Marzo 2014

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COPIA OMAGGIO

LANUVIO Intervista al sindaco Luigi Galieti

Mensile di attualità, pol

Anno IV - N. 47 - Marzo 2014 - Mensile - Registrazione Tribunale di Velletri 2-2010 del 22.01.2010 - Distribuzione gratuita

itica, cultura, gossip,

ALBANO Città della trasparenza

spettacolo e sport

LARIANO Il “Dandy-contadino” del Grande Fratello

Presentato il nuovo progetto Plus per la città di Albano

Renzi, ritorno al futuro

Speciale

“Festa delle Camelie”

Intervista a Paola Piola

Crisi della giustizia: opinioni a confronto Intervista a

Giovanni Allevi

“Vorrei avere mille vite per ricambiare lo straordinario affetto che mi viene donato”



SOMMARIO 4

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ATTUALITà 20

Crisi della giustizia: opinioni a confronto

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Sigarette elettroniche: funzionamento, uso ed eventuali rischi

18 RUBRICHE

POLITICA 8

Renzi, ritorno al futuro

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Tutte le donne del Presidente

EVENTI E SPETTACOLO 4

Giovanni Allevi: “Vorrei avere mille vite per ricambiare lo straordinario affetto che mi viene donato”

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Alcuni momenti della 20esima edizione della “Festa delle Camelie”

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Intervista a Paola Piola

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Cinema, Mostre, Eventi, Teatro e Concerti

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Novecento d’Amore Edit Piaf e Marcel Cerdan

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Aspettando Brasile 2014 Rigori e dolori

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L’Arte e i suoi infiniti mondi segreti Sacro, contemporaneo e alla bella maniera

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FaceAbook Andrea Vitali

TERRITORIO 14

Velletri

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Lariano

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Lanuvio

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Albano

11 Editore Blink di Ottavia Lavino Direttore Responsabile Ottavia Lavino

Numero 47 - anno IV Marzo 2014 Registrazione tribunale di Velletri 2/2010 del 22.01.2010

Progetto grafico e impaginazione BLINK Stampa Eurografsud Via delle Grotte, 11 00040 Ariccia Roma - Tel. 069344741 Redazione NONSOLOROSA Vicolo Bellonzi, 30 00049 Velletri - RM - Tel. 06.961.55.428 redazione@nonsolorosa.it

Hanno collaborato: Servizi Daniele Ognibene Maria Rita Cappucci Silvia Bottacchiari Rubriche Barbara Gazzabin Daniele Ognibene e Alessandro Lombardo Gabriele Santoni Maria Rita Cappucci

Distribuzione gratuita

Salvo accordi scritti la collaborazione a questo periodico e da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita.In questo caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione. E vietata la riproduzione anche parziale di grafica, immagini, testi e spazi pubblicitari realizzati da NONSOLOROSA. La redazione non risponde delle eventuali variazioni a dati/orari e prezzi degli eventi pubblicitari.


In esclusiva per Nonsolorosa Giovanni Allevi racconta il segreto del suo successo, soprattutto tra i giovani

Vorrei avere mille vite per ricambiare lo straordinario affetto che mi viene donato

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Musicista, compositore, ma anche filosofo, Giovanni Allevi riesce sempre a mettere d’accordo tutti: adulti e giovani, classicità e modernità, Italia e mondo intero. Un artista a tutto tondo che ha saputo, con le sue straordinarie capacità, trasmettere la bellezza nella sua forma più pura all’estero, a dimostrazione del fatto che nel nostro paese ci sono menti eccellenti come la sua in grado di raccogliere grandissime folle di fan. All’inizio di un nuovo tour primaverile, “Piano Solo tour 2014”, che lo vedrà presente nei più importanti teatri della penisola, Giovanni Allevi ci rivela di essere sempre più emozionato, concerto dopo concerto, perché la sua vera forza è la luce che il pubblico gli regala.


Giovanni Allevi Da musicista e compositore, come vivi e che sensazioni ti regala la nascita e l’esecuzione di un nuovo brano? Credo sia una delle gioie più intense che la vita possa regalarmi. Durante la composizione di un brano, che può durare anni, la musica trova da sola nuove strade ed orizzonti, e quando finalmente è eseguita in pubblico, si arricchisce e trova compimento nell’emozione dell’ascoltatore. Sono sensazioni per cui vale la pena vivere. Viaggiando molto ed esibendoti nei teatri internazionali più famosi hai il grande merito di promuovere la cultura italiana nel mondo. Come ti senti nel ruolo di “ambasciatore” della musica italiana? Sono orgoglioso di essermi meritato sul campo questo prestigioso ruolo, ma al tempo stesso cerco di vivere la musica come se fosse il vero fine, indipendentemente dai riconoscimenti e dai riscontri. Per diventare ambasciatori della nostra identità artistica, non dobbiamo far altro che essere noi stessi, e far parlare la nostra attitudine genetica alla bellezza, alla creatività e al sentimento. Giovanni Allevi come musicistafilosofo, appellativo che può esserti attribuito grazie al tuo eccezionale impegno in entrambe le discipline.

Cosa hanno in comune, dal tuo punto di vista, musica (in particolare classica) e filosofia? Per scrivere una musica dalle forme classiche che racconti il presente e non un’epoca passata, bisogna trovare il coraggio di confrontarsi con i grandi che ci hanno preceduto, e al tempo stesso prenderne le distanze. Amare il presente, in altre parole. Mi è allora di grande aiuto la Filosofia, in particolare lo storicismo hegeliano, per cui anche la nostra epoca ha diritto alla propria Arte. Cercando di essere sintetico, dietro ogni mia nota c’è una filosofia. La mia musica vuole essere un inno al presente e si pone lo scopo impegnativo di portare l’ascoltatore in contatto con il suo vero sé, allontanando per un attimo le mille pressioni ed omologazioni a cui siamo costretti tutti i giorni. In altre parole, la musica dovrebbe renderci felici. Grazie alla tua musica, che tu stesso definisci “Classica contemporanea”, sei riuscito a riscuotere grande successo anche tra i giovani, solitamente lontani da questo mondo. Qual è il rapporto che hai con questa fascia di fan? La mia è una definizione tecnica che prescinde da qualunque giudizio di valore. E’ una musica costruita sulle forme classiche, le quali ingloba-

no i ritmi ed i suoni della vita a noi contemporanea. Questo ha fatto sì che i giovani riconoscessero quella musica dall’architettura dilatata, più vicina alla propria sensibilità. I ragazzi si sono avvicinati ad essa con un grandissimo entusiasmo, ed io cerco di manifestare loro tutta la mia riconoscenza. I giovani, ma anche i giovani dentro, mi seguono con grande entusiasmo. Condividiamo uno stesso modo di sentire: affrontiamo l’esistenza lontano dalle certezze, guidati dal sognatore che è dentro di noi. A primavera partirà il “Piano solo tour 2014” che ti vedrà protagonista nei teatri da nord a sud della penisola con il repertorio della tua ventennale carriera da musicista, compositore e direttore d’orchestra. Come ti senti oggi, dopo anni di successi? Sono sempre più emozionato. E’ un tour molto impegnativo, fatto di concentrazione, superamento delle mie paure, incontro con il buio che è in fondo all’anima, alla costante ricerca di una luce. E’ un momento di grande emozione e vicinanza al pubblico ed ho deciso di dare tutto me stesso. Vorrei solo avere mille vite per ricambiare lo straordinario affetto che mi viene donato. Silvia Bottacchiari

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Renzi, ritorno al futuro

Il 2 dicembre 2012 Renzi perdeva nettamente le primarie del PD contro Pierluigi Bersani. È passato solo un anno e mezzo ma sembra già archeologia politica: la sconfitta di Bersani, l’exolit di Beppe Grillo, la rimonta di Berlusconi, gli “schiaffi” della Lombardi, capogruppo di movimento 5 stelle, nella diretta streaming quando il segretario PD cercava la maggioranza per formare il governo. E poi i 100 franchi tiratori che hanno impallinato Prodi alla presidenza della Repubblica e la rielezione di Napolitano. A questo va aggiunto chiaramente la formazione del governo Letta, con la maggioranza che sembrava simile a quella che sostenne Mario Monti. Nel frattempo Renzi scende in capo per la segreteria del Pd e larghissima parte del gruppo dirigente, che solo qualche mese prima lo aveva osteggiato, si ritrova a sostenerlo, vedendolo come salvatore della patria. La scelta sembra poco convinta ma strettamente legata all’effetto che Renzi ha su larga parte del paese. La vittoria alle primarie è inequivocabile ed i primi mesi da segretario sembrano dare un nuovo impulso al Governo Letta. L’idillio però dura poco, le bordate di Berlusconi, le critiche aspre di Renzi e di parte del Pd, si uniscono l’assenza totale di riforme. La legge elettorale sembra una chimera, la riforma sul lavoro una barzelletta e le politiche economiche una bandiera da sventolare, sono gli elementi su cui Renzi fa leva per raggiungere un obiettivo che sembrava ai più davvero irraggiungibile. La frase “Enrico stai sereno” sembra la beffa finale per Letta, che da li a pochi giorni subisce la sfiducia del suo stesso partito. A quel 8

punto la scesa in campo del Sindaco di Firenze sembra inevitabile. Con una tempistica lampo, sostenuto dall’intero Partito Democratico, Renzi incontra Napolitano e comincia le trattative per trovare una maggioranza parlamentare che sembra più che scontata. La squadra presentata con meno di una settimana e la fiducia sono solo le procedure standard per cominciare il proprio lavoro. Renzi si pone come la panacea dei mali dell’Italia e le proposte non tardano ad arrivare. Quella ad effetto è senza sui 1000 euro netti all’anno per chi guadagna meno di 1500 euro al mese. Proposta ad effetto ma con effetto, quello di rimettere nelle tasche degli Italiani risorse utili per rilanciare i consumi. Non sarà la svolta dell’economia nostrana ma il primo passo per invertire la tendenza. Il Renzi visto in conferenza stampa, con le slide dietro di lui che descivono i provvedimenti che dovranno essere messi in campo, sembra il leader determinato che vuole arrivare dopo gli altri hanno fallito. La maggioranza è la stessa, il parlamento anche, ma il passo sembra decisamente cambiato. La legge elettorale ha trovato la prima approvazione alla Camera, senza parità di genere, senza maggioritario a collegi uninominali, senza preferenze, ma con un sistema che sembra dare più garanzie di stabilità e governabilità. Dopo 10 anni di chiacchiere sulla modifica della legge elettorale un primo tassello sembra ormai raggiunto. L’abolizione del Senato sembra il secondo tassello per un assetto istituzionale più moderno e snello, ma la riforma costituzionale è un vero pro-

prio scoglio vista la composizione parlamentare. Di buoni propositi il premier toscano ne ha dispensati molti, anche in riferimento al rilancio dell’edilizia, da sempre volano dell’economia. Piano casa, ancora poco chiaro nei dettagli e rilancio dell’edilizia scolastica con 3,5 miliardi per la messa in sicurezza degli edifici. Se la scuola è l’elemento caratterizzante della missione Renziana, basta ricordare le proposte durante le primarie che lo videro contro Bersani, la questione su cui si giocherà tutta la sua credibilità è quella legata al lavoro e alla lotta alla disoccupazione. Dal fondo di 500 milioni di euro per le imprese sociali alla semplificazione dell’apprendistato, dai fondi (1,7 miliardi di euro) per l’inserimento nel mondo del lavoro o per proseguire gli studi dei giovani under 29 anni, alla riduzione dell’Irap del 10%. Proposte concrete ma con un forte impatto finanziario sulle casse deficitarie dello Stato Italiano. Come recuperare i fondi necessari? Questa è decisamente la domanda principale che gli esperti di finanza si chiedono tutti i giorni. Le prime indicazioni vanno nella direzione della tassazione delle rendite finanziarie escludendo però i Bot, strumento che gli Italiani utilizzano maggiormente per investire i propri risparmi, e poi riduzione della spesa pubblica con l’abolizione delle Provincie, del Cnel e del Senato e riduzione degli stipendi dei manager pubblici. Saranno sufficienti questi tagli per finanziare tutte le riforme annunciate dal Premier? Sicuramente no, servono ancora riforme per sburocratizzare la macchina amministrativa farraginosa e chiaramente costosa e poi il tema della lotta alla corruzione e all’illegalità che sottraggono ogni anno risorse fondamentali per il rilancio del Paese. Per Renzi il cammino è in salita, ma sembra godere di quei supporti internazionali fondamentali per raggiungere gli obiettivi prefissati. Oggi sembra che l’Italia tifi per il premier Fiorentino non tanto per il suo conclamato carisma ma piuttosto perché sembra essere l’ultima speranza per la rinascita della nostra Nazione. Danele Ognibene


Tutte le donne del Presidente

Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana 8 donne, tutte insieme, entrano a far parte del governo che (si spera) salverà l’Italia. Nel frattempo le quote rosa vengono bocciate alla camera. Siamo davvero pronti per il cambiamento? Renzi stupisce e sbalordisce. Da subito. Il suo è il governo dei primati: lui è Presidente del Consiglio più giovane della storia, ha presentato un gruppo di ministri con l’età media più bassa di sempre e per giunta metà di loro sono donne. In un momento in cui gli indici Istat rivelano, sotto molti aspetti, grandi difficoltà per l’Italia, c’era davvero bisogno di cambiare un po’ le carte in regola e dare maggior rilievo alle donne, come del resto già fanno molti paesi europei. Le contraddizioni a tali cambiamenti comunque non mancano. A meno di un mese dall’insediamento del nuovo governo delle larghe intese viene bocciata alla Camera una riforma riguardante proprio la parità di genere: tre emendamenti alla nuova legge elettorale “Italicum”, che avrebbero garantito un numero di deputate donne pari a quello degli uomini, vengono respinti, non solo dall’ala più conservatrice del Parlamento. Molte esponenti del Pd non hanno visto di buon occhio il voto contrario dei loro colleghi di partito e hanno parlato addirittura di tradimento. La stessa presidente della Camera Laura Boldrini, benché apparentemente super partes, ha dichiarato il suo dispiacere per “un’opportunità persa a detrimento del Paese e della democrazia”. Il premier, senza indugi, ha fatto sapere sui social network che “il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere, ma anche l’impegno della direzione Pd” e ha specificato che “nelle liste l’alternanza sarà assicurata”. L’Italia, intanto, aspetta e tenta di conoscere più da vicino la nuova squadra di governo. Nonsolorosa vi propone i profili biografici delle otto “ministre” della squadra Renzi. Che provengano da destra o da sinistra le “donne del Presidente” sono preparate, dinamiche ed hanno dei curricula ricchi di esperienze. Tra loro perfino una prossima mamma. Sapranno dare il contributo “in rosa” che serve al Governo per far ripartire il nostro paese? Ci auguriamo di sì. Intanto scopriamo insieme chi sono.

Silvia Bottacchiari Maria Rita Cappucci

Marianna Madia: per lei la questione dei precari e la spending review Per Marianna Madia, 34 anni in attesa del primo figlio, Renzi ha scelto due dicasteri tutt’altro che semplici: Pubblica Amministrazione e Semplificazione. Figlia d’arte di un noto attore e giornalista, ha radici calabresi ed è una ragazza di buon famiglia. Spostata con un produttore tv, ha giurato per il suo primo incarico da ministro con il pancione e le ballerine. Formazione e carriera: Laureata con lode in Scienze Politiche alla Sapienza, ha proseguito gli studi intraprendendo un dottorato di ricerca all’IMT di Lucca. Il primo a volerla in politica è stato Walter Veltroni. Obiettivi: la semplificazione è uno dei punti fondamentali del programma di Renzi. Marianna dovrà affrontare diverse questioni molto annose, come la spendign review, la mobilità e i precari.

Federica Mogherini: un ministro social che ama rompere gli schemi È il nuovo ministro degli Esteri e lo è diventato a quasi 41 anni, la più giovane responsabile della Farnesina nella storia della Repubblica. Nata a Roma sposata con due figli, ha girato il mondo per i suoi studi e soprattutto perché ama viaggiare. Formazione e carriera: Laureata in Scienze Politiche a Roma, ha cominciato come molti giovani laureati a lavorare nei call center. Entrata presto nel Consiglio nazionale dei Ds, in questo ruolo ha avuto modo di seguire i dossier relativi all’Iraq, Afghanistan e Medio Oriente. Dopo questa esperienza è diventata responsabile per le Pari Opportunità del partito. Così è entrata nella Segretaria nazionale con Matteo Renzi, che decide quindi di convocarla prima in Europa e poi al ministero degli Esteri. Obiettivi: Il suo è uno dei dicasteri più complessi e pieni di responsabilità. Il caso Marò e i rapporti con l’India sono i primi impegni in agenda.

Roberta Pinotti prima donna nominata alla difesa, le piace sfidare gli stereotipi É il primo ministro della Difesa donna dell’Italia repubblicana. Genovese, 53 anni, ex insegnante di lettere del liceo, sposata, due figlie. Si è pagata gli studi servendo ai tavoli dei genitori in una trattoria di Genova. Formazione e carriera: Laureata in lettere, entra nel Pci e diventa prima assessore comunale alla scuola e poi segretaria provinciale dei Ds. É una senatrice del Partito Democratico che da sempre si è occupata di cose militari: nel governo Letta era sottosegretario proprio a Palazzo Baracchini. Nel 2006 ha ricoperto la carica di Presidente della Commissione Difesa della Camera, anche stavolta prima donna a ricoprire questo ruolo. Obiettivi: prima donna a ricoprire l’incarico del ministero alla difesa è già di per se una grande conquista. Tante le questioni che dovrà affrontare. Riguardo alle armi e i soldati non ha nessun pregiudizio: servono se sono necessari.

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Beatrice Lorenzin: un sorriso dolce per un temperamento di ferro Con Beatrice Lorenzin è la sesta volta che una donna guida il ministero della Salute. Romana, single non ama la mondanità, è molto semplice e molto riservata sulla sua vita privata. Formazione e carriera: ha la maturità classica e non è laureata. Inizia la sua carriera politica nel movimento giovanile di Forza Italia. Ha scalato rapidamente gli incarichi nel partito: nel 1999 è coordinatore regionale del movimento giovanile, nel 2001 è l’unica donna eletta nelle fila di Forza Italia al consiglio comunale di Roma e nel 2004 è a capo della segreteria di Paolo Bonaiuti, portavoce della Presidenza del Consiglio. Obiettivi: per il ministro della Salute c’è già pronta un’agenda fittissima per chiudere il Patto per la Salute con le Regioni, l’accordo per il futuro del servizio sanitario nazionale che le ha permesso di evitare nella scorsa finanziaria, per la prima volta dopo 10 anni, pesanti tagli al settore. Il ministro dovrà anche chiudere il cerchio della vicenda Stamina: a lei spetta nominare il nuovo comitato tecnico scientifico che dovrà esaminare il metodo di Davide Vannoni.

Maria Carmela Lanzetta: il sindaco simbolo della lotta all’’ndrangheta Dal pantheon di Civati, al governo di Renzi, è entrata nella squadra del nuovo esecutivo, con la delega agli Affari regionali. Lanzetta, ex sindaco del paesino calabrese di Monasterace, si è distinta nella difesa della legalità e nella lotta alla ‘ndrangheta. Vive sotto scorta è sposata e ha due figli. Formazione e carriera: diplomata al liceo classico e laureata in farmacia, diventa sindaco di Monasterace nel 2006, da allora subisce vari attentanti che la spingono dopo sette anni a dimettersi. Alle primarie del Pd si schiera con Civitati, entra così nella direzioni nazionale del Pd. Obiettivi: Nel suo percorso al governo avrà temi molti delicati da affrontare, come lo svuotamento delle provincie e la questione delle aree metropolitane. Lei promette di dedicarsi a tutto questo con grande impegno, garantendo il rispetto delle regole e della legalità.

Stefania Giannini: la competenza in fatto di scuola e università è il suo asso nella manica

Maria Elena Boschi: giovane e determinata non teme il confronto i vecchi pilastri della politica

E’ Stefania Giannini, segretario di Scelta Civica, il nuovo ministro dell’Istruzione nel governo Renzi. Prende il posto di Maria Chiara Carrozza. Ha 53 anni sposata con due figli, è nata a Lucca dove abita. Suo padre gestiva una pizzeria. Formazione e carriera: Professore ordinario di Glottologia e Linguistica dal 1999, Stefania Giannini è stata rettore dell’università per stranieri di Perugia dal 2004 al 2013, fino alla sua elezione nelle fila del Senato il 25 febbraio 2013. Obiettivi: Dovrà affrontare la questione delle del riordino delle specializzazioni mediche, i bandi dei ricercatori, e tutti i problemi relativi alla scuola e all’università.

É la nuova ministra per le Riforme e per i Rapporti con il Parlamento. Nasce a Montevarchi, in provincia di Arezzo, il 24 gennaio 1981. Suon padre è un dirigente della Coldiretti e sua madre è preside e vicesindaco. Formazione e carriera: Laureata in giurisprudenza, è avvocatessa in diritto societario. Ha fatto parte del Consiglio di amministrazione di Publiacqua, una società che gestisce il servizio idrico in quattro Province toscane. Renziana, quando l’attuale presidente del Consiglio è stato eletto segretario del Partito democratico l’ha scelta come responsabile per le Riforme del partito. Obiettivi: In qualità di ministro per le riforme dovrà occuparsi di dare all’Italia una nuova legge elettorale.

Federica Guidi: una fanatica del merito alla guida del ministero dello Sviluppo

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E’ una imprenditrice, perché è nata in una famiglia di imprenditori. Il padre, Guidalberto, è il patron della Ducati Energia e da sempre è un nome importante all’interno di Confindustria. Ha 44 anni non è sposata e ha un figlio. Formazione e carriera: Laureata in giurisprudenza e poi direttore Generale della Ducati energia, si è dimessa da questo incarico on appena è diventata ministro. È stata presidente dei giovani imprenditori di Confindustria. Obiettivi: tanti gli appuntamenti difficili per lei: prima di tutto rilanciare l’economia e gestire le ferite dei 160 tavoli aperti sulle crisi aziendali. Non è un fanatica del vittimismo, crede nell’impegno nella ricerca ma soprattutto nel merito.


Speciale Festa delle Camelie 2014

Alcuni momenti della 20esima edizione della “Festa delle Camelie”

Fiori, sport, arte e prodotti tipici, questi gli ingredienti della ventesima edizione della Festa delle Camelie. La Villa Comunale è stata interamente dedicata ai vivai e alle camelie. L’allestimento artistico è stato curato magistralmente dal Maestro Sergio Gotti, che ha omaggiato Cesare Ottaviano Augusto con delle istallazioni ispirate all’antica Roma, un bellissimo colpo d’occhio per i visitatori. Lo sport è stato un filo conduttore dell’intero evento, grazie alla mostra dedicata al più grande centravanti della storia italiana, Silvio Piola, che con 290 reti primeggia nella speciale classifica dei gol seganti in serie A. La mostra e gli eventi di supporto sono stati curati da Lazio 100 e dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Velletri, con il patrocinio del Coni. I prodotti tipici con le cantine e con altre aziende del territorio hanno permesso di far conoscere alcune delle eccellenze di Velletri L’inaugurazione si è svolta sotto la pioggia alla presenza del Sindaco Fausto Servadio, del Vescovo Monsignor Apicella, del Presidente del Consiglio Daniele Ognibene e del Vice Sindaco Marcello Pontecorvi. Ospiti d’eccezione l’attrice Sandra Milo e Paola Piola, figlia del grande campione di calcio campione del mondo nel 1938.

Molte le iniziative connesse alla festa, la più significativa è stata sicuramente l’intitolazione della Camelia a Silvio Piola. Un gesto elegante e molto apprezzato dalla famiglia e in particolare dalla figlia Paola, che ha espresso parole di stima per l’iniziativa, per la disponibilità e l’amicizia che la città ha dimostrato nei suoi confronti. Insomma un bel binomio si è visto alla Festa delle Camelie, i fiori e lo sport. Sabato 22 dopo oltre venti anni si sono riuniti i ragazzi della Vjs Velletri che nel 1993 vinsero la Coppa Italia Regionale contro il Palestrina. In campo, contro la squadra di Lazialità, guidata dal giornalista sportivo Guido De Angelis, gli “eroi del Flaminio, D’Auria in porta e poi Margagni e Caprari, Di Lazzaro e Busini, Spallotta e Bastianelli, Fabi e tanti altri che negli ’90 fecero vedere un grande calcio a tutta la città di Velletri. Al termine della partita, l’ex presidente della Vjs Velletri Ivano Selli ha consegnato nelle mani del Presidente del Consiglio Comunale Ognibene la coppa vinta nel 1993 che è stata donata al Comune di Velletri. Un tuffo nel passato ma con uno sguardo al futuro, con l’impegno di non perdersi di vista e di continuare a organizzare eventi di questo tipo.

L’inaugurazione alla Villa Comunale

L’allestimento presso la Villa Comunale

Il Maestro Sergio Gotti con i ragazzi del Liceo Artistico “Cederna” e Giancarlo Fede

La senatrice Parente, Sandra Milo, l’assessore Marcello Pontecorvi e Paola Piola


Speciale Festa delle Camelie 2014

Foto Anna Zandanel

Da sin. Mario Notari (Pres. S.S. Lazio motociclismo), Marcello Pontecorvi, Enrico Scianca (“Le camelie del Generale”), Daniele Ognibene, Fabiola Sambucci (RDVS) e Paola Piola

L’aiuola di piazza Garibaldi

I mille volti della Camelia

Dalle preparazioni culinarie, al tè, ai piaceri della letteratura. Una piacevole conferenza per scoprire curiosità sul fiore che ha baciato la terra di Velletri Una serata dal sapore primaverile quella organizzata dalla scrittrice Rossella Giardina il 18 Marzo presso la libreria Mondadori di Velletri. Sfruttando l’occasione della presentazione del suo ultimo libro, “Una camelia per Cristina. Ritorno a Belitri”, ha invitato esperti della pianta cara alla città di Velletri, la camelia appunto, per svelare curiosità e inaugurare la grande festa che celebra questo fiore dal sapore orientale nei giorni 22 e 23 Marzo. Immediatamente l’atmosfera – complici forse i bei fiori appesi ad abbellire la sala -, ha trasformato una conferenza di settore in una chiacchierata informale davvero piacevole, che ha visto numerosi interventi del pubblico in sala. La scrittrice, prendendo spunto da alcuni passi del suo libro che raccontano le avventure della protagonista 12

La Banda della scuola “Mariani”

Cristina, immersa nello splendore della città di Velletri, ha passato il testimone a Valentina Bilei del negozio Très Chic, a Marina Mirimich, esperta di arte culinaria, ed infine ad Enrico Scianca, titolare dell’azienda “Le camelie del Generale”. Valentina Bilei, grande esperta di tè del mondo, ha spiegato che tutti i tipi di tè prendono origine delle foglie e dai germogli della pianta della camelia (originaria della Cina e del Giappone); ciò che differenzia un tipo di tè dall’altro è solo la lavorazione successiva che viene effettuata. Abbiamo così scoperto la differenza tra Camelia Sinensis, per tè più delicati come quello bianco, e la Camelia Assamica, per tè più forti come quello nero. Enrico Scianca poi, nipote del famoso generale da cui trae il nome la sua azienda, ha raccontato ricordi di suo nonno, appassionato collezionista di varietà di camelie, e di come sia riuscito, negli anni, a trasformare una passione in una attività commerciale davvero particolare. Ha fornito, in seguito, delucidazioni sulla potatura e ha regalato al pubblico curiosità su varietà e fioriture.

Al termine della conferenza i presenti hanno potuto gustare dolcetti a base di fiori di camelia e petali glassati preparati da Marina Mirimich. Il tutto accompagnato da un tè bianco davvero particolare al mandarino e rosmarino, gentilmente offerto dal negozio Très Chic. Insomma, complice il clima, la posizione privilegiata e la buona terra di Velletri possiamo ritenerci fortunati: la camelia dalle nostre parti attecchisce senza bisogno di troppe cure e cresce rigogliosa e splendente da fare invidia a chiunque. Per questo motivo è davvero un bene che negli ultimi anni “fioriscano” (per restare in tema) iniziative celebrative in onore di una pianta che viene da lontano ma che, certamente, ha “baciato” la nostra città. Silvia Bottacchiari

Rossella Giardina

Piazz


Giampiero Gotti e Cristina Greco

Da sin. Mario Notari, Paola Piola, Daniele Ognibene, Fausto Servadio e Antonio Buccioni (Pres. S.S. Lazio)

Paola Piola

Sandra Milo con il suo manager e Paola Piola con il marito Giorgio Gaietta

Piazza Mazzini

L’Amm. comunale insieme agli “Amici di Ratatouille”

Intervista a Paola Piola

Di Silvio Piola si conoscono tantissimi aspetti della vita pubblica, ma pochissimi della vita privata. Quali sono stati i valori che tuo padre ha saputo trasmetterti? Come per tutti è difficile sintetizzare i valori e gli insegnamenti trasmessi dai propri genitori. Posso dire che con il passare del tempo quello che mi è stato più chiaro è l’invito a vivere la vita come un dono, cercando, giorno dopo giorno, di percorrerla in modo attivo, ricercando con tenacia e nel rispetto dell’Altro la propria realizzazione. Ci ha anche insegnato, accanto a mia madre, l’impegno ed il valore da attribuire alla famiglia intesa come un contesto da custodire e ritrovarsi. Nel calcio di oggi prevalgono più le ragione economiche che quelle morali, credi che tuo padre si sarebbe trovato a suo agio in questo ambiente, visto anche alcune scelte prese dopo la fine della carriere di calciatore? Sicuramente nel calcio di oggi avrebbe incontrato delle difficoltà anche per le sue caratteristiche psicologiche, molto diretto, non uso ai compromessi, poco diplomatico. L’avrebbe salvato comunque l’amore per il gioco più bello del mondo, l’essenza del divertimento trovata e custodita in sè sin da bambino. Tanti mi dicono:” chissà quali sarebbero stati i guadagni di Silvio Pio-

La presentazione della Festa presso il ristorante “Casale della Regina”

la oggi “ tutto questo è vero ma la perdita in termini di libertà e “sana normalità” per sè e per i propri cari è attualmente enorme. Penso davvero che per lui e per noi sia stato meglio così! Velletri ha dedicato una camelia a tuo padre, un gesto elegante molto significativo. Cosa ti resta della permanenza nella Città dei Castelli Romani? Come ho già avuto modo di dire, devo a mio padre tante belle emozioni che scaldano il cuore. A Velletri di Cuore ne abbiamo trovato tanto, accanto a competenza ,entusiasmo, passione, intelligenza, spirito di sacrificio ed Amicizia, tutto questo ha creato un legame che custodiremo e rinnoveremo. La camelia intitolata a mio padre è un simbolo di tutto questo . Credi che potrà continuare questo rapporto tra Velletri e Vercelli anche con altre iniziative? Sicuramente. Abbiamo già delle idee belle, importanti e soprattutto utili, dico spesso che il nostro intento è quello, tramite il ricordo di mio padre, di creare contesti ,eventi manifestazioni a vantaggio della gente, soprattutto delle nuove generazioni. Mi piace pensare e proporre mio padre come una buona risorsa utile al ben-essere.

Laura D’Andrea, Anna Zandanel, Ottavia Lavino e Simona Spallotta che hanno curato l’intera comunicazione dell’evento


Territorio Velletri

Due giovani consiglieri, Dario D sono i protagonisti dell’interv

La coesione interna e l’ac c Velletri e lo S Sono giovani, dinamici e pieni di idee i consiglieri comunali Dario di Luzio, di Fratelli d’Italia, e Francesco Cavola, di Gente Nuova. Noi di Nonsolorosa li abbiamo intervistati per conoscere il loro parere sulla prima esperienza

Dario DI LUZIO

Giorgia Meloni e Dario Di Luzio

Siete entrambi al vostro primo in ca Ci puoi elencare alcuni aspetti positivi e altri negativi ch

Sicuramente tra gli aspetti positivi c’è quello di sentirsi coinvolti nelle scelte che possono e che devono determinare la crescita di una città. Pur essendo all’opposizione, ci siamo messi subito a disposizione dell’amministrazione per il bene di Velletri, dando dei contributi e delle proposte che sentivamo necessari per lo sviluppo generale del nostro territorio. L’aspetto negativo più rilevante è la presenza di una burocrazia esagerata, lenta, che di certo non aiuta il lavoro dei consiglieri e della giunta comunale. Questo, certamente, è un problema nazionale e generale, non tipico della sola città di Velletri, dunque, per questo, molto difficile da gestire.

Voi siete due giovani politici, l’Italia ha un nuovo Pre si pensi davvero che la vecchia generazione si Se guardiamo i dati dell’anno 2013 troviamo moltissimi giovani tra i consiglieri, sia per ciò che riguarda l’età anagrafica sia per quanto riguarda la prima esperienza politica. Un segnale, questo, molto importante. Evidentemente, senza nulla togliere a chi a ha amministrato questa città in precedenza, c’è da notare che i cittadini hanno voluto un cambio della guardia. E’ chiaro, tuttavia, che per amministrare bene una città non basta avere dei giovani con grande buona volontà ma serve il giusto connubio tra novità ed esperienza pluriennale, per far sì che ci sia una squadra compatta ed eterogenea.

Se potessi cambiare qualcosa all’interno del tuo partito o All’imminente primo congresso nazionale del partito Fratelli d’Italia, in cui saranno presenti tremila delegati di tutta Italia, porteremo come gruppo di Velletri delle proposte chiare e concrete perché vogliamo che i politici abbandonino il linguaggio “politicante” e “politichese” per affrontare problemi seri e pratici, sia a livello locale che regionale e nazionale. Fratelli d’Italia, partito giovane, deve impegnarsi proprio in questo, nel comunicare con gli elettori e con tutti i cittadini e nel dare risposte precise ai problemi che vengono sollevati.

Parliamo, nello specifico, di Velletri: cosa occorrerebbe alla città, a tuo parere , p Velletri ha bisogno di un progetto completo e complesso, che affronti varie problematiche globalmente, non singolarmente. Sulla questione commercio, ad esempio, è importante che ci sia un lavoro di squadra che coinvolga l’amministrazione e le varie associazioni dei commercianti in tutte le attività della città. Inoltre, ci tengo molto a dirlo, bisognerebbe organizzare e pubblicizzare gli eventi che riguardano Velletri molto tempo prima, non a ridosso dell’evento stesso. E’ impensabile invitare nella nostra città i quattro milioni di abitanti di Roma e i duecentomila di Latina qualche giorno prima. Abbiamo molte feste e manifestazioni storiche importantissime, che potrebbero essere un primo volano per il rilancio dell’economia della città. 14


Intervista doppia

o Di Luzio e Francesco Cavola, ervista doppia di questo mese

c cordo politico per salvare o Stato italiano in consiglio comunale e su temi cari alla città e alla nazione come il rilancio dell’economia e la “rottamazione” della vecchia politica. Ecco cosa ci hanno risposto.

L’aspetto più negativo che ho riscontrato in questo anno è la lentezza burocratica della macchina pubblica. I tempi sono lunghi e gli operatori non sempre preparati nella giusta maniera. In questo senso sono in linea con il pensiero del neo-presidente del consiglio Renzi. Oggi, le esigenze dei cittadini, sono più veloci rispetto a quelle di un tempo e non possiamo permetterci di aspettare oltre. Inoltre ritengo che in consiglio vadano presentate proposte e mozioni realizzabili, sia che vengano da destra che da sinistra, che diano una risposta immediata al territorio. E’ inutile e infruttifero avanzare richieste irrealizzabili. L’aspetto positivo riguarda la coesione interna del nostro gruppo, Gente Nuova. Lavoriamo in sinergia e affrontiamo i problemi con un grande gioco di squadra, soprattutto in consiglio comunale.

re sidente del consiglio, il più giovane della sua storia: ne sia ormai in fase di “rottamazione definitiva”? No, assolutamente no! Penso che il nostro nuovo Presidente del consiglio Renzi sia un elemento di forte rottura del sistema che tuttavia non riuscirà, almeno per ora, a rottamare ciò che si prefiggeva. La vecchia politica fa parte anche dell’assetto Renzi, al di là del fatto che lui abbia nominato tra i venti sindaci che compongono la direzione del partito molti giovani, tra cui dieci donne. Purtroppo deve rispondere a delle esigenze, ad un certo numero di elettori che non gli permetteranno la rottamazione definitiva auspicata. Gli aspetti che certamente fanno ben sperare in Renzi sono il fatto che sia sindaco, dunque conosce bene i reali problemi dei cittadini e, in secondo luogo, che è giovane e sa che se sbaglierà questa volta non ci sarà una seconda possibilità per rimediare.

to o movimento politico, su quale riforma ti orienteresti? Il movimento civico è composto dalla società civile nella sua complessità ed eterogeneità, ma, forse proprio perché uguali e diversi, abbiamo trovato una forte coesione interna. Certamente ci sono delle differenze di pensiero tra i vari componenti ma, in linea di massima, lavoriamo con grande accordo e intensi rapporti diretti interpersonali. Secondo questa stessa linea di pensiero abbiamo scelto in maniera condivisa, senza elezioni, le varie cariche, dal segretario agli altri membri.

re , per avere maggior rilievo sotto il profilo politico ed economico-commerciale? Ci vorrebbe, innanzitutto, un punto d’incontro tra associazioni, amministrazione e sindacati. Inoltre è necessario “svecchiare” il commercio e le attività commerciali di Velletri. Oggi i negozi vendono, più o meno, le stesse cose che ci proponevano trent’anni fa. E’ fondamentale diversificare la risposta, che potrebbe creare un cambiamento importante nel commercio e, soprattutto, nel turismo: puntare sui prodotti tipici, sulle risorse del territorio, come fanno da tempo Toscana o altri paesi, aiuterebbe la nostra città. Dovremmo prendere esempio dalla Germania. Nel 2006, quando è iniziata la crisi, le istituzioni, i membri delle varie associazioni, si sono seduti intorno ad un tavolo e, insieme, hanno ricostruito la nazione, venendone fuori, chiaramente, più forti. Velletri, e in generale lo Stato, dovrebbero cercare lo stesso accordo per il bene comune. Silvia Bottacchiari

Francesco CAVOLA

in carico da consigliere comunale. vi che hai riscontrato nell’affrontare questa esperienza?

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Territorio Velletri

Anche l’ITIS Vallauri di Velletri presente al corteo organizzato a Latina da Libera

Pace, amore, giustizia e libertà

Uno degli slogan

Centomila cuori all’unisono, decine di slogan e un solo unico intento: dire “no alla mafia”. Sabato 22 marzo scuole e associazioni provenienti da ogni parte d’Italia hanno invaso Latina per la 19esima edizione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia, organizzata da Libera di Don Ciotti. Un corteo pacifico e festoso ha marciato lungo le strade del capoluogo pontino ribadendo a gran voce un fermo e chiaro rifiuto a piegarsi alle logiche mafiose. Una giornata davvero speciale per gli studenti delle classi 3E e 4E dell’ITIS Vallauri di Velletri, giunti a questo appuntamento alla fine di un persorso di approfondimento svolto insieme ai docenti e ai volontari di Libera che in più occasioni hanno incontrato i ragazzi fornendo loro gli strumenti necessari per comprendere come sono organizzate le mafie presenti sul nostro territorio, in quali settori economici si infiltrano e come controllano parte della politica del nostro Paese. Una partecipazione consapevole e sentita per gli studenti del Vallauri che, accompagnati dal Dirigente scolastico la prof.ssa Toraldo, dai prof. Modio e Magnosi e dagli assistenti educativi, hanno portato in piazza del Popolo la storia 16 delle vittime di mafia meno

Una parte della delegazione del Vallauri

illustri: persone uccise negli anni in cui loro nascevano e delle quali i ragazzi hanno portato fieramente il nome sritto sul petto. A tutte le vittime, ai familiari e soprattutto ai cuori di tutti i giovani presenti si è rivolto col suo carisma e la sua solita inarrivabile forza comunicativa Don Luigi Ciotti, che ha invitato i presenti a “non voltarsi di spalle di fronte alla mafia, ad impegnarsi 365 giorni all’anno e a diffondere la coscienza e la cultura dell’antimafia tra la gente”, un invito che non può e non deve sfuggirci. Una giornata densa di emozioni e un impegno preso nei confronti della società, al quale siamo sicuri la scuola saprà dare seguito aderendo ad altre iniziative e continuando a stimolare gli studenti a rendersi più coscienti e sensibili rispetto alla realtà che li circonda. Marcello Tosti

Leonardo Sollami ed Edoardo Menicocci (con le maglie di Libera) studenti votati all’impegno sociale insieme a Giorgio Zaccagnini (G.D.)

La Preside Anna Toraldo e la prof.ssa Alessandra Modio


Territorio Velletri

Territorio Lariano

Comunicato stampa

Applicazione Il “Dandy-contadino” gratuita del Grande Fratello dalla campagna di Lariano del microchip Direttamente Mirco Petrilli arriva alla casa più “sbirciata” d’Italia e conquista il pubblico ai cani di proprietà

Il canile comunale di Velletri, visto il successo del primo incontro del 4 febbraio u.s. di applicazione gratuita del microchip ai cani di proprietà, comunica le ulteriori date dell’iniziativa organizzata in collaborazione con il Servizio Veterinario Asl e con il supporto della Regione Lazio Si rammenta che la campagna è rivolta a tutti i cittadini residenti nel distretto sanitario Roma H e si svolgerà presso il canile comunale di Velletri – Via di Carano snc – Lazzaria nelle ulteriori giornate: - 4 MARZO - 1 APRILE - 6 MAGGIO con orario: 10:00 – 12:00 / 14:00 – 16:00 Si invita tutta la cittadinanza a collaborare utilizzando il servizio di applicazione gratuita del microchip per diffondere ed incrementare la pratica dell’iscrizione all’anagrafe canina quale strumento di prevenzione contro il randagismo e per la tutela degli animali stessi. Per informazioni e prenotazioni contattare dalle ore 9:00 alle ore 13:00 il numero telefonico 06 96158492 – 338 7034771 oppure carol.bonomo@comune.velletri.rm.it

I suoi “aforismi bucolici” sono ormai sulla bocca di tutti, per non parlare dei suoi passi di danza non convenzionali. Mirco Petrilli ha conquistato davvero tutti, anche coloro che fino a qualche tempo fa avrebbero giurato di non guardare mai un programma come Grande Fratello. Sbagliato! Il ragazzo larianese di 28 anni, contadino doc, fiero della sua terra e dei suoi affetti, è entrato nella casa più famosa d’Italia solo qualche settimana fa ed è già diventato popolarissimo, non solo tra i suoi “compaesani”, ma anche nel resto d’Italia. Nato a Velletri ma residente in zona Colle Paccione (Lariano) si definisce un ragazzo semplice, amante della natura e degli animali ma anche delle donne. Se di giorno, infatti, è un contadino che cura pomodori e accudisce cavalli e galline, di sera si trasforma in un “dandy” (come lo chiamano i suoi amici) e, vestito di tutto punto, ama frequentare locali in cui si balla la salsa, un’altra sua grande passione. Nella casa del GF hanno imparato

ad amarlo proprio per la sua spontaneità e la gentilezza che dimostra nell’interagire con i suoi compagni di viaggio. Solerte nelle faccende di casa, attento alla cura del suo orto “pensile” e dispensatore di consigli e aforismi. “Nelle cose ci metto amore” (o meglio“ ‘ammore”) ha precisato agli altri concorrenti, perché senza l’amore, anche nelle più semplici azioni quotidiane, non si potrebbe vivere. Se incontrasse una donna simile a sua madre almeno per il 10% la sposerebbe, ha dichiarato, perché gli piacciono le ragazze delicate, acqua e sapone, e che sappiano svolgere le faccende domestiche. Nel frattempo, a Lariano, è nato un vero fan club a sostegno del concorrente nostrano e, giorno dopo giorno, spuntano striscioni di incoraggiamento che spesso recitano fedelmente alcune sue battute, diventati peraltro veri e propri “motti”. In molti lo dichiarano già super favorito ma la strada è ancora lunga. Riuscirà a portare a casa il bottino finale? Silvia Bottacchiari


Novecento

d’Amore a cura di Maria Rita Cappucci

Era il 28 ottobre 1949 quando il “passerotto” di Parigi intonò l’”Hymne à l’amour” in un locale notturno di New York, ventiquattr’ore dopo che l’aereo del suo uomo si era schiantato contro un picco delle Azzorre. Li aveva uniti un amore travolgente e lei gli aveva chiesto di raggiungerla in America. Si erano conosciuti in un cabaret di Montmartre. Lei parigina, l’espressione sofferente, il piccolo corpo fremente di un uccello - il suo nome d’arte significa “passerotto” - e una voce imperfetta e meravigliosa. Lui algerino, aveva una faccia onesta piena di pugni e la rabbia di chi è nato povero. La loro diversità fu un’attrazione irresistibile, si annusarono, si rividero in America e lì s’innamorarono. Fu un amore tragico, da romanzo, una delle storie più commoventi e coinvolgenti del ‘900.

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Edit Piaf e Marcel Cerdan: il passerotto dalla voce intensa e il pugile dal cuore tenero Un’intensa storia d’amore dal tragico epilogo, per questo destinata a restare impressa nella memoria Il passerotto dalla voce meravigliosa e il pugile dal cuore tenero

Si chiamava in realtà Edith Giovanna Gassion, sua madre Line Marsa, italiana di Livorno, cantante nelle fiere di paese l’aveva partorita sotto un lampione, in un quartiere malfamato, assistita da un poliziotto. I genitori che viaggiavano in una sequela di spettacoli senza storia, l’affidarono alla nonna paterna Marie che gestiva un bordello in Normandia. Edith a soli quindici anni evase da quel luogo triste per cantare nei parchi e nelle taverne in duo con l’amica Simone Berteaut. Poco dopo decise di fare da sola. Si presentò infilata in un abito nero fatto a maglia; non riuscì a ultimare le maniche in tempo e uscì sul palco con una stola sulle spalle. A diciassette anni restò incinta del muratore Louis Dupont e nacque Marcelle, morta a due anni di meningite. Tentò di soffocare il dolore cantando.

Un abile impresario, Louis Leplé, la avviò al successo prima di morire in circostanze misteriose. Aveva una voce imperfetta, Edith, ma densa di emozione, capace di spaziare dalla passione alla leggerezza, dalla disperazione all’incanto. Non era bella ma passionale, misteriosa, fatale. A Marcel, nato in Algeria ma detto “il bombardiere di Casablanca”, invece, la vita non aveva dato il tempo di leggere libri, la vita era fatta di bisogni semplici e cazzotti rudi senza cattiveria. Riconosciuto come uno dei pugili più grandi di ogni tempo, nel 1947 conquistò il titolo europeo buttando giù alla prima ripresa Leon Fouquet. Un anno dopo Cyrille Delannoit gli rubò la corona: passarono due mesi e se la riprese. Il titolo mondiale lo ottenne costringendo Tony Zale all’abbandono, sul quadrato di Jersey City.


Tutto ebbe inizio negli Stati Uniti che ospitarono una delle storie d’amore più romantiche e tragiche di tutto il Novecento. L’America adorò da subito Marcel Cerdan e con lui anche la voce calda e coinvolgente di Edit Piaf che nel 1946 aveva deciso di intraprendere la sua prima tournee negli Stati Uniti, esibendosi prima alla Constitution Hall e poi, un anno dopo, alla Play House e al Versailles di New York, dove ad applaudirla tra il pubblico vi erano, tra gli altri, Marlene Dietrich, Charles Boyer e Orson Welles. Nel 1948 l’incontro magico che cambierà per sempre le sorti della sua vita. Edit incontrò il suo grande amore, quella passione che custodirà sempre nel suo piccolo affaticato cuore. Lui era gentile, cor-

… Tragico epilogo

Un giorno gli telefonò: “Prendi l’aereo, se prenderai la nave avrò il tempo di morire, mi manchi troppo”. Il 28 ottobre 1949 l’aereo che trasportava Marcel Cerdan da Parigi a New York precipitò tragicamente sulle Azzorre. Marcel non rivide più il suo usignolo così bisognoso d’amore. Ventiquattr’ore dopo, in nero come sempre, imbottita di roba chimica per restare in piedi, Edith annunciò al pubblico del Versailles, il locale notturno francese di New York:

Se un giorno la vita ti strapperà a me, sta lontano da me. Se tu muori allontanati da me. Poco mi importa se tu mi ami perché anch’io morirò avremo per noi l’eternità

L’America, il luogo dove si accese la passione che culminò nel…

diale, acuto e non aveva bisogno di lei per acquisire la fama, era un orgoglio nazionale da solo, aveva donne anche fatali che gli cadevano ai piedi, ma lui aveva scelto lei, perché la vedeva piena di quel piacere che è tale solo se al sesso si unisce la testa. La loro storia era un intreccio delle componenti che fanno l’amore, che superano i livelli dell’infatuazione e che nascono dalle viscere dell’intelligenza istintiva. L’America li adorò. Per Edit era facile: le bastava. Marcel fu costretto a fare i conti con la mafia, proprio in occasione di uno degli incontri più importanti, quello con Jack La Motta, il Toro del Bronx. In quell’occasione a Marcel furono offerti 400.000 dollari, una fortuna, perché a un certo punto scivolasse al tappeto. Marcel disse no: aveva un’idea limpida dello sport, un’idea perduta. L’incontro al Briggs Stadium di Detroit, il 16 giugno 1949, fu un calvario. Difendendosi con un pugno solo sotto la tempesta di colpi, pensò al paese lontano, alla Francia accogliente, soprattutto pensò a Edith che doveva essere comunque fiera di lui. Fu la quarta sconfitta in 123 combattimenti. Cerdan decise che avrebbe avuto la rivincita. Tornò in Europa a prepararsi, voleva stendere Jack La Motta e Frankie Carbo. Edith rimase in America, passando di trionfo in trionfo.

“Stasera canto per Marcel Cerdan, per lui soltanto”. Cantò “L’Hymne à l’amour”, il suo inno privato: “Se un giorno la vita ti strapperà a me, sta lontano da me. Se tu muori allontanati da me. Poco mi importa se tu mi ami perché anch’io morirò, avremo per noi l’eternità”. Non lo finì, crollò priva di sensi. Il dolore lancinante che gli stringeva il cuore, aveva abbattuto la sua arte, i lampi geniali della sua recita sulle note, il suo messaggio profondo. Ma anche nell’imprevedibilità di quello straziante epilogo, lei, la cantante dalle mille tonalità, che riassumeva sulle corde vocali l’odissea della povera gente, degli umili, stava ancora tracciando uno spaccato della grandiosità umana, segnata dall’alternarsi di gioie, passioni, dolori, tragedie. La Piaf tornò a donare la sua grandezza, a legarsi ad altri uomini, a lanciare altri artisti, ad essere il “passerotto” che vola su Parigi, portando la voce del mondo sotterraneo della vita di cui mai si parla, ma il suo cuore non fu più quello di prima. Niente la consolava, neppure cantare “l’Hymne à l’amour”, neppure il trionfo all’Olympia, o i sette minuti di applausi alla Carnegie Hall di New York. Il dolore per Marcel si tramutò in un lancio schizzato verso l’evasione sui viali dell’instabilità annaffiata nell’alcol e nella droga: erano i momenti in cui non doveva donare agli altri che uccideva se stessa. Il suo cuore straziato dal dolore cessò di battere l’undici ottobre 1963. La sua vita così debole ma al contempo così forte restò per sempre legata al ricordo di quell’uomo, di quella passione così forte, l’unica cosa che dopo la musica l’aveva fatta sentire viva e piena di energie, tanto da cospargere il pavimento della loro stanza d’albergo di petali di rosa per accoglierlo dopo un incontro di pugilato. 19


Crisi della giustizia: opinioni a confronto

L’affermato penalista Marco Fagiolo e la giovane civilista Alessia Acchioni si confrontano sulla situazione della Giustizia in Italia e sulle problematiche del Tribunale di Velletri Da un ultimo rapporto annuale della Commissione Europea sui sistemi giudiziari dei paesi Ue si evince che l’Italia resta uno dei Paesi più arrestarti per numero di processi civili pendenti e per durata di processi. Il nostro Paese ha circa 5,5 casi civili pendenti per ogni cento abitanti e ci vogliono in media circa 600 giorni in Italia per arrivare alla prima sentenza in un processo civile. Rispetto all’ultimo rilevamento nel 2010, l’Italia ha anche peggiorato la sua performance, visto che nel 2010 i processi impiegavano in media circa 500 giorni per la prima sentenza. Nel contempo, oltre alla situazione nazionale, crescono i disagi anche al livello locale, ne è la dimostrazione la richiesta avanzata dal deputato del partito democratico Renzo Carella al neo ministro della giustizia Andrea Orlando, di incrementare il personale in servizio presso il tribunale di Velletri. Con più di 2000 cause all’attivo il tribunale di Velletri, eliminate le sezioni

Alessia Acchioni Civilista

“Il processo civile telematico potrebbe risollevare le sorti della giustizia civile”

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speciali di Albano, Frascati e Anzio, ha visto un aumento notevole della mole di lavoro, senza tuttavia un adeguato incremento del personale. I tempi della giustizia sono sempre più lunghi e farraginosi, i costi aumentano non solo per i cittadini ma anche per gli addetti ai lavori e la situazione è sempre più critica. A questo proposito, per conoscere più da vicino la situazione della giustizia sia al livello locale che nazionale, abbiamo deciso di ascoltare e riportare le dichiarazioni di Alessia Acchioni e Marco Fagiolo, due noti avvocati veliterni, un civilista e un penalista. Durata eccessiva dei processi, carenza di personale, aumento smisurato della mole di lavoro, costi sempre più elevati di gestione, questi gli argomenti che abbiamo affrontato con i due nostri legali di fiducia che ci hanno spiegato perché la giustizia italiana ha così tanti punti deboli da riformare. Maria Rita Cappucci Classe 80, Alessia Acchioni è un giovane avvocato civilista del Foro di Velletri che si occupa in particolar modo di diritto di famiglia e diritto del lavoro: “Riguardo alla dilatazione dei tempi della giustizia in particolar modo del procedimento civile, una delle cause principali è senza dubbio la reitroduzione, a partire da settembre 2013, della mediazione civile come procedimento obbligatorio per lo svolgimento di un processo civile. Ciò ha comportato non solo un ulteriore allungamento dei tempi, ma anche una maggiorazione dei costi. L’accesso alla giustizia da parte del cittadino è, inoltre, diventato difficoltoso soprattutto dal punto di vista economico, a causa dell’aumento, tanto dei contributi unificati, che della marca da bollo. Tornando alla questione della tempistica, nel procedimento civile ordinario, ovvero quello che si svolge davanti al tribunale, la

durata non può essere inferiore ai tre o quattro anni. La situazione è leggermente migliore davanti al Giudice di Pace: in questo caso si riesce a concludere un procedimento anche entro i due anni. Riguardo alla situazione locale, il Tribunale di Velletri è arrivato al collasso, dopo l’accorpamento dei soppressi Tribunali limitrofi quali Frascati, Anzio ed Albano: con più di 2000 udienze iscritte nei soli mesi di gennaio, febbraio e marzo, un bacino d’utenza di quasi 700 mila persone e il personale sempre più esiguo, è diventato estremamente difficoltoso e quasi impossibile gestire in modo efficiente e tempestivo tutta la mole di lavoro e ciò comporta una crescita progressiva dei disservizi, l’intasamento dei processi e la dilatazione dei tempi della giustizia. A mio avviso, una delle riforme che potrebbe migliorare la situazio-


Marco Fagiolo Penalista

“Per riformare la giustizia non basta modificare qualche norma bisogna rivedere tutto il sistema”

ne attuale è l’entrata in vigore, dal trenta giugno 2014 del Processo Civile Telematico. Questo dovrebbe portare ad una riduzione dei tempi e si auspica anche dei costi della giustizia civile ordinaria, visto che si va parzialmente ad eliminare il cartaceo. Senza dubbio questo tipo di processo ha bisogno di un tempo di ammortamento in cui possano convivere le due procedure, quella attuale classica e quella telematica. Pertanto, alla luce di tutti questi argomenti, non posso altro che auspicare una riforma della giustizia civile definitiva ed efficacie, che alleggerisca i tempi, diminuisca i costi e dia nuovo respiro a tutto il personale che lavora all’interno dei tribunali”.

“Le lungaggini del processo penale dipendono da vari fattori, la maggior parte di questi sono riconducibili soprattutto all’entità del codice di procedura penale introdotto nel 1989. Il codice precedente - ha spiegato l’avvocato Fagiolo - presentava la commistione tra modello accusatorio e inquisitorio. Nella disciplina del codice attuale, entrato il vigore il 24 ottobre 1989, il processo ha assunto caratteristiche prevalentemente accusatorie sul modello americano. Tuttavia, al contrario del sistema anglosassone, in Italia il nostro Pubblico Ministero ha l’obbligo di avviare il procedimento penale per qualsiasi tipo di reato. Questo crea un intasamento del sistema non indifferente. Oltre a questo c’è da prendere in considerazione la riduzione dei riti alternativi. Perciò se in Italia il 94 % dei processi vanno in dibattimento

di questi solo il 6% si risolve con riti alternativi. A questo punto il sistema scoppia, perché il rito dibattimentale hai dei tempi molto lunghi. Questo è il quadro generale della giustizia penale. Guardando più nello specifico alla situazione locale, il tribunale di Velletri, sta attraversando un momento molto difficile, soprattutto dovuto alla chiusura delle tre sezioni distaccate di Anzio, Albano e Frascati. Ciò ha comportato una maggiore concentrazione dei processi al tribunale di Velletri, che al momento non possiede né le aule, né tantomeno il personale di cancelleria adeguato. Alla luce di tutto questo, se parliamo di riformare la giustizia non credo che sia sufficiente rivedere o modificare qualche norma per migliorare la situazione. La giustizia oggi ha bisogno di una riforma profonda, che miri a tutelare il vero interesse dei cittadini, senza tenere conto delle pressioni né politiche né tantomeno mediatiche. 21


Aspettando Brasile 2014

Daniele Ognibene e Alessandro Lombardo redazione@nonsolorosa.it

Rigori e dolori

Italia 1990 “Forse non sarà una canzone a cambiare le regole del gioco ma voglio viverla cosi quest’ avventura senza frontiere e con il cuore in gola. E il mondo è una giostra di colori e il vento accarezza le bandiere, arriva un brivido e ti trascina via e sciogli in un abbraccio la follia. Quel sogno che comincia da bambino e che ti porta sempre più lontano non e una favola e dagli spogliatoi escono i ragazzi e siamo noi. Notti magiche inseguendo un goal sotto il cielo di un’estate italiana. E negli occhi tuoi voglia di vincere, un’ estate un’avventura in più”.

Totò Schillaci

Dalle tribune Montezemolo chiama tutti a raccolta con l’ingombrante cellulare a valigetta, lui che presiedeva il comitato organizzatore pensò a tutto, tranne a far giocare

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la più importante semifinale della storia azzurra a Roma piuttosto che a Napoli. Quel sogno che comincia da bambino si infranse davanti all’uscita a vanvera de “l’uomo Ragno” Walter Zenga che spianò la strada al gol di Caniggia. Non essendo una canzone a cambiare le regole del gioco, i rigori diventano lo scoglio insormontabile per l’imbarcazione azzurra. I marinai Serena e Donadoni persero la bussola nel momento fatidico, consegnando all’Argentina la finale. Ma prima della delusione l’avventura senza frontiere ci portò veramente con il cuore in gola. Gli occhi spiritati del ragazzo di Palermo fecero sognare l’Italia intera. Quando Schillaci entra in campo contro l’Austria e risolve la partita con un grande colpo di testa, il vento accarezza le bandiere, arriva un brivido e ti trascina via. Il mondo sembra una giostra di colori, sulla quale sale la Germania Ovest, per l’ultima volta divisa con l’est. Il Mondiale del ’90 è l’ultimo con alcune bandiere europee. Poi la storia e la guerra portò a un nuovo disegno dell’Europa. La fine dell’Urss, la decomposizione

della Jugoslavia e appunto la riunificazione delle due Germanie. Il mondo scoprì la classe di Roberto Baggio e la gioia del Camerun che con Omam Biyik piegò l’Argentina nella partita inaugurale. Italia e Inghilterra si arresero ai fatal rigori iniziando una lunga catena di sofferenze spezzata solo a fasi alterne. I fischi sull’inno dell’Argentina nella finale contro i Tedeschi furono solo l’epilogolo della rabbia di notti trasformate da magiche a malefiche. Allo scadere Brehme su rigore regala la vittoria alla Germania e l’Italia dovrà aspettare 16 anni per vivere un’avventura in più, per coronare quel sogno che comincia da bambino.

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curiosità:

Il quarto di finale tra Argentina e Brasile sarà ricordato per la protesta del difensore Brasiliano Branco che denunciò un avvelenamento da parte degli argenitni. Disse infatti che dentro le borracce ci fosse un “Gatorade tarocco” che lo fece “ammosciare”. La storia parla di un’eliminazione sorprendente e di Branco deriso dal mondo intero come un giocatore che cercasse scuse per una prestazione stucchevole.


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USA 1994 Partite giocate a mezzogiorno, quello di fuoco di Pasadena, con tassi di umidità che mal si conciliavano con il gioco più bello del mondo. Jovanotti pensava positivo e l’Italia intera insieme a lui, sostenuta dal “cul de Sacchi” che tra Beppe Signori terzino sinistro, Gianfranco Zola in panchina per un’espulsione inventata e altre scelte poco comprensibili, riuscì comunque a trovare la finale. Nel mondiale della sorpresa Bulgaria trascinata da Hristo Stoickov e Jordan Leckov, la classe di Roberto Baggio ci fece scoprire come si potesse vincere sempre allo scadere, dopo immani sofferenze. Se Tassotti non poté più vestire la maglia azzurra dopo una gomitata rifilata a Luis Enrique la stessa sorte non toccò al Brasiliano Leonardo che pure causò una frattura cranica a Tab Ramos degli Stati Uniti. Nell’anno della sorpresa Svezia con Tomas Brolin e Henrik Larsson, ci

fu la rete del giocatore più anziano della storia, l’immenso Roger Milla che a 42 anni entrò nel tabellino dei marcatori con la rete consolatoria nel 6 a 1 che la Russia rifilò al Camerun. Romario e Bebeto furono gli eroi della selecao ma nella finale contro l’Italia non riuscirono a trafiggere gli azzurri anche a causa di un clamoroso palo che Pagliuca baciò in segno di affetto. Baggio non riuscì a confermare le giocate delle partite precedenti anche a causa di una forma non esaltante. Il ritorno di Baresi portò sicurezza in difesa ma non precisione in avanti. Dagli undici metri Baresi, Massaro e “divin codino” Roberto Baggio si fecero ipnotizzare da Taffarel e nel caldo di Pasadena con Signori, Casiraghi e Zola comodamente in panchina, l’Italia di Sacchi giocando malissimo si inchinò al Brasile “tetracampeon”.

curiosità:

Oleg Salenko fu il capocannoniere del mondiale insieme al Bulgaro Hristo Stoickov con 6 reti. Ma il Russo con i cinque gol rifilati al Camerun, nella partita vinta per 6 a 1, divenne il giocatore a siglare più gol in una sola partita. Superò infatti il record del Polacco Ernest Wilimowski autore di 4 reti in un Brasile Polonia del 1938 finito poi 5 a 4 per i Sudamericani.

Roberto Baggio

Francia 1998 Il 1998 per l’Italia fu l’anno del GiroTour di Marco Pantani, l’anno delle salite aggredite con le mani basse sul manubrio come i velocisti o come Charly Gaul, scalatore come lui. I mondiali di Francia saranno ricordati per la prima partecipazione della Croazia che per poco non riuscì a fare lo sgambetto ai padroni di casa. Ma fu anche il mondiale del matador Salas che trascinò il Cile agli ottavi di finale, della Danimarca che arrivò ai quarti eliminata dal Brasile e dell’Olanda che si fermò anche essa contro il Brasile, ancora una volta al cospetto della lotteria dei calci di rigore. Un mondiale che fece scoprire tre talenti fortissimi come Michael Owen, Ariel Ortega e Thierry Henry. Zinedine Zidane, nonostante qualche “colpo di testa” non solo calcistico ma anche emotivo (espulsione contro l’Arabia Saudi-

ta), fu il trascinatore assoluto. In semifinale si veste invece da goleador Lilian Thuram che con una doppietta porta la Francia in finale. Prima di allora sempre partite al cardiopalma per i Transalpini, ai quarti i rigori contro l’Italia con l’errore di Di Biaggio dopo una conclusione spettacolare quanto sfortunata di Roberto Baggio in perenne staffetta con Del Piero; l’ottavo contro il Paraguay guidato dal portiere goleador Chilavert, fu deciso dal gol allo scadere dei supplementari da Laurent Blanc. Una Francia forte e fortunata incrocerà all’ultima tappa il Brasile di Luis Nazario da Lima, in arte, Ronaldo, il fenomeno. Si erge a fenomeno invece proprio Zizou Zidane, con due gol di testa e con giocate di alta scuola. Il mondiale del 1998 apre il ciclo dei Galletti che vinceranno proprio contro l’Italia anche l’Europeo del 2000.

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Zidane con la Coppa del Mondo

curiosità:

Il malore di Ronaldo prima della finalissima contro la Francia sarà la notizia dell’anno. Un malore durante la notte, nella stanza d’albergo che condivideva con Roberto Carlos, fece temere per la salute del fenomeno. Si pensò a un attacco epilettico o a una crisi dovuta ad assunzione di un farmaco, ma queste tesi vennero escluse dai medici. Nonostante il grave malore Ronaldo decise comunque di scendere in campo ma la prestazione fu pesantemente condizionata dal suo stato di forma al punto di sembrare l’ombra di se stesso. 23


L’Arte e i suoi infiniti mondi segreti

Sacro, contemporaneo e alla bella maniera Barbara Gazzabin bgazzabin@tiscali.it

Una sintesi stringata, ma di grande efficacia e suggestione per delineare i tratti salienti di un Pittore dal profondo e raffinato gusto estetico, che ha saputo coniugare la classicità dei lineamenti con una vivacità cromatica e luministica tutta personale. Cosa che gli ha procurato popolarità, stima e committenze in Italia e all’Estero al pari dei suoi blasonati partners di quella “Scuola Romana del Manierismo puro” dalle firme illustri come T. Mainardi e D.Ojetti, discepoli di Francesco Podesti, il nuovo Raffaello, caposcuola delle “Arti belle” volute da Pio IX° e dello stesso Luigi Fontana con il quale collabora nella Chiesa di San Giuseppe De Merode. Tuttavia, forse per la riservatezza della sua indole, Aurelio Mariani non ha mai inseguito la gloria ad ogni costo, preferendo una minore notorietà alla vita mondana della Corte papalina. Di fatto però le sue Pale d’Altare ornano tutte le Chiese di Velletri, da San Salvatore, dove nel 1904 dipinse il “Martirio di Sant’Eurosia”, a San Pietro, San Martino, Santa Lucia, Sant’Antonio, per poi passare alla realizzazione del suo capolavoro destinato al Seminario della Diocesi e ora godibile al Museo, “La Sacra Famiglia e San Luigi Gonzaga”, e ancora la Cupola della Cattedrale di San Clemente con la corona di angeli a lui tanto cari e il prezioso Stendardo del Gonfalone realizzato su stoffa in double face, secondo una difficilissima tecnica appresa nel soggiorno presso i Fratelli delle Scuole Cristiane di ispirazione 24 Lasalliana.

Aurelio Mariani (1863-1939)

Ma se Velletri è la prediletta per evidente affezione campanilistica, non si devono certamente dimenticare i tanti lavori realizzati nell’Urbe e nell’hinterland a cominciare dall’Agro Pontino con l’Abazia di Valvisciolo, Norma, Cori, Sermoneta, Rocca Massima, Latina e i Castelli Romani con Albano e i bellissimi affreschi di Palazzo Feoli purtroppo distrutti dalla guerra, Castelgandolfo e Ariccia, fino al lungo soggiorno in Irlanda presso Cockhill e a Gradisca in Friuli dove si avvicina alla pittura veneta del Tintoretto e del Tiepolo. Una produzione vastissima dove il Sacro è preponderante, data la sua grande fede religiosa, senza però tralasciare il profano, come dimostra la sua vena ritrattistica a lui molto cara, anche se dedicata maggiormente a immortalare i suoi familiari e i suoi maestri e l’amore per il paesaggio e le nature morte di stampo floreale, dalle calde sfumature e dalle mille varianti. Un Artista completo dunque che ha vissuto intensamente la sua epoca a contatto con l’intelligentzia culturale mittleuropea pur restando intimamente legato alla sua Città natale.

Una Velletri che val la pena di visitare per ammirare le Opere di Aurelio Mariani oggi finalmente godibili anche sulla preziosa Monografia corredata di ampio Catalogo, recentemente pubblicata a cura della dott.ssa Sara Bruno, Conservatore del Museo Diocesano, su indicazione del Vescovo, Mons.Vincenzo Apicella che così ha voluto rendere finalmente il giusto merito ad un grande Artista.

Sacra Famiglia e S. Luigi


Territorio Lanuvio

Intervista al sindaco di Lanuvio Luigi Galieti Cultura, valorizzazione del singolo cittadino e ritorno alla semplicità: questi i temi cari al sindaco di Lanuvio, Luigi Galieti, che svela alla redazione di Nonsolorosa i progetti portati avanti dall’amministrazione comunale e ci regala qualche spunto di riflessione sulla condizione umana, prima ancora che sulla politica odierna. Sono passati quasi due anni dall’incarico di Sindaco del Comune di Lanuvio. Quali sono i progetti che le erano più a cuore e che sono certamente riusciti in questo periodo? Sicuramente nel momento dell’insediamento non abbiamo trovato una situazione semplice ma, partendo dall’idea di una lista civica, avevamo in mente di portare alla guida della città un gruppo eterogeneo formato da persone diverse, con idee diverse ma orientate verso un obiettivo comune. In particolare ciò che desideravamo era dare un cambio generazionale alla politica di Lanuvio, inserendo giovani persone, certamente non esperte di politica ma volenterose, preparate e pronte ad affrontare con serietà le difficoltà di questo lavoro. In questo senso stiamo investendo soprattutto nella cultura e nella valorizzazione della storia della nostra città (che, tra l’altro, ha dato i natali

a due imperatori romani). L’altro punto su cui l’amministrazione si sta concentrando riguarda il sociale: più servizi per i cittadini e una cura particolare per il singolo. Lei, oltre ad essere medico, è appassionato di storia locale e autore di numerosi saggi sulla microstoria del territorio. Cosa ha da imparare, a suo parere. la politica di oggi dagli esempi del passato? La storia si ripete sempre, ce lo insegna Umberto Eco dicendoci che essa è “maestra di vita” e che “non ci insegna ad uscire dalla buca nella quale siamo cascati ma ce ne spiega il perché”. Purtroppo l’uomo cade sempre negli stessi errori, secolo dopo secolo, ma studiare gli eventi, conoscerli da vicino, ci offre dei punti di vista diversi e degli spunti per affrontare il presente. Ogni situazione ha mille sfaccettature ed è l’uomo, caduto oggigiorno in una sorta di ipertrofia dell’ego, che non riesce a coglierle nella loro diversità. Sarebbe efficace, a questo proposito, modificare il metodo di insegnamento della storia nelle scuole, concentrandosi sullo studio della microstoria, certamente più interessante per i più giovani, portati in questo modo ad avvicinarsi ad una disciplina che sembra ormai così lontana.

C’è qualcosa di cui avrebbe grande bisogno la città di Lanuvio che, tuttavia, non è ancora stata messa in atto? Mi farebbe piacere che Lanuvio potesse sviluppare e valorizzare maggiormente il proprio centro storico. Le città più importanti, del resto, fanno perno sul cuore del loro territorio come luogo d’incontro e scambio socio-culturale. Bisognerebbe, dunque, ripartire dalle cose più semplici per arrivare a degli obiettivi di benessere per la comunità. E’ opportuno puntare sulla riscoperta di una passeggiata in centro che farebbe bene ai cittadini stessi e ai turisti che potrebbero godere di uno splendido e suggestivo paesaggio. Silvia Bottacchiari

Il sindaco di Lanuvio, Luigi Galieti

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Libri

a

face book

Richieste di amicizia Piero CHIARA

Gabriele Santoni info@blinkpubblicita.com

Andrea Vitali Nato a: Bellano, 5 febbraio 1956 - Vive a: Bellano Studi: Laurea in Medicina alla Statale di Milano nel 1982 Lavoro: Medico di base, scrittore Eventi: Premio Montblanc per il romanzo giovane, 1990 Premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti, 1996 Premio Grinzane Cavour, 2003 Premio Bruno Gioffrè 2004 con Una finestra Vistalago Premio Dessì, 2004 La Signora Tecla Manzi Premio Bancarella nel 2006, La Figlia del Podestà Precedenti esperienze lavorative: 2003 - Una finestra vistalago, Milano, Garzanti. 2004 - La signorina Tecla Manzi, Milano, Garzanti. 2005 - La figlia del Podestà, Milano, Garzanti. 2006 - Olive comprese, Milano, Garzanti. 2007 - Il segreto di Ortelia, Milano, Garzanti. È la riscrittura del primo dei quattro racconti contenuti in L’aria del lago del 2001. 2008 - Dopo lunga e penosa malattia, Milano, Garzanti. È la riscrittura ampliata del secondo dei quattro racconti contenuti in L’aria del lago del 2001. 2008 - La modista. Un romanzo con guardia e ladri, Milano, Garzanti. 2008 - Rosso fuoco (con fotografie di Carlo Borlenghi), Lecco, Stefanoni. 2009 - Almeno il cappello, Milano, Garzanti. 2009 - Pianoforte vendesi, Milano, Garzanti. 2010 - La mamma del sole, Milano, Garzanti. 2010 - Il meccanico Landru, Milano, Garzanti. 2011 - La leggenda del morto contento, Milano, Garzanti. 2011 - La Carne - Andrea Vitali, Giancarlo Vitali. Lucca, Cinquesensi. 2011 - Zia Antonia sapeva di menta, Milano, Garzanti. È la riscrittura ampliata del quarto dei quattro racconti contenuti in L’aria del lago del 2001. 2012 - Galeotto fu il collier, Milano, Garzanti. 2012 - Regalo di nozze, Milano, Garzanti. 2013 - Le tre minestre, Milano, Mondadori. 2013 - Un bel sogno d’amore, Milano, Garzanti. 2013 - Merk e i gatti - Andrea Vitali, Giancarlo Vitali. Lucca, Cinquesensi. 2013 - Di Ilde ce n’è una sola, Milano, Garzanti. 2013 - Come fu che Babbo Natale sposò la Befana (con illustrazioni di G. Biscalchin), Milano, Mondadori.

Il Tempo La «Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti» di Andrea Vitali è il delirante romanzo che con ritmi giusti e sagace ironia racconta una storia dal sapore di un passato sincero in tutto, anche nelle bassezze di alcuni suoi personaggi.

Citazioni preferite Mi definisco un ottimo lettore, da due tre libri a settimana, e nei confronti del libro ho sempre mantenuto l’atteggiamento del lettore.

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Andrea Vitali ha condiviso lo stato di Gabriele Santoni

Non ci si annoia mai con un romanzo di Andrea Vitali. Non ci si annoia nonostante ne sforni un paio all’anno. Le sue storie, tutte ambientate a Bellano, sul lago di Como, dove è nato nel 1956 e lavora come medico di base, parlano di gente semplice (nomi e cognomi dal suono antico fanno sorridere sempre) coinvolta in vicende ai limiti dell’assurdo. Come le due sorelle, che danno il titolo a questo libro, una molto bella e l’altra molto brutta, alle prese con un matrimonio che non tutto il paese gradisce. Umorismo e quel tanto di saggezza popolare rendono Andrea Vitali un autore che non delude mai.

La Stampa Una godibile commedia paesana datata 1915, come sempre in riva al lago, tra chiacchiere, amori e denari: due sorelle, la bella e la brutta, e una misteriosa merceria; un giovanottone picchiatello che perde la poca testa ovviamente per la bella; un prevosto detective alla padre Brown: ma è solo l’ouverture di una corale pochade in flashback della premiata filodrammatica Bellano.


Sigarette elettroniche: funzionamento, uso ed eventuali rischi

Sembrano ormai dei veri e propri accessori al pari di collane, sciarpe o foulard ma il loro uso e il loro scopo è del tutto diverso. Parliamo delle sigarette elettroniche, oggetti strani se immaginati qualche anno fa ma davvero molto comuni negli ultimi tempi. E, si sa, l’informazione scientifica sempre più a portata di mano e la conoscenza dei rischi che il fumo comporta, hanno indotto moltissime persone a tentare una strada alternativa (una delle tante) per mettere definitivamente fine alla dipendenza dal vizio del fumo. Il primo brevetto della cosiddetta e-cigarette risale al 1965, opera dell’americano Herbert A.Gilbert, ma solo nel 2003 i primi esempi di sigarette elettroniche entrarono in commercio in Cina. Si tratta di un dispositivo elettronico studiato per emulare perfettamente il funzionamento delle normali sigarette, con la differenza, tuttavia, che in questo caso non si ha bisogno di “accendere” il dispositivo tramite fiammiferi o accendini perché funziona, appunto “elettronicamente”, tramite una batteria ricaricabile. La nota positiva è che non contiene tabacco né materiali dannosi che solitamente sono presenti nelle normali sigarette e che, con la combustione, si trasformano in sostanze nocive per l’organismo. Ciò che la rende invece molto simile ad una normale sigaretta è la presenza di nicotina che tuttavia può essere regolata in maggiori o minori quantità in base all’esigenza del singolo. Allo stesso modo possono essere regolati o cambiati gli aromi del liquido presenti nella cartuccia ricaricabile.

Fa male? Ed è proprio il famoso “liquido” contenuto all’interno della e-cig a suscitare perplessità in molti che dubitano sui reali effetti che si possono provocare sull’organismo. Si consiglia infatti di acquistare esclusivamente liquido certificato e che abbia indicate sulla confezione tutte le sostanze presenti all’interno. E’ stato provato, infatti, che in alcuni contenitori privi di etichette esplicative ci fosse una quantità di metalli pesanti (piombo, cadmio, arsenico) superiori alla norma. Nei liquidi certificati e trasparenti dal punto di vista informativo ci sono comunque delle quantità di metalli pesanti, ma in misura così ridotta da essere completamente innocui per la salute. Del resto, spiegano gli esperti, fumando il vapore della sigaretta elettronica si vanno ad inalare molte meno sostanze rispetto a quelle presenti in una normale sigaretta. Informazione e buon senso E’ importante, come sempre, che il singolo individuo sia ben attento e informato e diffidi da prodotti dalla provenienza dubbia o da acquisti veloci on-line. L’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) ricorda di tenere lontano i flaconi/ricarica dalla portata dei bambini e degli animali perché se ingerito il loro contenuto può provocare seri danni alla salute. Recentissimo, a tal proposito, il caso del cane Ivy, un esemplare di Staffordshire Bull morto in Cornovaglia (Inghilterra) dopo aver ingerito una quantità non identificata di liquido per sigarette elettroniche. Il glicole propilenico, la nicotina e altri aromi innocui per gli esseri umani gli sono stati fatali.

In ogni caso è bene ricordare che per smettere di fumare occorre una buona dose di autoconvinzione e che gli strumenti disponibili sul mercato sono un valido aiuto. Senza buon senso, informazione e determinazione, tuttavia, i tentativi sono spesso vani. Silvia Bottacchiari

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Territorio Albano

Nell’ambito dell’International Open Data Day è stato presentato il progetto della pubblicazione, sul sito del Comune di Albano, di oltre mille insiemi di dati relative agli aspetti principali dell’Amministrazione comunale e del territorio

“Albano città della trasparenza”: presentata dal sindaco Nicola Marini la piattaforma “Open data” Il Comune di Albano ha scelto di investire sulla trasparenza, sull’accessibilità e sulla condivisione dei propri dati con la cittadinanza. E’ questo quello che è emerso durante il Convegno che si è tenuto venerdì 21 febbraio presso la Sala Nobile di Palazzo Savelli, “Albano libera i dati: giornata della trasparenza”. Nell’ambito dell’International Open Data Day è stato presentato e dato il via al progetto della pubblicazione, sul sito del Comune, di oltre mille insiemi di dati in formato aperto, attraverso i quali sarà possibile conoscere e utilizzare informazioni relative agli aspetti principali dell’Amministrazione comunale e del territorio: dal bilancio, alla sanità, al volontariato, alla cultura, ai circuiti enogastronomici. Il convegno si è posto quindi l’obiettivo principale di coinvolgere le più importanti realtà del territorio, amministrazioni, soggetti pubblici e privati, associazioni civiche, culturali e sociali per aumentare le fonti di provenienza dei dati, omogeneizzando ed aggregando, in una lettura di territorio di area vasta, dati diversi per natura e per provenienza. Grazie a questo progetto virtuoso, finanziato interamente da Filas Regione Lazio, i dati dell’Amministrazione di Albano saranno aperti, quindi consultabili da tutti, quindi chiunque può acquisirli e riutilizzarli secondo le proprie esigenze con semplicità, e facilmente reperibili considerato che ciascun dato è indicizzato per argomento, periodo di riferimento. Attualmente il Comune ha pubblicato più di 1.000 dataset. Si tratta del maggior numero di dati pubblicati da un’Amministrazio28 ne comunale in Italia. Il progetto

è nato nel 2013 con diversi obiettivi: fornire ai cittadini gli strumenti per acquisire informazioni sul territorio e sulle azioni intraprese dall’Amministrazione, agevolare le associazioni e le imprese di informazioni sul loro business ma soprattutto, coinvolgere i cittadini e organizzazioni di imprese nella responsabilità sociale. “Abbiamo aderito ad Open Data per fornire a tutti i cittadini, le imprese, le associazioni, la possibilità di usufruire dei dati aperti per studi, analisi, sviluppo di applicazioni e quanto altro sarà possibile, senza dover chiedere autorizzazioni o pagare nulla”. Con queste parole di estrema soddisfazione, ha esordito il sindaco di Albano Nicola Marini che ha introdotto il discorso sottolineando il ruolo fondamentale degli Open Data che rappresentano un passo avanti verso la trasparenza totale dei dati ma soprattutto, un passo verso l’attuazione del cosiddetto “bilancio partecipativo” un altro progetto virtuoso grazie al quale, per la prima volta, i cittadini di Albano saranno chiamati a contribuire personalmente alla realizzazione del Bilancio. A proseguire il discorso del sindaco, l’intervento del Delegato all’Informatizzazione il Consigliere Luca Andreassi: “Tre sono gli obiettivi che a mio avviso possiamo con questo progetto: trasparenza a tutto tondo, partecipazione, con la possibilità per i cittadini di interagire su tutti questi temi, opportunità, utilizzando i vantaggi che derivano dalla conoscenza di tutte le offerte presenti sul territorio”. A spiegare nel dettaglio e in modo pratico il funzionamento degli “Open data”, prima è intervenuto Stefano De Luca, Amministratore de-

legato della società Evodevo che ha curato il portale, insieme ad Andrea Venditti responsabile del progetto

Il Sindaco di Albano, Nicola Marini

Open data per il comune di Albano. “Quando si parla di Open Data - ha esordito Venditti - si fa riferimento essenzialmente a tutti i dati relativi ad una pubblica amministrazione e/o ente che non hanno vincoli di privacy ne diritti d’autore. Liberare gli Open Data significa sostanzialmente rendere possibile ai cittadini il pieno accesso ai dati sulla gestione pubblica dei servizi, rispettandone la licenza d’uso”. A dare l’avvio al sistema informativo, stati chiamati due studenti del liceo Ugo Foscolo che solo con un clic hanno attivato la piattaforma informatica direttamente dal sito ufficiale del comune di Albano. Gli Open Data sono consultabili direttamente dal portale del Comune di Albano Laziale nella nuova sezione “Open Data”, cui tutti i cittadini hanno libero accesso. Hanno partecipato al Convegno, oltre al Sindaco ed al delegato Andreassi, il consigliere comunale delegato alla trasparenza e partecipazione amministrativa Roberto Peduzzi, la scuola Ugo Foscolo, l’Associazione Libera, il coordinamento dei Comitati di Quartiere e molti cittadini interessati. Maria Rita Cappucci


Territorio Albano

Ad illustrare il piano di sviluppo il sindaco Nicola Marini insieme ad Assessori e Dirigenti comunali

Presentato il nuovo progetto Plus per la città di Albano: Il piano si pone l’obiettivo di riqualificare il Quartiere Cecchina favorendo l’integrazione tra questa zona e il centro storico Lunedì 17 febbraio presso la villa del Vescovo a Cecchina, Assessori e dirigenti del comune di Albano hanno illustrato i dettagli e gli obiettivi del progetto Plus “Innovalba” un programma operativo realizzato dall’Amministrazione Comunale di Albano, finanziato e controllato dalla Direzione regionale programmazione economica ricerca e innovazione della Regione Lazio, e dall’Unione Europea. Il piano, come ha inteso sottolineare il sindaco Nicola Marini, che ha aperto con il suo intervento la presentazione del Plus, si pone l’obiettivo fondamentale di riqualificare e potenziare il Quartiere Cecchina, situato ad est del centro storico di Albano. Gli interventi che sono in programma all’interno del Plus riguardano essenzialmente l’edilizia pubblica, con la costruzione di una scuola materna con annessa mensa, di un centro polifunzionale, di un auditorium, tutte strutture accompagnate dall’incremento di parcheggi, dalla riqualificazione della viabilità che concerne la zona suddetta. Gli obiettivi primari di questo piano di sviluppo integrato sono: la rivitalizzazione delle attività economiche, l’incremento dei servizi pubblici, il miglioramento delle condizioni di vita, favorendo più interazione tra la zona di Cecchina e il tessuto urbano del centro storico. La riqualificazione di questa zona non è concepita solo a vantaggio dei residenti, bensì di tutti i cittadini del nucleo urbano di Albano e dintorni. “Oltre alle opere

di riqualificazione urbanistiche - ha spiegato il sindaco Marini - il progetto Plus ha messo a disposizione anche 1 milione di euro in più da destinare ai servizi sociali, fondi che si concretizzeranno in voucher per le famiglie, per la scuola materna, per gli asili nido, ma soprattutto opportunità formative per i giovani che vogliono imparare un mestiere, così da potersi immettere nel mercato del lavoro. “L’intervento del plus - ha concluso Marini - è polifunzionale e riguarda a 360 gradi la struttura economica e occupazionale della nostra città e soprattutto la volontà da parte di questa amministrazione di creare opportunità perché riparta l’economia del nostro territorio. A presentare nel dettaglio tutte le opere inserite nel Plus il vicesindaco nonché Assessore ai lavori pubblici Maurizio Sementilli: “Grazie al Plus - ha detto - riusciamo finalmente a portare a temine i progetti che avevamo messo in atto con il contratto di quartiere: gli alloggi popolari, la costruzione di nuove scuole e il potenziamento e riqualificazione di quelle esistenti, e il miglioramento dei servizi collettivi e sperimentali”. Dopo l’Assessore è stata la volta dell’ingegner Farro che, grazie all’ausilio delle slide, ha mostrato tutte le opere di riqualificazione previste all’interno del Plus, con i relativi dettagli tecnici, i costi, la tempistica e le immagini di come queste verranno realizzate e portate a termine. A seguire ha preso la parola la Dirigente ai Servizi sociali, la dottoressa Margherita

Camarda che ha poi spiegato come che questi finanziamenti europei verranno utilizzati essenzialmente per finanziare il settore della formazione, dell’occupazione e per incentivare gli assegni di cura. A portare il saluto e il plauso della regione Lazio il dottor Paolo Orneli capo segretario dell’Assessore allo Sviluppo Economico e alle Attività Produttive Guido Fabiani: “Il mio ringraziamento va in primo luogo al sindaco Nicola Marini, una vera e propria forza della natura che cerca in tutti i modi di fare gli interessi della sua comunità. Riguardo al comune di Albano siamo in presenza di un esempio virtuoso di collaborazione tra le istituzioni regionali, comunali ed europee”. Riguardo al piano locale urbano di sviluppo Orneli ha aggiunto che si tratta di un’esperienza virtuosa, la dimostrazione più palese che l’Italia è perfettamente in grado di utilizzare al meglio i fondi europei. “Io vorrei sottolineare la sensibilità della giunta di Albano di aver percepito la difficoltà di questa comunità e di aver deciso così di investire questi fondi sull’occupazione, sullo sviluppo economico, sulla formazione per aiutare i cittadini a inerirsi nella comunità”. Riguardo alla nuova programmazione dei fondi comunitari, Orneli ha anticipato che molto probabilmente ci sarà un nuovo piano di sviluppo urbano che sarà fortemente legato al turismo, e alla riqualificazione dei centri storici. Maria Rita Cappucci

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“La grande bellezza” trionfa alla 86a edizione degli Accademy Awards

Quella di Paolo Sorrentino è la tredicesima statuetta vinta dal cinema italiano nella notte degli Oscar. Ecco tutti gli Oscar vinti dall’Italia bellezza” accada altrettanto. E che Tanta emozione e un pizzico di diventi sinonimo dell’Italia che vercampanilismo. Questi sono stati rà, un modo per definire gli ingredienti principail nostro più grande pali che hanno spinto la notte del due marzo un trimonio, quello culturale, che racconti, come gran numero di italiani a restare svegli, per rifa il film, anche tutte le nostre contraddizioni. vedere, dopo tanta atteUna Grande Bellezsa, il trionfo del nostro cinema nostrano alla za che ha restituito la dorata Statuetta al tricerimonia degli Oscar. Con la sua “Grande belcolore dopo 15 anni, quando nel 1999, fu aplezza” il regista napopunto Roberto Benigni letano Paolo Sorrentino si è aggiudicato la stacon “La vita è bella” a portarsene a casa ben tuetta come miglior film tre. Non è un caso che straniero, raccontando l’Italia guidi la clasle grandi contraddizio- Il regista Paolo Sorrentino sifica degli Academy ni del “bel paese”. “La grande bellezza” ha vinto meriAwards per il film in lingua straniera: con il regista napoletano siatatamente l’Oscar a 50 anni di dimo a quota 14, a seguire la Francia stanza da quella “Dolce Vita” che il film di Sorrentino omaggia e ricalcon 12, mentre, lontano dalle vette, al terzo posto Spagna e Giappone, ca esplicitamente. E come 50 anni con “solo” 4 Statuette. Scandaglianfa l’espressione “Dolce Vita” prese il volo per diventare qualcosa di do gli archivi di un riconoscimento che l’Academy ha introdotto nel più di un titolo di un film, finendo per indicare un’epoca, c’è da 1948, è stato proprio il tricolore a inaugurare la categoria. 30 augurarsi che, alla “Grande

Miglior film straniero

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Il primo Oscar italiano come miglior film straniero fu assegnato a “Sciuscià” di Vittorio De Sica, che ottenne il bis tre anni dopo con “Ladri di biciclette” (1950). Nel 1957 iniziò l’era di Federico Fellini, che vinse la prima volta con il film “La strada”, bissando l’anno seguente con “Le notti di Cabiria” (1958). Una doppietta straordinaria cui seguirono altri successi: “Otto e mezzo” (Oscar nel 1963) e poi “Amarcord” (1974). Nel 1970 il film di Elio Petri “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” si aggiudicò la statuetta come migliore film straniero. Dopo una pausa abbastanza lunga l’Italia è tornata a vincere nella categoria con “Nuovo cinema paradiso” di Giuseppe Tornatore nel 1990; nel mezzo è doveroso ricordare un prestigioso miglior regista a Bernardo Bertolucci con “L’ultimo imperatore” che nel 1988 ebbe in totale 4 statuette. Il 1992 è stato l’anno di Gabriele Salvatores e di “Mediterraneo”. Infine il ciclone Roberto Benigni: 1999 “La vita è bella” ha vinto l’Oscar come miglior film straniero.


>>>>>>> Mostre/Eventi

Miglior attore e attrice

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Nella storia degli Accademy Awards tre sono gli attori nostrani che hanno ricevuto l’ambita statuetta come miglior attore e attrice: Anna Magnani per “La Rosa tatuata” (1955), Sophia Loren (1962) per “La Ciociara” e l’ultima, la più recente, il trionfo di Roberto Benigni nel 1999 come miglior attore per “La vita è bella”.

Premi alla carriera

Quattro gli Oscar alla carriera assegnati ai talenti italiani del cinema: oltre alla Loren nel ‘91 e Fellini nel’ 93, l’Academy diede nel ’95 il riconoscimento a Michelangelo Antonioni e nel 2001 al produttore Dino De Laurentiis.

Oscar nelle categorie tecniche

Molti di più Sono gli Oscar vinti dall’Italia nelle categorie cosiddette “tecniche”, in tutto 33: dal costumista Piero Gherardi che vinse nel ’62 per “La dolce vita” e nel ’63 per “Otto e mezzo”, da Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo coppia da Oscar per le scenografie (tre statuette). E poi le tre volte della costumista Milena Canonero, le tre del musicista Giorgio Moroder, le due di Carlo Rambaldi per gli effetti speciali, di Vittorio Storaro per la fotografia, di Pietro Scalia per il montaggio. Senza dimenticare Pietro Germi, Ennio De Concini e Alfredo Giannetti sceneggiatori di “Divorzio all’italiana”, Nicola Piovani per “La vita è bella”, Dario Marianelli per “Orgoglio e pregiudizio”, Gabriella Pescucci costumista per “L’età dell’innocenza”. Maria Rita Cappucci

Breaking the silence. Quando il silenzio è una colpa fino al 6 Aprile dalle ore 10 alle ore 18 Palazzo Ruspoli Nemi Velletri Expo - 8ª Mostra Triennale d’Arte e Artigianato ‘Marcello De Rossi’ fino al 12 Aprile Ex Istituto Statale d’Arte Juana Romani Velletri La madre di Sparta dal 21 Marzo al 19 Aprile Via Margutta 57 Roma Musée d’Orsay. Capolavori dal 22 Febbraio Vittoriano Roma Frida Kahlo dal 20 Marzo Scuderie del Quirinale Roma Gli Etruschi e il Mediterraneo. La città di Cerveteri dal 15 Aprile Palazzo delle Esposizioni 1924-2014. La Rai racconta l’Italia fino al 30 Marzo Vittoriano Roma Fotografie 1950-2010 fino al 20 Aprile Museo in Trastevere Roma Apoteosi. Da uomini a dei. Il Mausoleo Adriano fino al 27 Aprile Castel Sant’Angelo Roma

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Concerti Piero Pelù 5 Aprile Atlantico Roma Afterhours 28 Marzo Orion Roma Latte e i suoi derivati 4 Aprile Auditorium della Conciliazione Roma Alessandra Amoroso 11 Aprile Palalottomatica Roma Umberto Tozzi 7 Aprile Teatro Sistina Roma TULLIO DE PISCOPO 12 Aprile Teatro Artemisio Gian Maria Volonté Velletri Il borgo in musica: Gianmarco Filippini Green Trio 30 Marzo ore 17:30 Teatro comunale G.L. Bernini Ariccia Neffa 28 Marzo Atlantico Live Roma Angelo Branduardi 29 Marzo Auditorium della conciliazione Roma Cristiano De Andre’ 28 Marzo Auditorium della conciliazione Roma

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Teatro Lillo e Greg dal 13 al 30 Marzo Teatro Ambra Jovinelli Roma Esposti a tutto 28 Marzo ore 20:45 Teatro Marie Paule Starquit (ex James Joyce) Ariccia Combinati per le feste - Maurizio Battista 4 Aprile Teatro Tendastrisce Roma Otello. Ultimo atto 29 Marzo Teatro Artemisio Gian Maria Volonté Velletri Christian De Sica in “Cinecittà” fino al 13 Aprile Teatro Brancaccio Roma Beppe Grillo “Te la do io l’Europa” 14 Aprile Palalottomatica Roma La scuola dal 3 al 13 Aprile Teatro Ambra Jovinelli Roma

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