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Il peccato originale nella società odierna (parte I
Il peccato originale nella società odierna: l’uso non etico della tecnologia (Parte I)
Veronica Zanini
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La prima parte di questa riflessione filo-politica indaga su alcuni principi sui quali si fonda l’ideologia futurista del trans-umanesimo.
«La vita e la morte mi sembravano limiti ideali, che io per primo avrei oltrepassato, e avrei versato un torrente di luce nel nostro buio mondo. Una nuova specie mi avrebbe benedetto come suo creatore e sorgente; molte creature felici ed eccellenti avrebbero dovuto a me la loro esistenza. Nessun padre avrebbe potuto esigere la gratitudine dei suoi figli in modo così assoluto quanto io avrei meritato la loro. Seguendo queste riflessioni pensai che, se potevo infondere la vita nella materia inanimata, avrei potuto in seguito (benché ora abbia scoperto che è impossibile) rinnovare la vita dove la morte aveva apparentemente destinato il corpo alla corruzione» (M. Shelley da Frankenstein: il nuovo Prometeo).
“La Creatura”, interpretata da Boris Karloff nel celebre film Frankenstein, di James Whale, del 1931.
Lo scienziato Viktor Frankenstein parlava così quando tentò di dare la vita alla sua “creatura”: il mostro. Queste poche righe tratte dal celebre romanzo del 1818, oggi riecheggiano nella nostra vita quotidiana più reali che mai e i temi in esso contenuti sembrano trovare una loro validità: dallo scienziato che si crede Dio divenendo così la scienza essa stessa una religione, alla possibilità di “resuscitare” i morti tramite i progressi in ambito medico - scientifico sancendo così il superamento dei limiti biologici dell’uomo. E, infine, alla distruzione
dell’uomo per mezzo della sua stessa creatura
Neil Harbissom, artista inglese che si è fatto impiantare un’antenna nella testa per distinguere i colori e… collegarsi a internet.
perché l’avanzamento tecno-scientifico non è stato accompagnato dalla giusta riflessione etica. Certamente l’ideologia post-illuminista emergeva già nella società del XIX secolo e oggi ne stiamo raccogliendo i frutti.
Alcuni esempi
Le nuove frontiere biomediche pongono oggi dei quesiti etici piuttosto importanti: fino a dove si può spingere il progresso scientifico? Ci sono dei limiti? L’etica che ruolo gioca in tutto ciò? Simili interrogativi sorgono spontanei quando si sente parlare di uomini cyborg come Neil Harbissom, l’artista inglese con l’acromatopsia, ovvero l’incapacità di distinguere i colori, che, fattosi impiantare un’antenna nella testa, è in grado di trasformare le onde dei colori in onde sonore. L’antenna inoltre, l’eyeborg, si può connettere ad internet attingendo alle informazioni della rete direttamente dal cervello.
Un altro esempio proviene dalla Svezia in cui molti, soprattutto lavoratori, tramite una piccola incisione, si fanno innestare nella mano dei chip sottocutanei che fungono da carta di credito, tessera sanitaria, password per computer, abbonamento per il treno e per molto altro.
Tecnologie del genere sono fortemente perseguite e finanziate dal transumanesimo e dal postumanesimo, filosofie per le quali
non bisogna porre alcun limite etico-morale
all’avanzamento tecnologico e scientifico poiché grazie a queste discipline prefigurano la nascita del post-umano.
I principi transumanisti
I transumanisti, come i famosi Nick Bostrom e David Pearce, hanno stilato una Dichiarazione in cui sono scritti i principi di questo movimento. Ad esempio: «L'umanità sarà radicalmente trasformata dalla tecnologia del futuro. Si prevede la possibilità di ri-progettare la condizione umana in modo di evitare l’inevitabilità del processo di invecchiamento, le limitazioni dell’intelletto umano (e artificiale), un profilo psicologico dettato dalle circostanze piuttosto che dalla volontà individuale, la nostra prigionia sul pianeta terra e la sofferenza in generale».
Molti esponenti del transumanesimo sono i veri Re Mida del nostro pianeta, quelli della Silicon Valley, che abitano nella Baia di San Francisco. Personalità del calibro di Elon Musk, Ceo di Tesla, azienda specializzata nella produzione di auto elettriche e pannelli fotovoltaici, e Ray Kurzweil, ingegnere capo di Google, finanziano progetti come Neuralink, altra azienda fondata da Musk, che studia la possibilità di impiantare un chip nel cervello per migliorare le prestazioni cognitive immagazzinando un numero maggiore di dati a livello mnemonico.
Per contrastare l’invecchiamento, invece, Google nel 2013 ha istituito Calico, che si occupa di ricerca nel campo delle biotecnologie I transumanisti si propongono di ri-progettare la condizione umana in modo da evitare l’invecchiamento, le limitazioni dell’intelletto umano, «la nostra prigionia sul pianeta terra» e la sofferenza in generale, anche a costo di passare attraverso l’estinzione di ogni forma di vita intelligente
e in particolare dello studio del Dna. O, ancora, la mind uploading, il processo che permetterebbe di “copiare” il nostro sistema
cerebrale e “caricarlo” in un supporto
artificiale come un computer o un robot, raggiungendo così l’immortalità.
Oggi queste ricerche vanno a vantaggio
dei malati, come il chip di Neuralink che verrà impiegato in persone con il Parkinson, l’epilessia e altri problemi neurologici. Lo spinoso problema etico è dato dalle finalità esplicitamente potenziative di questi studi e atte al superamento addirittura della morte: la malattia è semplicemente un
mezzo quindi e non il fine della ricerca
scientifica, come conferma la Dichiarazione transumanista a cui si ispirano queste aziende: «Il Transumanesimo è fautore del benessere di tutti gli esseri senzienti».
Elon Musk, classe 1971, è a capo di SpaceX, Tesla, The Boring Company, Neuralink e OpenAI. Membro della Royal Society dal 2018, è per Forbes la persona più ricca del mondo nel gennaio 2021.
Quale futuro ci aspetta?
È importante riflettere sul fatto che queste persone apparentemente estranee all’ambito politico stanno effettuando determinate scelte che porteranno a un cambiamento della percezione globale del mondo stesso e dell’umanità.
La preoccupazione dunque non riguarda tanto le tecnologie, che possono certamente condurre a un miglioramento della vita umana, quanto piuttosto alla diffusione di un’ideologia
che successivamente può radicarsi in cultura, che mira al superamento a qualsiasi costo di quel limite che contribuisce a rendere umana
la persona.
Al punto 5 della Dichiarazione si legge: «La perdita di potenziali benefici, a causa di tecnofobia e proibizioni immotivate, sarebbe una tragedia per il genere umano. Dobbiamo comunque tenere presente che un disastro o una guerra, causati o resi possibili da una tecnologia avanzata, potrebbero portare all’estinzione di ogni forma di vita intelligente».
Nel tentativo di andare oltre l’uomo si sta procedendo verso la sua disumanizzazione, cioè si toglie all’humanum quel limite fisico e psicologico che fa parte della struttura ontologica dell’humanum stesso
La scienza è fine a se stessa, dunque, e non impiegata per il bene comune. In questo contesto il giudizio etico è fortemente attenuato dai potenziali “benefici” derivanti dal progresso tecno-scientifico. Il rischio è quindi che l’uomo si riveli homini lupus in vista soprattutto dell’accaparramento delle risorse non equamente suddivise tra i singoli e tra i diversi Paesi: non è azzardato dunque affermare che l’ottenimento della “vita eterna”
in terra comporti l’annientamento della razza umana.
Verso la disumanizzazione
Da un punto di vista filosofico, nel tentativo di andare oltre l’uomo si sta procedendo verso la sua disumanizzazione, cioè si sta togliendo all’humanum ciò che gli è proprio, quel limite fisico e psicologico facente parte della struttura ontologica dell’humanum stesso. A ciò va aggiunto, analizzando oggi la società, che la spiritualità, facente parte anch’essa dell’humanum, sta scomparendo perché si sta imponendo una Weltanschaung a-spirituale a favore di una concezione del mondo meramente materialistica e la capacità dell’uomo di percepire il trascendente si sta dissolvendo piuttosto velocemente.
Le cause sono molteplici. Sono emerse infatti nella contemporaneità delle correnti di pensiero parallele che convergendo hanno contribuito ad una simile decadenza: la crisi di identità del soggetto che, come afferma Paolo Miccoli, «non sa più vivere un ordinato rapporto con le cose e con i suoi simili, regredendo in una sorta di esperienza elementare e convulsa dal mondo»; il relativismo che ha portato alla perdita della ricerca dell’Assoluto e infine la scelta dell’uomo, la creatura per eccellenza, di sentirsi Dio. Si è manifestato pertanto un clima di antiumanesimo che trova terreno fertile nel trans-umanesimo e nel post-umanesimo, ideologie che, ponendosi come obiettivo il superamento dell’uomo, prospettano la sua stessa distruzione. Le prime fasi di questo progetto iniziano proprio chiudendo l’uomo in se stesso e incentrando tutto sull’Io, tralasciando i valori della solidarietà e della carità nei confronti degli altri. In questa circostanza anche la libertà umana assume una connotazione diversa, essa infatti non viene più intesa come una scelta responsabile ma piuttosto come autonomia o semplice spontaneità nella decisione come afferma papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate: «Ma la libertà umana è propriamente se stessa solo quando risponde al fascino della tecnica con decisioni che siano frutto di responsabilità morale. Di qui, l’urgenza
di una formazione alla responsabilità etica
nell’uso della tecnica. A partire dal fascino che la tecnica esercita sull’essere umano, si deve recuperare il senso vero della libertà, che non consiste nell’ebbrezza di una totale autonomia, ma nella risposta all’appello dell’essere, a cominciare dall’essere che siamo noi». La scienza e la tecnologia, come le intendiamo noi oggi, cioè con una accezione illuminista, hanno mutato il mondo dei valori passando da una valutazione della realtà in termini qualitativi ad una in termini quantitativi, in cui tutto è ricondotto ad un calcolo di costi/benefici.
Le nuove frontiere bio-mediche, quindi, se da un lato sono solidali con l’essere umano in quanto suoi prodotti, dall’altro si sono rivelate un insieme di procedimenti che ne hanno preso il sopravvento e il dominio. In questo scenario la collettività dovrebbe recuperare la riflessione filosofica e teologica riguardante l’uomo che utilizza realmente le tecnologie a proprio vantaggio. È altrettanto importante, affinché lo studio teologico non risulti avverso e avulso dalla società di oggi, che si cerchi una
conciliazione tra la salvezza prospettata dal
Cristianesimo e la speranza nello sviluppo, in particolare facendo emergere la positività dello sviluppo tecnico e scientifico in riferimento al comandamento dell’amore: solo così si potranno coniugare gli apporti della nuove tecnologie con l’etica.