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Dynamic Manta 2020, la NATO si esercita nel Mar Ionio di Emanuele Scigliuzzo
Dynamic Manta 2020, la NATO si esercita nel Mar Ionio
Un intenso impegno addestrativo internazionale ha visto l’Italia in prima linea. Nelle acque dello Ionio si è svolta l’edizione 2020 dell’esercitazione anti-sommergibile della NATO
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La Dynamic Manta (DYMA) è un’esercitazione di livello internazionale e rappresenta, per le nazioni partecipanti, un’importante opportunità di addestramento e l’occasione per sviluppare e rafforzare nuove sinergie con paesi alleati. L’attività addestrativa, che si è svolta con scenari a difficoltà crescente, volta a garantire l’interoperabilità costante tra forze aeree, di superficie e subacquea nella lotta anti-sommergibile. Condotta dal Comandante del Secondo Gruppo Navale permanente della Nato, ammiraglio Paolo Fantoni, imbarcato su nave Carabiniere, ha visto la partecipazione da parte dell’Italia anche dei sommergibili Salvatore Todaro e Romeo Romei oltre che gli elicotteri del 3° Gruppo della Stazione Elicotteri di Catania. All’Italia anche il compito di assicurare il supporto logistico, attra
verso la base navale di Augusta e la base aerea di Sigonella. All’edizione di quest’anno hanno partecipato cinque sommergibili provenienti da Francia, Grecia, Italia e Turchia, sotto il controllo del Comando Sommergibili della NATO (NATO Submarine Command - COMSUBNATO), sette navi provenienti da Canada, Francia, Grecia, Italia, Spagna, Stati Uniti e Turchia e cinque velivoli da pattugliamento marittimo (Maritime Patrol Aircraft– MPA) e otto elicotteri provenienti da Canada, Francia, Germania, Italia, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti che hanno operato dalla base aerea di Sigonella e dalla stazione elicotteri di Catania, sotto il controllo del NATO Maritime Air Command. La DYMA è una delle più importanti opportunità per la NATO di valutare e sviluppare nuove tattiche anti-sommergibile.
La parola all’ammiraglio
Paolo Fantoni
Ammiraglio, dopo sette anni la Marina è tornata a ricoprire un delicato ruolo internazionale nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, assumendo il comando del Secondo Gruppo Navale, quanto è importante l’attività di sorveglianza in mare nel Mediterraneo oggi?
Essere al Comando dello SNMG2, dal dicembre dello scorso anno, è per me una sfida ma anche e soprattutto una grande opportunità, e mi sento orgoglioso per aver assunto, anche a nome del mio Paese, una simile responsabilità. L’Italia era assente dalla SNMG2 da sette anni e, come ufficiale italiano, mi sento particolarmente coinvolto, dato che l’area di gravitazione di questo Gruppo Navale è rappresentata proprio dal Mediterraneo. Un mare dove, non dobbiamo mai dimenticare, si sviluppano la maggioranza dei nostri commerci e che rappresenta, alla luce dell’attuale scenario internazionale, uno spazio fondamentale per la nostra sicurezza, oltre che un’arteria irrinunciabile per la nostra prosperità. Storicamente, questo bacino è sempre stato un crocevia di culture e di interessi, che si incontravano e si scontravano in uno spazio tutto sommato limitato. Questo stato di cose non è mai cambiato nei secoli, ed è ancora più valido oggi. L’Italia, da sempre impegnata nella cooperazione con i suoi vicini e tra i Paesi fondatori della NATO, non può pensare di rimanere isolata. Per questo lo SNMG2 rappresenta un’opportunità troppo importante per non impegnarcisi a fondo, soprattutto alla luce degli attuali scenari in Medio Oriente e in Libia, ed alle conseguenti minacce alla sicurezza e al libero uso del mare.
La Dynamic Manta è una esercitazione ciclica con cadenza annuale. Cosa resta agli equipaggi che vi hanno preso parte dopo l’edizione di quest’anno?
La Dynamic Manta rappresenta una delle maggiori esercitazioni condotte dalla NATO nel domino della lotta alla minaccia subacquea (ASW) e come la sua omologa esercitazione condotta nell’Atlantico settentrionale – la Dynamic Mongoose – rispecchia la volontà dell’Alleanza di mantenere e aggiornare le proprie capacità di contrasto alla minaccia portata dai sottomarini: una minaccia che, per quanto potesse sembrare in ombra negli
ultimi decenni, è tornata prepotentemente a farsi sentire, anche nel teatro mediterraneo. Ad oggi l’aggiornamento delle capacità nella lotta “antisom” costituisce una delle priorità strategiche della NATO, e per questa ragione molti Stati membri stanno investendo in nuove unità ed aeromobili con spiccate capacità antisommergibili. Noi Italiani abbiamo una lunga esperienza di operazioni ASW in Mediterraneo, che da sempre conduciamo con piattaforme multifunzione, come le nostre fregate. Oggi, con le unità di nuova generazione che stiamo schierando, siamo cresciuti in termini di prestazioni e nella capacità di scoperta subacquea a lungo raggio. Ora però è il momento di lavorare sull'integrazione di tali capacità tra tutte le piattaforme impiegate per sviluppare nuove tattiche di impiego che permettano di sfruttare al meglio le nostre capacità. E’ stato proprio su questo fondamentale aspetto che abbiamo concentrato i nostri sforzi, e ritengo che sia proprio questo ritorno addestrativo la ricompensa più importante che gli equipaggi delle unità impegnate nella Dynamic Manta 2020 porteranno a casa, oltre, ovviamente, alla soddisfazione di aver fatto un bel lavoro e di essersi confrontati con le marine fra le migliori della NATO.
I sommergibili svolgono un ruolo importante nelle attività di controllo marittimo e di acquisizione dati. In questa ottica, la Dynamic Manta, è il più importante banco di prova per le attività sia anti-sommergibile che di cooperazione fra navi e battelli.
L’edizione di quest’anno ha visto la presenza del Comandante delle Forze Subacquee della NATO, contrammiraglio Andrew Burcher, e del Comandante dei Sommergibili, contrammiraglio Andrea Petroni, con i quali abbiamo pianificato la condotta delle varie esercitazioni. Questo sottolinea l’importanza attribuita dall’Alleanza a esercitazioni di questo tipo. Quest’anno abbiamo impiegato cinque unità
subacquee, tutte rappresentanti le classi più recenti adottate dai paesi alleati: l’ottica di impiego dei battelli non era solo finalizzata al contrasto delle unità di superficie, ma anche alla cooperazione e alla condivisione del quadro di situazione marittimo. In questo senso, possiamo dire che la Dynamic Manta rappresenta una delle esercitazioni più avanzate nell’interazione tra unità di superficie e subacquee, oltretutto in un ambiente peculiare come il Mediterraneo, dove le caratteristiche morfologiche e batitermografiche del bacino sono sensibilmente differenti rispetto agli oceani. Queste particolarità rendono la DYMA un evento addestrativo insostituibile per l’Alleanza.
Le Forze armate spesso sono impegnate in esercitazioni sia a livello nazionale che internazionale, confrontarsi con i Paesi alleati costituisce una maggiore opportunità di crescita per il nostro personale?
Senz’altro. La NATO ha sempre rappresentato per le Forze armate dei paesi membri, e non solo, lo standard di riferimento con cui verificare le proprie capacità militari. Nel contesto attuale, questo è ancora più evidente: è indispensabile per ogni Stato disporre di Forze in grado di interagire e cooperare efficacemente con gli alleati e i paesi partner. In questo senso le esercitazioni in ambito NATO costituiscono un’occasione unica per la formazione del personale di tutti i gradi e di tutte le abilitazioni. Il mio stesso staff, composto da ufficiali e militari provenienti da tutti i paesi della NATO, è stato valutato dal Comando NATO sovraordinato – il NATO Martime Command, MARCOM – per la condotta di operazioni complesse, e la Dynamic Manta è stata il banco di prova delle capacità acquisite nel corso del dispiegamento operativo. Attività come queste sono ovviamente fondamentali per la creazione di un serbatoio di personale qualificato per condurre operazioni internazionali e soprattutto forniscono l’indispensabile mentalità per avere un approccio corretto in tali ambiti.
Quanto è importante oggi la cooperazione internazionale per l’Italia?
Dalla mia posizione di comandante di una Forza navale della NATO, direi indispensabile. E non solo nei confronti della NATO. Come italiani, siamo letteralmente al centro di un mare che, sappiamo bene, è il punto di incontro dei principali attori globali, non solo mediterranei. Insieme a noi coesistono molti altri paesi, molti dei quali attivamente alla ricerca di pace e cooperazione in un contesto regionale caratterizzato da minacce sempre nuove ed incombenti. E’ con questi paesi che l’Italia, se vuole essere un attore convincente nella regione, deve trovare un dialogo e una cooperazione, anche in ambito militare. Con questo non mi riferisco ai soli membri della NATO. Per fare un esempio, prima della DYMA il Task Group al mio comando ha effettuato una sosta operativa in Tunisia, dove abbiamo ospitato vari eventi che hanno attirato l’attenzione di tutti i rappresentanti militari e diplomatici nel Paese. Abbiamo ricevuto una calda accoglienza e siamo stati seguiti con vivo interesse, segno che, se portato avanti con convinzione e con i giusti metodi, l’operato dell’Alleanza e di conseguenza, dei suoi Paesi membri, su tutti l’Italia, svolge un’importante funzione di equilibrio e di stabilità nel contesto Mediterraneo.