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L’educazione sessuale serve a prevenire le gravidanze indesiderate?
La vulgata insegna che con l’educazione sessuale nelle scuole si prevengono le gravidanze indesiderate, e quindi gli aborti.
Francesca Romana Poleggi
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In questo mondo “sessocentrico” abbiamo completamente dimenticato che cos’è il sesso e a che cosa serve. L’etimologia della parola “sesso” pare sia da ricercare nella radice latina sec- del verbo secare che vuol dire tagliare, separare, in senso più ampio, distinguere (il maschio dalla femmina). Questa diversità, che non è solo degli organi genitali, ma di tutta la struttura fisica, psichica e biologica dell’uomo e della donna, è perfetta complementarietà: i due si attirano e provano piacere nell’unirsi (solo il rapporto pene-vagina consente l’orgasmo a tutti e due i soggetti. Tutti gli altri “giochi” possono essere anche divertenti, ma consentono l’orgasmo solo a uno dei due), perché così la specie si perpetua. Senza i rapporti sessuali “normali” ci saremmo estinti da un pezzo.
Questo grafico, riportato da #Truenumbers, indica il tasso di abortività delle adolescenti nei Paesi dove l’educazione sessuale è prassi consolidata da decenni.
Dice giustamente Silvana De Mari che il sesso tecnicamente è solo questo, cioè quello atto a procreare. Il resto è erotismo. Ma come al solito il significato delle parole si trasforma seguendo l’ideologia, più che la realtà. Oggi, infatti, questa realtà fondamentale è dimenticata e si intende per sesso tutto ciò che consente di avere piacere orgasmico in qualsiasi modo, anche da soli o con metodi e partner estremamente… originali (sarebbe meglio dire “in modo perverso”). Di conseguenza, oggi, l’educazione sessuale dà per scontato che il sesso è un gioco attraverso cui ciascuno trae piacere dall’uso del corpo altrui. Nelle “lezioni” si insegna a usare le varie parti del corpo a scopi puramente erotici (mettendo sullo stesso piano tutti i tipi di rapporti), cercando di evitare le malattie e le gravidanze. Perché ormai la gravidanza - esito naturale cui l’attività sessuale è stata preordinata - è considerata solo un effetto collaterale indesiderato. Alcuni programmi di “educazione” sessuale (per esempio quelli della Planned Parenthood) sottolineano anche la necessità di prevenire ed evitare la violenza. E a tal fine raccomandano la consensualità. Di contro, quando c’è il consenso è lecito fare di tutto e di più. Perciò lo sdoganamento del sadomaso è in progress, perciò i rapporti tra adulti e adolescenti sempre più giovani sono visti in modo sempre più indulgente (basta che ci sia il consenso). Immagino non sia necessario riflettere sul valore che può avere il consenso di una persona poco matura, facilmente influenzabile. A parte questo, l’educazione sessuale di oggi è comunque “educazione genitale” ed educazione alla contraccezione. Dopo questa lunga, ma doverosa, premessa, a qualcuno potrebbe venire in mente di dire che però, con siffatta educazione sessuale, per lo meno si evitano le malattie sessualmente trasmissibili e le gravidanze indesiderate e quindi gli aborti delle minorenni. E invece no. Gli effetti negativi dell’educazione sessuale precoce impartita dalle scuole francesi sono stati evidenziati dallo Smerep, il maggior ente assistenziale e previdenziale per gli studenti francesi, che denuncia da anni l’alta percentuale di studentesse
In Inghilterra le percentuali di gravidanze e di aborti tra le adolescenti sono diminuite in modo significativo solo nelle aree in cui - per motivi di spending review - sono stati effettuati tagli ai programmi di educazione sessuale nelle scuole.
parigine che abortiscono almeno una volta. Lo stesso ente segnala anche le conseguenze psicologiche, spesso gravi, che si registrano a carico delle ragazze in questione. Dal Regno Unito, da un rapporto dell’ufficio nazionale di statistica in Inghilterra e Galles, si evince che la percentuale più alta di gravidanze indesiderate che sono state “risolte” con l’aborto è quella che riguarda le donne di età inferiore a 16 anni (61,5%). Una ricerca del professor David Paton dell’Università di Nottingham, per di più, ha rilevato che le percentuali di gravidanze e aborti tra le adolescenti sono diminuite in modo significativo solo nelle aree in cui - per motivi di spending review - erano stati effettuati tagli ai programmi di educazione sessuale nelle scuole. #Truenumbers, una webserie di approfondimento giornalistico, ha studiato le statistiche dei Paesi dove l’educazione sessuale si insegna costantemente e diffusamente da decenni, fin dalle scuole elementari. Ha quindi incrociato i suddetti dati con i numeri relativi alle ragazze sotto i venti anni che ricorrono all’aborto. Il risultato ottenuto è che il tasso di aborti, nei Paesi più spregiudicati nell’insegnare educazione sessuale ai bambini, arriva a essere triplo rispetto all’Italia: in Inghilterra abortisce il 18% delle ragazze under 20, negli USA il 17,6%; in Danimarca il 15%, in Francia il 15,2%; in Olanda il 13,8%; in Finlandia il 12,1%; in Norvegia l’11,4%. In Italia, dove l’educazione sessuale ancora non è divenuta materia curricolare (anche se una certa parte politica ci sta provando con tutte le sue forze), le under 20 che abortiscono sono il 6,3%. Per concludere, sarà bene ricordare anche che siffatte lezioni di “educazione” sessuale non servono alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (che sono in aumento preoccupante in Italia, in Europa e in America), laddove passa il messaggio: «Fate quello che vi pare, ma fatelo col preservativo». Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, ha dovuto ammettere che, nonostante tutti gli sforzi, le precauzioni e la propaganda, il preservativo non basta (consiglia l’assunzione di farmaci antiretrovirali come “pre-profilassi”) per evitare l’Hiv, soprattutto nei rapporti omoerotici. Anche prestigiose riviste mediche, come The Lancet, da tempo hanno riconosciuto che per combattere le malattie sessuali serve anzitutto la castità (Abstinence), in secondo luogo la fedeltà (Be faithful) e solo in ultima istanza il preservativo (Condom): è la strategia ABC che si manifesta efficace. In Africa, del resto, le politiche di distribuzione del condom non hanno ridotto le infezioni, quello che è servito è stata una sana educazione all’affettività, cioè alla castità e alla fedeltà (tra il 1991 e il 2001 l’Uganda è riuscita a ridurre del 10% il numero di persone infette, seguendo un programma basato su fedeltà e castità e senza alcuna distribuzione del condom. Tuttavia, quando le agenzie mediche hanno insistito sul fatto i fondi dovevano essere applicati per la distribuzione di preservativi, il numero di casi è aumentato di nuovo). Ma ve lo immaginate cosa accadrebbe nella maggior parte delle scuole italiane se qualcuno osasse proporre corsi di educazione sessuale fondati su questi valori?
Quando c’è il consenso qualsiasi attività erotica è considerata legittima, anche con minori; anche con violenza.