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LUGLIO / AGOSTO 2014
TURISMO ECONOMIA&LIBERTÀ SPAGNA #YODECIDO DIVENTA UN DOCU-FILM
RESTAURO AMORE PER LA BELLEZZA
VIAGGIATRICI prezzo sostenitore 3,00 euro Anno 69 - n.7-8 ISSN 0029-0920
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Luglio-Agosto 2014
DELFINA
di Cristina Gentile
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www.noidonne.org
SOMMARIO
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01 / DELFINA di Cristina Gentile
12/21 FOCUS/ VIAGGIATRICI
03 / EDITORIALE di Tiziana Bartolini
12 LIBERTÀ E LARGHI ORIZZONTI Intervista a Licia Colò di Tiziana Bartolini
SPECIALE 70 ANNI settimo inserto: 1991/2000 di Silvia Vaccaro
4/7 ATTUALITÀ
06 LA CHIESA PATRIARCALE E IL FEMMINISMO di Stefania Friggeri
LA PRESENZA FEMMINILE NEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE di Natasha Cola
13 NUOK, IL MONDO A PORTATA DI SOCIAL Intervista a Alice Avallone di Silvia Vaccaro
10 ROMA/TOR BELLA MONACA: IL CESPP, UNA SPERANZA INCASTONATA NEL DEGRADO Intervista a Stefania Catallo di Emanuela Irace
Mensile di politica, cultura e attualità fondato nel 1944
DIRETTORA Tiziana Bartolini
Anno 69 - numero 07/08 Luglio-Agosto 2014
EDITORE Cooperativa Libera Stampa a.r.l. Via della Lungara, 19 - 00165 Roma
Autorizzazione Tribunale di Roma n°360 del Registro della Stampa 18/03/1949 Poste Italiane S.p.A. Spedizione abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 DCB Roma prezzo sostenitore 3.00 euro Filiale di Roma
PRESIDENTE Isa Ferraguti
La testata fruisce dei contributi di cui alla legge n.250 del 7/8/90
STAMPA ADG PRINT s.r.l. Via Delle Viti, 1 00041 Pavona di Albano Laziale tel. 06 45557641 SUPERVISIONE Elisa Serra - terragaia.elisa@gmail.com ABBONAMENTI Rinaldo - mob. 338 9452935 redazione@noidonne.org
32 SPAGNA/ #YODECIDO DIVENTA UN DOCU-FILM di Silvia Vaccaro
20 WELL_B_LAB*/IL VANTAGGI DEL TURISMO AL FEMMINILE di Giovanna Badalassi
34/43 APPRODI LIBRI
22 RESTAURO E AMORE PER LA BELLEZZA L’ISTITUTO VENETO PER I BENI CULTURALI DI VENEZIA di Carla Neri 23 DONNE IN CAMPO / CIA MARA LONGHIN, PRESIDENTE
16 TURISMO RESPONSABILE E DI GENERE Intervista a Iaia Pedemonte di Silvia Vaccaro
10/11 INTRECCI
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18 TURISMO E IMPEGNO SOCIALE È LE MAT
15 L’ARTE DI PRATICARE IL CORAGGIO ROBERTA MEZZELANI di Silvia Vaccaro
8/9 BIOETICA
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18/23 JOB&JOB
14 IN BICI PER NON DIMENTICARE I FANTASMI DI PORTOPALO GAIA FERRARA E SILVIA COLESANTI di Tiziana Bartolini
04 ANCORA RESISTENZA di Giancarla Codrignani
LUGLIO - AGOSTO 2014 RUBRICHE
26/27 EMILIA ROMAGNA
28 /33 MONDI 28 EUROPA/ IL VOTO EUROPARLAMENTARE NELL’UNIONE EUROPEA DELL’EST di Cristina Carpinelli 30 EUROPA / L’OCCIDENTE VERSO L’EQUILIBRIO DI GENERE di Marta Mariani
AMICHE E AMICI DEL PROGETTO NOIDONNE
Clara Sereni Michele Serra Nicola Tranfaglia
Laura Balbo Luisella Battaglia Francesca Brezzi Rita Capponi Giancarla Codrignani Maria Rosa Cutrufelli Anna Finocchiaro Carlo Flamigni Umberto Galimberti Lilli Gruber Ela Mascia Elena Marinucci Luisa Morgantini Elena Paciotti Marina Piazza Marisa Rodano Gianna Schelotto
Ringraziamo chi ha già aderito al nuovo progetto, continuiamo ad accogliere adesioni e lavoriamo per delineare una sua più formale definizione L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o cancellazione contattando la redazione di noidonne (redazione@noidonne.org). Le informazioni custodite nell’archivio non saranno né comunicate né diffuse e verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati il giornale ed eventuali vantaggiose proposte commerciali correlate. (L.196/03)
34 DOPPIO SPECCHIO / RITA CASULA STREGHE, SPIRITI E FOLLETTI / MARIA PIA SANTANGELI HO PRESO UN BRODETTO / TOMMASINA SORACI di Tiziana Bartolini 35 IL PERIMETRO DELL’AMORE / GIAMPIERO ATTANASIO di Camilla Ghedini 37 DANIEL LOMMEL. PASSI DI DANZA di Graziella Bertani 40 TOMMASO FIORE E IDENTITÀ FEMMINILI di Costanza Fanelli 42 IL SALE DELLA TERRA DI W. WENDERS E S. SALGADO LE MERAVIGLIE DI ALICE ROHRWACHER di Elisabetta Colla
RINGRAZIAMO LE AMICHE E GLI AMICI CHE GENEROSAMENTE QUESTO MESE HANNO COLLABORATO
Daniela Angelucci Giovanna Badalassi Bruna Baldassarre Tiziana Bartolini Luca Benassi Graziella Bertani Barbara Bruni Cristina Carpinelli Giancarla Codrignani Natasha Cola
05 Versione Santippe di Camilla Ghedini 07 Le idee di Catia Iori 09 Il filo verde di Barbara Bruni 11 Salute BeneComune di Michele Grandolfo 19 Strategie private di Cristina Melchiorri 24 Life coaching di Catia Iori 44 Leggere l’albero di Bruna Baldassarre 44 Donne&Consumi di Viola Conti 45 Spigolando di Paola Ortensi 46 Con ago e filo Fondazione Cerratelli 46 Famiglia, sentiamo l’avvocata di Simona Napolitani 47 L’OROSCOPO DI ZOE 48 POESIA Floriana Porta La poesia del mare di Luca Benassi
Elisabetta Colla Viola Conti Costanza Fanelli Stefania Friggeri Cristina Gentile Camilla Ghedini Michele Grandolfo Catia Iori Emanuela Irace Marta Mariani Cristina Melchiorri Simona Napolitani Carla Neri Paola Ortensi Roberta Mori Silvia Vaccaro
‘noidonne’ è disponibile nelle librerie Feltrinelli ANCONA - Corso Garibaldi, 35 • BARI - Via Melo da Bari 117-119 • BOLOGNA - Piazza Galvani, 1/h • BOLOGNA - Via Dei Mille, 12/a-b-c • BOLOGNA - Piazza Porta Ravegnana, 1 FIRENZE - Via dei Cerretani, 30-32/r • MILANO - Via Manzoni, 12 • MILANO - Corso Buenos Aires, 33 • MILANO - Via Ugo Foscolo, 1-3 • NAPOLI - Via Santa Caterina a Chiaia, 23 PARMA - Via della Repubblica, 2 • PERUGIA - Corso Vannucci, 78 - 82 • ROMA - Centro Com.le - Galleria Colonna 31-35 • ROMA - Via Vittorio E. Orlando, 78-81 • TORINO - Piazza Castello, 19
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VIAGGIATRICI
AMANTI DELL’ALTROVE … tu s a port na, venat a i il cie sul grem di sole, l b chia o tutto o mi vo azzu l r alle tue i d’ucce ro, mani lli colm e di vento . Anto nia P ozzi , Par ole
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l viaggio come espressione di libertà. Ma anche come risposta a quella sottile inquietudine che ti spinge a cercare nell’altrove le risposte che ti mancano, gli sguardi che sai di non avere, le prospettive che vuoi r-aggiungere. La possibilità di muoversi nel mondo in autonomia ha permesso alle donne di sperimentare nuove dimensioni del sé che hanno indicato strade da percorrere e possibilità prima sconosciute. Ecco allora che dal viaggiare, in autonomia e per il piacere fine a se stesso, le donne hanno anche saputo trarre profitto. Inteso come guadagno materiale e come benessere, riuscendo talvolta a farli combaciare mettendoli in stretta correlazione. Come è accaduto a chi ha creato un sito o inaugurato un genere di informazione. C’è anche chi inventa le evoluzioni possibili del suo andare nel mondo. Viaggiatrici, quindi, come esploratrici delle infinite mete che le mete geografiche nascondono: approdi spirituali, dell’anima, della natura, delle relazioni. Mollati gli ormeggi, le sensibilità femminili si
e ggiator e a i v n u i ev uò dirs er partire: li ne, p ….Ma p l pallo te e r d a p a i z n h solo c re a somiglia suo destino, uo ! mai dal ha il c a n a rtiamo t a n p o : l l e a c é di non si r perch e p a s senza delaire u a B s Charle
dispongono all’ascolto e all’incontro dei tanti mondi e modi esistenti. Le contaminazioni innescano infinite scintille. E l’energia si propaga. Positiva e vitale. Viaggiatrici, quindi, e non turiste che visitano parchi o musei. Viaggiatrici che si lasciano andare e giocano con le alchimie scaturite dall’empatia con i luoghi e le circostanze. Sono libere dalla paura perché sicure di se stesse, ma soprattutto perché hanno acquisito la capacità di osservare senza erigere barriere. E sanno bene che il pericolo non viene dallo sconosciuto, ma dalle devianze che alterano le relazioni umane e tra generi. Possiamo essere fiere, come donne, di questa sapiente disinvoltura. Le viaggiatrici che vanno per il mondo scegliendo percorsi e approdi sono il risultato tangibile del senso di lunghe e dure lotte delle donne. Riconosciamoci i traguardi conquistati con fatica. È estate e possiamo rinfrancarci in un’oasi di non banale autocompiacimento che ci rigenera per le battaglie ancora e sempre da compiere. Tiziana Bartolini
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ANCORA RESISTENZA di Giancarla Codrignani
No all’omologazione e battersi per cambiare la società. Il nostro obiettivo, come donne Le statistiche arrivano sempre almeno un anno dopo il rilevamento dei dati; quindi autorizzano implicitamente qualche riaggiustamento sulla base delle esperienze successive. L’Istat ha fornito dati socialmente non consolanti per il 2012: il 2013 segnerà certo un peggioramento. Un allarme particolarmente inquietante risultava dai dati relativi alla rinuncia da parte degli italiani alla prevenzione e alle cure: un inquietante 11,1 % in totale, il cui 9 % sono uomini, il 13,2 % sono donne. Non ci saranno mai regole a garantire che i due “generi” sono davvero uguali! oi eniamo dopo perfino per nostra scelta. Le crisi aggravano le situazioni già squilibrate e inevitabilmente producono regressioni a danno dei soggetti meno “potenti”. Purtroppo le donne denunciano poco che “per loro” può andare ancora peggio: anche la superemancipata andr in ondo alla fila. ienta in atti di ficile tro are il tempo per andare dal dentista, anche perché, dovendo rinunciare, il dentista viene dopo il parrucchiere, non per stupidità, ma per “tenersi su”. A tutti i costi e con urgenza si deve tornare a sperare nella politica, perfino in quella italiana indiscutibilmente corrotta e usare la crisi (che inevitabilmente cambia le situazioni) per pilotare le tras ormazioni a prescindere da sacrifici e tensioni. on a e amo finito di rallegrarci per elezioni in cui, mentre credevamo
di essere i peggiori in Europa, ci siamo qualificati come i migliori, e ci enuta addosso una valanga di crimini politici che, davvero, come ha detto Matteo enzi, configurano un alto tradimento del paese. L talia non ladra n nella maggioranza dei suoi abitanti e nemmeno del suo ceto politico; tuttavia dovrà immediatamente fare i conti con se stessa. i atto si sempre appellata alla Costituzione e ai suoi principi, lasciando gli italiani semplici “abitanti” del paese, poco “cittadini”. La cittadinanza infatti pretende lo scontrino, non evade, denuncia chi guida un suv immatricolato in Croazia, chiede leggi o propone emendamenti alle leggi senza gridare con i pifferai che di volta in volta compaiono in tele isione. , dunque, molto da rottamare l espressione non del mio stile, ma ne condivido la voglia), anche se il gioco demenziale di chi tira di più la coperta (già stretta) delle riforme una minaccia e la palla al piede dei nazionalismi, dei populismi, dell’antipolitica rappresenta quella moneta cattiva che sta scacciando la buona anche negli altri paesi. ite: ma che possono mai are le donne? Intanto non fare nessun passo indietro, nonostante gli attentati ai loro diritti, compreso il danno di immagine arrecato dalle mogli, amanti, collaboratrici e dirigenti dei corrotti che sono entrate nei “cerchi magici” da complici di reati. Poi, non scoraggiarsi per l’effetto
prodotto dalle donne di potere: non bastava la Thatcher di vent’anni fa; dopo la Merkel, ci voleva Marina Le Pen. Non sono queste le donne che possono cambiare la gestione dei poteri; ma nemmeno le altre se danno prova di aver interiorizzato il modello unico. Non possi ile che la competenza e il alore delle donne significhino a ere le palle , espressione che, tradotta, significa “le abbiamo omologate al ruolo neutro, che il nostro . utti parlano di eno a, Milano, Venezia; nessuno si ricorda di Antonella Mansi che, dopo aver riportato all’attivo la disastrata Fondazione del onte Paschi di iena, si dimessa dall incarico per fine missione . n gesto che non connota ancora il genere maschile. Eppure un uomo come Berlinguer riteneva che le donne dovevano “liberare anche l’uomo”. Quando la democrazia oscilla per posizionarsi su forme diverse, ancora non prevedibili, il solo soggetto storico che abbia pensato cambiamenti sociali alternati i a partire da s quello emminile. Senza esitazioni dobbiamo fare i conti - ma senza rimpianti, solo per guardare più lontano - con l’ingenuità di aver ritenuto che la parola “femminismo” fosse l’apriti sesamo per conquistare l’autentica libertà femminile. Anche se la vita reale ci obbliga a studiare i problemi comuni - i meccanismi sistemici, gli inganni mediatici, la preferenza del voto data a chi fa “immagine” e non
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a chi sa leggere un bilancio, l’evidenza dei robot che montano i motori contro la pretesa che il lavoro sia come prima, l’indebitamento dello Stato contro la falsa idea che il mutuo sia un diritto e non lo stesso debito, gli 80 euro ritenuti elemosina e non dieci miliardi immessi sul mercato... - bisogna fare tutti gli sforzi possibili per non perdere la cultura che abbiamo costruito e che deve valere per tutti. Anche perché solo la cultura può tirarci fuori dalla crisi. Prevedere, dunque, di andare nelle scuole a svegliare le ragazze che si credono uguali ai maschi, informare a tutto campo su tutto, non trascurare nemmeno un solo fatto di violenza (i femminicidi e i maltrattamenti, ma anche la mafia e la corruzione), cercare tutte le solidarietà e complicità (anche con gli uomini del “noi-no” o con le femministe cattoliche alle prese con un attacco forte alla “teoria del gender , approfittare di ogni ricorrenza (per esempio oggi, mentre scrivo, si celebrano i 70 anni dell’Anpi) per metterci dentro il pezzo della nostra storia che ci do uta, chiedere alle elette di ogni piccola o grande istituzione interventi a favore di qualunque iniziativa di-con-per le donne, presentare libri e film, in entarsi qualche noi-donne”aperitif o caffè-”noi-donne” per parlare di noi, della rivista, del mondo (non ci siamo solo noi: le ragazze nigeriane rapite non sono ancora ricomparse).... Mia care, non siamo “più buone” per natura, non siamo invulnerabili, anzi siamo tentate dall’omologazione; ma abbiamo avuto esperienze storiche singolari e possiamo dare una mano a cambiare la società, a fare riforme. Non per interessi di genere, non per ideologia femminista, nemmeno per i figli e le figlie, ma perché solo a partire da noi (magari lo facessero anche i maschi di analizzarsi e partire da quello che sono come esseri umani e non dal loro ruolo di potere) si possono dare indirizzi di valore alla necessità di rinnovare il mondo. Sono tanti i modi di continuare a fare resistenza...❂
di Camilla Ghedini
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el 2007 ho scritto un pamphlet, Io cattiva? No, io precaria, sottotitolato Il manuale del lavoratore flessibile (Edizioni Edimond) cui anche NOIDONNE dedicò molto spazio con un’intervista firmata da Donatella Orioli. Erano gli anni in cui si abusava dell’aggettivo precario, trasformato in sostantivo ad indicare una condizione professionale - quindi esistenziale - di assoluta incertezza. Ero abbastanza giovane e arrabbiata. Abbastanza giovane da riuscire ancora ad indignarmi, abbastanza arrabbiata da avere fiducia che le cose potessero cambiare. Costruito sotto forma di dialogo tra un dipendente a tempo determinato e un datore di lavoro, evidenziavo come il vero cancro del precariato, per i giovani, non fosse tanto l’instabilità economica o l’impossibilità di accendersi un mutuo per comprare casa, quanto il mobbing - oggi anche bossing - che ne sarebbe derivato. Che il ricatto sia oggi una strategia ‘selettiva’ che andrebbe ufficializzata sotto la voce ‘ristrutturazione’ o ‘riorganizzazione’ aziendale, è conclamato. Orioli mi chiese perché avessi titolato al femminile. Risposi che era giusto così, perché il maschile sarebbe stato universale ma io volevo dare la mia prospettiva di donna, senza alibi. E ancora, alla domanda se avevo rimarcato che le donne, sul lavoro, hanno più difficoltà degli uomini, risposi che le donne, spesso, fanno mobbing alle donne, indipendentemente dalle gerarchie, quindi colleghe tra colleghe, dirigenti a sottoposte. La penso ancora così. Le donne sanno essere le migliori nemiche delle donne, perché sanno utilizzare il patrimonio di confidenze per trasformalo in debolezze e vulnerabilità. Una donna può distruggerti. Anche un uomo, per carità, ma una donna sa e può essere più subdola, più scientifica. Ce l’ho con il mio stesso genere? No, assolutamente. Anzi,
QUARANTENNI, OGGI le mie più grandi amiche le ho incontrate sul lavoro. Caterina è un’assessora comunale di indiscusse capacità conosciuta proprio nei rispettivi ruoli. Per un po’ ci siamo squadrate, con circospezione, per verificare se quell’istintiva empatia era fondata. Le ho rivelato le mie più grandi fragilità certa che saprà custodirle. Isa, che è addirittura una collega, mi prende in giro perché ai messaggi in cui mi scrive ‘ti voglio bene’ io rispondo ‘a presto’. Mi ha ‘educata’ ad essere un po’ meno fredda e ha capito che mi serviva tempo per sintonizzarmi su frequenze di confidenza. Facciamo lo stesso mestiere, entrambe libere professioniste, eppure ogni volta che possiamo ci aiutiamo con genuino slancio e sincero entusiasmo. Maria Rosa, psicoterapeuta, era relatrice ad un dibattito di cui io ero moderatrice. Ho scoperto con lei un mondo, quello legato alla genitorialità e alla maternità, che ci ha portato a scrivere un libro insieme. Questo per dire che la differenza, alla fine, la fanno gli individui e il loro senso della libertà. Non solo ‘libero professionale’, ma interiore. E io credo che ci sia una generazione, la mia, quella delle quarantenni, che è perlopiù sana. Che ha potuto credere solo nelle proprie capacità e oggi si permette il lusso di vivere sì nelle incertezze - di cui era a conoscenza fin dai banchi di scuola - , ma con la volontà di non abdicare a una propria idea di moralità. Che nella crisi sopravvive senza fare lo sgambetto a nessuno, che aborre il principio vita mea mors tua, che cerca di imparare da chi ha più esperienza, senza ‘fottere’ nessuno. Non sarà così per tutti, lo so, ma se lo è per tanti, se lo sarà ancora di più per chi è più giovane, allora forse certe preconizzazioni si potranno evitare. E il lavoro tornerà ad essere un luogo di relazioni e umanità.
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LA CHIESA PATRIARCALE E IL FEMMINISMO di Stefania Friggeri
Francesco, le riforme avviate e quelle impossibili. Le teologhe cattoliche non si accontentano delle intenzioni. E delle belle parole Gli ammiratori più entusiasti, se non fanatici, di papa Francesco possono acquistare un’esile rivista intitolata “Il mio Papa” interamente dedicata alla sua persona: raccoglie rammenti iografici da parenti, amici o conoscenti, intervista coloro che hanno avuto occasione di incontrarlo per i moti i pi di ersi, e ri este ogni atto o testimonianza di un calore agiografico che con erma il lettore nella sensazione che papa rancesco, come es , uole i ere intera la sua umanit , uole camminare insieme alla gente ed ascoltarla. Lu riacatura mediatica è così contagiosa che la frase “chi sono io per giudicare ri erita ai ga , o quell altra con cui ha espresso alle donne che hanno a ortito la sua icinanza umana, engono interpretate come segnali prodromici di una ri oluzione culturale della dottrina della hiesa cattolica. in erit ergoglio gi procede sulla strada delle ri orme lo , la uria, la , ma una ri oluzione potr realizzarsi solo se nel mondo teologico della tradizione, monolitico maschile gerarchico, sar accolto il seme della sapienza emminile. he per ancora oggi non tro a accoglienza, se non attra erso parole generiche di elogio. Le teologhe cattoliche in ece chiedono un chiaro riconoscimento della loro creati it , n si accontentano dell intenzione papale di la orare pi duramente per s iluppare una pro onda teologia della donna : sia perch non ogliono essere escluse, o lasciate ai margini, da questa ela orazione, sia perch chiedono enga riconosciuto il la oro di ricerca da cui, ispirandosi ai tratti peculiari della loro identit emminile, hanno ela orato nuo i e di ormi modelli di spiritualit . odelli che per sono rimasti oscurati o inespressi, schiacciati dalla cultura tipica di una societ patriarcale da cui era in uenzata la stessa interpretazione dei testi sacri testi che le teologhe hanno preso in mano, traendo da essi, nel rifiuto di una cultura androcentrica, letture e commenti di orientamento di erso espressione della loro molteplicit culturale , ma tutti accomunati dalla ede in un io che ama: non un io maschio, potente e signore, ma un io d amore, un io emminile che, come la
madre che d la ita, chiede reciprocit , ama e uole essere amato. unque a cinquanta anni dal oncilio aticano che ha aperto alle donne la acolt di accedere, sia come allie e che come insegnanti, alla acolt di teologia, le donne, impegnate nella ricerca del olto emminile di io, non si accontentano pi degli elogi edi la ulieris ignitatem di o t la ma affermano con decisione che ormai è scoccata l’ora di parlare con le donne , non delle donne . Perch nel rifiuto di un modello ispirato dal tur amento che suscita la maternit , incolo e destino di una condizione strettamente iologica, il pensiero emminile ri endica il diritto della donna a definire in prima persona la propria identità anche all’interno del percorso teologico. na posizione, questa, ri oluzionaria per la hiesa cattolica che in atti guarda al emminismo con sospetto, se non con ripro azione. i legga il ocumento preparatorio Le sfide pastorali sulla famiglia” dove sono segnalate “le forme di femminismo ostile alla hiesa , oppure le parole di atzinger nella Lettera ai esco i : Per e itare ogni supremazia dell uno o dell altro sesso, si tende a cancellare le loro di erenze, consi-
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derate come semplici e etti di un condizionamento storicoculturale. n questo li ellamento la di erenza corporea, chiamata sesso, iene minimizzata, mentre la dimensione strettamente culturale, chiamata genere, sottolineata al massimo e ritenuta primaria. unque gi nel papa atzinger indi idua a nella gender theor la minaccia alla pienezza dell mano . entile perch il termine gender appartiene ad una filosofia do e il sesso non isto come un dato originario della natura, ma come un ruolo sociale che l indi iduo riempie li eramente di senso. aschio e emmina io li cre sono le parole della enesi che la teoria del gender mette in discussione perch se l essere umano non ha una natura precostituita dalla sua corporeit , decide lui stesso di crearla per s : eterosessuale, omosessuale, transessuale . a ri endicare al soggetto la li ert di definire in autonomia la propria identit , indipendentemente dall ordine sociale culturale e religioso, uol dire a filare un arma contro la amiglia tradizionale e papa rancesco su questo tema, non meno che sul rinno amento della uria, do r a rontare grandi di ficolt . el in atti lui stesso, dalla cattedra del magistero esco ile, ha chiamato gli argentini a combattere una “guerra di Dio” contro la legge che a re e legalizzato le coppie ga , definite un atto ispirato dall in idia del dia olo e sempre in rgentina, ri erendosi alla candidatura della irchner, e e a dire: Le donne sono naturalmente inadatte ai compiti politici le critture ci mostrano che le donne da sempre supportano il pensare e il creare dell uomo, ma niente pi di questo . nadatte alla politica, ammoni a ieri il esco o ergoglio, inadatte al sacerdozio, puntualizza oggi papa rancesco nell angelii audium . ppure, anche se molte suore non i aspirano a atto, pare enuto il tempo di discutere del sacerdozio emminile, anche perch non esistono ragioni n scritturali n teologiche contro l ordinazione delle donne. in atti artha eizer co ondatrice e presidente di ir sind irche , il mo imento di ase presente in molti paesi che si atte da tempo per ri ormare la hiesa gi nel era stata richiamata perch insieme al marito erd o ficia a messa nella loro casa. La questione, erma da tre anni, s ociata recentemente nella scomunica. artha ha risposto indignata: iamo stupiti e amareggiati dal atto che la nostra attività rientri nella stessa categoria dei preti che commettono a usi sui minori. nzi ancora pi gra e che, a di erenza di questi, a noi arri ata una scomunica . l sacerdozio emminile appare dunque un traguardo assai di ficile da raggiungere anche perch la storia ci insegna che solo i santi si spogliano spontaneamente dei loro pri ilegi L. uraro , e papa rancesco do re e rompere una tradizione secolare da cui deri a che, negando alle donne le prerogati e riser ate ai consacrati, non stato mai loro permesso di accedere ai ruoli di potere. ❂
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IDEE di Catia Iori
SCUSI, LEI È IN VENDITA?
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ci risiamo. i comincia un atti it di consulenza presso un noto gruppo di omunicazione orporate e si parla ormai da mesi di progetti inno ati i su clienti potenziali, di ormazione internazionale per dare alore aggiunto ai percorsi dei gio ani colla oratori. in quando si pianifica pensando a oce alta e impegnandosi reciprocamente a sfornare idee nuove testandone la fattibilità in termini economici pare quasi divertente e interessante. Le isioni pi teoriche da una parte e pi pragmatiche dall’altra sembrano comporre un quadro nuovo dettato da sensibilità diverse e da approcci al business distanti e quasi opposti. i si sorprende a edere con quanta leggerezza la psicologia maschile si utti a capofitto in imprese tecnicamente impossi ili o di ficili da realizzare con la spregiudicatezza che in qualche modo ci si salter uori, qualcuno err in aiuto e comunque vada sarà pur sempre meglio aver tentato piuttosto che no. Pi prudente, concreta e rispettosa dei tempi la mia preisione ancorata a una saggia ricognizione di costi e di energie umane da coin olgere sul la oro, in un mi di paura orse o anche solo di realistica adesione ai mezzi. pper mai nulla di grande - mi con inco - si atto senza un salto in a anti audace e magari anche superiore alle orze. hi non risica, non rosica. in atti alla fine, tra una entata di ottimismo gratuito e una sana pianificazione scritta dei passi da are, si conclude con un progetto entusiasta, degno delle migliori sfide. a condi idere, e che guarda caso mette d accordo entram e. utto a posto sul piano dei contenuti se non fosse che al momento del budget e della sospirata firma sul contratto cominciano allusioni alla mia serata, tastando il terreno per edere le reazioni e magari anche per carpire una eventuale disponibilità a compiacere la conquista. ome dire, al momento del denaro che per molti, ortunatamente non per tutti, sim oleggia un potere indiscusso da esi ire, si ritorna prede e seduttori con l arcinoto sistema della caccia al topo. recciatine al curaro sul tuo incerto enessere di donna, ri erimenti alla elicit sentimentale come se il successo pro essionale al emminile do esse gioco orza costruire un alternati a orse l unica, a un aspetto di ita oscurato, s ortunato o mai realizzato del tutto. i tenta tutto ormai, a comprarti in quel senso, magari a saldo, isto che orse qualcosa nella tua ita potre e non unzionare.
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Natasha Cola Istituto Italiano di Bioetica www.istitutobioetica.org
LA PRESENZA FEMMINILE
NEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE Mariam aveva sentito la notizia nel gennaio di quello stesso anno: uomini e donne sarebbero stati ricoverati in ospedali diversi, tutto il personale femminile degli ospedali di Kabul sarebbe stato licenziato o mandato a lavorare in un’unica struttura centralizzata. Nessuno ci aveva creduto e i talebani non avevano posto in atto quella loro decisione. Fino a quel momento. «E l’ospedale Ali Abad?» chiese un altro uomo. La guardia scosse la testa. «E Wozir Akbar Khan?» «Solo per uomini» disse. «E noi cosa dovremmo fare?» «Andate al Rabia Balkhi» rispose la guardia. Si fece avanti una giovane donna, dicendo che c’era già stata. Non avevano acqua pulita, né ossigeno, né elettricità, né medicinali. «In quell’ospedale non c’è niente» disse. « È là che dovete andare» insistette la guardia. (K. Hosseini, Mille Splendidi Soli, Edizioni Piemme, Casale Monferrato (Ai), 2007, p.175)
sia nel loro ruolo di professioniste del settore. Nel 2009 la percentuale di donne impiegate nel Servizio Sanitario Nazionale con un contratto a tempo inebbene la condizione femminideterminato si è attestata al 63,41%: le e le discriminazioni di genel’incremento della presenza femminire nel nostro Paese siano, forle è in costante crescita ed è possibitunatamente, molto distanti da quella le rilevare come essa sia aumentata dell’Afghanistan, di cui al periodo deltrasversalmente in quasi tutte le catela citazione letteraria, o dei paesi in gorie lavorative comprese dall’ambito via di sviluppo dove la durata media sanitario. della vita delle donne è fortemente Relativamente alle posizioni apicali la condizionata dalle uccisioni a seguito presenza delle donne in tali posizioni di stupri e violenze e dalla mancanza è però aumentata negli anni di pochi di assistenza alla maternità e alla vita punti percentuali: rispetto ai colleghi sessuale in genere, occorre evidenuomini, le donne debbono ziare come anche nel nonecessariamente avere stro paese persistano, in una grande capacità di maniera più o meno eviLE DONNE CON UN organizzazione e di otdente, discriminazioni CONTRATTO A TEMPO timizzazione dei temnei confronti delle INDETERMINATO NEL SERVIZIO pi dedicati ai diverdonne nel settore SANITARIO NAZIONALE NEL 2009 si ruoli e, come sanitario sia nella ERANO IL 63,41%, PERCENTUALE si può facilmente loro veste di utenti IN COSTANTE CRESCITA intuire, è inoltre didei servizi sanitari,
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MA NON NELLE POSIZIONI APICALI
scriminante il supporto di aiuti esterni (familiari, collaboratrici domestiche, badanti) o di strutture educative (nidi, scuole di infanzia e scuole) o residenziali/ semiresidenziali nel caso di anziani e/o familiari affetti da disabilità. Occorre inoltre rilevare che, se per le donne medico il supporto di aiuti esterni è reso possibile da retribuzioni medio alte, per le altre figure professionali femminili della sanità (per esempio le infermiere e tutto il personale paramedico) l’accesso a tali collaborazioni è sbarrato da una situazione socio-economica completamente differente. La carenza di servizi e le dinamiche intrafamigliari possono portare la donna a trovarsi davanti alla necessità di scegliere tra la famiglia ed il lavoro; alla base dello scollamento tra presenza femminile e posizioni apicali vi sono anche motivazioni legate alle tempistiche di carriera: per raggiungere una posizione di vertice
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Il filo verde sono necessari circa 15-20 anni di somministrazione di corsi formativi a percorso, non ancora coerenti con il distanza durante il periodo di assenpi recente inserimento significati o za per maternità. delle donne nella sanità: il processo uali sono gli apporti specifici delle di femminilizzazione in corso ne fa donne nel mondo del lavoro e, in parquindi prevedere un aumento. ticolare, in ambito sanitario? In generale il lavoro e, in particolare, Una prima rilevazione va posta sulle l’avanzamento di carriera soprattutto, capacità organizzative di una donna: si basano su due tipologie è ipotizzabile che la donna, di disponibilità pressoché anche sulla base del proL’AVANZAMENTO totali: la disponibilità di prio issuto iografico, DI CARRIERA, PRECLUSO spazio e la disponipossa contribuire in IN PARTICOLARE ALLE bilità di tempo, che maniera significati a INFERMIERE, RICHIEDE caratterizzano il in sanità sul piano DISPONIBILITÀ DI SPAZIO modello maschile delle capacità di orE DI TEMPO, CON UN applicato attualmente ganizzazione e di genel competitivo mondo MODELLO ORGANIZZATIVO stione, con risvolti utili MASCHILE della sanità: tali dispoin termini di e ficienza ed nibilità totali sono molto e ficacia dei processi. spesso precluse alla donna Tale capacità organizzativa è per le motivazioni precedentemente collegabile ad una storica abitudine esposte. del genere femminile ad occuparsi L’avanzamento di carriera è particoparallelamente di più funzioni, e si larmente precluso alle infermiere: in esprime soprattutto: nella visione di campo infermieristico la distribuzioinsieme, nella creazione di reti di rapne di genere è sbilanciata a favore porti, nella sistematizzazione dell’indi una massiccia presenza di donne, tervento, nella rapidità di reazione e ma le posizioni apicali sono ricopergestione dell’imprevisto, nella capate prevalentemente dagli uomini: le cità analitica che fa essere le donne maggiori di ficolt di gestione dei metodiche e pragmatiche. tempi di cura parentale e di lavoro Alle donne occorre inoltre riconosceincidono marcatamente sul percorre una grande capacità di mediazioso professionale e sull’avanzamento ne che, anche in ambito sanitario, si di carriera proprio per la situazione traduce spesso nella capacità di arsocio-economica connessa al profilo monizzare idee e posizioni differenti professionale. attraverso modalità gestionali tese a Per ridurre i con itti relati i alla gestiorendere i con itti occasioni di di attito ne dei tempi di cura e lavoro oltre alla finalizzate alla risoluzione e ficace ed dotazione delle strutture di lavoro di e ficiente delle pro lematiche che i asili nido potre e essere significatigruppi di lavoro debbono quotidianava l’elaborazione di strategie e prassi mente gestire ed affrontare. che favoriscano il ritorno della donna dopo l’allontanamento per maternità facilitando la ripresa del lavoro e dei contatti per evitare che la neo-madre si senta al margine in un ambiente di lavoro che evolve a ritmi serrati: una possibile modalità con cui si potrebbe colmare l’allontanamento dall’ambiente di lavoro potrebbe essere costituita dalla
di Barbara Bruni
COSTA CONCORDIA
La destinazione finale di Costa Concordia, naufragata al Giglio nel gennaio 2012, sarà il porto di Genova. Decisa anche la data del rigalleggiamento: il 20 luglio. La decisione di scegliere Genova soddisfa sia la volontà di Costa Crociere ma anche quella del Governo di eseguire in Italia la demolizione, mentre gli assicuratori avrebbero preferito come destinazione del relitto la Turchia, dove lo smaltimento presentava costi minori (40 milioni di euro, contro i circa 100 di Genova). Legambiente seguirà con i propri mezzi le fasi di trasporto del relitto, per controllare che le operazioni avvengano in modo sicuro ed efficace e non si verifichino rilasci di sostanze inquinanti. Secondo Legambiente, tuttavia, “la vicenda della Concordia non si chiude con la rimozione e lo smantellamento del relitto, mancano ancora il ripristino dello stato dei luoghi, la bonifica delle opere, la rimozione del cantiere e soprattutto il risarcimento del danno ambientale”.
BALENA AMICA DELL’ECOSISTEMA MARINO
Per lungo tempo si era diffusa l’idea che le balene, con le loro grandi dimensioni e il loro enorme appetito, fossero un aggravio per l’ecosistema degli oceani. Oggi, al contrario, una nuova ricerca australiana mostra come questi grandi mammiferi, con le loro feci ricche di ferro, forniscono importanti sostanze nutrienti alla vita marina, fertilizzando così vaste aree.
QUANTO CI COSTANO GLI ANIMALI DOMESTICI
Nel Belpaese si contano 60,5 milioni di animali domestici (uno per ogni abitante!) e per nutrirli la maggior parte degli italiani spende in media un euro al giorno. Lungo lo Stivale si contano infatti 6,95 milioni di cani e 7,48 milioni di gatti, circa 13 milioni di uccelli, 30 milioni di pesci; a questi si aggiungono oltre 3 milioni tra rettili – come tartarughe, serpenti o iguane - e “piccoli pet”, come i conigli e roditori. Secondo il Rapporto Assalco-Zoomark e stando ai numeri di Euromonitor, gli italiani avrebbero speso 1,77 miliardi di euro in cibo per animali domestici solo nel 2013 ( +1,7% rispetto al 2012!) e - in base ai dati Eurispes – nel 2014 la maggior parte dei proprietari dichiara di spendere non oltre 100 euro all’anno per cure veterinarie e i farmaci.
LEGGENDE ANIMALI!
Mother Nature Network stila una lista delle false credenze del mondo animale: dagli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia - in realtà, quando si sentono in pericolo, gli struzzi si sdraiano a terra sperando di essere ignorati! -, ai lemming che soffrono di “istinti suicidi” di gruppo, passando per i rospi che se toccati causerebbero verruche. È tutto falso, così come la famosissima idea che ai tori fortemente daltonici! - dia fastidio il colore rosso.
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UNA SPERANZA
INCASTONATA NEL DEGRADO di Emanuela Irace
Una petizione per far riaprire il centro antiviolenza di Tor Bella Monaca. Esperienza pilota in uno dei quartieri più degradati della Capitale. Intervista a Stefania Catallo, fondatrice del CESPP Sono le nuove resistenti. Combattono in maniera trasversale. Psicologhe e operatrici sociali. Avvo-
cate e antropologhe. Sociologhe e drammaturghe. Tutte volontarie al CESPP, Centro di Supporto Psicologico Popolare di Tor Bella Monaca. Un quartiere fuori Raccordo, a sud est della Capitale. Fanno politica con le armi della cultura e cercano solidarietà tra donne di sinistra. Lontane dalle tribù di salotti che orientano campagne elettorali, si ritrovano sole. Periferiche. E dal mese di gennaio anche sfrattate. Conseguenza di una gerarchia sociale che aumenta il divario proprio quando il dolore attraversa corpo e mente delle donne. Quando il malessere somatizza e diventa malattia ci vogliono soldi. A Tor Bella Monaca chi ha problemi non può contare su una rete familiare forte, capace di pagare psichiatra, psicologo o coach-life. E rivolgersi al servizio pubblico significa appuntamenti diluiti nel tempo, mancanza di riservatezza e setting non strutturato. Stefania Catallo non abbassa la guardia e continua a lottare. Il Centro va riaperto. Intanto ha scritto un libro e messo in scena l’esperienza di tre anni. Un successo teatrale condiviso con gli amici di sempre e con i nuo i mila firmatari della petizione a gnazio arino. Obiettivo salvare il centro anti violenza di Tor Bella Monaca. Una speranza incastonata nel degrado. Stefania Catallo ha i capelli biondi raccolti a crocchia. Sorriso aperto e occhi di ragazza. La incontro di fronte al palazzo della Fao. Ci sediamo a terra, sui gradini terrazzati dell’antica Roma, quella del mitico Ratto delle Sabine, poi diventato stadio, famoso per le corse delle bighe: “Tempio e casa”, scriveva Cicerone, “luogo di riunione e realizzazione dei desideri”. Speriamo porti fortuna. Siamo al Circo assimo. iu fi d er a e cartacce dappertutto.
Che incarico ricopri nel Centro? Sono fondatrice e Presidente. Per quanto tempo è stato in funzione e quante donne vi sono transitate? Il Centro è stato aperto da maggio 2011 a gennaio 2014. Sono transitate circa 700/800 donne. Una cifra ragguardevole considerato che nel quartiere vivono 60mila persone. Le donne che hanno voluto intraprendere un percorso individuale sono state tra il 10 e il 20%. Un presidio sanitario che ha rappresentato anche una novità culturale per il quartiere… Si, perché parallelamente all’attività di ascolto abbiamo inaugurato una scuola teatrale ed altri corsi dedicati ad utenti e non. Il Centro oltre a svolgere gratuitamente attività di psicologia e counselling a livello sociale è diventato un polo aggregativo per il quartiere. Ma soprattutto ha svolto una funzione supplente rispetto alle istituzioni. In che senso? Nel senso elaborativo e pratico. Stiamo portando avanti un modello di Centro Antiviolenza diverso da quelli tradizionali. È il primo progetto italiano di questo genere. Ci stiamo occupando anche del reinserimento lavorativo e sociale delle nostre donne. La guarigione passa anche attraverso l’autonomia economica e professionale. Che tipo di problemi avete dovuto affrontare? Le istituzioni della precedente Giunta ci hanno totalmente ignorato. Quelle attuali ci tollerano ma in realtà non si interessano a noi né tantomeno ci conoscono. Giudicano basandosi soltanto su notizie parziali e insu ficienti raccolte qua e l . Siete state accolte bene dal quartiere? Assolutamente si. La solidarietà popolare è stata immensa e di grande aiuto. Oltre alle psicologhe abbiamo un avvocato penalista in patrocinio gratuito e un gruppo di volontarie che in caso di necessità accompagna le donne vittime di violenza dalle forze dell’ordine o al pronto soccorso.
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Quali sofferenze hai riscontrato tra le donne che si sono rivolte al centro? Si tratta per la maggior parte di donne abusate dai propri compagni a livello soprattutto umano e psicologico. Oltre che fisico. olte pro eni ano da amiglie dis unzionali. lcuni casi di mo ing. anta so erenza per i ere a fianco di uomini ana etti i e iolenti. anta solitudine e paura. i ficolt a reagire. Una educazione ai sentimenti, se si può dire così, totalmente assente. L’esperienza delle donne transitate dal centro è diventato un libro e una pièce teatrale, come sei riuscita? Non hai avuto paura di farti in qualche modo sopraffare da tanta sofferenza? o realizzato tutto ci finanziandomi da sola e a olte ci ho anche rimesso di tasca mia. Il dolore mi ha pervaso, ma la speranza di poter essere di aiuto per intraprendere una vita nuova mi ha dato la forza di andare avanti. Da qualche mese il centro Antiviolenza è chiuso. Come giudichi il comportamento del sindaco? ssolutamente inqualifica ile. onsidero la sua campagna elettorale manipolatoria nei confronti delle elettrici in quanto prometteva una Roma a misura di donna, cosa che nel nostro caso non si e assolutamente erificata. Le associazioni romane di donne sono state solidali con te e si sono battute contro la decisione di sfrattarvi? Alcune si. Altre ci hanno girato le spalle adducendo motivi di appartenenza politica. Emblematico il caso in cui mi è stato chiesto di eliminare dalla petizione a sostegno della nostra causa - aperta su change.org - la firma di sa ella auti, Consigliera per il Ministero degli Interni alle politiche contro il femminicidio perché invisa politicamente a una grossa associazione nazionale. Un comportamento enormemente scorretto perché la petizione è prima di tutto politicamente trasversale eppoi perché si chiedeva di estromettere una personalità istituzionale, quindi si voleva agire a livello personale e non di tutela della donna e noi ci siamo o iamente rifiutate di arlo alienandoci una percentuale di firme. parte questo intoppo la partecipazione e il sostegno sono stati grandi. È vero che per non abbandonare le donne dal percorso intrapreso molte psicologhe che collaborano con te e tu stessa siete state costrette a proseguire gli incontri di psicoterapia addirittura nelle vostre case? Purtroppo sì. Cosa vorresti chiedere al sindaco Marino? Vorrei chiedere di riceverci e di ascoltarci e soprattutto di conoscerci da vicino e di parlare con le donne del quartiere. Solo così avrà modo di valutare e di capire quello che quasi 52mila persone, firmatarie della petizione hanno gi chiaro. ❂
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STOP ALLA MEDICALIZZAZIONE DELLA NASCITA
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all’ordine del giorno riconsiderare il modo di nascere in Italia, attualmente medicalizzato in modo sconcertante, se si considerano le pro e scientifiche riguardo le procedure adottate. L’eccesso di analisi ed ecografie in gra idanza, la assoluta innaturalit del travaglio e del parto, le interferenze dell’avvio corretto dell’allattamento al seno, consigli e prescrizioni inappropriati sono oggi messi in discussione dalle linee guida dell sulla gra idanza fisiologica. nter erire con la fisiologia significa impedire alla donna e alla persona che nasce di esprimere compiutamente la propria competenza. Il che è una grave contraddizione con quello che invece è raccomandato: far emergere, valorizzare, promuovere, sostenere e proteggere le competenze delle attrici principali del percorso nascita: la mamma e la persona che nasce. A questo servono gli incontri di accompagnamento alla nascita che devono essere offerti attivamente a tutte le primipare e devono essere offerti attivamente incontri individuali e di gruppo in puerperio a tutte le donne. ortificare l espressione di competenza è una vera e propria operazione di mobbing, che per fortuna solo in rari casi (meno del 5% dalle mie indagini) può degenerare in vera e propria depressione. na persona mortificata s iluppa un senso di insicurezza, perde fiducia nelle proprie capacit , aderisce pi acilmente a strumentalizzazioni che, oltre ad aumentare i costi, determinano danno alla salute. Perché bisogna sempre ricordare che nelle questioni attinenti alla salute tutto ciò che è inutile è sempre dannoso, non solo spreco di risorse. Ed è necessario ricordare che i servizi sanitari pubblici, come quello disegnato dalla nostra legge, sono sostenibili solo se si controlla l’appropriatezza delle procedure sotto la guida di validi indicatori di salute. La legge e, nello specifico della salute della donna e dell’età evolutiva, il Progetto Obiettivo Materno Infantile, sono fondate sulla promozione della salute proprio nel senso di far emergere, valorizzare, promuovere e sostenere le competenze delle persone e delle comunità nel controllo del proprio stato di salute. Per rompere il meccanismo infernale della medicalizzazione della nascita oggi si legifera, a livello regionale, sul rimborso per il parto a casa e si cerca di estendere la rete delle case di maternità integrate con i consultori familiari sul territorio. La figura dell ostetrica di iene centrale e pertanto assolutamente incomprensibile che le si impedisca di poter prescrivere quanto di routine nel percorso nascita. Non muoversi su tale strada o è demenziale o e criminale.
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LICIA COLÒ
LIBERTÀ E LARGHI ORIZZONTI di Tiziana Bartolini
IL VIAGGIO È SOPRATTUTTO LIBERTÀ E LE DONNE HANNO UN TIMBRO DIVERSO. CHE SI CHIAMA CORAGGIO. PAROLA DI LICIA COLÒ
“I
l viaggio è soprattutto libertà. Dagli obblighi quotidiani, ma anche libertà di conoscere e scoprire”. Licia Colò, nota conduttrice televisiva, da decenni ci racconta con garbo e vivacità luoghi lontani ed esotici o aspetti meno conosciuti di località facilmente raggiungibili. Talvolta negli studi di ‘Alle falde del Kilimangiaro’ sono viaggiatori comuni a diventare protagonisti, quasi a voler sottolineare l’idea di Colò che “qualsiasi tipo di viaggio è un’esperienza che arricchisce”. E che vale la pena di essere vissuta e condivisa. Ma, Licia - come chiede subito di farsi chiamare, dandole del tu che significa per te il viaggio? Mio papà era un pilota dell’Alitalia e ho sempre viaggiato sin da piccola con la mia famiglia. Quando ho poi iniziato a farlo per scelta e in autonomia è stato soprattutto in relazione alla mia passione per la natura e per gli animali. Andavo nei Parchi nazionali, dove la natura era la grande protagonista. Il mio obiettivo non era tanto il viaggio, quanto cogliere e testimoniare l’interazione uomoambiente. Il viaggio era più una conseguenza, del voler seguire questo mio bisogno. Però tu racconti molto anche il viaggio nello spazio urbanizzato. Come vedi quel’esperienza? Penso che qualsiasi tipo di viaggio sia un’esperienza da fare e da vivere intensamente. Non condivido l’approccio, rigido, di alcuni intellettuali secondo i quali il viaggio deve essere, o non deve essere, solo di un certo tipo. Io penso, invece, che ciascuno debba sentirsi nella più assoluta libertà. Il viaggio è conoscenza a prescindere, in qualsia-
si situazione lo si faccia, anche il viaggio mordi e fuggi o quello più scontato o banale, se si parte con la voglia di andare a conoscere e scoprire. Talvolta mi chiedono consigli…. ma ritengo che i viaggi siano come un marito o una moglie: non si possono ‘consigliare’ … ognuno ha i suoi gusti personali. Da molti anni comunichi il viaggiare. Hai visto cambiamenti? C’è stata una grande evoluzione: i viaggi sono più accessibili a tutti, mentre una volta erano riservati a chi aveva maggiori possibilità economiche. Adesso siamo un po’ tornati indietro a causa della crisi economica. Questa facilità nella possibilità di viaggiare ha forse concesso una maggiore superficialit , ma non un controsenso con quanto dicevo prima. È solo che talvolta si tratta di specchietti per le allodole, nel senso che ti offrono tutto quello che hai a casa tua, limitando così l’incontro con delle novità. Per la tua esperienza, le donne hanno un modo diverso di vivere il viaggio? Le donne hanno una marcia in più. Non dico che siamo più intelligenti, è che siamo diverse: più aperte, elastiche, tolleranti. Queste caratteristiche, quando viaggi, sono importanti. Ho conosciuto tante donne -anche un po’ folli - che hanno attraversato , magari sole o in moto, zone scomode e di ficili in merica o in Africa. Devo dire che le donne sono molto più coraggiose degli uomini. Per viaggiare non bisogna avere forza, ma bisogna avere coraggio. La forza che chiede il viaggio non è data dal muscolo, ma dall’apertura mentale. Ecco, la marcia in più è anche questa. E fa la differenza!
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NUOK, IL MONDO VERY SOCIAL di Silvia Vaccaro
NUOK È DIVENTATO UN SITO DI RIFERIMENTO PER I GIOVANI ITALIANI CHE VIVONO ALL’ESTERO
moria! Le distanze non mi hanno mai impressionata: per me il mondo era un unico grande piano di gioco, sul quale le persone si muo e ano in ar a ai confini geografici. undici anni ho atto la mia prima traversata oceanica da sola per andare a Perth, Australia, dove vivono i miei zii e cugini. Forse è stato quello il momento in cui mi sono davvero innamorata del viaggio, e ho pensato che non avrei mai smesso di prendere aerei e treni. Quali sono le mete che ti hanno affascinato di più? Ho tre città nel cuore: Lisbona per il suo caloroso affaccio sull’oceano, Palermo per la caotica magia delle sue strade e Brisbane per la sua natura rigogliosa che invade la città. E ho amato anche tanto la asmania, una terra cos singolare e a ascinante, alla fine del mondo a testa in giù, come piace chiamarlo a me.
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n fiume in piena di creati it e dolcezza. os si presenta Alice Avallone, trent’anni ancora da compiere e alle spalle già tanti chilometri macinati a bordo di treni e aerei. Quello che fa la differenza tra lei e altre viaggiatrici lo scopre nel 2009, durante la sua permanenza nella Grande Mela, quando apre un blog chiamandolo “Nuok”, ovvero come New York pronunciata da un bimbo che parla a malapena. L’idea è raccontare il volto umano e gioioso di New York, così immensa e frenetica nella maggior parte delle narrazioni che si fanno di questa città. E in poco tempo, quello che era nato come uno spazio personale, si è trasformato in un sito a tutti gli effetti, con consigli e informazioni e foto da oltre settanta città nel mondo. Insieme ad Alice, a raccontare i posti in cui vivono ci sono i nuokers, giovani italiani che vivono all’estero per ragioni di studio e lavoro che, conquistati dallo stile fresco del sito econtagiati dall’energia della sua ideatrice, hanno deciso di partecipare in prima persona a questa avventura web. Alice è, di fatto, una brillante creative thinker e delle sue passioni ha fatto un lavoro diventando digital media, web 2.0 e social media strategist. Per NOIDONNE, a corredo dell’intervista, ha scelto le foto dei suoi viaggi più belli di bambina, perché è da lì che è partito tutto. Quando hai iniziato a muoverti su e giù per il globo? Ho sempre viaggiato tanto da piccola con la mia famiglia e ho anche sempre amato preparare la mia valigetta, da che ho me-
Quando hai fondato Nuok pensavi che si sarebbe creata la rete che esiste adesso? Mai più avrei pensato di ritrovarmi quasi cinque anni dopo con un magazine di viaggio che copre settanta città e con quasi sessanta ragazzi corrispondenti in giro per il mondo! Nel 2009 era solo un mio blog personale su New York dove raccontavo cosa vedevo e assaggiavo, oggi è un aggregatore di giovani italiani che vogliono raccontare il meglio delle città da insiders. Hai notato in questi anni da viaggiatrice e da nuoker un approccio diverso delle donne al viaggio, ai luoghi e al racconto? La redazione di Nuok è quasi tutta femminile, da sempre: sono tutte donne coraggiose, autonome, molto indipendenti. I nostri ragazzi sono più che eccellenti, ma ecco, devo ammettere che le ragazze hanno un qualcosa in più. Smodatamente attente ai dettagli dei posti che visitano, ai gusti, alle tendenze, e soprattutto, hanno una straordinaria capacità di trasferire le emozioni vissute ai nostri lettori, frutto di una profonda sensibilità che solo le donne riescono ad avere. Penso che il successo di un progetto come Nuok sia proprio lì, nel tocco femminile che c’è dietro.
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IN BICI PER NON DIMENTICARE LE PERSONE MANCANTI di Tiziana Bartolini
PASSIONE PER IL VIAGGIO E PERCORSO INTERIORE: GAIA FERRARA, SCOUT E CICLISTA, RACCONTA LA SUA ESPERIENZA. E IL SENSO DEL CAMMINO SPIRITUALE DOPO QUATTRO PELLEGRINAGGI
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rrivavano dal Pakistan, dallo Sri Lanka o dall’India e come tanti erano in cerca di un futuro migliore. Si erano imbarcati per inseguire il sogno di una vita migliore e, come tanti ancora oggi, nel viaggio hanno tro ato la morte. no dei pi gra i nau ragi erificatosi nel ar editerraneo dal secondo dopoguerra, a distanza di 17 anni non può essere dimenticato e ad impedirlo provvede una giovane armata di … bicicletta. “Non posso rassegnarmi all’oblio. Finché non avranno degna sepoltura non sono morti, ma sono persone mancanti. Chi si era preso l’impegno di recuperare il relitto deve mantenerlo”. Con questo obiettivo Gaia Ferrara, 33 anni e una passione smodata per il viaggio, si appresta a pedalare ad agosto per circa 1.200 chilometri lungo le coste del nostro meridione. ‘Rambling for migrants’ è il titolo del progetto, sostenuto anche da Libera, che Gaia organizza con l’associazione “ViAndando” per sollecitare le autorità europee a recuperare i resti dei 283 affogati nella notte di Natale del 1996. La partenza è prevista il 2 agosto da San Severo e l’itinerario attraverserà Puglia, Calabria, Basilicata concludendosi il 23 agosto a Portopalo, estrema punta sudorientale della icilia. urante il percorso saranno raccolte firme a sostegno della richiesta di recuperare F-145. La tra-
gedia è stata documentata nel 2001 da un’inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu e dal suo libro ‘I fantasmi di Portopalo’. Fisico minuto e volontà di ferro, Gaia è una veterana delle due ruote insieme a Silvia Colesanti - che quest’anno non può essere con lei - e dal 2005 le mete raggiunte sono state numerose: Olanda e Irlanda e poi il ‘Cammino di Santiago’, la ‘Via Francigena del Nord’ da Canterbury a Roma, il ‘Cammino di Nikulas di un ath era lungo il eno, sulle orme di arlo agno. ra le esperienze pi intense ‘D2_daromaagerusalemme’ (900 Km in 17 giorni lungo la ia rancigena del ud e la ia icaelica nel 2013 con una particolare attenzione alle storie di don-
ne. Sempre insieme, Gaia e Silvia, e sempre in bicicletta, dai 50 ai 70 chilometri al giorno pedalando dalle 4 alle 6 ore. “Si programma la partenza e l’arrivo, ma non si possono programmare le tappe. Non sai mai dove dormirai”. Questo è il pellegrinaggio: chiedere ospitalità bussando alle porte che incontri “e accontentarti di quello che ti offrono: un letto, un tavolaccio o un cortile dove montare la tenda. È la prima regola”. Sembrerebbe un andare alla ventura, ma non lo è. “Se viaggi con una motivazione spirituale e interiore, se sei un pellegrino, la gente è curiosa e vuole conoscere le tue ragioni. È questo approccio che apre le strade al dialogo e all ospitalit . a questo non pone al riparo dai pericoli,
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VIAGGIATRICI | 4 che vanno evitati “col buon senso e poche regole: non dire dove si dormirà, stare alla larga da circostanze potenzialmente pericolose, guardare le persone in faccia”. “In certi posti sai di essere al sicuro, in altri ti senti mille occhi addosso, ma il livello di sicurezza è lo stesso della ita quotidiana . a qual la molla che da 10 anni spinge una giovane a viaggiare su lunghi percorsi e in modo così scomodo? “Non mi sembra di fare qualcosa di particolarmente strano o pericoloso, sono spinta prima di tutto dalla passione per il viaggio, dalla curiosità per la conoscenza di luoghi e perso-
ne. Della bicicletta è bella la lentezza, il sentirsi vicino alla terra, il guardarsi intorno, sentire il caldo, la fatica, conquistarsi le tappe, non sapere do e arri erai a fine giornata. Il pedalare, anche da cattolica praticante, mi ha offerto la possibilità di comprendere il senso dell’affidarsi al ignore. utto questo per me ha significato una crescita profonda”. Una donna particolare, verrebbe da dire, ma non puoi neppure pensarlo, perché Gaia ti blocca subito: “non mi sento una ragazza fuori dal comune. Viaggiare in bicicletta, sentirsi pellegrini e superare tante barriere è un’esperienza alla portata
di tutti. Occorre avere la testa sulle spalle ed essere curiosi . a orse, aia, c anche un oler a ermare se stesse, esprimere un’intraprendenza. “Ecco, forse è questo ad essere considerato non comune. a non da noi due!”. Buon cammino, Gaia e Silvia. Info: viandando.attraverso@gmail.com www.viandando.eu
L’ARTE DI PRATICARE IL CORAGGIO
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a salopette blu. Così Roberta Mezzelani, trentenne marchigiana, ha voluto intitolare il suo progetto di “travel storyteller”: centotrenta giorni in giro per l’Asia, da sola, partendo dalla Cina e passando per hailandia, alesia, irmania, Sri Lanka e India. Lei, che da otto anni vive fuori dall’Italia, a diciannove anni ha lasciato senza remore il paesino nelle arche in cui è nata, si è trasferita a oma all ni ersit , finendo gli studi a ru elles. opo la laurea ha issuto in urchia, rugua , rasile, ha fatto il cammino di Santiago e poi è approdata a Dublino, dove ha vissuto quasi due anni entrando nella rete di Nuok dell’amica Alice allone. a neanche il la oro a tempo indeterminato che a e a rlanda l’ha trattenuta per molto. “Ho lasciato il mio lavoro perché non ero felice. Nei miei viaggi e nelle mie conversazioni di tutti i giorni con amici, parenti e sconosciuti, mi ritrovo spesso ad ascoltare storie di infelicità sul luogo di lavoro. Chiaramente non tutte le forme di stress deri ano da una situazione la orati a poco gratificante, ma importante capire che ognuno di noi trascorre al lavoro buona parte della sua vita. Se il tempo è una risorsa limitata, pertanto di valore, la buona notizia è che è a nostra completa disposizione.” Ha ricevuto tante email, soprattutto da parte di ragazze, che le chiedevano consigli su come lasciare tutto e partire. “Credo che il coraggio sia una qualità con la quale in parte nasci, ma che puoi anche praticare con le esperienze. Io, quando sono partita per l’Asia, avevo già alle spalle tanti anni di viaggi e spostamenti e questo ha fatto la differenza.” E rispetto alle situazioni spiacevoli che una donna che viaggia da sola in certe zone del mondo può trovarsi a vivere, risponde serena. “Bisogna capire al volo, in pochi istanti, chi si ha di fronte e comportarsi di conseguenza.” Necessaria dunque una grande empatia, oltre alla capacità di mimetizzarsi tra gli autoctoni e una grande consapevolezza di cosa accade attorno a s . stato in ndia che ha a uto le maggiori di ficolt , a rontate però sempre con lucidità. “Quando sono arrivata leggevo ogni giorno sui quotidiani locali di stupri ai danni sia di turiste che di donne indiane. E non è stato semplice fronteggiare gli sguardi insistenti degli uomini, che cerca o di ignorare il pi possi ile. lla fine quando si a icina ano troppo e mi fissa ano, gli scatta o una oto na reazione non violenta che tendeva a spiazzarli. E con le donne che hai incontrato che rapporti hai a uto Le donne sono state la parte pi ella di questa viaggio in Asia. Ricordo con estrema dolcezza la signora che mi ospitava in Sri Lanka che mi ha insegnato a cucinare cibi locali. O la monaca tibetana con cui dividevo la stanza in Birmania. Ci alzavamo molto presto e passavamo il nostro tempo a meditare, e anche se non parlava inglese trovavamo il modo di comunicare. Per non parlare della guaritrice che ho incontrato in India. Gestiva un ashram ed è stata una grande guida spirituale per me.” Silvia Vaccaro
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TURISMO RESPONSABILE E DI GENERE
1 Progetto indiano 2 Progetto in Nepal 3 Premio Mimosa 4 Masai Women Art, Progetto Oikos 5 Le innovatrici di Capraia 6 Bait Al Karama,Palestina
di Silvia Vaccaro
UN PORTALE PER DARE VISIBILITÀ ALLE DONNE CHE OPERANO NEL TURISMO, IN PARTICOLARE IN QUELLO SOSTENIBILE. L’IDEA VINCENTE DI IAIA PEDEMONTE
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nche le idee più originali non nascono mai dal nulla. C’è sempre un terreno fertile su cui si formano, che di solito coincide con la conoscenza profonda di un settore, di un processo o di un prodotto, al quale si decide di apportare creativamente un miglioramento, o aggiungere un pezzo mancante. Così è nato il sito “Gender Responsible Tourism”, ideato e progettato dalla giornalista milanese Iaia Pedemonte, per ovviare alla mancanza di una vetrina che desse visibilità alle esperienze di turismo al femminile, valorizzando in particolare le protagoniste del circuito etico e responsabile. Per la valenza divulgativa del progetto e per essere riuscita a costruire un network internazionale attorno a questo, Iaia ha ricevuto lo scorso marzo il Premio “Una mimosa per l’ambiente” da parte delle donne dell’ADA – Associazione Donne Ambientaliste. Ambiente, etica, ma anche industria, quella turistica dove dicono i dati, il 53,5% degli addetti in Italia è di sesso femminile. Tante stagionali, tante addette alla pulizia, tante impiegate e poche manager, solo il 14%, e ancor meno i responsabili manageriali: solo il 4,8% di loro è una donna. Da qui la necessità di parlare di turismo nominando le donne e raccontando quello che fanno quotidianamente, essendo riconosciute come le maggiori innovatrici dei settori turistici. Il sito Gender Responsible Tourism è quindi nato per essere tante cose insieme: una guida ai viaggi, un racconto di
storie ed esperienze interessanti in giro per il mondo e una guida al lavoro e al network turistico, nell’ottica di restituire valore alle esperienze e di riuscire anche ad ottenere una legislazione più adeguata e un cambiamento, anche se graduale, della cultura turistica, avvicinando sempre più persone ad un’idea etica del viaggiare e del fare impresa nel turismo. Navigando sul sito si trovano tracce diviaggi, storie di imprenditrici, progetti di associazioni e Ong, nonché consigli pratici per chi vuole aprire un’attività nel settore e per chi vuole formarsi e aggiornare le sue competenze specifiche. n uni erso di informazioni che generano effetti positivi come i mille contatti ottenuti in un giorno da un b&b del network di GRT che era stato citato in un articolo. Iaia Pedemonte tiene tantissimo anche alla dimensione globale delle esperienze raccolte, e racconta quanto sia stato ambizioso e gratificante stilare, insieme ad esperte dei cinque continenti, i “Six Pillars”, i criteri nel turismo con le donne. “Ognuna di loro, come accade in ogni meeting internazionale, si è concentrata su un aspetto particolare che rispecchiava la sua cultura e gli obiettivi più importanti da raggiungere. L’esperta indiana ci teneva molto a menzionare la necessità della tutela per le cameriere degli alberghi, che vanno protette dal rischio di violenza. L’esperta del Sud America
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In questi anni di lavoro sul progetto ha individuato delle peculiarità delle donne che si approcciano alla professione turistica o al viaggio? Le donne sono più portate degli uomini al turismo per una forma tutta nostra di curiosità e comunicativa. Le peculiarità sono le stesse tra viaggiatrici e operatrici: più sensibilità a conoscere, a pensare al futuro, alla cultura, alle tradizioni. Però spesso le donne che pensano di formare un’impresa sono insicure, non hanno oggettivamente appoggio nell’accesso al credito o nell’approccio al mercato. Ho anche trovato tante donne che cercano di mettersi in rete tra amiche, ma trovano l’ostilità delle istituzioni. In generale si lamentano di non riuscire a fare rete. Qui si apre il discorso dei tempi (come per tanti sottolineava la mancanza di autostima da parte delle donne e come fosse necessario intervenire su questo. L’amica dei paesi arabi ovviamente vedeva come primo problema la costrizione che le donne subiscono già in ambito familiare”. A Iaia abbiamo inoltre chiesto di raccontarci quanto di personale ci fosse nel suo progetto e quali sono i futuri sviluppi che lo attendono. Come ti è venuta l’idea di aprire il sito Gender Responsible Tourism? Mi sono sempre occupata di questioni femminili e di turismo. Nei miei articoli di viaggi, lavorando in progetti per lo sviluppo nei paesi del sud del mondo, incontrando esperti, erano sempre di più le donne coinvolte nel turismo e non riconosciute. Chi metteva in relazione i due fattori erano studiosi teorici, le Nazioni Unite con proposte ideali, le Ong sul campo con progetti bellissimi con le donne. Ma nessuno le “pubblicizzava”. Io ho pensato che ci voleva un modo pratico per farle conoscere e quello che potevo fare io era fare comunicazione su di loro. Quali mondi sono riusciti ad entrare in rete grazie a questo progetto? La mia idea è arrivare ai turisti, perché siano sempre di più quelli che vanno dove sono le donne a cucinare, ricevere, vendere artigianato, fare le guide, fare le manager del turismo a casa loro. Io ho messo in rete gli esperti che intervisto perché siano utili alle donne che lavorano, per fare turismo in un modo sempre migliore. Ho parlato con tante donne che si sono messe in rete per raccontare il loro territorio sul sito. Quindi cerchiamo di essere utili a far conoscere ai turisti le destinazioni delle donne e nello stesso tempo a formare le donne perché offrano prodotti sempre più adatti alle tendenze del turismo.
altri lavori, ma nel turismo le donne sono ancora più multitasking). Pensate alle albergatrici, che hanno “doppia” cucina, doppie camere da rifare, doppi “clienti da accudire”! Uno sguardo al futuro: quali sono le cose che vorresti realizzare da qui al prossimo anno? Una legge che faciliti l’occupazione femminile nel turismo, necessaria sia per migliorare i servizi turistici, sia per migliorare le pari opportunità all’interno del settore. Diffondere sempre di più il sito in modo che sempre di più i turisti vadano a casa delle donne. Il mio scopo sarà raggiunto quando le donne di cui parliamo ci diranno che stanno incominciando a ricevere viaggiatori che hanno letto di loro sul nostro sito. Ora siamo diventate un’associazione e incominciamo a raccogliere soci per sostenere il nostro lavoro. Abbiamo tanti progetti: fare una Mappa per cui viaggiando ci si può fermare dove ci sono iniziative al femminile. Fare una pagina di “mercato” in cui le nostre socie presentano i loro prodotti. Fare formazione su marketing e altro. Sono tutte idee che piacciono molto alle fiere internazionali e ai turisti stranieri. Penso agli anglosassoni ad esempio, per i quali venire in Italia e assaggiare un piatto o trovare un oggetto, nati dai saperi femminili è più che mai affascinante.
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TURISMO E IMPEGNO SOCIALE È LE MAT Dall’esclusione all’imprenditoria innovativa. La bella storia di un progetto che è un marchio e una rete di luoghi di accoglienza molto speciali Tutto comincia a Trieste nel 1985 nel clima della rivoluzione di Franco Basaglia: una cooperativa sociale, Il Posto delle fragole, gestita da un gruppo di persone - in gran parte donne , con esperienze di esclusione sociale e problemi di salute mentale - decide di rilevare una piccola pensione sul mare per crearsi una opportunit di ita e di la oro. opo innumere oli ostacoli e sfidando stigmi e preconcetti si apre l’Hotel Il Tritone, ancora in piena attività, divenuto presto un esempio di come trasformare l’esclusione in una esperienza imprenditoriale innovativa. L’innovazione è la scelta di fare turismo e accoglienza, non nascondendo storie e persone che hanno e i ono pro lemi e di ficolt fisiche, psichiche o sociali. Motore di questo percorso è una donna, Renate Goergen. Incoraggiati dai risultati si pensa allora che la esperienza possa ripetersi in altri luoghi e grazie ad un programma europeo nasce il Progetto Via dei Matti numero 0 e poi LE MAT, una rete, e un marchio, che accomuna luoghi ed esperienze di accoglienza turistica diversi per forme e contesti: ostelli, case per ferie, B& B, rifugi in luoghi particolari, locande e ristoranti, ma anche spiagge accoglienti per tutti, itinerari esplorativi e di viaggio. Dal nord al sud d’Italia e in altri paesi europei grazie all’idea di creare un “franchising sociale” e un marchio europeo in questo settore: ciascuna realtà con le proprie caratteristiche locali, la propria storia di persone e di impresa sociale che fa turismo e inclusione. La rete è aperta, il sito ( www.lemat.it) in tre lingue è uno dei canali più
importanti di contatti, scambio, comunicazione. Non a caso la Commissione Europea in occasione del semestre italiano ha trasmesso per una settimana un filmato sul canale Euronews Business Planet sull’esperienza di LE MAT per mostrare un modo diverso e vincente di fare sviluppo. Si diventa un LE MAT dopo un percorso di accompagnamento per acquisire competenze nel campo dell’accoglienza, della buona gestione ma anche per rafforzare un’identità comune fatta di valori, comportamenti. Moltissime le donne protagoniste di questa rete: organizzatrici e animatrici di storie locali, lavoratrici, esperte, ma anche viaggiatrici che contano, che raccontano le loro esperienze di viaggio e soggiorno. Nella storia di crescita di LE MAT il racconto è al centro: Teresa la viaggiatrice è una figura che lega i tanti luoghi e li apre alla conoscenza di altri viaggiatori con le sue impressioni, immagini, sguardi sui luoghi, che sono messi a disposizione sul sito. Con LE MAT si incontrano persone speciali: a Bologna Anna Ritati racconta di come hanno organizzato la
STRATEGIE
PRIVATE confortevole Casa per Ferie “Il Villino” partendo dall’esperienza di una comunità di persone con problematiche di disagio psichico che partecipano al progetto; in Cadore Luca, Elena e Mirco ti fanno vivere come vacanza la loro esperienza di impegno per ridare nuovo valore a luoghi abbandonati; ad Ischia Emanuela, Tania, Natalija e altri soci della coop Dedalus, impegnata da anni nell’accoglienza di immigrati e donne vittime di abusi, hanno preso in gestione un bellissimo albergo a Casamicciola, “La Casa della Vela”, collegandosi all’attività di Velasolidale che promuove esperienze di navigazione a ragazzi e persone con problemi ; a Verona i soci di Azalea oltre ad offrirti confort e percorsi di conoscenza nel veronese ti raccontano di come una cooperativa che organizza servizi alle persone ha deciso di gestire un albergo e un ristorante dove ospiti sono sia turisti che persone con disagio. A Perugia Sonia, collegandosi a reti locali, ti indica un altro modo di vedere l’Umbria, anche con bambini piccoli. A Bagnacavallo sei ospitato in un Ostello che sta in un complesso storico meraviglioso. A Marina di Pisa e Follonica puoi andare a fare il bagno in stabilimenti pensati veramente per tutti, pieni di iniziative creative e inclusive e dopo magari andare a Pisa in un locale gestito dall’Associazioine Alba, una comunità che ha dimostrato nei fatti che si può abolire ogni separatezza tra persone diverse. Nel Casentinese Caterina e Carlo ti aspettano nella loro casa rifugio per passeggiate naturalistiche speciali, mentre Barbara e Silvia ti ospitano nella Locanda del Cervo a due passi dal Parco dell’Abruzzo. Se poi vuoi andare in Svezia, a Goteborg c’è un delizioso B&B LE MAT, e puoi conoscere Elisabeth e gli altri soci della coop Companion impegnata da anni a creare opportunità di lavoro vero a persone con disagi e pro lemi di ario genere. ❂
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di Cristina Melchiorri
SAPER RINASCERE Sono Giorgina, lavoro da oltre trenta anni, cambiando aziende e città, e ho sacrificato molta parte della mia vita privata per arrivare alla mia posizione attuale: direttore di una media azienda di software. Il fatto è che sono stanca di combattere con capi che non capiscono i miei sforzi e collaboratori, ragazzi che sviluppano App e Game, molto più giovani di me, che prendono tutto come un gioco e non sempre sono affidabili. Penso che sia molto difficile oggi per noi donne esprimere una leadership efficace, non abbiamo modelli cui ispirarci. Giorgina Righi, Milano
Cara Giorgina, certo che è difficile. Lo sappiamo che è più faticoso per noi donne stare ai vertici e che, in quanto donne, dobbiamo dimostrare di essere ancora più in gamba degli uomini di pari grado… dobbiamo essere capi esigenti, senza essere stressanti, autorevoli, senza essere autoritarie, controllate, ma non fredde, efficienti, senza apparire come schiacciasassi. E ancora, dare valore e supporto ai giovani, credo sia imprescindibile per ogni buon capo… e per noi donne sostenere e guidare le giovani di alto potenziale, cercando di essere noi stesse modelli positivi, cui loro possono ispirarsi. E noi a chi ci ispiriamo? È di questi giorni la rinascita di Hilary Clinton. Dopo essere stata stritolata dai media di tutto il mondo ai tempi dello scandalo Clinton-Lewinsky, femministe in cima a contestare la sua scelta di restare al fianco del marito nonostante tutto, e aver perduto la guerra per la Casa Bianca, combattendo con un rivale fuoriclasse come Obama, per poi diventarne, con apparente riluttanza, Segretario di Stato. Due uomini che non hanno saputo fare a meno di lei… Oggi viene candidata a gran voce a diventare la prima donna Presidente degli Stati Uniti nel 2017. Lei nicchia, finge di riflettere sul fatto di candidarsi o meno alle primarie della Convention democratica del 2016, nella quale Obama sarà “costretto” ad appoggiarla. Lei presenta il suo ultimo libro, attirando folle da rock star, e fattura 250.000 dollari a conferenza. Rinata come l’araba fenice. Sopravvissuta a tutto. Anche agli uomini.
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I VANTAGGI DEL TURISMO AL FEMMINILE
Sono le donne che decidono le vacanze di famiglia e anche quelle che viaggiano sole e che spendono. Una maggiore attenzione alle loro istanze nel settore del turismo rappresenterebbe una leva di crescita importante per le imprese, per l’occupazione e per l’economia nazionale. Ma per saper rispondere alle loro esigenze ci vorrebbe una classe dirigente più femminilizzata. Invece oggi nel turismo le dirigenti sono il 33,8% e le imprenditrici il 32,5%.
Come ogni estate il tema del turismo ritorna
nel dibattito pubblico con continui richiami al potenziale di crescita economica che potrebbe avere per il nostro paese, che non pare però troppo interessato a sfruttare. Siamo un paese incredibilmente bello, ricco d’arte e di tradizione, tutti ammirano il nostro stile di vita, ma non riusciamo a proporre un’offerta turistica adeguata. Potremmo essere il primo paese al mondo e invece siamo solo al quinto posto per numero di visitatori all’anno, dietro a Francia, Stati Uniti, Cina e Spagna. Eppure il turismo, già così come è oggi, determina una ricaduta sociale importante, poiché offre lavoro a 1,4 milioni di persone in Italia e produce, secondo il World Travel and Tourism Council, il 10,3% del PIL nazionale. Immaginiamo che si potrebbe fare con scelte politiche più convinte e determinate. Occorre quindi un considerevole sforzo di modernizzazione e di investimento che va articolato su una pluralità di linee di azione. Tra queste, è necessario ricordarsi che la dimensione femminile è particolarmente importante per far crescere sia la domanda che l’offerta di turismo. i ettendo sulla domanda di turismo, occorre dire che in questi ultimi decenni le donne hanno modificato il loro modo di viaggiare, di pari passo al cambiamento del loro ruolo della società. Se prima dell’emancipazione femminile il viaggiare delle donne era riservato soprattutto alle élites più ricche e colte, e soprattutto in una dimensione familiare, oggi si assiste ad una maggiore di ersificazione delle esigenze di viaggio, proprio perché le donne si possono permettere di esprimere liberamente anche in questo ambito le loro personalità ed esigenze di vita, fuori da schemi sociali precostituiti. Le donne lavorano di più, sono più istruite, hanno più interessi e più soldi da spendere rispetto alle generazioni precedenti.
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Target turistici in senso femminile oggi sono, ad esempio, identificabili in donne adulte e single che viaggiano da sole o in gruppo, donne che viaggiano in famiglia con figli piccoli, donne anziane che viaggiano in coppia o in gruppo, donne adulte che viaggiano in coppia, ragazze giovani che viaggiano da sole o in gruppo. Ognuna di queste tipologie di viaggiatrice ha chiaramente esigenze diverse e gusti diversi, che cominciano ad essere colti anche dagli operatori interessati ad un marketing turistico personalizzato. Da questa consapevolezza nascono ad esempio: siti turistici dedicati alle donne viaggiatrici; agenzie viaggio che offrono pacchetti turistici dedicati alle donne single; guide turistiche dedicate alle donne; itinerari turistici per le famiglie con bambini piccoli che propongono ristoranti con menù dedicati,
disponibilità di fasciatoi, spazi giochi, percorsi accessibili con il passeggino ecc; pacchetti turistici dedicati allo shopping nelle grandi città o al benessere e alla cura della persona; viaggi organizzati per gli anziani, frequentati in gran parte da donne. Oltre a viaggiare in prima persona, le donne sono fondamentali all’interno delle famiglie anche nel processo decisionale di acquisto dei servizi turistici. Nell’ambito del loro ruolo di cura, le donne spesso e volentieri si occupano di scegliere le destinazioni, fanno le ricerche sul web, vanno in agenzia viaggi e decidono il pacchetto turistico da acquistare. Un sondaggio di Skyscanner, un portale gratuito di viaggi, ha rilevato che quasi tre quarti delle donne oggetto di indagine dichiarano di essere le responsabili della decisione di viaggio, contro solo
il 9% degli uomini. L’attenzione per costruire pacchetti turistici e servizi sempre più adeguati alle esigenze delle donne impone anche di dare maggiore importanza ad alcuni aspetti quali ad esempio la sicurezza. È stato stimato, ad esempio che le recenti notizie di numerosi casi di donne stuprate in India hanno prodotto una diminuzione di donne turiste del 35%, producendo un danno economico non indifferente agli operatori del settore. Dal punto di vista dell’offerta turistica le donne rappresentano quindi un target molto importante, fonte di guadagni considerevoli. Per cogliere appieno queste potenzialità è però indispensabile che, in una prospettiva di diversity management, anche la forza lavoro femminile impegnata nel turismo venga adeguatamente valorizzata. Il mercato del lavoro nel turismo è fortemente femminilizzato: 761.400 le donne occupare (51,6%), contro 721.600 uomini. Le imprenditrici, che in Italia rappresentano il 23,5% del totale, nel turismo arrivano al 32,5%. Le donne sono ancora il 77,2% nelle agenzie di viaggio e tour operator, il 61,5% nella ristorazione, il 57% nell’alberghiero. Una presenza femminile importante che si può spiegare ancora con quell’aspetto di relazione, cura ed accoglienza insito nelle professioni del turismo e che certamente favorisce le competenze femminili. Uno stereotipo attitudinale che, per una volta, favorisce le donne. Purtroppo anche in questo settore si ri ettono le distorsioni di genere che caratterizzano l’occupazione femminile: le donne guadagnano di meno, e pur essendo presenti in maniera quantitativamente importante, hanno poco accesso alle posizioni di carriera. Nonostante il 60,3% di donne occupate nel turismo, le dirigenti sono ancora solo il 33,8%. Considerata l’importanza economica del target turistico femminile, un aumento delle donne nelle posizioni apicali nelle imprese turistiche produrrebbe però un notevole ritorno economico, poiché queste potrebbero produrre delle scelte e delle politiche aziendali sempre più attente a soddisfare le esigenze delle clienti. Più donne dirigenti e imprenditrici nel turismo equivarrebbe a clienti più soddisfatte, più fatturato per le aziende, più PIL, più entrate per lo Stato. Tutti e tutte ne avrebbero solo da guadagnare. ❂ Giovanna Badalassi, Well_B-Lab*
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RESTAURO AMORE PER LA BELLEZZA
itocco al so fitto della Cappella di Palazzo Ducale a Venezia
Restauro di un rilievo in marmo nella Chiesa di Santa Maria del Rosario, a Venezia
Velinatura della pellicola pittorica: so fitto della Cappella di Palazzo Ducale a Venezia. La ragazza a destra è Selma
UN MESTIERE ‘NOBILE’ CHE ATTRAE SOPRATTUTTO LE RAGAZZE. L’ESPERIENZA DELL’ISTITUTO VENETO PER I BENI CULTURALI DI VENEZIA di Carla Neri
Il passante che cammina sotto i portici antistanti alla chiesa di San Francesco a Padova, se alzerà lo sguardo incuriosito sulle impalcature da poco installate, potrà scorgere un gruppo di giovani intenti a restaurare le lunette affrescate che ne ornano le pareti, ormai pressoché invisibili sotto lo strato nero depositato dall’inquinamento e dall’incuria. E se, stimolato dalla “scoperta”, entrerà nel tempio, vedrà altri giovani occupati intorno a un altare, sul quale pian piano sta riemergendo il primigenio colore. Sono le/gli studenti dell’Istituto Veneto per i Beni Culturali (IVBC), con sede a Venezia, che dal 1996 si occupa di ricerca e di formazione, a livello sia nazionale sia internazionale, nel settore della salvaguardia dei beni ambientali, artistici e storici. L’Istituto, accreditato dalla regione Veneto, è impegnato direttamente nella formazione del collaboratore restauratore, con corsi di durata triennale, che si svolgono tra Venezia e Padova e che prevedono, oltre a una rigorosa formazione teorica, un cospicuo monte ore di pratica in veri e propri cantieri didattici guidati dagli insegnanti e finalizzati alla manutenzione di beni pubblici o di uso pubblico. In questi anni l’ente ha saputo attuare interventi di prestigio non solo nel Veneto e in Italia, ma anche a Gerusalemme e altre storiche località in Israele e in Palestina, e a Sana’a e Ta’izz, in Yemen. Il direttore, l’architetto Renzo Ravagnan, interrogato sulle tante attività dell’Istituto, ci risponde che preferisce parlare
dei principi etici ispiratori dell’intrapresa. “Conservazione, formazione, rispetto, incontro: sono questi i cardini della nostra azione. enza fini di lucro. Pi di studenti, per la maggior parte ragazze, hanno frequentato la nostra scuola. anno appreso le asi teoriche e le pi aggiornate tecniche del restauro; hanno prestato la loro opera alla conservazione di importanti monumenti del passato; ma soprattutto hanno condiviso l’amore per la bellezza, quella donataci dalla natura e quella creata dagli esseri umani durante i secoli. Bisogna che la bellezza riacquisti, insieme alla verità, un posto centrale nella nostra esistenza. Se preservare l’opera d’arte dal degrado significa arle riacquistare la sua forza vitale, allora quello del restauratore, non è solo un mestiere nobile come tutti i mestieri, ma può essere strumento
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di dialogo, di promozione umana, di crescita spirituale”. “Per la maggior parte ragazze”, ecco la frase che mi ha stimolato a sottoporre alle/ai corsisti qualche domanda sulla loro esperienza. Le risposte hanno per prima cosa confermato che quasi tutte/i hanno scelto questo tipo di studi, oltre che “per completare la precedente preparazione”,(1) “per amore dell’arte” e “per contribuire alla cura di opere che costituiscono il patrimonio storico e culturale del nostro Paese e dell umanit intera specificando che per s olgere questa professione occorre tanta pazienza, congiunta a sensibilità, rispetto e sincera passione. Solo due (maschi) hanno aggiunto per tro are pi acilmente la oro .
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LA BELLA STORIA DI SELMA I corsi dell’IVBC sono frequentati anche da studenti stranieri. Una di loro è Selma Hasan, giovane yemenita, originaria di Sana’a, la favolosa capitale per la salvaguardia della quale Pier Paolo Pasolini lanciò nel 1970 un appello all’Unesco, che provvide a inserirla tra i beni patrimonio dell’umanità. Tramite una borsa di studio erogata dall’Istituto stesso, Selma ha potuto studiare in Italia e conseguire il diploma di collaboratore restauratore, al temine di un ciclo di studi per lei particolarmente difficile, dati i problemi legati a una lingua da imparare ex novo e alle grandi differenze sociali e culturali tra il suo e il nostro Paese. E benché la sua famiglia sia colta e di mentalità aperta, benché Internet abbia portato ovunque le immagini del mondo occidentale, pure l’impatto è stato notevole. Selma ricorda con entusiasmo di essere potuta andare per la prima volta nella sua vita a teatro, al cinema, ai concerti, di aver conosciuto la storia dell’arte europea e di averne ammirato dal vivo quadri, sculture, affreschi. Ora è in Danimarca, dove sta facendo per sei mesi uno stage presso il National Museum di Copenaghen, grazie al bando della Regione Veneto per i percorsi di mobilità interregionale e transnazionale: una nuova esperienza di lavoro e di vita, che contribuirà alla maturazione e all’arricchimento umano di questa coraggiosa ragazza.
SAPERI ANTICHI E NUOVI MERCATI perch pi donne che uomini Le risposte sono state a astanza uni oche: i maschi sono pi pratici e meno sognatori il lato artistico si a icina di pi all indole emminile le donne sono pi pazienti, costanti, predisposte alla manualit e disposte al sacrificio pi curiose e pi capaci di la orare in gruppo, di fare squadra con le/i colleghi; hanno un’idea romantica del restauro e sicuramente i sacrifici che questa attiit comporta sono accettati da loro con pi tranquillit , tant vero che qualcuna rivela esplicitamente di “non puntare a un guadagno proporzionale agli sforzi fatti”, cosa maggiormente di ficile da accettare per un ragazzo, nella nostra societ . qui si potre e aprire una stimolante ri essione, riannodando il pensiero alla “Società delle Estranee” prospettata da Virginia Woolf ne Le tre ghinee). Ma praticamente tutte/i si dichiarano soddisfatte/i della scelta effettuata e, nonostante “l’incompetenza e la miopia dei nostri legislatori”, la consiglierebbero a chi mostrasse vero interesse, forse perché, come dice una di loro, hanno scoperto di amare il restauro pi di quanto realmente credessero. Alcune/i hanno conseguito un diploma di scuola superiore, in genere presso un liceo artistico o un istituto d’arte, ma non solo le i pi sono laureate i in specializzazioni attinenti alla conservazione dei beni culturali, le tecnologie del restauro, le arti visive. ❂
Sono 35mila le nuove imprese femminili in agricoltura dal 2010, di cui il 12% “under 30” e si registrano buoni risultati con le fattorie didattiche (33,6%), gli agriturismi (32,3%), le attività ludiche e sociali (31,1%) e la produzione di energia verde (16,3%). Questa la carta di identità dell’agricoltura al femminile tracciata da una ricerca del Censis in occasione della Assemblea di Donne in Campo-Cia (tenutasi lo scorso 11 giugno a Roma), durante la quale è stato confermato il mandato di Presidente nazionale alla veneta Mara Longhin. “Il ruolo delle donne in agricoltura è fondamentale ed è legato strettamente a una visione multifunzionale e sostenibile del settore, basata sulla capacità di produrre cibo ponendo attenzione a salute, socialità, sicurezza e salvaguardia di suolo e paesaggio, facendo camminare insieme etica e business, coniugando i saperi antichi e l’innovazione, la tradizione contadina con i nuovi mercati”. Così Longhin, nel ringraziare l’Assemblea. “Le donne sono sempre più protagoniste del mondo rurale e costituiscono un anello particolarmente resistente del tessuto economico del Paese. Non a caso il numero di imprenditrici cresce, e parecchio, proprio nell’agricoltura (+12,9%)”, orientandosi verso il biologico, le produzioni di nicchia Dop e Igp, il recupero delle colture marginali, la trasformazione e la vendita diretta, e poi verso tutte quelle attività più legate alla cura della persona mantenendo una particolare attenzione nei confronti dell’ambiente e della sana alimentazione”. Tradizione, creatività e innovazione sono le basi dell’agricoltura del futuro e “le donne possono rivelarsi uno dei driver vincenti per lo sviluppo e la crescita dell’Italia” ha sottolineato il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, precisando che “un loro maggiore coinvolgimento anche nella rappresentanza è assolutamente fondamentale perché le donne hanno dimostrato di saper fare, e bene, impresa”.
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LIFE COACHING [ Sesta puntata ]
di Catia Iori
COLPEVOLI DI NULLA
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onne in chiacchiere, amiche, reciprocamente affidabili ma sempre un po’ ammorbate da quel senso di colpa che tende a rendere dolceamara anche la serata più stuzzicante e vivace organizzata da tempo. Una cenetta sulla terrazza di una di loro, i gelsomini in fiore, i profumi delle rose del giardino: è tutto perfetto complice il caldo se non fosse che è sabato sera e chi è sposata ha lasciato a casa il marito, chi invece è single ha portato altre amiche desiderose di trascorrere una tranquilla serata in campagna. Dovevamo festeggiare il rientro al lavoro di una mamma da anni ferma a casa ad accudire le figlie e ora desiderosa di ricominciare a sentirsi inserita in un contesto professionale. Un desiderio semplice, se vogliamo, ma intimamente suo e su cui aggiustare la propria autostima. Ebbene a calici alzati, la mia amica si divideva tra un sorriso sommesso e una smorfia dolorosa come se quella scelta, di per sé tanto voluta fosse anche contradditoria e fonte di ansia. Il fatto è che la nostra mente a volte gioca brutti scherzi e così alcune scoprono dentro sé stesse resistenze psicologiche inaspettate. Eppure era quello che voleva, ma alla fine chi si occuperà della casa, dei figli, del marito? Alla base di quell’altalene di
stati d’animo c’è sempre quell’atavico senso di colpa-Ma qual è la sua colpa? Visto che il marito è d’accordo, i figli oramai grandi e lei voleva questo cambiamento… Di cosa l’accusa il suo - mi viene da dire il nostro - giudice interiore? Ci accusa appunto di aver dato accoglienza alle energie della rinascita. È la solita tendenza a farsi del male tipicamente femminile: c’è stato un periodo buio e sofferto nel quale si è tutto bloccato e ora che finalmente la vita si riaffaccia nella nostra vita ci sembra di stare tradendo qualcuno. Ma chi? La risposta è diversa a seconda dei casi: può essere un ex partner che è ancora in difficoltà, oppure una persona cara che non c’è più, oppure è malata, depressa, sola (ad esempio un genitore rimasto vedovo o un amico con cui abbiamo condiviso il periodo nero). Altre volte il senso di colpa invece è indefinito e non si riesce a rintracciare uno “schema di tradimento” specifico. L’unica cosa di ci cui si condanna è quella di affermare la propria coscienza, di vivere forse per la prima volta con pienezza, di voler conoscere se stesse. Chi prova questa sensazione non è mai stata abituata a sentire legittimi i propri bisogni e desideri, problema che spesso affonda le proprie radici in un’educazione nelle quali essi sono stati banalizzati o disattesi in vario modo da mamma e papà e talora poi da compagni egoisti poco valorizzanti o dispotici. Questa non legittimazione di sé fa da sfondo e da terreno fertile a tutti i sensi di colpa appena si sente che si sta correndo verso la propria legittima affermazione. È chiaro che le donne hanno una propensione a prendersi a carico tutte le disdette, sfortune, fallimenti, cambiamenti non voluti e tradimenti che avvengono nella loro vita. Ma siamo così di natura oppure ci infliggiamo da noi stesse questa zappa sui piedi? Non c’è donna che ci scappi. Eppure se c’è chi soffre di sensi di colpa ci sarà anche chi glieli fa venire, no? È proprio per questo che se il senso di colpa è tipicamente femminile, vuol dire che invece nel maschile c’è un bello scarico di responsabilità. Allora dagli a quello che tradisce perché lei è un po’ troppo distratta dai bambini e si trascura come moglie, oppure perché non gli fa sufficientemente da madre, sorella, padre, colf, psicologa e chi più ne ha più ne metta. Bisogna pretendere per se stesse amore e rispetto con determinazione, dandone naturalmente, ma si può dare solo se ci si “nutre” psicologicamente in modo sano e abbondante. Dalla frustrazione non è mai nato nulla se non amarezza e delusione. Facciamoci contente per prime, senza troppi timori per amare meglio l’altro e dare al mondo la nostra luce senza veli, senza ombre, senza veleni.
1991 2000
IL NUOVO MILLENNIO BUSSA ALLE PORTE. ECCOLO, CON IL SUO VIAVAI DI POPOLI E CIVILTÀ CHE ARRIVANO IN EUROPA E NEL NOSTRO settimo inserto PAESE PER COSTRUIRSI E COSTRUIRE IL DOMANI. UNA SOCIETÀ GLOBALE E MULTICULTURALE IN CUI LE ITALIANE COMINCIANO A CONFRONTARSI, DENTRO E FUORI I CONFINI NAZIONALI, CON LE ISTANZE DELLE DONNE DI TUTTO IL MONDO. Testi e ricerca iconografica a cura di Silvia Vaccaro
Il 1991 si apre con l’introduzione di una legge nuova, la 1818 meglio nota come “Azioni positive per la realizzazione della parità tra uomo e donna nel lavoro”. Sono proprio questi gli anni in cui si delinea una narrazione mainstream del femminismo che, all’interno delle Istituzioni, veste i panni delle “pari opportunità”. Sul tavolo 30 miliardi delle vecchie lire da spendere, in parte attraverso la Commissione per le Pari Opportunità (allora presieduta da Tina Anselmi) deputata a lavorare sugli aspetti culturali, e in parte attraverso la Consigliera di Parità nominata e legata al Ministero del Lavoro. Mirella Pini, già Consigliera nazionale di parità, lungi dall’accodarsi al corso di voci entusiaste, insinua dubbi e presenta una visione critica su quello che sta accadendo. La legge 1818 cambierà la vita delle donne? “Da adesso sarà il ministro del Lavoro con un suo decreto a nominare le Consigliere di parità a livello nazionale, regionale e provinciale, ma la rosa dei nomi dovrà essere fornita dalle Regioni con il consenso dei sindacati. Così saranno nominate, inevitabilmente, sindacaliste: il rischio sarà quello di creare inutili doppioni e confondere il ruolo istituzionale con quello sindacale. Inoltre, soprattutto le grandi aziende non perderanno l’occasione di ottenere un po’ di soldi e addirittura
Sex-appello, n.12, dicembre 1993 Patti Smith, n.6, giugno 1996
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da 70 anni NOIDONNE guarda al futuro
di farsi un’immagine egualitarista. Per la parte che riguarda la difesa delle donne dalle discriminazioni vedo invece grande confusione…” Passa qualche anno e le pari opportunità diventano materia di una vera e propria riforma. Noi Donne da conto della discussione, riportando le opinioni di politiche di vari schieramenti: “Si discute accanitamente in tutte le sedi. La proposta della ministra Finocchiaro non fa altro che ‘mettere su carta’ un’esigenza comune a tutte. Ovviamente con toni, proposte, punti di vista anche molto diversi gli uni dagli altri. La cosa più importante, però, è quello che c’è dietro, ovvero la profonda necessità di ridefinizione e risignificazione di tutte le politiche delle donne e non soltanto delle Pari Opportunità. Francesca Izzo, all’epoca responsabile nazionale donne Pds, è convinta che “nonostante tutti gli strumenti di parità dovranno essere rivisti per adeguarli alle trasformazioni di questi anni, rimane un punto fermo: la presenza nell’esecutivo di un luogo che abbia come compito lo sviluppo delle politiche di Pari Opportunità.”
In contemporanea con le discussioni politiche e istituzionali sull’importanza di creare, all’interno delle Istituzioni, luoghi e figure deputati all’empowerment femminile, nel 1992 si apre un dibattito sul linguaggio,
Copertina, n.11, novembre 1995 Copertina, n.4, aprile 1992 Emma Bonino, n. 5, maggio 1997
a partire dal un articolo del giornalista Francesco Merlo sul Corriere della Sera. “Sta succedendo che, in un quotidiano di partito, l’Unità, delle giornaliste femministe, stanno ‘purificando’ la lingua. Lo ha denunciato in un divertente articolo Merlo sul Corriere. Queste giornaliste scrivono avvocata, magistrata, ministra; si fanno chiamare inviata e rifiutano il maschile come neutro. Insomma, per declinare al femminile i nomi che indicano le professioni aborriscono il suffisso in –essa perché è un accrescitivo ed è stato introdotto solo per sbeffeggiare le prime donne approdate all’emancipazione. Rifiutano inoltre il termine maschile esteso alle professioniste perché vogliono ribadire che non sono uomini mascherati. Tutto questo, secondo Merlo, non è che l’ennesimo esempio di revanchismo e totalitarismo femminile che ormai la fa da padrone nel mondo. In realtà, come vedremo, anche moltissime donne fanno re-
sistenza alla femminilizzazione degli appellativi professionali.” Lo facevano ieri, e lo fa oggi anche la Ministra Boschi che per sé chiede di essere appellata al maschile. Dunque lo sguardo di Noi Donne non sbaglia, mentre Merlo forse sopravvaluta questo potere linguistico femminile, dato che vent’anni dopo, sul punto della lingua non si sono fatti grandi progressi. In Italia comunque prima di “avvocata” e “magistrata” scritti sui giornali, ci sono stati “Le raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana” e “Il sessismo nella lingua italiana” di Alma Sabatini. I due volumi che uscirono nel 1987 a cura della Commissione delle Pari Opportunità, comprendevano una parte teorica, che spiegava le radici del sessismo linguistico, e una parte pratica di suggerimenti. Alma Sabatini muore troppo presto, nel 1988, senza avere il tempo di vedere l’attuazione concreta delle sue proposte. E ancora adesso, molte delle sue intuizioni e dei suoi input non sono presi in considerazione.
Nel 1994 non si può non ricordare la discesa in campo, e la successiva vittoria elettorale, di colui che ha dominato, incontrastato fino a pochi mesi fa, il panorama politico italiano. Nel suo primo governo una giovanissima Irene Pivetti viene nominata Presidente della Camera. Così commenta Bia Sarasini, direttora di Noi Donne. “La destra governa il paese. E già questo è duro da accettare. Più duro ancora vedere all’opera l’autorità simbolica di cui si mostra capace, esercitando una egemonia crescente e preoccupante. Soprattutto nell’interpretare secondo i propri schemi i mutamenti sociali, le elaborazioni innovative e le mutazioni antropologiche, in primo luogo quelle di origine femminista, che si sono prodotte in questi anni, rovesciandone il significato. Questo è il punto. Non sarebbe minaccioso infatti il protagonismo delle donne di destra, se non si accompagnasse alla pretesa di riscrivere la storia delle donne. Anzi, proprio del femminismo, mettendo in atto un tentativo di cancellazione simbolica della memoria con cui occorre fare i conti. Un problema politico, certamente.” Un punto di vista estremamente attuale rispetto alle ultime nomine del governo Renzi. In nome del-
la donnità, dunque, si può accettare ogni candidatura rosa? Bia Sarasini sembra rispondere. “Almeno per qualche attimo è stato emozionante vedere Irene Pivetti salire sul banco della presidenza della Camera. Concreta figura femminile, così differente, nella sua giacca verde-acqua non proprio alla moda, dai molti uomini che la circondavano. A conferma che attraverso i corpi passa un linguaggio simbolico che non coincide con le ideologie. E a conferma che averla scelta perché “è giovane, è donna ed è cattolica”, è una bella carta da giocare, nella direzione “cogliere i segni del nuovo”. Non era facile prevedere che il primo gesto della destra vincente sarebbe stato di farsi rappresentare da una donna giovane e attraente. Emozionante e irritante, aggiungo subito. Perché questa giovane donna, dai cui gesti e parole traspare un non comune fuoco interiore, pone non pochi problemi. Per le sue idee politiche, certamente. Ma su questo terreno è facile per chi si colloca a sinistra riconoscere una vera avversaria: dall’aborto alla famiglia, dalla scuola alle riforme istituzionali, c’è solo da scegliere.”
Irene Pivetti, n.5, maggio 1994 Fecondazione assistita, n.12, dicembre 1997 Ragazze rom a Torrespaccata, n.4, aprile 1993 Ligabue, n.9, settembre 1998
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Dopo il decennio delle donne, dal 1975 al 1985, a Pechino si svolge la Quarta Conferenza Mondiale sulle tematiche femminili indetta dalle Nazioni Unite
Attiviste a Pechino 1-2, n.10, ottobre 1995
che costituirà un passaggio molto importante per via della Piattaforma d’Azione sottoscritta dai molti paesi a conclusione dell’evento. Attorno all’iniziativa istituzionale il consueto forum delle ONG. “Quello di Pechino è stato il punto d’arrivo di un percorso cominciato vent’anni fa, con la prima conferenza sulle donne, e continuato con un intenso lavoro di ricerca, analisi, lavoro dentro e fuori le istituzioni nazionali e internazionali. In Cina ormai è chiaro inoltre che le donne non prendono la parola solo per parlare di se stesse, ma parlano come soggetto politico sui temi globali. E mentre le delegazioni ufficiali negoziavano sulla Piattaforma d’azione per l’empowerment delle
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donne, decine di rappresentanti di organizzazioni non governative facevano una discreta opera per sostenere le proprie priorità. La Dichiarazione di Pechino riconosce “i diritti fondamentali delle donne e delle bambine in quanto parte inalienabile, integrante e indivisibile dei diritti della persona umana.” Il secondo millennio per Noi Donne si chiude e si apre il terzo con un unico numero (dicembre 1999/ gennaio 2000). La crisi che ha investito il giornale è forte, così come racconta Costanza Fanelli nella sua preziosa testimonianza. L’editoria e il mondo dei giornali stanno per essere investiti da una crisi enorme, direttamente collegata alla globalizzazione e alle nuove tecnologie. Non a caso, nel numero di apertura del nuovo millennio, il giornale dedica numerose pagine all’immigrazione e ai flussi, inarrestabili, di persone che da tutto il mondo si spostano in Europa, che, tende a chiudersi sempre di più. Sappiamo cosa è successo negli ultimi anni nel Mar Mediterraneo, massa d’acqua salata chiamata a unire popoli e civiltà e destinata invece a dividere, come sancito dal Patto di Schengen. Scrive nel 2000 Askia Sassen nel suo saggio “Migranti, coloni, rifugiati”, recensito su Noi Donne: “Stiamo entrando in una fase dove c’è una molteplicità di condizioni economiche, sociali, tecnologiche, ma le scelte a livello di politiche dell’immigrazione e di pratiche dei migranti non sono infinite. Sotto l’impatto della globalizzazione, sta emergendo il carattere di istituzione della frontiera. E per quanto riguarda l’Europa sta diventando insostenibile avere due regimi così diversi: uno per capitali e merci, l’altro per gli esseri umani.” Speriamo di non dover contare oltre quei quasi 20mila migranti già morti, dal 1988 ad oggi, solo per acchiappare una chance di felicità.
I miei anni ‘90 in Noi Donne di Costanza Fanelli
Q
Costanza Fanelli Manifesto per i 51 anni di Noi Donne, 1995
uando nel 1992 ho accettato il ruolo di Presidente della Cooperativa Libera Stampa, avevo già alle mie spalle un lungo periodo di rapporti, esperienze e impegni nella impresa che gestiva e tuttora gestisce Noi Donne. La rivista aveva avviato un percorso di “autonomizzazione” dall’UDI che portò nei primi anni ‘90 alla cessione della testata alla Cooperativa Libera Stampa prima col 40 e poi, proprio sotto la mia presidenza, del rimanente 60%. Passaggi che restituivano alla redazione e a chi gestiva l’impresa un ruolo e una responsabilità maggiori che nel passato, perché con minori “reti storiche e politiche”, si poneva l’urgenza di cercare nuove lettrici e nuovi partner editoriali. In quegli anni si ipotizzò un accordo con Mondadori, società che stampava e distribuiva il giornale in edicola, per poterlo nel circuito delle pubblicità delle pubblicazioni del gruppo e, con questo intento, la nostra rivista promosse una vasta indagine realizzata da Demoskopea che tracciò il profilo delle sue lettrici: in prevalenza giovani, di media cultura e buone lettrici anche di libri, in gran parte impegnate in attività di lavoro, autonome per scelte e comportamenti, e soprattutto fedeli alla rivista. Il tentativo con la Mondadori però non andò in porto, lasciando il giornale con i problemi di una diffusione in edicola sempre più difficile e costosa e della riduzione del contributo economico proveniente della pubblicità, che era stato, negli anni ‘70 e ’80, molto rilevante. Si discuteva molto in quegli anni dell’identità e del ruolo del giornale, sia con quelle che appartenevano ai mondi di donne più legati alla storia di Noi Donne e che rispecchiavano istanze e punti di vista più femministi, e sia con le nuove generazioni attratte da schemi di libertà più individuali. Dopo un lungo periodo di preparazione nel 1992 viene lanciato comunque un progetto molto ambizioso di rinnovamento, a partire dal superamento della consueta divisione tra settori (società, politica, cultura). Ogni copertina doveva “provocare” e rompere con l’immaginario di un giornale che si rivolge solo ad alcuni tipi di donne. Il processo di cambiamento editoriale rilanciò effettivamente l’immagine del giornale nei mass media e nel mondo delle donne, allargò gli ambiti di interesse, spinse a inventare modi nuovi e diversi di promuoversi, ma provocò anche contestazioni, discussioni, abbandoni. Cambiò
contestualmente il modo di produzione: dal vecchio giornale che richiedeva tanti passaggi passò a poco a poco ad un giornale che veniva interamente video-composto in redazione. Uno sforzo incredibile, che cominciava anche a dare risultati, che si infranse dopo appena pochi mesi su una ondata micidiale: una repentina interpretazione dei criteri di distribuzione dei contributi previsti dalla legge sull’editoria non riconobbe più a Noi Donne una parte enorme del contributo annuale previsto e su cui erano stati impostati ben due anni di bilancio certificato. Chi amministrava la Cooperativa diventava anche passibile di denuncia per “falso in bilancio”, e io ricordo quel periodo tra i più tremendi della mia vita ma anche quello in cui mi sono riscoperta più forte (o incosciente non so) di quello che pensavo di essere. Ricordo bene che il senso impellente di dovere difendere un patrimonio prezioso di tante donne mi dette coraggio. Ci fu un grande lavoro di mobilitazione condotto dal giornale, dalla cooperativa, da tante donne legate ad esso e un lungo lavoro di lobby politica alla ricerca dell’unica strada che poteva salvarci, quella Parlamentare. Grazie all’impegno di una parlamentare che ricorderò tutta la vita ma anche grazie all’allora Sottosegretario di Stato Antonio Maccanico dopo un certo periodo riuscimmo ad ottenere i contributi previsti. Il giornale riprese, attraversò ancora passaggi alterni tra tentativi di cambiamento e rilancio e processi di riorganizzazione ma questo non bastò per il problema di fondo di Noi Donne e che portò alla interruzione delle uscite alla vigilia degli anni 2000: il divario tra una impostazione redazionale e aziendale orientata su ambiziosi progetti di diffusione oltreché di qualità professionale e una riduzione significativa della diffusione e del valore commerciale della rivista. Ma l’importanza di Noi Donne in quegli anni non era di certo racchiudibile solo nella edizione del giornale: la Cooperativa Libera Stampa, volle anche misurarsi con altre attività editoriali, quali il rafforzamento della esperienza di “Legendaria”, come supplemento di lettura ma anche come sigla di iniziative culturali (vedi il grandissimo evento alla Fiera del Libro di Torino), la sperimentazione di una Rassegna Stampa quotidiana specializzata sulle donne che trovò una grande accoglienza nel mondo della comunicazione, la promozione di Viaggi per le lettrici del giornale, l’uscita di una collana editoriale. Tutte cose che mi videro molto direttamente impegnata. Ma forse tra le cose di cui rimango più orgogliosa fu il ruolo centrale che ebbe Noi Donne nella promozione della grande Giornata a Roma “La prima Parola e l’ultima”. Un ruolo decisivo nella tessitura della partecipazione di settori diversamente collocati nel mondo femminile e femminista ma anche nella concreta organizzazione di una giornata densa di eventi di grandissima importanza a Villa Borghese, mai più ripetuti per dimensione e partecipazione.
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DALLA RAPPRESENTANZA ALL’OCCUPAZIONE, DALLA SALUTE ALLA PREVENZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE:
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REDAZIONALE
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articoli per dieci ambiti di intervento. Dopo i princìpi, le finalità e le definizioni, si comincia con il Sistema di rappresentanza, vale a dire: norme di riequilibrio (quale la doppia preferenza) che dovranno essere inserite nella prossima legge elettorale regionale; apposita sezione di genere nell’albo delle nomine di competenza regionale; applicazione delle norme nazionali per la parità di accesso nelle società controllate della Regione; valorizzazione delle buone pratiche nella predisposizione di tutti i bandi, forme di collaborazione, selezioni. Nel capitolo dedicato a Cittadinanza di genere e rispetto delle differenze, previste iniziative di tipo educativo per “favorire in tutte le scuole di ogni ordine e grado un approccio multidisciplinare e interdisciplinare al rispetto delle differenze e al superamento degli stereotipi”; la Regione promuove l’istituzione di borse di studio per tesi di laurea in differenze di genere, “l’intitolazione di spazi pubblici a donne meritevoli ed esemplari”, sostiene i centri di documentazione e biblioteche delle donne, si impegna ad “assumere un linguaggio non discriminante, rispettoso dell’identità di genere”. Per quanto riguarda Salute e benessere femminile, si vuole garantire “parità di trattamento e di accesso alle cure con particolare riguardo alle differenze di genere e relative specificità”, attraverso la formazione del personale sanitario e la “promozione di campagne di comunicazione, informazione e sensibilizzazione”. I Piani sociosanitari si adeguano all’approccio della medicina di genere volto alla cura personalizzata.
Inoltre, rilancio dei servizi consultoriali e un percorso di accoglienza integrato e multidisciplinare, il cosiddetto ‘codice di prevenzione’ dedicato a chi subisce violenza, per l’accesso a tutti i Pronto soccorso del territorio regionale, garantendo riservatezza e protezione. La Regione favorisce l’accesso delle donne e delle bambine alla pratica sportiva e, in collaborazione col Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom), favorisce “una più incisiva copertura mediatica dello sport femminile praticato a tutti i livelli”. Sulla Prevenzione alla violenza di genere i cardini sono i Centri antiviolenza e le Case rifugio. Centri e servizi distribuiti “in maniera uniforme sul territorio”, potenziato il “coordinamento regionale dei Centri antiviolenza quale fondamentale interlocutore per la pianificazione di settore”. Incremento del patrimonio immobiliare dedicato: “la Regione e gli enti locali possono individuare immobili da concedere in comodato d’uso ai Centri” e “il Comune … una soluzione abitativa temporanea ed attribuirla direttamente alla donna”. Introdotti il Piano regionale contro la violenza di genere (di durata triennale) e l’Osservatorio regionale di monitoraggio permanente, anche per “favorire il coordinamento di tutti i soggetti istituzionali e non impegnati sul tema”. Grande attenzione, sia sul contrasto che sulla prevenzione, ai reati di “tratta e riduzione in schiavitù”, ai “matrimoni forzati” e al fenomeno delle “mutilazioni genitali femminili”. Inoltre, favoriti percorsi di inserimento lavorativo e formativo e, in accordo con le Asl, percorsi sia per
Conferenza stampa di presentazione del progetto di legge, da sinistra Roberta Mori, la presidente Assemblea legislativa Palma Costi, i vicepresidenti Commissione per la Parità Mauro Malaguti e Rita Moriconi
ECCO LA “LEGGE QUADRO PER LA PARITÀ E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI DI GENERE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
minori testimoni di violenza sia per “uomini maltrattanti, perché attivino nuove modalità relazionali che escludono l’uso della violenza nelle relazioni d’intimità”. La legge prevede la possibilità per la Regione “di costituirsi parte civile, devolvendo l’eventuale risarcimento a sostegno delle azioni di prevenzione contro violenza sulle donne”. A Lavoro e occupazione femminile è dedicato un altro titolo della legge, con l’obiettivo di promuovere l’autonomia economica delle donne e contrastare la loro fragilità sociale, economica ed occupazionale. Costituiti su tutto il territorio regionale i Cug, cioè Comitati unici di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni. La strategia perseguita è quella delle premialità: si va dalla scelta di “assumere il principio paritario come base per la costruzione e disciplina dei rapporti istituzionali
LA FORZA DELLE DONNE E DEL CAMBIAMENTO NELLE POLITICHE PUBBLICHE di Roberta Mori, consigliera PD, presidente Commissione regionale per la Parità
Mentre scrivo la nostra legge è ancora in discussione, invito
perciò le lettrici e lettori di Noi Donne a seguirci sul portale www. assemblea.emr.it. Ci sono più motivi per farlo: il percorso di partecipazione lungo due anni che ha portato a questa normativa quadro, inedita nel panorama delle Regioni italiane, non si esaurisce con l’approvazione ma proseguirà nei prossimi mesi soprattutto sul territorio, dove la legge “vivrà” compiutamente. Il protagonismo femminile in Emilia-Romagna è straordinario, come testimoniano anche le
e amministrativi, formulazione di bandi, selezione degli interlocutori”, alla creazione dell’etichetta Ged (Gender equality and diversity) che “valuta le migliori pratiche di genere segnalate da enti locali, associazioni, organizzazioni e parti sociali, attribuendo uno specifico riconoscimento ad aziende esemplari sia pubbliche che private”. Incentivata l’imprenditoria femminile, con “la costituzione di fondi regionali di garanzia, controgaranzia e cogaranzia”, “la concessione di contributi per l’abbattimento dei tassi di interesse”, “il sostegno all’accesso al sistema dei Consorzi fidi regionale” e, infine, “la stipula di convenzioni con il sistema finanziario e del credito, nonché ordinistico, anche per percorsi specifici di formazione”. Tra le pratiche discriminanti da contrastare, le dimissioni in bianco che colpiscono soprattutto le donne e la loro legittima aspirazione di maternità.
centinaia di contributi e presenze che abbiamo raccolto nelle sedi di confronto e consultazione. Altri aspetti fuori dall’ordinario si vedono nelle scelte politiche compiute sin dall’inizio, da quella di costituire una Commissione permanente con poteri pieni e con la presenza di consiglieri e consigliere espressione di ogni forza politica, a quella di basare il nostro lavoro sulla conoscenza diretta, sull’approfondimento e l’ascolto senza filtri dei soggetti che operano nel vasto campo delle politiche di genere e sociali. Per uscire dalla nicchia o dalla carta, in cui i principi costituzionali paritari e i diritti delle donne sono ancora troppo spesso relegati, abbiamo voluto usare lo strumento della legge “quadro” trasversale ai settori, per rendere strutturali e durature le politiche di genere, per incardinarle in un’azione regionale orientata allo sviluppo. Il ruolo sociale, politico e culturale della donna è una leva di crescita irrinunciabile e vogliamo dimostrarlo anche dando attuazione ed esito trasparente a questa normativa. Oltre che di una partecipazione femminile diffusa, essa è – e sarà - il frutto
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dell’alleanza tra donne e uomini per un protagonismo sociale condiviso che porti ad una vera democrazia paritaria. Nel merito desidero evidenziare il valore aggiunto della collaborazione e coordinamento tra istituzioni e organizzazioni sociali, che rafforziamo e mettiamo a sistema; il monitoraggio continuo dei dati e la rendicontazione degli effetti di genere derivanti dalle diverse politiche; la premialità per estendere le buone pratiche antidiscriminatorie. Tutta la legge è orientata ad un cambiamento culturale, graduale e profondo, che a sua volta determini una più efficace prevenzione della violenza contro le donne, vera sfida da vincere per una società che si voglia definire civile.
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IL VOTO EUROPARLAMENTARE
NELL’UNIONE EUROPEA DELL’EST EUROPA
di Cristina Carpinelli UN’ANALISI SULLA DISTRIBUZIONE PER GENERE NELL’EUROPARLAMENTO CON LE ELEZIONI DEL 25 MAGGIO
Tra i Paesi dell’Europa Centro-Orientale
quelli che mostrano una chiara tendenza al riequilibrio di genere sono la Polonia e la Repubblica Ceca, anche se il gap tra uomini e donne resta ancora forte. In Polonia si afferma come primo partito “Piattaforma civica” (PO - destra filo-europeista . ella epu lica eca ince (un partito liberale di centro, pro-Europa, che fa guadagnare en seggi alla coalizione li erale europea L . La Slovacchia e l’Ungheria evidenziano, al contrario, un acuirsi del gap di genere nel . n lo acchia ince la ocialdemocrazia , mentre in ngheria si a erma il partito conservatore populista di destra anti-europeista . ra i Paesi dell uropa ud- rientale quello che mostra una tenuta della rappresentanza femminile è la Romania, anche se il gap tra uomini e donne ancora orte. l contrario, la Bulgaria mostra una costante crescita del divario tra uomini e donne, con un ampliamento sensibile della or ice nel . n omania ince la coalizione di centrosinistra al go erno , mentre in ulgaria si a erma il partito conser atore di centro destra pro- uropa . Paesi alcanici Croazia e Slovenia mostrano entram i uno sforzo verso il riequilibrio di genere, anche se il gap tra i sessi ancora piuttosto marcato. n roazia ince la coalizione di centro-destra, guidata dal maggior partito di opposizione nione democratica croata , mentre in lo enia ince il partito di centro-destra filo europeista . ra i Paesi altici, quello che mostra una per etta rappresentanza di genere è l’Estonia, che di tutti i Paesi qui esaminati senza du io quello pi irtuoso. La Lettonia mostra una sostanziale tenuta, anche se il gap tra i sessi è piuttosto sensibile. Preoccupante, invece, il dato della Lituania che mostra una forte caduta della rappresentanza emminile nel , tendenza peraltro gi mani estatasi nel . n stonia ince il Partito i ormista di tendenza li erale pro- uropa e in Lettonia stra ince ienoti a partito di centro-destra, pro- uropa . nfine, in Lituania, si a erma,
una coalizione di centro destra pro- uropa . L a uenza, in tutti i Paesi esaminati, è stata molto bassa. In conclusione, non esiste una chiara correlazione tra il voto distribuito secondo il sesso e l’orientamento politico espresso dai vari Paesi.
PAESI EUROPA CENTRO-ORIENTALE La POLONIA mostra una crescita costante della rappresentanza femminile e una decrescita della rappresentanza maschile. Restano ancora molto basse le quote femminili rispetto a quelle maschili
La REPUBBLICA CECA mostra una crescita irregolare della rappresentanza femminile, e una decrescita altrettanto irregolare di quella maschile. Restano ancora molto basse le quote femminili rispetto a quelle maschili
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L’UNGHERIA mostra una decrescita costante della rappresentanza femminile, e una crescita costante di quella maschile. Netto lo stacco tra quote femminili e maschili, a svantaggio delle donne (2014)
PAESI BALCANICI La CROAZIA mostra una crescita della rappresentanza femminile e una decrescita di quella maschile. Restano ancorabasse le quote femminili rispetto a quelle maschili
La SLOVENIA mostra una crescita irregolare della rappresentanza femminile e una decrescita irregolare di quella maschile. Restano ancorabasse le quote femminili rispetto a quelle maschili
PAESI EUROPA SUD-ORIENTALE PAESI BALTICI La ROMANIA mostra una lieve decrescita della rappresentanza femminile e una lievecrescita di quella maschile (2009 -2014). Restano ancora molto basse le quotefemminili rispetto a quelle maschili
La BULGARIA mostra una decrescita costante della rappresentanza femminile e una crescita costante di quella maschile. Netto lo stacco tra quote femminili e maschili, a svantaggio delle donne, nel 2014
L’ESTONIA mostra una perfetta parità di rappresentanza di donne e uomini, frutto di una scelta politica perseguita da anni. L’Estonia è il paese più virtuoso di tutti
La LETTONIA mostra una tenuta della rappresentanza sia femminile sia maschile (anni 2009 e 2014). Restano ancorabasse le quotefemminili rispetto a quelle maschili
La LITUANIA mostra una decrescita costante della rappresentanza femminile e una crescita costante di quella maschile. Preoccupante il gap tra uomini e donne nel 2014
Nota:La distribuzione tra uomini e donne presentata è quella scaturita direttamente dalle urne in occasione del recente voto europeo (maggio 2014). Può essere che le cifre riportate subiscano delle leggere variazioni (da non alterare, tuttavia, quelle qui esposte e analizzate), a causa di qualche rinuncia e, di conseguenza, di sostituzioni di persone. La distribuzione definitiva tra uomini e donne sarà nota solo dopo l’apertura della prima sessione del nuovo Parlamento europeo (2014-2019). Per la costruzione della serie storica, il sito consultato è stato il seguente: http://www.risultati-elezioni2014.eu/it/country-introduction-2014.html
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La SLOVACCHIA mostra una decrescita irregolare della rappresentanza femminile e una crescita altrettanto irregolaredi quella maschile. Netto lo staccotra quote femminili e maschili, a svantaggio delle donne (2014)
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L’EUROPA OCCIDENTALE
VERSO UN EQUILIBRIO DI GENERE di Marta Mariani
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L’EUROPA VISTA DA STRASBURGO PRESENTA LUCI E OMBRE, CON SITUAZIONI DIVERSIFICATE RISPETTO ALL’EQUILIBRIO DI GENERE TRA PAESE E PAESE E TRA PARTITO E PARTITO. PASSI IN AVANTI CE NE SONO, ED È BENE VALORIZZARLI
A seguito delle ultime elezioni europee, ci si può a ragione domandare se le rappresentanze politiche siano equamente distribuite - quindi bilanciate, fra uomini e donne - nei vari paesi dell’Europa Occidentale. In linea di massima si può dire che 221 seggi europei (il 30% circa del totale) attestano la prevalenza del PPE (Partito Popolare Europeo dei Democratici-Cristiani). Appena al di sotto del PPE si trova il gruppo Socialdemocratico Progressita, con il suo 25%. Verdi, Liberali e Conservatori raggiungono, ciascuno singolarmente, circa l’8% dei consensi assoluti. Al di sotto
di quest’ultima percentuale, troviamo la Sinistra Unitaria e la Sinistra Verde Nordica (con poco meno del 7%), insieme con la Sinistra della Libertà e della Democrazia - con poco più del 4%. Si è tanto parlato della cosiddetta “ventata euroscettica” abbattutasi in alcune nazioni più decisamente che altrove. Una ventata che, effettivamente, sembra aver investito e turbato la bandiera dal cerchio di stelle. Tenendo fermi alcuni esiti elettorali affatto signiticativi come il successo del Front National di Marine Le Pen (26%), insieme con il consenso dato all’Ump di Sarkozy
(20%), o anche il risultato ottenuto da parte dei Tory di Cameron, o ancora quello degli estremisti dell’Ukip britannico (31%), possiamo tuttavia indagare se il trend del riequilibrio fra i generi sia positivo e/o diffuso nell’Ovest dell’Europa. Inoltre, consultando lo storico dei dati pubblicato sul sito del Parlamento Europeo (http://www.risultati-elezioni2014.eu/it/election-results-2014.html), è possibile osservare la percentuali di uomini e donne per ciascun paese, in diacronia, eletta nelle precedente elezioni. Questi dati ci consentono di rilevare alcune evidenze soprendenti. Se è vero che in Austria, Germania, Belgio, Olanda, Regno Unito e nelle due nazioni della penisola scandinava, Svezia e Finlandia, si attesta una crescita tendenziale della rappresentanza femminile (dagli anni Ottanta ad oggi), può colpire constatare che la percentuale di donne europarlamentari in un paese come il Lussemburgo sia al di sotto del 20% (dato quantitativo che fa regredire il paese, addirittura, al 1979!); o peggio, che in Irlanda poco più di una preferenza su dieci favorisce la candidatura di una donna. La situazione della Grecia (in cui ha prevalso il partito della Sinistra Europea) è alquanto incoraggiante:
ELEZIONI EUROPEE 25 MAGGIO 201 donne elette al netto delle opzioni SEGGI
U
D
%D
PD M5S FI LN NCD L’EU TSIPRAS SVP TOTALI
31 17 13 5 3 3 1 73
17 8 9 5 3 1 1 44
14 9 4 0 0 2 0 29
45% 53% 30%
66% 40%
dopo un brusco picco in basso al 4% di preferenze femminili in Parlamento, nel 1989, ad oggi la situazione è in ripresa, dato che la rappresentanza femminile, attualmente, supera il 30%. La stessa percentuale di donne, al contrario, può dirsi stabile da circa un ventennio per la Francia - dove evidentemente la forza politica delle donne non è così vincolata all’alternanza di colori e simboli. Il Partido Popular e L’Alleanza Progressista sono le due coalizioni maggioritarie nello scenario spagnolo, scenario politico entro cui le donne hanno acquisito, inesorabilmente peraltro, forza e importanza dagli anni Novanta ad oggi. Una situazione analoga la si ritrova in Portogallo, dove una coalizione emocratica di entro ha a fiancato il risultato del forte Partido Socialista. l’Italia, infine, in questa cornice di generalizzato riequilibrio fra i due sessi, pur non smentendo la tendenza suddetta, va forse meglio rappresentata in un quadro più minuzioso e particolareggiato che consideri le singole liste. Anzitutto, salta subito agli occhi l’assenza di rappresentanze femminili per le tre liste di: Lega Nord, NCD e SVP. Per quanto concerne Forza Italia, solo il 30% delle preferenze designa candidature femminili (4 donne su 13 eletti). Un maggiore bilanciamento fra i sessi lo si ritrova nella lista del Partito Democratico, che con 17 uomini e 14 donne registra il 45% di rappresentanza femminile. Percentuale ulteriormente accentuata per il Movimento 5 Stelle (9 donne e 8 uomini), mentre dei 3 eletti nella lista di Tsipras 2 sono donne.
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#YODECIDO
DIVENTA UN DOCU-FILM di Silvia Vaccaro
SPAGNA
CONTINUA LA LOTTA PER FERMARE LA CONTRORIFORMA GALLARDÒN SULL’ABORTO. DALLA GRANDE MANIFESTAZIONE DI PIAZZA DEL PRIMO FEBBRAIO È NATA UN’OPERAZIONE ARTISTICO-MEDIATICA COLLETTIVA
Oltre centomila persone scesero per le strade di
Madrid lo scorso primo febbraio. Molte erano arrivate nella capitale a ordo del “Tren de la libertad”, una carovana insieme fisica e simbolica, che ha unito spagnole e spagnoli da ogni parte della penisola per manifestare conto la proposta di legge sull’aborto del Ministro della Giustizia Gallardòn. Un provvedimento che riporterebbe le donne spagnole indietro di trent’anni, limitando la possibilità di abortire solo nei casi di violenza sessuale o di rischio duraturo e comprovato per la salute fisica o psichica della madre. n tutti gli altri casi l a orto di entere e illegale. Proprio in questi giorni, della manifestazione di febbraio, in un lavoro ecceziodopo a er rice uto un sostanziale via libera dal Consejo nale cui hanno partecipato oltre ottanta videomaker. El fiscal organo del inisterio iscal, l istituzione che ren de la li ertad in atti di entato un docu-film, ha come missione la promozione dell’azione costruito con le immagini di tutte le registe che della giustizia in difesa della legalità, dei dinei giorni prima e durante la manifestazioritti dei cittadini e dell’interesse pubblico ne hanno filmato olti e striscioni, raccoEL TREN DE LA in con ormit con quanto sta ilito dalgliendo opinioni, mostrando come quelLIBERTAD È DIVENTATO la Costituzione, ndr), il Governo torna la chiamata alla sollevazione popolare UN DOCU-FILM COSTRUITO alla carica con la volontà di tramutare abbia trovato grande riscontro nella soCON LE IMMAGINI DI TUTTE l’ante-proyecto in un “proyecto de ley”, cietà civile spagnola, decisa a non neLE REGISTE CHE HANNO da portare in Parlamento a luglio. L ingoziare in nessun modo il diritto all’auFILMATO VOLTI, tento quello di rendere il testo legge a todeterminazione delle donne in materia STRISCIONI OPINIONI tutti gli e etti entro la fine dell anno. opo di a orto. l 10 luglio pre ista la prima la parentesi della campagna elettorale per spagnola proprio nelle Asturie, la regione in le elezioni europee durante la quale il Partido cui si accesa la miccia di questa grande proPopular si en guardato di are cenno alla legge, va di disobbedienza civile contro una legge consii conservatori hanno riproposto il loro pugno di ferro derata ingiusta e limitante. l documentario, che è stato contro il diritto ad un a orto li ero e sicuro. Le atti iste appena ultimato, stato finanziato da di erse case di però non si arrendono e adesso possono contare, oltre produzione e sta continuando a ricevere il supporto di che sulla grande rete che si è formata in tanti donatori della società civile che attraverso il sito occasione possono partecipare al ro d nd n . Attiviste e registe hanno lavorato insieme al calendario delle proiezioni in tutta la penisola spagnola e lo scorso 18 giugno una clip di dieci minuti estratta dal film stata proiettata durante la rassegna D fferent ’autre cin ma espa-
(Contro)riforma Gallardòn: occorre sapere A pochi giorni dalle celebrazioni natalizie un brutto regalo sotto l al ero per le donne spagnole. l dicem re il inistro della iustizia allard n del Partido Popular presenta il suo ante pro ecto de ley” di riforma della disciplina in materia di aborto. a legge si chiama egge per la Protezione della vita del concepito e dei diritti della donna in gravidanza” e il Ministro fa sapere che la norma vuole tutelare i più deboli, ovvero i bambini concepiti e non nati . La proposta, che modifica la precedente legge appro ata dal P nel , prevede che l’aborto sia permesso solo nei casi di violenza sessuale o di rischio duraturo e comprovato per la salute fisica o psichica della madre, che do r essere certificato da en due medici.
gnol” a Parigi. Sintomo del fatto che il documentario avrà una LA SOCIETÀ CIVILE eco internazionale, così come SPAGNOLA È DECISA A NON è stato in occasione della maNEGOZIARE IL DIRITTO nifestazione del primo febbraio, ALL’AUTODETERMINAZIONE che ha riempito anche le piazDELLE DONNE ze delle principali città europee, IN MATERIA DI ABORTO oma compresa. L a ossamento della risoluzione strela al Parlamento Europeo e la concomitanza delle vicende spagnole, oltre all’inveterato scandalo dell’obiezione di coscienza in talia che sta s uotando la legge 194, mobilitano tutt* all’azione collettiva. Che sia una donazione per il documentario,
4 La contro-protesta delle donne non si a attendere. alle sturie un nucleo di emministe lancia l’idea di una grande manifestazione a Madrid il successivo primo febbraio. 4
ordo di quello che stato ri attezzato el Tren de la Libertad, giungono a Madrid circa 150mila persone da tutta la Spagna: donne, uomini, vecchi e giovani a manifestare inondando le strade della capitale al grido “Es una dictadura eso es!” Contemporaneamente nelle principali piazze straniere le donne aderiscono all’appello delle spagnole facendo sentire le loro proteste in segno di solidarietà e di rifiuto di una legge conser atrice e oscurantista.
4 Le elezioni europee spostano l attenzione del o erno per qualche mese, che torna all’attacco dopo il sostanziale benestare, arri ato i primi di giugno, del onse o iscal, organismo che erifica la con ormit delle leggi proposte con l’assetto giuridico sancito dalla Costituzione nel rispetto della tutela dei cittadini. l onse o ha contestato al o erno due aspetti della legge: la certificazione da parte di due medici e la possibilità che la minore che si trovi ad abortire debba delegare la decisione ai amiliari. L impianto della legge però di fatto rimarrebbe invariato. 4 l o erno intende tras ormare l ante pro ecto in una proposta a tutti gli effetti da presentare a Luglio alla ortes spagnola e di appro are la legge entro la fine del . S. V.
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l’organizzazione di una manifestazione, o la creazione di una rete piccola o vasta poco importa. A ognun* la sua modalità di lotta.
SPAGNA
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LIBRI a cura di Tiziana Bartolini
ETERNA DUPLICITÀ DELL’ESSERE È l’amore negato da bambini la causa delle sofferenze che tracciano la trama del romanzo - opera prima - di Rita Casula e che unisce in un imprevedibile appuntamento la protagonista, Liza, e Alessio, il giudice ritenuto responsabile di una sentenza poco ponderata. Ma la realtà è sempre altra da quella percepita. La realtà è quella che ci vogliamo raccontare, per non soffrire, per non pensare, per non ricordare. E le pagine che veloci si fanno leggere di Doppio specchio, ne sono conferma. Uno stile asciutto e curato porge il racconto che si svolge in un limitato arco di tempo - da marzo a settembre 2011 -, ma che riserva continue sorprese con affondi nel passato, per cercare le tessere di un mosaico che si comporrà solo alla fine. La conclusione, non scontata, lascia al lettore l onere di ri ettere sul senso delle relazioni e sul valore che diamo agli eventi della nostra esistenza. È proprio Liza a lasciarci, bruscamente, con un interrogativo che ciascuno potrà risolvere a suo modo. Rita Casula DOPPIO SPECCHIO Ed GB, Roma, pp 176, euro 13,00
IL FASCINO DISCRETO DELLA CULTURA POPOLARE era un tempo, neppure troppo lontano, in cui le fia e classiche venivano raccontate ai bambini solo “per intrattenerli durante il giorno, mai nei dopocena, durante i quali spesso tutta la famiglia era riunita…” e si raccontavano storie di spiriti, streghe, fantasmi, folletti, diavoli, briganti, lupi mannari, anime del purgatorio. Maria Pia Santangeli cerca testimonianze orali che raccoglie nei paesi dei
Castelli Romani e le raccoglie restituendoci, intatte, le atmosfere magiche dei racconti senza trascurare i collegamenti con la letteratura colta di Grazia Deledda, Italo Calvino o Gioacchino Belli. ‘L’immaginario popolare nei Castelli romani e non solo’ è il sottotitolo del bel libro che regala, in appendice, una fia a di ur izia , orse inedita, in cui - a differenza dei tanti racconti ‘paurosi’ - la figura popolare esce incente rispetto al gigante. È il riscatto de L’Ominicchiu su l’omaccione, perché la saggezza popolare sa anche regalarsi il giusto risarcimento. Maria Pia Santangeli STREGHE, SPIRITI E FOLLETTI Edilazio Letteraria, pp. 159, euro 12,00
COME ERAVAMO. IN FAMIGLIA Figli lo si rimane per tutta la vita e anche quando si è in là con gli anni non si smette di dialogare con chi ci ha generato lasciandoci in eredità il patrimonio cromosomico insieme al dono dei ricordi. Tommasina Soraci sente il bisogno di condividere il suo privato dialogare con il papà, perso più di trenta anni fa. Il fruscio lieve delle pagine regala al lettore immagini di vita familiare in un’Italia che conquistava faticosamente il benessere. Era un modo di condurre l’esistenza semplice e dignitoso, con i ruoli definiti e l uomo portatore unico della responsa ilit di provvedere ai bisogni della famiglia. “Hai sempre coltivato il senso della precarietà della vita, ci sei passato come chi viaggia in terra straniera” scrive l’autrice, a voler sottolineare la fatica di quel vivere scandito da ritmi e speranze di cui abbiamo dimenticato il sapore, richiamato anche nel titolo Ho preso un brodetto. Per l’autrice è un omaggio all’amato padre, per chi legge è l’istantanea di un altro Paese: l’Italia che abbiamo alle spalle. Tommasina Soraci HO PRESO UN BRODETTO Ed EraNuova, pp. 67, euro 8,00
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GIAMPIERO, PADRE SEPARATO
E LE MILLE DECLINAZIONI DELL’AMORE
I
l perimetro dell’amore dei padri separati è quella linea di confine tra il dentro e il uori, tra ci che rimane in gola e non uole uscire e ci che si comprende di dover manifestare. Il resto rimane spesso un vuoto rumoroso, un silenzio ambiguo che rischia di appesantirsi di equivoci e malintesi. E allora tanto vale parlare e parlarsi, raccontare e raccontarsi. Seppure con la strategia del romanzo che mette una maschera ai personaggi, che come in ogni rappresentazione che si rispetti alla fine mostrano al pubblico la vera identità. Così ha fatto Giampiero Attanasio - pugliese di nascita e milanese di adozione, architetto di professione e scrittore per passione - con Il perimetro dell’amore (Giraldi Editore), con sottotitolo ettera al figlio da un padre assente. Come assenti sono, si percepiscono o temono di essere considerati i padri separati, che escono dalle mura - leggi perimetro - , della dimora famigliare per cercare fuori una felicità che spesso ritengono addirittura immeritata e col cui desiderio devono conciliarsi. Interpelliamo Giampiero nei primi giorni di giugno, il suo romanzo uscir a fine mese. i dice mera igliato, sorpreso, che la prima richiesta di intervista arrivi da NOIDONNE. Spieghiamo che per parlare di donne, dobbiamo capire anche gli uomini, che noi i punti di vista li consideriamo tutti e quello di un padre separato che scri e ai suoi figli ci pare interessante. Perch a riempire con fiumi di inchiostro le pagine ianche sono di solito le mamme, le mogli, le compagne, incalzate dalla spinta dell’urgenza e dalla necessità di non lasciare nulla in sospeso. Con l’escamotage di un doppio monologo, iampiero racconta al figlio di antasia due, poco più che adolescenti, sono quelli della vita reale) cosa l amore. on ascoltare le parole, perch ci che
ho da dirti di ficile e grande, e non si ascolta con le orecchie, né con il cervello - l’introduzione - . Non si capisce, non si spiega, non si compra, non ha caratteristiche né categorie. Non si studia a scuola o sui li ri . suoi figli, al momento in cui lo intervistiamo, non hanno ancora letto il testo. Ne sono a conoscenza, tant’è che uno ha disegnato la copertina. Giampiero ne teme il giudizio, il rimprovero di averli messi in imbarazzo per avere rivelato qualcosa di troppo intimo e avere violato in qualche modo la loro privacy. Eppure a muovere Giampiero è stato il bisogno di abbattere quei muri del pudore che troppo spesso in famiglia ci sono. Giampiero-genitore ha voluto anticipare loro le mille declinazioni dell’amore, così da aiutarli a fronteggiare meglio l’esistenza e le relazioni ed essere meno impreparati rispetto a ci che s ugge alla ragione. a oluto spiegare loro che uscire di casa non equivale ad amarli di meno, ma forse, solo, a rispettare se stessi di più. Che cercare uori una nuo a elicit non significa essere stati infelici ‘dentro’, ma voler continuare ad essere veri. “I padri separati - conferma - vivono col costante senso di inadeguatezza . ppure, lui si definisce ortunato, per il buon rapporto con l’ex moglie che gli ha consentito di vedere crescere i suoi ragazzi. Eppure, eppure, eppure… se esci da quel recinto di quotidianità qualche dubbio dentro di te scaverà sempre. “Nel lavoro costruisco muri - ironizza - nella vita cerco di abbatterli. Ho voluto mettermi a nudo correndo tutti i rischi annessi”. Anche se poi, a dirla tutta, ritiene che “siamo in una società che sopravvaluta le parole. Io credo più nella icinanza . quella, ne certo, ai suoi figli non l ha mai atta mancare. Per , lo ripete ancora, il senso di colpa mi accompagner sempre . lmeno oggi a fiancato dalla consapevolezza di avere diritto anche lui - adulto, maschio, padre e marito separato - , a quel benessere che si trasforma in una accogliente energia che ricade sui figli sotto orma di amore, anche all interno di quel perimetro da cui si è deciso di uscire. Camilla Ghedini
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COOPERATIVA LIBERA STAMPA
Sede in Via della Lungara, 19 - 00165 Roma (RM) Bilancio al 31/12/2013 (forma abbreviata) STATO PATRIMONIALE ATTIVO 31/12/2012 A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti (di cui già richiamati) B) Immobilizzazioni I. Immateriali - (Ammortamenti) - (Svalutazioni) II. Materiali - (Ammortamenti) - (Svalutazioni) Totale immobilizzazioni materiali III. Finanziarie - (Svalutazioni) Totale immobilizzazioni C) Attivo circolante I. Rimanenze II. Crediti - entro 12 mesi - oltre 12 mesi
9.044 (9.044)
31/12/2013
9.679 (9.107) 572
187.493
187.493
187.493
188.065
2.760
3.600
117.824
87.574
Totale Crediti con separata indicazione per ciascuna voce… IV. Disponibilità liquide Totale attivo circolante
117.824 146.823 267.407
87.574 127.907 219.081
D) Ratei e risconti
500
516
TOTALE ATTIVO
455.500
407.662
STATO PATRIMONIALE PASSIVO A) Patrimonio netto I. Capitale IV. Riserva legale VII. Altre riserve Riserva straordinaria o facoltativa Differenza da arrotondamento all’unità di Euro
31/12/2012
31/12/2013
2.500 3.080 16.499
2.500 9.699 26.249
VIII. Utili (perdite) portati a nuovo IX. utile d’esercizio IX. Perdita d’esercizio Acconti su dividenti Totale patrimonio netto
(5.033) 22.065 ( ) 39.111
23.937
(27.018) ( ) 11.430
26.919
D. debiti - entro l’esercizio 392.352 - oltre l’esercizio Totale Debiti con separata indicazione per ciascuna voce… 392.352
337.183 32.130 369.313
TOTALE PASSIVO
407.662
455.400
64.782
Totale valore della produzione
160.792
115.228
16.602 107.350 5.705
18.549 60.545 4.000
36.047 12.215 3.357 51.619
39.056 9.337 3.033 51.426
B) Costi della produzione 6) Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 7) Per servizi 8) Per godimento di beni terzi 9) Per il personale a) Salari e stipendi b) Oneri sociali c) Trattamento di fine rapporto Totale per il personale
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50.446
10) Ammortamenti e svalutazioni b) Ammortamento delle immobilizzazioni materiali Totale ammortamento e svalutazioni 11) Variazioni delle rimanenze di materie prime,sussidiarie, di consumo e merci 260 14) Oneri diversi di gestione 4.759 Totale costi della produzione 186.295
64
(840) 6.537 140.281
Differenza tra valore e costi di produzione (A-B)
(25.503)
(25.053)
C) Proventi e oneri finanziari 15) Proventi da partecipazioni: -altri
281
339
16) Altri proventi finanziari: -altri Totale altri proventi finanziari
281
339
17) Interessi e altri oneri finanziari: -altri
206
180
Totale proventi e oneri finanziari
75
159
84.069 26.855 57.214 31.786 9.721 22.065
2.277 4.401 (2.124) (27.018)
D) Rettifiche di valore di attività finanziarie 18) Rivalutazioni:
B. Fondi per rischi e oneri C. Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato
CONTO ECONOMICO 31/12/2012 A) Valore della produzione 1) Ricavi delle vendite delle prestazioni 95.789 2) Variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione: 5) Altri ricavi e provenienti 65.003
Totale rettifiche di valore di attività finanziarie E) Proventi e oneri straordinari 20) Proventi con separata indicazione delle plusvalenze da alienazioni… 21) Oneri con separata indicazione delle minusvalenze da alienazioni… Totale delle partite straordinarie Risultato prima delle imposte 22) Imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite e anticipate 23) Utile (Perdita) dell’esercizio Il presente bilancio corrisponde alle risultanze contabili. Da pubblicare ai sensi dell’art.1, comma 23, del decreto legge 23 ottobre 1996, n.545, convertito con legge 23 dicembre 1996, n.650. RICAVI DELLE VENDITE E DELLE PRESTAZIONI Ricavi delle vendite di copie di cui per abbonamenti Ricavi delle vendite per spazi pubblicitari e redazionali di cui per la vendita tramite concessione di pubblicità
52.202 40.780 13.400 ------------
COSTI PER SERVIZI Lavorazioni presso terzi Agenzie di informazione
30.915 ------------
Presidente del Consiglio di Amministrazione FERRAGUTI ISA
(27.018)
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DANIEL LOMMEL PASSI DI DANZA CON UN PARTNER D’ECCEZIONE IDENTITÀ, CULTURA E AGGREGAZIONE. DA SEMPRE LA DANZA È LEGATA A RITUALI E A PREGHIERE, NELLE FESTE POPOLARI E NELLE DISCOTECHE. UNA CONVERSAZIONE CON DANIEL LOMMEL
di Graziella Bertani
N
ell’antica Grecia costituiva uno dei capisaldi della tragedia e oggigiorno in molte lingue moderne contraddistingue i termini: coreografia, coreutica. Seguita da un vasto pubblico emminile, sempre associata a nomi di donne, nessuna altra parola come questa in noi evoca sempre fascino e mistero. uoco uochino uocherello, per l aiutino attingiamo al cinema che ci consente parafrasare una nota citazione di Humphrey ogart: la danza, ellezza, la danza e tu non puoi arci niente . anza, sostantivo terminante in a e pertanto di genere femminile. Ma la Danza è femmina o no? Chi potrebbe aiutarci a scoprirne l’essenza di genere ed in modo non accademico? Proviamo con un uomo, un amoso allerino-coreogra o, artista isi o, didatta della storia del teatro antico e della danza, drammaturgo che la critica ha posto nel Pantheon dei 10 migliori ballerini della sua generazione: Daniel Lommel. Come preferisce definire il termine Danza? Amo molto la frase della dedica della Prima Accademia di anza che Luigi ond nel : finch i nostri o ili possano esercitarsi al mestiere delle armi , designando come mestiere d armi la scherma , e pertanto
, per gentile concessione di
aniel Lommel,archi io pri ato
la danza come un esercizio marziale, una dominazione dello spazio attraverso il corpo. Per , ent anni dopo - era il 1681- in occasione della creazione della Seconda Accademia di Danza accadde un fatto nuovo: l’ingresso della donna. Se osserviamo la tradizione rimaniamo molto colpiti dal fatto che sia che si tratti di teatro sia che si tratti di danza, la caratteristica delle arti dal vivo è la presenza dell’uomo. nche il teatro giapponese, che discende dalle compagnie al seguito di Alessandro agno in sia, ede un reale antaggio dell’uomo. Quando ci riferiamo alla nostra cultura europea, la predominanza dell uomo, sia nel teatro che nella danza, note ole. Perci definisco la danza come un’arte femminile per eccellenza pur avendo fatto parte della ompagnia di aurice art che ha restituito all’uomo il proprio titolo nobiliare. Che ruolo ha avuto art nella ridefinizione dei ruoli maschile e femminile rispetto al balletto classico? elle sue opere, pur riqualificando la presenza maschile, art paradossalmente a l elogio della donna: ol ro, rotica, L heuree quise, athilde, Le marteau sans maitre, onate trois, La luna, sadora. il alletto romantico che, a alendosi di criteri tecnici di erenti, ha su limato la
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donna e relegato l uomo al ruolo di partner. la comparsa delle punte , che con eriscono questa sensazione di presenza eterea, l inizio delle scoperte della psicologia, da pinoza a ung passando per usta echner. sempre la donna la dominatrice della scena. Per me perciò la danza resta un mestiere da uomo nella conquista dello spazio attra erso il corpo e un arte di donna fino al raggiungimento dello status di Diva. Pina ausch, la grande coreografa tedesca recentemente scomparsa e che lasciato un’impronta indelebile nel mondo della Danza, diceva Danzate la Danza . econdo lei, che l’ha conosciuta e frequentata, che cosa intendeva trasporto, eleganza, potenza o controllo del mezzo espressivo che il corpo? ella prima met del o ecento la ermania a e a cercato di dotarsi di una nuo a mitologia del teatro, della danza e della musica paradossalmente, stata Pina ausch a are il miracolo, a raggiungere la sintesi e con una orza incredibile a svelare l’essenza stessa del teatro danzato come nuovo mezzo di espressione. ei che anche coreografo oltre un centinaio di lavori come intende la scrittura del corpo maschile e femminile attraverso la Danza? A mio avviso l’esistenza stessa della creazione non può in alcun caso essere concettuale. Deve basarsi naturalmente sul “materiale a disposizione , sulle personalit che a iamo da anti a noi, ed anche sulle di erenti possi ilit che ci o rono i eri creatori che sono i danzatori occorre dunque sapersi en circondare. art dice a che la creazione coreografica assimila ile all’atto sessuale; sono abbastanza d’accordo con lui. un e ento molto pri ato, una sorta di messa a nudo di se stessi. un atto che impone al creatore una purezza estrema euna grande forza d’introspezione.
ra le ballerine dell’ limpo della danza sue partner un capitolo speciale costituito da uciana avignano di cui le nostre pagine hanno ospitato la presentazione dell’importante pubblicazione curata da aleria Crippa . Che cosa rappresenta per lei? itengo che si tratti della personalit pi significati a della danza italiana n animale izzarro. l pi strano dei corpi che ho tenuto tra le mie mani di ballerino. Un essere per met dea di un altro pianeta dalle raccia eccezionali con un iso di un austerit ermetica e un erotismo scenico
di raro spessore. Mi ha sempre affascinato sia come donna sia come allerina, dotata di una sorta di dis-armonia armoniosa, e anche di quella finta ragilit che pare chiedere ai propri partner una protezione speciale; nei suoi anni da art u la sola persona a non essere come le altre. Le serate a due che facevamo insieme erano dei veri tour de force: tre passi a due e ciascuno di quattro ariazioni. Questione di solo talento? ppure ? iprenderei molto olentieri le parole di acques rel: il talento non esiste, il talento a ere oglia di are qualcosa . E credo anche voglia di realizzare un sogno: è talento assieme a tutto il resto, sudore, sudore, sudore, disciplina di questo ne sono certissimo l arte per me non so che
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cosa sia, gli artisti non li conosco, credo piuttosto che siano persone che la orano a qualcosa con grande energia e alla fine all incidente della natura non ci credo. Che cosa resta oggi della Danza rispetto alle sue origini? Sappiamo che la tragedia e la commedia nel teatro Greco sono l espressione stessa della citt . roppo spesso passato sotto silenzio il fatto che i tre grandi tragici greci erano dei generali dello Stato e gli spettacoli erano un gesto Politico, non dimentichiamo che gli attori erano dei soldati e che i ruoli da donna erano interpretati da uomini e che la “non presenza agli spettacoli“ da parte del popolo era sanzionata con la pena di morte unque gli spettacoli teatrali erano
ritengono che tutto ciò che viene dall’esterno sia migliore ed a ia pi alore aggiunto. on elina e altri artisti dello stesso periodo, la recia ha issuto un periodo d oro o orse solo un momento di grande fermento culturale grazie all’ondata
di artisti greci restituiti al loro paese dopo un periodo di esilio politico. era a quel tempo una sorta di rinascita, una sorta di speranza, che purtroppo croll per cause economiche nell’arco di meno di un decennio. Questo periodo ha coinciso con l’evoluzione della mia Compagnia. Presto Melina partì per gli tati niti, anche io lasciai la recia... s elina mi a e a dato carta bianca per il mio lavoro e le mie creazioni. Entrambi eravamo impegnati in due percorsi paralleli: costruire un repertorio e una compagnia professionale...
erifiche, ed erano organizzati a scopo educati o. Lo sport e l educazione erano strettamente legati alla ita della citt . ggi consideriamo queste opere come culturali ed artistiche e tendiamo a dissociarle dalla vita politica. Danza, tragedia, recia appiamo che tempo fa ei ha accettato una sfida importante lanciatale da una grande donna elina ercouri dirigere una Compagnia in recia. Qual l’eredit di elina ercouri, oggi, dopo il suo impulso alla rinascita della cultura e delle arti in recia? ggi l eredit di questa grande donna del cinema e del teatro mondiale purtroppo dimenticata, credo che nessuno sia pro eta in patria. greci sono anche esterofili, generalmente
a preponderante presenza femminile nella sua compagnia frutto di una scelta? Quale ruolo hanno le donne nella co progettazione, nello sviluppo delle sue coreografie? on si tratta di una era scelta, un atto o ligato... , gli uomini sono una merce rara nella danza, ma ancor di pi qui in recia, e spesso ho atto ricorso a danzatori italiani e rancesi. e o dire che le donne generalmente sono pi coin olte nel la oro, una orma di curiosit artistica e intellettuale. Sono loro che hanno costituito la fonte naturale di ispirazione per le mie diverse creazioni. ❂ (1) GIGAKU Les Dionysies Niponnes ou les Avatars de Dionysos sur la route de la soie de Paulette
hiron istagne
- ontpellier,
La versione integrale dell’intervista è su http://www.noidonne.org/blog. php?ID=05555
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TOMMASO FIORE E IDENTITÀ FEMMINILI
una mostra dedicata a donne che meritano di essere conosciute dalle nuove generazioni”. La curiosità e la passione di Rosa Capozzi (del CNR-IAC di Bari) hanno preso le mosse “dalle carte di un uomo eccezionale
di Costanza Fanelli
UNA MOSTRA SUL MERIDIONALISTA TOMMASO FIORE EVIDENZIA I PROTAGONISMI DELLE DONNE DEL SUO TEMPO. ROSA CAPOZZI È L’ANIMATRICE DI UN PERCORSO CHE RISERVA ANCORA SORPRESE
“L’
idea della mostra ‘Donne tra analfabetismo ed emancipazione. Dalle carte di Tommaso Fiore’ è nata guardando una piccola mostra nella Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti Volpi di Bari in occasione della Festa della Donna nel 2012: erano esposte alcune delle lettere che Tommaso Fiore aveva scritto a donne di cultura del secolo scorso e le loro risposte. Mi avevano incuriosito soprattutto i manifesti elettorali che invitavano le donne a votare. Di qui è nato il desiderio di leggere il carteggio Fiore e dalla chiacchierata con la responsabile del
Fondo, Anna Maria Cassatella, che poi mi ha aiutato nell’organizzazione, mi è venuta l’idea di realizzare Scrivania con la macchina da scrivere che Tommaso Fiore usava ad Altamura. Oltre alla macchina da scrivere sono originali alcuni libri, le lettere e le fotografie. Sulla sinistra: una grande bacheca con all’interno copie di articoli pubblicati su Noi Donne
per cultura, sensibilità, umanità” e hanno permesso di conoscere le relazioni che hanno legato Tommaso Fiore a tante donne importanti della sua epoca: Sibilla Aleramo, Adele Bei, Palma Bucarelli, Ada Gobetti e Anna Maria Ortese, tra le altre. La mostra dedicata a un meridionalista e tutta incentrata su figure emminili, è stata inaugurata presso il CNR di Roma a dicembre 2013, “poi è stata ospitata con successo incredibile (5000 presenze in una settimana) in Sala Murat a Bari, per andare poi ospite per due mesi dell’ABMC di Altamura, paese natio di Tommaso Fiore, ed è attualmente ospitata nell’Archivio di Stato di Bari sino al 23 settembre. Dal 27 settembre sarà presente nella più bella sala del Castello Carlo V di Lecce sino al 15 ottobre. Per poi andare all’Expo2015 a Milano, forse passando per Firenze, una decisione da prendere nei prossimi mesi. Per ora lavoro perché la Mostra di Lecce sia diversa da ognuna delle altre. Ho sempre aggiunto nelle di erse sedi documenti, oggetti, scenografie. el caso di Lecce delle chicche incredibili ma non voglio s elare il mistero . osa ha significato per te, donna legata tanto al Sud e appassionata di ricerca storica e documentarista questa esperienza? “È stata una grande sfida e una grande soddis azione. ssere riuscita
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nonostante tutte le di ficolt , le persone che cerca ano di remare contro, coloro che non volevano che si realizzasse una mostra così, a realizzarla comunque. Considero questo un bel risultato. Devo ringraziare la presidente del CUG del CNR, Gabriella Liberati, che ha creduto nella mia idea e che mi ha permesso di realizzarla. de o ringraziare la irettrice della Biblioteca Sagarriga Visconti Volpi, Eugenia Vantaggiato, che ha concesso la documentazione. senza dimenticare la ri ista che ha messo a disposizione le annate del 1952, in originale, con degli articoli molto interessanti sul Primo Congresso della stampa femminile a cui Tommaso Fiore aveva partecipato e gli articoli di alcune delle donne che vengono fuori dal carteggio Fiore”. Abbiamo partecipato con passione al primo allestimento a Roma presso il CNR con immagini e pagine che rievocano le lotte di emancipazione sociale e culturale delle donne. Grazie a questo stimolo abbiamo riscoperto il grande ruolo che ha a uto in questi processi. “È stato bello conoscervi, collaborare, comprendere le di ficolt e guardare insieme al uturo. La rivista è meravigliosa, è tenuta in modo intelligente e moderno, i sorrisi di chi ci lavora sono incredibili, la serenità che si respira fa solo pensare ad una lunga e proficua colla orazione. Le idee ci sono, do iamo solo svilupparle insieme….”. Davvero incredibile l’effetto, a distanza di molti decenni, del lavoro (intelligente) di un uomo! ❂
zione, nonché a favorire la rappresentazione autentica dei generi e realistica della donna”: in arrivo anche “un riconoscimento annuale, non in denaro, alla pubblicità che meglio abbia saputo rappresentare la figura femminile”. L’ultimo titolo definisce gli Strumenti del sistema paritario. Il bilancio di genere viene redatto dalla Giunta regionale e “comporta l’adozione di una valutazione dell’impatto sul genere delle politiche di bilancio”. L’ente sarà poi chiamato ad “adeguare la rilevazione, l’elaborazione e la diffusione dei dati statistici di interesse regionale in termini di genere”. Viene istituito, senza oneri per la Regione, il Tavolo regionale permanente per le politiche di genere, per “coordinare le azioni territoriali” e sancito il Piano Integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità di genere. Rafforzato il ruolo del Centro e della rete regionale contro le discriminazioni e il raccordo con il Difensore civico e con le Consigliere di parità regionali. Ultima novità istituzionale è la costituzione della Conferenza delle elette, che si riunirà almeno una volta all’anno coinvolgendo tutte le donne con una carica elettiva in Emilia-Romagna.
Gruppo udienza conoscitiva 10 giugno 2014.
Le norme sulla Conciliazione e condivisione delle responsabilità sociali e di cura hanno l’obiettivo di “determinare un processo di riequilibrio nei ruoli assunti da donne e uomini nell’organizzazione della società, del lavoro, della sfera privata e familiare”. Tra le prassi da promuovere “la condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne all’interno delle famiglie e dei luoghi di lavoro” e “l’implementazione del sistema di conciliazione e di accesso ai servizi educativi, ai servizi integrativi e ai servizi sperimentali per l’infanzia e l’adolescenza, ai servizi di assistenza e di cura per anziani e malati a domicilio, anche mediante l’erogazione di assegni di servizio alle famiglie residenti”. Con lo scopo di incentivare “un uso responsabile di tutti gli strumenti di comunicazione” e “superare i messaggi discriminatori o degradanti basati sul genere e gli stereotipi di genere”, viene rafforzata la corretta Rappresentazione femminile nella comunicazione, attraverso “azioni dirette a contrastare la discriminazione dell’immagine femminile nella pubblicità e nei mezzi di informazione e comunica-
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A TUTTO SCHERMO
ECCO IL ‘SALE DELLA TERRA’ di Elisabetta Colla
WIM WENDERS E SEBASTIAO SALGADO FIRMANO UN’OPERA SENZA PRECEDENTI, NELLE SALE DA FINE AGOSTO
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resentato a Cannes 2014, nella sezione Un Certain Regard, uscir in agosto il magnifico documentario The Salt of The Earth, frutto di un’unione senza precedenti, quello fra il regista e fotografo tedesco Wim Wenders, autore capace di in uenzare intere generazioni con film cult entrati nella storia del cinema eppure in grado di mantenere intatto il suo sguardo appassionato e solidale con la condizione umana ed il suo cammino, ed il brasiliano Sebastiao Salgado, uno dei otografi pi importanti di tutti i tempi, viaggiatore indefesso alla ricerca dell’uomo e della sua relazione con la natura fin nei meandri pi remoti della erra, ecologista ed attento alla sofferenza dei popoli come pochi altri. Dall’incontro quasi casuale di questi due ‘giganti’ (Wenders aveva nel suo studio due foto di Salgado che lo avevano profondamente colpito ma solo cinque anni fa ha avuto l’occasione di conoscerlo) nasce il documentario The Salt of The Earth, presentato a Cannes come un vero e proprio avvenimento. Wenders, da regista, accompagna con grande riservatezza la storia personale e professionale di Salgado: dalle proteste giovanili agli studi di Economia, all’incontro con Leila Wanik, la donna che per 50 anni gli è stata vicina nella vita e nel lavoro, ed alla nascita dei due figli, fino alla scoperta della sua era, grande passione, la otografia. ser izi di algado, ed i suoi iaggi nei cinque continenti, da quel momento inarrestabili, evolvono in un lavoro febbrile, rigorosamente in bianco e nero, dove le immagini della miseria e del dolore, dell’abiezione e della bellezza, s’intrecciano col desiderio di prossimità del fotografo a popoli ed individui, laddove carestie, stragi e guerre fratricide sembrano non lasciare speranza per le generazioni attuali e uture. l documentario stato presentato da enders insieme al figlio maggiore di e astiao, Juliano Ribeiro Salgado, che ha seguito il padre nei
suoi ultimi viaggi alla scoperta del Pianeta, utili per conoscere davvero un genitore quasi sempre assente, e che ne raccoglie oggi l’eredità spirituale (benché il padre sia vivente). Molto interessante la scoperta del lato meno noto di Salgado, quello ecologista, che lo ha spinto a ripopolare l’habitat di una grande tenuta di famiglia per poi donarla allo Stato. La bellezza struggente e bruciante delle immagini otografiche del documentario, accompagnate dalla sapiente sceneggiatura di Wenders, entra in profondità nelle viscere della terra, attraversando l’iter dello spessore umano e pro essionale di algado, fino alla sua ultima esposizione, Genesi, che rappresenta la consolazione dei mille volti della natura e la possibilità di rinascita, oltre ogni tragedia. ❂
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NEL CINEMA DELLE MERAVIGLIE ALICE ROHRWACHER VINCE A CANNES IL GRANDPRIX DELLA GIURIA
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elice sorpresa, il GrandPrix della Giuria per Alice Rohrwacher (sorella dell’attrice Alba) al Festival di annes, con il film Le Meraviglie, benché non giunga del tutto inaspettata, dato il talento già evidenziato dall’autrice con il suo primo film, Corpo Celeste. La delicata storia dell’adolescente Gelsomina, che abita con una famiglia internazionale e poliglotta nella campagna umbra, cattura ed affascina insieme al racconto della sua transizione a nuove fasi della vita, attraverso il cambiamento della relazione col padre, lo sguardo sempre avvolgente della natura bucolica e l’amicizia con Martin, un nuovo arrivato con una storia di ficile, che segue un programma di reinserimento sociale. Gelsomina vuole fuggire via da un mondo di resistenti, quello dei suoi genitori, che hanno scelto di vivere al di fuori di un certo tipo di realtà, abbandonando la miseria dei premi televisivi e dei karaoke, le cui eco tuttavia arrivano prepotenti ai giovani, almeno come via di fuga. Ma Gelsomina farà una scelta sua ed il padre non potrà trattenerla per sempre, e si dirigerà verso un “paese delle mera iglie tutto da scoprire. La ella otografia di Hélène Louvart esalta la propensione documentaristica della regista, che si conferma come una brava e giovane professionista italiana, in grado di dire ancora qualcosa di bello e nuovo sui giovani di oggi e sulla vita. Nel cast, Maria Alexandra Lungu, Sam Louwyck, Alba Rohrwacher, Sabine Timoteo e Monica Bellucci.
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LEGGERE L’ALBERO DI BRUNA BALDASSARRE
DONNE
E CONSUMI di Viola Conti
ESTATE 2014: VACANZE PIÙ CARE
L SENSO DI GARBO E BELLEZZA Cara Bruna, anche se sono piccola, 10 anni, mi piace sentire tutti i problemi delle donne, visto che poi un giorno sarò anche io donna! Mi sento un po’ timida… Come risolvo? Virginia Carissima Virginia! Brava, hai proprio ragione. È veramente utile e giusto sentire tutti i problemi delle donne! Sei già una piccola donna…e hai disegnato un bell’albero situato nel suo paesaggio. All’età di circa 3 e 4 anni c’è stato qualcosa che tu hai vissuto con un particolare coinvolgimento. Il tuo albero è già cresciuto, ma ci sono delle parti che ancora vogliono crescere. Non è un caso che sia proprio il tuo albero, così dinamico, comunicativo, allegro. Non è l’albero di una “piccola” timida, ma di una grande giocherellona! C’è anche qualcosa di nuovo che sta ormandosi. i che tu definisci timidezza io la edo come una tendenza ai sogni, e nonostante la tua spiccata parlantina, ti senti a volte impedita nella tua voglia di maggiore libertà. Come tutte le sognatrici che non possono subito realizzare le loro antasie, l attesa pu essere issuta come un grande impedimento, quasi come essere “sospesa”, sentendosi timida rispetto a ciò che avresti voluto fare. Questa la timidezza che tu senti. ontinua a colti are quel senso di ellezza e di gar o che si legge dal tuo al ero e l attesa sar meno di ficile. i mai capitato d inspirare un po d aria resca e sentire automaticamente il isogno di so fiarla uori Uscire all’esterno è un po’ come espirare e stare più raccolti in se stessi come inspirare. uon esercizio mia carissima piccola donna!
e acanze esti e, quest anno, rimarranno un sogno per molti italiani. al monitoraggio e ettuato dall . . . sser atorio azionale ederconsumatori) emerge infatti che appena 31% degli italiani (percentuale in lieve discesa rispetto al dato già drammatico del 32% relativo al partir per una acanza tradizionale di almeno una settimana. n dato allarmante, che non solo ri ela la di ficolt delle amiglie, ma che mette in e idenza uno scenario drammatico per il settore turistico italiano- dichiarano osario refiletti ed lio Lannutti. n atti la tradizionale acanza al mare di una settimana, per una amiglia composta da due adulti e due ragazzi che iaggia in auto coster . , , rispetto allo scorso anno. i e idenza dalla ta ella che gli aumenti riguardano soprattutto le escursioni, gli sport e i di ertimenti ari . I costi nel dettaglio sono illustrati nella tabella di seguito. 2012
2013
2014
var. % 2013/2014
TRASPORTO ANDATA Pieno benzina 1,81 € al litro (2014) Pedaggio autostradale Sosta autogrill (panini-bibite caffè) TOTALE
95.00 € 33.70 € 34.20 € 162,90 €
90.50 € 34.50 € 35,20 € 160,20 €
91,50 € 35.85 € 36.20 € 163.55 €
+1% + 4% + 3% +2%
ALBERGO 2 camere doppie - pensione completa al giorno (a camera) TOTALE (per 7 notti)
145.00€ 2030.00 €
143,00 € 2.002,00 €
146,00 € 2.044,00 €
+2% +2%
199.50 €
199,50 €
205.00 €
+3%
176.00 € 375.50 €
181.20 € 380.70 €
185,00 € 390,00 €
+ 2% +2%
21.00 €
21,00 €
22,00 €
+5%
63,00 €
65,00 €
65,50 €
+1%
STABILIMENTO BALNEARE -2 lettini e 1 ombrellone per 7 giorni -consumazioni al bar di bibite, snack, gelati, caffè TOTALE ESCURSIONI -1 di mezza giornata in località caratteristica a persona (comprensiva di trasporto + guida autorizzata) -1 della durata giornaliera in barca a persona (comprensiva di trasporto, accompagnatori, pranzo a bordo, ingresso parco marino e aperitivo) TOTALE
336,00 €
344,00 €
350,00 € + 2%
SPORT E DIVERTIMENTI Discoteca - sale giochi -noleggio pattino -parchi gioco (al giorno a persona) TOTALE
10,50 €
10,50 €
11.00 €
+5%
294.00 €
294,00 €
308,00 €
+5%
RISTORANTE 1 cena costo medio per 4 persone TOTALE
200.00 €
198,00 €
199,00 €
+ 1%
PUB 1 serata al pub con 2 consumazioni TOTALE
25.00 €
25,00 €
26,00 €
+4%
TRASPORTO RITORNO Pieno benzina 1,81 € al litro (2014) Pedaggio autostradale Sosta autogrill (panini-bibite caffè) TOTALE
95.00 € 33.70 € 34.20 € 162,90 €
90.50 € 34.50 € 35,20 € 160,20 €
91,50 € 35.85 € 36.20 € 163.55 €
+1% +4% +3% +2%
TOTALE GENERALE
3.586.30€
3.564,10 €
3.644,10 €
+ 2%
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SPIGOLANDO tra terra, tavola e tradizioni DI PAOLA ORTENSI
VELLUTATE E ROSEE PESCHE “O ragazza dalle guance di pesca, o ragazza dalle guance d’aurora io spero narrar mi riesca la mia vita all’età che tu hai ora…”. L’inizio della mitica canzone che Italo Calvino compose per “raccontare” le emozione dei giovani che affrontarono da partigiani la guerra evoca una caratteristica che tanti poeti hanno esaltato (ma che fa parte del normale parlare): la bellezza delle pesche che spesso per il loro magico color rosa dalle infinite sfumature, per la carnosità della polpa evocano le vitali guance di bambino/a o fanciulla/o. Fra i frutti che davvero segnano e accompagnano l’estate fino al tardo autunno le pesche - percoche o
nettarine - di colori, profumi o dimensioni diverse ce ne forniscono davvero una vasta gamma: grandi e piccole, bianche e gialle o spaccarelle. Ecco poi le pesche noci, dalla buccia lucida con un prevalere del rosso verso il bordò, che si lasciano toccare da chi non riesce a tollerare la buccia vellutata delle altre. Il pesco è un albero facile ad ambientarsi e generoso nel produrre. Nato nella lontana Cina, dove simboleggiava o forse ancora simboleggia l’immortalità, è arrivato a noi sembra dalla Persia - l’attuale IRAN - al tempo di Alessandro Magno tanto che non a caso - a Roma e forse non solo - le pesche vengono chiamate anche “persiche“. L’albero di pesco in primavera
RICETTE
si annuncia con fiori rosa acceso dalle varie tonalità e intensità. I famosi fiori di pesco che per la loro bellezza sono stati da sempre amati e ricordati da artisti di tutte le discipline e insieme ai fiori d’arancio possono rappresentare i protagonisti preziosi di un primaverile unico bouquet da sposa. Fra le tante opere che esaltano l’albero di pesche in fiore, rigoglioso con le sue foglie lanceolate di un verde tenue, famoso e davvero magico come tutte le sue opere è quello di di Van Gogh. Pensando alle diverse varietà dei frutti, va sottolineato come siano le percoche, ultime ad arrivare a maturazione in estate inoltrata, a fornire “la materia prima“ per le famose pesche sciroppate e questo per la loro polpa compatta e resistente che tale rimarrà dopo la lavorazione per la conservazione. Percoche, ma anche giallone o pesche noci saranno altrimenti giusto ingrediente per un buon bicchiere con spicchi di frutta immersi nel vino, gradevole e antica abitudine che viene dagli usi delle nostre campagne. La bellezza delle pesche ha ispirato in pasticceria le famose Peschette all’alchermes.
PASTA BISCOTTO FATTA DAL MIXARE PER 15 PESCHETTE 500 gr di farina, 175 gr zucchero, 100 gr burro, 3 uova, un lievito in bustina, 4 cucchiai di latte, scorza di un limone grattata, pizzico di sale. Fare palline da mettere al forno schiacciate (per un mezzo tondo) per 15-20 minuti a 180 gradi. Cotte svuotare leggermente, unirne due dopo averle riempite di crema pasticcera o cioccolata (anche nutella). Per formare una peschetta immergere nell’alchermes, girare nello zucchero semolato. Mettere 1 ora in frigo e poi servire. PESCHE RIPIENE CON AMARETTI Spaccarelle tagliate a metà, svuotarle in parte, mescolare la polpa con quella di altre pesche, amaretti sbriciolati, un po’ di zucchero, un uovo, un po’ di liquore (cherry, maraschino, brandy). Riempire le metà, mettere al forno (1 ora circa) con qualche pezzetto burro e sbriciolando qualche biscotto. TANTE, TROPPE LE RICETTE sciroppate, marmellata, composta di pesche, frittelle di pesche con la pastella per dolci… e pesche in mille altri modi da sperimentare.
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www.fondazionecerratelli.it diegoarte@libero.it
FAMIGLIA
Sentiamo l’Avvocata UN PO’ DI CHIAREZZA SULLE SPESE
I TEATRI COME INDUSTRIE CREATIVE
L
e città devono essere creative, devono stimolare i cittadini alla bellezza da guardare e sentire, devono far nascere nei loro abitanti l’orgoglio di appartenere a quella comunità. Il nostro ruolo è fondamentale, si deve lavorare instancabilmente per l edificazione di citt do e il ello, l arte e l armonia sono elementi cardine di ogni agire. Allora tutto sarà diverso, cambierà il nostro comportamento e il nostro modo di pensare e di agire. Insomma la Cultura vera fa nuova ogni cosa, persino noi stessi. Lasciamoci conquistare dalla orza della ultura, facciamo si che entri nelle nostre case, nei nostri luoghi di lavoro, diventi per tutti una necessità. Così tutto cambierà e le idee che nasceranno produrranno fervore creativo. Cultura e creatività come fattori di sviluppo locale e la circolazione delle idee definisce un am ito sociale ideale do e i ere. Le arti poi sono un segno e idente di qualità sociale quando raggiungono una dimensione pubblica. n altro esempio chia e sono i teatri pensati come industrie creative. Fondamentali per una comunità, devono essere luoghi di fervore culturale, o ficine del are arte, luoghi di ormazione alla vita sotto il segno del rispetto e dell’educazione al bello. Ecco la necessità di investire in Cultura, perché vuole dire investire su noi stessi sul nostro uturo, in un settore di sicuro successo, dove la nostra terra è vincente! Siamo un popolo di creativi e questa una orza che necessario ar alere. La creatività ben temperata da valori etici, culturali e artistici un mezzo straordinario per produrre nuova Cultura. Applaudiamo allora alle nostre eccellenze culturali e creative, tantissime in ogni città della nostra straordinaria Italia, parliamo di loro a tutte le persone che incontriamo, facciamoci grandi, perché siamo grandi! Fondazione Cerratelli Villa Roncioni, San Giuliano Terme (Pisa) LE DONNE di PUCCINI Costumi di scena dal 5 settembre 2014
di Simona Napolitani mail: simonanapolitani@libero.it
U
no dei maggiori contrasti e dei più frequenti litigi tra coniugi, separati o divorziati, è il pagamento delle spese straordinarie, cioè quelle spese imprevedibili ed eccezionali che non riguardano la quotidianit dei figli e che, per il loro ammontare, sono significati e rispetto al reddito o ai redditi dei genitori. Il Tribunale di Roma, con una recentissima sentenza, ha fornito indicazioni circa la possi ilit di indi iduare le spese straordinarie ed ordinarie. Riportiamo il ragionamento del Giudice. “Ciascun genitore dovrà provvedere nella misura del 50% alle spese traord nar e relat e a fi l nor o a orenn non a to nomi economicamente), da intendersi come quelle spese concernenti eventi sostanzialmente eccezionali nella vita della prole, oppure le spese che servono per soddisfare e en e ep od e alt ar e ed pre ed l a t tolo e e pl fi at o le pe e per nter ent r r odonto a tr fi oterap a l d p oterap a e lo oped a o al da vista, lezioni private, attività sportive agonistiche con relativa attrezzatura, viaggi di studio) e quelle concernenti e ent ord nar non n l nel anten ento a t tolo e e pl fi at o le pe e per ta e ola t e ed n er tar e per libri di testo di inizio anno scolastico, per attività sportive non agonistiche con relativa attrezzatura, corsi di lingua straniera, corsi di teatro, corsi di musica, informatica, per motocicli ed autovetture, per viaggi di piacere, le spese an tar e non r or ate dal a t tolo e e pl fi at o esami diagnostici, analisi cliniche, visite specialistiche). Rientrano pertanto nell’assegno di mantenimento le seguenti pe e ater ale ola t o d an eller a l r ola t eventualmente occorrenti nel corso dell’anno, mensa, spee d tra porto r ano te era a to etro e ar rante d ett re e oto l n o a fi l pe e per te d dat tiche organizzate dalla scuola nell’ambito dell’orario scolastico, ricariche di cellulare, analisi ed accertamenti diagnostici di routine qualora mutuabili, cure estetiche, spese medico-farmaceutiche di modesto importo sostenute per l’acquisto dei medicinali per patologie che frequentemente r orrono nella ta ot d ana a t tolo e e pl fi at o an tibiotici, antipiretici, sciroppi e altri medicinali da banco). n re e d a fida ento ond o le pe e traord nar e dovranno essere previamente concordate, ad eccezione delle d pe e traord nar e o l ator e a t tolo e e pl fi at o le pe e per ta e ola t e ed n er tar e per libi di testo di inizio anno scolastico, la spese mediche e di degenza per interventi indifferibili presso strutture pubbliche o private convenzionate).” Un lungo elenco, crediamo, piuttosto utile.
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L’OROSCOPO DI
ZOE Luglio-Agosto CARA ARIETE, sembra che il maschio del colibrì sia in grado di sbattere le ali così velocemente da riuscire, con grande dispendio di energia, a rimanere quasi fermo in aria. Non si capisce bene quale vantaggio ne tragga, ma le cose stanno così: mentre la femmina costruisce il riparo per le uova, il maschio consuma tutte le sue energie per rimanere fermo! Tutto ciò si presta a facili ironie, lo so, ma ti prego di resistere. Infatti, il tuo proposito per l’estate sarà quello di imparare dal colibrì (maschio...) l’arte della dissipazione. CARA TORO, ti dedico con tutto il cuore questi versi di Pablo Neruda: “Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura/ che desti la furia del pallido e del freddo,/ da sud a sud leva i tuoi occhi indelebili/da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra. [...] Non voglio che vacillino il tuo riso e i tuoi passi/ non voglio che muoia la mia eredità di allegria”. La tua forza pura e gioiosa sarà tanto grande da risvegliare i pallidi e i freddi, questa estate. Evviva! CARA GEMELLI, il filosofo francese Jacques Ellul ha affermato: “Quando la parola è schiava, tutto è schiavo”. Un concetto radicale e fortissimo, che conferma nella sua forma così assertiva la sostanza del suo contenuto. Riceverai probabilmente la spinta forte di Giove, in questo bellissimo cielo di luglio, fantasticherai su nuove possibilità, costruirai nuovi ideali, e avrai voglia di dire la tua. Liberamente. Allora: non lasciarti imprigionare e parla. CARA CANCRO, l’attore Massimo Troisi, lettore pigro e spaventato di fronte alla sterminata produzione letteraria mondiale, così, con ironia gentile, si giustificava davanti agli scrittori: “Voi siete in tanti a scrivere e io sono solo a leggervi...”. Avrai voglia di fare mille cose nel prossimo periodo - amici, ristoranti, viaggi, film, libri - e ogni tanto ti sentirai come Troisi, sovrastato dalle molte possibilità. Ma questo sarò il tuo unico problema in questa estate con tutti i pianeti a tuo favore.
PREDIZIONI SEMI-SERIE E PRONOSTICI POSSIBILI
CARA LEONE, nel 1968 Elvio Fachinelli proponeva il concetto di desiderio dissidente, in opposizione alle idee di bisogno e soddisfacimento. Questo tipo di desiderio “eccede la finalizzazione sulla risposta, costi-tuendosi come domanda dell’impossibile”, scriveva l’autore. Che te ne pare? Ti sembra un po troppo come compito estivo? E invece no: la ‘domanda dell’impossibile’ è proprio la più adatta a questo cielo e a questa stagione. CARA VERGINE, ho visto Godzilla in 3D in una sala megagalattica, con dolby surround, popcorn e chi più ne ha più ne metta. Volevo fare un’esperienza di intrattenimento puro. Ebbene, le mie capacità cognitive sono state messe a dura prova: non ho capito nulla della trama, e fino alla fine del film ho creduto che due dragoni onnipresenti fossero Godzilla e suo figlio, mentre in realtà erano i nemici! Poiché i pianeti stimoleranno la tua intelligenza nei prossimi mesi, dubito che ti troverai nella stessa situazione. In ogni caso, ecco il mio consiglio: inutile che fai finta di cercare divertimento disimpegnato, hai voglia di far lavorare il cervello. CARA BILANCIA, ho letto da qualche parte che l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton viene pagato per i suoi discorsi 11.000 dollari al minuto. Hai letto bene: 11.000 dollari non per tutto il discorso, per un’ora, o mezz’ora, ma per un solo minuto. Cosa possiamo imparare da questa notizia (oltre al fatto che siamo una specie finita, caduta in un baratro senza più ritorno)? Questo: ricorda, nel corso dell’estate, che le parole che pronuncerai avranno un valore molto grande per chi ti sta intorno, non sprecarle, non sottovalutarle, non lesinarle. CARA SCORPIONE, la mia amica Danielle, che ha passato in Etiopia la sua infanzia, dopo una brutta esperienza in un albergo non proprio comodo e pulito, da bambina soleva dire: “Non voglio l’albergo con le pulci!”. Come darle torto? Le tue richieste ed argomentazioni, nel corso dei prossimi mesi, avranno la forza dell’evidenza e della chiarezza. Brava, continua così: l’albergo con le pulci no, proprio no! Chi potrà darti torto? CARA SAGITTARIO, così dice Nica, protagonista del romanzo Il filo di mezzogiorno di Goliarda Sapienza, all’inizio del libro: “Vedi
Iuzza, la vita e la luna si odiano perché sono sorellastre, ed avendo gli stessi difetti non si possono vedere. Lo sai che per andare d’accordo bisogna avere difetti differenti e qualità e bellezza differenti?”. È un buon consiglio anche per te, vitale amica del Sagittario. Specialmente nel mese di agosto, potresti trovare la tua luna, e godere dell’amicizia di una sorellastra tutta diversa da te. CARA CAPRICORNO, nel suo scritto “Noi, il popolo”. Riflessioni sulla libertà di riunione, la filosofa Judith Butler riflette sulla questione della vulnerabilità e dell’assenza di salvaguardie. Afferma: “essere privi di protezione è una forma di esposizione pubblica: significa essere vulnerabili e persino spezzabili, ma potenzialmente ribelli e persino rivoluzionari”. Le stelle non prevedono certo che tu partecipi a incontri clandestini e adunate sediziose. Ti consigliano però di esporti con coraggio, di mostrarti senza difenderti troppo, almeno se vuoi rivoluzionare la tua vita, anche soltanto un po’. CARA ACQUARIO, con Marte che cambia transito e la Luna nuova che arriva, dalla fine di luglio sei pronta a grandi cambiamenti. Non so ancora dire in che direzione la tua nuova vita potrà andare, ma poiché sei una idealista e inveterata sognatrice, ecco per te le parole di Pessoa, dal Libro dell’inquietudine: “Non ho mai voluto essere altro che un sognatore. [...] Sono appartenuto solo a ciò che non esiste dove io esisto e a ciò che non ho mai potuto essere. Ogni cosa che non è mia [...] mi ha sempre parlato con poesia”. Ciò che non hai potuto essere, ciò che non è tuo, potrebbe trovarsi ora a portata di mano. CARA PESCI, “c’è un segreto che mi distrugge e che sottraggo agli sguardi curiosi. Voi qui vedete soltanto la statua, l’anima di nasconde a tutti”. Sono le parole di PierreFrançois Lacenaire, assassino giustiziato a Parigi nel 1836, di cui possediamo le memorie. Ma ti prego, niente paura. Le stelle non prevedono per te né crimini, ne ghigliottine. Semplicemente, vorrei evocare quel lato nascosto, che certamente possiedi, ma che a volte tu stessa non ricordi. Non dimenticare mai la tua natura di segno duplice: i segreti non sempre distruggono, e un’anima nascosta non è necessariamente un male!
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FLORIANA PORTA
LA POESIA DEL MARE Versi ricchi di immagini e sensualità dei paesaggi marini, dei tramonti, delle albe, delle distese oceaniche di Luca Benassi
S
i potrebbe fare una storia della poesia attraverso il mare e una storia del mare attraverso la scrittura, da grande divinità, ferina e indomabile, capace di disporre del destino e della storia degli uomini, distruggendo spedizioni e a ondando otte, fino ad a isso da esplorare e infine dominare. l mare ha esercitato un fascino e una suggestione peculiari sui poeti fin da mero, perch i suoi utti nascondono il mistero delle origini, non solo quelle darwiniane della specie, ma quelle delle nostre civiltà che nel crogiolo del Mediterraneo e successivamente nelle grandi rotte
oceaniche hanno trovato genesi e possi ilit di s iluppo. l mare le sue acque, dunque, sono simboli della vita e della morte, dalle onde dalle quali nacque Venere, dea dell’amore e della fecondità, alla grande balena bianca di Melville, portatrice di devastazione e sciagura, in una lotta infinita ra orze della natura e ed essere umano che ede quest ultimo soccom ente. l tema delle origini, intese non come fatto storico, ma come luogo dell’immaginazione e dello spirito nel quale si concentrano le forze cosmiche capaci di in uenzare e creare l esistenza, l oggetto principale di indagine della scrittrice e otogra a torinese loriana Porta. Non stupisce quindi che la sua ultima raccolta di poesie e haiku “Quando sorride il mare”, pubblicato dalla Book publishing, sia interamente dedicata al mare, alle sue creature, al silenzio degli a issi, al continuo uire delle onde. i tratta di una poesia che indaga i simboli e le metafore del mare, con una concentrazione del senso che non esclude l’elegia, ma accoglie immagini e sensualità dei paesaggi marini, dei tramonti, delle albe, delle distese oceaniche, che ricordano le nebbie dei quadri di Turner, le acide solitudini del “Battello Ebbro” di Rimbaud, o certe fulminanti descrizioni de “i lavoratori del mare di ugo. l dettato ampio, a tratti eccessivo nell’uso degli aggettivi, ma sempre controllato e dai risultati comunque alidi. li esiti migliori sono forse da trovare nella serie di haiku, una forma poetica di origine giapponese che Porta mostra di conoscere e utilizzare con destrezza, che cristallizzano nelle poche sillabe concesse l’impeto e la orza dell oceano. loriana Porta nata a Torino nel 1975, ha pubblicato le sillogi di poesia: l respiro delle ombre”, “Verso altri cieli” e “Quando sorride il mare”, dalla quale sono tratti i testi qui pu licati.
Un mare di enigmi Sfioro girotondi di eclissi da percorrere. Così, come i respiri e gli sguardi in fila, a uno a uno. Continuo a sognare distese oceaniche che chiedono riposo nell’instancabile essenza di un mare di enigmi che galleggia, anela… attende ~ Ti aspetto là Ti aspetto là, oltre te, dove spira l’orizzonte, su acque trasparenti che mi abbagliano, dove danzano, al mattino, le tue labbra, aperte all’infinito. Ti aspetto là, nella fulgente aurora, verso i confini dei miei pensieri, sulla stessa rotta degli albatri. ~ Perduta Perduta Nell’ellisse ascolto un mare senza radici. Nemmeno un addio fa ritorno. ~ In mari senza un nome Brividi spettrali s’abbeverano in mari senza un nome, tra le braccia di amori perduti… si dileguano tra gli strappi e le crepe di coralli argentati… lasciano scie che sul mare sembrano orme.
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LUGLIO / AGOSTO 2014
TURISMO ECONOMIA&LIBERTÀ SPAGNA #YODECIDO DIVENTA UN DOCU-FILM
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VIAGGIATRICI prezzo sostenitore 3,00 euro Anno 69 - n.7-8 ISSN 0029-0920