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EUROPEE COME E PERCHÉ

KURDISTAN TURCO DOVE LA DEMOCRAZIA È DAVVERO PARITARIA ARTE FRIDA KAHLO A ROMA

prezzo sostenitore 3,00 euro Anno 69 - n.5 ISSN 0029-0920

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MAGGIO 2014

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San Giualiano Terme (Pisa) 8 - 11 maggio

Le possibilità di abbonamento a NOIDONNE sono le seguenti: ordinario 25 euro straordinario 60 euro (hai diritto a 3 indirizzi o 3 copie) sostenitore 100 euro (hai diritto a 6 indirizzi o 6 copie) 1+1= 40 euro Due abbonamenti - almeno una nuova abbonata con un unico bollettino di soli 40 euro (anzichè 50 euro) Il versamento può essere effettuato con un bollettino di c/c postale sul conto nr. 000060673001 oppure con Bonifico su BancoPosta intestato a: Società Coop. Libera Stampa a rl c/o Studio Berto Fabio IBAN: IT57 D076 0103 2000 0006 0673 001


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DELFINA

di Cristina Gentile

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www.noidonne.org

SOMMARIO

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01 / DELFINA di Cristina Gentile

MAGGIO 2014 RUBRICHE

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13 FESTIVAL DONNA&SALUTE 2014 SAN GIULIANO TERME (PISA), 8/11 MAGGIO

22 STAMPARE LIBRI: UN BEL MESTIERE GIRALDI EDITORE E LE DONNE ALLA GUIDA di Camilla Ghedini

SPECIALE 70 ANNI quinto inserto: 1971/1980 di Silvia Vaccaro

14/19 FOCUS/ EUROPEE, COME E PERCHÈ

26/27 EMILIA ROMAGNA

4/7 ATTUALITÀ

14 WELL_B_LAB*/ P.O: IN ATTESA DI UN PIANO NAZIONALE CI PENSA L’UE di Giovanna Badalassi

28 /37 MONDI

03 / EDITORIALE di Tiziana Bartolini

04 NOI FEMMINISTE STORICHE DOVREMMO… di Giancarla Codrignani

16 AGRICOLTURA, BENE COMUNE INTERVISTA A ROSSANA ZAMBELLI di Tiziana Bartolini

06 SCUOLA, OMOFOBIA E (VARIE) DIVERSITÀ di Stefania Friggeri

17 ALLE PORTE D’EUROPA BUSSANO LE PICCOLE E MICRO IMPRESE di Patrizia Germini

8/9 BIOETICA IL TURISMO ETICO E SOSTENIBILE di Maria Antonietta La Torre

18 LA NUOVA UE ALLA PROVA DEL GENERE di Tiziana Bartolini

10/13 INTRECCI

19 PER LE DONNE È SOS LAVORO di Marta Mariani

10 IO PARTORISCO COME VOGLIO IO CONVEGNO INTERNAZIONALE SUI DIRITTI UMANI NEL PARTO di Alessandra Battisti 12 LAIGA: TERZO CONGRESSO NAZIONALE NAPOLI, 16-17 MAGGIO 2014

DIRETTORA Tiziana Bartolini

Anno 69 - numero 05 Maggio 2014

EDITORE Cooperativa Libera Stampa a.r.l. Via della Lungara, 19 - 00165 Roma

Autorizzazione Tribunale di Roma n°360 del Registro della Stampa 18/03/1949 Poste Italiane S.p.A. Spedizione abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 DCB Roma prezzo sostenitore 3.00 euro Filiale di Roma

PRESIDENTE Isa Ferraguti

La testata fruisce dei contributi di cui alla legge n.250 del 7/8/90

STAMPA ADG PRINT Via Delle Viti, 1 00041 Albano Laziale tel. 06 45557641 SUPERVISIONE Elisa Serra - terragaia.elisa@gmail.com ABBONAMENTI Rinaldo - mob. 338 9452935 redazione@noidonne.org

30 YEMEN/LO SCANDALO DELLE SPOSE BAMBINE (SECONDA E ULTIMA PARTE) di Maria Elisa Di Pietro 33 UCRAINA/ IL RITORNO DELLA SPREGIUDICATA YULIA TIMOSHENKO di Cristina Carpinelli 36 CUBA/ L’ISOLA CHE PROFUMA DI DONNA INTERVISTA A MARIELA CASTRO di Silvia Vaccaro

LIBRI

20 PERCORSI COOPERATIVI IL RICICLONE, ONLUS E COOPERATIVA di Silvia Vaccaro

Mensile di politica, cultura e attualità fondato nel 1944

28 KURDISTAN TURCO/LA RIVOLUZIONE CHE HA PREVISTO LA DEMOCRAZIA PARITARIA di Emanuela Irace

38/43 APPRODI

20/23 JOB&JOB

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38 BANDITI E SCHIAVE. I FEMMINICIDI/ S.BADOLATI – A. PASTORE di Maria Fabbricatore

AMICHE E AMICI DEL PROGETTO NOIDONNE

Clara Sereni Michele Serra Nicola Tranfaglia

Laura Balbo Luisella Battaglia Francesca Brezzi Rita Capponi Giancarla Codrignani Maria Rosa Cutrufelli Anna Finocchiaro Carlo Flamigni Umberto Galimberti Lilli Gruber Ela Mascia Elena Marinucci Luisa Morgantini Elena Paciotti Marina Piazza Marisa Rodano Gianna Schelotto

Ringraziamo chi ha già aderito al nuovo progetto, continuiamo ad accogliere adesioni e lavoriamo per delineare una sua più formale definizione L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o cancellazione contattando la redazione di noidonne (redazione@noidonne.org). Le informazioni custodite nell’archivio non saranno né comunicate né diffuse e verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati il giornale ed eventuali vantaggiose proposte commerciali correlate. (L.196/03)

38 HANNAH E LE ALTRE/ NADIA FUSINI di Patrizia Minella 39 IL SILENZIO DELL’ARCANGELO/ LAURA CAPUTO di Nicoletta Stecconi 40 FRIDA KAHLO, IN MOSTRA A ROMA di Flavia Matitti 42 LE RAGAZZE DEL PORNO-MY SEX I PROGETTI DI ‘ART FOR PORN’ di Elisabetta Colla 43 NYMPHOMANIAC VOLL. 1 E 2/ LARS VON TRIER IN GRAZIA DI DIO/ EDOARDO WINSPEARE di Elisabetta Colla RINGRAZIAMO LE AMICHE E GLI AMICI CHE GENEROSAMENTE QUESTO MESE HANNO COLLABORATO

Daniela Angelucci Giovanna Badalassi Bruna Baldassarre Tiziana Bartolini Alessandra Battisti Luca Benassi Barbara Bruni Cristina Carpinelli Giancarla Codrignani Elisabetta Colla

04 Versione Santippe di Camilla Ghedini 06 Salute BeneComune di Michele Grandolfo 09 Il filo verde di Barbara Bruni 23 Strategie private di Cristina Melchiorri 24 Life coaching di Catia Iori 44 Leggere l’albero di Bruna Baldassarre 44 Donne&Consumi di Viola Conti 45 Spigolando di Paola Ortensi 46 Con ago e filo Fondazione Cerratelli 46 Famiglia, sentiamo l’avvocata di Simona Napolitani 47 L’OROSCOPO DI ZOE 48 POESIA Marisa Papa Ruggiero Parlare alla pietra di Luca Benassi

Viola Conti Maria Rosa Cutrufelli Maria Elisa Di Pietro Maria Fabbricatore Stefania Friggeri Cristina Gentile Patrizia Germini Camilla Ghedini Michele Grandolfo Catia Iori Emanuela Irace Maria Antonietta La Torre Marta Mariani Flavia Matitti Cristina Melchiorri Patrizia Minella

Roberta Mori Simona Napolitani Paola Ortensi Anna Pariani Nicoletta Stecconi Silvia Vaccaro

‘noidonne’ è disponibile nelle librerie Feltrinelli ANCONA - Corso Garibaldi, 35 • BARI - Via Melo da Bari 117-119 • BOLOGNA - Piazza Galvani, 1/h • BOLOGNA - Via Dei Mille, 12/a-b-c • BOLOGNA - Piazza Porta Ravegnana, 1 FIRENZE - Via dei Cerretani, 30-32/r • MILANO - Via Manzoni, 12 • MILANO - Corso Buenos Aires, 33 • MILANO - Via Ugo Foscolo, 1-3 • NAPOLI - Via Santa Caterina a Chiaia, 23 PARMA - Via della Repubblica, 2 • PERUGIA - Corso Vannucci, 78 - 82 • ROMA - Centro Com.le - Galleria Colonna 31-35 • ROMA - Via Vittorio E. Orlando, 78-81 • TORINO - Piazza Castello, 19


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L’APICE

DEL FEMMINILE

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ell’arco di una manciata di settimane abbiamo visto giurare sulla Costituzione 8 ministre, poi per le elezioni europee sono state candidate 5 capolista e qualche giorno dopo ecco 3 - o forse 4 - top manager arrivare alla presidenza di importanti società controllate dallo Stato. C’è di che rimanere stordite. I fatti sono incontestabili, ma la loro lettura non è univoca. Luciana Littizzetto dalla tribuna di ‘Che tempo che fa’ ha detto la sua spiegando che “al Governo devono andarci persone competenti, a prescindere che siano uomini, donne, gay, stranieri o opossum” e ha precisato di non credere alla “storia che le donne non hanno possibilità di far carriera”. Ringraziamo per il sostegno, simpatica Luciana, ma ci permettiamo di osservare: 1) che quando in Italia vedremo le competenze nella classe dirigente tutta, compresa quella politica, vorrà dire che saremo finalmente una democrazia compiuta e non più un paese ingessato dalle clientele e dal familismo; 2) che solo quando i posti di responsabilità saranno ‘normalmente’ affidati a chi possiede adeguate capacità potremo smettere di sollevare il problema dell’equilibrio di genere per quei ruoli; 3) che, obiettivamente, non tutti gli uomini ai vertici sono preparati quanto dovrebbero, argomento frequentato solo per analizzare i curricula delle carriere femminili; 4) gli impedimenti per le donne di avanzare nel lavoro sono oggettivi e, volendo, anche certificati da autorevoli istituti di ricerca e da statistiche. La questione vera, piuttosto, è che dobbiamo fare la fatica di continuare a spiegare delle evidenze. Analoga domanda ce la siamo posta ascoltando Sabina Guzzanti che, intervistata da Lilli Gruber a ‘Otto e mezzo’, ha definito le candidature femminili “un’operazione demagogica spacciata per rinnovamento” e le ministre “donne immagine” perché sono “giovani” e non “pos-

sono avere le competenze necessarie”. Sembrerebbe un paradosso, ma siamo ad un punto in cui è un problema se le donne ci sono e se non ci sono. D’accordo, rimangono irrisolte alcune questioni fondamentali: quali donne, con che storia, per fare cosa e in che modo, per cambiare ma verso quale direzione…. Sono problemi che non possono appartenere a chi ha deciso quelle nomine. A proposito, il fatto che siano frutto di scelte operate da uno o più uomini è un tema? Certamente lo è, così come è una questione nuova e da approfondire che molte - anzi troppe - di loro non riconducano all’impegno dei movimenti delle donne la designazione ottenuta. Forse è vero un po’ tutto: che sono giunte fin lì perché sono brave e anche perché altre hanno lottato affinché loro potessero arrivarci, che sono state ‘promosse’ perché il dinamico Presidente del Consiglio Renzi non può essere innovatore escludendo le donne, che nei giovani il maschilismo un po’ si è attenuato oppure sa ben camuffarsi, che il Governo usa messaggi simbolici anche per alimentare la demagogia necessaria a sostenerlo. È tutto un po’ vero. Così come è vero che si stanno aprendo scenari che chiedono anche alle donne nuove riflessioni coltivate al di fuori delle categorie e delle contrapposizioni femminili e femministe che hanno attraversato il Novecento. Una nuova agenda è da scrivere, ma intanto ci conviene salutare positivamente l’aumento delle donne ai vertici. Abbiamo la speranza che con loro il dialogo possa muovere da un sentire condiviso, ma siamo anche curiose di costruire rapporti con posizioni apicali sempre più popolate di un femminile che è tutto da sperimentare nella sua capacità di svelarsi al meglio. E, magari, di liberarsi davvero. Tiziana Bartolini

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NOI FEMMINISTE STORICHE

dovremmo…

Il femminismo ha prodotto teoria, etica, critica storica, perfino pedagogia, ma non una propria politica che sfidasse l’ambito maschile, dove nascono e si definiscono i poteri di Giancarla Codrignani

Al femminismo del post-sessantotto

non è mancato l’impegno teorico. I primi tempi furono impiegati nella ricerca pratica di una consapevolezza nuova dell’essere donne ricorrendo ai metodi dell’autocoscienza e del separatismo. Le donne uscivano da una tradizione emancipazionista che a poco a poco verrà contestata: si emancipano gli schiavi, i popoli oppressi, chi non ha diritto di imporre i propri diritti. Noi volevamo altro. Dalla “scoperta” di essere non il secondo sesso, ma il secondo “genere” derivarono le scuole di pensiero. e filosofe andarono dentro i problemi dell’autonomia fondativa del femminile e tutti i movimenti e le associazioni ne fruirono non solo aderendo a singole scuole, ma anche per effetti di ricaduta ricchi di contenuti e di possibilità propositive ontestualmente la realtà cfr. i referendum su divorzio e aborto) si incaricava di far avanzare problematiche che coinvolgevano le donne come cittadine. Le dinamiche politiche egemonizzate dai partiti e dai sindacati influirono anche sulla “militanza di genere le emancipazioniste a fianco del ci, le intellettuali soprattutto nelle forme radicali ed e traparlamentari, entrambe illuse di trovar casa nelle organizzazioni “neutre e ormai anziane, ma sempre influenti femministe di stretta osservanza risentono tuttora delle esperienze ideologiche post sessantottine di otere operaio o otta continua per una sorta di assimilazione involontaria di metodi e ri-

gidezze che ancora condizionano lo sviluppo del movimento alla base a sinistra più o meno radicale non ha trasformato le masse per incapacità di fare politica di consenso; molto femminismo non ha capito che, con gli stessi metodi, si riduceva a minoranza elitaria e, senza proposta politica, respingeva le non disinteressate pensionate di settant’anni e le disponibili ragazzine di sedici nche le dame attorno a hristine de izan o le patriote stile elgioioso avevano avuto le loro brave aspirazioni di grandezza per il genere… così accaduto che il femminismo, abbandonati i vecchi partiti al loro destino, ha prodotto teoria, etica, critica storica, perfino pedagogia proprie, ma non una propria politica che sfidasse l’ambito maschile, dove nascono e si definiscono i poteri a discriminazione si consolida con Aristotele o Machiavelli e l’arte politica continua a controllare il genere. ggi si considerano con sufficienza le “ uote , mentre vanno di moda le ricerche sull’autorità femminile er la verità “autorità”, anche se “femminile”, comporta ancora “gerarchia nche non volendo, essere leader significa avere la delega di comandare come se, solo per esser in mano femminile, un potere non ridefinito potesse mutare. Nell’esperienza di classe i padroni venuti dal mondo operaio non hanno mai cambiato le relazioni di dipendenza. Le studiose del matriarcato sanno che la “dea”


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non rinnova se prima non si svuota l’onnipotenza neutra del dio e l’autorità maschile del sacro. Il voto di tutti i maschi maggiorenni fu chiamato “universale”: senza le donne perché il pensiero unico definisce l’universo di ogni autorità e il nelle cariche pubbliche non impedirà alla ministra della difesa di finanziare il militare prima degli asili dei bimbi oi femministe storiche dovremmo, dun ue, riempire un vuoto: il “genere della politica”. Il rischio dell’omissione è evidente benefici di legge, tanto più se pregressi, si erodono da sé il divorzio sembra irrilevante rispetto alla trasformazione delle famiglie; la maternità non è mai diventata diritto e una donna deve essere autorizzata se vuole abortire il manager o la omenager si omologano nel management neutro, mentre resta femminile la “cura” che non è riuscita a diventare né una filosofia né un nuovo potere e ragazze sono sempre più brave a scuola e prima o poi emergeranno nelle carriere. Si sentono senza differenze, “non sono un panda che va protetto”. Saranno autorevoli. Sovrane. Quando il genere si farà sentire anche per loro, forse sempre a partire dal privato, chiederanno leggi che non modificheranno il diritto Sta ritornando l’emancipazionismo. oche si accorgono che si tratta di una partita mortale chi ha inneggiato alla fine del patriarcato rischia di aver sopravvalutato il passo indietro di uomini che, davanti all’eccellenza femminile, percepiscono il fallimento del modello unico che hanno inventato, compresi i ruoli e le dislocazioni dei poteri on graduali concessioni di sovranità consegneranno il loro modello alle nuove leve, integrate nel sistema, in crisi, ma immutato. Forse ci saranno meno femminicidi, non meno conflitti iù sana competitività, non più cura orse è urgente cercare con la testa pensante a come uscire dalla crisi non peggiorate, non foss’altro per risparmiare alle ne entr la perpetua scoperta dell’ac ua calda Le ragazze di oggi sono splendide: c’è chi non sopporta la suora che canta il rock, come se una suora non avesse il diritto di essere una ragazza come le altre magari con un altro vestito nche se non tutte sanno uello che abbiamo fatto, nemmeno noi sappiamo tanto di loro orse è proprio uesto il tempo giusto, accettando le differenze di ogni genere tra noi, per studiare e, finalmente, proporre una politica come techne femminile, forse “specialmente” femminile.b

di Camilla Ghedini

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ono le 19.30 di una domenica primaverile, ho appena finito di pulire in casa, ho portato all’isola ecologica la spazzatura - sperando di non essere stata vista coi sacchi in mano - sono davanti al pc e sento vibrare il cellulare. È Caterina, una delle mie più care amiche, che via sms mi annuncia di avere finito Le difettose (Eleonora Mazzoni, Einaudi) e di averlo molto apprezzato. Io, che il libro lo avevo preso in mano tempo fa, attratta dal titolo, rispondo che sarà presto sul mio comodino. Ricordo che tratta di maternità mancata e fecondazione assistita, un tema che mi affascina. Intanto penso al concetto di ‘difetto’. Guardo il vocabolario, uno di quelli vecchi, jurassici, uno Zingaretti del 1959, senza alcun neologismo, che mi ‘traduce’: “mancamento, colpa, peccato, errore, vizio”. Incupita, vado su Google, al Wikizionario, e mi imbatto in “mancanza, scarsità”. Caspita, con una buona dose di ironia mi sono sempre definita ‘difettosa’, soprattutto in rapporto alla mia vita sentimentale, e solo oggi mi accorgo di essermi presentata come un orologio senza la pila! Mi faccio la doccia, devo fare scorrere l’acqua sulla testa, riacquistare il filo. Nulla. La mia mente se ne va a quando trentenne sfottevo gli uomini senza una fidanzata e li definivo difettosi perché, dicevo, se uno a quell’età è solo qualche problema deve averlo. Trascorsi alcuni anni, trovandomi io nella condizione di cui sopra, e non volendo, ovviamente, che mi fosse applicato il principio di reciprocità, ho cominciato a definire me stessa ‘difettosa’. Il tutto attribuendo però all’aggettivo un non so che di agrodolce, che non avesse solo il valore dell’assenza, ma addirittura dell’abbondanza. Perché si sa, c’è una fase sciocca nella vita di una donna in cui prevale

PERFEZIONE, CHE NOIA! la convinzione che gli uomini non vogliano stare con noi perché noi siamo ‘troppo’. Troppo intelligenti, troppo belle, troppo indipendenti, troppo divertenti. A differenza di quelle che poi loro si sposano, che sono invece banali, sciatte, senza aspirazioni, tristi. Così concepito, ‘difettosa’ equivale a ‘non ordinaria, non pesa, non banale’. Anzi, a ‘originale’. Chi come me ha visto e rivisto tutte le puntate di Sex and the city, sa che le vicende delle 4 amiche di New York hanno contribuito a crearci alibi fantastici e a spingerci verso una illusione/presunzione che oggi mi pare molto chiara. Riavvolgo il nastro. Tra le ovvietà di cui nell’adolescenza ti riempiono la testa c’è la massima ‘lui ti deve amare per come sei, anche coi tuoi difetti’. Allora il concetto di difetto ce lo inculcano dentro, mi dico! Perché tutto suona come un ‘nonostante’! Da adolescente il tuo ‘moroso’ ti deve amare nonostante i brufoli, nonostante tu sia grassa, nonostante ti vesti male, nonostante a scuola non sei una cima. Da grande, invece, il tuo amato metterà l’anello al dito di un’altra nonostante tu sia bella, nonostante tu sia magra, nonostante tu sia sempre all’ultima moda, nonostante tu sia realizzata. E se invece starete insieme, ma non felici e non contenti perché il figlio desiderato non arriva, per consolarti ti diranno che non devi sentirti in colpa, anche se forse sei … difettosa! Insomma questo è. Bisognerebbe solo prenderne atto senza farsi sopraffare dall’insicurezza. E pensare anzi che forse è meglio così perché come direbbe la bistrattata Santippe, cui la storia di difetti ne ha elargiti in quantità, a partire dalla petulanza, ‘io sto con uno, Socrate, che tutti pensano perfetto, ma certi giorni, ragazza mia, è una gran noia. Con uno difettoso mi divertirei molto molto di più’.

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SCUOLA, OMOFOBIA E (VARIE) DIVERSITÀ di Stefania Friggeri

Educare alla diversità nella scuola non è facile perché ogni argomento impatta con il tema della famiglia ‘naturale’ e dell’omosessualità

Il mondo della scuola è

la migliore cartina di tornasole per misurare il grado di laicità della società italiana. È nella scuola, infatti, che di tanto in tanto scoppia un contenzioso fra l’anima clericale e l’anima laica. L’ultimo capitolo di una lunga storia sconfortante nasce con le migliori intenzioni, cioè fornire agli insegnanti un supporto per affrontare la questione dell’omofobia, sradicare il bullismo e favorire nella scuola un clima di rispetto ed accoglienza l’ fficio azionale Antidiscriminazioni Razziali) si rivolge ad un’associazione di psicoterapeuti, istituto Beck, per la realizzazione di una serie di opuscoli dal titolo “Educare alla diversità”. I tre libretti, diversamente impostati secondo l’ordine di scuola (elementare, media, secondaria) vengono intitolati “Linee guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze”. Suddivisi in quattro capitoli (componenti dell’identità sessuale, omofobia, omofobia interiorizzata, bullismo omofobico), gli opuscoli - che non sono a disposizione degli alunni - possono essere richiesti e utilizzati dai docenti nelle modalità che ritengono più opportune. Il progetto muove da gravissimi fatti di cronaca (suicidi ed episodi di violenza contro i “diversi nella consapevolezza che, per modificare una convinzione culturale radicata, non bastano le leggi ma occorre operare sulle giovani generazioni: si deve e-ducare ovvero tirare fuori, allevare, dare forma, indirizzare. Ed infatti il progetto “Educare alla diversità” risponde an-

che alla Raccomandazione Europea CM/Rec (2010)5 che chiede agli Stati membri di mettere in atto iniziative antidiscriminatorie. Si arriva così infine ai famosi opuscoli che, prima della distribuzione nelle scuole, cominciano a circolare sul web, e vi si può leggere: “I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì. Il sesso tra le persone dello stesso sesso è presente in tutta la storia dell’umanità. Inoltre molti eterosessuali possono avere sporadiche fantasie omosessuali, così come molti omosessuali possono avere sporadiche fantasie eterosessuali. Un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini… Un altro pregiudizio è che con l’omosessualità si estinguerebbe la società. In realtà, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sessualità è un’espressione fondamentale dell’essere umano. L’unica cosa che conta è il rispetto reciproco dei partner. Potremmo ribaltare la domanda: i rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?” Si scatenano i siti cattolici, i politici e il Cardinal Bagnasco commenta: “In questa logica distorta ed ideologica si innesta la recente iniziativa… ‘Educare alla diversità’… In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione - cosa giusta - in realtà mirano ad istillare (questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa… Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di indottrinamento. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati?...i genitori non si facciano intimidire”. E infatti i genitori dell’AGeSC intervengono auspicando il diritto ad “una scuola non ideologica e supina alle mode culturali


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imposte”. A questo punto gli opuscoli, stampati al costo complessivo di 24.000 euro, non vengono distribuiti dal Ministero che li blocca in attesa “della validazione del Comitato paritetico”. Forse la motivazione non è tecnica ma politica, ovvero si teme che una cultura più libera ed aperta in campo sessuale porti alla legittimazione della famiglia composta da persone dello stesso sesso. Se ieri Papa Pio V stabiliva la pena di morte, oggi il Catechismo si limita a dire che gli omosessuali sono “contrari alla legge naturale”: la natura, il Creato, è opera del Creatore e le sue norme divine, rivelate dalla Chiesa, prescrivono di praticare il sesso solo per propagare la specie; e dunque una coppia omosessuale, essendo sterile, è contro natura a il modello della famiglia cristiana definito “naturale

è in realtà una creazione storica, elaborata lungo i secoli; scrive padre Balducci: “La difesa della famiglia cristiana è un aspetto dell’ideologia cattolica che, molto più di quanto potremo pensare, nasconde la volontà di conservare un certo tipo di società e un certo tipo di sistema di rapporti di proprietà”. Le parole di Papa Francesco sull’omosessualità hanno eccitato molte speranze di rinnovamento nella Chiesa cattolica, anche perché altre Chiese cristiane, come la Valdese, benedicono le famiglie omosessuali, ma il Papa non ha frenato (non vuole o non riesce ?) le iniziative omofobiche che vogliono salvare la famiglia dal contagio degli omosessuali: le riunioni di preghiera nelle parrocchie, le “Sentinelle” che protestano contro la legge Scalfarotto, la richiesta di ritirare dal sito del comune di Torino una serie di schede didattiche antidiscriminatorie. E la giunta Fassino ha acconsentito perché mai, come dopo la scomparsa della Democrazia Cristiana, il mondo politico italiano si è mostrato arrendevole verso i cosiddetti “cattolici” che, dispersi nei vari partiti, bloccano ogni adeguamento normativo alle trasformazioni della società contemporanea dove gli omosessuali, pur pagando un prezzo altissimo, escono allo scoperto. Quegli opuscoli dunque non sono il segno dell’impoverimento dell’etica pubblica, anzi “maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba” (Herek). b

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MEDICINA DI GENERE E RELAZIONI DI POTERE

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ggi è di moda parlare di medicina di genere. Si denuncia che la sperimentazione dei farmaci viene condotta non coinvolgendo il sesso femminile, soprattutto se in gravidanza l che pu pregiudicare l’efficacia e la sicurezza, anche in relazione al dosaggio. Per inciso, in tali circostanze l’uso del termine “genere” è improprio. Si rivendica, quindi, la necessità che i farmaci e tutti gli altri interventi diagnostico terapeutici vengano messi a punto con sperimentazioni che coinvolgano il sesso femminile. Inoltre, si afferma che nelle analisi epidemiologiche sullo stato di salute delle popolazioni non si faccia adeguato riferimento alle differenze di “genere” riguardo le condizioni di salute stesse. Sulla prima questione, non c’è molto da dire se non che è più che comprensibile l’approccio cautelativo, soprattutto in gravidanza. Il rimedio spero non sia strumentalizzato per porre brevetti per farmaci rimodulati o risperimentati per tener conto della variabile sesso. Sulla seconda questione si ha a che fare con errori epistemologici che riguardano anche altre condizioni, come l’occupazione, l’istruzione, la nazionalità. Ma è questo il punto focale? A mio parere, no. Il livello di sfruttamento del desiderio di sicurezza rappresentato da interventi diagnostico terapeutico inappropriati nel percorso nascita non ha uguali, nemmeno a confronto con quanto accade ad età avanzata. Quando si parla di medicina di genere non si entra mai nel merito dell’assurdità di considerare la gravidanza, il parto e il puerperio condizioni patologiche, uando invece sono nella generalità dei casi fisiologiche n ogni caso l’assistenza ha senso se si sostanzia nella capacità di far emergere, promuovere, valorizzare, sostenere e proteggere le competenze della donna e della persona che nasce. Anche in caso di patologia l’esperto di patologia si deve limitare ad affiancare l’ostetrica, esperta della fisiologia, per tentare di ridurre i rischi legati alla patologia stessa. In caso di patologia è facile cadere nella trappola della delega e rinunciare a mettere in campo le proprie competenze. Nel percorso nascita gli interventi inappropriati assorbono ingenti risorse e producono danno, anche in termini di inibizione dell’espressione di competenza. Quest’ultimo aspetto è particolarmente deleterio perché nella gestione della nuova realtà determinatasi dalla nascita è necessario poter contare sulle proprie risorse psicofisiche, più che in ualsiasi altra circostanza l danno per la persona che nasce è incalcolabile a breve, media e lunga distanza. L’inibizione di competenza deve essere considerata come espressione del controllo dei corpi, quasi in risposta all’”arroganza” del movimento delle donne che rivendicava con successo l’autodeterminazione e l’autonomia (il corpo è mio e lo gestisco io). Attualmente non passa giorno che non compaia nella letteratura scientifica ualche articolo che dimostra il danno delle pratiche inappropriate nel percorso nascita. a si stenta a riconoscere gli “errori come è esemplificato nel riconoscimento dell’importanza della vicinanza della mamma in caso di necessità di terapia intensiva neonatale, dopo essere stata brutalmente allontanata e si parla di canguro-terapia, non di mamma terapia uando si parla di genere si deve riflettere sulle relazioni di potere piuttosto che di altro.


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Maria Antonietta La Torre* Istituto Italiano di Bioetica www.istitutobioetica.org

IL TURISMO ETICO

E SOSTENIBILE

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pesso si lamenta l’incapacità del nostro Paese di valorizzare pienamente le proprie risorse naturali e culturali a fini tu ristici; si sottolinea che questo potrebbe e dovrebbe essere un volano di sviluppo. In effetti, il turismo è un fenomeno in forte espansione a livello mondiale, ma sin dalle origini esso si è dimostrato “invadente” nei riguardi dell’ambiente e delle culture ospitanti, creando squilibri e danneggiando le risorse naturali per piegarle a esigenze di mercato. Non solo il turismo internazionale ha spesso mortificato le culture locali, ma ha contribuito alla deforestazione, alla distruzione di habitat naturali per la costruzione di strutture ricettive, alla produzione di rifiuti e ha

tità locali”, e quindi si è elaborata messo in pericolo ecosistemi marini una definizione secondo la uale e costieri con attività senza control“lo sviluppo del turismo deve eslo. Per altro, anche in questo settosere basato sul criterio della sore, le differenze tra Nord e Sud del stenibilità, ciò significa che deve mondo sono rilevanti, sia per nuessere ecologicamente sostenimero di spostamenti, sia per equità bile nel lungo periodo, econominella distribuzione dei vantaggi decamente conveniente, eticamente rivanti dall’utilizzo delle risorse, che e socialmente equo nei riguardi in buona misura finiscono a pochi delle comunità locali”. Contempograndi operatori e non producono raneamente, si è molto diversifica un valore aggiunto per le comunità ta la richiesta turistica da parte di locali. La Carta europea del turiutenti sempre più consapevoli dei smo sostenibile nelle aree prolimiti del turismo massifi tette risale al 1991. Ma cato, che non consente il documento che ha la reale conoscenza segnato una svolta è SEMPRE PIÙ SI dei luoghi e delle culunanimemente conture locali e spesso siderato la CarCRITICA IL “TURISMO produce danni e ta di Lanzarote DI MASSA” E SI MIRA A accentua le diffeper un turismo PROMUOVERE FORME DI renze tra il turista sostenibile del TURISMO SOSTENIBILE E e gli ospiti, enfatiz1995, quando si è zando il divario ecoriconosciuto che “il RESPONSABILE nomico e mortificando turismo è un fenole usanze locali, piegate meno ambivalente poialle curiosità dei viaggiaché può potenzialmente tori. I tempi sembrano dunque macontribuire al raggiungimento di turi per una diffusa consapevolezza obiettivi socio-economici e culdelle potenzialità, ma anche delle turali ma può anche, allo stesso conseguenze ambientali che i flus tempo, essere causa del degrado si turistici possono avere, cosicché ambientale e della perdita di iden-


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Il filo verde all’accesso ai siti particolarmente sempre più si critica il “turismo di fragili. La Commissione europea massa” e si mira a promuovere forha commissionato uno studio di me di turismo sostenibile e responfattibilità (presentato a Bruxelles sabile. Da un lato, infatti, il turismo dopo due anni di lavoro nel febbraio può essere considerato un mezzo del 2013) per sviluppare un sisteper favorire l’empowerment della ma di indicatori europei del turiparti deboli del mercato, dall’altro, smo per una gestione sostenibile in fin dei conti, il turismo stesso delle destinazioni (ETIS – dovrebbe essere interesEuropean Tourism Indisato alla conservazione OCCORRE ECONOMIZZARE cator System), rivolto dell’ambiente da cui ACQUA ED ENERGIA, a tutti gli stakeholtrae vantaggio. Il turiSCAGLIONARE I FLUSSI der e dunque non smo può coincideTURISTICI NELLE ZONE più centrato sul re con lo sviluppo PIÙ FRAGILI E PROGETTARE visitatore. Infatti, si se è programmato STRUTTURE TURISTICHE auspica un bilanciaconsultando le coECOCOMPATIBILI mento tra bisogni del munità locali, preocPER TUTELARE LA turista, della comunità cupandosi dell’equità BIODIVERSITÀ ospitante e dell’ambiente nella distribuzione dei e si invitano gli operatori, su vantaggi, se risulta ecobase volontaria, a implementare la nomicamente, socialmente e amsostenibilità come parte integrante bientalmente sostenibile nel lungo della gestione delle prestazioni, deperiodo, non producendo danni per gli obiettivi e dei processi decisiole attrazioni turistiche e la natura. nali n utile strumento di pianifica Del resto il Codice di etica del tuzione è poi il calcolo della “capacità rismo proposto dall’Organizzazione di carico turistica”, vale a dire del mondiale del turismo risale ormai al limite, inteso come numero di visita1999 e sottolinea proprio il possibitori, oltre il quale le risorse ambienle contributo del turismo alla comtali e culturali di una destinazione prensione e al rispetto reciproco tra possono trovarsi in pericolo. i popoli e le società, ma anche le * Università di Firenze sue potenzialità di fattore di sviluppo sostenibile: “Tutti i responsabili dello sviluppo turistico dovranno salvaguardare l’ambiente e le risorse naturali, con la prospettiva di una crescita economica sana, continua e sostenibile, tale da soddisfare in modo equo le necessità e le aspirazioni delle generazioni presenti e future.” (Art. 3) Quali sono le strategie per ottenere un simile obiettivo? Innanzitutto economizzare le risorse come acqua ed energia, ma anche scaglionare i flussi turistici nelle zone più fragili, per ridurre l’impronta ecologica, e infine progettare strutture turistiche ecocompatibili, col fine di tutelare la biodiversità, anche se ciò dovesse comportare limitazioni

di Barbara Bruni

SMALTIMENTO DEI PICCOLI ELETTRODOMESTICI

Il Ministero dell’Ambiente annuncia l’approvazione di un decreto che recepisce la normativa europea sulla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Dall’entrata in vigore del provvedimento, chi vorrà smaltire un piccolo elettrodomestico - come una lampada o un telefonino - potrà portarlo in un grande negozio del settore che provvederà a smaltirlo a norma di legge. A differenza del passato, sarà quindi possibile consegnare tali apparecchiature ai negozi anche se non si acquisterà un nuovo prodotto analogo.

LAZIO, ACQUA PUBBLICA È LEGGE

Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato, all’unanimità, la legge sull’acqua pubblica, stabilendo che: “l’acqua è un bene naturale e un diritto umano universale”. Tutte le acque superficiali e sotterranee diventano “pubbliche e non mercificabili” e la gestione del servizio idrico integrato - comprese le opere di captazione, gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione, ecc - dovrà essere svolto, con finalità di carattere sociale e ambientale, direttamente dagli enti locali. A tal fine, vengono costituiti due fondi: il primo destinato agli Enti Locali che vogliono tornare a gestire il servizio (subentrando a società di capitale); il secondo per finanziare progetti di “solidarietà internazionale”: progetti cooperativi, per assicurare l’accesso all’acqua potabile a “tutti gli abitanti del pianeta”.

NOTRE-DAME: CAMBIO ‘LOOK’ E RISPARMIO ENERGETICO

La cattedrale francese Notre Dame de Paris “si illumina nel rispetto dell’ambiente”. La maestosa cattedrale gotica sostituisce così le vecchie lampadine con 400 nuove apparecchiature a led multicolor. Il nuovo sistema di illuminazione, ideato per consentire una diversa atmosfera a seconda della tipologia dell’evento cui la cattedrale fa da cornice, permette - con una nuova potenza installata di 30 kW, contro i vecchi 140 kW! una riduzione del consumo energetico di oltre l’80%.

VACANZE NATURA

WWF lancia le sue proposte per una primavera-estate all’insegna di “vacanze nel rispetto dell’ambiente”. Gli itinerari 2014 prevedono viaggi su misura per i ragazzi, con attività coinvolgenti come i laboratori di biologia marina e osservazione astronomica. Dall’Oasi di Orbetello al parco del Gran Paradiso, i giovani delle scuole superiori potranno vivere un’esperienza in rifugio tra stambecchi, camosci, volpi e aquile, mentre apprendono tecniche e segreti della fotografia naturalistica. Per gli amanti della barca sono previsti giri dell’isola d’Elba e Cinque Terre; mentre l’Oasi WWF “Le Bine” dona ai piccolissimi un assaggio della vita in fattoria, in compagnia di asini e altri animali.


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IO PARTORISCO COME VOGLIO IO Con la Conferenza Internazionale sui Diritti Umani nel Parto si è aperta la via europea alla demedicalizzazione della maternità per ribadire la libera e consapevole scelta delle donne di Alessandra Battisti*

“Quando le donne condividono le loro storie di parto, comprendono che le storie personali sono anche politiche. E quando le donne scor-

gono il modello politico allora sono in grado di generare un cambiamento”. Così Hermine Hayes-Klein, avvocato statunitense, ha aperto i lavori della seconda Conferenza Internazionale sui Diritti Umani nel Parto, che si è tenuta in Belgio lo scorso quattro novembre, con il titolo significativo di “Birth Rights in European Union: Mobilizing the Change“. Le donne hanno il diritto di scegliere le circostanze in cui partorire, di rifiuta re trattamenti medici, di ricevere assistenza per un parto vaginale anche a domicilio, di prendere le proprie decisioni persino all’interno della struttura ospedaliera, di vedere rispettata la fisiologia della nascita, ha prose guito Hermine Hayes-Klein, che ha posto l’accento sul potere delle persone come contrappeso al potere eco-

nomico attualmente detenuto da chi gestisce il sistema di assistenza alla maternità. La Conferenza si è articolata in tre panels e in svariate tavole rotonde. Il primo panel dal titolo “Ternosky Defence”ha presentato i casi giudiziari di quattro ostetriche, provenienti da quattro differenti nazioni europee, che hanno subito e stanno subendo dei processi per avere fornito assistenza al parto al di fuori della struttura ospedaliera. In tutti i casi presentati, i legali delle ostetriche hanno incorporato nelle proprie tesi difensive quanto sancito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso Ternosky contro Ungheria. Nella nota sentenza la CEDU ha ritenuto la legislazione ungherese, in materia di assistenza sanitaria, discriminatoria nei confronti delle donne che desiderano partorire presso la propria abitazione rispetto a quelle che danno alla luce i propri figli in ospedale e ha stabilito che ai sensi del l’’articolo 8 della Convenzione il concetto di “vita privata” include il diritto al rispetto della decisione circa il divenire o meno genitore e conseguentemente il diritto a scegliere le circostanze in cui diventarlo. Il secondo panel, “Economia ed Etica”, ha posto l’accento sulle implicazioni finanziarie ed etiche con nesse al dibattito sui diritti umani nel parto. I relatori intervenuti hanno affrontato le tematiche inerenti gli attuali sistemi di assistenza alla nascita, analizzando la relazione tra l’assistenza del medico e quella dell’ostetrica. In particolare la relazione di Elke Hekel, ostetrica libera professionista, ha evidenziato, come ad esempio nel Regno Unito sia stato stimato che le donne che provvedono autonomamente a retribuire la propria ostetrica di fiducia generano a favore del si


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stema sanitario nazionale un risparmio annuale di milioni di sterline. Ciò nonostante l’attuale sistema assicurativo è talmente oneroso da mettere in serio rischio la possibilità stessa di esercitare la professione per le ostetriche indipendenti. Anche la relazione di Kenneth Jonshon, ha evidenziato come un aumento anche solo del delle nascite a casa e in case maternità produrrebbe negli Stati Uniti un risparmio di oltre due miliardi di dollari all’anno. Gli studi dimostrano che l’assistenza a casa riduce sia il tasso di nati prematuri, sia il tasso di tagli cesarei, con migliori esiti in termini di salute materno-fetale e con un potenziale di risparmio sotto il profilo della spesa sanitaria per uesto motivo la filosofa Mylen Botbol-Baum ha sottolineato come gli

Il perineo? Sconosciuto ai più, luogo innominato, nascosto, segreto è una parte fondamentale del corpo, profondamente legata al benessere e alla salute. Imparare a conoscerlo, prendersene cura, accudirlo dalla nasci a fin a a vi a ad a c n i isce a enesse e generale. Quando il perineo si indebolisce, intacca le stesse basi dell’identità femminile. La sua debolezza con i suoi disagi, come per esempio l’incontinenza, viene nascosta, taciuta, gestita e sopportata in silenzio. Questo libretto esprime le domande mai poste, le nomina e risponde con suggerimenti e informazioni illustrate, con un approccio interdisciplinare. Ma soprattutto dà un messaggio: star meglio si può, con un piccolo impegno, guadagnando in benessere e qualità della vita. In modo molto semplice indica la strada che aiuta non solo a ritrovare il benessere perineale, ma anche il benessere di tutta la persona. Inoltre fornisce uno strumento di comunicazione per i corsi di percezione del perineo con donne di tutte le età. Paola Greco, Gianluca Bracco, Renato Palma, Monica Pierattelli LA SALUTE DELLA DONNA. Il benessere del perineo Euro 10, Ed. SEAO

aspetti etici non possano essere scissi da quelli economici perché il corpo femminile, con il suo potere generativo, rappresenta un’area di investimento economico molto appetibile per l’industria capitalistica. Il terzo panel “Ternosky Offence” è stato composto da madri che hanno adito i tribunali nazionali e la Corte Europea per vedere tutelati i propri diritti sia di partorire a casa dopo un cesareo, sia di rifiutare un’episiotomia Tra queste madri, in particolare, un’ostetrica italiana, che ha presentato ricorso per avere subito una episiotomia rifiutata con oltre dinieghi, ma ugualmente realizzata. Il suo ricorso è stato dichiarato ammissibile dalla Corte ed è attualmente in decisione. La seconda Parte della Conferenza è stata caratterizzata da varie sessioni di tavole rotonde in cui i partecipanti, divisi in piccoli gruppi, con il metodo del brainstorming e del dialogo strutturato affrontavano varie tematiche e proponevano delle soluzioni volte a “mobilizing the change”. Le tante idee emerse formeranno la base per nuove azioni volte a produrre un cambiamento delle pratiche di assistenza alla nascita. Nel gruppo a cui ho partecipato si discuteva delle modalità con le quali sollevare la consapevolezza dei professionisti della nascita. Preliminarmente è emersa l’esigenza di fare formazione alle giovani donne sin dalla scuola, abituandole a pensare alla nascita come ad un processo naturale e ai medici come esseri umani che possono sbagliare e non necessariamente depositari della verità. È emersa altresì la necessità di lavorare sull’autonomia degli individui e sul pensiero critico. Molte ostetriche hanno anche sottolineato come spesso durante la gravidanza e il parto si perda persino il buon senso comune. Ma quando ci siamo interrogate su quali azioni concrete intraprendere per creare consapevolezza circa i diritti umani nel parto, ho proposto semplicemente di diffondere il più possibile l’esistenza della Conferenza e il tipo di lavoro costruttivo che è stato svolto da tutti in quella sede. Si è molto parlato della importanza di narrare le storie e il racconto della Conferenza è già di per sé una storia da condividere. La storia di un nutrito gruppo di persone provenienti da tutto il mondo che si sono riunite a la enberge il novembre del per discutere della nascita e dei diritti umani, segno del cambiamento che avanza. E questo è solo l’inizio. b *Avvocata uesto articolo è stato pubblicato su n dicembre , periodico della Scuola Elementale di Arte Ostetrica ( mpruneta, tel e fa info@marsupioscuola.it Altre informazioni su: http://www.marsupioscuola.it/ il sito della SCUOLA ELEMENTALE DI ARTE OSTETRICA

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LAIGA, TERZO CONGRESSO Importante appuntamento per l’associazione di ginecologi non obiettori, sempre al fianco dei diritti riproduttivi delle donne Si tiene a Napoli il 16 e 17 maggio (Stazione Marittima) il terzo Congresso Nazionale di LAIGA, associazione che nasce nel 2008 dall’impegno

di alcuni ginecologi non obiettori che operano in strutture ospedaliere pubbliche allo scopo di salvaguardare l’applicazione della Legge 194. L.A.I.G.A - Libera Associazione Italiana Ginecologi per Applicazione legge 194 - è recentemente diventata una Onlus, mantenendo le finalità e gli obiettivi che aveva al suo nascere tutela dei fondamentali diritti degli operatori e delle donne che usufruiscono della legge 194/78, ed in particolare difendere la legge 194 e gli operatori, difendere le donne che usufruiscono legge 194 con particolare riguardo per le donne che chiedono l’aborto terapeutico; creare una mappa dei luoghi in Italia dove sia possibile sottoporsi ad aborto terapeutico; creare una mappa degli operatori non obiettori per darsi sostegno, sorvegliare sulle ‘pari opportunità’ in ambito lavorativo tra personale non obiettore e obiettore sorvegliare affinché la legge venga attuata in tutte le ASL come previsto dalla legge. L’appuntamento congressuale si profila di particolare importanza sia per gli operatori sia per le donne, i cui diritti vanno sempre più restringendosi’. Proprio per affrontare in modo diretto e concreto la situazione gli organizzatori hanno ‘deciso di dedicare la mattina di venerdì 16 maggio all’incontro tra le ssociazioni impegnate in uesto campo, con il progetto di creare una rete e di stilare una piattaforma di proposte ed iniziative comuni’. Il Comitato organizzativo (Silvana Agatone - Presidente di LAIGA -, Patrizia Facco, Concetta Grande, Mirella Parachini) e il omitato scientifico aurizio ologna, elsomina rlando, Anna Pompili, Giovanna Scassellati) hanno messo a punto un programma che prevede di affrontare con le associazioni temi che vanno dalla contraccezione di emergenza alla diagnosi prenatale e accesso all’aborto

terapeutico, dall’IVG farmacologica in Italia alle proposte e soluzioni giuridiche sull’obiezione di coscienza. Sono previsti, tra i vari, focus tematici sui diritti riproduttivi in Italia (Lezione magistrale del prof. Carlo Flamigni) e su ‘Nuove frontiere della diagnosi prenatale e IVG’ ntonio elpiede, anosa di uglia na specifica attenzione ai diritti di salute delle donne migranti ci sarà con le relazioni ‘La migrazione dei diritti’ (Cristina Damiani e rappresentante WOW) e ‘L’aborto in Italia per le donne straniere’ (Giovanna Scassellati, Roma). L’attualissima uestione dell’obiezione di coscienza sarà affrontata da ilvia e ordo arcellona con una relazione su ‘L’obiezione di coscienza in Italia’ e da Filomena Gallo (Salerno) con ‘Soluzioni giuridiche all’obiezione di coscienza’. La relazione ‘Protocolli di utilizzo della Ru486 nel mondo’ (Mirella Parachini, Roma) affronterà una uestione che continua a trovare resistenze nel nostro Paese. Lo scorso mese di marzo è stato contrassegnato da una vittoria importante presso il Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa circa lo stato di disapplicazione della legge 194/1978 (Reclamo collettivo n. 87 del 2012 depositato l’8 agosto 2012). Il Comitato Europeo ha accolto tutti i profili di violazione prospettati iamo felici di uesto risultato ha dichiarato Silvana Agatone, Presidente della frutto di anni di lavoro della che ha fatto da catalizzatore mettendo in contatto l’organizzazione internazionale non governativa IPPF EN e l’Avv. Prof. Marilisa ’ mico e l’ vv enedetta iberali, avviando il percorso che ha portato alla condanna dell’Italia, fornendo fondamentali dati sulla reale non applicazione della legge n. 194’. Prossimo obiettivo dell’associazione è la ‘creazione di una rete e di una piattaforma di impegni e rivendicazioni comuni con altre associazioni in tema di diritti riproduttivi’ cco uindi l’invito a partecipare all’incontro tra le associazioni previsto a Napoli la mattina del 16 maggio.b Informazioni: www.laiga.it


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FESTIVAL

DONNA&SALUTE 2014 SAN GIULIANO TERME 8 -11 MAGGIO

La seconda edizione di una quattro giorni dedicata alla Medicina e alla Salute vista da un punto di vista di genere attraverso: convegni, focus tematici, dimostrazioni, workshop e screening. Obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare circa la necessità di un approccio più equo e attento alle differenze “Il Festival Donna e Salute

che si svolgerà a San Giuliano Terme dall’8 all’11 maggio - è alla sua seconda edizione e sarà l’occasione per discutere, confrontarsi, offrire informazioni corrette sui temi della salute partendo da una considerazione da cui non si pu prescindere gli esseri umani hanno fra loro tante differenze e la più macroscopica è uella sessuale che assume un significato sociale e culturale il genere”. L’Assessora Fortunata Dini spiega il senso di uesto appuntamento. “Obiettivo prioritario del Festival è di promuovere e consolidare un approccio alla salute attento al genere, più e uo, in accordo con gli ‘Obiettivi di sviluppo del Millennio’ delle Nazioni Unite e le indicazioni dell’OMS (Equity Act): e uità nell’accesso, nell’appropriatezza e nella personalizzazione delle cure tenendo conto delle differenze di genere. Donne ed uomini sono diversi dal punto di vista anatomo fisiologico, biologico funzionale, psicologico, sociale, culturale e proprio per uesto ogni persona deve avere la garanzia di ricevere il miglior trattamento possibile”. Quali sono i focus tematici quest’anno? n uesta edizione sono previsti alcuni focus tematici, a partire dall’educazione alla arità, passando per i danni da farmaci e i costi per la società, il diabete analizzato nelle fasi della vita e anche dal punto di vista di genere. Ci occuperemo poi dell’ umanizzazione della cura e dei luoghi di cura e della libertà di scelta per una genitorialità responsabile e consapevole mportante sarà anche il convegno su un tema poco dibattuto, uale uello del rapporto tra donna, sport e disabilità importante sollecitare attenzioni e stimolare la sensibilità affinché ueste conoscenze diventino strumenti a disposizione

di chi governa e pianifica servizi in modo che si possano favorire scelte più e ue ed efficaci enso ai ilanci di Genere, al Centro Regionale di Coordinamento della Salute e della Medicina di Genere, istituito dalla Regione Toscana ed unico in Italia. Alle tavole rotonde parteciperanno decisori politici, operatrici ed operatori sanitari, professioniste/i della ricerca, il mondo accademico, il terzo settore e la cittadinanza i auguriamo che anche in uesta edizione ci possa essere una buona partecipazione per dare, come mministrazione, il nostro contributo perché si radichi sempre più la convinzione che anche nel campo della salute è necessario trovare un e uilibrio sinergico di condizioni sociali e culturali di parità Quali altre attività sono previste? Sono previsti brevi workshop di educazione alla salute e screening gratuiti per osteoporosi, diabete, colesterolo, basale, pressione, educazione all’igiene dentale, tape neuromuscolare, prevenzione melanoma, audiometrico, controllo computerizzato della vista, nutrizionale ed impedensiometria, misurazione grado di insufficienza venosa, consulto psicologico, controllo della postura, massaggi e molto altro ancora. Inoltre saranno allestiti stands che ospiteranno Associazioni di volontariato sanitario e sociale per far conoscere meglio le loro attività aranno proposte anche brevi dimostrazioni per sensibilizzare la cittadinanza sulle manovre e gli strumenti salvavita, uali ad esempio la disostruzione pediatrica oppure l’uso del defibrillatore b Informazioni: www.festivaldonnaesalute.it tel 050 819363 Segreteria Organizzativa: Marta Costa mcosta@comune.sangiulianoterme.pisa.it

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PARI OPPORTUNITÀ:

IN ATTESA DI UN PIANO NAZIONALE CI PENSA L’UE LE ITALIANE HANNO BUONI MOTIVI PER VOLER BENE ALL’EUROPA E PER DESIDERARE CHE IL SUO PESO POLITICO SIA SEMPRE PIÙ FORTE PER RENDERE LE POLITICHE DI GENERE E LE PARI OPPORTUNITÀ UNA SCELTA STRATEGICA

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ra i vari argomenti di discussione in vista delle elezioni europee poco si parla di donne e di pari opportunità. Eppure si dovrebbe, perché le donne sono protagoniste a pieno titolo della vita economica e sociale del paese e perché anche da loro dipende la possibilità di tornare a crescere. Merita allora cercare di capire come e se le politiche comunitarie incidono sulla nostra vita. Dal punto di vista normativo l’ nione ha influenzato in modo consistente la nostra normativa nazionale, sia direttamente in termini di attuazione delle direttive comunitarie, sia indirettamente promuovendo attraverso la legislazione europea una maggiore sensibilità verso le tematiche di genere. Basti citare alcuni riferimenti: le pari opportunità tra donne e uomini sono un principio alla base dei valori sui quali si fonda la UE; è presente sia nel Trattato (art. 2 e art. 3, par. 3), che nella Carta dei diritti fondamentali (2000, art. 21 e art. 23); la parità di retribuzione è entrata nella normativa comunitaria sin dal 1957 (Trattato di Roma), mentre il Trattato sul funzionamento della UE consente di operare per le pari opportunità nell’ambito delle politiche per il lavoro (art. 153), di agire con azioni di discriminazione positiva a favore delle donne (art. 157), di combattere contro la violenza sulle donne (art. 168). Diverse direttive, poi recepite a vario livello dai paesi della UE, hanno inoltre sancito il principio di parità tra donne e uomini ad esempio in materia di sicurezza sociale (direttiva 79/7/CEE del 19 dicembre 1978), di attività autonoma e di tutela della maternità (direttiva 86/613/ CEE), di sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (direttiva92/85/CEE), di accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro (direttiva 2002/73/ CE). Dal punto di vista delle iniziative politiche, le politiche comunitarie si possono leggere con dif-

ferenti livelli di aspettative e giudicare in modo diverso. Di certo in questi ultimi anni se in Italia si è parlato, anche se non abbastanza, di pari opportunità, lo si deve in gran parte a iniziative finanziate dai progetti dell’ nione uropea a maggior parte dei progetti provinciali e regionali in materia ad esempio di lavoro, di imprenditoria femminile e di contrasto alla violenza sulle donne sono stati infatti finanziati da fondi europei, sia diretti, cioè erogati direttamente dall’Unione per i vari programmi (Daphne, Progress, etc), che indiretti attraverso i POR (Piani Operativi Regionali) e la programmazione nazionale al punto di vista finanziario nell’ambito del ciclo di programmazione appena concluso (2007-2014) merita ricordare il programma Progress, con un budget complessivo di 658 milioni di Euro per tutta l’Europa, che prevedeva la parità di genere tra le 5 priorità; nonché il programma Daphne contro la violenza sulle donne, , milioni di uro, che ha finanziato anche una parte importante delle attività dei Centri antiviolenza in talia ono certamente importi insufficienti in una dimensione continentale, ma che rappresentano un impegno nella parità di genere di certo proporzionalmente superiore a quello dimostrato dall’Italia a livello nazionale. Un altro merito dell’Unione Europea è quello di fungere da stimolo continuo verso gli Stati membri, mettendoli di fronte alle proprie inadempienze in modo spesso impietoso, soprattutto per l’Italia. I numerosi report statistici della UE che vengono prodotti in tema di pari opportunità sui più disparati argomenti collocano infatti sistematicamente l’Italia in fondo a quasi tutte le graduatorie dei paesi europei. Questo specchio è di fondamentale importante per rendere più consapevole l’opinione pubblica italiana del bisogno di fare un salto di modernità su questo tema a funzione di richiamo e di monito agisce anche nell’ambito dell’affermazione e


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SONDAGGIO DI APRILE tutela dei diritti. Basti pensare all’ultimo rapporto europeo sulla legislazione italiana in materia di parità di genere, dove l’Italia subisce un giudizio severo, che riconosce una dotazione normativa adeguata ma sostanzialmente disattesa. Il nostro paese è stato infatti richiamato ad esempio per l’impossibilità oggettiva di attuare il diritto all’aborto a causa dell’obiezione di coscienza, per la complessità delle procedure di divorzio, per lo scarso numero di donne in politica, per l’impossibilità di dare il cognome delle madri ai bambini (unico paese in Europa). Un altro aspetto importante riguarda l’approccio di mediolungo termine delle politiche di genere comunitarie. ’ nione infatti adotta sempre uno documento strategico di pianificazione e di programmazione per le pari opportunità che agisce in parallelo sia ai cicli sessennali di programmazione dei Fondi Comunitari che, in una visione più ampia, alla grande strategia “Europe ’ultima strategia comunitaria per la parità tra donne e uomini, valida per il periodo , ha ad esempio fissato quali obiettivi da perseguire: 1. la pari indipendenza economica per le donne e gli uomini; 2. la parità delle retribuzioni per un lavoro di uguale valore; 3. la parità nel processo decisionale; 4. la dignità, integrità e fine della violenza nei confronti delle donne; 5. la promozione dell’uguaglianza di genere fuori dai confini dell’UE; 6. le questioni orizzontali (ruoli di genere, strumenti normativi e governativi). Certo, si potrà opinare che si tratta di obiettivi irraggiungibili, ma rimane comunque importante avere una strategia pluriennale alla quale orientare tutte le decisioni quotidiane e di breve periodo. Il tema della parità di genere nasce infatti da una condizione secolare di discriminazione delle donne. Si possono quindi raggiungere risultati importanti solo se si adotta una visione più lunga, che indichi un obiettivo da raggiungere per tutta la collettività, con una tempistica ragionevole e fattibile. Ad oggi invece in Italia l’approccio prevalente è di tipo estemporaneo, che affida le politiche di genere ad una logica di urgenza, alle pur lodevoli iniziative di politiche/i illuminate/i, a campagne mediatiche spesso strumentalizzate. In questo senso l’Unione Europea dovrebbe essere per noi una fonte di ispirazione per predisporre un piano nazionale per le pari opportunità decennale, periodicamente aggiornato, condiviso da tutto l’arco istituzionale, perseguito con fondi strutturali e con investimenti pluriennali. Certo per arrivare a questo risultato ci vorrebbe che il tema della parità di genere assurgesse a priorità nazionale, che superasse la dimensione minoritaria e di nicchia nella quale si trova al momento. Ci vorrebbe che la parità di genere venisse considerata per quello che effettivamente è, un valore sociale primario, ma anche un formidabile potenziale di sviluppo economico e sociale per il nostro paese. iovanna adalassi, ell ab giovanna.badalassi@wellblab.it

ELEZIONI EUROPEE IN VISTA. UN’OPPORTUNITÀ PER LE DONNE? SI, L’UNIONE EUROPEA È UNA RISORSA PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO DELLE DONNE

33%

NO. LE OPPORTUNITÀ DELLE DONNE DIPENDONO DAI GOVERNI STATALI E DA FATTORI SOCIO-CULTURALI

10%

SI, MA LE ISTITUZIONI EUROPEE DEVONO FARE MOLTO DI PIÙ DI QUANTO FATTO NEGLI ULTIMI ANNI

57%

LE VOSTRE RISPOSTE QUALI TEMATICHE IN PARTICOLARE DOVREBBE AFFRONTARE PER LE DONNE L’EUROPA? Dare maggiori opportunità di lavoro alle donne grazie a leggi, progetti e a fondi europei. Questo è veramente possibile. Le scuole italiane, sono una docente, ormai fanno progetti solo attraverso le misure ed i fondi europei (Maria Teresa) Lavoro e imprenditoria femminile prima di tutto. E poi i diritti, cercando strade per allineare le normative dei vari Paesi membri (Tiziana) Assoluta parità tra generi di partecipazione alla vita sociale, civile, politica. Eliminazione del sessismo, della discriminazione per motivi religiosi e della violenza di genere (Alba) Il lavoro ovviamente, anche attraverso l’auto-impresa in campi importanti e nuovi che è un modo più libero per esprimere idee e competenze ma anche vere e stringenti politiche per condividere in tanti compiti e cura legati alle famiglie (Costanza) Emigrazione europea al femminile: sportello dedicato, tutele,possibilità e riferimenti lavorativi,istruzioni per l’uso (Maria) L’Europa potrebbe fare moltissimo per le donne se diventasse in primo luogo non l’Europa dei singoli governi ma effettivamente una Confederazione di Stati con un Governo dotato di poteri reali e in grado di rendere le proprie decisioni vincolanti (Stefania) Al primo punto la violenza di genere, la parità e il lavoro (Sandra) Formazione, lavoro e famiglia (Cristina) Io penso che anche per questo argomento l’Europa dovrebbe accelerare il processo di omogeneizzazione delle leggi che si riferiscono alla parità di genere nei vari paesi dell’Unione, magari punendo i paesi che non lo fanno (Gabriella) Lavoro, imprese femminili (Isa)


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AGRICOLTURA, BENE COMUNE di Tiziana Bartolini

DAL MERCATO UNICO ALLA MONETA: UN CAMMINO CHE DEVE CONTINUARE. ACCANTO ALLE PERSONE. ROSSANA ZAMBELLI, DIRETTORE CIA, E L’IMPRENDITORIALITÀ AGRICOLA

menti climatici che incrementano la domanda di alimenti. Non è un caso che l’EXPO 2015 a Milano abbia come tema quello di nutrire il mondo, l’agricoltura nel suo insieme avrà una indiscutibile centralità. Cosa dovrà cambiare nelle istituzioni europee che ande a inn va e a fine aggi Intanto sottoporremo le nostre proposte ai candidati per renderli consapevoli dell’importanza di questo settore e

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iamo europeisti da sempre e abbiamo continuato a credere ed investire sull’ uropa fin dai suoi primi passi”. A parlare è il mondo agricolo ed è Rossana Zambelli, direttore di CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) dal 2010 e da oltre un trentennio impegnata nel settore, sempre in CIA. E sempre vicina alle donne, delle uali apprezza la concretezza, l’efficienza e la capacità di innovare che è dimostrata dal successo delle numerose aziende a conduzione femminile. Sull’Europa non ha esitazione: sì all’UE ma anche massima attenzione ai cambiamenti che le contingenze e le esperienze rendono necessari “ ’è una normale evoluzione ’ nione è partita come mercato e siamo arrivati alla moneta unica. Un cammino straordinario che oggi deve porsi l’obiettivo di ridefinire il percorso verso uno spazio comune più vicino ai cittadini, stabilire un nuovo equilibrio tra aspettative sociali e realtà imprenditoriali”. E rispetto all’agricoltura, in modo particolare, cosa vede per il prossimo futuro? ’agricoltura deve essere considerata un ene omune, deve essere percepita come volano economico e finora l’Europa ha stabilito dei limiti alla produzione con le quote, per il futuro si dovrà invertire la rotta e avere l’obiettivo di incrementare la produzione. Questo si rende necessario per i cambiamenti sopraggiunti: pensiamo all’aumento demografico e ai cambia-

delle innovazioni che occorre realizzare ’ uropa si dovrà confrontare in modo serrato e avere la capacità di mettersi in discussione. Va bene l’attenzione all’Euro e agli equilibri economici, ma ci sarà sempre più bisogno di azione politica comune sul fronte della cittadinanza e delle politiche sociali. È necessaria l’affermazione di una politica estera e delle migrazioni che guardi al Mediterraneo come un naturale bacino di relazioni umane ed economiche e di potenziale sviluppo. In questa prospettiva il nostro semestre di Presidenza europea sarà un’occasione da non perdere per affermare i valori di cui siamo portatori. E il mondo agricolo come deve cambiare? Intanto deve partire dalla consapevolezza del suo valore, a cominciare dal fatto che le produzioni agricole non sono delocalizzabili e hanno bisogno di quella terra e di quel sole. Quel territorio e quel paesaggio sono un bene di cui lui ha cura e che aggiungono valore alla sua produzione. ’agricoltore deve essere protagonista nel dialogare ed essere propositivo delle aree rurali perché l’agricoltura si declina in ambiente, in territorio e poi in mercato.


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Eppure mai come questa volta si sono levate così tante voci critiche verso l’Europa. Cosa ha determinato questa ostilità? Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità come sistema-paese che non ha saputo sfruttare pienamente le opportunità che l’Europa ha offerto. Si è diffusa l’idea di un soggetto che impone e che non da nulla in cambio, qualcosa che pone problemi. Il risultato è che viviamo sulla pelle le politiche restrittive e non vediamo o raccogliamo i benefici oiché nei prossimi anni i finanziamenti saranno

solo quelli comunitari dovremo attrezzarci sia sul fronte della politica sia come strutture amministrative, a partire dalle regioni ’innovazione europea chiede alla classi dirigenti di essere più veloci e di sintonizzarsi con quei meccanismi. Come fanno gli altri Paesi, del resto. Dobbiamo imparare a vedere l’Europa non come una sovrastruttura, ma a sentirci parte di una comunità che ci appartiene, anche. Del resto non riesco a pensare a noi fuori dall’Europa. Sarebbe come se domani decidessimo tutti di buttare via i nostri telefonini. Sarebbe impossibile, naturalmente!

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ALLE PORTE D’EUROPA BUSSANO LE PICCOLE E MICRO IMPRESE

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on l’avvicinarsi delle elezioni europee, in un clima di anti-europeismo parlare di valutazioni, analisi dei fabbisogni, necessità ed occasioni perse soprattutto pensando alle icro e apre un percorso di difficile valutazione dal quale però è necessario non sottrarsi si se si intende portare un contributo su questo terreno. Riferendosi quindi al contesto delle Micro e PMI con la pubblicazione nel giugno 2008 dello Small Business Act (SBA) da parte della Commissione Europea si sono gettate le basi per l’inizio di un percorso volto alla creazione di un ambiene ec n ic ca i a s es e s ecifiche ea i prenditoriali. Lo slogan è “Pensare anzitutto in piccolo”. Con lo Small Business Act si è recepito un cambiamento di rotta nelle politiche di sostegno alle imprese, passando da interventi di tipo “generalizzato”, ossia orientati alla generica accumulazione di capitale privato e/o a scarsa specializzazione e selettività, a politiche maggiormente orientate verso il sostegno alla ricerca, lo sviluppo e l’innovazione e alla fornitura di servizi reali alle imprese obiettivi di tipo orizzontale ’ talia ha lavorato molto e come rileva anche il Rapporto 2013 sullo stato di attuazione dello SBA curato dal Ministero dello Svilup-

po Economico le Micro e PMI restano il motore centrale della possibile ripresa - sia in Italia che in Europa - ma molto resta ancora da fare. Si tratta di cose concrete che intrecciano politiche europee e scelte di governance nazionali quali: investire maggiormente nell’educazione verso il ruolo imprenditoriale (valorizzando soprattutto gli orientamenti dei giovani), migliorare la rimozione delle barriere che rendono difficile avviare un impresa, continuare ad investire sulla costruzione di una “cultura“ europea di cittadinanza sociale ed imprenditoriale che permetta il libero scambio fra i diversi territori, continuare ad investire sulla costruzione di “reti“ di impresa territoriali, settoriali, tematiche al fine di rimuovere ostacoli dati da isolamento, dalla mancanza di una cultura condivisa dell’agire insieme per obiettivi comuni di sviluppo e crescita dei territori di riferimento ed infine tema particolarmente sentito dagli imprenditori in Italia - creare le condizioni per un maggior sostegno allo sviluppo delle imprese tramite un accesso al credito impostato su questi principi di riferimento di promozione e sviluppo di micro e piccole imprese. Ecco, la nuova Europa dovrà ripartire anche da qui per cercare di dare risposte concrete e tenendo sempre presente che le imprese vivono bene in territori dove si vive bene, ma che soprattutto le Micro e Piccole imprese hanno necessità e bisogno di politiche chiare, di pari dignità ed opportunità fra territori, dimensioni, forme societarie, settori di appartenenza. Solo cosi l’Europa potrà essere inclusiva anche per queste realtà imprenditoriali. Patrizia Germini, esperta sviluppo Micro e PMI Note: fonte dati yehttp://ec.europa.eu/small-business/index_it.htm

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LA NUOVA UE ALLA PROVA DEL GENERE di Tiziana Bartolini

UN MODELLO SOCIALE E DEMOCRATICO DA RIAFFERMARE PER SUPERARE UNA CRISI CHE NON È SOLO ECONOMICA

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e donne sono state protagoniste della costruzione dell’Europa, che nei Trattati e nelle Carte fondanti afferma la parità di genere e la necessità di superare le discriminazioni. L’Europa ha fatto promesse che deve mantenere”. Livia Turco, a margine del convegno organizzato dalla Fondazione Nilde Iotti, di cui è Presidente, “Uno sguardo di genere per una nuova Europa” (Roma, 11 aprile) sottolinea il focus dell’iniziativa. “Oggi va costruita una democrazia partecipata, per cambiare le istituzioni e rilanciare il modello sociale. Va alimentato un dibattito pubblico che faccia crescere una società civile europea perché di UE occorre parlare nella dimensione quotidiana”. Tra le numerose relazioni, Anna Loretoni, docente di ilosofia olitica alla cuola uperiore ant’ nna di Pisa, ha sottolineato quanto la nostra sia stata “una cultura politica europeista molto fragile, spesso retorica o

di facciata” ma al contempo come “in questi anni l’Europa abbia dato molto alle donne in termini di diritti sostanziali, di un’uguaglianza non formale anche perché ha fatto da traino per superare ritardi nelle politiche nazionali”. È oggi, quindi, “occorre spiegare l’Europa che vogliamo anche in termini di valori e di diritti civili e sociali”. Gli interventi sono stati attraversati dalla piena consapevolezza della criticità del momento che vive l’UE accanto alla preoccupazione sulla tenuta dell’idea di comunità complessa ma indispensabile. La crisi economica sta mettendo in crisi il modello che l’Unione si è dato e un’inversione di tendenza sostanziale è stata invocata, a partire da un’affermazione delle forze politiche progressiste alle prossime elezioni europee e in misura tale che possa garantire la possibilità di realizzare i cambiamenti.

“ on uesta crisi economica, finanziaria, sociale e di sistema il rischio serio è di andare verso una società europea più polarizzata, divisa e depressa - ha dichiarato Francesca Marinaro - mentre occorre creare consenso intorno ad un’idea di cambiamento che punti ad un’Europa democratica e sociale più vicina ai cittadini e alle cittadine”. Lo scenario che si auspica è di una guida politica che possa prevalere sulla visione finanziaria, burocratica ed economica di questi anni. Marinaro ha parlato della necessità di “riforme radicali in ottica di genere” se si vuole evitare di scaricare la crisi sulle spalle delle donne e se si punta ad ottenere risultati positivi dalla trategia , soprattutto in materia di occupazione e di pari opportunità tra uomini e donne. Proprio sulle complesse situazioni del lavoro si è soffermata la sociologa Maria Grazia Rossilli “ a trategia ha come slogan una crescita economica intelligente (cioè basata sulla conoscenza), sostenibile (rispettosa dell’ambiente e delle future generazioni) e socialmente inclusiva. Contiene anche vari obiettivi quantitativi ponendosi il 75% come tasso di occupazione nella popolazione tra i ei anni e la riduzione di milioni delle persone a rischio povertà che è attualmente valutata in milioni apprezzabile che ci siano degli obiettivi così definiti, ma


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l’obiezione sollevata riguarda il fatto che non sono declinati per genere. Questo, accanto al fatto che tralascia o parla frammentariamente delle donne, è un campanello d’allarme rincarare la dose di preoccupazione, ossilli ha citato le criticità legate al mercato del lavoro in relazione alla flessibilità “ ’aver visto l’occupazione solo dalla parte del mercato e dell’offerta insieme alla rigidità posta come questione centrale ha acuito le differenze e ha determinato anche una corsa al ribasso del costo del lavoro. La crisi ha peggiorato questa situazione e la tendenza è stata a sostituire i lavoro ualificati con lavori a tempo determinato. L’effetto è stato l’aumento della precarietà e quindi della povertà el febbraio la ommissione europea ha approvato un pacchetto complessivo per la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale per i soggetti svantaggiati, ma poiché i finanziamenti sono tutti nazionali si sono evidenziate contraddizione con le politiche di austerità e di rientro del deficit ltra uestione è che nel pacchetto non c’è il genere, non ci sono le donne. La gravità della situazione che si è prodotta è illustrata nel report sull’uguaglianza tra uomo e donna contenuto nel documento staff working della Commissione, dove è spiegato come la crisi - insieme alla marginalizzazione delle politiche di austerità per le donne in particolare e le politiche di uguaglianza di genere - abbia bloccato il processo dell’indipendenza economica delle donne”. Ha messo in guardia dall’eccesso di autocritica cui si assiste Sonia Masini, Presidente della Provincia di Reggio Emilia, ricordando che “l’Europa è uno spazio di democrazia che offre opportunità vere. Certamente va cambiata e le donne possono farlo, ma devono chiedere a se stesse cosa vogliono oprattutto devono organizzarsi invece di rimanere frammentate. Occorre unirsi riconoscendo le sensibilità differenti e mettendo in campo passioni e competenze. Le donne e i giovani sono la forza di questo continente e devono diventare protagonisti”. Tra i vari interventi di ospiti straniere ha colpito la passione della ungherese Zita Gurmai, residente delle donne ed europarlamentare, che ha lanciato l’appello per una rete dei partiti socialisti perché, ha detto, “se vogliamo un’Europa diversa dobbiamo avere relazioni diverse con i militanti e soprattutto con le donne e lavorare ad un appuntamento annuale di questa rete”. Videointervista a Livia Turco: http://www.noidonne.org/ videogallery-dettaglio.php?ID=0061 Videointervista a Anna Loretoni: http://www.noidonne.org/ videogallery-dettaglio.php?ID=0063 Videointervista a Sonia Masini: http://www.noidonne.org/ videogallery-dettaglio.php?ID=0062 Videointervista a Zita Gurmai: http://www.noidonne.org/ videogallery-dettaglio.php?ID=0064

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PER LE DONNE È SOS LAVORO

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a qualità della vita di un paese si calcola anche su un “indicatore sociale come la donna e in uno tato, infatti, le donne diffusamente e generalmente riescono a conciliare il loro lavoro retribuito con le attività di cura familiare, allora lo stile di vita di tale nazione è più che buono, e medio-alta è la salute socioambientale. e prendiamo spunto dalle ultime percentuali pubblicate dall’European Institute of Statistics vediamo che per il Labour Force Survey - l’organo deputato a questo genere di indagini - il tasso di disoccupazione generale per i paesi dell’ è al , ed era al già nel l fatto che le donne siano maggiormente penalizzate ce lo dice un altro rilevamento dell’ , che evidenzia come il di donne inoccupate o disoccupate sia in uesta condizione per via delle “responsabilità familiari”. Considerando che il , degli uomini vive la disoccupazione a causa della malattia o della disabilità, possiamo concludere facilmente che anche in uropa, e non solo in talia, le cure domestiche e familiari contrastano l’accesso al lavoro più di quanto la disabilità non ostacoli uella maschile ngrata proporzione e andiamo a vedere i dati relativi alle persone in età lavorativa con impiego (dai ai anni , inoltre, constatiamo un altro fenomeno scoraggiante n paesi, mediamente, un uomo su dieci lavora esclusivamente part-time, contro quattro donne su dieci. Di questi impiegati a tempo parziale, solo l’11% degli uomini lavora part-time per potersi sobbarcare gli impegni familiari, contro al ben più pesante , delle donne e un uomo richiede di lavorare esclusivamente a tempo parziale, in uropa, nel , dei casi lo fa per accrescere il suo livello formativo, quindi per dedicarsi agli studi. Dal punto di vista delle Risorse Umane, ancora, si può dire che il margine di crescita e di perfettibilità europeo è alto. Gli indicatori segnalano un cattivo impiego delle risorse nei vari paesi: soprattutto nel lavoro giovanile e in quello femminile. La mancata stabilizzazione dei contratti e il persistente clima di crisi hanno catapultato indietro le donne, rigettate nella dimensione domestica ’ talia è il paese europeo che, dopo la pagna, presenta la più forte esclusione dal lavoro dei giovani, e addirittura l’unico dove sia intorno allo zero la possibilità, per le ragazze, di trovare un’occupazione regolare a lungo termine. Volendo concludere con una domanda, il quesito sarebbe il seguente: come possiamo ribellarci al sessismo del linguaggio e alla durezza degli stereotipi in idea, quando la realtà materialistica dei crudi fatti è ancora in un anacronistico all’era della pietra Marta Mariani


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PERCORSI COOPERATIVI

RIFIUTI E AMBIENTE NELL’OCCHIO DEL RICICLONE di Silvia Vaccaro

Recuperare, riciclare, riutilizzare. Tutto può essere trasformato e trovare una nuova collocazione grazie alle competenze e alle abilità umane. Ci spiegano come Maya Battisti e Francesca Patania, Presidenti della Onlus e della Cooperativa Occhio del Riciclone

Lo smaltimento dell’immondizia rappresenta un bel fardello per le amministrazioni locali. In un

paese che ricicla circa il dei rifiuti urbani prodotti dati apporto ifiuti dato lontano dall’o biettivo di riciclo fissato dall’ nione europea al entro il i governi regionali e comunali hanno tut to l’interesse a incentivare le operazioni di recupero e riuso di scarti, oggetti e materiali vari, che, dopo essere stati trasformati in nuovi prodotti, sono pronti ad essere nuovamente immessi sul mercato el azio, dopo la chiusura di alagrotta, la situazione non è propriamen te sotto controllo e sono troppe ancora le tonnellate di rifiuti che finiscono nelle discariche invece di essere differenziati e, ove possibile, riutilizzati l fine di sensi bilizzare gli amministratori locali, che rivestono un ruolo

importante nello sviluppo dei territori, lo scorso aprile la provincia di oma ha organizzato or mare mministratori e mprese al , in collabora zione con cchio del iciclone nlus ensibilizzare dun ue, ma anche fornire agli ammini stratori e alle imprese, profit e no profit, coinvolte nella gestione dei rifiuti un uadro aggiornato delle esperien ze realizzate sul territorio nazionale in tema di riutilizzo e preparazione al riutilizzo fornendo gli indispensabili strumenti conoscitivi per la pianificazione di interventi “ cchio del iciclone nasce nel per promuovere il riutilizzo bbiamo istituito il nostro centro di ricerca per sviluppare progetti e dare il sostegno ad un ap proccio tecnico e scientifico sul tema spiega la resi dente a a attisti el riutilizzo ci sono tante oppor tunità, a partire dal mettere in atto politiche ambientali virtuose sottraendo una gran parte dei rifiuti fino allo smaltimento alle tante possibilità occupazionali nella filiera del riuso an to valore che pu tornare sui territori ra le attività della nlus, il progetto ife lus mbiente che si propone di dimostrare la fattibilità di un centro di riuso (in spe rimentazione a icenza a cui afferiscono beni dai vari punti di raccolta co munali. Il centro smista,


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controlla, igienizza, ordina e produ ce nuovi oggetti da vendere all’in grosso o al dettaglio “ ’obiettivo è mettere in contatto uello che viene intercettato nei centri di raccolta e il mercato, attraverso una gestione efficace e trasparente urante l’in contro in rovincia è emerso uanto ci sia ancora da fare partendo dalla sistematizzazione delle esperienze. rge anche una legge che ancora non c’è on esiste infatti una nor mativa certa che regoli il funzio namento del riutilizzo sia a livello europeo che nazionale, e uesta mancanza condiziona fortemente lo sviluppo del settore, secondo a a attisti, che aggiunge un altro dato critico “ ’alternanza dei politici e dei governi ha reso molto difficile riuscire a portare a compimento i progetti, trovandoci sempre di fronte a nuovi interlocu tori. È molto importante una certa continuità istituzionale per le no stre attività he l’usato sia un settore su cui la politica dovrebbe investire lo dico no i dati omplice la crisi econo mica, sempre più italiani fanno ac uisti nei negozi dedicati all’usato ben sul territorio nazionale, di cui solo nel azio econdo i dati forniti dall’ cchio del iciclo ne, a uesti si devono aggiungere le microimprese dell’usato di cui composte da ambulanti realizzanti oltre il del fatturato del settore. Roma, inoltre, si conferma la città con la maggiore presenza di mercati dell’usato come orta ortese o il ercatino ranchising ma mancano total

mente delle cooperative organiz zate presenti invece in ord talia o in uropa a possibilità di istituire centri come uello in sperimentazio ne con il progetto va esat tamente in uesta direzione, nell’ot tica di rendere la vita più semplice anche a uesti commercianti “ l cliente all’ingrosso per eccellenza di un centro di recupero è il settore dell’usato, che è composto da rigat tieri, ambulanti, negozi conto terzi, e molti venditori informali pesso un grosso problema è proprio la trac ciabilità delle merci ac uistandole in un centro come uello di icenza, uesti venditori potrebbero emer gere dall’informalità al , alla nlus si è aggiunta la cooperativa c chio del iciclone, spin off dell’associazione, che pro duce le borse della linea belt-bage, realizza accessori e oggetti, sempre con materiali di scarto, lavorando su commissione di aziende profit e no profit a re sidente è rancesca atania, geologa siciliana, con una passione per la moda che rispetta l’ambiente “ nizialmente utilizzavamo abiti usati, ovvero scarti post consumo oi abbiamo capito che, mentre gli abiti usati hanno già i loro canali di riciclo, gli scarti pre consumo finirebbero in discarica, non avendo un canale di riutilizzo er fare un esempio, le nostre bor se sono fatte con le cinghie delle auto che noi stessi andiamo a recuperare negli sfasci on solo borse, ma anche merchandising per le aziende “ er le aziende no profit produciamo mer chandising che vendono sul sito per le campagne di fundraising e aziende profit invece ci chiedono arti coli per clienti e dipendenti ra le attività anche corsi di formazione sul riciclo e riutilizzo nelle scuole e in alcune aziende che vogliono dare nuove competenze ai lavoratori b

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STAMPARE LIBRI: UN BEL MESTIERE Dall’amore per la carta, un’impresa ‘femminile’. È la Giraldi Editore, storica casa editrice bolognese gestita da quattro donne e un uomo di Camilla Ghedini

Tutto nasce dall’amore per la carta, che ‘riempita’ di inchiostro, parole e racconti ci porta in mondi meravigliosi che ci calmano, ci emozionano, ci stimolano. E tutto ruota attorno all’energia di una squadra prevalentemente rosa - 4 donne e una sola quota azzurra, Filippo Bortolin, che però la prende in ridere - che ci mette intuito, abnegazione, entusiasmo. E tutto trae alimento dalla convinzione che si debba seguire la propria natura, la propria vocazione, la propria passione. In questo caso per la lettura, che apre testa e cuore. È la Giraldi Editore, storica casa editrice bolognese (San Lazzaro di Savena), il cui marchio è stato rilevato poco più di 2 anni fa da una famiglia di ‘stampatori’. A dirigerla è la quarantenne Rossella Bianco, che con l’odore del piombo è cresciuta. Ma che ha deciso di ‘osare’. Perché che il mercato dell’editoria - compresa quella ‘griffata’ - sia da tempo in crisi, non ci sono dubbi. Si legge poco e alla versione cartacea, soprattutto i giovanissimi, preferiscono l’ebook, che costa meno ed è per certi aspetti più pratico. Lei però, Rossella, da ‘purista’ quale è non ha fatto nessuna di queste valutazioni. Lei, con l’imprendi-

toria nel sangue, figlia di manuele, “da cui ho imparato tutto”, ha rischiato buttandosi in un mestiere che conosceva solo parzialmente. Si è guardata attorno, ha valutato le vulnerabilità del comparto e ha cercato di creare la ‘sua’ cifra, femminile nel modo di operare, senza altra distinzione di genere. Le vendite le stanno dando ragione. Con una quarantina di titoli all’anno, una distribuzione capillare in tutto lo Stivale, una scelta attenta ed eclettica dei temi dall’amore alla cucina, dalla saggistica al noir - la Giraldi cresce con un’attenzione particolare alla persona’ “ ervono argomenti universali - conferma - trattati, talvolta, anche con leggerezza. Soprattutto in questo momento”. Accanto, ovviamente, c’è l’attualità. I concetti d’ordine per lei sono due staff e abilità specifiche ttorno, si muove la scelta degli scrittori, prevalentemente esordienti, cui la Giraldi offre una grande opportunità in base al rigidissimo principio della selezione. Va detto infatti che sono molte le case editrici che pubblicano con l’obbligo di acquisto di decine di copie da parte dell’autore, che di fatto si auto finanzia l’opera ossella ha rifiutato uesta strada imboccandone una più tortuosa “ ui ci esponiamo tutti lunga “ l libro non muore con la pubblicazione nzi, lì comincia a vivere. Sta a noi farlo crescere, prendercene cura anche per o anni fatta di fasi “ er ognuno realizziamo una promozione su misura di lungimiranza “ ensiamo tutto in prospettiva”. Ecco perché non tutti i manoscritti arrivano in libreria. Anche se tutti i manoscritti vengono vagliati da una commissione. In tempi in cui le aziende ‘ristrutturano’ e ‘tagliano’ sulle competenze, Rossella ci ha investito, in quelle dei suoi collaboratori e in quelle degli autori. A parte Filippo, in campo professionale ha puntato sulle donne. C’è Silvia Bernardi, responsabile dell’ufficio stampa, con cui ha un confronto serrato e uotidiano sulle strategie di comunicazione. Poi ci sono l’editing e la grafica “ l libro spiega ossella è il risultato delle nostre rispettive sensibilità”. Sensibilità che potrebbero essere intese come suscettibilità’ “ ssolutamente no obietta Rossella - abbiamo tutte un’identità spiccata e un’esperienza provata. Sappiamo che la copertina e il titolo sono fondamentali al primo impatto. Per questo nulla va in stam-


STRATEGIE

PRIVATE

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di Cristina Melchiorri

L’ASSESSORE PAVONE Sono Alessandra, e ho la fortuna di essere stata assunta da sei mesi in un Comune della mia provincia, per occuparmi di comunicazione e ufficio stampa dell’Assessore all’Urbanistica. Era il mio sogno e ci sono! Il problema è il rapporto con l’Assessore, che è molto egocentrico, non mi delega nulla e vuole costantemente rivedere tutti i comunicati prima che escano, salvo poi rimproverarmi che non è abbastanza veloce la risposta e quindi debole la sua presenza sulla stampa. È molto freddo sull’uso dei social, che invece io promuoverei. A volte sembra quasi geloso dei rapporti che ho con i giornalisti, come se gli sottraessi qualcosa… Sono continuamente combattuta fra lasciare e resistere, ma con molta frustrazione…. Alessandra Olivi (Cremona)

Cara Alessandra, se affianchi un personaggio politico e ne curi l’immagine non sei solo una “pubblicitaria”, ma una psicologa, una coach, una confidente, ecc. È un ruolo delicato, bisogna saperlo fare e aver voglia e pazienza di farlo… È difficile tenere i confini, ma il tuo Assessore si dovrebbe occupare del contenuto del suo messaggio, tu della forma, del contenitore di volta in volta più adatto alla situazione. Cioè dove, quando e come far passare nel modo più efficace “la notizia”. Altro elemento importante del tuo supporto professionale è trovare e far emergere “la differenza”, quali sono le idee che connotano il suo mandato e i fatti realizzati, con quale vantaggio per i cittadini. Quanto alla presenza dell’Assessore sui social network, comincia dalla gestione della sua pagina Facebook , dove lui risponde in prima persona alle domande e alle osservazione dei cittadini. O tu al posto suo, concordando i contenuti e lo stile, il colore, il tono delle risposte. È un mezzo imprescindibile oggi, di grande efficacia per comunicare con gli elettori prima e durante il mandato. Quanto al tuo rapporto diretto con la stampa, ricorda: tu sei la regista, l’attore del film è lui.

pa finché non siamo convinte tutte sia chiaro, io spesso sono in minoranza…e devono persuadermi”. Delle buone relazioni, che migliorano certamente la qualità della vita lavorativa, Rossella ha fatto un punto di forza della Giraldi, consapevole che se ciascuno nel proprio ambito viene valorizzato, i vantaggi sono per tutti, perché questo genera benessere e senso di appartenenza. L’età va dai 28 ai 45 anni. C’è chi, giovanissima, ha un rapporto naturale con i social e sta portando la Giraldi nella piazza virtuale a forza di I like e retwitt e chi, con una maggiore maturità editoriale, si occupa di ‘riscrivere’ i testi, “perché alcuni contengono un’idea avvincente, ma non rendono nell’esposizione…Noi li trasformiamo”. Ovviamente tutto ruota attorno alla scelta azzeccata dei contenuti, allo stile. Tra i più recenti successi c’è ad esempio È facile smettere d’amare. Se sai come farlo, di Alessio Berardi, a metà via tra un manuale e un romanzo. Scritto da un uomo ha certamente un valore aggiunto e incuriosisce, visto che il sesso forte raramente palesa le proprie debolezze. Ma ci sono anche l’arte, la narrativa, l’eros. Francesca Mazzuccato, ad esempio, in La riscoperta, sfata il mito che per innamorarsi c’è un tempo anagrafico erché “leggere è per tutti , come cita una recente rasse gna “ nche chi non ha un rapporto uotidiano coi libri rimarca Rossella - prima o poi da un titolo viene attratto. Succede spesso quando si è giù di corda e allora un testo diventa rifugio, salvezza”. Ecco, Rossella guarda in questa direzione. Non punta ‘solo’ su chi frequenta i grandi nomi della letteratura. Lei vuole fare scoprire quanto la vita può essere più bella e più appagante con un libro in mano. oprattutto se è di carta “ oi abbiamo attenzione per l’ebook. Ma io amo profondamente la carta e spero non sparirà mai. Anzi, sono certa che si tornerà indietro”. Lei, Rossella, ammette che a lanciarsi in un’avventura così importante, in piena crisi, è servito coraggio “ a è l’economia che ha bisogno di coraggio”. Che guarda caso è prevalentemente femminile, si serve di giovani e guarda ai nuovi talenti. b

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LIFE COACHING [ Quarta puntata ]

di Catia Iori

UOMINI O MASCHI IN FUGA DA SE STESSI?

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redo che sia importante per noi donne smettere di guardarci sempre tra di noi e cominciare invece a lanciare occhiate più attente all’altra parte dell’universo che in questo ultimo decennio non brilla di certo per particolare acume. Sono costretta volente o nolente per ragioni professionali a confrontarmi per lo più con uomini. o li vogliamo chiamare maschi? Vedo, specie sul lavoro, il riemergere diffuso di un’arroganza maschile, non solo nei nostri confronti ma tra loro stessi. La competizione, la crudeltà, il disprezzo, la concorrenza spietata, l’umiliazione dell’avversario continuano a rappresentare uno dei tratti costituitivi della maschilità. Possono variare i modi, più o meno brutali, ma in ogni caso l’esibizionismo, il narcisismo più volgare, la superficialità continuano a prosperare. Tali atteggiamenti, sostenuti dai media, costituiscono un modello pedagogico che incita ad essere rissosi, a sopraffare senza regole pur di primeggiare. L’educazione maschile attualmente disseminata

sostituisce alla onestà, alla trasparenza, ad idealità per il bene comune, il disprezzo aperto per la giustizia; la prevaricazione, agli ideali di tolleranza e solidarietà; la cultura, al trionfo acclamato dell’ignoranza. Guardate al mondo politico o semplicemente alle nicchie di imprenditori alle prese con una delle più devastanti crisi economiche che le nostre generazioni abbiano mai vissuto. Non esiste solidarietà di nessun tipo. Né la volontà di confrontarsi civilmente sul proprio futuro considerandoli più o meno equipaggio della stessa imbarcazione. Ognuno rema o naviga individualmente come se potesse portare a casa frutti tutti suoi o celare segreti agli altri. In maniera assolutamente autistica. Guardate al naufragio delle associazioni di categoria, ai partiti, alle appartenenze sociali: sembra che non abbiano più nulla da dire né a se stesse né agli aderenti. Conosco solo un paio di uomini, un intellettuale e un artigiano che amano guardarsi dentro, riflettendo sul proprio percorso di vita, sui loro fallimenti familiari e sulla loro presunta incapacità di esprimere affetto. Tutti gli altri sono sempre dediti al fare utilitaristico, e quando si riposano o staccano migrano in paradisi lontani o in agriturismi sperduti mai capaci id esprimere un qualsivoglia pensiero compiuto anche critico su se stessi che pure gioverebbe tanto in questa epoca cosi vacillante e anonima. Sento ostilità diffusa ma non volontà di comprensione. Sento spietata delusione ma non desiderio di guardarsi dentro alla ricerca di risposte che ci sono ma che fanno fatica a uscire. Credo che la dimensione profonda dell’essere di ciascuno di noi, in un certo qual modo li spaventi. In questo rigetto, in questo loro ossessivo occuparsi di sport, di gareggiare (nei modi più disparati), manifestano un’ansia di prestazione che non si estingue nemmeno in vecchiaia. Patetico è il tentativo di compensare la propria impotenza (anche sessuale) con la mitizzazione dei più dominanti e di successo tra loro. La conoscenza è vero non ci fa sempre contenti, ma sicuramente ci consente di percepire il nostro travaglio una fonte di vita. Nell’inquietudine indomita, nella solitudine cerchiamo perciò il nostro senso più disarmante e disincantato. I maschi, al contrario (basta osservarli andare a zonzo in bande giovanili o senili) sono in fuga dalla solitudine, perché non riescono a stare soli bene con se stessi. E se lo sono per scelta (in quanto atleti, alpinisti, cacciatori, ecc) comunque devono “fare” qualcosa che faccia intravedere loro il gusto della gara, della conquista tangibile, come singoli o raggruppati in casta, consorteria, squadra. È questo un maschile che la letteratura ha rappresentato più volte nella sua miseria, nella povertà intellettuale, nella mancanza di evoluzione personale, nella incapacità di vivere solitudini feconde lontane dai luoghi, dalle sequele, dagli interessi citati, che i maschi hanno bisogno sempre di spendere nella interazione conflittuale, o temporaneamente concorde, con i propri simili. Nel disprezzo di chi non è come loro.


ANNI DI PIOMBO E DI MOLTI CAMBIAMENTI: LO STATO DI FAMIGLIA, I CONSULTORI, LA LEGGE 194, IL FEMMINISMO.

1971 1980 quinto inserto

UN MONDO IN FERMENTO IN CUI LE DONNE SONO PROTAGONISTE, A PARTIRE DA SÉ. Testi e ricerca iconografica a cura di Silvia Vaccaro

“Ti ringrazio perché questa sera per la prima volta mi sono sentito un intellettuale anche io, perché ho capito che ho una cultura dietro di me che tu m’hai fatto ritrovare e vedere, e ho capito che certi modi di dire, certe cose che io credevo banali sono invece la nostra vera cultura che i padroni ci hanno fregato.” Così commentano i lavoratori che assistono agli spettacoli di Dario Fo che, con l’Associazione Nuova Scena, fa teatro civile nelle case del popolo, nei circoli ARCI, sulle aie di campagna. I suoi testi affondano le radici nella realtà quotidiana di migliaia di uomini e donne d’Italia (e del mondo), e si alimentano del dialogo tra artisti e il pubblico, quasi interamente composto da braccianti, operai, lavoratori. In fabbrica, i movimenti dei corpi vengono scomposti e parcellizzati, e ad ogni parte viene affidato un compito preciso e un tempo di esecuzione: è il Method Time Measurement, sistema di controllo del lavoro che riduce gli operai a micro-pezzetti insignificanti nella grande macchina del profitto. Contro lo sfruttamento disumanizzante, Dario Fo chiede loro di stare nella scena, di mettersi di traverso alla grande macchina che li divora, usando le armi della cultura e della consapevolezza, in grado di restituire loro la dimensione

Io sono mia Dario Fo, n.3, gennaio 1971 Ventenni, n. 9, febbraio 1972

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umana, necessaria per stringersi attorno ai molti altri costretti, in ogni parte del pianeta, a sottostare a quelle stesse condizioni di vita e di lavoro. “Cultura non significa soltanto avere un linguaggio per poter parlare delle proprie lotte, vuol dire avere coscienza della propria origine ma non soltanto tua, ma anche di quella di un altro uomo. Occorre conoscere la storia dell’uomo, perché senza coscienza di quello che si era, non si può mai arrivare a sapere quello che si vuol diventare.”

Cultura, politica, lavoro. Parola magica, di questi tempi, come negli anni ’70. Oggi come allora merce rara per le donne. Amare analogie tra ieri e oggi: “È necessario aprire una vertenza collettiva, per rivendicare un diritto fondamentale negato, un diritto senza il cui riconoscimento reale diventa difficile parlare di autonomia della donna, di emancipazione, di liberazione.”

Consultori, n.51, dicembre 1978 Corteo contro la disoccupazione femminile, n.18, maggio 1976 Cooperativa La Lumiera, n.23, giugno 1971 Strage di Bologna, n.35, settembre 1980 Pasolini, n. 45, novembre 1975

Così si scrive su Noidonne che vuole mettere al centro del discorso le tante, troppe donne che negli anni ’70 non lavorano. Con altrettanta forza, il giornale racconta le esperienze felici: donne che insieme formano cooperative di lavoro per non dover sottostare al padrone e poter essere autonome rispetto ai genitori e al compagno. Accade in quegli anni nella Tuscia dove un gruppo di sarte fonda la cooperativa “La Lumiera” nel 1971. Rispondendo alle domande della giornalista, spiegano così la loro scelta di vita e di lavoro autonomo: “Il fascismo è frutto del capitalismo più avanzato o di un capitalismo messo alle strette dalla presa di coscienza della classe operaia. Fascismo vuol dire padrone, piccolo o grande che sia.” Mai come in quegli anni la parola fascismo tornerà nella cronaca italiana. Numerosi gli episodi raccontati da Noidonne di ragazzi aggrediti in varie città italiane da gruppi di estrema destra. Gli anni di piombo iniziano con la strage di Piazza Fontana a Milano del 12 dicembre 1969, che provoca sedici morti e ottantotto feriti. Seguono una serie di stragi, come quella di Brescia nel 1974: Pier Paolo Pasoli-


ni, straordinario intellettuale, ucciso nel 1975, aveva dichiarato di conoscere i nomi degli stragisti. È il 1977, l’anno cruciale, quello della morte di Giorgiana Masi, uccisa da un proiettile vagante durante un corteo nel maggio di quell’anno a Roma e diventata simbolo di lotta per moltissime donne di ieri e di oggi. A seguire il sequestro Moro del 1978 e il culmine con la strage di Bologna del 1980. Tanti episodi e numerose vittime in un ristretto periodo di tempo, ancora adesso fili scoperti di una storia colma di domande senza risposta definitiva.

Proprio gli anni ’70, pur in un clima politico difficilissimo, si compiono passi epocali per la vita delle donne che da tempo li attendono.

Il 1968 con la sua ondata rivoluzionaria ha strapazzato l’Italietta moralista e piccolo-borghese e l’ha trasformata in un paese più simile agli altri del continente. L’amore e il sesso sono centrali nelle pagine del giornale e l’idea romantica della coppia sta tramontando grazie anche alle riflessioni delle donne. I rapporti tra i due sessi si evolvono e l’ottenimento della legge sul divorzio (1 dicembre 1970) consente di liberarsi di quel “per-sempre” che sta stretto alle coppie che non stanno più bene. Diventano famosi, loro malgrado, i Benassi di Modena, prima coppia in Italia a dirsi addio. Nel 1975 arriva l’equiparazione giuridica dei coniugi e nel 1978 finalmente la legge 194 sull’interruzione di gravidanza: Noidonne la saluta come la meta agognata della lotta a cui da oltre vent’anni partecipa in prima linea. Queste conquiste di certo infatti non discendono dall’alto. Mai come in quegli anni le donne sono insieme: sono gli anni del femminismo, che nella sua molteplicità, rappresenta una luce calda in quegli anni grigio piombo. Le donne si riuniscono e scendono in piazza. Unite in cortei, assemblee, collettivi ad affermare la differenza della donna, la sua straordinaria potenza di pensieri e pratiche di liberazione. “Il movimento delle donne ha cominciato a segnare di sé i processi culturali e sociali. La lotta contro la società maschilista è un attacco ad una concezione di una società che porta il segno dell’oppressione del sesso femminile, intrecciata ad altre forme di oppressione e di sfruttamento.” Donne che insieme ad altre donne prendono coscienza di se stesse, del loro corpo, della loro esistenza, comprendendo che i loro problemi, lungi dall’essere questioni individuali, potevano avere una rilevanza collettiva e quindi politica.

La consapevolezza delle donne cresce, ma non si placano gli episodi di violenza nei loro confronti. Ai numerosi casi di abusi all’interno delle famiglie, si aggiungono molti casi di stupro e violenza di gruppo.

Si ricorda ancora il massacro del Circeo del maggio 1975, passato alla storia per la sua efferatezza. Donatella Colasanti, sopravvissuta perché fintasi morta, racconterà, con parole che a rileggerle fanno venire i brividi, del totale disprezzo per la vita umana dei suoi aguzzini. Crimini figli della banalità del male, della società di consumi e dell’indifferenza dilagante, elementi che il visionario regista Stanley Kubrick porta al cinema nel film, presto cult, “Arancia Meccanica”. Il regista critica aspramente anche la violenza di Sato: istituzioni, chiesa, carcere operano violenza e repressione contro gli uomini. L’opinione della testata va in quella stessa direzione: “Le nostre carceri, degli edifici orrendi e inadeguati, ospitano più innocenti che colpevoli. Su di loro si attua una repressione disumana e violentissima, tale da indurre persino al suicidio.”

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Arancia Meccanica, n.39, ottobre 1972 Daniela Colasanti, n.42, ottobre 1975


eliminare tutte le forme di discriminazione praticata nei confronti delle donne da parte di individui, organizzazioni e imprese. L’anno dopo a Copenhagen si tiene la seconda Conferenza mondiale e anche lì si riunisce il Forum parallelo con oltre ottomila donne, fra cui moltissime africane che, per la prima volta, introducono nella discussione il tema del confronto Nord-Sud, rifiutando apertamente il paternalismo delle femministe europee. La proposta è la costruzione di una salda rete di scambi e di comunicazioni, nazionali e internazionali, fra tutte le organizzazioni delle donne che stanno nascendo in ogni parte del pianeta.

Gli equilibri geo-politici del mondo si cominciano a spostare dal bipolarismo dell’asse Russia-Stati Uniti (e dallo scenario vietnamita) e altre zone del mondo diventano importanti.

L’America Latina su tutte con il primo governo – democraticamente eletto – socialista del continente, quello di Salvador Allende. È lui l’uomo del cambiamento con gli interventi di nazionalizzazione delle miniere di rame e la riforma agraria. Il socialismo espresso dal leader non può sopravvivere perché si scontra con interessi molto più forti, come ad esempio quelli degli Stati Uniti. Allende viene brutalmente ucciso dopo appena due anni di governo. Noidonne, con un occhio sempre attento a quello che succede nel mondo, denuncia da subito le sparizioni, le torture e le abnormi violazioni di diritti umani che si perpetuano in Cile dal 1973 in poi ad opera del dittatore Pinochet, in carica fino al 1988. Sulla rivista non mancano articoli sulla condizione delle donne anche in altri paesi: si parla di Cuba, della Cina, di tanti paesi europei e si festeggia al fianco delle donne spagnole la morte di Franco nel 1975.

Nel 1979, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, conosciuta come CEDAW.

Cuba, n. 29, luglio 1973 Attiviste 1, n. 45, novembre 1975 Attiviste 2, n. 45, novembre 1975

Il documento che stabilisce un programma di azione per porre fine alla discriminazione basata sul sesso: gli Stati che ratificano la Convenzione sono tenuti a sancire la parità di genere nella loro legislazione nazionale, ad abrogare tutte le disposizioni discriminatorie nelle loro leggi e ad emanare nuove disposizioni per premunirsi contro la discriminazione delle donne. Devono inoltre istituire tribunali e istituzioni pubbliche per garantire alle donne una protezione efficace contro la discriminazione e adottare misure per

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Ovunque le donne sono in mobilitazione, e ovunque ancora vengono discriminate. Le Nazioni Unite per la prima volta mette al centro delle politiche mondiali le diseguaglianze di genere, proclamando il 1975 Anno Internazionale delle Donne.

A Città del Messico si svolge la prima Conferenza Mondiale sulle donne, un grande evento al quale partecipano in oltre seimila. L’Assemblea Generale dell’ONU identifica tre obiettivi chiave che sarebbero diventati la base per il lavoro in difesa delle donne: la piena uguaglianza fra i sessi e l’eliminazione delle discriminazioni sessuali; l’integrazione e la piena partecipazione delle donne allo sviluppo; un maggiore contributo delle donne nel rafforzamento della pace mondiale. Contemporaneamente quattromila delegate, nordamericane, europee e latinoamericane, prevalentemente appartenenti alle ONG, danno vita ad una conferenza parallela per ribadire i principi di uguaglianza fra i sessi e di parità sociale della donna che, nella tribuna ufficiale, non trovavano pieno riconoscimento a causa dell’atteggiamento prudente e politically correct dei governi e degli organismi internazionali. Le donne occidentali parlano di eguaglianza di diritti, quelle dei paesi del Sud di oppressione materiale. Questa grande mobilitazione, spinge i vertici internazionali a proclamare i successivi dieci anni come il “Decennio delle Nazioni Unite per le Donne” (1976-1985).


Noi Donne e il femminismo di Maria Rosa Cutrufelli

N

el mio ricordo, gli anni Settanta sono segnati dal ‘grande disgelo’ fra UDI e movimento femminista. I rapporti, all’inizio, erano tutt’altro che buoni: noi giovani femministe guardavamo con sospetto quelle ‘madri’ emancipate che volevano tenerci a freno (così ci sembrava). Fu ‘Noi Donne’ a gettare un ponte fra le due anime del movimento. Il giornale, in quegli anni, era un settimanale che ospitava firme importanti e faceva grandi tirature: seicentomila, settecentomila copie... Numeri che oggi sembrano leggenda. Insomma, era molto diffuso, veniva letto (e distribuito) al nord come al sud e per le donne era un canale d’informazione (e di battaglia) fondamentale. Nei gruppi femministi, si diceva che fosse più ‘avanzato’ dell’UDI, cioè più disposto a ‘osare’ e a infrangere certi vecchi tabù della sinistra. E infatti si schierò senza tentennamenti, quando arrivò il momento delle battaglie per il divorzio e per l’aborto, senza lasciarsi condizionare dai mal di pancia di molti uomini (e di alcune donne, va detto) del partito comunista. Questo, almeno, è quanto io ricordo. A quel tempo, abitavo in Sicilia. Avevo lasciato Bologna, la mia città di adozione, ed ero tornata nella mia terra d’origine per una precisa scelta politica (allora, si facevano cose come queste). Insieme ad altre giovani e giovanissime, detti vita al ‘collettiva femminista’ di Gela, il primo in Sicilia. Il primo e l’unico, in quel momento. Così, forse anche per spezzare il nostro isolamento, ci avvicinammo a ‘Noi Donne’ e io cominciai a scrivere per il giornale. Devo molto a ‘Noi Donne’ e alle sue meravigliose giornaliste, in particolare alla capo-redattrice di allora, Gabriella Lapasini, che ha allevato con generosità una giovane generazione di ‘professioniste della penna’. E a Giuliana Dal Pozzo, naturalmente. Ma anche a tutte le altre amiche (e compagne di difficili battaglie) che non ho mai perso, in tutti questi lunghi anni. Devo a ‘Noi Donne’, fra le altre cose, un senso alto della scrittura, non importa se giornalistica o di altro genere: la sciatteria non era ammessa,

in quel giornale. Il motto era: “siamo donne, ma non siamo delle dilettanti” (così aveva scritto Olympe de Gouges, qualche secolo prima). Oggi la violenza contro le donne (che arriva fino al ‘femminicidio’) è terreno di lotta politica in tutto il mondo. E allora voglio ricordare che la prima inchiesta (la prima in assoluto, credo) su questo argomento scottante fu condotta proprio da ‘Noi Donne’. La feci in Sicilia, per l’appunto, assieme a Bruna Bellonzi che scese appositamente da Roma (e ancora grazie, cara Bruna). Il titolo dell’inchiesta è ‘Pane e botte’ e uscì sul numero del 28 ottobre 1973. Nell’introduzione c’è scritto: “Per quest’inchiesta sulla violenza - quella più brutale e diretta - contro la donna, non abbiamo scelto la Sicilia per un’idea preconcetta, ma per via della lettera di una lettrice che ci segnalava un caso... Sappiamo benissimo che questo rapporto del maschio con la donna-oggetto - e di conseguenza sua proprietà assoluta, della quale, in un modo o in un altro, può fare ciò che gli pare - è un fenomeno molto esteso, che supera qualsiasi confine regionale.”

Pane e botte, n.42, ottobre 1973 Una casa per le donne, n. 42, ottobre 1977

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NON SOLO RIGORE

COME COGLIERE LE OPPORTUNITÀ CHE L’EUROPA CI OFFRE di Anna Pariani, presidente Gruppo PD

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REDAZIONALE

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i fa presto a dire Europa “matrigna”. Di questi tempi si sente parlare solo di ciò che non va e ogni giorno si allarga la cerchia di chi vorrebbe il nostro Paese fuori dall’Unione monetaria in nome di una dorata autonomia che ci risolverebbe tutti i problemi. Non è mia intenzione confutare qui le tesi antieuropeiste, quanto sottolineare alcuni risultati concreti ottenuti in EmiliaRomagna e le prospettive che grazie alla UE vogliamo offrire alle donne e agli uomini di domani. Il Rapporto annuale del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, pubblicato dal Ministero, pone la nostra Regione in testa alla classifica per capacità di utilizzo dei fondi europei. Parliamo di 170 milioni di euro di spesa certificata (48,9% del totale messo a disposizione per la programmazione 2007-2013) sul Fondo europeo di sviluppo regionale e di oltre 479 milioni sul Fondo sociale europeo pari al 59,4% del totale. Seconda in classifica è la virtuosa Provincia autonoma di Trento e tra le Regioni a statuto ordinario, la Lombardia. A questi fondi si aggiungono le risorse comunitarie destinate all’agricoltura, diverse centinaia di milioni che ogni sette anni vengono stanziati su assi di intervento che contribuiamo a definire: il piano di sviluppo rurale ora in scadenza aveva ottenuto 75 milioni in più di quello precedente, a riconoscimento dell’efficienza della spesa dimostrata. Questa capacità per l’Emilia-Romagna significa due cose: una positiva ipoteca sulla prossima programmazione 2014-2020 con la possibilità di giocare un ruolo ancora più attivo nel

re senz’altro un’azione più incisiva sia sul fronte dei diritti esigibili dai cittadini europei sia, come diciamo da tempo, sul fronte dello sviluppo e ammodernamento dei territori per una maggiore competitività e attrazione degli investimenti esteri. Il semestre a guida italiana dovrà imprimere una svolta in questo senso, allentando alcuni vincoli di stabilità finanziaria per far prevalere la crescita del PIL. L’Europa per l’Emilia-Romagna è dunque interlocutore abituale e fonte di risorse decisive per la nostra ecodeterminare le priorità d’intervento nomia, così come rappresenta l’orize i meccanismi di gestione dei fon- zonte minimo di una regione che di e, naturalmente, la realizzazione vuole fare passi in avanti e non certo di misure molto importanti per la arretrare sui diritti sociali e alla percrescita infrastrutturale ed economi- sona, guardando ai sistemi di welfaca. Solo per fare qualche esempio, re più avanzati. A tal fine puntiamo le risorse europee hanno permesso anche sui rapporti diretti con altre investimenti sui tecnopoli, ora una Regioni europee, per condividere e decina in regione, con ben 560 nuo- acquisire le migliori pratiche e sostevi ricercatori impiegati; finanziano i nere una progettazione dal basso, dai bandi per l’efficienza energetica e lo territori, capace di attrarre ancor più sviluppo delle fonti rinnovabili e co- risorse comunitarie. prono gran parte del nostro sistema di Istruzione e Formazione professionale. Hanno anche contribuito a finanziare investimenti produttivi per La strategia per la programmazione circa 700 aziende dell’area colpita dal europea 2014-2020 è al centro dei sisma 2012. nove incontri promossi dal Gruppo L’occupazione di qualità, che oggi PD della Regione Emilia-Romagna in può venire soltanto da un investitutte le province. Un vero e proprio mento massiccio sull’innovazione, è tour per ascoltare amministratori, la priorità assoluta da mettere al cencittadini e categorie sull’evoluzione tro delle politiche europee nei prosdelle politiche comunitarie, i risultati simi anni. “Qualità” significa lavoro ottenuti e soprattutto le opportunità stabile, retribuito dignitosamente e future derivanti dalla nuova con equità tra donne e uomini, come progettazione sui Fondi europei. è sollecitato dalla Raccomandazione Dal primo incontro di fine febbraio sul potenziamento del principio della a Bologna su “Una nuova strategia parità retributiva presentata a marzo di investimenti. Fondi strutturali e dalla Commissione Europea. Occor-

EUROPA È MEGLIO


MIGRANTI E SALUTE, IL RUOLO DELLE DONNE NELL’INTEGRAZIONE di Roberta Mori presidente Commissione per la Parità

Di recente l’assessorato alla Sanità della Regione Emilia-

Romagna ha organizzato un seminario interessante, che desidero valorizzare perché incentrato su due temi di cui si parla troppo poco: integrazione straniera e prevenzione sanitaria. “Migranti e salute: le risorse della comunità” è il titolo scelto per presentare due sperimentazioni di successo volte alla prevenzione degli incidenti domestici, che hanno messo in evidenza quanto e come l’utilizzo di strategie trasversali nella progettazione degli interventi socio-sanitari e l’attivazione delle stesse comunità migranti siano fondamentali fattori di efficacia. Vi ho partecipato con l’ottica “di genere” che sottende alle politiche più avanzate della Regione, dal momento che il ruolo della donna risulta sul campo determinante, per ogni tipo di integrazione si voglia promuovere

politiche per la finanza, la ricerca e lo sviluppo, l’internazionalizzazione”, il ciclo di iniziative si concluderà entro l’estate. Affrontati tutti i temi legati allo sviluppo regionale, dalla qualità ambientale e agroalimentare all’istruzione e formazione dei giovani talenti, dal patrimonio culturale e turismo, all’inclusione sociale.

27 e per ogni tipo di prevenzione si debba perseguire. L’associazionismo femminile migrante in EmiliaRomagna rappresenta infatti una vera e propria risorsa in senso interculturale, con le sue sessanta organizzazioni tra volontariato, promozione sociale e cooperative, che coinvolgono più di 4.500 donne, per oltre due terzi straniere. Ed è anche a sostegno di queste realtà e del ruolo che giocano nel nostro sistema di welfare, che interviene la nostra proposta di legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere. Se occuparsi delle politiche di prevenzione ha di per sé un valore assoluto, affrontare il tema della prevenzione degli incidenti domestici restituisce lo spaccato veritiero di un fenomeno sottovalutato, ma che incide sul sistema sanitario pubblico in modo significativo (600mila incidenti domestici ogni anno rispetto

a 130mila incidenti sul lavoro e 22mila incidenti stradali). In questo quadro i migranti e le migranti sono più a rischio, a causa di oggettivi svantaggi socio-economici e culturali che solo l’azione congiunta di istituzioni e rete sociale integrata può rimuovere, in forza del principio di uguaglianza nel diritto alla salute e al benessere. L’approvazione in aprile del Programma triennale 2014-2016 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri ha riaffermato un dato di fatto e un impegno: il dato di fatto è che con 547.552 cittadine e cittadini non italiani di cui il 20% europei siamo già una comunità multiculturale, l’impegno è quello di adottare politiche e pratiche sempre più efficaci poter diventare davvero una comunità dove l’interazione, lo scambio e la condivisione dello stesso sistema di diritti siano cifra e qualità della convivenza civile.


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KURDISTAN TURCO

LA RIVOLUZIONE CHE HA PREVISTO LA DEMOCRAZIA PARITARIA Testo e foto di Emanuela Irace PER OGNI CARICA POLITICA UN UOMO E UNA DONNA. NEL KURDISTAN TURCO SI REALIZZA L’UGUAGLIANZA DI GENERE NELLE ASSEMBLEE ELETTIVE, VOLUTA DA OCALAN. LA TESTIMONIANZA DI ZOZAN, RESISTENTE KURDA E DIRIGENTE POLITICA

Entrato di soppiatto sul tavolo dei negoziati, che

con l’accusa di terrorismo es a a ve a sfida c n hanno scandito la road map di pacificazione interna tra c i d v a e i c ni a ia i i inis il overno di n ara e il leader dell’opposizione urda c ece a d gan av dag i scandabdullah calan, il principio di uguaglianza di genere è i a vinci e a e i e e e i ni nici a i, ad ecdiventato realtà dal marzo scorso na vera è propria ce i ne de dis an ’ , “ artito per la iustizia rivoluzione che non ha uguali nel mondo é a riene lo viluppo , il partito del remier, ha infatti tenuto te é a ccidente uccede in urchia o meglio in natolia, conservando tra le altre stanbul e nel urdistan turco, propaggine orientale della n ara, ma le grandi città urde sono restate epubblica, ai confini con ran e iria on in mano al dp n totale sono provinle elezioni amministrative di fine marzo, il ce, distretti e città in cui ha vinto dp, “ artito della pace e della democrail partito a maggioranza urda uest’anIL PRINCIPIO DELLA DOPPIA PRESENZA zia evoluzione parlamentare del no largamente votato anche da altre UOMO/DONNA È STATO ha istituzionalizzato la piena rappresenetnie n risultato che ha dato vita ad ADOTTATO FIN DAL 2000 tanza di genere per ogni carica politica una nuova categoria socio politica IN TUTTI GLI ORGANISMI n principio adottato fin dal in tutti destinata ad entrare nella toria “La INTERNI AL PARTITO gli organismi interni al partito na pratica n vi di es e e e i ni s n e cenche prevede la partecipazioinaia di d nne e e e ne e ci n ne dei due a c e e i ne d ve vince i d ci sa generi per se e n sindac e na sindaca ess ogni funzione n dei d e ende e na decisi ne senn uomo e una dona acc d c n a n cas di c n i edia na per ogni carica i nsig i de a ci ei nsig i c na e la democrazia pas i endi viene i a i in a i g a i, anche se i ritaria voluta dal leve n di n a a ne ic n sce a en e s ader urdo calan n dice an, responsabile politica delle donne - da 15 anni in isoladi an mila abitanti e una provincia a maggioranmento nel carcere za agricola ncastonata tra le montagne m sul dell’isola di mrali livello del mare n coacervo di etnie e culture ur-


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KURDISTAN TURCO

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società oi non vogliamo parlare di uote ma di piecomanni, armeni, azeri ecc na rappresentanza di genere ozan non vuole essere di urdi n paesaggio fotografata a passato metà della sua vita in carcere mozzafiato ullo sfondo il lago on ha visto crescere i suoi tre figli l maggiore ha omonimo l centro l’isolotto anni ei a il viso senza rughe, lo sguardo serio che conserva una delle poche capelli neri e lunghi sembrano uelli di una ragazza er chiese rimaste intatte sul territodue volte è fuggita dal suo villaggio incendiato dall’erio n gioiellino d’arte bizansercito oi la prigione “ stata dura on me tina ulle pareti l’affresco la sento di raccontare posta lo sguardo della Madonna che e riprende a parlare di politica metodi di allatta “ ispetto alla assimilazione violenta contro l’etnia urdemocrazia paritaIL “PARTITO da sono stati per decenni pratica consoria, come donne del DELLA PACE E DELLA DEMOCRAZIA” HA lidata dei overni cui ha assistito senza dp, ci siamo poste ISTITUZIONALIZZATO batter ciglio la omunità internazionale tre obiettivi si LA PIENA RAPPRESENTANZA nc a ggi c n in an g i a es i di i na i a e il prinDI GENERE PER OGNI sindaci e avv ca i sis e a ca ce a i cipio che ogni carica CARICA POLITICA c d issi e i in i c nviv n debba essere ricoperta in ce a c n g i ad i urante le elezioni da entrambi i generi i ici a e la pardel marzo ci sono stati brogli e scontri in tecipazione delle donne avvicinandole alla molte città del nord e ai confini con la iria n alpolitica cia i a e uesto modello diffondencuni distretti è stata ripristinata la legge marziale n dolo a tutti i livelli della società n sa aci e bilancio catastrofico morti e una trentina di feriti roppi a ce a ia a a nche se ci s n esis en e per uno tato membro della che ambisce ad entrae da i a en a i c en e da ggi n n sa i a re in uropa “ opo l’uccisione a arigi delle tre attiviste stessa“ na esigenza nata dal basso, spiega ozan, urde non mi aspetto più niente dalla e o fiducia nel che ha dato adito a molte critiche “ l overno turco non mio popolo e nella democrazia cess di ace deve riconosce uesto principio che noi del dp stiamo apc n in a e e che a e ce i ne che i di sian plicando iamo convinte che la pratica dei co sindaci e is i ssa ca ia e es sia un modo per modificare i rapporti di forza interni alla b


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LO SCANDALO DELLE SPOSE BAMBINE YEMEN

EDUCAZIONE E ISTRUZIONE, STRUMENTI PRIMARI PER ESTINGUERE IL FENOMENO DELLE BABY BRIDE

di Maria Elisa Di Pietro

Nojoud innalza al cielo l’hijab, un tipo di velo islamico di tradizione araba in uso nello Yemen. Scopre i capelli e alza testa e sguardo in segno di libertà, affermando la propria dignità in un Paese in cui la donna quasi non gode di diritti e solo le bambine non fidanzate e non sposate sono pos sono tenere i capelli scoperti. È lei la protagonista di quella che forse è la più significativa delle foto del reportage di Stephanie Sinclaire dedicato alle spose bambine che sta facendo il giro del mondo. Sullo sfondo si riconosce l’architettura di Sana’a, la capitale riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, una Venezia selvaggia sulla polvere, come la descrisse Pasolini. I colori, a parte lo sfondo neutro, sono quelli tradizionali dei paesi arabi, gli stessi della bandiera yemenita: rosso come il sangue dei martiri; bianco come un futuro radioso; nero come un passato oscuro. In lontananza, sulla sinistra, un’adulta in disparte. Chiusa in sé stessa, raccolta, quasi rassegnata, col velo rosso e il lungo abito nero. Per lei, a capo coperto, pare non ci sia speranza. Guarda il panorama come se fosse un mondo che non le appartiene, affacciata al para-

petto di un cortile interno. A destra, accanto a Nojoud, una bimba senza velo. Indisturbata e disinvolta come tutte le bambine del mondo dovrebbero poter essere. Nojoud sorride soddisfatta perché al momento dello scatto era la prima sposa bambina al mondo ad aver ottenuto il divorzio. La bimba che le sta accanto non sa che il suo esempio e il suo riscatto possono preservarla da un destino infelice e

Il matrimonio precoce è una delle ragioni di esclusione delle giovani dalla scuola. Obblighi di mantenimento e istruzione diventano superflui per la famiglia delle promesse spose darle la forza di reagire. Un rito non rende adulti se il consenso non è libero e pieno. Il minore non è in grado di comprendere e accettare le implicazioni dell’unione coniugale e tanto meno di decidere se, quando e con chi spo-


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YEMEN

sarsi l relativismo culturale non pu tollerare, né giustifi care pratiche aberranti che assecondano tendenze pedofile, diritti di proprietà sugli esseri umani ed e uivalgono a reati come plagio, ratto, vendita, riduzione in schiavitù, stupro di minori. Tutte le bambine devono poter esercitare gli stessi diritti e fruire di eguali opportunità di scelta a prescindere da status, famiglia e luogo d’origine, per quanto è possibile nel contesto in cui si trovano. Dalla Dichiarazione di Ginevra dei Diritti del fanciullo (1924) alla Convenzione internazionale sui diritti dell’Infanzia, passando per la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (1979), poco è cambiato: gli obblighi etici assunti da Stati e comunità internazionale nei confronti dell’infanzia non hanno valore giuridico vincolante. denuncia LIesl Gerntholtz, Direttrice della Divisione per i diritti delle donne di Human Right Watch. Una ginecologa yemenita testimonia: “Quando nel vostro paese le ragazze sono all’inizio della vita, nel

foto: Per gentile concessione di Marco Carnovale

Il relativismo culturale non può tollerare, né giustificare pratiche aberranti che assecondano tendenze pedofile L’unione con e tra minorenni è riconosciuta da sempre un importante fattore demografico e causa di gravidanza precoce frutta al massimo la fase riproduttiva femminile e incrementa le nascite Dei 16 milioni di adolescenti che partoriscono ogni anno, circa il 90% sono già sposate. L’immaturità e l’inidoneità a svolgere il ruolo di mogli e madri causano conseguenze relazionali e psicofisiche fino a morte da amples so forzato e suicidio) che impediscono lo sviluppo pieno e armonioso, l’esplicazione e la realizzazione della persona. Complicazioni da gravidanza e parto sono le principali cause di morte per le ragazze nel mondo: con rischi 5 volte superiori per le minori di 15 rispetto alle ventenni. I 2

milioni che si salvano accusano prolasso, rottura dell’utero, fistole da gravidanza e parto, lacerazioni a vescica, retto e vagina, con disturbi cronici e incontinenza grave. Muoiono imputridite nella vergogna, abbandonate da mariti e comunità. Le baby bride hanno più probabilità di contrarre l’AIDS rispetto alle maggiorenni sessualmente attive, perché copulano con adulti malati e non sanno negarsi o esigere l’uso del preservativo. Studi recenti condotti su 97 paesi dimostrano che ridurre il matrimonio precoce va a beneficio della riduzione della mortalità materna i sono rischi anche per il nascituro, con aumento della mortalità perinatale e un rischio più elevato di mortalità. Patologie, nati morti e morti di neonati sono più elevati del 50% per i figli di madri sotto i anni di età ltre conseguenze rica dono su famiglia, società e nazione intera, ma conoscenza e consapevolezza della reale portata sono ancora scarse. Il matrimonio precoce è una delle ragioni di esclusione delle giovani dalla scuola. Obblighi di mantenimento e istruzione diventano superflui per la famiglia delle promesse spose. Sono le madri per prime a dire: “Perché nutrire una Le più povere hanno maggiori probabilità dei maschi di non essere addirittura mai iscritte a scuola o abbandonare l’istruzione primaria (lo fa una su 5). Se riescono ad accedere alla secondaria hanno invece una probabilità 6 volte minore delle altre di sposarsi presto, curano meglio i figli

Foto di Stephanie Sinclaire

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e li mandano a scuola. Non a caso, la Seconda Giornata Internazionale della Bambina e della Ragazza nel 2013 è stata dedicata all’Innovazione per l’Istruzione, che è la miglior strategia preventiva e di sostegno per debellare le nozze precoci. L’istruzione non è una panacea, ma è essenziale e costituisce lo strumento prioritario per combattere il fenomeno. Integrata in programmi ad ampio spettro e a lungo termine, rende la persona cosciente del valore di sé e del futuro, crea competenze necessarie ad intraprendere attività lavorative, capacità di stringere relazioni personali e sociali sane e positive, prendere decisioni consapevoli sul proprio corpo e la vita, migliorando se stessa, famiglia e comunità. Le conferme vengono non solo dallo Yemen, ma anche altri paesi del mondo. A tutti i livelli, internazionale e nazionale, sono state e saranno assunte

Lo status di donne e bambine è stato inserito nei parametri di sviluppo per l’Agenda Post-Millennium Development Goals decisioni che si svilupperanno oltre il 2015, grazie all’impegno delle Nazioni Unite, sei singoli Stati e di organizzazioni come Girl Not Brides, che si è posta l’ambizioso obiettivo di contribuire all’eliminazione del fenomeno delle baby-bride entro il 2020. Dal punto di vista legale, al divieto di contrarre matrimonio prima della maggior età vanno abbinati il diritto di istruzione obbligatoria per almeno 9 anni e l’effettiva parità di accesso all’istruzione primaria e secondaria Lo status di donne e bambine è stato inserito nei parametri di sviluppo per l’Agenda Post-Millennium DeveRisale al dicembre scorso un Accordo tra Ministri della Sanità e dell’istruzione cui hanno aderito 21 paesi africani per adeguare l’educazione alle esigenze di bambine/i e adolescenti, anche in materia di educazione sessuale. I progetti integrati di educazione e istruzione, da realizzare in concreto nei vari paesi dovranno prevedere: riduzione dell’abbandono scolastico femminile con incentivi alle famiglie per la prosecuzione degli studi, azioni di sensibilizzazione, prevenzione, formazione professionale, assistenza sociale e sanitaria di qualità, educazione sessuale. Dovranno coinvolgere una pluralità di soggetti: società civile, media, istituzioni, privati, gruppi religiosi, comunità internazionale, governi e leader locali. L’obiettivo è offrire alle bambine la possibilità di plasmare il futuro che desiderano e svolgere un ruolo familiare e sociale significativo, una volta adulte. b La prima parte è stata pubblicata nel numero di marzo 2014


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IL RITORNO DELLA SPREGIUDICATA

di Cristina Carpinelli

Yulia Timoshenko, potente ‘Signora dell’Est’ e icona della rivoluzione arancione è candidata alle elezioni presidenziali vo per definire i russi insieme con il loro capo anYulia Timoshenko ha annunciato al paese la sua cora: “Userò tutte le mie relazioni, farò sollevare tutto il candidatura alle presidenziali di maggio. Ma tra i nuovi mondo, perché di questa Russia non resti neppure un politici emersi dopo Maidan, c’è chi non la vuole. È il campo bruciato”.Ma il passaggio più aberrante è quelcaso di Petro Poroshenko, oligarca, ex ministro, e canlo in cui la Timoshenko ha tirato in ballo l’atomica per far didato favorito alle presidenziali in Ucraina. Poroshenko piazza pulita dei russofoni residenti in Ucraina: “Cosa ha invitato l’ex pasionaria a ritirare la propria candidatufare con questi otto milioni di russi che sono rimasti in ra: “Yulia Timoshenko dovrebbe capire che dopo tutti i territorio ucraino? Bisogna tirargli una bomba atomica”. morti di Maidan, ci siamo svegliati in un paese nuovo Yulia T. ha il dente avvelenato. Dal 2010, col ritorno al che merita nuove mentalità e nuovi politici”. potere dei filorussi, è iniziato il suo calvario giudiziario Ma la Timoshenko, recentemente liberata sull’onda Nel 2011 è stata condannata a sette anni di carcere, delle proteste di piazza Maidan, dopo tre anni di prigiocon l’accusa di evasione fiscale, malvernia, non intende affatto ritirarsi. Anzi, con sazione di fondi pubblici, abuso d’ufficio la solita grinta che la contraddistingue, la e “abuso di potere”, per un controverso “tigre bionda” sfodera tutto il suo arsenale A TIMOSHENKO contratto siglato con osca riguardanaggressivo per compiacere il suo popolo. te importanti forniture di gas. Contratto È di poco tempo fa (18 marzo) una sua VIENE stipulato con utin, senza aver avuto il violentissima dichiarazione, nella quale CONTESTATO preventivo consenso del governo ucraino ha sostenuto, conversando con Nestor LA SUA - di cui lei era alla guida -estremamente hufr ch, segretario del Consiglio nazioINCONTENIBILE svantaggioso per l’Ucraina (ma vantagnale di sicurezza e difesa dell’Ucraina, AMBIZIONE gioso per lei). di essere pronta a prendere in mano un PERSONALE Appena rilasciata dall’ospedale del mitra e sparare in fronte al “mascalzone” E L’AVER carcere di Kharkiv, Yulia T. è subito voPutin. Non solo, proseguendo nella conACCUMULATO lata a Kiev. Qui si è diretta subito in via versazione, ha pronunciato queste paroUNA GRANDE rushevs a deporre dei fiori sul luogo le: “La situazione sta andando oltre ogni FORTUNA dove erano stati uccisi i primi manifestanlimite. Bisogna prendere le armi in mano ECONOMICA ti delle proteste, poi si è recata in piazza e andare a far fuori questi dannati kazap IN MODO ASSAI Maidan. È salita sul palco, seduta su una (vecchio termine ucraino molto spregiati-

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il 700%. Lottò contro il prelievo abusedia a rotelle, a causa di un infortusivo di energia dei grandi complessi nio alla schiena, e con voce commosindustriali, e le sue riforme servirono sa ha urlato alla folla: “Questa è la al governo per pagare gli statali e auvostra vittoria. Avete rimosso un canmentare i salari. cro dal nostro paese. Voi siete i miei a già pochi anni dopo, nel feberoi”. Alcuni manifestanti della piazza braio 2001, il primo arresto: Yulia vesono esplosi in cori, invocando “Yuniva incarcerata, per un breve periolia! Yulia!”, ma altri non l’hanno affatto do, con l’accusa di falsificazione di applaudita, anzi l’hanno fischiata erdocumenti e importazione illegale di ché? Ciò che le viene contestato è la sua incontenibile ambizione personale e l’aver accumu- metano. A salvare la sua credibilità, già compromeslato negli anni una grande fortuna economica in modo sa, fu il memorabile anno 2004, quando la Tymoshenko divent la figura chiave della protesta di piazza che si assai dubbio. La sua brillante ascesa non è, infatti, esente da zone trasformerà poi in rivoluzione arancione. Nel 2005 Yulia d’ombra. Negli anni novanta Yulia T. si era guadagna- T. veniva nominata premier. Nello stesso anno, Forbes la ta l’epiteto di “principessa del gas”, per aver stoccato collocava al terzo posto nella classifica delle donne più potenti del mondo (dopo Condoleezza enormi quantità di metano, facendo auRice e Wu Yi). mentare le accise sul gas. In quel periodo Tuttavia, con l’accusa d’incompeten(1995-1997), presiedeva la Compagnia NEGLI ANNI za nel gestire i contrasti tra i partiti della enerale dell’ nergia, un’azienda privata HA CREATO coalizione di maggioranza, il suo governo che si occupava d’importare gas e metaALLEANZE fu presto sciolto. La donna dalla treccia no dalla Russia per poi esportarlo in OcciPOLITICHE bionda (simbolo della tradizione ucraina) dente. Fu l’inizio della sua ascesa econoO AMICIZIE tornerà a governare di nuovo il paese nel mica, grazie ai lauti profitti dell’azienda PERSONALI, 2007 mantenendo la carica sino al 2010. C’è chi data l’inizio della sua scalata alle PER POI Durante la guerra in Ossezia del Sud, vette del potere economico ancora più scoppiata nell’agosto 2008 tra Georgia indietro nel tempo, e cioè prima del crollo DISFARSENE, e Russia, Yulia T. non concordò con la dell’Urss, negli anni della perestrojka di A SECONDA condanna di Yushchenko nei confronti Gorbachev, quando nel 1989 fondò, diDELL’UTILITÀ della Russia, mantenendo una posizione resse e poi privatizz la casa videografiPOLITICA di neutralità. Il presidente l’accusò d’aver ca del Komsomol. assunto una posizione di comodo, al fine Nel passaggio dalla pianificazione al di ottenere il sostegno della Russia alle libero mercato, approfittando del fitto piano di privatizzazioni, con il quale la sua gente veniva future elezioni presidenziali del 2010. Il Vice-presidente colpita da fame e miseria, la “Si- usò parole dure nei suoi confronti: “Sei una traditrice!”. gnora dell’ st diventava una delle Nel settembre 2008 Yulia T. (il suo blocco politico) decidonne più ricche del paese, impe- se di votare insieme con il partito Comunista d’Ucraina e gnata non solo nel settore energetico, ma anche in un’intensa attività commerciale di export di metalli. Ad aiutarla, le sue stabili relazioni (amicali e sentimentali) con uomini molto importanti in Ucraina, alcuni condannati poi per corruzione e frode come è noto il passo dal business alla politica è breve. Nel 1996 veniva eletta in arlamento, e nel sotto il governo di i tor ushchen o diventava ministro dell’ nergia Questo, forse, fu il periodo più “glorioso” della fredda e calcolatrice oligarca liberista. Sotto il suo ministero, l’industria energetica ucraina crebbe di circa


il partito delle Regioni per approvare una legislazione atta a facilitare la procedura di messa in stato d’accusa del presidente e limitarne i poteri, aumentando quelli del primo ministro. Nel gennaio 2009, la Timoshenko siglava con Putin il “famigerato” contratto per la fornitura di gas. Nonostante tutte ueste mosse strategiche, le elezioni presidenziali del furono vinte dal leader filorusso del partito delle Regioni,Yanukovich, suo acerrimo rivale politico, che nel 2011 la fece arrestare a causa della sigla di quel appunto famigerato contratto sul gas. Non è un fatto insolito che la Timoshenko abbia creato durante gli anni alleanze politiche o amicizie personali, per poi disfarsene, a seconda dell’utilità politica. Lo fece già agli inizi della sua ascesa. Ad esempio, con l’ex presidente filo russo eonid uchma on si è neppure risparmiata inimicizie con i suoi alleati politici. Lo testimoniano i suoi ripetuti screzi e contrasti con il presidente Yushchenko. Non è, dunque, strano che vecchi amici e nuovi alleati possano essere i suoi prossimi avversari nella rincorsa alle più alte cariche dello Stato. La gente dice scherzando che solo una persona avrebbe segretamente voluto tenere Yulia in carcere più di Yanukovich, e questa persona è V. Klitschko, ex campione mondiale dei pesi massimi e uno dei volti più importanti delle recenti proteste. Il pugile ultra-nazionalista, che si era candidato per le presidenziali, si è però ritirato per lasciare spazio all’oligarca, il “re del cioccolato”, Petro Poroshenko, che ha già detto alla Timoshenko di farsi da parte. IL FUTURO Tra i candidati per le presidenziali, oltre DELL’UCRAINA all’esponente del partito di Yanukovich NON SARÀ (Mykhailo Dobkin), figurano anche i leamoshenko e Poroshenko. Non è escluso, der delle forze di estrema destra, come CON L’OLIGARCA tuttavia, che lo scontro finale riservi delle O. Tyahnybok (capo del partito neosorprese. Il debito politico dell’opposiDI TURNO, fascista“Svoboda”), O. Lyashko (capo zione più moderata con le formazioni di MA NEL del partito Radicale,forza populista e estrema-destra è enorme. Intanto, nel FONDARE nazionalista) e il leader del gruppo neonuovo gabinetto ad interim, filo occidenDAL BASSO nazista, antisemita e ultra-nazionalista, tale e ucrainofono, nato dopo la rivoluzioUN’IDEA VERA “Praviy Sektor”, D. Yarosh, che si è guane, siedono già esponenti di “Svoboda”: DI DEMOCRAZIA dagnato il rispetto autentico della gente il Vice-Premier, Oleksandr Sych, attivista di strada durante le proteste, al grido di: del movimento radicale anti-abortista, e “Gloria alla Nazione e morte al nemico”. il ministro della Difesa, l’ammiraglio Ihor Suoi fans, giovani uomini armati di mazze e bottiglie Tenyukh. Il futuro dell’Ucraina non è nella liberazione o incendiarie, autori dell’attacco a una sinagoga di Za- nel ritorno al potere di Yulia T., o di qualche altro oligarporozhye, a sud est di Kiev. agli ultimi sondaggi i più ca di turno. Sta nel fondare dal basso un’idea vera di accreditati come prossimi presidenti del paese sono Ti- democrazia.

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L’ISOLA CHE PROFUMA DI DONNA UNA CONVERSAZIONE CON MARIELA CASTRO FA IL PUNTO SULLA CONDIZIONE DELLE DONNE CUBANE, SULLE CONQUISTE E SULLE NUOVE SFIDE

di Silvia Vaccaro Una figura delicata dallo sguardo vivace. Sebbene si sia

alzata molto presto, abbia viaggiato, Mariela Castro mi accoglie con un sorriso cordiale. È appena arrivata da Parigi dove è stata per lavoro e qui a Roma è soltanto di passaggio. La aspettano al Bif&st, il Festival Internazione del Cinema di Bari dove verrà proiettato il documentario ’Unique’ di Gianni Torres che contiene una sua intervista. Mariela si concede con grande naturalezza e non frena il sano orgoglio per le conquiste della sua terra in termini di uguaglianza di genere ei, che è una donna colta e raffinata, non perde di vista gli aspetti concreti delle cose e inizia subito ad elencare una serie di dati interessanti sulla presenza delle donne a tutti i livelli e in tutte le istituzioni. Nel 2013 ci sono state le elezioni e Cuba, con il suo 48,8% di donne nel Parlamento, ha raggiunto il terzo posto tra tutti i paesi del mondo per la presenza di donne nelle assemblee elettive. “Adesso ci sono otto ministre e quarantadue viceministre, e sono donne il 66% dei Presidenti dei governi provinciali, il 52%

Nel nuovo Parlamento le donne sono il 48,8%, le minitre sono 8 e 42 le viceministre. Sono donne il 66% dei Presidenti dei governi provinciali, il 52% dei dirigenti nel Partito comunista, e il 57% dei rappresentanti sindacali

dei dirigenti nel Partito comunista, e il 57% dei rappresentanti sindacali. Tanti i posti chiave nell’economia, ne accade ia e nei se i scien ifici s n cc a i da donne”. I dati coincidono con quel quindicesimo posto nel Global Gender Gap 2013. In soli sei anni Cuba ha guadagnato sei posizioni, diventando il primo paese nella fascia “upper-middle income countries”, ovvero i paesi con un PIL medio-alto“. La tendenza è quella di stimolare le donne ad accettare gli incarichi che vengono loro proposti, e le donne cubane rispondono dimostrando tutte le loro capacità nel dirigere e nell’amministrare la cosa pubblica. Si è passati da una politica di miglioramento della formazione delle donne - che serviva a preparale agli incarichi - alla nomina diretta di donne per i posti più importanti. Sembra molto se ice s iega in es d , e a i essi ne deg i


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Nel Global Gender Gap 2013 Cuba è al quindicesimo posto. In soli sei anni ha guadagnato sei posizioni diventando il primo paese nella fascia “upper-middle income countries” le dell’accademia o del settore scientifico, ma tante donne contadine che raccontano come sono cambiati negli ultimi anni i rapporti con i compagni, che accettano di rimanere a casa con i figli per permettere loro di partecipare alle riunioni, ai congressi. Del resto, il femminismo rivoluzionario cubano dalle sue origini ha coinvolto gli uomini nel processo di trasformazione della società”. Ma, domando, ci sono ancora dei territori ostili alle donne? “Nelle campagne succede ancora che sia solo l’uomo che si unisce alla cooperativa e la donna, anche se lavora tanto quanto il compagno, non è formalmente iscritta nell’elenco dei soci. Occorre invece che entrambi siano riconosciuti come appartenenti alla cooperativa, e che le donne partecipino alle riunioni per negoziare il prezzo delle merci, discutere con gli altri soci, e far valere la propria opinione e i propri diritti. La politica deve stare sempre attenta che, nei vari contesti di vita sociale tra uomini e donne, non si instaurino le dinamiche tradizionali che penalizzano le donne. Per questo, al congresso si è deciso che le organizzazioni di donne coltivatrici monitorino la situazione parlando con le donne e spiegando loro l’importanza della loro partecipazione come soggetti di diritto”. Leggere la realtà, fare ricerca, lavorare con i dati e le rilevazioni per poter migliorare le politiche e le azioni sul territorio. “Stiamo insistendo molto sul Programma nazio-

nale di educazione sessuale e sulla necessità di una formazione capillare di tutti quelli che hanno un posto di responsabilità. Stiamo creando un lavoro di concertazione tra il Ministero dell’Istruzione, quello della Salute e della Cultura e le organizzazioni delle donne. È importante che la politica macro arrivi ai governi locali, in modo tale che le persone abbiamo un beneficio concreto negli interventi Con il Ministero deg i n e ni s ia av and a finch e e s ne sessuali siano coscienti dei rischi legati alla violenza di

A dicembre è stata approvata la prima legge che condanna la discriminazione per orientamento sessuale sul posto di lavoro che insieme alla famiglia appare come il contesto più problematico genere, che non colpisce solo le donne, ma può facilmente essere vissuta da una persona omosessuale”. Il governo ha lanciato anche una campagna sociale per stimolare e e s ne a i e e e s gen a di avan a e s ca dei diritti delle persone con orientamenti sessuali differenti. Anche la politica del partito comunista di Cuba ha inserito come obiettivo la lotta alle discriminazioni in questo senso. “Finalmente a dicembre dello scorso anno è stata approvata la prima legge che condanna la discriminazione per orientamento sessuale sul posto di lavoro che, dalle nostre ricerche, insieme alla famiglia appare come il contesto più problematico”. Mariela ha un concetto molto alto dei diritti delle donne e combatte non solo per le donne cubane, ma e e d nne e e a ine di i nd a finch a iano piena autonomia a decidere sul proprio corpo, sulla propria sessualità, sul proprio destino. In chiusura le chiedo, visto il dibattito degli ultimi mesi in Italia, cosa pensa dell’obiezione di coscienza. La risposta è semplice e fulminante. “Una violazione di un diritto umano della donna: quello di decidere sul proprio corpo”. b

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ultimi mesi (e degli ultimi anni) sulle quote di genere da introdurre per legge qui in Italia perde un po’ di senso. Mariela si dice contraria all’introduzione delle quote ma è assolutamente d’accordo con la necessità di rappresentare le differenze “ erchiamo di coinvolgere le donne affinché partecipino alla vita nelle comunità di appartenenza e non si tirino indietro quando la loro stessa comunità le indica come candidate. Sono le persone che decidono chi debba sedere nell’assemblea a rappresentare i loro interessi. Nelle ultime elezioni è stata nominata una transessuale per il governo di una comunità locale, e questo indica quanto le cose stiano cambiando”. Mariela racconta dell’ultimo congresso, il nono, della Federazione delle donne cubane che si è svolto a marzo a La Habana. Questa organizzazione della società civile coinvolge il 90% della popolazione femminile a Cuba ed è un interlocutore importante per il governo nell’indirizzo delle politiche sui temi che toccano maggiormente da vicino le donne. “Al congresso c’erano tantissime donne, e non solo quel-

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LIBRI a cura di Tiziana Bartolini

FEMMINICIDI E CODICE D’ONORE KANUN “Banditi e schiave. I Femminicidi” di Arcangelo Badolati e Giovanni Pastore è un libro che affronta in modo crudo gli intrecci criminali che si svolgono in Calabria tra la mafia albanese e la ndrangheta in una regione divenuta suo malgrado una sorta di “laboratorio criminale”. Sono riportate le inchieste che hanno smascherato le tratte delle donne albanesi e straniere in Calabria e nel resto d’Italia. Sono “le schiave”, soprattutto albanesi, che vengono adescate con l’inganno, vendute e costrette a prostituirsi. Particolarmente agghiaccianti le testimonianze di alcune donne dalle quali emergono storie drammatiche di maltrattamenti inauditi. Strappate alle famiglie, caricate come merce e giunte in Italia non possono ritornare perché significherebbe morire o essere sottoposte a sevizie di ogni genere. Nel libro si parla anche dei femminicidi come quello della giornalista Maria Rosaria Sessa, o della giovanissima Fabiana Luzzi che fu uccisa e bruciata viva dal fidanzato, giovanissimo anche lui. Ma quello che i due autori pongono come nuovo strumento di comprensione è il millenario “codice Kanun” o legge della montagna. Si tratta di un codice d’onore che assicura ai criminali albanesi un controllo assoluto sulle donne, rendendole schiave, appunto. “Il soggiogamento totale delle vittime, condotte in Italia nella migliore delle ipotesi sono l’inganno e il miraggio di un futuro migliore, nella peggiore e più frequente con la violenza; il totale asservimento ai voleri dei protettori fino ad arrivare al ius vitae ac necis, al diritto di vita e di morte”. Maria Fabbricatore Arcangelo Badolati e Giovanni Pastore BANDITI E SCHIAVE. I FEMMINICIDI

PAROLE E VITE DI SIMONE WEIL, RACHEL BESPALOFF, HANNAH ARENDT All’inizio del suo prezioso libro “Hannah e le altre” con il titolo del primo capitolo, “Tre donne intorno al cor mi son venute”, Nadia Fusini rimanda alle tre donne belle e raminghe, della canzone dantesca che era stata scritta per essere inserita nel Convivio, all’inizio della parte sulla giustizia. L’esilio, considerato condizione dovuta a una colpa, in essa è affermato come scelta coerente con l’essere retti. Le tre belle dimenticate dagli uomini, solo Amore che Dante ha nel cuore le riconosce, sono: anzitutto la Giustizia, impressa da Dio nel cuore della realtà nell’ordine della natura, uindi la giustizia umana e infine la legge positiva delle società umane. Ho percepito quindi come sforzo “morale” nel senso più nobile della parola, la fatica dell’autrice di raccontarci, farci conoscere, intrecciando molti fili, vita e pensiero, di tre donne imone eil, achel espaloff e Hannah Arendt che sono pietre miliari nella costruzione faticosa del Pensiero della differenza. Come ci dice Nadia Fusini la can-zone delle donne, la loro zona di potere, rimanda alla scrittura perché nel cammino abbiamo bisogno di cercare le orme altrui e anche di madri, che non ci abbandonino mai “abbiamo bisogno di conversare con i morti, come capiscono i poeti”. Dalle tre vite colgo per me alcuni suggerimenti. Il primo è sulla profondità del bene e sulla superficialità del male, riflessione che ci viene da Hannah Arendt, nel suo libro “La banalità del male” scritto osservando il processo Eichman. Lasciar passare la vita tra i normali doveri, accontentarci di ciò che appare “normale” può fare di noi tutte/i dei mostri. Messaggio tanto più importante quando, nella crisi, ogni normalità appare benedetta. Il secondo punto di vista è la percezione dello sradicamento da un mondo di uomini che imone eil opera con una personale lettura dell’ liade nel testo omerico lei legge la narrazione della legge disumana della guerra, della forza, in definitiva della violenza ssere donna le appare come dolore, ma anche occasione: dolore di vivere in un mondo sbagliato, occasione di un punto di vista privilegiato, quello degli oppressi, per lavorare a un cambiamento, almeno per pensarlo. I due spunti costituiscono a mio parere una priorità li “a parte inseriti alla fine di ogni capitolo, presentano altre vite, altri rapporti di cui le nostre protagoniste hanno intessuto la loro vita. La qualità della scrittura e la profondità della cultura sottesa al testo ne fanno una occasione non perdibile di godimento e di riflessione per il movimento delle donne oggi e per ognuna di noi. atrizia inella, omitato scientifico

Ed Pellegrini, pagg 180, Euro 15,00

Nadia Fusini HANNAH E LE ALTRE Ed Einaudi, pagg 168, Euro 18,00


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LA CAMORRA IN UN ROMANZO-INCHIESTA

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iamo nell’ talia dei fine anni novanta n noto boss della Camorra detenuto in regime di bis na giornalista naturalizzata francese detiene una fitta corrispondenza con lui perché incaricata a scriverne la biografia n rapporto epistolare che avvicina i due in modo sottile, interiore, dove l’intuito dell’una carpisce le intenzioni dell’altro, prima in un possibile abbaglio di pentimento e successivamente nell’intenzione di evasione dell’uomo. Già nel “Castello di San Michele” avevamo seguito le vicende della donna che per urgenza di verità si era recata a Settimiano dove aveva incontrato parenti e amici del camorrista, e dove le donne della Camorra avevano ben reso l’idea dello stato di cose esistente nella tristemente nota terra di nessuno. Ma c’è qualcuno che uella biografia non vuole vederla pubblicata Avvertimenti e minacce si susseguiranno con un ritmo incalzante. Naturale proseguo del primo romanzo, Il Silenzio dell’Arcangelo di Laura Caputo (editore APM ) svela le dinamiche di una criminalità organizzata sempre più intrecciata con i poteri occulti dello Stato. Intuizioni, sensazioni che corrispondono a una realtà fin troppo radicata nella vita di un intero paese, eppure ancora ben occultata nei meandri dei poteri forti. Di domande ne sorgono tante, anche nella stessa protagonista che per formazione culturale è distante da tutto uesto La criminalità organizzata in Italia ha radici storiche e sociali profonde. Partita da determinati territori, dove lo Stato era assente, nel tempo ha raggiunto luoghi e individui tra i più disparati omini di tato e di iustizia, Forze dell’Ordine, poteri occulti, realtà imprenditoriali, città distanti geograficamente e per forma mentis, fino

a giungere nella parte più intima dell’animo collettivo di un intero paese, attraverso dinamiche di pensiero e comportamento che incarnano, in qualche modo, una corruzione morale dilagante In tutto questo però una donna, una giornalista, e un uomo, un magistrato, nell’operare la scelta necessaria a non tradire il senso innato della giustizia custodito nella propria coscienza diventano simbolo di salvezza per l’intera umanità. La storia narrata in questo romanzo è parte della realtà - a ricercare gli articoli dell’epoca si stenta a credere ai propri occhi - e allora il romanzo diventa inchiesta storica e sociologica su vicende tutte italiane che continuano a rilasciare le loro conseguenze nel mondo attuale e ancora oggi, purtroppo, facenti parte di una dimensione occulta sulla quale sembra impossibile far luce. Al di là del processo storico di cui si diventa testimoni, non è difficile riconoscere nella giornalista uella forza benefica alla uale, per antonomasia, spetta il dovere di accollarsi tutto il disgusto della corruzione umana, non sarà un caso che ogni personaggio si ritrova a raccontare tutto, tutto ciò di cui è a conoscenza per uscirne migliore perché immancabilmente se stesso. E lei, quella donna capace di ascoltare e intuire tutto ci che le accade intorno, con un’ironia salvifica e un coraggio incosciente, diventa forte, sempre più forte nella sua naturale capacità di provare amore per la verità n libro inchiesta eppure a legger bene tra le righe anche un elevato romanzo d’amore. Nicoletta Stecconi

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PER FRIDA KAHLO È “VIVA LA VIDA” di Flavia Matitti

FINO AL 31 AGOSTO A ROMA UNA RETROSPETTIVA DELLA PITTRICE MESSICANA CON DIPINTI, DISEGNI, FOTOGRAFIE E FILMATI D’EPOCA. A SETTEMBRE SARÀ GENOVA A OSPITARE UNA NUOVA MOSTRA DAL TITOLO FRIDA KAHLO E DIEGO RIVERA

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suoi occhi erano grandi e profondi. Le sue sopracciglia avevano la forma delle ali di un uccello in volo. Aveva un talento naturale per il trucco. Il suo rossetto e il suo smalto erano sempre di colori forti. Sapeva trasformare se stessa in una donna sensuale, irresistibile e unica”. In queste parole di Olga Campos, amica intima di Frida Kahlo (1907-1954), si avverte con evidenza il fascino magnetico esercitato dalla pittrice messicana, divenuta poi un’icona popolare idolatrata in tutto il mondo. Artista, militante comunista, bisessuale, donna impavida e vitale a dispetto di un’esistenza segnata dal dolore, Frida Kahlo non solo incarna l’anima del essico, ma è una figura che ha sedotto l’immaginario collettivo globale. È una leggenda per gli attivisti latinoamericani, una bandiera del movimento femminista, un mito per le star hollywodiane (prima fra tutte Madonna) e una musa per gli stilisti di moda partire dalla documentata biografia scritta dalla critica d’arte americana Hayden Herrera, pubblicata nel 1983, esiste ormai una vera e propria “Fridamania”, fatta di libri, mostre, film, spettacoli teatrali, gadget el l’attrice messicana Salma Hayek ha interpretato Frida nell’omonimo film di ulie a mor e nel lo scrittore italiano Pino Cacucci ha immaginato un monologo di Frida

intitolato Viva la vida! (Feltrinelli). Del resto l’artista stessa è stata la prima a prestare attenzione alla costruzione della propria immagine, con una consapevolezza e un intuito davvero moderni. L’occasione per tornare a occuparsi di lei è offerta adesso dall’importante retrospettiva intitolata Frida Kahlo, la più completa sull’opera della pittrice mai presentata finora in Italia, organizzata a Roma negli spazi delle Scuderie del uirinale fino al , catalogo lecta in settembre sarà la città di Genova a ospitare una nuova mostra dal titolo Frida Kahlo e Diego Rivera. La rassegna romana, curata da Helga Prignitz-Poda, autrice del catalogo ragionato della pittrice, riunisce oltre opere tra dipinti, disegni, fotografie e filmati d’epoca, e ha il grande merito di ricondurre il lavoro di Frida Kahlo all’interno del dibattito artistico e della cultura visiva del suo tempo, tramite puntuali confronti

Frida Kahlo, Autoritratto con collana di spine, 1940, Olio su tela, cm 63,5 x 49,5, Harry Ransom Center, Austin ©Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

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con l’opera di esponenti delle avanguardie messicane e internazionali. Se, infatti, il poeta André Breton, fondatore del Surrealismo, aveva scritto nel 1938 “L’arte di Frida Kahlo de Rivera è un nastro intorno a una bomba” e aveva creduto che la sua pittura fosse sbocciata in Messico “nella totale ignoranza di uanto avveniva in uropa, studi recenti hanno dimostrato che Frida non si ispirava solo all’arte preispanica e alla pittura degli ex-voto, ma era bene informata sulle ultime tendenze, dalla etafisica al Realismo magico al Surrealismo. Comunque sia, la sua pittura non può essere considerata separatamente dalla sua vita, perché come ha scritto lei stessa: “Dato che i miei soggetti sono sempre stati le mie sensazioni, i miei stati d’animo e le reazioni profonde che man mano la vita suscitava in me, ho spesso oggettivato tutto questo in autoritratti, che erano quanto di più sincero e reale potessi fare per esprimere quel che sentivo dentro e fuori di me”. anche sotto uesto aspetto è stata una pioniera, perché ha inaugurato un filone “autobiografico molto battuto poi da numerose artiste. Frida era nata a Coyoacán, un sobborgo di Città del Messico, il 6 luglio 1907 da Matilde Calderon e Wilhelm Kahlo, un fotografo ebreo d’origine ungarotedesca. Sosteneva però di essere nata nel 1910 per far coincidere la propria nascita con lo scoppio della rivoluzione messicana ella sua vita conosce molto presto la malattia e la sofferenza fisica a appena sei anni quando si ammala di poliomielite, guarisce ma la gamba destra resta meno sviluppata. Poi a diciotto anni, il settembre , un terribile incidente uasi la uccide. L’autobus sul quale viaggiava viene travolto da un tram ello scontro un corrimano di metallo le trapassa il corpo e Frida riporta lesioni e fratture gravissime. Come conseguenza dell’incidente, sarà costretta a indossare busti ortopedici; quando resterà incinta ricorrerà all’aborto

terapeutico, perché troppo rischioso sarebbe stato per lei portare avanti una gravidanza; subirà una trentina di interventi chirurgici, per lo più alla colonna vertebrale e al piede destro, prima di morire, il 13 luglio 1954, all’età di quarantasette anni, nella sua casa natale, la Casa Azul, a Coyoacán, divenuta nel 1958 un museo. Ma nell’immediato, grazie alla giovinezza e a una forza d’animo incrollabile, Frida reagisce. Costretta a letto per mesi, inizia a dedicarsi alla pittura e da questo momento l’arte diventerà per lei un modo di liberarsi dal dolore. nizia dipingendo il proprio volto, che studia riflesso in uno specchio appeso sopra il letto. L’autoritratto resterà sempre uno dei suoi soggetti preferiti. el conosce iego ivera , che ha il doppio dei suoi anni ed è un pittore già molto noto. ell’agosto si sposano arà un amore duraturo ma turbolento, fatto di reciproci tradimenti, separazioni e un breve divorzio. Con la sua solita ironia dirà “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita, il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato iego ra i suoi amanti Frida avrà uomini assai diversi, come lo scultore samu oguchi e eon rots , ospite con la moglie dei Rivera in Messico. A unire Frida e Diego, comunque, oltre alla pittura è la passione politica. La rivoluzione aveva significato per i messicani la riscoperta orgogliosa delle proprie radici culturali, base dell’identità nazionale. Così Frida, come una divinità preispanica, porta vistosi gioielli e indossa abiti tradizionali. sia negli tati niti sia a arigi il suo abbigliamento “etnico” fa scalpore. on il passare degli anni, per , la salute peggiora el 1953, sotto la minaccia di cancrena, le viene amputata la gamba destra ppure il suo ultimo dipinto, eseguito otto giorni prima di morire e conservato oggi nel museo di Coyoacán, è un estremo omaggio alla vita. Ritrae dei cocomeri che si stagliano, verdi e rossi, su un cielo azzurro e sulla polpa succosa e sensuale di una delle fette è scritto “Viva la Vida”. Ma nel suo ultimo autoritratto, un disegno esposto a conclusione della mostra, si raffigura con il simbolo dell’infinito sulla testa e una colomba, che allude a una celebre poesia di Rafael Alberti, su una colomba che si è smarrita. Si congeda dalla vita scrivendo nel suo diario “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai indietro”. b

rida ahlo, utoritratto con vestito di velluto, , Olio su tela, cm 79,7 x 59,9, Collezione Privata © Banco de México Diego Rivera & Frida KahloMuseums Trust, México D.F. by SIAE 2014

rida ahlo, oses o ucleo olare, , lio su tavola, cm , , ollezione rivata © Banco de México Diego Rivera & Frida KahloMuseums Trust, México D.F. by SIAE 2014


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A TUTTO SCHERMO

NON TUTTO IL PORNO VIENE PER NUOCERE di Elisabetta Colla

PARTE IL PROGETTO ‘LE RAGAZZE DEL PORNO-MY SEX’, UN COLLETTIVO FEMMINILE DI REGISTE ED AUTRICI PRONTE A SFIDARE LA CONVENZIONALE VISIONE DELLA PORNOGRAFIA. PER FINANZIARE I PRIMI CORTOMETRAGGI NASCE ‘ART FOR PORN’.

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hi l’ha detto che il porno non possa essere una forma di espressione artistica? Per rispondere a questa domanda e costruire prodotti che superino la connotazione negativa e trash dell’attuale scena del cinema porno, nasce il collettivo femminile Le ragazze del porno - My Sex, formato da un gruppo di affermate registe, scrittrici, attrici ed artiste che si propone di realizzare qualcosa di completamente nuovo in Italia. “ una pornografia diversa, molto personale, uasi un nuovo genere cinematografico, una sorta di realismo sessuale”. “Stiamo cercando di dare un’immagine bella, celebrativa della sessualità: negli anni Cinquanta e Sessanta il porno aveva un’accezione erotica, che poi si è completa-

mente trasformata”. “Vogliamo produrre opere in cui ci sia ampia varietà di corpi, maschili e femminili, per superare l’inquietante rappresentazione del corpo nel porno ‘classico’, tutto bicipiti e performance”. “Non vogliamo perdere il punto di vista femminile ma allontanarci dalle modalità performative maschili”. “Abbiamo l’assurda ambizione di realizzare prodotti allo stesso tempo pop, godibili e consapevolmente politici”. “La vita sessuale delle donne italiane non è quasi mai espressa, noi in questo senso non esistiamo”. “Nelle nostre storie i protagonisti non sono ‘carne da macello’ o pupazzi presi solo nell’atto sessuale, hanno un passato e un futuro”. Il collettivo si richiama ad analoghe esperienze realizzate dall’attiva scena post pornografica indipendente mondiale, con protagoniste le donne, a cominciare dalla Svezia, dove Mia Engberg ha lanciato lo slogan-manifesto: ‘l’erotismo è buono e ne abbiamo bisogno” (sottoscritto dalle Ragazze del porno) ed ottenuto notevole successo con i cortometraggi Dirty Diaries, come pure in Francia l’antologia di corti “X-Femmes”, prodotta da Canal+ e distribuita in Italia in dvd, in USA il porno post-modernista di Annie Sprinkle e in Danimarca la casa di produzione Zentropa (fondata da Lars Von Trier nel 1992), pioniera nel produrre film porno girati da donne e destinati ad un pubblico femminile. Dunque le motivazioni delle 10 donne/artiste per ora coinvolte (Mara Chiaretti, Anna Negri, Regina


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NINFOMANIA IN DUE VOLUMI

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ià presentato ai Festival Sundance e Berlino, esce in Italia, nella versione ‘castigata’, Nymphomaniac voll. 1 e 2, ultima dibattuta opera ‘hard’ (o presunta tale) del regista danese Lars Von Trier (Dancer in the Dark, Dogville, Melancholia). Noto per le sue provocazioni, l’autore intende qui esprimere la sua visione critica, tragica e sarcastica del sesso, dell’autodeterminazione e della vita, attraverso il racconto di Joe (un’anaffettiva e sognante Charlotte Gainsbourg), una donna affetta da

ninfomania che si proclama come ‘essere vivente orribile’ e delle sue innumerevoli relazioni sessuali, all’anziano professore universitario Seligman, interpretato dall’attore svedese tellan arsgard, il uale vuole giustificarne a tutti i costi l’operato. Come in una seduta psicoanalitica, lo sguardo del regista entra nei meandri della psiche e dei limiti umani, confrontandosi, in maniera complessa ed ironica al tempo stesso, con i grandi temi dell’arte, della filosofia, della religione e della letteratura, fra scene di sesso e nudità, anche maschili, esplicite (nella versione hardcore del film sono stati utilizzati attori porno come controfigure ma non così sconvolgenti, e dotti divertissement ammiccanti, come la pesca con la mosca, la sequenza numerica di Fibonacci o la musica polifonica del grande Bach. Von Trier non smentisce il suo stile e le sue idee corrosive, originali e mai addomesticate. Indimenticabile il cammeo della grande Uma hurman, moglie tradita, nel vol del film

Orioli, Titta Cosetta Raccagni, Lidia Ravviso, Emanuela Rossi, Slavina, Roberta Torre, oltre a Tiziana Loporto e Monica Stambrini, ideatrici del progetto) a realizzare cortometraggi porno-erotici sono tante, a partire dall’idea di “rispondere a un’esigenza, provare a colmare una lacuna”, a quella di “raccontare come nasce e come si scatena il desiderio” o sopperire ad una “mancanza politica, culturale e di immaginario er finanziare l’ambizioso progetto, che partirà nel luglio prossimo con la massima libertà espressiva ed estetica, le registe hanno dato vita ad una campagna di crowdfunding, tramite la piattaforma Indiegogo e grazie ad Art for Porn, una vendita di opere d’arte donate per la ‘causa’. “Abbiamo trovato molta più attenzione e sostegno nel mondo dell’arte contemporanea che non in quello del cinema; qualcuno pensa che sarà difficile trovare attori uomini disponibili a lavorare in scene di sesso esplicite ma forse scopriremo il contrario, anzi, se siete interessati, fatevi avanti!”. I primi tre progetti ad essere realizzati saranno i cortometraggi “Seratina”, di Anna Negri, “Mano di velluto, di Regina Orioli e “Queen Kong” di Monica Stambrini.b

DONNE E NATURA “IN GRAZIA DI DIO” cclamato da pubblico e critica perfino aviano ha lanciato un appello pro pellicola l’ultimo film di Edoardo Winspeare (Sangue vivo, Il miracolo), In Grazia di Dio, distribuito da Good Films, racconta in modo sapiente e naturalista la crisi dell’Italia che lavora va , attraverso un magnifico uartetto di donne, caratteri e generazioni che, in Salento, a causa della chiusura per debiti della piccola fabbrica tessile di famiglia, si ritrovano loro malgrado a tornare a vivere in campagna: la nonna vedova, vera anima pacificatoria della famiglia, accetta la vita come viene, lavora la terra e si risposa all’età di 65 anni; la nipote, na, ribelle e scontenta, superficiale e contraddittoria, passa il tempo fra un flirt e l’altro, senza pensare a niente; Adele (vera protagonista del film , madre di na, indurita ed incapace di cogliere l’amore che la sfiora più volte, tenta invano di controllare l’incontrollabile, sentendosi depositaria di ogni responsabilità; Maria Concetta, sorella di Adele, coltiva il sogno di lavorare con Ozpetek e canta nel coro della chiesa. Disperse, amareggiate, gioiose o tristi, le quattro donne si stringono e si respingono mentre riscoprono, senza falsi sentimentalismi, le radici, la terra, il baratto, la solidarietà ed iniziano a riconsiderare il senso della vita e delle relazioni umane ed affettive. Inno alla terra di Puglia, alla forza delle donne ed alla vita ecologica’, il film ha avuto il sostegno dell’Apulia Film Commission. Nessuna delle protagoniste è attrice di professione, a partire dalla bella e brava Celeste Casciaro, moglie di Winspeare, nel ruolo di Adele, e da Laura icchetta, figlia di eleste, di professione estetista e truccatrice

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LEGGERE L’ALBERO DI BRUNA BALDASSARRE

DONNE

E CONSUMI di Viola Conti

SAPER DISTINGUERE L’ESSENZIALE

Cara Bruna, vorrei comprendere perché interiormente non riesco a sintonizzarmi con i miei 41 anni e mi sento come se fossi rimasta a 35! Paola Cara Paola, dal tuo albero si vede subito che hai una forte sensibilità artistica. I rami si presentano come un groviglio di linee e allo stesso tempo come una coordinazione armonica, quindi la tua chioma ricorda un po’ lo scarabocchio dei bambini accanto a molto buon gusto. Sei certamente una persona versatile, produttiva, indipendente, ma allo stesso tempo puoi rischiare momenti regressivi. La chioma è lievemente schiacciata e per la tua elevata sensibilità, che traspare dai tanti rametti sottili, molto spesso puoi sentirti frenata nel tuo desiderio d’indipendenza, fino a difender ti con una forma di chiusura rispetto a un vissuto di oppressione. I tuoi momenti maggiormente significativi risalgono agli anni , , al tronco emerge anche molta vitalità e capacità di adattamento, un’accentuata capacità d’immedesimazione, d’osservazione, sensibilità, con momenti d’incertezza. I tuoi 41anni corrispondono secondo B. Lievegoed alla fase dell’Anima Cosciente, connessa soprattutto con le aspirazioni morali, capaci di sospingere la volontà al compimento di azioni sensate ai ai anni ci si chiede come organizzarsi rispetto al mondo e la differenza tra le due fasi può essere nella sopravvalutazione dei propri talenti nella fase più giovanile rispetto al rischio di sottovalutarsi in quella successiva. Jung indica addirittura questo periodo come la fase della grande morte, sia per la preparazione ad abbandonare una parte della personalità rivolta verso l’esterno, sia per l’influsso delle forze demolitrici del corpo fisi co. Come tutte le grandi trasformazioni, però, proprio da una forma di demolizione arriva quel profondo ampliamento della coscienza che ci permette di distinguere l’essenziale dal superfluo “ l piccolo principe che vive nell’altro si rivela allora in tutta la sua grandezza.

POLIZZE AUTO

UN AIUTO A SCEGLIRE LA PIÙ ADATTA Responsabilità civile. Con la campagna “rc_@uto” automobilisti più informati per scegliere la polizza più adatta ad ogni esigenza

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a campagna RC_@uto è un’iniziativa di Movimento Consumatori, Adusbef e Federconsumatori che ha lo scopo di fornire a chi è già assicurato, a chi deve cambiare compagnia o assicurarsi per la prima volta, tutte le informazioni utili per una scelta conveniente, consapevole e responsabile. Per garantire il rapporto diretto con il consumatore è attivo un numero verde 800 821 263 (dal lunedì al venerdì dalle , alle , che fornisce informazioni sull’RC Auto. Inoltre gli automobilisti possono contattare un esperto scrivendo a info@ campagnarcauto.it, e usufruire di un vademecum che verrà distribuito attraverso i circa sportelli delle tre associazioni presenti su tutto il territorio nazionale e che verrà pubblicato sul sito, realizzato ad hoc per l’iniziativa, www.campagnarcauto.it.

Sul sito Internet si possono trovare informazioni, FAQ, un utile glossario, la normativa del settore, un forum sul tema, consigli di utilizzo del “preventivatore unico” del inistero dello Sviluppo economico e la possibilità di iscriversi alla newsletter realizzata dalle associazioni del progetto. L’iniziativa prevede anche l’elaborazione di otto miniguide sull’RC Auto che verranno pubblicate on line, una ogni mese, e che potranno essere scaricate collegandosi al sito della campagna.


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SPIGOLANDO tra terra, tavola e tradizioni DI PAOLA ORTENSI

RICOTTA

OVVERO: COTTA DUE VOLTE È primavera inoltrata, i pascoli sono verdi. L’alimentazione di pecore, capre e mucche si arricchisce di erba fresca. Per il latte l’erba rilascerà aromi e fragranze avvolgenti che faranno di ogni formaggio un prodotto unico. Per questo quel dono del latte che rappresenta la ricotta, già nota ai greci e romani come raccontato dallo storico Columella, è il periodo migliore per gustarla. La ricotta, non propriamente un formaggio, è come il suo stesso nome ci indica frutto di una seconda cottura del siero residuo dei formaggi. A una certa temperatura del siero, circa 85 gradi, nel recipiente di cottura risalgono in superficie piccoli agglomerati bianchi, origine di quel morbido alimento che è la ricotta. Viene raccolta e conservata nelle fuscelle (in origine cestini di fine paglia intrecciata, oggi di plastica) per lo più a forma di trapezio, probabilmente per favorire lo sgocciolamento del siero residuo. La ricotta più famosa è sicuramente quella di pecora, che nel Lazio e più precisamente nell’agro romano è riconosciuta come DOP( denominazione di origine protetta ).

Sempre più diffusa è quella di vacca, ma negli ultimi anni è apprezzata anche quella di capra e di bufala. Un occhio esperto riconosce le ricotte dei diversi tipi di latte anche dal colore: bianco porcellana per quella di bufala, bianco opaco per mucca

paste farcite come tortelloni o ravioli; fresca è una goduria per una ricca colazione magari unita al miele a una marmellata, alla polvere di caffè, o dolcemente deposta sul caffè, è ingrediente principe di dolci. La ricotta fu anche titolo di un episodio drammatico e dissacrante di un film di Pasolini. Spigolando fra le ricette, davvero infinite, ne segnaliamo alcune.

RICETTE

e pecora e bianco perlaceo quella di capra. Considerata dai pastori residuo del formaggio, insieme al pane è stata per decenni - forse per secoli - il loro alimento. Secondo quell’insuperabile capacità del mondo contadino di non sprecare nulla e di “inventare” come conservare un prodotto è stata salata, seccata, affumicata o messa al forno tanto da divenire poi in molte zone d’Italia un prodotto tipico. Al sud, dove l’uso del parmigiano è arrivato solo decenni fa, molti primi piatti vengono tradizionalmente irrorati con pecorino o con ricotta secca grattata. La consistenza della ricotta, in origine sempre straordinariamente morbida, è divenuta anche nei modi di dire sinonimo di mancanza di forza e di inconsistenza. Ha le ‘mani di ricotta’ colui a cui cade spesso qualcosa. È una ricotta chi non ha una personalità forte e determinata o si squaglia a fronte delle difficoltà. È la caratteristica di morbidezza e malleabilità unita alla delicatezza del suo gusto che rende la ricotta adatta ad amalgamarsi a sapori dolci o salati. Costituisce la base di

PASTA CON LA RICOTTA Il segreto è rendere la ricotta cremosa lavorandola con la forchetta e usando un po’ d’acqua di cottura della pasta, che si suggerisce possa essere quella a forma di fusilli per facilitare l’abbraccio del bianco condimento. Un po’ di pepe per chi lo gradisce. FRITTATA CON LA RICOTTA Uova, ricotta e sale tanto da rendere bello compatto il preparato e un po’ di prezzemolo per colorare e variegare la frittata. CROSTATA DI RICOTTA E VISCIOLE È una ricetta tipica della cucina romano giudaica. Tante le ricette reperibili in internet e comunque la possibilità d’acquisto e assaggio nell’unico forno del Ghetto di Roma, raggiunto da turisti di tutto il mondo, dove la si prepara secondo la tradizione antica.

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www.fondazionecerratelli.it diegoarte@libero.it

FAMIGLIA

Sentiamo l’Avvocata L’INOTTEMPERANZA DEI PADRI

UN FUTURO DA TAGLIARE E CUCIRE

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ggi più che mai la parola d’ordine è fare e fare con le mani. Ecco che i mestieri artigiani sono tornati magicamente alla ribalta e nella cronache di tutti i giornali. Ma questo non basta assolutamente! La disattenzione di decenni è difficilmente sanabile con un bel discorso o un bell’articolo di giornale, serve molto molto di più! È necessario anzitutto far capire ai giovani che ci sono lavori nobili, di grande creatività e generatori di soddisfazioni straordinarie ma che necessitano di mani che lavorano, che si sporcano e che prendono tra le dita gli strumenti del mestiere artigiano e generano manufatti unici, questa sarà la strada del successo, il vero Made in Italy, che è l’arma vincente contro le crisi. Nella produzione artigianale l’Italia è eccellente e guardata da tutto il mondo con ammirazione, ma sempre grazie al passato, glorioso ma passato. Ad oggi niente è stato fatto, solo parole, parole, parole. L’ago, questo strumento che ha permesso di creare meraviglie oggi è dimenticato, tenerlo in mano è diventato uasi una vergogna oi lo verifichiamo ogni giorno nella nostra sartoria alla quale giungono molti giovani che si presentano come creatori di moda, stilisti, costumisti ma pochissimi manifestano la volontà di imparare il mestiere del sarto o del tagliatore, hanno forse paura di bucarsi con l’ago? Un tempo si diceva: è il mestiere che entra nel sangue! Affermazione bellissima, il mestiere entra nel cuore, nella vita e diventa un unicum preziosissimo capace di creare Arte. Ai nostri pochi e selezionati allievi, che decidono di frequentare i corsi di Alta formazione della Fondazione Cerratelli diciamo che questo mestiere, il sarto, se fatto con il cuore, con dedizione e gioia sarà per loro motivo di vanto e prestigio. Noi siamo una delle poche realtà che a questi giovani racconta la verità, senza illusioni. I percorsi formativi non sono semplici, hanno bisogno di tempo, volontà e dedizione che prima di definirsi sarto, costumista ser vono anni e anni di lavoro instancabile, dove la curiosità deve avere la meglio. La curiosità è il motore di tutto e questa sotto intende la capacità di osservare tutto, ogni particolare; è un lavoro continuo, è un modo di vivere che diventa mestiere. E questo esempio a noi particolarmente caro, ovvero quello dei mestieri di sartoria vale per ogni mestiere artigianale. Dobbiamo credere che i nostri mestieri d’arte sono la nostra salvezza, senza indugio, con fermezza, cominciamo a lavorare insieme per fondare la nostra economia non solo sull’arte del passato ma anche sull’arte del presente e del futuro. In questo anno 2014 la fondazione Cerratelli celebra i 100 anni della Casa d’arte Cerratelli che ha prodotto i gloriosi costumi (circa 30.000 ) che oggi sono conservati presso la sua sede di San Giuliano Terme ( Pisa ). L’11 maggio 2014 si inaugura una mostra dal titolo “ Cerratelli. I primi 100 anni”.

Villa Roncioni, San Giuliano Terme (Pisa) Da martedì a domenica dalle 16.00 alle 20.00

di Simona Napolitani mail: simonanapolitani@libero.it

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a legge sull’affidamento condiviso è in vigore da cir ca otto anni. Ricordo che tale riforma è stata voluta dall’Associazione dei padri separati, in ragione della marginalità nella quale venivano relegati i padri, sulla base della precedente normativa, in occasione della separazione personale. In effetti, secondo le norme in vigore anteriormente all’introduzione della novella, si assisteva ad una predominanza della figura materna, che, in occasione della separazione, assumeva un ruolo primario, sia pure tra mille difficoltà ed enormi problemi ale schema rispondeva ad un’impostazione familiare/culturale che vedeva la donna coinvolta in prima persona in un ruolo di cura della casa e dei figli tale schema rimane va in vita, anche a seguito della separazione personale, pertanto la madre era ancora delegata a crescere i figli e ad occuparsi della casa, nonostante l’intervenuta crisi coniugale. È opportuno esaminare una recentissima decisione del Tribunale di Roma, secondo cui “Le circostanze sopra riportate evidenziano la volontà del signor G. di non assumersi le responsabilità verso la propria figlia e di non contribuire in modo adeguato al suo mantenimento.”, tali considerazioni, secondo il Giudice romano “inducono a ritenere che l’affidamento condiviso sia assolutamente contrario all’interesse della minore F. e che debba essere disposto l’affidamento esclusivo alla madre, che ha dimo strato di essere persona equilibrata e con adeguate capacità genitoriali, ed attenta ai bisogni affettivo/educativi della figlia, facendo seno esclusivamente carico ino a che continua a sussistere un differente schema culturale all’interno della ripartizione dei ruoli padre madre, l’affi damento condiviso non sarà mai realmente operativo. Ci auguriamo che i padri riescano ad assumere con maggiore consapevolezza e responsabilità il loro ruolo, per creare, così, una sostanziale parità.


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L’OROSCOPO DI

ZOE Maggio CARA ARIETE, il personaggio interpretato da Matt Damon nel film del 1998 Rounders – Il giocatore esclama a un certo punto: “Se durante la prima mezz’ora di una partita a poker non hai capito chi è il pollo, il pollo sei tu!”. Tranquilla: non voglio darti della tonta, né preconizzare qualche truffa ai tuoi danni, ma semplicemente suggerirti che, se ti sembra che ti stia sfuggendo qualcosa, dovresti forse provare ad analizzare i tuoi comportamenti piuttosto che quelli di chi ti sta intorno. CARA TORO, l’opera dell’artista francese Sophie Calle Take care of yourself è composta da fotografie, testi e video in cui più di cento donne leggono e rispondono alla e-mail di addio che un uomo ha inviato all’artista nel lasciarla. Il messaggio terminava, appunto, con la frase “prenditi cura di te”, suscitando nella donna la sensazione che non fosse indirizzato a lei. Da qui, l’idea di chiedere la complicità di altre donne. Che ne pensi? Oltre che un’opera eccezionale, sembra anche un buonissimo consiglio. CARA GEMELLI, dedico alla tua piena bellezza, favorita nel mesi di maggio da tutti i pianeti, questi versi del poeta ceca Vladimir Holan, tratti dalla raccolta In progresso: “Una ragazza ti ha chiesto: Che cosa è poesia?/Volevi dirle: Già il fatto che esisti, ah sì, che tu esisti,/e che nel tremore e stupore,/che sono testimonianza del miracolo,/soffrendo mi ingelosisco della tua piena bellezza/ e che non posso baciarti e con te non mi posso giacere/e che non ho nulla, e colui che è sprovvisto di doni/è costretto a cantare”. CARA CANCRO, diceva lo scrittore argentino Julio Cortázar, autore della raccolta di racconti Bestiario, che preferiva i gatti ai cani, perché non esistono “gatti poliziotto”. È impossibile, in effetti, addomesticare completamente un gatto, fargli fare ciò che vuoi. Sebbene il tuo segno sia considerato uno dei più casalinghi e legati alla famiglia dello zodiaco, anche tu questo mese sei sfuggente e ribelle alle costrizioni. “Bene!”, direbbe Cortázar, e io con lui. Abbasso i gatti poliziotto.

PREDIZIONI SEMI-SERIE E PRONOSTICI POSSIBILI

CARA LEONE, “L’America non esiste. Io lo so, perché ci sono stato”, diceva un personaggio del film di Alain Resnais Mon oncle d’Amerique, il cui titolo allude a una eredità attesa dai personaggi, che però non arriverà mai. Insomma, l’America è ovunque, e non è in nessun luogo, è uno stato d’animo, un’idea. Verso la fine del mese i pianeti ti renderanno più sognatrice: prova a vagheggiare la tua immaginaria, personale America, non sarà reale, ma cosa ce ne importa... CARA VERGINE, nel corso di un’intervista sul tema della scrittura dal titolo Il bel rischio, il filosofo Michel Foucault dice che per lui “non è la scrittura che è felice, è la felicità di esistere che è sospesa alla scrittura”. Scrivere non è dunque un piacere, ma un obbligo che può fare felici: scrivendo, si dà a se stessi “un’assoluzione”, una “benedizione” per il resto della giornata. Foucault era della Bilancia, ma questa sua affermazione mi permette di capire un po’ meglio voi della Vergine, e la vostra capacità, per me misteriosa, di far coincidere felicità e dovere. CARA BILANCIA, il filosofo Miguel de Unamuno ha scritto della possibilità di vivere “come se il sogno di Don Chisciotte fosse realtà”, dando credito totalmente ai sogni e alle nostre fantasie. So che ti piace molto questa ipotesi, e dopo un periodo un po’ difficile potrai nuovamente abbandonarti ai piaceri dell’immaginazione, sebbene qualche elemento irritante possa permanere nella tua vita. Dalla seconda settimana del mese Mercurio favorirà la nascita di nuove idee e l’acquisizione di nuovi spazi e ritmi. Insomma: un respiro più ampio. CARA SCORPIONE, nel suo libro Elogio del margine, la femminista afroamericana bell hooks (è uno pseudonimo che scrive così, con le iniziali minuscole) raffigura il margine come luogo di una resistenza possibile. Indagando, anche a partire dalla storia della sua famiglia, il dominio schiavista e sessista (passato nella sua forma esplicita, ma sempre strisciante), hooks individua nel margine il luogo concreto dell’emarginazione, ma anche quello in cui si sviluppano la creatività e il pensiero critico. In un mese un po’ faticoso, sebbene l’accesso al “centro” sia un diritto che deve essere accessibile per tutti, ti propongo di rimanere fedele alla marginalità.

CARA SAGITTARIO, per raccontarti un po’ come sarà il prossimo periodo mi è venuta in mente un’espressione idiomatica francese: l’envers de la tapisserie, letteralmente “il rovescio dell’arazzo”. Con questa locuzione i francesi indicano il lato invisibile delle cose, l’aspetto nascosto dietro le apparenze. Se sei una tipica rappresentante del tuo segno, è probabile che tu abbia un carattere piuttosto estroverso e rivolto alle cose ben visibili. Ebbene, questo mese potresti sperimentare invece la voglia di osservare l’envers de la tapisserie. Sappi che grazie i pianeti ne avrai anche la capacità. CARA CAPRICORNO, ma, in giapponese, si può tradurre come momento adatto, tempo opportuno (simile al kairos greco, se ti può aiutare...). Essere in orario è letteralmente la traduzione di “incontrare il ma”, non incontrarlo significa invece essere in ritardo, ma anche sbagliare. Di conseguenza, l’aggettivo “ritardatario” è in giapponese lo stesso con cui si dice “stupido”. Qui volevo arrivare! Non fare la stupida, non arrivare in ritardo: è il momento di “acchiappare” il tuo ma! CARA ACQUARIO, nel 1932 uscì a puntate su un giornale argentino un romanzo poliziesco, L’enigma di calle Arcos, ora appena ripubblicato. Ci sono forti sospetti che l’autore nascosto sotto uno pseudonimo sia Jorge Luis Borges, sebbene la questione rimanga aperta. Ma, probabilmente, lo stesso Borges non avrebbe nulla da ridire nel non essere riconosciuto, visto che nella dedica al lettore che apre il suo Fervore di Buenos Aires, aveva affermato: “ordinaria e fortuita è la circostanza che tu sia il lettore di questi esercizi, e che io ne sia l’estensore”. Non è bello, ogni tanto, liberarsi della propria soggettività e badare soltanto alle cose? CARA PESCI, nella teoria della psicoanalista Piera Aulagnier ha un posto centrale il “diritto al segreto”, ovvero il diritto di mantenere per sé le proprie idee, condizione indispensabile perché nasca il pensiero. Mi sembra perfetto per descrivere il tuo stato d’animo nel corso di questo mese: non hai voglia di farti notare, ma sei piena di creatività e di pensieri esplosivi, che ti consiglio di proteggere e “covare” finché non sarai pronta ad esporti. Rivendica il tuo diritto al segreto!

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MARISA PAPA RUGGIERO PARLARE ALLA PIETRA

Un duello fra vita e morte, nel quale riesce a spuntare il verde, il fiato di donna, la poesia di Luca Benassi

L’

ultimo libro Marisa Papa Ruggiero, “Di volo e di lava”, pubblicato da puntoacapo editrice, è un poemetto di inconsueta intensità e profondità, dedicato alle Latomie siracusane. Si tratta di cave scavate nel corso di secoli per estrarre il materiale costruttivo, soprattutto calcare e marmo di grana finissima, per edificare iracusa e i suoi monumenti. È stato calcolato che durante gli scavi, protrattisi fino ad epoca ellenistica e romana, siano stati estratti circa 4.700.000 m3, creando, in questo modo, un sistema di grotte, pareti verticali, giardini ricchi di palme e rampicanti, utilizzato nel tempo a scopo difensivo, come abitazione, come

necropoli o luogo di culto, e come inespugnabile prigione. Tucidide racconta come, a seguito della sconfitta della spedizione ateniese in Sicilia del 414 a.c, nella Latomia dei cappuccini vennero rinchiusi i circa 7000 soldati superstiti della rovinosa missione dove, esposti senza riparo al sole e al freddo, morirono di stenti o furono venduti come schiavi. Le Latomie sono però essenzialmente luoghi di incomparabile bellezza, nei quali la Storia e le vicende umane si saldano e danno forma alla pietra e a una natura lussureggiante, a tratti estrema. Proprio come queste cave, incassate nella roccia e inaccessibili, così questo libro nasconde dietro una sua peculiare rocciosità iniziale, una straordinaria ricchezza di immagini e sensualità del linguaggio. Tutta la raccolta è pervasa da contrasti, di cielo e roccia, di pietra e vegetazione, tesi fino all’ossimoro, fino a sonorità che si scontrano e si innestano e si scavano, mirando a un luogo dell’inconscio, a un mistero occulto nel quale la parola si fa evocazione sciamanica. Ricorre più volte la dimensione dello scavo, dello spaccare la pietra, fessurarla, quasi alla ricerca di un nocciolo fossile. Marisa Papa Ruggiero dialoga con questo centro di pietra, con gli echi e le storie che questi rimandano, alla ricerca di un suono, una “sintassi interna”, struggente, ctonia e dolorosa, che riporta a un primordio del senso e della psiche, nella quale è possibile trovare la metafora aspra e primordiale della poesia. In questi testi, che a volte si fanno sintatticamente slabbrati e si spandono nel bianco della pagina, si gioca un duello fra vita e morte, nel quale riesce a spuntare il verde, il fiato di donna, la poesia uesta si fa totalizzante, diventa essa stessa latomia, luogo meraviglioso nel quale si consuma la metafora totalizzante della parola. La poesia è, allora, “capovolta fossa di cielo”, aperta per sottrazione, attraverso lo scalpello e il cesello dell’artigiano del linguaggio che è il poeta.

Qui il silenzio fa eco porta scintille fredde di rapina in questa botola fossile esplosa tutta in un punto la incroci contromano capovolta fossa di cielo riflessa in lava mai spenta e sei vertigine fatta schegge in un sacco di pelle la nota sorda braccata in gola che sbarra l’orma il passo la benda blu istoriata sulla nuca e sai e non sai cosa spezza il silenzio in questo versante a est dell’assedio cosa avvampa lo sguardo che intaglia il tempo alla pietra al cuore carsico di un’infinita sottrazione la sua circolarità remota la sua sintassi interna devastante ~ Ruotare il corpo cercare il punto d’intarsio con la pelle del bosco avviene per attrazione dei contrari il paesaggio dei profili avviene pensarmi adesso in altre pulsazioni e mi vedo coincidere con lo stesso campo visivo della sovrana roccia che mi guarda e mi sconfina in un dettaglio fuori asse che rompe dentro l’assetto alle parole se penetro nel fitto potrei smemorarmi sparire


San Giualiano Terme (Pisa) 8 - 11 maggio

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prezzo sostenitore 3,00 euro Anno 69 - n.5 ISSN 0029-0920

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