OTTOBRE 2014 TUNISIA QUATTRO CANDIDATE Le possibilità di abbonamento a NOIDONNE sono le seguenti:
ASIA PROSTITUZIONE MINORILE
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POLONIA CHIESA E REAZIONARI
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KURDISTAN GUERRIERE PESHMERGA
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AFGHANISTAN PROGRESSI E TERRORISMO
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OCCHIO ALLE (DE)GENERAZIONI prezzo sostenitore 3,00 euro Anno 69 - n.10 ISSN 0029-0920
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25 EURO per un anno DI buone NOTIZIE
Ottobre 2014
DELFINA
di Cristina Gentile
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SOMMARIO
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01 / DELFINA di Cristina Gentile 03 / EDITORIALE di Tiziana Bartolini
4/7 ATTUALITÀ 04 MA DAVVERO CI FANNO FUORI? IL FEMMINISMO HA PENSATO MOLTO E INCISO POCO di Giancarla Codrignani
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22 EXPO 2015/ INTERVISTA A DINO SCANAVINO PRESIDENTE C.I.A. di Tiziana Bartolini
14 SARZANA/ VECCHIO NON È IL CONTRARIO DI GIOVANE di Camilla Ghedini
24 BEFREE/ CAMPAGNA #BEFREEFROMVIOLENCE
15 AIED/CAMPAGNA #GIOVANI #LIBERIDIAMARE
26 /35 MONDI
17 SILVIA, CITTADINA DEL MONDO AUTOINTERVISTA DI SILVIA VACCARO 17 MATRIARCATO A ROMA
8/9 BIOETICA DIVERSAMENTE STALKER AVVOCATI E CAUSE DI SEPARAZIONE di Roberta Gelli
10/12 INTRECCI 10 GIORNATA MONDIALE DELLA PREMATURITÀ VIVERE ONLUS E PICCINO PICCIÒ ONLUS di Silvia Vaccaro 11 CALENDARIO UDI 2015
19 LA MEGLIO GIOVENTÙ SOLA E DEMOTIVATA INTERVISTA A KATIA SCANNAVINI di Tiziana Bartolini
20/24 JOB&JOB 20 WELL_B_LAB*/ CONFLITTO GENERAZIONALE E WELFARE DEL FUTURO di Giovanna Badalassi
12 POLITICA COME SEVIZIO ALLA COMUNITÀ INTERVISTA A PAOLA MARANI di Marta Mariani Mensile di politica, cultura e attualità fondato nel 1944
DIRETTORA Tiziana Bartolini
Anno 69 - numero 10 Ottobre 2014
EDITORE Cooperativa Libera Stampa a.r.l. Via della Lungara, 19 - 00165 Roma
Autorizzazione Tribunale di Roma n°360 del Registro della Stampa 18/03/1949 Poste Italiane S.p.A. Spedizione abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 DCB Roma prezzo sostenitore 3.00 euro Filiale di Roma
PRESIDENTE Isa Ferraguti
La testata fruisce dei contributi di cui alla legge n.250 del 7/8/90
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14/19 FOCUS/ OCCHIO ALLE (DE)GENERAZIONI
16 MARTA, IDEALISTA E PREOCCUPATA AUTOINTERVISTA DI MARTA MARIANI
06 FECONDAZIONE ETEROLOGA E CORTE COSTITUZIONALE di Stefania Friggeri
OTTOBRE 2014 RUBRICHE
STAMPA ADG PRINT s.r.l. Via Delle Viti, 1 00041 Pavona di Albano Laziale tel. 06 45557641 SUPERVISIONE Elisa Serra - terragaia.elisa@gmail.com ABBONAMENTI Rinaldo - mob. 338 9452935 redazione@noidonne.org
26 AFGHANISTAN/DALLA DIVISA AL BURQA È FILO DIRETTO di Raffaella Angelino 28 SUD EST ASIATICO/ TRATTA, PROSTITUZIONE MINORILE E SCHIAVITÙ di Elisabetta Borzini 30 POLONIA/LA “GENDER IDEOLOGY” di Cristina Carpinelli 32 TUNISIA/ IN ARRIVO UNA PRESIDENTE? QUATTRO DONNE CANDIDATE ALLE ELEZIONI di Emanuela Irace 34 KURDISTAN/ LE SOLDATE PESHMERGA di Zenab Ataalla
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36/43 APPRODI 36 IL PAESE SENZA NOME/ LUCIANNA DI LELLO SINAPSI IN STRASS/ GRAZIELLA POLUZZI UN ALTARE PER MIA MADRE/ GIULIANA GORACCI 37 ANNA MARIA ORTESE/ ESTHER BASILE LE ITALIANE A BOLOGNA/ TAROZZI BETTI (a cura di) di Tiziana Bartolini 37 NOIDONNE NELLA GRANDE GUERRA di Alida Castelli 38 TEATRO/ FINIS TERRAE ASHAI LOMBARDO AROP di Silvia Vaccaro 40 DANZA/ LEGGERE PER BALLARE INTERVISTA A ROSANNA PASI di Graziella Bertani 42 FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA THE GIVER-IL MONDO DI JONAS IO STO CON LA SPOSA di Elisabetta Colla 46 PREMIO BARBARA FABIANI
35 SPAGNA/ IL TRIONFO DE LAS “MENTESFEMENINAS” di Silvia Vaccaro
AMICHE E AMICI DEL PROGETTO NOIDONNE
Clara Sereni Michele Serra Nicola Tranfaglia
Laura Balbo Luisella Battaglia Francesca Brezzi Rita Capponi Giancarla Codrignani Maria Rosa Cutrufelli Anna Finocchiaro Carlo Flamigni Umberto Galimberti Lilli Gruber Ela Mascia Elena Marinucci Luisa Morgantini Elena Paciotti Marina Piazza Marisa Rodano Gianna Schelotto
Ringraziamo chi ha già aderito al nuovo progetto, continuiamo ad accogliere adesioni e lavoriamo per delineare una sua più formale definizione L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o cancellazione contattando la redazione di noidonne (redazione@noidonne.org). Le informazioni custodite nell’archivio non saranno né comunicate né diffuse e verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati il giornale ed eventuali vantaggiose proposte commerciali correlate. (L.196/03)
RINGRAZIAMO LE AMICHE E GLI AMICI CHE GENEROSAMENTE QUESTO MESE HANNO COLLABORATO
Raffaella Angelino Daniela Angelucci Zenab Ataalla Giovanna Badalassi Bruna Baldassarre Tiziana Bartolini Luca Benassi Graziella Bertani Elisabetta Borzini Barbara Bruni Cristina Carpinelli
05 Versione Santippe di Camilla Ghedini 07 Salute BeneComune di Michele Grandolfo 09 Il filo verde di Barbara Bruni 13 Le idee di Catia Iori 21 Strategie private di Cristina Melchiorri 25 Life coaching di Catia Iori 44 Leggere l’albero di Bruna Baldassarre 44 Donne&Consumi di Viola Conti 45 Spigolando di Paola Ortensi 46 Famiglia, sentiamo l’avvocata di Simona Napolitani 47 L’OROSCOPO DI ZOE 48 Poesia Fosca Massucco Ecopoesia di Luca Benassi
Alida Castelli Giancarla Codrignani Elisabetta Colla Viola Conti Stefania Friggeri Roberta Gelli Cristina Gentile Camilla Ghedini Michele Grandolfo Catia Iori Emanuela Irace Marta Mariani Cristina Melchiorri Simona Napolitani Paola Ortensi Silvia Vaccaro
‘noidonne’ è disponibile nelle librerie Feltrinelli ANCONA - Corso Garibaldi, 35 • BARI - Via Melo da Bari 117-119 • BOLOGNA - Piazza Galvani, 1/h • BOLOGNA - Piazza Porta Ravegnana, 1• FIRENZE - Via dei Cerretani, 30-32/r MILANO - Via Manzoni, 12 • MILANO - Corso Buenos Aires, 33 • MILANO - Via Ugo Foscolo, 1-3 • NAPOLI - Via Santa Caterina a Chiaia, 23 • PARMA - Via della Repubblica, 2 PERUGIA - Corso Vannucci, 78 - 82 • ROMA - Centro Com.le - Galleria Colonna 31-35 • ROMA - Via Vittorio E. Orlando, 78-81 • TORINO - Piazza Castello, 19
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TEMPO DI PASSIONI LEGGERE
“O
ra che abbiamo spinto l’uso della terra fino ai limiti dell’usura e seppellito il bello sotterrandolo sotto l’utile, davvero possiamo pensare che questa razionalità che non ragiona in termini estetici, ma in termini di utilità, sia un’attrattiva per il mondo degli adolescenti, i quali, maturando, dovrebbero entrare a far parte di questo sistema e collaborare per il suo sviluppo, ipocritamente scambiato per progresso, e per una crescita del tutto ignara dei limiti delle risorse della terra?” Umberto Galimberti parla agli adulti e, asserendo impietosamente che “ormai per l’Occidente si è fatta davvero sera”, lancia un monito: “guardiamoli da vicino questi adolescenti, e invece di preoccuparci, impariamo qualcosa da loro” (D, Repubblica, 20 settembre 2014). Attingiamo da questa articolata riflessione del filosofo dedicata agli adolescenti e osserviamo che non perde nulla del suo contenuto se la assumiamo in una prospettiva di genere. Un elemento che di per sé meriterebbe un approfondimento, rinviato ad altra occasione. Ci interessa, ora, cogliere l’appello di un acuto pensatore del nostro tempo. L’evoluzione della società postindustriale e tecnologica che abbiamo conosciuto, con accelerazioni e impennate nei processi produttivi, è fuori controllo. I risultati che vediamo sono la devastazione di immense aree del Pianeta e il permanere di squilibri ed ingiustizie. La crescita economica, sinora, non ha prodotto un progresso umano e civile. Oggi siamo di fronte a questo, tutti e tutte, annichiliti/e. Disarmati/e e incapaci di decodificare la realtà e di trovare rimedi o scegliere altre strade. L’Oc-
cidente opulento è inchiodato al benessere che ha conquistato e non vuole rinunciare, non sa a cosa rinunciare. Non riesce ad immaginare altre dimensioni ed equilibri. Le giovani generazioni sono figlie anche di questo smarrimento, di questa impotenza. Hanno lottato poco o nulla poiché altri prima di loro hanno demolito architetture gerarchiche e sociali obsolete, hanno spianato la strada ma senza progettare compiute alternative. All’ombra dei ‘grandi padri’ e delle ‘grandi madri’ i nuovi umani hanno poco sperimentato in autonomia, molti si sono adagiati. Pochi intraprendono, e soprattutto nel privato (le start up, l’assegno di ricerca all’estero). Dove è il progetto Politico? Qual è l’ideale in cui riconoscersi come gruppo sociale e che può diventare obiettivo per cui valga la pena di lottare? Questo è il tempo delle passioni leggere e dal respiro corto, che attraversano gli animi superficialmente. È il tempo di campagne con i social, dei flash mob e dei mi piace che costano nulla e valgono altrettanto. Non può sorprendere quindi, se letta così, l’assenza di rotture tra giovani e adulti. Chi dovrebbe lottare e contro chi? per cosa? Pesa sempre di più la crisi, prima finanziaria e poi economica e di sistema, di cui non si intravede la fine e, soprattutto, il modo per uscirne davvero. Certo è che la Storia non si fermerà ad aspettarci e la nostra piccola comunità nazionale (ed europea) vecchia o giovane che sia non ha molto tempo a disposizione per reagire adeguatamente. Fuori, il mondo corre. Molto velocemente. E non sempre, e non ovunque, verso un futuro auspicabile. Tiziana Bartolini
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MA DAVVERO CI FANNO FUORI? di Giancarla Codrignani
IL PATRIARCATO OFFRE POTERE ALLE DONNE MA NON MODIFICA IL SISTEMA. IL FEMMINISMO HA PENSATO MOLTO, MA HA INCISO POCO
I titoli estivi dei media non debbono impressionare: notizie come “le giovani sono antifemministe” (in inglese women against feminism) sono i soliti scoop d’agosto. Questo non vuol dire che non ci siano problemi, soprattutto per chi si credeva che il patriarcato fosse finito. isogna invece rifare qualche conto, perché il primo segnale poco entusiasmante in campo femminista è stata, negli Usa, la bocciatura dell’Equal Rights Amendament, che doveva inserire la parità nella Costituzione americana: milioni di donne si erano mobilitate, le due Camere avevano approvato, ma gli stati non ratificarono
entro i termini fissati. a ferita del non si cicatrizzò mai e il femminismo americano ne fu profondamente segnato. avanzata degli anni ettanta del secolo scorso) aveva prodotto la paura che le donne “vincessero”. Quindi si rialimentarono i non innocui costumi delle moms americane e delle frittelle con lo sciroppo d’acero, il tetto di cristallo basso per le lavoratrici in carriera e gli impedimenti a qualunque legge permissiva sull aborto. e ne accorse usan aludi che scrisse, guadagnandosi il Pulitzer, Backlash, “Contrattacco: la guerra non dichiarata contro le donne americane”. ra il e le italiane continuavano a scalare tutte le scale possibili: legge e referendum sull aborto, fine del delitto d’onore, Nilde Iotti presidente della Camera e proprio nel nasce inea osa e viene varata la legge sulle “azioni positive”. proposito. e azioni positive come sono finite ome le pari opportunità gli nti ocali pi avveduti su impulso delle consigliere della Commissione ad hoc) le deliberano regolarmente per “favorire” e “programmare misure di contrasto” (chi se ne occupa lo fa per volontariato). Non è quindi strano che chi ha fatto le lotte non capisca che alle pi giovani conquiste così dicano poco: d’altra parte nessuna di noi “vetero” fa qualcosa perché il Presidente del Consiglio smetta di tenere per sé la delega delle P.O. Infatti il patriarcato - che di nuovo ha solo il fatto che molti maschi non nascondo-
no il dubbio che le donne abbiano una marcia in pi tenta una nuova carta dare alle donne pezzi di potere, posti di qualche eccellenza, purché nulla cambi del modello. Il governo Renzi è stato esemplare: dodici i ministri, sei donne e sei uomini. Perché gli asili nido diventino una priorità non ci pensa nemmeno la pi settaria delle femministe se c è una minaccia di guerra la Pinotti (giustamente) va in Parlamento a proporre la partecipazione militare. Non è una novità nemmeno questa. Nel ett riedan spero che ci leggano tante ragazze che chiedano a madri e nonne di spiegare chi era) si diceva convinta che il movimento non era pi in grado di attirare le giovani. Noi non ce lo dicevamo, ma chi ha buona memoria sa che a quel tempo in Italia la legge sull’aborto divulgava la parola “autodeterminazione e che nel l di si sciolse come organizzazione centrale e gerarchica. Non fu un ballar di carnevale: a Milano le “vecchie” cambiarono la serratura della sede per impedire alle giovani di “rottamarle”. Non era bello e assomigliava molto all’intervento di D’Alema contro il governo del suo partito. nche noi a scuola dai maschi Tentare di femminizzare il potere non significa risolvere i problemi delle donne con i proclami. In questi ultimi anni sia il potere, sia i problemi, sia le donne si sono grandemente trasformati. Molti obiettivi sono stati raggiunti, ma non abbiamo inciso sulla società che - come insegniamo
foto: Donna violata che danza di Giulia Tognetti
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ancora - è fatta anche di vita privata, di emozioni, di bisogni di nuova cultura, di maggiore intimità fra gli umani assediati dalle macchine. Il lavoro non è tutto, ma ciò che viene chiamato il sistema insidia non solo il lavoro, ma anche case, famiglie, generazioni. Il femminismo ha pensato quasi tutto di un mondo delle donne. Tuttavia non esiste solo il pensiero. D’altra parte, nemmeno quello è privo di dinamiche (bisognava pur inventare la ruota). Ma quando il pensiero avverte che è ora di cambiare costume, allora bisogna fare politica. Che, probabilmente, se la volessimo femminile, andrebbe esplicitata nei fini, mezzi e metodi. I metodi, per esempio, sono rimasti i soliti anche per noi: o rivoluzione o riformismo, con la conseguenza di divisioni tra noi per scuole di pensiero, senza capacità di unire le proposte e alzarne il contenuto. Un esempio: la legge sull’aborto è ancora discussa in molti paesi, ma se ne parla ovunque senza (o con meno) reticenza. e giovani sanno che c è o ci sarà una legge; e, comunque, si aspettano prima o poi la pillola abortiva. Ma il problema non era l autodeterminazione Oggi ci si divide sul mantenimento del enato. a davvero nel possiamo permetterci il palleggio legislativo continuo i possono citare molti casi, ma trovo eclatante (e intollerabile) che la legge sulla violenza sessuale - che non costava una lira allo tato perch trasferiva lo stupro dai reati contro la morale a quelli contro la persona ed era una norma richiesta da tutte le donne, cioè il dell elettorato sia stata in campo per anni e legislature. Il fatto è che le istituzioni non le abbiamo inventate noi e sarà difficile renderle di genere . uttavia, anche nel pi bieco riformismo, tentiamo di farle avanzare mentre sono in corso necessari cambiamenti: scommettiamo che in un mondo che cambia con tanta fretta le ragazze possono interessarsi delle libertà (anche di quella dei maschi, questa volta a partire da noi per cambiare i paradigmi).b
di Camilla Ghedini
S
tavo passeggiando con mia sorella Federica, over 40 anche lei, e a un certo punto mi ha detto ‘Devo scrivere a Jurgen, è da un po’ che non ci sentiamo’. Jurgen è suo amico tedesco, conosciuto quando da ragazzine andavamo al mare in Romagna. In un secondo ho fatto ‘due conti’. Si scrivono da 30 anni! 30 anni! E non si scrivono mail, si scrivono lettere. Sì, mia sorella, a cadenza quasi mensile, prende una penna e trasferisce su carta e inchiostro i suoi pensieri, le sue vicende. Poi inserisce il foglio in una busta, la affranca e la imbuca. Forse in quei cassettoni che riportano la scritta ‘Per la città’, ‘Fuori dalla città’, così da rendere più semplice il lavoro di chi smista. Sono precipitata nel passato. A quelle estate al mare, negli anni Ottanta, quando le spiagge erano super affollate di famiglie medio borghesi e tedeschi. Quando il bel bagnino da conquistare era un miraggio. Quando le amicizie fatte in spiaggia si traducevano in gite in pedalò. Quando ci si spalmava di crema alla carota, a quei tempi ritenuta un must per l’abbronzatura. E quando si ripartiva, dopo i baci gli abbracci e i pianti, e ci si dava appuntamento all’anno successivo. Ma soprattutto ci si scambiava l’indirizzo di casa perché poi, durante l’inverno, il rapporto sarebbe continuato in maniera epistolare. Mia sorella, a cui in effetti invidio un certo candore, mi ha ricordato tutto questo. Pensandoci, neppure mi stupisce che lei sia rimasta ancorata a questo rito. Anche a me da adolescente piaceva. Io stessa andavo a comprare la carta da lettera, la vagliavo tra tante tipologie, la sceglievo. Perché ce ne erano di mille fogge. Quasi tutte profumate e colorate. Alcune erano di carta liscia, altre increspata. E quando mi accingevo a scrive-
RICORDATE IL PROFUMO DELLE LETTERE? re, la sera, dopo avere studiato, ero emozionata. Facevo la brutta copia e trasferivo su bella. Dopo avere letto e riletto e avere raggiunto - speravo - la perfezione. Perché non potevano esserci errori o correzioni. Sia che si trattasse di amiche che del fidanzatino che viveva chissà dove. Perché sapevo che quella lettera sarebbe stata conservata insieme ad altre. Sapevo, seppure ero giovane, che avrebbe costituito il patrimonio emotivo della vecchiaia. La lettera, di per sé, era infatti concepita e vissuta come ricordo. Io contavo i giorni per ricevere la risposta. E spesso passavano settimane perché tutto era affidato alle Poste, non c’era Internet. Lo so, mi si può dire che è normale che tutto sia cambiato. Lo so che è così. Però è innegabile che nella velocità si perda il pathos, si consumino i rapporti e la vita. Quante mail ci si possono scrivere, oggi, in un giorno? Anche 10, 12. In 24 ore una relazione può nascere e morire. Sull’onda della compulsività, della fretta del rivelarsi tutto, dell’assenza di pudore. E invece quanto era bello quel rituale che lasciava così tanto spazio all’immaginazione! “Risponderà? Non risponderà? Lo farà subito? Rimanderà?”. Quante domande ci ponevamo. Ma in quella incertezza c’era il sogno. In quella dilatazione del tempo c’era un incanto che le mail, i post, i twett, gli sms, i wapp non possono in alcun modo regalarci. Alla fine, io non so neppure se saprei più scriverla, una lettera. Se saprei usare la penna invece della tastiera, se saprei dividere in sillabe senza il correttore automatico. Una cosa la so. La comunicazione di oggi non profuma né di rosa né di lavanda e non conserva le traccia della dita di chi ha chiuso la busta e di chi ha aperto la busta.
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FECONDAZIONE ETEROLOGA, CHE TRAVAGLIO! di Stefania Friggeri
La sentenza della Corte Costituzionale apre la strada alla fecondazione eterologa. La Regione Toscana si organizza, ma le resistenze di una certa politica permangono È vero che dietro la fecondazione eterologa può esserci un concetto di genitorialità troppo centrato sul legame di sangue, ma è anche vero che molte coppie che chiedono di ricorrervi hanno inutilmente investito i loro sforzi nell’adozione. Inoltre non va dimenticato che l’adozione, soprattutto quando il figlio adottivo non è un neonato, richiede una non comune disponibilità ad affrontare situazioni anche molto impegnative e problematiche. E la Corte Costituzionale, con la sentenza emanata il 9 aprile scorso, ha legittimato anche in Italia la fecondazione eterologa, contribuendo a smontare la legge 40 votata, dopo un calvario di 7 anni, da un ceto politico timorato e pieno di zelo nel soddisfare le richieste provenienti da Oltretevere, dove viene vista come una tecnica utilizzata per rispondere ai capricci delle coppie che aspirano, attraverso l’eugenetica, ad un figlio à la carte , quando invece è una pratica diffusa nei paesi occidentali a causa dell’aumentata infertilità maschile e della mancanza o scarsità di ovociti nelle donne che rimandano troppo a lungo la maternità. È vero anche che, rispetto all’omologa, la fecondazione eterologa presenta dei punti delicati da risolvere anonimato o identificazione del donatore, numero delle donazioni ed altro), ma il commento del cardinal Ruini alla sentenza della Consulta è stato draconiano on pu esistere un diritto al figlio . vvero il figlio frutto dell inseminazione eterologa nasce all’interno di una famiglia che non rispecchia il modello di
famiglia promosso dalla Chiesa, composto da un uomo e una donna uniti in matrimonio i quali, qualora non arrivi un figlio naturalmente , possono appellarsi all adozione anche se finora la lobb cattolica non si è distinta n per l impegno al fine di facilitare il percorso dell adozione n per la premura nel promuovere una normativa che permetta alle donne di diventare madri in età più precoce su servizi sociali, part-time, permessi di lavoro ecc….). Al monito del cardinal Ruini ha risposto prontamente la ministra della Salute Beatrice Lorenzin segnalando un vuoto normativo inesistente. Poi, di fronte ad autorevoli smentite e alla decisione della Regione Toscana di procedere autonomamente, la Ministra ha invitato le Regioni a soprassedere e a restare in attesa di una legge che verrà votata dal Parlamento. Una posizione in linea con quella usuale dei vari governi, vedi il caso abnorme ed imbarazzante dell’esecutivo Monti che nel 2012 con motivazioni astruse ha presentato un ricorso contro la bocciatura della legge 40 presso la Corte Europea dei Diritti Umani. Infatti, scorrendo gli articoli della legge prima che venisse demolita dalle varie sentenze (è stata portata in vari Tribunali per ben 29 volte) emerge con chiarezza che il disegno degli estensori era quello di scoraggiare chi volesse eventualmente ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (P.M.A.). Infatti la legge prevedeva una serie di obblighi (ad esempio: irrevocabile dopo la fecondazione il consenso all’impianto dell’embrione ), di
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divieti (come la crioconservazione degli embrioni non impiantati) e di sanzioni sia pecuniarie che di sospensione da uno a tre anni per il personale sanitario sanzioni di inusitata severità , a giudizio del orum Donne iuriste . Quando invece in materie come queste (il concepimento, la genitorialità, la famiglia) dove le posizioni sono variamente diversificate in ragione degli orientamenti culturali, religiosi e delle valutazioni scientifiche, solo il dialogo ed il confronto permettono di raggiungere un punto condiviso e di salvare il principio di laicità. Ma la legge, votata in fretta e furia senza valutare gli oltre trecento emendamenti presentati, è stata impostata su di un concetto basilare, quello ideologico e teologico dell’embrione-persona, da cui sono derivate le conseguenze gravissime che hanno portato poi alla delegittimazione della legge nei Tribunali. Quando invece l’embrione, che deve ancora impiantarsi e svilupparsi nell’utero, circostanza probabile ma non certa, è solo un progetto di vita, una promessa, un’aspettativa. Vedere nell’embrione non una vita in potenza ma una vita in atto è l’interfaccia del mancato riconoscimento alla donna della sovranità sul proprio corpo: progressivamente liberato dai metodi contraccettivi, poi dalla 194, il corpo della donna, nell’indifferenza inescusabile per la sua salute fisica e psichica, con la legge è stato di nuovo ridotto a contenitore. E lo Stato si è fatto braccio secolare di una Chiesa che, come in un passato che si vorrebbe dimenticare, ha ottenuto coi divieti quello che non riusciva ad ottenete con gli ammonimenti e la persuasione. Portando nell’arena pubblica il dogmatismo di una tradizione secolare prepotente ed arrogante, gli obblighi e i divieti punitivi previsti dalla legge 40 hanno ostacolato l’affermazione di quel diritto mite che, di fronte a questioni straordinarie e fino a ieri inconcepibili come la . . , dovrebbe limitarsi a vietare pratiche pericolose per la salute, speculazioni economiche ed informazioni non corrette agrebels . invece ugenia occella, alla notizia che anche in Italia si poteva procedere alla fecondazione eterologa, ha impugnato l’arma del terrorismo vaticinando la commercializzazione di gameti e lo sfruttamento delle donne povere del erzo ondo costrette a vendere il loro corpo sotto forma di ovuli ed utero . astano queste prime reazioni politiche per comprendere che in questo paese non possiamo, non dobbiamo lasciare ai Tribunali il compito di salvare la democrazia (dallo Stato etico) e i diritti (dai tentativi di riportare la donna in una condizione di soggezione), e che dobbiamo armarci di argomenti e di passione civile per una battaglia culturale sul primato femminile nella procreazione, sulle potenzialità e i limiti della ricerca scientifica, sulle trasformazioni della tipologia familiare. b
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LEGGE 40 E DINTORNI
L
e sentenze della Corte Costituzionale tolgono mattoni dal castello ideologico che sottende la legislazione sulla procreazione medicalmente assistita. onostante le chiare indicazioni della sentenza sulla eterologa si continua a traccheggiare sulla necessità di ulteriore legislazione quando c’è solo da formulare linee guida per regolamenti attuativi come riferimento per la programmazione regionale. Il castello ideologico incorporato dalla legge 40 è la negazione dell’autonomia decisionale della donna, l’assunzione del corpo della donna come passivo recipiente, è in definitiva la volontà di imporre un sistema di valori assunti come naturali definiti non negoziabili . Il tutto spacciato come difesa dell’etica, la qual cosa è una contraddizione in termini se si considera che la dimensione etica è legata alla consapevolezza della responsabilità decisionale che valorizza l’autonomia in relazione (come mette meravigliosamente bene in evidenza Caterina Botti in ‘Madri cattive’, Il Saggiatore, 2007). Il richiedere ulteriore legislazione è un atto di arroganza contro la Corte Costituzionale. Così, se la nostra bella Costituzione mette al centro la dignità della persona e la sua autonomia nel contesto delle sue relazioni sociali ed affettive, si tende sistematicamente a negarla a partire dalla svalorizzazione del processo democratico. È una deriva che è in corso da oltre trenta anni dopo i luminosi anni settanta del secolo scorso che hanno visto il trionfo del rispetto dell’autonomia della persona (leggi 405/75, / , / , / e l espressione pi radicale nel movimento delle donne il corpo è mio e lo gestisco io . non è un caso che la forma più clamorosa dell’affermarsi del biopotere (come espressione del controllo dei corpi) sia la medicalizzazione della nascita a cui per lungo tempo non si è focalizzata l’attenzione. La reazione delle donne sta crescendo proprio a partire dal rifiuto che alla medicalizzazione della nascita non ci siano alternative. Si spera che questa volta non ci sia la superficialità di considerare le questioni connesse come settoriali cose di donne . ono cose di donne ma che attengono alla democrazia e riguardano tutte e tutti. . ./ . Il termine eterologa è messo tra virgolette perch dal punto di vista biologico , naturale non c è niente di pi sbagliato, avendo a che fare sempre con la specie umana. L’uso insensato del termine mette particolarmente in evidenza come il supposto richiamo a valori naturali in realtà è il portato di costrutti ideologici. P.S./2. Valori etici non negoziabili per tutti i rappresentanti eletti e per tutti quelli che ricavano reddito da risorse provenienti dalle tasse sono: a) non rubare; b) perseguire in scienza e coscienza il bene comune.
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Roberta Gelli* Istituto Italiano di Bioetica www.istitutobioetica.org
DIVERSAMENTE STALKER
L’AVVOCATO DEVE
L’
approvazione del decreto legge n. 93 del 2013, presentato dai media come “decreto sul femminicidio”, convertito in legge 15 ottobre n. , ha apportato rilevanti modifi che a tutto il sistema codicistico inerente i delitti cosi detti “di violenza di genere”. La nuova previsione legislativa, oltre ad aggravare le cornici edittali di talune ipotesi delittuose appartenenti al genere sovra citato e ad inserire aggravanti specifiche ai reati di stalking e maltrattamenti in famiglia, fornisce nuovi strumenti di tutela processuale a favore della persona offesa. Quest’ultima non solo, a differenza di quanto accade in relazione a tutti gli altri delitti, viene inserita tra i destinatari di numerosi avvisi generalmente riservati esclusivamente all’imputato quali, a titolo esemplificativo, l avviso di conclusione delle
indagini preliminari nonché tutti gli atti ineGESTIRE UNA CAUSA renti l applicazione e la modifica delle mi PER SEPARAZIONE sure cautelari, bensì gode di agevolazioni IN MODO DIVERSO ai fini dell accesso al gratuito patrocinio in DAL SOLITO, DEVE CONTENERE deroga alla disciplina ordinaria. Quest’ultiGLI ATTEGGIAMENTI mo infatti non viene più riservato a fasce NEGATIVI reddituali basse, ma a tutte le donne che vestirsi di quella E TUTELARE I FIGLI hanno bisogno di un supporto legale. parzialità che lo Per essere ammessi al patrocinio a carico porta a difendere dello Stato è infatti, di regola, necessario il proprio cliente nella classica maniera di che la richiedente non abbia un reddito una parte contro l’altra. In una separazioannuo superiore ai 10.766.33 euro. ne è necessario creare un contenimento Purtroppo, alcuni avvocati sono soliti chiedi quegli atteggiamenti negativi e, talvolta dere una cifra simbolica per l’apertura di distruttivi che, quasi sempre, ricadono sui una pratica, spesso motivandola con i rifigli, cercando, per quanto possibile, la ri tardi dell’Istituzione che li rimborsa dopo soluzione del conflitto. un paio d’anni. tal fine, molto spesso, occorre la colla Si tratta di una procedura non corretta. Il borazione di altri professionisti: psicologi, professionista che aderisce al gratuito pamediatori familiari, colleghi ma si comprentrocinio ha fatto una scelta morale, non può de la capacità degli avvocati di lavorare in usarlo come specchietto per le allodole faequipe. -Senza generalizzare ma, chiedere una collaborazione viene assimilata come cendosi anticipare denari. un’ammissione di incompetenza anziché Parliamoci chiaro, quando una donna deun attestato di grande professionalità! Il cide di separarsi, si trova ad affrontare una solo approccio tecnico giuridico può esseserie infinita di problemi, tra cui l avvocato. re anziché un aiuto, un grande danno per Quanti sono gli avvocati che non hanno il la donna, soprattutto se ad attuarlo è non coraggio di rifiutare una causa di separa solo il suo avvocato, ma soprattutto quello zione anche se non se ne sono mai occudel marito tale danno finisce, poi, per coin pati o se ne sono occupati raramente? È volgere anche i figli. Quanto ai problemi di impensabile trattare una separazione, sorelazione va sottolineato come, grazie alla prattutto se difficoltosa , come una causa legge sullo stalking molte donne, a seguito qualsiasi, dove basta essere preparati, della propria denuncia penale, anche molto, sulla materia per abbiano visto arrestare il proottenere un buon risultato per LE DISPARITÀ prio persecutore [purtroppo il cliente. NELLE LIBERTÀ questo non è avvenuto In materia familiare non FRA UOMINI E DONNE, in casi clamorosi che funziona così, o meCHE SI PRESENTANO glio, non dovrebbe ANCHE QUANDO CI SI SEPARA, sono approdati al femminicidio …]. funzionare così, perINCIDONO SULL’EFFETTIVA Esistono, però, dei malché l’avvocato non può POSSIBILITÀ DI
SPERIMENTARE UN PROGETTO DI VITA
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Il filo verde trattamenti continui che le dondi questa forma di bigenitorialità DOPO ne con figli subiscono dopo diventa fonte di forte conflit LA SEPARAZIONE aver scelto di separarsi dai tualità, liti, minacce e, così, MOLTI UOMINI propri mariti. Molti uomila quotidianità si stravolge ni, una volta separatisi con le regole del “dovete SI SENTONO VITTIME dalla famiglia e dopo aver decidere insieme” per il E MALTRATTANO impugnato omologa di sebene del minore dell affido LE EX MOGLI parazione, spesso a favore dei condiviso, inserito dalla legge minori, si sentono vittime e divendi riforma del diritto di famiglia tano, con astio verso la ex , “diversamente del nello specifico la numero , si stalker”. trasforma, cos , in una finzione giuridico Vorrei dare visibilità a quei casi giudiziari in formale. cui non ci sono prove di indigenza paterna Alcune associazioni, in particolare l’Assoe dove la madre decide di rimanere single ciazione Donne Giuriste, hanno messo in e di continuare il progetto familiare con la risalto come questo genere di imposizione propria prole. Padri di questo tipo credono del tribunale, possa diventare arma di ridi subire mobbing giudiziario e cercano catto e di controllo da parte dei padri. di sfuggire ai loro doveri con macchinose Non mi vorrei dilungare criticamente spieforme di alleggerimento del patrimonio. Algando i meccanismi di relazione delle facuni si fanno licenziare per procedere alla miglie allargate, così modaiole da creare variazione delle condizioni di omologa, altri eserciti di figli consapevoli che i genitori, invocano la crisi e cercano di farsi pignoper il loro benessere, hanno dimenticato rare la casa coniugale in modo che quello ruoli e obblighi. Le persone maggiormente che loro non possono sfruttare non rimancoinvolte in queste costellazioni famigliari ga patrimonio della prole. Altri, avendo già emotivamente e finanziariamente sono, una nuova compagna che, a lungo termispesso, i nonni, anch’essi costretti a camne avanzerà richieste simili a quelle della biare abitudini, perché hanno più tempo, prima moglie, non riuscendo a mantenere più risorse e … “ la colpa” di essere rimasti lo stesso tenore di vita e cercando di non una coppia . deludere le aspettative della nuova fami. oller in, alla fine degli anni , glia, in maniera autonoma, cercheranno di evidenziò la natura politica delle relazioni decurtare gli alimenti dovuti alla ex moglie famigliari ritenendo che dovessero emere/o ai figli, di disfarsi delle cose in comune, gere dalla sfera privata ed essere considi vendere e cercare di realizzare liquidità, derate questioni di giustizia fondamentale. di annullare le spese straordinarie dei miLe sistematiche disparità nelle libertà fra nori che vanno concordate. Dimenticandouomini e donne, che si presentano anche si che i bambini sono abitudinari, amano la quando ci si separa, incidono sull’effettiva stabilità, la loro casa e quello che può espossibilità di sperimentare un progetto di sere un ricordo. Obbligati dai giudici a dire vita. Pertanto, compito della politica e crisi per stringere i tempi di una separazione terio di giudizio sulla sua capacità di geconsensuale, successivamente diranno nerare benessere dovrebbe consistere, fra sempre no. o alla vacanza studio dei figli, gli altri, nel ridurre, fino ad eliminarle, le di no al dentista, no alla connessione internet, suguaglianze reali fra i generi come quella no allo sport, con negazioni che rendono i che caratterizza, tropo spesso, la relazione minori esclusi da una serie di pratiche sofra genitori separati . ciali e personali che li etichetteranno come *Istituto Italiano di Bioetica figli di separati . Questo tipo di padre soffre di amnesie temporanee relative ai giorni infrasettimanali e ai week end di visita, al rapporto di cura e di esclusività con i propri figli. Il risultato
di Barbara Bruni
ORTI COMUNALI
In Italia mai così tante aree verdi sono state destinate agli orti pubblici. Secondo un’analisi della Coldiretti su base dati Istat, nel 2013 gli orti urbani in Italia sono triplicati rispetto al 2011, raggiungendo il record di 3,3 milioni di metri quadrati divisi in piccoli appezzamenti di terreno adibiti alla coltivazione. Dal punto di vista sociologico, si tratta non solo di una risposta alla domanda di verde nei grandi centri urbani, ma anche le conseguenze della crisi a spingere un italiano su quattro alla “coltivazione fai da te per uso domestico”. La maggiore concentrazione di questi orti è al nord (81%), nelle città capoluogo. Oltre che a Torino, superfici consistenti dedicate a questa pratica esistono anche a Bologna e Parma e in qualche città del centro Italia.Orti urbani anche nel Mezzogiorno a Napoli, Andria, Barletta, Palermo e Nuoro.
ENERGIA DAL CAFFÈ
In America Latina si utilizzano le acque reflue generate dalla lavorazione del caffè per produrre energia nuova, impiegata poi come combustibile pulito per stufe, lampade e altre macchine. È in Honduras, Nicaragua e Guatemala che si concentra la maggior parte di aziende agricole che ha raggiunto l’autosostentamento energetico proprio installando particolari impianti che estraggono gas metano e biogas dagli scarti della lavorazione del caffè.
ALLERTA ALLUVIONI
L’UE sta finanziando - con 11 milioni di euro - tre sistemi di allerta precoce in caso di alluvioni. Lo scopo è monitorare le situazioni di emergenza per salvare vite ed evitare danni a infrastrutture e ambiente. Il primo progetto si chiama Imprints e consiste in una piattaforma in grado di ridurre a circa due ore i tempi di reazione a piene improvvise. WeSenseIt, il secondo progetto, fa leva sulla capacità di osservazione umana: sono state sviluppate alcune applicazioni per dispositivi mobili - come i cellulari - che consentono alle guardie fluviali di fotografare - e allegare indicazioni ed osservazioni - quando ritengono di aver notato uno stato di allerta. UrbanFlood ha invece realizzato alcuni sensori speciali per monitorare gli argini di protezione dalle piene. Il sistema è in grado di lanciare un allarme in caso di cedimento, calcolare la velocità con cui la zona sarà allagata e suggerire la migliore via di fuga per trasferire i cittadini in aree sicure.
RAGNI METROPOLITANI
Secondo uno studio dell’Università di Sidney, i ragni di città sono più in salute rispetto a quelli che vivono in campagna. Sembra, infatti, che i ragni cittadini siano di dimensioni maggiori e più fecondi grazie, soprattutto, alle temperature mediamente più alte nelle aree urbane. Se da un lato al caldo si associa una maggiore crescita negli invertebrati, dall’altro anche le luci delle città attirano molti insetti di cui i ragni poi si nutrono.
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NATI PREMATURI
La Giornata Mondiale della Prematurità è occasione per affrontare una realtà di cui si conosce poco. E per parlare della rete di solidarietà delle famiglie di Silvia Vaccaro
Ogni anno nel mondo sono 15 milioni i bambini nati da parti prematuri, più di 1 su 10 (fonte Save the Children). Di questi, un milione e centomila non riesce
a sopravvivere perdendo la vita poco dopo la nascita, e sono tantissimi quelli che riportano comunque danni permanenti a livello fisico, neurologico o mostrano deficit d apprendimen to. Novembre è un mese particolarmente importante per chi si occupa di questo tema poich verrà celebrata, il giorno , la Giornata Mondiale della Prematurità – World Prematurity Day. Quando si parla di parto “pretermine” ci si riferisce ad una nascita che avviene prima della settimana di età gestazionale. ormalmente il prematuro tra la e la settimana si definisce lieve prematuro , proprio per distin guerla dalla prematurità sotto le settimane. I bambini al di sotto delle settimane sono definiti estremi prematuri . In Italia, nel sono nati . bambini, di questi il , sono prematuri, l ha un peso inferiore a . grammi ed il , tra . e . grammi. a frequenza del parto pre termine è aumentata negli ultimi anni e tende ancora a cre scere e questo si associa ad una progressiva diminuzione della natimortalità, rappresentata in gran parte da decessi in epoca pretermine. Il , dei nati prematuri non ha proble mi n complicazioni e grazie alle cure ricevute nei reparti di erapia Intensiva eonatali viene dimesso in buona salute fonte il ole ore . econdo l ultimo rapporto edap er tificato di ssistenza al parto , solo il , dei nati morti, quindi un numero molto basso, deriva dall essere nato pre maturo. ante dunque le storie a lieto fine, ma sono comun que molte le famiglie che si trovano a vivere questa esperien za difficile e complessa. l dove c è un bisogno forte e au tentico nasce anche, spesso, la soluzione. anti i genitori che insieme hanno fondato associazioni sul territorio nazionale, vere e proprie reti solidali per far sentire meno soli i genitori che si trovano a guardare, talvolta per mesi, i figli dal vetro di un incubatrice. on questo scopo è nata l associazione Piccino Picciò Onlus a irenze, presieduta da Monica Ceccatelli Collini, che ricopre anche la carica di Vicepresidente di Vivere Onlus. ivere è un coordinamento di associazioni, nato nel dalla volontà di unirsi per portare avanti le te matiche che ci riguardano e ci interessano. Insieme all Istitu to di eonatologia abbiamo redatto la Carta dei diritti del bambino prematuro, per primi al mondo, tanto che gli arti
coli sono stati poi tradotti e presentati dalla ondazione euro pea f i. iamo partiti in sette e adesso siamo trentaquattro associazioni e l obbiettivo pi importante è riuscire ad ottene re un congedo di maternità pi lungo per le mamme di bimbi nati prematuri, che spesso restano pi di cinque mesi tra parto e post parto in ospedale . vviamente non si tratta dell unica esperienza positiva. isa, l’Associazione Pisana Amici del Neonato, A.P.A.N. opera dal con iniziati ve di promozione, solidarietà ed aiuto ai nuclei familiari che vivono l esperienza della gravidanza interrotta bruscamente, ed il conseguente disagio emotivo e materiale del lungo rico vero del proprio bambino. “Sono tredici anni che abbiamo aperto una casa alloggio per genitori di bimbi nati prematuri e abbiamo ospitato finora circa mille e seicento famiglie. l cune mamme sono state da noi anche per lunghi periodi, sette otto mesi. uello che facciamo è dare loro un sostegno psicologico e sociale, accompagnandoli in tutto e per tutto , ha raccontato la residenza Cristina Galavotti. a forza con cui le famiglie affrontano un esperienza inaspettata e doloro sa, che spesso si protrae per un lungo periodo, è incredibile e la rete di solidarietà e di ascolto è un approdo sicuro dove condividere ansie, dubbi e anche le gioie per i traguardi rag giunti. na rete di auto aiuto che lavora affinch aumenti la sensibilizzazione della società e della comunità scientifica e l attenzione delle istituzioni. b ID I http //
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SETTANTA ANNI DI UDI
UN CALENDARIO SPECIALE, QUELLO DEL 2015, CHE SEGNA IL SETTANTESIMO ANNIVERSARIO DELL’UDI E CHE COME SEMPRE RAPPRESENTA UN ATTO POLITICO E UN MODO PER SOSTENERE L’ASSOCIAZIONE E LE SUE INIZIATIVE PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI CONTATTARE LA SEDE NAZIONALE DI ROMA: TEL 06 6865884 E/O 06 68807103 – mail udinazionale@gmail.com - udiamministrazione@gmail.com
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LA POLITICA
COME SERVIZIO ALLA COMUNITÀ Una testimonianza di come può (e deve) essere vissuta un’esperienza amministrativa. Intervista a Paola Marani di Marta Mariani
Paola Marani, bolognese di San Giovanni in Persiceto di cui è stata Sindaca per due mandati. Consigliera della Regione EmiliaRomagna dal 2010, sta per chiudere questa esperienza causa il voto anticipato dalle dimissioni del presidente Errani, e ha deciso di non ricandidarsi. Come valuta il lavoro svolto nella legislatura appena trascorsa? Impegnativo, prima di tutto per le continue emergenze, un dramma quale il sisma del 2012 e la successiva ricostruzione, per tutte le difficoltà che abbiamo affrontato dovute ad una profonda quanto ampia crisi economica e sociale. È stata anche una legislatura profondamente segnata dalle ripercussioni legate ai costi della politica e che possiamo definire di transizione, perché gli importanti cambiamenti istituzionali e costituzionali avviati a livello nazionale non si possono certo dire conclusi. Ci spieghi meglio, come vede la Regione che uscirà dalle riforme? a egione milia omagna ha già assunto da molti anni un ruolo complesso di programmazione, delegando la gestione delle politiche territoriali prima alle Province poi alle forme associative degli Enti Locali. Pertanto i nuovi ruoli e funzioni, derivanti dalle riforme nazionali come il superamento delle Province, qui hanno già una fisionomia costruita dal basso, cioè dalle Unioni e fusioni di Comuni che abbiamo promosso e incentivato, con l’obiettivo prioritario non solo di realizzare un risparmio ma soprattutto una maggiore efficienza ed efficacia dei servizi ai cittadini. a egione del prossimo futuro giocherà pienamente questo ruolo forte di regolazione, indirizzo e programmazione, facendo lavorare sempre più in rete le istituzioni.
Pensa che le donne portino un valore aggiunto nell’amministrazione e nel governo della cosa pubblica, in particolare nelle fasi di cambiamento? Senz’altro.Voglio sottolineare due aspetti al proposito, partendo dal lavoro straordinario che proprio in questa legislatura di transizione abbiamo svolto noi donne, facendo approvare in Assemblea una legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere che pone precisi obiettivi di qualità al prossimo governo regionale. a sua prima attuazione sta già nelle norme elettorali con cui voteremo a novembre grazie alla parità in lista e alla doppia preferenza di genere avremo una rappresentanza femminile molto pi significativa che si impegnerà per l attuazione delle politiche di genere e, pi in generale, per verificare l impatto di tutte le politiche di welfare. Perché - e vengo al secondo aspetto - quella di volermisurarsi con gli effetti concreti delle politiche sulla vita delle persone è una vera e propria attitudine delle donne, derivante dal carico familiare e sociale che anche solo culturalmente tutte viviamo sulle spalle. Personalmente, dopo aver fatto la Sindaca ho avvertito persino dolorosamente la maggiore distanza del ruolo regionale dalle persone e ho sempre agito per colmarlo. Per questa propensione alla concretezza e alla correzione in base ai risultati, ritengo che le donne siano in grado di gestire al meglio i cambiamenti nell interesse della comunità. Parliamo di welfare. Nel quadro mutevole che viviamo a tutti i livelli, pensa sarà possibile garantire in futuro i diritti fondamentali come quello alla salute? Il welfare è il terreno su cui vinceremo o perderemo tutti. Sui diritti e servizi alla persona è davvero essenziale che si accorci la distanza tra politica e cittadini. L’Emilia-Romagna ha raggiunto risultati straordinari di offerta sociosanitaria e li sta mantenendo grazie a
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un lavoro continuo di innovazione. I mutamenti sociodemografici impongono sempre pi di verificare la capacità di inclusione del sistema, individuando risposte nuove a nuovi bisogni. Famiglie monoparentali, disagio minorile, anziani soli non autosufficienti, nuove povertà sono alcune delle realtà in forte crescita che ri chiedono una rilettura del nostro sistema pubblico di servizi. Si dovrà costruire con le persone, con le famiglie, con la comunità tutta, un elfare che non lasci solo nessuno e ci sarà possibile solo avvalendosi di tutte le risorse della comunità. Accennava prima ai costi della politica. Quanto ha pesato il tema della “casta” nel vostro lavoro? olto. Il difficile periodo che l Italia sta attraversando, i problemi che le persone e le famiglie stanno vivendo da troppi anni, richiederebbero una classe politica forte e legittimata al servizio del bene comune. Al contrario, alcune “prove” che la politica ha dato hanno gettato una cortina di discredito che non risparmia nessuno. I costi e la lotta alla corruzione sono temi molto seri che l’Assemblea dell’Emilia-Romagna ha affrontato ancora prima del governo nazionale, con provvedimenti concreti per la trasparenza, la sobrietà e la buona politica. urtroppo causa il ritardo con cui in Italia si è messo mano a privilegi e sprechi, questo lavoro non è bastato ad arginare il profondo malcontento e distacco dei cittadini. È indispensabile continuare sulla via della massima trasparenza perch il rapporto di fiducia è fondamentale in una democrazia. Tutti dobbiamo contribuire a ripristinarlo al più presto, comunicando meglio cosa si fa, e come. Il cuore della questione è insomma la distanza da colmare tra politica, istituzioni e cittadini. Qui i partiti hanno una responsabilità forte… Per assolvere al loro compito costituzionale di intercettare, interpretare e tradurre in proposte di governo le esigenze dei cittadini, i partiti devono selezionare in modo democratico personale politico di alto profilo. a chi intende assumere un incarico pubblico deve essere consapevole che si tratta di un servizio alla comunità e non una carriera personale. he si tratta di un opportunità straordina ria per essere utili agli interessi generali, che però comporta forti limitazioni alla propria vita e al proprio particolare interesse. Chi fa politica precarizza la sua vita: dove c’è questa consapevolezza c’è un onesto amministratore, che fa bene il suo mestiere perché non si allontana dalla realtà che vivono la maggioranza delle don ne e degli uomini nella società di oggi. poich le donne, come dicevo prima, sono portate ad una maggiore aderenza alla realtà è bene che facciano la loro parte Perché non si è ricandidata alla Regione, nonostante sia al primo mandato? Ho ritenuto che dopo tanti anni di impegno politico ed esperienza amministrativa fosse giusto non chiedere automatismi e lasciare spazio ad altre donne. Ribadisco il concetto: questa non è una carriera ma un servizio, che posso benissimo continuare a svolgere in modo volontario. b
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IDEE di Catia Iori
SI FIDI CHI PUÒ!
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n caro amico, empatico e intelligente, sostiene che quando intraprende un nuovo progetto, sia un viaggio, l’organizzazione di un evento o una semplice festa tra amici chiama a raccolta tutti quelli che gli stanno intorno e in nome dell’amicizia chiede un piccolo contributo, che si tratti di un’idea, di un impegno a fare, di un oggetto da portare. Movimenta tutti, ma proprio tutti e in nome dell’amicizia gran parte delle amiche che lo conoscono e per certi versi ne apprezzano la vitalità quasi dionisiaca e la tenace volontà, si cimentano,chi pi chi meno nell’impresa del momento. A fatica noi donne riusciamo a sottrarci a un coinvolgimento cosi insistente perché pare quasi offensivo o antipatico rifiutare da subito e con decisione l’invito. È sempre mortificante per me accorgersi che oggi il legame con l’altro, e più spesso con noi donne, è sempre sciolto da tutto il resto. Ti si chiama perché sei carina, ti presenti bene, sei una brava cuoca, procuri fatturato, tuteli bene gli interessi di un capo concentrato su se stesso. Tu sai parlare, sai pazientemente curare la sua mamma e dare consigli preziosi agli adolescenti figli che gli sfuggono di mano. Insomma tu gli “servi” a qualcosa. Anche nella relazione tra partner se è vero che ognuno può esprimere se stesso al di fuori di ogni regola è però altrettanto vero che devi dimostrare a qualcuno di farcela, aiutando quel lui a realizzarsi e a vivere al meglio. E qui è evidente che se tu tieni a quella relazione cadi pur sempre in un tranello molto vischioso in cui individualismo, egoismo e narcisismo sono lì che covano sotto gesti gentili e buone maniere. Sempre che vada bene, si intende. Non entriamo in relazione vera e profonda con l’altro, con i suoi limiti e le sue bellezze,in un dialogo che si alimenta di ascolto reciproco e di rispetto. Ne siamo consapevoli o ce la raccontiamo? Un ego più spesso maschile che ti strumentalizza e che funziona finch nutri la sua autorealizzazione e la sua visione del mondo, in una celebrazione narcisistica che non scalda nessuno dei due perché sterile e vuota. Quando l’altro non ascolta, quando non vuole sentire ragioni, prestando il fianco a una violazione della propria personale integrità, bè allora vuol dire che non si mette in gioco. imarrà sempre fermo a se stesso e nulla vorrà sapere dell’altra parte di sé che solo la relazione autentica con l’altro può rivelare.
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OCCHIO ALLE (DE)GENERAZIONI | 1
VECCHIO NON È IL CONTRARIO DI GIOVANE di Camilla Ghedini
A SARZANA SULLO STESSO PIANO GENERAZIONI E GENERI SUPERANDO LA LETTURA NEGATIVA DELLA CRISI, CHE NON È UNA MALATTIA. TANTE RIFLESSIONI PER COGLIERE LE OPPORTUNITÀ CHE NON VEDIAMO
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inalmente una tre giorni dedicati alla creatività, a un confronto generazionale senza anatemi e allarmismi. Senza nostalgie per il ‘rassicurante’ passato e senza paure per l’incerto futuro. All’ordine del giorno, la ‘realtà’. È successo al Sarzana, dove dal 29 al 31 agosto si è tenuta l’undicesima edizione del Festival della Mente. Una full immersion di dibattiti promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia e dal Comune di Sarzana, con la direzione scientifica dello psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet. Grandissimo spazio è stato dato all’adolescenza, con esperti di fama internazionale che hanno sedotto e nella maggior parte dei casi convinto un pubblico eclettico proveniente da ogni parte dello Stivale. Non solo addetti ai lavori, quindi docenti di tutti i livelli e psicologi e psicoterapeuti; non solo genitori; non solo giornalisti; non solo gente del posto. NOIDONNE c’era. E non poteva essere diversamente in una manifestazione che ha messo sullo stesso piano generazioni e generi. a il cui merito pi significativo, abbiamo detto, è stato chiudere in un baule, con tanto di naftalina, il disfattismo. artendo dalla riappropriazione del significato vero di quella maledetta parola, ‘crisi’, che condiziona la nostra vita di adulti e compromette quella dei ragazzi. Che non sono dei ‘poverini’ che non si realizzeranno mai, che non si compreranno mai una casa e non avranno mai un lavoro. Ma dei nativi digitali che conoscono le lingue e che hanno a portata di mano mille strumenti per individuare la propria strada. Che non sarà fatta di contratti a tempo indeterminato, indennità e rimborsi, ma di sana competizione, merito e raggiungimento di traguardi. Si è interrogato lo psicoanalista Luigi Zoja (Crisi generazionale, crisi maschile, crisi italiana), sull’opportunità di continuare a
parlare di ‘crisi’. Perché, ha chiarito, “giusto sarebbe intenderla nel suo significato etimologico, di difficoltà. a noi la trattiamo al pari di una patologia”. I giovani di oggi non hanno prerogative in meno, anzi. Certo, ha riconosciuto Zoja, “la prossimità nelle relazioni è stata sostituita dai contatti virtuali, è stata deprivata”. Si respira un forte isolamento, prodotto e consolidato dall’uso dei social network, “che regalano l’inganno della vicinanza”. E sicuramente l’assenza di una socializzazione concreta produce mali , anche fisici, “che possono indebolire il sistema immunitario, che ci espongono di più”. Ma non è tutto da buttare. Perché questo è lo stesso mondo in cui gli uomini fanno i padri per bisogno di felicità, non in risposta a modelli patriarcali. he consigliano i figli non perch ti ho detto che devi fare così’, ma ‘ti ho detto di fare così perché è meglio per te’. Dove i mariti aiutano le mogli. Anche se forse, il risvolto della medaglia, è che da un lato c’è una tendenza a stereotipare il ruolo femminile, dall’altro i maschi sono un po’ disorientati e hanno perso di autorevolezza. Ma di errato, in assoluto, non c’è nulla. E poiché la vita media si è allungata, e di un bel po’, tanto vale cercare di inserirsi e di viverlo, questo mondo. Senza cercare di cambiare ciò che non capiamo. Quel che si è respirato a Sarzana si è stato un invito alla ‘normalità’. A non crescere i nostri ragazzi facendoli sentire invincibili e unici, senza prepararli alle inevitabili delusioni della vita, o esimendoli da quella parte di arbitrarietà che spetta a ciascun individuo. No. Si è ricordato loro che per essere al passo coi tempi non basta essere ‘digitali’, ma bisogna leggere, tanto e sempre, perché la cultura crea coscienza e aiuta a capire chi e cosa ci circonda. Perché quando leggiamo ampliamo il nostro incontro con l’esistenza, che è troppo breve. Per-
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ché quando leggiamo mettiamo in luce le nostre possibilità, diventiamo grandi e migliori. (David McCullough Jr, insegnante, in Ragazzi, non siete speciali). Si sono ammoniti i genitori a vigilare sui pre adolescenti, ricordando loro - passaggio spesso trascurato - che la precocità fisica non corrisponde a quella mentale, che aspetto adulto e comportamento bambino convivono. Che non bisogna confondere la loro capacità tecnologica con la capacità di gestire, emotivamente, i contenuti del web e dei social, la cui crudeltà - per quanto riguarda, ad esempio, i commenti - rischia di compromettere la loro auto stima, la loro sicurezza, gettandoli nello sconforto. Su questo fronte deve esserci la massima attenzione, il massimo monitoraggio, la voglia di cercare di essere all altezza dei figli, di comprendere gli strumenti attraverso cui loro comunicano fin dal la culla. I genitori devono tornare ad essere presenti, senza lasciare i ragazzi soli, anche quando sembra che ci rifiutino. erch dietro a uno sfrontato disinteresse per tutto, hanno bisogno di essere accuditi e accompagnati. È necessario attrezzarsi e rinvigorire la disponibilità all’ascolto”. (Sofia Bignamini, psicoterapeuta, in L’esplosione dei mutanti). E in epoca di grande violenza e di efferati delitti, bisogna uscire dal luogo comune che il benessere sia la serenità. Che un bravo bambino è un bambino che non urla, che non chiede, che non si arrabbia, che è sempre educato con mamma e papà e coetanei. No. I bambini devono litigare perché così, dovendo poi fare pace per continuare a giocare, sperimentano la relazione, i propri limiti, la rinuncia, la resistenza, l’amicizia. “Non confondete un ragazzino litigioso con un bullo. Non impartite sempre punizioni, perch il conflitto non è violenza, anzi. a violenza è spesso racchiusa nell incapacità di gestirlo, il conflitto. emmai, diffidate di chi è troppo tranquillo, di chi vi promette una vita senza scossoni, la contrarietà è una cosa normale”. (Daniele Novara, pedagogista, in Litigare fa bene). Allo stesso modo, se i diciottenni se ne stanno solo ‘stravaccati sul divano come esemplifica Michele Serra ne Gli sdraiati e ha ribadito in Tutte le famiglie infelici si assomigliano - preoccupatevi, ma non troppo. “Non sta scritto da nessuna parte che il nostro mondo è migliore del loro. Sono cambiati i paradigmi, ma chi stabilisce quali sono quelli giusti? Ci sono regole vecchie e regole nuove, la difficoltà sta nella trasmissione . ID questa impostazione, senza condanne e scusanti per vecchie e nuove generazioni, ha soddisfatto. erch alla fine si è tradotta in un invito alla responsabilità, di tutti. Perche solo così si può cominciare a ragionare sul futuro.
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#Giovani #LiberiDiAmare
Una gara di idee: voce alle donne
Sessualità consapevole degli adolescenti. Un tema enorme e importantissimo, che coinvolge oltre ai ragazzi stessi, anche famiglie, scuola e Istituzioni ma che vede pochi e inadeguati interventi nonostante la precocità dei rapporti sessuali. Sono troppi ancora i tabù, gli stereotipi, i moralismi. Occorre dunque trovare le modalità più efficaci per accrescere la consapevolezza dei ragazzi circa l’uso della contraccezione per evitare gravidanze e trasmissione di malattie. Secondo i dati dell’OMS, in Italia, tra il 2009 e il 2010, il 22% delle quindicenni e il 26% dei quindicenni aveva già avuto un rapporto sessuale. Giovani che hanno bisogno di bussole per muoversi agilmente nel terreno del piacere sessuale, che senza strumenti può diventare un mondo da incubo. Con questa idea, AIED Roma e Cocoon Projects hanno lanciato il concorso “Giovani. Liberi di amare”, una sfida a giovani ed esperti provenienti da vari settori, tra i 18 e i 35 anni, chiamati a ideare interventi per aumentare la consapevolezza degli adolescenti. Si può partecipare inviando attraverso il sito il proprio progetto, scegliendo una delle quattro categorie: cultura e società, prevenzione e salute, formazione, supporto e assistenza fino al 9 novembre. I primi cinque team (solo il primo team riceverà un premio in denaro) parteciperanno ad un pitch contest durante il convegno che si terrà a Roma il 28 novembre 2014 presso Grand Hotel de la Minerve (Piazza della Minerva 69), alla presenza di esperti, giornalisti, psicologi, operatori di consultorio.
www.liberidiamare.it
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MARTA, IDEALISTA E PREOCCUPATA MARTA MARIANI HA 26 ANNI E VORREBBE FARE LA GIORNALISTA, MA FORSE ANCHE LA RICERCATRICE. E INTANTO, A CHIAMATA, FA LA SUPPLENTE ALLE SCUOLE MEDIE Che rapporto hai con l’Italia? Ci stai bene o male? ella domanda. Italia per me è croce e delizia. ono una persona nostalgica e anacronistica, lo confesso, e la penso un po’ come quei personaggi forse un po’ patetici che rimpiangono l’epoca d’oro, amano l’Italia, la sua cultura, e si lamentano di quanto questo paese sia caduto in basso. Dentro di me, se vado a scavare, trovo un amore tradito per l Italia una sorta di amarezza e di disillusione. Italia, per me, è come una seggiolina scomoda che dà su un belvedere. Ti ci vorresti sedere per assaporare il paesaggio, ma non reggi per più di cinque minuti. Insomma, l’Italia è una gran bella frustrazione. Quindi, ci sto bene e male, alternativamente. Forse come tutti i precari che vedono lampi di luce nel temporale. Che rapporto hai con le generazioni più grandi? Verso le generazioni più grandi provo un misto di umiltà, rispetto, scetticismo e rancore. o so, sono tante emozioni tutte insieme. Però, ecco, guardo alle persone più grandi (perlopiù quelle nate nei primi vent’anni del secondo dopoguerra), a questi lavoratori, a questi padri di famiglia, a queste madri più o meno emancipate, e mi chiedo molto onestamente a cosa hanno creduto. A volte mi sembrano oscillare: dalle certezze incrollabili (una religiosità media alquanto obsoleta) ai dubbi esistenziali (evidentemente, la più grave crisi economica dopo il ‘29 li ottenebra . i sento parlare di un vuoto di valori, alcuni, o li sento fare
promesse un po’ disperate; altre volte li sento nel pieno di un esame di coscienza. Provo gratitudine e profonda stima per tutti quelli che si sono messi in gioco, che hanno cercato di vivere da protagonisti il loro tempo. Pazienza se poi hanno sbagliato. Il rancore, invece, è una cosuccia antica. Mi dispiace, per esempio, che abbiamo ereditato un mondo asmatico, che boccheggia per l’inquinamento. Questo è senza ombra di dubbio il problema di cui dovremo occuparci noi, noi delle nuove generazioni, in modo prioritario. Perché l’inquinamento non è solo un problema dei fricchettoni. Cosa pensi dei e delle giovani al Governo e in Parlamento? Sono un’idealista (o forse sono solo giovane!), e i giovani al Governo mi danno fiducia e speranza. llo stesso tempo, per , mi sembra che questo momento storico sia particolarmente grave. E quindi provo un po’ di timore se penso che un errore per ignoranza o inesperienza può costare altri ritardi sulla tabella di marcia di un paese che deve rialzarsi. Comunque è un momento in cui si deve avere fiducia e coraggio del resto anche a me piace osare. Secondo me, un po’ si osa quando si vive davvero. …E delle tante giovani donne in cariche pubbliche? Credo che le donne cambieranno questo mondo in meglio. Ho una fiducia cieca nel femminile nel modo che le donne hanno di responsabilizzarsi. Penso che le donne siano attualmente in grado di svecchiare un modo di pensare “patriarcale”, che ha portato a questo collasso capitalistico. Faccio un esempio: quando era la Belle Époque, un positivista pensò di forzare l’agricoltura con l’uso di fertilizzanti chimici. Fu un’idea che il contesto politico di allora celebrò come geniale. Invece era di una miopia incredibile. Penso - non so se sbaglio - che una donna non avrebbe mai commesso un errore del genere. Avrebbe in4segue a pagina 18
ABBIAMO CHIESTO A DUE GIOVANI AMICHE D DONNE, OGGI. DI COME GUARDANO L’ITALIA, CHE SI È AFFERMATO O CHE VORREBBERO V POSIZIONI DI POTERE. ECCO LE LORO AUTOI
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SILVIA, CITTADINA DEL MONDO SILVIA VACCARO HA 30 ANNI È GIORNALISTA E ALLA RICERCA DI UN LAVORO STABILE. SICCOME È DIFFICLE TROVARLO, CONTINUA A FARE FORMAZIONE. CON UNA BORSA DI STUDIO ORA È A LONDRA PER UN CORSO DI VIDEOREPORTER
Che rapporto hai con l’Italia? Ci stai bene o male? Più che all’Italia come paese, io sono molto legata a Roma, città che è diventata il mio centro di gravità permanente. D’altro canto, spero di avere la possibilità di viaggiare molto e passare all’estero, nei prossimi anni, periodi più o meno lunghi. Penso sia molto importante mettersi sulla strada, conoscere, scoprire, e il giornalismo consente, anzi direi necessita, di fonti di ispirazione. Sono consapevole che l’Italia sia un paese degradato, dove la cultura è l’ultimo dei pensieri…. il che è assurdo perché viviamo immersi dentro arte e bellezza. Sono comunque certa che ci sia sempre qualcosa che possiamo fare come individui e come collettività, in qualsiasi contesto, anche se problematico. E credo nella contaminazione. Penso agli immigrati che scansiamo ogni giorno persino con lo sguardo. In altri paesi, pur non trattandosi di società perfette, hanno capito da tempo il valore del “meticciato”. Sono dunque convinta che loro siano una grande risorsa per questo paese agonizzante e che quando lo capiremo, le cose cambieranno in meglio. E poi mi piacerebbe vivere in un paese che non si lagna per i cervelli in fuga ma che diventa meta ambita da giovani di tutto il mondo.
Che rapporto hai con le generazioni più grandi? Non mi piace generalizzare quando si tratta di persone perché ho imparato che gli individui hanno sempre la capacità di sorprenderci nel bene o nel male, di qualsiasi età siano. Fatta questa premessa, ho tratto moltissima ispirazione rileggendo le storie delle partigiane. In un momento in cui la guerra seminava solo orrore, il senso della vita e la volontà di rinascita erano incontenibili. o trovato certe riflessioni validissime se applicate al nostro presente. a generazione dei miei genitori, nata dopo la guerra, è quella che sembra avere la colpa di tutto ma che di fatto continua economicamente a occuparsi di figli e genitori anziani. È vero anche che alcuni sono attaccati alle poltrone, veri bulimici di potere. Per quanto riguarda la mia, di generazione, quella dei cosiddetti millennials, ne vedo tanti che si arrabattano, tanti in gamba che sono fuggiti, alcuni contenti qui a far quello che piace anche vivendo con poco, tanti intorpiditi dalla scoperta che niente di quello che sognavano si avvererà. Io credo dobbiamo sintonizzarci tutti più sul come, sul trovare modi diversi, rispetto al passato, di fare quello che vogliamo e in cui crediamo. Cosa pensi dei e delle giovani al Governo e in Parlamento? Non ho pregiudizi positivi o negativi. Direi che non mi dispiace vedere volti giovani in politica. Ci fa assomigliare agli altri paesi del mondo, tutto sommato mi sembra un allineamento in positivo. Però che visione portano? Sono eredi diretti di quella generazione di politici che non ha nessuna intenzione di scomparire e che non ha estirpato nessuno dei tanti mali italici (corruzione, segreti sulle stragi di stato, infrastrutture, disoccupazione, conflitto di interessi, e potrei continuare fino a domani sono diversi? Dunque va bene che ci siano più giovani, lavoratori, donne. Però è importante la visione che hanno, quello che di innovativo portano. Finora l’Italia non ha cambiato verso, in nessun senso. 4segue a pagina 18
DI NOIDONNE DI PARLARCI DEL LORO ESSERE , GLI ADULTI E LE/I GIOVANI. DEL FEMMINILE VEDERE. SOPRATTUTTO DA PARTE DI CHI È IN INTERVISTE ALLO SPECCHIO.
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tuito benissimo l abuso. essuna donna farebbe figli in batteria”. Non so se mi spiego. Come vivi le generazioni successive alla tua? Beh, io ho tre nipoti: due diciottenni e una di tre anni. Vedo che hanno tantissime risorse. Penso che se saremo in grado di ridare loro l ottimismo che a noi è stato tolto, fioriranno in tutto il loro splendore in una nuova primavera. Può darsi che io sogni ad occhi aperti. Ma al momento, non ci trovo nulla di male. In cosa pensi potrebbe consistere il tuo contributo personale? Qual è la tua parte in questo mondo? Domande da visionari. Si può rispondere solo a tentoni. In ogni caso, penso che sarebbe già tanto se io riuscissi a dire le cose che vedo, per come io le percepisco; se riuscissi cioè a dare voce e legittimità al mio modo di sentire. Io sento che questo sistema economico, finanziario e borsistico non va pi bene. Peraltro mi sembra che sia la punta di un iceberg. A naso mi viene da dire che una risposta concreta alla crisi sia da cercare nella solidarietà, in un modo di pensare più altruistico e spirituale. Può sembrare un sermone alla Savonarola, ma vedo un mondo sopraffatto da interessi egoistici. Vorrei dire un po’ a parole mie: “fermiamoci un momento a pensare, guardiamo a quello che c’è, e facciamolo funzionare armoniosamente con il circostante”. 4segue da pagina 17
Cosa pensi delle tante giovani donne in cariche pubbliche (politica e altro) Vale lo stesso discorso di prima. Non credo nella donnità, ovvero in quella strana teoria che dovrebbe farci urlare di gioia ogni volta che viene nominata una donna a prescindere dalla cultura - in senso lato - di cui è portatrice. In linea di principio, è importante che le donne abbiano accesso a nomine e cariche politiche e che non vengano discriminate come accadeva in epoche passate. Però mi sembra che continui a mancare qualcosa. Una cultura politica differente, una nuova e radicale visione di come dovrebbe girare il mondo, idee più forti di giustizia sociale e uno smantellamento di canoni e stereotipi (che penalizzano donne e uomini). Questo consentirebbe di farci sentire davvero tutti più liberi, uguali e al tempo stesso portatori di differenze. Credo che le donne possano essere delle innovatrici in questo senso, ma non credo lo siano quelle che sono al “potere” in questo momento. Come pensi di contribuire al cambiamento di questo paese? Per me giornalismo e interesse per il sociale si fondono ogni volta che scrivo. Desidero dunque raccontare storie di donne che stanno cambiando il mondo a partire da sé. Donne che si sono inventate un lavoro, un modo di fare comunità, di aiutare altre persone, di reagire ad una violenza. Donne liberate e capaci di diventare modelli di cambiamento per altre donne e altri uomini. Il mondo è pieno di queste donne, ma spesso sono invisibili. Io le voglio trovare e raccontare.
PER CONOSCERE LE SOCIETÀ MATRIARCALI
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ppuntamento a Roma con gli studi sul matriarcato. associazione Matriarchy Now, che da anni si occupa di diffondere e valorizzare il pensiero e la ricerca di importanti studiose internazionali, organizza un incontro il 9 ottobre alla Casa Internazionale delle donne. A presentare il suo libro “Le società matriarcali. Studi sulle culture indigene del mondo” sarà Heide Goettner-Abendroth, filosofa tedesca e fondatrice, nel 2006, dell’Accademia Hagia per gli Studi Matriarcali moderni, diventata un punto di riferimento internazionale della spiritualità della Dea e per la costruzione di un nuovo paradigma culturale. a studiosa terrà anche un seminario, il 10 ottobre sempre a via della Lungara, dal titolo ‘I Matriarcati: Società Matricentriche’. Grazie al lavoro di Heide e di altre studiose come Francesca Rosati Freeman e Genevieve Vaughan, negli ultimi trenta anni si è aperto un nuovo campo di studi storici e socio-culturali, quello degli “Studi Matriarcali Moderni” che ha superato il vecchio significato di matriarcato come “dominio delle donne . e società matriarcali non sono lo specchio al femminile di quelle patriarcali, ma società in cui le madri occupano un posto centrale, non con l’obiettivo di esercitare un potere sugli altri e sulla natura ma per prendersene cura. Due splendide occasioni dunque per riflettere sul concetto di matriarcato e sulle società matriarcali e per approfondire altre modalità del vivere sociale, esistite nel passato e in alcuni casi ancora esistenti. Fondate su un’economia mutualistica e sul valore del dono, queste società vivono senza il bisogno di sfruttare e dominare la natura e gli esseri umani. Sono società egualitarie, basate sull’equità di genere, in cui le decisioni politiche vengono prese attraverso il consenso e la partecipazione. Un modello molto diverso da quello occidentale, da conoscere e da cui trarre ispirazione. (S.V.)
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LA MEGLIO GIOVENTÙ SOLA E DEMOTIVATA di Tiziana Bartolini
UNA SOCIETÀ NARCOTIZZATA INCAPACE DI REAGIRE E CHE CONSIDERA GIOVANE CHI HA DAI VENTI AI QUARANT’ANNI. CRESCONO LE DIFFERENZE PER LE OPPORTUNITÀ TRA LE DONNE COLTE E QUELLE DELLE FASCE SVANTAGGIATE. LA PAROLA ALLA SOCIOLOGA KATIA SCANNAVINI
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ul tema delle relazioni tra le generazioni abbiamo chiesto un contributo alla sociologa Katia Scannavini, attualmente Docente a contratto presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università a apienza di oma. Si dice che se i giovani sono senza futuro la colpa è degli adulti che hanno fatto crescere il debito pubblico e continuano a divorare risorse, che occupano spazi e non mollano il potere. Ma perché chi è così pesantemente defraudato non reagisce, non protesta? Recentemente ho condotto alcune ricerche per indagare alcuni specifici temi relativi alla condizione giovanile. o quindi avuto la possibilità di entrare in contatto con molti giovani e giovanissimi e soprattutto ho avuto modo di chiedere direttamente loro qual è l’idea che hanno del futuro. Nella maggiore parte dei casi mi hanno risposto che non riescono proprio a vederlo: non osano immaginarlo. Non hanno speranze, vivono appiattiti nella condizione presente, cercando di rispondere alle esigenze contingenti. Non sanno cosa aspettarsi dal futuro. incertezza pervade le famiglie, che non riescono ad avere sicurezze e quindi a prospettare delle possibilità future, neppure per i propri figli. vere speranze e pianificare delle op-
portunità nasce anche dalla volontà di migliorare la propria condizione rispetto a quella dei propri genitori, ma la fiducia verso quello che potrà essere è venuta meno. Il timore è un sentimento diffuso nelle famiglie e le paure dei figli non di rado sono anche quelle dei genitori. I giovani, inoltre, sono sempre meno consapevoli dei propri diritti. È venuto meno l’impegno per la salvaguardia della dignità di ogni individuo e in una società dove l’individualismo è portato all’esasperazione (anche a causa di un mercato del lavoro iniquo e clientelare) è ben difficile unirsi ed elaborare forme di proteste anche sulla base di sentimenti comuni, quale appunto può essere la rabbia e la delusione per non potere rivendicare le proprie aspettative. Nonostante la crisi economica penalizzi molto i giovani anche con una percentuale di disoccupazione stratosferica non vediamo un conflitto generazionale né un’agitazione sociale o un malcontento. Oppure qualcosa cova sotto la cenere? Il malcontento è diffuso e taglia trasversalmente diverse generazioni. a questione non è tanto tra chi è pi giovane e chi lo è meno, ma tra chi ha gestito le politiche e chi ha subito una serie di decisioni. a classe dirigenziale, imprenditoriale e politica italiana ha perso di spessore, di qualità. Tra le ragazze e i ragazzi lei riscontra differenze, per esempio, negli atteggiamenti rispetto agli eventi della vita oppure nella capacità o volontà progettuale? Sono ormai diversi gli studi e le ricerche dove si evidenza come le giovani italiane riescano a raggiungere risultati formativi pi qualificati rispetto ai colleghi. e penso al contesto accademico effettivamente le studentesse sembrano essere maggiormente determinate e con la voglia di raggiungere un risultato. Teniamo però presente che si tratta di una popolazione specifica e circoscritta. Diversa è la situazione se si prendono in considerazione, ad esempio, tutti quei giovani che vivono in aree periferiche o comunque con maggiori difficoltà. bbene in questo caso, le ragazze e le giovani donne vivono ancora nell ombra e hanno difficoltà ad affermare le loro aspirazioni o solo anche i propri desideri. In generale i e le giovani tra i venti e i quaranta anni non sembrano affrontare il mondo con grinta. Ma neppure con l’entusiasmo di chi è consapevole di vivere in un’epoca di grandi trasformazioni. Qual è la ragione? In primo luogo va detto che qualche anno fa non ci saremmo sognati di mettere in un’unica categoria generazionale persone con venti anni di differenza. A dire quindi che già per questo dovremmo riflettere in modo pi approfondito sul concetto di giovent e su come si sia modificato l immaginario collettivo, così come gli stili di vita. Detto ciò, gran parte della società sembra effettivamente essere narcotizzata: c’è chi è disorientato e stordito dalla mancanza di punti di riferimento; chi anestetizzato dai facili slogan; chi ancora ormai appare insensibile davanti alle difficoltà condivise.
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IL CONFLITTO GENERAZIONALE E IL WELFARE DEL FUTURO Negli ultimi anni il dibattito pubblico si è molto concentrato sui vari aspetti del conflitto generazionale, e sull’impatto negativo che
questo sta avendo sulle prospettiva di crescita del paese, in termini di mancato dinamismo e incapacità reagire ai cambiamenti epocali che abbiamo di fronte. Il tema è infatti molto complesso e, anche se con forte ritardo, si sta avviando un tentativo di rinnovamento. Il conflitto generazionale in atti tra ver ale a molti a etti riguardando i ro lemi ad e em io occu azionali revidenziali ed a itativi dei giovani rispetto alle opportunità che i loro padri (e madri) hanno avuto ai loro tempi e tuttora hanno. Il sentimento comune è quello di una forte penalizzazione sociale ed economica dei più giovani a favore di una non più sostenibile serie di privilegi di cui godrebbero le generazioni più anziane. Al solito, la verità è molto più articolata rispetto a un giudizio così drastico, ma è innega ile c e ue to ro lema i u ri olvere olo con un rie uili rio nella di tri uzione delle ri or e e delle o ortunit nel uadro di un roce o di cre cita dell’economia. In questo contesto generale un aspetto che va sottolineato riguarda l impatto di genere del conflitto generazionale. La lettura di genere legata al mondo della riproduzione sociale mette infatti in evidenza una serie di criticità importanti che dovrebbero occupare un posto di rilievo nel dibattito pubblico. l cen imento del i enni erano milioni gli over erano er una di erenza di milioni di er one in i a avore dei enni uarant’anni do o nel tale di erenza i ridotta a milioni e le roettive demografic e medie dell’ tat revedono c e tra anni nel tale di erenza i ridurr a er one. È indubbio che tale squilibrio produce un forte impatto a livello di peso elettorale e politico,
L’aumento vertiginoso del carico di cura di anziani e bambini richiederà un crescente coinvolgimento delle donne in età adulta. Un impegno che, se non condiviso con gli uomini e soprattutto con lo Stato, ne peggiorerà la qualità della vita e ne limiterà le potenzialità occupazionali. Un problema di dimensioni epocali.
ma anche un peso di cura per le generazioni più giovani che, a meno di cambiamenti importanti nella nostra società, graverà soprattutto sulle spalle delle donne. l tema generi e generazioni dun ue cruciale ia in via diretta c e indiretta. In via diretta occorre ricordare che il tema degli anziani va declinato essenzialmente al femminile: sono donne il 64,9% degli over 80. Le politiche di welfare per gli anziani le riguardano pertanto direttamente e anche questo ne spiega forse la debolezza rispetto ad altre priorità. In via indiretta il carico di cura per le donne caregiver, che riguarda sia la cura di bambini ma, in prospettiva, soprattutto di anziani, è destinato a salire drammaticamente nei prossimi anni. Rapportando il numero di bambini 0-4 anni e anziani over 75 ogni 100 donne in età 15-64 anni, si ottiene un indicatore di carico di cura che era di 36,2 nel 1971, è stato di 45,4 nel 2012, e si prevede che nel 2021 arrivi a 49,2 (Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT). Un’analisi dell’Istat mette ancora più in chiaro questo schiacciamento generazionale che si produce sulla popolazione femminile in età adulta. Una quarantenne nata nel ‘40 condivideva il carico di cura di bambini e anziani con altri 9 adulti e aveva nella rete
STRATEGIE
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PRIVATE di parentela almeno un anziano per 12 anni. Una quarantenne nata nel 1970 può invece condividere la cura di bambini e anziani con soli altri 5 adulti e ha almeno un anziano nella rete di parentela per 22 anni. È chiaro che si tratta di una criticità demografica e di cura che sta già avendo, ma che avrà sempre di più, delle conseguente importanti non solo sulla qualità di vita e sulla fatica delle donne, ma anche sulla loro possibilità di mantenere un’occupazione e di contribuire allo sviluppo economico e sociale del paese. Che fare? Cer-
di Cristina Melchiorri
GIOCA PER VINCERE Sono Simona, sono stata assunta da qualche mese in una grande società internazionale e non mi sono ancora abituata all’aria di forte competitività e tensione che si respira. Nonostante sia un’azienda americana, noto che gli uomini sono molto più aggressivi e le donne più concilianti. Pensavo che la cultura anglosassone fosse più paritaria.. io come posso farmi valere senza forzare la mia mite personalità? Simona Grassini, Bergamo
tamente un maggiore impegno familiare da parte degli uomini sarebbe auspicabile, ma è innegabile che le dimen ioni e ocali di ue to ro lema c iamano in cau a il ruolo cruciale delle olitic e er il el are. Paradossalmente, infatti, nel momento in cui si mettono in discussione le risorse per il welfare, se ne manifesta il massimo bisogno sociale, soprattutto da parte delle donne. Si tratta di un problema che, producendo delle conseguenze negative sulle dinamiche occupazionali, obbliga a rivalutare le politiche di welfare come indispensabili per lo sviluppo economico e sociale, e quindi a rivederne l ordine di priorità che fino ad oggi è stato loro attribuito. È quindi molto importante che, tra i primi segnali di rinnovamento che si sono potuti osservare, molte giovani donne abbiano avuto di recente la possibilità di accedere a posti di rilievo nella politica e nelle cariche pubbliche. Questo progresso avrà però una ricaduta positiva per la nostra società solo se tali nuove responsabilità sapranno cogliere adeguatamente la dimensione dei nuovi problemi sociali e avranno forza e impegno sufficiente per dare alle politiche per il welfare il ruolo preminente che meritano. b Giovanna Badalassi, Well_B-Lab*
Cara Simona, vincere è un approccio che viene più facile agli uomini che non alle donne. Questo è ancora il risultato dei giochi dell’infanzia e dell’adolescenza. Giocando a tennis due ragazze spesso palleggiano, due ragazzi giocano sempre una partita. Nei giochi maschili solo i migliori vanno in campo, gli altri restano in panchina. Essere scelti è già parte dell’abilità di gioco e i maschi si abituano subito a mostrarsi competenti, oltre che ad esserlo. Nel lavoro, l’equivalente del palleggio è svolgere correttamente il proprio compito. Ma questo non aiuta le donne a fare carriera. Occorre una certa dose di forza e di determinazione, accettando di scontrarsi con altri e con la propria stessa riluttanza a competere. Mi ricordo una skipper di barca a vela, che riportava questa esperienza: ”Ogni volta che chiedo ad un nuovo componente dell’equipaggio di fare una manovra sono certa che farà di tutto per dimostrare di saperla fare. Piuttosto che chiedere consiglio tenterà qualunque cosa. Molti uomini preferiscono sbagliare piuttosto che ammettere di non saper fare. Ma questo può essere pericoloso su una barca. Nella stessa situazione, una donna mi chiederà come fare, anche se consce la manovra alla perfezione. Cerca una conferma, una rassicurazione. Ma questo atteggiamento può rivelarsi altrettanto pericoloso, perché ci sono situazioni che richiedono un intervento immediato. E, se una donna esita, sarà un uomo anche con minore esperienza e capacità ad agire al suo posto”. Messaggio ricevuto?
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OGGI LA SEMINA PER UNA (BUONA E GIUSTA) AGRICOLTURA DI DOMANI L’EXPO 2015 come opportunità epocale per l’economia e per l’agricoltura. Il territorio, il Made in Italy e l’imprenditoria femminile in una intervista a DINO SCANAVINO, Presidente C.I.A. di Tiziana Bartolini
“L’EXPO 2015 rappresenta una grande opportunità per compiere la svolta epocale necessaria oggi e
per comprendere, tutti insieme, che i modelli di sviluppo dell’agricoltura non possono essere più di tipo industriale e di sfruttamento intensivo ma che occorre un’eticità delle produzioni e, in generale, dell’organizzazione. Noi pensiamo che ci sia bisogno di più agricoltura e di più agricoltori perché aumentare la produzione in aree limitate del globo per sfamare gente che abita dell’altra parte del mondo è una ricetta insostenibile”. Dino Scanavino, presidente di C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori) tiene molto all’appuntamento dell’Esposizione Universale (al via il prossimo 1° maggio) proprio perché incentrato sul tema dell’alimentazione: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. “Abbiamo istituito una commissione apposita per l’organizzazione di sei nostri appuntamenti durante l’EX, dove avremo un ufficio di rappresentanza, e parteciperemo attivamente anche alla stesura della Dichiarazione Universale che sarà il lascito di questo importante evento. rovo particolarmente significativo che questo
appuntamento di valenza planetaria lascerà non un monumento ma un’idea, dei principi, l’indicazione di una strada da percorrere”. Come non sottolineare, da parte nostra, che la residente del omitato cientifico che stilerà la Carta è la prof.ssa Claudia Sorlini... Presidente, lei ha tracciato lo scenario che l’EXPO deve indicare. Ma quali sono gli obiettivi più legati alle contingenze e alle necessità del mondo agricolo? L’EXPO è un’occasione davvero straordinaria per veicolare il ade in Ital e la qualità come tratti distintivi e unici. In questo senso sarà decisivo per la nostra economia e non solo per l’imprenditoria agricola. È utile che l’etichetta dei prodotti sia completa, ma quello che serve di pi è creare nei consumatori e nei cittadini la consapevolezza del gesto dell acquisto e del consumo del cibo, partendo dalla conoscenza di come e dove si genera. In questa direzione vanno le fattorie didattiche, i mercatini, il progetto ‘la Spesa in Campagna’. Un mondo agricolo così impegnato nell’innovazione dovrebbe essere sostenuto con politiche strategiche anche alla luce dei cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico del nostro territorio….. Certamente non possiamo legare le scelte importanti ad eventi tragici. ggi stiamo acquisendo consapevolezza che il tema delle produzioni affrontato solo in termini di volumi puri nonè quello che aiuta l agricoltura italiana. Invece dobbiamo produrre bene e insieme ai nostri prodotti dobbiamo vendere il nostro paesaggio, le nostre ricette ga-
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stronomiche, il nostro saper essere, l’insieme dell’italianità. Con un pacchetto di riso di Vercelli dobbiamo vendere le cascine circondate dall acqua in primavera, il nostro bello. Si scorgono politiche prodotte da una visione di insieme che disegni un sistema-paese? nche questo governo non ha sviluppato ancora una politica agricola. Però abbiamo accolto positivamente alcuni provvedimenti che contengono elementi di innovazione forte. Ad esempio le detrazioni sul lavoro agricolo non a tempo indeterminato (che in certe realtà è impensabile per i ritmi naturali che seguono i lavori in campagna). È molto importante il provvedimento per le terre demaniali ai giovani. Al di là dell’impatto in termini economici, che oggi non possiamo valutare, è significativo il riconoscimento dell importanza del bene terra per un giovane agricoltore. È un elemento rivoluzionario che costituisce una presa di coscienza da parte della politica che esiste il problema agricolo. Aspettiamo però di vedere l’impatto della Spending Review e, ferma restando la disponibilità degli imprenditori agricoli a contribuire e a fare la loro parte, abbiamo spiegato al inistro adoan incontrato qualche settimana fa che l’agricoltura non sopporta più un prelievo lineare e aggravi di costi. ccorre fare un salto di qualità anche nella fiscalità. ome agricoltori abbiamo un senso dello tato profondo per l equità è un elemento cui non possiamo rinunciare e per questo chiediamo ai ministri di aprire un tavolo di discussione, non per negoziare ma per far pagare le imprese che possono e non mettere altre nelle condizioni di chiudere. a parola chiave è equità. A proposito di costi, un tema collegato è quello della sicurezza alimentare, che è una garanzia ma anche un appesantimento burocratico… I controlli sono prima di tutto una garanzia per noi, un valore aggiunto da spendere sui mercati. Così come la normativa del mondo del lavoro e la sicurezza dei lavoratori. Ci sono alcuni elementi di confusione, generati spesso dal sedimentarsi di politiche clientelari che hanno creato tanti soggetti preposti a fare controlli. Così accade che una bottiglia di latte è controllata da vari corpi ispettivi che però non si parlano tra loro. Quindi occorre un’opera di razionalizzazione. a parola semplificazione spesso pronunciata dal Presidente Renzi ci piace, anche perché il peso dello Stato è un elemento che frena e ci toglie competitività rispetto ai nostri competitori europei. ltro elemento renante en o ia l’illegalit le mafie Cosa dice il mondo dell’agricoltura in proposito? e mafie sono la punta estrema dell illegalità, vi aggiungono violenza e sono un cancro ormai radicato anche al
Nord. Poi c’è il problema dell’imitazione del Made in Italy, che fattura 60 miliardi di euro nel mondo ogni anno, di cui 6 miliardi generati dalla contraffazione. Registriamo una nuova emergenza: i furti di attrezzature, di trattori o di animali. Ci sono organizzazioni che vendono ad un mercato parallelo. È in uscita il nostro Rapporto sulla microcriminalità nelle campagne in cui ogni due anni facciamo il punto sui vari fenomeni di illegalità. La Camera ha istituito una apposita Commissione, ma è solo un primo passo. In generale il fenomeno è in crescita e la lotta è complessa. Non sarà una partita facile né veloce. Le donne in CIA sono riunite in una associazione, Donne in Campo. Quali considerazioni sulla realtà femminile? L’attenzione della confederazione per il mondo agricolo femminile è certificata storicamente, con tante grandi dirigenti - come Paola Ortensi, una tra le più note e recenti - anche in tempi in cui non c’era spazio per loro. Penso ad Argentina Altobelli. Del resto oggi sono donne il direttore, Rossana Zambelli, e il vice presidente vicario, Cinzia Pagni. Donne in Campo non è una enclave in cui le donne sviluppano loro progetti che poi propongono in modo rivendicativo. Con Mara Longhin (Presidente di Donne in Campo, ndr in iunta parliamo di questioni che riguardano l agricoltura in generale. Quello che apprezzo delle donne è la capacità innovativa del prodotto e dei processi. Dove c’è bisogno di evoluzioni virtuose e creative le donne sono decisive. Dove ci sono produzioni che hanno risolto problemi di microimpresa o collocazione in un’area svantaggiata, lì ci sono donne. Sappiamo bene che l’imprenditoria femminile è meno numerosa, ma in termini qualitativi garantisce caratteristiche particolari e l agricoltura ha bisogno di questa componente. Vorrei poi sottolineare l’importanza delle donne anche quando non sono titolari, ma riescono ad essere figure cardine nelle imprese. Domando al Presidente e all’imprenditore agricolo: pensa che ce la facciamo, come Paese, ad uscire da una cri i c e em ra infinita e la facciamo. ur in una situazione molto difficile, non ci mancano competenze, ingegno, capacità di soffrire. Non siamo da meno di altri. Abbiamo bisogno di una classe dirigente che si moralizzi, che si semplifichi, che sappia rinunciare a privilegi. Saremo chiamati a cambiamenti profondi. Tutti. Come C.I.A. abbiamogià iniziato. b
La versione integrale dell’intervista e la videointervista è su: http://www.noidonne.org/blog.php?ID=05766
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#BeFreefromViolence PERCHÉ LA VIOLENZA ALLE DONNE NON SIA PIÙ UN FATTO PRIVATO L’iniziativa è della cooperativa BeFree, cooperativa sociale contro la tratta, la violenza e le discriminazioni, in collaborazione con Blue Hive Roma (Ogilvy – Wunderman – Mindshare) e Minerva Auctions – e ha preso il via a fine settembre per continuare anche nel mese di ottobre. La campagna #BeFreefromViolence ha il patrocinio dell’Assessorato a Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale e prevede varie attività di
informazione e sensibilizzazione sulla violenza contro le donne che si realizzeranno con una maratona itinerante con un fitto calendario di eventi. Il lenzuolo è il simbolo della campagna per evocare la pervasività e l’ordinarietà della violenza, la sua appartenenza all’ambito del privato. Su uno dei lenzuoli esposti il giorno di lancio della campagna alcune detenute del carcere di Rebibbia hanno ricamato il titolo della campagna. In contemporanea con l’evento di Roma è stato lanciato a tutte le piazze d’Italia l’invito a stendere lenzuoli per richiamare simbolicamente la trasversalità e la globalità del fenomeno della violenza. La campagna
#BeFreefromViolence è dedicata al sostegno delle attività di BeFree e in particolare dello Sportello Donna h24, presso il Pronto Soccorso generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini (Roma). Avviato nel 2009, Sportello Donna è un punto di accoglienza permanente, aperto 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. Unico nel suo genere e fortemente innovativo, Sportello Donna ha sostenuto, dal 2009 a oggi, oltre 3000 donne che hanno intrapreso un percorso di allontanamento da situazioni di violenza, con il supporto psicosociale e la consulenza legale offerte da BeFree. Il progetto, finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è in scadenza il 19 novembre 2014 e non sono previsti nuovi bandi né nuovi finanziamenti per prolungarne l’attività. Tra gli appuntamenti previsti ad ottobre nella campagna #BeFreefromViolence l’apertura presso lo spazio Spazio Factory della Pelanda (Ex MattatoioTestaccio a Roma) della mostra d’arte che sarà visitabile fino all’8 ottobre con opere di 27 artisti italiani e internazionali sul tema della violenza domestica e che verrà arricchita da performances, esibizioni teatrali e happening a sorpresa. Il 9 ottobre si tiene l’asta delle opere con un battitore d’eccezione e il ricavato della vendita delle opere sarà devoluto alle attività di BeFree a sostegno, in particolare, dello Sportello Donna H/24. All’evento parteciperà la pianista Elizabeth Sombart, fondatrice di Résonnance e della Fondazione Women with brokenwings. La campagna continua a oltranza: nelle case, nelle strade, nelle scuole perché la violenza ci riguarda tutti e non sia mai più un fatto privato. (Info: Befree.segreteria@gmail.com)
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LIFE COACHING [ Ottava puntata ]
di Catia Iori
FACCIAMO CIÒ CHE SIAMO, AMICHE
A
volte nelle sessioni di Coaching lavoro incontro donne che si trovano in una fase della loro vita in cui vogliono cambiare vita, perché non vogliono più ‘avere tutto quello stress’, perché fanno un lavoro che non amano più, o perché non gli è mai piaciuto. Succede abbastanza spesso.MA… non hanno niente VERSO CUI andare. O non si sono ancora mosse in una determinata direzione. O non l’hanno ancora neanche cercata. Sono ferme. Così, quello che faccio di solito è iniziare a parlare della direzione più giusta per loro, e non in base alle loro esperienze passate o a quello che sanno fare. Quello che faccio, in ogni caso, parte da una sola, breve domanda: ‘CHI SEI?’ Questo è lo stesso modo di operare che ho utilizzato (in maniera piuttosto casuale) quando ho lasciato il mio ‘vecchio’ lavoro per scoprire quello che davvero mi interessava fare. Passando attraverso diversi tipi di lavoro, che in realtà
rappresentavano il passare dentro di me per capire dove volevo andare. Quello che ti chiedo oggi è: come sei arrivato al punto in cui sei? Probabilmente il lavoro che fai è la conseguenza di una decisione: in qualche momento della tua vita quella era la migliore scelta possibile per te. E sicuramente hai dimostrato un certo grado di successo nel farlo, il che ti ha consentito essere qui fino a questo momento. Ed a pensarci bene è strano, perché potresti avere l’idea che continuare a stare in quel posto ti impedisce di avere il grado di successo che desideri. Il punto è: cosa significa ‘avere successo’ per te? COME FAI a sapere quando hai successo? Chi è che ha deciso per te cosa è il successo? È la definizione della società? Delle persone che frequenti nel tuo ambiente? È l’equivalenza successo = denaro? Oppure posto fisso uguale sicurezza? Perché, vedi… se fosse così, l’unica cosa di cui avresti bisogno sarebbe un modo efficace di far soldi, e di metterlo in atto. Sono assolutamente favorevole al denaro SE NON ALTRO PER MANTENERSI E PAGARE I CONTI. Solo che so bene per esperienza che è poco efficace scegliere i soldi come direzione verso cui andare. Non sarebbe molto meglio iniziare ad essere chi sei e fare quello che ti piace, e lasciare che i soldi siano semplicemente la conseguenza di chi sei e di quello che fai? La mia definizione di successo è molto semplice: fare quello che mi piace, ed essere pagato per farlo. È condurre lo stile di vita che desidero, è lavorare con il tipo di persone con cui mi trovo bene, è decidere dove lavorare. È potermi dedicare al tipo di progetti che più mi attirano. Come ho cominciato? Mettendo me stessa al primo posto. Il punto di partenza è organizzarti per essere chi vuoi essere. Quando sei così, sei pronta per prendere delle decisioni. E quello che succede quando sei così è che scegli tra tutte alcune cose da fare. E farle genera un senso ancora più grande di chi sei, e ancora più grandi possibilità. E più possibilità significa fare più cose. E in questo modo costruisci un legame continuo tra chi sei e quello che fai. E quello che fai diventa una manifestazione di chi sei e chi sei genera le cose che fai. E questo tipo di cambiamento include ed informa ogni aspetto della tua vita. La domanda a cui devi rispondere è: cosa è in linea con me, cosa è in linea con chi sono, quando sono così? Quali sono le cose che posso fare e che mi consentono allo stesso tempo di essere me stessa?
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DALLA DIVISA AL BURQA È FILO DIRETTO
Testo e foto di Raffaella Angelino
Herat. Sulla Highway One, la principale strada dell’Afghanistan, l’unica degna di questo nome, il traffico scorre lento. L’estate è caldissima e il vento, con il suo carico di sabbia, brucia la pelle e secca le labbra, tanto più durante il Ramadan. È facile incontrare famiglie intere che viaggiano su vecchie moto scassate o su auto stracariche, di masserizie, bambini, donne e animali. Capita spesso di vederli fermi a bordo strada, per un guasto, un incidente di percorso. Un uomo e una donna sono a terra, lei stringe tra le braccia un fagotto. vederlo da vicino, dal tessuto fiorato sbucano un faccino e due manine. Alcuni militari italiani sono impegnati in una delicata operazione di messa in sicurezza di un tratto della “ring road”, come viene chiamata questa strada per la sua forma ad anello. Gli uomini del Genio della Brigata Sassari devono installare un dispoLE PRIME A CREDERE sitivo per contrastare quella che è la AL CAMBIAMENTO SONO minaccia più subdola alla sicurezza LE DONNE: SFIDANDO in Afghanistan: gli “IED” (ImproviDIVIETI E MINACCE HANNO sed Explosive Device, NdR), ovvero PARTECIPATO AL VOTO i famigerati ordigni improvvisati, piaz-
UN PAESE IN BILICO, IL TERRORISMO, LA FORZA DELLE DONNE E IL CONTRIBUTO DELLA MISSIONE ITALIANA (E DELLE MILITARI) PER PROMUOVERE L’UGUAGLIANZA DI GENERE. NEL RISPETTO DELLA CULTURA D’ORIGINE
zati in punti vulnerabili. Siamo a una cinquantina di chilometri a sud di Herat, nel distretto di Adraskan. Alcuni degli italiani in divisa fermi sulla strada si avvicinano per verificare le condizioni dei tre caduti dalla moto. L’uomo, a terra, è ferito sul viso e alle gambe. È talmente magro da perdersi nei suoi abiti bianchi e nel copricapo. Si lascia assistere dal medico militare, nulla di grave. La donna, con il fagotto tra le braccia, si mette velocemente da parte, oltre i bordi della strada, nei campi aridi. Un velo scuro le copre la testa e il corpo, se lo tira sul viso e chiude ogni contatto con l’esterno. Dopo pochi minuti, si rimettono in piedi, la moto è un catorcio ma riparte. Si allontana nel caldo dell’estate afghana, lasciandosi a destra e sinistra campi incolti, di fronte il profilo dei monti e alle spalle piccoli villaggi venuti su a sabbia e fango, terra e sassi. Afghanistan 2014, qui il tempo sembra essersi fermato ad una data imprecisata. Mentre la colonna di mezzi militari si sposta sulla Highway one, la vita scorre lenta oltre i margini della carreggiata. L’operazione militare di installazione del dispositivo di sicurezza chiamato “Culvert denial system” si prolunga. Il traffico è bloccato nelle due direzioni dalla poli zia afghana. La situazione provoca il crearsi di capannelli di
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uomini, mentre alle donne velate è unicamente consentito di eclissarsi nei campi bruciati dal sole. Nonostante i progressi degli ultimi anni, la vulnerabilità della popolazione afghana, in particolare femminile, che vive nelle aree rurali resta elevata. ltre al conflitto interno, i fattori che contribuiscono al protrarsi della crisi sono la scarsità di risorse e di infrastrutture, il clima, i disastri naturali combinati con un sistema politico in transizione perenne. Il 2014 rappresenta un anno di fondamentale importanza per la futura stabilità dell’Afghanistan. Con l’uscita di scena del presidente arzai e la fine della missione interna zionale Isaf-Nato, il Paese dovrà tirare le somme di un processo lungo oltre un decennio. Non aiuta lo stallo politico che si è creato all’indomani delle presidenziali di primavera che pure hanno fatto registrare un’alta e non scontata partecipazione al voto: oltre sette milioni di afghani alle urne rappresentano certamente la pi alta sconfitta politica dell insurrezione. e prime a credere al cambiamento sono proprio le donne che sfidando divieti e minacce hanno partecipato al voto, anche se c’è una grande disomogeneità tra la realtà delle grandi città e quella dei numerosi villaggi rurali disseminati sul territorio. A Herat c’è un discreto attivismo: da alcuni anni si festeggia la festa delle donne; su 11mila studenti iscritti all’università di Herat, il 45% è rappresentato da ragazze. Herat è inoltre
la città che vede a capo della Procura generale una donna, Maria Bashir, una donna che combatte ogni giorno criminalità e corruzione “senza nessuna pietà”. Dunque, agli sgoccioli della missione, mentre il futuro della SU 11MILA presenza internazionale in AfghaSTUDENTI ISCRITTI nistan è ancora incerto, anche a ALL’UNIVERSITÀ causa dello stallo politico interno, DI HERAT IL 45% le donne segnano molti punti a favore anche grazie al lavoro appasSONO RAGAZZE sionato di altre donne. È il caso delle militari italiane che hanno lavorato con il resto del contingente nazionale in tutta l’area Ovest dell’Afghanistan. In particolare, il Provincial Reconstruction Team (Prt) di Herat a guida italiana (chiuso quest’anno) ha sostenuto numerosi progetti di cooperazione civile e militare tesi a migliorare la vita delle donne, collaborando con Ong e istituzioni locali, come il Dipartimento per gli Affari femminili della provincia di Herat. Ad avere a cuore (e nel cuore) le donne afghane è Laura Orani, Primo caporal maggiore, una giovane algherese di 33 anni alla sua terza missione in Afghanistan con la Brigata Sassari (la prima a Farah nel 2009, la seconda a Bala Boluk nel 2011 e l’ultima
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a Herat nel 2014), incontrata nella base italiana di Camp Arena. “È la terza volta tra queste montagne”, e mentre lo dice leggi l’entusiasmo negli occhi di chi sa di aver fatto la scelta giusta. Questa ragazza italiana, questa donna in divisa, a missione praticamente conclusa porta con sé in Italia “i sorrisi delle donne” e la soddisfazione di aver visto alcuni cambiamenti positivi nel corso degli anni. È fiera, aura Orani, del supporto “discreto” che la missione italiana ha dato alle questioni di genere: “Abbiamo offerto un supporto senza voler disarticolare la loro cultura - racconta -. A livello militare, collaboriamo con le forze armate afghane anche per far conoscere l’uguaglianza di genere, sempre nel rispetto della cultura d origine, ottenendo risultati significativi . a fiducia che le donne hanno riposto in altre donne è il valore aggiunto della missione. “È una grande soddisfazione vedere crescere i progetti avviati grazie al supporto del nostro Prt, vedere le sinergie che si sono messe in moto nel Paese”. La speranza è che nulla venga disperso, che l’Afghanistan possa continuare a crescere, sia quello dei villaggi tra le montagne, sia quello delle città. n unica sfida, sotto lo stesso cielo, che qui ad e rat è più che mai pieno di stelle.b
AFGHANISTAN
LA SODDISFAZIONE DI VEDERE CRESCERE I PROGETTI E LE SINERGIE. LA SPERANZA CHE NULLA VENGA DISPERSO
PROSTITUZIONE & SCHIAVITÙ
di Elisabetta Borzini
Scrivo questo articolo su un volo per Bangkok. Dietro di me un gruppetto di ragazzi sta andando a celebrare un addio al celibato. A Pattaya, Thailandia. Per celebrare pensano di fare una scorpacciata di figa mandorlata , cito testualmente. Figa mandorlata, come facilmente intuibile, è l’epiteto per le donne asiatiche. Questa espressione viene usata largamente nella Bibbia dei turisti sessuali italiani, il sito www.viaggidellagnocca.it infatti è una piattaforma nata per scambiarsi informazioni circa i paesi e i posti migliori per reperire sesso a pagamento e non. Chiaramente sentir parlare di donne in termini di “te la danno/non te la danno/te la danno gratis ma vogliono un regalo” fa accapponare la pelle, ma fa proprio orrore pensare che la maggior parte delle donne a cui la comunità virtuale si riferisce con fi a mandorlata siano, a tutti gli effetti, schiave. Il Sud Est Asiatico è infatti la regione al mondo che maggiormente contribuisce alla tratta di esseri umani. Dei 20.6 milioni di vittime di tra fico i tima c e ua i o ano rove nire da ae i dell’ tremo riente e c e iano revalente mente donne e am ini i loro circa il fini ce nel giro della ro tituzione orzata. I bambini, maschi e femmine, si vendono bene nelle capitali del sesso come Bangkok, Phuket
SONO MILIONI LE VITTIME DEL TRAFFICO DI ESSERI UMANI E
IL 56% DEI BAMBINI FINISCE NEL GIRO DELLA PROSTITUZIONE
e Chiang Mai: sono facili da trasportare e sono più facili da ricattare o impaurire. Chi acquista una prestazione sessuale in questi luoghi deve sapere che, nonostante il rossetto e gli abiti di lustrini, sta acquistando un’ora di vita di un bambino schiavo. Si arla di c iavit nel dei ca i in cui la figa mandorlata adul ta ma la ercentuale ale al uando otto i anni La prostituzione minorile nella regione tra il Myanmar e le Filippine è facilmente accessibile e a buon mercato, con la domanda cresce l’offerta e con la globalizzazione si amplia la rosa
dei servizi. a pornografia è la nuova frontiera nell era di in ternet è relativamente facile nascondere la propria identità e il luogo da cui si vende, compra e scambia e un video con bambini può essere personalizzato in base al cliente e raggiungere un pubblico vasto, aumentando il profitto ma salvaguardando l’investimento (c’è una discreta differenza tra girare un video e mettere la propria merce a disposizione di 5-7 clienti al giorno, con tutti i rischi che questo comporta). a prostituzione minorile e la pedopornografia nei paesi non industrializzati sono in larga parte frutto di disagio dovuto alla povertà: spesso a seguito di inganno sono le famiglie stesse a mettere i propri figli nelle mani degli aguzzini. i sente spes so parlare di campagne di sensibilizzazione e scolarizzazione per diminuire la vulnerabilità delle comunità più indigenti, la
verità, purtroppo, è che il cambiamento culturale richiede generazioni, e le famiglie che in tempo di carestia vendono un figlio o lo mandano a lavorare , nel breve termine continueranno a farlo. Aumentare la scolarizzazione non significa solo garantire l’accesso gratuito a scuola ma anche che la qualità dell’insegnamento sia competitiva, che l’ambiente scolastico sia sicuro e che i costi di avere un figlio a scuola e non al lavoro non siano percepiti come un ostacolo insormontabile. gire a monte significa ignorare le vittime di oggi per proteg gere quelle di domani, mentre un’azione integrata con un maggiore focus sugli effetti dello sfruttamento sessuale di minori (leggi più rigide sull’uso e scambio di materiale pedopornografico e prostituzione minorile, maggiore collaborazione tra polizie nazionali e lotta alla corruzione) potrebbe davvero fare la differenza per le vittime di oggi. L’eterno quesito della causa e dell’effetto si ripropone. Che fare? b
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DONNA NON SI NASCE, LO SI DIVENTA
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Simone de Beauvoir(1949)
LA “GENDER IDEOLOGY” di Cristina Carpinelli LA CHIESA E UNA CERTA POLITICA POLACCA CENSURANO IL DIBATTITO SUL “GENDER” E SOSTENGONO CHE “L’IDEOLOGIA DI GENERE RAPPRESENTA UNA MINACCIA PEGGIORE DEL NAZISMO E DEL COMUNISMO MESSI INSIEME” questi due tipi, maschile e femminile, non si adegua correttamente” (Michele Pazzini. Estratto dalla rubrica “Di Qualunque enere . ensile era una volta n. / . impoverendo decenni di studi teorici e ricerche empiriche Il professore di teologia, monsignor Dariusz Oko, in una recondotte sul concetto di genere, sull’identità, sull’ordine e i ruoli cente intervista rilasciata al settimanale cattolico “Niedziela”, sociali. È diventato, infatti, d’uso comune accusare i “gender ha affermato che “il genere è un classico esempio di un’idestudies” di essere qualcosa d’ideologico e propagandistico, ologia…è lo strumento impiegato dalle lobby ateiste, gay e a danno delle leggi naturali procreatrici di ogni ordinamento femministe per ottenere dalla società vantaggi e benefici . In una lettera pastorale (Threats to the Family Stemming from the sociale. Ideology of Gender, vedi: http://roratera la fine del e l anno in corso, caeli.blogspot.com/ / /bishops la cattolicissima Polonia ha fatto della attac dangerous gender.html , diffusa “gender ideology” un vero e proprio Nei paesi dell’Europa a tutti i vescovi polacchi, si mette in campo di battaglia, contribuendo a guardia dall influenza insidiosa dell idediffondere quella volgarità intellettuale, dell’Est ologia di genere e dai principi del tutto che prende il sopravvento quando “le i “gender studies” contrari alla realtà e alla comprensione opinioni di alcune persone [o istituziosono accusati integrale della natura cui tale ideologia ni - come la chiesa polacca] spacciano s’ispira. Nella lettera si dice che in base per pseudo scientifica una ricerca emdi danneggiare le leggi a questa ideologia una persona può pirica [quella sul “gender”] non confornaturali procreatrici volontariamente scegliere se essere me al loro modo di intendere la società di ogni ordinamento uomo o donna, e decidere, dunque, basata sull’idea, ancora più imbarazliberamente anche del proprio orientazante, che i ruoli maschili e femminili sociale mento sessuale. Tuttavia, questa “vosiano naturalmente dati, che attitudini, lontaria autodeterminazione” spinge responsabilità, compiti e routine siano la società ad accettare l’esistenza di diversificati in base al sesso biologico di appartenenza e che, imbarazzo degli imbarazzi, ancora nuove tipologie di famiglie, costruite, per esempio, su relaoggi descrivono la società come soggiacente a ‘leggi natura- zioni omosessuali. Il messaggio prosegue sostenendo che la li’. Ritenere che le differenze di genere siano qualcosa di na- chiesa, pur biasimando le persone che “umiliano” le persone turale e/o biologico, rende deviante il comportamento di chi, a con tendenze omosessuali, nello stesso tempo ha il dovere di
In questi anni si è dato ampio spazio in tutti i paesi dell’Europa dell’Est al dibattito sul “gender” assimilato a mera “ideologia”,
se contro due sacerdoti polacchi, denunciare che la pratica omosesuno dei quali, l’arcivescovo Józef suale è qualcosa di profondameneso o s i, è stato nunzio del atite disordinato, e che il matrimonio cano nella Repubblica Dominicana, tra un uomo e una donna non può prima di essere richiamato in attesa essere socialmente equiparato a dell esito dell inchiesta. el , il un legame omosessuale. monsignore è stato dimesso dallo Immediata è stata la risposta di costato clericale dalla Congregazione loro che non condividono tali idee. per la Dottrina della Fede per il deKrzysztof Makowski, membro del litto di pedofilia, dopo la condanna partito di recente formazione “Twój nel primo grado di giudizio. L’AssoRuch”, ha affermato che “non esiciated ress ha riferito che ben ste una cosa come l’ideologia di sacerdoti polacchi sono stati processati per abusi sessuali, genere, poich il gender è lo studio scientifico delle relazioni anche se la maggior parte di questi ha ricevuto pene detentra uomo e donna. Attribuire carattere ideologico a ricerche tive sospese. che sono empiricamente fondate, è fuorviante. La chiesa si Il capo della Chiesa cattolica in Polonia, l’arcivescovo Józef sta inventando ancora una volta un nemico, proprio come Michalik, ha fatto arrabbiare i suoi connazionali dichiarando aveva fatto in passato con le streghe e con le persone che che l’abuso spesso si consuma perché i bambini (in genere, credevano che la terra fosse rotonda”. quelli con problematiche molestati sono in cerca di amore . lla fine del , in una scuola materna di bni città del Ha poi chiarito che non stava cercando di assegnare la revoivodato della lesia , alcuni genitori si sono lamentati, poisponsabilità dell’accaduto alle vittime. Qualche giorno dopo, ché un bambino ha detto al padre che anche gli uomini poslo stesso arcivescovo ha attaccato l’istituto del divorzio, la sono indossare le gonne. Ciò ha scatenato l’ira delle famiglie pornografia e la gender ideology: “l’ideologia di genere soldei bambini che frequentano la scuola. È stato persino coinleva preoccupazioni legittime, perché va contro le leggi della volto un professore di diritto dell’Università di Varsavia, il quanatura, favorisce il matrimonio tra persone dello stesso sesso le ha denunciato che “veicolare messaggi educativi di quel e si batte per la legalizzazione dell’adozione di bambini da genere non può che provocare nella prima infanzia gravi perparte di coppie gay”. turbazioni dell’identità sino a causarne la disintegrazione”. In Il furore della chiesa polacca si è manifestato soprattutto realtà - come ha testimoniato la direttrice della scuola materdopo che il presidente russo ladimir utin ha firmato, lo na, Joanna Cichocka, - sono stati semplicemente mostrati ai scorso anno , una legge anti ga che impone multe bambini dei libretti in cui vi erano immagini con orsacchiotti salate per coloro che “promuovono tra i che indossavano alcuni tipici costuminori il sesso non tradizionale”. Come mi tradizionali: abiti arabi (kandoura o è noto le ripercussioni di quella legge dishdasha), kilt scozzesi, ecc. In queLa propaganda sono andate oltre quella enunciazione, ste immagini non vi era proprio nulla a contro il gender soffocando qualsiasi sostegno pubsfondo sessuale. blico per lesbiche, gay, transgender e Sono apparsi nelle scuole poster con la sembra un’occasione intersex, e impedendo la diffusione di scritta “proteggere il bambino contro il per distrarre l’opinione materiale omosessuale in rete. Anche gender”. Quasi ogni giorno sono stati pubblica dalle pesanti gli stranieri presenti in territorio russo proclamati appelli contro l’ideologia di genere, come quello di un prete che in accuse di abusi sessuali che violano la legge (inclusi in passato i visitatori delle Olimpiadi invernali di Soun discorso a Poznan ha sostenuto che su minori che hanno chi del febbraio , rischiano la pri“il genere porta alla devastazione delle scosso la chiesa gione e la deportazione per giorni. famiglie ed è associato con il femminiNel parlamento polacco si è da poco smo radicale, che sostiene l’aborto, il polacca formato un gruppo di lavoro composto lavoro delle donne e la detenzione dei di deputati e un senatore denominabambini negli asili”. to “Arresta l’ideologia di genere”. ScoTutta questa propaganda è sembrata, po del gruppo è avviare una mobilitazione in tutte le città, in realtà, agli occhi di molti polacchi, l’occasione tanto atteaffinch s impedisca che il denaro pubblico sia utilizzato per sa per distrarre l’opinione pubblica dalle pesanti accuse di divulgare l’ideologia di genere, e per individuare “soluzioni abusi sessuali su minori che hanno scosso la chiesa polacca legislative” contro tale ideologia. “I genitori hanno il diritto di proprio nel / . ccuse di abusi sono, infatti, emer-
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sapere cosa succede nelle nostre istituzioni, così che essi possano avere la certezza che i loro figli siano al sicuro da certe influenze psicologiche nefaste”. In questo modo, si è espressa la presidente del gruppo, Beata Kempa, del partito Solidarna Polska, al cui centro del proprio programma politico ha la lotta contro i matrimoni gay. Proprio per questa posizione anti-gay, questo partito è uscito dal gruppo ECR (European Conservatives and eformists roup del arlamento europeo. a Kempa ha scritto una lettera aperta, piuttosto aggressiva, nei confronti del premier polacco Donald Tusk, poiché quest’ultimo ha criticato la “stupidità” e l’“isteria” con cui nel Paese è affrontato il dibattito di genere. iotr odzisz studioso di tematiche di genere sostiene che l’assenza nella lingua polacca di un termine che abbia lo stesso significato dell idioma anglosassone gender che richiama una categoria concettuale, poiché sposta le problematiche di genere dal punto di vista della differenza biologica a quello delle relazioni sociali e culturali, in cui agiscono individui e gruppi, e definisce un quadro specifico di temi come, ad esempio, quello del patriarcato , crea dei problemi, sollevando diffidenza e ostilità. enza la presenza nel nostro linguaggio espressivo di un termine equivalente a ‘gender’ non c’è modo di fare una chiara distinzione tra sesso e genere . i , sostiene odzisz, ha un riflesso molto negativo ad esempio, la chiesa sovrappone tout court il termine ‘gender’ con il sesso, demonizzandolo al punto tale da dimostrare che è una parola nuova e pericolosa . Parlare di ‘gender’ vuol dire parlare di pervertiti , vale a dire di pedofili, sadomasochisti, omosessuali, transgender, Nel parlamento intersex - tutti posti nello stesso girone si è da poco infernale”. Questi sono i messaggi traformato un smessi a molti polacchi che non hanno gruppo di lavoro la minima idea di che cosa sia il ‘gender’. L’anno scorso, durante un festidi 15 deputati val culturale estivo a Świnoujście (città e un senatore a nord ovest della olonia , il vescovo polacco, Tadeusz Pieronek, partecidenominato pando a un dibattito, ha dichiarato che “Arresta “l’ideologia di genere rappresenta una l’ideologia minaccia peggiore del nazismo e del comunismo messi insieme”. di genere” a chiesa esercita ancora un influenza enorme in un aese dove pi del della popolazione milioni si identifica come cattolica. Ma la Polonia è sempre più divisa tra una visione volta a ristabilire la “famiglia tradizionale”, la “vera femminilità” o la “vera mascolinità”, e un’altra socialmente più liberale, aperta e progressista sostenuta dalle nuove generazioni. b
IN ARRIVO UNA PRESIDENTE? di Emanuela Irace A TRE ANNI E MEZZO DALLA RIVOLUZIONE LA TUNISIA TORNA ALLE URNE. LA NOVITÀ È CHE SONO BEN QUATTRO LE DONNE CANDIDATE AL PALAZZO DI CARTAGINE
Saranno le prime elezioni politiche a tre anni e mezzo dalla Rivoluzione. Un test storico per il paese che ha dato il via alla cosiddetta “Primavera araba”. Quel tornado che tra effetto domino e contagio ha rimesso in gioco stabilità ed equilibri nell’intero Medio Oriente. Paradossalmente partendo dal Maghreb, la porzione più occidentale del complessivo comparto geo-politico. Due gli appuntamenti elettorali che marcheranno la fine della transizione in unisia e l inizio dell era democratica. lezioni legislative il ottobre e i due turni delle presidenziali tra novembre e dicembre. Un passaggio incompiuto che renderà ancor più deludente la speranza rivoluzionaria. A competere restano i vecchi poteri di sempre incuneati in un sistema statuale e amministrativo mai realmente riformato. Ma soprattutto resta la dipendenza dagli stati finanziariamente condizio-
Le quattro candidate non si accontenteranno di un ruolo esecutivo o da comprimarie — nanti: USA, UE e Monarchie del Golfo, primi tra tutti il Qatar, più interessati a conservare il controllo del debito e delle risorse di un sottosuolo ancora da sfruttare che a far decollare un paese dalle enormi potenzialità. Un’aggressione commerciale silenziosa quanto subdola che mira a mantenere lo statu quo impedendo che nuovi competitor internazionali, vedi ina, possano inserirsi finanziariamente sul mercato maghrebino.
All’immobilismo interno fa da contraltare il pericolo esterno alle frontiere con Libia e Algeria. Terrorismo jihadista ed emergenza rifugiati. Se da un lato appare sempre più plausibile la saldatura tra Stato Islamico della Siria e del Levante e frange estremiste del movimento tunisino di Ansar al Sharia, dall altro è l afflusso di rifugiati libici a scardinare l equilibrio demografico del territorio. ono circa i cittadini libici in fuga dalla guerra civile che ogni giorno attraversano le frontiere. Il dell intera popolazione tunisina. na cifra spaventosa. In questo contesto la sfida elettorale abbassa i toni e cerca alleanze. Più che l’ideologia
Il paese va alle urne vivendo il pericolo alle frontiere con Libia e Algeria, il terrorismo jihadista e l’emergenza rifugiati — o il programma vince la capacità di assomigliare all’altro in un turbinio melmoso che accorcia le distanze, anche tra laici e religiosi. Ma se per la maggior parte dei vecchi candidati l’obiettivo è “durare” per conservare il potere, la vera novità si gioca alle presidenziali. Per la prima volta nella storia della Tunisia quattro donne hanno depositato la propria candidatura alla Presidenza della Repubblica. Una presenza non di facciata, considerando il peso specifico delle sfidanti, che a differenza di molte Ministre del democraticissimo Occidente non si accontenteranno di un ruolo meramente esecutivo o da comprimarie. Come affermato a metà settembre dalla candidata Kalthoum Kennou, potente leader e presidente dell’Associazione Magistrati Tunisini: “Nessuno tra i candidati ha un programma e nessuno ha mai voluto realizza-
re gli obiettivi della Rivoluzione”. Una denuncia seguita dalle dichiarazioni di Bedra Gaaloul, docente universitaria e presidente del Centro internazionale studi di sicurezza e militari, che ha messo a punto un progetto per combattere il terrorismo con un approccio globale. Sia socio-antropologico che militare. na sfida raccolta anche dalle altre due contendenti che intendono candidarsi al palazzo di Cartagine. Sono Leila Hammamami, economista e docente in numerose università estere che nel suo programma ha puntato tutto sulle relazioni personali con potenti gruppi economici stranieri, capaci di ridare ossigeno ad investimenti economici infrastrutturali e alla crescita produttiva interna. A chiudere il quartetto delle future presidenti Emna Mansour Karoui, intellettuale femminista, presidente del Movimento democratico per la riforma e la costruzione che in pochi giorni è riuscita a trovare . firme a sostegno della propria candidatura. Emna ha più volte denunciato il maschilismo che in Tunisia ha ridotto al minimo la presenze di donne capolista nei partiti. Per questo vuole appoggiare e consolidare la presenza femminile nei luoghi decisionali con un programma che preveda quote di genere negli organi elettivi. Dopotutto l’acronimo del suo movimento politico pare di buon auspicio: MDRE, che per noi italiane non passa certo inosservato. In bocca al lupo dunque.
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PESHMERGA
ANGELI ARMATI PER LA LIBERTÀ KURDISTAN
di Zenab Ataalla
GUERRIERE VALOROSE IN PRIMA LINEA NELLA GUERRA CONTRO L’ISIS PER DIFENDERE LE LORO CONQUISTE. PRIMA DI TUTTO COME DONNE Chi sono le combattenti peshmerga di cui tanto si sente parlare negli ultimi tempi? Cosa fanno? Qual è la loro storia? Sono solo alcune delle domande che ci siamo fatte alla luce delle recenti e disumane uccisioni perpetrate dall’Isis, l’auto proclamatosi califfato che ben poco ha di islamico, ai danni delle minoranze curde e yazide che abitano l’area settentrionale dell’Iraq. etteralmente il termine peshmerga significa coloro che sono pronti a fronteggiare la morte”. Nato come un titolo di riconoscimento per gli uomini e le donne che hanno combattuto per uno Stato curdo libero tra Iran, Iraq, Siria, Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale, in tempi più recenti il termine viene associato ai gruppi militari curdi, di cui le donne fanno da sempre parte integrante. Per la popolazione curda, i peshmerga non rappresentano solo i militari che combattono, sono anche gli angeli che proteggono i loro confini e le loro libertà. Due ruoli che sono andati delineandosi in due momenti storici. Prima con la fondazione del Movimento d’Indipendenza curdo nel 1920. Poi con la nascita della Repubblica curda di Mahabad nel 1946 ed il suo disfacimento un anno più tardi. Si parla della storia di un popolo, delle sue e dei suoi combattenti che va di pari passo con la richiesta secolare di uno Stato indipendente, il Kurdistan, e del suo riconoscimento internazionale. i tratta di una storia nella quale è un dato di fatto che fin dal secolo scorso l’attivismo delle donne sia stato un cardine fondamentale per la causa curda, anche se si tratta di una presenza riconosciuta ufficialmente solo nel , quando i gruppi volontari femminili sono staIL RUOLO ti formalmente integrati all’interno FONDAMENTALE DELLE dell’esercito curdo con il nome di DONNE NELLA LOTTA PER Unità 106, II battaglione. LA CONQUISTA DELLO Ad oggi parliamo di centinaia di STATO INDIPENDENTE DEL donne addestrate presso il quartieKURDISTAN
Col. Nahida Ahmad Rashid
SONO CENTINAIA LE SOLDATE ADDESTRATE NEL QUARTIERE GENERALE DI SULIMANIYAH NEL NORD IRACHENO
re generale di Sulimaniyah nel nord iracheno. A guidarle è il colonnello donna Nahida Ahmad Rashid, per la quale combattere per il proprio Paese è una questione imprescindibile dell’essere curdi. iamo peshmerga ed è nostro dovere nazionale proteggere la nostra terra ed ottenere la sovranità nazionale. Siamo qui per una causa ed una missione. Siamo qui per continuare a lottare e proteggere quello che abbiamo raggiunto il arlamento, la stabilità e la sicurezza. iamo qui per realizzare la libertà e la liberazione . Sono donne che non hanno smesso di prendersi cura delle loro famiglie se non quando, per necessità militari, devono muoversi in ricognizione nelle zone settentrionali irachene dove è serrato il combattimento contro l Isis, tra le città di Kirkuk, Daquq, Jalawla e Khanaqin. ono mogli, madri e figlie che combattono accanto ai loro mariti, padri e figli senza favoritismi o facilitazioni e che godono dello stesso trattamento degli uomini così come prevede la legge militare curda.
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Fonti: http://www.dailylife.com.au/news-and-views/news-features/life-in-the-allfemalepeshmerga-unit-in-iraqi-kurdistan-20140815-3dqs6.html http://nypost.com/2014/08/14/kurdish-women-take-up-arms-against-islamic-state/
Le combattenti peshmerga in addestramento
Il trionfo de las “Mentesfemeninas”
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rganizzato da Especialista en Igualdad e dalla rivista femminista Pikara Magazine, una tre giorni per celebrare e condividere il talento e la professionalità delle donne Un appuntamento da non perdere e da seguire anche a distanza. Il primo week end di ottobre, nella località di alobre a, nella osta ropicale di ra nada in Spagna, il primo congresso “Mentesfemeninas”. Da tutto il mondo si riuniscono per condividere, dare visibilità e rafforzare il lavoro delle donne nelle varie sfere della vita pubblica. Tante le sezioni tematiche: politica e femminismo, arte e cultura, scienza e salute, impresa e tecnologia. Seppure ancora non debitamente riconosciuto, lo spazio pubblico conquistato dalle donne cresce e la finalità di questo incontro, organizzato da María S. Martín Barranco e Sonia Villar, impegnate da tempo su questi temi, è quello di creare uno spazio totalmente al femminile per sostenere la partecipazione di donne di differenti età, discipline e continenti. È vero che le donne acquistano ad ogni passo nuove quote di potere e sono presenti nei libri di testo e sui mezzi di comunicazione. ncora adesso per difficilmente
si tiene nella giusta considerazione l’opinione delle esperte dei vari settori. Vogliamo che le bambine e le giovani conoscano le storie di donne che hanno rotto il tetto di cristallo e occupano posti di rilievo in tutte le professioni, perché siano per loro dei modelli di riferimento”, scrivono le organizzatrici. In questa prima edizione tante le donne di punta della società spagnola e di altri paesi, in totale più di trenta relatrici, alcune afferenti a reti professionali come CIMA (rete delle donne cineaste e del settore audiovisivo), RADA (rete andalusa dell’astronomia) e AMIT (donne ricercatrici e tecnologhe). Oltre alle sessioni e ai workshop, nei tre giorni tante mostre, cineforum, presentazioni di libri ed eventi scientifici e musicali. (S. V.)
SPAGNA
Si addestrano allo stesso modo dei loro colleghi e come loro partecipano alle lezioni di politica, tecniche militari ed intelligence. E allo stesso modo sono istruite ad utilizzare ogni tipo di arma - da quelle leggere a quelle pesanti, dai fucili di precisione alle armi automatiche - in qualsiasi situazione. Tutto questo perché per le peshmerga la posta in gioco è doppia: non si tratLE PESHMERGA ta solo di combattere per l’indipenCOMBATTONO PER L’INDIPENDENZA E denza del loro Paese, ma anche di PER DIFENDERE LE LORO assicurare alle future donne curde CONQUISTE, OTTENUTE uno status sociale che le loro maLOTTANDO CONTRO UNA dri hanno conquistato con fatica SOCIETÀ PATRIARCALE nel corso dell’ultimo secolo, lottando E MASCHILISTA contro una società patriarcale e ma schilista. E sono disposte a farlo anche fronteggiando la morte come le loro antenate insignite del titolo peshmerga perché donne e guerriere, perché coraggiose e valorose. b
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LIBRI a cura di Tiziana Bartolini
ELEGANZA E IRONIA. LA FORZA DELLA CULTURA È un piacere autentico, pagina dopo pagina, assaporare le volute espressive che la nostra lingua consente a chi la sa maneggiare accuratamente. Altrettanto gradevole è l’incontro, assai frequente, con affondi ironici espressi spesso con rara eleganza e stupefacente immaginazione. Lucianna Di Lello, filologa classica, attinge alle sue vaste conoscenze per ideare e scrivere un libro sorprendente, per un tempo - il nostro - che disconosce saperi e nozioni, in cui la telegrafica provvisorietà della comunicazione cela dietro ai twitt una pervadente ignoranza e sciatteria. L’autrice de ‘Il paese senza nome’ ci regala un libro coltissimo e leggerissimo al tempo stesso. Oscillando tra citazioni letterarie e cinematografiche pi o meno esplicite e considerazioni di buon senso, ricorrendo a versi poetici e abbandonandosi a frequenti digressioni, la storia si dipana in ventiquattro capitoli - che possono anche essere letti l’uno indipendentemente dall’altro - e una postfazione. La trama è presto detta: l’amore della giovane iuditta figlia del onsole italiano in rgentina per eiar noto in società per le sue pose dandy , la volontà paterna che le impone un matrimonio con un uomo maturo in cui peraltro non le mancheranno piaceri notturni coniugali sapientemente descritti dall’autrice. Tanti i personaggi, prevalentemente femminili, che entrano nella narrazione a cominciare da Lu Zenaide, “aspirante scrittrice e discendente della stessa Giuditta”, contribuendo a creare ambienti e circostanze raccontate con un evidente piacere tratto dalla cura meticolosa della scrittura e del linguaggio. Il connubio tra gli intrecci narrativi a la ricchezza espressiva catturano inesorabilmente l’attenzione e dimostrano quanto la cultura possa essere, anche, molto divertente.
Lucianna Di Lello IL PAESE SENZA NOME Ed Carabba, pagg 365, euro 21,00
UN SORRISO CI SALVERÀ ‘Dai peccati di gola’ agli ‘Interrogativi in sospeso’ passando per ‘I proverbi rivisti e aggiornati’, il piccolo libro di
Graziella Poluzzi - autrice “ironica” e di articoli, racconti e poesie - “è un susseguirsi di lampi cerebrali fin dal suo titolo. Sinapsi in strass” sferza e dissacra miti e ovvietà dell oggi. Disvela in poche battute la banalità che si ammanta di grandeur. L’abitudine a leggere in controluce contagia il lettore sollecitandolo a scorrere pagina dopo pagina per rileggere, all’ombra di un sorriso lieve, ipocrisie e vacuità. er finire con l pitaffio per un oeta. uotava tra i foglietti degli appunti, finch un triste giorno vi fin annegato, non si sa se felice o angosciato”. Graziella Poluzzi SINAPSI IN STRASS. ERUZIONE DI AFORISMI IN ODORE D’IRONIA Ed Zona Contemporanea, pagg 82, euro 10,00
UNA MAMMA. LA MIA Ad un certo punto della vita si sente il bisogno di ripercorrere il cammino che abbiamo compiuto e di mettere a fuoco le nostre origini, con tutto il valore che esse hanno costituito per la nostra esistenza. È quello il momento in cui volgiamo lo sguardo affettuoso a chi ci ha generato ed in particolare a nostra madre. Giuliana Goracci in “Un altare per mia madre” nobilita la sua, ringraziandola e riconoscendo la meravigliosa eredità man mano che i suoi insegnamenti” le tornano in mente. Un piccolo libro che nel narrare brevemente la storia di una famiglia toscana ci porge un felice affresco dell’Italia del secolo scorso. Giuliana Goracci UN ALTARE PER MIA MADRE. UNA FIGLIA RACCONTA Ed Factory, pagg 79, euro 10,00
STRAORDINARIA ORTESE IL GENIO E L’ERRANZA “Forse ho incontrato Anna Maria Ortese sullo scalone di ingresso dell Istituto Italiano per gli tudi ilosofici di ia onte di Dio 14, in una di quelle serate piovose napoletane ….”. La passione di Eshter Basile per Anna Maria Ortese - la donna e la scrittrice - è di quelle autentiche e senza riserve. Ogni riga, ogni commento attinge forza dall’amore suscitato da una vicenda umana che sorprende continuamente per i patimenti e le glorie che l’hanno attraversata. E, sempre nella prima pa-
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gina, continua:”La immagino china sulla sua Olivetti 22, mentre compie il rito della scrittura e del viaggio che è solo delle persone autentiche, quando nel silenzio dei loro luoghi ai armano della urgenza della parola…”. È proprio il tanto viaggiare geografico e culturale della rtese ad offrire alla casa editrice ali no l opportunità di arricchire la serie de le farfalle collana diretta da lara ereni dedicata alla viaggiatrici e destinata in parte a sostenere i progetti di vita per persone con gravi problemi psichici della nlus a città del sole di un altro contributo dopo i libri pubblicati, tra i vari, su va ameli alvino, aola iocca, a ria razia utuli. I luoghi di rtese sono fuori dalle mappe geografiche e indicano passag gi possibili e punti di osservazione originali di uno dei pi grandi nomi della letteratura del ovecento. In questo libro conosciamo la r tese anche attraverso contributi e ricordi, tra i molti, di Dacia araini, enata runas, offre do ofi. itazioni da articoli pubblicati su ni tà e sulla rivista sud e riproduzioni di pagine di oi Donne degli anni con le sue novelle o con i suoi reportage dal mezzogiorno arricchiscono il libro insieme alle fotografie di alcuni luoghi simbolo che la nostra ha toccato e alla sua puntuale biografia. Esther Basile ANNA MARIA ORTESE Ed ali&no, pagg 166, euro 12,00
PROTAGONISTE DELLA STORIA Il protagonismo delle donne lungo tutto il corso della storia italiana, dal isorgimento fino alla costruzione della epub blica. È questo l’asse lungo cui si muove Le italiane a Bologna. Percorsi al femminile in 150 anni di storia unitaria, pubblicato nel e curato da Fiorenza Tarozzi (professoressa associata Storia contemporanea e toria delle donne in età contemporanea presso l niversità di olo gna) e Eloisa Betti (dottoressa di ricerca in Storia d’Europa, titolare di un assegno di ricerca presso l niversità di ologna . Il libro si concentra soprattutto sulle emiliane e sulle bolognesi mettendo in luce come il ruolo e l agire delle donne tanto in casi individuali cos come in gruppi nella salute, nell istruzione o nella solidarietà siano stati una costante nella storia dell’Italia unita. Fiorenza Tarozzi e Eloisa Betti (a cura di) LE ITALIANE A BOLOGNA. PERCORSI AL FEMMINILE IN 150 ANNI DI STORIA UNITARIA Ed. Socialmente, pagg 238, euro 15,00
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NOIDONNE nella Grande Guerra Una storia tutta da raccontare. Insieme di Alida Castelli Nel mese di settembre NOIDONNE ha lanciato la proposta di raccogliere memorie, documenti, testimonianze e diari che ci parlino della presenza, della vita e del ruolo vissuto dalle donne italiane, e non solo, durante la Prima Guerra Mondiale. All’interno dell’articolato calendario di iniziative decise per commemorare il centenario (1914/2014) realizzato con il contributo del “Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale” si ricorda il valore del recupero della memoria storica, anche per veicolare alle nuove generazioni l’informazione e la riflessione su un conflitto che ha visto così pesantemente coinvolte le popolazioni civili, e quindi le donne in primo luogo, i bambini e le bambine, la popolazione anziana. Proprio perché queste buone intenzioni vengano realizzate, l’iniziativa di NOIDONNE assume una rilevanza particolare. Le intenzioni sono infatti buone, ma quel che si è visto fino ad ora nella programmazione concreta non lascia ben sperare sulla giusta luce che dovrebbe essere data alle donne e all’importanza del loro ruolo al fronte, nelle città e nelle campagne, nelle fabbriche e nelle famiglie. Sarà perché il Comitato storico scientifico è composto da 15 persone di cui una sola donna? Attendiamo quindi di ricevere i vostri contributi (memorie, documenti, fotografie, racconti) per comporre una storia, inedita, di NOIDONNE NELLA GRANDE GUERRA. I materiali possono essere inviati alla mail: noidonnegrandeguerra@gmail.com al fax 06 49380303 o per posta ordinaria a NOIDONNE, Via della Lungara, 19 – 00165 Roma.
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L’ERA DELLE DONNE E DELLA SPIRITUALITÀ di Silvia Vaccaro
A POCHI GIORNI ALLA RIPRESA DEL TOUR DELLO SPETTACOLO FINIS TERRAE, L’ATTRICE ITALO-SUDSUDANESE ASHAI LOMBARDO AROP SI RACCONTA
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aminante, no hay puentes, se hacen puentes al andar”, scriveva Gloria Anzaldua descrivendo la necessità di ogni essere umano di costruire ponti lui, perché non c’era stato, e dopo averlo conosciuto, ho e legami che, di fatto, possono essere capito che avevo ragione ad essere furiosa. Avevo bisotirati su soltanto man mano che si procede. Ad ascoltagno di mio padre, della sua saggezza”. Gli anni prima di re la storia di Ashai Lombardo Arop, ballerina, attrice e quell’incontro non sono semplici per lei, per via di quelle coreografa, viene in mente l’immagine di un ricamo tesorigini meticce, che la espongono a troppi sguardi curiosuto con pazienza, annodando fili sciolti per tanto temsi. Appena ventenne, stanca di sentirsi fuori posto, parte po. Un percorso a volte faticoso che però le ha lasciato per Londra dove “per la prima volta nessuno mi guardatanta forza e altrettanta grazia, che convivono dentro di va mentre camminavo per strada”, e quella lei mescolate insieme, come le sue origini. Fidiventa la sua casa per cinque anni. Messa glia di una donna italiana e di un uomo sudin stand-by la laurea al DAMS, in Inghilterra sudanese, scappato dalla guerra mentre già Ashai studia arti visive, crescendo dal punto lavorava come diplomatico e giornalista. Una “ABBIAMO di vista artistico e, cosa forse più importante, vita da rifugiato politico in giro per il mondo, BISOGNO ritrovando una sua identità forte. “A Londra ho con una parte di famiglia in Canada, un’altra DI SPIRITUALITÀ conosciuto i neri, ma io non ero una di loro, mi in Australia e Ashai a Roma, conosciuta da E DI MESSAGGI consideravano bianca. Lontana da casa, ho bambina e rivista solo dopo molti anni. “QuanPOSITIVI. capito profondamente il valore delle mie radici do sono andata in Canada per conoscerlo, nel L’ARTE e della mia italianità”. Ashai torna a vivere a 2010, pensavo di incontrarlo per chiarire alcuBologna, si laurea, e comincia a studiare teatro ne cose. Ero molto sulle mie dopo tutti que- HA UN RUOLO gli anni di lontananza. Poi, quando l’ho visto, FONDAMENTALE” e danza, iniziando a lavorare in giro per l’Italia. Come molti colleghi, è consapevole che la vita sono crollata e ho scoperto il forte legame di che ha scelto e che ama si regge sull’instabilisangue che ci univa. Ero arrabbiatissima con
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tà, e forse per questo sembra non avere paura sionale, ma un’idea di partenza di ispirazione di non farcela in questi tempi duri e sconforcristiana, che rappresenta la lente attraverso tanti. “Per molti di noi con la crisi in realtà non è “I MIGRANTI cui leggere e interrogare l’esperienza umana. cambiato molto. Facciamo un lavoro in cui non In scena è forte la presenza di tante croci, che HANNO c’è nessuna sicurezza. Ci sono periodi in cui insieme formano la barca sulla quale viaggiaUNA CURA lavori di più, altri di meno, ma amo il lavoro che no i migranti, bastonati da un ucifero scafista. E UN RISPETTO faccio e la vita che ho scelto. Diverso è per Ashai è l’unica donna del gruppo di nauframolti miei amici che hanno speso anni per tro- DELLA VITA ghi e porta dentro di s un figlio. ecitare in vare un lavoro fisso e con la crisi si sono trovati CHE DA LORO questo spettacolo mi ha reso consapevole di fuori dalle aziende e con un pugno di mosche C’È SOLO quanto sia forte l’essere umano, di quali pene in mano”. E se fossero proprio gli artisti a sug- DA IMPARARE” si possano sopportare, e di come si possa gerire nuove soluzioni partendo da questo loro comunque sopravvivere all’orrore. Per me, è osservatorio “fuori norma”? “Credo che l’arte stata una prova attoriale incredibile, ed è sicuin questo momento storico abbia una granramente il ruolo più importante della mia carde responsabilità. Stiamo entrando in una nuova era del riera di attrice. Interpretare una donna che rimane incinta mondo, e c’è un forte bisogno di spiritualità e di messaggi del fratello costretto a stuprarla su ordine di un soldato è positivi. Il teatro e le altre forme artistiche hanno la capacità di trasmettere il senso delle cose attraverso linguaggi simbolici, suoni, movimenti del corpo, che vengono recepiti dal pubblico in un modo spontaneo. Abbiamo la possibilità di parlare alla pancia prima che alla testa”. Questo l’intento dello spettacolo teatrale “Finis Terrae”, di cui Ashai è la protagonista femminile: riuscire a raccontare l’immigrazione anche attraverso la musica e la danza africane, che trascinano il pubblico oltre ogni immaginazione. L’opera, frutto della coproduzione tra la Fondazione Istituto Dramma popolare di San Miniato e il Teatro Stabile del Friuli Venezia un’esperienza fortissima che rivivo sul palco ogni sera”. Giulia, andrà in scena nelle prosTutte le storie che compongono Finis Terrae, rielaborate sime settimane a Trieste, Perugia da Gianni Clementi, drammaturgo e autore del testo, sono e Catania. Uno sguardo diverso storie vere tratte dai bollettini della Caritas, e anche la trasu una tragedia umana di proporgica parte interpretata da Ashai è la storia vera di tante zioni spaventose: oltre ventimila i donne africane che arrivano sulle coste siciliane. Nel pamigranti che dal 2000 ad oggi ese di origine o lungo le tratte intermedie hanno spesso hanno perso la vita in mare, sensubito violenze, stupri e atrocità inenarrabili. Ma dentro za che questo abbia convinto le questa storia c’è anche una grande volontà di ribellione e Istituzioni ad aprire dei canali umanitari, evitando così di di riscatto e il pietismo lascia il posto ad una vera ricerca condannarli ad una morte per cui hanno anche pagato dell’incontro tra culture, che avviene grazie alla musica molti soldi. “Da anni lotto per il riconoscimento della cite al ballo. Ashai dentro questo spettacolo è perfetta e si tadinanza alle seconde generazioni e per la piena intemuove a suo agio, anche se per questa parte ha dovugrazione di quelli che come me sono a cavallo tra due to parlare in un italiano stentato che rendesse credibile il culture. Ma parlare dei viaggi dei migranti è diverso, io di suo personaggio. “Finora ho sempre fatto l’immigrata, la fatto sono una privilegiata. Non ho dovuto sopportare tutto prostituta. Sto ancora aspettando una parte da italiana”. questo dolore per salvarmi la vita”. Nella rappresentazioQuella che lei sente come una ferita personale è un brutto ne delle sofferenze, il regista Antonio Calenda sceglie di segno per un’Italia ancora miope rispetto al tema del meusare alcuni simboli della religione cristiana, iscrivendosi ticciato culturale e all’incontro col diverso. Ma i ponti, si nel filone del eatro dello pirito . on un teatro confessa, si costruiscono strada facendo. b
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DANZA UN LINGUAGGIO DIRETTO AL CUORE di Graziella Bertani
SCUOLA DI DANZA A SCUOLA E CON INSEGNANTI CERTIFICATI. I TANTI PROGETTI DI ROSANNA PASI, CHE PASSA DA “VITTIME DEL SILENZIO” SULLA VIOLENZA A “LEGGERE PER BALLARE” CON L’OBIETTIVO DI COSTRUIRE LE CITTÀ DELLA DANZA
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ià insegnante di materie letterarie, nel 2001 Rosanna Pasi è Fondatrice e Presidente della Federazione Nazionale Associazioni Scuole di Danza aderente all’AGIS ed è curatrice del recente “Leggere per Ballare”.
“Leggere per Ballare”, ovvero la danza per il teatro ragazzi. Come e perché? Ho provato ad introdurre in questo straordinario ed affascinante ambiente una mia idea: inserire la scuola di danza in un luogo in cui la danza è praticamente assente, nella produzione di progetti/spettacolo per il teatro per ragazzi. La danza arriva al “cuore” immediatamente, come in genere succede per le arti espressive. È necessario un “cuore” capace di cogliere il valore aggiunto del “bello”. La danza come altro linguaggio di una speciale comunicazione artistica coinvolge uomini e donne. Ciascuno col proprio bagaglio sociale, culturale ed affettivo restituisce alla danza un senso di complicità e completezza. Come è percepita la danza oggi? La danza viene percepita come attività prevalentemente femminile, il che costituisce la sua forza ma anche il suo limite. La sua forza perch la donna da sempre ha una sua specifica sensibilità didattico educativa ed espressiva capace di coinvolgere ma è anche il suo limite perché è lasciata in un abbandono legislativo abbastanza pesante. A differenza di altri servizi svolti dal “privato” (scuola, sanità....) in cui operano persone con competenze certificate riconosciute, le scuole di danza, pur essendo attività private, vedono tante insegnanti con competenze certificate ottenute da enti italiani e stranieri non riconosciute da nessuno. Esiste una to-
tale indifferenza legislativa. Nessuno oggi è in grado di dire a quale segmento formativo la scuola di danza (peraltro anche la dizione è impropria) faccia riferimento. Non fa parte del MIUR che si occupa del mondo della scuola in genere, non fa parte del MIBAC che si occupa dei professionisti, non fa parte del Ministero del Lavoro che si occupa di competenze riconosciute e certificate, non fa parte del inistero della alute Insomma un mondo prevalentemente giovanile ignorato dal legislatore che vive nella più totale anarchia perché in assenza di ogni tipo di controllo. E di qui il suo impegno? Il mio impegno per il riconoscimento della scuola di danza quale luogo di formazione speciale per giovani e adulti è diventato un obiettivo della mia vita. Perciò assieme ad un gruppo di lavoro formato da professionisti coordinati da Arturo Cannistrà ho ideato un progetto per avvicinare le scuole istituzionali con gli strumenti che gli insegnanti usano, vale a dire il libro e, perciò, la lettura denominato “Leggere per...Ballare”. LpB è dunque uno spettacolo di danza realizzato dalle scuole di danza e destinato agli allievi delle scuole istituzionali i cui docenti abbiano inserito la lettura del libro oggetto dello spettacolo nella loro programmazione curriculare. A teatro, luogo di comunicazione “magica”, si incontrano vari linguaggi: quelli verbali usati dagli allievi spettatori in platea e quelli visivi usati dai “danzatori” sul palcoscenico, ma soprattutto l’ora di teatro è un unicum con la programmazione curriculare e i messaggi veicolati sono conosciuti da genitori, insegnanti e ragazzi. Per questo parlo volentieri di “comunità educante” dove nel rispetto della autonomia di ogni singola struttura, si cerca però assieme di raggiungere obiettivi educativi importanti. Mette-
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di Valeriani di Imola che hanno vinto l’edizione del concorso lo scorso anno, la stessa cosa avverrà a Torino grazie alla collaborazione con l’associazione Esperia e alcune scuole di danza della città nel prossimo mese di marzo al teatro Astra. In accordo col Dipartimento dello Studente verrà riproposto anche per l’anno scolastico 2014/2015. Sono convinta che dare voce a un tema come questo sia sempre più necessario e utile. Introdurre il concetto del “rispetto nella diversità” è difficile, sia a livello famigliare sia a livello sociale.
re in funzione un progetto come questo ha significato partire dal concetto del lavoro in rete il cui primo anello è quello delle scuole di danza . tal fine nel paese sono nate diverse associazioni di scuole di danza che aderiscono ad una federazione nazionale di associazioni di scuole di danza - FNASD - che rappresento in AGIS a Roma. Quest’anno “Leggere per Ballare” ha prodotto “Vittime del silenzio”, uno spettacolo straordinario che ha visto protagoniste le allieve delle scuole impegnate sul tema della violenza. Come e perché? LpB è oggetto di un protocollo d’intesa col MIUR e con Agiscuola e grazie a questo sono diventata partner del Dipartimento dello Studente MIUR che mi ha chiesto di realizzare un concorso per le scuole superiori del paese lasciandomi libertà di scelta sul tema e sulla bibliografia. onsapevole che oggi la violenza nei confronti delle donne è uno dei problemi sociali più grossi, ho scelto proprio questo tema e aiutata da SOS Donna - un’associazione del mio territorio ho presentato al Ministero “Vittime del Silenzio”: un concorso destinato alle scuole superiori che si conclude a teatro dove in uno spettacolo dallo stesso titolo vengono inseriti i gruppi dei vincitori. Debbo dire che quando al mio gruppo di lavoro - regista, musicista, insegnante, coreografe - ho presentato l’idea, ho avvertito un momento di disagio, poi la lettura di alcuni libri sul tema, l’aiuto di una insegnante di lettere, ma soprattutto la consapevolezza che la violenza nei confronti della donna è una costante nella storia della umanità, tutti si sono messi al lavoro ed è stato realizzato uno spettacolo che plasticamente racconta come alcune donne prese a simbolo (Francesca da Rimini, Desdemona, Monaca di Monza, Fantina, Maria Goretti...) siano state trattate nel periodo più delicato della loro formazione. Non uno spettacolo di violenza ma sulla violenza raccontata in modo delicato ma efficace. Al Tetro Comunale di Bologna il prossimo 6 novembre sarà in cartellone lo spettacolo realizzato dalle scuole di danza associate FNASD tramite Espressione Danza Bologna con la partecipazione di un gruppo di alunni del liceo Rambal-
“Leggere per Ballare” basta a Rosanna Pasi? Dopo anni che mi hanno vista molto concentrata sulla diffusione del progetto LpB, adesso la mia concentrazione è rivolta al percorso pi difficile la formazione dei docenti delle scuole di danza e sulla certificazione delle loro competenze
(assieme a Fondazione Aterformazione, IRSEF, Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dell’Università degli Studi di Bologna e la Regione Emilia Romagna) con l’obiettivo che il tema venga assunto anche da altre regioni e che possa trovare uno sbocco legislativo. In questi anni i miei interlocutori sono stati e continuano ad essere sindaci, assessori, insegnanti di danza, autori di libri. Ho avviato una interlocuzione con ANCI regionale. Ma si dovrebbe arrivare anche oltre. E adesso, grazie all’aiuto della senatrice Josefa Idem, i miei interlocutori saranno a livello parlamentare. Convinta assertrice che il benessere e il miglioramento della qualità della vita passino per l’acquisizione del concetto di “bellezza”, sto lavorando ad altri progetti: per esempio un festival del libro Fare Leggere Tutti dove il libro è lo strumento ad avvicinarci ad altre espressioni artistiche. Ma l’idea alla quale penso intensamente è riuscire a fare in modo che la danza assurga a sistema che, partendo dalle scuole di danza, coinvolga le scuole istituzionali, il mondo dei professionisti e dei direttori dei teatri e dei circuiti. Dobbiamo costruire le Città della Danza con eventi capaci di coniugare turismo e cultura. b Si ringrazia Marco Vannini per la gentile concessione delle foto Il testo integrale dell’intervista è su: http://www.noidonne.org/blog.php?ID=05711
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A TUTTO SCHERMO
UN FINTO MATRIMONIO, UN ATTO POLITICO IO STO CON LA SPOSA,
PELLICOLA PRESENTATA A VENEZIA, RACCONTA LA VERA STORIA DI UN FINTO MATRIMONIO ORGANIZZATO PER AIUTARE PALESTINESI E SIRIANI SBARCATI A LAMPEDUSA A RAGGIUNGERE LA SVEZIA CLANDESTINAMENTE
di Elisabetta Colla
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a tragedia dei profughi siriani e palestinesi, fra le altre del mondo, è raccontata con poesia, creatività e coraggio dal film Io sto con la sposa, dei registi Antonio Augugliaro, Gabriele del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry, presentato Fuori Concorso nella sezione rizzonti della esima ostra del inema di enezia, che si è aggiudicato tre premi collaterali annualmente assegnati durante il estival il remio DI , il premio s uman ights ights ard per il inema dei Diritti mani “per il coraggio e l’originalità di un’operazione nata dal basso capace di ricordare con leggerezza e profondità che ogni profugo e migrante non è un numero ma una persona che deve vedersi riconosciuto il diritto di circolazione ed il remio di critica sociale orriso diverso enezia per lo sguardo originale, che ci restituisce, forse per la prima volta, degli immigrati clandestini sbarcati a Lampedusa non come semplici numeri statistici ma come esseri umani, dotati di proprie individualità, spiritualità e talenti<..>per il grande e coraggioso esempio di disobbedienza civile contro leggi inumane.<..>”. gni mese migliaia di siriani e palestinesi fuggono dai loro aesi e dagli orrori della guerra, affidandosi alle acque ingannevoli del editerraneo e, soprattutto, a contrabbandieri di esseri umani totalmente privi di scrupoli. er i pi fortunati il viag gio dalla icilia, transitando per ilano, ha come destinazione ultima la vezia ma attraversare l uropa senza farsi notare non è affatto facile, a meno che non ci si inventi qualcosa di insospetta bile cos è nata l idea di simulare un matrimonio con tanti invitati, coinvolgendo un amica palestinese, che ha accettato di fingersi sposa, e una decina di amici italiani e siriani a loro volta travestiti da invitati. uesto film documentario è anche un azione politica
- hanno affermato i registi - una storia reale ma anche fantastica: questo suo carattere ibrido ha dettato fin dall inizio delle scelte precise a partire dal film. on abbiamo scritto dialoghi n perso naggi, ma abbiamo organizzato il viaggio ragionando per scene, immaginando situazioni all interno delle quali far muovere libera mente i nostri personaggi, ormai abituati alla presenza delle tele camere. Il film, finanziato da una campagna di crowdfunding on line sulla piattaforma Indiegogo che ha consentito di raccoglie re in soli giorni dal maggio al luglio ben mila euro grazie al contributo di . persone da paesi di tutto il mondo mostra l altra faccia dell uropa, quella transnazionale, solidale ed ironica che riesce a superare leggi, controlli e paure, accettando il rischio del carcere per aiutare altri esseri umani e decidendo di testimoniare questa storia realmente accaduta, in presa diretta, sulla strada fra ilano e toccolma nel novembre , grazie al coraggio ed alla condivisione di un sogno. e riprese hanno sempre dovuto mediare con le esigenze dell azio ne politica, perch in vezia ci dovevamo arrivare per davvero, e nel pi breve tempo possibile. uesto ha comportato ritmi di lavoro durissimi, anche dodici ore di macchina al giorno: condividere un grande rischio e un grande sogno ci ha inevitabilmente unito ed ha cambiato il nostro sguardo sulla realtà, aiutandoci anche nella ricerca di una nuova estetica della frontiera, di un linguaggio cioè che, senza cadere nel vittimismo, fosse capace di trasformare i mostri delle nostre paure negli eroi dei nostri sogni, il brutto in bello, i numeri in nomi propri . rodotto da ina films, in associazione con Doc ab e con i . produttori dal basso, il film usce in sala nel mese di ottobre distribuito da ineama.
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IL MONDO (IM)PERFETTO DI JONAS rriva sul grande schermo il film The Giver-Il mondo di Jonas, tratto dal best-seller della scrittrice Lois Lowry dal titolo The Giver-Il Donatore iunti ditore, ollana , uno dei romanzi pi letti e censurati del mondo in molte scuole americane è ancora bandito perch accusato di trattare in modo esplicito temi quali la sessualità, l eutanasia e l infanticidio. mbientato in una società futuristica in cui l umanità ha scelto di annullare tutte le passioni e le differenze per evitare odio e conflitti, e dove la vita scorre asettica e priva di forti sentimenti, il giovane Jonas, nel corso di una cerimonia di iniziazione, viene prescelto dagli anziani della omunità per diventare ustode delle emorie del passato. a il contatto con la onoscenza avrà sul ragazzo e sui suoi due pi cari amici, iona ed sher, un
effetto dirompente e senza ritorno, che cercherà di scardinare l ordine costituito. Due colossi come eff ridges, nel ruolo del Donatore di memorie, e er l treep, in quello di ommo nziano poco saggio, illuminano l intero film con due grandi interpretazioni.
VENEZIA, SETTANTUNESIMA EDIZIONE
F
ra le protagoniste del estival di enezia, torna Sabina Guzzanti con il documentario La trattativa - ispirato secondo quanto dichiarato dalla stessa regista al cortometraggio di lio etri re ipotesi sulla morte di iuseppe inelli terzo capitolo della trilogia iniziata dalla versatile autrice ed interprete con Viva Zapatero’ e ‘Draquila’, per indagare aspetti oscuri, vizi e scandali della storia politica del nostro bel aese. a pellicola, documentata e incalzante, esplora il patto tra tato e mafia nel periodo delle stragi del accolta con un lungo applauso dal pubblico, ha subito suscitato polemiche fra gli addetti ai lavori, che hanno negato alcune responsabilità emergenti dal film. ltro prodotto di rilievo presentato al Lido, la miniserie Olive Kitteridge, diretta dalla regista Lisa Cholodenko e tratta dall omonimo romanzo della scrittrice americana Elisabeth Strout, premiato con il ulitzer per la narrativa . a protagonista è un insegnante di mezza età, live, esteriormente piuttosto rude ma in realtà profondamente empatica con il suo piccolo mondo di riferimento, che vive con la famiglia marito e figlio in un immaginario paesino della provincia americana in aine. eguendo le vicende esistenziali di live e della sua comunità per circa venticinque anni, ci accorgiamo di come tra protagonisti e spettatori si instauri un vero e proprio legame affettivo, tanto i personaggi sono ben tratteggiati, che trova nella donna il punto di riferimento pi convincente. La protagonista è interpretata magistralmente dalla brava attrice americana Frances Mc Dormand (che ha ricevuto a Venezia il Premio Persol). ncora un riconoscimento, il pi importante della sua carriera, per Alba Rohrwacher dopo i David di Donatello vinti nel e nel , con iorni e uvole ed Il papà di iovanna , il astro d rgento avuto per a solitudine dei numeri primi , il lobo d ro e ia d ro , vincitrice a enezia della oppa olpi come miglior attrice protagonista nel ruolo di una madre ossessiva nel film Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Dopo le soddisfazioni ottenute l anno scorso a enezia con il film di mma Dante, ia astellana andiera , e pochi mesi dopo il successo conseguito a annes dalla sorella lice con e eraviglie , lba ha manifestato tutta la sua emozione per aver ottenuto il prestigioso premio, assegnato in passato ad attrici come ofia oren e nna agnani.
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LEGGERE L’ALBERO DI BRUNA BALDASSARRE
DONNE
E CONSUMI di Viola Conti
SFUMATURE DI VERDE E AMORE PER LA NATURA Cara Bruna, sono un bambino di 8 anni e mezzo. Ho disegnato il mio albero preferito, un castagno, perché fa delle castagne buone. Mia sorella più piccola la chiamo cuginotta. Ci facciamo i dispetti. È grande il mio albero? Matteo Caro Matteo, complimenti per la tua cuginotta e per il tuo albero, che non solo è grande, proprio come te rispetto alla tua sorellina, ma anche ben disegnato e colorato. Le sfumature di verde che hai scelto ci raccontano molto di te, del tuo amore per la natura, per gli animali e della tua ricerca di tranquillità, soddisfazione e riposo, forse dalla tua dispettosa cuginotta? Il soprannome significa forse che sarebbe meno faticoso averla come cugina che come sorellina? La tua serietà si legge dalla colorazione del tronco, un bel marrone carico di responsabilità, proprio quella che ci vuole per giocare bene a farsi dei dispetti non esagerati. Sono sicura che i vostri dispetti sono un bel gioco, che fate per darvi delle attenzioni. Una sorella più piccola è un bel regalo che ti è arrivato dai tuoi genitori, non soltanto per giocare insieme, ma soprattutto per imparare che si può avere in comune tanto affetto, proprio tanto. Sono certa che vuoi molto bene alla tua cuginotta, anche se non sei più l’unico nella famiglia, ma sei veramente unico per tutti, perché come te non c’è proprio nessun bambino. Caro Matteo, ognuno di noi è come un pezzo unico, proprio come il tuo albero, che nessuno potrà mai disegnare come l’hai creato te, con la chioma a nuvolette, così graziose e ben colorate. Non avere paura di fare ogni tanto qualche piccolo dispetto, anche i grandi che amano scherzare lo possono fare!
DIRITTO ALLA SALUTE E DIRITTO ALLA PRIVACY
RICETTA E FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO: GARANTIRE LA TUTELA DEL DIRITTO ALLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI
L’
adozione della ricetta elettronica e del fascicolo sanitario elettronico reclamano interventi ad hoc per la garanzia del diritto alla protezione dei dati personali, specialmente trattandosi di dati altamente sensibili e riservati come quelli relativi alla salute. ederconsumatori valuta, infatti, del tutto insufficiente l informazione fornita al cittadino affinch questo possa liberamente scegliere di dare o no il “consenso autonomo e specifico alla costituzione del fascicolo sanitario elettronico. Secondo l’associazione, sono considerate scorrette se, non pericolose, le forme più o meno esplicite di “induzione al consenso che vengono ormai da pi parti segnalate. “È dovere del Ministero - si dice in una nota - prevenire e contrastare errori, abusi e distorsioni, vigilando affinch il cittadino che effettua tale scelta lo faccia con la massima consapevolezza . ertanto ederconsumatori sollecita il Ministero, che ha il potere e la responsabilità di intervenire, di garantire con provvedimenti urgenti affinch - il consenso alla utilizzazione dei dati personali sia effettivamente libero, informato, in forma scritta, e non indotto; - la tutela della riservatezza e della sicurezza dei dati sulla salute sia assicurata. Si tratta, infatti, di dati ultrasensibili (in quanto aggregabili e rielaborabili) e vanno pertanto inquadrati in nuovi scenari di rischio, dal momento che viaggiano in una rete notoriamente poco sicura. La Federconsumatori è a disposizione dei cittadini per informazioni e chiarimenti sulle novità riguardanti la digitalizzazione delle ricette e dei fascicoli sanitari.
Ottobre 2014
SPIGOLANDO tra terra, tavola e tradizioni DI PAOLA ORTENSI
ZUCCHE, BRUSCOLINI
E RINTOCCHI DI MAGIA
Zucche alimentari, zucche ornamentali, tonde, ovali, panciute, allungate, a forma di pera. Gialle, arancioni, bianche, bianche e un po’ verdi, verdi chiare e scure. Zucche piccole, grandi, grandissime, piccolissime. Zucche a bottiglia, zucche di vaniglia, pesanti o leggere ma tutte magiche e vere. Pochi frutti della terra mostrano versatilità come le zucche. Iniziando dal primario uso alimentare, si tratta di un frutto della terra che è buono di per sé e si offre poi come base di inesauribili ricette, povere e ricche, che dilagano in ogni continente. Le incontriamo poi come strumenti musicali,
bisacce, borracce, scatole dipinte e variopinte, centri tavola autunnali, presepi naturali, “modelle” per foto e biglietti augurali fra ramificazioni curvilinee e avvolgenti e… spugne vegetali. Le diverse varietà hanno nomi affascinanti: Sbrugnoletta, Cappello del prete, Trombette di Genova, Piena di Napoli o Marina di Chioggia, la Baruca o ancora il Turbante Turco, solo per citarne alcune italiane, divenute biodiversità nei secoli. Da quando fra patate e pomodori nelle navi di Cristoforo Colombo vennero dal Messico a imbandire le nostre tavole. I famosi e nobili tortelli di zucca che trovano patria d’origine a Mantova e Ferrara nelle corti, pare, dei Gonzaga e degli Estensi, per essere secondo la giusta ricetta hanno bisogno
della zucca mantovana, verde e bitorzoluta non eccessivamente grande e dalla polpa di un giallo intenso e molto compatta. Quando col tempo e secondo metodi antichi la polpa si asciuga, in particolare per zucche destinate ad oggettistiche varie (come dicevamo) quel frutto oramai zucca vuota, misteriosamente, nel tempo è divenuto simbolo di una testa umana senza intelligenza e forse possiamo dire stupidotta. Mentre, ancora piena e compatta dura e tosta, la zucca richiamerebbe chi, affezionato alle proprie idee, non le mette in discussione neanche quando sarebbe il caso di farlo. Piene o vuote che siano le zucche ci regalano anche i semi che, una volta trattati, chiamiamo “bruscolini”. Famosi soprattutto nella tradizione romana come una delle “compagnie” più simpatiche ed economiche per partite, cinema o serate televisive, quali popcorn nostrani. Per comprendere quanto sia reale il fascino di questi grandi frutti corriamo con la mente a quella carrozza di Cenerentola che da una zucca Walt Disney ha regalato all’immaginario di milioni di bambini/e e all’appuntamento di Halloween, dove faccioni di zucca illuminata dilagano oramai ovunque. Una tradizione che, va detto, come ben prima di Halloween fosse presente in molte zone rurali italiane per
lo stesso periodo della festa di tutti Santi e dei defunti. La straordinarietà di forme, dimensioni e colori delle zucche sicuramente sono ragione del susseguirsi di mostre, sagre e festival in costante aumento. In cucina la zucca per molte ricette è opportuno, data l’enorme quantità d’acqua che contiene, che sia messa al forno per asciugarsi e rendere più semplice l’eliminazione della buccia e la lavorazione della polpa.
RICETTE SFORMATO DI ZUCCA ( tratta Noi Donne del 15 novembre 1944) Cuocete un kg di zucca in poca acqua salata e passatela al setaccio. Fate una besciamella e unitela al passato di zucca con due cucchiai di parmigiano, sale, pepe, due uova intere. Versate il composto in una tortiera, spolverate di pan grattato e mettete in forno. RISO E ZUCCA 250 gr di riso, 500 gr di zucca a cubetti e da soffriggere con 80 gr di burro, una cipolla, brodo al bisogno, parmigiano, prezzemolo, un bicchiere di vino bianco. ZUCCA AL FORNO Un letto di due cipolle tagliate fine in una teglia unta d’olio, 50 gr di pancetta, 300 gr zucca da aggiungere a quadretti, fiocchetti burro. Coprire con carta alluminio e tenere 40 minuti in forno ben caldo. FRITTELLE DI ZUCCA Fette di zucca asciugata al forno, ricoprirle con una pastella con uovo o senza. Poi friggerle in olio bollente. ZUCCA GRIGLIATA Fette alla griglia da servire calde con olio, sale e odori i più vari.
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FAMIGLIA
PREMIO BARBARA FABIANI PER LA STORIA SOCIALE
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a casa editrice Infinito edizioni bandisce la terza edizione del PREMIO BARBARA FABIANI PER LA STORIA SOCIALE con il patrocinio di ocietà ita liana delle toriche, ssociazione Italiana di toria rale, ssociazione culturale ita omana fondata da arbara abiani , ID , olem Informazione, ircolo cultu rale Il nome della osa , ord st di he, idos, Isri isl, ssociazione per la comunicazione e l incontro dei popoli acondo. Il premio nasce in memoria della scrit trice, giornalista e studiosa di scienze sociali Barbara Fabiani scomparsa il dicembre all età di anni e lo scopo è indagare e raccontare l evoluzione delle questioni di genere e, pi in generale, dei rapporti affettivi e familiari nell esperienza delle persone e nel corso della storia per mantenere alta l attenzione sugli studi sociali e, al contem po, costituire una biblioteca divulgativa di alto spessore letterario e sociale in materia. Due le sezioni: “parole”, per lavori di saggistica, inchieste, reportage, opere tea trali “immagini”, per fotografie o illustrazioni. e opere vincitrici, una per ogni sezione, concorreranno a costituire un unica opera letteraria l immagine vincitrice fotogra fia o illustrazione, a colori o in bianco e nero costituirà la copertina del libro, all interno del quale sarà pubblicato il lavoro vincitore della sezione parole . Il termine ultimo per la consegna dei lavori è venerdì 17 ottobre 2014 e l’iscrizione è gratuita. I vincitori saranno proclamati il dicembre e il libro sarà pubblicato e distribuito nelle librerie e sul eb entro e non oltre il mese di giugno e sarà inoltre messo in vendita in formato e boo . a iuria del remio è presieduta dal rof. armine usso.
Sentiamo l’Avvocata UN DIVERSO AFFIDAMENTO di Simona Napolitani mail: simonanapolitani@libero.it
U
na recente decisone del ribunale di alermo si ca ratterizza per l affermazione di principi importanti e innovatori. n ragazzo è stato dato in affido ad una coppia di omosessuali che ha mostrato un sincero interesse ed affetto nei confronti del minore. ra i genitori affidatari ed il minore si è stabilita una buona relazione empatica che, sulla base della elazione a cura del ervizio ociale, risulta aver lo notevolmente aiutato a valorizzare le proprie doti e risorse personali. Il giudice palermitano nella parte motiva del provvedimento afferma che quello di famiglia non è un concetto cristallizzato, ma va adeguato all’evoluzione della società e dei costumi, e che, sul piano strettamente normativo, esso va rapportato a diversi parametri, quali quello costituzionale e quello sovranazionale, oltre che alle leggi . Il ribunale siciliano affer ma ancora che i oten iali a fidatari ossono essere an he due adulti non uniti in matrimonio, sempre che si apprezzi la presenza di una situazione di fatto paragonabile al contesto amiliare sotto il rofilo a uditi o e di tutela er il minore n definiti a non ’ al un osta olo in linea di rin i io all’a fidamento di un minore ad una stabile o ia ostituita da ersone dello stesso sesso Il problema della famiglia in relazione all omosessualità è sempre pi all esame e all attenzione della giurisprudenza e dell opinione pubblica. In particolare, le ricerche in campo internazionale hanno considerato, nell analizzare la variabile dell’identità sessuale tra i minori che vivono con coppie omo sessuali, tre aspetti che la compongono identità di genere, comportamento di ruolo di genere ed orientamento sessuale. Da molti studi sembra emergere come l orientamento ses suale dei genitori non influenzi lo sviluppo di genere opposto a quello di appartenenza reen, ir patric , . on sono state rilevate differenze statisticamente significati ve rispetto all orientamento sessuale tra i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali e famiglie tradizionali uggins, olombo , . nche l’American Academy of Pediatrics in un recente studio ha affermato che bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli allevati da genitori eterosessuali”. Insomma, nuove frontiere della società che sconfinano nel mondo giuridico, speriamo che oltre ai iudici se ne prenda cura anche il legislatore.
Ottobre 2014
L’OROSCOPO DI
ZOE Ottobre CARA ARIETE, queste sono le considerazioni provocate dalla lettura della filosofa Carla Lonzi nel personaggio di Storia di chi fugge e di chi resta, scritto da Elena Ferrante: “Come è possibile [...] che una donna sappia pensare così? Ho faticato tanto sui libri, ma li ho subiti, non li ho mai veramente usati, non li ho mai rovesciati contro se stessi. Ecco come si pensa”. È arrivato il momento di rovesciare contro se stessi libri, convinzioni, pensieri. Sei capace di farlo, e in ottobre Marte, pianeta delle battaglie e della forza, è dalla tua parte. CARA TORO, Virginia Woolf descriveva così la grande passione per la sua città: “Il fascino della Londra moderna sta proprio nel fatto che non è costruita per durare, ma perché passi”. So che chiedo molto alla tua natura terrestre e amante della solidità e della concretezza, ma la Luna, che favorisce per te fuggevoli incontri nel corso di questo mese, mi spinge a suggerirti di guardare alla bellezza delle cose effimere. E di provare a trarre piacere non nonostante il loro carattere transitorio, ma proprio grazie a esso. CARA GEMELLI, così afferma il filosofo francese Jacques Derrida, rispondendo a Elisabeth Roudinesco nella conversazione pubblicata con il titolo Quale domani?: “Mi vedo spesso trascorrere rapidamente dinanzi allo specchio della vita, come un burattino folle – comico e tragico a un tempo – che si rompe la testa a essere infedele per puro spirito di fedeltà”. Che ti sembra, ti ricorda qualcuno? In questo ottobre avrai dalla tua Mercurio, Giove e il Sole, sta a te non disperdere le tue energie... CARA CANCRO, ti dedico questi versi della poetessa tedesca Hilde Domin, dal titolo Garanti le nubi: “Ho nostalgia di una terra/in cui non fui mai,/dove tutti gli alberi e i fiori/mi conoscono,/in cui non vado mai,/ ma dove le nubi/ si ricordano esattamente/di me/straniero...”. Con l’autunno inoltrato, come di consueto avrai un’attitudine un po’ malinconica e nostalgica, molto consona al romanticismo del tuo segno. Dispiega pure il tuo temperamento poetico e goditi pienamente questa gratificante nostalgia!
PREDIZIONI SEMI-SERIE E PRONOSTICI POSSIBILI
CARA LEONE, nel film Le cose belle i registi Agostino Ferrente e Giovanni Piperno intervistano quattro giovani napoletani tredici anni dopo averli immortalati, appena adolescenti, nel documentario Intervista a mia madre. Il percorso di queste vite è faticoso, gli esiti degli anni passati a volte tragici, ma traspare sempre nel film l’adesione affettuosa degli autori rispetto ai protagonisti, e soprattutto la forza di questi ultimi. Si tratta, semplicemente, della vita, la cui potenza potrai sentire in modo immediato nel mese di ottobre, anche grazie alla “danza” dei pianeti nel tuo cielo. CARA VERGINE, nella sua Teoria del camminare Honoré de Balzac afferma addirittura di non riuscire a esprimere tutto il suo “disprezzo per l’uomo affaccendato, che va di fretta e sguscia via attraverso i ranghi serrati dei nullafacenti come un’anguilla nello stagno”. So che l’autunno e la ripresa a pieno ritmo delle attività lavorative risvegliano il tuo senso del dovere. Ma pensaci bene. Non ti voglio offendere, sto citando Balzac: ti prego, non fare l’anguilla. CARA BILANCIA, io adoro questa citazione di Jonathan Swift, tratta dai suoi Thoughts on various subjets: “Chissà cosa avrebbe scoperto Cristoforo Colombo se l’America non gli avesse sbarrato la strada!”. Nel mese del tuo compleanno hai un cielo meraviglioso che veglia su di te: Giove, Venere, Marte, tutti lì a lavorare perché tu possa ottenere quello che vuoi. Rilanciamo, allora: nemmeno l’America ci sembra abbastanza... CARA SCORPIONE, nel suo libro Conversazioni con Kafka, Gustav Janouch riporta un episodio dell’infanzia dello scrittore: scoperto il significato della parola con cui sempre lo apostrofava la governante – più o meno, “delinquente” – Kafka si vergogna profondamente, pur essendo un bambino obbediente e docile. Alla domanda di Janouch sul perché, dato che si trattava di un’accusa infondata, risponde: “Nulla resta attaccato all’anima quanto un senso di colpa infondato, perché [...] non c’è penitenza o riparazione che permetta di sbarazzarsene”. È proprio vero, anche se terribilmente angosciante. Riflettiamoci su.
CARA SAGITTARIO, il pittore Ruggero Savinio ha raccontato in un’intervista che lo zio, Giorgio de Chirico, insegnandogli a dipingere, diceva spesso: “Scurisci, scurisci, si fa sempre in tempo a schiarire...”. Questa affermazione mi ha fatto pensare a te, che, con la tua natura luminosa e solare, hai la passione per la chiarezza e la trasparenza. Per questo mese, però, ti consiglio di abbandonare il mito della chiarezza e di familiarizzarti un po’ anche con le ombre... CARA CAPRICORNO, così Charles Baudelaire, nei versi di Le soleil, descriveva il suo rapporto con la scrittura: “io m’esercito da solo, nella mia/stramba scherma, fiutando in ogni angolo la possibilità/d’una rima, incespicando nelle parole come nei selci,/urtando talvolta in versi da gran tempo sognati”. Così ti vedo nel prossimo mese, impegnata in un corpo a corpo con il tuo lavoro, il tuo amore o le tue passioni, una “stramba scherma” che potrebbe portarti a grandi risultati. CARA ACQUARIO, nel 1967 l’artista britannico Richard Long realizza la sua opera A line made by walking, incidendo sul terreno una linea retta semplicemente calpestando l’erba sottostante, in una lunga e ripetitiva camminata. Il risultato di questa performance è qualcosa che ci parla dell’azione del corpo dell’artista, ma in sua assenza. Un’azione decisa e tuttavia reversibile. Potresti realizzare qualcosa del genere, nel corso di questo autunno, qualcosa di non definitivo e tuttavia di memorabile. CARA PESCI, il cavalluccio marino - animale d’acqua come te quando vuole attirare i suoi simili con richiami d’amore produce dei suoni simili a schiocchi. Recentemente, gli studiosi hanno scoperto però che è in grado di emettere anche un altro rumore, simile a un ringhio, quando viene attaccato. Bravo! C’è un momento per amoreggiare e uno per dimostrare un po’ di grinta, ed è il caso che anche tu accetti questa realtà. Se Marte ti provoca agitazione, prova pure a ringhiargli contro!
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FOSCA MASSUCCO
ECOPOESIA Versi nei quali si coglie la ferocia e la meraviglia della natura di Luca Benassi
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n una celebre intervista per la RAI, Italo Calvino sosteneva come il genere umano, nella convinzione di poter governare e modificare la natura a suo piacimento, avesse assunto nei confronti di questa un atteggiamento quasi paternalistico. La natura era quella degli animali e delle piante a rischio d’estinzione, da proteggere, e allo stesso tempo, relegare nei parchi e nelle riserve; dell’ambiente si dimenticava la sua essenza, la sua onnipresente pervicacia, capace di stravolgere i pieni dell’essere umano e minacciarne l’esistenza (si pensi a certi eventi meteorologici di inaudita potenza . alvino invitava a diffidare della natura e della sua ferocia,
poiché nella bellezza e nella forza di un filo d erba si nascondeva la prevaricazione di una specie sull’altra, la lotta per la sopravvivenza che portava all’annientamento. La poesia di Fosca Massucco sembra porsi in un rapporto di equidistanza rispetto a un ambiente del quale si coglie la ferocia e la meraviglia, dove l’unità di misura è sempre l’essere umano, capace dell’eccidio degli esseri che lo circondano e allo stesso tempo di essere scalzato dalla sorpresa di un pruno che nasce fra i binari. La natura non è né matrigna incurante delle vicende dei terrestri né cosmo da osservare nei suoi meccanismi fisici e matematici, ma un teatro naturale che ricorda la poesia di Giampiero Neri, all’interno del quale l’essere umano ricompre un ruolo importante, ma mai di protagonista assoluto. È anzi il suo ruolo di osservatore, di occhio-mirino, ad essere esaltato, laddove è l’osservazione stessa a creare le trame e l’ordito della natura, e a generare l’occasione della poesia. L’ecosistema è un luogo dal quel si è cacciati via, ma al quale si ritorna, alle sue ripe, ai suoi fossi, e nel quel non è la Storia e le sue vicende a segnare il tempo, bensì le metamorfosi incessanti e inarrestabili che trasformano la montagna in sabbia e questa nel castello che il bimbo costruisce sulla spiaggia. Massucco, che è laureata in fisica e specializza in acustica, attenua la grana filosofica dei suoi testi, a volte vicina all’aforisma, con una versificazione alleggerita nelle strutture sintattiche e sempre musicale, vicina alla misura dell’endecasillabo con sonorità tonali ed immediate. Massucco è nata a Cuneo nel 1972 e lavora come Tecnico del Suono in sala di registrazione. Ha pubblicato la raccolta poetica “L’occhio e il mirino”, edita per L’Arcolaio di Gianfranco Fabbri (Forlì) a marzo del 2013, prefata da Dante Maffìa. È ancora inedita la silloge “Per distratta sottrazione”.
È la rabbia che fa maledire la terra sotto la quale si dimora. Fermami se puntuale scaccio la grazia – cacciami al fondo delle ripe, campi già santi di bestie dove la rabbia s’allunga nell’aria con braccia di rovo. Risalirò. Io che posso fuggire ancora i rovi e la rabbia, fingermi senza l’attenzione - la precisione lasciata a dio. ~ La rosa rampicante, ad esempio, non rispose più inchiodata dal sole, fiorita di pidocchi; nemmeno la lumaca passò indenne sul marciapiede della bignonia in rigoglio, secca nel prato la rigettò un calcio. ~ Non salvai nessuno, la rosa, la lumaca – neppure la lucertola sgranocchiata impassibile dal gatto – accolsi quello sterminio di universo angusto; quando cercai un arcobaleno a forzare i tempi, aprii l’acqua del giardino in controluce. ~ Cabina C al chilometro 1+105, quasi Porta Nuova. Accanto al treno notte senza più motrice fiorisce un pruno soave. La beatitudine mette radici in luoghi inattesi. ~ In un castello di sabbia ci sono grani a sufficienza per figurarsi un eone. Chicchi franosi, equilibrio indifferente – memoria distratta di materia. Il castello ristà: miniata resiste Aqaba presa di spalle tra pollice e indice. Il mare s’allunga e ritira la sabbia – ogni rovina porta con sé i propri suoni.
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