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Regina Apostolorum nsa
Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
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Indirizzi ALGERIA sr FERRARIO Flora 3, rue Abdel Djabbar · 13009 HENNAYA T. +213 43 400 586 · ferrariofloranda@gmail.com
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Siamo presenti in
Rivista Trimestrale Anno 29
l i a . o rg
Francia · Irlanda · Italia · Olanda
DICEMBRE 2016 · N
3
UN NUOVO STILE DI VITA
Argentina · Canada Algeria · Benin · Botswana Burkina Faso · Ciad · Costa D’Avorio Egitto · Ghana · Libano · Niger Nigeria · Tanzania · Togo
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VITA NSA
I NUOVI CONSIGLI PROVINCIALI E DISTRETTI DELL’AFRICA FRANCOFONA
APPUNTAMENTI
APPUNTAMENTI
GRUPPO AD GENTES Via Vergani, 40 FERIOLE (PD) Cammino di formazione spirituale e missionario per giovani Data Luogo Tematiche 8-9 ottobre Villa di Chiavenna Come un albero piantato lungo corsi d’acqua (Salmo 1) -Le radici 13 novembre Casa SMA Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore (Lc 2,19) - Il cammino dell’interiorità 11 dicembre Casa SMA Mettetegli l’anello al dito (Lc 15,22). - Errori, peccati e perdono 29 gennaio Casa SMA Va’, non temere. ‐ Siamo tutti discepoli missionari (EG 119-121) 25-26 febbraioMonselice Non conformatevi (Rm 12) - L’arte del discernimento 12 marzo Casa SMA Missionari dal profondo del cuore - I Fondatori 2 aprile Monselice Missio Meeting Giovani - appuntamento diocesano 6-7 maggio Genova Si è fatto povero per voi (2 Cor 8,9) - Missione nella povertà e nel dialogo interreligioso Gli incontri iniziano al mattino dalle ore 9 e terminano alle 17. Per informazioni: sr. Annamaria (annamaria.schiavon65@gmail.com) e p. Lorenzo (lorenzosnider@yahoo.fr)
SCUOLA DELLA PAROLA: verbi per una chiesa in uscita Presso le Suore NSA, Via Solaro, 19 - AIRUNO (LC) Atti degli Apostoli: Il cammino del Vangelo nei cuori e sulle strade 13 novembre RIMANERE “La missione non appartiene” Prima di partire, occorre rimanere 11 dicembre COSTRUIRE “La missione nasce dalla La costruzione delle comunità comunione” 29 gennaio USCIRE “Il Vangelo esce di casa” Filippo e il primo non-giudeo 12 febbraio CONVERTIRSI “L’evangelizzatore si converte” Pietro scende da Cornelio 12 marzo FUGGIRE “La spinta dalla persecuzione” Ad Antiochia tutti hanno accesso al Vangelo 7 maggio TESTIMONIARE “In Vangelo in catene” Da Gerusalemme a Roma Gli incontri iniziano al mattino dalle ore 9 e terminano alle 13, dopo la S. Messa segue il pranzo condiviso. Per informazioni: sr. Giuliana (giulibonda@gmail.com) e p. Renzo (renzomandirola@gmail.com)
Dal 28 dicembre al 1 gennaio 2017 si terrà il
Terzo incontro internazionale dei laici SMA con delegazioni di molti paesi del mondo Occasione di scambio e di arricchimento reciproco. L’incontro internazionale sarà anche un momento importante per crescere nell’impegno missionario in Italia, per tutti coloro che riconoscono una fonte di ispirazione vitale il carisma di mons. De Marion Bresillac e dei nostri istituti missionari.
PROGRAMMA incontri serali alle ore 20.45 28 dicembre Spettacolo ‘ISHA’: le donne nella Bibbia, proposto all’Associazione Culturale “Antico Cerchio” 29 dicembre Serata di testimonianze di impegno missionario laicale 31 dicembre Festa di capodanno vissuta insieme: tempi di preghiera, di lode, di musica e scambio culinario dal mondo.
Comunità SMA-NSA di Feriole Via vergani, 40 - 35037 TEOLO (PD) Tel. 049/99 00 494 e mail: smansa.feriole@gmail.com
APPUNTAMENTI
Gli incontri iniziano alle 16 e terminano alle 19, segue la cena condivisa. Per info: smansa.feriole@gmail.com
APPUNTAMENTI
SCUOLA DELLA PAROLA: verbi per una chiesa in uscita Via Vergani, 40 FERIOLE (PD) Atti degli Apostoli: Il cammino del Vangelo nei cuori e sulle strade 16 Ottobre RIMANERE “La missione non appartiene” Prima di partire, occorre rimanere 20 novembre COSTRUIRE “La missione nasce dalla comunione” La costruzione delie comunità 18 dicembre USCIRE “Il Vangelo esce di casa” Filippo e il primo non-giudeo 15 gennaio CONVERTIRSI “L’evangelizzatore si converte” Pietro scende da Cornelio 19 febbraio FUGGIRE “La spinta dalla persecuzione” Ad Antiochia tutti hanno accesso al Vangelo 19 marzo CAMBIARE “Il cambio di destinazione” Da un continente all’altro 23 aprile TESTIMONIARE “In Vangelo in catene” Da Gerusalemme a Roma
Avvento Editoriale
tempo di speranza L’
angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo” (Mt 2,13-15) Ancora una volta si avvicina l’Avvento, l’inizio di un nuovo anno liturgico. Nell’attuale complesso panorama mondiale, in cui non è facile cogliere segnali incoraggianti, dove potremmo scoprire o che nome potremmo dare alla speranza? Come guardare con gli occhi di Dio il fenomeno attuale degli spostamenti di intere masse umane? Oggi, migliaia di persone lasciano le loro case, perché perseguitate per motivi di razza, di religione, di nazionalità, a causa di guerre assurde e feroci, portando con sé solo un briciolo di speranza di trovare qualcosa di meglio, una vita un po’più sicura e dignitosa. Come riconoscere nelle migliaia di rifugiati, che bussano alle nostre porte, degli autentici segni dei tempi? “Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto…” È un ordine quello dell’Angelo del Signore: gli comanda di prendere il bambino, sua madre Maria e di fuggire in Egitto. La Sacra Famiglia in realtà nemmeno prova a modificare il piano dettato dal cielo. Eppure viene loro prospettato un viaggio a cui non avevano sicuramente mai pensato: l’Egitto? Ma essi, come molte persone ai giorni nostri, lasciano alle spalle tutto
quello che hanno, il loro paese, le loro famiglie, le cose di loro appartenenza, tutto! Pur di salvare la loro famiglia. Proprio come la Sacra Famiglia, anche oggi un mare di gente è in fuga dai conflitti in Siria, nel Mali, in Sudan, Nigeria, Somalia, Pakistan, Bangladesh…: una lista interminabile di luoghi di terrore, di dolore, di miseria; donne, bambini, uomini in fuga dalla violenza, dai genocidi, dalle bombe e dalle guerre che minacciano la loro vita. È ancora una volta lo stesso Papa Francesco a ricordarci che: “I migranti di oggi che soffrono il freddo, senza cibo e non possono entrare, non sentono l’accoglienza. A me piace tanto sentire quando vedo le nazioni, i governanti che aprono il cuore e aprono le porte!”. (Udienza Generale 16.03. 2016).
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Editoriale Che l’Avvento rappresenti il riaccendersi della speranza in tutti noi, perché possiamo scorgere con gratitudine la venuta di Dio nel nostro mondo e il manifestarsi della generosità di tanti uomini e donne. Allora nonostante le guerre e i conflitti, le ferite e le tragedie della vita faremo festa perché un Bambino a Betlemme ci è dato. E vogliamo fare festa anche per tutti gli sforzi di sensibilizzazione fatti dai nostri Istituti Religiosi e Missionari che hanno aperto le loro porte ai rifugiati, perché in questo Paese trovino non solo un tetto, ma il calore di un vero ambiente familiare. La nostra missione trova allora davvero un significato profondo nell’Avvento, cammino verso la speranza, la gioia e la pace celebrate a Natale. Cerchiamo di essere come la Sacra Famiglia. Uomini in esilio, uomini che camminano, uomini che si fidano delle promesse di Dio, uomini e donne che non hanno perso la speranza in un domani migliore; uomini e donne in grado di attraversare i deserti, i mari della vita per raggiungere il germoglio della vera speranza che scaturisce dal Bambino Gesù. Perché Natale non è un ricordo, Natale è adesso. Apriamo i nostri cuori al mistero di Dio. Costruiamo ponti che ci facciano sperimentare la gioia della venuta del nostro Salvatore, in armonia, pace e speranza, assieme ai nostri fratelli rifugiati. Commissione GPIC - CIMI
Rivista Trimestrale Anno 29. n. 3 Direttore Responsabile: Sr. Fiorina Tagliabue Autorizz. Tribunale di Varese n. 185 del 5.10.1966 Sped. in abb. post. art. 2 Comma 20 lettera C Legge 662/96 - Milano
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Redazione: Via Accademia, 15 20131 Milano Tel. 02.70.600.256 Fax 02.70.63.48.15 http://www.nsaitalia.it info@nsaitalia.org Suore NSA Bardello Piazza Trieste, 5 21020 Bardello (VA) Tel. 0332.74.33.79 Fax 0332.74.59.56
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Sommario Vita nsa
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LA GMG dal diario di…
CELEBRAZIONE MARTIRI D’ALGERIA A LIONE 9 I nostri martiri d’Algeria 10 «Grazia su grazia» 12 Estratto dal diario dei monaci di Tibhirine 12 Perché una causa di beatificazione? 14 Hanno donato le loro vite 8
Dalla missione
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I NUOVI CONSIGLI PROVINCIALI e DISTRETTI dell’AFRICA FRANCOFONA
Adesso parliamo noi
40 ANNI DELLA CASA DI FERIOLE Il futuro è nascosto nella memoria 20 INCONTRO INTERRELIGIOSO AD ASSISI 20 Incontro internazionale “SETE DI PACE” 22 In centomila in marcia per la Perugia-Assisi 23 RIO 2016 La squadra dei rifugiati 18
NSA: Nuovi Stili di Annuncio
UN NUOVO STILE DI VITA
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Il Giubileo
Mettere al mondo la misericordia
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Vita nsa
La DalGMG diario di… Lunedì 25 Luglio: siamo partiti per Tarnow, villaggio di nascita di un padre Arcadius (SMA), dove abbiamo partecipato e animato la messa. Ci hanno poi offerto la cena nel ristorante di famiglia, anche lì abbiamo animato... la gente qui è veramente accogliente. Danno tutto con gioia. Abbiamo constatato che è nel loro DNA! Così è iniziata la nostra GMG. La sera siamo arrivati nel villaggio di Maszkienice. Villaggio natale di p. Janosch regionale SMA della Tanzania. Tutto il suo villaggio si è mobilitato per noi. Ci hanno diviso nelle famiglie che ci hanno accolto per tutta la settimana. Indimenticabili!
gnore del villaggio arrivavano presto per preparare per noi. Abbiamo sempre mangiato bene! La generosità del villaggio è stata grande. Alle 14.00 abbiamo avuto nel villaggio il grande evento della partita Polonia-Tanzania, che ha visto tra i titolari sr Mary, Cristina e Mattia. Hanno giocato bene e noi facevamo il tifo! Vittoria e consegna della coppa e delle medaglie. Emozionante! Di seguito la messa e la cena. E poi due chiacchiere in famiglia (più o meno... capirsi era difficile, ma sorrisi e tenerezza c’è n’erano da vendere!) E la sera grande festa con il villaggio! Danze polacche e nostra esibizione!
Martedì 26 Luglio: come i giorni che seguiranno, abbiamo fatto colazione a casa di p Janosh e della sua famiglia. Hanno allestito un portico dove darci colazione e cena. Era la nostra casa di ritrovo. Una meravigliosa famiglia missionaria! Le si-
Mercoledì 27 luglio: siamo andate nella cittadina di Brzesko per il torneo di bowling (pallavolo è stata sospesa, visto la fatica fatta dai giocatori di calcio!). La sera abbiamo partecipato al festival dei giovani e abbiamo fatto la nostra presentazione. E poi festa!
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Vita nsa Giovedì 28 luglio: partenza per Cracovia. Catechesi in inglese con Vescovo USA. Poi visita al centro città e primo incontro col papa! Emozionante! Venerdì 29 luglio: Catechesi con vescovo irlandese, per la gioia di sr Mary Crowley! Visita al santuario della Misericordia e alla Chiesa di Giovanni Paolo II. Poi via Crucis con papa. Sabato 30 luglio: la mattinata è stata scandita dai saluti ai “papà e mamma” che ci hanno ospitato, alla parrocchia e a tutti gli abitanti che ci hanno fatto sentire davvero in famiglia. Poi partenza per Cracovia e Veglia con il papa. Domenica 31 luglio: notte tranquilla e senza pioggia al Campo Misericordia messa finale col papa. Canti, danze. Gioia di condividere con i giovani del mondo la stessa fede in Gesù, pronti a portare al mondo il messaggio di misericordia di questa nuova pentecoste del giubileo! Poi chilometri di cammino (dall’una alle 19...) per riuscire ad arrivare al bus! E ritorno alla casa SMA! Martedì 2 agosto: Durante la mattinata siamo andate in giro per il paese di Piwniczna-Zdrój che è come la nostra Abano Terme: un luogo termale. È qui in questo luogo che si imbottiglia l’acqua per tutta la Polonia e abbiamo visitato lo stabilimento. Il pomeriggio abbiamo fatto una lunga camminata sui monti dove abbiamo celebrato una bella messa, assieme ai paesani che ci hanno cantato i loro canti tradizionali! Il panorama era magnifico! Mercoledì 3 agosto: siamo partite per Auschwitz e Wadovice. La giornata è stata molto intensa ed emozionante. La visita ad Auschwitz e Birkenau è stata molto forte... abbiamo visto i luoghi dove
migliaia di ebrei sono stati uccisi nelle camere a gas e nei forni crematori. Siamo passate davanti al luogo dove Padre Massimiliano Kolbe è stato internato e poi ucciso. Anche il papa qualche giorno prima era andato e visitare e aveva scritto sul libro d’Onore “Signore abbi pietà del tuo popolo, Signore perdona per tanta crudeltà”. Nel pomeriggio, dopo le tante emozioni della mattinata, siamo partite a Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II, lì abbiamo visitato la sua casa trasformata oggi in un bel museo. Abbiamo celebrato la messa nella sua chiesa parrocchiale, dove è stato battezzato. Giovedì 4 agosto: nella mattinata abbiamo visitato la Miniera di Sale di Bochnia è la più antica miniera di sale polacca (scoperta nel 1248). La miniera è entrata a far parte del patrimonio dell’umanità nel 2013. Oggi la Miniera di Sale di Bochnia è uno dei più grandi centri turistici della regione. La Miniera è visitabile a piedi, tuttavia i turisti percorrono una parte del percorso con un treno sotterraneo. Un’esperienza indimenticabile è il viaggio sotterraneo in barca. Il più grande tesoro della miniera di Bochnia è il suo microclima terapeutico ideale per le terapie di allergie, infezioni delle vie respiratorie. Una parte della miniera è adibita a chiesa. Nel pomeriggio ci siamo recati al santuario della Divina Misericordia per visitare con calma il convento dove è vissuta santa Faustina. Anche lì in quel luogo abbiamo celebrato la Messa, e recitato il rosario della misericordia nella sua chiesetta davanti al suo reliquiario. Abbiamo avuto l’opportunità e l’onore di baciare le reliquie di santa Faustina. In quel luogo abbiamo pregato particolarmente per l’Istituto. Venerdì 5 agosto: Abbiamo preparato i nostri zaini e siamo partite molto cariche: molte erano le nostre perplessità visto i
7 Km che dovevamo percorrere. La passione per la Missione abitava i nostri cuori. Da sabato 6 a giovedì 11 agosto si è svolto il pellegrinaggio verso Czestochowa! Ogni mattina ci si alzava prima dell’alba per radunare le proprie cose e partire a gruppi di cento... e si camminava per tutta la giornata! Tre erano le soste: alle 9 messa e colazione; alle 13:30 il pranzo e alle 17:30 merenda e conferenza spirituale. I km da fare erano circa 30 al giorno... La fatica è stata molta, ma mitigata dai canti e preghiere durante il cammino, dai luoghi verdeggianti e dalla gioia di vivere tutti insieme questa esperienza! Il momento più commovente è stato l’arri-
vo alla grande basilica di Czestochowa e l’accoglienza del vescovo che ha stretto la mano e benedetto tutti i pellegrini, uno per uno... Il nostro gruppo multiculturale: suore NSA, padri SMA e giovani della Tanzania, ha animato la grande messa e cantato in diverse lingue. Abbiamo danzato... in ringraziamento a Maria, per la meravigliosa esperienza di fede e di fratellanza universale! Venerdì 12 agosto è stato il giorno dei saluti e della partenza dalla Polonia che resta nel cuore di noi suore NSA e nelle nostre preghiere colme di gratitudine! Con la segreta speranza di tornare un giorno... Doweszenia Polonia! Arrivederci! Sr. Giuliana, Mary e Evelyn, NSA
Suor Mary, Evelyn e Giuliana, quali sono stati gli aspetti positivi che avete potuto apprezzato durante le GMG? L’esperienza di quest’estate in Polonia è stata per noi una grande grazia del Signore. L’abbiamo vissuta intensamente e rimane tutt’ora un tassello importante di questo anno giubilare della Misericordia. Ecco alcuni aspetti importanti: • La possibilità di partecipare con altre suore NSA di diverse nazionalità (Ghana, Nigeria, Argentina, Irlanda, Italia), questo ci ha permesso di conoscere e di rivedere altre sorelle dell’Istituto. Vivere e lavorare insieme per l’animazione è stato importante per vedere concretamente all’opera il nostro carisma nell’internazionalità. • La volontà di rispondere, penso per la prima volta in modo così massiccio, ad un invito dei padri SMA della Polonia per vivere un momento forte della loro chiesa e della loro missione. • Conoscere i laici legati alla SMA Polonia e vedere la loro passione missionaria, la voglia di partire, di condividere, di animare, di far conoscere l’Africa, … • La scoperta di un Paese molto accogliente e ricco di storia. Il sorriso della gente, la gioia di aprirci il loro cuore e le loro case. Un popolo che ha sofferto e che, almeno nelle regioni del sud, conserva una profonda fede e un grande senso religioso. • La gioia di vivere tutto il soggiorno insieme ad un nutrito gruppo di giovani Tanzaniani e di alcuni padri SMA internazionali. Stare con loro, condividere tutto, imparare i loro canti in swahili, le danze, animare con loro mi ha fatto respirare un po’ d’Africa… Questo incontro ci ha aiutate a conoscere l’universalità della Chiesa, condividere la fede con tanti giovani arrivati da ogni parte del mondo. L’ospitalità delle persone è stata grande. Un’altra cosa che mi è piaciuta è stata la semplicità della gente, di coloro che hanno partecipato a questo avvenimento. Questa semplicità l’abbiamo vissuta in diversi modi: condividevamo le cose che ognuno di noi aveva: pregavamo, ridevamo, cantavamo, mangiavamo insieme, nonostante i gusti del cibi diversi. Tutte queste esperienze mi hanno aiutata ad accendere il fuoco dentro di me per vivere al meglio la mia missione: ho capito che non devo fare solo la mia parte, ma fare ogni cosa in modo migliore. L’esperienza del pellegrinaggio, mi ha molto motivata ad andare avanti malgrado la fatica. Vedevo le persone di tutte le età camminare con entusiasmo, per arrivare al Santuario e venerare la Madonna di Czestochowa.
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Vita nsa
Celebrazione
MARTIRI d’ALGERIA
a Lione
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I nostri martiri d’Algeria F
ra il 1994 e il 1998 l’Algeria fu scossa da numerosi attentati terroristici, la maggior parte dei quali indirizzati dal GIA (Gruppi Islamici Armati) contro gli stessi algerini: furono sterminati gli abitanti di interi villaggi, soprattutto intorno ad Algeri, e uccisi, tra l’altro, molti dei pochi preti, religiosi e religiose cattolici. Sono ben 19 i religiosi uccisi in Algeria tra il 1994 e il 1996 (tra i quali anche il vescovo di Orano, il domenicano Pierre Claverie, i sette monaci di Tibhirine e due suore NSA: Angèle-Marie Littlejohn e Bibiane Leclerc), tanto che nel 2013 il monaco trappista francese Thomas Georgeon è
stato nominato postulatore della loro causa di beatificazione in corso. In un’intervista rilasciata quest’anno a “La Stampa” sottolinea l’importanza del ricordo di queste vite donate per amore e dell’esempio che ci lasciano come antidoto all’odio e alla violenza che dilagano nel mondo attuale.
Sr. Angèle-Marie Littlejohn e Sr. Bibiane Leclerc, NSA
1996-2016 “Esattamente vent’anni fa. Ma il ricordo dei 19 martiri d’Algeria è ancora vivo e continua a essere una luce non solo per la piccola Chiesa Algerina, ma per tutta la Chiesa universale. I vescovi di quel Paese indirizzano a tutti i fratelli e le sorelle che continuano a vivere sul posto e a tutti gli amici sparsi per il mondo il loro ricordo di queste 19 vite donate, che si mescolano a quelle di moltissimi algerini uccisi durante gli anni bui della guerra civile. Il messaggio dei 19 martiri d’Algeria, membri di una Chiesa “ospite”, è chiaro: bisogna approfondire il senso della presenza della Chiesa, vale a dire dimostrare che è possibile una coesistenza fraterna e rispettosa tra le diverse religioni. È il Vangelo della Pace che viene annunciato e manifestato nel mondo musulmano, e in Algeria molti musulmani hanno una sorta di venerazione per i 19 martiri. Il dialogo interreligioso e la cultura dell’incontro formano la sola via che la Chiesa cattolica propone in risposta al fanatismo e alla violenza, a prezzo del martirio. Nella Chiesa è stato sostenuto un notevole sforzo per promuovere il dialogo islamicocristiano, e questo fin dal Concilio Vaticano II. Nel contempo, nel mondo, assistiamo, impotenti, a un aumento del fanatismo e della violenza anti-cristiana. La Chiesa non è in una logica “espansionista” e “bellicosa”, predica il Vangelo. I testimoni della fede che pagano con la vita la fedeltà al Cristo sono “lucidi” seminatori. In Algeria sviluppano, allora, una spiritualità del “vivere insieme” creando degli spazi d’incontro, affrontando delle sfide comuni, come diceva Monsignor Claverie. Questo “vivere insieme” è una traduzione moderna del verbo “rimanere” che si trova frequentemente nel Vangelo di San Giovanni. “Vivere insieme” racchiude un senso fisico e un senso spirituale che rappresentano il seme della civiltà dell’amore, una presenza, una manifestazione del Cristo, una comunione”.
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Vita nsa
«GRAZIA su GRAZIA» Q
uest’anno Lione, città dei primi martiri cristiani di Francia, ha accolto due grandi giornate di commemorazione dei 19 Martiri di Algeria. Insieme a sr Bernadette Laengy e sr M. Claude Sohier, ho partecipato, rappresentante d’Algeria e d’Italia, a questa due giorni. Una celebrazione voluta dal postulatore della causa di Beatificazione dei nostri 19 martiri cristiani, insieme al Cardinal Barbarin e ai vescovi d’Algeria, e in collaborazione con alcune autorità musulmane di Lione, per ricordare tutti i martiri d’Algeria, cristiani e musulmani (imam, scrittori, giornalisti e gente comune) che hanno dato la loro vita per un Algeria aperta alle diversità religiose, per aver denunciato gli omicidi dei cristiani e per aver condannato apertamente tali omicidi. Noi suore NSA eravamo presenti in rappresentanza del nostro Istituto, che onora la memoria di due nostre consorelle facenti parte dei 19 martiri di Algeria, sr Bibiane e sr Angèle. Durante la prima giornata di commemorazione, abbiamo vissuto un momento intenso attraverso la conferenza di Mons. Henri Tessier, in una sala gremita alle Anticailles de Lyon. La conferenza era dedicata alle «testimonianze dei musulmani sui martiri cristiani», durante gli anni delle uccisioni dei 19 martiri. Alcune di queste testimonianze hanno toccato il mio cuore perché questi fratelli e sorelle musulmane hanno pagato con la loro vita la vicinanza e il sostegno alla presenza cristiana in Algeria. Il giorno successivo è stato molto ricco spiritualmente. In mattinata abbiamo vissuto un commovente momento di comunione tra famiglie (di origine e religiose) dei martiri, alla cripta di St. Ireneo. Più di 120 hanno potuto partecipare a questa
eccezionale giornata di preghiera e ricordo, accompagnati dal Cardinal Barbarin, Mgr Desfarges (Vescovo di Constantine e Amministratore Apostolico di Algeri), Mgr Vesco (Vescovo di Orano) e dal postulatore della causa di beatificazione, padre Thomas Georgeon. Nella sua meditazione su “La Croce e il Martirio”, padre Thomas ha fatto una profonda riflessione sul mistero pasquale a partire da alcuni scritti dei 19 martiri. Ha poi fatto il punto sulla situazione della causa di beatificazione, ritenuta una delle più importanti in questo secolo, considerando la situazione del mondo attuale e la tipologia della causa. Essa infatti e una causa di martirio nel dialogo interreligioso, aspetto essenziale nella Missione “oggi” della Chiesa. Significativa ed emozionante, infine, è stata la testimonianza della sorella di Mgr Claverie e della madre di Mohamed, giovane musulmano ucciso assieme al suo amico Vescovo: “il loro sangue mischiato nel martirio” ha detto, “tesserà per sempre un legame continuo di fraternità e amicizia tra i nostri due popoli e le nostre due fedi”. Nel pomeriggio abbiamo vissuto altri due momenti indimenticabili. Innanzitutto, la preghiera con la comunità musulmana nella moschea principale di Lione, dove le autorità locali ci hanno accolto assieme ad una delegazione di fedeli musulmani. Le preghiere delle due comunità, cristiana e islamica, si sono levate insieme al cielo, per implorare la pace e la capacità di vivere insieme nel rispetto di ciascuna delle due tradizioni religiose, al fine di sconfiggere l’odio e aprirsi ad un avvenire di fraternità. Un musulmano di famiglia araba ci ha dato la testimonianza di un suo viaggio vissuto in Algeria, all’insegna dell’incontro interreligioso. Ciò che
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l’ha toccato di più nella sua Fede musulmana è la testimonianza di vita dei 6 monaci di Tibhirine. Ha sintetizzato la loro testimonianza attraverso tre parole: umiltà di vita, rispetto della diversità e dono totale di se stessi per il popolo che hanno amato. Abbiamo concluso questa due giorni con un’intensa celebrazione Eucaristica alla Basilica di Fourvière, celebrazione di ringraziamento per “la vita dei martiri d’Algeria” ma anche per “la Chiesa vivente e presente” come ha ricordato Mons. Jean Paul VESCO (Vescovo di Orano) nel suo ringraziamento finale, ringraziando particolarmente Mons. Henri TESSIER, pastore coraggioso della nostra chiesa di oggi. Un piatto di couscous offerto ai più di 400 partecipanti, cristiani e musulmani, ha rappresentato infine l’incarnazione nel quotidiano di quel ‘legame di pace’ che continua silenziosamente ad intrecciarsi nella storia algerina e nel mondo intero. Sono particolarmente grata di essere riuscita a conoscere i fratelli e le sorelle di sr
Bibiane, con i quali ho potuto vivere una serata particolarmente ricca di ricordi e belle testimonianze... unita spiritualmente alla famiglia di sr Angèle Marie che non ha potuto essere presente. Un’immagine più di altre rimane impressa alla mia memoria a simbolo di questa due giorni: la foto di gruppo delle famiglie dei martiri, con la presenza della mamma di Mohammed, martire anche lui... Mi sembra significativa. Sebbene sia una piccola presenza, una goccia quasi invisibile, la mamma di Mohamed incarna per me tutto quel movimento di algerini che desiderano ardentemente più libertà di coscienza e di culto, più internazionalità e interreligiosità nella nostra amata Algeria. Nella speranza che questa causa di beatificazione avanzi in fretta e porti frutti di bene per il popolo algerino e per la chiesa d’Algeria, restiamo uniti nella preghiera e nel quotidiano sforzo di apertura alla ricchezza delle diversità: religiosa e culturale, là dove Dio ci ha posti per camminare insieme verso una sempre maggiore UNITÀ DELL’UNICA FAMIGLIA UMANA. Sr. Sandra Catapano, NSA Orano, Algeria
Dal testamento spirituale di Christian de Chergé, monaco martire di Tibhirine “ (…) Conosco le caricature dell’islam che un certo Islamismo incoraggia. È troppo facile mettersi la coscienza in pace, identificando questa religione con gli integrismi dei suoi estremisti. L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un’anima. Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno considerato con precipitazione un naïf o un idealista. Ma queste persone devono sapere che la mia più lancinante curiosità verrà finalmente soddisfatta. Ecco che potrò, a Dio piacendo, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come Lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua Passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre stabilire la comunione, ristabilire la rassomiglianza, giocando sulle differenze. Questa vita perduta, totalmente mia, totalmente loro, rende grazie a Dio. E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non sapevi quel che facevi. Si, anche per te voglio prevedere questo “Grazie” e questo “Addio”. E che sia dato a tutti di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piacerà a Dio, nostro Padre comune. Amen! Insciallah”.
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Vita nsa Estratto dal diario dei monaci di Tibhirine
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Martiri di Tibhirine sono tra i più conosciuti dei 19 Martiri d’Algeria. Sette monaci trappisti francesi sequestrati dal Monastero di Notre Dame dell’Atlas in Algeria nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 dai Gruppi Islamici Armati (GIA), ed uccisi il 21 maggio seguente. Uno di questi, Christian de Chergè, guida umana e spirituale del gruppo, con una conoscenza profonda dell’Islam, ha lasciato un testamento spirituale divenuto icona di amore a Dio e agli uomini. Un altro fratello, Christophe Lebreton, maestro dei novizi, ha scritto un minuzioso diario degli avvenimenti di quegli anni di persecuzione, dal 1994 al 1996, nel desiderio di spingersi sempre più lontano nella riflessione sulla fede e nel dono di sé. Lunedì 4 settembre 1995, padre Christophe annota nel suo diario l’uccisione di due religiose, le suore Bibiane e Angéle, suore NSA: “Questa notte, prima dell’Ufficio, Christian (de Chergé) ci annuncia che due nostre sorelle, Angèle-Marie Littlejohn e Bibiane Leclerc, sono state assassinate domenica sera a Belcourt (Algeri), all’uscita dalla messa. Leggo e rileggo l’Apocalisse. In cammino, lettore. Sì, si tratta di te, Agnello vincitore e sgozzato. Di te, che presto verrai. E io vorrei essere preso dentro il tuo movimento di vita donata”. E il giorno seguente continua nella sua annotazione: “Questo annuncio nella notte continua a parlarmi: scoperta di Gesù Cristo, rivelazione di te. “Due nostre sorelle, Bibiane e Angèle...” ha detto Christian, che senz’altro aveva dormito ben poco. Sì, fra le nostre sorelle, due, sorelle in modo del tutto particolare nell’amore crocifisso”.
Perché una causa di beatificazione?
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a causa è ufficialmente definita di ‘Monsignor Pierre Claverie e dei suoi 18 compagni’. In occasione delle celebrazione del grande Giubileo dei testimoni della fede al Colosseo, il 7 maggio del Duemila, l’allora arcivescovo di Algeri, monsignor Henri Teissier, era stato sollecitato da alcune congregazioni e famiglie dei religiosi e religiose assassinati ad aprire una causa di beatificazione. In effetti, il dramma della loro morte e la loro testimonianza hanno avuto e continuano ad avere un impatto considerevole, ben al di là dei confini della Chiesa. È stato subito evidente che si sarebbe dovuto aprire una causa comune che riunisce tutti e 19 questi martiri, icona dell’identità della Chiesa di Algeria, al servizio del popolo a cui è stata inviata. Quali sono i punti in comune? Ognuno di loro è stato un pastore che conosceva e amava le proprie ‘pecore’, al punto da sacrificare la vita per loro. Sono vissuti e sono morti per fedeltà evangelica, condividendo le loro esistenze con quelle degli algerini. L’intensità della loro testimonianza si snoda attorno ad alcuni temi: una fede profonda, in cui è radicato il desiderio di essere volti di Cristo nel mondo musulmano, volti fedeli e perseveranti; l’amore per quel Paese e per quel popolo, soprattutto per i più piccoli, e un grande rispetto per la fede dei musulmani; un forte senso di appartenenza alla Chiesa d’Algeria; una vera essenzialità spirituale, che li spinti sino all’accettazione del dono della vita a Cristo attraverso il martirio; il perdono accordato in anticipo agli eventuali assassini.
13 Che cosa continuano a dire alla Chiesa di oggi? La dimensione profetica delle loro vite continua a parlare alla Chiesa del nostro tempo. Non per nulla, a vent’anni dalla morte, la loro fama di santità è molto diffusa e supera abbondantemente il contesto della Chiesa. Il loro messaggio mostra che una convivenza fraterna e rispettosa tra le religioni è possibile. Nel mondo musulmano, è il Vangelo della pace che è annunciato e testimoniato, senza necessariamente che abbia presa sull’altro. Questo ci mostra la necessità, ancora oggi, di accettare di essere disarmati per combattere il male che tesse la sua tela nel mondo. L’incontro con l’altro, attraverso l’amicizia e di dialogo, è il modo migliore per vincere la violenza. È un messaggio molto attuale, in un’epoca in cui sembra si stia accentuando lo scontro tra mondo islamico e cristiano… La violenza attuale, l’ignoranza dell’altro, le derive identitarie tendono a farci temere una ‘frattura’. Ma, come diceva giustamente monsignor Claverie, è proprio nei luoghi di ‘frattura’ che i cristiani sono chiamati a essere presenti. Questi 19 martiri hanno fatto scelte personali e comunitarie, relative a questa presenza: vivere la loro missione ecclesiale nel mondo musulmano, rimanere fedeli a Cristo, al suo appello, ma anche al luogo in cui avevano messo radici, e ai loro amici musulmani. Hanno scelto di vivere l’interculturalità e l’interreligiosità. Non hanno mai pensato di ripiegarsi su se stessi. E quando vediamo il peso di questo ripiegamento identitario, che si fa strada sia in Occidente come in Oriente, percepiamo ancora meglio la forza del loro esempio. Quali le reazioni di papa Francesco? Papa Francesco ha scritto la prefazione del libro ‘Tibhirine, l’héritage’, una cosa
Mons. Vesco, vescovo d’Oran
piuttosto eccezionale. Credo sia la prima volta che il Papa accetti di scrivere la prefazione di un libro mentre è in corso una causa di beatificazione. È per noi un incoraggiamento straordinario e un forte sostegno vedere che il Pontefice è interessato a questa causa e che, in un certo modo, la promuova attraverso questa prefazione. Già nel marzo 2015, ricevendo i vescovi del Nordafrica in visita ad limina, aveva avuto parole molto forti: «Sta a voi sviluppare questa eredità spirituale, dapprima tra i vostri fedeli, ma anche aprendola a tutti». Quanto a me, cercherò di mostrare che è portatrice di una testimonianza forte per tutta la Chiesa d’Algeria e per questo nostro mondo, per i quali questi 19 martiri sono modelli di vita e di pace.
La madre di Mohamed Bouchiki, assassinato con Mons. Claverie nel 1996
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Vita nsa Hanno donato le loro vite (1994/1996-2016)
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ome molti di voi sanno, la nostra Chiesa d’Algeria ha proposto alla Chiesa universale di riconoscere il martirio dei nostri 19 fratelli e sorelle che, in mezzo alle tante vittime del decennio nero, hanno donato le loro vite. Sono già passati vent’anni o poco più. Si chiamavano Henri e Paul-Hélène, Esther e Caridad, Odette, Charles, Christian, Alain e Jean, Bibiane e Angèle, Christian, Christopher, Michel, Célestin, Bruno, Paul e Luc, Pierre. Perché ricordare? Nella tradizione biblica, fare memoria non è uno sguardo rivolto al passato, ma è la celebrazione di una grazia, un dono che dura nel tempo, in seguito un evento felice o doloroso. Il martirio dei nostri fratelli e sorelle resta una chiamata anche per le nostre vite di oggi. Non sono morti perché, sotto costrizione, avrebbero rifiutato di rinnegare la loro fede. Il loro martirio è la testimonianza di un amore “sino alla fine”, come per Gesù che «dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». (Gv 13,1). È questo il cammino che ci indicano. In primo luogo, dobbiamo ricordare che il loro numero è piccolo rispetto a tutte le vittime della violenza in Algeria durante il decennio nero. Tra di loro ci sono autentici martiri della verità, della fedeltà alla loro coscienza, dell’amore di Dio e del prossimo. Non possiamo dimenticare gli imam che sono morti per aver rifiutato di firmare delle fatwa che giustificavano la violenza, o intellettuali e giornalisti che hanno denunciato l’abuso della religione o del
senso della patria, o il numero ancora più importante di coloro che desideravano, obbedendo alla propria coscienza, continuare semplicemente a fare il loro dovere civico, portare i figli a scuola, soccorrere le persone in pericolo. Fra di loro, come possiamo dimenticare i 13 operai croati uccisi perché cristiani? Ma in questa lista troppo lunga di vittime della violenza, i nostri 19 fratelli e sorelle occupano un posto speciale. Hanno donato la loro vita per fedeltà al Vangelo, in nome del quale avevano scelto di fare un’alleanza con il popolo con cui hanno condiviso la loro vita. Nel momento del pericolo, hanno scelto di restare perché – dicevano – non si lasciano gli amici, i fratelli e le sorelle quando sono in difficoltà. La fratellanza attraversa le barriere della religione e dell’appartenenza a un Paese. I confini della Chiesa sono quelli della carità che non ha frontiere. Molti di voi li hanno conosciuti. Le vostre vite seguono le loro orme, discreti servitori del Regno. Che il Signore vi conservi fedeli nel dono quotidiano delle vostre vite per amore di tutti. La maggior parte di voi, invece, non li ha conosciuti personalmente. Talvolta sentite quelli che sono qui da più tempo evocarli. Libri, riviste e film hanno permesso di conoscerli. È una cosa importante perché la loro storia è la storia della nostra Chiesa, che condivide, per vocazione, il destino del popolo algerino. La beatificazione dei nostri martiri mette in luce per tutta la Chiesa la vocazione di ogni cristiano a diventare fratello universale. Ed è una felice coincidenza che si faccia memoria del dono della loro vita in quest’anno del centenario della morte di Charles de Foucauld, lui che ha scelto di vivere in modo da essere riconosciuto
15 come fratello da tutti coloro ai quali si era fatto vicino. Stiamo vivendo le varie celebrazioni nella grazia dell’anno giubilare della Misericordia. Preghiamo per la beatificazione dei nostri fratelli e sorelle. Ma le nostre preghiere sono preghiere per chiedere perdono e pace per tutti. Fratel Christian, priore di Tibhirine, diceva nella sua omelia del Giovedì Santo, nel marzo 1994: «La testimonianza di Gesù sino alla morte, il suo “martirio” è un martirio d’amore, amore per l’uomo, per tutti gli uomini, anche di ladri, assassini, carnefici… Il martirio include il perdono…». E le nostre preghiere si mescolano a quelle dei
nostri fratelli e sorelle musulmani che, molte volte al giorno, invocano Dio clemente e misericordioso. Come Gesù, il testimone fedele, tutti hanno donato le loro vite e sono più che mai nostri compagni e compagne lungo le strade delle nostre esistenze di oggi. I vostri fratelli vescovi + Paul Desfarges, amministratore apostolico di Algeri e vescovo di Constantina et Ippona + Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaïa + Jean-Paul Vesco, vescovo di Orano
Preghiera alla grande Moschea di Lione Signore, Clemente e Misericordioso. Il Clemente e Il Misericordioso, Noi ti ringraziamo, noi ti lodiamo, perché nella tua Misericordia ci hai creati, perché tu ci hai amati e ci ami. Noi siamo tue creature, tuoi figli, figlie. Tu ci hai inviati gli uni verso gli altri. Noi siamo differenti, ma fratelli e sorelle credenti in Te, oh nostro Dio! Tu sei perdono, tu sei Indulgente. Perdona i nostri sbagli. Perdona tutti coloro che hanno commesso e commettono degli assassinii e che fanno prova di violenza, perché non sanno quello che fanno. Vieni a toccare il loro cuore perché ritornino a Te, che guardino in profondità del loro
cuore, della loro umanità. Signore, noi siamo qui riuniti aiutaci a lavorare per la pace. Fa che noi lavoriamo insieme, gli uni con gli altri, per la pace. Signore, riempi il nostri cuori del tuo amore e della tua misericordia. Fortifica la nostra fede e fa di noi dei testimoni dell’incontro del vivere insieme da fratelli, in questo mondo diviso. Benedici noi Signore, benedici il nostro Paese, benedici le nostre famiglie, benedici tutti le persone con le quali noi viviamo e lavoriamo. Custodiscici nella pace, Tu il Signore della Pace, il Dio della Pace.
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Dalla missione
I Nuovi Consigli Provinciali e Distretti dell’Africa francofona “È alla fine della vecchia corda che si tesse quella nuova” L’anno 2016 è stato un anno molto importante per alcuni paesi dell’Africa francofona, luoghi che molte di noi, suore italiane, abbiamo visto crescere e poi svilupparsi. La Provincia d’Africa francofona che raggruppava sei paesi quali Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Togo, Niger e Ciad, ora “ha aperto le sue frontiere” per lasciare ogni singola entità, prendere il largo, per una sua maggiore autonomia e poi per la possibilità di rispondere con più immediatezza ai bisogni della missione, nel contesto in cui si trova. La nostra preghiera ha accompagnato lo svolgimento di ben 5 capitoli, un’esperienza forte dello Spirito che segnerà e caratterizzerà un nuovo stile di vivere la stessa missione a noi affidata. Il 29 giugno 2016 si è celebrata la messa di azione di grazie al Signore per la creazione di tre Province (Costa d’Avorio, Benin e Burkina-Faso/Niger) e due Distretti (Togo e Ciad). È stato un giorno memorabile anche per la partecipazione internazionale delle suore NSA, giunte da diversi Stati per condividere la gioia delle consorelle. Hanno partecipato alla festa le Provinciali di Francia, Italia, per l’Europa. E le Provinciali di Ghana e Nigeria, rappresentanti delle province anglofone dell’Africa. Senza contare le consorelle provenienti dai Paesi limitrofi e che si sono unite a noi con affetto.
Alla cerimonia di invio le province d’Europa hanno voluto essere presenti all’importante momento della vita dell’Istituto. Così suor Marie-Hélène Gourdon (Provinciale di Francia) e suor Marta Pettenazzo (Provinciale d’Italia) hanno rappresentato il continente europeo, in memoria delle numerose suore che hanno attraversato questi paesi del continente africano fin dalle origini della missione. Diversi simboli sono stati consegnati alle suore da parte del Consiglio Generale: Il CERO, simbolo di Cristo, Luce e Buona Notizia per il mondo. Una preghiera accompagnava questo gesto: “Che il desiderio di annunciarlo a ogni fratello e sorella sia posto al centro della vostra vita di donne apostole, appassionate per la Missione”.
Consegna del cero
I SEMI PIANTATI IN TERRA, simbolo dell’unità che porta in sé la vita; questi semi piantati…, sottolineano il significato della comunione che siete chiamate a costituire tra voi attraverso il dono dello Spirito, il quale proteggerà e farà crescere questa nuova entità e renderà la vostra presenza, una benedizione per tutti.
17 Consegna dei semi piantati in terra
È alla fine della vecchia corda che si tesse quella nuova (Proverbio africano)
Le COSTITUZIONI e il DECRETO che ha sancito la nascita delle nuove entità; “Voi appartenete ad un solo corpo NDA, voi siete testimoni della loro nascita e responsabili della loro vitalità: che la vostra identità particolare e la vostra partecipazione ci aiuti a testimoniare della bellezza del Vangelo, che fa di noi una sola famiglia. Al termine della celebrazione le suore rappresentanti i paesi d’Europa, hanno letto questa lettera:
Sr. Felicia Harry, Superiora Generale NSA
Carissime sorelle, Sono ormai trascorsi 140 anni dal tempo in cui Padre Augustin Planque fondava una piccola Congregazione per l’evangelizzazione in Africa. Durante tutti questi anni il suo sogno si è realizzato con la nascita di numerose comunità cristiane e anche della crescita della Chiesa d’Africa. Sin dalle origini egli aveva posto delle basi affinché il nostro istituto diventasse sempre più internazionale. Con la nascita di queste nuove province e Distretti qui in Africa questo sogno continua a dare i suoi frutti di molteplici colori. Ed è così che noi, Suore di Nostra Signora degli Apostoli d’Europa, ci rallegriamo di vedere la crescita e l’affermarsi di questa nostra famiglia NSA. Insieme abbiamo partecipato a questo sviluppo che oggi conduce alla creazione delle nuove entità. Insieme noi auguriamo che la Passione per la Missione che ha animato le nostre suore fin dalle origini, continui a farci vivere. Siate certe che le tutte le suore delle nostre provincie vi accompagnano con tutto l’affetto e la preghiera. “Le fondamenta di un edificio si nascondono sotto terra, ma tuttavia sostengono la costruzione” (Augustin Planque) Buon cammino a tutte. Le vostre sorelle di Francia, d’Irlanda, d’Olanda e d’Italia
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40 anni Adesso parliamo noi
della casa di Feriole il futuro è nascosto nella memoria
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uardare indietro è un po’ come rinnovare i propri occhi, risanarli. Renderli più adeguati alla loro funzione primaria, che è quella di guardare avanti. È sempre molto importante celebrare la vita che si è vissuta perché mostra quello che si era e quello che si è fatto. (Non c’è futuro se non c’è memoria, ce lo ricorda anche il simbolo degli Asante-Adinkra: il SANKOFA). Si apriva ottobre con la sua Giornata Missionaria Mondiale esattamente da 50 anni perché proclamata nel 1926 da papa Pio XI, quando nel 1976, 3 padri Sma e 3 suore NSA (p. Giuseppe Brusegan, p. Mario Boffa, p. Giacomo Bardelli, Sr Maria Laura Benato, Sr Ermanna Brumana, Sr Maria Vereconda Rusconi) trasferivano la sede dell’animazione giovanile da Padova (ospiti fino ad allora delle suore Ancelle del Signore, in via S. Biagio davanti alla Biblioteca Universitaria) a quella che sarebbe diventata Casa Feriole, a Teolo.
Padre Renzo Mandirola e confratelli SMA
La casa colonica e gli annessi ad uso agricolo erano, in origine, l’abitazione di due fratelli e loro famiglie, contadini mezzadri nelle terre dell’ex sindaco Vergani. Si fecero i necessari lavori di ristrutturazione: l’abitazione divenne la casa delle suore, stalle e granai quella dei padri, con le sale per l’animazione e la piccola cappella. Il giorno dopo il trasloco il parroco di Feriole, don Giovanni de Franceschi, benediva la casa e già il 17 ottobre si inauguravano le attività con il primo incontro giovanile, già con 17 giovani! P. Mario Boffa, per lasciare un ricordo nei ragazzi che frequentavano la casa, s’ingegnava con mille stratagemmi: ci fu l’armadio dei serpenti d’Africa (che p. Bardelli aveva curato per la sua tesi in Scienze Naturali); il bambù piantato a perimetro della casa e coscienziosamente innaffiato da padri e ragazzi, fintanto che occorse correre ai ripari perché le piante crescevano e avevano raggiunto i due metri d’altezza; l’Africa di-
Festa SMA-NSA 2016
19 sala per gli incontri della Parola e le celebrazioni importanti. E così, dal 2010, è nato il Forum: sono tre intense giornate dal 28 al 30 dicembre in cui un argomento centrale nel dibattito italiano o mondiale attinente agli obiettivi missionari, viene scomposto da tre esperti differenti in ogni serata e aniPortale 40 anni mato alla fine dalle domande del pubblico, mentre durante le mattinate ci si ritrova con un sacerdote che aiuta ad appoggiare le disegnata in giardino con tagli d’erba e sasscussione sulla solida roccia della Parola. Si solini bianchi a perimetro e piante e bambù è parlato di migranti, di periferie, dell’enad abitarne il cuore. Dal 1976 al 1986 sono ciclica Laudato sì. Questo 2016 i 3 giorni stati ben 23 i padri, le suore e i diaconi che solitamente dedicati al Forum diventeranno hanno passato un periodo del loro servizio l’occasione di contemissionario nella l’incontro Intercasa di Feriole. NoVorremmo che varcare la porta nere nazionale dei Laici nostante l’avvicendarsi di così tanti di casa nostra fosse l’occasione SMA, accogliendo i delegati che arriveanimatori, bambini per tutti di aprire il cuore e la ranno dai 5 continene ragazzi, giovani e amici adulti si sono mente su chi ha una cultura, una ti, e che sarà orientato alla definizione affezionati alla casa, religione, un colore diverso dai del ruolo di volontari a quell’aria di famiglia che si respirava nostri, oltre a e riconoscere che e attivisti laici della Società Missioni e che si continua a la conoscenza dell’altro, quella Africane nel mondo. respirare qui. Le attività sono auvera e profonda, non ci porta via Per la ricorrenza dei 40 anni coincidenti mentate esponenzialmente da quei primi nulla anzi non può che arricchirci. con l’annuale Festa Sma, era stato allestianni: visite alle parto un portale di mattoni che accoglieva gli rocchie, ai seminari, ritiri ed incontri con i amici in visita. E campeggiava su di essa giovani, scuole di preghiera, percorsi vocalo slogan: “Va, non temere, io sono con te” zionali, campi estivi e invernali, routes eu(Is 41,10). Il portale simboleggiava la Porta ropei in paesi legati alla presenza dei padri Santa della Misericordia, accesso a questo Sma e delle suore NSA, viaggi in Africa. E Giubileo Straordinario della Misericordia. poi la nascita del trimestrale di collegamenMa non era l’unico significato: la porta into “Il Campo”, le feste Sma (due fine settitroduce in casa, permette di uscire liberamana all’inizio di settembre di celebrazioni, mente, segna un inizio, una prospettiva di incontri, testimonianze, stands di animaziobene, accoglienza, un luogo dove abitare al ne missionaria e, infine, anche gastronomisicuro, ma anche da cui andare, per portare ca, perché Gesù ci ha dimostrato che, seduti il bene anche al di fuori. Doppia ricorrenza insieme ad attorno ad una tavola imbandita, quest’anno oltre a celebrare i 40 della casa rende più semplice l’entrare in dialogo ed abbiamo festeggiato anche i 40 anni di sain sintonia). Nel 2004 sono iniziati i lavori cerdozio di padre Renzo Mandirola. Auguri per aggiungere la nuova ala, con camere e Padre Renzo! spazi per ospitare i visitatori e una grande
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Adesso parliamo noi
Incontro interreligioso ad Assisi Ad Assisi, dal 18 al 20 settembre 2016 si è tenuto l’Incontro internazionale “SETE DI PACE: religioni e culture in dialogo”
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30 anni dalla la storica Giornata di Preghiera per la Pace del 27 ottobre 1986 voluta da San Giovanni Paolo II, uomini e donne di fede, culture diverse, uniti dalla speranza che lo “spirito di Assisi” possa portare pace in un mondo segnato da violenza, guerre, divisioni, si sono incontrati per 3 giorni, per parlare, confrontarsi e pregare l’uno accanto all’altro. Incontrarsi L’evento, promosso dalla Diocesi di Assisi, dalle Famiglie Francescane e dalla Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con altri movimenti e aggregazioni ecclesiali, con la Conferenza Episcopale Umbra, la Regione Umbria e il Comune di Assisi ha visto riuniti 511 leader di nove diverse fedi da ogni parte del mondo, 12mila pellegrini, numerosi pensatori ed esponenti – anche non credenti – del mondo della cultura, cinque premi Nobel per la Pace: la cattolica nordirlande-
se Mairead Maguire, l’attivista contro le mine anti-uomo Jody Williams, i simboli delle primavere arabe Tawakkul Karman, Hassine Abassi e Amer Meherzi. Martedì 20 è giunto ad Assisi papa Francesco. Parlarsi Domenica 18 settembre nell’assemblea d’Inaugurazione alla presenza di Sergio Mattarella Presidente della Repubblica italiana si sono avviati i lavori con le relazioni di Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di sant’Egidio e di Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, con gli interventi di Faustin-Archange Touadéra presidente della Repubblica Centraficana e Baleka Mbete presidente dell’Asssemblea nazionale della Repubblica del Sudafrica. Poi le testimonianze di Dominique Lebrun Arcivescovo di Rouen, di Avraham Steinberg Rabbino di Israele, Mohammad Sammak Consigliere politico del Gran Mufti del Libano e di Nichiko Niwano, Presidente del buddismo Rissho Kosei-kai Giappone. Durante la giornata del 19 settembre si sono avuti numerosi incontri nei differenti Panel: dalle sfide dell’Africa globa-
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le, alla “casa comune” nostra madre terra, dall’Asia: religioni e valore della vita, a Religioni e poveri. Un’opportunità unica e preziosa per le differenti religioni e culture, un’incontro e di scambio reciproco su come poter intervenire dialogando in una prospettiva di pace. Il mattino del 20 settembre si sono intervallati altri incontri in differenti panel affrontando le tematiche di: ecumenismo e carità, la preghiera alla radice della pace, le religioni e la salvaguardia del creato. Punto centrale in tutti gli incontri nei panel è stato lo spirito di Assisi, uno spirito che si mantiene vivo e attuale da 30 anni, da quando la domenica del 27 ottobre del 1986 dalla basilica di Santa Maria degli Angeli Giovanni Paolo II iniziò il suo discorso dicendo: “Miei fratelli e sorelle, Capi e rappresentanti delle Chiese cristiane e comunità ecclesiali e delle religioni del mondo, Cari amici. Ho l’onore e il piacere di dare a voi tutti il benvenuto in questa città di Assisi per la Giornata mondiale dei preghiera … Confrontarsi Domenica 20 papa Francesco ha salutato personalmente ciascuno dei 25 rifugiati che hanno preso parte al “pranzo di pace” con lo stesso Bergoglio e i leader religiosi.
Ad accogliere il Santo Padre al Sacro Convento anche alcuni rappresentanti del governo italiano. Alle 13 si è svolto il pranzo al refettorio del Sacro Convento con i leader delle fedi presenti. Il pranzo della Pace ha avuto un menu molto semplice, “francescano”, rispettoso delle differenti tradizioni religiose. Tra gli invitati alla mensa del Pontefice e degli altri rappresentanti delle diverse religioni, i migranti ospitati del Cara di Castelnuovo di Porto, gestito da Auxilium. Provengono da Siria, Eritrea, Nuova Guinea, Nigeria, Pakistan e Afghanistan. C’è una famiglia siriana di Yarmuk, anche cinque cristiani siriani, cattolici fuggiti da Hasake; in tre di confessione armena tra cui Tamar, più tardi intervenuto sul palco della cerimonia conclusiva, testimoniando sulla sofferenza della sua città, Aleppo. Una ragazza eritrea di 25 anni, un ragazzo della Nuova Guinea, musulmano. Venivano in due dalla regione insanguinata da Boko Haram, una ragazza era fuggita dall’Eritrea, mentre originario del Mali era un ventitreenne sopravvissuto al terribile viaggio su un barcone dalla Libia alla Sicilia. Pregare Preghiera per la pace in luoghi diversi nel pomeriggio di martedì 20: ogni gruppo religioso ha pregato in un luogo dedicato. I cristiani, riuniti in una preghiera ecumenica con il Papa, tutti nella Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi. I musulmani, gli ebrei, e i fedeli della religione Oomoto in altri luoghi del Sacro Convento, adiacente alla stessa Basilica. Le religioni indiane si sono ritrovate di fronte alla Basilica Superiore; gli scintoisti buddisti a Palazzo Monte Frumentario. I fedeli della confessione Tenrikyo e i taoisti, infine, in due differenti giardini del Monastero di Sant’Andrea.
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Adesso parliamo noi In centomila in marcia per la Perugia-Assisi
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n centomila in marcia per la Perugia-Assisi di domenica 9 ottobre che, da questa edizione 2016, ha mutato il suo nome divenendo “Marcia della pace e della fraternità”. Lo scopo di quest’anno è quello di “riportare la pace nel mondo e radicarla in Europa”. E a piedi, in bicicletta, in auto, in treno, in autobus sono arrivati da 472 città, più di centomila ragazze e ragazzi, studenti, famiglie, cittadini e rappresentanti di gruppi, associazioni, organizzazioni, scuole, Comuni, Province, Regioni e altre istituzioni per camminare lungo la “via della non violenza” tracciata nel 1961 da Aldo Capitini. Fu proprio il grande pacifista e professore perugino a dare il via il 24 settembre 1961 alla 1a marcia PerugiaAssisi che attirò già 20.000 partecipanti, inventando in tale occasione anche la famosa penta-colorata bandiera della Pace, che ora è custodita presso la Biblioteca San Matteo degli Armeni del comune di Perugia. La 2a si tenne, proprio per un intento di discontinuità, solo nel 1978, la 3a nel 1981, la 4° nel 1985, mentre dalla 5° edizione del 1988 la paternità passò ad alcuni enti ed associazioni che diedero vita, nel 1996, alla Tavola della Pace. Questa, nata il 13 gennaio 1996 presso il Sacro Convento di S. Francesco di Assisi dai promotori della Marcia per la pace Perugia/Assisi, che quest’anno compiva, quindi, trent’anni , vuole essere innanzitutto un punto di riferimento e una sede di raccordo dei tanti fili che molti stanno seguendo nel proprio impegno per la pace. Non intende essere una nuova organizzazione ma un luogo di confronto, di verifica e di progettazione comune.
L’edizione 2016 vedeva marciare insieme agli altri anche alcuni giovani provenienti dalle zone colpite dal terremoto, come Amatrice, “qui per provare a rinascere e guardare avanti”. Partenza alle 9 dai Giardini del Frontone di Perugia e arrivo alle 15 alla Rocca Maggiore di Assisi. “Non tutti sono indifferenti” è lo slogan scelto quest’anno dai promotori, con riferimento in particolare alle stragi di civili ad Aleppo, città il cui sacrificio è stato evocato nel suo messaggio dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “La pace è dono di Dio e al tempo stesso responsabilità e impegno di tutti gli uomini”, ha scritto nel suo messaggio papa Francesco. “La guerra distrugge sempre e con essa si perde tutto”. “L’indifferenza produce fame e fa sì che quelle delle armi sia una delle più grandi industrie del mondo”, ha aggiunto il cardinale Bassetti, arcivescovo di Perugia. “Dobbiamo osare di piu’. Imparare il coraggio di avere più coraggio”: è stato invece l’appello che don Luigi Ciotti ha lanciato partecipando alla Marcia.
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la squadra dei rifugiati
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Adesso parliamo noi
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lle Olimpiadi di Rio de Janeiro, per la prima volta nella storia dei Giochi, ha partecipato una squadra di rifugiati formata da 10 atleti scelti dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale) di nazionalità siriana, sud-sudanese, etiope e congolese, un piccolo campione in rappresentanza dei circa 60 milioni di rifugiati nel mondo, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale. Gli atleti – nuotatori, mezzofondisti, maratoneti e judoka – hanno sfilato alla cerimonia di apertura che si è tenuta allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro: sono stati presentati in tre lingue e hanno attraversato lo stadio dietro la bandiera
olimpica, bianca con i cinque cerchi, e accolti da un lungo e intenso applauso dal pubblico presente. Una delle storie più belle sulla squadra dei rifugiati riguarda la nuotatrice 18enne siriana Yusra Mardini, che ha dovuto lasciare il suo paese a causa della guerra. Come migliaia di altri suoi connazionali, si è spostata da Damasco a Beirut, in Libano, poi a Istanbul e Smirne, in Turchia. Da qui è riuscita ad arrivare in Grecia a bordo di un’imbarcazione di fortuna. Durante la traversata, il motore della barca si è rotto. Lei, la sorella e un’altra ragazza
si sono tuffate in mare, spingendo l’imbarcazione per tre ore e mezza fino alle coste dell’isola greca di Lesbo: «Pensavo che sarebbe stata una vera vergogna se fossimo affogate, perché eravamo nuotatrici. Ho odiato il mare dopo quella sera”. Yusra arrivò poi in Germania risalendo la rotta balcanica in treno e a piedi. Nella squadra dei rifugiati c’erano anche cinque mezzofondisti sud-sudanesi, tre uomini e due donne. James Nyang Chiengjiek, 28 anni proveniente da Bentiu, una città del Sud Sudan vicino al confine con il Sudan. Suo padre era un soldato, morì nel 1999 durante la guerra che allora si stava combattendo tra il governo sudanese e l’Esercito popolare di liberazione del Sudan, quello che sarebbe diventato poi l’esercito del Sud Sudan. Chiengjiek scappò dal suo paese per evitare di essere sequestrato dai ribelli che lo volevano trasformare in un bambino-soldato. Andò in Kenya nel 2002 e cominciò a correre nel campo profughi di Kakuma, sostenuto dalle Nazioni Unite. All’inizio non aveva nemmeno le scarpe: ogni tanto le prendeva in prestito dagli altri, ma non sempre: «Tutti noi abbiamo subìto molti infortuni per via delle scarpe. Per questo le condividevamo. Se avevi due paia di scarpe, aiutavi chi non ne aveva nemmeno uno». Popole Misenga è invece un judoka della Repubblica Democratica del Congo. Quando aveva nove anni dovette a separarsi dalla sua famiglia e fuggire dai combattimenti in corso a Kisingani: fu ritrovato otto giorni dopo, nascosto in una foresta, e fu portato nella capitale Kinshasa in un centro per bambini sfollati. Lì iniziò a fare judo, ma le cose continuarono ad andare male. Ogni volta che perdeva una gara il suo allenatore lo rinchiudeva in una gabbia per gior-
25 un centro per bambini sfollati. Nel 2013, quando andò a Rio de Janeiro per partecipare ai Campionati mondiali di judo, il suo allenatore le confiscò il passaporto e le impose un accesso limitato al cibo (una cosa che si ripeteva a ogni competizione internazionale). Mabika decise di lasciare il suo hotel e chiedere aiuto per strada: riuscì a ottenere poco dopo lo status di rifugiata. La bandiera simbolo della squadra dei rifugiati è una distesa di arancione interrotta da un sola striscia nera: vuole essere un chiaro riferimento al giubbotto salvagente indossato dai migranti durante le loro pericolose e disperate traversate in mare. ni, dandogli solo caffè e pane. A causa della guerra e delle condizioni in cui era costretto a vivere, Misenga chiese lo status di rifugiato e lo ottenne. Si trasferì in Brasile e da allora si allena nella scuola di judo fondata da Flavio Canto, un ex judoka vincitore di una medaglia di bronzo olimpica. Anche Yolande Mabika, judoka 28enne, anche lei della Repubblica Democratica del Congo. Mabika dice di essere stata separata dai suoi genitori quando era molto giovane: si ricorda poco, solo di essere salita su un elicottero che la portò a Kinshasa. Come Misenga, anche lei iniziò a fare judo in
“Il nero e l’arancione sono un simbolo di solidarietà verso tutti coloro che attraversano il mare in cerca di un nuovo Paese” afferma l’ideatrice del vessillo. “Anche io indosso la bandiera, è il motivo per cui mi identifico con questi colori e con gli altri rifugiati”. Anche Papa Francesco ha voluto interessarsi alla squadra dei rifugiati: per questo ha scritto loro una breve ma intensa lettera ai 10 atleti che, per la prima volta nella storia, partecipano alle Olimpiadi grazie a una iniziativa congiunta del Comitato Olimpico internazionale (Cio) e dell’Onu.
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NSA: Nuovi Stili di Annuncio
I
UN NUOVO STILE DI VITA
l cammino di approfondimento di quest’anno sulla “Laudato si” ci ha permesso di comprendere i problemi della nostra casa comune e di guardarli in modo integrale, facendo emergere i due clamori del creato: il grido della terra e il grido dei poveri. Attraverso un’analisi seria del perché della crisi ecologica abbiamo compreso che c’è la “necessità di un cambio di rotta” (163). Il primo passo è un cambiamento interiore progressivo, che il papa chiama “conversione ecologica”. Un secondo passo è l’esigenza di un cambiamento anche esteriore, un “nuovo stile di vita”: “Molte cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare. Manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Questa consapevolezza di base permetterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita” (202). Vediamole brevemente. “Se i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi, la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore… La conversione ecologica comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana” (217) Per proporre una più sana relazione con il Creato, papa Francesco individua alcuni atteggiamenti da riscoprire, coltivare e vivere (220-231) Questi atteggiamenti si accompagnano ad una nuova visione del mondo attraverso la contemplazione spirituale, da coltivare in special modo nel riposo domenicale e nella vita sacramentale. “I Sacramenti sono un
27 • Gratitudine e gratuità: “un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre, che provoca come conseguenza disposizioni gratuite di rinuncia e gesti generosi anche se nessuno li vede o li riconosce” • Armonia universale: “l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale. Per il credente, il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro, riconoscendo i legami con i quali il Padre ci ha unito a tutti gli esseri“ • Sobrietà e umiltà: “meno è di più…La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo”. “La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante”. • Pace del cuore: “La pace interiore delle persone è molto legata alla cura dell’ecologia e al bene comune, perché, autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore che conduce alla profondità della vita… Un’ecologia integrale richiede di dedicare un po’ di tempo per recuperare la serena armonia con il creato, per riflettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali, per contemplare il Creatore”. • Essere presenti a se stessi e agli altri: “un atteggiamento del cuore, che vive tutto con serena attenzione, che sa rimanere pienamente presente davanti a qualcuno senza stare a pensare a ciò che viene dopo, che si consegna ad ogni momento come dono divino da vivere in pienezza” • Rendere grazie: “fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti. Propongo ai credenti che riprendano questa preziosa abitudine e la vivano con profondità. Tale momento della benedizione, anche se molto breve, ci ricorda il nostro dipendere da Dio per la vita, fortifica il nostro senso di gratitudine per i doni della creazione, è riconoscente verso quelli che con il loro lavoro forniscono questi beni, e rafforza la solidarietà con i più bisognosi”. • Gentilezza: “non perdere l’opportunità di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo” • Amore civile e politico: “La cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione… occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo… L’amore per la società e l’impegno per il bene comune sono una forma eminente di carità, che riguarda non solo le relazioni tra gli individui, ma anche macro-relazioni, rapporti sociali, economici, politici”
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NSA: Nuovi Stili di Annuncio modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale. Attraverso il culto siamo invitati ad abbracciare il mondo su un piano diverso” (235); “La domenica, la partecipazione all’Eucaristia ha un’importanza particolare. Questo giorno, così come il sabato ebraico, si offre quale giorno del risanamento delle relazioni dell’essere umano con Dio, con sé stessi, con gli altri e con il mondo”. L’esame di coscienza dovrà includere una nuova dimensione, considerando non solo come si è vissuta la relazione con Dio, con gli altri e con se stessi, ma anche con la natura. Da questa conversione interiore nasce la domanda: che cosa possiamo fare?
Le analisi non possono bastare: ci vogliono proposte “di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la politica internazionale” (15). Papa Francesco si rifà all’idea del PENSARE GLOBALMENTE ED AGIRE LOCALMENTE. Nel capitolo quinto il papa chiarisce che “la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invita ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune” (188). È imprescindibile che la costruzione di cammini concreti non venga affrontata in modo superficiale. La LS non teme di formulare un giudizio severo sulle dinamiche internazionali recenti: “i Vertici mon-
È questa per papa Francesco la sfida educativa: accompagnare le persone al cambiamento delle proprie abitudini in modo che diventino quotidiane, concrete. Non è sufficiente informare, bisogna condurre ad una trasformazione personale a partire da piccole azioni quotidiane che devono essere mosse da motivazioni profonde fino a dar forma ad un nuovo stile di vita (211). Bisogna valorizzare il quotidiano, là dove si vive. La LS propone tanti esempi di gruppi, associazioni, movimenti che realizzano iniziative a partire dal basso e che conducono ad una ‘cittadinanza ecologica’. È così che si può operare una pressione efficace sul potere politico-economico un esempio è quello dei consumatori responsabili (206). È attraverso al “conversione comunitaria” (219) che si incide sul cambiamento delle istituzioni passando dalle iniziative personali all’unione di forze positive. Le agenzie educative sono chiamate ad impegnarsi in questo: la famiglia, la scuola, i mezzi di comunicazione, la catechesi, per un seria formazione delle coscienze.
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“Dobbiamo camminare in modo da stampare solo la pace e la serenità sulla Terra e tra i suoi abitanti. Cammina come se stessi baciando la terra con i piedi e abbracciando le sue creature con il cuore”.
diali sull’ambiente Nel capitolo sesto degli ultimi anni non infine, attraverso una hanno risposto alle conversione ecoloaspettative perché, gica del cuore, si per mancanza di deinsiste su un nuovo cisione politica, non “stile di vita”. hanno raggiunto acLS pone la quecordi ambientali glostione dello stile di bali realmente signivita per ben 7 volte, ficativi ed efficaci” mentre in altre 14 fa (166). Il recente nulla riferimento al prodi fatto della COP21* blema delle cattive ne è un esempio. Il pratiche. Gli esempapa si batte contro pi concreti di nuove (Thich Nhat Hanh) “la corruzione che pratiche sono molti e nasconde il vero imsemplici da attuare. patto ambientale di un progetto in cambio Occorre creare l’abitudine. di favori spesso porta ad accordi ambigui Insomma, la valorizzazione nel quotidiache sfuggono al dovere di informare ed a no dei piccoli gesti e delle nuove pratiun dibattito approfondito” (182). Le proche possono perfino cambiare il mondo: poste sono chiare: necessità di dialogo a “Non bisogna pensare che questi sforzi livello internazionale, progetti comuni, utinon cambieranno il mondo. Tali azioni lizzo delle energie rinnovabili e abbandono diffondono un bene nella società che semdei combustibili fossili, progettare a lungo pre produce frutti al di là di quanto si postermine, passare dai principi alle pratiche, sa constatare, perché provocano in seno a protezione dello strato di ozono, l’accesso questa terra un bene che tende sempre a alle tecnologie per i paesi in via di svilupdiffondersi, a volte invisibilmente” (212). po, regole internazionali per i rifiuti inquiA questo siamo chiamati per prenderci nanti, governo responsabile dei beni comucura della nostra casa comune e per ritorni globali, sviluppo di cooperative locali. nare ad un nuovo rapporto con Dio, con la * XXI Conferenza delle Parti tenutasi a natura, con le cose, con le persone e con Parigi – 2015 la mondialità. Sr. Giuliana Bolzan, NSA
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Il Giubileo
Mettere al mondo la
misericordia
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S
iamo al termine dell’anno della misericordia che in tanti hanno declinato in vari modi. Lo facciamo anche noi per un’ultima volta, prendendo spunto da un testo molto conosciuto: la parabola del buon samaritano. “Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno” (Lc 10,25-37). In questo testo l’evangelista Luca concentra molti messaggi che ci invitano a riflettere. Il primo insegnamento che possiamo trarre è che il prossimo non ce lo cerchiamo, ci viene incontro sulla strada della vita, così come lo hanno incontrato i tre personaggi che da Gerusalemme andavano a Gerico. In seguito ci viene ricordato che coloro che avrebbero dovuto intervenire in favore
del malcapitato, il sacerdote e il seminarista, non lo hanno fatto. Eppure avevano appena terminato il loro servizio liturgico al tempio. Quanto basta a sottolineare che la preghiera non basta. Le preghiere infatti, le devozioni varie, perfino la Messa hanno come obiettivo di aiutarci a meglio vivere il nostro rapporto con gli altri. Se questo non avviene, dobbiamo verificare la verità delle nostre pratiche religiose. Non dobbiamo poi dimenticare che l’unico che assolve un dovere di pietà e soccorre il ferito è una persona che non appartiene al popolo ebraico, ma uno considerato eretico, poco raccomandabile, da evitare. Il che ci fa capire, e qualche volta ce n’è bisogno, che il bene è sempre bene, da chiunque sia compiuto. Vale anche la pena di notare che il samaritano non fa cose dell’altro mondo. Pone gesti semplici, alla sua portata. Con quello che ha, nel modo in cui è capace, interviene immediatamente. Il ferito ha bisogno subito e il samaritano non perde tempo. Quando l’occhio vede, l’aiuto dev’essere pronto. Ciascuno di noi ha la possibilità di mettere al mondo piccoli gesti, di proferire semplici parole, di posare benevoli sguardi sulle persone che incontriamo e che sono il nostro prossimo. Così facendo diventiamo operatori di misericordia e collaboriamo ad incarnare nell’oggi la bontà e la delicatezza di Dio. P. Renzo Mandirola - SMA
Ciascuno di noi ha la possibilità di mettere al mondo piccoli gesti, di proferire semplici parole, di posare benevoli sguardi sulle persone che incontriamo e che sono il nostro prossimo
Santo Natale 2016 Pace in terra agli uomini che Dio ama!
Buon Narale! La pace che GesĂš è venuto a portarci possa realizzarsi nei nostri cuori e nel mondo. Ăˆ il nostro augurio per questo anno che inizia.
Buone Feste! La Redazione
APPUNTAMENTI
APPUNTAMENTI
GRUPPO AD GENTES Via Vergani, 40 FERIOLE (PD) Cammino di formazione spirituale e missionario per giovani Data Luogo Tematiche 8-9 ottobre Villa di Chiavenna Come un albero piantato lungo corsi d’acqua (Salmo 1) -Le radici 13 novembre Casa SMA Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore (Lc 2,19) - Il cammino dell’interiorità 11 dicembre Casa SMA Mettetegli l’anello al dito (Lc 15,22). - Errori, peccati e perdono 29 gennaio Casa SMA Va’, non temere. ‐ Siamo tutti discepoli missionari (EG 119-121) 25-26 febbraioMonselice Non conformatevi (Rm 12) - L’arte del discernimento 12 marzo Casa SMA Missionari dal profondo del cuore - I Fondatori 2 aprile Monselice Missio Meeting Giovani - appuntamento diocesano 6-7 maggio Genova Si è fatto povero per voi (2 Cor 8,9) - Missione nella povertà e nel dialogo interreligioso Gli incontri iniziano al mattino dalle ore 9 e terminano alle 17. Per informazioni: sr. Annamaria (annamaria.schiavon65@gmail.com) e p. Lorenzo (lorenzosnider@yahoo.fr)
SCUOLA DELLA PAROLA: verbi per una chiesa in uscita Presso le Suore NSA, Via Solaro, 19 - AIRUNO (LC) Atti degli Apostoli: Il cammino del Vangelo nei cuori e sulle strade 13 novembre RIMANERE “La missione non appartiene” Prima di partire, occorre rimanere 11 dicembre COSTRUIRE “La missione nasce dalla La costruzione delle comunità comunione” 29 gennaio USCIRE “Il Vangelo esce di casa” Filippo e il primo non-giudeo 12 febbraio CONVERTIRSI “L’evangelizzatore si converte” Pietro scende da Cornelio 12 marzo FUGGIRE “La spinta dalla persecuzione” Ad Antiochia tutti hanno accesso al Vangelo 7 maggio TESTIMONIARE “In Vangelo in catene” Da Gerusalemme a Roma Gli incontri iniziano al mattino dalle ore 9 e terminano alle 13, dopo la S. Messa segue il pranzo condiviso. Per informazioni: sr. Giuliana (giulibonda@gmail.com) e p. Renzo (renzomandirola@gmail.com)
Dal 28 dicembre al 1 gennaio 2017 si terrà il
Terzo incontro internazionale dei laici SMA con delegazioni di molti paesi del mondo Occasione di scambio e di arricchimento reciproco. L’incontro internazionale sarà anche un momento importante per crescere nell’impegno missionario in Italia, per tutti coloro che riconoscono una fonte di ispirazione vitale il carisma di mons. De Marion Bresillac e dei nostri istituti missionari.
PROGRAMMA incontri serali alle ore 20.45 28 dicembre Spettacolo ‘ISHA’: le donne nella Bibbia, proposto all’Associazione Culturale “Antico Cerchio” 29 dicembre Serata di testimonianze di impegno missionario laicale 31 dicembre Festa di capodanno vissuta insieme: tempi di preghiera, di lode, di musica e scambio culinario dal mondo.
Comunità SMA-NSA di Feriole Via vergani, 40 - 35037 TEOLO (PD) Tel. 049/99 00 494 e mail: smansa.feriole@gmail.com
APPUNTAMENTI
Gli incontri iniziano alle 16 e terminano alle 19, segue la cena condivisa. Per info: smansa.feriole@gmail.com
APPUNTAMENTI
SCUOLA DELLA PAROLA: verbi per una chiesa in uscita Via Vergani, 40 FERIOLE (PD) Atti degli Apostoli: Il cammino del Vangelo nei cuori e sulle strade 16 Ottobre RIMANERE “La missione non appartiene” Prima di partire, occorre rimanere 20 novembre COSTRUIRE “La missione nasce dalla comunione” La costruzione delie comunità 18 dicembre USCIRE “Il Vangelo esce di casa” Filippo e il primo non-giudeo 15 gennaio CONVERTIRSI “L’evangelizzatore si converte” Pietro scende da Cornelio 19 febbraio FUGGIRE “La spinta dalla persecuzione” Ad Antiochia tutti hanno accesso al Vangelo 19 marzo CAMBIARE “Il cambio di destinazione” Da un continente all’altro 23 aprile TESTIMONIARE “In Vangelo in catene” Da Gerusalemme a Roma
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Rivista Trimestrale Anno 29
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