REGINA APOSTOLORUM n°2_2017

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ALGERIA sr CATAPANO Sandra 5, rue des frères Ould Ahcène · 31007 EL MAQQARI - ORANO T. +213 05 60 258 619 · sandra.cat70@yahoo.com

TOGO sr PROFUMO Etta BP 36 - Kolowaré SOKODE Tel. +228 90 03 71 44 · ettansa@gmail.com

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sr BERNARDI Martina B.P. 2 NIAMTEOUGOU - SIOU Tel. +228 92 54 4505 - martinansa2016@gmail.com

COSTA D’AVORIO sr BARIO Attilia BP 28 - DIVO Tel. +225 77 97 16 14 · attyba@gmail.com

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Rivista Trimestrale · Anno 30 GIUGNO 2017 · N

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La prima edizione del FESTIVAL DELLA MISSIONE è in programma a Brescia, dal 13 al 15 ottobre 2017, dal tema: “Mission is possible” Per la prima volta il mondo missionario italiano unisce le forze per raccontarsi a tutti con linguaggi nuovi e testimoniare nelle piazze la gioia del Vangelo. Perché la missione è possibile! Alcuni promotori del Festival, hanno rilasciato queste interviste. ◗◗◗ PERCHÉ UN FESTIVAL E NON UN CONVEGNO? Perché il contesto in cui ci racconteremo come mondo missionario - dev’essere laico, per evitare di parlarci addosso. Non si farà quindi l’ennesimo convegno dove, a porte chiuse, ma si andrà in piazza. Abbiamo pensato alla formula del festival perché permette di sperimentare linguaggi diversi (e in parte anche nuovi) grazie ai quali provare a intercettare il maggior numero di persone, in special modo i giovani. Per questo motivo nei giorni del Festival sarà proposto un ampio ventaglio di eventi: testimonianze missionarie, mostre fotografiche, concerti, incontri con l’autore, tavole rotonde, spettacoli, momenti di preghiera, iniziative ad hoc per bambini, famiglie e scuole… Gerolamo Fazzini, giornalista e scrittore, direttore artistico del Festival

APPUNTAMENTI

APPUNTAMENTI

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◗◗◗ UN’OCCASIONE PER RINNOVARE LO SLANCIO PER L’ANNUNCIO “La Diocesi di Brescia accoglie con gioia l’invito ad ospitare il prossimo Festival della Missione. La Chiesa bresciana è grata al Signore per i missionari e le missionarie che con la loro vita ogni giorno rendono testimonianza al mandato di Gesù ai discepoli «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura». Il festival sarà un’occasione significativa per rinnovare la passione e lo slancio per l’annuncio del Regno di Dio: quella passione che ha animato la vita del Beato Paolo VI, di San Daniele Comboni, della Beata Irene Stefani e di tanti figli e figlie di questa terra”. Monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia

APPUNTAMENTI

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Miiss sp ion ◗◗◗ MISSION IS POSSIBLE, SE SIAMO APERTI AL DONO DI DIO Come Istituti missionari promuoviamo e appoggiamo in pieno l’iniziativa del Festival della Missione! Siamo più che mai convinti che il Vangelo di Gesù Cristo abbia bisogno di essere detto, cantato, condiviso, proclamato, testimoniato non solo all’interno delle nostre chiese e delle nostre comunità, ma «uscendo per le piazze e per le vie della città» (Lc 14,21): perché non possiamo tacere questa Vita che è in noi! Riteniamo che il Festival possa essere, oggi, uno strumento privilegiato per condividere questo Dono, in comunione tra di noi e in piena sintonia con quella “Chiesa in uscita” alla quale Papa Francesco fa sovente riferimento. Crediamo fermamente che “La fede si rafforza donandola”! Attraverso le varie espressioni comunicative che ci verranno proposte dal Festival potremo tutti arricchirci del pezzetto di fede che abita e anima ciascuno e ciascuna. Oggi più che mai Mission is possible, nella misura in cui sapremo aprirci al Dono che saremo disposti a offrire, ma anche a ricevere, nella diversità e varietà delle nostre provenienze e culture di appartenenza! Suor Marta Pettenazzo, Sup. provinciale per l’Italia delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli (NSA) e presidente della CIMI (Conferenza Istituti Missionari Italiani)

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APPUNTAMENTI

Miiss sp ion

◗◗◗ NELLE PIAZZE PER DIALOGARE, CONTEMPLARE E FARE FESTA “Il primo Festival della Missione - che la Fondazione Missio, come organismo pastorale della CEI, promuove insieme alla Conferenza degli Istituti Missionari Italiani (CIMI) e alla diocesi di Brescia nel prossimo mese di ottobre, alla viglia della Giornata Missionaria Mondiale - vuole rilanciare il mandato del Vangelo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). Come scrive Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale missionaria 2016 esso «non si è esaurito, anzi ci impegna tutti, nei presenti scenari e nelle attuali sfide, a sentirci chiamati a una rinnovata “uscita” missionaria». Nell’Evangelii Gaudium si legge: «Una cultura inedita palpita e si progetta nella città. Ciò richiede di immaginare spazi di preghiera e di comunione con caratteristiche innovative, più attraenti e significative per le popolazioni urbane» (73). Andiamo, allora, in città e nelle piazze per dialogare, contemplare e fare festa per la perenne buona notizia per ogni uomo e per ogni donna del Vangelo di Gesù. Nelle piazze, come in quel giorno di Pentecoste, inizio della missione dei discepoli. Perché la Chiesa non dimentichi che è nata in uscita e solo in uscita sarà fedele al suo Maestro”. Don Michele Autuoro, direttore Ufficio nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese e della Fondazione Missio - PP.OO. MM.Italia


Editoriale

a i r a n o i s s i M a t a n r o i G Mondiale C

ome ogni anno, in occasione della Festa di Pentecoste, il Papa ci “invia” il suo Messaggio per la “Giornata Missionaria Mondiale” (22 ottobre 2017). Il Santo Padre ricorda il potere trasformante del Vangelo ed esorta ogni cristiano a far crescere in lui “un cuore missionario”. Il Messaggio di quest’anno: “La missione al cuore della fede cristiana” ci invita a volgere il nostro sguardo alla persona di Gesù, «il primo e il più grande evangelizzatore … Tre sono le domande che il pontefice sollecita il nostro cuore, la nostra fede, la nostra vita: Qual è il fondamento della missione? Qual è il cuore della missione? Quali sono gli atteggiamenti vitali della missione? “La missione della Chiesa, destinata a tutte le persone di buona volontà, è fondata sul potere trasformante del Vangelo. Il Vangelo è una Buona Notizia che porta in sé una gioia contagiosa perché contiene e offre una vita nuova: quella di Cristo risorto”. È possibile anche nel nostro piccolo, divenire missionari! “Tutte le periferie hanno bisogno della luce del Vangelo”. La gioia nuova e contagiosa che scaturisce dall’incontro con Cristo, è il potere trasformante del Vangelo, il Cristo che vive

nella storia, Gesù nostro contemporaneo. Ne fanno esperienza ogni giorno Grégoire e Denise: attraverso la loro vita, la loro fede,il loro carisma, cercano di trasmettere ai piccoli e agli ultimi tra gli ultimi, l’amore di Cristo che accoglie tutti senza distinzione, anche i più reietti della società. La missione è promuovere la giustizia e la pace. Come è possibile adattare questo spirito alla vita quotidiana di tutti noi? Come superare le chiusure, i conflitti, il razzismo, la paura del diverso? Tanti giovani sono scesi in piazza per testimoniare: “IO ci STO”. Dobbiamo ricominciare dall’amore, cioè dare da mangiare agli affamati, visitare i carcerati, dare una nuova possibilità a chi ha sbagliato”. “I giovani sono la speranza della missione. La persona di Gesù e la Buona Notizia da Lui proclamata continuano ad affascinare molti giovani. Essi cercano percorsi in cui realizzare il coraggio e gli slanci del cuore a servizio dell’umanità. «Sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato […]. Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!” (EG 106)


2 Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi. Non ti chiedo né miracoli né visioni ma solo la forza necessaria per questo giorno! Rendimi attento e inventivo per scegliere al momento giusto le conoscenze ed esperienze che mi toccano particolarmente. Rendi più consapevoli le mie scelte nell’uso del mio tempo. Donami di capire ciò che è essenziale e ciò che è soltanto secondario. Io ti chiedo la forza, l’autocontrollo e la misura: che non mi lasci, semplicemente, portare dalla vita ma organizzi con sapienza lo svolgimento della giornata. Aiutami a far fronte, il meglio possibile, all’immediato e a riconoscere l’ora presente come la più importante. Dammi di riconoscere con lucidità che le difficoltà e i fallimenti che accompagnano la vita sono occasione di crescita e maturazione. Fa’ di me un uomo capace di raggiungere coloro che hanno perso la speranza. E dammi non quello che io desidero ma solo ciò di cui ho davvero bisogno. Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi. “La preghiera” di Antoine de Saint-Exupéry

Rivista Trimestrale Anno 30. n. 2 Direttore Responsabile: Sr. Fiorina Tagliabue Autorizz. Tribunale di Varese n. 185 del 5.10.1966 Sped. in abb. post. art. 2 Comma 20 lettera C Legge 662/96 - Milano

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Redazione: Via Accademia, 15 20131 Milano Tel. 02.70.600.256 Fax 02.70.63.48.15 http://www.nsaitalia.it info@nsaitalia.org Suore NSA Bardello Piazza Trieste, 5 21020 Bardello (VA) Tel. 0332.74.33.79 Fax 0332.74.59.56

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Sommario Vita nsa NSA GENOVA Con Gesù, tutto è possibile!

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NSA MARINO @Home Piccoli stralci di vita

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SMA-NSA FERIOLE GAG Gruppo ad Gentes In ascolto della Parola Un week-end a Pernumia

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Dalla missione La TERAPIA dell’AMORE 16 Chi crede in me, COMPIRÀ LE OPERE CHE IO COMPIO e ne farà di più grandi 18 DENISE testimone dell’Amore

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ARNAULD CAMMINA!

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Adesso parliamo noi 5° APPUNTAMENTO MONDIALE GIOVANI DELLA PACE

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Giustizia e pace TRATTA DI PERSONE la schiavitù del XXI secolo 28 NSA: Nuovi Stili di Annuncio IL MONDO SOTTOSOPRA 30


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Vita nsa

Con Gesù, tutto è possibile! Con gioia vi vogliamo trasmettere qualcosa della nostra vita qui, a Genova. Per tanti che non ci sono mai stati, parlare di Genova significa mare, porto, turisti, crociere… Quando ci vivi, ti accorgi che è molto di più. Genova!

È

P. Lorenzo e Sr. Anicette

un paesaggio bellissimo che si affaccia sul mare. Quante case, quanti palazzi, quanti colori. E tutti così vicini, quasi attaccati gli uni agli altri, separati da quelle bellissime vie, strette, strette che qui a Genova chiamano carruggi. Lungo le strade è un continuo va e vieni di gente, di tutti i colori, sia nel vestito che dal colore della pelle. Genovesi doc? “Ne trovi pochi! - dicono alcuni scherzando. Eppure ci sono, ci vivono accanto, a volte anche senza averlo scelto, tra i molti ecuadoriani, albanesi, rumeni, peruviani, senegalesi, indiani, nigeriani, marocchini, ivoriani…. che sono arrivati qui in cerca di …vita! Tra i Carruggi, si incrociano molti immigrati lì ci vivono, passeggiano, ridono e cantano, ma anche soffrono e sperano. Li vedi camminare veloci, trascinando il loro borsone di plastica blu: vanno al “mercato degli africani” per cercare di vendere qualcosa. Ormai ne conosciamo alcuni, le loro storie le portiamo nelle nostre preghiere, a volte interroghiamo

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5 il Signore: “perché tanta sofferenza? Abbiamo conosciuto due ragazzi provenienti dal Burkina Faso, è stato normale chiedere perché hanno lasciato la loro terra, le loro famiglie: “Credevamo di trovare un lavoro migliore di quello lasciato al paese”. Un altro ragazzo ci ha mostrato le ferite sulla schiena, conseguenza dei maltrattamenti ricevuti in Libia. “Non potevo più ritornare indietro, ho dovuto continuare il viaggio altrimenti sarebbe stata la fine per me”. Genova! Una città artistica, con tante bellezze culturali e artistiche: musei, chiese, piazze, mostre… tante bellezze artistiche, che ci parlano della fede che ha segnato questa terra e i suoi abitanti. Le chiese sono tante e così vicine. A noi che siamo abituate all’Africa, suona strano che ci siano parrocchie a poche centinaia di metri di distanza l’una dall’altra. In tutte le chiese sono disponibili guide turistiche, molto preparate, che accompagnano i visitatori quando entrano. E i turisti sono tanti, tanti italiani, ma anche tanti stranieri, attratti dal bello, dalla storia che queste chiese contengono. Cosa triste, per noi religiose: è vedere che pochi, entrando in una chiesa, si accorgono della Sua Presenza. Davanti al tabernacolo, si passa senza un segno di saluto… e come si potrebbe farlo se non si è capito che lì c’è LUI? Genova! Dove la Chiesa è impegnata in prima linea, per accogliere in un solo abbraccio “fratelli e sorelle”, tutti coloro che soffrono, che sono soli, che non hanno un posto dove abitare, dove lavarsi, dove mangiare. Le mense per i poveri si moltiplicano, perché il numero dei poveri sta crescendo. Ogni mercoledì noi suore ci uniamo alla comunità di sant’Egidio per dispensare la cena a centinaia di persone: i numeri parlano chiaro, 500 e più persone! Alla “casetta” gestita da Auxilium, dove svolgiamo il nostro servizio il venerdì,

accogliamo i senza-fissa dimora che vengono per una doccia calda. Con i laici, e volontà ti, siamo lì ad aiutare chi viene per lavarsi, per cambiare gli abiti, per portare i vestiti sporchi in lavanderia, oppure per andare al deposito bagagli dove hanno tutto il loro guardaroba. Dormono per strada, in stazione, nei giardini della città, alcuni dicono che trovano un posto al pronto soccorso. Altri hanno degli angoli privati in città: sotto i portici. Quante volte, dopo aver aiutato questa gente, ci ritroviamo insieme per dirci:non ci accorgiamo, quanto siamo fortunate! Perché a me, a noi è dato di avere una casa, una vita di intimità, una famiglia, un luogo dove vivere, riposarmi, sentirmi a mio agio… e ad altri questo non è concesso? Genova, come purtroppo tante altre città, è luogo dove tante donne sono vittime della tratta. Di giorno e di notte le incontri. Passi vicino a loro, ti salutano, alcune ti danno la mano, altre ti chiamano per scambiare due parole. Da alcuni mesi abbiamo avuto la fortuna di incontrare degli amici dell’Associazione “Comunità Papa Giovanni” che lavorano molto anche qui a Genova, per portare Gesù e la sua liberazione a chiunque vive una “non vita”. Fondata nel 1968 da don Oreste Benzi la Comunità Papa Giovanni è impegnata per contrastare l’emarginazione e la povertà. La condivisione diretta con gli emarginati, i rifiutati, i disprezzati è una strada scomoda, che obbliga a non chiudere gli occhi sulle ingiustizie. Con loro abbiamo iniziato ad uscire la notte, per incontrare le ragazze vittime della tratta. E a loro si porta Gesù, solo Gesù, la sua Parola, il suo invito ad una vita più bella, degna di essere vissuta. Quante di loro vorrebbero cambiare vita, ma non è così semplice, ci sono paure e ricatti che bloccano. Ma con Gesù dobbiamo credere che tutto è possibile!

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Vita nsa

Comunità papa Giovanni XXIII

Genova ha anche due case penitenziarie – carceri - e noi siamo inserite nel carcere di Pontedecimo, dove uomini e donne scontano la loro pena, per un male forse commesso …li incontriamo ogni sabato per la santa messa. Mentre il martedì, siamo disponibili per parlare con chi lo desidera e per fare qualche prova di canto. Piccole attività, ma importantiper quelle persone che aspettano quel breve momento per stare un po’ insieme, per dire due parole, per sorridere e ricevere qualche parola di conforto. A volte, durante la messa del sabato, ci accorgiamo che manca qualcuna … Olivia, non si vede da alcune settimane. Chiediamo notizie e ci dicono che è chiusa in cella, non vuole vedere nessuno, è in crisi depressiva … giorni prima ci aveva condiviso di avere cinque figli e che desiderava avere loro notizie … Sr. Evelyn Frimpong

Genova! È il porto antico che attrae tante famiglie, tanti giovani, per serate divertenti, con birra e pizza … “È lì che dobbiamo andare, Uscire con una chitarra e un tam-tam”, - per trasmettere un messaggio bello, pulito, di pace, a chi passa e magari si ferma incuriosito ad ascoltare. Così hanno fatto padre Lorenzo, sr Anicette, sr Evelyn, sr Annamaria … con un gruppo e giovani italiani e africani. A due a due, dopo un momento di canti insieme e di danze, ci si avvicinava ai gruppetti di giovani che incuriositi, si fermavano a guardare. Dopo un primo momento di conoscenza reciproca, si chiedeva loro di scrivere in un foglietto, ciò che ciascuno desiderava, di più grande di più vero, per la propria vita e per gli altri. Questi desideri li abbiamo poi presentati all’altare, durante la messa domenicale alla chiesa S. Maria di Castello. Questa pastorale, questa missione della prossimità è quella ripetutamente desiderata da papa Francesco per essere veri discepoli e apostoli di Gesù Cristo: «la Chiesa è chiamata ad uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria» Amici carissimi, questa è la nostra Genova. È qui che il Signore ci ha chiamate a porre la nostra tenda, in mezzo alla città, per toccare con mano, ma soprattutto mettendoci il cuore, per fare un po’ strada con chi qui ci vive, lotta, soffre, tende la mano per un desiderio di incontro e di amicizia. Sosteneteci con la vostra preghiera. Ciao. Sr. Alma, Sr. Anicette e Sr. Evelyn, NSA

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Home @Home è il fermento! Gli operatori stanno ripartendo con un nuovo programma di attività. È una bellissima équipe: operatori, psicologa, assistente sociale, avvocato, medico, mediatrice culturale per coloro che parlano inglese in più l’insegnante d’italiano per venti ore alla settimana. Poi c’è Milena, Marco, sr. Enrica ai pasti ed io. I nostri “ospiti” sono di diverse nazionalità arrivano dalla Nigeria, Somalia, Senegal, Mali, Cina, Algeria, Eritrea, Congo, Costa d’Avorio, Camerun e Gambia, in tutto settanta persone. Abbiamo fatto il “curriculum” di ciascuno, ed un buon gruppo di questi è già ben inserito in percorsi di formazione o piccole attività: abbiamo ragazze che frequentano il corso di economia domestica

organizzato dalla Comunità Sant’Egidio, una ragazza che segue dei corsi teorici e fa pratica ad un ristorante di Albano come cuoca, un ragazzo che comincerà presto a lavorare in un’autorimessa per il lavaggio delle auto, dodici ragazzi/e seguono un corso all’Associazione Integra che sta preparando uno spettacolo. Altri sono iscritti al Centro Lavoro Giovani di Albano: un ragazzo che è panettiere e si propone di trovare impiego nel suo settore e alcune ragazze che cercano di fare le baby-sitter… si sente, da parte loro, la tanta buona volontà e si spera davvero di poterli aiutare in queste loro attese. Come “personale” ci siamo tutti impegnati a parlare sempre di più l’italiano con loro, anche se questo ci prende molto tempo, consapevoli dell’aiuto ulteriore che possiamo dar loro, perché senza il possesso della lingua è difficile trovare impiego. Abbiamo iniziato a ridipingere alcune stanze che più ne avevano bisogno, grazie all’aiuto del nostro insostituibile Gino aiutato anche da due ospiti del

Tre ospiti del centro @home

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Vita nsa centro, Emmanuele e Moriba. Le ragazze sono impegnate in grandi pulizie. Stiamo sistemando il salone che diverrà palestra e un’altra aula dell’ ex scuola convertendola a salone di parrucchiera. Vari laboratori sono aperti nelle altre aule: informatica, cucito, danza, canto, ma il più ambito, senza ombra di dubbio, è quello di cucina... dalla quale escono profumi speziati durante tutta la giornata. All’interno della nostra @home accogliamo alcune ragazze che portano dentro tanti drammi, ragazze “vulnerabili”, con tanta tristezza negli occhi, soprattutto le ultime arrivate. Il loro tragico e violento passato è sempre vivo e presente: incubi notturni, insonnia, paura… alcune sono seguite dai medici dell’Associazione “Medici contro la tortura”, altre da psichiatri del SA.MI. FO. Tre di queste ragazze sono incinte: una

vittima di tratta e due a seguito di violenze subite in Libia. Fra gli ospiti abbiamo un ragazzino algerino di 7 anni, Ismaele, che frequenta la seconda elementare: si è ben integrato nella sua classe, è molto carino e sempre sorridente, malgrado la mancanza di quattro dei suoi denti! Aziz non ha ancora tre anni, è somalo di origine e ormai l’amico di tutti, e tutti sono suoi compagni di gioco: corre da una stanza all’altra e si lascia coccolare da chiunque. Ismaele e Aziz sono i nostri artisti-pittori, ci tappezzano i muri con i loro disegni. Con loro poi ci sono i piccolissimi, quelli con meno di un anno, sei bimbe e un maschietto. L’ultima domenica di ogni mese c’è una grande festa, si festeggiano i compleanni con torte, candeline, regalini, musica e danze a non finire…

Piccoli stralci di vita C

arissimi lettori, eccoci qui per darvi qualche breve notizia di quello che si vive al Centro di Accoglienza “@Home“ di Marino. Per regalarci alcuni momenti felici da vivere insieme, per rendere importanti certi momenti della vita di ognuno e per sentirsi più in famiglia, è importante fare festa. È così che abbiamo deciso di festeggiare i compleanni dei nostri ospiti per mese. Il 26 marzo abbiamo festeggiato due ragazze cinesi, una somala ed una nigeriana. È stata una bella serata, semplice, ma molto simpatica. Marco e Valerio si sono dati da fare per riempire la casa di musica, l’atmosfera era davvero bella. Faith e

Islam hanno preso il microfono e ci hanno offerto delle belle canzoni. Poi le ospiti somale hanno messo una loro musica e ballando hanno intonato i loro canti, ma non sono rimaste sole, molte altre le hanno subito raggiunte. Le ragazze cinesi, di solito molto riservate, hanno voluto anche loro esibirsi e ci hanno rallegrato con le loro belle e dolci voci, anche qui le altre ballavano accompagnando il ritmo della loro musica, battendo le mani. Una serata da non dimenticare!!!! Sull’onda di quello che abbiamo vissuto il mese scorso Ismaele di sette anni ha pensato di invitare tutta la sua classe. Ismaele ha preparato il biglietto di invito per tutti

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9 i suoi compagni, ed ha vissuto giorni di ansia ed emozione aspettando il giorno tanto atteso. Primo aprile! Non è stato un pesce d’aprile, tutti i compagni di classe hanno risposto all’invito. C’erano 20 ragazzi e 30 genitori alla festa, con due maestre, una delle quali con tutta la sua famiglia. Ismaele era così emozionato che non sapeva più dove andare e cosa fare... Le mamme ed i ragazzi hanno giocato insieme a palla prigioniera. Mentre Marco e Valerio, gli addetti al suono,ci hanno rallegrato con canzoni che tutti poi cantavano e ballavano. Quante risate! Poi è arrivata l’ora della merenda, preparata da tutte le mamme. E poi, grande sorpresa, le mamme somale che stavano cucinando per la festa di compleanno di Aziz, sono venute a portare grossi vassoi di pastelle ripiene di carne macinata, cipolla, peperoni..., altre zuccherate, e poi come se non bastasse anche una colomba per gli amici di Ismaele! Applausi, ringraziamenti per tutto … la seconda merenda apprezzatissima da piccoli e grandi. Grazie a questa bella iniziativa di Ismaele, ho avuto modo di incontrare i genitori, le maestre, che erano interessati all’accoglienza che facciamo e che volevano saperne di più, si sono dimostrati disponibili per poter, dare anche loro una mano. Davvero un bell’incontro per tutti. Passando attraverso i bambini l’integrazione è più facile, eccone una prova! Quando gli amici di Ismaele sono partiti, gli operatori si sono dati da fare per preparare la festa “intima” cioè in famiglia @Home, per Aziz. Le ospiti somale si erano dedicate al lavoro in cucina dal mattino per preparare la festa del loro piccolo e non hanno tralasciato niente: hanno pensato persino alle candeline per la torta, il cappellino con scritto buon compleanno da mettere in testa ad Aziz, ai coriandoli luccicanti.... e poi ai regali. Aziz era stupito dai tanti

Aziz e un gruppo di amici

Ismaele e un suo amico

Salone di parrucchiera

pacchi-regalo ricevuti, si guardava in giro non sapendo dove mettere le mani! La semplicità, la gioia, l’attenzione portata ai bambini ci riempiono il cuore di soddisfazione e ci fanno sperare in un mondo migliore per tutti. Sr. Piera Sangalli, NSA

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Vita nsa

GAG Francesca, Magda e Martino sono tre giovani che frequentano la comunitĂ SMA_NSA di Feriole. Essi fanno parte del gruppo GAG un percorso pensato per ragazzi/e che desiderano crescere nella fede, in relazione con

SMA-NSA FER IO


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Gruppo ad Gentes altri giovani con un’apertura missionaria legata alla scoperta dei valori che ci vengono dall’esperienza con l’altro, diverso da me, con uno sguardo particolarmente rivolto al mondo africano. Un gruppo che si ritrova attorno alla Parola di Dio, ascolta testimoni di fede vissuta e fa esperienza dell’uscita per raccontare, raccontarsi e mettersi in gioco davanti alle sfide che la missione oggi presenta loro: l’immigrazione, i poveri, i lontani, la pace, la giustizia, il creato. Alcuni di loro ci hanno lasciato alcune righe che parlano di questi momenti d’incontro e della loro storia di fede vissuta.

OLE


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Vita nsa

In ascolto della Parola U

na sera al mese, il martedì, la comunità SMA-NSA accoglie noi ragazzi/e per un momento di ascolto della Parola e di preghiera. Al nostro arrivo ci accolgono Suor Annamaria e Padre Lorenzo con un sorriso e un abbraccio. C’è un clima di affetto familiare e fraterno, che percepisco con gioia anch’io che se sono arrivata da poco in questo bel gruppo. Siamo circa una quindicina di ragazzi/e a partecipare a questi martedì sera alternativi. A volte arriviamo all’incontro visibilmente stanchi, dopo il lavoro o al termine di una giornata piena … ma presto insieme ritroviamo le energie! Ci raccogliamo in cappellina, ci sediamo a semicerchio di fronte al tabernacolo, piano piano le preoccupazioni della

giornata ci abbandonano, lasciando spazio ad un pensiero che subito rasserena, il silenzio si fa preghiera:il motivo per cui siamo qui …siamo qui per parlare di Lui, per stare con Lui… Prima degli incontri ciascuno di noi sceglie “un pezzettino di Vangelo” che gli è particolarmente caro e significativo, così di volta in volta, mese dopo mese, lo propone e lo condivide con gli altri. Così di volta in volta abbiamo un testo su cui fermarci e pregare. Per prepararci all’incontro e alla condivisione, presentiamo la Parola che abbiamo scelto a Suor Annamaria e Padre Lorenzo che ci aiutano a capirne il significato profondo e a tirarne fuori l’insegnamento: Perché abbiamo scelto questo brano? Che cosa questa parola comunica alla nostra anima? Quale le-

Gruppo

SMA-NSA FERIOLE


13 zione d’amore stavolta riserva per noi? In quale modo condividerla assieme agli altri? Qualche consiglio per i canti e la serata prende forma! L’incontro inizia con un canto allo Spirito, grazie agli abili musicisti che contiamo nel gruppo, siamo accompagnati con il suono della chitarra, de l’ukulele e della pianola. Poi si lascia spazio alla lettura della Parola. In silenzio ci soffermiamo sulle frasi, sulle singole parole, sui verbi … sulla Sua voce. Sotto i nostri occhi ci sono poche righe, ma quanto sono preziose e belle! La sua testimonianza è tangibile, è qui tra le nostre mani è in mezzo a noi, e noi ci sentiamo vicini a Lui …. lasciamo risuonare la Parola dentro di noi … Che cosa dice ad ognuno di noi questo brano? Poi spontaneamente ciascuno rilegge ad alta voce una parola o una frase che gli è rimasta nel cuore. Questo concatenarsi delle parole, delle voci sembra quasi un canto... I diversi toni scandiscono questi istanti rendendoli così ricchi di significato e così importanti. È proprio in questo momento che apriamo il nostro cuore a questa Parola, lasciamo che Essa operi in noi …. quello che ci comunica è un dono prezioso per la nostra anima! Dopo il momento di riflessione personale, di silenzio … segue la condivisione con gli altri su ciò che questa Parola ci ha trasmesso … La serata si conclude con un canto e con una preghiera recitata assieme. Ci salutiamo e via a casa che domani si lavora, si studia, si fa …… ma che serenità ora, che pace. Sarà certamente una buona notte! Francesca Bettella

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Vita nsa

Un week-end a I

Pernumia

l week end del 18/19 febbraio il gruppo GAG, guidato da Padre Lorenzo, Suor Annamaria e Rosanna, di cui noi facciamo parte, è stato ospite a Pernumia per svolgere delle attività di animazione missionaria. Sono stati due giorni densi di attività e di confronto. Siamo arrivati in tarda mattinata. Dopo un pranzo conviviale ci siamo divisi in gruppi. Alcuni di noi hanno svolto delle attività con i bambini delle elementari, mentre il nostro gruppo ha partecipato ad un confronto con i genitori sul tema delle paure che abitano i loro cuori. È stata un’attività davvero arricchente e piena di spunti di riflessione. È interessante come un dialogo costruttivo possa aiutare noi giovani a vivere con entusiasmo e a cogliere le sfide che si presentano nel nostro cammino e allo stesso tempo come noi possiamo fornire un punto di vista “alternativo” agli adulti. Nel tardo pomeriggio i ministri dell’Eucarestia ci hanno accompagnato a far visita ai malati nelle loro case. Noi abbiamo portato un semplice saluto, ma siamo stati stupiti dalla loro gioia di vederci e dalla loro testimonianza di fede, che nelle sofferenze della vita, si è fortificata. Per noi sono stati un esempio di genuinità e di accoglienza. Ci siamo resi conto che basta poco per portare un po’ di gioia a chi è nel bisogno e abbiamo constatato come questo ci renda felici e pieni di speranza.

Al termine delle visite, dopo aver partecipato alla messa, abbiamo cenato con la comunità locale con la quale, abbiamo condiviso. in seguito, delle riflessioni inerenti l’Africa e al mondo africano. Abbiamo guardato un video che racconta la presenza dei Padri SMA e Suore NSA in questa terra, il loro operato e le difficoltà quotidiane che incontrano. La comunità si è dimostrata molto sensibile al tema della missione. Per la notte siamo stati ospiti nelle famiglie, che ci hanno accolto con caloroso affetto e ci hanno fatto sentire a casa. La mattina successiva abbiamo animato la messa con canti africani ed ci siamo occupati della preparazione dell’offertorio e delle letture liturgiche. Abbiamo concluso il week end confrontandoci con gli animatori della Parrocchia su temi legati all’animazione e alla nostra crescita spirituale. Quello che ci portiamo nel cuore da quest’ esperienza è la semplicità delle persone che abbiamo incontrato, la loro capacità di accogliere gratuitamente l’altro, l’ascolto reciproco. A Pernumia si respira un forte senso di comunità e di apertura verso l’altro, verso il fratello: chiunque esso sia. Come gruppo GAG ringraziamo questa splendida comunità e ci auguriamo, in futuro, di poter donare la medesima accoglienza che abbiamo ricevuto. Magda e Martino

Per la notte siamo stati ospiti nelle famiglie, che ci hanno accolto con caloroso affetto e ci hanno fatto sentire a casa

SMA-NSA FERIOLE


15 Animazione Missionaria

Catechesi dei bambini

Gruppo GAG e alcuni animatori

SMA-NSA FERIOLE


Dalla missione

COSTA D’AVORIO

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La

G

Terapia dell’Amore

régoire Ahongbonon nasce a Ketoukpe, un piccolo villaggio del Benin al confine con la Nigeria, il 10 gennaio del 1953, da una famiglia di contadini. Da piccolo viene battezzato e trascorre la sua infanzia nel villaggio natale. Nel 1971 emigra in Costa d’Avorio per lavorare come riparatore di pneumatici. Conosce, negli anni successivi, un periodo di prosperità economica che lo porta a diventare proprietario di alcuni taxi. In questo tempo abbandona completamente la Chiesa Cattolica ritornando alle pratiche feticiste ed abbracciando uno stile di vita libertino. Verso la fine degli anni settanta conosce gravi disavventure finanziarie che lo porteranno al fallimento economico e personale fino a condurlo sull’orlo del suicidio. È in questo periodo che Grégoire sperimenta un incontro profondo con Dio e si riavvicina alla Chiesa Cattolica partecipando, nel 1982, ad un pellegrinaggio a Gerusalemme nel corso del quale una frase pronunciata dal sacerdote lo toccherà profondamente: “ogni cristiano deve posare una pietra per costruire la Chiesa” Questa frase, in un animo sensibile e reso ancor più consapevole dalla grave crisi personale, cambia letteralmente la sua vita. Grégoire, infatti, rientrato a Bouaké, si accorge di una persona che vaga nuda per strada alla ricerca di cibo, le si avvicina e si rende conto che è un uomo malato

di mente che a causa della sua condizione è stato emarginato dalla società. Egli avvia un gruppo di preghiera che ben presto si trasformerà in un gruppo caritativo per i malati bisognosi di cure: l’Associazione S. Camillo di Bouaké «Non so perché l’ho fatto: non sono un medico, non sono uno specialista di malattie mentali e non sono un prete. E’ stato Dio che mi ha guidato». Grégoire si è imbattuto nell’uomo che lo ha condotto sulla sua personale via di Damasco: «Étienne vagava nudo, dormendo dove capitava, cibandosi di spazzatura. Da lui mi è venuta l’ispirazione, è stato il mio primo “paziente . Grégoire quando ha incontrato Étienne ha capito che quel miserabile mostrava segni di profondo squilibrio e che sarebbe morto se qualcuno non si fosse preso cura di lui. Ha scoperto che nei centri urbani e nelle campagne vivevano in condizioni tremende moltissimi «posseduti» dalla pazzia: il disagio mentale in Africa è considerato contagioso e chi ne è afflitto deve essere isolato. In città i «matti», ma anche gli epilettici, vengono cacciati dalle case tutti nudi, in modo che siano facilmente riconoscibili. Nelle campagne invece vengono messi in ceppi con le gambe bloccate all’interno di grossi tronchi ed esposti a tutte le insidie e i pericoli della foresta È iniziato così il lungo viaggio di Grégoire, egli ha liberato migliaia e migliaia di malati di mente, spesso molto giovani, fa-


17 Un malato incatenato

cendoli evadere da quelle speciali carceri dove vengono destinati tutti coloro che accusano disagi psichici in Togo, Costa d’Avorio, Benin, Burkina Faso e in tante altre nazioni africane. “Di solito gli africani vengono immaginati poveri, privi delle crisi esistenziali, che colpiscono chi vive nel benessere», dice Grégoire. «Non è affatto così: tra miseria, fame e desideri non realizzati è assai facile cadere nel buio mentale, nella depressione. Io cerco di offrire quella che chiamo la “terapia dell’amore”. Pago il riscatto al capo del villaggio e dopo aver tolto le Grégoire e i malati

Grégoire

catene ai piedi di un uomo o di una donna, non credo vi sia niente di più bello che: lavarli e abbracciarli». Molto però c’è ancora da fare, molti gli schiavi ancora da liberare”. “La mia battaglia è contro le catene». Una battaglia che coincide con quella pietra «che ogni cristiano deve posare per costruire la Chiesa».

Grégoire è sposato e ha sei figli che lo aiutano nel suo lavoro. Alcuni trasportano i medicinali da un centro all’altro, ha figlio che è ottico all’ospedale civile di Bouaké, e la figlia più giovane è laureata in medicina e si sta specializzando in psichiatria.


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Dalla missione

Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi C

ome ogni anno, due settimane di animazione missionaria sono state spese bene nell’accompagnare Grégoire nei vari appuntamenti in diverse zone d’Italia, soprattutto quella del Nord. Ogni anno scopro qualcosa di nuovo in questa persona che Dio ha scelto per prendersi cura dei “più dimenticati tra i dimenticati”, i malati di mente, vergogna per la società e per la famiglia che li considera posseduti da forze maligne, che possono nuocere a se stessi e agli altri: per questo li incatenano! Abbiamo avuto modo, durante quindici giorni, di incontrare psichiatri e infermieri di vari centri di salute mentale in Veneto, in Trentino, in Piemonte e a Roma; spesso a questi incontri, hanno partecipato anche le persone che seguono i percorsi di cura e che sono intervenute per dare il loro parere sul sistema di trattamento usato da Grégoire nei centri da lui fondati (ora sono 24 e 4 sono in costruzione) assieme ai suoi collaboratori dell’Associazione S. Camillo. Molte le scuole medie e superiori hanno chiesto la sua testimonianza. Il valore aggiunto a questi giorni vissuti con Grégoire è stata quella di Benoît Desroches, lo psichiatra canadese che ci ha accompagnato e che avvalorava il lavoro di Grégoire come il metodo migliore di trattare i malati di mente, consigliato vivamente

dall’OMS (Organismo Mondiale della Sanità). Egli affermava: “la medicina migliore che precede tutte le altre è quella dei gesti di amore verso il malato: lo si libera dalle catene dopo il suo consenso, i malati in cura si occupano poi di lui lavandolo e rivestendolo di un vestito pulito e trattandolo come un fratello da amare”. “Quando Grégoire incontra uno di questi malati - continua il dott. Benoît - si interessa veramente a lui, li ascolta con empatia e a lungo, cerca di conoscerne i bisogni, lo chiama per nome, lo abbraccia, gli fa capire che è una persona importante, suo caro e sincero amico di cui ha bisogno: Il malato è accolto e curato da chi ha superato la fase acuta della malattia, in questo modo egli prende fiducia in sé stesso e nel trattamento medico che gli propongono: se lui ce l’ha fatta, anch’io posso guarire!” Grégoire per me è un vero uomo di Dio, ad immagine di S. Camillo de Lellis, il santo degli infermi vissuto nel XVI secolo, “il santo gigante” (due metri e quattro centimetri di altezza) a quale ha affidato la sua Associazione. senza diplomi, senza competenze, ha voluto trattare i malati nella loro totalità, corpo e anima, con risultati miracolosi. Molti “figli di S. Camillo” considerano Grégoire come colui che meglio incarna il loro Fondatore e alcuni di loro, dopo aver avuto anche ruoli


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P. Lionello e Grégoire

di responsabilità nella Congregazione, lo aiutano nelle sue attività, nella costruzione e gestione dei suoi Centri. Nella presentazione che mi chiedono di fare all’inizio dei vari incontri in giro per l’Italia, mi viene spontaneo indicarlo come il frutto migliore dell’evangelizzazione affidata a noi missionari/e. La frase di Gesù che risponde di più all’apostolo dei malati di mente in Africa è quella affermata davanti allo stupore dei suoi discepoli che vedono i suoi miracoli; Gesù dice: chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, (Gv 14,12). Egli impara ad amare da Dio e la sua esperienza di relazione con il Padre collima col versetto pronunciato da Gesù che prega: “Ti rendo lode, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 24). Ho parlato spesso di Grégoire come uomo di grande fede e di preghiera: molta preghiera tra di noi, anche prima e dopo gli incontri: S. Messa, S. Rosario, consacrazione “totale” alla Madonna. Per questo all’interno dei suoi centri, costruita al centro del cortile, si trova la cappella dove è presente l’Eucarestia: “Gesù tra i suoi poveri”, Grégoire dice sempre. Non apre un centro di ricupero senza che prima non sia terminata la cappella. Potrà continuare la sua opera, potrà evolvere? È la domanda che molti mi chiedono e chiedono anche a lui. La risposta sua (e mia): “certamente, per-

ché non è la mia opera, ma quella che Dio ha voluto”. I Santi della carità suscitati da Dio (S. Camillo, S. Luigi Orione, S. Giuseppe Cafasso, S. Giovanni Bosco, S. Vincenzo De’ Paoli, S. Teresa di Calcutta…) non si sono posti questa domanda, perché erano certi che Dio era l’artefice delle opere alle quali erano chiamati. Come i grandi santi si fida ciecamente della Provvidenza. Gli stessi suoi collaboratori raccontano che più volte quando aveva bisogno di soldi, chiedeva di pregare e il giorno stesso arrivava qualcuno con una busta: all’interno c’erano esattamente i soldi di cui aveva bisogno.... Ma Grégoire è anche uomo intelligente e pieno di risorse anche umane: instancabile, percorre migliaia di chilometri pur di salvare qualcuno legato con catene, senza mangiare e senza bere, dormendo pochissimo. È persona competente anche nelle cure dei malati, anche se dice di essere una persona che non sa nulla: ha seguito dei corsi, uno stage all’ospedale generale per essere meglio preparato (è rimasto per due mesi nella sala di rianimazione per una conoscenza più tecnica in caso di necessità). Nel campo della psichiatria, i due psichiatri che conosco e che lo seguono in Africa, affermano che vanno in Africa più per conoscere che per dare consigli: “Parliamo con lui come se fosse un collega”. In questi ultimi anni si è circondato di collaboratori che vengono anche dall’Europa: gente passata anch’essa attraverso periodi di depressione o di schizofrenia e che ora hanno ritrovato il loro equilibrio mentale, sono artisti che insegnano danza, canto, ballo, pittura, decorazione, scultura. I centri di reinserimento sono diventati dei veri piccoli villaggi che chiamano “Oasi di amore”, dove regna la gioia e la pace. È di queste persone che ha bisogno il mondo per essere “salvato!“ P. Lionello Melchiori, SMA


Denise

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Dalla missione

testimone dell’Amore Denise con un bambino del centro

N

ella mia esperienza missionaria, ho la grazia di conoscere tante belle persone uomini e donne che si abbandonano all’amore misericordioso del Padre lasciandosi trasformare, divenendo loro stessi portatori di questo amore. Queste persone, ricevendo una forza straordinaria, fanno scelte radicali di vita che le portano ad aprire non solo il loro cuore, ma la porta della loro casa per dare accoglienza a chi è nel bisogno. È la storia di Denise, la responsabile della casa famiglia “Centre Notre Dame des Source” di Bouake, una donna che fino a quindici anni fa conduceva una vita del tutto normale. Denise,originaria del Burkina Faso, è nata e cresciuta in Costa d’Avorio: in una città dell’est del Paese trasferitasi in giovane età nella città di Bouake. Di professione educatrice di scuola dell’infanzia, conduceva la sua esistenza senza porsi troppe domande, le piaceva la vita comoda, avere una bella casa, dei begli abiti, bijoux, insomma le belle cose …. La fede in Dio, le pratiche religiose, non la riguardavano, battezzata da piccola, non aveva mai praticato. Un giorno si trovò casualmente di fronte alla cattedrale della città e si sentì attratta da quell’edificio. Man mano che il tempo passava, si sentiva sempre più affascinata, ma non entrava, rimaneva all’esterno a contemplarla. E cosi trascorreva interi pomeriggi, finché, un bel giorno, ci entrò e fu l’inizio di una nuova vita … Da questo incontro personale: avvenuto in quella Chiesa, attraverso l’amore misericordioso di Dio che l’ha pervasa, si riavvicinò alla fede e di lì a poco anche i suoi interessi cambiarono; il suo sguardo non cercava più tessuti e cose di alta qualità, ma bensì sui malati da visitare, per poter trasmettere ciò che aveva da poco ricevuto dal Signore in quella Chiesa.


21 Claudia e Denise

Un amore grande da donare agli altri! La sua avventura iniziò cosi,nel suo tempo libero si recava al Centro San Camillo a far visita alle persone con problemi di salute mentale, ma non sapeva che quella strada che aveva intrapreso, l’avrebbe portata molto lontano. Un giorno, una bimba figlia di una donna malata, si avvicinò a lei e le chiese di portarla a casa. Denise fu sorpresa e le disse che non poteva. Ma la bambina tutte le volte che la vedeva andava dritta a lei a farle la stessa richiesta. Finché un giorno, Denise, spinta da una forza interiore molto forte, accettò di prendersi carico della bambina e la portò a casa sua. Da quel primo gesto di accoglienza ne seguirono poi molti, i parroci che mandavano da lei bambini trovati in stato di abbandono, orfani, figli di mamme impossibilitate a occuparsene, a causa della malattia. Fu così che aprì la porta della sua casa per dedicarsi anima e corpo, a questa straordinaria missione. Fino ad oggi, di bambini ne ha accolti a centinaia, la maggior parte di loro sono ora rientrati nelle loro famiglie di origine. Durante la grave crisi che colpi il Pa-

ese nel 2002 non risparmiò le proprie energie,mettendo a rischio anche la propria vita, usciva di casa durante gli scontri tra le due fazioni, per trovare il necessario per sfamare i bambini. A quell’epoca il centro ne accolse parecchi che si trovavano in stato di totale abbandono rimasti ormai orfani. All’inizio fu molto difficile, andava avanti senza aiuti finanziari,ma il suo coraggio non venne mai meno perché ha sempre sostenuto che quest’opera non le appartiene ma è di Qualcun altro ed è Dio che la sostiene attraverso segni molti concreti. Denise conduce questa straordinaria missione, giorno dopo giorno con grande gioia ed amore, lottando contro ogni sorta di tempeste ed uragani,ma come lei dice: “Ringrazio il Signore Onnipotente per la grande forza che mi dona ogni giorno per potermi occupare di tutti questi bambini. Senza la sua forza e la sua misericordia, come potrei fare fronte alle numerose necessità quotidiane? Ogni giorno è una nuova pagina da aprire … Grazie Denise per questa tua straordinaria testimonianza che stai dando a chi ti sta vicino e a chi leggerà questa tua storia.


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Dalla missione

ARNAULD

CAMMINA! È

la storia di Arnauld un bambino di otto anni, dolce, affettuoso, ma anche molto dispettoso! Era appena nato quando fu portato dagli operatori del Centro San Camillo di Bouake al nostro Centro. Il bambino inizialmente non presentava alcun problema, al sesto mese però si notarono delle anomalie e un certo ritardo nello sviluppo complessivo. Il piccolo infatti soffriva di un grave deficit cerebrale, all’età di due anni, infatti non parlava, non camminava, stava sempre seduto o steso per terra pur tuttavia a modo suo interagiva con gli altri. Lo si sottopose ad una prima visita presso un ospedale specializzato a Bonoua (al sud della Costa d’Avorio) e da li, iniziò una lunga serie di sedute rieducative. Ci rimase parecchi mesi, man mano che il tempo passava, si vedevano ben pochi progressi e fu così che fece rientro al Centro. Dopo qualche anno anche nella città di Bouake fu aperto un centro per la rieducazione e si intrapresero nuovamente le pratiche per poterlo fare accedere ad un

nuovo ciclo di terapie. All’inizio lo portavo io, e a causa di personale insufficiente e dei numerosi bambini sottoposti anch’essi alle diverse terapie, a volte ci rimanevo mattinate intere per soli 20 minuti effettivi di rieducazione. Dopo alcuni mesi, grazie alle terapie effettuate all’ospedale ed agli esercizi motori che noi gli facevamo eseguire a casa, i muscoli di tutti gli arti si rinforzarono, poteva quasi sorreggersi da sé, ma ahimè, la paura lo bloccava, così si lasciava andare e cadeva. Due volte all’anno il medico specialista proveniente dal Centro specializzato di Bonoua, arriva a Bouake per effettuare delle visite ai nuovi casi e controllare coloro che sono già seguiti. Ogni volta che visitava Arnauld non rilevava, se non le primissime volte, dei miglioramenti ulteriori, scuoteva il capo in segno di sconfitta, ma continuava a prescrivergli ancora altre sedute. Per quattro anni abbiamo accompagnato Arnauld all’ospedale finché il medico durante una sua ennesima visita disse “stop alla rieducazione” visto che le cose non procedevano per il verso giusto. Noi ci eravamo rassegnati. Il bambino tuttavia, pur non parlando, era ed è molto vivace, a volte persino troppo e sempre gioioso, partecipa a suo modo alla vita del centro ed è molto ben inserito nel gruppo dei bambini. Qualche mese fa, mentre mi trovavo in Italia, ricevetti una telefonata da Denise, la responsabile del Centro, la quale tutta felice mi annunciava che Arnauld la mattina prima si era alzato da solo ed aveva iniziato a camminare! Io non credevo ai miei orecchi, e una volta rientrata in Costa d’Avorio, ho potuto constatare di persona che, effettivamente, Arnauld cammina! Tutto il personale medico del centro rieducativo fu felicissimo ed anche incredulo davanti al bambino che si reggeva da solo in piedi e che camminava! Claudia Pontel, missionaria laica della diocesi di Gorizia


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U

na pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso - se ognuno si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è chiedere troppo. È l’unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto di eternità che ci portiamo dentro può essere espresso in una parola come in dieci volumoni. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra”. (Etty Hillesum)


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Adesso parliamo noi

5° Appuntamento Mondiale Giovani della Pace S

i è tenuto a Padova sabato 13 maggio il 5° Appuntamento Mondiale Giovani della Pace. Il titolo di questo grande appuntamento era “L’odio non ci fermerà. Ripartiamo dall’amore” ci siamo ritrovati in Prato della Valle per raccogliere testimonianze, storie e impegno con migliaia di giovani da tutto il mondo per parlare della vita oltre la droga, la speranza nella malattia, l’integrazione possibile, la risposta alla violenza delle mafie. Ad inaugurare questo evento, la sera di venerdì 12 maggio alla basilica di Sant’Antonio a Padova, si è tenuta la veglia di preghiera dal titolo “Dal silenzio al dialogo”, preceduta da una marcia silenziosa partita dalla chiesa di san Leopoldo Mandic. La giornata del 13 maggio, si era aperta con il tutto esaurito, nei 10 dialoghi dispiegati in altrettanti luoghi della città, 10 testimoni che hanno permesso ai giovani di incontrare e conoscere “grandi personaggi” per dibattere di ambiente, economia, bellezza, politica, spiritualità. Il tema, “Religioni: l’incontro possibile”, al quale noi abbiamo partecipato è stato quello tenuto da padre Claudio Monge, domenicano da 14 anni in Turchia, re-

sponsabile del Centro domenicano per il Dialogo interreligioso e culturale di Istanbul. Padre Monge ha interpellato ciascuno alla conversione, che per il religioso è “mettersi in sintonia col desiderio di un Dio che non è sordo al grido dell’umanità”, per incontrare una verità “che non possiedo, ma dalla quale al massimo sono posseduto”, e mai una volta per tutte. Poi l’invito a essere protagonisti in prima persona del dialogo, “perché non esiste dialogo islamo-cristiano, un dialogo tra sistemi. Esiste un dialogo tra persone e tra storie, da costruire volta per volta con passione in un clima di fraternità tra cercatori di Dio”. Quel giorno il sole ha fatto capolino sulla città del Santo dopo una ventina di giorni di brutto tempo; nel pomeriggio i colori si accendono come per le grandi occasioni, una folla festante di giovani e meno giovani si riversano sulla piazza principale della città. Sotto il palco colorato d’azzurro sventolano bandiere della pace e striscioni. E qui la festa è partita con canti e danze, per darsi poi uno spazio di silenzio ad accogliere quattro testimonianza


25 speciali, di persone che – come rilanciato dal motto dell’Appuntamento “L’odio non ci fermerà. Ripartiamo dall’amore” – hanno senz’altro vissuto esperienze di odio o di grave difficoltà, ma hanno saputo reagire, uscendone più forti e più belle. ● Così Abdullahi Ahmed, giovane somalo, ha raccontato la sua storia di migrante ben integrato. La sua fortuna è stata quella di essere accolto nel centro Fenoglio della Croce Rossa, modello di accoglienza in tutta Italia. La sua ricchezza sta invece nel suo forte senso civico che si è tradotto in un impegno concreto e quotidiano per il bene comune, contro l’indifferenza e per il dialogo tra culture e religioni diverse. Il motto di questo giovane uomo è che ciascuno nella vita deve dare qualcosa di sé: lui ci dà ogni giorno il suo lavoro nel centro Fenoglio come mediatore culturale a disposizione dei suoi connazionali, il suo tempo a favore della comunità in cui vive e degli studenti del territorio questo suo impegno gli è valsa l’onorificenza della cittadinanza italiana. ● Così Giorgia Benusiglio, giovane

milanese salvata per un soffio dopo aver assunto mezza pasticca di ecstasy e da allora impegnata con i ragazzi delle scuole sul tema della prevenzione e della sensibilizzazione contro le droghe: “L’importante è sapersi rialzare. Io ci sono riuscita potendo contare sull’amore della mia famiglia, e in particolare di mio padre, che mi ha accompagnato nel processo di accettazione. La mia vita è una sorta di pianoforte, ci sono i tasti bianchi delle gioie e quelli neri delle disgrazie, ma anche gli aspetti negativi possono diventare risorsa per sé e per gli altri”. ● Così Sammy Basso, giovane veneto affetto da una rara malattia genetica, la progeria, morbo devastante e condizionante, “ma se non avessi avuto la progeria non avrei girato il mondo, fatto tantissime esperienze, incontrato persone splendide. Quindi non è tutto negativo. Non farei cambio con nessun’altra vita” ha confidato Sammy infondendo coraggio in tutti i presenti. ● Così Rosaria ed Emanuele Schifani, moglie e figlio di Vito, uno degli agenti della scorta di Giovanni Falcone, morto


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Adesso parliamo noi Ernesto Olivero e Sr. Attilia

nell’attentato di Capaci del 23 maggio 1992: “L’odio che dovrebbe essere parte di me, non c’è – ha affermato Rosaria –. La mafia è uno schifo, ma io non sono come loro. L’amore è la base e il promotore delle nostre vite. Solo chi ama sta bene con sé stesso”. ● Ernesto Olivero, nel suo intervento

Giovani

a braccio, con in mano a fargli forza un foulard rosso donatogli dalla mamma di don Peppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra afferma: “C’è una parola di Dio che è un dono per ciascuno di noi, che crediamo o meno. Gesù oggi ci dice che noi possiamo fare delle cose più grandi di lui. Ogni volta che lo leggo io impazzi-


27 sco di gioia, per un Dio che non mi vuole sottomettere ma vuole incoraggiarmi a osare l’impossibile. Noi possiamo attuare, dire, con convinzione, credendoci, non perché frase ad effetto, che le armi non si devono mai più costruire. Perché uccidono la creatività, la giustizia che c’è in noi, i nostri sogni”. ● E ancora: “C’è bisogno di ragazzi che hanno voglia di dare la propria vita, che dicono io ci sto. Per starci in qualsiasi avventura bisogna trovare un metodo. Se uno vuole diventare portiere deve allenarsi molte ore al giorno. E questo per una palla. Noi per essere uomini e donne di Dio, che vogliono diventare politici, sacerdoti, rabbini, imam, abbiamo bisogno di impastarci con la preghiera, dare del tempo, tanto tempo a Dio, perché senza di lui l’io diventerebbe insopportabile. Dobbiamo ricominciare dall’amore, cioè dare da mangiare agli affamati, visitare i carcerati, dare una nuova possibilità a chi ha sbagliato. Allora l’amore ci fa entrare nel regno di Dio, dove nessuno muore di fame ed è abbandonato”. A coronamento, una sorpresa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che avrebbe dovuto essere lì presente, ci ha fatto pervenire un messaggio video nel quale incoraggia i giovani a coltivare i propri sogni, riconoscendo in quelli del Sermig più che una speranza: la società tratteggiata dalla Carta dei Giovani - Patto tra le generazioni “ è il mondo che ognuno vorrebbe, e che in ciascuno di voi, in parte già esiste. Cambiare dall’odio all’amore si può”. La proclamazione della nuova Carta dei Giovani - Patto tra le generazioni ha scan-

dito gli impegni che adulti e giovani si sono presi per rinnovare il proprio essere uomini e donne di buona volontà, per un futuro migliore che inizia da Prato della Valle. A chiusura dell’Appuntamento arriva infine una notizia, rilanciata da Olivero: “Se la provvidenza vorrà, potremo aprire un prossimo Arsenale della pace nella città di Padova”. Sarebbe uno splendido coronamento del lavoro fatto in Veneto e, per la città del Santo ma non solo, una nuova sfida di carità da accogliere. Carissimi Giovani, (…)Ci siamo detti insieme che l’odio non ci fermerà e che siamo disponibili a ripartire dall’amore. Un amore concreto, un amore che non è mai un sorriso, una parola, un sentimento, ma un fatto di giustizia, di speranza. Questi fatti li ho visti nelle centinaia di punti di pace che avete portato in piazza, nel vostro sì agli impegni della “Carta dei Giovani” che se diventeranno vita, daranno inizio a una rivoluzione di bene che nemmeno immaginate. Lì dove siete: a scuola, sul lavoro, in famiglia, nella società. (…) Spero che ognuno di voi, nella misura possibile, senta questa sollecitudine, la responsabilità di poter contribuire nella forma che desidera a tenere viva un’avventura che non sento mia, ma di Dio. Cari amici, Padova non è stato l’evento di una giornata, ma la tappa di un cammino. L’Appuntamento Mondiale adesso continua nelle vostre realtà. Voi potete cambiare il vostro pezzo di mondo! Anche io ci provo ogni giorno insieme ai miei amici. Vi voglio bene! E questo bene è per sempre. (Estratto dalla lettera di ringraziamento di Ernesto Olivero-Torino, 18 maggio 2017)

L’odio non ci fermerà. Ripartiamo dall’amore. L’amore non è utopia. È un fatto, una scelta per il bene, un sì detto alla vita, alla giustizia e alla pace.


Giustizia e Pace Seconda parte

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TRATTA DI PERSONE la schiavitĂš del XXI secolo


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L

a pratica della schiavitù è stata abolita ufficialmente 200 anni fa, ma oggigiorno al vecchio concetto di schiavitù dobbiamo aggiungere una quantità infinita di altri fenomeni: bambini e adolescenti avviati al lavoro, anche degradante o pesante; bambini o adulti rapiti o venduti a scopo sessuale, o per il mercato degli organi, o per praticare l’accattonaggio; bambine costrette a matrimoni precoci, forzati, se già donne. Questi fenomeni oggi vengono definiti come “tratta”. La “tratta” è perseguita perché in contrasto con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo approvata il 10 dicembre 1948 a Parigi. Per definire la tratta di persone prendiamo in prestito gli elementi base che costituiscono la definizione delle Nazioni Unite che sono azioni (reclutamento, trasporto, trasferimento, l’ospitare o accogliere), mezzi (minaccia, uso della forza, altre forme di coercizione, rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità dare o ricevere somme di danaro o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’altra a scopo di sfruttamento), modalità (ogni forma di sfruttamento, della prostituzione e altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o i servizi forzati, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento, il prelievo di organi). Se parliamo di bambini, cioè di tutte le persone che non hanno ancora compiuto i 18

anni, i mezzi sono irrilevanti, quindi affinché sussista il reato di tratta basta che venga provato lo sfruttamento. Non tutti gli stati mondiali hanno firmato, a suo tempo o successivamente, quel documento: in teoria ci sono nazioni che possono aggirare l’ostacolo oppure i cui governi non riescono ad applicare le normative ufficiali; di fatto in questi Paesi è ancora possibile nascere schiavi in virtù ereditaria, a causa dei debiti non estinti da parte dei genitori. Secondo un rapporto del Walk Free Foudation del 2013, il paese maggiormente schiavizzato in questo senso è la Mauritania, seguito a giro da Haiti, India, Cina, Pakistan, Nigeria, Etiopia.

La frase Talitha Kum ha il potere trasformatore della compassione e della misericordia, che risveglia il profondo desiderio di dignità e di vita assopito e ferito dalle tante forme di sfruttamento

Talitha Kum, una luce contro la tratta di persone Talitha Kum è la Rete Internazionale della Vita Consacrata contro la tratta di persone nel rispetto dei diversi contesti e culture. È un progetto dell’Unione Internazionale delle Superiori Generali (Uisg) in collaborazione con l’Unione Superiori Generali (Usg). Mette in rete, favorendo la collaborazione e l’interscambio di informazioni, donne e uomini consacrati in 70 paesi. Nasce nel 2009 dal desiderio condiviso di coordinare e rafforzare le attività contro la tratta promosse dalle consacrate nei cinque continenti.


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NSA: Nuovi Stili di Annuncio Modulo 2

IL MONDO SOTTOSOPRA GLI SQUILIBRI NORD/SUD DEL MONDO

C

ontinuiamo il nostro viaggio attraverso l’educazione alla mondialità dando uno sguardo al secondo modulo che da due anni portiamo nelle scuole. È un incontro che ci viene chiesto spesso e tratta della situazione economico-sociale del mondo. Perché questo squilibrio a livello mondiale? Da dove nasce? Si può fare qualcosa? Nei due incontri proposti, analizziamo insieme ai ragazzi gli squilibri Nord/Sud attraverso le rappresentazioni geografiche del mondo, con particolare riferimento all’Africa. Cerchiamo di rendere i ragazzi

consapevoli dei meccanismi internazionali e delle loro conseguenze molto spesso negative nei paesi del sud del mondo. E promuoviamo il più possibile la conoscenza di alternative possibili e di comportamenti attuabili. Iniziamo il primo incontro con un video di introduzione, attraverso una canzone che aiuta, (immagini e testo), a proiettarsi nell’attualità delle ingiustizie mondiali. Con una parola presa dal video i ragazzi ci aiutano a fare un primo elenco dei problemi e delle risorse che affronteremo successivamente.


31 Segue un gioco di ruolo: il gioco delle sedie. È una breve dinamica che pone i ragazzi di fronte al problema degli squilibri mondiali, portandoli a rappresentare fisicamente la distribuzione della popolazione e della ricchezza del pianeta. Dalle rispettive posizioni li si stimola a rapportarsi con gli altri Paesi per migliorare le proprie condizioni socio-economiche. Come sono, dalla loro prospettiva, i rapporti nord/sud del mondo? Cosa ciascuno ha da dire ad un’ipotetica conferenza dell’ONU? Questo è il passaggio più importante che li aiuta ad immedesimarsi nelle situazioni, che altrimenti resterebbero solo un insieme di frasi e anonimi dati da memorizzare. Solo alla fine del gioco, quindi, mostriamo un filmato dove viene spiegata la distribuzione della ricchezza mondiale. Segue un brainstorming sulla domanda: “Perché esistono gli squilibri mondiali?” Insieme a loro percorriamo diverse tematiche collegate al problema: I numeri dell’ingiustizia. Con l’utilizzo di un Power Point e il supporto di filmati ed esempi concreti, si passano in rassegna alcune questioni di carattere globale: divisione della ricchezza (indici economici: PIL, ISU, GINI), banche e finanza, commercio di armi, neo-colonialismo… La situazione appare desolante, ma realista. Proprio a questo punto, davanti alla situazione del nostro mondo di oggi, poniamo loro la grande domanda: “E noi, cosa possiamo fare?” Concludiamo l’incontro con la consegna della domanda su un foglietto. I ragazzi saranno invitati a porsi questo problema e ad approfondire gli argomenti affrontati in vista dell’incontro successivo.

Nel secondo incontro presentiamo prima di tutto un breve filmato con una canzone africana di accoglienza e poi la impariamo insieme. Lo scopo è il passaggio dal negativo al positivo: come “decolonizzare” l’immaginario. Come cambiare le nostre prospettive economiche, sociali, politiche e anche visive sul nostro mondo. Per cambiare qualcosa occorre innanzitutto cambiare il modo in cui lo guardiamo. Quali sono i valori? Il primo è l’accoglienza e la canzone ci aiuta ad introdurla. Il secondo è proprio il nostro modo di guardare il mondo. Presentiamo la Carta di Peters, una rappresentazione più fedele delle superfici dei continenti e le riflessioni che ne conseguono. Riprendiamo poi insieme i contenuti principali dell’incontro precedente. E ripartiamo dalla domanda: “Cosa possiamo fare noi?”. Partendo dai diversi interventi dei ragazzi, arriviamo a parlare del consumo critico e consegniamo loro un test su “che consumatore sono”’? Le loro riflessioni e il dibattito che ne consegue sono il momento più interessante e costruttivo dell’incontro. Concludiamo con la presentazione di “un altro mondo è possibile”, momento nel quale presentiamo un’altra possibilità di vivere la globalizzazione in atto: attività, iniziative, reti e organizzazioni impegnate sul fronte ella giustizia e dell’equa distribuzione delle risorse (FIL, banca etica, campagna banche armate, commercio equo, …), con conseguente invito all’informazione critica e a comportamenti responsabili.

Cerchiamo di rendere i ragazzi consapevoli dei meccanismi internazionali e delle loro conseguenze molto spesso negative nei paesi del sud del mondo

Sr. Giuliana Bolzan, NSA


Sr. Marisa Martinelli Milano 23 novembre 1956 – Abidjan 3 marzo 2017 Ha svolto la sua missione a servizio dell’evangelizzazione in Ciad e in Costa d’Avorio Un grazie sincero a tutte coloro che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza, attraverso la loro presenza, con una telefonata, con messaggi, con la preghiera, con la condivisione di foto di alcuni momenti vissuti in compagnia di suor Marisa Ai tanti amici, collaboratori e collaboratrici che hanno voluto esprimere la loro riconoscenza per aver conosciuto e lavorato insieme a Sr. Marisa A tutta la famiglia NSA e a tutti e tutte voi che l’avete amata, va il nostro Grazie più sincero Il Consiglio provinciale NSA


La prima edizione del FESTIVAL DELLA MISSIONE è in programma a Brescia, dal 13 al 15 ottobre 2017, dal tema: “Mission is possible” Per la prima volta il mondo missionario italiano unisce le forze per raccontarsi a tutti con linguaggi nuovi e testimoniare nelle piazze la gioia del Vangelo. Perché la missione è possibile! Alcuni promotori del Festival, hanno rilasciato queste interviste. ◗◗◗ PERCHÉ UN FESTIVAL E NON UN CONVEGNO? Perché il contesto in cui ci racconteremo come mondo missionario - dev’essere laico, per evitare di parlarci addosso. Non si farà quindi l’ennesimo convegno dove, a porte chiuse, ma si andrà in piazza. Abbiamo pensato alla formula del festival perché permette di sperimentare linguaggi diversi (e in parte anche nuovi) grazie ai quali provare a intercettare il maggior numero di persone, in special modo i giovani. Per questo motivo nei giorni del Festival sarà proposto un ampio ventaglio di eventi: testimonianze missionarie, mostre fotografiche, concerti, incontri con l’autore, tavole rotonde, spettacoli, momenti di preghiera, iniziative ad hoc per bambini, famiglie e scuole… Gerolamo Fazzini, giornalista e scrittore, direttore artistico del Festival

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◗◗◗ UN’OCCASIONE PER RINNOVARE LO SLANCIO PER L’ANNUNCIO “La Diocesi di Brescia accoglie con gioia l’invito ad ospitare il prossimo Festival della Missione. La Chiesa bresciana è grata al Signore per i missionari e le missionarie che con la loro vita ogni giorno rendono testimonianza al mandato di Gesù ai discepoli «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura». Il festival sarà un’occasione significativa per rinnovare la passione e lo slancio per l’annuncio del Regno di Dio: quella passione che ha animato la vita del Beato Paolo VI, di San Daniele Comboni, della Beata Irene Stefani e di tanti figli e figlie di questa terra”. Monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia

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Miiss sp ion ◗◗◗ MISSION IS POSSIBLE, SE SIAMO APERTI AL DONO DI DIO Come Istituti missionari promuoviamo e appoggiamo in pieno l’iniziativa del Festival della Missione! Siamo più che mai convinti che il Vangelo di Gesù Cristo abbia bisogno di essere detto, cantato, condiviso, proclamato, testimoniato non solo all’interno delle nostre chiese e delle nostre comunità, ma «uscendo per le piazze e per le vie della città» (Lc 14,21): perché non possiamo tacere questa Vita che è in noi! Riteniamo che il Festival possa essere, oggi, uno strumento privilegiato per condividere questo Dono, in comunione tra di noi e in piena sintonia con quella “Chiesa in uscita” alla quale Papa Francesco fa sovente riferimento. Crediamo fermamente che “La fede si rafforza donandola”! Attraverso le varie espressioni comunicative che ci verranno proposte dal Festival potremo tutti arricchirci del pezzetto di fede che abita e anima ciascuno e ciascuna. Oggi più che mai Mission is possible, nella misura in cui sapremo aprirci al Dono che saremo disposti a offrire, ma anche a ricevere, nella diversità e varietà delle nostre provenienze e culture di appartenenza! Suor Marta Pettenazzo, Sup. provinciale per l’Italia delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli (NSA) e presidente della CIMI (Conferenza Istituti Missionari Italiani)

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◗◗◗ NELLE PIAZZE PER DIALOGARE, CONTEMPLARE E FARE FESTA “Il primo Festival della Missione - che la Fondazione Missio, come organismo pastorale della CEI, promuove insieme alla Conferenza degli Istituti Missionari Italiani (CIMI) e alla diocesi di Brescia nel prossimo mese di ottobre, alla viglia della Giornata Missionaria Mondiale - vuole rilanciare il mandato del Vangelo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). Come scrive Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale missionaria 2016 esso «non si è esaurito, anzi ci impegna tutti, nei presenti scenari e nelle attuali sfide, a sentirci chiamati a una rinnovata “uscita” missionaria». Nell’Evangelii Gaudium si legge: «Una cultura inedita palpita e si progetta nella città. Ciò richiede di immaginare spazi di preghiera e di comunione con caratteristiche innovative, più attraenti e significative per le popolazioni urbane» (73). Andiamo, allora, in città e nelle piazze per dialogare, contemplare e fare festa per la perenne buona notizia per ogni uomo e per ogni donna del Vangelo di Gesù. Nelle piazze, come in quel giorno di Pentecoste, inizio della missione dei discepoli. Perché la Chiesa non dimentichi che è nata in uscita e solo in uscita sarà fedele al suo Maestro”. Don Michele Autuoro, direttore Ufficio nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese e della Fondazione Missio - PP.OO. MM.Italia


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