N O N S O LO R O S A
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POLITICA
SPETTACOLO, GOSSIP e NEWS
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Moda: nuove tendenze per un autunno all’insegna dell’estrosità e del cambiamento
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Bellocchio snobbato: il leone d’oro al sud coreano Ki-Duk
ATTUALITÀ
Paola Concia denuncia con forza “Il diritto di tutti alla felicità”
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Intervista a Josefa Idem: “Lascio lo sport agonistico e mi dedico alla famiglia”
Addio al nome dei farmaci sulle ricette mediche
olofon Editore:
Blink di Ottavia Lavino
Direttore Responsabile: Ottavia Lavino
Numero 29 - anno II Settembre 2012 Registrazione tribunale di Velletri 2/ 2010 del 22.01.2010
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Il Caleidoscopio Rosa: Maria Gaetana Agnesi L’arte enogastronomica: La Capasanta
Viaggi: Anversa: Art Nouveau, le nuove architetture
Il futuro dell’agricoltura a Velletri
NONSOLOROSA
Medicina Naturale: Curare l'anemia naturalmente...
Architettiamoci: La “Crisi Economica” nell’Architettura ...possibili cause e...possibili rimedi
La crisi del 15° anno
C
Il vero male dell’Italia è la corruzione in tutte le sue forme
RUBRICHE
L'estate sta finendo ma... Il gossip estivo non si è ancora esaurito
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Progetto grafico e impaginazione: BLINK
Stampa:
Arti Grafiche Agostini Srl Via Decollatura, 64 00118, Morena (RM)
Distribuzione gratuita Hanno collaborato: Servizi Francesca Di Belardino
Luca Masi Maria Rita Cappucci Ottavia Lavino Sara Gemma
Rubriche
Carlo Carones Claudia Manzato Daniele Ciani Paolo Maola Redazione NONSOLOROSA: Vicolo Bellonzi, 30 00049 Velletri (Rm) Tel. 06.961.55.428 redazione@nonsolorosa.it
Salvo accordi scritti la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantise la restituzione dei materiali giunti in redazione. É vietata la riproduzione anche parziale di grafica, immagini, testi e spazi pubblicitari realizzati da NONSOLOROSA. La redazione non risponde delle eventuali variazioni a dati/orari e prezzi degli eventi pubblicitari.
ditoriale
Ottavia Lavino redazione@nonsolorosa.it
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Settembre: momento dei buoni propositi
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a rz fo n o c ia c n u n e d ia c n o C la Pao
” à t i c i l e f a l l a i t t “Il diritto di tu Paola Concia è una donna di forte personalità. E lo si vede subito. Una di quelle persone che trasmettono energia solo guardandoti. Dopo averci parlato solo un po’ non le dimentichi più. Ho avuto modo di conoscerla alla festa del PD a Velletri, in luglio, in occasione della presentazione del suo libro “La vera storia dei miei capelli bianchi”, nel quale Paola Concia (48 anni, deputato Pd, omosessuale dichiarata, naturalmente femminista, mai omologata), si racconta con estrema sincerità, a partire dall’intuizione della sua vera sessualità fino all’esordio in politica. La storia della sua vita e delle sue sofferenze intime, scritta con l’amica giornalista Maria Teresa Meli e dipanata in 149 toccanti pagine, è anche la storia delle sue battaglie per i diritti civili degli omosessuali, contro ogni forma di ipocrisia, discriminazione e sterile conformismo. Ma è anche la storia d’amore con la psicologa Ricarda Trautmann, coronata da un matrimonio civile. Il libro, confessione e denuncia, è allo stesso tempo inno al diritto di tutti alla felicità. A Paola Concia abbiamo rivolto le seguenti domande. Il gioco a nascondino con se stessi e gli altri, il “Prima” che ha contribuito a farle venir fuori i capelli bianchi? La negazione della mia natura, il tentativo, per fortuna fallito, che ho portato avanti per anni di voler soffocare la mia omosessualità. Questo é contro natura
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N O N S O LO R O S A
Il differente approccio della sinistra italiana, rispetto alle si- sinistra riformista di Blair, Zapatero, Socrates, Jospin. nistre europee, sui diritti omosessuali ha risentito dell’in- Negli ultimi anni anche una parte dei conservatori si è mofluenza del Vaticano? strata favorevole alle unioni gay. Si può parlare di impegno trasversale? Sicuramente, la presenza del Vaticano ha influito non poco. Finalmente si è Però dobcapito che quebiamo dire ste sono battache abbiamo glie che avuto su queBIOGRAFIA . zo uz br A in o, attengono al sti temi la sinian zz ve A Paola Concia è nata ad grado di civiltà stra più Scienze motorie, di un paese, in ta ea ur la e conservatrice f se l’I al a Diplomat d’Europa. Per aticato a li- non allo sconpr ha e ch t or sp , is nn tro fra destra e anni abbiamo è maestra di te di si ar ss re te in a sinistra. avuto grande o cominciat a H . co ti is on ag llo ve Cameron difficoltà a rapOttanta. Nel Se ni an i gl de ne apre ai matriportarci con il fi la al ne politica alla fi i ar moni è pertema del camP le r inistero pe m il r pe te en ul ns co ché il tema biamento, a ina at 1996 è st el N t. or Sp lo dei diritti citendere il nsulente per opportunità, nel 1998 co in Europa principio di li a sui vili ag tt ba a su la a ci in unisce le uguaglianza al m co e 2001 fa coming out forze politidi fuori della dili. , bisessuali tra sessua he ic sb le y, ga che, non le mensione del ladi li vi ci i tt diri to ti ar P l de divide. voro, a porre re ta en parlam In Italia pursullo stesso Nel 2008 è stata eletta troppo per pieno diritti so. co ti ra oc m de molti anni si ciali e civili poè praticato, nendo le anche per responsabilità della chiesa cattolica, un bipolaribattaglie di civiltà smo etico su temi che di etico non hanno nulla. su un piano secondario. Questo è un ritardo culturale e di elaborazione che la sinistra Si è voluto fare uno scontro ideologico sulla pelle e la vita italiana non può addossare alla chiesa cattolica. concreta di milioni di cittadini omosessuali senza diritti. Non è un caso se in Europa le leleggi di civiltà le ha fatte la I muri da superare dentro il partito sono quelli alzati dai cattolici o dietro di essi si nascondo le ipocrisie? Non c’è uno scontro fra laici e cattolici. Il documento di Cuperlo e Pollastrini, è stato infatti firmato da molti cattolici. A mio avviso, c’è stato un dibattito fra chi vuole innovare e chi invece si ostina a guardare al passato. Nel clima di antipolitica crescente dove si fa di tutta l’erba un fascio, pensa di essere vista come una della “Casta”? Purtroppo siamo tutti visti così; anche una come me che è entrata in Parlamento per la prima volta nel 2008 e che si deve addossare sulle spalle le responsabilità di chi è venuto prima di me. All’antipolitica e alla sfiducia dei cittadini si risponde però con la buona politica. E’ questo il nostro compito in questa fase delicata del paese. Dare a una risposta a quella domanda di buona politica che attraversa tutta la società italiana. Occorre farlo con responsabilità, lungimiranza e coraggio, se non vogliamo consegnare questo paese agli istinti populisti più retrivi.
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Da sin.: Giorgio Zaccagnini, Paola Concia e Daniele Ognibene.
Ottavia Lavino
NONSOLOROSA
Medicina Naturale
Curare l'anemia naturalmente... Dott.ssa Claudia Manzato clamanzato@alice.it
“Sei pallido avrai l'anemia!” Questa è una diagnosi molto comune, spesso formulata anche dai non addetti ai lavori poiché è credenza popolare che il pallore sia associato alla “mancanza di sangue”. In effetti il pallore è, nella maggioranza dei casi, la conseguenza di una ridotta ossigenazione dei tessuti dovuta a ridotti livelli di emoglobina, proteina presente nei globuli rossi deputata, appunto, al trasporto di ossigeno nel sangue. Una diminuzione della produzione di emoglobina può verificarsi nelle cellule del midollo osseo, progenitrici dei globuli rossi circolanti, a causa di un aumento del fabbisogno ( accrescimento ,gravidanza, allattamento, invecchiamento), oppure in stati patologici (malattie genetiche, carenza di vitamina B12, di acido folico o di ferro). La forma di anemia più frequente è sicuramente quella da carenza di ferro dovuta principalmente a scarso apporto di esso con l'alimentazione o a problemi di assorbimento. Ne soffrono principalmente le donne in età fertile, che ogni mese necessitano di un apporto particolare di questo elemento per ricostituire gli elementi del sangue. In molti casi si tratta di curare con più attenzione l'alimentazione ( consumando più carni rosse magre, pesci come il tonno, salmone e merluzzo) ed incrementando il consumo di vitamina C in modo da creare nell'intestino un ambiente più favorevole all'assorbimento del ferro. A tal fine, ottima fonte di vitamina C in natura è l'Acerola piccolo arbusto il cui frutto somiglia ad una ciliegia. Ed è proprio il frutto ad essere particolarmente ricco di vitamina C la quale è associata ad altri cofattori quali vitamine del gruppo B, bioflavonoidi che presentano proprietà simili,complementari a
quelle della vitamina C stessa, e che ne potenziano l'effetto. Assunta regolarmente ( 500mg-1gr al giorno) permette di assorbire in maniera ottimale il ferro contribuendo cosi' alla produzione dell'emoglobina e dei globuli rossi. L'Acerola è inoltre un ottimo tonico e stimolante delle difese immunitarie. Può essere tranquillamente assunta in gravidanza. Un'utile associazione è quella con un'altra pianta dalle molteplici virtù curative quale l' Ortica, pianta erbacea nota soprattutto per le proprietà urticanti, le cui foglie contengono abbondante clorofilla, che è il colorante verde del mondo vegetale. La composizione chimica della clorofilla è molto simile a quella dell'emoglobina e questo le conferisce una spiccata proprietà antianemica. L'Ortica trova impiego nelle anemie causate da mancanza di ferro, nel flusso mestruale abbondante, nelle emorragie nasali. L'approccio omeopatico nel trattamento delle anemie prevede diversi rimedi , tra questi ritroviamo Ferrum metallicum (Ferro metallico), indicato nelle donne, nei bambini, nei soggetti anemici, astenici, freddolosi incapaci di sostenere attività che comportino eccessivi sforzi. Il pallore della pelle e delle mucose è una prerogativa. Possono comparire vertigini cambiando improvvisamente posizione. China Regia risulta utile in tutte le anemie causate da una forte perdita di liquidi( ad esempio in una emorragia) con conseguente stanchezza e spossatezza. Utile l'assunzione anche nei casi di mestruazioni abbondanti e prolungate. Si consiglia l'assunzione dei suddetti rimedi 2-3 volte al di' nella dose di 3-4 granuli, da sciogliere lentamente sotto la lingua preferibilmente lontano dai pasti.
MODA
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Nuove tendenze per un autunno all’insegna dell’estrosità e del cambiamento Accantonati costumi, parei colorati, sandali e prendisole, è tempo di pensare al cambio di stagione rimettendo mano al nostro armadio con un occhio alle nuove tendenze di questa stagione autunnale. Ecco da parte di NONSOLOROSA una piccola mappa dei trend autunno inverno 2012 2013, un vero e proprio vademecum di stile, per rimettere mano definitivamente al vostro guardaroba. La parola d’ordine è cambiamento: gli scenari delle nuove tendenze sono eccitanti ed eterogenei e ci spingono a riadattare e rimescolare gli stili del passato, soprattutto la moda degli anni 60, per scoprire una donna dinamica, che può trasformarsi in tante donne. Dalla magia degli abiti ispirati alla Cina, al Royal Style britannico, dallo stile Dandy, agli abbinamenti e più estremi, sempre all’insegna dell’eleganza di forme, colori e tessuti, ci aspetta una stagione tutt’altro che fredda, dove sbizzarrirsi ancora di più che sulla spiaggia.
La moda chiama, Londra risponde
Torna la pelle, ma dominano il rosso e i colori caldi Per la nuova stagione si assiste ad una ricomparsa della pelle non solo per accessori e borse, ma anche per vestire la donna in mini abiti stretti di colore scuro. Tuttavia a dettare legge sono le tonalità più forti, come il rosso e gli accostamenti cromatici più audaci. Protagonista sulla passerella di Calvin Klein, il rosso domina su abiti minimali e squadrati che ricordano l’eleganza tipica delle donne degli anni ’40.
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Il fascino degli accostamenti di tinte forti con linee geometriche definite. Questo è lo stile che viene dalla Gran Bretagna, a metà tra l’eleganza Dandy e l’estrosità della moda British anni 70. Giacche, completi con taglio maschile e accessori ricercati. Il femminile s'ispira al mondo maschile per riscoprire uno stile ispirato a Oscar Wilde o a D'Annunzio. Cos'hanno in comune? La ricerca del bello per un'eleganza ostentata nei minimi particolari. Protagonisti soprattutto i pantaloni, in nuovi mix tutti ispirati alla Pop Art, mini abiti in stretch a rombi, camice di seta, giacche di viscosa e completi maschili. Particolare attenzione sui pattern che richiamano la carta da parati scelta per l'interior design anni '60, questa volta indossati per ricreare un patch-work di fantasie e cromie. Lo stile dandy spadroneggia nella nuova collezione di Miuccia Prada, che offre una donna in tailleur, cravatta, camicia e stivali, con accessori curati nel particolare, riscoprendo una femminilità che va oltre ogni immaginazione.
Scarpe mania: mai più con i piedi per terra!
Le mode cambiano ma in fatto di scarpe la parola d’ordine rimane sempre quella: tacco! Declinato in mille varianti chic, sexy e glamour. Sarà anche bello camminare a piedi scalzi sulla sabbia ma il bello dell’autunno è poter indossare di nuovo un bel paio di tacchi e sfoderarli in città. Questa stagione le scarpe ci stupiscono ancora di più sfoderando inedite geometrie, dettagli selvaggi, pitonati e decorazioni gioiello. Per innamorarsi basta poco: guardate i dettagli wild e pitonati per sopravvivere alla giungla metropolitana firmati Jimmy Choo. Per le grandi serate invernali dove l’eleganza è d’obbligo non può certo mancare una scarpa decorata d’oro e d’argento come un gioiello, per renderci ancora più luminose.
Autunno all’insegna del Denim in tutte le sue forme, anche se la parola d’ordine resta: Superskinny! Non avete un abito di pelle, un tubino rosso fuoco o un tailleur stile Dandy nel vostro armadio? Dormite pure sonni tranquilli perché senza dubbio nel vostro guardaroba non mancherà mai un bel paio di jeans. Non esiste capo di abbigliamento più universale, sempre se stesso ma in continua evoluzione, il jeans, o denim nel linguaggio tecnico, non passa mai di moda e anche per questa nuova stagione si impone anche sulle passerelle di grandi firme come Armani, Trussardi, Cavalli e Gucci. Oltre ad essere Superskinny, ossia aderentissimi alla gamba, oltre a preferire il blu profondo, il jeans non compare solo nei pantaloni ma anche nelle borse, nelle piccole giacche e a volte anche nelle scarpe. Via all’effetto trascurato, il jeans, se è al femminile, è come una seconda pelle, tanto aderente da sembrare un collant.
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15°ANNO
LA CRISI DEL
I matrimoni italiani durano poco e risentono della crisi
Il boom di separazioni si registra fra ultra60enni
"E vissero per sempre felici e contenti"...ormai anche le conclusioni delle favole per bambini andrebbero modificate. Dov'è finito infatti il "per sempre"? Oggi di promesse a lungo termine se ne fanno poche, e molto spesso si infrangono senza grandi rimpianti. Ci riferiamo ovviamente al matrimonio, la promessa più sacra e importante che unisce due persone davanti a Dio (o, nella versione meno romantica, il contratto che sancisce obblighi e diritti davanti al Sindaco). Eviteremo di sciorinarvi di nuovo gli allarmanti dati dell'Istat su separazioni e divorzi in Italia: vi basti sapere che l'incremento viaggia costante e non conosce crisi, e che la durata
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media di un matrimonio italiano è di 15 anni. Il dato su cui vogliamo riflettere è un altro: sono in aumento anche gli sposi ultrasessantenni che decidono di mettere fine alla loro unione, durata magari 30 o 40 anni. Parliamo di persone che appartengono ad una generazione dove le promesse matrimoniali avevano un certo peso: eppure, complice l'allungamento della speranza di vita, sono sempre di più le separazioni fra coniugi di vecchio corso, con i figli grandi e la maggior parte della vita alle spalle. I dati sono allarmanti, ma riflettono la società nella quale stiamo vivendo: oggi un uomo o una donna, a 60 anni, non
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si ritengono né vengono ritenuti più anziani. Sono pronti a una nuova relazione, che affronteranno con uno spirito totalmente diverso da quello dei 20 anni. La nostra terza età, per così dire, si prepara a vivere l'autunno della propria vita con qualche colore in più. Ovviamente, e in questo i dati Istat sono fermi nel riportarci alla realtà, gli over 60 che si separano sono quelli "fortunati": persone di ceto medio-alto, indipendenti economicamente, che godono almeno di una pensione decente. Perchè è la crisi economica, sempre lei, ad influire pesantemente anche sui matrimoni ed i divorzi: ad esempio aumentano quelli consensuali, perchè le spese di un dibattimento sono difficili da sostenere. E sono molte, moltissime, le separazioni in casa: moglie e marito che non possono permettersi di vivere separati e si trasformano da compagni di vita in coinquilini. Perchè magari c'è il mutuo da pagare, i figli da mantenere, l'impossibilità effettiva di lasciare la casa coniugale e sostentarsi da soli. Si sceglie quindi una soluzione di "comodo", con tutto il fardello di stress e malumori che questo comporta. Magari proprio a carico di quei figli per cui si fanno i sacrifici più grandi.
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D'altro canto, purtroppo, la piaga dei padri separati e ridotti in miseria, costretti a fare la fila alla mensa Caritas o a dormire in auto, non è ancora scomparsa, anche se grazie alle associazioni come "Figli negati" e alle battaglie portate avanti dal presidente Giorgio Ceccarelli, qualcosa si sta lentamente muovendo. Oggi gli affidi sono condivisi e le mogli hanno un tempo-finestra entro il quale cercarsi un lavoro per rinunciare all'assegno di mantenimento: in molte grandi città, inoltre, esistono strutture abitative dove i padri che si separano possono appoggiarsi in attesa di trovare una sistemazione alternativa, soprattutto quando la casa di proprietà è rimasta a moglie e figli. L'argomento ha sollecitato anche la sensibilità di un regista, Ivano Di Matteo, che al Festival del Cinema di Venezia ha presentato il suo "L'equilibrista", storia di un 40enne che perde all'improvviso la comodità di una vita matrimoniale tranquilla, e capisce come possa essere labile il confine fra benessere e povertà. Il matrimonio è diventato dunque sempre più breve e fragile, si è trasformato in una promessa rescindibile senza drammi ed a volte è veramente quella tomba dell'amore che i luoghi comuni ci hanno tramandato. Eppure, ancora oggi è il simbolo più forte della famiglia e della coppia: non a caso c'è chi si batte per conquistarlo, pur sapendo che è un traguardo ancora lontano. Parliamo delle coppie omosessuali, che ancora oggi, nel 2012, devono fare le valige e sbarcare a New Work o a Madrid per sancire le loro unioni. Ma questa, cara amiche di NONSOLOROSA, è un'altra storia. E magari ve la racconteremo il mese prossimo! Francesca Di Belardino
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Josefa Idem: “Lascio lo sport agonistico e mi dedico alla famiglia” Dopo 28 anni di carriera, la campionessa tedesca di canoa ci ha fatto sognare anche alle Olimpiadi di Londra sfiorando il bronzo La sua longevità sportiva è nota a tutti. I grandi numeri sono la sua specialità: tra titoli Mondiali, Europei e altrettante medaglie olimpiche, da più di vent’anni Josefa Idem, non arresta la sua corsa verso il successo, grazie a tanta professionalità, una passione smisurata per la sua specialità, il kayak e l’amore dei suoi cari. Anche a Londra 2012 la sua performance ci ha fatto balzare in piedi dalla sedia, sfiorando di pochi secondi il podio. Ma ora è giunto il momento, anche per una campionessa del suo calibro, di abbandonare l’agonismo e dedicarsi completamente alla famiglia e ai suoi progetti. Di nuovo sulle pagine di NONSOLOROSA, la campionessa mondiale di kayak si racconta, svelando ogni dettaglio della sua ultima Olimpiade. E’ arrivata a questa ottava Olimpiade dopo aver raggiunto tanti traguardi e anche a Londra ha sfiorato per tre decimi di secondo la medaglia di bronzo. L’esito di queste Olimpiadi ha soddisfatto le sue aspettative? Oltre all’ottimo risultato, la vera conquista per è stata quella di aver fatto ben otto Olimpiadi. Questo è stato il mio grande successo, accompagnato da un’onda indescrivibile di consensi e di affetto da parte di tantissime persone. Sono stata investita da una considerazione che non mi sarei mai aspettata di ricevere. Al di là delle classificazioni, queste ultime Olimpiadi per me sono state come un premio alla carriera. A Londra 2012 abbiamo assistito a diverse prestazioni olimpiche di sue colleghe campionesse: dalla parabola ascendente delle ragazze della scherma, una su tutte Valentina Vezzali, allo stop tanto discusso della Pellegrini. Come si relazione Josefa con le sue giovani colleghe e cosa pensa dei loro traguardi e sconfitte? Da diversi anni scrivo sulla Gazzetta e quindi ho un interesse anche professionale nei confronti delle mie colleghe, oltre a conoscercele personalmente e a condividere con loro momenti importanti. Conosco bene la Pellegrini, è anche una mia consocietaria e anche la Vezzali l’ho incontrata in diverse occasioni e devo dire che le seguo con molta curiosità ed interesse. Mi fa sempre piacere quando le donne si fanno valere nello sport non facendosi relegare solo alla cura della famiglia e della casa. Certamente devo riconoscere che dal punto di vista dello sport attivo e agonistico le donne stanno facendo passi da gigante mentre per gli incarichi dirigenziali non hanno ancora acquisito un ruolo importante e riconosciuto. Nella sua lunga carriera agonistica ha dimostrato sempre tanta forza, determinazione e soprattutto longevità sportiva. Ci sveli il suo segreto e qual è il messaggio che può dare ai giovani che si apprestano ad entrare nel mondo dello sport? In tutti questi anni ho sempre intrapreso lo sport certamente come un lavoro ma prima di tutto come la mia più grande passione. Il
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vero segreto della mia carriera perciò è stata la grande professionalità supportata dalla passione e soprattutto dal sostegno sempre presente della mia famiglia e di mio marito, che è anche il mio allenatore. Quello che posso consigliare ai giovani è di scoprire la propria passione e di seguirla perché quella è senza dubbio la strada giusta da percorrere. Nonostante la sua grande esperienza agonistica, come ha trascorso la notte prima dell’ultima gara olimpica? Ho fatto un grandissimo lavoro mentale prima delle Olimpiadi perché, nonostante la mia età e la mia esperienza, capitava spesso che io passassi la notte prima della gara in bianco. Questo lavoro su me stessa mi ha permesso di liberarmi da tutte le zavorre e dormire tranquillamente ben cinque e mezza, che è un buon risultato, considerando quello che mi apprestavo a fare il girono dopo! Al di là delle sue origini tedesche, la sua carriera, nonché vita privata, sono profondamente legate all’Italia. Com’è stata accolta e soprattutto cosa ama del nostro Paese? Devo dire che da quando sono venuta in Italia ho cominciato a salire sul podio e questo la dice lunga su come sono stata accolta bene e ho trovato un contesto di qualità adatto ad esprimere finalmente il mio potenziale. Sono venuta in Italia soprattutto per amore quindi, non posso far altro che nutrire un sentimento di profondo affetto per questo paese. Dalle sue ultime dichiarazioni traspare chiaramente l’intenzione di “tirare i remi in barca”. Come vive questo momento di svolta nella sua vita e quali saranno i pro e i contro di lasciare la carriera agonistica per un’atleta del suo calibro? Innanzitutto già nel 2005 volevo pendermi una pausa invece poi ho deciso di tornare. La decisone di terminare la mia carriera è stata molto pensata e riflettuta e quindi mi sono preparata bene anche al dopo. Sicuramente non mancheranno i momenti di nostalgia, dopo una vita passata in canoa, ma non starò con le mani in mano: ho già in cantiere alcuni progetti a cui mi vorrei dedicare. Lo sport è un impegno esclusivo che mette in secondo piano tantissime altre cose e ad alcune di queste mi potrò finalmente dedicare anima e corpo. Per concludere le proponiamo il nostro solito gioco, stavolta abbinandolo alla sua ultima esperienza olimpica. Perciò le chiediamo un vizio, una virtù e un desiderio irrealizzato della sua Londra 2012. Maria Rita Cappucci VIZIO: constatare il grande calo che il mio sport, la canoa, ha subito rispetto alle olimpiadi di Pechino. VIRTÙ: liberarmi da tutte le pressioni e gareggiare con gioia e leggerezza. DESIDERIO: vincere quella medaglia che per pochi secondi ho sfiorato.
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Architettiamoci
Arch. Carlo Carones car.arch@libero.it
La “Crisi Economica” nell’Architettura ...Possibili cause e...possibili rimedi La “crisi economica” che stiamo vivendo sta interessando la nostra società ormai in tutti gli ambiti sociali e nello specifico anche in quello dell’Architettura assestando ad essa un colpo non indifferente, chiaramente anche questo contribuisce a rallentare l’economia del Paese che si trova in un momento di stallo e fa fatica a riprendersi pienamente. Da sondaggi specifici nel settore si è potuto constatare che dei progetti presentati per nuove realizzazioni, sia in ambito residenziale privato che in quello pubblico, solo il 25% si costruisce effettivamente, la metà rimane sulla carta, mentre l’altro 25% è in corso di realizzazione o fermo. La cronaca ci racconta di illustri fallimenti e cambi clamorosi al comando di cordate imprenditoriali che stavano gestendo operazioni più o meno importanti sul territorio; solo pochi hanno retto o reggono il colpo, la maggior parte ha abbandonato il terreno o è stata costretta a cambiare radicalmente strategia. Questo perché? Per colpa di chi? Secondo me non c’è un motivo ben preciso oppure un colpevole facilmente identificabile, è un susseguirsi di eventi ed una molteplicità di cause che non aiutano affatto ad uscire da questo momento di crisi Molte di queste cause, purtroppo, dipendono da fattori burocratici che rallentano l’architettura in tutti i suoi aspetti, da quello progettuale, a quello autorizzativo, fino di conseguenza ad arrivare a quello esecutivo. Secondo me ci sarebbe bisogno di leggi che snelliscano ancor più, ad esempio, i procedimenti autorizzativi, il superamento di alcuni vincoli ecc., che sono tra le cause fondamentali che frenano sia i “semplici” privati che vogliono costruire o ristrutturare la propria casa, che gli imprenditori del settore. A tal proposito, ad esempio, la Regione Lazio ha emanato la legge sul “Piano Casa”, di cui ho parlato in precedenti articoli, atta a favorire appunto questa ripresa del mercato immobiliare.
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Purtroppo a questi motivi si va ad aggiungere un altro problema secondo me importante, che è quello della staticità degli uffici tecnici comunali. Questo è dovuto, a volte, anche ad una lenta attività svolta dagli uffici tecnici comunali, dettata da molteplici cause che si ripercuotono sui i tecnici degli uffici stessi, con conseguente scarsa operosità dovuta purtroppo a delle responsabilità che non dipendono tanto dai tecnici stessi, ma sono frutto di conseguenze ancor più importanti come ad esempio una carenza di organico, una scarsa preparazione, dei dissidi interni o altri motivi similari. A questo se si aggiunge anche un certa responsabilità dei professionisti stessi, si arriva ad un malcontento generale sia di noi tecnici e sia del semplice cittadino che per avere un permesso a volte deve aspettare dei tempi amministrativi che vanno oltre il consentito ma soprattutto oltre ad ogni limite di sopportazione, tutto ciò, quindi, porta ad un rallentamento dell’economia immobiliare. Quindi è importante individuare nuove strategie operative, soprattutto in campo legislativo, urbanistico ed architettonico. L’architettura può e soprattutto deve ritagliarsi un ruolo sociale più importante e propositivo, si deve ripartire a progettare in una città nella quale fino a poco tempo fa contavano solo i metri cubi edificati e il prezzo di vendita degli immobili. Ora il mercato deve dar importanza alla qualità nel settore immobiliare, facendo attenzione alle spese, alla gestione del post acquisto, alla valutazione della qualità reale della casa che si compra. Sta anche a noi progettisti impegnarci su un modo nuovo di fare progetti, ponendo attenzione ad una maggiore qualità di vita, sostenibilità e veri servizi adeguati, attenzione ai bisogni di nuovi interventi, di nuove aree, di chi nelle aree vicine ci vive già, offerta di servizi che sono presenti nelle zone urbane più vissute, come piazze, strade pedonali, giardini. E’ importante anche diversificare le offerte, per rispondere a diverse esigenze: dai professionisti, ai giovani, agli anziani, alle giovani coppie che cercano la prima casa. Sarà fondamentale l’attenzione di noi progettisti al ciclo di vita complessivo del progetto.
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Addio al nome dei farmaci sulle ricette mediche
La rivoluzione rosa di ferragosto Qualcuno l’ha definita “la rivoluzione rosa di ferragosto” ma altro non è che una delle tante azioni messe in campo dal Governo per risanare le casse della Nazione. Stiamo parlando delle novità, introdotte con la Gazzetta Ufficiale del 14 agosto, sulle ricette mediche. Già perché proprio dal giorno di ferragosto le ricette rosa, utilizzate per prescrivere i medicinali di fascia A, quelli cioè mutuabili, sono cambiate. Su di esse i medici non dovranno più scrivere il nome del farmaco ma solo il principio attivo. Se il nostro medico di famiglia dovrà prescriverci un antibiotico, quindi, sulla ricetta noi non troveremo più il nome del medicinale da acquistare ma solo il nome della sostanza (amoxicillina, in questo caso) che possiede le qualità terapeutiche necessarie per curare i sintomi del nostro malanno. Soltanto nel caso in cui un farmaco sia insostituibile per una determinata patologia il medico potrà indicare sulla ricetta il suo nome, giustificandone però la decisione. Queste novità, arrivate all’improvviso ed in un periodo dell’anno in cui l’intero Paese è fermo, hanno creato un po’ di scompiglio tra medici e farmacisti. I primi perché hanno dovuto rivoluzionare una parte del loro lavoro e si sono trovati di nuovo a dover scrivere a mano le ricette dato che i software preposti a questa mansione non sono ancora stati aggiornati. I secondi perché si sono trovati a fare da tramite tra medici e pazienti ai quali hanno dovuto spiegare che non ci sono differenze tra un farmaco griffato ed un generico se non nel nome. Anche se tra i pazienti- clienti alcuni non si sono lasciati intimorire da queste novità, altri sono rimasti completamente spaesati, in special modo le persone anziane che per anni hanno utilizzato dei farmaci e all’improvviso li hanno visti cambiare.
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In molti si chiedono perché mai il Governo abbia preso una tale decisione, che sembra creare così tanta confusione tra pazienti, medici e farmacisti. La risposta in realtà è molto semplice: incentivare il consumo di farmaci equivalenti e ridurre così la spesa farmaceutica a carico dello Stato e delle famiglie italiane. I farmaci equivalenti o generici contengono lo stesso principio attivo e nella stessa quantità dei farmaci di marca, rispetto ai quali devono avere la stessa forma farmaceutica e la stessa via di somministrazione, ma hanno un costo di circa il 50 % inferiore al medicinale originale. Secondo le stime del Ministero della Salute acquistando farmaci equivalenti si arriverebbe a risparmiare circa 700 milioni di euro l’anno. Una cifra importante soprattutto se si considera il periodo storico economico che stiamo attraversando. Non tutti però sono convinti che questa manovra serva veramente a portare una boccata d’ossigeno alle casse statali. Alcuni farmacisti, infatti, sostengono che l’unico risultato che effettivamente verrà raggiunto sarà quello di creare una forte concorrenza tra le case farmaceutiche in possesso di brevetto scaduto e le altre case farmaceutiche; concorrenza che porterà ad un notevole ribasso del prezzo dei medicinali, con la paura che possano esserci conseguenze sulla qualità stessa dei farmaci. Proprio di questa rivoluzione rosa abbiamo voluto parlare con alcuni farmacisti che hanno espresso le loro impressioni e perplessità sull’argomento.
Dott. Don Francesco Orlando Le nuove disposizioni riguardanti le ricette mediche hanno creato un po’ di complicazioni all’interno delle farmacie. Sicuramente si tratta di una legge giusta che incentiva l’acquisto
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dei farmaci generici come avviene nel resto d’Europa. Non si può certo dire, però, che comporti dei risparmi a livello regionale o statale perché la differenza economica tra un farmaco griffato ed un generico è a carico dei cittadini, gli unici a beneficiare di questa legge. Il medico ha ora l’ obbligo di segnare solo il principio attivo sulla ricetta e noi siamo obbligati a dare il generico al paziente a meno che questo non ci richieda il farmaco di marca e quindi più caro. Il problema arriva nel momento in cui il paziente si trova ad avere tra le mani cinque- dieci ricette, soprattutto se si tratta di persone anziane, restie al cambiamento, abituate a delle scatole che improvvisamente vedono cambiate ed allora tornano a casa a prendere le vecchie scatole per farcele vedere. Da questo punto di vista serviva una maggiore tolleranza e informazione da parte del Governo. In ogni caso noi stiamo abituando i cittadini a portare sempre il cartoncino, o le scatole vecchie delle medicine che prendono, così noi dalle ricette e dalle scatole possiamo risalire al medicinale che prendevano e dargli lo stesso. Certo è che questa legge non si può definire una rivoluzione perché già da tempo informiamo i cittadini dell’esistenza di farmaci generici e delle differenze economiche tra questi e i farmaci di marca. E’ discrezione del paziente decidere quale farmaco acquistare. Purtroppo la televisione, nell’informare i cittadini sulle nuove normative, ha creato una sorta di agitazione nelle persone che arrivano in farmacia allarmate. Un allarmismo ingiustificato dato che tra un farmaco generico e uno griffato non c’è differenza di principio attivo per legge. Quello che cambia è la casa che lo produce. Certo è che la liberalizzazione del mercato farmaceutico ha scatenato non soltanto una forte concorrenza tra le industrie del settore, ma ha portato anche ad un forte ribasso dei prezzi dei medicinali. Questo ha fatto si che, come molte altre aziende, anche alcune industrie farmaceutiche abbiano spostato la loro produzione in altri paesi, come l’India ad esempio, in cui gli standard qualitativi non sono gli stessi dell’Europa, con il rischio che a rimetterci sia la qualità stessa dei farmaci. I farmacisti, però, sono molto attenti a quali marche di generico scegliere.
Dott. RobertoRomani Le nuove disposizioni hanno portato un po’ di caos per quanto riguarda i cittadini che sono l’ultimo anello della catena e sono quelli che probabilmente saranno più destabilizzati dalle novità riguardanti le ricette. C’è caos in farmacia perché ci troviamo tra le nuove esigenze del medico e quelle dei cittadini e c’è caos tra i medici per-
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ché anche loro hanno avuto una rivoluzione. Di fatto non è successo niente, in teoria. In pratica è successa veramente una rivoluzione perché l’esigenza del cittadino non è solo quella di risparmiare o meno, ma è anche quella di avere una certa continuità nelle terapie e anche solamente il fatto di cambiare costantemente il colore della scatolina a parità di terapia è comunque destabilizzane e non è immune da errori, vedi persone anziane, ipovedenti, diabetici,chi fa diverse terapie croniche. Da una parte il Governo ci racconta che questa nuova normativa serve a dare ossigeno alle casse statali ma non è vero assolutamente; dall’altra non tiene conto delle spese ulteriori dovute a errori oltre ad una sorta di responsabilità che qualcuno dovrà pur prendersi. Non c’è assolutamente risparmio nell’acquisto dei generici ed anzi per lo Stato costa di più rispetto all’originale perché l’eventuale differenza è appannaggio dei cittadini (che nel momento in cui procedono all’acquisto decidono se spendere di più con un farmaco di marca o risparmiare con un equivalente), per cui continuare a raccontare che il generico fa risparmiare lo Stato è una emerita sciocchezza. Il risparmio vero da parte dello Stato sta nel fatto che mette in concorrenza le case proprietarie di brevetto, ormai scaduto, con le ditte che producono copie. Ed in quel caso è riuscita a far abbassare drasticamente il prezzo dei farmaci, tant’è vero cha sta diventando anche quello un problema perché un prezzo troppo basso fa pensare che a rimetterci sia la qualità. I cittadini già da diverso tempo, comunque, sono obbligati ad acquistare il generico perché ha raggiunto una quota di mercato importante. Ormai i pazienti stanno prendendo i generici inconsapevolmente. Tante ditte che fino alla perdita del brevetto avevano il monopolio, perso il brevetto, si sono scontrate con farmaci più bassi e si sono dovute adeguare: ma chi ci assicura che nell’adeguarsi a farmaci meno cari non cambi qualcosa nei principi attivi? Noi viviamo in uno stato bulgaro dato che ogni decisione che viene presa avviene senza nessun tipo di concertazione; non si capisce perchè le decisioni vengano prese senza un minimo di confronto con le categorie interessate. Come fanno i tecnici ad imporre determinate manovre senza averle vissute sulla pelle?
Dott. Franco Molinari A mio avviso la decisione presa dal Governo, di indicare sulle ricette mediche soltanto il principio attivo del medicinale, ed incentivare così l’acquisto e il consumo di farmaci generici è buona. Per la prima volta si sta cercando di creare una sanità a misura di pazienti. Certo un po’ di confusione iniziale c’è stata, abbiamo dovuto dedicare qualche minuto in più per ogni cliente, ma tutto sommato non ci sono stati grandi problemi. Sara Gemma
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Tra sperimentazione e innovazione
Il futuro dell’agricoltura a Velletri Interesse e partecipazione all’incontro pubblico sull'agricoltura che si è svolto lo scorso 6 settembre presso l'aula magna della Cantina Sperimentale di Velletri. Una platea qualificata ha ascoltato gli interventi dei relatori che si sono succeduti: il prof. Giuseppe Alonzo, presidente del CRA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura); Fausto Servadio, sindaco di Velletri; Carlo Guglielmi, assessore agricoltura del Comune di Velletri. Una prima azione concreta che segna il cambiamento dei rapporti tra l'istituto sperimentale e il territorio di riferimento. A testimoniare l'interesse si registra la presenza dei rappresentanti delle amministrazioni comunali di Lariano, Lanuvio e Cisterna; la partecipazione delle associazioni di categoria: Coldiretti, CIA, Confagricoltura e Aspal. Presente anche il direttore dell'istituto fiato sanitario della Regione Lazio, dr.ssa Alessandra Bianchi. L'assessore Guglielmi ha fatto una fotografia del territorio sulla base dei dati statistici ricavati dall'ultimo censimento dell'agricoltura del 2010 e li ha comparati con il precedente
del 2000. Si evidenziano alcuni mutamenti, innanzitutto una forte riduzione delle aziende che operano a Velletri, si passa dalle 3672 (2000) alle 1212 (2010) con una riduzione del 67%. Anche le superfici coltivate hanno subito un calo, si va dai 4785 ettari (2000) ai 3381 ettari (2010) con una riduzione della superficie destinata alla produzione agricola del 30%. Un dato positivo arriva dalla superficie media delle aziende, nel 2010 è di 2,5 ettari, più che raddoppiata rispetto al 2000 quando era di appena 1,3 ha. Questo, per l'assessore, dimostra che le aziende si sono accorpate o hanno fatto investimenti migliorando la qualità e anche la competitività. Il 70% della superficie agricola è destinato alla produzione viti vinicola, la restante parte se la dividono il kiwi e la produzione di orti e vivai. Gli ettari destinati al kiwi sono 425 mentre quelli destinati alla produzione ortiva sono circa 300. Per il comparto del kiwi, l'assessore ha fatto notare che ben 195 ettari sono stati colpiti dalla batteriosi infliggendo un danno serio ai produttori. Il prof. Giuseppe Alonzo, presidente del CRA ha fatto gli onori di casa poiché la Cantina Sperimen-
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tale è uno dei centri di ricerca dislocati sul territorio nazionale ed è gestito dal CRA. Nelle parole del prof. Alonzo si è colta molta concretezza e anche una visione per dare un nuovo ruolo al centro di ricerca e per renderlo disponibile ai produttori sulla base di nuove proposte che, insieme, dovranno essere valutate. Il CRA, come tutti gli organi centrali, ha visto ridimensionate le risorse e dunque deve guardare a una nuova prospettiva che deve essere di collaborazione con il mondo produttivo. Le competenze e le conoscenze dei ricercatori sono una risorsa fondamentale per lo sviluppo del settore nel territorio di competenza del centro che nel caso della Cantina Sperimentale riguarda Velletri e i comuni circostanti. Una proposta concreta è stata avanzata dal prof. Alonzo che intende, entro poche settimane, aprire un primo tavolo di confronto tra i ricercatori del CRA e i produttori per ricercare delle potenziali aree di collaborazione. Il sindaco Fausto Servadio ha voluto rimarcare tutta l’attenzione che la sua amministrazione pone nello sviluppo del settore agricolo e che ricoprirà un posto prioritario nell’agenda dei prossimi anni. Per il sindaco di Velletri è necessario caratterizzare le politiche strategiche sull’agricoltura sia con azioni a sostegno dei produttori professionali ma anche incentivare nuove iniziative volte a sviluppare nuove produzioni. Nella visione del sindaco l’agricoltura anche come medicina anti crisi, coltivare un orto torna utile per la salute, l’economia familiare e, per i più intraprendenti, può essere anche una fonte di ricavo grazie alle iniziative dedicate ai produttori diretti come il mercatino di Rioli. Il sindaco non dimentica l’impatto ambientale e una buona agricoltura garantisce un ambiente migliore ma anche il collegamento con il turismo che proprio intorno alla campagna può essere rilanciato. Servadio ha ringraziato il CRA per l’iniziativa e ha sottolineato la comune intesa con il prof. Alonzo fatta di atti concreti, gli unici necessari in questo momento di crisi e di sfiducia dei produttori. Il sindaco si è poi soffermato sul nuovo impianto per la produzione di compost previsto in zona 5 Archi e ha ribadito tutta la sua disponibilità a raccogliere suggerimenti e consigli. La progettazione dell’impianto è stata fatta rispettando gli standard più rigorosi, tuttavia il sindaco invita chi dovesse avere delle conoscenze specifiche a farsi avanti, e tutti i suggerimenti ulteriormente migliorativi saranno accolti. Una risposta, questa, alle polemiche sollevata da alcuni giornali e da un comitato che si oppone alla costruzione dell’impianto.
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VENERDÌ 28 SETTEMBRE ORE 17.30 VELLETRI Palazzo Comunale - Sala delle Lapidi P.zza Cesare Ottaviano Augusto, 1
La realtà del Gruppo Deserti
DA 70 ANNI “SCEGLIE PER TE”
Corrado Deserti
7 punti vendita e oltre 300 dipendenti sono la forza del Gruppo
Si dice che un’impresa marketing oriented, orientata cioè al mercato, sia quella che mette al centro della sua intera attività la soddisfazione dei bisogni del cliente senza mai dimenticare l’importanza che ogni singolo dipendente ha nel raggiungimento di questo obbiettivo. Sono molte le aziende che provano a seguire questo orientamento ma poche sono quelle che riescono veramente a metterlo in pratica. Tra queste c’è sicuramente il Gruppo Deserti, leader, da più di vent’anni, nel mercato della grande distribuzione organizzata nel nostro territorio. Fondato su valori quali la qualità, il servizio ed il personale orientato al cliente, questo Gruppo nel corso degli anni è riuscito a creare una realtà importante non solo dal punto di vista commerciale, ma anche occupazionale. Ben sette supermercati a marchio Carrefour, sette società con circa trecento dipendenti hanno dato vita ad una rete commerciale di qualità distribuita tra Velletri, Artena, Cisterna, Valmontone e Latina. E’ il 1940 l’anno in cui inizia l’avventura della famiglia Deserti, quando papà Corrado aprì il primo negozio a Cisterna di Latina. Tra il 1975 ed il 1980 il figlio Giovanni, oggi presidente del Gruppo, prende le redini dell’azienda facendola crescere e trasformandola nella realtà che oggi conosciamo. L’esperienza della grande distribuzione e l’attenzione alle piccole cose, che soltanto un’azienda familiare sa dare, si fondono perfettamente nel Gruppo Deserti. Ai vertici, infatti, papà Giovanni, responsabile delle infrastrutture e dei rapporti con il marchio Carrefour, è affiancato direttamente dai tre figli Fabio e Paolo che si occupano del settore commerciale e Carolina, che si occupa del settore amministrativo. Tiziano Zarra, direttore commerciale e Alessio Bonanni, responsabile risorse umane, completano il quadro dirigenziale del Gruppo. Un team di professionisti esperti e capaci che grazie alla chiarezza
Da sin. Giovanni Deserti, Fabio Deserti, Carolina Deserti, Franca Ottaviani e Paolo Deserti.
dei ruoli e lavorando a stretto contatto, è riuscito a far fronte a questo difficile momento economico. Professionista è allo stesso tempo ogni singolo dipendente, selezionato e valutato con cura, anche grazie all’ausilio dei centri per l’impiego, per garantire ai clienti tutta la professionalità e la serietà di cui necessitano. Il rapporto di fiducia con la dirigenza è consolidato dalla trasparenza gestionale e dalla sicurezza della competenza del gruppo dirigenziale. Anche quest’ultimo, infatti, è chiamato ad aggiornarsi continuamente sullo sviluppo delle politiche lavorative, con un’attenzione particolare rivolta ai giovani e agli studenti, e alla gestione aziendale. Il segreto del G.D. sta proprio in questo, nel considerare i dipendenti il vero motore delle aziende. Come ci ha spiegato il Dott. Alessio Bonanni, responsabile risorse umane, il G.D. punta molto sulla formazione professionale dei dipendenti perché solo personale qualificato e motivato può riuscire a dare al cliente l’attenzione che merita. Proprio per questo per ogni dipendente vengono attivati percorsi formativi mirati, monitorati settimanalmente attraverso schede di valutazione. A questo si aggiunge una formazione outdoor con l’organizzazione di tornei di calcetto e beach volley, e con la messa in scena di spettacoli teatrali: attività queste che, oltre ad essere ludiche, riescono a migliorare il senso di appartenenza aziendale. Come abbiamo potuto conoscere nel corso dei mesi attraverso le pagine della nostra rivista, grazie all’iniziativa “ Scelto per te”, sarà facile intuire come la qualità e la genuinità dei prodotti in vendita nei sette supermercati sia alla base di ogni scelta commerciale.” L’introduzione dei prodotti nei nostri punti vendita non nasce da una scelta casuale- ha spiegato Tiziano Zarra- ma da un’attenta ricerca che facciamo anche grazie all’aiuto dei nostri specialisti di settore. Il nostro obbiettivo è quello di proporre ai clienti, oltre ai prodotti a marchio Carrefour, articoli di qualità che selezioniamo personalmente andando direttamente a conoscere le aziende che li producono”. La forza commerciale è speculare all’attenzione che il gruppo pone nel sociale. Il Gruppo, infatti, è costantemente presente sul territorio supportando attività a scopo benefico, sociale e culturale. Si pensi ad esempio ad attività quali “Arte al Supermercato”, alla collaborazione con l’associazione “Baby Campus” e alle missioni umanitarie in collaborazione con l’Aero Club di Latina. Chi sceglie di andare a fare la spesa nei punti vendita Carrefour del Gruppo Deserti sa, non solo di trovare prodotti di qualità a prezzi vantaggiosi, ma anche di sposare un vero e proprio stile di vita.
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Il vero male dell’Italia è la corruzione in tutte le sue forme
Una responsabilità che è di tutta la classe dirigente del Paese, non solo della politica La Banca Mondiale valuta che la corruzione, in Italia, provochi un danno che si aggira tra il 2 e il 4 per cento del Pil e che il settore delle imprese crescerebbe di oltre 3 punti percentuali. Cifre da capogiro, miliardi di euro che potrebbero dare una svolta alla precaria economia del Paese. Le misure messe in atto dal Governo e anche le dichiarazioni del Ministro della Giustizia sembrano andare nella direzione giusta, anche se gli effetti si produrranno dopo anni e anni di comportamenti virtuosi. Il problema è innanzitutto culturale, la corruzione si misura dalle piccole alle grandi cose ed è figlia di quei comportamenti da “furbetti” che hanno da sempre caratterizzato negativamente il nostro Paese. E come dargli torto? Nei meandri della cosa pubblica si sono sempre nascosti corruttori a tutti i livelli ma non solo. Gli scandali che emergono
quasi quotidianamente di privati cittadini che truffano l’Inps dichiarando false malattie vedono la complicità di un medico e qualche pubblico dipendente che trascurano di inviare controlli. Piccole forme di corruzione che riscontriamo anche nei tanti uffici dedicati agli acquisti della pubblica amministrazione così come negli uffici del personale. Permessi concessi in abuso delle norme vigenti, pubblici dipendenti che si assentano dal lavoro per anni con una scusa e che sottraggono stipendio e risorse alla collettività privandola del servizio che non viene reso. A gonfiare quella cifra indicata all’inizio non sono solo i grandi casi di corruzione, quelli che hanno a che fare con la politica. Quelli sono odiosi perché infangano tutti, anche coloro che operano diligentemente e sono in tanti. I tempi che corrono
La posizione della Banca Mondiale sulla corruzione
La Banca Mondiale (World Bank – WB) riconosce oggi la corruzione come un problema rilevante ma, sebbene nel suo operato abbia sempre salvaguardato l’integrità delle proprie azioni, in passato non aveva considerato esplicitamente lo sviluppo del fenomeno, preferendo affrontare il problema in modo discreto ed individuale con i singoli governi. Ciò che oggi appare un problema economico ovvio e rilevante quale la corruzione, in passato era considerato dalla Banca Mondiale troppo vicino alla politica interna di un paese e dunque fuori dai limiti operativi del suo ruolo. A partire dalla metà degli anni ’80, la BM sposta la sua attenzione verso politiche di riforma che aiutino i paesi ad eliminare comportamenti di rent-seeking. Come espresso in documenti importanti la corruzione diventa un tema centrale nelle strategie della Banca Mondiale. Ma il segnale più visibile di un reale cambiamento dell’impostazione dell’operato della Banca Mondiale si ha nel 1996, quando l’allora Presidente James D. Wolfensohn pubblicamente assunse l’impegno da parte della Banca Mondiale di combattere il “cancer of corruption”. Dal 1996, la Banca Mondiale ha sostenuto più di 600 programmi anticorruzione e iniziative di governance sviluppati dai suoi paesi membri. La Banca Mondiale, quindi, affronta il problema della lotta alla corruzione in modo sistematico: il suo ruolo non è quello di individuare e condannare singoli corrotti, ma piuttosto quello di studiare e comprendere i vari aspetti delle riforme politiche e istituzionali che con maggiore probabilità sarebbero efficaci nel combattere la corruzione. Questi aspetti comprendono un approccio su diversi fronti e includono politiche economiche e relativa attuazione, riforme istituzionali e schemi per l’assunzione di pubblici ufficiali, il sistema legale e giuridico, meccanismi di controllo finanziario e l’efficacia e l’estensione dei controlli da parte dello Stato. Tutto questo deve essere chiaramente e irrinunciabilmente supportato da un credibile impegno delle autorità politiche del paese in questione. Numerose organizzazioni internazionali stanno collaborando per promuovere una cooperazione globale nel criminalizzare le tangenti internazionali e per supportare una maggiore circolazione di informazioni, in modo che i governi con meno esperienza possano imparare da quelli con una maggiore esperienza nel combattere la corruzione. La Banca Mondiale, dunque, ha identificato la corruzione come uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico e sociale. La corruzione distorce il principio di legalità, indebolisce le fondamenta istituzionali di una nazione e colpisce gravemente i poveri che sono già i membri più svantaggiati della nostra società: i poveri, infatti, sono i più colpiti dalle crisi economiche e nella maggior parte dei casi hanno un elevato bisogno della fornitura di servizi pubblici e sono meno in grado di pagare i costi aggiuntivi associati alla corruzione. La corruzione mina lo sviluppo, alterando lo stato di diritto e indebolisce il ruolo delle istituzioni su cui si fonda la crescita economica. Gli effetti nocivi della corruzione sono particolarmente gravi sui poveri. La corruzione mette seriamente a repentaglio le politiche e i programmi che mirano a ridurre la povertà e perciò il contrasto alla corruzione è essenziale per il conseguimento della missione della Banca di riduzione della povertà.
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o associate che siano? Una protesta che nasce dal ventre del buon senso del Paese e che si sta riversando come un’onda anomala contro la classe dirigente, sia di formazione politica che tecnica. I dirigenti dello Stato non sono esentati da questa responsabilità, i politici sono più in vista ma loro seguiranno a ruota poiché la corruzione è da essi avallata e alimentata; una minoranza, certo, ma che il sistema non riesce a espellere. E la natura insegna che se un situttavia amplificano i singoli casi e la rete li mette a nudo. Proprio in queste ore si sta consumando l’ennesimo scandalo politico fatto di corruzione e malaffare, i contorni sono ancora molto labili ma si configura una condotta contraria all’etica di un rappresentante pubblico. Parlo di Franco Fiorito, consigliere regionale del Pdl eletto ad Anagni che sembra aver fatto uso indiscriminato di danari pubblici, una sorta di contraltare a quanto già avvenuto nell’altra sponda politica con Luigi Lusi del Pd, oggi rinchiuso nelle patrie galere in attesa di essere processato per reati che lo dovrebbero far impallidire. Questi comportamenti non aiutano il Paese a riemergere dalle proprie ceneri, ogni giorno emergono casi che fanno gridare i cittadini che non riescono a far quadrare i conti, a pagare l’affitto, le bollette. Operai che si trovano in crisi profonda e che rischiano di perdere il lavoro, sono a migliaia ogni settimana. E quale speranza possono riporre i cittadini verso quella classe dirigente che continua a essere facile preda della corruzione in tutte le sue forme, singole
stema non riesce a autoimmunizzarsi è malato e destinato a soccombere. La sfida è quella di creare un ricambio, di farlo subito e di dare un segnale forte ai cittadini che sono stanchi di continui soprusi che non possono più essere giustificati. E il dramma maggiore è che in un sistema malato s’infilano facilmente i falsi profeti che potrebbero cavalcare questo malessere e proporre cure che sono peggiori del male. Luca Masi
AVVISO ALLA CITTADINANZA
CONTROLLO IMPIANTI TERMICI
Si invitano i cittadini del Comune di velletri ad effettuare la manutanzione dell’impianto termico come previsto dalla normativa vigente. In quanto sono in atto i controlli. Per ulteriori informazioni, recarsi presso gli uffici della “Velletri Servizi SpA”, sita in v.le dei Volsci, 57
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Si svolgeranno da settembre a dicembre presso il centro di Grottaferrata
Open days e incontri gratuiti al CESVIPE
Lunedì 17 settembre prende il via il programma di open days e incontri gratuiti del Centro di Sviluppo Integrato della Persona (Cesvipe) di Grottaferrata. Un calendario ricco di iniziative a costo zero che si snoda da metà settembre fino a metà dicembre 2012 e che comprende ben 51 appuntamenti. Di questi 23 sono dedicati a incontri informativi su tematiche specifiche relative alla sfera affettiva, motivazionale, familiare, infantile, alimentare e della crescita personale. Inoltre in programma sono previsti incontri su stop smoking, gestione di ansia e stress, reiki, di-
pendenza da internet e facebook sino al trattamento di patologie quali dislessia e disturbi specifici dell’apprendimento, per arrivare infine agli approcci terapeutici della logopedia, dell’osteopatia e della naturopatia. Argomenti e problematiche che possono essere successivamente approfonditi grazie ai servizi psicologici offerti dal centro quali gruppi, terapie, consulenze gratuite, laboratori e centri di ascolto. Gli altri 27 appuntamenti in open days hanno invece lo scopo di far provare in modo più diretto, alle persone interessate, tutte le attività corporee che il centro porta avanti durante l’anno e che rispondono alla filosofia del benessere integrato mente-corpo alla quale il Cesvipe si ispira. Tra queste l’ Hatha Yoga, il Qi Gong, il Tai Chi Chuan, la Bioenergetica, il Pilates e le varie forme di massaggio da quello ritmico fino al massaggio in acqua calda passando per quelli shatsu, plantare, e delle gambe. Il programma completo degli appuntamenti gratuiti si può visionare su www.cesvipe.it. Incontri e open days vanno prenotati almeno 24 ore prima telefonando allo 06.9456712 o scrivendo a info@cesvipe.it.
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Maria Gaetana Agnesi Una vera “beautiful mind”
Nel nostro caleidoscopio rosa stanno combinandosi pochi colori ma infiniti numeri e lettere: la protagonista di questo mese, infatti, rinuncerà presto, come vedremo, alla vita mondana e agli onori per dedicarsi ai suoi studi presso la propria casa, ove nel frattempo accudisce il padre e una famiglia numerosissima. Maria Gaetana Agnesi nasce a Milano nel 1718, sorella di altri venti pargoli che verranno ad allietare la vita e la casa di una coppia resa assai benestante dall’industria della seta. Molto presto manifesta un’intelligenza straordinaria ed una capacità unica nell’apprendere le lingue straniere: questo induce il padre a permetterle di continuare gli studi anche se non è il primogenito maschio. Ancora giovanissima viene soprannominata l’oracolo Settelingue, parlando correttamente l’italiano, il tedesco, il francese, lo spagnolo, il latino, il greco e l’ebraico. La casa degli Agnesi sta diventando uno dei salotti letterari milanesi più in voga e il padre preferisce che la figlia, ora diciottenne, si dedichi allo studio della filosofia e delle scienze, discipline queste più adatte nelle dottissime conversazioni degli intellettuali che, provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa, passano di là. Presto la giovane Maria Gaetana è in grado di tenere dissertazioni coltissime su questioni riguardanti la logica, la botanica, la cosmologia, la meccanica, l’ontologia: 191 tesi che verranno pubblicate nel 1738 con il titolo Propositiones Philosophicae. Ha ventuno anni quando, stimatissima, ammirata ed apprezzata da tutti, chiede al padre il permesso di entrare in convento e farsi monaca. Convinta dal genitore di essere più utile presso la propria abitazione, rinuncia al suo proposito in cambio della promessa che sarà dispensata dalla partecipazione
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alla vita mondana. Può ora dedicarsi intensamente all’algebra e alla geometria; inizia un intenso scambio epistolare con illustri matematici del suo tempo chiedendo consigli e chiarimenti. In poco più di un anno si guadagna la stima dei suoi interlocutori a tal punto che le vengono richiesti, dagli stessi, pareri e commenti. A ventidue anni, siamo nel 1740, la Agnesi inizia un periodo di intensi studi con padre Ramiro Rampinelli, pioniere della matematica analitica. Studi complessi, innovativi, che trovano però una specie di distillazione in una idea formidabile: lavorare alla stesura di un testo divulgativo destinato agli studenti. Nel 1748 Maria Gaetana Agnesi pubblica le Istituzioni Analitiche ad uso della Gioventù italiana, con dedica all’imperatrice Maria Teresa. Un vero successo! Negli anni successivi, dopo un plauso generale proveniente da tutta l’Europa, l’opera verrà tradotta in francese ed in inglese. All’autrice giungono preziosi doni addirittura da Maria Teresa e dal papa Benedetto XIV. Il suo nome acquista una fama tale che Carlo Goldoni le dedica un sonetto. Nel 1750 è chiamata a sostituire il padre, che nel frattempo si è ammalato, nell’insegnamento della matematica all’Università di Bologna. Benedetto XIV le consente di ricoprire ufficialmente la cattedra ma ella rifiuta. Alla morte del padre decide di dedicarsi esclusivamente allo studio delle Sacre Scritture, all’istruzione dei suoi fratelli ed alle opere pie. Si prende cura di poveri e ammalati e casa Agnesi diventa un ricovero per inferme ove lei stessa si prodiga come infermiera e serva. Ma non basta: apre allora un piccolo ospedale vendendo tutti i suoi averi personali e ricorrendo a offerte. Finalmente arriva una donazione veramente cospicua, quella del principe Trivulzi. Nel 1771 viene istituito a Milano il Pio Albergo Trivulzio, del quale qualche anno più tardi Maria Gaetana Agnesi diviene direttrice e vi rimarrà per ventisei anni, cioè fino al giorno della sua morte avvenuta il 9 gennaio 1799. Durante tutti quegli anni, a chi le chiedeva consulenze scientifiche rispondeva: “Ho ben più serie preoccupazioni”. Paolo Maola
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L’arte Enogastronomica
Daniele Ciani cianidaniele@tiscali.it
La Capasanta
La conchiglia della bellezza e dell'Amore La capasanta o cappasanta, Cozza di San Giacomo in Campania, Pettine in Sicilia, Coquille Saint Jacques in Francia, Maris pecten(pigna di mare) la chiama Plinio il Vecchio, è un mollusco bivalve il cui nome scentifico è Pecten Jacobaeus. Si chiama cosi perchè è il simbolo del pellegrinaggio nella città di Santiago di Compostela in Galizia. Chi faceva questo pellegrinaggio a piedi da Roncisvalle alla tomba di San Giacomo per dimostrare che era riuscito nel proprio intento, raccoglieva sulle spiaggie della Galizia una valva del mollusco, che qui si trova in abbondanza, la cuciva sul mantello o cappa (da cui cappasanta) da mostrare come una sorta di certificazione alle autorità del proprio paese per avere facilitazioni fiscali ed esenzioni dal pagamento di pedaggi lungo il viaggio di ritorno. E' sicuramente il mollusco più elegante e più presente in ogni forma d'arte ed in ogni attività umana come simbolo di integrità, bellezza e amore. Tra le altre cose è simbolo della società petrolifera Shell, è la conchiglia da dove Botticelli fa nascere Venere, è presente nello stemma araldico dell'attuale Papa Benedetto XVI. La capasanta è un animale ermafrodita e la produzione avviene per la maggior parte da allevamenti in acqua di mare, come per le ostriche, e la carne non varia molto dal sapore di quella pescata a strascico in mare aperto. A livello salutistico è molto apprezzata in quanto ha un alto contenuto di omega 3 e un bassissimo apporto di calorie Conviene comperarla con il guscio ben chiuso perchè signi-
fica che è ancora viva ma fate attenzione perchè, a differenza dell' ostrica, vive poco fuori dall'acqua, inoltre se non siete molto esperti, fatela aprire dal pescivendolo per evitare di farvi male. È molto più buona quando le gonadi dei due sessi, una arancio corallina e l'altra avorio, sono ben evidenti e riempono, insieme al corpo rotondo e sodo , quasi completamente la valva. Dopo averla staccata dal guscio, eliminando sempre la parte scura dell'intestino e ben lavandola per togliere tutti i residui di sabbia, si può mangiare sia cruda che cotta ma, essendo un animale che per nutrirsi filtra l'acqua del mare, per evitare rischi di malattie infettive è conveniente mangiarla cotta magari ricomponendola nella sua stessa valva. Anche se ci sono migliaia di ricette proposte da altrettanti rinomati cuochi, il modo più conosciuto , più apprezzato e più semplice di cucinare le capesante è di gratinarle con pangrattato, aglio spremuto, prezzemolo tritato, olio, sale e pepe, al forno caldo a 200° per pochissimi minuti in modo da lasciarle morbide e succose adagiate nella propria valva concava. Vi suggerisco di unire alla gratinatura un abbondante spruzzo di buon vino bianco secco. Provate e fatemi sapere.
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69° Festival del Cinema di Venezia
Bellocchio snobbato: il leone d’oro al sud coreano Ki-Duk Si è conclusa da pochi giorni la 69a edizione del Festival del Cinema di Venezia. Una manifestazione sotto tono, a detta di molti, a causa della crisi economica, che non ha visto i fasti e gli sfarzi delle precedenti edizioni. Tantissime le star giunte al lido per varcare il red carpet: da Robert Redford, presente alla premiére di The company you keep, film di cui è regista e attore, a Brian De Palma, regista del Thriller erotico Passion; da Selena Gomes, tra i protagonisti di Spring Breakers, a Gina Lollobrigida che ha ricevuto un premio speciale alla carriera. Madrina del festival è stata la bellissima Kasnia Smutniak che ha sorpreso tutti per la sua spontaneità e simpatia. Tra i giurati non sono certo passate inosservate le attrici Letitia Casta e Isabella Ferrari, uniche donne, e il cantante Bob Sinclair. Grandi protagonisti del festival sono stati però i film che per ben 11 giorni hanno richiamato l’attenzione di critici, cinefili e semplici curiosi. Il Leone d’oro è andato a Pieta, film del regista sud coreano Ki-duk, rappresentazione della crisi del capitalismo moderno. Leone d’argento per la migliore regia a The Master, di Paul Thomas Anderson. A Paradise Faith, dell’austriaco Ulrich Seidl, è andato il Premio Speciale della Giuria. Proprio al momento di assegnare questi due premi i giurati si sono sbagliati, invertendone l’ordine. Solo la prontezza di spirito e la grazia di Letitia Casta sono riuscite a sistemare le cose senza creare incidenti diplomatici. Delusione per l’Italia che, dopo i sedici minuti di applausi per il film di Bellocchio “Bella Addormentata”, lavoro incentrato sulla vicenda di Eluana Englaro, non ha portato a casa nemmeno un premio. La Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile è andata a Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix, i
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The Master di Paul Thomas Anderso
Il film vincitore del Leone d’oro racconta la storia di King-do Kang-do, giovane strozzino che riscuote crediti per i suoi capi. Per farlo tortura i debitori, rendendoli invalidi e menomandoli senza pietà. La sua crudeltà deriva dal fatto di essere stato abbandonato ancora in fasce dalla madre. Un giorno, però, la donna torna. Il giovane dapprima la respinge ma poi decide di accetrala e di abbandonare il suo terribile lavoro finchè la mamma viene rapita. Come ha raccontato lo stesso regista questo film parla di come “ il capitalismo è arrivato a trasfigurare le dinamiche interpersonali e i rapporti umani all'interno della nostra società”. Un film cruento e feroce che ha scosso gli animi della Mostra.
protagonisti di The Master; mentre per la migliore interpretazione femminile è stata premiata Hadas Yaron, protagonista di Fill the Void dell'israeliana Rama Bursthein. Unico premio intascato dall’Italia è stato quello per il miglior contributo tecnico alla fotografia che è andato a Daniele Ciprì di E’ stato il figlio, di cui è regista, e di Bella Addormentata.
causa” nell’America degli a della nascita di una setta religiosa “La narr tra Mos a dell erso trov con e o Il film più attes stro, uomo carismatico, Seymour Hoffman), chiamato il Mae ip Phil da tato rpre inte ( d Dod er po di fedelissimi. Tra anni ’50. Lancast adepti circondandosi così di un grup suoi i are ipol man di ce capa sa, Cau lismo che diventerà è il leader de La Fenix) ex marine con problemi di alco uin Joaq da tato rpre (inte ll Que die questi spicca Fred il braccio destro del Maestro. nella chiesa americana e ntology, ha creato notevoli malumori Scie nto ime mov al ata ispir ente sem La storia, pale erson. ri di Tom Cruise, grande amico di And sembrerebbe non aver incontrato i favo
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Gossip estivo
L'estate sta finendo ma...
Il gossip estivo non si è ancora esaurito Cari amici di NONSOLOROSA, state leggendo queste righe quando i bollori infernali di questa caldissima estate 2012 sono ormai (si spera) alle spalle. Agosto è volato via in un soffio e ci ha fatto sudare, anche perchè molti di noi quest'anno le vacanze hanno deciso di non concedersele e sono rimasti in città, fra afa, negozi chiusi e gli immancabili giornaletti patinati a farci compagnia. E' il caso di Martina Stella, ex fidanzatina d'Italia oggi splendida futura mamma, e della cantante Adele, che ha annunciato raggiante la sua gravidanza. C'è anche a chi non basta mai, come l'ex Premiere Dame Carla Bruni: secondo gli addetti ai lavori la cantante sarebbe incinta, a 44 anni, del terzo figlio.
Le protagoniste del gossip estivo sono state però le classiche "corna": ancora una volta a guadagnarsi le prime pagine ci hanno pensato i fidanzati traditi, come la grintosa Emma Marrone e il vampiro dal cuore d'oro Robert Pattinson. E se almeno Emma può consolarsi pensando che si, il fidanzato l'ha lasciata, ma almeno per una bellezza stellare come quella di Belen Rodriguez, Pattinson non ha neanche questo "contentino": la sua Bella, alias Kristen Stewart, lo ha cornificato con il regista Rupert Sanders, niente affatto belloccio e molto più vecchio di lei. In questo panorama noioso, con i vip intenti a prendersi e lasciarsi, c'è un solo raggio di sole che potremmo definire "reale": quello del principe Harry, fratello del più posato William, che si sta dando il suo bel da fare per far impazzire nonna Elisabetta. Harry è infatti apparso in alcune foto rubate completamente nudo, probabilmente ubriaco, ed abbracciato ad una ragazza nuda a sua volta. Il principino dai capelli rossi si trovava in un albergo di Las Vegas e a quanto pare aveva perso una partita di strip-biliardo. Ma se pensate che gli inglesi si siano arrabbiati con il fratellino di William, pensate male: addirittura è nata su Facebook una campagna pro-Harry, messa su da militari inglesi commilitoni del principe, che salutano l'obiettivo tutti nudi, coprendosi le pudenda con le armi. L'ultimogenito di Carlo e Diana è nel cuore dei sudditi molto più del fratellone serio e semi-calvo: noi come Re lo vedremmo decisamente bene!
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Viaggi
Marco Rossetti marco.rossetti@viaggiofflimits.it
Anversa, la città più "trendy" della Fiandra si presenta come crocevia di affascinanti itinerari che toccano i capolavori pittorici dei grandi Bruegel, Rubens e Van Dyck, le fantasiose architetture fiamminghe e le chiese monumentali in stile gotico e barocco, ma anche le strade della moda internazionale. È impossibile non restare affascinati dal ritmo elegante di questo porto cosmopolita sulle rive della Schelda. Storica capitale mondiale del diamante e città ricchissima d'arte e cultura (è qui che Rubens lavorò e abitò), vivace e
MAS, il Museum Aan de Stroom (“museo sull’acqua”) dedicato alla storia della città, in una futuristica e leggera costruzione in vetro progettata dai Neutelings & Riedijk Architecten di Rotterdam. Alto 60 metri, dedicato al fiume, al porto, al concetto di diversità e alle culture presenti e passate. Situato nell'antico porto, nel vivace distretto di Eilandje, il MAS si trova a cavallo di due mondi: il porto e la città. La torre che compone l'edificio è un eccellente esempio di architettura contemporanea.
ANVERSA:
ART NOUVEAU, LE NUOVE ARCHITETTURE “L'unica scelta sta tra realismo magico e rinuncia mistica, tra pura sensualità e pura perversione. Bisogna scegliere se essere Cesare a Roma o un sognatore in viaggio. ( Marguerite Yourcenar ) cosmopolita, Anversa è caratterizzata da palazzi sontuosi, molti dei quali nel cosiddetto Stile Floris, elaborata variante locale del manierismo, e vanta musei importantissimi per la pittura fiamminga e internazionale e per la storia dell’editoria, di cui è stata la capitale europea tra XVI e XVII sec. Porto di rilevanza mondiale, dall'atmosfera decisamente internazionale, Anversa si presenta come capitale indiscussa della moda e del design. La città ha conquistato questa fama, anche a livello internazionale, in primo luogo grazie ai "Sei di Anversa", un gruppo di giovani e grintosi stilisti usciti dall'Accademia di Belle Arti e ben presto affermatisi sulle passerelle di tutto il mondo, fra i quali Bikkembergs. La moda ha talmente cambiato la fisionomia e l’immagine della città da offrire al visitatore una lunga passeggiata che, con capolinea la Schelda, si snoda tra strade, piazze , negozi, palazzi e luoghi culto della rinascita di Anversa. Un'attenzione particolare meritano anche il nuovo Palazzo di Giustizia realizzato da Richard Rogers + Partners e il
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CONCERTI JEFFERSON STARSHIP 12 settembre XS Live ROMA PETER DOHERTY 13 e 14 settembre XS Live ROMA NORA JONES 17 settembre Auditorium ROMA
RADIOHEAD 22 settembre Rock in Roma Ippodromo delle Capannelle ROMA
SLASH 24 ottobre Palalottomatica ROMA
ITALIA LOVES EMILIA 22 settembre Campovolo REGGIO EMILIA (autobus in partenza da Velletri)
THE MACCABEES 4 novembre Orion ROMA
MOSTRE SENATO APERTO AL PUBBLICO 15 settembre Palazzo Madama ROMA
VALENTINA MOVIE fino al 30 settembre Palazzo Incontro ROMA
NOTTE DEI MUSEI 22 settembre ROMA
LUOGHI, FIGURE, NATURE MORTE Fino al 30 settembre Galleria d'arte moderna ROMA
VERMEER dal 27 settembre Scuderie del Quirinale ROMA
I GIORNI DI ROMA L'età dell'equilibrio dal 4 ottobre Musei Capitolini ROMA
TEATRO PEPPINO DI CAPRI 25 settembre Teatro Sistina ROMA WAKE UP! 4/5 ottobre Teatro Argentina ROMA
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W ZORRO, IL MUSICAL dal 9 ottobre Teatro Sistina ROMA RE LEAR con Michele Placido dal 16 al 28 ottobre Teatro Quirino ROMA
CANI E GATTI (MARITO E MOGLIE) regia di Luigi De Filippo 25 ottobre Teatro Parioli ROMA
VELLETRI
I NOSTRI PUNTI DI DISTRIBUZIONE
Benito al Bosco Via Morice, 96 Casale della Regina Via Vecchia Napoli, 9 Caffetteria Leda, c.so della Repubblica 11 Bar Jolly, Corso V. Emanuele, 78/80 Bar presso Clinica Madonna delle Grazie, Bar Caffetteria Ginnetti, Piazza Cairoli 33 Bibenda Cafè, Via Appia Sud, 28 Km 42,900 Snack Bar Zi Checco, Via Lata, 22/24 Bar Alterego Viale Salvo D’Acquisto, 10/a Torrefazione Caffè VIDILI C.so Della Repubblica 252 Bar Cairoli (Cafarotti) Piazza Cairoli, 7 Il Gabbiano Bar-Spaghetteria, P.za XX settembre,12 El Barrio Cafè, C.so della Repubblica, 249 Caffetteria Mastrostefano Sandro, Via dei Volsci,35 Caffetteria La dolce vita, Corso della Repubblica, 167 Vini e Caffè, Via Guido Nati, 39 GOLD CAFÈ, Via Lata 269 TANI CAFFÈ, Via Delle Mura, 3 BUFFETT STAZIONE, stazione F.S. Caffè del Bargello, viale Oberdan GREEN BAR, Via Del Comune, 72 Circolo Colle Degli Dei via Colle Carcagno 31/20 Comune di Velletri, Piazza C.O. Augusto, 1 Tribunale, Piazza Giovanni Falcone Clinica Madonna delle Grazie,V.le Salvo D’Acquisto, 67 Cinema Augustus, Via Filippo Turati Libreria Candido, Via Zauli Sajani, 14/16 Nuovo Libreria Mondadori, Via Pia, 9 Carrefour Market, Via Lata, 169 Carrefour Market, Via Appia, km 43 Carrefour Market, Via Appia, km 40,400 Carrefour Market, Via Ariana, Valmontone Carrefour Market, Via Valmontone, Artena COOP, Via S. Giovanni Vecchio 1 Banca Popolare del Lazio, Via M. delle Fosse Ardeatine, 9 Banca Popolare di Aprilia, Viale Oberdan, 33 Dani Dibi Center, Via Ragazzi del’99, 6 Ok Acconciature, Largo Mario Ciancia, 3 Istituto di bellezza Tropical Center, via XXIV maggio 6 Beauty Center Graziano, Via Colombo Romani Enzo Felici Hair Mode, C.so della repubblica 123 Sabrina, Via Luigi Novelli,18 Federica Fashion Dream, Via Lata, 37 Modacapelli Via Menotti Garibaldi Parrucchieri Tres Chic, Via delle Mura 10 Body 2000, Piazza XX settembre, 10 Nicol, Viale G. Oberdan Nicol, Corso della Repubblica 3 Store, Via Lata 27 Farmacia Romani, Piazza Cairoli, 2 Farmacia Oberdan, Viale Salvo D’Acquisto, 16 Studio dentistico Esposito Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 19 Studio medico 3R, Piazza Cairoli, 30 Studio medico Minerva, Piazza Metabo, 8 MEDICARS, Centro Medico Polispecialistico, P.zza Garibaldi, 9 Edicola Barletta, Piazza Cairoli Edicola Manciocchi, Via Cir. Di Ponente Edicola Gatta, Via Lando Conti Edicola Carini, Piazza Cairoli Edicola Stazione F.S. ACI via Delle Mura, 5
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