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Le grandi interviste: il Comandante in capo della Squadra navale

Generale della Difesa/Direzione Nazionale degli Armamenti e di sottocapo di Stato Maggiore della Marina. Dal 13 ottobre dello scorso anno ricopre l’incarico di Comandante in capo della Squadra navale, nel giorno del passaggio di consegne, ricordo una sua frase: “Noi siamo i cuori, le menti e le braccia che compongono i nostri equipaggi a bordo e a terra e che armano le correlate strutture di comando, noi siamo tutti parte di una sorta di orologio, in cui ingranaggi grandi e piccoli sono tutti parimenti indispensabili, hanno tutti pari dignità e girano insieme per produrre il ri

sultato”. Ho avuto modo di conoscere l’ammiraglio Treu nel suo precedente incarico di sottocapo di Stato Maggiore della Marina, voglio sottolineare la costante interazione, la proficua sintonia e l’attenzione riservata al Notiziario durante il suo mandato. Un uomo preciso, meticoloso e molto attento ai dettagli, di grande competenza e lungimiranza. Nell’intervista che l’Ammiraglio ha concesso al Notiziario della Marina, ci parla del prestigio di trovarsi al vertice di CINCNAV, delle prospettive future della Squadra navale, dello strumento

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Ammiraglio buongiorno e grazie per la disponibilità. Può parlarci dell’importanza di quest’incarico al vertice dell’organizzazione operativa della Marina militare?

Nel mio petto batte un cuore operativo, considerato che ho trascorso buona parte della mia vita professionale nell’entusiasmante mondo delle navi e dell’Aviazione navale, ossia in stretto contatto con il core business della Forza armata. Pertanto ritengo che l’incarico di Comandante in capo della Squadra navale sia quello più bello per un ammiraglio a tre stelle. La Squadra navale è fatta soprattutto di donne e uomini, militari e civili, cuori, menti e braccia dei nostri Equipaggi a bordo e a terra, tutti parte di una sorta di orologio, in cui ingranaggi grandi e piccoli sono tutti parimenti indispensabili e hanno pari dignità, girando insieme per produrre un

sinergico risultato. Si tratta di circa 16.000 militari e quasi 1.500 civili, la cui ammirevole opera è proiettata nei domini marittimi, sopra e sotto la superficie, aereo e terrestre, riflettendo il DNA di una Marina inerentemente interforze, oltre ad essere integrata con le altre Forze armate, sia in ambito nazionale che a livello internazionale. L’output operativo della Squadra navale si esprime anche sotto l’egida della NATO e dell’Unione europea, oltre che delle coalizioni istituite ad hoc per affrontare specifiche crisi, in attività inquadrate nell’ambito della sicurezza marittima, della protezione degli interessi nazionali e della collettività internazionale (traffico mercantile, piattaforme di estrazione delle risorse energetiche e materie prime, cavi sottomarini, pescherecci, accesso ai porti, ecc.), della gestione delle crisi internazionali, del contrasto dei traffici illeciti sul mare e dell’inquinamento marino, della Protezione Civile e, non ultima, della diplomazia navale a sostegno del Paese, in collaborazione con molteplici Dicasteri. In questo contesto operativo la Marina, Forza armata multidimensionale, si avvale di un variegato strumento dotato di forze che si proiettano sul mare e dal mare nei 3 citati domini e che beneficiano dei gradi di libertà tipici del dominio marittimo, da cui deriva una distintiva autonomia logistica e una peculiare flessibilità operativa, che offre al decisore politico una ampia gamma di opzioni correlate alla possibilità di variare agevolmente e rapidamente la pressione dello strumento militare nell’area di crisi, modulandone agilmente la presenza in funzione dell’evoluzione della situazione. Il mare è vita, benessere, prosperità e progresso per l’Italia, paese che si slancia nel mare con i suoi 8.000 chilometri di coste e che dipende fortemente, a causa della sua economia prettamente di trasformazione, dall’approvvigionamento via mare

di materie prime (90%) e risorse energetiche (80% del petrolio e il 57% del gas) e dal trasferimento via mare delle proprie esportazioni (55%). L’insieme delle attività del cluster marittimo italiano rappresenta una componente determinante per l’intera economia nazionale, con un reddito generato di oltre 48 miliardi di euro pari al 3,1% del totale dell’economia e, se consideriamo anche le cosiddette attività “generate” indirettamente, passiamo addirittura al 8,9% per un ammontare produttivo complessivo pari a 137 miliardi di euro. Sono quasi 195.000 le imprese coinvolte, a cui si aggiunge un tasso di occupazione equivalente a circa 880.000 posti di lavoro, ovvero il 3,5% del totale in Italia. Tutto questo per dare un’idea della valenza del mare per l’Italia, da cui deriva l’importanza della Squadra navale a servizio del Paese sul mare e dal mare e, di riflesso, la rilevanza dell’incarico affidatomi. Tuttavia la mia soddisfazione per questo Comando non deriva dal prestigio della posizione, ma dal fatto di svolgere un incarico che mi consente di poter fare molto a sostegno della Squadra navale e in particolare del suo personale, pilastro operativo della mia amata Marina.

Il suo è un ritorno al CINCNAV dopo l’esperienza di vent'anni fa (1998-1999: assistente del sottocapo di Stato Maggiore per le operazioni degli AV8B Plus). Come lo ritrova?

A quel tempo eravamo in una cruciale fase di svolta nell’impiego della portaerei, assetto strategico che ha di fatto rivoluzionato la nostra Marina, elevandola alla serie A, consentendo oltretutto all’Italia di entrare a far parte di un ristrettissimo club di paesi dotati di questa pregiata capacità di nicchia. A seguito della trasformazione dell’incrociatore portaelicotteri Garibaldi in portaerei e dell’acquisizione, nel 1994, del primo AV8B Plus - di cui ho avuto peraltro l’onore di essere stato il primo pilota italiano - la Marina non perse tempo e, ottenuti ulteriori 2 velivoli, a gennaio del 1995 si lanciò nell’operazione Somalia 3/United Shield, finalizzata all’evacuazione dalla Somalia dei Caschi Blu. Ma la vera svolta avvenne proprio nel 1999, con la partecipazione della portaerei Garibaldi all’operazione Allied Force, occasione in cui gli aerei imbarcati si cimentarono nelle prime missioni di guerra, colpendo obbiettivi nella ex Jugoslavia. A quei tempi il mio ruolo a CINCNAV, in virtù della mia esperienza maturata nella componente aerotattica e culminata con il comando del Gruppo Aerei Imbarcati, fu proprio quello di far acquisire, a livello del vertice operativo, le competenze necessarie per un efficace impiego della formidabile capacità della portaerei. Non fu facile, perché si trattò di avviare anche una sorta di rivoluzione culturale, per spingere la Marina verso nuovi orizzonti grazie all’enorme allungamento del Suo braccio operativo, in grado di superare la linea di costa per colpire anche in profondità nel territorio avversario. Inoltre, per la Marina si trattò di ingaggiarsi in vere e

proprie attività belliche, come non accadeva dai tempi della Seconda guerra mondiale, e di acquisire anche nuove competenze per la condotta delle operazioni aeree da bordo, con gli Harrier della portaerei che venivano integrati anche nell’Air Tasking Order della NATO. Fra queste vi era il fondamentale e specifico supporto intelligence e la capacità di Combat Search and Rescue, per il recupero di personale in territorio nemico, inclusi eventuali equipaggi di velivoli abbattuti.

A causa della giovinezza della Componente, sebbene fossi solo un capitano di fregata, ero di fatto uno dei massimi tenutari della scienza in materia e quindi si può immaginare quale fosse lo stato d’animo dei vertici della Forza armata che, privi di adeguate conoscenze e competenze nello specifico settore, erano costretti a fare un atto di fede. Malgrado le numerose difficoltà che si dovettero superare, la partecipazione della portaerei Garibaldi all’Allied Force fu un successo e agevolò notevolmente il mio lavoro presso CINCNAV, grazie alla credibilità che la nuova componente aerotattica imbarcata seppe guadagnarsi in un complesso e arduo teatro operativo. La Marina capitalizzò subito sui risultati raggiunti e si lanciò in nuove importanti operazioni, fra cui Enduring Freedom, Leonte e Unified Protector. In Enduring Freedom, grazie alla portaerei Garibaldi dislocata nel Mare Arabico, l’Italia ebbe il privilegio di essere al fianco degli

USA nella fase iniziale delle operazioni aeree di attacco al suolo in Afghanistan, quando nel dominio aereo potevano operare esclusivamente le componenti aerotattiche imbarcate, dal momento che non vi erano aeroporti disponibili per l’impiego dei velivoli delle Aeronautiche. In Unified Protector, l’impiego del Garibaldi dimostrò che la portaerei è un validissimo assetto strategico anche quando il campo di battaglia è di fronte all’Italia. Gli aerei imbarcati consentirono infatti di risparmiare

costose ore di volo perché decollavano in vicinanza degli obbiettivi, oltre ad avere la possibilità di cogliere improvvise opportunità di attacco su obbiettivi cosiddetti “time sensitive”, opzione non disponibile per velivoli che vengono da lontano. Inoltre, in caso di presenza di personale a terra da difendere, gli aerei imbarcati avrebbero potuto assicurare missioni di Supporto Aereo Ravvicinato con aerei pronti sul ponte di volo e a motore spento, anche questa opzione non disponibile per chi opera da basi aeree distanti. La Portaerei avviò una rivoluzione copernicana per la Marina, con riflessi estremamente positivi anche sul prestigio internazionale del Paese, oltre ad aver consentito a CINCNAV di elevare le proprie competenze e capacità al massimo livello, grazie anche all’esordio operativo, nel 2011, della portaerei Cavour, unità nata per sostituire il Garibaldi in tale ruolo e realizzata beneficiando delle esperienze maturate con quest’ultimo. Tutto questo

per evidenziare che i cambiamenti epocali di questi ultimi vent’anni hanno radicalmente trasformato anche CINCNAV, struttura di comando che nella sua storia si è sempre adeguata e rinnovata per rispondere in modo sempre più rapido ed efficace alle mutevoli esigenze di una realtà geostrategica in rapida evoluzione, a una Difesa che ha assunto sempre maggiori connotazioni interforze e a un formidabile progresso tecnologico che ha consentito alla Marina di disporre di nuovi mezzi molto avanzati. Fra questi i cacciatorpediniere lanciamissili della Classe Orizzonte, le fregate della Classe FREMM e i sommergibili della Classe U212A, oltre agli elicotteri EH101 e SH90. Tali nuovi mezzi hanno consentito di ampliare enormemente le capacità operative della flotta, grazie alla disponibilità di sensori, sistemi e armi di nuova generazione. L’evoluzione di CINCNAV è avvenuta anche sotto il profilo infrastrutturale, grazie alla sostituzione di quell’antiquato e pericolante edificio, cui sono legati i miei ricordi di fine anni ’90, con una moderna e funzionale struttura, in cui si trova anche il Centro Operativo della Marina, che si articola in quattro centrali per esercitare il controllo operativo dei mezzi e dove si elabora, convalida e condivide la Maritime Situational Awareness, ottenuta con il contributo delle nostre unità, della rete radar costiera e delle Marine alleate, al fine di disporre di un approfondito quadro della situazione marittima, fondamentale per portare a termine con successo ogni azione sul mare. A CINCNAV ho dunque trovato una struttura di Comando moderna e al passo con i tempi, aperta all’innovazione, molto efficace e reattiva, integrata nel contesto interforze, nell’ambito delle pertinenti agenzie nazionali e delle alleanze, capace di

Quali sono le prospettive future per la Squadra navale?

Dal punto di vista operativo, l’attuale situazione geostrategica e le numerose crisi regionali che affliggono il cosiddetto Mediterraneo allargato, ci impongono un impegno costante a difesa delle linee di comunicazione marittima e del libero uso dell’alto mare, del quale ho già parlato. Da qui l’esigenza di mantenere un’assidua presenza e sorveglianza nel cosiddetto Mare Nostrum, con la partecipazione a operazioni nazionali, come la Mare Sicuro e la Vigilanza Pesca nel Mediterraneo centrale e, nell’ambito delle alleanze internazionali, all’operazione NATO “Sea Guardian”, oltre alla partecipazione alle attività antipirateria nel Golfo di Guinea e all’operazione “Atalanta” dell’Unione Europea. Lo scorso dicembre la Marina ha inoltre assunto il comando dello Standing NATO Maritime Group 2 (SNMG2), di cui la nuova fregata Fasan è stata flagship. Il 2020 vede la presidenza italiana della

“European Amphibious Initiative” e la certificazione del Comando della Terza Divisione Navale come CATF (Commander Amphibious Task Force) per il turno di stand-by del relativo “European Union Battle Group” anfibio a guida nazionale. Alle attività di presenza e sorveglianza, si affiancano le attività di Naval Diplomacy e Maritime Capacity Building, svolte principalmente nel Mediterraneo Orientale. Dette attività hanno una valenza strategica nei confronti delle Marine e/o delle articolazioni istituzionali che operano sul mare e dal mare. Tra queste figurano le attività svolte con i paesi del Nord Africa, del Corno d’Africa e del Medio Oriente, fra cui desidero sottolineare la costante presenza di una unità minore nel porto di Tripoli, in supporto alla Marina e alla Guardia Costiera libica. Non meno importanti sono le attività non prettamente militari che lo strumento aeronavale deve essere sempre prontamente in grado di svolgere a sostegno della popolazione, a seguito di calamità che peraltro paiono essere sempre più frequenti. Fra queste vi è quella del “COVID-19”, tuttora

in corso, in occasione della quale la Squadra navale ha lottato con il proprio personale sanitario a sostegno del Sistema Sanitario Nazionale, mettendo in campo anche un Posto Medico Avanzato, ossia un vero e proprio ospedale da campo che è stato assemblato in tempi record dai nostri leoni del San Marco, presso la città di Jesi, nelle Marche, realizzando un’impresa che è stata specchio di generosa umanità e solidarietà, nel solco delle migliori tradizioni della Marina. Purtroppo l’emergenza “COVID-19” ha comportato anche lo slittamento all’anno prossimo di un’epocale Campagna intorno al mondo per nave Vespucci, della durata di 18 mesi, che la vedrà dare grande lustro all’Italia in occasione delle olimpiadi in Giappone. Tale campagna, a coronamento dei 90 anni della gloriosa Nave Scuola, offrirà un formidabile contributo per la promozione dell’Italia e del “made in Italy” attraverso iniziative che rafforzeranno i legami con altre Marine, altri popoli, altre culture ed altre tradizioni. Nel Vespucci riconosco un potente strumento di “Naval Diplomacy”, capace di svolgere il Suo ruolo di Ambasciatore dell’Italia nel mondo in modo impeccabile, riflettendo le migliori qualità del popolo italiano, sotto il profilo sia professionale che umano.

La Marina può ritenersi soddisfatta del proprio strumento aeronavale?

L’emergenza del “COVID-19” ha messo a dura prova gli strumenti aeronavali di tutte le Marine del mondo e sono ben note, in particolare, le vicende cha hanno messo fuori gioco portaerei della Marina Americana e Francese. Per quanto riguarda la Squadra navale devo dire che abbiamo affrontato molto bene l’emergenza, grazie a direttive chiare e tempestive, mirate a

porre in assoluta priorità la salute del personale, anche a scapito dell’addestramento e della prontezza operativa. Al verificarsi dei primi casi di contagio, non ho esitato a far totalmente evacuare ben due imponenti navi anfibie, adottando un rigido protocollo che ha impedito la diffusione del contagio. Altrettanto fondamentale è stato il pieno e convinto rispetto delle direttive da parte del personale, sia sul posto di lavoro che nell’ambito della vita familiare, anche a seguito del diradamento delle presenze presso i vari Comandi. Ciò ha permesso di limitare i contagiati a una ventina di unità, pari a circa lo 0,1% della forza, e siamo riusciti a onorare tutte le attività operative programmate. Tale risultato è stato molto importante perché, oltre ad aver mantenuto fede ai nostri tradizionali impegni per il mantenimento della sicurezza marittima a sostegno degli interessi del Paese e delle alleanze cui apparteniamo, abbiamo anche contribuito a dimostrare al mondo intero che l’Italia non si piega e non si chiude su se stessa, nemmeno quando viene colpita duramente, ma continua ad operare, a testa alta, con l’onore e l’orgoglio di sempre. Molti progressi sono stati fatti nel recente passato con l’ingresso in linea, in particolare, delle Fregate Multimissione della classe FREMM, ma rimane ancora molto da fare per completare il processo di rinnovamento dello strumento aeronavale. Nel 2021 verrà consegnato il primo pattugliatore polivalente di altura (PPA), che porta il nome del Grande Ammiraglio Paolo Thaon Di Revel e che appartiene a una ambiziosa classe di Unità dotate di avanzata tecnologia ispirata al mondo aviatorio, fra cui una vera e propria “cabina di pilotaggio” situata in plancia, e dalla grande flessibilità data da una configurazione modulare. All’inizio del 2021 sarà consegnata la nave di supporto logistico Vulcano, mentre nave Trieste, la più grande unità da guerra mai costruita dall’Italia, entrerà in linea nel 2022, per sostituire nave Garibaldi nel suo ruolo a sostegno

delle operazioni anfibie. In parallelo continuerà l’immissione in servizio degli elicotteri SH90 presso i tre poli aeronavali e proseguirà il programma per l’ingresso in linea degli aeromobili a pilotaggio remoto (APR). Attualmente la Marina dispone di 2 F35B rischierati presso la base dei Marines di Beaufort, negli USA, al fine di assicurare l’addestramento del primo nucleo di piloti e specialisti da imbarcare. Entro la fine dell’anno dovrebbe avvenire, sempre negli USA, la certificazione di nave Cavour per l’impiego del nuovo velivolo, che andrà a sostituire l’AV8B PLUS, ormai prossimo alla fine della sua gloriosa vita operativa. In questo modo verrà rinnovata la capacità di proiezione di potenza sul mare e dal mare del Gruppo portaerei grazie all’integrazione di una componente aerotattica di 5ª generazione. Al riguardo sono in corso anche lo studio e lo sviluppo di nuove ipotesi d’impiego, attraverso la costituzione di un Carrier Strike Group, anche in ottica multinazionale. Al contempo si procederà con il potenziamento delle capacità ai fini della Maritime Situational Awareness, mirata ad acquisire una sempre più ampia, affidabile e approfondita conoscenza di quanto accade sui mari di interesse, ricorrendo anche all’ammodernamento e potenziamento della rete radar costiera, a tutto vantaggio della sicurezza marittima. Alla dismissione di Unità e aeromobili che hanno scritto importanti pagine di storia della Marina negli ultimi 3-4 decenni, fa dunque eco l’entrata in servizio di nuovi mezzi, anche se sono ancora lontani i tempi per l’entrata in servizio di 2 nuovi cacciatorpediniere per sostituire le 2 unità della Classe Ammiragli e di 3 nuove unità anfibie per sostituire quelle della Classe San Giusto, oltre alla sostituzione di diverse navi di media e piccola taglia. Siamo dunque in una situazione di luci e ombre e il mio auspicio è che la crescente importanza del mare - anche ai fini della sopravvivenza stessa del pianeta - consenta di superare la cosiddetta “sea blindness”, ossia l’incapacità di comprendere il mare

nelle sue svariate dimensioni e aspetti, e dare seguito a adeguati investimenti nel settore marittimo, ivi incluso il potenziamento dello strumento aeronavale. Nel transitorio, sono certo che le Donne e gli Uomini della Squadra navale sapranno tenere duro, adoprandosi al meglio per esprimere al massimo le capacità di cui disponiamo, facendo leva su quel catalizzante spirito di equipaggio che sta alla base di tutti i nostri successi e che da sempre ci spinge a gettare il cuore oltre l’ostacolo, come squadra vincente, agguerrita e coesa.

Quasi 18.000 uomini e donne, qual è la prospettiva per il personale?

Anche in una nave supertecnologica il personale costituisce ancora l’elemento essenziale e fondamentale per il successo di ogni nostra attività, che non è mai il risultato dell’azione di un singolo, ma è piuttosto la vincente espressione del lavoro di una squadra che opera in modo compatto e in piena sinergia: l’equipaggio. Considero l’intera Squadra navale come un grande equipaggio, costituito dall’insieme di tutti i nostri equipaggi, includendo naturalmente anche il personale dei Comandi a terra. Considero me stesso, unitamente al mio staff, a servizio delle Donne e Uomini della Squadra navale, perché sono loro l’espressione più autentica del “core busi

ness” della Forza armata. Sono loro al centro, mentre noi siamo in supporto. Quando si chiede la situazione dell’efficienza, normalmente si ottiene in risposta lo stato di “salute” dei mezzi di cui si dispone. Tuttavia anche il mezzo più efficiente e tecnologicamente più avanzato può dare scarsi risultati, se alle sue elevate prestazioni non corrispondono pari prestazioni da parte del personale cui è affidato. Pertanto l’efficienza professionale e morale del personale è di primaria importanza soprattutto in una organizzazione militare, che può richiedere alle proprie Donne e Uomini

anche il sacrificio estremo della vita. Di fondamentale importanza è la diffusione capillare della cultura della sicurezza negli ambienti di lavoro, che va attuata costantemente attraverso la formazione, l’informazione e l’addestramento del personale ai vari livelli e che sta alla base dell’efficienza del personale. Particolare attenzione deve essere rivolta alla puntuale rilevazione dei fattori di rischio ambientale a bordo delle unità navali e presso i Comandi a terra; attività che deve essere effettuata parallelamente alla gestione del rischio amianto e di ogni altro materiale potenzialmente dannoso presente nei luoghi di lavoro e della vigilanza sulla corretta gestione della filiera idropotabile. Viviamo in una società occidentale in rapida evoluzione, che ci impone di rimanere al passo con i tempi, pena il distacco con

la realtà. Lo stile di vita del marinaio, che spesso trascorre periodi anche di lunga durata lontano dai propri cari e che è scollegato da quel mondo virtuale di cui molti giovani d’oggi sembrano non poter fare a meno, rischia di rendere la nostra professione sempre meno appetibile, a causa dei sacrifici che impone. Questo già accade nei paesi con un mercato del lavoro più florido del nostro. L’attenzione nei confronti delle esigenze e del benessere del personale è pertanto un assoluto imperativo. Quando ho assunto l’attuale incarico, mi sono quindi sforzato di comprendere le attuali esigenze e aspettative del personale, per levare l’ancora da un passato che non c’è più e gettarla nel presente, ma con lo sguardo al futuro. Ho voluto porre il personale in posizione di assoluta priorità nella mia azione di comando, nella ferma convinzione di dover accendere con una nuova fiamma la motivazione e l’entusiasmo dei nostri equipaggi, veri artefici dei successi della gloriosa Squadra navale. Contando sull’aiuto dei mei Comandanti, mi sono posto l’obbiettivo di rinvigorire negli equipaggi l’orgoglio e lo spirito di appartenenza alla propria Unità, per ricompattarli e ridurre drasticamente il ricorso ai temporanei imbarchi, forieri di disgregamento e demotivazione. Al contempo, ho chiesto al mio staff di elaborare una programmazione degli impegni delle Navi lungimirante, sostenibile e affidabile, per consentire a ogni marinaio di guardare al futuro senza incertezze e con fiducia, anche per organizzare al meglio la propria vita privata e familiare. Inoltre, nelle mie Direttive per il biennio 2020 – 2021, sono indicate importanti iniziative mirate alla riorganizzazione or

ganica e strutturale del comparto risorse umane della Squadra navale e ad elevare il benessere del personale, cui si è aggiunto un servizio, particolarmente gradito, di assistenza per l’emergenza “COVID-19” a favore del personale militare e civile e delle loro famiglie. Nei momenti di grave difficoltà, come l’attuale pandemia, sono fondamentali la forza, la solidità e l’efficacia della leadership dei Comandanti, ai quali ho chiesto di fare da collante per garantire la coesione dei loro equipaggi, di essere accessibili senza fare distinzione di grado o ruolo, di infondere fiducia, di essere aperti al dialogo per alimentare un ambiente di lavoro armonico e produttivo, di essere trasparenti per fugare ogni dubbio e timore. In tutti i miei Comandanti io pongo la mia fiducia e in loro desidero investire, perché sono fondamentali artefici dei successi della Squadra navale. In cambio della mia fiducia, mi attendo però che loro non tradiscano le aspettative della Marina, che a loro ha affidato i suoi beni più preziosi, ossia i suoi formidabili equipaggi, fra cui includo anche il personale inquadrato nei Comandi a terra. Infine colgo l’opportunità di questa intervista per rinnovare la mia esortazione a trarre ispirazione dal motto dannunziano “io ho quel che ho donato”, perché noi non siamo ciò che teniamo egoisticamente per noi stessi, ma siamo ciò che lasciamo agli altri, con il nostro agire, con il calore del nostro cuore, l’ingegno della nostra mente e la forza delle nostre braccia. In questo modo ci si può anche aprire le porte dell’immortalità, come sono riusciti a fare i nostri migliori marinai che dall’alto, come brillanti stelle, continuano a indicarci la giusta rotta. A tutti i nostri caduti va il mio deferente, commosso e affettuoso ricordo.

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