ed altre meno. Io credo che la TARI sia molto evasa a Firenze, non so Mirabilis 2018 aprile_ 17
ancora quanto, credo si sia più del 15%. Tant’è che stiamo trovando tanta evasione in questa voce, noi l’anno scorso abbiamo recuperato 18 milioni e circa 9-10 milioni vengono dalla TARI, il resto viene da IMU, COSAP e da alcune entrate minori. Quest’anno abbiamo messo in bilancio 12 milioni da recuperare che è meno di quanto abbiamo fatto l’anno scorso; per altro quando siamo partiti pensavamo di raccogliere 9 milioni, ne abbiamo fatti invece 18. Quest’anno abbiamo messo 12 sperando di farne almeno 24, perché non è mai bene fare delle stime alla lotta all’evasione troppo ottimistiche, e quindi ci siamo attestati a valori inferiori a quelli dell’anno scorso. Dove stiamo lavorando invece in più rispetto al 2017 è sulla dotazione di un sistema più efficace di incrocio di banche dati; con Agenzia dell’Entrate ed Agenzia del territorio del Catasto stiamo costruendo un sistema che in tempi molto rapidi, nel corso del 2018, ci consentirà di avere più incroci. Fino adesso, abbiamo elaborato dati provenienti da banche dati un po’ sporche che ci hanno fornito numeri talmente elevati che ci hanno fatto presumere o di aver sbagliato o che i fiorentini evadano molto. Ora con questo nuovo sistema, arriveremo a dati più certi ed è quindi presumibile che avremo più gettito. Questa sarà l’unica fonte nuova di entrata che noi mettiamo in campo e che risponde a criteri di giustizia, perché chi non paga deve pagare, è un problema di equità che ci mette nella condizione di abbassare veramente la pressione fiscale. Per esempio sui rifiuti, se noi recuperassimo il 20 % di evasione, vorrebbe dire che le tasse si abbassano per tutti del 20%. E’ un fatto rilevante da non sottovalutare. Il sindaco nella sua relazione dava un’altra notizia. Il gettito proveniente dalle sanzioni per infrazioni al codice della strada è di circa 66 milioni di euro di cui ben l’85% proveniente da cittadini stranieri. Delle tre voci principali da infrazioni - divieto di sosta, eccesso di velocità rilevato da autovelox e violazione entrate nella ZTL - le ultime due sono a carico quasi completo di cittadini stranieri. Oppure provengono dalla provincia di Bolzano, dato apparentemente stranissimo, ma ben spiegabile perchè in quella città hanno sede numerosissimi rent a car o autonoleggi. Ma auto con targa straniera non significa solo turisti, c’è anche un comportamento opportunistico di cittadini stranieri residenti a Firenze che però mantengono la macchina immatricolata all’estero e sfruttano il vantaggio delle notifiche all’estero che è difficile incassare. Il Comune è soddisfatto degli sforzi che sta facendo nella sua attività di recupero? Noi pensiamo e ci auguriamo che, oltre che notificare le sanzioni, si debba gestire attivando, anche attraverso gare attive o futuri affidamenti, la gestione della coattiva delle notifiche all’estero. Noi oggi credo si incassi intorno al 14% di quello che viene notificato, si potrebbe incassare un ulteriore 30%. Quindi bisogna lavorare di più per aumentare il gettito. Ho anche chiesto di più; noi abbiamo due problemi, i rent a car con cui recentemente abbiamo provato a farci riconoscere da un giudice di pace il diritto di attribuire al comune la responsabilità solidale del noleggiatore che poi si rivarrebbe nei confronti di chi usa l’auto. Il giudice di pace ci ha dato ragione. Temo che la Cassazione sia di parere contrario e allora ci sarebbe Mirabilis 2018 aprile_ 18
bisogno di un intervento del legislatore. L’altro punto consiste nel verificare se i cittadini residenti all’estero che fanno frequenti infrazioni, c’è stato il caso di un guidatore straniero che ha fatto 287 infrazioni, beneficino di servizi offerti dal comune di Firenze. Per concludere una domanda più generale, rispetto al tema dell’autonomia fiscale. Come si sta muovendo la giunta Nardella e qual è la tua opinione? In Italia, una delle parole d’ordine introdotta dalla Lega Nord nel dibattito politico, caratterizzandolo per molti anni, è stato il tema del federalismo. Adesso è scomparso, nessuno parla più di federalismo, scomparso dai giornali, dalla politica operativa, negli strumenti amministrativi. Stanno andando avanti dei processi che riguardano esclusivamente la solidarietà orizzontale delle amministrazioni, sta procedendo un percorso di revisione dei trasferimenti statali, in teoria corretto, non più basato sullo storico. “Io, stato, non do i soldi a te comune sulla base di quanto hai preso nel passato; io ti do i soldi sulla base della tua pianificazione e delle tue possibilità economiche. Non te li do perché te li davo nel passato”. Firenze su questa base della performance non è che beneficerà nel prossimo futuro e nemmeno nel presente di una maggiore disponibilità di fondi, anzi i trasferimenti saranno minori, perché noi storicamente siamo una città ricca, offriamo tanti servizi, teniamo le imposte basse e perciò il sistema dei costi standard fa sì che lo Stato ci trasferisca un po’ meno di quanto ci hanno dato nel passato. Bologna invece si trova in una situazione opposta. Ma non è questo il punto che si diceva, il punto è che la leva fiscale in mano ai comuni non c’è più: noi avevamo alcune imposte e non ci sono più, la TASI non c’è più, ed è stata sostituita da trasferimenti statali, e abbiamo un blocco delle aliquote da 3 anni. Questo perché lo Stato, gli ultimi governi, ha investito molto nel non aumento le imposte. Come comune volontariamente avevamo già iniziato a percorrere questa strada, tra l’altro Renzi è arrivato alla presidenza del Consiglio da Firenze dove aveva maturato le sue intenzioni. Se però ora le amministrazioni volessero aumentare le tasse non possono, e quindi si sono buttate per avere gettito, per lo meno quelle più virtuose, sull’allargamento della base imponibile attraverso l’emersione dell’evasione fiscale e sul contenimento delle spese cercando di non diminuire né la quantità né la qualità dei servizi erogati. Quindi la modalità è stata incentivante, però non c’è più il federalismo che si basa sulla possibilità che le singole amministrazioni scelgano se tassare o no i propri cittadini e i cittadini valutano se i servizi erogati dall’amministrazione siano adeguati alla pressione fiscale. Tutto questo non c’è più e non se ne parla più. Adesso si fa quello che è possibile con i soldi che ti danno altri. Non si ha una piena responsabilizzazione della spesa. Grazie!
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La difficile gestione dei rifiuti. La storia di Alia, societĂ di smaltimento toscana.
Impianto recupero Biogas, Case Passerini Mirabilis 2018 aprile_ 20
Livio Giannotti conosce bene i problemi legati allo smaltimento rifiuti da vent’anni. E’ infatti un esperto di gestione ambientale con una solida esperienza alle spalle. Laureato con Mario Draghi, è stato direttore dal 2002 di Quadrifoglio, la storica azienda fiorentina. Adesso è amministratore delegato ALIA, la nuova società di smaltimento rifiuti operativa nella Toscana centrale, come ci dice “risultante della fusione per incorporazione nell’azienda Quadrifoglio di altre tre società: ASM dell’area pratese, Publiambiente dell’area pistoiese-empolese e Cis dei tre comuni di Agliana, Montale e Quarrata.” Oggi ALIA fornisce i propri servizi a 49 comuni, cui se ne aggiungeranno altri 10 entro fine febbraio, per un totale di 1.532.229 abitanti e raccoglie circa 900.000.000 kg di rifiuti l’anno. Leonardo Tirabassi: Com’è la situazione della raccolta e smaltimento rifiuti in Toscana? Livio Giannotti: Abbiamo una situazione abbastanza articolata. La Toscana è suddivisa in tre ambiti territoriali ottimali, A.T.O Sud, A.T.O Centro e A.T.O. Costa (per A.T.O.Ambito territoriale Omogeneo si intende la creazione di aree di dimensioni gestionali ottimali che travalicano i confini comunali e spesso quelli provinciali, secondo il D.Lgs 152/2006 art. 200 comma 1, ndr.). L’ A.T.O. Sud è la realtà che dal punto di vista delle percentuali
di raccolta differenziata del rifiuto ora oscilla tra il 40-45%. Però ha la situazione migliore dal punto di vista impiantistico sia nel settore delle discariche che nella dotazione dei termovalorizzatori. È un territorio molto vasto, le conurbazioni maggiori sono Siena, Arezzo e Grosseto, con una diffusione di piccoli centri e quindi vi è un altrettanto dispersione per quanto riguarda la raccolta. L’ A.T.O. Toscana Centro, che riguarda oltre il 30% della Toscana, è un’area ristretta ma dal punto di vista della differenziazione e dei modelli di raccolta è la più avanzata, tant’è che la media di raccolta differenziata ormai supera il 60%. E’ però al converso la realtà che soffre di maggiore criticità dal punto di vista dello smaltimento finale, perché le discariche presenti sono ormai esaurite; ha sì tre impianti di trattamento, di compostaggio, ma questi impianti sono saturi. Già nel 2017 abbiamo esportato nel Nord Italia 30.000 tonnellate di frazione organica e inviamo agli impianti di termovalorizzazione del Nord quasi 100.000 tonnellate di rifiuto secco. L’A.T.O. Costa è in una situazione di maggiore frammentazione dell’altre due aree. Il procedimento di gara per l’individuazione di un partner industriale è stato sospeso e, più recentemente, è stato pure bloccato l’avvio di una nuova edizione della gara a causa delle contrapposizioni tra i vari Comuni. La Toscana costiera che può contare sull’importante discarica di Peccioli ed in parte di Rosignano,è però del tutto insufficiente dal punto di vista di impiantistica e del trattamento dei rifiuti. Anche qui le percentuali di raccolta differenziata sono intorno al 40-45%. Come sta andando la nuova società e quali sono i possibili sviluppi?
Livio Giannotti, Amministratore delegato di Alia Spa, la nuova società di servizi ambientali della Toscana Centrale
Alia è una realtà industriale che ha la possibilità di crescere dando un significativo contributo a tutto il sistema toscano. Ha un capitale importante ed interamente pubblico, una struttura operativa ben radicata sul territorio su quattro centri direzionali, Firenze, Prato, Empoli, e Pistoia; 32 centri di raccolta, altri 32 verranno costruiti; 3 impianti di trattamento; 3 impianti di compostaggio; oltre 2000 dipendenti e un fatturato di circa 270 milioni. Alia insomma è una struttura industriale solida e infatti Mirabilis 2018 aprile_ 21
il nostro piano industriale prevede ulteriori passi come la costruzione di due impianti di trattamento dell’organico per produrre biometano, la trasformazione progressiva della flotta veicoli a metano - i primi mezzi sono già arrivati - e investimenti per 140 milioni di euro proprio nella trasformazione dei modelli di raccolta, nelle flotte e nella realizzazione degli impianti. Tutto questo al netto del progetto termovalorizzatore di Case Passerini, un cantiere praticamente pronto, finanziato, ma bloccato dai vari ricorsi (si è in attesa della sentenza del Consiglio di Stato, ndr). Quindi come stanno le tre aree rispetto agli obiettivi fissati della raccolta differenziata? L’obiettivo da raggiungere nel 2020 fissato dall’Unione Europea e recepito dal governo italiano è il 65%; l’obiettivo dell’A.T.O. Toscana Centro è però il 70%. Bisogna anche dire che la U.E. sta elaborando una nuova direttiva con la quale gli obiettivi saranno riferiti alle percentuali di riciclo! Ci si arriverà? Partendo dalla realtà attuale di Toscana Centro, dico di sì perché abbiamo ad oggi già una media alta, intorno al 60-62%, con comuni che arrivano all’87, 75, e alcuni addirittura al 90%, con Firenze oltre il 50%. Parlare però di percentuali a Firenze non fa mai giustizia, perché Firenze ha ormai raggiunto il 55%
di differenziazione, ma l’86% di Tavarnelle, ad esempio, significano 8000 t., mentre il 55% di Firenze vuol dire oltre 140.000 t. all’anno. Firenze è una città di oltre 370 mila abitanti a cui dobbiamo aggiungere 14 milioni di presenze turistiche annue. La quantità di rifiuti pro capite che viene raccolta non ci racconta la realtà della città. Ogni mattina nel centro storico, raccogliamo 25 milioni di tonnellate e abbiamo una pressione antropica che è equivalente a quella di una città di 1,5 milioni di persone concentrata in un piccolo spazio. Ciclicamente sui social media, sui giornali e televisione ritorna lo scandalo della plastica, si veda l’isola della plastica nei Caraibi, fiumi che riversano tonnellate di sacchetti e altre schifezze nel mare. In Italia abbiamo il Po ovviamente che per la verità non è nella classifica mondiale dei corsi d’acqua più inquinati. Come sta questo problema dello smaltimento della plastica? Intanto c’è da dire che è un problema che non riguarda tanto l’Italia, ma coinvolge soprattutto paesi non europei, che vanno dall’Africa all’Asia, in parte anche la sponda sud del Mediterraneo, dove ancora troppo spesso i rifiuti vengono sversati, come si dice, in mare. Così questa realtà delle pagliuzze di plastica tritate dal mare va a formare isole di plastica. Poi c’è anche un apporto che viene dal nostro territorio, perché ovviamente l’attenzione non è mai
Camion Alia in Piazza della Santissima Annunziata Mirabilis 2018 aprile_ 22
sufficiente e quindi ci sono delle plastiche che per l’inciviltà delle persone finiscono direttamente in mare. Da qui la necessità importantissima e impellente di raccogliere le plastiche ed avviare processi di riciclo, e di incoraggiare anche la progressiva introduzione di bioplastiche, cioè di plastiche che non possono più essere recuperate nel ciclo della plastica, ma che se gettate e abbandonate, in mare si degradano almeno parzialmente; tutte misure che rappresentano un contributo molto importante alla lotta contro l’inquinamento. E voi cosa fate per contrastare questo fenomeno? Noi siamo molto impegnati in questa battaglia. ALIA ha anche il controllo di una società che si chiama REVET che si occupa del riciclo del vetro, delle plastiche, del tetrapak, delle lattine. Quindi il gestore della Toscana centrale, Alia, si occupa del ciclo integrato dei rifiuti, della raccolta e delle lavorazioni necessari al riciclo. Insomma, quella che oggi si direbbe “Economia Circolare”. L’attività di riciclo è possibile nel ciclo legale dei rifiuti, se i vari passaggi avvengono nei canali ufficiali. Ma nel caso delle discariche abusive e dello scarico abusivo nelle discariche legali, siamo fuori della normalità. Qui come agite? Il problema è salito alla ribalta soprattutto negli ultimi anni. C’è un motivo generale che è l’inciviltà su cui bisogna lavorare, intervenire con l’educazione e, quando sia necessario, con il bastone, cioè con la repressione. Poi ci sono delle discariche e degli scarichi abusivi che derivano dalla crisi economica. Mi riferisco ai rifiuti impropri legati ad una fascia di lavori al nero soprattutto di piccola manutenzione, e non, fatti da soggetti che per risparmiare o per far prima vanno a scaricare al cassonetto vicino a casa. Di recente, dal 1 gennaio 2017, va ad aggiungersi un fenomeno legato alla giusta decisione di deassimilare i rifiuti speciali provenienti dalle produzioni tessili (non possono più essere conferiti nei cassonetti dei rifiuti indifferenziati). Ciò ha provocato l’abbandono di questi rifiuti in zone non consentite, in particolare nell’area pratese, dove si è insediata una comunità cinese molto importante
e dove è difficile l’interlocuzione e di conseguenza anche l’emersione a modalità legali di lavoro e quindi dello smaltimento dei rifiuti. Si tratta nel nostro caso di 10-15 tonnellate al giorno di rifiuti che vengono abbandonati nell’area fiorentina, nella piana in generale e che abbiamo ritrovato da Strada in Chianti fino a Pistoia, per intenderci. Si sta riferendo ai cascami tessili? Sì esatto, i cascami tessili costituiscono un problema perché è un rifiuto che contiene un’alta percentuale di plastiche, elastomeri, con un alto potere calorifico, difficili da smaltire, perché non disponiamo di discariche in grado di trattare questo tipo di rifiuti con il risultato che non possiamo portarli a recupero energetico, perché non abbiamo grandi impianti adeguati in grado di miscelarli per raggiungere le temperature idonee. E dove si trovano questi impianti? Qui da noi in Toscana non ci sono, si trovano nel nord Italia o all’estero… Scusi se insisto, perché non li abbiamo nonostante ci siano le industrie che producono questo tipo di rifiuti? Non li abbiamo perché non riusciamo a costruirli. In che senso “non riusciamo”, non abbiamo le competenze? No, non è per questo! La vicenda Case Passerini lo dimostra: ci sono movimenti di opposizione e anche talora rappresentanti istituzionali che osteggiano questi impianti, anche a fini politici e quindi continuiamo ad “esportare” i nostri rifiuti. Nel nostro territorio, ci sono problemi di discariche illegali gestiti dalla malavita? In Toscana direi di no. I gestori di discariche qui da noi sono gestori che garantiscono la trasparenza e soprattutto il legame alla natura pubblica del servizio. Anzi ritengo che il sistema toscano, pur con le sue criticità, rappresenti però una barriera alla presenza di un attività criminale in termini ambientali nel nostro territorio. Spesso si legge di indagini e indagati (me compreso) ma mi sembra di poter dire che spesso si tratta di “reati contravvenzionali”
Cassonetti interrati in via de'Pecori
dovuti piuttosto ad una legislazione farraginosa e a tipologie di controllo più formali che sostanziali. Quelle cose che allontanano gli investimenti industriali...purtoppo! Da noi ci sono altre tipologie di rifiuti che allarmano in modo particolare la popolazione, l’amianto, i fanghi da depurazione ed il così detto pulper, o scarto delle cartiere. Com’è la situazione? Per quanto riguarda l’amianto, il problema sorge non tanto dalla raccolta da utenze domestiche, per le quali c’è un kit apposito, si tratta sempre di piccole quantità, 3 kg, ad esempio il piccolo tubo della canna fumaria. Il problema sono le grandi superfici come nel caso del rifacimento delle coperture dei capannoni industriali, qui si parla di migliaia di metri quadri. La Toscana, però, non ha discariche per queste tipologie di rifiuti speciali o pericolosi - ancora una volta dobbiamo dire che non abbiamo gli impianti! E quindi quando abbiamo necessità di smaltire questi rifiuti, dobbiamo andare fuori dalla regione, e così i costi aumentano. Il problema del pulper è la conseguenza dei processi di riciclo. “Rifiuto 0” è uno slogan anche condivisibile come meta-messaggio, ma non può essere proposto come soluzione in quanto anche processi di riciclo di materia producono
uno scarto, un rifiuto ed i residui dell’attività di riutilizzo della carta sono lo scarto residuo. Sarebbe ottimo quindi realizzare quello che l’industria cartacea della lucchesia chiede da anni, cioè un impianto per bruciare il pulper e produrre energia e calore per alimentare le cartiere. In assenza di questo diventa un maggior costo di produzione e quindi va portato in apposite discariche per il trattamento di rifiuti speciali e pericolosi o finisce a bruciare in termovalorizzatori con costi assai significativi. E qui si tocca un’altra grande paura della gente i termovalorizzatori. E’ giustificato tanto allarme? No, non lo è e per più di un motivo. Il primo è che in Europa e nel mondo dentro le città ci sono i termovalorizzatori. Parigi ospita tre termovalorizzatori, ma non nelle periferie, nel centro della citta, a 1.500 metri dalla Torre Eiffel c’è il termovalorizzatore che peraltro è sulla sponda della Senna ed è sottoterra; la parte che emerge assomiglia ad un supermercato. Quindi… Non producono diossina? I fumi che escono dal termovalorizzatore non sono puri come l’aria del bosco. Sono sempre Mirabilis 2018 aprile_ 23
fumi frutto di una combustione. Il punto è se la quantità di inquinanti che esce è compatibile con l’ambiente circostante o non compatibile. Allora le emissioni nocive dei termovalorizzatori di nuova generazione, siamo alla 5a generazione di questi impianti, sono del tutto compatibili con l’ambiente urbano. Ad esempio, partiamo dalle diossine che sono le più evocate; la quantità di esse prodotte dalla termovalorizzazione sono incomparabilmente basse e trascurabile. Questo perché le diossine si producono nei processi di combustione per effetto dei cloruri. Quindi rifiuti “poveri” di frazione organica sono poveri di diossine. Il secondo motivo è che gli impianti permettono oggi una combustione ad oltre 900 gradi e questo significa che non si sta parlando di “stufe”, ma di impianti dotati di tecnologie complesse di combustione, di raffreddamento ecc., che permettono queste alte temperature, tanto è che da un camino fuoriescono da un punto di vista normativo diossine misurate in nano grammi al metro cubo e si tratta di 0,1 nano grammo. Scusi l’ignoranza, è poco o molto? Faccia lei, ma le persone non sanno che cosa sia un nanogrammo. Una miliardesima parte di un grammo, quindi 0,1 è la milionesima parte della miliardesima. Gli impianti di nuova generazione garantiscono delle emissioni 0,05 e a questo punto con gli zeri confesso che mi sono perso. E gli effetti sono irrilevanti. Lo stesso si può dire per gli ossidi di azoto su cui oggi si interviene durante le fasi di combustione con comburenti, quindi con ossigeno, con urea che già abbattono le emissioni; oltre a ciò disponiamo delle torri di lavaggio e filtrazione ed anche di abbattitori di monossido di azoto, una sorta di grande marmitta catalitica, che permettono di raggiungere parametri, oltre cinquanta volte inferiore oltre alla norma di legge. Oggi un impianto che impiega queste tecnologie di trattamento fumi, che per altro per poter effettuare il servizio di smaltimento deve applicare per legge, garantisce il rispetto di parametri di emissione dal 50 al 70% inferiori ai valori richiesti dalla normativa. Ma tutti i rifiuti devono essere Mirabilis 2018 aprile_ 24
smaltiti tramite inceneritore o per qualche tipologia ci sono altre strade? No, nessuno dice che bisogna bruciare tutti i rifiuti. La consapevolezza ambientale ci dice che dobbiamo bruciare il rifiuto residuo dopo che abbiamo raggiunto quei livelli elevati di raccolta differenziata di cui abbiamo detto. Noi abbiamo quindi tre strategie per affrontare il problema dello smaltimento rifiuti: la prima prevenire, ridurre la produzione dei rifiuti, la seconda il riutilizzo tramite riciclaggio, la terza - ma come ultima ratio solo quando non sono possibili le prime due - il recupero di energia, cioè il ricorso agli inceneritori. Se prendiamo i paesi più virtuosi in questo capo, cioè i paesi del nord Europa, si vede che i rifiuti che vanno in discarica sono ormai tra il 3 e l’1%. In Italia ci attestiamo tra il 4050%. I livelli di raccolta in Germania sono molto significativi, ma lì hanno tanti inceneritori. La Danimarca, ad esempio, ne aveva costruiti 37. Impianti che sono utilizzati per alimentare il teleriscaldamento delle città. Copenaghen, con un vecchio inceneritore, nel 2008 è stata nominata Città Verde d’ Europa. Ora la Danimarca sta riducendo questi impianti e costruendo quelli di nuova generazione. Anche a Copenaghen nel 2012 hanno deciso di chiudere il vecchio inceneritore, ma nel 2016 hanno inaugurato il nuovo, sulla cui sommità hanno fatto una pista da sci, proprio davanti alla Sirenetta! In Toscana ad esempio quanti inceneritori abbiamo? Disponiamo di cinque inceneritori, a Poggibonsi, ad Arezzo, a Pisa, a Livorno e a Montale, tutti piccoli impianti. Per concludere, che giudizi da sulla legislazione nazionale sui rifiuti? È una legislazione complicata, interpretabile, soggetta a continue modifiche dettate da molteplici interessi ed a volte da visioni integraliste. Il settore è delicato e ci sono tante problematiche diverse da affrontare, ma noi operatori abbiamo bisogno di semplificare. L’Italia è il paese dove si discute sulla natura ontologica dei rifiuti, ma il vecchio frigorifero è un frigorifero;
un materasso un materasso; un divano è un divano; il cartone è cartone, punto. In Europa i rifiuti sono “pericolosi” o “non pericolosi”. In Italia distinguiamo anche per quantità e provenienza: da una abitazione o da un ufficio? E in questo caso è assimilabile a quella domestica o non? Se l’obiettivo ambientale è recuperare il cartone, il cartone è quello sempre, perché è fatto della stessa materia e non importa da dove provenga. Ma se invece si differenzia rispetto all’origine, allora complichiamo tutto, e aumentiamo i costi. Da un lato si discute del sesso degli angeli, ci si accapiglia su un problema che riguarda un terzo di tutti i rifiuti, cioè quelli urbani, e dall’altro siamo distratti sugli altri due terzi, quelli industriali, dei quali non si parla, ma che sono la quantità maggiore e hanno bisogno di impianti ad hoc per essere trattati. Ci muoviamo perciò tra due estremi, da una parte abbiamo una normativa parossistica e dall’altra un “disinteresse” che finisce per non occuparsi di dare soluzione di questioni gravissime. Come sta la Toscana a produzione rifiuti e come si colloca nella classifica tra le regioni? In Toscana parliamo di 2 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti urbani e 7 tonnellate di rifiuti industriali e produciamo un po’ più di rifiuti della media nazionale; siamo in linea con le regioni del Nord ma in una posizione più elevata rispetto alle regioni centro meridionali. Questo per due motivi, il primo dovuto ad una politica di assimilazione dei rifiuti industriali non ancora aggiornata, per effetto di regolamenti comunali differenti; il secondo perché la Toscana è una regione a vocazione turistica e quindi la popolazione reale che produce rifiuti è maggiore, come nel caso di Firenze, del numero degli abitanti residenti. Ma insomma andiamo avanti nell’impegno per una gestione responsabile dei rifiuti e Alia farà sempre meglio la parte che gli compete! Grazie!
Ringraziamo l'uffico stampa di Alia per le immagini fornite.
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L’uomo nell’Universo: la moderna cosmologia Emiliano Ricci La cosmologia è, per definizione, la scienza che studia l'Universo: le sue origini, la sua evoluzione, la sua (eventuale) fine. Ma la cosmologia è diventata una scienza in senso stretto da non molto tempo, nonostante che l'umanità, sin dagli albori, abbia formulato congetture ed ipotesi sulla natura del cosmo e sulle leggi che lo regolano. Ogni civiltà ha sviluppato nel corso dei secoli cosmologie proprie, commistioni di credenze religiose, pensiero filosofico e osservazione dei fenomeni naturali, e la civiltà occidentale non è certo venuta meno a questo compito, mostrando grande vitalità, senso critico e, soprattutto, spirito di osservazione. Proprio quest'ultimo è essenziale affinchè la teoria che descrive un certo fenomeno naturale, dalla caduta di un sasso all'evoluzione dell'universo, sia frutto di misure effettuate sul "mondo reale" e non di pure elucubrazioni che spesso hanno poco a che fare con esso. Di questo era certo ben consapevole Galileo Galilei, da considerarsi il primo scienziato moderno, che formulò appunto i criteri su cui doveva basarsi una qualunque teoria sulla natura: il metodo sperimentale, secondo cui ogni congettura deve essere sottoposta a verifica in laboratorio e criticata laddove le sue capacità di previsione non rispondano correttamente. Se adesso sappiamo che l'uomo è una piccolissima entità posta su un pianeta orbitante attorno a una stella di medie dimensioni appartenente, assieme a centinaia di miliardi di altre stelle, a una galassia simile alle altre, innumerevoli, che popolano l'Universo che conosciamo, lo dobbiamo al percorso avviato dall'inglese Isaac Newton, ideale prosecutore dell'opera iniziata da Galileo. La fisica moderna certo non è più solo quella di Newton, ma senza il suo contributo essa non avrebbe raggiunto in tre secoli quei risultati che tutti noi conosciamo.Tuttavia è solo all'inizio del secolo scorso, nei primi trent'anni, che nacquero le due teorie fisiche che hanno segnato un nuovo modo di "fare cosmologia": la meccanica quantistica, che spiega i fenomeni del mondo microscopico, e la teoria della relatività di Albert Einstein, che sconvolge i concetti di spazio e di tempo mutuati dal senso comune e li mostra sotto una nuova luce. L'Universo ormai non è più una cosa statica, eterna e immutabile come lo immaginavano gli antichi: è invece in continua evoluzione, sia a livello microscopico che a livello macroscopico. La scoperta, nel 1929, dell’espansione dell’universo, ovvero che le galassie si allontanano le une dalle altre, seguita da altre importanti evidenze sperimentali hanno mostrato, al cosmologo del XX secolo, un universo che ha avuto con ogni probabilità un'origine (il Big Bang), che certamente sta seguendo un percorso evolutivo e che, forse, incontrerà in un futuro lontano la sua morte, qualunque essa sia. E anche se la teoria del Big Bang verrà superata (in un certo senso lo è già, se si pensa alle suggestive ipotesi sull'esistenza di infiniti universi), sicuramente l'immagine dell'Universo che avrà l'uomo del Terzo Millennio non sarà più quella descritta dalle grandi religioni o dalle grandi teorizzazioni filosofiche. La cosmologia è diventata scienza, i cosmologi possono fare affidamento su osservazioni e misure realizzate con strumenti sempre più accurati; la fisica delle particelle da un lato e l'astrofisica dall'altro stanno in questi ultimi decenni convergendo verso una nuova immagine del Cosmo. L'Universo è ormai considerato il più grande laboratorio mai avuto a disposizione dall'uomo. Forse una visione un po' restrittiva del luogo in cui siamo ospitati, ma che restituisce all'uomo, in maniera più giustificata, quella posizione di rilievo che aveva perso da tempo. Sicuramente non sapremo mai porre la parola fine alle nostre ricerche sull'Universo, ma di certo l'uomo ha mostrato di sapere dare un senso alla sua presenza in esso. "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza", diceva Dante nel 1300, e noi, settecento anni dopo, non possiamo che continuare a seguire il suo esempio! Emiliano Ricci Mirabilis 2018 aprile_ 27
Dopo 49 anni riapre la Collezione Contini Bonacossi Agli Uffizi i visitatori potranno ammirare la collezione in 8 sale riallestite completamente grazie al generoso contributo degli Amici degli Uffizi e dei Friends of the Uffizi Gallery. Con le parole del curatore Francesca de Luca “qui brillano alcuni capolavori esemplari come la Madonna della neve del Sassetta, il San Girolamo di Giovanni Bellini, la pala del Bramantino, il Ritratto di Giuseppe da Porto col figlio del Veronese, il San Lorenzo martirizzato di Gianlorenzo Bernini�. Fonte: comunicato stampa a cura di Opera Laboratori Fiorentini - Civita. Salvatore La Spina
Paolo Caliari, detto il Veronese (Verona 1528 circa - Venezia 1588) Ritratto di Giuseppe da Porto con il figlio Adriano /1552-1553 Olio su tela / Collezione Contini Bonacossi, Gallerie degli Uffizi, Firenze
Giovanni Bellini (Venezia 1433 - 1516) San Girolamo nel deserto / 1480 circa / Olio su tavola Collezione Contini Bonacossi, Gallerie degli Uffizi, Firenze Mirabilis 2018 aprile_ 28
Gerolamo Savoldo (Brescia 1480 circa - Venezia 1548) La Maddalena, /1533 circa, Olio su tela Collezione Contini Bonacossi, Gallerie degli Uffizi, Firenze
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Loving Vincent: olio su pellicola Se si parla di cinema, si parla sempre e inevitabilmente di arte, ma quando si parla d’arte al cinema, il connubio regala sempre emozioni. Loving Vincent ci porta a fine Ottocento a ripercorrere gli ultimi mesi di vita del forse più noto pittore di quel periodo, il celebre quanto controverso Vincent Van Gogh. Un film che non è un altro, forse inutile, biopic sull’artista, ma un’accattivante e spettacolare rappresentazione degli aspetti più misteriosi riguardanti la sua morte. Il tema è semplice: “Vincent” è morto e attraverso lettere e persone che giravano intorno all’artista, si ripercorrono i fatti e i luoghi che forse lo hanno spinto ad uccidersi, dando vita ad una particolare forma di thriller che riesce ad intrattenere anche lo spettatore più informato sul personaggio. Il lato più interessante di questo piccolo capolavoro però non è la storia! Non sono gli attori. Sono gli artisti. Sì perché si tratta del primo film che è stato interamente dipinto su tela. Avete capito bene: “dipinto su tela!” Ogni fotogramma è stato realizzato da un artista che riproducendo lo stile del pittore ha creato ambienti, persone e paesaggi. Sessantacinquemila, per l’esattezza, i fotogrammi creati per mano di più di cento artisti provenienti da tutto il mondo. Alcuni quadri sono stati modificati o arricchiti così da poter adattarsi allo scorrere delle immagini, ma il risultato è visivamente impressionante, caleidoscopico, abbagliante! L’opera è firmata da i due esordienti registi Dorota Kobiela e Hugh Welchman, che hanno saputo dare vita ad una nuova forma di cinema, un cartone animato dal sapore hollywoodiano classico, reinventato attraverso la tecnica del rotoscope. Loving Vincent è una piccola perla che sicuramente si collocherà tra le pellicole più originali dell’ultimo decennio. Luca Ciabatti
Controluce
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P
Play me a song...
Ricordo di De André C’è stata in Italia una lunga stagione piena di parole e musica. Di amore, nostalgia, rabbia. Una rivoluzione nell’esprimere i sentimenti segno di una trasformazione profonda di un paese che aveva le sue sicurezze, ideali ben pensanti ma che ormai non c’era più, tramontato per sempre, sepolto sotto le macerie del boom economico, della società dei consumi, della contestazione, della rivoluzione sessuale. Cambiamenti che spazzavano un’Italia dove ancora c’erano i contadini, dove in casa non si dicevano parolacce, e il “Lei” era obbligatorio. E Fabrizio d’Andrè era lì a cantare le storie della città vecchia, il mondo dei derelitti, puttane e ubriaconi, amori irregolari, matrimoni con i figli grandi, rifiuti all’obbedienza. E anche gli addii alla vita, come nel caso del suicidio di Tenco, toccati con sensibilità e rispetto, non scontati, invocanti un "Dio di misericordia" a consolare in un abbraccio d’amore un’ umanità così fragile. Da allora per quarant’anni la sua voce calda, morbida, ci ha accompagnato con dolcezza lungo la nostra vita, riuscendo a rinnovarsi come fece con l’incontro con la PFM e il rock negli anni Ottanta. Ma questo ricordo sarebbe ingiusto se appunto rimanesse una nostalgia legata al passato. Le parole, l’armonia dei suoni si fondono con i significati, volano leggeri come foglie e non vivono “solo un giorno come le rose”. Un grazie sincero allora alla Rai che ci ha regalato l’occasione di rivedere la storia di De Andrè, anche se forse Fabrizio poteva parlare con l’accento genovese e non romano. Pazienza. In occasione dell’uscita di tutti gli LP di studio e live dalla raccolta “I concerti” di Fabrizio De André in vinili da collezione 180 grammi. Da Volume 1° ad Anime salve, dal concerto di esordio a La Bussola del 1975 all’ultimo tour. Mirabilis 2018 aprile_ 31
Libri ! Libri ! Libri
Tutto il libro sta nel titolo. E allora partiamo da qui, “Arti Marziali”. Un aggettivo più importante del sostantivo, che qui va inteso nella suo significato originario, combattimento reale come essenza della vita e che, se vogliamo usare parole forse antiquate e adesso caricate di disvalori, significa qualcosa di più dell’imparare delle tecniche, significa onore e disciplina, auto difesa, consapevolezza, rispetto, imparare a “fare il proprio dovere nelle avversità” come commenta il maestro Sam Chin nella prefazione. Non siamo nel campo dello sport da combattimento, semmai possiamo fare un paragone con la vecchia e “nobile arte” della boxe, come un tempo veniva definita. Arte perché richiede un duro apprendistato e poi perché l’interpretazione delle posizioni modalità e combinazioni da parte del combattente consente infinite variazioni, e nei migliori conduce alla produzione di una sempre nuova personalizzazione dello stile. Fin qui, anche per i profani è abbastanza chiaro di cosa si stia parlando. Ma adesso arriva quell’altro strano aggettivo “interne”- "Nei Jia" in cinese - che insieme ai “segreti” rende la storia appunto misteriosa. Innanzitutto c’è da dire che questa classificazione viene dal mondo orientale, cinese e giapponese ed è in contrapposizione alle arti marziali esterne. Queste si basano sul puro e semplice gesto atletico che si realizza magari nel corso di una manifestazione sportiva. Ma la forza si sa non è per sempre, non dura tutta la vita, non tutti inoltre dispongono di un fisico e l’allenamento spesso conduce ad infortuni. Le arti marziali interne nascono invece con un duplice scopo che unisce l’essere adatte a tutti e di condurre nel praticante con l’avanzare dell’età ad un miglioramento delle abilità. Il segreto, se così vogliamo chiamarlo, sta nel non separare in una stessa metodica la ricerca della salute, del benessere e del combattimento. I cinesi ci sono riusciti, hanno costruito sui principi della medicina un sistema che tiene uniti gli opposti, ricerca della salute e della efficacia micidiale.
Basti pensare al Tai Chi Chuan, “Pugilato ultimo e Supremo” secondo la classica traduzione o “Pugilato del Continuo Cambiamento tra poli Opposti” nella versione Agostini, forse l’arte marziale interna più famosa in occidente, ma da noi quasi sempre praticata come una semplice ginnastica adatta a tutti per i suoi movimenti lenti e morbidi. Invece, contiene dopo lunghi allenamenti la possibilità di sviluppare un sistema efficace di autodifesa assieme ad una condizione fisica notevole. Molti sono i metodi interni oltre al Tai Chi Pa Kua, Hsing I Chuan, Yi Quan, Wing Chun, I Liq Chuan - innumerevoli le scuole e le varianti. D’altronde che cosa ci si aspetta da un paese con una storia millenaria, grande come un continente dove si sono presentati sulla scena maestri, ciarlatani, filosofi e medici, tutti a dir la loro? Per questo è utile il libro di Stefano Agostini, fiorentino, maestro di arti marziali da più di quaranta anni che riversa in un testo pieno di informazioni tutta la sua conoscenza maturata frequentando e studiando con i più famosi maestri di mezzo mondo. Solo grazie alla riflessione e alla sua esperienza che il lettore è guidato attraverso concetti, altrimenti inagibili, per citarne alcuni, costruzione della struttura del corpo, energia-ki, intenzione-yi, visualizzazioni e consapevolezza, potenza ed esplosività. Lavoro necessario e profondo svolto con un discorso analiticamente preciso e non fumoso che mette finalmente a disposizione dei cultori e dei curiosi di arti marziali le teorie orientali, al di là di metafore e riferimenti magari poetici, ma incomprensibili per noi poveri seguaci, se va bene, di Cartesio.
Stefano Agostini, I segreti delle arti marziali interne, Edizioni Mediterranee, €17,50 Mirabilis 2018 aprile_ 32
StartUP https://allergenio.com “E ora che cosa posso mangiare? E questo ingrediente ci darà noia? “ E’ una domanda che spesso chi soffre di allergie, intolleranze, si è fatto magari davanti a qualche piatto nuovo contenente alimenti inusuali. Non solo anche ristoratori, cuochi e barman si trovano davanti alla fatidica domanda. Ad aiutare tutti ora arriva Allergenio il primo motore di ricerca per gli allergeni pensato e realizzato per chi vuol soddisfare le esigenze di chi presenta intolleranze ed allergie alimentari. Ben 19 mila alimenti e 1800 allergeni sono stati identificati in modo da poter comporre ricette per tutti i gusti e insofferenze.
http://www.hearmewell.com Napoli è sempre una sorpresa. Dai nuovi laboratori della Apple realizzati in collaborazione con l’Università Federico II è uscita l’app che trasforma il cellulare in un ausilio per non udenti. In pratica con un solo strumento HT si ottengono due risultati: di nascondere il proprio handicap e di evitare l’acquisto di uno strumento acustico. Dopo un test audiometrico, hearmewell amplifica e rimodula le diverse frequenze del suono captate dal microfono del telefono in modo da compensare le carenze uditive di una persona. L’app è disponibile sull’ App Store in inglese, italiano, francese, spagnolo e portoghese al prezzo veramente economico di 2,29€.
https://www.snowitapp.com/app/ Neve, sci, piste, sport invernali. Quest’anno per gli appassionati di montagna è un momento fantastico! Tanta neve sulle Alpi e sugli Appennini dopo anni di scarsità. E la tecnologia non poteva certo essere estranea a questo appuntamento. Ecco "snowwitapp" che offre una serie molteplice di soluzioni. Grazie al Gps, tiene traccia delle vostre uscite, riconosce i percorsi e li socializza con i vostri amici localizzati per giunta sulle piste. Ma la cosa più interessante è che unisce il divertimento con le funzioni di borsellino elettronico permettendo l’acquisto di abbonamenti a ski pass per moltissime stazioni sciistiche.
http://www.toolperstartup.com Questa non è una nuova app. E’ un sito/blog pieno di risorse per chi voglia o lanciare una start up o per tutti coloro che hanno bisogno di strumenti per sfruttare al meglio le potenzialità del web. Bernardo Mannelli, classe 1976 una laurea in Comunicazione e Marketing all’Università di Siena, è l’ideatore del blog il cui fine esplicito è quello di essere “un repository di strumenti digitali divisi in categorie e taggati per fasce di prezzo; un contenitore di alcune recensioni sugli strumenti testati e valutati solo e soltanto da lui; uno spazio libero in cui poter proporre software/tool o piattaforme alternative a quelle elencate; una piattaforma totalmente autogestita e autofinanziata”.
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Mirabilis by NiviGroup Periodico Trimestrale/anno 2°/n°7/aprile 2018 Registrazione Tribunale di Firenze n. 6027 del 22 giugno 2016 Direttore Editoriale: Leonardo Tirabassi Comitato di Redazione: Luigi Nicosia, Leonardo Tirabassi, Edoardo Tabasso Grafica: Karolina Sadowska Hanno collaborato: Luca Ciabatti, Theodora Kalaki, Fabio Scartoni, Emiliano Ricci
Il marchio Nivi è presente da oltre 56 anni sul mercato italiano ed europeo. Nivi Group S.p.a. è la Holding del gruppo Nivi. Nivi Credit S.r.l., società nata nel 1960, si occupa a livello internazionale di recupero crediti e micro crediti pubblici e privati di origine bancaria e finanziaria. Quantic Research S.r.l., con sede a Roma, è attiva nel campo della ricerca e sviluppo tecnologico per la gestione e rappresentazione di Big Data. Nivi Gestiones España S.L., società leader in Spagna con sede a Madrid, opera nel settore della notifica all’estero delle sanzioni al codice della strada. Fanno parte del Gruppo Nivi anche Nivi Usa con sede a Chicago, Nivi UK Management. Sede Nivi Group S.p.a. Via O. da Pordenone, 20 50127 Firenze, Italia tel. 055344031 Fax 0553440494 www.nivigroup.com mirabilis@nivi.it
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