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Ringraziamo le femministe?

Una nostra Lettrice di Bologna, la signora Carla Montanari, ci ha inoltrato la lettera che ha inviato, senza ricevere alcuna risposta, al presidente del Quartiere Santo Stefano. Nel testo la signora lamenta l’affissione, in una via di Bologna, di un manifesto che ritrae una figura incappucciata che fa un gesto volgare con la mano. E, guarda caso, dato che il soggetto non è il nostro “Michelino” concepito da 10 settimane, né il nostro appello affinché le donne vengano informate sui pericoli della RU-486, pare che tali manifesti non disturbino nessun altro, a parte la nostra Lettrice.

«Io, uomo faccio i miei comodi e poi tu ti arrangi: lascio a te sola la responsabilità di vita o morte. E lo Stato, sessista, tace e avalla».

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Buongiorno.

sono una cittadina bolognese e vorrei segnalare un fatto che ha urtato profondamente la mia sensibilità. Percorrendo viale Gozzadini mi sono imbattuta in una immagine esposta alla vista di tutta la cittadinanza (si veda la foto qui a lato, ndR).

Al di là del contesto, sicuramente ha come scopo sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti temi affrontati in difesa delle donne dai vari movimenti femministi. Temi che però hanno fatto il gioco degli uomini: far passare come conquista l’ennesimo scaricabarile che la società sessista e maschilista fa sulla donna [con l’aborto, ndR] è vile.

Io uomo faccio i miei comodi e poi tu ti arrangi: lascio a te sola la responsabilità di vita o morte. E lo Stato,

sessista, tace e avalla.

Lo Stato che si fa portatore di morte perché manca la volontà e la rettitudine, perché è più semplice avallare un omicidio mascherato da libertà che rimboccarsi le maniche e fare leggi che sostengono la vita.

Io ero una femminista e lo sono ancora, ma una femminista senza prosciutto sugli occhi. Giusto aiutare le donne sul lavoro, in famiglia, dare anche a loro la possibilità di costruire un mondo migliore. Ma l’aborto non c’entra nulla con questo. Dio ha dato

all’uomo il compito di amare e sostenere la donna e la famiglia. Gli uomini, tutti gli uomini, che con azioni od omissioni permettono questo scempio ne risponderanno davanti a Lui.

Questa immagine in particolare rappresenta in realtà una sconfitta, in quanto l’aborto deve essere

considerato per quello che è: una tragica scelta, spesso obbligata, che porta alla soppressione precoce di una vita umana.

Che in tanti anni non si siano trovate alternative da proporre a quelle donne che con disperazione (e auspico mai con leggerezza) ricorrono a questo gesto capace di generare solo dolore e angoscia, è un interrogativo al quale non so dare una risposta.

E le alternative sarebbero molto semplici, basterebbe dare alle donne la possibilità di una scelta vera, perché sostenute nei loro bisogni di avere una casa o un lavoro; un sostegno concreto e decisivo alla maternità, una compagnia che spezzi l’inferno della solitudine in cui spesso sono lasciate.

In ogni caso non mi sembra opportuno

inneggiare all’aborto come a una conquista e disegnare un bambino nel grembo (ucciso o da

uccidere) come un trofeo.

A mio parere l’Amministrazione dovrebbe dissociarsi, o per lo meno rimanere neutrale rispetto a una tematica che, più che toni trionfalistici, dovrebbe assumere toni quanto mai dimessi, per l’argomento delicato che tratta. Mi chiedo poi se come cittadina ho diritto a

chiedere che anche la mia sensibilità possa trovare ascolto o debbo girare la testa dall’altra parte perché c’è chi ha più diritto di me di mettere in piazza il suo pensiero?

C’è infine qualcosa di taciuto in questa immagine. Una domanda silenziosa che qualsiasi donna potrebbe fare e che dovrebbe essere scritta proprio lì. La domanda è: «E se io volessi tenere il mio bambino… chi mi aiuta?»

Ci si consenta una piccola nota a margine: come mai le femministe di fine Ottocento - primi del Novecento (Elisabeth Candy Stanton, Elizabeth Blackwell, la prima delle donne medico degli Stati Uniti, Susan B. Anthony) erano decisamente anti abortiste? Chi lo sa, chi lo dice, che il Naral (National Abortion Rights Action League) di Lader e Nathanson (due maschi) non riusciva a convincere il movimento femminista di Betty Friedan ad aderire alla battaglia per la legalizzazione dell’aborto, sicché inventò di sana pianta “un milione di donne morte” ogni anno per aborto clandestino? 

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