ALGERIA sr FERRARIO Flora 3, rue Abdel Djabbar · 13009 HENNAYA T. +213 43 400 586 · ferrariofloranda@gmail.com
sr CATAPANO Sandra 5, rue des frères Ould Ahcène · 31007 EL MAQQARI - ORANO T. +213 05 60 258 619 · sandra.cat70@yahoo.com
TOGO sr PROFUMO Etta BP 36 - Koloware SOKODE Tel. +228 90 37 144 · ettansa@gmail.com
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sr BERNARDI Martina B.P. 2 NIAMTEOUGOU - SIOU Tel. +228 92 54 4505 - martinanda2002@yahoo.fr
COSTA D’AVORIO sr BARIO Attilia BP 28 - DIVO Tel. +225 77 97 16 14 · attyba@gmail.com
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Rivista Trimestrale · Anno 30 MARZO 2017 · N
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20 17
APPUNTAMENTI
APPUNTAMENTI
Nel centenario della morte p. Carlo Zappa, SMA (1861-1917)
Domenica 30 aprile
Programma del pellegrinaggio • S. Messa al Santuario di Santa Maria Segreta (MI), Parrocchia di origine di p. Carlo (SMA) e sr. Pia Zappa (NSA) • Breve presentazione della vita di P. Carlo Zappa, Prefetto Apostolico in Nigeria • Pranzo • Nel pomeriggio: visita all’Abbazia di Morimondo (MI) e recita del S. Rosario
Per informazioni telefonare: Padri SMA Genova: 010 30 70 12 07 Padri SMA Feriole (PD): 049 99 00 494 Suore NSA Milano: 02 70 60 0256
APPUNTAMENTI
• sconfiggere la fame • smettere di fare la guerra • dialogare con tutte le espressioni religiose • praticare l’economia della restituzione • garantire la scuola a tutti • creare lavoro per le nuove generazioni • sostenere, nei Paesi d’origine degli immigrati, sviluppo, dignità, certezza del diritto ricordando chi, “prima di noi” ha camminato su questa terra sognando la fraternità e la pace
Pelezap
APPUNTAMENTI
I GIOVANI DELLA PACE SI BATTONO PER:
Editoriale
I anni di Regina Apostolorum E
ra gennaio, correva l’anno 1927. Una piccola raccolta di fogli scritti a mano corredati di elaborate cornicette, disegni di serpenti, canoe e capanne veniva progettato, confezionato, distribuito ed, infine, letto da suore, amici e sostenitori della comunità NSA. Voleva essere un collegamento fra Italia e Africa, fra la terra di partenza e quella di arrivo della missione: il suo nome (“grazioso” e “amabile” come si cura di specificare la prima redattrice) era il “nostro”: Regina Apostolorum. Ebbene sì! R.A. compie 90 anni ma, come solitamente si dice in tali occasioni, non li dimostra. Oggi: patinata, piena di colori e di foto, edita con le moderne tecniche grafiche, completamente votata a far emergere le molteplici realtà del mondo globalizzato; ieri: scritta a mano con un carattere calligrafico perfetto, desiderosa di far conoscere al lettore il modo di pensare, le difficoltà, le speranze e i tanti timori di una vita quasi selvaggia, vissuta da donne coraggiose e piene di fede. Leggiamone, nella prima pagina di quel numero 1 anno 1, le motivazioni di pubblicazione: “Perchè?... Viene a voi (il notiziario) compreso dell’importanza della missione … sapendosi ardentemente desiderato, viene colla certezza di essere bene accolto”
Noi che teniamo quel primo numero con emozione tra le mani, possiamo solo dire che l’entusiasmo che motivava quelle suore nel 1927, continua oggi con la stessa forza e determinazione per “esporre nel modo più interessante possibile i costumi, gli usi, la religione dei popoli pagani di questa Costa Occidentale d’Africa, denominata così bene Costa degli Schiavi, riprodurre abbondantemente le lettere delle religiose, narrare i duri sacrifici, associare il lettore alle loro speranze ... poi se ne andrà (il notiziario) nelle lontane regioni dell’infelice Africa, e là soprattutto sarà di conforto alla Suora Missionaria, mostrandole che qui, sotto il bel cielo d’Italia, si prega per lei, si studiano i mezzi più efficaci per aiutarla …”. Confrontate il sommario del gennaio 1927 con quello di questo primo numero del 2017, cercate a fianco di alcuni articoli il riferimento al numero 1: vi accorgerete che, ieri come oggi, il mondo gira allo stesso modo, anche se le parole per descrivere gli accadimenti possono essere differenti: “Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa … C’è forse qualcosa di cui si possa dire: “Guarda, questa è una novità? Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto”. Qoelet 1, 4; 1 ,10
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Mandami qualcuno da amare Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo, quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli Che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia. (Madre Teresa di Calcutta)
Rivista Trimestrale Anno 30. n. 1 Direttore Responsabile: Sr. Fiorina Tagliabue Autorizz. Tribunale di Varese n. 185 del 5.10.1966 Sped. in abb. post. art. 2 Comma 20 lettera C Legge 662/96 - Milano
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Sommario Vita nsa Seminar SMA-NSA
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Sui passi di … BRESILLAC e PLANQUE
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Dalla missione SPECIALE TOGO 8 SOKODÉ Sr. Benedicte ci parla del centro di rieducazione e cura dei bambini disabili
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KOLOWARE Sr. Etta ci parla dei bimbi ammalati di AIDS “Ero cieco … ora vedo”
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SIOU Sr. Martina ci parla della sua missione
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ARGENTINA Festa dell’Immacolata
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Adesso parliamo noi LAICI E MISSIONE
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Giustizia e pace La tratta
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Charles de Foucauld
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NSA: Nuovi Stili di Annuncio Educazione 26 ALLA MONDIALITÀ NELLE SCUOLE Uno sguardo sull’Africa TRA PREGIUDIZI E REALTÀ
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Vita nsa
Seminar
SMA-NSA A
confrontarci insieme sul patrimonio missionario comune SMA-NSA, dal 17 al 19 novembre, nella casa Generalizia SMA di Roma, eravamo circa una trentina. Padri e suore, europei ed africani, insieme “sui passi di Bresillac e Planque”, come recitava il titolo dell’incontro. Durante tre giornate abbiamo ascoltato e condiviso cinque tematiche collegate al modo in cui i nostri Fondatori, e i padri e suore che ci hanno preceduti, hanno risposto alle sfide nel passato e su come rendere significativo e ancora attuale il nostro carisma e la nostra spiritualità nell’oggi della missione. Questo incontro, infatti, ci ha portato a riscoprire lo spirito missionario vissuto dai primi membri dei due Istituti, fino al 1920. Abbiamo approfondito le origini e i primi passi della missione SMA e NSA per riattualizzare quella forte ispirazione missionaria che portò alla fondazione
dei nostri due Istituti. La Commissione organizzatrice dell’evento ha identificato 5 elementi costitutivi che stanno alla base delle nostre fondazioni e che hanno interpellato i padri e le suore di ieri e stimolano la riflessione per noi, oggi. La Commissione ha affidato a un’équipe di padri SMA e suore NSA, preparati in materia, le ricerche sulle diverse tematiche e la preparazione di un documento per ogni argomento. Le tematiche riguardavano: la missione ad extra, il dono di sé per la missione, la collaborazione SMA-NSA, lo spirito di famiglia, la promozione dell’umanità. Per tre giorni ci siamo divisi in dieci gruppi (due per tematica) e abbiamo analizzato i testi presentati dai relatori. È stato intenso e molto arricchente avere la possibilità di confrontarci in gruppo sul tema, secondo i nostri diversi punti di vista, padri e suore insieme. Rileggere
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testi e lettere dei due Fondatori, Mons. Brésillac e padre Planque, ha dato vita a riflessioni profonde sull’importanza del passato e dell’approfondimento delle nostre radici comuni, sul presente e sulla risposta da dare insieme ai bisogni di oggi e sulle sfide missionarie di domani, il tutto vissuto il più possibile in collaborazione tra i nostri due Istituti. Il terzo giorno, in seduta plenaria i segretari hanno presentato il lavoro di ogni gruppo ed alcune proposte. In due dei cinque temi proposti: sulla missione ad extra e sullo spirito di famiglia, il lavoro di gruppo si può riassumere in tre parti. GUARDARE AL PASSATO CON RICONOSCENZA - Approfondire sempre il nostro carisma, perché ci permette di ritornare all’essenziale, al cuore della scelta missionaria della nostra vita e dello spirito di famiglia che ci lega. - Avere ben presenti in noi i valori che i nostri Fondatori ci hanno trasmesso: la loro capacità profetica nel comprendere i bisogni del momento, l’Africa come scelta di apostolato e fedeltà ad essa, lo spirito di sacrificio che accompagnava il dono totale di sé alla
Il lavoro che ci attende è grande, ma stimolante, sia nella collaborazione tra i nostri Istituti, sia nelle nuove sfide che la missione ci pone davanti. Questo Seminar non è stato molto importante solo per le tematiche, ma anche a livello personale e comunitario. Questa prima esperienza di incontro tra giovani padri SMA e suore NSA, di diverse provenienze e missioni, con la presenza di molti Provinciali e dei due Consigli Generali, ha significato molto a livello di conoscenza reciproca e di condivisione. Pregare insieme, in liturgie internazionali e ben curate, ritrovarsi a pranzo o nelle pause e conoscersi, scambiarsi notizie e opinioni in un ambiente allegro e sereno, è stato importante per creare quel clima di collaborazione che ha fatto di questo incontro l’inizio di una nuova possibile crescita dei due Istituti in questo senso. Per essere sempre più “insieme per la missione”.
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Vita nsa rigere le nostre scelte. Farlo insieme, come comunità. La missione è comunitaria. Collaborazione dei due Istituti in continuità con il passato. - Chiedersi sempre se il nostro progetto è al servizio della missione e lavorare perché le persone siano a loro volta missionari. missione, il coraggio e l’audacia che permettono di seguire Dio in modo creativo davanti ai problemi pratici della missione, la vita comunitaria internazionale, l’unità nella diversità. VIVERE IL PRESENTE CON PASSIONE - Avere uno sguardo aperto verso i popoli africani, attento alle sfide della nuova evangelizzazione e del dialogo interreligioso. - Riaffermare l’Africa come scelta prioritaria. Essere al suo servizio, oggi, significa anche rivolgere lo sguardo anche verso i paesi occidentali e la situazione dei migranti. Ma anche per suscitare nuove vocazioni per l’Africa, in Europa. - Vivere con libertà la propria missione, con la disponibilità a lasciare ciò che si è aiutato a costruire. Andare là, dove siamo chiamati, che sia l’amore a di-
ABBRACCIARE L’AVVENIRE CON SPERANZA - Raccogliere le nuove sfide culturali del nostro tempo senza paura di ‘prendere il largo’: lavorare innanzitutto alla nostra santità personale per una vita di testimonianza concreta e credibile. - Costruire insieme, in spirito di famiglia l’internazionalità delle nostre comunità. Davanti ad un mondo diviso, l’unità nella diversità ha una formidabile forza di testimonianza: è possibile convivere insieme! - L’Africa è un continente giovane e con un alto tasso demografico. Questo ci interpella su un futuro di evangelizzazione non solo per l’Africa, ma CON l’Africa: il nostro futuro è una missione di evangelizzazione del mondo, insieme agli africani. Sr. Giuliana Bolzan, NSA
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Sui passi di … Brésillac e Planque N
el mese di novembre 2016 si è tenuto a Roma il seminar SMA-NSA, ed io sono stata una delle fortunate partecipanti. Il seminar si è basato sul patrimonio spirituale comune dei nostri due Istituti: SMA e NSA. Hanno partecipato alcune nostre consorelle provenienti dalla casa Generalizia, dall’Europa (Irlanda, Francia, Italia). Anche per i padri SMA era presente l’equipe generalizia e i confratelli d’Europa, Africa . È stata un’esperienza molto arricchente, e sono molto grata ai nostri Istituti per questa bella intuizione, quella di aver pensato a quest’incontro, perché attraverso questa esperienza ho scoperto il grande bagaglio spirituale che ritroviamo in entrambi: SMA e NSA. Insieme abbiamo scoperto la necessità di lavorare mano nella mano, la necessità di porre la missione al centro, la consapevolezza che i fondatori avevano un obiettivo comune e una radice comune. Abbiamo vissuto tre giorni molto intensi, dove abbiamo riflettuto su vari temi della missione. Abbiamo guardato al passato, all’esperienza dei nostri fondatori, Brésillac e Planque, e dei nostri predecessori e in seguito ci siamo soffermati al presente, “l’adesso”, l’oggi della missione per orientarci con audacia e passione verso il futuro. Alla base di tutte le riflessioni c’è il nostro carisma. Attraverso i documenti fornitici e la condivisione in gruppo, abbiamo scoperto che molto ci accomuna, e coloro che hanno seguito le tracce dei nostri fondatori hanno cercato sempre di tendere verso un obiettivo comune. Queste persone erano in grado di realizzare
la loro chiamata missionaria attraverso il dono totale di loro stessi, la perseveranza, l’obbedienza, ricercata sia nella preghiera che nella “santificazione delle loro vite”, sapendo che il carisma è un dono per tutta la Chiesa. Quei vecchi tempi sono passati, … l’eredità che riceviamo noi oggi è quella di cercare cammini che orientino la nostra missione nella ricerca del dialogo, dell’unità e della pace. Ascoltare e rispettare le persone verso le quali siamo inviati. Abbiamo bisogno di tornare al Vangelo con lo spirito di Cristo, sapendo che il dono di sé è la base centrale per essere “un missionario dal profondo del cuore “ felice testimone di Cristo , in virtù del proprio battesimo. Noi abbiamo molti esempi del passato. Come dice il proverbio: “quando segui il percorso di tuo padre, impari a camminare come lui” questo ci permette di continuare ad imparare dagli esempi dei nostri fondatori e dei nostri predecessori e a vivere del patrimonio della loro eredità, perché “una famiglia unita, mangia dallo stesso piatto”. Vorrei esprimere la mia gratitudine alla commissione organizzatrice del Seminar, ai padri SMA e consorelle NSA che hanno animato i diversi momenti, e per l’ottimo lavoro svolto. La presenza dei due consigli Generali SMA e NSA mi hanno dato la speranza che un giorno questa collaborazione possa diventare effettiva in altre comunità e province. Sono certa che benché la notte sia lunga, un’alba nuova si leverà domani, che Dio ci benedica tutti! Sr. Mary Amoako, NSA
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Dalla missione
Speciale
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Dalla missione
SOKODÉ
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Sr. Benedicte ci parla del centro di rieducazione e cura dei bambini disabili
L
e suore di N.S. degli Apostoli, sono arrivate in Togo nel 1914. Attualmente sono presenti in 5 località del paese: Agou nella diocesi di Kpalimé, Lome nella diocesi di Lomé, Siou nella diocesi di Kara, Sokodé e Kolowaré nella diocesi di Sokodé. Lavorano nelle scuole, nei dispensari e nel lebbrosario di Kolowaré, oltre a collaborare nella pastorale parrocchiale a fianco del clero locale, ad eccezione di Kolowaré, la cui parrocchia è accompagnata e animata dal padre Silvano Galli, SMA. SOKODÉ Sokodé è una cittadina del Togo, situata nella zona centrale del paese. Le Suore
Sr. Benedicte al Centro di rieducazione
NSA, nel 2011 hanno aperto un centro di Riabilitazione Funzionale e di apparecchi ortopedici chiamato CERFAO-NDA. Il centro è specializzato nella cura e l’assistenza di persone disabili. Tanti sono i ragazzi accolti in questo centro di rieducazione e cura, con problemi legati ai postumi di emiplegie o incidenti o a malformazioni congenite, difficoltà legate quindi alla motricità fisica o cerebrale. Per le persone che hanno difficoltà ad accedere a questo centro, le suore visitano i malati nei loro villaggi organizzando poi delle consultazioni mediche gratuite in loco oppure al centro. Suor Benedicte, responsabile del centro ci racconta la sua esperienza: “Per alcuni familiari l’influenza culturale è talmente grande, da far credere che il bambino disabile sia un soggetto di maledizione per l’intera famiglia. Purtroppo a volte, il bambino disabile è abbandonato, maltrattato, o lasciato a carico completamente della madre, anche lei abbandonata dal marito, perché considerata portatrice di sciagure. Per far fronte a questo problema, programmiamo delle giornate di formazione per i genitori dei bambini disabili e organizziamo delle visite a domicilio per una migliore conoscenza delle reali condizioni del malato e la possibilità di accompagnarlo nel decorso post-operatorio. Succede spesso di vedere i bambini disabili per terra a causa della mancanza di sedie a rotelle. Per sopperire a questo problema, abbiamo fatto costruire, con dei falegnami del luogo, delle sedie in legno per bambini. Il pro-
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Sr. Benedicte e i suoi collaboratori del Centro di rieducazione
blema è risolto solo in parte, perché mancano le rotelle e queste sedie sono molto pesanti. Ci sono organismi che ci aiutano, a volte anche delle persone generose che individualmente ci offrono i loro risparmi. Al centro organizziamo anche dei momen-
Sr. Benedicte visita ai bambini al villaggio
ti di festa per i ragazzi e le loro famiglie. Ringrazio la SMA Onlus che ha preso a cuore il nostro centro per l’acquisto di letti e di materiale per la rieducazione dei nostri bambini e ragazzi”. Sr. Benedicte Dazirignon, NSA
Dalla missione
KOLOWARE
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L
Sr. Etta ci parla dei bimbi ammalati di AIDS
a loro gioia e la loro salute sono il nostro conforto…. A Kolowaré, nella Regione Centrale del Togo, nell’Africa Occidentale, noi suore di Nostra Signora degli Apostoli abbiamo un Centro sanitario nato negli anni 40 come lebbrosario per accogliere le persone affette da tale malattia, curarle, dare loro un alloggio e i pasti, un po’ di dignità. Nel corso degli anni centinaia di lebbrosi sono stati ospiti da noi, alcuni sono già morti. Oggi, quelli rimasti sono 46, ormai anziani, fragili, quasi tutti con gravi handicap, spesso anche rigettati dalla famiglia, visto che ancora ci sono troppi pregiudizi nei confronti della lebbra. Con il trascorrere degli anni il centro si è aperto anche a tutti i bisogni della popolazione, diventando un Centro sanitario per l’intero villaggio ed i villaggi limitrofi. Ogni mese constatiamo più di 1000 nuovi casi di malattia senza contare quelli che vengono per controlli. Dal 2009, ci occupiamo anche degli ammalati di AIDS il cui numero aumenta
ogni giorno: abbiamo aperto un servizio per prevenire la malattia, individuare i soggetti colpiti e per curarli e accompagnarli nel decorso patologico. E poniamo un’attenzione particolare per le donne incinte positive al virus HIV, consentendo la prevenzione della trasmissione madre-bambino al momento della nascita. Ora ci troviamo con più di 800 persone in terapia anti-retro-virale di cui 50 sono bambini. Queste persone, soprattutto giovani donne, vengono ricoverate anche per mesi quando sono gravi. Ogni mese tutti vengono per i controlli e la terapia che dura per tutta la loro vita. L’AIDS, come la lebbra, crea discriminazione e spesso rifiuto da parte della famiglia perché è considerata una malattia vergognosa. Sono soprattutto le donne ad essere abbandonate, quando gravemente ammalate. Ma la nostra attenzione da alcuni anni è rivolta a bambini e ragazzi: sono una cinquantina. Il più grande, Donné, ha 16
Cena con i più grandi
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anni, il più piccolo solo 7 mesi. Tanti di loro sono orfani di uno o di entrambi i genitori e gli altri hanno genitori ammalati di questa terribile malattia. Questi bambini fragili, immuno-depressi e quindi soggetti a molte infezioni, sono spesso trascurati e costituiscono sempre un problema in più per la famiglia già povera. Dopo averne visto morire diversi di questi bambini, con gli infermieri abbiamo pensato di far qualcosa per loro, e da tre anni, grazie all’aiuto di tante persone, il nostro Centro li accoglie e se ne prende cura. La terapia anti-retro-virale è gratuita per disposto governativo, ma le cure collegate, per le infezioni causate dal
virus, le anemie severe, la malnutrizione, resterebbero comunque a carico del paziente. Costatando che queste famiglie non possono assumersi tali oneri, il Centro prende a carico tutte le malattie dei bambini e inoltre ogni mese diamo un kit alimentare per incoraggiare la famiglia a venire a prendere i medicinali. All’inizio dell’anno scolastico doniamo il necessario per frequentare la scuola … Durante le vacanze natalizie, pasquali ed estive, a turni di 15 giorni i bambini malati vengono al Centro per vivere tutti insieme. Una buona alimentazione, una buona igiene e le medicine prese al momento giusto aiutano questi piccoli a riavere, un poco alla volta, una discreta condizione fisica. Un dottore li visita al loro ingresso, e facciamo a tutti analisi di laboratorio per il controllo periodico. Questo metodo assunto da noi, ha consentito che nel 2016 non ci siano stati casi di bambini deceduti. Ringraziamo tutti gli amici di RA che ci hanno sostenuto a dare vita a questi piccoli in cerca di serenità e forza. www.facebook.com/Centre-de-Santé
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Vita nsa
“ERO CIECO … ORA VEDO” N
el Centro Sanitario delle suore NSA di Kolowaré da qualche anno si è aperta un ambulatorio di oftalmologia per le persone ipovedenti che si trovano nei villaggi e che sono troppo povere per far fronte alle spese di trasporto per arrivare all’Ospedale della città e pagare visite e medicine. Oltre alle consultazioni al Centro, il nostro tecnico in oftalmologia si reca nei villaggi più sperduti, informa il Capo del villaggio che poi convoca tutti i mal vedenti, i quali vengono subito visitati; a quelli che possono
essere operati, viene poi fissato un appuntamento al Centro dove si effettueranno gli interventi. È nato così il progetto “Ero cieco … ora vedo”. Nella nostra regione la cataratta è la causa principale di cecità: infatti, il 51% delle persone sono cieche a causa di questa malattia. La maggior parte delle persone ipovedenti non sa che, con una semplice operazione, si può riacquistare la vista completa. Molti di loro sono costretti a passare i loro giorni davanti alla porta di casa o sotto un albero, in attesa che gli adulti tornino dai campi e i bambini dalla scuola. Alla lunga essi diventano un peso per la famiglia, costretti a vivere in solitudine e, spesso, in stato di abbandono. Con il progetto “Ero cieco …” nel 2016,
cento persone sono state operate gratuitamente al Centro di Kolowaré. Ritrovando la vista, è come se avessero trovato “nuova vita”: riprendono a sperare e a sentire in mano il proprio destino! Donne, uomini, ragazzi, superato il buio della cecità che li teneva ai margini e nella povertà assoluta, hanno la possibilità di riprende a lavorare e di pensare ad un futuro migliore per loro e per le loro famiglie. Questo progetto ha come obiettivo solo di curare le persone ipovedenti, ma in definitiva arriva a cambiare profondamente la realtà quotidiana di tante persone che, ritrovando la vista, iniziano davvero una nuova vita! Una vita che consente loro di uscire dal buio della cecità, permettendo il reinserimento nella società. Dopo l’intervento ecco realizzarsi il “miracolo”: lo sguardo, prima perso nel buio, torna a scorgere le cose in maniera netta, la persona può imparare a leggere e a scrivere, disporre delle proprie energie, della propria intelligenza, in una parola, ritessere quasi da capo la propria esistenza. “Fermiamoci un attimo, pensiamoci bene …. Ritornare a vedere… È difficile spiegare la grandezza, la bellezza, la gioia che avvolge e traspare da queste persone! “ Un grande grazie a tutti gli Amici che con un loro aiuto generoso hanno ridato “la vista” e cambiato “la vita”la di queste persone! È un gesto profondamente evangelico che ci avvicina alla missione che il Signore Gesù ha affidato ai suoi Apostoli, invitati in ogni tempo a seguire il Suo esempio e la Sua via, che porta sempre verso i fratelli che sono nel bisogno.
Sr. Martina ci parla della sua missione D
a febbraio 2016, le suore NSA hanno riaperto la comunità di Siou, un villaggio rurale al nord del Togo. Nella Parrocchia, oltre alle diverse attività apostoliche, con i giovani dell’Azione Cattolica, le suore e, in particolare suor Martina, si occupano di un Centro che accoglie una cinquantina di ciechi. Il Centro CFAAAH (Centre de Formation Agricole et Artisanale des Aveugles et Handicapés) interviene nella formazione e appoggia gli handicappati, soprattutto ciechi, con attività riguardanti l’allevamento, l’agricoltura, il giardinaggio e l’artigianato. Creato nel 1965 dalla Congregazione delle Suore NSA, per un lungo periodo è rimasto chiuso; quest’anno, con il ritorno delle suore, è stato riaperto. L’edificio non è stato ancora adeguatamente ristrutturato, ma il Centro è un luogo accogliente e funzionale. L’obiettivo globale del progetto è quello di insegnare al disabile a rendersi autonomo vivendo del proprio lavoro, acquisendo una buona e positiva autostima, avere un ruolo attivo nella società, migliorando le proprie competenze e, di conseguenza, le condizioni di vita. Con buona volontà ed entusiasmo tutti si impegnano nel realizzare diversi oggetti. La mattina si ritrovano insieme per confe-
SIOU
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zionare sedie di corda, scope tradizionali e strumenti musicali per le danze. Questi prodotti sono poi venduti al mercato del villaggio: il ricavato alimenta i loro piccoli risparmi, oltre a fornire il necessario per preparare il pranzo di mezzogiorno che prendono tutti insieme, felici di sapere che se lo sono guadagnato! Queste piccole attività permettono loro di uscire dall’isolamento e di socializzare, di sentirsi utili facendo qualcosa per non essere di peso alla famiglia. Grazie alla disponibilità del sacerdote e della comunità cristiana, sono inseriti anche nelle attività della parrocchia di Siou, fanno parte della corale e seguono corsi di catechismo. La vita di questi nostri fratelli è una testimonianza eloquente, sia per la gioia che li abita che per il coraggio che dimostrano. Come spesso succede, e il Vangelo ce lo indica, i poveri insegnano l’essenziale della vita e ci fanno sentire dei privilegiati quando li incontriamo sul nostro cammino.
Sr. Martina con il gruppo di ciechi
Sr. Martina con i giovani della parrocchia
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Dalla missione
Festa dell’
Sr Annarosa ci scrive dall’Argentina
Cordoba, 8 dicembre 2016 Carissimi/e… Buona Festa dell’Immacolata! In questo giorno speciale che ci invita a guardare Maria e a lasciarci stupire dal suo “Si!” semplice e radicale per prepararci al Natale, vengo a portarvi il mio saluto e ricordo nella preghiera. Da quando sono tornata dalle vacanze, non ho avuto molto tempo per sedermi a scrivere perché era il momento di preparare la festa patronale con la novena che la precedeva, e poi le prime comunioni di circa 20 gruppi di bambini, celebrate nelle Messe di tutte le domeniche di novembre. Proprio per terminare l’anno di catechesi con i bimbi di una delle zone più fragili ed ‘emarginate’ dove vado regolarmente, ho pensato di far loro vivere qualcosa di bello, organizzare un’uscita in pullman al santuario della Vergine di Alta Gracia per i bambini della catechesi e dei genitori che lo desiderano. Direte: una
passeggiata di prima comunione, niente di particolare…. Si, è vero. Però per ragazzini che non hanno mai avuto l’occasione di fare un viaggio, hanno come orizzonte solo il loro piccolo mondo di quartiere, una passeggiata allora può fare la differenza per risvegliare desideri e speranze nuove nei loro cuori. Da tempo mi chiedevo: come conoscere le famiglie di questi ragazzi e metterle in contatto fra di loro perché scoprano che insieme possono aiutarsi e cambiare la loro situazione e quella del loro quartiere? Come sostenere i ragazzini che vengono alla catechesi e che, per vari motivi, non hanno una famiglia che li accompagna? Da dove iniziare a costruire una comunità, e una comunità cristiana che - con i valori del Vangelo - freni la paura per la deriva della droga, dei furti e della violenza? Come fanno questi bimbi a sognare cose belle, a scoprire i loro doni e le loro possibilità, se non vedono più in là di questa loro realtà? Così ho pensato che a mezz’ora da Cordoba c’è Alta Gracia, un bel santuario della Vergine di Lourdes. Con Carlo e Beatrice, la coppia catechista di questa zona, abbiamo organizzato la passeggiata in autobus (cosa mai fatta) per i bimbi che hanno fatto la Prima comunione e per quelli che hanno partecipato al primo anno di catechesi. Abbiamo invitato anche i genitori o familiari che lo desideravano fino a riempire l’autobus di 41 posti. E sabato 3 dicembre siamo partiti! Con Beatrice e Carlo, abbiamo animato la preghiera del mattino davanti alla grotta della Vergine al santuario, facendo partecipare grandi e piccoli leggendo l’Atto di Consacrazione al cuore di Maria e l’ascolto del Vangelo (“Annuncio a Maria” in Lc
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Immacolata 1). Alcuni giovani del gruppo missionario ci hanno accompagnato per l’animazione dei giochi, nel pomeriggio. Anche il nostro parroco nella mattinata è stato con noi. Poi, abbiamo lasciato il Santuario e siamo andati al centro Mariapolis dove i Focolarini ci hanno accolto nel loro grande parco con gioia e fraternità. Una vera avventura che ha appassionato tutti. Dopo aver condiviso il pranzo al sacco, come fossimo una sola famiglia, e preso un po’ di riposo con il mate, ci siamo divertiti tutti insieme con i giochi che i giovani avevano preparato. Dovevate vedere che entusiasmo vedere i genitori giocare con i loro figli e fra di loro! Che meraviglia. E anch’io ho giocato dimenticando l’età per un momento…. (l’ho ricordata il giorno dopo…). Stanchi e felici, seduti sull’erba si è condiviso sulle necessità del barrio, sui problemi di alcune famiglie, sulle tante situazioni che generano insicurezza e paura, sulla necessità di collaborare per superare il senso di impotenza e per non scoraggiarsi …. Prepararci al Natale è far vivere il coraggio e la speranza che ci porta Gesù.
Carlo e Beatrice hanno lanciato una prima proposta di impegno: preparare il presepe vivente insieme, genitori e figli, per annunciare la venuta di Gesù nel barrio (quartiere) Ampliaciòn Cabildo. Nel viaggio di ritorno sentivamo che le distanze fra noi si erano accorciate e potevamo accendere qualche sogno con speranza e fiducia nel cuore. E se funziona, dopo Natale potremo organizzarci per qualche attività con le mamme (una piccola cooperativa?) e una specie di ‘oratorio feriale’ per i ragazzi. (L’anno scolastico termina in dicembre). Intanto sogno … sperando di contagiare altri. Maria che ha permesso a Dio di realizzare il suo sogno sulla nostra storia, ci aiuti e sostenga la nostra fede! Buon Natale a tutti! Aiutiamoci a fare spazio a Gesù che viene e porta a noi e alle nostre famiglie la gioia semplice e vera di Dio con noi! Vi saluto tutti con affetto e riconoscenza e vi resto unita in Lui mentre continuo a contare sulla vostra preghiera. Sr. Annarosa, nsa
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Adesso parliamo noi
Laici e Missione N
ei giorni subito dopo Natale, la casa della Comunità SMA-NSA di Feriole si è animata di voci e volti nuovi: provenienti da quattro continenti si sono riuniti i rappresentanti dei laici che, in vario modo, affiancano i missionari. Per le nostre riflessioni abbiamo ripercorso la vita di mons. de Marion Brésillac (fondatore della Società delle Missioni Africane) e di p. Augustin Planque (“il
continuatore”, missionario SMA e fondatore della Congregazione delle Suore di Nostra Signora degli Apostoli, NSA). Attraverso i loro scritti abbiamo fissato la nostra attenzione su alcuni aspetti della loro spiritualità, cercando quanto potesse più aiutarci a vivere gli stessi valori, come la ricerca della volontà di Dio, la fiducia nella Provvidenza, la preghiera, l’obbedienza e l’amore alla Chiesa.
19 Per obbedire alla volontà di Dio, Mons. de Brésillac sceglie la missione, anche contro la volontà paterna, perché sente che quella è la sua vocazione: “la vocazione non è altro che la volontà di Dio su questo o su quell’individuo .… Si tratta sempre della volontà di Dio davanti alla quale tutto deve piegarsi”. Mons. de Brésillac parte così per l’India, dove si impegnerà per circa dodici anni, prima come semplice missionario poi come vescovo, per far crescere la Chiesa e farla amare come lui la ama, lavorando per la nascita di un clero e di una gerarchia locale. Ha una grande fiducia nella Provvidenza: “Noi siamo figli della Provvidenza e, se ce ne rendiamo degni, ….la Provvidenza non ci abbandonerà” così scriveva ai suoi missionari in India, in un momento di difficoltà. Lasciata l’India, su invito della Santa Sede, fonda la Società delle Missioni Africane. Sempre per obbedienza alle disposizioni della Santa Sede, invece che per il Dahomey (come desiderava), parte per la Sierra Leone dove morirà a soli 46 anni. Ucciso dalla febbre gialla insieme a cinque confratelli. In tutto, Mons. de Brésillac è stato sostenuto dalla preghiera, sua e di quelli ai quali chiedeva di pregare per lui: “Dio non voglia che indietreggiamo davanti al pericolo.… Preghiamo, preghiamo incessantemente, speriamo e amiamo. Dio farà il resto”. Prima di partire per l’Africa, Mons. de Brésillac aveva affidato l’Istituto a un giovane prete, con lui fin dagli inizi, p. Agustin Planque: “Se il mare e i suoi scogli volessero che quest’anno fosse l’ultimo per me, voi sarete là perché l’opera non faccia naufragio”. Questo sarà per p. Planque come un testamento. Alla notizia della morte del fondatore, senza scoraggiarsi e fidandosi della Provvidenza, p. Planque si impegnerà per
portare aventi l’opera missionaria, scriverà: “Non abbiamo che un desiderio, quello di dare alla Chiesa buoni e numerosi missionari per i paesi d’Africa che sono stati fino ad ora abbandonati”. Per rendere possibile l’evangelizzazione del mondo femminile, fonderà la Congregazione di Nostra Signora degli Apostoli per affiancare i padri in missione, collaborazione che continua ancora oggi. P. Planque, unendosi a Mons. de Brésillac, aveva sicuramente altri progetti per la sua vita, ma aveva saputo riconoscere la volontà di Dio negli avvenimenti: “È necessario santificarsi dove si è e nelle circostanze in cui ci si trova, senza credere che altrove, al posto di vincere se stessi, si trovino soltanto delle consolazioni”. Per cinquant’anni si prodigherà per provvedere al necessario dei due Istituti, anche se questo gli costerà non poco: “Una sola cosa mi ha sostenuto in questa occupazione diametralmente opposta ai miei gusti e alle mie attitudini: è stato il pensiero della volontà di Dio”. Dopo queste riflessioni, a noi tutti è rimasto l’impegno a continuare, nel nostro quotidiano e nel nostro ambiente, a far crescere la passione per la missione, se pur in modi diversi e con impegni a livelli diversi, ci auguriamo che questa esperienza ci porti a condividere sempre più e sempre meglio l’attività missionaria a fianco di questi due Istituti. Rosetta e Piero Verzura
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La tratta
Giustizia e Pace
La Giornata mondiale di preghiera, riflessione e azione contro la tratta è stata istituita da papa Francesco nel giorno della memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita - protettrice delle schiave e degli schiavi Papa Francesco e il fenomeno della tratta di persone Papa Francesco afferma: “Quanto spero che ciascuno di noi ascolti il pianto di Dio: Dov’è tuo fratello? (Gen 4,9) Dove sono tuo fratello o tua sorella ridotti in schiavitù? Dove sono i fratelli e le sorelle che state uccidendo nei magazzini clandestini, nei circoli della prostituzione, nei bambini usati per mendicare, nello sfruttamento del lavoro senza permessi? Non voltiamoci dall’altra parte”. L’appuntamento questo 8 febbraio 2017 è arrivato quindi alla sua 3ª edizione, concentrato sull’aspetto della tratta di bambine, bambini e adolescenti e scegliendo lo slogan “Sono bambini, non schiavi!”. Nella sua udienza generale del mercoledì 8/2/2017, Francesco ha dichiarato in proposito: “Oggi si celebra la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, quest’anno dedicata in particolare a bambini e adolescenti. Incoraggio tutti coloro che in vari modi aiutano i minori schiavizzati e abusati a liberarsi da tale oppressione. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo combattano con decisione questa piaga, dando voce ai nostri fratelli più piccoli, umiliati nella loro dignità. Occorre fare ogni sforzo per debellare questo crimine vergognoso e intollerabile”.
21 L’8 febbraio 2015 il Papa, all’Angelus, si espresse così: «Oggi, memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita …, le Unioni delle Superiore e dei Superiori Generali degli Istituti religiosi hanno promosso la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Incoraggio quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere e spesso torturati e mutilati. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuovere le cause di questa vergognosa piaga… Ognuno di noi si senta impegnato…». 3ª Giornata Mondiale di preghiera e riflessione sulla tratta La giornata è promossa dalla rete internazionale Talitha Kum, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il neonato Dicastero* per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Sezione Rifugiati e Migranti, la Pontificia Accademia delle Scienze, la Caritas Internationalis, l’Unione Mondiale delle Unioni Femminili
Cattoliche, l’ Anti-Trafficking Working Group. È stato molto ricco il percorso di avvicinamento alla data dell’8 febbraio 2017. Tra i vari appuntamenti anche il seminario “Sono bambini, non schiavi!”, tenutosi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, al quale hanno parlato sia sr. Gabriella Bottani, Comboniana, coordinatrice di Talitha Kum che il cardinale Peter Turkson, prefetto del nuovo dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. «La schiavitù è stata abolita due secoli fa, ma di fatto non abbiamo mai avuto tanti schiavi come oggi, e non sono mai costati così poco: la vita umana vale di meno oggigiorno! Diciamo – spiega la coordinatrice di Talitha Kum - che siamo in una fase di maggior consapevolezza e maggior impegno della Chiesa. Per esempio in Sud Africa, sia i vescovi che i religiosi, hanno programmi specifici e un ufficio che lavora contro la tratta.» Anche il Vaticano si muove nella stessa direzione, come spiega il cardinale Turkson «È un problema che abbiamo sempre seguito ma ora abbiamo dedicato
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Giustizia e Pace
un ufficio del dicastero in modo specifico al tema della tratta. Oltre a questo, però, credo che la cosa più importante sia vedere come si stanno impegnando i vescovi locali. Noi dobbiamo cambiare il paradigma dello sviluppo, dobbiamo costruirne uno nuovo per poter affrontare questi problemi”. Un nodo, quest’ultimo, affrontato pure dalle religiose: «In diversi Paesi africani – osserva suor Gabriella Bottani - le nostre reti di Talitha Kum già collaborano con le forze dell’ordine e le istituzioni, questo avviene in Nigeria, in Burkina Faso; si stanno poi creando degli spazi in Mozambico per lavorare sulla tratta, che in questo caso riguarda i bambini albini utilizzati per il traffico d’organi. Le religiose impegnate in questo settore hanno iniziato anche un’attività per formare i quadri della polizia. In Sud Africa o in Zambia, questa collaborazione esiste; certo, quello che abbiamo in forma embrionale dobbiamo ora farlo crescere e promuoverlo su una scala più ampia. Ho partecipato in Nigeria dal 5 al 7 settembre 2016 alla conferenza internazionale” One Human Family, One Voice, No Human Trafficking” organizzata da Caritas Internationalis e Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti, sul tema del traffico degli esseri umani».
A questo proposito ha spiegato come la tratta coinvolga 21 milioni di persone al mondo, praticamente 3 esseri umani ogni 1000, anche se alcune associazioni non governative asseriscono che il numero sia più del doppio. Il business degli esseri umani è uno dei mercati più fiorenti sul pianeta. Frutta ai gestori oltre 150 miliardi di dollari l’anno e ‘impiega’ 14,2 milioni di individui in settori come agricoltura, edilizia, lavori domestici o manifatturieri, 4,5 milioni nell’industria del sesso, e 2,2 milioni, in lavori forzati all’interno di strutture dello stato come prigioni, esercito etc. Sr Gabriella si dichiara soddisfatta della dichiarazione finale che pone le basi per una serie d’impegni molto concreti: favorire un approccio olistico e basato sul rispetto dei diritti, educare i propri fedeli e formare leader religiosi o rappresentanti delle varie comunità riguardo il fenomeno, utilizzare al meglio i media e suscitare sempre maggiore consapevolezza lavorando sempre più in rete. Forte anche l’appello rivolto ai governi a rivedere le politiche migratorie e a implementare le convenzioni internazionali. (Fine prima parte)
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S
anta Bakhita (che significa “Fortunata”), canonizzata nel 2000 da papa Giovanni Paolo II, è stata una suora sudanese, rapita in tenera età, venduta nei mercati di El Obeid e Khartoum, e vittima per anni di sfruttamento e sevizie. Il papa, parlando di Bakhita, ha detto: “Questa ragazza schiavizzata in Africa, sfruttata, umiliata, non ha perso la speranza e ha portato avanti la fede, e finì per arrivare come migrante in Europa. E lì sentì la chiamata del Signore e si fece suora. Preghiamo santa Giuseppina Bakhita per tutti i migranti, i rifugiati, gli sfruttati che soffrono tanto, tanto”.
O
gni due minuti un bambino è vittima di sfruttamento sessuale. Nel mondo, più di 200 milioni di minori lavorano, di cui 73 milioni hanno meno di 10 anni. Ogni anno 22mila bambini muoiono a causa di incidenti sul lavoro. Si calcola che circa 30 milioni di piccoli hanno perso la loro infanzia
a causa dello sfruttamento sessuale, guardando solo agli ultimi 30 anni. Essi vengono trafficati per il mercato del sesso, la produzione pornografica, il matrimonio o il lavoro forzato, le adozioni illegali, o per diventare bambini soldato. Il traffico viola in modo chiaro il diritto fondamentale a vivere con dignità.
Giustizia e Pace
Fratel Carlo di Gesù
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Il 1° dicembre scorso abbiamo celebrato il centenario della morte violenta di Charles de Foucauld (1858-1916) a Tamanrasset (Sahara algerino), beatificato nel 2005 e che forse la maggior parte di noi conosce meglio come Fratel Carlo di Gesù. A Roma è stato organizzato un convegno dal titolo “Gridare il Vangelo con la nostra vita”, che ha visto la presenza di oltre 500 persone venute da tutta Italia e anche dall’estero. Di fronte a tale partecipazione massiva mi sono chiesto perché un uomo nato nel 1800, e dunque di un’epoca e una cultura ormai lontana da noi, attira ancora oggi l’attenzione di tanti uomini e donne che trovano in lui un “precursore” nella sequela di Gesù. Certamente c’è il fatto che più di 20 famiglie religiose trovano la loro radice nella sua spiritualità e anche il fatto che Papa Francesco non perde occasione per parlarne e presentarlo come ‘Modello’ di vita cristiana ai preti, alle famiglie e ai giovani. Però mi sembra che ci sia qualcosa di più profondo che ci spinge a seguirlo e ad accettarlo come ‘guida’. Elenco alcuni motivi che mi sembrano validi e pertinenti.
Fr. Charles de Foucauld
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1
In una società quasi totalmente secolarizzata, Fr. Carlo ha saputo indicare alla Chiesa e a noi cristiani, nuovi e vecchi, la centralità di Gesù per la nostra fede. La nostra fede non segue un libro e non è neanche una morale, seppure altissima, ma essa ha al suo centro la persona di Gesù Cristo. Lui, e solamente Lui, è al cuore della nostra fede ed è il “Modello Unico” della nostra vita cristiana, il tesoro unico per il quale vale la pena di vendere tutto…
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Un secondo motivo è che Fr. Carlo non solo ci ha detto che Gesù è al cuore della nostra fede ma ci ha mostrato come seguirlo mettendo in pratica il Vangelo. Il Vangelo è per Fr. Carlo il testo fondamentale della sua vita: “Leggere e rileggere senza sosta il Santo Vangelo per avere sempre davanti lo spirito, gli atti, le parole e i pensieri di Gesù, per poter pensare, parlare, a gire come Gesù, seguire i suoi esempi e gli insegnamenti di Gesù” fino diventare noi stessi “Vangeli viventi” e mostrare così “l’immagine vivente di Gesù”.
3
Una terza ragione è la sua cura dei poveri. Non ha avuto paura di mischiarsi a loro, di vivere con loro, di fare “alleanza con loro” poiché Gesù si è identificato con loro. Come non pensare a tutta l’attenzione che Papa Francesco ha per i poveri e il suo desiderio di avere “una Chiesa povera per i poveri”? E ci sprona “a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro” (EG 198).
4
Un quarto motivo, più che mai attuale per la nostra società, è il fatto che Fr. Carlo è stato un uomo di dialogo : un dialogo sostenuto contro tutti e contro tutte le delusioni, cosciente che “certamente occorre pazienza e grande pazienza: pazienza aspettando tanto tempo perché il seme di grano germogli; pazienza nell’usare i mezzi più saggi e più sicuri, anche se lenti; pazienza nel continuare a lavorare con tutte le nostre forze malgrado l’insuccesso, gli ostacoli, le contraddizioni e l’incertezza della riuscita”.
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Un quinto ed ultimo motivo. Fr. Carlo non ha paura di indicarci la meta altissima della nostra fede: la santità della vita quotidiana, con il simbolo a lui tanto caro della vita di Nazaret. Alla fine della sua vita, il suo vescovo, Mons. Bonnet, scriveva a sua sorella Maria: “Nella mia lunga vita ho conosciuto poche anime più amanti, più delicate, più generose e più ardenti della sua e raramente ne ho avvicinato di così sante. Dio lo aveva talmente inondato, che tutto il suo essere traboccava di luce e di carità”. P. Andrea Mandonico, SMA
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NSA: Nuovi Stili di Annuncio
Educazione ALLA MONDIALITÀ NELLE SCUOLE Introduzione Abbiamo scelto questa frase del sociologo Bauman come commento al percorso di Educazione alla mondialità nelle scuole che da due anni e mezzo stiamo portando avanti nella comunità SMANSA di Feriole.
Durante tutto l’anno, nella rubrica “Nuovi Stili di Annuncio” percorreremo questa esperienza. Abbiamo proposto alle scuole (secondarie di primo e secondo grado) un progetto didattico di interculturalità denominato
27 “Progetto Frontiere”. Il nome ci è venuto in mente pensando a quanto, oggi nel mondo, le frontiere intese come luoghi di grandi scontri culturali, simbolo di un’umanità confusa e spaventata davanti ai problemi attuali. Il nostro intento è presentare le ‘frontiere’, fisiche e mentali, spesso luoghi dove accresce divisione e pregiudizio, come occasioni per una nuova modalità del vivere insieme. È nei luoghi di confine tra il mio mondo e quello dell’altro che si gioca e si giocherà il futuro modo di guardare alla vita, che potrà essere costruito da muri che dividono o da ponti che liberano e arricchiscono. Frontiera come laboratorio creativo di nuova umanità. L’obiettivo è quindi introdurre i ragazzi al confronto con le differenze culturali e le problematiche della globalizzazione attraverso la conoscenza di realtà, persone e situazioni di frontiera, aiutandoli a formarsi una coscienza critica e a superare una visione pregiudiziale. Stimolare i ragazzi a maturare atteggiamenti responsabili e a rendersi protagonisti attivi in questa nostra società. Fornire stimoli e supporto agli insegnanti per lavorare sulle dinamiche dell’Intercultura. In questi tre anni, il bilancio è stato molto positivo. I moduli sono stati molto apprezzati sia dai ragazzi che dai docenti. Le provocazioni lanciate, così come le informazioni fornite e le dinamiche di coinvolgimento, sono state accolte e ritenute
efficaci. Hanno permesso di scuotere alcuni luoghi comuni e di proporre dei cammini di ricerca e di informazione critica. Questa collaborazione con il mondo della scuola è per noi una continua scoperta. Abbiamo toccato con mano quanto i giovani sentano il profondo desiderio di vivere in un mondo bello e in armonia, di essere liberi, di essere felici. Aiutarli a comprendere che non si può esserlo da soli e che tutto è ‘connesso’ nel mondo, è il primo passo per una convivenza pacifica e giusta con tutti i (Z. Bauman) popoli. Nei quattro appuntamenti annuali della rivista, racconteremo coralmente i quattro temi educativi e la bella esperienza di lavoro con insegnati e ragazzi, perché, come diceva Ghandi: “La vera educazione è quella che ci rende mentalmente liberi e moralmente eccellenti”.
“Le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell’arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano i semi di forme future di umanità”
Modulo 1
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NSA: Nuovi Stili di Annuncio
UNO SGUARDO SULL’AFRICA
tra pregiudizi e realtà Una decisione presa sulla scia della nostra scelta di vita missionaria, perché l’Africa, è il continente che portiamo nel cuore. Un luogo dove abbiamo vissuto alcuni anni della nostra vita, un luogo che ci porta alla mente ricordi gioiosi e anche sofferti, luogo di vita palpitante, di profonda bellezza, di grandi contrasti… , e soprattutto luogo di relazione. Ricordiamo volti, storie, amicizie, popoli che ci hanno accolto. Un luogo che abbiamo chiamato “casa” e a cui vogliamo ritornare.
I
l primo modulo educativo che abbiamo portato nelle scuole è stato quello dedicato all’Africa. Come trasmettere tutto questo a ragazzi che non l’hanno mai vista e conosciuta? Primo incontro Dopo la presentazione, nostra e dei nostri due Istituti, dico sempre che: non poten-
Sr. Giuliana Bolzan, NSA
do portare la classe in Africa, portiamo un pezzetto di Africa in classe... Durante un video allegro e colorato di canti africani distribuiamo oggetti di uso comune, strumenti musicali e tessuti di alcuni paesi africani (particolarmente dell’Africa occidentale). I ragazzi sono invitati a lasciarsi interrogare sulle culture, le ricchezze, i modi di vivere di altri popoli. Questo primo contatto apre la loro attenzione al mondo reale e li prepara ad accogliere la narrazio-
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P. Lorenzo Snider, SMA
ne, fatta di dati, valutazioni e storie di vita vissuta. Guardano, provano e si abbigliano per prendere contatto con il primo valore che vogliamo trasmettere: l’accoglienza e la gioia di vivere di questi popoli. Successivamente, dopo una prima condivisione sull’immaginario e sulla visione del continente da parte dei ragazzi, presentiamo un PowerPoint strutturato attorno a tre parole chiave, cui si inseriscono dati socioeconomici, riferimenti a processi storici che sfociano nei problemi odierni: - Frontiere: degli stati, del territorio, delle culture, come luoghi di passaggio e di incontro. - Ferite: la memoria della tratta degli schiavi, colonialismo e neocolonialismo, i conflitti in corso, lo sfruttamento delle risorse. - Dignità: come valore fondamentale dei popoli e delle persone e motore del processo di emancipazione. Dopo la presentazione dei problemi del continente, è importante concludere l’incontro con la presentazione di testimoni, speranza di questi popoli. Persone che hanno lottato per un mondo più giusto e libero.
Un esempio sono: Nelson Mandela, Thomas Sankara, Patrice Lumumba, Jules Nyerere, Wangari Maathai, Miriam Makeba e tanti altri… Concludiamo con la consegna di un proverbio africano dietro il quale dovranno scrivere una frase o una parola che porteranno a casa, in attesa dell’incontro successivo. Secondo incontro Riprendiamo con un bel video africano, e facciamo insieme un test semi-serio su ciò che abbiamo visto insieme la volta precedente. Poi lasciamo che i ragazzi ci pongano domande e chiedano curiosità sull’Africa o sulla missione. I dibattiti sono sempre molto interessanti, ci aiutano ad uscire fuori dai pregiudizi e a capire le radici storico-sociologiche delle situazioni che viviamo oggi, come ad esempio le migrazioni. Un canto finale, imparato insieme in una lingua dell’Africa, è poi il modo migliore per salutarci! Ma ora diamo la parola ai ragazzi. Di seguito riportiamo alcuni stralci di tesine o relazioni fatte in classe.
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NSA: Nuovi Stili di Annuncio
“
In questi tre anni di scuola abbiamo fatto numerosi incontri, quello più recente è stato quello sull’Africa. Quest’ incontro ha trattato un argomento che si può collegare sia alla storia che alla geografia ed che è utile anche per l’attualità. L’attività è stata suddivisa in due incontri rivolti all’intera classe, svolti da due missionari: Padre Lorenzo e Suor Giuliana, che facendoci fare attività divertenti ci hanno anche informato sullo stato dell’Africa e sulle sue caratteristiche economiche e culturali
”
“
Un’altra cosa che mi è piaciuta perché mi ha fatto molto ragionare è stata la questione sulle guerre: perché si parla della guerra in Siria e non si parla delle continue guerre che ci sono in Africa, ad esempio per il Coltan, il minerale utilizzato nei nostri telefoni e computer? L’80% del minerale si trova in Congo, alcune delle più grosse multinazionali sfruttano gli operai che lavorano nelle miniere, pagandoli dopo ore ed ore di lavoro solo dieci dollari al mese. Essendo inoltre radioattivo, può causare tumori mettendo in pericolo la vita degli operai (molti sono anche bambini) che lavorano con questo materiale
”
“
Il secondo incontro lo abbiamo dedicato di più alle domande sulle loro testimonianze e la motivazione che hanno spinto entrambi alla missione, all’aiuto verso le persone. Abbiamo concluso l’incontro cantando e, da parte di Padre Lorenzo, suonando, la canzone “Jambo Buana”; e hanno consegnato ad ognuno di noi una chiave con scritto da quanti anni esistono questi due Istituti, i modi per contattarli e le esperienze fatte nelle scuole al fine di diffondere la cultura africana tra i giovani. Questi due incontri li ho trovati veramente molto interessanti e istruttivi, ho passato quattro ore piacevoli, ma soprattutto ho avuto l’opportunità di conoscere nuove cose sull’Africa. Mi è piaciuto il fatto che Padre Lorenzo e Suor Giuliana ci abbiano portato in aula magna un’atmosfera che ricordava proprio quei paesi caldi e accoglienti africani attraverso anche usi e costumi
”
“
Direi che a me soprattutto ha insegnato grandi cose in queste due lezioni perché ho capito come veramente è bella l’Africa e di quante persone che nonostante tutto danno il meglio di sé e vanno avanti sempre a testa alta
“
”
Consiglierei questa attività anche a tutte le altre classi, perché in questi pochi giorni in cui abbiamo svolto il progetto, sono riuscito ad imparare molte più cose sull’Africa di quante mai ne abbia sapute in passato
”
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Oggi è Pasqua Oggi niente mi impedirà di danzare e la terra tremerà sotto i miei piedi: io sono l’uomo, la donna della danza! Oggi niente mi impedirà di suonare e il mondo intero ascolterà la mia musica. Oggi niente mi impedirà di cantare e l’intera umanità rimarrà commossa: io sono l’uomo, la donna, della gioia di vivere! Oggi... né fame, né povertà, né malattia, né siccità, né guerra, né miseria: oggi è Pasqua! Niente mi impedirà di lodarti, danzarti e cantarti. Tu sei Risorto e mi salvi, tu sei Risorto e mi fai vivere. Chi, meglio di me, potrebbe danzare? Chi, meglio di me, può percuotere il tamburo? Oggi, Signore, sulle ceneri della mia vita, sugli scheletri della guerra e della fame, sull’aridità delle nostre siccità... io ti canto, danzo per i miei fratelli e sorelle che hanno perso il canto e la gioia, che hanno smarrito il sorriso e la danza... perché tu sei Risorto! Amen. Preghiera dal Congo
BUONA PASQUA dalla Direzione
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APPUNTAMENTI
APPUNTAMENTI
Nel centenario della morte p. Carlo Zappa, SMA (1861-1917)
Domenica 30 aprile
Programma del pellegrinaggio • S. Messa al Santuario di Santa Maria Segreta (MI), Parrocchia di origine di p. Carlo (SMA) e sr. Pia Zappa (NSA) • Breve presentazione della vita di P. Carlo Zappa, Prefetto Apostolico in Nigeria • Pranzo • Nel pomeriggio: visita all’Abbazia di Morimondo (MI) e recita del S. Rosario
Per informazioni telefonare: Padri SMA Genova: 010 30 70 12 07 Padri SMA Feriole (PD): 049 99 00 494 Suore NSA Milano: 02 70 60 0256
APPUNTAMENTI
• sconfiggere la fame • smettere di fare la guerra • dialogare con tutte le espressioni religiose • praticare l’economia della restituzione • garantire la scuola a tutti • creare lavoro per le nuove generazioni • sostenere, nei Paesi d’origine degli immigrati, sviluppo, dignità, certezza del diritto ricordando chi, “prima di noi” ha camminato su questa terra sognando la fraternità e la pace
Pelezap
APPUNTAMENTI
I GIOVANI DELLA PACE SI BATTONO PER:
ALGERIA sr FERRARIO Flora 3, rue Abdel Djabbar · 13009 HENNAYA T. +213 43 400 586 · ferrariofloranda@gmail.com
sr CATAPANO Sandra 5, rue des frères Ould Ahcène · 31007 EL MAQQARI - ORANO T. +213 05 60 258 619 · sandra.cat70@yahoo.com
TOGO sr PROFUMO Etta BP 36 - Koloware SOKODE Tel. +228 90 37 144 · ettansa@gmail.com
sr GALBUSERA Regina Tel. +228 93 14 04 05 · reginansa@tiscali.it
sr BERNARDI Martina B.P. 2 NIAMTEOUGOU - SIOU Tel. +228 92 54 4505 - martinanda2002@yahoo.fr
COSTA D’AVORIO sr BARIO Attilia BP 28 - DIVO Tel. +225 77 97 16 14 · attyba@gmail.com
Vincente Forestieri 5447 - BO. Villa El Libertador C.P. 5017 CORDOBA - ARGENTINA Tel. + 54 9 351 614-9321 · annarosansa@gmail.com
Regina Apostolorum nsa
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Algeria · Benin · Botswana Burkina Faso · Ciad · Costa D’Avorio Egitto · Ghana · Libano · Niger Nigeria · Tanzania · Togo N.S.A MILANO Sede Provinciale
Rivista Trimestrale · Anno 30 MARZO 2017 · N
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