Notizie Pro Vita & Famiglia, n.103, genn.22, confessioni di ex abortiste

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Notizie Pro Vita & Famiglia

La lunga notte un racconto breve di Mirko Ciminiello

I nostri Lettori hanno già avuto modo di apprezzare i racconti originali firmati dal nostro Mirko Ciminiello. Racconti “distopici”, ambientati in un futuro prevedibile sulla base di tendenze del presente percepite come altamente negative. Il genere di Orwell, di Huxley, o, per fare un esempio più recente e popolare, il genere di Hunger Games: il genere di Ciminiello è, in particolare, politicamente molto scorretto. La lettura è agile, gradevole e intrigante: siamo certi, perciò, che sarà apprezzata da giovani e meno giovani. Anzi: invitiamo gli adulti a proporla ai ragazzi affinché, attraverso un racconto di fantasia, si interroghino e riflettano sui principi non negoziabili e sui valori che oggi sono troppo spesso dimenticati.

D

esolazione, ruderi, rovine. Ovunque si estendesse il suo sguardo, non c’era che distruzione. Chiuse gli occhi, si premette le mani contro il viso come per scacciare un incubo. Ma, quando li riaprì, l’incubo era ancora lì, più vivo e reale che mai. Nessun suono, nessuno in vista, solo macerie in ogni direzione, fino all’ultimo orizzonte. Com’era possibile? - Ehi! - si sentì chiamare. - Cosa fai lì? Vuoi farti prendere? Dopotutto, a quanto pareva, qualcuno c’era. Un uomo sui quarant’anni, avrebbe detto, ma era difficile esserne certi, sia perché la figura non era vicinissima, sia perché aveva il viso seminascosto dal cappuccio di un mantello. E non era l’accessorio più bizzarro che indossava: l’arco a tracolla batteva nettamente ogni altra assurdità. Ma che diavolo stava succedendo?! - Da chi? - domandò, replicando all’esortazione dell’interlocutore. - Chi è che dovrebbe prendermi? Per qualche istante lo strano personaggio restò immobile e in silenzio, come se stesse soppesando chi aveva di fronte, cercando di valutare se rappresentasse un pericolo: anche se dei due non era lui ad essere armato - una scelta che in quel

momento rimpiangeva amaramente. - Davvero non sai niente?! - domandò poi quella specie di Robin Hood, la voce stridula di incredulità. - Ma com’è possibile? Da dove vieni? - Vengo da… da molto lontano - rispose lui, con solo un minimo accenno di esitazione. Era vero, in un certo senso - solo non nel senso a cui chiunque avrebbe pensato, che era precisamente ciò che lui voleva. Non poteva raccontare come stavano esattamente le cose, non a rischio di sembrare un pazzo. Lui stesso avrebbe trovato la propria storia, come minimo, sconclusionata. E non gli sembrava proprio il caso di sfidare la sorte. - I cacciatori di pallidi - disse poi l’arciere, rispondendo alla sua precedente domanda con il tono di chi spiega un’ovvietà a un bambino un po’ tonto. Impressione certo non smentita dall’espressione attonita che gli si disegnò sul viso. Con un sospiro stizzito, l’incappucciato si indicò la mano e poi il braccio, ma fu solo quando si tirò un lembo di pelle che lui capì. Senza riuscire a crederci. Scosse la testa, insistentemente, rifiutando con ostinazione di accettare ciò che aveva appena appreso.


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