12 minute read
Sdoganare la pedofilia
Umberto Camillo Iacoviello
Intervista all’avvocato Emanuele Fusi, autore de La sinistra degli orchi. Per approfondire si può visitare il sito Atlantico Quotidiano (www.atlanticoquotidiano.it)
Advertisement
Emanuele Fusi nasce a Barga (LU) nel 1978. Avvocato presso il Foro di Lucca, è specializzato in diritto penale e diritto tributario. È autore di diversi romanzi e saggi: per Passaggio al Bosco Edizioni ha recentemente pubblicato il saggio La sinistra degli orchi in cui ricostruisce, a partire dagli anni Cinquanta il tentativo di sdoganare la pedofilia.
Nel suo libro parla del tentativo di sdoganare la pedofilia, al grande pubblico può sembrare assurdo, ma c’è una parte del mondo accademico che da decenni cerca di infrangere questo tabù. Chi sono i pionieri della “normalizzazione della pedofilia”?
«Tutto parte dalla rivoluzione sessuale degli anni Cinquanta e Sessanta, negli Stati Uniti d’America. Una figura importante, è sicuramente Alfred Kinsey (1894-1956), inizialmente assistente professore di zoologia presso l’università dell’Indiana, nel 1938 viene invitato a coordinare un corso sul matrimonio chiamato Marriage and Family da un’associazione studentesca femminile che si fa promotrice della proposta di inserire questo corso presso l’Università dell’Indiana. Da qui inizia l’interesse del professore per lo studio dei rapporti sessuali e inizia una raccolta di storie ed esperienze dai suoi stessi studenti. Fu il primo a fare esperimenti su infanti e bambini e riteneva - con lo psicologo John Money (19212006), il teorico dell’ideologia gender - che la
sessualizzazione dei bambini e dell’intera società avrebbe portato la stessa ad essere più pacifica
e tollerante. Per fare questo si dovevano quindi rompere i tabù del passato. In ambito accademico vi sono stati esponenti come John De Cecco (1925-2017), professore
Per ascoltare e sostenere le famiglie che incorrono nei mostri della rete, l’Associazione Culturale San Michele Arcangelo e l’Associazione Pro Vita & Famiglia Onlus hanno lanciato una campagna per pubblicizzare il numero verde 800 455 270, servizio offerto dall’Associazione Meter Onlus di Don Fortunato Di Noto, attivo da lunedì a venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.30 alle ore 18.00.
di psicologia alla San Francisco State University e caporedattore del Journal of Homosexuality dal 1975 al 2009; fu anche membro editoriale della rivista olandese pro pedofilia Paidika. Nel 1977 elaborò una proposta di legge sui diritti sessuali dei bambini chiamata A Child’s Sexual Bill of Rights, secondo De Cecco i bambini dovrebbero avere dei diritti sessuali e riproduttivi, essere in grado di esplorare a fondo la loro sessualità ed essere liberi di scegliere relazioni amorose e sessuali anche con adulti, inclusi genitori, fratelli e adulti responsabili».
Queste idee vennero accolte da diversi esponenti appartenenti ai movimenti di liberazione sessuale, ci fa qualche esempio?
«Shulamith Firestone (1945-2012) è stata un’esponente del “femminismo lesbico” degli anni Settanta e inizio Ottanta. Nel 1970 pubblica La dialettica dei sessi, in cui sostiene che le donne sono sottomesse agli uomini per motivi biologici e strutturali della società. Secondo la Firestone, quindi, non basta liberarsi dal “privilegio maschile”, ma occorre anche eliminare del tutto la distinzione tra i sessi. Inoltre, sosteneva che proibire l’incesto e il sesso con i bambini voleva dire impedire la vera emancipazione della donna dall’uomo e che per abbattere il patriarcato si doveva quindi passare anche per la rottura di tutte quelle restrizioni legali e morali: in tal modo, liberata la sessualità in maniera totale, il
maschio avrebbe perso il suo potere sulla donna
e in particolare sulla riproduzione, e la donna sarebbe stata l’unica a decidere in tal senso, mettendo fine al concetto di famiglia patriarcale. In Italia chi parlò esplicitamente della pedofilia come “pratica liberatoria” fu Mario Mieli (19521983), noto esponente del mondo Lgbt, morto suicida nel 1983, le cui tesi sono esposte nel saggio Elementi di critica omosessuale del 1977, pubblicato da Einaudi. Noto è il passaggio sulla pederastia: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una ‘vita’ latente. La pederastia, invece, ‘è una freccia di libidine scagliata verso il feto’ “. C’è un elemento che accomuna queste persone:
appartengono tutti al mondo culturale della
sinistra. Dal marxismo hanno preso in particolare la dialettica dello scontro tra due entità. Questa volta non si tratta della lotta di classe tra proletari e detentori dei mezzi di produzione, ma tra minoranze organizzate sessualmente caratterizzate, quali categoria di oppressi, contro
(a cura della Redazione)
Augusto Del Noce (1919 - 1989), in Rivoluzione, Risorgimento, tradizione, pubblicato postumo da Giuffrè nel 1993, spiega che «il comune sentimento del pudore si è notevolmente modificato negli ultimi anni; così che oggi l’uomo medio, ossia normale (cioè non nostalgico e non nevrotico) accetterebbe, senza reazioni morali, manifestazioni di sessualità, alcuni anni addietro neppure concepibili». Del resto «anche molti cattolici, persuasi che in un tempo in cui l’uomo è riuscito a dominare e a utilizzare a proprio vantaggio le forze della natura, e in cui i miracoli tecnologici permettono un benessere sempre più largo e diffuso, [pensano che] l’antico ideale di condotta ascetico e mortificante debba essere pensato irrevocabilmente perento. E questa è una semplice, anche se non piacevole, constatazione».
Dice Del Noce che tutto l’essenziale sulla rivoluzione sessuale da cui discende questa deriva è stato detto, quarant’anni fa, dal dottor Wilhelm Reich (1897 -1957).
La pornografia e lo sdoganamento di ogni perversione sono la piena attuazione del suo pensiero. «Il Reich, morto quasi del tutto dimenticato in un penitenziario americano nel 1957, allora condannato dall’ancor morale America, poi riscoperto dai vari movimenti beat e hippy, appartiene a quello che negli anni tra il Venti e il Trenta si autodefinì come movimento di liberazione europea, sorto in dipendenza della rivoluzione russa; ma alle categorie della borghesia e del proletariato, sostituì quelle degli assertori della morale repressiva e degli assertori della libertà sessuale; solo questa sostituzione e il conseguimento della felicità sessuale avrebbero portato alla scomparsa dello spirito autoritario e a un internazionalismo senza compromessi».
Nota Del Noce che per Reich l’uomo si riduce a un insieme di bisogni fisici. «Quando essi siano soddisfatti — quando, insomma, sarà rimossa ogni repressione — egli sarà felice… : attraverso
l’assoluta, illimitata libertà sessuale, l’uomo si libererà dalle nevrosi e diventerà pienamente capace di lavoro e di iniziativa. La sua struttura psichica sarà mutata e sarà reso altresì libero dalle tendenze militari e aggressive e dalle fantasie sadiche, tipiche — come l’esempio dello
stesso Sade dimostrerebbe — dei repressi».
Il primo e principale ostacolo a questa “liberazione” è la famiglia monogamica e la tradizione. «La Chiesa - spiega Del Noce - è tollerata soltanto nei limiti in cui non si pronuncia nel riguardo delle tesi morali derivate da una scienza intesa come l’unica forma valida di conoscenza» , e invece «i partiti comunisti occidentali non sono affatto entrati in guerra contro la nuova morale sessuale, e hanno anzi tenuto a distinguersi nella lotta contro ogni forma di censura. Non soltanto
la nuova sinistra si è sessualizzata, ma i partiti comunisti occidentali le si sono, sotto questo
riguardo, subordinati»: sapendo di andare a distruggere il tessuto sociale dei Paesi nemici, «i regimi comunisti hanno favorito la sessualizzazione dei costumi nell’Occidente nell’esatta misura in cui le sono stati contrari nei loro paesi».
il maschio eterosessuale e la società patriarcale, che sarebbero gli oppressori da abbattere».
Nel suo libro dedica un capitolo al Forteto e a Bibbiano, perché sono importanti questi due casi?
«Perché rappresentano due casi tipici di ingegneria sociale e culturale proprie del pensiero della sinistra, secondo cui i figli non sono dei genitori ma della collettività. Il Forteto si insinua nella scia del pensiero sessantottino e catto-comunista, che si basa sulla necessità di costruire una nuova società pura e migliore, abbattendo quella precedente borghese, fondata sull’ingiustizia e si propone un nuovo modello: quello della “famiglia funzionale”, ossia di una famiglia che non si fonda sul legame di sangue ma su presunti affetti sconnessi dalla realtà. In verità poi si dimostrò con le inchieste giudiziarie e due commissioni di inchiesta regionali, che anche questa era a sua volta una “finzione”: si faceva finta che ci fossero delle famiglie all’interno, affinché il Tribunale dei Minori mandasse i ragazzi nella struttura, quando invece i sessi erano rigorosamente separati e l’omosessualità incentivata e incoraggiata dai fondatori. Il fenomeno di Bibbiano si fonda sull’idea che i figli non appartengono ai genitori bensì allo Stato e alle istituzioni, contraddicendo il principio cardine della “sussidiarietà”, e lo Stato può farne ciò che vuole, se considera i genitori non all’altezza del compito educativo. Ci sono stati dei casi in cui i figli sono stati tolti ai genitori in quanto considerati “omofobi” e quindi non in grado di educarli al bene, ossia al pensiero progressista. Questo rappresenta un gravissimo precedente, perché un domani la sinistra potrebbe fare delle leggi che prevedono di togliere i figli ai genitori che “non rispettano la Costituzione”, cioè a quelli considerati “fascisti”, di destra, cattolici, conservatori».
La finestra di Overton è stata aperta per sdoganare anche la pedofilia?
«Secondo Overton qualsiasi idea, anche la più incredibile, per potersi sviluppare nella società ha una finestra di opportunità: essa passa dallo stadio di “impensabile” a quella di un pubblico dibattito, per fare sì che il cittadino comune si appropri di una certa idea e la faccia sua. Molte altre idee contemporanee sembravano assolutamente inconcepibili solo qualche decina di anni fa e sono poi diventate accettabili per la legge e agli occhi della società: aborto, immigrazione di massa, droghe “leggere” da liberalizzare, eutanasia, poliamore. Per andare sul
Helmut Kentler e Uwe Sielert: esperti di “educazione” sessuale
(a cura della Redazione)
L’associazione Iniziativa di protezione, Schutzinitiative, in Svizzera, ha lo scopo di proteggere i bambini dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare, contrastando un tipo di educazione sessuale dalle basi non scientifiche, ideologica e considerata anticostituzionale. Nella sua pubblicazione n. 33 (ottobre – novembre 2020), Schutzinitiative denuncia:
«Per decenni il professore e pedagogo tedesco Helmut
Kentler († 2008) è stato considerato l’esperto della nazione nel campo dell’educazione sessuale di bambini
e adolescenti. Recentemente è tuttavia emerso che a Berlino e in numerose regioni tedesche Kentler aveva intessuto una rete di pedofili e fatto in modo che orfa-
ni e adolescenti sotto tutela, per lo più ragazzi, fossero affidati a pedofili pregiudicati, con il benestare delle
autorità. Un rapporto stilato da un’università restituisce un quadro desolante delle macchinazioni di Kentler. Pure di Kentler è l’idea che, fin dalla nascita, i bambini
siano “esseri sessuali” con “diritti sessuali” da promuo-
vere e incoraggiare. Oggi le sue tesi e quelle del suo discepolo nonché successore, il professore emerito Uwe Sielert, che hanno condizionato l’educazione sessuale nell’intera area germanofona, sono state smascherate svelandone le contaminazioni pedofile. Continuano però a riaffiorare con regolarità negli opuscoli sull’educazione sessuale. concreto, per esempio, nell’ottobre 2014, il giornale progressista New York Times pubblicava un editoriale chiarissimo: “Pedofilia: un disordine, non un crimine”. Si ebbe quello che nel mondo giornalistico si chiama “New York Times Effect”, l’eco tematico sul resto dei media. Ecco l’Huffington Post: “Sono un pedofilo, ma non sono un mostro” è il titolo di un articolo del 2015. Occhiello: “In una lettera online la confessione di un designer americano: ‘Non tutti facciamo del male’”. Dopo aver letto queste cose, il bravo cittadino democratico non può aver dubbi: “Meglio pedofilo che assassino”. Il dottor Klaus Michael Beier, medico, psicoterapeuta e sessuologo tedesco, ha rilasciato un’intervista al Times of India nel marzo del 2017: “La pedofilia è una realtà e le società sane devono imparare ad accettarla”, afferma il medico. Secondo Beier la perversione sessuale verso i bambini è da considerarsi
un ‘destino’ e non una scelta.
Per questo, quindi, dovremmo accettarla. Beier, al quale si è ispirata Mirjam Heine per la sua Ted Talk in cui ha dichiarato che “la pedofilia è un orientamento sessuale naturale”, oltre a essere direttore del dipartimento di sessuologia dell’Ospedale universitario della Charité di Berlino, dirige anche un discusso programma di prevenzione per pedofili sempre all’interno dell’ospedale. L’iniziativa si chiama “Kein Tater Werden”, che tradotto dal tedesco significa “Non offendere”. L’obiettivo del corso è insegnare ai pedofili come
controllare i loro impulsi sessuali
nei confronti dei bambini. Al programma partecipano potenziali
criminali sessuali e anche coloro che hanno commesso reati sessuali, ma sono riusciti a farla franca con la giustizia tedesca. “La pedofilia non è curabile”, aveva spiegato Beier al quotidiano inglese, “ma può essere trattabile”. Secondo il medico, quindi, un pedofilo può imparare a controllare i suoi impulsi. Il progetto si fonda infatti sul principio che l’attrazione sessuale verso i bambini è sì un problema medico ma, come ha affermato Beier, ”non è un crimine” fino a quando non si abusa.
Si inizia a discutere della questione come “possibilità” anche se vista ancora in maniera negativa. Ma, una volta che la fase della possibilità si sarà radicata, col tempo, piano
piano, si passerà alla fase successiva, ossia
all’accettabilità. Del resto, recentemente, il grande pubblico si sta abituando: il film Cutes, su Netflix, mostra movimenti sensuali, erotici e ammiccanti, di bambine di 10 anni, e Netflix non ha subito poi censure o processi, se non qualche disappunto da parte del mondo cattolico (a dir il vero, nemmeno tutto: per esempio Avvenire ha giustificato il film): il tutto è passato come se fosse una cosa possibile. Come si vede, la legge del piano inclinato funziona anche in questo caso».
In Italia chi parlò esplicitamente della pedofilia come “pratica liberatoria” fu Mario Mieli (1952-1983), noto esponente del mondo Lgbt, a cui è intitolato il Circolo di cultura omosessuale che riceve finanziamenti pubblici e dal 2006 svolge interventi strutturati di contrasto al bullismo nelle scuole secondarie di secondo grado.