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Il principio di uguaglianza e la parità scolastica

Gianfranco Vanzini

Torniamo sull’importante tema della scuola, che abbiamo trattato il mese scorso, per fare un focus sulle scuole pubbliche paritarie.

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Dopo oltre 70 anni dalla sua entrata in vigore, cittadini, impediscono il pieno sviluppo della qualcuno non ha ancora ben capito che cosa persona umana...». dice la Costituzione italiana a proposito della parità scolastica. Ci si ostina, quasi sempre, È fuori discussione che la Scuola sia un ambito a citare solo l’art. 33 dandone, fra l’altro, una privilegiato e indispensabile per il pieno interpretazione restrittiva e sbagliata. sviluppo della persona umana, e allora occorre che tutti possano accedervi liberamente e alle Leggiamo gli articoli che la Costituzione stesse condizioni. dedica al tema in oggetto senza pregiudizi ideologici. Art. 29 - «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata Art. 3 - «Tutti i cittadini hanno pari dignità sul matrimonio». sociale e sono uguali davanti alla legge… È compito della Repubblica rimuovere gli Art. 30 - «È dovere e diritto dei genitori [cioè ostacoli di ordine economico e sociale, che della famiglia, ndR] mantenere, istruire ed limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei educare i figli...».

Aiutare le famiglie a istruire ed educare i propri figli è un dovere della Repubblica.

Art. 31 - «La Repubblica agevola con misure

economiche e altre provvidenze la formazione

della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose».

Abbiamo appena letto che fra i compiti della famiglia c’è quello di istruire ed educare i figli e che lo Stato è impegnato ad agevolare, anche con misure economiche, l’adempimento di questo dovere/diritto dei genitori. Da

questo deriva che aiutare le famiglie a istruire ed educare i propri figli è un dovere della Repubblica.

Andiamo avanti e arriviamo al tanto discusso art. 33, quello del «senza oneri per lo Stato», sul quale tanto è stato detto e scritto, spesso a sproposito.

Art.33 - «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento… Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato...». Non mi risulta che enti, istituzioni o privati abbiano mai chiesto contributi per istituire delle scuole, se lo avessero fatto è giusto non avere dato alcun contributo.

Dalla lettura dei cinque articoli suindicati, che vanno letti insieme e non separati derivano, invece, alcuni principi molto chiari che dovrebbero portare a convincimenti e a comportamenti altrettanto chiari ed inequivocabili. 1) È diritto-dovere dei genitori educare e istruire i propri figli, 2) È dovere dello Stato:

a) riconoscere la pari dignità dei cittadini e dare a tutti le stesse opportunità,

b) aiutare quegli stessi cittadini ad adempiere i propri doveri, compreso quello di istruire ed educare i propri figli.

Per assolvere questi doveri lo Stato:

Lo Stato per rispettare sia lo spirito che il dettato costituzionale, non solo può, ma anzi deve predisporre un sistema di provvidenze

a) ha istituito il sistema di istruzione nazionale, pubblico e aperto a tutti, e ne sostiene i relativi costi; più o meno 7/8 mila euro all’anno per ogni alunno;

b) concede contributi, a vario titolo e modo, per facilitare l’accesso degli studenti alla istruzione.

Questi concetti sono espressi chiaramente nella Costituzione, basta leggerla senza pregiudizi ideologici.

In un Paese libero e democratico può succedere, come in effetti è successo, che qualche cittadino anziché servirsi della scuola che lo Stato gli offre, desideri, per mille motivi, ovviamente legittimi, istituire una propria scuola, una scuola paritaria, che va a fare parte e a integrare il sistema di istruzione nazionale come ha correttamente regolamentato la legge 10 marzo 2000 n. 62 del ministro Luigi Berlinguer.

In questo caso i genitori, titolari del dirittodovere di istruire ed educare i loro figli, hanno la possibilità di scegliere se:

a) mandare i propri figli alla scuola statale, gestita e pagata dallo Stato, oppure

b) mandarli in una scuola paritaria, gestita da qualcun altro (ente privato, religioso, ecc.).

Qui, però, nasce il problema perché:

a) la scuola pubblica è gratuita (perché è lo Stato che ne sopporta i costi);

b) la scuola paritaria è a pagamento (perché lo Stato interviene solo in minima parte), per cui i

genitori che la scelgono per i loro figli devono pagare una retta mensile. È evidente che le due situazioni sono molto diverse tra loro. Nel primo caso è lo Stato (cioè tutti noi attraverso le tasse) che paga i costi della scuola. Nel secondo caso invece, sono quei genitori che, scegliendo per i loro figli una scuola paritaria, devono pagare una retta, pur avendo già contribuito a pagare i costi della scuola statale, che non utilizzano. In sintesi pagano due volte, contro ogni logica e buon senso.

Se tutto quello che abbiamo appena tratto dalla nostra Costituzione, agli articoli 3, 29, 30, 31 e 33 viene letto con la dovuta onestà intellettuale, si evince chiaramente che lo Stato per rispettare sia lo spirito che il dettato costituzionale, non solo può, ma anzi deve predisporre un sistema di provvidenze per rendere le due situazioni uguali, o almeno molto simili tra loro.

Vediamo come si potrebbe fare.

Il sistema più semplice, ed efficace, per raggiungere questo risultato è l’istituzione di un “buono scuola” a favore dei genitori degli alunni delle scuole paritarie. Che non contrasta affatto con i principi costituzionali, anzi li applica.

Lo Stato, le Regioni, i Comuni, inoltre, sono ovviamente liberi di scegliere il sistema che ritengono più opportuno, purché si ottenga lo stesso risultato. Il sistema delle convenzioni, per esempio, se studiato bene, può funzionare ottimamente.

Lasciamo libera la fantasia di tutti, quello che è certo è che qualcosa bisogna fare se si vuole cercare di rendere i cittadini un po’ più uguali tra loro (fra chi paga una volta e chi paga due volte).

Tuttavia, al fine di raccogliere tutte le voci che si rincorrono avanzando proposte diversificate, a me sembra opportuno concentrare tutte le forze “amiche delle scuole paritarie” verso una unica proposta da portare avanti in tutte le istanze e in tutte le occasioni: un buono scuola annuale pari a ⅓ (33%) di quello che lo Stato ha speso nell’anno precedente per i suoi scolari/ studenti nelle varie fasce di età.

Buono Scuola intestato ai ragazzi beneficiari, che i genitori possono spendere presso qualsiasi scuola paritaria. ● È molto facile da calcolare.

● Altrettanto facile da applicare.

● Limite per la fruizione del beneficio:

Reddito Isee non superiore a euro 70.000 (settantamila) ● È chiaro che in questo modo lo

Stato aiuta i genitori ad assolvere il loro dovere educativo e risparmia.

Anzi, estremizzando il concetto, più aumentano le iscrizioni alle scuole paritarie, più lo Stato risparmia.

Da ultimo, non va dimenticato, anzi è bene ricordarlo e sottolinearlo, che tutti i genitori che hanno mandato i loro figli alle scuole

paritarie, hanno fatto risparmiare alle casse dello Stato oltre sei miliardi di euro (12.000 miliardi di vecchie lire) ogni anno, che in 70 anni corrispondono a oltre 400 miliardi di euro (non mi sembra poco).

E questo, poiché certa gente si ostina a non voler capire, va detto, ridetto ed evidenziato ogni volta che se ne presenta l’occasione. Non si tratta di autocelebrazione, si tratta di verità, e la verità va sempre proclamata in ogni occasione.

[Nota della Redazione: quanto affermato dall’Autore nel presente articolo potrebbe essere, a nostro avviso, applicabile anche rispetto alle scuole parentali o all’homeschooling.]

I genitori che hanno mandato i loro figli alle scuole paritarie, hanno fatto risparmiare alle casse dello Stato oltre sei miliardi di euro (12.000 miliardi di vecchie lire) ogni anno

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