Nd marzo 2014

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MARZO 2014 GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA SGUARDI DAL MONDO RICERCA SCIENTIFICA ANIMALISTI E CURE POSSIBILI

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ISSN 0029-0920

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prezzo sostenitore 3,00 euro Anno 69 - n.3

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IL MIO IL NOSTRO IL LORO 8 MARZO

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YEMEN LE SPOSE BAMBINE



Marzo 2014

DELFINA

di Cristina Gentile

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www.noidonne.org

SOMMARIO

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10/17 FOCUS/ IL MIO, IL NOSTRO, IL LORO 8 MARZO

01 / DELFINA di Cristina Gentile 03 / EDITORIALE di Tiziana Bartolini SPECIALE 1944/2014 Le copertine dell’8 marzo terzo inserto di Silvia Vaccaro

10 LE DONNE DI TUTTO IL MONDO POSSONO… di Silvia Vaccaro 12 TANTO LAVORO ANCORA DA FARE di Marta Mariani 13 BETTA CIANCHINI, EMANUELA GIORDANO 8 MARZO: L’OPINIONE DI DUE ATTRICI di Maria Fabbricatore

4/7 ATTUALITÀ 04 L’EUROPA E IL FEMMINILE DA NON SOTTOVALUTARE di Giancarla Codrignani 05 OLTRE IL 50 E 50, LA POLITICA di Paola Gaiotti de Biase

14 UNA DATA SEMPRE DA RICORDARE 8 MARZO IN AMERICA LATINA INTERVISTA A LILIÁN CELIBERTI di Nadia Angelucci

06 BERGOGLIO E OBAMA D’ACCORDO SU (QUASI) TUTTO di Stefania Friggeri

16 IL MAGHREB TRA LAICISMO E TRADIZIONE Ilaria Guidantoni e Silvia Layla Olivetti di Emanuela Irace

8/9 BIOETICA

17 CAMST/LAVORO ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA

ANIMALISTA NON È L’OPPOSTO DI UMANISTA di Luisella Battaglia

MARZO 2014 RUBRICHE

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18/24 JOB&JOB

36/43 APPRODI

18 WELL_B_LAB*/IL BEN AMMINISTRARE È FEMMINILE E PLURALE di Giovanna Badalassi

LIBRI

20 CIA/DONNE IN CAMPO A CONGRESSO L’AGRICOLTURA FARÀ RISORGERE L’ITALIA di Serena Giudici

36 COME VITTORIA GIUNTI/ GAETANO ALESSI di Antonella Iaschi

22 PERCORSI COOPERATIVI/CIR FOOD LA CULTURA DELLA QUALITÀ NELL’ALIMENTAZIONE INTERVISTA A CHIARA NASI di Maria Fabbricatore

26/27 EMILIA ROMAGNA

28 /35 MONDI 28 CROAZIA/IN BILICO TRA OSCURANTISMO E PROGRESSO di Cristina Carpinelli 30 YEMEN/L’INFANZIA RUBATA DELLE SPOSE BAMBINE di Maria Elisa Di Pietro

36 USTICA/È NEGLI OGGETTI CHE TI RICERCO di Daria Bonfietti

37 SICILIA ESOTERICA/MARINELLA FIUME di Mirella Mascellino 39 UDI/8 MARZO 39 PREMIO BARBARA FABIANI/INFINITO EDIZIONI 40 PENNE E IDEE CAMMINANO IN SOLIDARIETÀ EWWA, E. FLUMERI E G. GIACOMETTI di Loredana Cornero 42 DALLAS BUYERS CLUB/JEAN-MARC VALLÉE di Elisabetta Colla 43 ROMA/FESTIVAL RIFF di Elisabetta Colla

07 Salute BeneComune di Michele Grandolfo 09 Il filo verde di Barbara Bruni 21 Strategie private di Cristina Melchiorri 24 Versione Santippe di Camilla Ghedini 44 Leggere l’albero di Bruna Baldassarre 44 Donne&Consumi di Viola Conti 46 Famiglia, sentiamo l’avvocata di Simona Napolitani 45 Spigolando di Paola Ortensi 46 Con ago e filo Fondazione Cerratelli 47 L’OROSCOPO DI ZOE 48 POESIA Angela Siciliano Cocktail di poesia di Luca Benassi

34 USA/ IL NATIONAL MUSEUM OF WOMEN IN THE ART (WASHINGTON) di Costanza Fanelli Mensile di politica, cultura e attualità fondato nel 1944

DIRETTORA Tiziana Bartolini

Anno 69 - numero 03 Marzo 2014

EDITORE Cooperativa Libera Stampa a.r.l. Via della Lungara, 19 - 00165 Roma

Autorizzazione Tribunale di Roma n°360 del Registro della Stampa 18/03/1949 Poste Italiane S.p.A. Spedizione abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 DCB Roma prezzo sostenitore 3.00 euro Filiale di Roma

PRESIDENTE Isa Ferraguti

La testata fruisce dei contributi di cui alla legge n.250 del 7/8/90

STAMPA ADG PRINT Via Delle Viti, 1 00041 Pavona di Albano Laziale tel. 328 0453503 SUPERVISIONE Elisa Serra - terragaia.elisa@gmail.com ABBONAMENTI Rinaldo - mob. 338 9452935 redazione@noidonne.org

AMICHE E AMICI DEL PROGETTO NOIDONNE

Clara Sereni Michele Serra Nicola Tranfaglia

Laura Balbo Luisella Battaglia Francesca Brezzi Rita Capponi Giancarla Codrignani Maria Rosa Cutrufelli Anna Finocchiaro Carlo Flamigni Umberto Galimberti Lilli Gruber Ela Mascia Elena Marinucci Luisa Morgantini Elena Paciotti Marina Piazza Marisa Rodano Gianna Schelotto

Ringraziamo chi ha già aderito al nuovo progetto, continuiamo ad accogliere adesioni e lavoriamo per delineare una sua più formale definizione L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o cancellazione contattando la redazione di noidonne (redazione@noidonne.org). Le informazioni custodite nell’archivio non saranno né comunicate né diffuse e verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati il giornale ed eventuali vantaggiose proposte commerciali correlate. (L.196/03)

RINGRAZIAMO LE AMICHE E GLI AMICI CHE GENEROSAMENTE QUESTO MESE HANNO COLLABORATO

Daniela Angelucci Nadia Angelucci Giovanna Badalassi Bruna Baldassarre Tiziana Bartolini Luisella Battaglia Luca Benassi Daria Bonfietti Barbara Bruni Cristina Carpinelli Giancarla Codrignani

Elisabetta Colla Viola Conti Loredana Cornero Maria Elisa Di Pietro Maria Fabbricatore Costanza Fanelli Stefania Friggeri Paola Gaiotti de Biase Cristina Gentile Camilla Ghedini Serena Giudici Michele Grandolfo Antonella Iaschi Emanuela Irace Marta Mariani Mirella Mascellino

Cristina Melchiorri Roberta Mori Rita Moriconi Simona Napolitani Alessandro Omassi Paola Ortensi Silvia Vaccaro

‘noidonne’ è disponibile nelle librerie Feltrinelli ANCONA - Corso Garibaldi, 35 • BARI - Via Melo da Bari 117-119 • BOLOGNA - Piazza Galvani, 1/h • BOLOGNA - Via Dei Mille, 12/a-b-c • BOLOGNA - Piazza Porta Ravegnana, 1 FIRENZE - Via dei Cerretani, 30-32/r • MILANO - Via Manzoni, 12 • MILANO - Corso Buenos Aires, 33 • MILANO - Via Ugo Foscolo, 1-3 • NAPOLI - Via Santa Caterina a Chiaia, 23 PARMA - Via della Repubblica, 2 • PERUGIA - Corso Vannucci, 78 - 82 • ROMA - Centro Com.le - Galleria Colonna 31-35 • ROMA - Via Vittorio E. Orlando, 78-81 • TORINO - Piazza Castello, 19


Marzo 2014

Tanti 8 marzo

TANTI COME E PERCHÉ

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n appuntamento ormai ultracentenario che richiede una manutenzione. L’8 marzo resta una data che non passa inosservata, ma il cui senso autentico a malapena si scorge dietro una coltre piuttosto fitta che si è accumulata nei decenni. Manifestazioni, lotte, girotondi, urla, risate, gioia, volantinaggi, rabbia ma anche mazzetti di mimose vendute ai semafori o insensatamente offerte da un collega, tavolate di donne festanti in pizzeria o retoriche celebrazioni. Negli anni la Giornata Internazionale della Donna si è evoluta, ha fatto il suo cammino e ora ha bisogno di rigenerarsi per poter continuare a svolgere il suo ruolo, che è quello di richiamare l’attenzione sulle questioni che preoccupano le donne facendole divenire temi di rilevanza sociale e politica. Annusando un po’ l’aria abbiamo chiesto a donne di varie età, condizioni e nazionalità del loro 8 marzo per delineare un affresco dell’oggi. Il panorama che ne esce è variegato, multiforme, talvolta scoraggiante o sconcertante. È da qui che dobbiamo ripartire. Perché di ri-partire si tratta, per ridare smalto e vigore ad una ricorrenza appannata e che troppe giovani stanno cancellando dal loro orizzonte culturale. Ma si può convincerle che si deve lottare un giorno all’anno o che l’8 marzo si deve festeggiare? Il numero delle giovani (e anche delle adulte) che non ha proprio nulla da festeggiare sale vorticosamente. È una moltitudine smarrita, priva di riferimenti politici e delusa, sempre connessa alla rete eppure drammaticamente sola. La vivacità dell’associazionismo femminile non catalizza e non si fa catalizzare sulle grandi questioni di stringente attualità va-

nificando tanto lavoro e disperdendo energie preziose. La ricchezza e la profondità culturale delle donne non riesce a farsi progetto organico di rivoluzione sociale lasciando così inutilizzato un patrimonio aureo. In questo 8 marzo impossibile non nominare il lavoro, la precarietà, la disillusione, la violenza, la corruzione, la cattiva politica, le mafie tra le questioni che imprigionano ancora le donne e a cui le donne non trovano risposte unificanti capaci di incidere e di conquistare un nuovo ed efficace protagonismo sul terreno della lotta sociale. È accaduto che le regole sono cambiate quando le donne lo hanno voluto e ora è il momento di imprimere altre svolte. Tocca alle donne indicare strade, avere il coraggio di osare anche, anzi soprattutto, per non indietreggiare. La crisi è un’opportunità, si continua a dire, ma non si precisa per chi, per fare cosa, per andare in quale direzione. Un 8 marzo, questo, che, prima o dopo la pizzeria o il convegno, è il caso di dedicare ad una riflessione. Come mai nonostante le tante donne in Parlamento e nei Consigli di Amministrazione, nelle aule scolastiche di ogni ordine e grado, nell’apparato dello Stato e nella sanità, non emerge un modo femminile nell’idea di gestione, nella pratica politica, nel rispetto del cittadinoutente, nell’etica delle relazioni, nella qualità dell’insegnamento? Occorre la massa critica, si diceva, per cambiare le cose. Quando potremo considerare raggiunto quell’obiettivo e incamminarci per il sentiero che mostra al mondo, in concreto, il senso della differenza di genere e delle tante battaglie compiute per affermarla? Tiziana Bartolini

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L’EUROPA E IL FEMMINILE DA NON SOTTOVALUTARE di Giancarla Codrignani

In vista delle elezioni europee una riflessione sui possibili cambiamenti: basterebbe far “partire da sé” ogni politica Quale sarebbe il soggetto più titolato da rendere protagonista per un superamento innovativo della crisi che colpisce tutta l’Europa e per le trasformazioni globali che hanno bisogno di inventiva e di concretezza? Basterebbe solo far “partire da sé” ogni politica e, con o senza scuole di teorica femminista, si realizzerebbero effetti generalizzati positivi: un internazionalismo dis-organico (senza lobbies, come a febbraio la rete europea per l’autodeterminazione solidale con le spagnole) e senza gerarchie di comando. Ma le donne restano un paradosso perché - anche se nemmeno loro sono angele - nessun autorevole maschio rinuncia a buttar via alleanze nell’emergenza. Eppure i poteri forti (anche quelli deboli) maschili da anni sostengono che “siamo una risorsa” e che, “se lavorassimo tutte”, non so di quanti punti aumenterebbe il Pil ma non definiscono mai i meccanismi attuativi e, di fatto, inducono le più brave a seguire l’ideologia del “soggetto unico”. Siamo visionarie? Io certamente sì: non sarebbe bello trovare un posto ai tavoli dei big e dire in mezzo all’attenzione di lor signori che la crisi è sistemica, che le popolazioni non possono più crescere solo per morire finché loro giocano a diventar più ricchi con la finanza corrotta, che il lavoro non sarà mai più come prima se Fiat e/o Chrysler produrranno in reparti non di operai ma di tecnici in camice che dal pc manovreranno i robot? Gli onesti dovranno ammettere che non si potrà - ma si “dovrebbe”- cambiare sistema e, invece di produrre merci, produrre benessere per gli umani? Se il denaro è comunque una finzione, i servizi possono creare un lavoro

come una volta la meccanica pesante in cui le macchine producevano e producono ancora macchine..... Ci vorranno decenni, ma intanto approfittiamo della crisi e tentiamo qualche cambiamento di direzione, magari graduale e selettivo: ovunque, soprattutto tra i paesi emergenti (come? non sono mai “emersi”?) la maggioranza delle donne il coraggio di pensare cose così lo avrebbe. La tradizione in fondo ha invece sempre preferito uscire dalle crisi con le guerre. Comunque, siamo alla vigilia del voto europeo forse più importante e anche le donne restano alla mercé di chiacchiere idiote secondo cui “l’Europa chiede molto e dà poco”. Non facciamoci turlupinare: l’idea degli “Stati Uniti d’Europa” appartiene alla necessità storica. La rivista Les

Edite Estrela

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OLTRE IL 50 E 50, LA POLITICA di Paola Gaiotti de Biase

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orrei che il prossimo 8 marzo fosse segnato da una riflessione forte anche autocritica) fra donne sul loro rapporto, secondo me ancora largamente irrisolto, con la politica e, ovviamente, con l’antipolitica. L’inizialmente promettente, avvisaglia del “Se non ora quando?”, che poteva segnare nel nostro paese un recupero decisivo, non ha avuto seguito. Siamo ancora, nella cronaca, alle donne come minoranza rivendicativa, non come

protagoniste dell’agenda politica. I temi sono il 50 e 50 nelle liste, la repressione dei femminicidi, le condizioni di lavoro. Il progetto di come il mondo debba e possa uscire dalla crisi sembra che non ci riguardi. Non ci riguarda la qualità della selezione della classe politica ma solo il dato di genere, che - e lo abbiamo già visto fin troppo con erlusconi - non garantisce da solo proprio niente. Un 50% obbligatorio per tutti, anche per chi non ci crede, scelto comunque da maschi, non serve per una qualità altra del ceto politico, e somiglia ad una garanzia formale per sé. È sostanzialmente impotente il maggiore rigore e controllo della violenza maschile, finch non affronteremo con strumenti altri, formativi e culturali, le difficoltà dell adeguarsi maschile ai nuovi rapporti di genere. E senza questo mutamento di rapporti di fronte alle responsabilità familiari, le donne resteranno largamente penalizzate sul terreno del lavoro. Intanto il tema delle donne è divenuto, nella sostanza reale delle esperienze umane, perfino pi provocatorio e rilevante, psicologicamente e politicamente, nei conflitti etnici, religiosi, politici, fra generazioni, che insanguinano il mondo. Siamo in una realtà che non si risolve chiedendo (a chi?) garanzie, ma assumendoci la leadership delle risposte culturali e politiche a un arretramento dram-

Etas-unis d’Europe uscita nel 1867 dopo la Conferenza pacifista di Ginevra, non riuscì a prevenire la prima guerra mondiale e chiuse le pubblicazioni nel 1939, una volta iniziata la seconda. Altiero pinelli ci pensava nel confino di Ventotene e il suo progetto, dopo aver subito - e subire - tutti i rallentamenti e gli scontri possibili, ha pur prodotto un’Unione Europea già reale se ha reso non più immaginabile la guerra al proprio interno. ista così, è il solo strumento che, Cancelliera Merkel a parte, può contribuire a superare la crisi strutturale. Ma bisogna sollecitarla ad andare oltre: vi sembra giusto spendere 311,9 miliardi di dollari annui per 28 eserciti con distinti effettivi per 15.977.888 uomini di 28 paesi? Le “patrie” sarebbero più sicure con lo strumento unico comune e il denaro pubblico speso meglio.. Invece interessi legati ad altre monete favoriscono il sospetto anche nei confronti dell’euro. Le istituzioni federali che siamo arrivati a costruire non sono solo il Parlamento, la Commissione, la Corte di Giustizia, ma anche la BCE e l’euro. Smantellarne anche una sola sarebbe insensato: probabilmente sarà ancora presto per il “governo fede-

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matico. Sono appena rimasti in piedi, come un sogno di pace, i segni del superamento delle ideologie di sovranità politica assoluta, di un’idea del potere tutta maschile, di strumenti di pace, voglio dire l’Unione Europea e l’ ONU con le sue agenzie. È su questo, e sulla forza delle nuove oligarchie, finanziarie o addirittura criminali, che dobbiamo misurare e rischiare (come tante sindache di comuni del sud, troppo spesso sole) la forza della nostra leadership, con più determinazione, minore isolamento delle singole, costruzione di convergenze motivate e coerenti, di impegno collettivo, insomma formulazione esplicita di strategie politiche transnazionali. Le donne non possono essere solo un gruppo corporativo, a difesa di se stesse; sono una forza anche per se stesse, solo se e quando la usano a difesa del mondo. Lasciatemi mettere questa provocazione nel segno di una espressione da me molto amata, scritta, più di sessanta anni fa, da Simone de Beauvoir: “Gli uomini che abbiamo chiamato grandi sono quelli che hanno preso sulle loro spalle il peso del mondo. È quello che nessuna donna ha saputo fare, ha potuto fare». In realtà da migliaia di anni lo facciamo, ma dobbiamo farlo anche come protagoniste della proposta politica, entro una nuova concezione dell’interesse collettivo.

rale”, ma il semestre di presidenza che tocca subito all’Italia potrebbe favorire una “federazione leggera”, secondo la proposta di Emma Bonino, per portare il bilancio federale almeno al 3% del PIL e aprire a quella politica economica, estera e di difesa che renda l’UE un organismo federale in grado di funzionare a vantaggio comune. Per partire dai nostri interessi “di genere”, il report presentato (e purtroppo respinto) nel gennaio scorso dalla portoghese Edite Estrela prospettava la definizione comune a tutti i paesi dell’UE dei diritti riproduttivi e dell’autodeterminazione. Estrela era più coraggiosa e lungimirante dei suoi colleghi, meno attenti alla libertà femminile che al perbenismo sociale. L’allarme per le misure contro l’autodeterminazione del governo spagnolo ha evocato lo spettro del contagio - come negli Usa, dove metà degli Stati hanno ristretto le norme sull’aborto - ma in tutta Europa, senza organizzazione strutturata, le donne hanno creato manifestazioni a favore dei propri diritti. Perfino in Polonia. Non sottovalutiamo l’Europa, femminile non solo nel nome. b


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BERGOGLIO E OBAMA

D’ACCORDO SU (QUASI) TUTTO di Stefania Friggeri

Sui diritti umani e degli omosessuali fino all’autodeterminazione della donna fra il Vaticano e la Casa Bianca il contenzioso rimane aperto. E la battaglia si farà sul corpo delle donne A marzo il Presidente Obama verrà in Italia e andrà in Vaticano per incontrare Francesco, il Papa che si ripromette la costruzione di una “Chiesa povera per i poveri” e richiama l’attenzione del mondo verso gli infelici crocefissi dalla miseria e dall’indifferenza. on è insignificante dunque la sintonia fra Papa Bergoglio ed il Presidente degli Stati Uniti, la cui agenda politica infatti prevede la riduzione delle disuguaglianze sociali presenti negli U A qui però il fronte ultraconservatore parla dell’incontro fra i due Capi di Stato come la convergenza di due pericolose personalità: il “socialista” Obama e il “marxista” Bergoglio. Socialista il primo per il suo moderato interventismo statale in economia, vedi il salvataggio della Chr sler che ha conservato posti di lavoro e dunque ha tamponato la desertificazione della città di Detroit e la riforma sanitaria ben lontana dall’economia pianificata poich garantisce la copertura assicurativa con fondi prevalentemente privati mar ista il secondo così lo ha definito ush Limbaugh, famoso oratore radiofonico a causa delle parole di denuncia del Pontefice contro l’idolatria del denaro e di frasi come Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. ale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria . Le accuse lanciate contro il Pontefice ed bama risultano però non solo ridicole ma assurde se si tiene presente che l’aspirazione di entrambi a moderare le disparità sociali si proietta pur sempre all’interno del sistema capitalisti-

co-liberaldemocratico e non prevede niente di sovversivo ma, eventualmente, iniezioni più o meno massicce di welfare ed iniziative quali una forma di tassazione pi equa questa misura però sarebbe il primo passo verso la dittatura dei soviet agli occhi di chi rimpiange eagan o ush, i quali infatti hanno diminuito le tasse ai pi ricchi quando erano al governo . Inoltre il “socialista” Obama, rivolgendosi a un paese ove imperano l’individualismo selvaggio e il mito del successo raggiunto con le proprie forze e dunque chi non ne è capace si sente colpevole ed inetto , ha osato dire e tu hai avuto successo è anche perch qualcuno ti ha dato una mano durante il cammino. Da qualche parte nella tua vita c’è stato un ottimo insegnante di scuola. Qualcuno prima di te ha contribuito a creare questo incredibile sistema americano che ti ha permesso di emergere Il punto è questo quando qualcuno ha successo lo si deve alla sua iniziativa individuale, ma anche al fatto che in questo paese abbiamo saputo fare cose insieme . Queste affermazioni piene di retorica, ma anche di buon senso, hanno invece scandalizzato molti poich il Presidente ha proposto un ruolo di governo molto lontano da quello tradizionale della cultura nordamericana. Anche sul tema degli immigrati la politica di Obama sembra accogliere le esortazioni lanciate da Papa rancesco a Lampedusa per motivi sia umanitari che economici anche se i radicali non glieli riconoscono , bama ha programmato una specie di maxi-sanatoria per una decina di milioni di immigrati irregolari, per lo più latinos delle terre cattoliche alla fine del mondo da cui proviene anche il Pontefice.


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infatti per sottolineare la sua sintonia con Papa Francesco, definito paladino dei poveri e dei pi vulnerabili , nei suoi discorsi bama ha citato intere frasi pronunciate da ergoglio al quale dunque riconosce una precisa autorità morale, come infatti dimostrano i sondaggi e la copertina di ime ove il Papa appare come l’uomo dell’anno. se rancesco, dopo gli scandali dei preti pedofili, ha saputo riconciliare alla Chiesa cattolica la simpatia degli americani (negli USA il Papa gode la stima di credenti e non credenti , la popolarità del Presidente continua invece a scendere e forse l’intesa col Pontefice può aiutarlo nel recuperare consensi. Difficile comunque prevedere quali effetti avrà sulla declinante popolarità di Obama la “special relationship con Papa rancesco, soprattutto perch le alleanze e le guerre si combattono, ancora una volta, sul corpo delle donne: vedi le espressioni infuriate dei vescovi americani dopo la riforma sanitaria voluta da Obama che non prevede, in tema di aborto e contraccettivi, alcuna obiezione da parte degli enti religiosi, pena multe salate. infatti, anche se la priorità del Papa pare essere la lotta alla povertà, e non l’aborto o l’omosessualità, su questi temi ha espresso con chiarezza la sua fedeltà alla dottrina tradizionale della chiesa. Mi unisco alla Marcia per la Vita a Washington con le mie preghiere”, ha detto ergoglio salutando la Marcia diretta alla Corte uprema il gennaio quel giorno infatti cadeva il quarantunesimo anniversario del pronunciamento con cui la Corte Suprema si era espressa in favore di ane oe, la donna che aveva fatto ricorso contro la legge dello stato del e as che permetteva l’interruzione della gravidanza solo se la vita della madre era in pericolo. Anche Obama ha ricordato la ricorrenza, ma contemporaneamente ha dichiarato il suo impegno affinch le donne possano contare su un’assistenza sanitaria sicura ed abbiano garantito il diritto alla libertà di scelta sul proprio corpo, ed ha aggiunto: “Noi siamo determinati a ridurre il numero di gravidanze indesiderate, a sostenere la salute materna e infantile e a costruire comunità sane e sicure per tutti i nostri figli . dunque sul tema dei diritti umani, fra il aticano e la Casa ianca, rimane aperto un serio contenzioso intorno al principio di autodeterminazione della donna: dopo secoli vissuti in condizione di inferiorità e subalternità, possono accontentarsi le donne dell’umana comprensione del Pontefice nei confronti della loro privata ed individuale sofferenza perch , di fronte ad una gravidanza indesiderata, devono sempre fare una scelta dolorosa. Non dubitiamo che l’esito dell’incontro fra il rappresentante di un miliardo e mezzo di cattolici e il presidente degli USA superpotenza mondiale, sarà diffuso agli organi dei media con toni diplomatici ed avveduti; ma neppure dubitiamo che, se alla disputa intorno ai diritti della donna si aggiunge quella sui diritti degli omosessuali (Obama si è espresso a favore del loro matrimonio e sulla liceità della ricerca scientifica sulle cellule staminali bama ha rimosso i limiti al finanziamento federale , il percorso per cercare un’intesa sarà molto aspro e travagliato.b

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IL SENSO DELL’8 MARZO. PER TUTTE E TUTTI

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a proliferazione dei giorni dell’anno da dedicare a qualche ricorrenza, a qualche condizione o malattia sta esaurendo il calendario e distruggendo il senso delle dediche. Un rimpianto per un passato con poche date significative, nate dai conflitti sociali e da rivolgimenti importanti per la conquista di diritti e della libertà. In Italia nella seconda metà del ventesimo secolo il Primo Maggio e il Aprile hanno rappresentato l’occasione per trovare energie nuove per nuove conquiste sociali. L’8 Marzo, che pure come le prime due ricorda eventi drammatici, ha sempre sofferto dello stereotipo, simbolizzato dalla mimosa. Come se non ci fossero all’ordine del giorno questioni relative alla condizione della donna nella società che non richiamassero alla lotta. Peraltro, il tema dell’autodeterminazione e dell’autonomia sociale, prepotentemente emerso all’inizio degli anni settanta grazie al movimento delle donne, avrebbe dovuto interessare anche gli uomini perch lo stereotipo odioso del maschilismo, presente ovunque a partire dal linguaggio, è esso stesso strumento di controllo degli uomini, tanto da renderli disponibili come carne da macello nelle avventure di guerra. Nell’attuale temperie di crisi, scatenata per distruggere le conquiste dello stato sociale, sono le donne a sopportare il peso maggiore, anche per l’aumentata pressione del lavoro di cura. Non vi è dubbio che la gestione stessa dello stato sociale ha lasciato e lascia molto a desiderare per il predominio degli interessi corporativi, che favorisce sprechi inauditi e ruberie, ma è altrettanto vero che sia possibile una riqualificazione dello stato sociale stesso, possibile solo se le persone e le comunità acquisiscono la consapevolezza che i beni sociali, in primis la salute, sono beni comuni, il cui livello è rappresentabile con validi indicatori, da presidiare costantemente e non dare mai per scontati ma da migliorare continuamente. La consapevolezza si materializza nella acquisita competenza delle persone e delle comunità nell’ottenere, gestire, comprendere, valutare le informazioni e trarne conseguenze per l’azione necessaria ad assicurare beneficio alla comunità con decisioni di benessere pubblico. È sullo scenario europeo che si delinea l’attacco allo stato sociale e, quindi, l’attacco alla condizione delle donne, al di là delle belle parole e delle buone intenzioni sulla parità: fumo negli occhi per coprire fatti concreti di riduzione dei diritti. Non è un caso che l’attacco all’autodeterminazione delle donne avviene con particolare virulenza in uno dei paesi “deboli” dello scacchiere europeo, la Spagna. Voler eliminare la legislazione, peraltro recente, sull’aborto con un tentativo di ritorno al passato è un segnale rivolto alle donne perch tutti intendano che la stagione dei diritti di libertà e dell’autodeterminazione è finita. on devono passare e non passeranno, in pagna come altrove. Diamo ovunque senso pieno alla giornata dell’8 Marzo. utte e tutti.


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ANIMALISTA NON È L’OPPOSTO DI UMANISTA

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n anno fa centinaia di cuccioli beagle furono liberati da Green Hill, un’azienda che li allevava per venderli a laboratori di ricerca. Oggi quei cuccioli, terrorizzati e stressati, sono stati adottati e, nel passaggio dalle gabbie alle case, hanno intrapreso un difficile percorso di riabilitazione. È un episodio che val la pena di ricordare dal momento che è stata approvata una legge di delegazione europea che vieta nel nostro paese l’allevamento di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione. La notizia, salutata con entusiasmo dai movimenti animalisti, è stata accolta con grida di dolore da gruppi di sperimentatori che hanno profetizzato tempi neri per la ricerca scientifica. Ma cosa prevede esattamente la legge È così pesantemente restrittiva, come so-

Luisella Battaglia* Istituto Italiano di Bioetica www.istitutobioetica.org

mentazione animale, impegna università stengono i ricercatori più affezionati alle e centri di ricerca allo sviluppo di metodi cavie? Certo, vengono ridotti i margini a alternativi. La legge è stata ampiamente metodiche sperimentali non rispettose disattesa, dal momento che a tutt’oggi degli animali, introducendo, ad esemben pochi studenti e ricercatori sono pio l’obbligo di anestesia e di analgesia al corrente di tale possibilità ma, quel (che risultano non usate almeno nel 20% che è più grave, non è stato introdotto degli esperimenti su circa 900mila aninessun insegnamento di tecniche altermali!). Dovremmo dolercene? Dovremnative. Ci si potrebbe pertanto chiedere mo continuare a trattare gli animali come quale sarebbe oggi lo stato della ricerse fossero semplici macchine, strumenti ca se la legge si fosse compiutamente di ricerca biologica? Se la somiglianza attuata e se giovani ricercatori avessero uomo animale è l’assunto scientifico su avuto la possibilità di intraprendere nuocui la sperimentazione si basa, occorreve strade. Molti passi avanti sono stati rebbe trarne, per coerenza, tutte le implifatti in questi decenni grazie ai progressi cazioni, a cominciare da quelle etiche. compiuti nella conoscenza dei meccaNon è possibile, in altri termini, affermare nismi cellulari e molecolari alla base di la somiglianza con gli animali quando li processi patologici; anche l’informatica utilizziamo come cavie per fondare i noha aperto nuovi orizzonti all’elaboraziostri diritti e, nel contempo, sostenerne la ne di dati, alla costruzione di modelli, diversità per eludere i nostri doveri. alla verifica di ipotesi. La tecnologia as Ma, ciò che è pi sorprendente, non si sociata a queste nuove conoscenze si è rilevato che lo stesso impianto della è andata evolvendo molto rapidamente, legge è sostanzialmente riformista dal spinta anche dalle esigenze del mercamomento che, lungi dal vietare la sperito. La comunità scientifica, dunque, ha mentazione animale, si limita a regolarla oggi a disposizione possibilità estremasecondo il ben noto modello delle 3R, mente ampie di studio che non prevedoe cioè: Rimpiazzamento degli animali, no l’impiego di animali, metodi alternativi ove possibile, con metodiche alternatiin grado di dare informazioni attendibili ve; Riduzione del numero di animali alla grazie a tecniche di prova moderne e quantità minima necessaria per ottenere controllate dal punto di vista della quadati scientificamente attendibili affina lità che potrebbero essere più rapide mento delle procedure al fine di ridurre e meno costose dei metodi tradizionali sofferenza e stress. Tra giubilo e scanbasati sulla sperimentazione dalo nessuno ha ricordato che animale. siste fin dal finalmente si dà attuazione un ‘Centro europeo per la ad una legge trascurata validazione dei metoche risale a ben 20 anni di alternativi’: perché NON POSSIAMO fa (n.413, 12 /10/1993) continuare a battere e che, riconoscendo TRATTARE GLI ANIMALI strade etil’obiezione di coCOME SE FOSSERO MACCHINE vecchie camente discutibili scienza alla speri-

E STRUMENTI DI RICERCA BIOLOGICA


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LA COMUNITÀ

e scientificamente attar SCIENTIFICA HA A tazione: chi sceglierete, l’animale o l’uomo? date? DISPOSIZIONE AMPIE Dichiaratevi: animaNel serrato dibattito POSSIBILITÀ DI STUDIO listi o umanisti? La sulla sperimentadomanda rinvia ad zione animale e CON METODI ALTERNATIVI una situazione altasulla legge che imE ATTENDIBILI SENZA mente drammatica, la pedirebbe uso e alleL’IMPIEGO cosiddetta ‘scialuppa di vamento di cani, gatti e DI ANIMALI salvataggio’, in cui la ricerprimati e imporrebbe l’aca scientifica è presentata nalgesia prima di ogni procome una sorta di viaggio per cedura, l’animalismo è stato mare, naufragio incluso da cui appunto accusato di bloccare la ricerca. Un’acla necessità della scialuppa e l’inevitabicusa certo singolare dal momento che lità della scelta tragica: quale vita sacriil cosiddetto `animalismo” è movimento ficare i è molto scritto, in ambito bio così complesso e variegato nelle sue etico sull’appropriatezza di un’argomenispirazioni etico filosofiche e nelle sue tazione che, oltre a vincolare le nostre opzioni politiche da rendere davvescelte e la nostra immaginazione morale ro ardua tale imputazione. Chi tuttavia a situazioni di emergenza assoluta covoglia proprio usare l’accetta, presenstringendoci alla logica minimalistica tando l’animalismo come una versione dell’aut/aut, offre della ricerca un’immaaggressiva della zoofilia, sospesa tra gine se non bizzarra, certo poco dignil’esaltazione, l’incultura e la violenza, tosa, apparentandola ad una crociera dovrebbe almeno sottolineare che l’inrovinosa, oggi diremmo ‘alla Schettino’... tento che lo muove è di bloccare non la È forse venuto il momento di evadere ricerca ma solo quella che prevede l’imdalla retorica consueta dei dibattiti, dai piego di animali - a meno di cadere nel più triti pregiudizi e stereotipi. A partire, dogmatismo di chi identifica la ricerca ad esempio, dall’idea che agli ‘animalisti’ che pratica con l’unica possibile. In una non importi niente dei malati e della sofsocietà non paternalistica, ogni cittadino ferenza umana. Conosco malati di scledovrebbe poter decidere quale medicirosi multipla disposti a mettersi volontana intende sostenere e, quindi, quale ririamente a disposizione come soggetti cerca è disposto a finanziare. Penso ad di studio per contribuire all’avanzamento una politica della ricerca rispettosa delle delle ricerche e, insieme, per evitare, i scelte etiche e dei valori espressi da una sacrifici di animali. La stessa proposta di parte dell’opinione pubblica e che tenga donazione del cadavere a fini di studio conto del carattere evolutivo dell’etica, e e di ricerca - a cui il Comitato Nazionale cioè di come i comportamenti e le opzioper la Bioetica ha dedicato di recente ni possano mutare in relazione alle conun documento - è stata sottoscritta dai cezioni che gli uomini e le donne hanno membri di alcune associazioni animalidi sé e della ‘buona vita’. Due modelli di ste che hanno motivato la loro scelta per medicina - e di ricerca - aumenterebentrambe le ragioni. Io, tra questi. Forse bero il ventaglio delle nostre opzioni e animalisti e umanisti non sono così lonconsentirebbero a coloro che ritengono tani. Quanto meno, non sempre e non che la sperimentazione animale sia una necessariamente. pratica moralmente discutibile la possi*Comitato Nazionale per la Bioetica. bilità di scegliere, non per tutti ma per la parte che li riguarda, una ricerca che escluda l’impiego degli animali e che sia riconosciuta e legittimata pubblicamente. Giungiamo, infine, al pi abusato argomento dei dibattiti sulla sperimen-

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Il filo verde di Barbara Bruni

LEGAMBIENTE: ITALIA 10 ANNI IN RITARDO SU BONIFICHE Secondo l’ultimo rapporto presentato da Legambiente alla Camera, il business delle bonifiche in Italia vale 30 miliardi di euro. “Da Taranto a Crotone, da Gela e Priolo a Marghera, passando per la Terra dei fuochi”, nel nostro Paese attendono di essere riqualificati oltre 100mila ettari di territorio altamente inquinato, che ogni giorno mettono in pericolo la salute della popolazione che vive nelle zone limitrofe, e non solo. L’associazione racconta di “ritardi, inchieste giudiziarie e commissariamenti” in ben 39 siti di interesse nazionale e di un ritardo sul risanamento di almeno 10 anni.

PECHINO: PLASTICA PER SALIRE SULLA METRO Incredibile ma vero, a Pechino il biglietto della metro si paga con le bottiglie vuote. L’operazione si chiama “reverse vending”: nella linea 10 della metropolitana di Pechino, accanto alle tradizionali biglietterie automatiche, sono apparsi un centinaio di “cassonetti intelligenti” che ricaricano la tessera magnetica per accedere ai treni. Ogni bottiglia inserita vale 7 centesimi di yuan di credito, e servono circa 15 bottiglie per ottenere un ingresso. Se l’iniziativa avrà successo, il progetto sarà allargato anche alle fermate degli autobus e ai quartieri residenziali della città. (www.inabottle.it)

IN MAREMMA È “CACCIA AL LUPO” Già 9 i lupi uccisi in Maremma. L’ultimo è stato trovato morto in località Spinicci, una zona al confine tra Toscana e Lazio. Dopo essere stato ucciso con un colpo di fucile, l’animale è stato trasportato sul ponte nei pressi dell’Aurelia e legato in modo che tutti lo potessero vedere. Gli allevatori di ovini, da tempo, lamentano i continui attacchi da parte dei predatori. Raccolte già 20mila firme di animalisti per fermare l’uccisione dei lupi.

LONDRA: PONTE SOLARE PIÙ GRANDE DEL MONDO È a Londra, alla stazione Blackfriars, il più grande ponte solare del mondo. Composto da oltre 4.400 pannelli fotovoltaici (posti a copertura del tetto della stazione) il ponte produce un’energia di circa 900.000 kWh all’anno, consentendo un risparmio di circa 511 tonnellate di CO2.


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LE DONNE

DI TUTTO IL MONDO POSSONO… di Silvia Vaccaro

L’8 MARZO HA PERSO IL SENSO CHE AVEVA IN ORIGINE, MA È VIVA TRA LE DONNE LA NECESSITÀ DI TORNARE A VIVERLA COME UNA GIORNATA DI LOTTA, COME MOMENTO DI AZIONE COLLETTIVA. UNA CARRELLATA DI OPINIONI DI DONNE DELL’OGGI: CONSAPEVOLI DEI PROPRI DIRITTI, DELLE CONQUISTE DI LIBERTÀ MA ANCHE DEI PERICOLI EVIDENTI DI ARRETRAMENTO. TANTE LE SFUMATURE, MA IL FILO CHE UNISCE LE VARIE TESTIMONIANZE È CHE IL RITO NON SERVE PIÙ E CHE C’È BISOGNO DI RESTITUIRE VALORE POLITICO AD UN APPUNTAMENTO CHE COMUNQUE VALE LA PENA RINNOVARE

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redo che le origini della festa della donna oggi si siano completamente perse o dimenticate. Parliamo del primo decennio del novecento negli USA, del diritto delle donne al voto, dell’Internazionale socialista di quegli anni che cercava di portare in luce le rivendicazioni dei diritti femminili. Fondamentalmente, in Italia si afferma come una giornata celebrativa nel dopoguerra, legata quindi alla celebrazione della fine del conflitto mondiale, nonch dell’ammissione di alcune figure femminili nel P I e nel PCI. La data dell’8 marzo invece risale alla rivoluzione russa del 1917...” Monika Bukat, dottoranda in scienze della comunicazione, ripercorre la storia dell’8 marzo, celebrazione che dal dopoguerra è stata associata alla morte di centinaia di operaie nel rogo di una fabbrica di camicie avvenuto nel 8a New York. La giornata internazionale della donna , come veniva chiamata, oggi pi semplicemente festa della donna” color giallo mimosa, negli anni pare abbia perso un

in ordine di apparizione: Monika Bukat Anna Maria Recchia Monia Schietroma Barbara Giangravè Teresa Heredero

po’ di smalto, e soprattutto la sua connotazione originaria di giornata di lotta. O almeno è quello che si percepisce dall’opinione di alcune giovani donne che NOIDONNE ha incontrato. Barbara Giangravè, giornalista trentunenne, afferma conosco la storia dell’8 marzo solo per essermi


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documentata personalmente al riguardo. Da quando ero bambina, infatti, la ricordo solo come una festa priva di qualsiasi significato e piena, invece, di venditori di mimose agli angoli delle strade. Posso essere sincera? Penso che sia un giorno come un altro. Abolirei la “festa della donna” e non la rimpiazzerei certo con un altro giorno. Le donne fanno parte del genere umano, così come gli uomini: non credo ci sia altro da aggiungere”. Monia Schietroma che lavora nel mondo dello spettacolo come ballerina e insegnante di s ing racconta diciamo che fino ai anni era un modo per andare in giro con le amiche nei locali, ma dopo poco guardandomi intorno ho cominciato a notare la tristezza infinita di ueste donne in li era uscita dalla vita uotidiana casalinga Dunque, festeggerei l’8 marzo come commemorazione, non con feste a tema”. Anna Maria Recchia, architetta, vede così il presente e il passato donne bloccate in una fabbrica, morte di lavoro, l’8 marzo di qualche decennio fa...Abbiamo fatto dei grandi passi avanti ma, come una molla molto tirata, ora siamo nella fase di ‘ritorno’. Bamboline, ridotte a puro oggetto sessuale. Personalmente, come il giorno di an alentino, l’8 marzo evito di uscire. Sarebbe bene scendere in piazza quel giorno lì, ma oramai sono scoraggiata: la piazza non la vede più nessuno. Forse il simbolo potrebbe essere il mattarello, la mimosa è commercio il mattarello perch siamo, volere o volare, sempre in azione”. Una data ammaccata, ormai simbolo di un rituale capitalistico fatto di uscite serali e venditori di mimose. Ha dunque ancora senso festeggiare questo 8 marzo Una risposta, quest’anno, viene dalle compagne spagnole, impegnate ormai da qualche mese a manifestare contro il disegno di legge presentato dal Ministro della Giustizia

Gallardòn che vorrebbe riportare le donne del suo paese indietro di trent’anni, consentendo la possibilità di abortire solo nei casi di stupro o di gravi conseguenze per la madre e il feto. Le donne ovviamente non ci stanno e contestano da subito e duramente il decreto che legifera sui loro corpi, di fatto abolendo la libera scelta. Dopo la “marea violeta” che ha inondato Madrid sabato primo febbraio, le spagnole stanno continuando la loro protesta forte e creativa con numerose iniziative, intese a ribadire e rivendicare la proprietà esclusiva delle donne stesse sui propri corpi. Teresa Heredero della rete Nosotras decidimos” crede ancora che l’8 marzo sia una data da ricordare. Credo che proprio in questo momento storico sia ancora più importante festeggiare la giornata della donna. Grazie al femminismo abbiamo ottenuto alcuni diritti, ma dobbiamo fare ancora molta strada perch si compia quella parità effettiva che auspichiamo. L’8 marzo è proprio il giorno in cui le donne di tutto il mondo possono chiedere a gran voce la parità in tutti gli ambiti della vita: salute, lavoro, stipendio, il diritto di decidere sul proprio corpo e il rifiuto di ualsiasi violenza di genere. Continueremo a lottare e quest’anno la festa della donna servirà a difendere la Le rganica ’ per la salute riproduttiva e l’aborto. Saremo in piazza ancora una volta perch quello che è già stato conquistato con grandi lotte ed energie non ci venga strappato via”. Niente da festeggiare dunque, ma molti motivi per continuare a partecipare, alzare la voce, farsi sentire. ä

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TANTO LAVORO ANCORA D di Marta Mariani

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i dispiace dover dire che secondo me, negli ultimi anni, la giornata della donna è stata strumentalizzata e trasformata in un’occasione puramente commerciale. So e sento che questa festa ha le sue motivazioni valide e sensibili. Purtroppo, però, per me ha poco senso ricordarsi della donna un giorno all’anno. Mi piacerebbe che la festa della donna fosse tutti i giorni. Mi piacerebbe che fosse una battaglia quotidiana”. È l’opinione di Daniela, docente di chimica, anni cui fa da controcanto Giulia, traduttrice e interprete, anni per me, la festa dell’8 marzo resta una ricorrenza significativa. La sento come un’occasione per ri ettere sull essenza, sulla natura della donna, che io associo al valore della ‘delicatezza’. La donna ha una sua particolare sensibilità, così vicina al concetto del fiore. Mi viene in mente che, nelle discipline orientali, la figura femminile viene associata al principio oscuro (yin), cioè introspettivo e meno visibile. Per questo, la donna è proprio il simbolo dell’intuizione sensibile, della flessibilità e della dedizione. econdo me, l’8 marzo è un giorno che ci porta a riflettere sulle differenze tra uomini e donne, su come conservarle. Quando in Cina fu detto che le donne potevano ‘sorreggere l’altra metà del cielo’, loro acquisirono diritti, ma si maschilizzarono.

BETTA CIANCHINI: “BATTERE GLI STEREOTIPI CON L’AUTODETERMINAZIONE” “L’8 marzo farò spettacoli gratuiti in alcune scuole, perché credo che sia importante pensare a questa giornata come un monito, un compito che ci è stato delegato da donne che hanno trovato la morte nella loro dignità di donne e di lavoratrici. È una testimonianza che ci viene tramandata da generazioni e che dobbiamo tramandare alle successive. Finché ci sarà bisogno dell’8 marzo per parlare di libertà, di autodeterminazione, di dignità della donna vorrà dire che quelle e tante altre donne che hanno lottato per questa causa non saranno morte invano”. Betta Cianchini - autrice teatrale, è suo il progetto di maratona di spettacoli contro il femminicidio ‘Donne morte ammazzate’ - spesso lavora nelle scuole e le chiediamo come le nuove generazioni di donne le sembrano sentire questa data. “Avverto in loro un problema grande, perché hanno il rimando di uno stereotipo di donna che è la bambolina compiacente e piacente, un concetto molto pericoloso, hanno probabilmente paura di non sentirsi all’altezza di alcuni canoni proposti dai media. Poi c’è l’aspetto della violenza contro le donne che è un’emergenza, e dell’età degli uomini violenti che sono sempre più giovani, questo vuol dire che non siamo stati incapaci di offrire esempi positivi per migliorarsi”. Maria Fabbricatore


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DA FARE Vestivano con le uniformi e cercavano di sopprimere la loro essenza. È un paradosso in cui non vorrei che cadessimo. Sarebbe bello se potessimo acquisire i nostri diritti preservando la nostra natura”. Claudia, docente di italiano, 40 anni, non nasconde la sua delusione se posso essere sincera, la festa della donna mi suscita qualche sentimento rancoroso. Da uando sono diventata madre e ho scoperto di vivere in un mondo non a misura di famiglia, e in una famiglia non a misura di donna, l’8 marzo mi ricorda quella vecchia illusione che avevo, e che col tempo è naufragata: l’illusione di una genitorialità equa e condivisa”. Ma questa giornata è anche occasione di concreta propositività, come per Francesca, 39 anni, venditrice a prescindere dall’8 marzo, tante volte mi sono messa a pensare a come portare avanti le nostre battaglie femministe. Mi sono chiesta spesso che cosa potremmo fare per facilitare la vita delle donne che non vogliono rinunciare alla famiglia. Io vedo nel concetto moderno di cohousing delle possibilità notevoli spazi comuni, orari diversificati, sistemi di integrazione tra lavoro e famiglia. Nel giorno della donna si dovrebbe parlare di questi argomenti, secondo me, in concreto, senza troppe mistificazioni . L’opinione di un uomo è utile e interessante e Riccardo, architetto di 8 anni, propone una riflessione da annotare l’8 marzo mi ricorda che la parit fra i generi una attaglia difficile Penso che, in passato, molte donne avrebbero potuto ottenere di più senza esacerbare la questione. Il punto è che mi piacerebbe che le donne avessero uno spazio tutto loro, uno spazio che tenesse conto della loro diversità. Io, in quanto uomo, sono stato educato a svolgere dei compiti ‘maschili’, a distinguere le cose che erano da maschi, da quelle che erano da femmine. Sono stato un ‘privilegiato’. Poi, la vita mi ha cambiato, le cose sono cambiate, i tempi oggi sono più maturi. Ed io cucino e stendo i panni, così come lo fa mia moglie. Penso che alla donna, però, non sia ancora stato dato il valore che le spetterebbe”. Insomma, sembra che uomini e donne siano perlopiù d’accordo sul tanto lavoro ancora da fare per un riequilibrio tra i generi.

EMANUELA GIORDANO: “DIGNITÀ ATTRAVERSO IL LAVORO” “Penso che tutte le ricorrenze possano essere utili come strumento e occasione per riflettere. Credo che pensando alla fabbrica e a quelle giovani donne, la cosa più importante è ridare dignità alle donne attraverso il lavoro, considerato che attraversiamo una crisi così profonda e che le donne sono quelle che rischiano di più. Penso che l’8 marzo, oggi, debba essere soprattutto non solo una data commemorativa ma debba rimettere al centro la dignità della donna. Facendo questo riusciremo anche ad affrancarci alla violenza maschile”. Emanuela Giordano è regista e autrice tra l’altro dello spettacolo ‘Dieci storie proprio così’ che racconta le vittime di mafia. Come sono le giovani donne, secondo te, nell’azione sociale, più impegnate o più preoccupate della propria individualità? “Nelle nuove generazioni c’è di tutto, siamo una società diversificata con molte sfumature e globalizzata. Non possiamo generalizzare: ci sono ragazze di grande sensibilità, che lottano con molta responsabilità, che hanno nuove dimensioni di aperture verso il mondo, vanno all’estero a studiare, si inventano la vita, sono molto coraggiose, hanno un grande senso di autonomia, hanno tanta voglia di conoscersi e affermarsi. Poi ci sono altri ambienti in cui non sono sostenute, dove c’è un degrado che costringe le ragazzine a diventare dei mostri, con la mancanza totale di rispetto di loro stesse. E questo è un problema culturale e sociale. Nel mio ultimo documentario che è stato prodotto da Rai Cinema ‘Per la mia strada’ racconto proprio la storia di una ragazza che cerca di capire che cosa fare da grande: sarà proiettato l’8 marzo nei teatri con le associazioni femminili. Ci sono donne che hanno avuto molta ambizione e sono riuscite a realizzarsi, però c’è anche l’idea che si possa aspirare a qualcosa d’importante non per guadagnare tanti soldi, ma perché l’ambizione e la fantasia non sono da demonizzare. Per me insomma è importante che l’8 marzo metta al centro la dignità attraverso il lavoro che nobiliti la donna e che cerchi in positivo di far venire fuori quello di cui siamo capaci”. Maria Fabbricatore

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UNA DATA SEMPRE DA RINNOVARE. NEI CONTENUTI E NON SOLO di Nadia Angelucci

I PASSI AVANTI DELLE DONNE IN AMERICA LATINA E LE QUESTIONI ANCORA APERTE. L’8 MARZO È UNA DATA CHE SERVE ANCORA MOLTO: LE RAGIONI DI LILIÁN CELIBERTI DELL’ARTICULACIÓN FEMINISTA MARCOSUR

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ella Calle San José a Montevideo, proprio dietro gli uffici del Comune, c’è una casa bianca con un portone in legno. Basta oltrepassarlo per trovarsi davanti una scalinata stretta e lunga che conduce ad un ampio e luminoso patio sul quale si affacciano molte stanze. ono gli uffici di Cotidiano Mu er, associazione femminista urugua ana nata nel 8 , che ospitano adesso anche altre realtà associative di donne. Sulle pareti poster e manifesti di campagne di comunicazione raccontano la storia di queste organizzazioni A I Il maschilismo uccide , asta con i rosari nelle nostre ovaie. Il diritto a decidere sui nostri corpi non è una questione di fede. È una questione di democrazia e ancora Contro i fondamentalismi la tua voce è fondamentale”. Lilián Celiberti, urugu ana, fondatrice di Cotidiano Mu er è adesso anche coordinatrice dell’Articulación Feminista Marcosur (AFM), una corrente latinoamericana di pensiero e azione politica che ha come punto centrale della propria strategia la promozione dello sviluppo di un territorio politico femminista a livello nazio-

nale e globale e che vede la partecipazione di gruppi da Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Paraguay, Perú e Uruguay. Nata nel 2000 la AFM ha la sua origine nel gruppo di associazioni che hanno partecipato al lavoro preparatorio alla Conferenza ONU di Pechino del 1995. Gli obiettivi dentro cui questo soggetto politico femminile spazia vanno dal rafforzamento della presenza femminista nei movimenti sociali al potenziamento dell’incidenza politica delle donne, dall’alleanza con le donne di altri contesti sociali migranti, contadine, lavoratrici domestiche fino alla costruzione di nuove visioni nelle politiche pubbliche. Anche se mi rendo conto, soprattutto a livello globale, che c un progressivo svuotamento di significato rispetto alla data dell’8 marzo penso che sia assai importante continuare a commemorare uesta giornata dice. ili n, uale il significato della cele razione dell marzo in merica atina in uesto momento L’8 marzo è una delle date del calendario femminista pi dibattute dalla ‘cultura globale’. Queste continue discussioni e l’ampliamento del suo significato originario hanno determinato uno svuotamento di contenuti. Malgrado ciò questa data continua a rappresentare un simbolo e una realtà significativa nella memoria del movimento delle donne e delle femministe. In ogni contesto differente, la quotidianità dei vari movimenti costruisce una narrazione propria che nutre di significati sempre nuovi l’8 marzo. Personalmente preferisco un mondo che commemori in ogni modo questa data anche se sono perfettamente consapevole che c’è bisogno di una lotta giornaliera per dare nuovi significati ai diritti e di aprire le porte per incorporare nuovi soggetti di diritto. Quali sono le battaglie delle donne del continente che state portando avanti? La nostra organizzazione è composta da gruppi che provengono da differenti paesi della regione latinoamericana, e anche se spesso si tende a considerare il subcontinente come un insieme, le differenze ci sono e sono, in alcuni casi, anche molto importanti. Tuttavia un problema che coinvolge tutte in maniera rilevante è quello della violenza contro le donne. In Centro America due su ogni tre donne uccise sono assassinante per l’appartenenza al loro genere. In tutta la regione tra il 17% e il 53% di coloro che sono sposate o hanno un compagno hanno affermato di


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aver subito violenza sessuale o fisica dalla persona con cui intrattenevano un rapporto affettivo. C’è poi il tema della rappresentanza, non solo nelle istituzioni politiche ma a livello economico, sociale, mediatico, e della partecipazione del genere femminile negli organismi che stabiliscono politiche pubbliche e in generale nei luoghi in cui si prendono le decisioni. Un’altra delle criticità che attraversa la nostra regione si focalizza nelle migrazioni, tema in cui le donne, soprattutto quelle della regione andina, mostrano un grande protagonismo legato sia a ragioni economiche e ai conflitti interni ai paesi che al semplice diritto a conoscere il mondo; riteniamo che tutto questo debba svolgersi in una cornice di piena vigenza dei diritti umani, cosa che non avviene. Poi ci sono le questioni riguardanti l’interruzione volontaria di gravidanza e la salute riproduttiva; è una battaglia che portiamo avanti da molto tempo e lo scorso anno, in Urugua , siamo riuscite ad avere finalmente una legge che regolamenta questa disciplina. Lo stesso non si può dire degli altri paesi nei quali continuiamo a lottare. uali sono uindi le sfide che attraverseranno uesto 8 marzo? Abbiamo buone notizie sulla condizione femminile in Ame-

rica Latina ci sono meno analfabete, meno donne senza un salario proprio, meno donne povere, meno morti materne. Le donne hanno il diritto di studiare, di lavorare, di guadagnare come gli uomini, di possedere una casa o la terra che lavorano, di votare ed essere votate. Tutto questo è possibile perch ci sono state e ci sono le femministe. La sfida è quella di alimentare e incentivare spazi di costruzione e dialogo permanenti per rivitalizzare il movimento femminista transnazionale e mettere in comunicazione le esperienze delle donne, stimolando nuove relazioni tra le femministe e gli altri movimenti sociali. redi che uesta data rappresenti ancora un momento di alleanza significativa per le donne o ormai una mera formalità? È una realtà il fatto che il passaggio dell’agenda di genere negli spazi tipicamente istituzionali e governativi ha contribuito a depotenziare l’espressione più movimentista che questa data rappresentava a vantaggio di un taglio più istituzionale e commemorativo; ritengo però che questa trasformazione non tolga importanza alla data e che anzi rappresenti una sfida ai movimenti a mantenere viva e dinamica la rivolta femminista.

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IL MAGHREB: TRA LAICISMO E TRADIZIONE di Emanuela Irace

NEI PAESI ARABI DELLA SPONDA SUD DEL MEDITERRANEO L’8 MARZO RAPPRESENTA UN TRATTO COMUNE. CHE AVVICINA LA SPINTA LAICA DELL’OCCIDENTE ALLA TRADIZIONE RELIGIOSA DELL’ORIENTE MUSULMANO. UN’ANALISI FEMMINISTA DEL CORANO

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ran parte delle Rivoluzioni che hanno scosso Africa del Nord e Medio Oriente hanno avuto per protagoniste le donne. Utilizzate dalla politica e uniformate dalla religione sono state le politiche di genere” a entrare prepotentemente sulla scena pubblica - dal principio di rappresentanza alla richiesta di riconoscimento di diritti e libertà. Complessivamente, nei paesi dell’area, è emersa con chiarezza l’idea di un femminile mediterraneo”. Tratto comune dell’identità di genere che caratterizza le varie tessere che connotano il mosaico culturale di Maghreb e Mashreq. Se in Tunisia la nuova costituzione stabilisce con l’articolo l’attuazione della parità nelle assemblee elettive, in Arabia Saudita le richieste di libertà ed emancipazione sono passate attraverso atti di disobbedienza condivisi. Tra i più visibili la resistenza delle donne di ad contro divieti elementari come quello di guidare. In questo contesto di partecipazione, soprattutto da parte delle lites, l’8 marzo continua ad essere una data significativa. esteggiata pi come giornata internazionale, che come festa della donna. In Tunisia la giornata della donna si festeggia il 13 agosto - spiega Ilaria Guidantoni, orientalista, scrittrice e tunisina d’adozione -. Il 13 agosto del è stato promulgato lo tatuto personale della donna codificazione di norme e regole che disciplinano la condizione femminile, ndr) che ha cambiato radicalmente la condizione delle tunisine, sia da un punto di vista di

diritto pubblico che privato. Ed è in questa data che si festeggia. Naturalmente l’8 marzo ci sono convegni e iniziative pubbliche in tutti i paesi del Maghreb. La unisia ha sempre rappresentato uno specifico di libertà e si è sempre posta come paese laboratorio. Il diritto all’aborto è stato conquistato prima che in Francia. Oggi, con la transizione democratica stiamo vivendo un femminismo più maturo. Meno centrato sulle rivendicazioni sessiste e più sul diritto delle donne al lavoro e alla rappresentanza politica. Non c’è lotta separativa con i maschi ma unione per ottenere la messa in pratica dei diritti di cittadinanza. Credo che tutto ciò dipenda, oltre che dalla spinta rivoluzionaria, anche dal tessuto sociale che rende la Tunisia un paese ricco culturalmente per la copresenza di mondo cristiano, ebraico, musulmano e laico”. Se in Tunisia l’Islam è religione di Stato, in altri paesi europei essere musulmano rappresenta una scelta di vita oltre che una codificazione di regole necessaria alla politica. È il caso di Silvia Layla Olivetti, italiana, scrit-


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UN POSTO DI LAVORO ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA CAMST OFFRE PERCORSI DI INSERIMENTO LAVORATIVO ALLE DONNE CHE FUGGONO DA SITUAZIONI DI VIOLENZA. DIECI LE ASSUNZIONI EFFETTUATE AD OGGI. CREATO IL SITO PUNTODONNE.IT PER INFORMARE E OFFRIRE

trice, da dieci anni convertita all’Islam che sull’8 marzo ha un’opinione profondamente critica. In linea con la tradizione basata sui fondamenti della religione di Maometto e con l’interpretazione “femminista” propria di una lettura approfondita del Corano: Da anni l’Islam riconosce alle donne diritti che nessuna altra legge occidentale moderna e democratica ci ha mai accordato, se non di recente. Alludo al diritto di divorziare, di abortire, di lavorare e di tenere per s il frutto del proprio lavoro. Di disporre in completa autonomia dei propri beni, di votare, di essere adeguatamente istruite, di scegliere il proprio sposo e di poter mantenere il proprio cognome anche dopo il matrimonio. Purtroppo molti musulmani rinnegano a torto tali diritti, così come l’Islam politico al Governo in un buon numero di nazioni non li riconosce, il Corano però ce li assegna. i domando uindi che isogno a iamo di uesta falsa festa commerciale. Dobbiamo pretendere rispetto e attenzione ogni giorno dell’anno. Nessun grande uomo avrebbe mai potuto scrivere una sola riga senza il contributo delle donne, delle madri, delle sorelle, delle mogli e delle figlie. e l’uomo è da sempre la carrozzeria ben visibile della Storia, la donna ne costituisce il motore profondo. Ed è per questo che la Storia e l’uomo hanno un enorme debito nei confronti della donna, debito che due fiori di mimosa e un fiocchetto giallo un solo giorno l’anno non bastano a saldare”.

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amst, gruppo leader nella ristorazione collettiva e commerciale, ha rinnovato, anche per il 2014, la convenzione con i Centri Antiviolenza della rete D.I.Re. (Donne in rete contro la violenza) per offrire percorsi di inserimento lavorativo, presso le proprie strutture produttive (cucine, self service, mense aziendali, …) dislocate in tutta Italia, alle donne che fuggono da situazioni di violenza. Ad oggi sono dieci, su tutto il territorio nazionale, le assunzioni che sono state effettuate nell’ambito del progetto e, grazie alla nuova convenzione siglata, altre donne potranno entrare a far parte del progetto. I percorsi di inserimento lavorativo vengono attivati in collaborazione con i Centri Antiviolenza che seguono le donne vittime di violenza, in base alle opportunità occupazionali, ed è garantita la massima riservatezza, a tutela della sicurezza e della serenità delle donne coinvolte. Nell’ambito del progetto è stato creato anche il sito Internet PuntoDonne.it (www.puntodonne.it). Il sito ha due obiettivi: informare su studi, legislazione e iniziative in tema di diritti delle donne e offire strumenti concreti alle donne in difficoltà che cercano sostegno e protezione per uscire dalla spirale di violenza quotidiana. È la ONG COSPE, da sempre attiva sui diritti delle donne in Italia e nel mondo, a curare i contenuti.


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IL BEN AMMINISTRARE È FEMMINILE E PLURALE Dove le donne governano con la stessa dignità e analogo potere degli uomini la politica e le istituzioni sono migliori e i servizi funzionano meglio. Questo perché uomini e donne in politica hanno priorità diverse: le donne danno maggiore importanza al welfare, alla famiglia, ai bambini e ai diritti delle donne, sono liberali e inclusive nelle loro scelte rispetto alle fasce più emarginate della società, nei confronti dei giovani, degli anziani e degli stranieri. Occorre passare dal genere dei politici alle politiche di genere anche perché i risultati positivi che porta una maggiore presenza femminile sono confermati da studi e ricerche. L’Italia è indietro nelle rappresentanze politiche delle donne e questa realtà ha un impatto (negativo) anche nella cultura della buona amministrazione.

La ricorrenza dell’8 marzo rappresenta un momento di riflessione per tutte le donne puntualmente ogni anno si propongono eventi, incontri, convegni, seminari che cercano di capire come sta evolvendo la nostra società e quale ruolo le donne stanno ricoprendo in essa. ra le varie criticità che ogni anno viene riproposta, quella della scarsa presenza di donne nella politica rappresenta una chiave di lettura evidente dello stato di arretratezza sociale e politica del nostro paese, basti solo citare a tal proposito il Global Gender Gap eport orld conomic orum, he Global Gender Gap eport che colloca l’Italia al posto nella graduatoria mondiale per presenza di donne nelle cariche politiche. Certo, alcune iniziative degli ultimi anni hanno provato a migliorare questo dato si pensi alle leggi regionali sulla doppia preferenza e al dibattito sul e . on bisogna neanche ignorare che le ultime elezioni nazionali hanno consegnato al paese il parlamento pi al femminile e pi giovane di tutta la storia della epubblica italiana ora le donne in parlamento sono il , , livello mai raggiunto prima. Questa circostanza induce a fare un salto in avanti nel dibattito pubblico più donne in politica va bene, ma per fare cosa? Con quali aspettative? Ad oggi infatti l’attenzione è stata giustamente posta sul genere dei politici, poich rappresentava un vulnus di rappresentatività democratica evidente, con degli aspetti discriminatori partico-

larmente gravi. Ma la tanto sospirata parità aritmetica tra donne e uomini nelle cariche politiche e di rappresentanza deve essere solo un mezzo per sviluppare politiche pi alte e attente al benessere collettivo, non il fine ultimo. ccorre infatti passare dal genere dei politici alle politiche di genere, e chiedersi: avere più donne in politica offre dei vantaggi alla collettività? Una volta che hanno raggiunto una posizione di potere fanno la differenza rispetto agli uomini, o ottengono i loro stessi risultati? Fanno scelte diverse o simili? L’obiettivo di queste battaglie è di migliorare il benessere di tutti o per affermare i principi individuali di non discriminazione per chi vuole fare carriera in politica? Il buon senso avrebbe già dato una risposta a tutte queste domande avere un ceto politico rinnovato e differenziato grazie al contributo della cultura femminile può solo migliorare il nostro paese. È importante però appoggiarsi a studi e ricerche che lo dimostrino anche nei fatti e che ci permettano di dire con dati alla mano che è vero, che sì, dove le donne governano con la stessa dignità e potere degli uomini la politica e le istituzioni sono migliori. È però molto difficile quantificare il contributo delle donne che hanno raggiunto cariche politiche significative in termini di maggiori e differenti benefici rispetto ad una classe politica esclusivamente o quasi maschile. Considerati i tempi biblici con i quali avvengono i cambiamenti in politica, è


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da troppo poco che le donne governano o sono presenti in numero significativo perch si possano cogliere con chiarezza queste differenze. In alcuni paesi, però, dove la presenza di donne nella politica è di pi lunga data che in Italia, o dove sta crescendo con maggiore enfasi, sono stati condotti degli studi che fanno ben sperare. egli tati Uniti, ad esempio, uno studio nazionale he impact of omen in public office, indings at a Glance Center for the american omen and politics agleton Institute for politics utgers he tate universit of e erse condotto intervistando uomini e donne con cariche politiche in tutti gli stati, ha dimostrato che uomini e donne in politica hanno priorità diverse le donne danno maggiore importanza alle tematiche dedicate al welfare, alla famiglia, ai bambini e ai diritti delle donne, sono maggiormente liberali dei loro colleghi e inclusive nelle loro scelte rispetto alle fasce più emarginate della società, nei confronti dei giovani, degli anziani e degli stranieri. endono pi degli uomini a coinvolgere i cittadini nel processo decisionale e sono pi propense a governare con criteri di trasparenza e

di accountabilit , rispetto ad uno stile a porte chiuse . Ancora, in udamerica, uno studio condotto in rasile rollo, ernanda and roiano, Ugo hat appens hen a oman ins an lection vidence from Close aces in razil ha messo in evidenza che le donne sindaco commettono meno crimini legati alla corruzione, meno atti di falso in bilancio, ricevono pi fondi e li spendono meglio a tutto vantaggio dell’efficienza della res publica. on ci sono motivi per credere che in Italia vi siano dinamiche diverse da quelle evidenziate in altri paesi ed è chiaro, quindi, come avere pi donne in politica migliori in modo sostanziale la

nostra democrazia e il benessere complessivo della nostra società. Anche in Italia è comunque possibile mettere in relazione la presenza delle donne in politica con politiche migliori incrociando ad esempio le variabili di empowerment femminile con alcuni indicatori di servizi di elfare. ella proiezione regionale emerge chiaramente che nelle regioni dove ci sono pi donne nelle amministrazioni comunali ci sono anche pi asili nido, pi posti di assistenza domiciliare per gli anziani e, in generale, un elfare migliore fig. , .

È chiaro che non è tutto merito delle donne. Le regioni con in sistemi di welfare più virtuosi hanno una lunga storia di impegno politico, amministrativo e istituzionale al quale hanno contribuito tutti, uomini e donne. Ma è altrettanto evidente che la presenza delle donne nelle istituzioni ha portato un cambiamento culturale che ha in uenzato anche gli uomini, modificandone le priorità e la sensibilità verso il reale benessere dei cittadini. Il fatto che le regioni con pi donne nelle istituzioni e con il elfare migliore siano poi anche le regioni pi socialmente ed economicamente avanzate non è certo da considerare come una coincidenza quanto piuttosto un’ulteriore conferma di come aprire le stanze del potere alle donne rappresenti un innegabile fattore di successo e di prosperità.b Giovanna Badalassi, Well_B_Lab* giovanna.badalassi@wellblab.it

onte Ns elaborazioni su dati Istat e Banca dati amministratori locali Ministero degli interni

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L’AGRICOLTURA FARÀ RISORGERE L’ITALIA Innovative, intelligenti e creative: insieme sono una forza e vogliono contare. Le agricoltrici di Donne in Campo camminano determinate verso la loro quarta Assemblea di Serena Giudici

L’agricoltura e la terra come scelta di vita. Sono coltivatrici, allevatrici, imprenditrici. Sono l’altra metà del settore rurale. E sono tante. Donne in Campo è l’associazione nazionale che le ha riunite tutte, nel contesto più ampio della CIA-Confederazione Italiana Agricoltori, e ha messo radici nelle principali regioni italiane. I numeri parlano chiaro. Nel corso dell’ultimo decennio è aumentato il peso delle aziende agricole al femminile sul totale delle aziende agricole, passando dal 30,4% del 2000 al 33% del 2010 ed è importante notare come questo sia avvenuto in un quadro nazionale ed internazionale di forte crisi economica. Le aziende agricole con a capo una donna sono 531.860, circa 617mila lavorano in azienda come parente del conduttore, di queste 432mila in qualità di coniuge. La presenza di forza lavoro femminile nel settore primario è molto più massiccia in Italia che negli altri paesi dell’Europa Occidentale. Secondo dati Eurostat, infatti, nel nostro Paese sono 1,3 milioni le donne impegnate a vario titolo nell’agricoltura, contro le 340mila in Stati come la Francia o la Germania. Persino in Spagna, altro Paese europeo tradizionalmente agricolo, le donne che lavorano nel settore sono circa 660mila, la metà rispetto a quelle italiane. I segmenti più rosa sono rappresentati dalle aree multifunzionali del settore, ovvero l’agriturismo (39,2%) e il biologico (32,4%), ma anche il orovivaismo , e il vitivinicolo , a maggior parte di loro (29,5%) ha meno di 40 anni, il 28,9% ha un’età compresa tra 40 e 54 anni mentre le over 55 sono il 26,7%. Inoltre fra le più giovani il 10% sono laureate.

Tante agricoltrici, quindi, che in Donne in Campo trovano un punto di riferimento fondamentale: è diffusa sul territorio, conosciuta per i suoi mercati nelle principali città italiane e nota per il suo simbolo, il papavero e la spiga, che colpisce la sensibilità e la fantasia dei cittadini. E proprio l’Associazione di imprenditrici agricole della CIA, insieme a tutto il sistema confederale, ha aperto in questi giorni la sua quarta Assemblea elettiva, che si concluderà a Roma i primi di giugno prossimo. “Il bilancio di questi anni è estremamente positivo - afferma Mara Longhin, l’allevatrice veneziana che è da anni a capo dell’Associazione -. L’ambizione di rappresentare il mondo agricolo da un ottica femminile per offrirlo alla ri essione del sistema confederale è pienamente raggiunta e ci inorgoglisce constatare come alcuni temi importanti siano divenuti patrimonio della CIA portando a compimento l’intento di integrare visioni e sensibilità diverse. In questi anni la rete di donne in campo è cresciuta ed è stata capace di elaborare spontaneamente una visione comune dello sviluppo

e progresso del settore agricolo e, contemporaneamente, di svolgere egregiamente il nuovo ruolo di ‘palestra’ di rappresentanza per le imprenditrici agricole che andranno a ricoprire incarichi nel sistema CIA onfidiamo - aggiunge la presidente - in un forte ingresso delle donne nella rappresentanza confederale, fattore che può essere cruciale per consolidare ulteriormente la nostra casa comune”. L’agricoltura è cibo e nutrimento, è salute, identità territoriale e culturale, è rapporto con l’ambiente e creazione di paesaggi:


STRATEGIE

PRIVATE

di Cristina Melchiorri

SAPER NEGOZIARE: ECCO I CINQUE PUNTI CHIAVE Sono Angela, lavoro in un’azienda commerciale da otto anni occupandomi di marketing e comunicazione. Per un avanzamento di carriera mi è stato proposto e ho accettato il ruolo di capo delle vendite, il lavoro che consiste nell’impostare e gestire i contratti, con clienti e fornitori, tutti da negoziare. Il mio predecessore, che sta uscendo dall’azienda, mi dice che saper negoziare fa parte del DNA, e se non ho questo gene non saprò mai cavarmela… Angela Assini (Milano) Cara Angela, vietato credere a chi ti vuole rendere insicura!! Saper negoziare è come guidare un’auto, una tecnica che si può imparare. Il successo di qualunque negoziato consiste nel prepararsi bene, senza improvvisare. Il ché significa focalizzare cinque punti chiave. Il primo, capire bene cosa vuoi ottenere tu e cosa si aspetta l’altra parte: indispensabile mettersi nei panni dell’altro. Il secondo, predisporre più di una opzione possibile, perché non è detto che la prima funzioni. Il terzo, cerca un parametro oggettivo di confronto, ad esempio la quotazione di mercato, anziché la tua tariffa aziendale, fai qualche ricerca, arriva preparata per persuadere l’interlocutore. Il quarto, pensa a un’alternativa all’accordo che stai discutendo. Spesso la ricerca dell’alternativa viene trascurata all’inizio del negoziato e presa in esame solo se non ci si accorda. Errore. È così importante che i corsi di preparazione per i negoziatori di professione, quelli usati dalla polizia americana quando qualcuno viene preso in ostaggio, si basano su questo elemento, che viene identificato con il termine BATNA, cioè Best Alternative To a Negotiated Agreement. Vuol dire: la miglior alternativa possibile ai tuoi interessi senza che l’altra parte sia d’accordo. Nel tuo caso, se stai negoziando con il buyer di un punto vendita, la tua BATNA potrebbe essere parlare con il suo capo o cambiare negozio. È chiaro che l’alternativa non è la soluzione migliore per te, è per questo che stai negoziando….Ma avere chiara la fattibilità dell’alternativa ti darà sicurezza anche per decidere le fino a che punto spingerti nelle richieste e quando firmare l’accordo. Ultimo punto, forse il più importante: bisogna tenere un costante atteggiamento “win-win” durante tutto il negoziato. Cioè, non deve esserci chi vince e chi perde, altrimenti diventa una guerra di ego, e chi perde oggi se lo ricorderà in futuro. Se ci sarà un futuro.

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un’attività che ha garantito il rispetto degli equilibri con i sistemi naturali per millenni. È la vita, la salute e la cultura di un’intera società: molto di più, quindi, che un settore economico sia pure definito primario’. L’agricoltura italiana, in particolare, ha raggiunto livelli di eccellenza nell’intreccio virtuoso tra una terra straordinariamente ricca di biodiversità e una cultura agroalimentare particolarmente evoluta, e culturalmente diversificata in modo unico Il ruolo dell’agricoltura è stato marginalizzato nel corso della fase industriale ed essa stessa, nel processo di uniformazione che ha caratterizzato la sua storia recente, è stata allontanata dai ‘luoghi’ e ha visto rallentare il fluire creativo delle capacità imprenditoriali dei suoi agricoltori. Ha assistito, inoltre, a una caduta del reddito degli agricoltori, registrando un restringimento della forbice tra costi e ricavi che ha causato la chiusura di tante aziende e reso difficile la vita di molte altre che lottano per rimanere sul mercato. “Vogliamo mettere in luce - osserva Annunziata Bizzarri, vicepresidente di Donne in Campo - l’immagine di un’agricoltura, quella italiana, che è visione del mondo, che è paesaggi inimitabili, che è bellezza, che è etica dei processi. È un’agricoltura che è perno principale di un modo d’essere e di una sapienza individuale e collettiva apprezzata nel mondo al punto da farne un brand, il ‘Made in Italy’, ma che in verità è molto di più di un marchio. Anche in una crisi così grave come quella che stiamo vivendo l’agricoltura è il faro del paese. Come ci ricorda l’Eurispes nel suo ventiseiesimo ‘Rapporto Italia’, i risultati del comparto agricolo sono fortemente positivi sia in termini di occupazione che di fatturato: vino, olio e pasta. Le nostre produzioni agroalimentari, specialmente quelle Dop, Igp, Stg a fare da portabandiera al Paese forti della loro leadership nel mondo, registrano un crescente interesse a livello internazionale e hanno sensibilmente incrementato le esportazioni. E quanto alto sia l’interesse per le nostre produzioni agroalimentari è dimostrato dal fatto che l’Italian sounding, ovvero la falsificazione internazionale dei nostri marchi, ha raggiunto la stratosferica cifra di 60 miliardi di euro l’anno”. Insomma “il nostro mestiere, quello di contadino o agricoltore - ribadisce Mara Longhin - non è una professione come le altre: tutti, e dico tutti, hanno bisogno di noi nella vita quotidiana. Ma forse il problema è che pochi se ne rendono conto. Quando si sceglie di appartenere a questo mondo forse è più per passione che per un conto economico, visto il basso reddito a cui siamo costretti. Ma l’agricoltura può diventare l’attività che farà risorgere l’Italia: nonostante la crisi, questo settore, forse l’unico, offre il segno positivo davanti ai parametri economici. Le donne sono il motore di sviluppo del Paese e del mondo agricolo. Quindi, poiché siamo un esercito silenzioso - chiosa la presidente di Donne in Campo - non ci stancheremo di chiedere un reddito più giusto, condizioni migliori per le nostre imprese, un maggiore rispetto dell’ambiente e meno freni alla libertà d’impresa”. b

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PERCORSI COOPERATIVI

LA CULTURA DELLA QUALITÀ NELL’ALIMENTAZIONE di Maria Fabbricatore

Migliorare le abitudini di consumo alimentare, rispettare le lavoratrici e curare i clienti. Sono gli obiettivi primari di CIR food, una cooperativa sostenibile e socialmente responsabile. Intervista a Chiara Nasi CIR food Cooperativa Italiana di Ristorazione è una delle maggiori aziende italiane ed europee del settore con 11mila dipendenti di cui 1.200 cuochi. È presente in 16 regioni e 70 province con quasi 500 milioni di euro di fatturato e sviluppa la propria attività in tutti i segmenti della ristorazione collettiva (scuole, ospedali, aziende, case di riposo, militari e comunità), della ristorazione commerciale con ristoranti self service e pizzerie, dei buoni pasto e banqueting. Abbiamo intervistato Chiara Nasi, avvocata e Presidente dal giugno 2013 dopo aver ricoperto, in 18 anni, vari incarichi sempre nella stessa impresa. Lei è Presidente di CIR food da meno di un anno, che esperienza sta vivendo? Prima di assumere questo incarico ho fatto un percorso abbastanza lungo all’interno di questa cooperativa. Ho ricoperto diversi ruoli da responsabile dell’ufficio legale, a direttore del personale, negli ultimi due anni ho affiancato come vice presidente il mio predecessore, che mi ha consentito di vivere, sperimentare e capire l’azienda a 360 gradi, per essere pronta a prendere il comando. È una eredità pesante, perché il precedente presidente Ivan Lusetti ha fatto la storia di quest’impresa con 30 anni di successi e la mia volontà è il raggiungimento di obiettivi altrettanto importanti. Questo ruolo mi carica di responsabilità, ma anche di tante soddisfazioni. Come concilia la famiglia con i molti impegni che una impresa come la vostra richiede? Da presidente non è cambiato tanto, perché gli impegni erano molti già prima, quando ero direttore del personale con 11mila dipendenti in tutt’Italia. È chiaro che ora ho più responsabilità e devo essere sempre presente quando vengono prese delle decisioni importanti, o si determina-

no linee guida e strategie per la cooperativa. Lavorando su un vasto territorio e volendo parlare direttamente con i nostri dipendenti e con tutti i nostri soci devo muovermi molto. Quando però sto con la famiglia mi dedico a loro staccando la spina. o un figlio che ha sette anni, probabilmente dovrei dedicargli più tempo, lo so, ma cerco di investire sulla qualità dei momenti che con lui trascorro. Bisogna anche avere una famiglia preparata, a volte sono più preparate le aziende ad avere delle manager al femminile che non le famiglie, perché sono le donne a sentire maggiormente la responsabilità della casa e della famiglia, ma se c’è collaborazione ci si riesce. Noi siamo un’impresa al femminile, abbiamo il 90% di lavoratrici e siamo portati ad andare incontro alle esigenze delle donne. “Bisogna preparare le famiglie”, mi sembra una chiave di lettura interessante… Perché il marito e la famiglia devono assecondare, non ostacolare e non far sentire in colpa per le assenze, e in questo io sono molto fortunata del sostegno che mi viene dalla cerchia familiare. Qual è la cosa che la preoccupava maggiormente quando ha preso questo incarico? Molto banalmente è la solitudine del capo quella che mi preoccupava. Il fatto di essere da sola al comando e di


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prendere decisioni molto delicate a volte anche dolorose. Questa paura è stata mitigata dal fatto che comunque sono circondata da persone capaci, competenti: la mia direzione, il consiglio di amministrazione e i manager che ci sono in questa impresa condividono con me le scelte. Ci tengo a sottolinearlo in CIR food c’è molta condivisione, partecipazione, si fanno delle discussioni importanti per poi prendere delle decisioni nell’ottica di valorizzare il bene comune e non gli interessi del singolo. Abbiamo chiesto anche alle altre presidenti se la forma cooperativa regge nella crisi. Nel vostro caso, visto che siete tra le più evolute in Italia, come rispondete? Come resistete all’impatto e ai cambiamenti sociali ed economici? Sono profondamente convinta anch’io di questo. Guardando alla nostra impresa sono sicura che sia una forma vincente, prima di tutto per gli aspetti valoriali, che ci distinguono anche dal resto delle altre società. Per noi è importante dare valore alle persone, alla loro partecipazione e non è facile per un’impresa così grande e così parcellizzata sul territorio. Noi ad esempio facciamo numerose assemblee per il budget e per il bilancio, cercando di andare in tutti i territori per coinvolgere i nostri soci che sono circa seimila e raccontare quello che stiamo facendo in una logica di ascolto e incontro. Gli altri valori a cui facciamo riferimento, per noi importanti, sono il rispetto delle regole, la legalità, la solidarietà. Prima le cooperative venivano guardate con un pochino di diffidenza e magari accusate di non pagare le tasse, o di essere “politicizzate”. Diciamolo una volta per tutte: le cooperative fanno impresa, ma la fanno sul serio, in modo corretto e anche mantenendo vivi dei valori che sono oggi più che mai fondamentali. Inoltre da un recente rapporto Eurispes sulla cooperazione che analizza cosa è successo durante la crisi emerge che sono state proprio le cooperative a far registrare una dinamica decisamente diversa da quella delle altre imprese, perché tra il 2008 e il 2012 hanno aumentato la produzione (+8,2%), gli investimenti (+10,6%) e soprattutto gli occupati (+8%).

Il 90% della vostra cooperativa è al femminile, quindi è massima l’attenzione che voi date alle donne? La numerosa presenza di donne è legata anche alla tipologia del lavoro che offriamo. La nostra attività, concentrandosi soprattutto su un servizio di ristorazione nella pausa pranzo, richiede in produzione molte persone per un tempo ridotto. Il lavoro part time è ancora quello più ambito dalle donne per il doppio impegno di cura e di famiglia che le vede protagoniste e anche perché gli uomini preferiscono un lavoro a tempo pieno e maggiormente retribuito. In merito all’attenzione alle politiche femminili e familiari vorrei ricordare che CIR food ha la stessa retribuzione paritaria tra uomo e donna di pari qualifica, registra un elevato numero di part time anche negli uffici e sono sempre in continuo aumento il numero delle maternità. Anche i colleghi che lavorano con noi sono altrettanto sensibili e rispettosi delle esigenze delle donne e attenti alle questioni di genere. Per fare una battuta: “in CIR food il bollino in minoranza è quello azzurro”. Noi amiamo comunque pensare ad una cultura del merito, in cui non ci sia distinzione di sesso e di età, ma chi è capace e disponibile a crescere viene premiato. Siamo tutti propensi a mandare avanti le persone meritevoli a prescindere dal genere che non può essere una pregiudiziale. Se scegliete il merito come pregiudiziale anche il livello di professionalità deve essere alto per la competitività con le aziende sia italiane che europee, cosa ne pensa? Abbiamo a che fare con le multinazionali che conoscono molto bene svariate modalità per svolgere certi lavori. La professionalità ci vuole perché il servizio che offriamo è molto delicato. Nonostante sia un “servizio”, e la parola di per sè può evocare un lavoro umile, non lo è affatto perché noi abbiamo in mano la salute dei nostri consumatori. Curiamo la qualità del cibo e delle materie prime. Spesso i nostri clienti sono fasce deboli, bambini, anziani e degenti. oi ci definiamo una cooperativa sostenibile e socialmente responsabile. Abbiamo già da tempo attivato una campagna di sensibilizzazione che si chiama “pubblicamente a tavola” che difende il diritto ad una mensa di qualità accessibile a tutti, sostenibile nei costi oltre che sul piano nutrizionale e ambientale. È uno slogan importante, che ripetiamo continuamente perché è fondamentale che, oltre a noi, ci credano tutti gli attori della filiera, i nostri committenti, i nostri produttori, le famiglie, i nostri clienti e gli utenti finali. b

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di Camilla Ghedini

I

o Santippe l’ho sempre immaginata così. Una pragmatica che se avesse potuto scegliersi un marito certo non avrebbe optato per il più attempato Socrate, sempre lì a dissertare sull’importanza del dialogo e del dubbio. Lei, per me, dubbi ne aveva pochi e della dialettica e della maieutica ne aveva le scatole piene. Quell’uomo le era toccato e, ahi lei, nel 41 A.C se l’era sposato facendoci tre figli, e senza neppure tante storie. Era il IV secolo, non poteva stare lì a ‘cianciare’ e a pretendere di costruirsi una vita su misura. Poi però anche lei perdeva la pazienza, come scappa a noi, perché un coniuge peso è un coniuge peso, anche se si chiama Socrate, è il padre dell’etica ed è ‘socialmente’ più affermato di noi. A noi dà fastidio quando il nostro lui lascia aperto il tubetto del dentifricio sul lavandino del bagno e gli facciamo due versi. Ma di noi nes-

se stessa nei secoli. E se fosse ancora viva, le chiederei subito un’intervista in esclusiva. Perché non è vero che ha fatto poco! È vero, è passata alla storia solo come moglie assillante di Socrate; è vero, lei come individuo, come persona con un pensiero, con un desiderio, con un obiettivo, non è stata mai considerata; è vero, ‘solo’ di lei non ha scritto nessuno, è stata citata sempre e solo come moglie del filosofo che ‘aspirava’ alla cicuta; è vero, anche oggi, per invitare una donna a non essere insistente, la si esorta a ‘non fare la Santippe’. Ma se giriamo tutto al contrario in realtà non possiamo che apprezzare la grande personalità di questa signora, che ‘nonostante’ i difetti che le sono stati generosamente attribuiti, si era guadagnata l’interesse di uomini super intelligenti. È grazie a loro, che tutto volevano tranne che esaltarla - semmai sminuirla e ignorarla - che noi oggi la conosciamo.

IL LUNGO FILO CHE DAL IV SECOLO A.C. … suno si occupa. Forse sì, passiamo per le solite isteriche, da lasciare ‘smorzare’, che tanto poi passa. Un po’ come è successo con quel ficcanaso di Diogene Laerzio, ad esempio, che ha pensato bene di raccontare al mondo intero di quando Santippe umiliò pubblicamente Socrate tirandogli addosso una brocca di acqua. Che poi, parliamone, quante di noi non hanno avuto la tentazione di fare lo stesso ascoltando la confessione di un tradimento al ristorante o vedendo mangiare il nostro lui a bocca aperta? Quindi, Santippe avrà avuto le sue ragioni, penso io. E infatti queste ragioni vengono taciute, chissà perché. Che noiosi, poi, Antistene e Nietzsche. Il primo perché riteneva che Socrate dovesse istruire la moglie per limarne la petulanza. Il secondo perché ritenendo che il filosofo non dovesse ‘amare’, scrisse che Socrate si era senz’altro sposato per dimostrare, con ironia, ciò che il saggio non deve fare. Potrei andare avanti all’infinito con molteplici aneddoti ma per me Santippe è un mito. E per me rappresenta la donna, giovane o adulta, che sopravvive uguale a

Ecco, nel settantesimo di NOIDONNE, vogliamo aprire uno sguardo curioso e divertito sul mondo, tutto al femminile, com’è nostra vocazione e consuetudine, in un’ottica di continuità generazionale. E lo facciamo come avrebbe fatto, forse, Santippe. Che alla fine, su questi uomini dotti, l’ha spuntata, passando alla storia, esattamente come loro e il marito. E con lei, Santippe, parleremo di amore, interessi, stili di vita, aspirazioni e tanti altri argomenti. Tutti affrontati all’insegna del riconoscimento della nostra e dell’altrui dignità, delle varie Santippe come dei vari Socrate, sapendo che non esistono donne e uomini senza merito. Sapendo che quando qualcuno, uomo o donna, dirà qualcosa che non ci piace, noi non useremo la lama tagliente dell’offesa, non impiegheremo fiumi di inchiostro per difendere le nostre posizioni. Utilizzeremo, semmai, una brocca d’acqua, lanciandone solo il contenuto, che andando verso l’estate rinfresca idee e pensieri. E se siamo fortunate, fra qualche secolo… qualcuno lo racconterà.


SPECIALE 8 MARZO UNA DATA CHE RESISTE DA DECENNI SIMBOLO DI LOTTA E DI EMANCIPAZIONE Noi Donne le ha sempre dedicato copertine speciali, tenendo viva l’attenzione sul suo significato più autentico. L’interrogativo però resta aperto: come scongiurare che la Giornata internazionale della donna non si trasformi in un simulacro vuoto? Testi e ricerca iconografica a cura di Silvia Vaccaro

“A

uguri alle lavoratrici, che abbiamo difeso e appoggiato in ogni loro richiesta, in ogni diritto; auguri alle casalinghe, per le quali chiediamo un riconoscimento; auguri alle lettrici che seguono la nostra fatica; auguri alle amiche che ci parlano con fiducia; auguri a tutte le donne che oggi vedono per la prima volta il nostro, il loro giornale.”

1961

1967 “Molti pregiudizi ostacolano il cammino della donna, nell’Italia del 1967; in parte per colpa delle donne stesse che mancano d’iniziativa e di coraggio e in parte perché viviamo in un Paese di pantaloni.”

1944 2014 terzo inserto

2008 “Tra i simboli, il più tenace, capace di resistere a decisivi cambiamenti e persino alle rotture, la mimosa, il fiore giallo, simbolo della primavera e, soprattutto facilmente reperibile, che sostituì il garofano rosso e il mughetto inscritti nella storia del movimento socialista. Il fiore giallo divenne l’incarnazione della festa e si costruirono gli alberi della mimosa su modello di quelli della libertà appartenenti ad altre famiglie politiche.”

1968 “L’italiana è cambiata. Basta guardarsi intorno per convincersene. Educata alla rassegnazione, allo spirito di sacrificio, alla pazienza, ha scoperto finalmente di avere dei diritti. Sa che questi diritti sono scritti anche nella Costituzione, che è la legge fondamentale dello Stato. Ma un diritto diventa reale quando passa dalla carta alla nostra coscienza, quando diventa materia di lotta, rivendicazione.”

da 70 anni NOIDONNE guarda al futuro


2006 Sessanta anni del voto alle donne “Sembrava scontato che, restaurato un regime democratico, le donne avrebbero avuto automaticamente diritto al voto. In realtà non era così. Infatti, a parte le dichiarazioni favorevoli di alcuni leader, era prevalente nel mondo politico il disinteresse. Fu necessaria una pressione e una petizione popolare. Il decreto del 1945 fu perciò un risultato importante.”

1994 “Si pensa sempre che questa scarsità di donne in politica sia causata dalla discriminazione nei loro confronti. Certo, c’è anche questo, ma la ragione principale è che una politica, nel senso della guerra, non ha mai veramente interessato le donne.”

1997 “Si riunisce nella Sala della regina la Commissione bicamerale che si appresta a riscrivere il titolo secondo della Costituzione. Forma dello Stato, governo, giustizia, sistema di garanzie. Sono questi i capitoli su cui lavorano i settanta membri della commissione, 64 uomini e 6 donne. Davvero pochine. Uno scandalo di immediata evidenza, per tutti e per tutte, e non si tratta di quote ma di un elementare senso di democrazia. Riscrivere la Carta significa definire la forma di uno stare insieme e sembra così che la messa a punto delle forme della convivenza è affidata a un esclusivo club maschile.”

1957 “Questo 8 marzo trova le donne italiane arricchite di un’altra vittoria: l’approvazione in Parlamento e la ratifica, fatta dal Presidente della Repubblica l’8 giugno 1956, della convenzione dell’Ufficio Internazionale del Lavoro. La storia del lavoro femminile in Italia però mostra che non c’è approvazione di Parlamento né ratifica di Presidente che valgano nella pratica ad affermare un principio di progresso, senza la vigile e ferma volontà delle donne di andare avanti e rendere le leggi una realtà.”


1982 Dall’editoriale della direttora: “Ma che cosa sarà questo 8 marzo? Siamo stanche di ottomarzare? Celebrare una data, in fondo, ha un senso quando affermarla è operare una trasgressione, prendersi uno spazio. Ci sono stati momenti in cui l’8 marzo diventava il punto più alto di un momento di lotta e di affermazione della soggettività delle donne: ma quest’anno?”

1956 “Le forze sociali e politiche che contrastano le riforme che porrebbero rimedio a tanti mali e darebbero lavoro a chi non ne ha, sono le stesse che negano alle donne il diritto al lavoro e alla cultura, la parità di retribuzione, l’accesso a tutte le carriere, il riconoscimento del valore sociale del lavoro casalingo e tutti gli altri diritti che le donne italiane vanno con sempre più forza rivendicando. Sono le forze sociali e politiche che ostacolano la distensione e la pace, che non vogliono sentir parlare di disarmo né di rinuncia all’impiego delle armi di sterminio.”

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1972 Bisogna ripensare la maternità: servono nidi e padri attenti e corresponsabili affinché le donne non si trovino costrette a scegliere tra lavoro e famiglia. “Alle ragazze in quanto femmine e portatrici di vita, la società assegna il ruolo di donne e di madri, il che significa cittadine di secondo grado. Ma sarà sempre così?”

2013 “È necessario mettere in campo azioni di supporto per lenire la differenza nei carichi di lavoro domestico e di cura tra i due sessi e, soprattutto, ridurre i fattori di disuguaglianza, di sopraffazione che si evidenziano dai dati agghiaccianti sulla violenza e sulla soppressione fisica delle donne. Valorizzare le donne non solo conviene dal punto di vista economico, ma l’affermazione del principio di uguaglianza è un fattore di coesione e innalzamento della qualità sociale al pari della questione giovanile, altro elemento cardine per una strategia votata alla ripresa.”


1995 “Lei sorride, ma ha la mimosa tra i denti. L’amore dopo il femminismo non è che un quadretto retrò, lui e lei avvinti per sempre nel sogno d’amore. Il principe azzurro non abita più qui. Relegato nelle favole e nelle telenovele, certo non va più in giro sul cavallo bianco. Senza romanticismi, si cerca un uomo pratico, concreto. E di risvegliare le belle addormentate non se ne parla proprio, son tutte ben sveglie, e con riflessi pronti.”

1988 “Chi l’ha detto che le donne non sanno fare satira? La redazione di Aspirina, la rivista femminista di satira edita dalla Libreria delle donne di Milano, prova a scherzare un po’ e ci propone un modo auto-ironico di guardare anche ai nostri miti, alle nostre battaglie, a noi stesse.”

da 70 anni NOIDONNE guarda al futuro

1974 “II no nella scheda contro l’abrogazione della legge Fortuna-Baslini che regola il divorzio deve essere dato con fermezza proprio in nome della famiglia. Una famiglia non indissolubile per costrizione, ma con tutte le condizioni per essere stabile. Il che è profondamente diverso, più impegnativo e più bello.”

1984 / 1953 Inchiesta sul figlio maschio: “Dove è finito il cocco di mamma? Che cosa è rimasto del mito del figlio maschio? Era un obbligo garantire l’erede di sesso maschile, poi è arrivata, con il femminismo, la gioia di avere una figlia tutta per sé, da crescere diversamente. E il figlio? La seduzione che esercita quel piccolo misterioso maschio, che dovrà diventare uomo.”


Una data per le donne di Patrizia Gabrielli

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marzo del 1947 Nadia Gallico Spano interveniva all’Assemblea Costituente per illustrare il valore della Giornata internazionale delle donne, e dava accesso nelle austere aule di Montecitorio - segnate da una preponderante presenza maschile - ad una ricorrenza tutta femminile. È alle origini della Repubblica che questa data acquista forza evocativa e spessore politico, tanto da divenire un tassello significativo dell’identità dell’UDI e, più in generale, dell’area laica (il Cif opta per il 30 aprile, Santa Caterina, patrona dell’Associazione). Alle soglie del Novecento, femministe ed emancipazioniste vivono una stagione d’oro, ma non hanno una propria ricorrenza e il Woman’s Day - che le sorelle d’Oltreoceano, ogni 23 febbraio, festeggiano - non attira più di tanto la loro attenzione. L’8 marzo entra in scena a ridosso della rivoluzione sovietica e si richiama, dunque, ad una specifica tradizione politica, coltivata dalle donne dei partiti della sinistra che, negli anni del fascismo, sfoggiano camicie, abiti, fazzoletti rossi per manifestare la propria alterità al regime. La data si afferma, allora, quale un simbolo di emancipazione e di libertà cui ancorare un’ identità minacciata dalla repressione e dalla violenza. Risulta però davvero complesso districare in queste forme di partecipazione il filo dell’appartenenza di classe da quella di genere e, tenendo conto delle coordinate politiche di quegli anni, sembra decisamente la prima a dominare. Nel secondo dopoguerra, invece, si assiste ad un decisivo cambiamento che può essere letto sia in relazione con le nuove forme della politica di massa, alla ricerca di nuovi canali di circolazione del discorso politico, sia con la nuova consapevolezza espressa dall’associazionismo femminile, impegnato, tra l’altro, nella ricerca di linguaggi e di segni capaci di richiamare un universo di valori condivisi, di alimentare una comune appartenenza e legami di solidarietà femminile. L’8 marzo diviene la data capace di sintetizzare un progetto politico: l’emancipazione femminile. Presto si dota di un corredo di parole d’ordine e di una propria ritualità. Mi riferisco alla sua dimensione politica e

1978 Una, nessuna, centomila. “In ciascuna di noi c’è una casalinga, perché in nessuna di noi, nella vita quotidiana come nei sentimenti e nell’immagine che abbiamo di noi stesse, la liberazione ha sconfitto la casalinghità: anche se ci sono 100 modi di viverla.”

1948 “Donne D’Italia, l’8 Marzo è la vostra festa! Sul passato oscuro, sul presente ancora incerto costruiamo un avvenire di pace e di gioia!”

ludica che trasforma sezioni e circoli dell’UDI in luoghi di riflessione e pratica politica e in sale da ballo, in spazi di ritrovo per generazioni diverse. La Giornata ha anche un proprio simbolo, la mimosa. Un fiore per marcare la ricorrenza, è parte di una consolidata tradizione, ed anche in questo caso come in altri è difficile attribuire la scelta. Nel volgere di un trentennio, la Giornata si afferma quale punto di riferimento per molte donne. Nel 1978 il Cif fa sua la ricorrenza. Sempre in quel decennio, i femminismi plasmano una nuova “estetica della politica” in grado di rappresentare altre istanze e modi di essere. Cortei coloratissimi, slogan ironici invadono piazze e strade, ma l’8marzo, parte non trascurabile della tanto discussa quanto rifiutata tradizione “emancipazionista”, resiste e il giallo entra nella tavolozza di cromie dei femminismi.

da 70 anni NOIDONNE guarda al futuro


RIFORME E DEMOCRAZIA PARITARIA

LA BATTAGLIA PER IL RIEQUILIBRIO DI GENERE HA UN FRONTE REGIONALE di Roberta Mori, consigliera PD, coordinatrice nazionale commissioni parità regionali

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REDAZIONALE

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a parità di genere nella rappresentanza politica e istituzionale non è un affare di partito, non è un problema delle donne, non è un intralcio ai lavori in corso, ma è una questione di civiltà e di qualità della democrazia di cui il nostro Paese non può più fare a meno. Forte di questo convincimento, condiviso pienamente dalle altre presidenti delle commissioni di parità regionali, ho intrapreso assieme a loro una serie di iniziative per sensibilizzare forze politiche e istituzioni, da fine gennaio impegnate nel percorso di riforma elettorale. Siamo tra l’altro consapevoli che dalle riforme nazionali discende l’assetto delle Regioni, che devono adeguare i loro sistemi partecipativi. Mentre scrivo il testo di legge c.d. Italicum è in prima lettura alla Camera, dopo la forte accelerazione impressa dall’accordo Renzi-Berlusconi. Ciò che mi preme segnalare, al di là della stretta attualità politica, è la battaglia che tante donne non solo parlamentari stanno portando avanti con determinazione per scongiurare un rischio di arretramento sempre dietro l’angolo. La storia recente ci consegna alcune conquiste importanti, tra cui ricordo la stessa percentuale al 40% delle donne elette alla Camera un anno fa, la ratifica della Convenzione di Istanbul e le norme sui femminicidi, la legge sul riequilibrio nei CdA

delle aziende partecipate pubbliche e quotate in Borsa, la doppia preferenza di genere per le elezioni comunali. Ebbene, ognuno di questi progressi va presidiato e consolidato a cominciare proprio da quella rappresentanza elettiva che vogliamo paritaria per legge, non per volontà politiche contingenti e mutevoli. Ecco perché abbiamo chiesto e motivato i correttivi di genere nelle nuove norme, che si sostanziano nel 50% delle donne capilista e alternanza donna-uomo in lista, unite o meno (a seconda del modello elettorale) alla doppia preferenza. Le nostre proposte di riequilibrio,

prima condivise con molte Deputate e tradotte in emendamenti, hanno ricevuto l’attenzione del presidente della Commissione competente e relatore del progetto di legge On. Sisto, che ci ha incontrato e spiegato la sua posizione secondo noi insufficiente a garantire parità di accesso al Parlamento. Le abbiamo sottoposte poi ai capigruppo parlamentari, alla presidente della Camera Laura Boldrini e ai segretari delle maggiori forze politiche; con quale esito finale lo sapremo a breve. Sottolineo come nello stesso periodo certi attacchi irresponsabili in Parlamento e gli insulti sessisti istigati sul web hanno purtroppo colpito duramente le nostre rappresentanti istituzionali, in quanto donne. Va tenuto a mente, perché è il segnale concreto di un’inciviltà culturale presente e radicata, che mina il percorso del Paese verso le democrazie europee più evolute. Si tratta di una cultura che ci vorrebbe mere comparse della vita politica e istituzionale, esattamente come ci vorrebbe tenere ai margini della vita professionale e sociale. Non ci stancheremo di combattere per ottenere pari diritti e per rendere autorevole il ruolo delle donne. Cogliamo, insieme, ogni occasione di riforma per fare passi in avanti! Roberta Mori alla Camera (con le deputate Roberta Agostini e Marilena Fabbri)


“NON HO L’ETÀ”? PROPOSTA ALLE CAMERE PER GIOVANI CITTADINI di Rita Moriconi consigliera regionale PSI-PD

Con la firma di diverse colleghe e colleghi del Gruppo PD, ho presentato in Regione un

locandina dello spettacolo “Corpi impuri” Evento organizzato dall’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna in occasione della Festa della Donna

progetto di proposta di legge alle Camere che attribuisce il “diritto di elettorato attivo nelle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali ai cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno di età”. In Italia il suffragio universale è stato introdotto il 2 giugno 1946 in occasione del Referendum per la scelta fra Monarchia e Repubblica quando, per la prima volta, anche le donne maggiorenni poterono partecipare al voto. Successivamente la neonata Costituzione fissò nella maggiore età (18 anni a partire dal 1975) il limite minimo per svolgere l’elettorato attivo alla Camera e nei 25 anni quello per il Senato. Lo stesso limite venne adottato anche per le elezioni amministrative e regionali, oltre che per i referendum. A distanza di quasi 70 anni da quella scelta si è aperto un dibattito che non riguarda solo l’Italia ma tutta l’Europa, sull’opportunità di abbassare la soglia per la partecipazione alle sole elezioni amministrative da 18 a 16 anni. Ci si chiede da tempo se questa può essere una riforma utile a cogliere i grandi cambiamenti che hanno riguardato la nostra società negli ultimi decenni. Una società dove informarsi e partecipare è più facile, dove la scolarizzazione di massa ha portato ad un innalzamento del livello culturale generale e dove i ragazzi, almeno per certi aspetti, maturano più in fretta. Una società

27 che, soprattutto in un momento così incerto, ha bisogno di dare fiducia ai propri giovani, di affidare la propria ripresa anche al loro dinamismo, all’entusiasmo, alla capacità che hanno di apprezzare le opportunità che stanno nel cambiamento senza timori o preclusioni mentali. Si tratta, insomma, di valorizzare una risorsa non meno importante dell’esperienza e della ponderatezza di chi i 16 anni li ha passati da tempo. Nel contempo abbiamo l’obiettivo di responsabilizzare i ragazzi nei confronti della loro comunità attraverso la possibilità di scegliere gli amministratori a cui affidare la gestione della propria quotidianità. Coinvolgere i più giovani nella cosa pubblica, spingerli ad informarsi e a partecipare, significa da una parte arginarne il distacco dalla politica, dall’altra offrire strumenti per rafforzare i loro diritti ed opportunità.


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IN BILICO

TRA OSCURANTISMO E PROGRESSO CROAZIA

di Cristina Carpinelli

No ai matrimoni gay e no all’educazione sessuale a scuola: un paese diviso sui diritti civili. La Chiesa aiuta i conservatori e l’Europa sta a guardare Dopo il referendum la famiglia ‘tradizionale’ entra nella Costituzione. Il primo dicembre 2013 la maggioranza dei croati ha votato a favore di un referendum per vietare i matrimoni gay. Una grande vittoria per i conservatori sostenuti dalla Chiesa cattolica. Il quesito referendario era il seguente: “Vuoi definire il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna?”. Il numero totale dei votanti è stato del , 8 su ,8 milioni di aventi diritto , di cui il , ha risposto “sì”. La percentuale di coloro che si sono recati alle urne è stata piuttosto bassa, non certo plebiscitaria, non consentendo, dunque, di sapere se la popolazione croata sia davvero tutta favorevole alla famiglia tradizionale. Possiamo, però, dire che la parte della Croazia più oscurantista si è data molto da fare nel mobilitare i suoi fedeli. Indubbiamente, il risultato appare scontato in un Paese dove la Chiesa ha sempre giocato un ruolo importante e dove quasi il 90% dei croati (su una popolazione di 4,4 milioni di persone è cristiano cattolico. “Il matrimonio è la sola unione che consente la procreazione, questa è la differenza fondamentale tra un matrimonio e altre unioni”, ha affermato il Primate di Croazia Josip Bozanić. Frase riportata in un volantino letto nelle chiese del Paese alla vigilia del referendum. Il risultato referendario avrà ora come effetto l’introduzione nella Carta costituzionale della definizione di matrimonio come un’unione esclusivamente tra un uomo e una donna”, mentre attualmente la Costituzione non dice nulla riguardo allo statuto del matrimonio. Il referendum è stato indetto dal gruppo conservatore U ime Obitelji In nome della famiglia , dopo che il governo di

centro-sinistra aveva annunciato una legge per permettere alle coppie gay di registrarsi come “partner a vita” e dopo che nel 2003 erano stati estesi alle coppie gay, che avevano vissuto insieme per almeno tre anni, gli stessi diritti riconosciuti alle coppie di fatto eterosessuali. Non era stato allora riconosciuto il matrimonio gay, ma il governo aveva espresso la volontà di consentire prima o poi agli omosessuali di registrarsi almeno come “conviventi”. La vittoria dei “sì” al referendum ha reso impossibile per il governo legalizzare in futuro i matrimoni ga attraverso modifiche al diritto di famiglia, che non richiedono la maggioranza dei due terzi in Parlamento. Il Presidente vo osipovi ha votato “no” al referendum ritenendo che la definizione di matrimonio non debba essere un compito della Costituzione e che un Paese si giudica dal suo atteggiamento verso le minoranze. Nello stesso modo si è espresso il Premier oran ilanovi , sostenendo che “questo è un referendum che dà la possibilità alla maggioranza di spogliare una minoranza dei suoi diritti (…) e che minaccia il diritto delle persone alla felicità e alla libertà di scelta . Rappresenta, inoltre, “un’espressione di omofobia, un voto triste e insensato. Non dovremmo essere coinvolti in decisioni che invadono lo spazio intimo della famiglia”. Zoran ilanovi è, inoltre, ha espresso preoccupazione che questo voto possa costituire un precedente per legittimare altre consultazioni potenzialmente lesive dei diritti delle minoranze, prima fra tutte quella serba. Il gruppo dei liberali, schierandosi a favore del Premier, ha dichiarato che la questione del referendum avanzata dai conservatori cattolici violava i diritti umani fondamentali. Ciononostante, il fronte del “si” ha avuto il sostegno di oltre dei deputati che siedono


LA CHIESA CROATA SCOMUNICA IL SESSO INSEGNATO A SCUOLA

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hiesa e governo sono ai ferri corti. A metà dicembre 2013 è stata introdotta, nell’ambito del programma di educazione sanitaria, l’educazione sessuale nelle scuole, decisione che ha sollevato le ire del mondo cattolico croato. Il vescovo ausiliario della capitale, Mijo Gors i, ha definito questa decisione presa dal governo come “anti-croata e anti-cattolica”. D’ora in poi nelle scuole durante le ore di lezione sessuale si parlerà di aborto, della necessità di avvisare tutti i partner se si è affetti da malattie sessuali e di adoperare il profilattico nei rapporti sessuali. i parlerà, inoltre, della masturbazione come un atto che non fa male e si insegnerà che l’omosessualità non è un comportamento “malato”. I parroci delle centinaia di parrocchie sparse per il Paese hanno esortato i fedeli a protestare contro l’educazione sessuale nelle scuole che, a loro detta, fornisce una guida sul sesso e sul controllo delle gravidanze e che definisce, appunto, l’omosessualità come un fenomeno di minoranza ma assolutamente normale. Il clero ha proposto una petizione di firme contro la frequenza scolastica alle lezioni di educazione sessuale. Inoltre, grazie ad un accordo con la catena alimentare Konzum, capillarmente sparsa in tutto il Paese, ha fatto stampare un pamphlet in cui suggerisce ai genitori i libri da leggere per impartire una sana educazione ai propri figli. el pamphlet si legge tra l’altro: “Genitori, voi forse desiderate che i vostri figli imparino che se affetti da una malattia sessuale devono usare il preservativo e avvisare della stessa tutti i loro partner?”. Un mese prima la Conferenza episcopale croata aveva accusato il governo d’infrangere, con l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, il trattato Chiesa-Stato, violando altresì la Costituzione che garantisce ai genitori il diritto di educare liberamente i propri figli. Il cardinale ozani in un incontro pubblico con i direttori degli asili e delle scuole di Zagabria aveva detto che “contro la volontà della maggioranza di chi opera nel settore dell’istruzione si cerca d’introdurre forme educative che non sono in conformità con la tradizione croata”. Durante un’omelia, lo stesso cardinale aveva asserito che “a ragione i fedeli temono che con tale materia si metta in forse la visione cristiana del mondo, perché spiana la via a un’ideologia contraria al fatto che l’umanità è stata creata come ‘uomo’ e ‘donna’ che procreano”. Per l’Associazione cattolica “Grozd”, lo Stato, con questo provvedimento, favorisce la propaganda omosessuale nelle scuole e promuove concetti ambigui. Il ministro ovanovi , Presidente di “Belgrade Forum for a World of Equals”, ha prontamente ribattuto che lo scopo della materia d’insegnamento è di “promuovere la non violenza, la parità dei sessi e la tolleranza”.

oggi nel parlamento di Zagabria. L’Unione Europea, di cui la Croazia è paese membro, non ha ufficialmente commentato i risultati di questo referendum. La Croazia si allinea, dunque, ai cinque Paese dell’Ue che hanno già una definizione esclusivamente eterosessuale del matrimonio nelle rispettive Costituzioni Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e ulgaria , ponendosi contro corrente rispetto ad altri Stati europei che hanno recentemente approvato il diritto al matrimonio per le coppie dello stesso sesso (come ad esempio Francia e Regno Unito . ppure, agabria aveva ottenuto il suo ingresso nell’Unione grazie anche a una legge che vieta di discriminare le persone Lgbt, richiesta da Bruxelles durante i negoziati di adesione. Famiglia e tradizione, queste sono le parole d’ordine del gruppo conservatore “In nome della famiglia”, legato alla Chiesa cattolica croata e sostenuto dalla destra nazionalista, che è riuscito a raccogliere in poco tempo oltre mila firme in difesa della sola unione che consenta la procreazione” e che ha vinto il referendum, nonostante una larga parte dei mass media e del mondo accademico, appoggiando esponenti del governo e il Presidente della Repubblica, avesse invitato i croati a non avallare alcuna forma di discriminazione e di divisione tra famiglie di primo e se condo grado. Alcuni esperti hanno sollevato la questione di legittimità in considerazione della quota bassa dei votanti. Poiché per il referendum non è richiesto nessun quorum ma solo una maggioranza semplice dei votanti, sarà difficile poter an nullare la votazione. Tuttavia, la Corte costituzionale croata ha spiegato che l’esito del referendum “non può in nessun modo limitare uno sviluppo futuro della regolamentazione legislativa delle unioni civili tra le persone dello stesso sesso”. Intanto il Primo Ministro ha fatto sapere che il suo governo, a prescindere dal dato referendario uscito dalle urne, presenterà il disegno di legge sulle unioni civili tra le coppie dello stesso sesso, prevedendo che siano a loro garantiti tutti i diritti delle coppie sposate, incluso quello di diventare custode legale del figlio biologico del partner ad eccezione dell’adozione dei mino ri . Immediate le reazioni Si tratta di un modo per aggirare l’esito del referendum, e contro la volontà popolare introdurre il diritto di azione alle coppie omosessuali”, ha detto el a ar i , capo dell’organizzazione che ha promosso il referendum. Il Ministro per la Famiglia, ilan a pa i , ha subito replicato sostenendo che non ci sarà nessun passo indietro. Il governo procederà con il disegno di legge. b

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L’INFANZIA RUBATA DELLE SPOSE BAMBINE I MATRIMONI PRECOCI DI BAMBINE E ADOLESCENTI SONO UNA PRATICA ARCAICA E VIOLENTA ANCORA TROPPO DIFFUSA

Testo di Maria Elisa Di Pietro foto di Alessandro Omassi

La Prima Giornata Internazionale della Bambina e della Ragazza, indetta dall’ONU l’11 ottobre 2012, per rendere noti ostacoli e sfide che le giovani affrontano e promuoverne l’empowerment, è stata dedicata proprio alle spose bambine. Il reportage Child Brides, realizzato dalla fotogiornalista Stephanie Sinclair in otto anni di lavoro in cinque Paesi ha illustrato il tema. I ritratti pi strazianti sono di bambine emenite Tahani e Ghada otto anni hanno appena perso i denti da latte, ma sembrano vecchie, mute e dissociate nel corpo e nella psiche per reazione a traumi da abusi e violenze ripetutamente subiti, pi morte nell’anima che

Lo Yemen mantiene in vigore la sharia, le adultere rischiano la lapidazione e il 60% delle donne sono analfabete, contro il 25% dei maschi rassegnate perch incatenate dal vincolo matrimoniale senza speranza, senza denaro per riscattare la dote, senza supporto legale e sociale, perch il divorzio è difficile o socialmente inaccettabile. Il matrimonio precoce o infantile è l’unione forzata tra minorenni o tra minorenni e adulti. Infanti e adolescenti persino maschi, ma in minor numero sono costretti alle nozze per una pratica arcaica tuttora diffusa. Il


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La donna vale metà in materia di testimonianza legale perché non è riconosciuta come persona con piena capacità giuridica in tribunale le, e tra alcuni popoli è persino in aumento. Per effetto delle migrazioni matrimoni precoci si registrano anche in Paesi occidentali e l’Italia non è esente anche se ne è difficilmente rilevabile l’entità per la difficoltà di avere dati ufficiali poich molte unioni non sono registrate gli elementi a disposizione si ricavano da indagini demografiche e sanitarie e sono quindi scarsi e parziali. Gli studi frammentari e le informazioni aneddotiche di cui disponiamo mostrano, però, una realtà non trascurabile. Punta meridionale estrema della penisola araba, antico centro di civilizzazione e scambi commerciali col Mediterraneo, già regno della egina di aba e culla dell’Arabia Felix, lo emen mantiene in vigore la sharia, le adultere rischiano la lapidazione mentre il delle donne sono analfabete, contro il dei maschi. La donna vale metà in materia di testimonianza legale perch non è riconosciuta come persona con piena capacità giuridica in tribunale. La testimonianza di una sola donna non è presa sul serio se non è sostenuta da quella di un uomo, oppure se riguarda un luogo o una situazione in cui non ci sarebbe stato un uomo. Per la donna vigono anche divieti di testimonianza in casi di adulterio, diffamazione, furto o sodomia. Per una norma di legge tuttora vigente le donne non possono uscire di casa senza il permesso, senza eccezioni, nemmeno in caso di emergenza o per motivi di salute. La condizione femminile è precipitata da quando lo emen è inaccessibile per ragioni di sicurezza il delle giovani è venduto prima dei 8 anni, il sotto i , oltre la metà intorno agli 8 anni, soprattutto in zone tribali e arretrate del ord vest. ono emblematiche le storie di due bimbe di 8 anni. el la piccola Nojoud fu venduta in sposa dal padre a un pedofilo trentenne. Il matrimonio di minori di anni era vietato per legge, ma un emendamento del consentiva il rito con pagamento alla famiglia della sposa, purch i rapporti sessuali fossero esclusi fino alla pubertà della bambina. el 8 il marito fu accusato

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marito adulto, mai incontrato prima, può essere anziano quanto il padre o il nonno della sposa bambina, con una differenza di età pluridecennale che può arrivare anche fino a anni Quella dei matrimoni precoci è una pratica abbandonata tra le famiglie agiate anche in paesi poveri e tradizionalisti, ma che riguarda invece in modo massiccio le famiglie indigenti e disagiate, specialmente in aree rurali con stili di vita arcaici. Africa sub sahariana e Asia meridionale detengono il primato, ma le spose bambine sono una triste realtà anche in Medio riente e in Africa settentriona-


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di stupro. La piccola rifiutò la proposta del giudice di riprendere la convivenza, dopo una sospensione di qualche anno e col gratuito patrocinio di un’avvocata ottenne il divorzio, purch la sua famiglia pagasse un ingente risarcimento per la rottura del contratto matrimoniale. Il riscatto l’equivalente di circa euro avvenne grazie a una colletta promossa dal giornale Yemen imes. el settembre scorso Rawan, ceduta dal patrigno, è morta dissanguata per le conseguenze della prima notte trascorsa col marito quarantenne. Le autorità locali negano, re-

Si pensa che far sposare le giovani finché sono vergini e sottoporle al controllo di un guardiano ufficiale (prima il padre, poi il marito) assicurerebbe serenità alle bambine e alla famiglia porter e attivisti dei diritti umani indicano testimoni e chiedono giustizia. Il governo ha aperto un’inchiesta e la Ministra per i Diritti Umani Hooria Mashhour ha richiesto di fissare l’età legale minima delle nozze, divenuta incerta dal , quando leader conservatori ed estremisti contestarono il divieto di contrarre matrimonio prima di anni, perch la legge islamica non fissa limiti d’età, dato che secondo la tradizione islamica Maometto stesso sposò Aisha, la moglie pi giovane e prediletta quando lei aveva solo anni e consumò il primo rapporto sessuale verso i anni. La maggioranza delle giovanissime non vuole affatto sposarsi, desidera una vita normale o almeno una seconda chance. Prima della celebrazione del matrimonio la piccola sa solo che si ricevono vestiti nuovi e regali, che si fa festa e si cambia casa. Impara le regole troppo tardi, quando è ormai sottoposta a schiavit domestica e sessuale, isolata in casa della famiglia acquisita con divieto di libere relazioni sociali, gioco, studio e lavoro esterno. L’unione precoce è il residuo di una legge medievale, un portato culturale in cui la religione ha un ruolo importante, ma non decisivo, poich prescinde da un credo specifico ed è piuttosto sostenuta da false convinzioni e ragioni economiche. ello emen e in altri paesi islamici e non c’entrano soprattutto ignoranza e povertà. i pensa infatti che far sposare le giovani finch sono vergini le tuteli, prevenga approcci sconvenienti e rapporti prematrimoniali. ottoporle al controllo di un guardiano ufficiale prima il padre, poi il marito assicurerebbe serenità alle bambine e alla famiglia, la riuscita del matrimonio con figli legittimi, senza minacce all’onore e all’unità familiare. Del resto, il tradizionale pugnale ricurvo emenita jambya che il Corano permette di indossare ai giovani dopo la pubertà, non è un’arma, ma lo status symbol del potere maschile. Le scelte coniugali sono forme di tran-


Le Nazioni Unite stimano che il fenomeno dei matrimoni precoci nel mondo riguardi 60 milioni di bambine da 8 a 14 anni (ma ci sono casi di 5 e persino 1 anno): 19 minorenni al minuto sono costrette a sposarsi, per un totale di 27mila al giorno e 10 milioni l’anno. L’International Center for Research on Women ha compilato la Top 20 dei Paesi in cui il matrimonio infantile è più frequente e che - non a caso - sono anche i più poveri del mondo. Dalla classifica è esclusa parte del Medio Oriente, i cui dati sono rari, ma di certo negli Emirati Arabi almeno il 55% delle minorenni è sposato. I primi dieci sono: Niger (76,6% di baby bride e 75% della popolazione con reddito inferiore a 2 USD/giorno), Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica Centrafricana, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso. Lo Yemen è quattordicesimo, preceduto da India, Etiopia, Liberia e seguito da 5 paesi africani e 1 del Centro America. Quasi tutti i Paesi della Top 20 hanno legiferato su età minima delle nozze, istruzione obbligatoria e reati contro i minori, ma le resistenze al cambiamento persistono. In molti Stati l’età legale del matrimonio è aumentata o coincide con la maggior età, ma 1 bimba su 7 si sposa ancora prima dei 15 anni e 3 hanno figli prima dei 18. Rapporti sessuali tra adulti e minori di 13 anni sono considerati reati, ma in certi ordinamenti sono sanati dal sigillo formale dell’unione coniugale, nel cui contesto divengono leciti secondo un abominio sociale e giuridico, residuo di una legge medievale. Recentemente in Marocco il Parlamento ha votato all’unanimità l’emendamento che abolisce dall’art. 475 C. P. l’immunità degli stupratori tramite matrimonio con la vittima, previo consenso della famiglia della sposa, che di solito lo concedeva per evitare il disonore. L’entrata in vigore sarà comunque tardiva: la proposta - presentata a novembre 2013 - è stata approvata nel gennaio scorso, quasi un anno dopo la tragedia di Amina, che si suicidò a 16 anni ingerendo veleno per topi dopo sette mesi di matrimonio forzato col suo stupratore.

Le foto sono gentilmente concesse da Alessandro Omassi

La condizione femminile è precipitata da quando lo Yemen è inaccessibile per ragioni di sicurezza: il 52% delle giovani è venduto prima dei 18 anni, il 14% sotto i 15, oltre la metà intorno agli 8 anni sazione economica sia per sanare debiti offrendo mogli, sia per scaricare l’onere di mantenere le figlie. Dove è d’uso la dote, la famiglia dello sposo esige che sia direttamente proporzionale all’età della fidanzata, i cui genitori la cedono al pi presto per pagare meno. Dove invece è l’aspirante marito a pagare il prezzo della sposa, deve lavorare molto per disporre di denaro sufficiente ad esercitare un’ampia scelta e offre cifre elevate per le pi giovani, considerate garanzia di sottomissione, purezza e fecondità. Molte diventano seconde o terze mogli in famiglie poligame, dove il marito invecchia ma cerca compagne sempre pi giovani per dilatare la capacità procreativa e ridurre il rischio malattie, convinto non solo che le vergini non ne siano affette, ma che possano prevenirle e guarirle. a detto anche che i riformatori sociali del secolo che influenzarono le convenzioni sui diritti umani fino agli anni essanta, studiarono solo alcuni aspetti del matrimonio forzato sesso prematuro, gravidanza precoce e abbandono scolastico. olo di recente è cresciuta l’attenzione per le speciali esigenze di salute di bambini e adolescenti. b

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UN MUSEO TUTTO PER SÈ

IL NATIONAL MUSEUM OF WOMEN IN THE ART È UN LUOGO CHE RACCOGLIE LE OPERE ARTISTICHE DELLE DONNE E CHE VALORIZZA UN ALTRO MODO DI FARE ARTE

di Costanza Fanelli È stato il primo e forse è ancora l’unico Museo d’arte dedicato tutto e solo alle donne. È situato a Washington, in una delle arterie principali del centro vicino alla casa Bianca, la e or Avenue, in un edificio elegante con una storia par ticolare. Era stato progettato e realizzato agli inizi del ‘900 per essere il Tempio dei Massoni, ma dal 1983 è stato acquistato e restaurato in modo magnifico per ospitare una prima gran de raccolta privata di opere d’arte di donne, divenuta la base espositiva di quello che è oggi il Museo, divenuto dal 1981 un’istituzione privata non profit che vive di donazioni sia di singoli (e sono tantissime le donne che contribuiscono) sia di enti e aziende. Oggi il National Museum of Women in the Art è uno dei più segnalati a Washington, meta di visite da tutti gli USA, e ospita mostre, promuove eventi, produce cultura per le donne in tutti i sensi. Il merito di tutto questo è di una coppia di appassionati d’arte, Wilhemina e Wallace Holladay, che girando per il mondo si innamorarono dello stile di una pittrice del 17° secolo, Clara Peeters, ma tornando in USA si accorsero che in nessun libro d’arte si faceva menzione di questa pittrice. Gli Holladay cominciano così nel 1960 a raccogliere opere d’arte di donne, creando il nucleo della collezione che oggi si può ammirare seguendo un percorso espositivo organizzato per epoche e per scuole e stili. Nel 1987 il Museo organizza la prima grande esposizione

delle artiste americane (1830-1930). Da allora più di 200 esposizioni e grandi mostre si sono susseguite. Il luogo è magnifico. ntrando ci si sente accolte in una residenza prin cipesca con scaloni e salone da ballo, ma l’antico si sposa con la più moderna impostazione dei musei di oggi. Il Museo infatti non è solo luogo di esposizioni permanenti e mostre, ma è un’istituzione che promuove iniziative culturali e di promozione dell’arte delle donne in ogni settore, anche nel campo della musica, organizzando scuole e corsi di formazione, premi e borse di studio per chi non ha mezzi adeguati oltre che talento. Presso il Museo sono funzionanti una Biblioteca, un Archivio e un Centro di Ricerca avanzatissimi che abbracciano periodi storici e ambiti geografici diversi. L’atmosfera è calda, tante donne danno informazioni, su un grande tavolo c’è il caffè a disposizione e un cesto di frutta e comodi tavolini invitano a fermarsi. Ma la caratteristica di questo Museo è che il campo di esplorazione e valorizzazione delle produzioni femminili è amplissimo e non si limita alle opere di singole donne. Quando lo scorso gennaio ho visitato il Museo c’era una mostra di grandissimo interesse storico oltre che artistico sull’evoluzione nel tempo e geografica della produzione delle “trapunte” in stile patchwork, con un lavoro espositivo che ripercorreva pagine e tipologie di un lavoro artistico delle donne a torto considerato solo “artigianato casalingo e pove-


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ro”. Un percorso che arriva a evidenziare come anche l’industria tessile abbia attinto a piene mani da questa tradizione arrivando a mostrare veri capolavori di “intarsio” di stoffe e altri tipi di materiali ispirati a quella tradizione delle campagne povere americane. Il programma di Mostre temporanee per il 2014 è ricchissimo con esibizioni di artiste americane note ed originali nella loro ricerca anche femminista: Judy Chicago metterà in mostra le sue opere realizzate nella sua città nel corso degli anni caldi del femminismo, Anita Steckel sarà presente con la sua visione cruda e ironica allo stesso tempo della condizione e della discriminazione delle donne. La collezione permanente, arricchita continuamente da acquisti e donazioni, conduce attraverso un viaggio artistico lungo di secoli e ricco di stili al femminile, dalle pitture seicentesche settecentesche e ottocentesche fino ai quadri vivaci di Frida Kalho, dai quadri e manifesti pop alle pitture e sculture di avanguardia attraversando sensibilità, punti di vista che restituiscono pienamente il valore di uno spazio dedicato tutto e solo alle donne. Oggi il Museo ha opere di importanti artiste e, tra le altre, si cita Judith Leyster, Sofonisba Anguissola, Elisabeth Luise Vigée- Lebrun, Kathe Kollovitz. Uscendo dal Museo impossibile non domandarsi perché nel nostro paese non è pensabile né possibile fare una cosa del genere?b


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LIBRI a cura di Tiziana Bartolini

USTICA, MUSEO PER LA MEMORIA E POESIE L’editore Corraini di Mantova pubblica in questi giorni “È negli oggetti che ti ricerco”, una raccolta di poesie di Leila Falà, Nicola D’Altri e Roberta Sireno, illustrata da opere di Germano Sartelli. È un’iniziativa dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica che con questo volumetto intende rip ro p o r re

le emozioni della serata del 10 agosto scorso quando, a partire proprio dal “San Lorenzo, io lo so…” di Pascoli, l’arte di questi giovani poeti ha contribuito a creare un abbraccio di empatia e di ricordo attorno al Museo per la Memoria di Ustica, per non dimenticare le 81 vittime innocenti e per chiedere completa verità sulla tragedia. Nella sua introduzione Niva Lorenzini sottolinea che i versi “ora scissi dal contesto, e cioè dalle coordinate dello spazio antistante il Museo che ospita a Bologna l’installazione suggestiva di Christian Boltanski e del tempo coincidente con l’ora serale, quasi notturna, … mettono a nudo i motivi che li accomunano … i temi della perdita che cerca risarcimento, della separatezza spoglia di contatti, dell’assenza che si dà non solo come dimensione metafisica, ma che penetra nell’esperienza di tutti i giorni”. I testi poetici sono accompagnati dalle immagini di Germano Sartelli, un grande solitario dell’arte contemporanea, generoso compagno di strada dell’Associazione, che con la sua attenzione al frammento e all’oggetto calato e prelevato dal quotidiano, sa condurre i sentimenti al ricordo e alla memoria. Daria onfietti

VOGLIO ESSERE COME VITTORIA GIUNTI Quando la giovane donna mi ha detto “Voglio essere come Vittoria Giunti” ho sentito una scossa dentro. Da pochi minuti Gaetano Alessi stava parlando, io non avevo ancora letto il suo libro, ma quello che lui trasmetteva era amore, rispetto e stima. Vittoria, il primo sindaco donna di Santa Elisabetta, fu eletta nel 1956, in una Sicilia che alle donne non concedeva nulla otte persa, figlia femmina... partigiana che ha saputo trasformare la propria esistenza in “resistenza”, donna che ha saputo fare della lotta per i diritti un dardo capace di coinvolgere persone di ogni età. Scrivendo “Le eredità di Vittoria Giunti” edizioni ADest, Gaetano Alessi ha riportato la storia e le ultime parole di una “Compagna”, pagine che suonano come un inno alla donna, alla legalità, alla condivisione. Un lascito importante che fa pensare e anche sognare che l’utopia di Vittoria (che è stata anche se per poco direttrice del nostro giornale) sia ancora una meta per la quale lottare a dispetto della politica dei nostri giorni che non parla del cancro che sta producendo metastasi in tutte le regioni della nostra Patria, permettendo alla malavita organizzata di uccidere un bambino di tre anni in cambio di inutili indignazioni postume. VittoriaGiuntihasaputofaredellapropriaindignazionealfascismo “Resistenza”, della propria capacità di lottare “vita” e del proprio coraggio “esempio” per tutti coloro che come quella giovane donna e il sindacalista Gaetano Alessi vogliono raccogliere e trasmettere il suo messaggio. Antonella Iaschi

TORNA OBBIETTIVO DONNA, FOTOGRAFIA AL FEMMINILE Giunge alla nona edizione Obbiettivo Donna, consolidata rassegna che da spazio alle visioni contemporanee e alla produzione fotografica al femminile. L’evento si apre giovedì 6 marzo con l’inaugurazione di tre mostre fotografiche cui si aggiungono altri numerosi appuntamenti, tra cui una mostra anche al Teatro Ambra. Venerdì 28 marzo la programmazione si conclude con la visione del documentario Girls of Hope della regista Ay egül Selenga Ta ent e con le fotografie di Delizia Flaccavento. Girato a Van, nella Turchia orientale, il documentario racconta di un gruppo di ragazze che si battono per andare a scuola e, nonostante le difficoltà, cercano di non perdere la speranza in un futuro migliore. Informazioni .officinefotografiche.org


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L’ALTRA DIMENSIONE DELLA

SICILIA L

a nuova fatica letteraria di Marinella Fiume, Sicilia esoterica, per i tipi di Newton Compton editori, testimonia lo spessore della grande studiosa e italianista. La Fiume percorre l’isola in lungo e largo, scrivendo di uomini, cavalieri, dei, alberi, funghi, manna, papiri, terremoti, streghe, santi, medici e medichesse, narrati attraverso la potenza della letteratura che si dispiega nei luoghi stessi. Emblematici i megaliti dell’Argimusco, tra i Nebrodi e i Peloritani, a nord dell’Etna, “un’alchemica Stonehenge siciliana, in cui uno staff di giovanissimi esperti sa far parlare la scienze al cuore degli uomini coniugandola con la magia, la poesia, la musica delle sfere”. Abbiamo rivolto alcune domanda all’autrice. Mistero e realtà si fondono nella tua Sicilia esoterica. É questa regione, nella sua bellezza e complessità, una materia esoterica ante-litteram o cos’altro? Il mio libro è idealmente diviso in tre sezioni: Luoghi, Saperi, Personaggi. Tra questi ultimi ve ne sono alcuni antichissimi: da Ermete Trismegisto a Pitagora a Empedocle, altri scomparsi da pochi anni: come il raccoglitore di tradizioni etnee Santo Calì, o Antonio Nicoloso, che fu per tanti anni la più vecchia guida dell’Etna, o Angelo D’Arrigo, campione del mondo di volo libero ed etologo, che io chiamo “l’uomo uccello” riprendendo il mito di Icaro. Con questi ultimi ho condiviso una preziosa amicizia e ho avuto il bene di intervistarli lungamente e di apprendere da loro. Come vedi mito e storia si intrecciano, come luoghi saperi personaggi, da qui la complessità dell’Isola, come nel caso delle presunte streghe che tra il Cinque e il Seicento affollavano le tetre carceri dello Steri a Palermo, sede del Tribunale della Santa Inquisizione siculo-spagnola, provenienti da tutta la Sicilia. In chiave esoterica, l’uomo che cerca la via del proprio cielo interiore è il Pellegrino, il Viandante, che procede ad Oriente, perché passato, presente e futuro della vita sono divisi dalla mente dell’uomo ma agiscono all’unisono nella sua coscienza e la influen zano. Una dimensione del tempo che mentre sembra irra-

zionale si ricollega con la scienza. È questa quella che io definisco materia esoterica. La Sicilia esoterica è un luogo dell’anima e un luogo fisico, allo stesso tempo, fatto di persone e storie, in alcuni casi, sconosciute ai più! Perché, secondo te? Direi che se assumi questa prospettiva, da un lato nuova, dall’altro antica quanto il mondo, tutta l’essenza dell’Isola è esoterica, come ci suggeriscono i più grandi scrittori siciliani, e inoltre c’è una prospettiva esoterica nella topografia dei pi disparati luoghi del pianeta. Dipende dallo sguardo che sai gettare sul mondo. Allenare questo sguardo per me è stato naturale, anche se frutto di un lungo esercizio: devono incontrarsi sensibilità e conoscenza. Ma, se vuoi scoprire le mille “truvatùre” custodite da arcane formule magiche che la Sicilia nasconde, devi soprattutto osare e non fermarti intimidita davanti al pregiudizio, vero ostacolo e limite alla conoscenza. E questo è più facile alle donne farlo. Qual è quel pezzo di Sicilia esoterica, che hai raccontato, che più ti appartiene e perché? Se proprio devo scegliere, opto per l’Etna, vero e proprio catasto magico, sede di demoni infernali e della paradisiaca Avalon, dove continuano a vivere la loro vita immortale Re Artù, la sorella Morgana e i cavalieri della Tavola rotonda. E dove meglio del suo cratere i Templari avrebbero potuto custodire il Santo Graal? Mirella Mascellino Versione integrale dell’intervista: http://www.noidonne.org/ blog.php?ID=05151

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SIMONE, CONTROLLO QUALITÀ. La sua fiducia bisogna meritarsela.

PERSONE CHE FANNO GRANDE LA RISTORAZIONE Da oltre 60 anni, Camst è l’azienda leader della ristorazione in Italia. Con attenzione e dinamismo, ogni giorno è vicina ai suoi clienti per offrire soluzioni personalizzate e flessibili. Per questo Camst fa grande la ristorazione: perché è fatta di persone che non rinunciano alle regole e garantiscono a clienti, lavoratori e studenti qualità e sicurezza.

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PREMIO BARBARA FABIANI PER LA STORIA SOCIALE

OTTO MARZO 2014

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE L’OTTO… per mille ragioni mille ragioni per… L’OTTO LOtto con consapevolezza e impegno, per determinare le mie scelte in tutti i campi, da quello culturale a quello politico-sociale ed economico LOtto affinch

nel anniversario della loro costituzio ne, si rinsaldi il patto fondante dei Gruppi di Difesa della Donna, luogo di riconoscimento di donne di ogni ceto sociale e credo politico e religioso, contro il nazifascismo e per la democrazia, base di ogni diritto di cittadinanza per le donne che ha preso forma nella costituzione repubblicana

LOtto con la forza che mi viene dalla Convenzione NO MORE e con impegno critico per ricevere dalle istituzioni una risposta politica molto più articolata e adeguata di quella espressa dalla cosiddetta Iegge sul femminicidio, fenomenologia che riguarda l’intera sfera delle relazioni e dei rapporti sociali per il diseguale potere tra uomini e donne, e non solo emergenza relativa alla sicurezza e alla tranquillità sociale LOtto contro il tentativo di distruggere i diritti conquistati con la legge 194, contro qualunque tentativo di limitare gli spazi di scelta della donna sul proprio corpo e per la totale autodeterminazione sessuale e riproduttiva LOtto per sviluppare reti di solidarietà nel Paese e in

uropa perch , mai come in questo momento storico, queste si mostrano indispensabili per respingere qualsiasi tentativo di far pagare la crisi economica, ancora una volta soprattutto alle donne, attraverso i tagli ai servizi sociali e con leggi finalizzate a cancellare i diritti ac

terza edizione

Il Premio Barbara Fabiani per la Storia Sociale nasce in memoria della scrittrice, giornalista e studiosa di scienze sociali Barbara Fabiani, scomparsa il 14 dicembre 2011 all’età di 43 anni. L’obiettivo è quello di indagare e raccontare l’evoluzione delle questioni di genere e, più in generale, dei rapporti affettivi e familiari nell’esperienza delle persone e nel corso della storia e di valorizzare ogni anno un’opera divulgativa in materia - scelta tra quante saranno inviate al vaglio della Giuria, presieduta dal professor Carmine Russo - così da mantenere alta l’attenzione sugli studi sociali e, al contempo, costituire una biblioteca divulgativa di alto spessore letterario e sociale in materia. Sono due le sezioni: “parole”, all’interno della quale potranno trovare spazio lavori di saggistica, inchieste, reportage, opere teatrali; la seconda “immagini”, all’interno della quale potranno trovare spazio fotografie o illustrazioni. Ciascuna sezione avrà un’unica opera vincitrice che sarà premiata con la pubblicazione. Le due opere vincitrici, una per ogni sezione, concorreranno a costituire un’unica opera letteraria: l’immagine vincitrice (fotografia o illustrazione, a colori o in bianco e nero) costituirà la copertina del libro, all’interno del quale sarà pubblicato il lavoro vincitore della sezione parole. Le opere devono naturalmente essere inedite per poter partecipare al Premio. Termine ultimo per l’invio delle opere è venerdì 17/10/2014. Il Premio è indetto dalla casa editrice Infinito edizioni con il patrocinio di: Società italiana delle Storiche, Associazione Italiana di Storia Orale, Associazione culturale Vita Romana (fondata da Barbara Fabiani), NOIDONNE, Golem Informazione, Circolo culturale “Il nome della Rosa”, A Nord Est di Che, Eidos, Isri-Cisl, Associazione per la comunicazione e l’incontro dei popoli Macondo Regolamento: http://www.infinitoedizioni.it/contenutof.php?d=pers5 e http://premiobarbarafabiani.blogspot.com/ Informazioni: premiobarbarafabiani@gmail.com - info@infinitoedizioni.it

quisiti nell’anno europeo della conciliazione tra i tempi lavorativi e quelli di governance familiare

LOtto contro l’espulsione femminile dal mercato del lavoro, contro la mancanza di lavoro e contro la precarietà, contro il taglio delle retribuzioni, rifiutando qualun que forma di ricatto al ribasso delle conquiste ottenute LOtto per costruire, in modo partecipato, politiche di sviluppo che diano alle donne e uomini nuove opportunità di inserimento lavorativo in tutti i campi produttivi, favorendo l’accesso paritario di genere ovunque si decide LOtto affinch , nella nuova legge elettorale, siano ri conosciute al 50E50 le candidature, con pari diritto di rappresentanza e di elezione, e che nessuna discrimi nazione di genere sia ancora ammessa .... la millesima ragione per cui L tto è perch la crisi del patriarcato non produca ancora la sopraffazione, il dominio e la violenza che permeano la nostra società e il mondo intero, perch le donne e le loro proposte abbiano il giusto riconoscimento politico


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PENNE E IDEE CAMMINANO IN SOLIDARIETÀ

FEMMINILE E SOLIDALE SONO LE CHIAVI DI VOLTA DI EWWA, NEONATA ASSOCIAZIONE EUROPEA DI SCRITTRICI. ELISABETTA FLUMERI E GABRIELLA GIACOMETTI SPIEGANO L’IDEA CHE HA MOSSO L’INIZIATIVA

di Loredana Cornero

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utrici di romanzi storici, romance e noir oltre che di volumi enogastronomici, direttrici di collane erotiche o sceneggiatrici televisive, giornaliste o editor. È il variegato identikit delle nove socie fondatrici di EWWA, European Writing Women Association, un›associazione di scrittrici e di professioniste del mondo della comunicazione stampa, grafica e audiovisivo) nata a settembre 2013. Ne parliamo con Elisabetta Flumeri, presidente dell’associazione, e con Gabriella Giacometti, entrambe autrici di romanzi sentimentali, fotoromanzi e di diverse guide per gli Oscar Mondadori. Allora Elisabetta e Gabriella, in rigoroso ordine alfabetico, come nasce EWWA? EWWA nasce dall’esigenza di avere un punto di riferimento per uno scambio, una crescita comune e la possibilità di far ascoltare le proprie istanze, come avviene soprattutto nei paesi anglosassoni. Abbiamo realizzato questa aspirazione mettendo in campo la capacità, a nostro avviso tutta femminile, di “fare rete”. Quello che ci proponiamo è di instaurare un rapporto di collaborazione e solidarietà con persone con cui condividiamo non solo un obiettivo ma anche uno stesso ‘pabulum’. Crediamo nella capacità delle donne di superare particolarismi e individualismi, in nome della solidarietà e di obiettivi comuni. Siamo certe che non sarà un percorso facile, ma siamo anche fermamente convinte della possibilità di renderlo concreto, grazie alla collaborazione e all’impegno di tutte coloro che hanno deciso di mettersi in gioco con noi.

ual la filosofia sottesa a uesta nuova associazione redete che la scrittura femminile sia diversa? E se si in cosa? Noi non crediamo che la scrittura al femminile abbia una sua esclusiva specificità. on crediamo nella scrittura di genere, ci piace di più parlare di generi della scrittura. E gli uomini e le donne possono ugualmente cimentarsi nei generi più diversi, anche se, dal punto di vista delle percentuali, possiamo dire che sono in maggior numero le donne che scrivono d’amore rispetto agli uomini. Ma non dimentichiamo che, ad esempio, il giallo e il noir vedono ugualmente le donne (la Christie, P.D.James, la Highsmith solo per citarne alcune) protagoniste. E che in vari casi le donne hanno scritto con pseudonimi maschili e viceversa. Quindi la scelta di un’associazione al femminile non nasce assolutamente da una pregiudiziale nei confronti del maschile o dalla volontà di erigere steccati. Piuttosto da una aggregazione spontanea su tematiche comuni e obiettivi condivisi.


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IL LUNGO SODALIZIO DI DUE CREATIVE a perché una nuova associazione di donne scrittrici? Non ne esistono già in Italia? EWWA è la prima associazione del genere che nasce in Italia e che ha l’ambizione di essere non solo italiana, ma europea (abbiamo già socie in Spagna e in Germania e il progetto di una partnership con un’associazione inglese). Il modello a cui ci siamo ispirate è la RWA (Romance Writers of America http://www.rwa.org/) americana, una grande forza nata dall’unione di scrittrici e professioniste del settore. Nata a settembre 2013, primo incontro romano a novem re, e adesso un fitto elenco di proposte e progetti per il nuovo anno he riscontro ha avuto EWWA nel panorama romano e nazionale? Possiamo affermare, con soddisfazione e con orgoglio, che EWWA ha avuto un riscontro molto positivo. Dal momento della fondazione sono passati pochi mesi e abbiamo iscritte su tutto il territorio nazionale e le domande continuano a pervenire numerose al nostro indirizzo di posta dedicato. Da quando l’associazione è stata presentata al Women Fiction Festival di Matera – che l’ha tenuta a battesimo – l’interesse suscitato in ambienti diversi e trasversali continua a rimanere vivo. Questo ci conferma sempre più nella convinzione che fosse necessaria una associazione che non solo fungesse da tramite tra le varie professionalità, ma si impegnasse nella crescita professionale delle iscritte e nel creare una rete solidale che permetta un supporto vicendevole ed efficace. emminile e solidale sono infatti le chiavi di volta di EWWA e il motivo per il quale, a nostro avviso, le donne che operano nel settore o che desiderano farne parte avrebbero dei vantaggi ad associarsi. In primo luogo per entrare in contatto diretto con una rete di professioniste che operano in tutti i settori della scrittura e sono disponibili allo scambio e al sostegno reciproco. Poi per usufruire, a prezzi concorrenziali, di servizi resi da professioniste (traduzione, editing, agenzia letteraria) e per mettere la propria professionalità a disposizione delle altre iscritte. Infine, per aumentare la forza d’impatto, di diffusione e di penetrazione grazie ad un’associazione che è in prima linea nella promozione delle proprie associate. per finire uali le proposte di per il Per quanto riguarda i prossimi progetti, la nostra parola d’ordine è “concretezza”. Abbiamo già realizzato due incontri con gli autori in una libreria romana e due workshop. Quello di febbraio, dopo l’intervento di Domenico Matteucci, sceneggiatore e docente ai corsi RAI e all’Università di Cassino, e un’esercitazione pratica

Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti sono da anni una collaudata coppia creativa. Esordiscono come autrici di romanzi sentimentali e fotoromanzi, per poi passare a scrivere per la radio, la pubblicità e le riviste per ragazzi. Pubblicano anche diverse guide per gli Oscar Mondadori e successivamente lavorano come sceneggiatrici televisive di lunga serialità, affrontando generi diversi, dalla commedia al sentimentale, dal ‘legal’ al dramma in costume. Nello stesso tempo operano come editors e supervisori di fiction tv e tengono corsi di scrittura creativa per insegnanti e alunni delle scuole elementari e medio superiori. È stato pubblicato a giugno 2013 il loro primo romanzo per Sperling & Kupfer “L’amore è un bacio di dama”, oltre a due romanzi brevi per la collana digitale “Privé” ed è in uscita il secondo: “I love Capri”.

sulle storie delle iscritte, ha affrontato il tema dell’autopromozione con un esperto di social network, che ha illustrato le varie opzioni offerte dal web per sponsorizzare il proprio lavoro. A fine marzo si parlerà del “romanzo mosaico” e delle “verità imperfette”, con gli autori, l’editore Del Vecchio e Christina Assouad del Collettivo Idra, per arrivare ad aprile con un incontro che speriamo sia divertente e pieno di inventiva: “lo yoga della risata, come liberare la creatività”. Ovviamente date e orari saranno pubblicati sulla nostra pagina FB e sul nostro blog. Proprio sul blog, inoltre, ci sarà una pagina dedicata ai servizi offerti dalle nostre socie a tutte le iscritte. È uno degli strumenti con cui intendiamo aumentare la forza d’impatto, di diffusione e di penetrazione del nostro lavoro e impegno, grazie a un’associazione che è in prima linea nella promozione delle proprie socie e associate. b

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A TUTTO SCHERMO

LA CONVERSIONE DI UN COW-BOY MACHISTA

TALENTO, IMPEGNO E PASSIONE GLI INGREDIENTI DI ‘DALLAS BUYERS CLUB’, ULTIMO FILM DI JEAN-MARC VALLÉE

di Elisabetta Colla

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ià durante il Festival Internazionale del Film di Roma, dove è stato presentato in concorso, critica e pubblico concordavano nel ritenere che il film Dallas u ers Club , del re gista canadese Jean-Marc Vallée, avrebbe vinto almeno un premio, e forse proprio il Marc’Aurelio. La pellicola infatti, oggi candidata a sei premi Oscar, cattura l’attenzione non solo per la sua regia autoriale (sembra di rivivere i bei momenti registici dei maestri anni Sessanta e Settanta) ma anche per la forza drammatica ed umanamente coinvolgente di una grande storia (vera), ottimamente sceneggiata, quella di Ron Woodroof, elettricista texano machista e dedito all’alcol, ai rodei ed agli incontri sessuali casuali e non protetti, al quale viene diagnosticato l’AID nel 8 contestualmente alla notizia di avere all’incirca un mese di vita. Inizia così il doloroso processo di conversione di questo incallito co bo omofobo, il quale, ben lungi dal rassegnarsi, inizia ad informarsi sulla malattia, a cercare cure sperimentali in Messico (illegali in USA) ed a lottare per ottenere e diffondere medicine

alternative a prezzi equi; ma, cosa ancor più importante Ron impara a combattere contro i pregiudizi e l’ignoranza che circondavano l’AID nella metà degli anni ttanta e reagisce contro coloro che, come lui stesso avrebbe fatto un tempo, lo allontanano perché malato e presunto omosessuale, dando vita ad una battaglia per i diritti dei malati che lo porta a sfidare il sistema sanitario U A. Il com pimento della sua metamorfosi avverrà grazie al difficile e poetico incontro con il transessuale tossicodipendente e sieropositivo a on, che diventerà suo amico ed abile socio in affari: sarà lui ad insegnargli il rispetto della/delle diversità, dei generi e di se stesso, fino al ribaltamento di fatto delle sue idee preconcette ed alla denuncia di omissioni ed abusi operati da medici ed aziende farmaceutiche. Il premio attribuito a Matthe McConaughe , come miglior attore protagonista di Dallas u ers Club per la magistrale interpretazione (ora in odore di Oscar) nel ruolo di Ron Woodroof, ha riscosso consensi unanimi al Festival di Roma: l’artista infatti, reso quasi irriconoscibile dalla perdita di ben 25 chili - quanto necessario per


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ALL’INSEGNA DEL CINEMA ‘INDIE’ LA XIII EDIZIONE DEL ROME INDEPENDENT FILM FESTIVAL

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ome di consueto il Festival RIFF, da tredici anni parte attiva della scena culturale romana, torna con una settimana ricca di offerte cinematografiche fra film, cortometraggi e documentari indipendenti , e numerose anteprime europee e mondiali. Fra i principali temi affrontati dalle opere selezionate, molti quelli dedicati, a vario titolo, al mondo femminile: nella sezione lungometraggi italiani, ad esempio, dove saranno presentate diverse opere prime, da segnalare The Stalker di Giorgio Amato, sul fenomeno dello stalking: el mio percorso di studi sono rimasto molto colpito dalla tematica dello stalking - racconta il regista - ed alcune esperienze personali mi hanno portato a fare delle riflessioni, potendo conoscere cosa può scatenarsi nella testa di un uomo. Così è nata l’idea di questo film, storia di una coppia al capolinea’ nella quale l’amore finisce. Lei si rifà una vita, lui no e non smette di torturarla psicologicamente, seguendola, minacciandola. Un tema purtroppo di attualità . Argomento delicato ed inconsueto quello del film di apertura del Rome Independent Film Festival, dal titolo eturn o ero’ di ean anish, con Minnie Driver come attrice protagonista. Il film tratta il tema, troppo spesso dimenticato, dei bambini nati morti, e dei traumi e delle conseguenze che tale evento può arrecare nella coppia in attesa. ra gli altri titoli, sul tema ‘giustizia’ interessante il documentario ‘Enzo Tortora’ di Ambrogio Crespi e rancesco arozzi e, su salute e lavoro, app Good ear’ di Elena Ganelli e Laura Pesino; per la tutela dell’ambiente Iriria ni atierra’ di Carmelo Camilli. Due documentari biografici, infine, Un intellettuale in borgata’ su Pier Paolo Pasolini e emporar road’ di Giuseppe Pollicelli e Mario ani su ranco attiato. Il RIFF, diretto da Fabrizio Ferrari e realizzato con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura, Creatività e promozione Artistica di oma Capitale, il contributo del Ministero dei eni e delle Attività Culturali e del urismo DGC e il contributo dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della egione Lazio, si svolge dal al marzo al uovo Cinema L’Aquila e ospiterà le principali proiezioni del festival su www.romefilmmar et.com, la nuova piattaforma dedicata alle pellicole indie provenienti da tutto il mondo, promossa dal RIFF, che vanta una ricca library fra corti, lungometraggi e documentari indipendenti. .C.

impersonare il ruolo di un malato terminale di AID è capace di infondere al personaggio un indelebile carattere ribelle ed anarchico, amante degli eccessi, simbolo di un certo tipo di machismo dell’America countr ’, ma capace di trasformarsi di fronte all’impatto con la malattia fino al punto di riscattare, pur senza sentimentalismi, la sua intera esistenza. Altrettanto intenso, nel ruolo del transgender, il musicista ed attore Jared Leto, che ha affermato o provato un grande amore per questo personaggio a on era un uomo che voleva vivere da donna, era una persona che si identificava totalmente con un genere diverso dal suo. Io non volevo interpretare uno stereotipo o un clich , cosa già fatta in troppi film perciò ho incontrato persone transgender, che hanno condiviso con me la loro vita e mi hanno dato lezioni preziose. Anche grazie a loro ho intrapreso un viaggio per scoprire il mio lato femminile e creare una vita interiore per questo personaggio: si attraversa una storia sperando che tocchi una corda in se stessi che venga in aiuto nel comunicare l’interiorità del nostro personaggio .b

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LEGGERE L’ALBERO DI BRUNA BALDASSARRE

E CONSUMI

IL SENSO DELLA VITA?

UN CANTIERE PERMANENTE

Cara Bruna, ho quarant’anni, sposata e mam ma di due ragazze di otto anni e di tredici anni. ono infermiera e un mio problema è il senso di colpa soprattutto nei confronti delle mie figlie, perch a causa dei molti impegni che ho, riesco a dedicare loro poco tempo per stare insie me. Fortunatamente si divertono comunque, perch una fa ginna stica artistica, l’altra fa pallavolo e frequentano entrambe gli cout, ma resta poco tempo per fare qualcosa tutti insieme. arebbe importante per una crescita sana, vero iesci a vedere qualcosa dal mio albero Un abbraccio. Rita Cara Rita, nelle tue righe si legge tutto l’amo re di mamma, e hai la fortuna di

DONNE

svolgere un’attività indispensabile al prossimo. Proprio nella fase biografica che stai attraversando, quella che ti accompagnerà fino ai anni, fortunatamente con la tua professione può coincidere la necessità di sviluppare un at teggiamento positivo e benevolo verso gli altri. La giornalista americana Gail heeh descrive questa fase come crisi di autenticità , soffermandosi sul senso dei ruoli assunti, cammino difficile verso la conquista dell’essere. La tua domanda sulla qualità e quantità del tempo nelle relazioni è importante, e leggendo Il piccolo Prin cipe potrai trovare molte risposte sul senso della vita come cantiere permanente. pesso la facciata dell’adulto si sgretola e appare il bambino o la bambina che è in noi.. ccorre molto coraggio per riconoscere la bambina e il dise gno è un modo per farlo. Il tuo al bero parla proprio della tua bambina interiore, con una luce pronta a scaldare tutte le tue relazioni sociali, proprio tutte, anche se ap pare una timidezza nell’arrivare verso la zona dei sogni! Le tue esperienze particolari risalgono agli anni , , , 8, , con cenni traumatici nel passaggio del 8 anno. ella purezza dei colori e delle forme c’è un mondo di bambina che aspetta forse di svettare pi in alto per vivere fino in fondo i suoi ideali.

di Viola Conti

FARMACI: LA PRIORITÀ È GARANTIRE LE CURE

Il Ministero e l’AIFA intervengano contro le gravi speculazioni che discriminano i malati nel nostro Paese

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uello dei farmaci introvabili, non disponibili o trafugati è, purtroppo, un grave proble ma noto già da anni, ma non ancora risolto. Ai problemi relativi alla produzione e alla distribuzione, già messi in evidenza, si sommano le gravi e intollerabili speculazioni di mercato e la diffusione di furti in ospedali e cliniche organizzati per rivendere i farmaci nei paesi dell’ st. A questo punto viene da chiedersi come sia stato possibile trovarsi in una situazione simile e perch il Ministero e l’AI A Agenzia Italiana del armaco non abbiano provveduto, già ai primi campanelli di allarme, a sanare carenze e disfunzioni impedendo speculazioni che discriminano e danneggiano i ma lati. L’allarme riguarda non solo i farmaci innovativi, i cui tempi di accesso sono lunghi e speso ostacolati da intoppi burocratici, ma anche quelli oncologici sia quelli nuovi e costosis simi, che quelli vecchi e meno costosi , es senziali per interventi e terapie. È necessario ed ur gente porre fine a questa grave situazione che mette a rischio molti pazienti costretti subire rinvii e lunghi tempi di attesa, costringendoli spesso a fare ricorso a farmaci sperimentali.


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SPIGOLANDO tra terra, tavola e tradizioni DI PAOLA ORTENSI

MIMOSA,

PIÙ FIORE CHE ALBERO! Di sicuro molte persone interrogate su cosa sia una mimosa non risponderebbero con precisione: un albero che fa fiori bellissimi, oppure semplicemente un fiore giallo fatto di tanti pallini vaporosi e morbidi, un fiore divenuto simbolo della festa della donna che può essere comperato nella prima settimana di marzo ad ogni semaforo o angolo di strada. Eppure la mimosa è un albero, per precisione un’acacia, di origine australiana che può raggiungere anche grandi proporzioni ma che per la generosità con cui si riproduce e si offre in primavera

- ondeggiante e suadente ai bordi delle strade - può facilmente e con superficialità essere scambiato per un alto cespuglio. Fu proprio la diffusione e la generosità della fioritura che, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, suggerì alle dirigenti dell’Udi di utilizzarlo come un simbolo che poteva accompagnare, rallegrare, firmare la giornata della donna. Fu una scelta felice e di indubbio successo se a tanti decenni di distanza i fiori di mimosa sono lì ad accompagnare l’8 marzo. Fu

una intuizione intelligente perché l’albero di mimosa regala fiori in grande quantità, facili da trovare anche a costo zero, con una passeggiata in campagna o anche nelle vie cittadine. I fiori sono di un color

nelle foglie che, se solo sfiorate, si chiudono momentaneamente su se stesse. La parola mimosa evoca dunque fragranze, alberi, piante, fiori ma anche cocktail e persino dolci. La torta mimosa divenuta una delle prelibatezze della nostra pasticceria firma tante occasioni di incontro e festeggiamenti e ha conquistato uno spazio tutto suo per la delicatezza e la bontà.

RICETTE

giallo vivo, acceso, lucente. Fiori che ben simboleggiano una femminilità gentile apparentemente fragile ma sostanzialmente forte e resistente, proprio come sono quei piumini gialli, uguali e diversi, nelle loro dimensioni e consistenze. Infatti è difficile vederli volar via o staccarsi dai rami, anche quando il vento più forte li scuote nell’aria. Un albero, dunque, forte e sempre verde che ci piace pensare possa essere donato ancora piccolo, in vaso, in tante occasioni al posto o a fianco di un fascio dei suoi fiori per essere piantato per continuare a moltiplicarsi rinnovando la festa dei suoi colori e dell’intenso profumo. A fianco all’acacia dai fiori gialli vi è un’altra mimosa, di cui non molte/i sanno e che non sembra abbia conquistato ampi spazi di mercato. È la mimosa pudica, una pianta che viene dal Brasile. I suoi fiori sono dei pom pom rosa lilla, bellissimi e assai profumati. L’aggettivo pudica trova ragione

TORTA MIMOSA Occorre un pan di spagna (può essere anche comperato pronto), la crema pasticcera (da preparare a parte) e panna per dolci da montare, un bicchierino di Grand Marnier o di succo d’arancia. Preparazione: al pan di spagna possibilmente un po’ alto - va tagliata la parte superiore come fosse un coperchio

e va svuotato l’interno lasciando un paio di centimetri di spessore sia sotto che ai bordi. L’interno va sbriciolato perché diventerà poi l’ornamento di fiori di mimosa. La scatola vuota di pan di spagna va riempita di crema mescolata a panna, che può essere a piacere farcita anche di frutta, dopo averla bagnata in fondo o di liquore o di succo d’arancia. A questo punto la torta si copre col coperchio ricavato rivolgendo all’interno la parte dorata, si ricopre di panna e crema per potervi far aderire l’interno del pan di spagna che è stato fatto a pezzettini o sbriciolato. Per l’ornamento si può scatenare la fantasia, arrivando a completare il tutto aggiungendo un autentico rametto di mimosa.

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www.fondazionecerratelli.it diegoarte@libero.it

FAMIGLIA

Sentiamo l’Avvocata MI HA COLPITO ALL’IMPROVVISO

TUTTE LE SFUMATURE DEL VERDE

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l verde è il colore più capriccioso e ambiguo di tutta la tavolozza, che da un lato simboleggia la natura, la speranza, la fortuna e la libertà ma dall’altro è associato al veleno, alla rabbia, all’instabilità del denaro e persino al demonio. ella storia il verde, per la difficoltà di riproduzione naturale, ha avuto poca diffusione tanto da non avere neppure una parola specifica che lo definisse, si dovette attendere i romani che chiamarono questa tonalità viridis ma non conferendogli nessuna valenza e diffusione. Solo con l’anno mille e l’adozione del verde per i paramenti liturgici della Chiesa questo colore avrà un ruolo nell’abbigliamento e nell’arte. Gli artisti già nel Medioevo capiscono di poter ricavare il verde dalla mescolanza di blu e giallo ed ecco che dal tardo Medioevo e nel Rinascimento il verde entra a pieno titolo nella tavolozza dei più grandi maestri pittori. Nel ‘700 diviene il colore della nova classe, la borghesia, perché i nobili scelsero come sappiamo il regale blu. Nel romanticismo il verde tocca l’apice della diffusione; diverrà il colore della natura da rappresentare, da imitare e da proteggere. Sarà il segno di libertà, salute, sport ed ecologia. Colorerà tutto: le vesti, i parati, le porcellane e i preziosi gioielli ricchi di smeraldi, agate e malachite. Nel ‘900 la moda guarda al verde con indifferenza, diremo noi lo snobba, perché sempre più rappresenta una vera e propria ideologia. La benzina verde, le vacanze verdi, le rivoluzioni verdi e il verde Padania che con il colore in questione non hanno niente a che fare. Ecco che quando compare sulle passerelle è sempre associato ad altri colori come il blu, il viola e il fucsia tanto amato da Saint Laurent. Il detto popolare toscano ci dice: “chi di verde si veste, troppo di beltà sua si fida , ritenendo il verde un tono aggressivo, evidenziatore di tratti somatici e caratteriali rivelatori di stati d’animo come l’ira ma anche della speranza. “Verde peranza , infatti, e grande clamore ha destato la sposa in verde presente nelle ultime collezioni parigine. Da pisano voglio pensare al tappeto d’erba che circonda la piazza dei Miracoli: non poteva che essere verde l’elegantissima cornice di così tanta magnificen za architettonica di marmo bianco scintillante. E la storica residenza Toscana, villa Roncioni, che ospita la nostra collezione di costumi di scena è immersa in un grande parco con infinite varietà di verdi ridondan ti. È osservando la nostra sterminata e variopinta collezione di manufatti sartoriali che abbiamo colto l’occasione per suggerirvi di indossare il verde, quello dell’ira e della rabbia ma il verde della libertà e della speranza!

di Simona Napolitani mail: simonanapolitani@libero.it “…mi ha colpito all’improvviso con l’accetta, stavo mangiando al tavolo a colazione, poi mi ha trascinato in bagno, ha proseguito colpendomi un’infinità di volte, se non fossi riuscita a reagire mi avrebbe ucciso…”. Questo il racconto che la donna ha fornito al Giudice Minorile. Il Tribunale Penale ha dichiarato il marito colpevole del delitto di tentato omicidio aggravato e l’ha condannato alla pena di anni dieci di reclusione. Il Tribunale per i Minorenni ha dichiarato il padre decaduto dalla potestà genitoriale. Viene avviato il procedimento di separazione, da parte della moglie, nell’ordinanza presidenziale, resa dal Tribunale, si legge che nei confronti del marito è stata disposta la custodia in carcere con l’imputazione di tentato omicidio della moglie per avere l’uomo, all’interno dell’abitazione familiare e alla presenza del figlio minore di anni 6, colpito con un’ascia la moglie ferendola gravemente… per tale motivo è stata disposta dal Tribunale per i Minorenni la sospensione della potestà paterna sui due figli minori, dopo tali premesse, il Giudice della separazione affida in via esclusiva i figli alla madre e dispone che il padre veda i figli nei tempi e con le modalità ritenute opportune dai Servizi Sociali ..e ove i figli lo richiedano…. Secondo i Giudici, la priorità da salvaguardare resta sempre e soltanto la ricostruzione del rapporto padre figli, a prescindere dai comportamenti del genitore. pesso, i figli rifiutano di incontrare il genitore, di cui ricordano comportamenti maltrattanti sulla loro madre, in questi casi l’Autorità Giudiziaria ritiene che l’antitodo per il minore sia proprio quello di avere un rapporto con la figura genitoriale di cui si ha timore, perché solo ripercorrendo il trauma, solo affrontando il padre violento, il minore può superare il dramma di ciò che ha vissuto, diversamente, una frattura netta con il genitore comporterebbe una ferita non più guaribile. Una cosa sembra certa: quale garanzia di buona genitorialità può dare per il futuro un genitore che ha commesso atroci condotte? Quali garanzia di buona genitorialità può dare un genitore che ha causato un grave pregiudizio al figlio asta un programma di visite protette per far capire al padre le colpe di cui si è macchiato e per evitare il protrarsi di comportamenti inconsulti? Forse solo uno stretto e serio programma di recupero della genitorialità e la verifica positiva di tale percorso può consentire un tentativo di ricostruzione del rapporto padre figlio.


Marzo 2014

L’OROSCOPO DI

ZOE Marzo CARA ARIETE, nel romanzo di Elizabeth Strout I ragazzi Burgess madre e figlia, da tempo lontane, ritrovano una vicinanza ricordando, appunto, i tre figli della famiglia Burgess e le loro vicende. Al ricordo segue la narrazione, di episodi che l’una o l’altra hanno dimenticato, o mai saputo. Ti propongo di dare un po’ più di attenzione alle figure femminili (buon 8 marzo!) della tua famiglia di origine, nel prossimo periodo. Con l’aiuto di un espediente di questo tipo, trovando cioè un argomento in comune, un’affinità di interessi che magari finora non pensavi di avere. CARA TORO, ti chiedo scusa in anticipo per l’argomento funereo. Ho letto da qualche parte che è possibile trasformare i defunti in diamanti. Ebbene sì, per la modica cifra di qualche migliaia di euro, il caro estinto si può convertire in pietra preziosa, da incastonare in un solitario, un paio di orecchini e così via. E il vantaggio è che lo porti sempre con te! Non so se questa idea si possa dire buona fino in fondo, ma, poiché nella prima parte del mese, nonostante la nostra festa (auguri!), sarai un po’ infastidita dai pianeti, ti consiglio di ricordarti che qualsiasi cosa, inaspettatamente, può trasformarsi in un dono luminoso e bello. CARA GEMELLI, il regista François Truffaut ha dichiarato che l’idea per Finalmente domenica!, un poliziesco ironico dalle atmosfere noir per lui insolite, gli è venuta mentre girava il film precedente, La signora della porta accanto. In particolare, durante una scena in cui Mathilde, la splendida Fanny Ardant, girava intorno alla casa di notte indossando un impermeabile, lo stesso che caratterizzerà il suo personaggio nel film successivo. Ho pensato a te: mentre fai qualcosa, pensi già alla successiva, non è così? E questo, in particolare, sarà un mese pieno di nuovi inizi, specialmente l’8 marzo. Auguri! CARA CANCRO, Venere in Acquario ti rende ottimista e attraente, in grado di creare atmosfere misteriose e affascinanti, come accade a questa coppia descritta nel racconto di Robert Musil La realizzazione dell’amore: “A questa sensazione sottile, quasi inconsistente, [...] era attaccata tutta la stanza come se girasse intorno a un asse che vibrava leggero, e poi intorno a loro due, sui quali poggiava: nei loro paraggi gli oggetti trattenevano il respiro [...]. ...come fossero sfiniti dalla pesantezza della loro felicità...”. Buon 8 marzo!

PREDIZIONI SEMI-SERIE E PRONOSTICI POSSIBILI

CARA LEONE, il racconto di Thomas M. Disch, Principio d’Aprile o fine di Marzo, narra di una sequenza di giorni tutti uguali, in cui ogni cosa è indifferente e interscambiabile. Il protagonista si chiama Brice, o forse Ryan, la moglie Bernice, o forse Alice, i loro volti non hanno nulla di rimarchevole, la luce del giorno non possiede nulla di particolare, è marzo, o forse aprile. Tranquilla, non ipotizzo niente di così deprimente, per te! Ma forse ti senti un po’ intrappolata e hai voglia di qualche novità. Indizi di una nuova atmosfera - che si realizzerà, insieme al favore del Sole, a partire dal 21 di questo mese - si preannunciano già il giorno della nostra festa, che non esclude incontri importanti.

raccolta Storie di primogeniti e figli unici, danno molto da pensare, per esempio sui lati oscuri di quella sorellanza che festeggeremo l’8 di questo mese.

CARA VERGINE, sembra che sia in commercio una App per Ipad che favorisce il sonno proponendo all’utente un compito piuttosto semplice e tradizionale: contare le pecore che appaiono sullo schermo nell’atto di scavalcare una ringhiera. Ti aspetti che io dica che la tecnologia è terribile, che conduce alla morte della fantasia, alla mancanza totale di immaginazione? E invece no, mi diverte molto! E mi sei venuta in mente tu, che con il tuo perfezionismo - accresciuto dal Sole in Pesci almeno fino alla fine del mese - probabilmente, anche nel conteggio delle pecore, cerchi la precisione che solo un programma informatico può darti. Buon 8 marzo!

CARA CAPRICORNO, alle amiche della Vergine ho raccontato della possibilità di trasferire su computer un mezzo per l’insonnia tradizionale come il conteggio delle pecore. A te, invece, voglio raccontare il contrario, il ritorno a una tecnica antica, ovvero il pinhole. Si tratta di un apparecchio di cartone con il semplice buco di uno spillo, in grado di fare fotografie sfruttando il principio della camera oscura. Qual è il punto? La bellezza di queste foto è proprio nelle loro imperfezioni, una vera provocazione per la creatività. Creatività (favorita questo mese da Mercurio) di cui tu sei ricca, anche se a volte la tieni nascosta sotto l’aspetto pratico e diligente. Buon 8 marzo!

CARA BILANCIA, ho scoperto che Elena Cattaneo, nominata senatrice a vita per i suoi meriti nella ricerca sulle cellule staminali, è del tuo stesso segno. E del tuo segno ha l’aspetto esile e armonioso, i tratti gentili. Eppure, non occorre nemmeno indagare troppo nella sua biografia per capire che è una vera combattente: oltre alla sua carriera eccezionale, sport a livello agonistico da giovane, 120 vasche a nuoto la mattina, e così via. Per il mese di marzo, mentre festeggiamo insieme donne come questa, prova a tirare fuori la determinazione che anche tu possiedi, a dispetto dei cliché che girano sul tuo segno. Potresti ottenere grandi risultati.

CARA ACQUARIO, finalmente Venere nel tuo segno! Non posso fare altro che dedicarti questi versi d’amore del poeta russo Osip Mandel’ tam, tratti dalla poesia Sole e miele: “Prendi dalle mie mani per il tuo piacere/un po’ di sole e un po’ di miele,/come vogliono le api di Persefone. [...] Prendi per tua gioia questo mio dono,/semplice frutto delle api morte/che sanno tramutare il sole in miele.” Venere favorisce l’amore in ogni sua forma, anche amicale: ricordati di celebrare le donne che popolano e rendono bella la tua vita!

CARA SCORPIONE, nel racconto Dal lato della strada, Francesco Piccolo racconta con ironia di un fratello maggiore cui la madre chiede di proteggere il più piccolo, nell’atto di attraversare la strada, mettendosi sempre lui dal lato in cui arrivano le macchine. Il bambino si consola pensando che la madre “non vuole proprio ammazzarlo”, fa solo “una lista di preferenze”. Ma i pensieri infantili e tormentati di questo personaggio, e degli altri della

CARA SAGITTARIO, per questo mese niente citazioni: voglio fare con te l’astrologa seria e parlare di pianeti. Il fatto è che il prossimo periodo sarà per te caratterizzato da un umore molto variabile e preda del nervosismo, soprattutto a causa della Luna. Il mio consiglio è di non farti assillare troppo dalle responsabilità (rischi di rovinarti anche l’8 marzo, non devi!) e di tenere duro ancora un po’. L’influsso di Giove, già in tuo favore, a partire da questa estate sarà eccezionalmente produttivo.

CARA PESCI, nel suo Hannah e le altre Nadia Fusini ci parla di tre filosofe, Simone Weil, Rachel Bespaloff e Hannah Arendt, divenute “antenate indimenticabili” per le donne di oggi, e per motivi differenti. Quello che mi colpisce è, appunto, la diversità tra loro, il tratto particolare dei loro talenti e del loro carattere: rispettivamente, l’intransigenza, il mistero, la forza. Non hai pianeti contro, e potrai esplorare i molteplici lati della tua personalità sfaccettata (anche tu sei un segno doppio, non dimenticarlo...). Auguri, oltre che per la festa di noi tutte, anche per quella del tuo compleanno!

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Marzo 2014

ANGELA SICILIANO

COCKTAIL DI POESIA Versi che rendono conto di una precarietà dell’esistenza dove solo la scrittura mette un punto fermo di Luca Benassi

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ngela Siciliano ha le mani in pasta con la realtà, è nata in Belgio da una famiglia di emigranti, ha vissuto in varie zone d’Italia, in Germania (allora Ovest), per diversi anni in Danimarca, oggi vive a Trieste, dove lavora nel sociale. Ignorando la vetrina dei social network (come ci tiene lei stessa a precisare), cura con discrezione un blog (letture-e-riletture.blogspot.com) nel quale emergono i suoi molteplici interessi per la poesia, la religione, la fotografia, la politica, e le vaste letture. i tratta di una donna, prima ancora che di una poetessa, che ha attraversato l’Europa, le sue lingue, le sue contraddizioni, e che ci regala una poesia nella quale il tempo pare fermarsi e i ricordi, gli incontri, le vicende sembrano collocarsi nella

strappo della cartina geografica. tanze d’albergo, hall, ascensori sono i luoghi dove si consuma l’incontro con l’altro, con la persona amata, con i familiari, con se stessi, coagulati in un Tu nascosto, con il quale si tenta un dialogo di poesia e silenzio. Angela Siciliano riesce a tracciare una geometria sommaria del vivere, aprendo squarci nel quotidiano dentro i quali scoprire il nervo dei propri patimenti, delle occasioni perdute, rievocando personaggi dell’infanzia, rendendo conto di una precarietà dell’esistenza nella quale solo la scrittura sembra in grado di mettere un punto fermo: «scrivere senza scrivere.// Rimuginando e covando/ abbandonando per sempre/ le parole rumorose e quelle stantie/ quelle svuotate o diventate inutili./ Conservando in posti più sicuri/ quelle ancora vive, ancora sane,/ quelle sempre accese.» Siciliano possiede una lingua matura, senza cadute o inciampi, nella quale dosare l’ironia, il verso arguto, riuscendo a variare i registri, senza tuttavia mai mettere in difficoltà chi legge, ma regalando una poesia dotata di uno stile proprio, subito riconoscibile. Angela Siciliano ha pubblicato il romanzo “Quando l’amore non basta” (Gingko Edizioni, 2008) e la raccolta di poesie “Tra le dita” (Franco Puzzo Editore, 2012). Sue traduzioni di alcuni testi di poeti danesi contemporanei sono nelle riviste letterarie “La clessidra” (2013) e “Hebenon” (2013). È appena uscito il libro di poesie “Stanze d’albergo” (Franco Puzzo Editore) dal quale sono tratti i testi qui pubblicati.

Ti incontravo nel dormiveglia in un tepore accogliente che ti includeva. Sembravi appena uscita dal sonno. Lo sguardo duro. E ritornavi subito nel buio a nutrire la tua clausura: lei era lì e lì era solo tua. Altro e altrove erano soltanto intrusione e momentanea assenza dalla realtà che preferivi e risceglievi: pensarla, rimpiangerla, volerla.

~ Un centilitro di autoironia uno di sana allegria uno di follia imbrigliata e poi un pizzico di carezze dolci uno di parole audaci e un cucchiaino di voglie chiare una spruzzata di coraggio ponderato e un’ombra di esperienza già pagata. Aggiungere due olive senza nocciolo infilzate in un lungo stecchino e servirlo con un sorriso autentico. Che lasci in bocca un leggerissimo accenno dolciastro appena lo si sorseggia ma che evidenzi in seguito il retrogusto di tabacco, di vecchio cuoio e di camino acceso e chiuda con un leggero e sazio amaro maturo. Il tutto va colorato di rosso rosso sangue eccitato rosso lungo tramonto estivo rosso camera oscura rosso roseto. ~ Guardi nel piatto che ti ho messo davanti incerta se cominciare a mangiare o lasciare la tavola e andartene. Se non ti piace non importelo il boccone. Ma il fresco dei pensieri e delle idee, e il calore del ventre e del petto sono ingredienti semplici e basilari di ogni dignitosa gastronomia.



MARZO 2014 GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA SGUARDI DAL MONDO RICERCA SCIENTIFICA ANIMALISTI E CURE POSSIBILI

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