Nยบ 06 OTTOBRE/DICEMBRE 2017
Nº 06 OTTOBRE/DICEMBRE 2017
Immagine copertina: Kano Shigenobu (attivo nella prima metà del XVII secolo) Spighe di grano e papaveri Prima metà del XVII secolo (periodo Edo) Coppia di paraventi a sei ante Inchiostro, colore e foglia d’oro su carta, cm 151,5 x 363 (ciascun paravento) Tokyo, Idemitsu bijutsukan (Museo d’Arte Idemitsu) Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 2
Elena Nicosia Responsabile Uffico Risorse Umane Nivi Group Mi chiamo Elena Nicosia e alla domanda “quando hai iniziato a lavorare in Nivi?” la prima cosa che mi viene in mente è quando piccolissima mi sedevo in reception accanto a Gabriella, una figura storica della Nivi dei primi anni novanta, e la aiutavo ad attaccare francobolli sulle posta in uscita, come per tutti i bambini anche il gioco è una cosa seria e io avevo preso seriamente il mio compito. Da quel giorno ne è passato di tempo e da quest’anno faccio parte del Consiglio di Amministrazione di Nivi Group. Mi sono laureata in Studi Geografici e Antropologici e dopo un periodo all’estero, di preciso in Australia, sono rientrata e ho fatto la scelta di investire il mio futuro nell’azienda di famiglia; era il settembre del 2014. Diciamo che, dopo circa 20 anni da quell’ingresso come “affrancatrice di francobolli”, ho avuto il primo vero incarico di una certa importanza. Il compito consisteva nell’organizzazione del convegno internazionale del gruppo TCM (International Debt Collection and Recovery Services), associazione internazionale di aziende che si occupano di recupero credititenutosi a Firenze nel 2015. Questo evento rappresenta l’appuntamento annuale al quale partecipano tutte le società facenti parte della rete di TCM. Oltre ad essere un appuntamento importante in cui si discutono i risultati e vengono messe a votazione le decisioni che riguardano i rapporti di lavoro infragruppo, è anche l’occasione per conoscere di persona i vari componenti di TCM, nonché uno strumento fondamentale per favorire un buon clima e una forte collaborazione all’interno del gruppo. L’obiettivo di Nivi era di realizzare un evento che fosse soddisfacente sia dal punto di vista dell’assistenza ai partecipanti che per ciò che riguarda le attività d’intrattenimento. La scelta delle location e di tutte le attività aveva lo scopo di rappresentare la nostra città e, indirettamente, anche lo stile e la qualità della nostra azienda. Il convegno fu un successo, secondo tutti i partecipanti andò benissimo, ovviamente la scenografia di Firenze ha sicuramente aiutato a renderlo tale, ma in quell’evento ho compreso di avere forti doti organizzative e di pianificazione. Superata questa prova, la mia attenzione si è rivolta all’organizzazione dell’azienda ed in particolare alla selezione di nuovi profili da inserire nell’organico. Fino a quel momento infatti, Nivi non disponeva di nessun ufficio dedicato alle risorse umane. Vi era sì una gestione del personale, ma era soprattutto amministrativa, mancava insomma un’attenzione specifica alle persone. A partire dall'ottobre 2015 mi sono dedicata allo sviluppo delle risorse umane, fermamente convinta che un’azienda può svilupparsi solo con la crescita delle proprie persone, e la prima ad essersi messa in gioco sono stata proprio io, consapevole che il mio percorso formativo era, ed è tutt’ora, in corso. Non potendomi fermare, ho dovuto cercare una soluzione che mi permettesse di accrescere le competenze senza smettere di lavorare; tornare all’università, infatti, non mi avrebbe permesso di dedicarmi a tempo pieno all'uffico. Con l’aiuto di Roberto Tummolo, direttore vendite del settore Smart City della Nivi, ho trovato un’altra soluzione affidandomi a Change Project, una delle più importanti agenzie di formazione nel nord Italia, in un percorso di training on the job. Adesso inizio a vedere i primi risultati: oggi abbiamo un vero e proprio ufficio, con la collaborazione di due ottime colleghe, oltre ai consulenti qualificati che ci accompagnano in questo percorso. L’obiettivo è quello di creare un’azienda capace di navigare nella complessità del mercato del nuovo millennio. La strada è ancora lunga: assieme alla fase della creazione di una struttura aziendale, c’è anche la parte più difficile ma appassionante: la costruzione di una cultura aziendale che faccia propri i valori della condivisione, della disponibilità al cambiamento, del team, insomma del “noi” aperto ad un mondo in continua trasformazione.
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Il futuro dell’azienda Gestione delle Risorse Umane
6-7
N-Lawyers, la legge al servizio dei creditori
8-9
Storie d’azienda Cinzia Alesi e l’Ufficio Postalizzazione
10
Nivinform Le informazioni commerciali senza segreti
11
Correre per star bene La storia di Fulvio Massini, una vita per l’atletica
12 - 13
Eventi
14 - 15
Industria 4.0. La Toscana affronta le nuove sfide Intervista a Stefano Ciuoffo, assessore allo sviluppo economico della Regione Toscana
18 - 20
Visittuscany
21
Come sta l’economia toscana Intervista con il professor Francesco Petretto
22 - 25
L’enigma di Natale La Stella di Betlemme
26 - 27
Il Cinquecento a Firenze Opere tra il sacro e il profano: una rilettura
28 - 31
Il Rinascimento Giapponese La natura nei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo.
32 - 33
Controluce
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Play me a song...
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libri ! libri ! libri !
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Start Up - Start App
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Index
Nivi News
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L'Ufficio Risorse Umane, da sinistra: Giada Ducci, Elena Nicosia e Benedetta Desomaro
Il futuro dell’azienda La Gestione delle Risorse Umane Elena Nicosia è figlia d’arte, rappresenta la terza generazione assieme a suo fratello Federico, ed è entrata in azienda giovanissima. Adesso è responsabile Personale & Organizzazione per il gruppo Nivi. Grazie alla collaborazione di due altre giovani dottoresse, Giada Ducci e Benedetta Desomaro, l’ufficio Risorse Umane ormai ha assunto in pieno la propria funzione. L’Azienda, fondata dai nonni e sviluppata dal padre, agli inizi del 2000 era cresciuta in modo notevole arrivando ad impiegare una sessantina di persone; nel 2013 è stata fondata la holding Nivi Group; nel 2015 i dipendenti sono arrivati a 110, il business si è allargato a tutta Europa con diramazioni in America Latina e Nivi è diventata una società per azioni, Nivi Group Spa. Un cambiamento notevole, a riprova di un successo perseguito con tenacia e determinazione. Anche le aree di business si sono differenziate; adesso alla rinnovata fornitura di servizi di gestione del credito alle pubbliche amministrazioni e alle aziende private, si è aggiunto il ramo d’azienda dedicato alle nuove tecnologie e alle soluzioni informatiche per Smart City. La corsa è stata veloce, la cadenza dettata da scelte impellenti, continue e repentine, determinate dalle esigenze del mercato. Come spesso succede, la forza delle cose aveva imposto il cambiamento, e poco tempo era rimasto alla riflessione interna, all’adeguamento dell’organizzazione aziendale. Il primo passo è stato introdurre la figura del direttore generale in parallelo alla creazione dell'Ufficio Meeting &Editing per curare l’immagine aziendale coordinata, dal logo agli stand per le fiere, alla riorganizzazione degli uffici Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 6
fino alla ristrutturazione degli spazi aziendali: si vedano il nuovo ufficio postale, gli spazi riservati alla direzione, l’auditorium e l’area espositiva. Rimaneva scoperto un aspetto, assolutamente importante in qualsiasi azienda che voglia pensare in grande; mancava la cabina di regia del cambiamento. In una frase, bisognava riuscire a operare il passaggio, da azienda a conduzione familiare a gruppo di società, transizione prima di tutto da compiere a livello di cultura dell’organizzazione, strumento necessario per rendere stabile il processo di riqualificazione attraverso la trasformazione dei dipendenti in risorse da valorizzare. Elena Nicosia assume per conto dell’azienda la responsabilità di creare l’Ufficio Risorse Umane e agli inizi del 2016 con la consulenza di Change Project, nota azienda del settore, presenta il “Progetto HR per la formazione e gestione strategica delle Risorse Umane”. Se il management delle risorse umane è lo scopo del progetto, il passo propedeutico è la fotografia della situazione di partenza. Da qui ha preso avvio il processo di elaborazione dei contenuti di quella scatola che va sotto il nome di “cultura aziendale”, mix di sapere, stile, riti, pratiche, procedure che formano l’ambito di vita delle persone che condividono nell’azienda spesso più di otto ore al giorno. Le organizzazioni d’altronde non sono una monade, un mondo chiuso, ma costituiscono un sistema aperto all’ambiente, con cui scambiano informazioni; da qui l’esigenza fondamentale di analizzare, elaborare, strutturare, e magari rinnovare, quelle conoscenze. La sistematizzazione della cultura aziendale avviene tramite un processo che
struttura i tre elementi canonici necessari per costruire una strategia aziendale con chiari obiettivi e percorsi. Innanzitutto si rende necessario definire e condividere la particolare visione del mondo dell’azienda, il progetto imprenditoriale della Nivi, la così detta vision; in secondo luogo, stabilire il fine istituzionale, la mission, e, dulcis in fundo, esplicitare i valori aziendali. Dopo le due fasi che hanno portato a compiere il check up dell’organizzazione, la riflessione e definizione della cultura aziendale, si è affrontato il tema specifico del management del personale. Momento culminate dell’intero processo perché si è trattato di far aderire l’analisi teorica alla realtà, insomma di operare sul corpo dell’azienda i cambiamenti pensati, scardinando vecchie abitudini e allo stesso tempo incoraggiando e motivando il personale.
La prossima tappa è rappresentata dalla costruzione di un percorso che porti ad un’azienda dove le persone siano capaci di lavorare in team e di agire in modo autonomo. Processo di cambiamento quindi lungo e impegnativo che comprende più livelli, da quello culturale a quello organizzativo.
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Le attività di N-Lawyers sono svolte da avvocati convenzionati con Nivi, iscritti all'Albo professionale, con le necessarie competenze e comprovata esperienza in materia di recupero crediti. Tra questi, gli avvocati Eliana Baldi e Giulia Brizzi che dall’inizio del 2017 hanno iniziato l’attività di recupero crediti stragiudiziale e giudiziale in favore di Nivi Credit e dei suoi clienti, sia italiani che stranieri.
N-Lawyers, la legge al servizio dei creditori Dal 1991 Nivi Credit ha come scopo il recupero di crediti di piccola e media entità per conto di società di servizi di pubblico interesse, società commerciali medio/grandi e società finanziarie, enti pubblici e soggetti privati in genere. Con gli anni Nivi ha sentito l’esigenza di fornire un servizio di recupero crediti aggiuntivo, che si è poi concretizzato nella costituzione di N-Lawyers, il supporto legale di Nivi, sorto agli inizi del 2017, affidato a professionisti esterni, per le azioni di tutela, di natura stragiudiziale ed eventualmente giudiziale, volte a soddisfare le esigenze creditorie di ogni tipo di cliente. Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 8
Il punto di forza di N-Lawyers è infatti rappresentato dalla fitta rete di corrispondenti sul territorio nazionale ed all'estero che permette di intraprendere e realizzare l’attività di recupero del credito sia in favore di soggetti italiani nei confronti di debitori stranieri che, viceversa, in favore di soggetti esteri verso debitori nazionali. Attualmente l’attività di N-Lawyers è presente in tutta Italia e in molti paesi stranieri, dall’Europa al Sud America. Avvocati Giulia Brizzi ed Eliana Baldi di N - Lawyers
Come funziona N-Lawyers? Inizia immediatamente a seguito del recupero crediti stragiudiziale attuato da Nivi che non ha avuto esito positivo. Il primo compito affidato da Nivi ai legali incaricati è quello di disamina e studio della pratica, con un’attenta valutazione del credito ed analisi della posizione debitoria. E’ importante infatti valutare preventivamente sia la provenienza del credito che le reali possibilità di soddisfazione del creditore. Le fasi successive possono articolarsi in maniera diversa in base alle caratteristiche di ogni singola pratica. Se volessimo generalizzare, potremmo dire che solitamente la prima azione legale consiste in un approccio di tipo stragiudiziale che si realizza con un invito formale al debitore ad adempiere al pagamento del dovuto attraverso la cosiddetta “messa in mora” o “diffida ad adempiere”. Si tratta di una lettera raccomandata o PEC, in cui si illustrano le ragioni del creditore, la somma dovuta ed il termine ultimo di pagamento, con l’avviso che, nel caso in cui dovesse persistere il mancato pagamento, saranno intraprese le vie giudiziarie. Questo primo contatto permette talvolta di giungere ad un accordo bonario tra il creditore ed il debitore, il quale, a seguito della ricezione dell’atto, ha davanti, ancora una volta, due opzioni: rifiutarsi di soddisfare le richieste del creditore oppure
prendere contatti con gli avvocati incaricati per raggiungere un accordo stragiudiziale. In quest’ultimo caso, a seguito di trattativa, le parti raggiungeranno un accordo, formalizzato a mezzo di un atto di transazione, il cui adempimento comporterà la cessazione di qualsivoglia pretesa e la soddisfazione del creditore. In caso contrario, qualora l’attività stragiudiziale non abbia esito positivo perché il debitore non ha preso contatti con i legali ovvero la trattativa instaurata non ha avuto buon fine, sarà allora necessario ricorrere all’ “attività giudiziale”, attraverso l’instaurazione di un processo civile al fine di ottenere una condanna al pagamento da parte del giudice. Le attività di cui si occupano i legali comprendono in questo caso: predisposizione e redazione di atti, collazione del fascicolo, notifica presso Ufficiali Giudiziari, trattativa con la controparte, partecipazione alle udienze, etc. Il provvedimento giudiziale di condanna del debitore al pagamento del dovuto potrà essere eseguito spontaneamente da quest’ultimo ovvero sarà necessario attivare l’ultima fase della procedura, vale a dire quella esecutiva. Una volta rilasciato il titolo esecutivo dall'Autorità giudiziaria, verranno intraprese le ulteriori attività idonee al recupero forzoso del credito, con l'ausilio anche di corrispondenti, sia in territorio nazionale che estero. La rete di avvocati corrispondenti permette infatti, come detto, di svolgere il recupero del credito con ottimi risultati anche nei confronti di debitori stranieri.
FASE STRAGIUDIZIALE
ATTO DI MESSA IN MORA O DIFFIDA AD ADEMPIERE
NESSUN RISCONTRO
RISCONTRO
TRATTATIVA
ESITO NEGATIVO
ESITO POSITIVO
TRANSAZIONE
FASE GIUDIZIALE
ATTO DI CITAZIONE
OPPURE
SENTENZA
RICORSO PER DECRETO INGIUNTIVO
DECRETO INGIUNTIVO
FASE ESECUTIVA
Esecuzione forzosa sul patrimonio mobile od immobile del debitore: • Pignoramento mobiliare • Pignoramento immobiliare • Pignoramento presso terzi Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 9
Un’azienda è un organismo vivo, sorta di mosaico con, al posto delle tessere, persone, volti e storie diverse. Sempre dietro i prodotti e servizi, dietro insomma il lavoro visibile, vi è l’attività nascosta senza di cui non ci sarebbe nessun risultato e di cui nessuna azienda può fare a meno. E’ questo il caso dell’ufficio Postalizzazione della Nivi che svolge la funzione centrale di spedire decine di migliaia di notifiche l’anno ai creditori sparsi in tutto il mondo. Responsabile dell’Ufficio è la signora Cinzia Alesi e questo il suo racconto, perché niente meglio della testimonianza diretta svela la realtà di un’organizzazione.
Storie d’azienda Cinzia Alesi e l’Ufficio Postalizzazione “Sono in Nivi dal 1989. Sono entrata in azienda quasi per caso. Il mio, allora, bambino andava all’asilo a villa Ramberg a Firenze con Federico Nicosia, il figlio di Luigi e Marinella. Così, come succede tra genitori, siamo diventati amici. Io cercavo lavoro e l’azienda cercava una persona che si occupasse della postalizzazione. A quei tempi la sede era in una palazzina in via Lambruschini e ci lavoravamo in una decina.
Ho iniziato lavorando a casa, imbustavo, incollavo e portavo poi in ufficio ad affrancare e spedire i primi solleciti di pagamento per le autostrade. Ero velocissima! Pensi, che quando arrivò la prima imbustatrice meccanica nel ’92 mi sembra, all’inizio ero più veloce della macchina, in verità si può dire che il record era anche per demerito nostro, per la poca dimestichezza con la tecnica. Di quel periodo, siamo rimasti adesso in pochi, Cristina Calcerano e Riccardo Nuti all’amministrazione; Tea Nuti, Antonella Parrini, Antonella del Soldato, Eliana Spinelli e Gianfranco Micotti, tutti al recupero dei pedaggi autostradali. In seguito la Nivi si spostò in via Ferrarin, dietro via Pratese, mi ricordo perfettamente la data, il 12 settembre 1994. Me lo ricordo perché mi ero appena separata, e mi occupai delle pulizie della nuova sede che liberai dai calcinacci. In quell’anno sono stata assunta, e la Nivi si è ingrandita prendendo un’altra decina di dipendenti. Anche qui facevo sempre lo stesso lavoro. Come ho detto ora, erano arrivate le nuove macchine, ma non ho smesso di lavorare in questo settore. E il servizio Emo (European Municipality Outsourcing) di notifica delle sanzioni stradali all’estero, lo dico con orgoglio, è nato con me, è un po’ mio figlio, ma questo è venuto in seguito. L’atmosfera in Nivi era bella, c’era un bel clima; è vero, eravamo pochi e quindi l’atmosfera era familiare. Pensi che a turno, uno di noi all’ora di pranzo andava a comprare da mangiare fuori, e poi si pranzava assieme. Si festeggiavano compleanni, battesimi, nascite. Nelle feste importanti come Natale si andava tutti a cena Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 10
L'Ufficio Postalizzazione, da sin.: Alessio Bonechi, Cinzia Alesi, Tommaso Gorini
con Luigi e spesso a casa sua, cucinava lui di persona. Di quelle cene, mi ricordo ancora i menù. Ravioli, lasagne, tutto fatto in casa, si andava anche ad aiutare.
Tra di noi c’era un sentimento di amicizia… Con Luigi, con la proprietà, c’era, come adesso d’altronde, un rapporto franco, di rispetto ed affetto. Dopo, la Nivi si è trasferita dove è adesso, in via Odorico da Pordenone. L’azienda si è ingrandita, siamo più di 100, è nato il contact center, si è sviluppato il settore commerciale. Ma io sono sempre al mio settore, alla postalizzazione. Gestisco l’ufficio spedizioni coadiuvata da due bravi ragazzi. Adesso il lavoro è completamente informatizzato. Ne sono fiera, perché lo considero una mia creatura. Se si può trovare affetto per un lavoro, provo affetto; sono legata a questo ufficio, lo considero una parte di me.
D’altronde siamo partiti spedendo una raccomandata e nel 2016 siamo arrivati ad inviare in Italia e nel resto del mondo 1 milione e 300 mila pezzi! Abbiamo anche una macchina fatta a posta per le nostre esigenze che imbusta le raccomandate accompagnate dalle cartoline di ritorno. Adesso, l’atmosfera in Nivi con i grandi numeri è cambiata, è ovvio, non ci si conosce bene con tutti, non c’è solo la proprietà, c’è anche la direzione, il management, i rapporti sono diventati più professionali e neutri. Ma con Luigi rimane lo stesso rapporto di ventotto anni fa. Non vorrei sembrare patetica, ma il mio attaccamento all’azienda è forte, è la verità, anche se molte cose adesso sono diverse . D’altronde ci lavoro appunto dal 1989! Capisco che per i nuovi arrivati, per i giovani che sono entrati da poco, sia diverso….”
Nivinform Le informazioni commerciali senza segreti
Nivi Credit fa ritorno nel mondo delle Informazioni Commerciali, un settore nel quale si era distinta all’inizio del suo lungo percorso di crescita. Forte di anni di costante sviluppo, l’azienda ha così deciso di rinnovarsi aggiungendo un’ulteriore soluzione alla gamma dei propri servizi. La fornitura di Informazioni Commerciali attraverso la rappresentazione evoluta ed aggregata di dati, al fine di prendere decisioni ponderate, coerenti, affidabili ed in tempi rapidi. Il servizio online denominato Nivinform è lo strumento fondamentale per valutare lo stato di un attore economico, dalla verifica dei dati più semplici, ai bilanci, alla solvibilità, allo stato patrimoniale, all’assetto economico e finanziario complessivo. Lo scopo è quello di offrire tutti gli elementi utili a valutare la solidità di un’azienda o l’affidabilità di una persona fisica.
Il primo punto di forza è rappresentato dall’aggregazione di Informazioni Commerciali provenienti da varie fonti su un’unica piattaforma on line. Il secondo punto di forza consiste nel fornire informazioni altamente affidabili perché provenienti da fonti sicure, accuratamente selezionate sulla base della loro qualità. Per ogni interrogazione, Nivinform offre tutti gli elementi utili per assumere una decisione di affidamento nei confronti di un’azienda, con un’analisi estesa anche all’intero settore di appartenenza.
La piattaforma è di immediato utilizzo e si compone di diversi menù. Il primo menù dà accesso alle informazioni camerali, continuamente aggiornate e provenienti da Infocamere (di cui Nivi Credit è distributore ufficiale). Il secondo menù, denominato “Global Report”, offre informazioni modulari su tutte le aziende e persone fisiche italiane, con un’importante sezione dedicata al Compliance Control in tema di antiriciclaggio. La sezione WorldWide fornisce report online su aziende internazionali di 95 paesi. Altro elemento di eccellenza è rappresentato dalla sezione “Servizi Investigativi” che offre informazioni commerciali su base investigata e verificata. Qui si forniscono valutazioni complessive corroborate da dati ufficiosi di persone fisiche e società nazionali ed internazionali. Le indagini possono arrivare fino a stabilire la “reputazione” di una controparte, scavando oltre i dati ufficiali. Il servizio è particolarmente adatto nei casi in cui è fondamentale reperire notizie sulla reale solvibilità di un soggetto o quando è necessario intraprendere un’attività di recupero crediti, oppure per reperire informazioni su aziende che non presentano un quadro di affidabilità esaustivo da fonti ufficiali.
Nivi offre anche un servizio di monitoraggio della durata di 12 mesi sulle società analizzate. I Report sono forniti in tempo reale, ad eccezione dei Servizi Investigativi che per loro natura richiedono dai 7 ai 15 giorni di evasione. Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 11
Fulvio Massini (secondo a sinistra) a Firenze
Correre per star bene La storia di Fulvio Massini, una vita per l’atletica Fuvio Massini, classe ’54, non corre, è la corsa. Ha iniziato negli anni Settanta dell’altro secolo, e non ha mai smesso. Della passione per la corsa ha fatto una professione: allenatore, consulente, scrittore. Al suo attivo ha un numero imprecisato di gare, di maratone dall’estremo Nord ai deserti, di viaggi in tutto il mondo per correre e accompagnare i suoi atleti. Sperimentatore di nuove metodiche con la passione della divulgazione, riesce a parlare di corsa, dell’atto del correre, anche a chi non correrà mai. Lo si è visto mercoledì 27 settembre nel corso della sua conferenza presso la Nivi. A seguire la sua conversazione c’erano infatti più di cinquanta persone, tutti dipendenti dell’azienda, compreso un suo e nostro atleta, il direttore generale della Nivi Group, Giulio Marsili, maratoneta indefesso.
Giulio Marisili chiude la Maratona di Firenze insieme alla sua figlia
Fulvio Massini ha spaziato per due ore su tutti i temi inerenti alla corsa, tabelle e sistemi di allenamento, alimentazione, diete a zona, mediterranea, a zona mediterranea, sistemi di condizionamento mentale e molto altro.
Ma se vogliamo iniziare a correre, una volta trovata la voglia, la determinazione ed il tempo, da dove si inizia? La risposta è semplice. Scarpe e postura. Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 12
Per la scelta delle prime, ormai non ci sono problemi, ce ne sono di tutti i tipi di piede, per tutti i terreni, per tutti le stazze. Ammortizzate, da trial, da running, da strada, da sterrato, da principianti o da corridori esperti, per ogni tipo di appoggio del piede, supinazione, naturale oppure iper pronazione.
Insomma non si può portare come scusa che abitiamo in città, che abbiamo a disposizione solo strade e viali, che siamo cicciottelli, che i vent’anni sono un ricordo. Adesso si possono portare i nostri piedi anche sul duro asfalto, senza timore per eventuali danni alle articolazioni perché la tecnologia ha fatto passi da giganti. E per quanto riguarda l’abbigliamento, le maglie di lana sono un ricordo! (scusate un aneddoto personale: quando ormai quarant’anni fa correvo i 1000 metri, c’era chi in inverno, nelle giornate più fredde, si metteva sotto i pantaloni della tuta o “tony”, come si diceva a Firenze, le calze della mamma!). Rimane l’aspetto più importante, su cui peraltro si presta meno attenzione. La postura a cui il nostro ha dedicato studi e libri.
Se correre è un’attività innata, uno slogan di Massini è “correre è naturale”, allora bisogna guardare e prendere a modello il bambino, studiarne i movimenti. Si scoprirà che per iniziare a correre, il suo baricentro si sposterà in avanti, il busto a partire dal bacino si inclinerà, come se cadesse, e il piede appoggerà sulla parte mediana. Niente più la vecchia rullata a partire dal tallone, via rigidità posturali. Uno studio attento delle catene cinetiche, delle dinamiche motorie ha portato Massini a utilizzare al meglio la forza di gravità e la sua azione propulsiva naturale. In questo modo risulterà un impatto minore: il lavoro di spinta del piede si riduce, e le articolazioni del ginocchio, della caviglia e del bacino risulteranno meno sollecitate. In pratica la “formula Massini” è riconducibile a tre punti.
Correre 1. spostando il baricentro in avanti, “togliendo i freni”, come dice lui; 2. diminuendo l’impatto col terreno, cioè senza alzare troppo i piedi da terra; e 3. rilassati, in scioltezza. Se si seguono queste indicazioni, la corsa inclinata in avanti di Massini ritornerà ad essere una forma naturale di movimento veloce.
A conferma della scoperta di Fulvio Massini, anche altri allenatori-ricercatori sono arrivati alla stessa conclusione, ma appunto anni dopo, basti pensare al chi runnig dell’americano Danny Dreyer che si ispira al Tai Chi, antica arte marziale cinese, Un ultima nota sulla dieta. Niente follie, la dieta a zona corretta con le indicazioni delle nostre abitudini medierranee è perfetta. Per le quantità, ognuno in cuor suo sa la verità, e per i casi più difficili un nutrizionista o un dietologo non sono difficili da trovare.
In fondo dobbiamo solo “correre per star bene”.
P.s. Basta camminare ad un buon passo per 30/40' tre, quattro volte alla settimana. Nel 2012, edito da Rizzoli esce l’ultimo libro di Fulvio Massini "Andiamo a correre" un manuale completo per il runner di ogni livello. www.fulviomassini.com Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 13
Come rispondere alle nuove sfide del recupero crediti Sofia ha ospitato l’ultimo Congresso FENCA Sofia ha ospitato dal 27 al 29 settembre il congresso annuale dell'associazione che rappresenta le aziende che in Europa gestiscono il credito, svolgono attività di debt collection, e del settore dell’acquisto dei debiti. Fenca ha il ruolo di raccordo e di scambio tra le istituzioni comunitarie, le aziende finanziarie e le associazioni di tutela dei consumatori. Fondata nel 1993, rappresenta associazioni di 23 paesi e il 75% delle aziende del settore. Quest’anno uno degli argomenti al centro del dibattito è stato il documento presentato dalla
Banca Centrale Europea-BCE dedicato al problema dei Non Performing Loans-NPL, “Linee guida per le banche sui crediti deteriorati”. Il documento, esposto alla pubblica consultazione, si è reso necessario al fine di istituire un quadro d’azione armonizzato a livello europeo per la gestione dei NPL. Infatti secondo la BCE, “ è ampiamente riconosciuto che livelli elevati di NPL finiscono per generare un impatto negativo sul credito bancario all’economia per effetto dei vincoli di bilancio, di redditività e di capitale a cui sono soggetti gli enti creditizi che li detengono.” Secondo dati della Banca d’Italia (dicembre 2016), in Italia i NPL ammontavano a 349 miliardi al lordo delle svalutazioni già contabilizzate. Le sofferenze fanno capo per circa tre quarti alle imprese, per la parte restante alle famiglie. Il valore stimato delle garanzie reali detenute dalle banche a fronte delle sofferenze è pari a 92 miliardi.
Congresso FENCA a Sofia settembre 2017
Charge&CarRental alla Fiera Agri@tour ad Arezzo
Possedete un’auto elettrica? State viaggiando per l’Italia e non volete usare la vostra auto? Volete entrare nei centri storici senza problemi di accesso? Ecco la soluzione. Nivi assieme al partner Emmerent ha creato il Circuito di promozione turistica Charge&CarRental dedicato alle strutture turisticoricettive. Il Circuito Charge&CarRental si occupa di informare, attraverso tutti i canali di comunicazione, i possessori e utilizzatori di automobili elettriche della presenza di una stazione di ricarica presso le aziende che aderiscono. Il servizio è già attivo presso numerosi agriturismi, alberghi e porti nazionali. Alle strutture ricettive aderenti, Charge & CarRental offre inoltre l'opportunità di fornirsi di colonnine con la formula della locazione abbinando un servizio integrato di rinoleggio di veicoli elettrici nei confronti della propria clientela. Il servizio Charge&CarRental è stato presentato alla Fiera Agri@tour (www.agrietour.it), evento di riferimento in Italia per la promozione dell’offerta agrituristica, che si è tenuta ad Arezzo il 17-18-19 ottobre. www.chargeecarrental.it
Stand di Nivi Group ed Emmerent alla fiera Fiera Agri@tour Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 14
36 edizione delle giornate della Polizia Locale Riccione 21/23 settembre
Stand Nivi Group e Nivi Credit alle Giornate della Polizia Locale
Stand Nivi Group e Nivi Credit alle Giornate della Polizia Locale
Eventi
Il convegno è stato organizzato dal Gruppo Maggioli, promosso dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) con numerosi Patrocini, tra gli altri del Ministero dell’Interno, del Ministero dei Trasporti e della Regione Emilia Romagna. All’evento, hanno partecipato oltre duemila persone tra comandanti, ufficiali e agenti di Polizia Municipale, dirigenti, amministratori, funzionari degli Enti locali, esperti del settore, aziende - che si sono confrontate per fare il punto sulle ultime normative e per conoscere le principali novità tecnologiche. La sicurezza nelle città in tutte le sue articolazioni urbana, stradale, pubblica e anche commerciale - rimane il tema cardine dell’incontro. Quest’anno l’attenzione è stata dedicata in particolare al trasporto collettivo di persone (Taxi e NCC - auto a noleggio con conducente), all’immigrazione e norme di sicurezza relative, alla normativa sui permessi di soggiorno, alla circolazione stradale, all’impatto della riforma “Madia” sulla P.A. con focus sulle novità per il personale degli enti pubblici. Una citazione speciale, per la rilevanza morale, meritano le due sessioni dedicate al problema dei suicidi nella Polizia Locale e all’attività di contrasto del fenomeno delle ludopatie. In questa occasione è stata illustrata da Christophe Sanchez, esperto di comunicazione e assistente del sindaco Giorgio Gori, l’esperienza del Comune di Bergamo nel campo della prevenzione al gioco d’azzardo.
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World News
Industria 4.0 è un pacchetto di misure varate dal governo, e riproposte con modifiche nella Legge di Bilancio 2017, per incentivare le aziende a cogliere le opportunità della quarta rivoluzione industriale. La digitalizzazione della manifattura rappresenta una scommessa centrale per l’Italia per un giro d’affari complessivo stimato sui due miliardi di euro. Secondo il Ministero dello sviluppo economico gli elementi che caratterizzano il fenomeno sono
«connessione tra sistemi fisici e digitali, analisi complesse attraverso Big Data e adattamenti real-time». In altre parole: utilizzo di macchinari connessi al Web, analisi delle informazioni ricavate della Rete e possibilità di una gestione più flessibile del ciclo produttivo. Le tecnologie abilitanti, citate sempre dal Mise, spaziano dalle stampanti 3D ai robot programmati per determinate funzioni, passando per la gestione di dati in cloud e l’analisi dei dati per rilevare debolezze e punti di forza della produzione. Abbiamo chiesto all’assessore allo sviluppo economico della Regione Toscana Stefano Ciuoffo una valutazione complessiva sull’andamento dell’economia della Toscana davanti alle sfide dell’ultima
Stefano Ciuoffo, assessore allo sviluppo economico della Regione Toscana Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 18
Industria 4.0. La Toscana affronta le nuove sfide Intervista a Stefano Ciuoffo, assessore allo sviluppo economico della Regione Toscana ondata della rivoluzione informatica. Industria 4.0 è un pacchetto di iniziative su cui il governo, l’Italia sta puntando molto. E’ infatti il primo paese europeo per volume di investimenti di una tale portata. Quali saranno gli effetti sulla nostra regione, duramente colpita dalla crisi del 2008? In termini di competitività e riposizionamento verso scenari futuri saranno moltissimi: innovazione su prodotti o processi produttivi, capacità di elaborazione e ricerca di nuove soluzioni per la grande industria, ma anche le imprese piccole e piccolissime sono le basi di uno sviluppo che ormai deve competere con tutto il mondo. E dal momento che a livello internazionale, la ricerca cresce a livelli esponenziali i paesi che meglio di altri sapranno cogliere le sfide di questa nuova rivoluzione industriale meglio sapranno uscire dalla crisi. Come sta procedendo il piano di interventi in Toscana, quali sono le luci e le ombre? Come hanno risposto gli imprenditori, le associazioni di categoria ed i sindacati? La Regione ha allocato negli ultimi anni
il più grande quantitativo di risorse della sua storia nelle politiche di sostegno a RS&I (Ricerca Sviluppo e Innovazione) e a favore di investimenti produttivi. Le risorse complessive a favore delle imprese per le misure specifiche per RS&I raggiungono circa 650 milioni, oltre quelle per garanzie investimenti e fondi rotativi, a cui aggiungere aiuti per l'internazionalizzazione. E gli aiuti per risparmio energetico (intorno ai 35 milioni euro). Le risorse per la cosiddetta emergenza economia (garanzia per liquidità, microcredito di necessità) ammontano a circa 100 milioni di euro. Uno sforzo finanziario non ripetibile avvenuto nella fase di massima recessione ma che è politica strutturale perché durata nel tempo (dal 2008 al 2012 e continuata dopo). A luglio sono partiti 6 bandi da più di 90 milioni di euro complessivi. La Regione quindi ce la mette tutta e tra le associazioni di categoria c’è il giusto fermento e si moltiplicano iniziative per far conoscere ai loro associati le nuove opportunità. Punto nodale da sciogliere il prima possibile, resta la creazione di un collegamento tra imprese, università, laboratori di ricerca, pubblici e privati. Il sistema della ricerca, pubblico e privato, è depositario di un consistente patrimonio di conoscenze e competenze e il loro trasferimento al sistema produttivo deve avvenire senza attendere altro tempo.
Sappiamo benissimo che tra questi due sistemi ci sono alcune rigidità e difficoltà di dialogo, ma è altrettanto vero che la Regione può giocare un fondamentale ruolo di mediatore.
come le istituzioni regionali pensano di intervenire sul settore delle micro imprese comprese quelle turistiche per renderle più competitive? In altri termini, cosa pensa di fare la Regione per le piccole aziende manifatturiere e per quelle che producono servizi?
E’ pronto il tessuto produttivo toscano ad accogliere la sfida tecnologica, economica e culturale sia a livello imprenditoriale che manageriale?
I bandi che mettiamo a disposizione sono aperti a tutti e non è precluso nulla alle piccole imprese, anzi. Ci sono tutte le leve per far sviluppare la propria attività.
Il momento del dibattito si è concluso, occorre adesso iniziare ad agire e la Toscana in questo nuovo mondo, all'avvio di questa nuova rivoluzione industriale, deve esserci.
Penso proprio di sì, la Toscana e i toscani hanno sempre dimostrato dinamicità e capacità di adattamento ai cambiamenti. La Toscana è terra di piccole aziende, a parte la presenza di grandi colossi come la exBreda, adesso Hitachi, o la General Electric. Una misura di intervento come quella di Industria 4.0 non è più indicata per altri territori? Comunque
Tengo a chiarire che “4.0” è un processo di riorganizzazione del modo di fare produzione che coinvolge tutti i settori dell’economia e tutte le imprese. A prescindere dalla loro dimensione. Le grandi imprese lavorano con i loro fornitori, che spesso sono PMI. Quindi il “territorio” non è un ostacolo o un parametro che ha rilevanza.
Abbiamo strutturato in tal senso, insieme ai soggetti coinvolti tra cui centri di ricerca e università, un'azione complessiva che punta a costruire un “ecosistema” Industria 4.0 che ha lo scopo di affiancare e accompagnare le imprese toscane, soprattutto quelle più piccole, dato che buona parte di quelle di maggiori dimensioni lo stanno già facendo, verso questa logica. Per molte realtà è un mondo, per tanti aspetti, ancora completamente nuovo, un treno in corsa sul quale dobbiamo salire il più velocemente
possibile sfruttando l'enorme potenziale in termini di competenze di cui il mondo scientifico toscano dispone. E’ avviato il lavoro della Piattaforma regionale Industria 4.0 quale strumento a 360 gradi: una struttura integrata di coordinamento del sistema pubblico di competenze a supporto delle imprese sulle materie del trasferimento e dell'innovazione tecnologica, della formazione tecnica e superiore, del lavoro. Nella piattaforma sono coinvolte molte direzioni regionali (Presidenza, Attività produttive, Ricerca e Università, Formazione professionale e Lavoro), oltre all'Irpet e agli organismi di ricerca universitari. Per chi vorrà seguire questa direzione sono previsti dai bandi criteri di premialità e priorità. Sarebbe importante che anche la domanda di investimenti da parte delle imprese fosse orientata a livelli di graduazione e secondo un percorso progressivo, verso la digitalizzazione dei processi di produzione piuttosto che di erogazione dei servizi. Il rischio è che le poche risorse a disposizione si allochino su linee di investimento difensive, che già nel breve periodo potranno risultare perdenti; e che ci allontanano dagli standard dell’azione di modernizzazione dei processi di innovazione di impresa. L’obiettivo è “impresa 4.0”, indubbiamente; ma vediamo anche con quali tempi il sistema, nella sua integralità, ha realmente percepito della trasformazione in atto.
La Regione mette a disposizione risorse e reti di cooperazione e collaborazione: sono le imprese che devono investire e adattarsi al nuovo paradigma produttivo, e, per quanto riguarda turismo e commercio, agli impatti di come si organizzano i consumi. 4.0 non è una opzione, è per certi versi un “destino”. Sarebbe da chiedere: cosa fanno le imprese? Cosa fa il sistema del credito per favorire questo tipo di investimenti ?
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Con l’informatizzazione crescente della produzione, cambia profondamente la professionalità dei lavoratori, chiamati a loro volta ad integrarsi con le nuove soluzioni, ma anche ad essere sostituiti dall’avanzare dell’intelligenza artificiale, dell’Internet of Things, dei Big Data, dal cloud computing? È chiaro che cambiando il sistema produttivo e i processi che lo governano
saranno richieste nuove figure professionali e l'aggiornamento di chi già lavora.
Per questo è importante accompagnare la spinta alle imprese a innovarsi con una massiccia opera di formazione dei lavoratori. E infatti ci sono dei fondi con bandi specifici per la formazione in ambito Industria 4.0. Come pensa la Regione di intervenire per riqualificare il mercato del lavoro ed agire nelle situazioni di crisi che si creeranno? In altre parole, Treno Frecciarossa 1000
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quali strumenti di welfare la regione mette a disposizione? Uno dei punti centrali per il successo del piano è la formazione. Come sta intervenendo e agendo la Regione a questo proposito? E’ vero, i processi di digitalizzazione delle imprese comportano rapidi cambiamenti nei sistemi di produzione e nei modelli di business, che si traducono in un impatto quasi simultaneo sui set delle competenze richieste. Per questo, l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Cristina Grieco, ha individuato, fin dall’inizio del 2017, le direttrici strategiche dell’intervento regionale in materia di formazione 4.0: il sistema duale, la formazione tecnica superiore e la formazione dei manager d’azienda e degli imprenditori. Le risorse complessivamente già disponibili ammontano a oltre10 milioni di euro. Per l’alternanza scuola-lavoro, sono in corso di valutazione circa 50 progetti, con una priorità per quelli coerenti con la strategia regionale su Industria 4.0. Quanto ai percorsi formativi post diploma, sono aperte le iscrizioni ai percorsi ITS e IFTS finanziati dalla Regione. Sono corsi progettati per
formare tecnici in possesso delle competenze specialistiche, trasversali e interdisciplinari richieste dalle imprese orientate verso Industria 4.0. E’ inoltre aperto un avviso a valere sul quale potranno essere finanziati 40 progetti IFTS ulteriori. Per la formazione dei manager d’azienda e degli imprenditori sono aperti due avvisi. Il primo con scadenze trimestrali - per la concessione di voucher formativi per manager, con priorità per i corsi che riguardino le competenze necessarie per competere nell'economia digitale; il secondo, rivolto agli organismi formativi, per progetti rivolti agli imprenditori, che comprendano azioni di animazione territoriale, percorsi di formazione continua e interventi di accompagnamento personalizzato, per aiutare gli imprenditori nell’individuazione delle aree aziendali dove convenga avviare il processo di innovazione e nella definizione di una roadmap della digitalizzazione.
Visittuscany Visittuscany.com è il nuovo sito destinato alla promozione della Toscana. Non un semplice portale ma, come tengono a specificare i promotori - la Regione Toscana e la Fondazione Sistema Toscana - un “ecosistema diffuso di informazione” in grado di utilizzare i Big Data. 9.300 contenuti diversi, 1.700 attrazioni, 310 località, percorsi è quanto l’utente potrà trovare. Visittuscany permetterà di utilizzare i contenuti già esistenti di altri siti e organizzazioni costituendo realmente un sistema in rete, grazie anche al collegamento con i social, da Twitter ad Istagram. La piattaforma da un punto di vista estetico è piacevole e di facile consultazione, e tra l’altro permette a chiunque abbia qualcosa da offrire agli utenti - alberghi, bed and breakfast, trattorie e quant’altro - di inserire i propri contenuti; l’opzione “make” offre infatti l’opportunità di una redazione diffusa. Nel menu, vi è anche il capitolo “Toscana Ovunque Bella” che permette ad ogni Comune di raccontare fino ad un massimo di 5 storie per svelare aneddoti, curiosità e motivi di interesse del proprio territorio. www.visittuscany.com/it www.facebook.com/VisitTuscany
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Professor Alessandro Petretto
Come sta l’economia toscana. Intervista con il professor Alessandro Petretto Uno degli elementi che salta agli occhi nello stato dell’economia della Toscana è rappresentato dalla forte crisi del sistema bancario. Ben due banche così importanti come il Monte dei Paschi di Siena, la quarta banca d’Italia prima della sua crisi, e la Banca Etruria sono state coinvolte.
La situazione del Monte dei Paschi è cosa diversa dalle crisi delle banche cooperative.
Nella banca senese ci sono stati degli errori strategici molto rilevanti indipendenti dalla crisi economica e riconducibili alla conduzione un po’ disinvolta che ha portato a questo risultato. Le altre banche, come l’Etruria, sono figlie di una crisi per cui fondamentalmente la clientela ha ceduto e se non c’è un tessuto economico che regge, le banche seguono questa direzione. Non c’è niente di inatteso. Il difetto centrale della situazione bancaria, al di là del MPS, mi par di capire che stia nella selezione della clientela, fattore ancor più importante specialmente nelle situazioni di vischiosità come quelle di crisi recessiva, criterio che invece è venuto meno. Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 22
Il professor Alessandro Petretto è professore emerito dell’Università di Firenze, dove ha insegnato Economia pubblica fino al 2015. Ha svolto attività di ricerca in tema di economia industriale, economia del benessere ed economia dell'informazione, con particolare riferimento alla tassazione ottima e all'efficienza delle politiche redistributive. Ha ricoperto numerosi incarichi politici ed istituzionali. Nell’ ultima fase dell’amministrazione di Matteo Renzi è stato assessore al Bilancio del Comune di Firenze. Ha ricoperto più volte la carica di presidente dell’IRPET (Istituto Regionale per la Programmazione Economica Toscana), nonchè direttore scientifico del Comitato Scientifico dello stesso Istituto; membro della Commissione Tecnica per la Spesa Pubblica del Ministero del Tesoro, dall'aprile 1995 ne è divenuto il Presidente, incarico che ha tenuto fino al 2001. È stato Presidente della Società Italiana di Economia Pubblica per il triennio 2006-2009.
Quindi la situazione delle due banche è completamente diversa. Il MPS è un caso a sé, unico in Italia, si può dire. Il MPS è nato, pensato come una banca fondamentalmente di sostegno del territorio nel modo più eclatante possibile. Qui non c’entra niente la crisi internazionale.
La crisi del Monte deriva da una visione distorta della banca.
Tornado al nostro tema della situazione dell’economia Toscana. Questa crisi arriva in un mondo profondamente cambiato in questi ultimi trent’anni. Globalizzazione, terziarizzazione, rivoluzione informatica, delocalizzazione delle aziende, liberalizzazione di mercati e loro estensione, citando alla rinfusa una serie di fattori. Ecco in Toscana ci sono state le difficoltà economiche, ma rispetto ai dati nazionali il tessuto sembra aver tenuto di più. Le cause da lei elencate generano una trasformazione economica nel lungo periodo e sono cambiamenti generali,
ma bisogna distinguere e analizzare ciò che avviene in termini congiunturali, in termini di recessione nella seconda fase della Grande Crisi. La Grande Crisi, nata nel 2008 e durata fino al 2010 -11, ha natura finanziaria, è nata negli Stati Uniti ma nel loro caso è totalmente rientrata, gli Stati Uniti sono da sei anni in crescita. Da noi il problema ci è arrivato legato ai debiti sovrani e l’Italia si è trovata in difficoltà maggiore, e infatti siamo caduti in una fase di recessione che si è innestata su quelle cause, accennate prima, ben presenti anche prima della crisi. Noi abbiamo un problema di produttività che è cominciato a svilupparsi a partire della metà degli anni Novanta dell’altro secolo. Problema non attribuibile all’Euro, ma derivante dalle grandi trasformazione che lei ha detto.
Quindi l’Italia vive il combinato disposto di una crisi congiunturale, che va sotto il nome della Grande Recessione del 2008-2016, che si somma ad una crisi strutturale che ha origini precedenti. D. E come si è manifestata la Grande Crisi in Toscana?
La nostra regione è stata colpita, certo, ma in modo minore rispetto al resto del paese e dell’Europa. E questo perché la Toscana ha ancora uno zoccolo duro di imprese competitive che hanno resistito sui mercati internazionali.
Se si prendono tutti i dati, si vede che l’export è sempre stato positivo, anche se dal punto di vista della dimensione del valore aggiunto la quota non è così significativa da aver un indotto capace di sostenere tutta l’economia toscana, perché ormai, in tutto il mondo industrializzato, sono i servizi il settore trainante. Noi siamo ancora un paese a concentrazione industriale significativa; l’Italia ha il 17% circa e la Toscana anche 20% di attività manifatturiera. E se si considera che all’interno del manifatturiero la parte che esporta è poco meno di un terzo, si capisce che se anche le esportazioni vanno bene, non sono sufficienti a tenere su tutta l’economia. Il resto è stato massacrato. Senza parlare dell’industria dell’edilizia che ha sofferto molto. Ma il modello Toscana dei distretti regge ancora? Quel modello nacque negli anni’50, si sviluppò poi nel decennio successivo e venne definito, per usare le parole dell’inventore della teoria dei distretti Giacomo Becattini, “il modello alternativo di sviluppo”, perchè rappresentava una “forma di industrializzazione leggera fatta senza grandi capitali". Piccole imprese nei settori della lana, pelletteria, oreficeria, carta e vivaismo integrate in orizzontale e verticale eredi dell’artigianato. Il modello Toscana ha dei vantaggi dal momento in cui alcuni distretti hanno tenuto ancora perché la capacità di
esportare l’avevano ereditata dal passato e non l’ hanno perduta. D’altronde l’elemento dimensionale si fa sentire sempre di più; le imprese che erano più isolate hanno ovviamente sofferto di più. Comunque non direi che l’elemento che ha trattenuto la crisi della Toscana sia da attribuire alla grande potenzialità dei distretti. Questi in crisi sono ed in crisi rimangono. D che cosa ha retto allora, quali aziende e settori si sono comportati bene in modo virtuoso? E’ che la Toscana ha una quota di 250 aziende medie di eccellenza che impiegano alta tecnologia nei settori dell’impiantistica, del sanitario-medico, nella farmaceutica, della meccanica, si pensi la ex Breda, senza considerare la General Electric (ex Pignone).
E poi il così detto Made in Italy, moda e agroalimentare. Queste 250 aziende di dimensioni un po’ più forti sono quelle danno sostanza al tessuto economico.
Scontiamo viceversa un arretratezza del terziario; la Toscana non ha un terziario ad alta tecnologia come quello della City di Londra. È un terziario per il turismo, fatto di pizzerie, di ristorantini, niente da eccepire, ma insomma tutti servizi privati alla persona a basso contenuto tecnologico. La Toscana è una regione a vocazione turistica, nel 2016 ha registrato qualcosa come 80 milioni di giornate di presenza, come se avesse 220.000 abitanti in più, e contribuisce al PIL regionale per il 6/7%. Che capacità innovativa ha questo settore? Il turismo non è vero che sia sinonimo di bassa tecnologia, può anche incamerare forme di alta tecnologia, e in effetti qualcosa si sta vedendo; il turismo non è solo "pizza al taglio", è anche qualcosa di più evoluto e questo si vede. L’informatizzazione del sistema dei trasporti, la gestione dei musei, con le card e così via. Il turismo di per è non significa arretratezza tecnologica. Il Turismo ha retto, retto bene, è stato in questi anni molto forte. Dobbiamo anche considerare che abbiamo avuto il turismo e l’ esportazioni in grande spolvero in concomitanza di un Euro molto forte.
Nonostante un Euro forte però si riesce ancora a vendere fuori. E questo è grande sinonimo di capacità competitiva. Questa è la specificità della Toscana. Mi sembra di capire che le difficoltà per la nostra regione nascano dalla scarsità di capacità innovativa specialmente in alcuni settori.
Il problema vero è rappresentato dalla scarsità di investimenti sia di quelli privati che quelli pubblici, senza i quali si rischia in questa regione di non agganciare Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 23
la vera ripresa. Ed è qui che bisogna lavorare.
Il nodo centrale per le imprese private è che al momento utilizzano il al 70% della loro capacità produttiva; il valore medio è l’80%. Quindi significa che tutte le nostre aziende, finchè non utilizzeranno questo10% mancante, non incominceranno ad investire, perché fino a quando ci sono capacità inutilizzate, finchè le macchine sono ferme parzialmente, non c’è bisogno di fare investimenti. Le aziende incominciano a compare macchine nuove, quando la domanda tira in maniera molto forte.
delocalizzino? Perché la nostra zona dal punto di vista del tessuto economico intorno alle imprese, dal meccanismo dei trasporti, alle infrastrutture, non ha un ambiente che sollecita gli investimenti sia nelle vecchie imprese e tanto più per le nuove. E qui si apre il nuovo capitolo degli investimenti pubblici e della loro difficoltà. E inutile girarci attorno. Quando per fare investimenti, sui quali sono tutti d’accordo, ci vogliono vent’anni, non si esce dal problema. Quindi investimenti pubblici e privati sono due facce della stessa medaglia. L’investimento pubblico apre la via all’attrattività dell’investimento privato che, a sua volta, se la domanda tira riparte.
A questo punto sorge l’ulteriore problema dell’attrattività degli investimenti. Siamo proprio sicuri che i nuovi macchinari verranno impiantati in Toscana o invece andranno da qualche altra parte? Che le aziende non
Se a questi fatti si sommano i condizionamenti politici,
Noi dobbiamo superare questi scalini: il primo è che le imprese esauriscano la domanda con la capacità produttiva inutilizzata e poi, quando questa sarà esaurita, verranno gli investimenti.
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Il pubblico non investe più. Tra che ci sono meno soldi, tra che da un punto di vista statistico non c’è grande opera su cui la magistratura non abbia aperto un’inchiesta. Sicuramente ci sono casi di corruzione, però il risultato è che gli investimenti latitano.
la frittata è fatta. Tutti in teoria sono d’accordo, è un mantra, uomini politici, economisti, opinionisti. Tutti sono d’accordo nel fare investimenti, ma poi… In Corea del Sud un acquedotto lo fanno in quindici giorni. Infine si innesta il ruolo del sistema bancario che deve essere agile e pronto a rendere capaci le imprese di fare quegli investimenti. Quindi due sono i nodi che limitano lo sviluppo, la produttività delle aziende e gli investimenti pubblici. Cambiando argomento, un altro fronte, di cui si discute poco, è rappresentato dal fattore demografico. In Toscana abbiamo tre dati impressionanti. La popolazione diminuisce (anche se si considera l‘apporto dell’ immigrazione) costantemente, le morti superano le nascite, e infine abbiamo l’invecchiamento della popolazione. Siamo assieme alla Liguria, al Friuli e al Molise in testa alla classifica negativa.
di due componenti: il tasso di progresso tecnico e il tasso di crescita della popolazione attiva. Punto.
Se non crescono questi due elementi, non si ottiene il tasso di crescita, quello che interessa i nostri figli, i nostri nipoti.
Ora il compito è di agganciare la ripresa,
perché essere ormai, c’è, magari ci vuole un po’ perché la gente l’ avverta. A livello internazionale, si vede; da noi, si è ripreso a consumare; è stata un’estate di successo clamoroso, non solo per il turismo, ma anche per i consumi anche durevoli, il settore dell’auto tira, le persone hanno ricominciato a comprare macchine. Sono segnali importanti. Ci sono meccanismi che facilitano la ripresa, il credito al consumo è molto più evoluto di qualche anno fa, ora bisogna che il sistema bancario ritrovi un po’ di fiato.
Se si considera un profilo di crescita più di lungo periodo, tutti i modelli teorici economici dicono che
il tasso di crescita dipende dalla somma
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L’enigma di Natale La Stella di Betlemme Dopo l’ipotesi di Keplero, si è dovuto attendere qualche secolo prima di trovare una nuova teoria astronomica attendibile sulla “stella” dei Magi. Nel 1999, Michael R. Molnar, astronomo collezionista di monete, cercando di interpretare l’immagine di un’antica moneta romana proveniente da Antiochia, in Siria, ha scoperto che questa rappresenta la costellazione zodiacale dell’Ariete. Per Molnar sarebbe l’Ariete, e non i Pesci, la costellazione associata simbolicamente al popolo ebraico e che quindi il “segno” della nascita di un re deve essere cercato in questa costellazione. Grazie allo studio della moneta, Molnar ha scoperto che Giove subì due occultazioni (eclissi) lunari in Ariete nel 6 a.C. D’altra parte Giove era la “stella” regale, la cui potenza astrologica era “amplificata” dai passaggi ravvicinati della Luna. La seconda occultazione (17 aprile) coincise esattamente con l’apparizione di Giove “a est”, una condizione citata due volte nel racconto dell’evangelista Matteo. In agosto, Giove divenne stazionario, per “tornare indietro” (moto retrogrado) attraverso l’Ariete, dove divenne nuovamente stazionario il 19 dicembre. Qui è dove, nell’interpretazione di Molnar, il pianeta regale “stette sopra” - il secondo portento descritto da Matteo nel suo Vangelo. In particolare, esiste la conferma di un astrologo di epoca romana che le condizioni del cielo del 17 aprile 6 a.C. vennero credute il “segno” della nascita di una persona divina, immortale e onnipotente, nata sotto il segno del popolo di Israele, ovvero la costellazione dell’Ariete. Inoltre, le monete di Antiochia ed altri antichi documenti astrologici mostrerebbero che
la “stella” di Betlemme è esistita veramente come fenomeno astronomico, come appunto riportato nel Vangelo di Matteo. Questa ipotesi è stata confermata negli ultimi anni anche dai calcoli di un altro astronomo, Grant J. Mathews. Ma allora quando nacque Gesù? La nascita di Gesù viene celebrata, come tutti sappiamo, il 25 dicembre: ma nel passato le cose andavano ben diversamente. Su questa data per lungo tempo la comunità cristiana fu dubbiosa, visto che mancava al riguardo una tradizione apostolica. L'origine della natività del 25 dicembre andrebbe considerata nell'ottica di un'importante festa pagana, la celebrazione del Sol invictus, dio del Sole e signore dei pianeti: in quei giorni, infatti, avviene il solstizio invernale, che segna il momento a partire dal quale il Sole riprende il suo moto in salita sull'eclittica facendo allungare di conseguenza le giornate. Il Messia veniva spesso descritto come “Sole di giustizia” e lo stesso Vangelo ne parla a volte paragonandolo al Sole. Ecco spiegata la preferenza per questa data, anche se probabilmente non è esatta:
la scelta del 25 dicembre sembra quindi essere derivata dalla necessità, per la nuova religione del Cristianesimo, di contrapporre una festa cristiana a una pagana, ed è stata accettata come storicamente certa da Sant'Agostino verso la metà del IV secolo. Un intervallo temporale accettabile per la nascita di Cristo è il periodo dal 20 dicembre al 20 marzo. E per quanto riguarda l'anno di nascita? Nel VI secolo, il monaco Dionigi il Piccolo pensò che fosse più opportuno avere un riferimento cristiano per il calcolo delle date, invece di contare gli anni - come si era soliti Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 26
fare fino ad allora - partendo dalla nomina a imperatore di Diocleziano (284 d.C.), che era stato, fra l’altro, uno dei maggiori persecutori della nuova religione. Prima di Diocleziano, il calendario romano usava ricominciare il calcolo alla nomina di ogni imperatore. Il nostro calendario parte dall’anno 1 d.C., preceduto dall’anno 1 a.C. Nei calcoli astronomici, invece, per comodità si inserisce l’anno zero, ma le date si scrivono con + e con -, non con a.C. e d.C.; quindi il 6 a.C. corrisponde all’anno -5.
Dionigi calcolò che Gesù era nato nell’anno 753 ab Urbe còndita, cioè dopo la fondazione di Roma. Quasi tutti gli studiosi ritengono che abbia sbagliato i calcoli in eccesso sicuramente di almeno quattro anni, probabilmente di sei. In effetti non era un compito facile anche a causa dei diversi metodi di calcolo in vigore nei primi secoli prima e dopo Cristo, riferiti quasi sempre a eventi regali, ma senza regola fissa sulla definizione di “inizio del primo anno di regno”: il giorno della designazione, quello della presa di possesso, il primo giorno dell’anno successivo, o altro.
Dionigi fissò quindi che Gesù fosse nato il 25 dicembre dell’anno 1 a.C. e che l’anno 1d.C. fosse iniziato una settimana dopo, il 1° gennaio. Ci vollero però ancora due secoli per iniziare ad usare il nuovo sistema di computo degli anni, che è tuttora utilizzato in modo praticamente universale. Emiliano Ricci
Emiliano Ricci È giornalista, divulgatore scientifico e scrittore. È laureato in fisica con orientamento astrofisico e dottore di ricerca (Ph.D.) in Telematica e Società dell’Informazione. Ha collaborato con quotidiani, mensili e riviste di settore astronomico, oltre che alla realizzazione di enciclopedie e di opere a fascicoli dedicate all’astronomia. Ha all’attivo diverse pubblicazioni divulgative sia di fisica sia di astronomia, fra cui: “Osservare il cielo” (Giunti, 2009), “I viaggi dell’Orsa Maggiore” (Scienza Express, 2011), “La fisica in casa” (Giunti, 2013, 2a ed.), “La fisica fuori casa” (Giunti, 2013) e altri. Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 27
Il Cinquecento a Firenze.
Opere tra il sacro e il profano: una rilettura Da quando il turismo culturale è diventato un segmento di mercato, organizzare mostre d’arte è oramai un vero e proprio business. Basta un nome di moda, icona cult, per attrarre decine di migliaia di visitatori. E così senza nessuna fatica filologica, fantasia e ricerca, il successo per gli organizzatori è assicurato. Ma le mostre sono ancora e per fortuna qualcos’altro, frutto di un lento lavoro di costruzione critica, pensiero specialistico messo a disposizione del grande pubblico. In una parola, che sembra ormai dimenticata, divulgazione come spiegazione di significati nascosti, relazioni nuove, suggerimenti di percorsi interpretativi non scontati. “Mostra capace d’offrir pensieri e opportunità di riflessione”, secondo le parole di uno dei curatori. Tutto questo è “Il Cinquecento a Firenze”, l’esposizione che si è aperta a Firenze il 21 settembre a Palazzo Strozzi. Il merito straordinario è dei curatori Carlo Falciani e Antonio Natali, da una vita studiosi di quel secolo e che, con le mostre dedicate al Bronzino nel 2010 e Pontormo e Rosso Fiorentino nel 2014, hanno già prodotto i primi due atti della trilogia facendo diventare la Fondazione Palazzo Strozzi centro di riflessione internazionale. Dare ragione delle linee di svolgimento è qui impossibile, possiamo solo elencare una serie di elementi, iniziamo. I temi figurativi della Controriforma, o Riforma cattolica, non sono il prodotto forzato del Concilio di Trento, ma vivono, sono presenti nello spirito del tempo, fin dagli inizi del secolo. Si veda nella prima sala, la pala di Andrea del Sarto “Il compianto del Cristo morto”, la così detta Pietà di Luco, con quel calice messo in primo piano, con una soluzione cromatica ardita, bianco su bianco, a sottolineare l’importanza teologica. Secondo suggerimento. Nel primo Cinquecento fiorentino non esistono canoni estetici sacri separati da quelli profani. L’ideologia austera, ma mai “esamine, miope, bigotta, umbratile”, si fonde con la licenziosità. “Lascivia e divozione” si uniscono sempre in un naturalismo profondo con risultati sorprendenti. I volti delle varie figure femminili che riescono ad esprimere pietas o sensualità, ma sempre con “verità”; a riprova, a partire da quella prima pala, quella sottile ciocca di capelli sul volto afflitto della Maddalena. Forme e stilemi che si ritrovano nell’arte profana come nelle perfette linee della Fata Morgana del Giambologna o “Venere e Amore” di Alessandro Allori. Analisi che scardinano la definizione, ereditata dal Vasari, della pittura del Cinquecento come “maniera”, definizione troppo stretta per racchiudere tale ricchezza. In ultimo, per così dire, il contenuto teologico-culturale che dà il “la” alla mostra. La Controriforma non è stata solo una lotta “contro”, contro la riforma di Lutero, ma il Concilio di Trento struttura ciò che era chiaro nella dottrina. Ecco le pale d’altare ai lati della navata, via la separazione creata dal transetto, comunanza immediata tra l’officiante e i fedeli. Ma se non vogliamo fare nessuna fatica intellettuale, possiamo sempre rimanere a bocca aperta e goderci lo spettacolo unico delle tre deposizioni, assolutamente diverse, in un confronto serrato, del Pontormo di Santa Felicita finalmente restaurato, del Bronzino (per la prima volta a Firenze arrivato da Besançon, dopo quasi cinquecento anni) e del Rosso. Esposizione unitaria già auspicata da Pasolini.
Il Cinquecento a Firenze. Firenze Palazzo Strozzi. 21 settembre 2017- 21 gennaio. Tutti i giorni inclusi i festivi 10.00-20.00. Giovedì 10.00-23.00. Accompagneranno la mostra un ciclo di conferenze per tutto il periodo www.palazzostrozzi.org/mostre/cinquecentofirenze Catalogo “Il Cinquecento a Firenze. Maniera moderna e controriforma” a cura di Carlo Falciani, Antonio Natali.
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Dio fluviale Michelangelo Buonarroti (Caprese o Chiusi della Verna 1475-Roma 1564), 1526-1527 circa. Modello in argilla, terra, sabbia, fibre vegetali e animali, caseina, su anima di filo di ferro. Interventi successivi: gesso, rete in ferro, cm 65 x 140 x 70 Firenze, Accademia delle Arti del Disegno (in deposito presso Museo di Casa Buonarroti)
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Deposizione, Pontormo (Jacopo Carucci; Pontorme, Empoli 1494 - Firenze 1557) 1525 - 1528, tempera su tavola, cm 313 x 192 Firenze, Chiesa di Santa Felicita.
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Cristo deposto, Bronzino (Agnolo di Cosimo; Firenze 1503-1572) 1543-1545 circa, olio su tavola, cm 268 x 173 Besançon, Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie, inv. D.799.1.29
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Il Rinascimento Giapponese La natura nei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo. Aula Magliabechiana, Uffizi 3 ottobre 2017 7 gennaio 2018
Kanō Einō (1631 - 1697) Uccelli e fiori in primavera ed estate, Seconda metà del XVII secolo (periodo E Coppia di paraventi a sei ante, Inchiostro, colore e foglia d’oro su carta, cm 153 x 361 (ciascun paravento Tokyo, Santori bijutsukan (Museo d’Arte Suntory)
Scuola Kanō (copia da originale di Kanō Motonobu del 1550), Uccelli e fiori delle quattro stagioni, Inizio Coppia di paraventi a sei ante Inchiostro, colore e foglia d’oro su carta, cm 152,9 x 349 (ciascun paravento) Ōsaka shiritsu bijutsukan (Museo Municipale d’Arte di Osaka) Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 32
Sono trascorsi 150 anni da quel 25 agosto 1866 quando l’Italia ed il Giappone firmarono il Trattato di Amicizia e di Commercio, che segna l’apertura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Per rendere omaggio a quell’incontro, agli Uffizi si è aperta una grande mostra, a cura di Rossella Menegazzo, la prima del suo genere in Europa, sull’arte giapponese corrispondente al periodo italiano dal primo Rinascimento agli inizi del Seicento. Le opere, su carta e perciò delicatissime, saranno esposte in tre rotazioni di 13 alla volta, al fine di garantirne la conservazione dall’esposizione alla luce.
Edo) o)
Due sono gli ideali estetici che risaltano nelle grandi pitture di paesaggio e natura nel classico formato del paravento pieghevole (byōbu) e delle porte scorrevoli (fusumae). Da una parte infatti abbiamo la pittura monocroma ed evocativa, fatta di vuoti interrotti da linee essenziali e veloci, legata alla filosofia zen e alla cultura cinese. Di segno opposto è la pittura più squisitamente giapponese, con fondi oro e campiture piatte di colore su cui si stagliano delicati elementi naturali: più esplicita e narrativa, essa era adatta a decorare grandi residenze aristocratiche e borghesi, castelli e palazzi. In mostra, paesaggi dalle atmosfere rarefatte e simboliche si confrontano con dipinti della tradizione Kanō, rappresentanti fiori e uccelli, le quattro stagioni, luoghi divenuti celebri grazie alla letteratura e alla poesia rappresentati con colori brillanti secondo le modalità dello yamatoe. Come ha detto Eike D. Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi, "da una parte i caratteri dello zen - austerità, povertà, imperfezione, irregolarità di forme e materiali si congiungono con quel sentimento della natura come specchio dell’animo umano, già presente da secoli e definito con l’espressione mono no aware, cioè 'il sentimento per le cose'. Su un altro piano, più mondano e piacevole, sta una corrente pittorica - in molti punti tangente gli ideali estetici del nostro Rinascimento - che predilige fiori e uccelli, o la raffigurazione delle quattro stagioni, o di luoghi divenuti celebri grazie alla letteratura e alla poesia, rappresentati con colori brillanti secondo le modalità dello yamatoe".
del XVII secolo (periodo Edo; il dipinto originale è del 1550, periodo Muromachi)
(Fonte: comunicato stampa a cura di Opera Laboratori Fiorentini - Civita. Salvatore La Spina) Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 33
Controluce Dunkirk. Il tempo della guerra. L’ultima opera di Christopher Nolan Quando si assiste ad un’opera di Nolan, è importante scordarsi del concetto di tempo come fenomeno lineare, abbiamo il dovere di lasciarci indietro l’idea che una storia sia costituita da un cronologico susseguirsi di eventi e dobbiamo farci trasportare in una dimensione all’interno della quale la struttura narrativa non segue un logico e regolare andamento ma è ben più complessa e articolata. Con "Dunkirk", ultima pellicola del regista britannico, il tempo non ha solo una valenza “relativa” come l’einsteiniano termine suggerisce e come Nolan ci ha dato modo di analizzare in "Interstellar" (2014), capolavoro fantascientifico di grande successo, che tanto ha attinto da "2001: Odissea nello Spazio" di Kubrik, ma viene letteralmente destrutturato, scomposto, dilatato o compresso, a seconda dell’osservatore e fruitore di quei minuti, ore o giorni. Lo spettatore è quindi inerme davanti alla tragicità dell’ineludibilità della guerra. Si perché di guerra si parla, in particolare della ritirata di quattrocentomila soldati inglesi messi alle strette dai tedeschi sulle coste francesi tra la fine di maggio e i primi di giugno del 1940. Terra, acqua, aria; sono gli elementi in cui Nolan suddivide questo drammatico episodio, spezzandolo letteralmente in tre capitoli: Il Molo, Il Mare, Il cielo. Il Molo, quindi la spiaggia. Un’intera settimana è la durata dell’esasperante attesa di migliaia di soldati, ragazzini spauriti e inermi, inesperte pedine di un gioco enorme, gigantesco, terribile. Non ci sono rifugi, sulla spiaggia non si combatte, sulla spiaggia si aspetta, si aspetta di morire o di essere salvati, si aspetta e basta, cercando piccoli angoli di sopravvivenza in quell’inferno forgiato dall’artiglieria nemica. Un giorno viene invece dedicato al Mare, ventiquattro ore, lente, lentissime. Winston Churchill, chiede aiuto ai civili: “salvateli! Con qualsiasi mezzo!” Come riportato nei libri di storia, centinaia di piccole imbarcazioni, pescherecci, scialuppe, partirono per percorrere la Manica attraverso un disperato “ultimo miglio” di navigazione, un’ultima carta da giocare lungo l’unica rotta possibile. In fine il Cielo: un’ora, una lunghissima ora di prodezze aeree. È un’ora enorme, un tempo infinito a cuore quasi fermo. Un pilota della RAF (Royal Air Force), da sostegno alle truppe dal cielo con il suo Spitfire. L’eroe, il paladino, un prodigioso cavaliere senza storia, un uomo comune che compie miracoli. In Dunkirk nessuno ha un background, le storie dei personaggi non servono, la sceneggiatura è sottile, sfuggente, è quasi inesistente, non c’è bisogno di protagonisti. Il protagonista è la guerra, la paura, l’angoscia. Christopher Nolan firma un capolavoro senza eguali nel genere e lo gira tutto su pellicola IMAX 65mm e pellicola a grande formato 65mm. Il realismo è accecante, utilizza mezzi dell’epoca, cimeli della Seconda Guerra Mondiale e sagome di cartone, fondendo vecchie tecniche con le tecnologie più all’avanguardia. Dunkirk è un film impattante, duro e struggente. Un episodio bellico raccontato attraverso gli occhi, non attraverso le parole, perché le parole non avrebbero reso lo stesso servizio. Luca Ciabatti
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Play me a song... Il ritorno del prog rock britannico The Tangent, The Slow Rust of Forgotten Machinery Make progressive great again. A questo grido il nono album studio della band capitanata dal tastierista Andy Tillison trova spazio nel novero dei dischi più interessanti del momento. Il super gruppo britannico rispolvera alcuni tratti distintivi del prog classicista tipicamente anni ’70: title list corta, solo 6 pezzi, di complessità e durata notevoli (fino ai 22 minuti della title track “Slow Rust”). La varietà nella strumentazione contribuisce in maniera determinante a rendere scorrevole e variegata la sequenza delle suite orchestrali proposte, con ricca sezione fiati affidata a Theo Travis (sassofono, clarinetto e flauti), synth e tastiere nelle sapienti mani di Tillison e la conferma di un Reingold in grande spolvero al basso e contrabbasso. La nuova line-up prende forma e si completa con Marie-Eve Gaultier alla voce e la bella novità fusion con il dj Matt Farrow che offre spunti interessanti in più fasi del disco. La cifra stilistica dell’album si mantiene riconoscibile nell’alternanza di motivi delicati ed accelerazioni dirompenti, passaggi che ricordano soluzioni vicine ai Genesis e Yes in particolare in “The sad story of Lead and Astatine”. Scordiamoci quindi i quattro quarti e la struttura strofa/ritornello tanto cara alla musica contemporanea perché a dispetto della data di uscita (ottobre 2017) questi 6 pezzi sono un vero e proprio salto nel passato alla ricerca del tradizionale sound della scuola di Canterbury tutta genio e sregolatezza. Un album dunque molto vicino ai canoni standard del prog d’oro, ma che non manca di colorarsi di tinte più vivaci e originali. Il tentativo di violare i dogmi di un genere che qualcuno considera fermo su se stesso da decenni è infatti evidente: la presenza di un dj che anima i brani con alcuni passaggi elettronici, la voce femminile ad accompagnare e duettare con Tillison (che per l’occasione di diletta anche in assoli di batteria per non farsi mancar nulla) ne sono dei chiari esempi. L’ascolto è nel complesso più che piacevole anche se non troppo immediato. I tratti unicamente strumentali esalteranno gli amanti del genere, rallentando unicamente nelle dilatazioni virtuosistiche più tendenti al jazz dove a tratti ci si rischia di perdere. Il consiglio per i neofiti è di provare un paio di ascolti “distratti” quasi in sottofondo per favorire l’adattamento ad uno stile che potrebbe risultare inizialmente un po’ ostico, soprattutto ai primi momenti, ma che alla lunga può regalare grandi soddisfazioni. Francesco Fusco
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libri ! libri ! libri ! Francesco Recami è uno scrittore prolifico, ha al suo attivo più di trenta libri tra romanzi racconti e raccolte. L’inizio della sua carriera lo deve ai suoi figli, al dover raccontare fiabe e storie per farli dormire, come sempre succede, a cominciare da “Assassinio nel Paleolitico” nel 1995, giallo atipico, un omicidio nella preistoria, scritto con il linguaggio veloce e semplice. Poi nel 2006 il grande balzo con la pubblicazione di “L’errore di Platinì” uscito per uno dei pochi veri editori rimasti, Sellerio, con una storia terribile, una madre, un infanticidio per di più di un bimbo con un forte handicap. Ma fino ad allora nessuno aveva accettato quel testo scomodo, duro, con quella “scrittura cruda che parla dell’infelicità” - secondo le parole dell’autore - rimasto nei cassetti delle redazioni dal 1987. E i riconoscimenti, non solo da parte dei lettori - scrittore da sessantamila copie - arrivano, anche quelli dei critici. Nel 2009 entra tra i finalisti del Premio Campiello con "Il superstizioso", storia beffarda di una vita fatta di segni e premonizioni e poi stravolta dall’imponderabile, come sempre succede. Con la “Piccola enciclopedia delle ossessioni”, vince nel 2015 il Premio Chiara rivolto a raccolte di racconti, in questo caso collezione delle piccinerie dei nostri tempi. Ed ora è arrivato “Commedia nera n.1” . E’ appunto la prima puntata di un serial, la struttura rimane identica ad ogni uscita, ma cambiano i personaggi e, ovvio, la trama. Il lungo racconto ha la scrittura aggressiva della commedia nera sullo stile anglosassone, ci si diverte scherzando sulla morte. Ha dialoghi brillanti, un po’ sopra le righe. Storia che si basa sul conflitto tra i personaggi e sul rovesciamento delle parti. Qui infatti vi è una contrapposizione frontale tra il buono ed il cattivo. Il cattivo, anzi la cattiva, è una donna, lei è il personaggio forte che porta, come si diceva una volta, i pantaloni, lei è quella che lavora, che fa un lavoro duro, importante, prettamente maschile come il commissario di polizia, è lei che tratta male i delinquenti anche con metodi poco ortodossi, lei che schiavizza il marito, lei che lo tradisce in modo seriale, per di più sotto i suoi occhi. Lui, invece, è il buono, malato, martirizzato e un po’ scemo. E’ l’uomo che al lettore fa pena ed è la moglie che suscita rabbia e una sorta di disprezzo per il suo cinismo. Libro che fin da subito si legge con un sorriso storto, a mezza bocca, perché risultano patetici i tentativi fallimentari del marito per scappare dalle grinfie del commissario, e poi arriva il gran finale, catartico che si accoglie con un sospiro di sollievo (senza svelare la trama!). Insomma racconto elegante, che scorre bene, e infatti la seconda puntata è già in stampa e Recami sta preparandone un terzo. Scrittura veloce ed asciutta, al limite dell’essenziale, ma d’altra parte da un divoratore compulsivo di Simenon, che legge e rilegge le storie del commissario più famoso, a cui ha dedicato anche un libro "Il ragazzo che leggeva Maigret", cosa ci si può aspettare? E poi se non bastasse a spiegare la pulizia di espressione, tra i suoi scrittori preferiti, c’è anche il nostro Tozzi. Francesco Recami "Commedia nera n.1", Sellerio, € 11
La Toscana è sinonimo di bello e buono. Qui in ogni territorio si fondono ambiente, cultura e sapori in un tutto tondo armonioso. Da questa idea nasce la nuova “Guida ai sapori e ai piaceri della regione - 2018” a cura di “La Repubblica”. Accanto a 737 tra ristoranti e trattorie, il volume raccoglie ben 275 botteghe del gusto, 79 dimore di charme - ville, castelli, hotel all’insegna della bellezza. Un altro originale capitolo è dedicato ai distretti che hanno reso celebri i singoli territori. Acque, ceramiche, cioccolato, coltelleria, marmo, panno casentinense, ricamo, terracotta, torrefazione. In ultimo, due sezioni dedicate alle ricette di celebri chef e ai “piatti della memoria”, di piatti insomma fatti in casa, ma che ormai in molte famiglie sono solo un ricordo. Qui di seguito, a cura della signora Flora Chirconi, la ricetta della Scarpaccia Viareggina che una leggenda fa risalire al 1300, a Castruccio Castracani, signore di Lucca. La sua particolarità è che può essere sia un dolce che una pietanza salata. Scarpaccia Viareggina Ingredienti per sei persone: • 300 di zucchini novelli • 75 gr di farina • 75 gr di zucchero (nella torta dolce) • 25 gr di burro • 1 bustina di vaniglia • 1 limone • 1 uovo • ½ bicchiere di latte
Preparazione Sbattere in una ciotola l’uovo, aggiungere la farina, lo zucchero, il burro sciolto e raffreddato, mettere la vaniglia e la buccia di limone grattugiato. Aggiungere il latte e le zucchine tagliate a rondelle finissime, con un po’ di sale e pepe. Nel forno a 180°, inserire il composto in una teglia imburrata di 22 cm. circa. Cuocere per circa 45 minuti e servire tiepida.
“Guida ai sapori e ai piaceri della regione - 2018” a cura di La Repubblica, € 9,90 Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 36
Start up
Silk Biomaterials, 7 milioni per la startup della medicina rigenerativa La società si occupa dell’applicazione in ambito clinico della fibroina, proteina prodotta dai bachi da seta con molteplici benefici. Il materiale è tra i più antichi utilizzati in ambito medico, possiede infatti straordinarie proprietà meccaniche e rigenerative che possono trovare mercato in diversi ambiti clinici. In particolare il piano strategico della Silk Biomaterials prevede inizialmente lo sviluppo di protesi vascolari per bypass periferici, fino a raggiungere applicazioni di drug delivery per il rilascio controllato di farmaci con focus iniziale in oncologia. L’avventura imprenditoriale dell’azienda inizia nel 2014 con la costituzione della startup innovativa presso il Parco Scientifico Tecnologico di ComoNExT, in provincia di Como. La startup è stata vincitrice nei successivi due anni di numerosi premi, tra i quali la “StartCup Milano Lombardia” nel 2014, il “Premio Nazionale dell’Innovazione” sempre nel 2014 e lo “SME Instrument - Phase 1” del programma Horizon 2020 della Commissione Europea nel 2015. Silk Biomaterials è stata inoltre ammessa al programma di accelerazione della Singularity University in California. http://www.comonext.it/
BioBeats monitora lo stato di salute dei dipendenti e aiuta ad abbassare i livelli di stress Tutto ha inizio nel 2013. All’epoca BioBeats era un semplice spinoff dell’Università di Pisa. Oggi è diventata in pochi anni un’azienda internazionale, con sede centrale in California, due team di sviluppo, uno a Londra e l’altro in Toscana, e finanziatori del calibro di Will Smith. BioBeats è in grado di acquisire dati in modo sicuro ed elaborare profili sul livello di attività dell’organismo, la qualità del sonno e lo stress accumulato. In questo modo, potrà proporre agli utenti contenuti e interventi personalizzati per ciascuno; sarà sufficiente possedere uno smartphone o un qualsiasi dispositivo wearable tra quelli esistenti. https://biobeats.com/
La Zero Emission Human Synergy, o più semplicemente Zehus, arriva sul mercato. La startup nata nel 2013 in collaborazione con il Politecnico di Milano, debutta con il Bike+, il kit “tutto in uno” che trasforma in elettrica una bici muscolare con la semplice sostituzione della ruota posteriore. Nel mozzo del cerchio sono infatti concentrati batterie, motore elettrico, sensore e sistema di gestione che, oltre a definire l'erogazione dell'assistenza elettrica, regola il dispositivo per il recupero dell'energia in decelerazione e, in qualche caso, durante la pedalata. Per variare le autonomie c’è la possibilità di modificare tramite smartphone alcuni parametri, come quello della percentuale di assistenza fornita dal sistema e la consistenza della frenata rigenerativa. http://www.zehus.it/
Da oggi fare la spesa è più facile Bring! è semplice da usare, un app Minimal, solo funzioni veramente utili; si può fare la lista della spesa decidendo il menu, ad esempio. La lista della spesa viene completata rapidamente grazie alle icone e la lista si può condividere con la famiglia in moda da dividersi i compiti e tenere traccia di ciò che è già stato comprato da altri. Si può fare la spesa insieme e inviare le notifiche push agli altri membri. Così saprete non solo cosa manca in casa, ma anche chi compra cosa. Ha un posto nelle migliori App Android Excellence. https://www.getbring.com/#!/app
Start app Mirabilis 2017 ottobre/dicembre_ 37
Mirabilis by NiviGroup Periodico Trimestrale/anno 2/n°6 - 7/ottobre - dicembre 2017 Registrazione Tribunale di Firenze n. 6027 del 22 giugno 2016 Direttore Editoriale: Leonardo Tirabassi Comitato di Redazione: Luigi Nicosia, Leonardo Tirabassi, Edoardo Tabasso Grafica: Karolina Sadowska Hanno collaborato: Eliana Baldi, Giulia Brizzi, Luca Ciabatti, Francesco Fusco, Theodora Kalaki
Il marchio Nivi è presente da oltre 56 anni sul mercato italiano ed europeo. Nivi Group S.p.a. è la Holding del gruppo Nivi. Nivi Credit S.r.l., società nata nel 1960, si occupa a livello internazionale di recupero crediti e micro crediti pubblici e privati di origine bancaria e finanziaria. Quantic Research S.r.l., con sede a Roma, è attiva nel campo della ricerca e sviluppo tecnologico per la gestione e rappresentazione di Big Data. Nivi Gestiones España S.L., società leader in Spagna con sede a Madrid, opera nel settore della notifica all’estero delle sanzioni al codice della strada. Fanno parte del Gruppo Nivi anche Nivi Usa con sede a Chicago, Nivi UK Management. Sede Nivi Group S.p.a. Via O. da Pordenone, 20 50127 Firenze, Italia tel. 055344031 Fax 0553440494 www.nivigroup.com mirabilis@nivi.it
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