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Delfino, il pioniere degli abissi

la conseguente chiusura di alcune sedi, proprio per mancanza di Soci. Da ciò nasce l’esigenza del “ricambio generazionale”. Il passaggio generazionale è una sfida stimolante e deve, quindi, essere studiato e preparato e, soprattutto, non si può e non si deve pensare di muoversi all’impronta, basandosi solo su input emotivi. Il primo aspetto da curare è sicuramente quello della comunicazione sia interna sia esterna, perché l’A.N.M.I. è poco conosciuta e, talvolta, le limitate informazioni che la riguardano non sono completamente rispondenti alla realtà. Vi è, quindi, la necessità di rendere il flusso comunicativo più fluido ed efficace, utilizzando canali idonei e ricercando le occasioni per trasmettere il messaggio con modalità semplici e chiare. Si è proceduto ad aggiornare la policy nella gestione della vita associativa, coinvolgendo direttamente anche chi è direttamente sul campo, cioè le cariche periferiche dell’Associazione, in modo da ottenere un maggiore coinvolgimento con proposte di iniziative, che contribuiscano a dare una corretta immagine dell’Associazione. La comunicazione esterna è un elemento fondamentale nella società attuale, che vive sulle notizie, per cui dobbiamo adeguarci. Questo non vuol dire ricercare a tutti i costi la visibilità, dobbiamo invece parlare con i fatti, proporci e partecipare alla vita sociale del Paese. Anche le piccole iniziative possono risultare vincenti. Non vengono posti in discussione i nostri scopi, ma vengono calati nella realtà. E qui si innesta il tema dei giovani, per i quali sussiste la necessità di rendere il messaggio promozionale più efficace e accattivante e, soprattutto, di farlo arrivare sui canali “giusti” e con un linguaggio “giovane”. Ma dobbiamo anche cercare di ampliare l’”offerta”, che comunque deve sempre prevedere una o più fasi pratiche con riflessi anche sull’utilità e solidarietà sociale. Senza assolutamente alterare la nostra natura, l’apertura alla società ci permetterà di essere “interessanti” anche per le generazioni più giovani. Per tale motivo l’A.N.M.I. recentemente è “sbarcata” su instagram (@marinaiditaliapn). Quando si vive una “crisi” è necessaria affrontarla, combatterla, trasformandola prima in una sfida e poi in un’opportunità, per trovare insieme le soluzioni ottimali per il progresso dell’Associazione.

Cosa serve per accompagnare nel migliore dei modi la sinergia tra Marina Militare e A.N.M.I.?

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La collaborazione esistente è naturale, in quanto la continuazione della Marina in servizio è proprio rappresentata dall’A.N.M.I. Questa affermazione trova facile riscontro nello svolgimento di eventi e cerimonie, in cui il personale in servizio e quello dell’Associazione partecipano insieme, animati dal medesimo orgoglio, fierezza e spirito di appartenenza. Una conferma tangibile è facilmente individuabile nell’ultimo Raduno Nazionale, svolto a Salerno a settembre 2019, nello svolgimento del quale si percepivano chiaramente, anche da persone estranee al nostro mondo, la perfetta sintonia e armonia esistenti fra marinai in servizio e in congedo. La sinergia con la Marina Militare è basata su reciproco rispetto, fermo restando il ruolo rivestito, e su identità di pensiero, che traggono origine dal comune DNA, caratterizzato dalla piena condivisione dei valori e degli ideali sui quali si basa l’essenza della Forza Armata. Su alcuni obiettivi la collaborazione è totale, fra i quali ricordo la tutela del patrimonio storico, l’attenta opera mirata all’arruolamento dei giovani, la promozione per attività di sensibilizzazione sulla tutela dell’ambiente e del mare, la diffusione dei principi dell’etica, della solidarietà, del culto e della devozione per la Patria e della tradizione marinara. L’Associazione è sempre a fianco della Marina Militare, non solo rimanendo disponibile ad assumere un ruolo attivo e costruttivo, ma anche proponendosi per lo svolgimento e il supporto di alcune attività e iniziative di interesse della Forza Armata. Non siamo e non vogliamo essere solo una presenza “decorativa”, ma siamo una “forza” pronta a dare il proprio contributo, mettendo in campo la nostra professionalità, esperienza e capacità. Il “solino blu” è al servizio della Marina, a complemento della meritoria attività svolta dal personale in servizio. Siamo orgogliosi di appartenere all”Equipaggio Marina”, in perfetta coerenza con il motto “Una volta marinaio … marinaio per sempre”.

Impostato nel 1890, varato nel 1892 fu consegnato il 1° aprile 1895 quello che sarebbe stato classificato come il primo battello sottomarino della Marina italiana

di Vincenzo Grienti

Un’arma insidiosa e temibile che cambiò per sempre la strategia e la tattica della guerra sul mare dal primo conflitto mondiale in poi. L’ingegnere Giacinto Pullino lo aveva compreso man mano che i suoi studi sulla “torpediniera sommergibile” andavano avanti. Non solo perché il progetto doveva rimanere sotto il più stretto riserbo e la massima segretezza, ma anche per quello che rappresentava la realizzazione di un battello concepito per essere impiegato come strumento di offesa in caso di un eventuale conflitto. Pullino era stato appena promosso ispettore del Corpo del genio navale nel 1889 quando venne chiamato a Roma presso il Ministero della Marina come membro del Comitato per i progetti delle navi, un organismo di cui divenne presidente fino al 1896 (P. Alberini – F. Prosperini, Uomini di Marina 1861-1946, Dizionario biografico, USMM 2015). Un arco di tempo sufficiente per poter pianificare, sviluppare e “mettere in acqua” quello che sarebbe stato classificato come il primo battello sottomarino della Marina italiana: il Delfino. L’unità doveva essere impiegata come sottomarino puro, cioè destinata a operare esclusivamente in immersione. Impostato nel 1890, varato nel 1892 fu consegnato il 1° aprile 1895. Già dalle prime manovre compiute al largo delle coste spezzine l’ingegnere Pullino e gli altri ufficiali della Regia Marina ebbero modo di sperimentare criticità e potenzialità dello scafo, del timone e degli impianti di bordo valutando, di concerto con i vertici della Regia Marina, di porre il Delfino in riserva in attesa di ricevere conferma per la piena operatività dell’unità. Tra il 1902 e il 1904 il battello venne sottoposto ad una serie di lavori di trasformazione, tra cui l'imbarco di un motore a benzina FIAT a sei cilindri capace di sviluppare una potenza massima di 130 Cv (95,7 kW) a 440 giri al minuto. La batteria di accumulatori era costituita da 216 elementi di piombo, suddivisi in due sottobatterie uguali e indipendenti. Nel corso dei lavori di ammodernamento e modifica vennero inoltre ricavate, all’interno, le casse per il combustibile e quelle utili per compensare il combustibile consumato e il peso del siluro dopo il lancio. Anche la struttura esterna venne modificata con l'aggiunta di sovrastrutture in lamiera con il conseguente spostamento della torretta e l’installazione di una piccola plancia attorno al cleptoscopio, che può essere considerato l’antenato del periscopio. A bordo venne inoltre utilizzata la prima bussola giroscopica mentre sotto il profilo dell’armamento il battello venne dotato di un tubo lanciasiluri e una riserva di 2 siluri da 450mm. Le modifiche apportate cambiarono la fisionomia del sommergibile all’esterno, ma permisero di migliorare le sue capacità di azione. Il dislocamento del Delfino era di 103,3 tonnellate in su-

Il Delfino dopo i lavori di modifica. (Foto Ufficio Storico della Marina Militare)

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